Notiziario mensile dell’Arcidiocesi di Benevento - Ufficio Diocesano Comunicazioni Sociali - Anno II - N° 16 Dicembre 2008 CEI Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato alle pagine 2-5 DOCUMENTI I ministeri nella Chiesa: ministero straordinario della Comunione alle pagine 6-7 TESTIMONIANZE Al seminario di Benevento la figlia di Walter Tobagi a pagina 13 ACCOGLIAMO CON STUPORE IL MISTERO DELLA PAROLA FATTA CARNE Messaggio natalizio alla Chiesa Beneventana di Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Andrea Mugione Salvatore che è il Messia, Signore" (Lc 2, 10-11). GESÙ: PAROLA FATTA CARNE 1. L’Evangelista Luca, con una narrazione sobria e solenne al tempo stesso, ci invita a contemplare e Carissimi, ad accogliere il mistero della Parola fatta carne. formulo a tutti voi il mio augurio di Buon L’angelo del Signore lo comunica ai pastori: “queNatale e sereno Anno nuovo. Con le medesime sto per voi il segno: troverete un bambino avvolto parole dell'Angelo vi annuncio una grande gioia in fasce che giace in una mangiatoia”. che sarà di tutto il popolo: oggi è nato per voi un • continua alle pagine 8, 9 e 10 ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16 2 Pagina MESSAGGIO PER LA GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO - 18 GENNAIO 2009 SAN PAOLO MIGRANTE, APOSTOLO DELLE GENTI C “NON PIÙ STRANIERI NÉ OSPITI MA DELLA FAMIGLIA DI DIO” ari fratelli e sorelle, quest’anno il Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato ha come tema: “San Paolo migrante, Apostolo delle genti”, e prende spunto dalla felice coincidenza dell’Anno Giubilare da me indetto in onore dell’Apostolo in occasione del bimillenario della sua nascita. La predicazione e l’opera di mediazione fra le diverse culture e il Vangelo, operata da Paolo “migrante per vocazione”, costituiscono in effetti un significativo punto di riferimento anche per chi si trova coinvolto nel movimento migratorio contemporaneo. Nato in una famiglia di ebrei emigrati a Tarso di Cilicia, Saulo venne educato nella lingua e nella cultura ebraica ed ellenistica, valorizzando il contesto culturale romano. Dopo che sulla via di Damasco avvenne il suo incontro con Cristo (cfr Gal 1,13-16), egli, pur non rinnegando le proprie “tradizioni” e nutrendo stima e gratitudine verso il Giudaismo e la Legge (cfr Rm 9,1-5; 10,1; 2 Cor 11,22; Gal 1,13-14; Fil 3,3-6), senza esitazioni e ripensamenti si dedicò alla nuova missione con coraggio ed entusiasmo, docile al comando del Signore: “Ti manderò lontano, tra i pagani” (At 22,21). La sua esistenza cambiò radicalmente (cfr Fil 3,7-11): per lui Gesù divenne la ragion d’essere e il motivo ispiratore dell’impegno apostolico a servizio del Vangelo. Da persecutore dei cristiani si tramutò in apostolo di Cristo. Guidato dallo Spirito Santo, si prodigò senza riserve, perché fosse annunciato a tutti, senza distinzione di nazionalità e di cultura, il Vangelo che è “potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco” (Rm 1,16). Nei suoi viaggi apostolici, nonostante ripetute opposizioni, proclamava dapprima il Vangelo nelle sinagoghe, accordando attenzione innanzitutto ai suoi connazionali in diaspora (cfr At 18,4-6). Se da essi veniva rifiutato, si rivolgeva ai pagani, facendosi autentico “missionario dei migranti”, migrante lui stesso e itinerante ambasciatore di Gesù Cristo, per invitare ogni persona a diventare, nel Figlio di Dio, «nuova creatura” (2 Cor 5,17). La proclamazione del kerygma gli fece attraversare i mari del Vicino Oriente e percorrere le strade dell’Europa, fino a giungere a Roma. Partì da Antiochia, dove il Vangelo fu annunciato a popolazioni non appartenenti al Giudaismo, e i discepoli di Gesù per la prima volta furono chiamati “cristiani” (cfr At 11,20.26). La sua vita e la sua predicazione furono interamente orientate a far conoscere e amare Gesù da tutti, perché in Lui tutti i popoli sono chiamati a diventare un solo popolo. Questa è, anche al