LA PROVINCIA Sondrio 17 VENERDÌ 19 FEBBRAIO 2016 Il ruolo centrale della politica tributaria Equità e lungimiranza L’attualità della lezione dello statista Vanoni Il convegno. A ricordare la sua grande passione politica anche il presidente emerito Giorgio Napolitano Domani mattina a Morbegno una messa di suffragio Mauro Del Barba e Giorgio Napolitano Tributi importanti per uno dei più insigni statisti della storia repubblicana. Posata la corona di fiori al cimitero di Morbegno e in attesa della messa di suffragio e dell’apposizione della targa commemorativa sulla sua casa natale in programma per domani sempre nella città del Bitto, martedì a ricordare la figura di Ezio Vanoni a sessant’anni dalla sua scomparsa ci ha pensato anche un convegno a palazzo Madama. Uomo di Stato Ad organizzarlo il senatore morbegnese Mauro Del Barba. «Ricordiamo un grande italiano, uno studioso competente e illuminato, un uomo giusto e mite, buono, dal pensiero profondo e rigoroso che sapeva cogliere l’ampiezza dei grandi principi, la profondità dei grandi progetti e metterli alla prova fino all’analiticità dei bilanci e delle singole voci di spesa e soprattutto della quotidianità dei fatti - ha aperto i lavori -. Lo ricordiamo nel giorno e nel luogo in cui pronunciò il suo ultimo discorso in aula, una sorta di te- stamento politico e umano». Per l’occasione l’Ufficio studi del Gruppo Pd di palazzo Madama ha stampato uno speciale opuscolo su Vanoni, corredato anche di due scritti inediti. Importanti i relatori intervenuti, dall’ex presidente Abi ed ex ministro del Tesoro Piero Barucci che ha ricordato la grandezza della riforma finanziaria introdotta da Vanoni e la grandissima attualità del Codice di Camaldoli, al viceministro all’Economia, Enrico Morando, che ha evidenziato l’impegno di Vanoni a guardare «a lungo termine», senza l’ossessione del quotidiano, passando per Giorgio Tonini, presidente della commissione Bilancio del Senato. Quest’ultimo ha voluto sottolineare le lezioni che un partito di governo può e deve apprendere da un gigante come Vanoni: «La sua curiosità, che lo portava a frequentare anche altri filoni politici e culturali con la capacità di fare sintesi tra posizioni differenti; l’attualità del suo schema di riforma, in particolare in prospettiva europea, e dello sforzo di fa- re crescita per creare occupazione e superare gli squilibri territoriali; il ruolo cruciale del partito come luogo di sintesi e realizzazione concreta delle esperienze di ogni giorno, favorendo la critica all’interno e la propagazione delle idee di progresso all’esterno». Ma l’ospite più atteso, era il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha ringraziato Del Barba per l’organizzazione del convegno e per aver trovato un suo articolo, del 1956, in cui il parlamentare allora Pci esprimeva «grandissima stima politica e morale per il ministro Vanoni, e grandissimo apprezzamento per il suo schema di riforma», riconoscendo «la passione straordinaria con cui ha battuto il Paese per spiegare le sue idee, fatica che forse gli fu fatale». Napolitano ha voluto ricordare anche l’ultimo discorso di Vanoni in aula, quello in cui disse: «Noi possiamo risolvere gran parte dei problemi del nostro Paese, e li risolveremo nella misura in cui sapremo chiedere ad ognuno la sua parte di Il convegno al Senato sacrificio proporzionata alla sua capacità di sopportazione» e la profonda emozione che colse il Senato all’annuncio della morte di Vanoni, qualche ora dopo la fine di quel discorso. Il racconto valtellinese Una figura di caratura nazionale ed internazionale, a raccontare il Vanoni “valtellinese” e la sua straordinaria amicizia con Saraceno, Paronetto e Giulio Spini, storico sindaco di Morbegno a cui tra le altre cose è dedicato anche il locale circolo del Pd, è stato l’accorato inter- vento di Alfonsina Pizzatti. La storica direttrice del Corriere della Valtellina - il giornale che ha ospitato moltissimi degli scritti di Vanoni - ha tracciato il quadro della sua azione politica, dettata dalla ricerca della giustizia sociale e dell’eguaglianza, leggendo uno dei suoi scritti: «Noi sappiamo che qualunque cosa facciamo, non riusciremo a guarire i mali del mondo, ma è nostro dovere operare con tutte le nostre forze per venire incontro alle necessità di tutti coloro che soffrono nel nostro Paese». Tanti tributi ed interventi, a Claudia Rotondi, professoressa alla Cattolica di Milano e allieva del professor Alberto Quadrio Curzio, che ha mandato i suoi saluti, è toccato il compito di delineare La “memoria consapevole” dell’opera e degli insegnamenti di Vanoni in tre punti principali. «Il primo è la formazione - ha detto -: Vanoni si è formato a lungo, anche all’estero, con umiltà, badando sempre alla realtà delle cose. Il secondo è il suo apporto fondamentale nella stesura della nostra Costituzione: attraverso la sottocommissione Finanze elaborò buona parte dei principali articoli in materia economia, su tutti l’articolo 53 e l’articolo 23 della nostra Costituzione. Terzo, il principio per il quale la politica tributaria deve avere un ruolo centrale per poi destinare le risorse alla programmazione economica: il settore pubblico deve trainare la crescita del Paese e supportare quello privato, con una programmazione di lungo periodo e in prospettiva che potremmo definire “post-keynesiana”. Lo sviluppo passa attraverso il miglioramento della struttura economica e sociale del Paese». Al convegno erano presenti i familiari di Vanoni e numerose personalità tra le quali anche la vicepresidente del Senato Valeria Fedeli, il sottosegretario agli Esteri, il tiranese Benedetto della Vedova e diversi amministratori locali.