N. 12/2003 Anno III - L’OCCHIO PARLANTE - Quindicinale di informazione e attualità - Aut. Trib. Ta n. 568 - (Spedizione in A.P. - 70% Aut. DC/DCI/TA/566 del 13/12/2001) - € 1
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IN POLITICA Giuseppe Cristella L’INCHIESTA Caccia e ambiente SPORTISSIMAMENTE Ju-Jitsu SPETTACOLI/TV Ilir Shaqiri
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S O M M A R I O
4 - SOCIETA’ E... COSTUME
Tatuaggi e piercing
6 - IN POLITICA
Giuseppe Cristella, Sindaco Laterza
8 - L’INCHIESTA
Caccia e ambiente (dalla parte dei cacciatori)
10 - SPORTISSIMAMENTE
Ju-Jitsu
11 - SPETTACOLI/TV
Ilir Shaqiri
12 - IL CONDOMINIO
14 - FLASH
Notizie in breve
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N. 12/2003 Anno III - L’OCCHIO PARLANTE - Quindicinale di informazione e attualità - Aut. Trib. Ta n. 568 - (Spedizione in A.P. - 70% Aut. DC/DCI/TA/566 del 13/12/2001) - € 1
15 - L’OROSCOPO DI PICIUS
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L’OCCHIO PARLANTE 12/2003
Quindicinale di attualità e informazione
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Editoriale
Sfiancati dal caldo e, soprattutto dal livello di umidità
elevatissimo, ci apprestiamo a scrivere questo editoriale
con il dispiacere nel cuore per i due operai morti nello
stabilimento Ilva in seguito ad un incidente. Come si può
ben capire, anche noi siamo rimasti colpiti dalla tragedia
avvenuta e, quindi, non possiamo che unirci al profondo
dolore delle famiglie, che naturalmente, sono le più colpite.
Detto questo, ci viene da fare una riflessione, giusta o
sbagliata, condivisibile o no: la sicurezza sul lavoro
dovrebbe essere garantita (a parte dal buonsenso e dal
rispetto per l’uomo) da una normativa... da una legge,
per intenderci!
Questa legge che “ci sembra” già esista, viene poi applicata
dalle aziende (o viene fatta applicare?!) e quindi si presuppone che esistano dei criteri da rispettare per fare sì
che la sicurezza sul posto di lavoro sia tutelata e garantita.
Questi criteri... pensiamo... vengono applicati grazie agli
essere umani (funzionari, dirigenti o che altro) che dovrebbero controllare oppure delegare qualcuno al controllo,
per fare sì che vengano rispettati.
In questo caso, ci chiediamo, la responsabilità dell’azienda
c’è sempre?
Anche se nel ruolo di controllo è delegato un dirigente,
un funzionario o che altro?
Ed allora, perchè si pagano delle persone per svolgere un
ruolo di controllo se poi è sempre l’azienda a pagare per
tutti?
Se così non è, se qualche anima buona ci spiega come
funziona, sicuramente ci sarà un grazie, da parte nostra
e da parte dei lettori interessati.
Lo spazio per le spiegazioni lo mettiamo volentieri a
disposizione!
Completata questa riflessione, non vorremmo essere individuati come difensori dell’impianto siderurgico (anche
perchè non ha bisogno delle nostre difese... si difende bene
da solo!), ma ci piacerebbe solamente capire perchè, se
un’azienda paga del personale addetto al controllo, poi
paga o viene sempre additata l’azienda come responsabile
dell’incidente, ed allora... che paga a fare l’azienda dei
funzionari se poi questi funzionari non si prendono delle
responsabilità?
Questa parole scaturiscono chiaramente da tutto ciò che
si è sentito, che si sente e che si sentirà ancora sul fatto
doloroso che ha scosso la provincia di Taranto. Ammettiamo
di non conoscere bene, anzi, forse per niente, la normativa
relativa alla sicurezza sul lavoro negli impianti di notevoli
dimensioni (magari faremo una ricerca se nessuna anima
buona si propone di spiegare qualcosa!...), però ci sembra
che, se l’azienda viene coinvolta direttamente nella colpevolezza dell’incidente, allora ci viene il dubbio di prima:
che si paga a fare il personale delegato alle funzioni di
controllo? Se l’azienda viene coinvolta oggettivamente,
allora è il caso di rivedere magari un po’ la normativa,
perchè ci sembra (è un’opinione chiaramente discutibile)
che le aziende, pur pagando per questo o per quel lavoro,
degli addetti, sono sempre responsabili di tutto, e quindi
di tutti i danni che possono provocare delle persone pagate,
dalla stessa azienda, per svolgere quel lavoro di controllo
necessario ad evitare gli incidenti.
TATUAGGI E PIERCING
Esibizione, ritorno alle origini o...?
Tatuaggi, piercing, body art: la regola
è stupire. Per provocazione o semplicemente per una questione intimistica
da rispettare, le persone che si sottopongono alle piccole torture per pregiare la propria pelle di un disegno
simbolico o per impreziosirla con un
anellino malizioso, sono sempre più
numerose. E non si tratta di determinate
“categorie”, assolutamente: giovani o
adulti amano il tatuaggio in maniera
uguale, e l’ipotetico segno di distinzione, curiosamente, diviene una sorta di elemento comunitario.
La moda - che poi, se analizzata dal punto di vista sociologico
e psicologico, puro costume non è... - del tatuaggio e del piercing
si è categoricamente stabilita anche qui in Italia, è un fenomeno
crescente: ne sono coinvolti soprattutto i ragazzi di ogni età
(uomini e donne), ma anche gli adulti di settanta anni si fanno
tranquillamente tatuare, assicura un noto tatuatore, responsabile
di un rinomato centro del capoluogo jonico. Ho tatuato molti tipi
di clienti, - racconta il nostro interpellato - dall’abituale marinaio,
propenso ad ingrandire i disegni sul suo corpo e ad aumentarne
il numero, fino al professionista insospettabile, almeno a giudicare
dalla sua mise in giacca e cravatta... assicuro che molti sono
fanatici del genere!
Il tatuaggio, antichissimo nella sua origine, assume un significato
interessante, filosofico, intimistico. Si fonde con la volontà di
stigmatizzare un evento, uno stato d’animo, un’occasione irripetibile. E’ come scrivere, sotto le sembianze di un disegno stilizzato
o di un caratteristico ideogramma, un capitolo della propria vita.
La scelta della rappresentazione deve essere assolutamente
personale, nessuno può intervenire, nemmeno il tatauatore coi
suoi suggerimenti: solo i momenti di vita possono influenzare
coloro che sono intenzionati. Sottoporsi ad un tatuaggio assume
le sembianze di un atipico rito di iniziazione, di consacrazione
ad un ricordo, ad un’idea, ad una persona, così come conferma
il nostro interpellato: Il tatuaggio è un punto di passaggio, per
fissare un momento. La tendenza iniziò con le procedure obsolete
dei galeotti, continuò con il servizio militare per i giovani. E’ una
fase di passaggio, il tipico momento di transizione: le donne sono
persuase dal cambio di un lavoro o di un fidanzato, per esempio.
