ARANCE AMARE
spettacolo teatrale e musicale
realizzato dalla scuola
“G.B.VIOTTI”
classi I, II e III succursale di via Scarlatti
in collaborazione con le IV della scuola “GABELLI”
docente: Silvia Barone
LA FONTE:
Arance Insanguinate
Dossier Rosarno
a cura di Stopndrangheta.it e associazione
da Sud onlus
Stampato nel febbraio 2010
LA SINTESI DEI FATTI PRINCIPALI
Un inferno chiamato Rosarno
di Alessio Magro
dicembre 2006
Stanno sul bordo della strada, con le buste di plastica in mano, gli stivali di
gomma ai piedi. Aspettano di essere scelti per una giornata di lavoro.
Come al mercato degli schiavi. Sono l’esercito delle arance, le braccia che
mandano avanti i campi nella piana di Gioia Tauro, profonda Calabria.
Aspettano i caporali, con i loro pick-up, pronti a spaccarsi la schiena dieci
o dodici ore per 20-25 euro. Aspettano, attenti a non farsi investiredalle
auto che passano sulla Nazionale, perché a Rosarno i marciapiedi non ci
sono.
Li vedi in fila dietro il guard-rail, tre-quattro chilometri sull’autostrada per
abbreviare il tragitto. In pochi possono permettersi una casa. E se riescono
ad affittare quattro mura, dormono in sei o sette in una stanza.
LA SINTESI DEI FATTI PRINCIPALI
Italia, basta uccidere i neri
di Giuseppe Lacquaniti
dicembre 2008
Non hanno accettato quanto accaduto a due di loro, gravemente feriti venerdì sera da
killer rimasti ancora ignoti. Hanno pertanto deciso di uscire dall’inferno dell’ex
Cartiera, “un ignobile dormitorio-ghetto”, in centinaia, tutti africani, hanno dato
vita ad una dura manifestazione di protesta per le strade cittadine, sotto lo
sguardo preoccupato della popolazione.
I manifestanti si fanno subito sentire secondo le abitudini importate dalla terra
d’origine, cantando e ballando al ritmo di improvvisati tamburi: i cassonetti della
spazzatura fungono da ottima cassa di risonanza. Ma che non si tratti di una
manifestazione folcloristica, lo lasciano intendere i cartelli agitati. Uno tra gli altri
recita: “Straniero non è animale. Stop killing black” (Basta agli omicidi neri).
Semplici le loro richieste: «Siamo venuti qui per lavorare, non meritiamo di essere
trattati come criminali. Vogliamo abitare in posti meno indecenti».
I medici hanno confermato la gravità delle condizioni dei feriti AMOKO Adjei, 21 anni,
a causa dello spappolamento della milza, mentre meno grave è lo stato del
ventenne SADA Ahebib.
LA SINTESI DEI FATTI PRINCIPALI
Gli ivoriani puniti per avere detto no al pizzo
di Emanuela Aliberti
dicembre 2008
La mano da cui quei colpi sarebbero partiti è stata riconosciuta in tempo record in quella di
Andrea Fortugno, 24 anni, già noto alle forze dell’ordine. La sparatoria sarebbe stata dunque
l’ultima di una serie d’intimidazioni perpetrate dal giovane assieme a un complice ancora non
identificato, per piegare il gruppo straniero alle leggi del “pizzo”.
Tutti concordi nel sottolineare la grande collaborazione offerta dalle vittime della sparatoria e dai
membri della comunità che hanno assistito all’aggressione. «La comunità nigeriana di
Rosarno ci ha offerto in questa situazione un insegnamento relativo ai valori della dignità
umana. - ha rimarcato il procuratore. La reazione degli oltre 700 immigrati di colore, che
vivono e lavorano come braccianti agricoli a Rosarno, non si è concretizzata solo in una
manifestazione di piazza ma anche nel concedere agli inquirenti una quantità notevole di
informazioni.
«Proprio grazie alle descrizioni raccolte è stato possibile ricostruire con un certa velocità la
dinamica dell’aggressione e individuare la presenza di due persone sull’utilitaria di colore
chiaro che, venerdì 12 dicembre, fece incursione nel ghetto della comunità straniera per
sparare alcuni colpi di pistola nel mucchio».