presente, nell’era della globalizzazione, la missione della Chiesa e di ogni battezzato; missione che con ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16 Pagina attenta sollecitudine pastorale si dirige pure al variegato universo dei migranti - studenti fuori sede, immigrati, rifugiati, profughi, sfollati - includendo coloro che sono vittime delle schiavitù moderne, come ad esempio nella tratta degli esseri umani. Anche oggi va proposto il messaggio della salvezza con lo stesso atteggiamento dell’Apostolo delle genti, tenendo conto delle diverse situazioni sociali e culturali, e delle particolari difficoltà di ciascuno in conseguenza della condizione di migrante e di itinerante. Formulo l’auspicio che ogni comunità cristiana possa nutrire il medesimo fervore apostolico di san Paolo che, pur di annunciare a tutti l’amore salvifico del Padre (Rm 8,15-16; Gal 4,6) per “guadagnarne il maggior numero a Cristo» (1 Cor 9,19) si fece “debole con i deboli ... tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno» (1 Cor 9,22). Il suo esempio sia anche per noi di stimolo a farci solidali con questi nostri fratelli e sorelle e a promuovere, in ogni parte del mondo e con ogni mezzo, la pacifica convivenza fra etnie, culture e religioni diverse. Ma quale fu il segreto dell’Apostolo delle genti? Lo zelo missionario e la foga del lottatore, che lo contraddistinsero, scaturivano dal fatto che egli, “conquistato da Cristo” (Fil 3,12), restò a Lui così intimamente unito da sentirsi partecipe della sua stessa vita, attraverso “la comunione con le sue sofferenze» (Fil 3,10; cfr anche Rm 8,17; 2Cor 4,8- 12; Col 1, 24). Qui è la sorgente dell’ardore apostolico di san Paolo, il quale racconta: “Colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio 3 perché lo annunziassi in mezzo ai pagani” (Gal 1,15-16; cfr anche Rm 15,15-16). Con Cristo si sentì “con-crocifisso”, tanto da poter affermare: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). E nessuna difficoltà gli impedì di proseguire nella sua coraggiosa azione evangelizzatrice in città cosmopolite come Roma e Corinto che, in quel tempo, erano popolate da un mosaico di etnie e di culture. Leggendo gli Atti degli Apostoli e le Lettere che Paolo rivolge a vari destinatari, si coglie un modello di Chiesa non esclusiva, bensì aperta a tutti, formata da credenti senza distinzioni di cultura e di razza: ogni battezzato è, in effetti, membro vivo dell’unico Corpo di Cristo. In tale ottica, la solidarietà fraterna, che si traduce in gesti quotidiani di condivisione, di compartecipazione e di sollecitudine gioiosa verso gli altri, acquista un rilievo singolare. Non è tuttavia possibile realizzare questa dimensione di fraterna accoglienza vicendevole, insegna sempre san Paolo, senza la disponibilità all’ascolto e all’accoglienza della Parola predicata e praticata (cfr 1 Ts 1,6), Parola che sollecita tutti all’imitazione di Cristo (cfr Ef 5,1-2) nell’imitazione dell’Apostolo (cfr 1 Cor 11,1). E pertanto, più la comunità è unita a Cristo, più diviene sollecita nei confronti del prossimo, rifuggendo il giudizio, il disprezzo e lo scandalo, e aprendosi all’accoglienza reciproca (cfr Rm 14,1-3; 15, 7). Conformati a Cristo, i credenti si sentono in Lui “fratelli”, ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16 4 Pagina figli dello stesso Padre (Rm 8,1416; Gal 3,26; 4,6). Questo tesoro di fratellanza li rende “premurosi nell’ospitalità” (Rm 12,13), che è figlia primogenita dell’agape (cfr 1 Tim 3,2; 5,10; Tt 1,8; Fm 17). Si realizza in tal modo la promessa del Signore: “Io vi accoglierò e sarò per voi come un padre e voi mi sarete come figli e figlie” (2 Cor 6,17-18). Se di questo siamo consapevoli, come non farci carico di quanti, in particolare fra rifugiati e profughi, si trovano in condizioni difficili e disagiate? Come non andare incontro alle necessità di chi è di fatto più debole e indifeso, segnato da precarietà e da insicurezza, emarginato, spesso