Molti considerano superficialmente l’arte del tattoo, relegandola
al mero ruolo di forma di esibizionismo: altra argomentazione
valida, interessante. Si cerca volutamente di esibire qualcosa che
si ha dentro o si crede di avere dentro. I tratteggi scelti riflettono
questo stato d’animo. Talvolta si tratta di una sorta di ribellione
interna, per esempio alla routine o alla rigidità della propria
attività; può indicare, inoltre, la fine dell’adolescenza, il desiderio
di differenziarsi. Senza addentrarci nei meandri della psicologia,
il tatuaggio come moda è stato promosso da tanti idoli musicali,
amati dal pubblico giovanile, imitati, oppure dai campioni dello
sport, come i calciatori che prediligono tattoo benauguranti di
vittoria e determinazione agonistica sui loro polpacci; incluse
anche le tante star dello spettacolo e della televisione (a pag. 5
due “tatuate” celebri: Syria ed Elenoire Casalegno): per alcune
di loro il tatuaggio funge da “gioiello”, un bracciale sul polso o
sulla parte alta del braccio stesso! Infine non bisogna trascurare
il puro piacere estetico: evviva dunque il tattoo artistico, dettagliato,
anche colorato. Il tatuaggio nasce con l’uomo, la sua storia è
lunghissima, e tracce di disegni primitivi risalgono a quasi seimila
4 L’Occhio parlante
anni fa. Una tradizione che coinvolgeva molte popolazioni e che
contraddistingueva le più svariate culture. Il simbolismo era
bellico, rituale, medico, come in alcune zone dell’Estremo Oriente:
addirittura erano preparati con sostanze erbose adatte, per esempio,
alla cervicale, all’artrosi. Nel corso dei secoli venne a sfiorire la
consuetudine dei tatuaggi nel panorama occidentale: i popoli
celtici o della più antica Gallia li avevano adottati rigorosamente
negli estremi cromatici - bianco e nero - erano tipici dell’Inghilterra
delle origini, del Nord della Francia, le esponenti femminili
privilegiate nell’esibirli erano le sacerdotesse. Non solo: la cultura
druidica li utilizzava anche come fregi di carattere esclusivamente
religioso. In tale contesto, però, la posizione dei cosiddetti vichinghi
non è chiara.La chiesa cattolica giudicava l’arte corporale una
pratica sconveniente, con retroscena demoniaco. Nonostante
l’ostinazione della curia medievale, sono stati addirittura rinvenuti
speciali tatuaggi nelle testimonianze dei santuari, come quello
della Madonna di Loreto - specifica il nostro tatuatore - è stato
scoperto che gli addetti tatuavano i pellegrini, ed erano disegni
sacri, raffiguranti croci. Il tatuaggio, all’inizio dell’Ottocento,
si avvaleva dei contatti con gli orientali, veri cultori del genere,
muniti di materiali e conoscitori di tecniche sopraffine. I disegni
occidentali erano grezzi, bozzetti senza pretese. Eppure i Crociati
si tatuavano la loro croce simbolo, ancora prima lo avevano
fatto, in parte, i rappresentanti del Cristianesimo, al tempo delle
persecuzioni dei Romani; la notizia stride col seguente divieto
della stessa Chiesa. Per l’immaginario collettivo il tatuaggio è
indiscutibilmente legato ai popoli esotici di terre molto calde,
come quelle africane e dell’America Latina: essi conservano
tuttora l’usanza, il movente dei loro tratteggi corporali è di matrice
non solo guerriera (le rivalità fra tribù indigene), ma anche erotica
(sintomo ed augurio di fertilità) ed esplicitamente sessuali. Le
esplorazioni da parte delle potenze occidentali nei Mari del Sud,
ma anche in Cina ed in Giappone ebbero il risultato di far penetrare
nuovamente in Europa l’arte del tatuaggio: merito del capitano
Cook. Il suo atto scatenò la prima grande mania e moda del
tattoo in Occidente, un cammino a fasi alterne, tra affievolimenti
ed esplosioni, soprattutto dopo la creazione della macchinetta
elettrica, agli albori del secolo scorso! I popoli indigeni usavano
la bacchetta con degli aghi legati alle estremità, i quali iniettavano
i colori nell’epidermide. La raffinatezza era insita nei tatuaggi
orientali: i colori erano molto vivaci, i soggetti molto scenografici.
Eppure, a differenza di quanto sostengono alcuni studiosi del
settore, l’arte del tattoo non nasce in Giappone e spesso, nel paese
del Sol Levante era ancora simbiotica della Jacuza, la mafia
territoriale! Al giorno d’oggi affascinano tremendamente: consistono in righe di contorno spesso, avvalorate da sfumature
cromatiche piatte ed incisive. Simbolici anche sulle spalle dei
nostri ragazzi i tipici draghi, richiestissimi; specificamente
nipponici sono le carpe, i samurai, gli eroi locali, ma anche scenari
naturali (onde, venti, fiori). Le mummie egiziane di varia origine
mostravano tatuaggi, probabilmente erano segni distintivi di
rango, di stirpe divina, come la mentalità dei faraoni imponeva.Nella mappa delle simbologie più richieste dai fanatici dei
nostri anni, trionfano i cosiddetti “tribali”. Sono questi i tatuaggi
più antichi, neri perché tratteggiati sulla pelle scura delle suddette
popolazioni. Furono studiati già negli anni Settanta in California,
e gli esami interessavano fregi Maya ed Aztechi, nonché raggruppamenti Zulù; coprivano un’intera schiena, un intero braccio. I
tribali sono i cavalli di battaglia di tutti i principianti, che ancora
non si cimentano nei contorni e nelle sfumature di un vero tattoo
- specifica il nostro intervistato. Ciò non toglie che fiori,
rami stilizzati e normali giochi acuminati di punte siano
particolarmente amati dagli esponenti giovanili, e soprattutto
dalle ragazze, per la loro delicatezza. Le figure sono astratte
e decorative, ma in precedenza il concetto da essi espresso
era cerimoniale, religioso, sentimentale (in modo onnicomprensivo), alludeva allo status sociale: per le tribù erano
come una carta d’identità! I tatuaggi definiti “tradizionali”,
ed intensificati nel clima di ribellione degli anni Settanta,
sono collegati a soggetti marinari, quindi velieri, ancore
(indicanti la speranza), sirene mitologiche, timoni e delfini
(ridenti portafortuna). Prediletti per anni i segni militari,
quelli religiosi, i ritratti di visi, l’iconografia del Men’s Ruin,
cioè “Bacco, tabacco e Venere”, consistente in donne nude,
gioco d’azzardo, alcol e droga. Per l’aggressività da esplicare
scelti rigorosamente animali di iconografia classica, soprattutto
serpenti e tigri. Irriverenti furono, nei pieni anni Ottanta, i
tatuaggi biomeccanici: di radici Cyber Punk, sollecitati dalla
letteratura psicosociale e fantascientifica, questi disegni rappresentavano presunti
squarci della pelle che lasciavano intravedere ingranaggi meccanici di una fantomatica
componente robotica interna! Ce n’è davvero per tutti i gusti, e nessun significato è
banale: possiamo affermare che il tatuaggio segue la mentalità dei tempi, segue dottrine,
è esso stesso un credo. E per coloro che lo ammirano ma sono titubanti o poco coraggiosi,
lo sfizio viene spesso tolto, soprattutto nel periodo estivo, con graziosi disegni all’hennè,
sostanza rossiccia da erboristeria: facili e sbrigativi, tali piccoli tattoo svaniscono nel
giro di due settimane. Il 1995, invece, è considerato l’anno del piercing a tutti gli
effetti. Se il tatuaggio desta parecchia curiosità, traforarsi le più svariate parti del corpo
con gioiellini anticonformisti ha provocato diverse reazioni, dal disgusto alla sorpresa
all’ammirazione, ha spianato la strada a discussioni di costume, di mentalità. Tantissimi
i ragazzi che si immolano a questo fenomeno, apparentemente esibizionismo estremo,
del quale si sono fatti pionieri complessi metal, gruppi punk d’Oltremanica. Ora il
piercing è un vezzo per le ragazze, innamorate del brillantino da esibire al naso,
anticipato dagli orecchini più inusuali sul padiglione auricolare: orecchie stracolme
di file di cerchietti sono stati i primi tentativi fantasiosi adottati anche dai colleghi
maschi! Il piercing non conosce davvero confini, nel corpo umano, e la sua pratica è
antica. I ragazzi che si riempiono di gioiellini sterilizzati sono stati definiti “moderni
primitivi”: è come un ritorno alle origini naturali dell’uomo, in simbiosi con esplicazioni
di sentimenti interiori assolutamente attuali e personali. Il piercing riporta ai concetti
di magia, sacralità, arcaicità, con un immancabile tocco di follia. Considerato un atto
spirituale, o puro masochismo, o moda estrema, il body piercing ha perso la sua
caratteristica di taboo negli ultimi anni, godendo di molta attenzione. Esso consiste
nella penetrazione del corpo con aghi o altri strumenti che permettono l’inserimento
di anelli di ogni dimensione, borchie perentorie, barrette che sanno di tradizione indù,
coni, occhielli. Probabilmente la ribellione alle regole ed alla schematicità del mondo
moderno è una delle motivazioni dei fanatici di quest’arte atipica. Si desidera sperimentare
sensazioni inedite, ed il proprio corpo offre questa possibilità: nel 1975 fu Jim Ward,
il promotore dei “body piercer” attuali, ad azzardare la fondazione della più antica
compagnia di compravendita per corrispondenza di gioielli da piercing, la famosa
Gauntlet. E nel più recente 1989 inizia la promozione di questo nuovo fenomeno, con
la visibilità, tramite riviste, di piercing alle narici (tendenza indiana), alle sopracciglia,
alle labbra, alla lingua. Vengono traforati anche gli ombelichi: gli anellini qui posti
quasi come omaggio al fascino delle danzatrici del ventre sono i più gettonati dalle
ragazze. Sessualità e body piercing sembrano concetti inscindibili: se qualcuno può
rabbrividire dinanzi a lunghe catene ed anelli infilati nei capezzoli, o interrogarsi sul
gioiellino malizioso e nascosto sugli organi genitali maschili o sulla clitoride femminile,
basta pensare ai riti d’iniziazione delle tribù. Una donna ed un uomo sviluppati
sociologicamente, sessualmente e spiritualmente, dovevano concedersi a grossi piercing
per entrare in contatto con le divinità positive. Bando al dolore: il piercing ai genitali
serviva ad aumentare il piacere durante i rapporti, secondo una filosofia indù. L’ampallang,
la barretta di metallo che attraversa orizzontalmente il pene, nelle zone dell’Oceano
Indiano era sintomo di passaggio dalla pubertà. Razionalmente, allora, niente di
impressionante. I fautori del piercing non sono elementi tormentati, anzi, sono animati
da grande consapevolezza! Molte donne hanno forato i capezzoli dopo l’allattamento,
come simbolo del seno che tornava ad essere esclusivamente loro, altre hanno insignito
del piercing la zona intima dopo aver subito abusi sessuali, per volontà di trasformare
il negativo in positivo per loro stesse. Una sorta di reazione ottimistica. Il piercing può
essere anche questo! (Alessandra Carpino - Un ringraziamento a Geppy Serra)
L’Occhio parlante 5
Giuseppe Cristella
Sindaco di Laterza
...stiamo operando nel rispetto
del consenso che ci hanno tributato!...