LA SINTESI DEI FATTI PRINCIPALI
A place like Rosarno
di Raffaella Cosentino
ottobre 2009
Dolci come le arance. Frutti così belli e profumati che da queste parti l’aranceto lo chiamano “il
giardino”. In Calabria sono prodotti a indicazione geografica protetta. Ma i lavoratori che le
raccolgono in nero protetti non lo sono affatto. Circa 25 euro a giornata contro i 32 di un
bracciante locale.
Continuano a vivere in condizioni disumane gli africani della Piana di Gioia Tauro. Sparpagliati tra
i comuni di Rosarno, San Ferdinando e Rizziconi, dormono in ricoveri di fortuna o in vecchi
casolari abbandonati, con un tetto di lamiera quando va bene, un sacco o un telo di plastica
in altri casi. Non hanno acqua, né corrente elettrica, né servizi igienici. Sono arrivati tutti con
gli sbarchi a Lampedusa, dopo un viaggio durato spesso due o tre anni, passando dal deserto
e dalle torture nelle carceri libiche. Oggi abitano in mezzo a discariche di rifiuti, la doccia è
una bottiglia d’acqua dietro un paravento improvvisato.
Al momento sono circa un centinaio le persone in questa situazione, ma dopo l’incendio,
avvenuto due mesi fa, del capannone industriale in disuso in cui dormiva la maggior parte di
loro, chiamato “la fabbrica” dagli occupanti e noto alle cronache come “la Cartiera”, gli
immigrati africani rimasti a Rosarno si sono spostati in un altro stabile abbandonato vicino
all’inceneritore e nella zona industriale, dove dormono in 15 in una casetta minuscola a un
piano. Altrettanto degradanti sono la “Rognetta” e la “Collina”, rispettivamente a San
Ferdinando e a Rizziconi. Il primo è un ex stabilimento di trasformazione del succo d’arancia
all’interno del nucleo urbano, mentre l’altra località indica due casolari con il tetto sfondato
in mezzo a campi di ulivi. Ovunque si passa la notte su materassi vecchi e lerci buttati a terra,
tra mosche e cumuli di spazzatura. In questi luoghi si è seduta un’umanità calpestata. Ma
non piegata. «Non c’è rispetto dei diritti umani», dice Steve, 25 anni, arrivato dal Ghana.
LA SINTESI DEI FATTI PRINCIPALI
La caccia al nero con i fucili a pallini
gennaio 2010
Dal suo letto d’ospedale Ayiva Saibou mostra i jeans insanguinati all’altezza della cerniera lampo. Ne indossava
due paia, uno sull’altro. Il pallino di piombo sparato da una pistola ad aria compressa li ha forati entrambi
e si è conficcato nella carne. Lì resterà a vita.
Ha mirato ai genitali chi gli ha sparato da una jeep Volkswagen scura sulla statale 18, giovedì 7 gennaio intorno
all’una. L’agguato con il ferimento del ragazzo del Togo e di un altro suo compagno è stato l’episodio che
ha dato il via all’inferno di Rosarno.
I rosarnesi raccontano una storia da «se la sono cercata», secondo la quale gli immigrati urinavano sotto il
balcone di una casa. «Perché avremmo dovuto farlo? Io ho due figli, non sono un bambino e alla fabbrica
abbiamo i bagni chimici», dice Ayiva, che ha il permesso di soggiorno in scadenza a febbraio. Della rivolta
non ha visto nulla, se non la sua stanza all’ospedale di Gioia Tauro riempirsi di compagni africani,
lavoratori stagionali come lui.
Nei letti di fronte ci sono i due giovani ventenni gambizzati per strada a Laureana di Borrello venerdì sera. Non
sono in pericolo di vita, ma hanno entrambe le gambe bendate e sanguinanti, piene di pallini da caccia.
«Un numero imprecisato, forse una sessantina», dice il chirurgo Domenico Giannetta. La “caccia al nero”
nella Piana di Gioia Tauro si fa con i fucili da caccia, con le cartucce che si usano per gli uccelli ed
esplodono dentro la pelle come piccole bombe a grappolo. Oumar Sibisidibi e Manden Musa Traorè
vengono dalla Guinea Conakry e anche loro si terranno per sempre nelle gambe questo ricordo di piombo.
Al piano terra c’è anche Godwin, nigeriano con la testa fasciata e un braccio ingessato. «Venerdì ero andato a
prendere i soldi dal datore di lavoro perché volevo andare via - racconta - sulla statale mi hanno aggredito
e picchiato a sangue. Sono riuscito a scappare, mi hanno raccolto i poliziotti».