escluso dalla società? A loro va data prioritaria attenzione poiché, parafrasando un noto testo paolino, “Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nesDOCUMENTI sun uomo possa gloriarsi davanti a Dio” (1 Cor 1,27-29). Cari fratelli e sorelle, la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che si celebrerà il 18 gennaio 2009, sia per tutti uno stimolo a vivere in pienezza l’amore fraterno senza distinzioni di sorta e senza discriminazioni, nella convinzione che è nostro prossimo chiunque ha bisogno di noi e noi possiamo aiutarlo (cfr Deus caritas est, n. 15). L’insegnamento e l’esempio di san Paolo, umile-grande Apostolo e UFFICIO PASTORALE Pronto il nuovo sussidio per il Natale 2008 Uno degli obiettivi prioritari stabiliti nelle Linee di programmazione diocesana :“Chiesa, casa e scuola di comunione” è quello di divulgare, far conoscere e utilizzare sempre più la Parola di Dio, riscoprendone il valore e la forza. A tale scopo si pensò di prevedere l’elaborazione di sussidi per la preghiera nei tempi forti dell’anno liturgico da distribuire a tutte le parrocchie. Con la Novena di Natale inizia così la serie di opuscoli, intitolati “Sussidi pastorali”, la cui stesura sarà curata dall’Ufficio Pastorale Diocesano. Si tratta di un modo concreto per dare sempre più importanza alla Parola di Dio e proporre una linea comune a tutte le parrocchie. Infatti lo scopo della pubblicazione di tali sussidi è anche quello di fare in modo che in tutte le parrocchie dell’arcidiocesi, durante la novena di natale, così come negli altri tempi forti dell’anno liturgico, si preghi utilizzando lo stesso sussidio. L’uso del libretto sarà dunque un importante segno di comunione e condivisione. Il presente sussidio è strutturato in modo semplice, per ogni giorno è previsto il commento al Vangelo, a cura di mons. Alessandro Pilla, Prefetto dello Studio Teologico dell’arcidiocesi di Benevento, la recita delle strofe di una novena ripresa dalla tradizione popolare delle nostre terre sannite e la preghiera alla Vergine Maria e San Giuseppe. ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16 Pagina migrante, evangelizzatore di popoli e culture, ci sproni a comprendere che l’esercizio della carità costituisce il culmine e la sintesi dell’intera vita cristiana. Il comandamento dell’amore - noi lo sappiamo bene - si alimenta quando i discepoli di Cristo partecipano uniti alla mensa della Eucaristia che è, per eccellenza, il Sacramento della fraternità e dell’amore. E come Gesù nel Cenacolo, al dono dell’Eucaristia unì il comandamento nuovo dell’amore fraterno, così i suoi “amici”, seguendo le orme di Cristo, che si è fatto “servo” dell’umanità, e sostenuti dalla sua Grazia, non possono non... dedicarsi al servizio vicendevole, facendosi carico gli uni degli altri secondo quanto lo stesso san Paolo raccomanda: “Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo” (Gal 6,2). Solo in questo modo cresce l’amore tra i credenti e verso tutti (cfr 1 Ts 3,12). Cari fratelli e sorelle, non stanchiamoci di proclamare e testimoniare questa “Buona Novella” con entusiasmo, senza paura e risparmio di energie! Nell’amore è condensato l’intero messaggio evangelico e gli autentici discepoli di Cristo si riconosco- 5 no dal mutuo loro amarsi e dalla loro accoglienza verso tutti. Ci ottenga questo dono l’Apostolo Paolo e specialmente Maria, Madre dell’accoglienza e dell’amore. Mentre invoco la protezione divina su quanti sono impegnati nell’aiutare i migranti e, più in generale, sul vasto mondo dell’emigrazione, assicuro per ciascuno un costante ricordo nella preghiera ed imparto con affetto a tutti la Benedizione Apostolica. Da Castel Gandolfo, 24 agosto 2008 BENEDETTO XVI NOTIZIE Pubblicato il dossier regionale 2008 sulle povertà in tutto il territorio campano «C’è una povertà che colpisce soprattutto le famiglie, anche quelle che fino ad oggi avevano un certo reddito con cui riuscivano a vivere. La constatazione