Giovanissimo, eppure già Primo Cittadino.
Non è un’osservazione discordante, ma
l’emblema tangibile di un’ascesa veloce e
positiva verso il delicato ruolo di Sindaco.
Giuseppe Cristella, ventinove anni, da due
stagioni detiene le redini del Comune di
Laterza, animato da sana ed entusiastica
programmazione e da una consapevolezza
del proprio compito che ben compensa
l’esperienza più longeva di molti suoi
colleghi.
Laterza sta vivendo indubbiamente una
seconda giovinezza, sia dal punto di vista
locale e politico, sia da quello sociale e
turistico, senza omettere la tanto attesa
crescita in termini di possibilità economiche. Giuseppe Cristella, tesserato da due
anni nelle fila di Forza Italia, ammette di
essersi letteralmente “fatto le ossa” nell’Assessorato alle Attività Produttive della
propria cittadina per ben quattro stagioni,
prima di essere onorato della carica di
Sindaco.
Operante tuttora in un Sindacato autonomo
per la difesa dei diritti dei lavoratori, diplomato, Giuseppe Cristella ama particolarmente giocare a calcio, passione che lo
ha convinto ad entrare nella rosa della
Nazionale dei Sindaci Italiani, con la quale
si scontra con personaggi del mondo dello
spettacolo e dello sport, come simpaticamente ci svela.
Cosa si prova, così giovane, ad essere
Sindaco della propria città d’origine e
quindi rappresentante dell’intera comunità?
E’ un’esperienza bellissima, sono onorato
di essere il Primo Cittadino della mia città,
perché ho la possibilità di vedere concretizzati tutti quei progetti e quelle idee che,
magari, quando non ero Sindaco, potevo
soltanto sognare, coltivare ed evidenziare!
Oggi posso invece dare risposte concrete.
La mia fortuna è rappresentata anche
dall’essere alla guida di un’Amministrazione serena: senza la serenità del quadro
politico il mandato ricevuto da parte degli
elettori rischierebbe di non perfezionarsi.
Coloro che svolgono compiti amministrativi in un Comune trascorrono le giornate
parlando di questioni politiche specifiche,
fra Partiti, Assessorati, cariche istituzionali, tra nomine di Direttori generali ed
altro; è necessario garantire una risposta
6 L’Occhio parlante
all’azienda.
Il mandato è sempre di cinque anni, la
giornata, anche quella degli esponenti
politici, è comunque di ventiquattrore: nel
momento in cui si lavora a livello amministrativo bisogna fornire esiti convincenti
alla gente, in virtù del programma presentato, il quale molte volte si dimentica, ed
invece rappresenta la base di tutto. Sto
lavorando bene, seguendo le giuste direttive di programmazione, ed il resoconto
amministrativo è positivo, come dati, numeri di delibere e giunte confermano.
Posso dire che nel mio Comune esistono
“documenti”, non mera “politica”... Laterza è considerato il terzo Comune d’Italia
presente nel mondo di internet, il suo sito
è stato persino premiato come migliore
fra tutti, poco tempo fa, a Rimini: questo
dimostra la fluidità e l’esattezza del nostro
operato nei minimi particolari! Io ho molto
entusiasmo, il mio lavoro quotidiano viene
puntualmente apprezzato dai cittadini, è
un’enorme gratificazione.
Rispetto a due anni fa c’è anche maggiore
fiducia nei miei confronti: la paura del
Sindaco giovane... inesperto... che poteva
essere “comandato” dai soliti “volponi
della politica”, è stata ampiamente superata!
Per la mia comunità d’appartenenza avere
un giovane a capo, il quale ha già avviato
tanti progetti-piloti, è un fatto soddisfacente, beneaugurante.
Laterza: cosa si è fatto finora e cosa c’è
da fare per il futuro prossimo?
Potremmo parlarne per ore! Abbiamo redatto ben due opuscoli da venti pagine per
la nostra cittadinanza in due anni di operato! Sicuramente abbiamo le idee chiare:
stiamo perseguendo un itinerario storicoculturale, ma soprattutto gastronomico:
Laterza è una tipica città murgiana, non
possiede né mare, né fiorente agricoltura.
Vive di latte, di settore zootecnico, di pane,
ed ancora di famose rosticcerie (ne vantiamo circa quarantacinque, sono rinomate
e numerose se relazionate ad una popolazione di 15000 abitanti).
Stiamo avviando il discorso della cantierizzazione di oltre 36 opere pubbliche in
due anni, quindi portiamo una media superiore ad un’opera importante al mese:
io sfido qualsiasi altra città a realizzare
simili attività con la stessa ritmica! Una
statistica molto interessante, infatti, testimonia che, nel settore dei lavori pubblici,
noi laertini siamo ben saldi alle prime
posizioni, superati solo da Cesena. I dati
statistici della Guardia di Finanza della
zona occidentale del nostro territorio sottolinea l’exploit ottenuto dal mio Comune,
seguito a ruota libera dal centro di Mottola.
Una decina di anni fa Laterza era considerato un paese ai margini, condizionato
dall’organizzazione di luoghi più avanzati
come Castellaneta o Ginosa: pareva avesse
soltanto il... capannone delle mucche!
Praticamente era quello l’immobile più
grande che si notava nel nostro circuito.
Oggi le cose sono cambiate!
Laterza possiede il più rilevante stabilimento della Natuzzi, “Divani e Divani”,
13000mq di copertura; inoltre vanta una
zona artigianale di piccole e medie imprese
locali, in cui ci sono, in totale, 68 nuclei,
alcuni di recente inaugurazione, altri ben
rodati.
Il discorso agricolo non è unico ed esclusivo per l’hinterland laertino: con volontà
ed intelligenza oggi si può parlare di un
sistema di piccola e media industria. Alla
ribalta c’è anche la ceramica artistica,
con l’apertura del Museo specifico e del
decentramento del noto Istituto d’Arte di
Grottaglie.
Le 36 opere prima citate spaziano da interessi catalizzati verso il sociale, al recupero di opere ventennali come i servizi
primari: non avevamo nemmeno un poliambulatorio, possedevamo solo unaguardia medica, mentre ora la popolazione
può essere tutelata dalla presenza di un
centro simile.
Ed è una sicurezza maggiore per i cittadini
anche la conquista del 118, il servizio di
primo soccorso che, in prima battuta, non
ci era stato assegnato.
Laterza ha migliorato sicuramente i rapporti esterni con la Asl, con l’Anas, con
la Regione Puglia nella sua interezza; è
stato approvato il piano regolatore generale, dopo trent’anni.
Tutti questi sono strumenti di sviluppo che
raggiungeranno la loro piena compiutezza
fra un paio di stagioni, quando si comprenderà la loro estrema importanza non solo
per il Comune di Laterza, ma anche per
l’intera Regione pugliese.
Stiamo puntando sui cosiddetti centri culturali: è stata inaugurata la Cittadella
della Cultura, fornita accuratamente di
ludoteca, aula consiliare, pro-loco, centro
d’informazione giovanile, uffici di collocamento, e spazi riservati alla polivalenza
anziani.
Laterza crede fermamente nei progetti
rivolti a migliorare lo status sociale di tutti
i suoi cittadini, di qualunque estrazione e
di qualsiasi età.
Non a caso abbiamo avviato il primo laboratorio in favore dei disabili della provincia di Taranto: dopo il mancato finanziamento da parte della Regione Puglia
del progetto di “Vita”, il mio Comune si
è fatto promotore, recando in porto il
progetto grazie all’iniziativa di autofinanziamento da parte di altri
Comuni, dell’Asl e della
Provincia di Taranto.
Ancora oggi tutti sostengono quanto abbiamo presentato. Tante
volte si parla della gente
più debole, degli han-
PER LA
dicappati, tutti sembrano animati da grande sensibilità, ma spesso si è restii ad
operare concretamente.
Noi abbiamo sperimentato, invece, come
primi, l’impegno di condurre i disabili a
mare o in piscina, d’estate e d’inverno,
rendendo accessibile il servizio anche ai
cittadini di paesi e città limitrofe. Infine
Laterza è l’unico Comune che possiede
un canile comunale; non si tratta di un
semplice rifugio, poiché è convenzionato
con quattro veterinari addetti alle cure
sanitari per i cani ospitati.
In questo modo si innalza la qualità della
vita di un Comune, tutelandolo dal fenomeno del randagismo.
Su cosa punta in particolare Laterza per
lo sviluppo a fini turistici?
Il nostro Comune ha realizzato un progetto
intitolato “Visita Laterza”: esso raccoglie
diversi itinerari, tutti molto affascinanti.