LA SINTESI DEI FATTI PRINCIPALI
Le ronde armate dei bravi rosarnesi
Già alle due del pomeriggio un ragazzo africano giace disteso con le braccia aperte a croce sulla
via nazionale, nel cuore urbano e commerciale di Rosarno. Per alcuni lunghi minuti nessuno
lo aiuta. Intorno è un via vai di bande di ragazzini in scooter senza casco che danno la caccia
`al nero`. La loro vittima non ha perso conoscenza, rialza la testa, cerca di sollevarsi, barcolla.
Nel delirio collettivo, si fa avanti, tremante e atterrita, solo una signora di mezza età con una
bottiglia di acqua fresca. Mimma M. abita lì vicino ed è stata colpita in prima persona dalla
rivolta degli africani della notte precedente.
La sua auto, una Punto, è andata distrutta. Ma lei pensa non sia giusto massacrare di botte per
questo ogni africano che si incontra per la strada. Mentre presta soccorso, si avvicinano dei
ragazzi e le intimano: «Fatevi i fatti vostri». Dal balcone il marito, i parenti e i vicini di casa le
urlano: «Ma non hai paura?». Un commerciante di abiti da sposa esce dal negozio infuriato e
inveisce contro l’africano aggredito. «Vattene via di qua, mi avete distrutto un insegna da
duemila euro!». Mimma accompagna il ragazzo su altri gradini, più lontano. La bottiglia
d’acqua cade di mano, il ragazzo è in stato confusionale. Non parla italiano. Le altre donne
hanno paura di stare in strada, mentre dai balconi la gente urla: «Ammazzateli tutti». Mimma
rimane. Nonostante il terrore negli occhi e il tremore delle gambe.
Resta con l’africano fin quando non arriva una pattuglia dei vigili urbani a prenderlo in consegna.
«Se li uccidono ce li abbiamo sulla coscienza, è carità cristiana», balbetta prima di rientrare in
casa.
LO SPETTACOLO: ARANCE AMARE
Primo quadro:
Il mercato degli schiavi
Giornalista Ci troviamo in Calabria, strada statale 18, li vedete? Camminano sul bordo della strada, sono l’esercito delle arance, le
braccia che mandano avanti i campi qui. [ se ne va ]
I Neri [Camminano in fila indiana muta. Arrivati sulla scena si fermano in piedi in fila e aspettano]
Il caporale [si avvicina e li passa in rassegna]
Vediamo un po’ chi lavora oggi .... Le regole sono queste: dodici ore di raccolta, dall’alba al tramonto, 25 euro ... prendere o
lasciare. Tanto io lo so che non avete scelta: chi accetta faccia un passo avanti.
I Neri [Tutti fanno un passo avanti]
Il caporale [guardando il pubblico] Visto? Bene... vediamo ....Tu sì [indicandone uno], mettiti di là [ a destra ].
Tu, tu, e tu. Tu no, perché ieri hai interrotto il lavoro per salutare un amico.
Il Nero
Ma io ......
Il caporale
Silenzio! Se parli ancora, non lavorerai mai più, via! Mettiti dall’altro lato. Tu sì, tu sì. Voi due no, perchè siete
via! Dall’altra parte.
bassi,
I due Neri scartati [ si allontanano a capo chino, borbottando] No giusto, no giusto!
Il caporale
Tu sì. Tu no, perché fai troppo il furbo e mi stai antipatico Bene, quelli a sinistra se ne possono anche andare, quelli a
destra vengono con me. Andiamo!
LO SPETTACOLO: ARANCE AMARE
Secondo quadro:
Le donne di Rosarno
Si trovano sedute fuori dalla porta di casa a semicerchio. Ciascuna di loro svolge un’attività: chi ricama, chi cuce,
chi sbuccia le verdure, chi sferruzza, chi legge.
Donna 1
Donna 2
Donna 3
Donna 4
Donna 5
Donna 6
Donna 7
Donna 1
Donna 2
Donna 3
Donna 4
Donna 5
Donna 6
Donna 7
Avete sentito che è bruciata la Cartiera?
Quel capannone dove stanno i neri?
Quel porcile vorrai dire?
Mio marito mi ha detto che lì stanno in cinque o sei in una stanza.
Stanze? Non ci sono stanze nella cartiera, non c’è neppure il tetto!
Ma ce l’hanno il bagno?
Sì, il bagno e anche l’idromassaggio! Stai scherzando? Io li ho visti quei posti: la fabbrica,
la Rognetta, la Collina, vivono come le bestie, senza luce, né acqua.