della presenza di numerose famiglie che non riescono ad arrivare neanche alla seconda settimana, sottolinea che il problema è grave e drammatico e va oltre la pura assistenza». Queste le riflessioni da cui è partito il Presidente della Conferenza Episcopale campana, cardinale Crescenzio Sepe, per lanciare un appello all’impegno di tutti: «Certo la Chiesa si deve far carico di questa realtà, perché di fronte a questa emergenza venga scosso ciascuno di noi. Ma il problema vero è quello della politica del lavoro e soprattutto della politica di sostegno alla famiglia, che riguarda il sostegno per lo studio e la formazione, l’infanzia e gli anziani, gli interventi per il tempo libero, in particolare l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Non sono delle pretese, sono parte integrante dei diritti della persona umana, la quale persona umana, chiunque essa sia, va rispettata nella sua dignità». La ricerca è stata presentata dal Delegato Regionale Caritas Campania, sac. Carmine Giudici, e dal coordinatore del Dossier Povertà-Caritas-Campania, Ciro Grassini. Un raffronto tra la situazione regionale e quella nazionale è stata curata dal sociologo della Caritas Italiana, Walter Nanni, e dal docente di Teologia Pastorale presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sac. Antonio Mastantuono. I lavori sono stati moderati dal Caporedattore Rai di Napoli, Massimo Milone. I dati del Dossier, frutto del rilevamento dei servizi erogati da 28 Centri di Ascolto Caritas della regione nell’anno 2007, sono presentati anche sul sito della Delegazione regionale Caritas www.caritascampania.it e sul portale del Terzo Settore in Campania www.segnideitempi.it ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16 6 Pagina DOCUMENTI I MINISTERI NELLA CHIESA: MINISTERO STRAORDINARIO DELLA COMUNIONE L’ Ufficio Liturgico Diocesano, accogliendo varie richieste e segnalazioni da parte di diversi sacerdoti, religiosi, religiose e laici, intende fornire, con una serie di articoli, alcune chiarificazioni sulla vita liturgicocelebrativa della Chiesa diocesana. Si inizierà con una serie di riflessioni sui Ministeri nella Chiesa. Una premessa risulta necessaria anzitutto sulla terminologia. Le parole “Ministero” e “Ministro” nella Chiesa assumono un significato diverso da quello comune. Mentre, ad esempio, nell’ambito politicosociale i termini indicano un posto di potere, nella Chiesa essi indicano un servizio, così come ci viene insegnato dallo stesso Cristo Gesù che “non venne per essere servito ma per servire” e quindi per svolgere un vero e proprio Ministero. La Chiesa definisce tre tipi di ministeri: ordinati (l’Episcopato, il Presbiterato e il Diaconato); istituiti, detti anche laicali (l’Accolitato e il Lettorato) e di fatto, cioè conferiti una tantum per concrete esigenze delle Chiese locali. Il Ministero straordinario della Comunione, che è il primo ad essere preso in esame, rientra tra i Ministeri di fatto. La terminologia stessa aiuta a capire che non si tratta di qualcosa di fisso o che dura per tutta la vita, ma di qualcosa che appunto è straordinaria. Per cui, l’ideale nella Chiesa è puntare alle cose stabili e non a quelle straordina- rie, altrimenti si corre il rischio di cedere alla tentazione della fretta e quindi della conseguente scarsa formazione. Per realtà stabili si intendono i Ministeri istituiti oppure ordinati. In altri termini, nelle comunità dove vi sono vere esigenze pastorali, non si può assolutamente “vivere” di Ministri straordinari della Comunione, ma bisogna puntare sui Diaconi o sugli Accoliti. Qual è, dunque, la natura del Ministro straordinario della Comunione e quali sono le sue funzioni? Dal punto di vista storico e liturgico, si può rintracciare una origine di questo Ministero fin dal II secolo d. C. Accadeva, infatti, che erano gli stessi fedeli laici a custodire presso di loro l’Eucaristia per poterla portare in forma di Viatico ai fratelli infermi o in imminente