Il Comune laertino punta sulla visita alle
ormai note gravine ed ai loro parchi naturali, che rappresentano un segno distintivo
della nostra zona, uno scenario paesaggistico da ammirare e rivalutare. Come molti
altri centri della provincia jonica, è in
crescita il settore enogastronomico: a Laterza sono apprezzati il pane tipico e la
genuinità delle carni.
La novità è legata, invece, al discorso di
matrice storica.
Il Centro storico di Laterza era una sorta
di ghetto, abbandonato, in degrado, oggi,
invece, è munito di ogni genere di servizi.
Abbiamo recuperato e ripristinato cenni
delle vecchie “chianche”, trovate sotto la
bitumazione attuata negli anni scorsi. Il
Palazzo Marchesale è la meta di punta del
nuovo turismo della nostra cittadina: è
stato aperto al pubblico in occasione della
festa patronale nel mese di maggio, ma ha
subito una lunga chiusura, dagli anni
Ottanta.
Con i finanziamenti del Ministero e con la
direzione tecnica della Sovrintendenza,
stiamo recuperando questo grosso immobile, che poi è la testimonianza della Laterza antica, quella del lontano Quattrocento.
Altri siti inseriti nel percorso archeologico
del paese sono quelli della Torre Orologio,
di Piazza Vittorio Emanuele.
Bisogna riscoprire le bellezze territoriali
ed i singoli monumenti che anche le più
piccole cittadine della provincia jonica
preservano per i turisti ed in nome dell’arricchimento culturale del nostro interessante ed antico territorio.
Cosa si sente di dire ai suoi concittadini?
Mi sento di dire che stiamo mantenendo
tutti gli impegni presi nei loro riguardi.
Questo senza enfatizzare, da parte mia, il
lavoro fatto e quello che ancora spetta da
fare a tutta l’Amministrazione Comunale
di Laterza.
Secondo me stiamo operando in modo
dignitoso, nel rispetto del consenso che
loro ci hanno tributato.
E agiamo con molta umiltà, che, insieme
con la chiarezza e la determinazione,
rappresenta una delle doti più importanti
per coloro che svolgono ruoli amministrativi. (Alessandra Carpino - Foto: gentile
concessione di Domenico Savino, Portavoce del Sindaco Giuseppe Cristella)
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Rapporto tra
CACCIA E AMBIENTE
visto dalla parte dei cacciatori
Abbiamo approfittato di questo periodo di “calma”
(la caccia è chiusa!) per affrontare l’argomento
rilevando che i cacciatori proprio non ci stanno a
sentirsi additare come nemici giurati dell’ambiente.
La caccia non è uno sport, ma quasi una passione
genetica che però nulla ha a che vedere con la
distruzione dell’ambiente afferma infatti Rocco
Bellanova , Vicepresidente nazionale del CPA. La
caccia è un continuo misurarsi dell’uomo con la
natura fin dall’antichità evidenzia Antonio Miccoli,
Presidente provinciale dell’Italpesca e Caccia e
dell’EPS.
Ed effettivamente fin dagli albori dell’umanità
l’uomo ha sempre dovuto misurarsi con il suo
istinto di cacciatore, per procurarsi cibo all’inizio,
quando la vita nomade non contemplava la pastorizia, che è apparsa solo alla fine del neolitico,
senza sostituire per lunghissimi secoli del tutto la
caccia. A partire dal medioevo la caccia è divenuta
costumanza di corte restringendosi sempre più ad
uso riservato ai nobili. Fino al 1800 quando ha
cominciato ad avvicinarsi alla caccia la borghesia
ed il fenomeno ha interessato conseguentemente
tutte le classi sociali.
Contemporaneamente sono stati proprio i cacciatori ad inserire
i primi animali domestici. I cani ad esempio, le cui razze sono
state incrociate di continuo fino ad ottenere quelle “specializzate”
non solo nella caccia, ma in alcuni tipi specifici di selvaggina.
Non solo cani però, non possiamo certo dimenticare una delle
figure più caratteristiche delle corti medievali, il cacciatore con
il suo falco addestrato.
Animali che hanno affiancato l’uomo nella caccia fin dalle epoche
più lontane e che ancora oggi sono addestrati a questo scopo.
Certo non ci si aspetta più di vedere un cacciatore con il proprio
falco al braccio, anche se questi animali continuano ad essere
addestrati.
Oggi c’è chi la vede come sport, chi come passione ereditata da
genitori e nonni, fatto sta che la caccia continua ad essere praticata,
sia pure disciplinata per aree e periodi di tempo limitati. Le
associazioni della caccia, che solo nella provincia di Taranto sono
nove, sono tutte concordi nel dichiarare che non solo non sono
contro l’ambiente, ma fanno di tutto per promuoverne il rispetto.
Sono 15 anni che la nostra associazione si batte per la tutela
dell’ambiente – spiega Claudio Basi dell’Italcaccia – promuovendo
la raccolta spontanea dei rifiuti che troviamo nei boschi e
specialmente nei pressi del fiume Galeso dove più si è concentrata
la nostra opera, tant’è che abbiamo effettuato una vera e propria
operazione di bonifica. Non si tratta di un caso isolato, anche il
CPA ha organizzato spontaneamente un’operazione di bonifica
della Salina grande.
Non solo – spiega il presidente Rocco Bellanova – abbiamo anche
realizzato una scuola di addestramento cani evidenziando quanto
sia importante impegnarsi per creare uno sviluppo sostenibile
per il quale la difesa dell’ambiente assume un ruolo fondamentale.
Siamo stanchi di vedere boschi deturpati dall’immondizia 8 L’Occhio parlante
afferma il presidente di Liberacaccia Michele Bufano. E non è
certo una novità per noi amanti del pic–nic che ci lamentiamo
della sporcizia dei nostri polmoni verdi, ma poi siamo sicuri che
al rientro abbiamo recuperato tutti i nostri avanzi negli appositi
sacchetti di plastica per gettarli nel più vicino cassonetto? Certo
non è solo questo ad inquinare i boschi; sono ancora Claudio
Basi dell’Italcaccia e Rocco Bellanova del CPA a lamentare il
ritrovamento di vere e proprie discariche di inerti nei boschi, nei
pressi del fiume Galeso e nella zona della Salina grande ad
esempio, dove pare che giaccia abbandonato un po’ di tutto:
plastica, gomme d’auto, addirittura frigoriferi e lavatrici inutilizzate!
E c’è addirittura chi come Leonardo Caforio dell’Enal Caccia
denuncia il comportamento di alcuni pescatori che cercano di
pescare gettando varichina nel fiume.
Comportamenti incriminati con forza dalle associazioni venatorie
che oltre alla raccolta spontanea hanno messo in campo una serie
di manifestazioni per la tutela dell’ambiente, come la Festa
dell’Albero, organizzata dall’EPS e dell’Italpesca e Caccia il 21
Novembre promuovendo, negli anni scorsi, la tutela dell’ambiente,
regalando, in maniera simbolica, alle scuole del territorio jonico,
pianticelle di alberi da piantumare nei cortili delle scuole stesse,
per ricordare il significato della tutela ambientale per la salute
delle generazioni future e di conseguenza quanto sia importante
che proprio i ragazzi imparino a rispettare l’ambiente e ad
impegnarsi per la sua tutela.
Queste manifestazioni culmineranno nella Giornata dell’Ambiente
organizzata dall’Atc e dalle Associazioni venatorie del territorio
jonico, che dovrebbe tenersi entro la metà del prossimo mese di
luglio. Non si tratterà di un’iniziativa isolata - spiega il Presidente
dell’ATC, Martino Cristofaro - l’obiettivo è infatti quello di
realizzare una serie di giornate per l’ambiente.
Non solo! L’Atc, in collaborazione con l’Amiu, il Comune di
Taranto, la Provincia di Taranto e naturalmente le associazioni
venatorie, ha in programma di mettere in campo una vera e propria
operazione di bonifica della Salina Grande, che potrebbe partire
immediatamente dopo la chiusura di questa stagione di caccia,
che termina il prossimo 31 gennaio.
Fa parte di questa serie di iniziative anche l’intenzione di promuovere una campagna di sensibilizzazione, proprio nei confronti
dei cacciatori, ma di quelli, per essere chiari, che dimenticano i
bossoli nei boschi, che fortunatamente non sono tutti, ma come
lamenta Martino Cristofaro, purtroppo ancora molti. Non è
ancora stato definito – dice il Presidente dell’ATC – ma, di
comune accordo con le armerie potremmo lanciare uno slogan
tipo “Un pacco di cartucce gratis ogni 50 bossoli portati indietro”,
l’importante per noi è che l’operazione di sensibilizzazione
funzioni.
Ma quali sono i compiti dell’ATC? La legge 157/92 ha demandato
all’ATC la gestione del territorio agro-silvo-pastorale. L’ATC è
controllata dall’Ente Provincia, che ha potere anche di commissariarla, in caso di inadempienze gravi.