O mamma, povera gente!
Hanno solo da starsene a casa loro!
Bisogna ammazzarli tutti!
Brava furba! E poi chi le raccoglie le arance a mio marito? Ci vai tu?
Don Pino si è organizzato per dargli da mangiare e da vestire.
Ma ce l’hanno la televisione?
Vuoi capire o no che non hanno NIENTE?
Le donne di Rosarno escono con la propria sedia una per una pronunciando in disordine chi
“Poveracci, non hanno niente, niente” e chi “A casa loro devono stare!”.
LO SPETTACOLO: ARANCE AMARE
Terzo quadro:
Baraccopoli
Dalla parte opposta da cui sono uscite le donne entrano i Neri portando e disponendo i materiali per
allestire la Baraccopoli (scatole grandi, un sacco a pelo, un pentolino, un fornelletto a gas, una pila,
qualche bottiglia d’acqua, una stuoia, sacchi della spazzatura). Finito l’allestimento tutti si siedono a
semicerchio. Entrano la giornalista e l’operatore di ripresa, la giornalista, inizia il suo servizio TV.
Giornalista Buon pomeriggio a tutti voi, qui tv Calabria news. Ci troviamo all’ex Opera Sila di Rosarno, una
nuova Baraccopoli, allestita in tutta fretta dopo l’incendio che ha distrutto la ex- Cartiera, un
capannone industriale dismesso, divenuto un ricovero di fortuna per un centinaio di lavoratori
immigrati stagionali della Piana di Gioia Tauro. Anche qui all’ex- Opera Sila, come accadeva alla
Cartiera, le condizioni di vita sono disumane: niente acqua, né luce, né servizi igienici. Mi avvicino per
fare qualche domanda .
[La giornalista si avvicina al gruppo e chiede se può fare loro qualche domanda, i Neri accettano e le fanno
posto sulla stuoia]
Giornalista
Tu come ti chiami?
Primo intervistato
Mi chiamo Steve, ho 25 anni e vengo dal Ghana. Sono qui per raccogliere le arance.
Giornalista
Come vivete qui in Italia?
Secondo intervistato
Lo vedi, no? Stiamo peggio degli animali, nessuno ci vuole dare una casa e le poche
case che ci sono, costano troppo per noi.
Giornalista
Tu chi sei?
Terzo intervistato
Io sono Amoko, vengo dalla Costa d’Avorio, ho 21 anni.
LO SPETTACOLO: ARANCE AMARE
Giornalista
Come fate per lavarvi?
Quarto intervistato
Per lavarci usiamo questa [indica una bottiglia], vedi?
Giornalista
La bottiglia?
Quinto intervistato
Sì, è la nostra doccia lavabo e bidet. Io sono Oumar e
vengo
dalla Guinea.
Giornalista
E per mangiare?
Sesto intervistato Ci arrangiamo con questi fornelletti e poi c’è Mamma Africa.
A questo nome tutti gridano per tre volte “ Oé, Mamma Africa”
Giornalista
Chi è Mamma Africa?
Settimo intervistato
Non sappiamo il suo nome, noi la chiamiamo così,
perché ci vuole bene..
Ottavo intervistato
Ci porta le coperte, ci prepara il pranzo della
domenica, ci aiuta in quello che può.
Nono intervistato
Italiana buona.
Tutti i Neri [insieme] Viva Mamma Africa, Viva Mamma Africa, Mamma Africa!
Dopo queste parole ciascuno si alza prendendo quello che aveva portato e se ne
va dalla stessa parte da cui era entrato.
LO SPETTACOLO: ARANCE AMARE
Quarto quadro: Il pizzo
Arrivano i due mafiosi con le loro sedie, le posano. Mentre si stringono la mano, si baciano e si
salutano.
Mafioso 1
Combà, a bellezza!
Mafioso 2
A bellezza a vussurìa! [ si siedono, si tolgono il cappello, parlano l’uno rivolto
all’altro ]
Mafioso 1
Chiri non vogliono pagare.
Mafioso 2
Bisogna fargli vedere chi comanda, a chiri neuri.
Mafioso 1
'Na sula vota passa 'u santu
Mafioso 2
Avete ragione! Mandiamogli un avvertimento [ fa segno di una pistola in
mano ], vedrete che pagheranno!