Per quanto concerne la gestione del territorio agro-silvo-pastorale
la legge 27/98, legge di recepimento della 157 ha definito i
parametri in cui l’Atc deve muoversi.
Le sue competenze riguardano quindi: i miglioramenti ambientali
a fini faunistici, per tutelare cioè la selvaggina dei territori di
caccia, compresa l’immisione di nuova selvaggina nei suddetti
territori, l’erogazione delle autorizzazioni per l’esercizio venatorio,
per i cacciatori della provincia jonica, per i cacciatori extraprovinciali ed extraregionali che avessero intenzione di cacciare sul
nostro territorio.
In tema di miglioramenti ambientali è di sua competenza anche
promuovere colture a perdere, il ripristino di punti d’acqua o la
loro realizzazione ex novo, sempre per tutelare la fauna. Non è
di competenza invece dell’ATC l’azione di vigilanza, che spetta
invece alla polizia provinciale del settore caccia e pesca; l’associazione che volesse richiedere l’ausilio della polizia provinciale
ne deve fare richiesta direttamente al dirigente di settore. La legge
concede però alle associazioni venatorie di poter usufruire di
guardie proprie; ogni associazione ha infatti diritto a tre guardiacaccia e due guardiapesca, che sono operatori di polizia giudiziaria
e quindi fanno vigilanza armata; in più le associazioni venatorie
hanno comunque diritto a nominare propri vigilanti volontari,
che in caso di violazioni alle
norme di legge sulla tutela ambientale chiedono l’immediato
intervento della polizia provinciale o dei carabinieri.
E le associazioni dichiarano infatti di affidarsi sia ai volontari
che alla polizia provinciale per
vigilare sulle aree boschive e
nelle zone di pesca. Siamo
sempre all’erta per controllare
che non vi siano infrazioni spiega Rocco Bellanova del CPA
- con particolare attenzione alla
prevenzione degli incendi boschivi. Un controllo a tappeto
quindi che viene rivolto agli
stessi associati, affinché si eviti
che siano lasciati bossoli in giro
e prosegue nei confronti dei
campeggiatori, dei pescatori che
utilizzano sostanze illecite, degli
ipotetici piromani. Non solo dice Antonio Miccoli dell’Italpesca e Caccia - le guardie volontarie delle nostre associazioni
si assumono anche il compito di controllare che non si superi, la
soglia stabilita per legge, nell’utilizzo dei fitofarmaci in agricoltura.
Controlli a tappeto dunque effettuati non per dimostrare che ci
teniamo alla tutela dell’ambiente, affermano i cacciatori, ma
perché alla tutela dell’ambiente ci teniamo veramente! E il
discorso torna quindi al punto di partenza ovvero al ruolo che il
cacciatore sente di interpretare.
Siamo continuamente criminalizzati – ribadisce Martino Cristofaro
- anche in un recente incontro a Venezia siamo stati additati come
anti-ambiente, assassini e quant’altro, vogliamo che sia assolutamente chiaro che il cacciatore è un tutt’uno con la natura e
proprio per questo non potrà che ergersi sempre in difesa dell’ambiente e cercare di tutelarlo in ogni modo possibile. Per
questo come ATC proporremo a breve una serie di iniziative a
favore dell’ambiente.
Tutela dell’ambiente, controllo continuo per far rilevare chi, pur
non cacciando, se ne infischia dell’area che respiriamo e dei pochi
polmoni verdi che ancora sono rimasti sul nostro territorio e una
serie di iniziative per promuovere questi ideali.
Certo ne emerge un identikit del cacciatore un po’ diverso dal
solito stereotipo.
Ciò non sarà certo sufficiente, giustamente, a far cambiare idea
a chi non è a favore della caccia, ma sicuramente impone di
ascoltare e meditare anche la posizione di chi invece alla caccia
è favorevole.
Riepilogando, quindi, i cacciatori jonici non si sentono assolutamente nemici dell’ambiente, anzi fanno di tutto per tutelarlo e
per invitare al rispetto anche chi non è impegnato nella sua tutela;
in questo, lo hanno ribadito più volte, non si sentono assolutamente
da meno degli ambientalisti.
Su qualcosa però probabilmente si potrebbe essere tutti d’accordo:
sull’importanza delle iniziative che prossimamente l’Atc metterà
in campo, ci riferiamo in particolare alla su citata operazione di
bonifica che dovrebbe essere condotta nella zona della Salina
Grande, ma anche alla campagna di sensibilizzazione per i
cacciatori ed infine, ma non per ordine di importanza, alle giornate
ecologiche che, è bene ribadirlo, potrebbero iniziare a partire dal
prossimo mese di luglio e costituire un’ottima occasione per
conoscere da vicino la figura di chi è appassionato di caccia e le
loro iniziative di tutela dell’ambiente. (LdA - foto Italcaccia)
L’Occhio parlante 9
Ju-Jitsu
Alternativa alla violenza
S
fruttare la forza di un assalitore a proprio vantaggio. E’ questo
lo spirito del Ju-Jitsu, un’arte marziale completa ed accessibile
a tutti, che assicura soprattutto ai giovanissimi un’alternativa ai
falsi miti ispirati alla violenza con cui ci bombardano i mass
media. A parlarne è Giovanni Smiraglia , terzo dan, maestro e
tecnico federale dell’Associazione italiana Ju-Jitsu.
Quale è la filosofia del Ju-Jitsu?
Il Ju-Jitsu, il cui significato suona come “dolce arte” o “arte
della cedevolezza”, è un’arte marziale che si basa sull’idea
secondo cui l’armonia e la gentilezza possono controllare la
forza. A tali principi si ispira questa disciplina nell’applicazione
di tecniche di difesa atte a controllare la forza dell’assalitore a
danno dello stesso. In altri termini, il Jutsuka dimostra la propria
forza nell’approcciarsi con cedevolezza all’attacco subito, contro
il quale sferrerà una potente reazione. Ricca la storia della
disciplina, che è antichissima e la cui prima intuizione risale,
secondo la leggenda, al medico Shirobei Akiyama: questi, durante
un’abbondante nevicata, si soffermò ad osservare come i rami
di un salice si flettevano scaricando senza danno il peso della
neve che aveva spezzato i rami di alberi ben più robusti.
Oggi quale significato assume?
I principi sono gli stessi; un chiaro contesto etico è necessario
per evitare che lo spirito alla base del Ju Jitsu venga falsamente
interpretato. Quanto detto sinora può infatti essere pienamente
compreso ed applicato solo da quei Jutsuka che riescono a
perseguire e sviluppare parallelamente una corretta impostazione
etica.
E’ vero che si tratta di un’arte marziale completa?
Certamente si: le attività motorie coltivate nell’ambito dell’allenamento del Jutsuka impongono una preparazione fisica globale:
questi svilupperà, nel corso dell’allenamento, sia capacità di
reazione, riflessi e serenità interiore, che resistenza allo sforzo
e potenziamento della muscolatura. La pratica del Ju-Jitsu si
basa sullo studio di tecniche da difesa, suddivise in cinque settori
in base al grado di difficoltà ed alla filosofia di movimento.
Indichiamo come Settore A quello che si occupa dello studio delle
reazioni; come Settore B quello che studia le reazioni di squilibrio
e di sollevamento, Settore C per lo studio delle reazioni al dolore
provocate da torsioni e leve a carico delle strutture articolari;
il Settore D approfondisce le azioni da soffocamento, mentre il
Settore E si occupa di unire i principi contenuti nei settori
precedenti, mettendo a punto azioni complesse e combinate. Al
di là della parte puramente tecnica, c’è poi il riscontro agonistico,
in attività quali il “Duo Game”, ossia scambi coordinati di
tecniche di difesa libera altamente spettacolari, liberamente
sviluppate contro attacchi prefissati. Infine, il “Fightning System”
è un momento dell’attività agonistica del Jutsuka che lo mette a
confronto con altri atleti, in combattimenti che uniscono la tecnica
alla precisione e preparazione atletica: in due round da due
minuti ciascuno, i combattenti devono confrontarsi sia secondo
le regole del combattimento a distanza, con calci e pugni, che di
quello “in presa”, con la possibilità di applicare immobilizzazioni,
leve e strangolamenti. Dal punto di vista emotivo, è facile notare
come il Ju-Jitsu favorisca lo sviluppo di versatilità e prontezza
di riflessi, ma anche di capacità di valutare l’avversario e prendere
decisioni ed iniziative, oltre che di impostare l’autodifesa più
efficace in una data situazione.
10 L’Occhio parlante
Chi può praticarla?
Il Ju-Jitsu, per la varietà delle sue applicazioni, può essere
praticato da chiunque: uomini, donne, bambini e adulti.
Per quali fasce d’età è indicata?
Le fasce individuate a livello federale si suddividono in categorie:
gli atleti di età compresa tra i 6 ed i 12 anni appartengono alla
categoria “amatoriale”, mentre dai 13 ai 35 anni si può parlare
di “agonisti”.
Per chi abbia superato i 35 anni, sino a qualunque età, si aprono
le porte del Ju-Jitsu da “amatore”.
Ci sono controindicazioni? Se si, quali?
Ovviamente, si presume che chi si accinge a qualunque tipo di
attività fisica sia in buone condizioni generali di salute, e di solito
i centri sportivi richiedono, all’atto dell’iscrizione, un certificato
medico di idoneità all’attività fisica. In assenza di particolari
problematiche di natura muscolare e legamentosa, le controindicazioni sono pressoché inesistenti.
Quali prerogative sviluppa a livello fisico e psicologico?
La struttura fisica, come abbiamo già detto, guadagna in armonia
e scioltezza, oltre a sviluppare un notevole incremento della
potenza muscolare e della velocità di reazione.
Dal punto di vista psicologico, grandi sono i vantaggi per chi è
cresciuto praticando questa disciplina: egli ha infatti potuto
collocarsi da subito entro un ambito in cui si rispettano delle
regole ed esistono delle gerarchie e dei valori da rispettare;
accanto a queste qualità, non va trascurata la padronanza di sé
e delle proprie reazioni.
Esiste una rappresentativa jonica a livello agonistico?
Il Sud Italia vanta grandi successi a livello agonistico sul piano
nazionale ed internazionale: basti pensare che proprio di Taranto
è stato, sino a poco tempo fa, il preparatore tecnico della Nazionale
Italiana di Ju-Jitsu.
Così come, pure, il capoluogo Ionico ha espresso atleti di grandissimo livello, cito tra i tanti Luigi Maselli e Christian Ottomano,
che hanno raccolto diversi podi ai campionati mondiali ed europei,
oltre ad una infinita quantità di titoli italiani vinti da loro e da
numerosi altri atleti tarantini.
Un consiglio ai giovanissimi che si avvicinano a questa disciplina?
Consiglio di dedicarsi anima e corpo e di non scoraggiarsi alle
prime difficoltà: in cambio, negli anni vedranno il loro corpo
maturare e sbocciare, e si sentiranno più pronti e sereni per
affrontare la vita di tutti i giorni e le difficoltà che essa ci para
innanzi. (-)
da Amici di Maria De Filippi
ILIR SHAQIRI
Rigore, massima serietà nella direzione di una coreografia, sono
attributi che possono suonare strani accostati al nome di Ilir
Shaqiri. Abbiamo imparato a conoscerlo solo in quest’ultimo
anno, come assistente nei passi a due che hanno visto impegnati
i ragazzi dell’edizione di Amici di Maria De Filippi di quest’anno,
non perché non lo abbiamo giudicato un bravo ballerino, ma
perché a conquistarci è stata più che altro l’espressione dolcissima
di quegli occhi da infarto, diciamocelo.
Eppure vedendolo lavorare da vicino, sul palco del Castello
Aragonese, dove dirigeva la coreografia in suo onore, presentata
alla XVI edizione di “Danza tra Due Mari” rigore e massima
serietà sono gli unici attributi che vengono in mente. Poi la
sensazione si amplia e ciò che balza subito agli occhi è la massima
semplicità con cui questo ragazzo diplomato all’Accademia di
danza di Tirana e primo ballerino a soli vent’anni del Teatro
dell’Opera della capitale albanese riesce a gestire la propria
notorietà. Una notorietà esplosa in quest’ultimo anno grazie ad
“Amici”, il programma che Ilir considera suo portafortuna. Ilir
ci parla della sua carriera della sua vita e dei suoi sogni come chi
sia riuscito a raggiungere la meta o ne sia comunque molto vicino
in nome di quella dedizione assoluta che la danza richiede e che
porta ogni ballerino a definire, al di là delle massacranti ore di
prove, meraviglioso ogni momento di incontro con essa.
Parliamo anzitutto della tua
carriera. Come è iniziata?
Io ho avuto la fortuna di
avere due genitori primi
ballerini. All’età di dieci
anni, un po’ per passione,
un po’ perché erano stati
proprio i miei genitori a
scoprire in me doti da ballerino, dopo un’audizione sono entrato a far parte dell’Accademia
di Tirana, che ho terminato dopo otto anni di studio, quando
sono entrato a far parte del teatro dell’Opera di Tirana. Dopo
un paio d’anni già ero primo ballerino di quel teatro. Sucessivamente ho avuto diverse esperienze come ballerino classico nei
teatri di tutt’Europa ed infine nel dicembre del ’92 ho deciso di
rimanere in Italia per proseguire la mia carriera, che ha subìto
un passaggio dalla danza classica a quella moderna, soprattutto
per il fatto che la televisione italiana mi ha sempre affascinato.
Infatti già nel gennaio del ’93 ho fatto il primo provino per La
Corrida e sono stato scelto per far parte del corpo di ballo.
Successivamente ho lavorato con varie compagnie di danza. Poi
come ballerino e coreografo ho aperto una scuola di danza in
Sicilia, che poi ho dovuto abbandonare per motivi di lavoro. Ho
fatto parte dei corpi di ballo di Buona Domenica, di La sai
l’ultima? e di Saranno Famosi prima e nell’ultimo anno di Amici
di Maria De Filippi.
Questa notorietà è esplosa si può dire nell’ultimo anno. Quanto
ti ha cambiato la vita l’incontro con Maria De Filippi?
La notorietà è sicuramente dovuta a questo bellissimo programma
che ha avuto un grandissimo successo, ottenendo infatti il premio
come rivelazione dell’anno... è un programma seguito da una
fascia di età di giovanissimi. Sono i teen agers che vanno matti
per questa trasmissione perché racchiude un po’ le speranze di
tutti i giovani per diventare le future stelle della danza, del canto
e della recitazione. Perciò ho avuto tanto successo, com’è accaduto
anche per il mio amico Kledi e per altri ballerini. Devo dire che
Buona Domenica ha giocato un buon ruolo nella mia carriera,
però “Amici” rimane la trasmissione che mi ha portato fortuna.
Come gestisci questa improvvisa notorietà?
Con molta tranquillità con molto piacere, sono contento, non
credo ci sia altro da dire.
Anche tua moglie fa parte del mondo dello spettacolo; come vi
dividete tra vita pubblica e privata?
Per adesso ci dividiamo con un po’ di difficoltà, però il nostro
rapporto è fondato soprattutto sulla comprensione e quindi
sappiamo rispettare i nostri tempi, quando si lavora, si lavora,
quando si sta insieme, si sta insieme.
Il tuo rapporto con la danza?
Meraviglioso.
Il tuo sogno nel cassetto?
Continuare su questa strada.
Programmi futuri?
Sicuramente farò parte nuovamente del cast di Amici del prossimo
anno, con la speranza di riuscire a partecipare non solo come
ballerino , ma anche come assistente, e perché no come insegnante
di qualche disciplina, tipo passo a due nel classico. Se ne sta in
verità già parlando, ma non c’è nulla ancora di definito, mi
auguro che tutto vada per il meglio. (LdA)
L’Occhio parlante 11
a cura del Geom. Pasquale Valente
Amministratore di Condominio (associato ANACI)
E’ possibile l’appoggio di una canna fumaria sul muro comune
ad uso eslusivo di un solo condomino?
Possono configurarsi situazioni differenti che impongono soluzioni
contrastanti. L’appoggio di una canna fumaria al muro comune
da parte di un condomino non è infatti in assoluto vietata, poichè
può rientrare nelle facoltà d’uso che l’art. 1102 c.c. concede ad
ogni condomino. Tali facoltà sono però legittime solo se esplicate
nei limiti predisposti dalla legge, cioè con l’astensione da ogni
alterazione del bene comune e conservando la possibilità dell’uso
di esso da parte di ogni altro condomino nell’ambito del suo
diritto (Cassazione 21/5/1976). Sulla base di queste ineccepibili
osservazioni la giurisprudenza ha ritenuto illegittimo l’appoggio
al muro comune di una canna fumaria che, per dimensioni o
ubicazione, riduca in modo apprezzabile la visuale di cui godono
gli altri condomini (Cassazione 8/4/1977). La nuova opera non
deve naturalmente pregiudicare nemmeno il decoro architettonico
dello stabile o, peggio ancora, compromettere la stabilità del
muro con conseguente pericolo di crolli, nè produrre intollerabili
immissioni di fumo, calore o esalazioni nelle proprietà di altri
condomini. Con il rispetto di tutte queste, tra l’altro, ovvie
condizioni, l’appoggio di una canna fumaria deve ritenersi
consentito e non richiede alcun consenso dell’assemblea.
Come trasformare l’impianto di riscaldamento centralizzato in
impianti unifamiliari?