[ Entra il Caporale, gli altri due si alzano, si ripete la scena dei saluti, poi tutti e tre si siedono. Poi
arriva uno dei Neri ]
Il Nero
Io lavorato, voi dovere pagare me, io tanto che aspetta soldi. Voi non avere pagato me.
LO SPETTACOLO: ARANCE AMARE
Mafioso 1
Come combà? Non lo volete pagare questo ragazzo?
Mafioso 2
Combà, così non va bene, se voi non pagate lui [ lo indica ], lui non paga
noi [indica se stesso] .
Caporale [ va verso il Nero ] Non devi mai più venire qui a disturbare, ti pagherò domani
[ fa per spingerlo via ].
Il Nero
[ schivando la spinta ] Tu avere detto me ieri stessa cosa. Io volere soldi, adesso.
Mafioso 1 e 2 [ insieme] Senti, senti, che pretese chissu!
Caporale
I soldi adesso non li ho, vattene, torna domani. Hai capito? Domani!
Il Nero
Io andare, ma torna domani, ok?
Caporale
Domani, domani.
[ Il Nero va via a testa bassa borbottando “No giusto, no giusto” Gli altri si salutano e si allontanano]
LO SPETTACOLO: ARANCE AMARE
Quinto quadro
Soccorso
[ Da fuori scena si sente un botto, barcollando avanza uno dei Neri, poi cade per terra. I Rosarnesi
uno dopo l’altro, e qualcuno a coppie, entrano correndo, fermandosi per un momento a
guardare chi è steso a terra, poi si sistemano a lato, come se fossero affacciati alle finestre ]
Mimma
[invece di allontanarsi, si china a terra verso il Nero, gli accarezza la testa lentamente
e gli offre un po’ d’acqua da una bottiglia]
Un gruppo di Rosarnesi
[verso Mimma ]
Che cosa fai? Non hai paura?
Un altro gruppo di Rosarnesi
[verso il Nero]
Ammazzarli tutti, ammazzarli tutti.
Mafioso 1 e 2
[minacciando Mimma]
Uè Mi’, fatevi i fatti vostri!
Negoziante
[avvicinandosi al Nero]
Vattene via di qui!
Mimma
[verso il negoziante] Come fa, poveretto? Non vedi che è ferito?
Gli hanno sparato! E voi [verso i Rosarnesi , gridando] Se li uccidono, ce li
abbiamo sulla coscienza noi, dov’è finito l’amore per il prossimo, sono uomini
come noi!
[Mimma aiuta il Nero a rialzarsi, lui si appoggia a lei e insieme escono lentamente di scena, poi tutti]
LO SPETTACOLO: ARANCE AMARE
Sesto quadro
Il corteo
[Esce la giornalista]
Giornalista
Questo è il corteo di protesta dei lavoratori immigrati.
Protestano contro la “caccia al nero” che nelle ultime settimane
ha insanguinato le strade di Rosarno. Manifestano per i loro
compagni feriti gravemente da ignoti bianchi che hanno sparato
ad altezza uomo da una jeep.
I Neri [ escono in corteo portando dei cartelli e scandendo al ritmo di bottiglie e
fischietti gli slogan “Stop killing black” – “Basta uccidere i Neri” – “Avoid
shooting black”, “Straniero non è animale”girano in tondo. ]
Il popolo di Rosarno
Su due lati della scena, diviso in razzisti e antirazzisti,
manifestano le loro opinioni con gesti e parole.
Alla fine del corteo viene mandato il video dell’intervista a “Mamma Africa”.
Alla fine del video, il rap “Uomini senza”
Il video
IL RAP – UOMINI SENZA
Se avessimo potuto
vivere tranquilli,
coi nostri padri,
coi nostri figli.
Se avessimo potuto
scegliere una strada,
una casa da abitare,
un lavoro da fare.
Se avessimo potuto
fermare epidemie,
curare malattie
con le nostre medicine.
Se avessimo potuto
mangiare a sazietà,
diventare ben pasciuti,
paffuti, panciuti.
Credete che saremmo qui? Qui? Saremmo qui?
Credete che saremmo qui? Qui? Saremmo qui?
Se guardate voi, noi
non siamo come voi,
siamo uomini senza, uomini senza.
Se guardate voi, noi
non siamo come voi,
siamo uomini senza, uomini senza.
Rispetto non c’è,
giustizia non c’è,
uguaglianza non c’è,
pace non c’è.
Uomini senza, uomini senza,
senza diritti, senza speranze?
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