La necessità del disinquinamento nelle città e il risparmio
energetico sono ormai problemi che incalzano. Anche il modificarsi
delle abitudini della collettività ha portato a un sempre maggior
numero di condomini che richiedono, prima nelle assemblee, poi
ai giudici, la possibilità di staccarsi dall’impianto di riscaldamento
centrale per disporre nel proprio appartamento un impianto di
riscaldamento singolo. Il legislatore si è fatto sempre più attento
a questo problema e il 9 Gennaio 1991 con la legge n. 10 ha
rivoluzionato quanto sembrava inamovibile e inattuabile per la
riduzione di un impianto di riscaldamento centralizzato a una
pluralità di impianti autonomi, modificando la norma che richie-
deva la totalità dei consensi. La legge n. 10 del 9 Gennaio 1991
sancisce che: quando dalla totalità dei proprietari della centrale
termica vi sono tanti condomini consenzienti alla trasformazione
di essa in impianti singoli, che rappresentino 500 millesimi, tale
trasformazione si può realizzare. La minoranza dissenziente a
tale trasformazione rimarrà soccombente e la centrale termica
verrà disattivata.
Che posizione legittima ha in assemblea chi si astiene dal votare?
Il fatto che un condomino ritenga di non dover esprimere il suo
voto vuol dire che egli non è contrario alla delibera, ma semplicemente non interessato. Per verificare quindi se una delibera
abbia o non abbia ottenuto la maggioranza necessaria alla sua
approvazione non bisogna tener conto del numero e delle quote
degli astenuti. Altri pur insigni autori basandosi sulle parole
della Legge (art. 1136 c.c. II comma) che dice “sono valide le
deliberazioni approvate con un numero di voti che rappresenti
la maggioranza degli intervenuti”, affermano invece decisamente
che chi si astiene è come se avesse votato contro. Ritengo che
sia da condividere la prima corrente di pensiero e che la frase
“maggioranza degli intervenuti”, portata a sostegno della seconda
teoria, vada intesa nel senso di maggioranza degli intervenuti
alla votazione. L’astenuto non deve quindi essere considerato
alla stregua del dissenziente. La sua posizione non è però completamente assimilabile a quella dell’assente, dal momento che
solo quest’ultimo può impugnare una delibera annullabile: tale
facoltà non è infatti concessa all’astenuto che può solo impugnare
le delibere nulle (Cassazione 25/7/1978).
Per sottoporre le vostre domande all’Amministratore potete
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FLASH
Notizie in breve
UNIVERSITA’
Giovanni Girone rieletto Rettore dell’Università di Bari. La rielezione di
Giovanni Girone, a Rettore dell’Università di Bari, è stata plebiscitaria.
Oltre il 71% dei consensi (è da record
il numero degli elettori registrato ieri
al termine delle votazioni), ha dato il
via al suo secondo mandato. Questi i
numeri delle elezioni: su 1823 aventi
diritto ha votato l’87,27%; Girone
1132 voti - 71, 16%; Giorgio Assennato
336 voti - il 21,11%; Schede bianche
e nulle 7,73%.
PROVINCIA DI TARANTO
La Consigliera di Parità Perla Suma
rende noto che avranno inizio nella
città di Taranto il 30 Giugno 2003 corsi
di formazione rivolti esclusivamente
a donne maggiorenni e residenti nella
regione Puglia in cerca di prima occupazione o di reinserimento nel mercato
del lavoro. Le iniziative sono interamente finanziate dal Fondo Sociale
Europeo, dal Fondo di Rotazione e
dalla Regione Puglia e sono state promosse nell’ambito dei P.O.R. PUGLIA
2000-2006 Asse III, Misura 3.14 Azione b, Promozione della Partecipazione
femminile al mercato del Lavoro. Gli
interventi formativi saranno curati dagli
Enti promotori: società ASSFORMEZ
e KEI finalizzati all’acquisizione delle
competenze di base e specialistiche
per la creazione di nuova imprenditorialità in forma singola e associata nelle
figure professionali di Imprenditrice
E-Commerce, Web Surfer, Esperta di
Editoria on Line.
I corsi sono interamente gratuiti ed è
prevista, per le allieve, un’indennità
oraria di frequenza.
ASSINDUSTRIA
TARANTO
Importante riconoscimento per il presidente della Sezione Costruttori Edili
dell’Assindustria di Taranto Fabrizio
Nardoni. L’assemblea dell’Ance Nazionale, l’Associazione Costruttori
Edili, lo ha nominato componente della Giunta Nazionale nel corso dell’assemblea convocata per il rinnovo dei
vertici all’interno della struttura, alla
quale ha preso parte, fra gli altri, il
Ministro delle Infrastrutture e Trasporti
Pietro Lunardi.
E’ stati istituito un premio di tesi,
finanziato dal Senatore Giovanni
Battafarano, riservato ai candidati
in possesso di laurea o diploma
universitario, finalizzato alla valorizzazione e allo studio del territorio
della Provincia di Taranto. Il premio
di tesi ammonta a Euro1.000,00
(mille/00). La Commissione esaminatrice è costituita dal Prof. Sebastio
(Presidente), Prof. Labanca, Prof.
Capra, Prof. Tursi, Avv. Albanese.
La premiazione avverrà il 19 Dicembre 2003. Per l’ammissione alla
selezione è richiesto il possesso dei
seguenti requisiti: 1) laurea o diploma universitario; 2) l’argomento
della tesi di Laurea deve consistere
in uno studio su aspetti significativi
della realtà ionica; 3) La tesi deve
essere stata discussa dopo il
1.1.2000 e non oltre il 15 Novembre
2003.
Le domande di ammissione al premio, redatte in carta semplice e
indirizzate a: “Sen.Giovanni Battafarano Via Capotagliata,18 - 74100
Taranto”, per inoltro diretto o a
mezzo servizio postale non oltre il
15 Novembre 2003.
Alla domanda di ammissione deve
essere allegata: 1) copia della tesi
su supporto informatico; 2) abstract
della tesi (max 3 cartelle) su supporto informatico; 3) certificato di
laurea in carta semplice; 4) fotocopia documento identità.
Informazioni possono essere richieste presso la segreteria tecnica chiedendo di Domenico Mosca, Giuseppe Mellone, Gianni Scarpetti.
Tel.0994777005
Fax 0994777001
e-mail : [email protected]
MANDURIA
Dal 23 Giugno 2003 fino al 31 Ottobre
2003, è operativo nel Comune di Manduria (Via XX Settembre n. 24) un
punto di informazione ed assistenza
ai contribuenti, attivato dall’Amministrazione comunale grazie ad un protocollo di intesa sottoscritto dal Sindaco
Antonio Calò e dalla Dr.ssa Rossella
Fischetti, Dirigente dell’Agenzia delle
Entrate di Taranto. Questi i servizi
assicurati (nei giorni e negli orari di
apertura al pubblico degli uffici comunali): Informazione sulla compilazione
delle dichiarazioni dei redditi a tutti i
soggetti interessati; Compilazione delle
dichiarazioni dei redditi a persone fisiche; Trasmissione telematica delle
dichiarazioni dei redditi delle persone
fisiche. Vantaggi per i cittadini: Totale
gratuità dei servizi; Riduzione degli
errori di compilazione; Controllo immediato delle dichiarazioni; Certezza
dell’avvenuta presentazione della dichiarazione; Possibilità di presentazione fino al 31 Ottobre 2003.
Oltre agli utenti di Manduria, potenziali
fruitori anche i cittadini dei limitrofi
Comuni di Avetrana, Fragagnano,
Lizzano, Maruggio, San Marzano di
San Giuseppe, Sava, Torricella, nonchè
i professionisti del settore, quali Dottori
e ragionieri Commercialisti, Tributaristi, Centri di Assistenza Fiscale e Consulenti in genere.
LIZZANO
Nell’ambito della suggestiva cornice
dei Giardini Virgilio a Taranto, si è
tenuto, alla presenze di numerose
autorità istituzionali della Città di
Taranto e Provincia, la “Notte delle
Stelle” Premio Internazionale Città
di Taranto, organizzato dall’emittente
televisiva Blustar. Da quando il premio “Notte delle Stelle” è stato istituito, ogni anno viene riproposto con
novità sempre più interessanti e da
circa due anni è anche divenuto premio internazionale. I premi che sono
stati assegnati hanno coinvolto differenti personalità che si sono distinte nel campo dello spettacolo, della
politica, dello sport e dell’industria.
Uno dei premi era riservato ad un
Comune di una delle cinque province
pugliesi e per questa edizione è stato
scelto il Comune di Lizzano (nella
foto la premiazione) poiché si è distinto per aver promosso in ogni
ambito e sede il proprio territorio
con le sue tradizioni, la sua cultura
e soprattutto i suoi prodotti tipici,
come il vino. Nel corso della serata
ci sono stati momenti di alto spettacolo, animato dalla cantante Rita
Forte, dall’imitatrice Manuela Aureli
e dall’ex Miss Italia Arianna David,
tutto coordinato e condotto dal presentatore di Blustar Tv Lello Orzella.
APT
L’analisi del movimento ricettivo dei primi quattro mesi dell’anno nella relazione che Bruno Marciante, Vicepresidente dell’Apt, ha svolto nell’ultima
riunione del Consiglio di Amministrazione dell’azienda, riunitosi anche per esaminare alcuni argomenti riguardanti il bilancio dell’anno in corso è
complessivamente positiva e può considerarsi di buon auspicio per l’imminente stagione estiva, alla luce anche del notevole numero di richieste di informazioni
pervenute all’Apt e per il sensibile potenziamento delle strutture ricettive (sia pure concentrate al momento lungo la costa occidentale jonica) che hanno
recato un significativo aumento nella qualità dei servizi e attrezzature. I dati del quadrimestre evidenziano nel loro complesso un aumento del 7,66% negli
arrivi e dell’ 11,24% nei pernottamenti, con una consistente lievitazione degli italiani (dell’ 8,50% negli arrivi e del 13,85 nelle presenze) e un lievissimo
calo nella componente straniera (dello 0,20% negli arrivi e dell’1,44% nei pernottamenti). Un risultato che è in controtendenza rispetto al quadro generale
del turismo italiano, in cui si registra una pesante caduta del movimento proveniente dall’estero, determinato dalle ripercussioni del conflitto iracheno, dalla
paura per la polmonite atipica e dalla crisi economica che interessa ormai moltissimi Paesi, europei e non, e che si ripercuote inevitabilmente sulla spesa
destinata alle vacanze.
E’ stato tuttavia osservato che i favorevoli riscontri della primavera devono potere rappresentare una spinta ulteriore per affrontare in maniera più adeguata
i flussi dei vacanzieri nel corso dei mesi di luglio e agosto, e per fare ciò è auspicabile un progetto strategico di sviluppo del territorio, più volte invocato,
annunciato in più occasioni, ma mai realizzato.
I problemi sono molti e necessitano di un coordinamento soprattutto nel campo dei servizi, nell’organizzazione del calendario delle manifestazioni, spesso
concomitanti e in concorrenza l’una con l’altra, e che andrebbero, invece, promosse, coordinate e reclamizzate per tempo anche per costituire un ulteriore
e incisivo richiamo, senza ovviamente trascurare la promozione più generale del territorio che è spesso all’insegna del “fai da te” e comunque priva di una
continuità e di un livello capace di attrarre gli interessi dei flussi turistici, italiani e stranieri.
In tale ambito di concertazione e coordinamento, ha rilevato il Consiglio, deve rientrare anche un modello di sviluppo del turismo per il periodo di bassa
stagione, che può recare un grosso vantaggio alle aziende ricettive, della ristorazione, dei trasporti, ecc. e all’economia in genere, traendo beneficio dalla
predisposizione e promozione di “pacchetti” con il soggiorno e una serie di visite alle risorse artistico-monumentali, eventi, ecc. In tal senso, un significativo
apporto può venire, almeno fino al prossimo 30 ottobre, dalla Mostra su Leonardo, una manifestazione che può fungere da sollecitazione anche per quanti
desiderano giungere nella nostra provincia in un periodo dell’anno meno affollato rispetto ai tradizionali mesi estivi e i dati positivi dei visitatori nei primi
giorni di apertura della rassegna indicano che quello delle iniziative
culturali è un percorso che va consolidato, disponendo il nostro
territorio di risorse artistiche e archeologiche che meritano di
ITALIANI
STRANIERI
TOTALE
essere valorizzate e fatte conoscere ulteriormente, con specifiche
arrivi presenze
arrivi presenze
arrivi presenze
esposizioni. Un comparto che cresce, quindi, e che per il futuro
lascia intravedere molti positivi segnali, legati ad un’offerta sempre
2002
40,603 106.314
5.827 21.870
46.340 128.184
più ampia e di qualità, ma che può fornire dati più favorevoli se
da parte di tutti si creano e si consolidano le volontà e le condizioni
2003
44.052 121.043
5.839 21.554
48.891 142.597
per realizzare un progetto comune, coniugando le tante risorse
del territorio con una forte presenza promozionale nelle sedi in
+ 3.449 + 14.729
- 12 - 316
+ 3.551 + 14.413
cui i tour operators orientano le scelte dell’utenza turistica, senza
tuttavia trascurare altri segmenti e nicchie di mercato che possono
+ 8,50% + 13,85%
- 0,20% - 1,44%
+ 7,66% + 11,44%
rafforzare il già efficace e confortante e crescente apporto del
turismo all’economia jonica.
14 L’Occhio parlante
TARANTO
Presieduta dal Sindaco Rossana Di Bello, la Giunta comunale ha
approvato il 9 Giugno 2003 il progetto di ristrutturazione, riqualificazione e riuso funzionale del Mercato coperto, da destinare
a teatro dell’innovazione. Al finanziamento dell’opera - per la
quale è prevista una spesa complessiva di 4.451.868 euro - si
provvederà mediante risorse U.E. disponibili nell’ambito del
P.I.C. Urban II - Comune di Taranto, Asse 1 - Misura 1.1 per la
“qualificazione di immobili pubblici, anche da concedere in uso
a privati, per finalità economiche, produttive, culturali e sociali”.
Il progetto prevede una parziale trasformazione dell’immobile,
che vedrà la realizzazione in una metà del cortile interno, in stretta
connessione con l’intera area, di una struttura teatrale con una
disponibilità di 500 posti e con un palcoscenico che si proietta
nell’area del pubblico per un più diretto coinvolgimento degli
spettatori; dotato di attrezzature d’avanguardia, il teatro consentirà
la messa in scena di ogni tipo di spettacolo con ottimi risultati
tecnici. Al piano terra, oltre ai servizi e alle aree di rappresentanza
del teatro, saranno recuperati 19 locali commerciali, alcuni dei
quali potranno affacciarsi sulla piazzetta interna, mentre al piano
superiore, oltre agli spazi direttamente connessi con il teatro, si
realizzerà una serie di ambienti che avranno funzione di scuolalaboratorio per varie attività culturali (danza, canto, recitazione
ecc.) e potranno essere destinati a sede di associazioni teatrali e
culturali. Per quanto attiene ai resti archeologici, la progettazione
ha tenuto conto del parere della Soprintendenza ed ha quindi
escluso ogni manomissione del suolo.
L'Oroscopo
ARIETE
(21 marzo - 20 aprile)
LEONE
Straordinaria ricarica di energie. Forza
di recupero per affrontare le emergenze. Lealtà e sincerità sono la propria
forza. Nel lavoro si raccoglieranno
dimostrazioni di stima.
TORO
(21 aprile - 20 maggio)
VERGINE
Molta ricchezza di idee nel lavoro: si
imporranno i propri punti di vista.
Vivacità e intensità nei rapporti interpersonali. Incontri in armonia con gli
altri. Clima frizzante in amore.
GEMELLI
(21 maggio - 21 giugno)
BILANCIA
Grande laboriosità: impegni su tutti i
fronti. Periodo sovaffollato: incontri,
scambi, problemi lavorativi da risolvere con tempismo. Grinta e lucidità
mentale sono armi vincenti. Appoggiare chi si ama.
(23 luglio - 23 agosto)
di Picius
SAGITTARIO (23 novembre - 21 dicembre)
Giornate dinamiche con una straordinaria capacità di ricarica. Qualche
freno alla voglia di cose nuove: la
famiglia chiede più impegno. Compromessi per difendere l’armonia.
Lavoro interiore. Trasformazione è la
parola d’ordine. Movimento che rende
dinamici e propositivi, anche nella professione. Idee preziose e ingegnose soluzioni. Sicurezza vicino a chi si ama.
(24 agosto - 22 settembre)
CAPRICORNO (22 dicembre - 20 gennaio)
Contatti umani assidui e ricchi di sfumature. Sensibilità e capacità di leggere tra le righe: il sesto senso fa
superare le apparenze. Scambio amoroso intenso.
Concretizzare le iniziative: non disperdersi in progetti astratti. Dialogo amoroso ricco di spunti e ravvivato da interessi comuni. Temporali di passaggio.
Novità bellissime per le finanze.
(23 settembre - 22 ottobre)
ACQUARIO (21 gennaio - 19 febbraio)
Voglia di comunicare e di cambiare:
non chiudersi nella routine. Nal lavoro
conciliare posizioni conflittuali. Molta
laboriosità: scopi pratici ed immediati.
Incassi non previsti.
Molte forze da canalizzare: la sovrabbondanza potrebbe ritardare la relizzazione di ciò che si ha in mente.
Qualche nostalgia. Armonia familiare
da difendere. In amore equilibrio.
(23 ottobre - 22 novembre)
CANCRO
(22 giugno - 22 luglio)
Iniziative vincenti e ottima forma psicofisica. Periodo interessante: viaggi
e contatti.Si amplieranno gli orizzonti
nel lavoro. Favorite le attività artistiche. In amore tutto ok.
SCORPIONE
Ci si sente carichi e con una voglia di
allargare gli orizzonti, di raccogliere
i frutti di quello che si è seminato.
Non avere fretta di chiudere i conti.
In amore e nei rapporti umani lealtà
in primo piano. Guadagni in vista.
PESCI
(20 febbraio - 20 marzo)
Incoraggiamento a osare. Voglia di
comunicare in profondità: assecondare
e scoprire nuove sintonie. La forza di
carattere aiuta a vincere una battaglia
lavorativa. Dolcezza e sorrisi in amore.
APERTO LA DOMENICA MATTINA
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