pericolo di morte. Si trattava chiaramente di una necessità che va letta nel preciso periodo storico contingente segnato da notevoli difficoltà e persecuzioni. Il Ministero straordinario di fatto nasce in questo contesto, anche se non presenta forme istituzionalizzate. All’origine ha, dunque, uno scopo ben preciso: portare la Comunione agli infermi o a chi si trova in punto di morte supplendo, nelle nascenti comunità cristiane, all’insufficienza dei Ministri ordinati deputati a svolgere questo delicato servizio. Naturalmente, col tempo le emergenze vanno scemando e così lo stesso Ministero straordinario va scomparendo. Non è di secondaria importanza considerare le preoccupazioni della Chiesa nei vari secoli successivi, circa il rispetto e la devozione verso l’Eucaristia, nonché il giusto senso del timor di Dio che si cerca di trasmettere ai fedeli. Tutto questo porta addirittura a proibire che un fedele laico possa persino toccare i vasi sacri, così come lo stesso Codice di Diritto Canonico del 1917 sancisce. La riscoperta da parte della Chiesa e la rivalutazione del Ministero straordinario della Comunione nel post-Concilio sono il segno visibile delle mutate circostanze storiche, delle nuove necessità e urgenze e soprattutto della sollecitudine della Chiesa nei confronti di tutti i fedeli, soprattutto dei più deboli, in modo particolare degli anziani, degli ammalati e di quanti fossero impediti a partecipare alla Messa. Per cui di fronte alle nuove emergenze ecclesiali ecco riapparire questo Ministero. Esso però conserva sempre caratteristiche e finalità proprie che sono quelle appunto della straordinarietà e del servizio agli ammalati, anziani e impediti. Concretamente, ciò significa che i Ministri straordinari della Comunione devono conservare anzitutto questo carattere di straordinarietà ed è per questo che essi ricevono un mandato a tempo determinato (per la nostra Diocesi è di un anno, secondo quanto stabilito dall’Arcivescovo). Lo scopo del Ministero deve essere anch’esso ben chiaro: aiutare i Parroci nell’esercizio della carità pastorale verso gli infermi e gli impediti. Pertanto, sono esclusivamente i Parroci a dover presentare i candidati a questo servizio e assicurare che il Ministero sia realmente ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16 Pagina svolto nell’ambito del territorio parrocchiale di cui il Parroco è unico vero responsabile. Non ha assolutamente senso che il Ministero sia esercitato fuori dal territorio parrocchiale o addirittura in altra Diocesi, oppure in Chiese non parrocchiali. Va altresì chiarito che il Ministero straordinario della Comunione non è assolutamente un ministero liturgico. Sarebbe, infatti, più preciso parlare di “Ministero straordinario della distribuzione della Comunione” per evitare ulteriori equivoci; ma, se bene intesa, anche la consueta dicitura può essere conservata. L’Istruzione della Congregazione per i Sacramenti del 23 gennaio 1972, intitolata Immense caritatis, che istituisce questo Ministero, ben chiarisce la sua finalità non liturgica. Pertanto, volendo essere concreti, questo significa che il Ministro Straordinario della Comunione non è una specie di Accolito. Egli tuttavia può aiutare anche a distribuire la Comunione durante la Celebrazione Eucaristica o guidare una liturgia domenicale o esporre il SS. Sacramento, ma esclusivamente alle seguenti condizioni ben precise. Il Ministro può aiutare a distribuire la Comunione durante la Messa solo se vi è una vera necessità, cioè solo se si dovesse avere una grande affluenza di popolo e se si dovesse verificare contemporaneamente un’altra condizione importantissima: l’assenza di un altro ministro ordinato o istituito in Chiesa o in Sacrestia. Per esempio è un abuso liturgico pensare che il Sacerdote celebrante vada a sedersi mentre i Ministri straordinari distribuiscono la Comunione. Il Celebrante principale, infatti, deve sempre distribuire la Comunione in prima persona, anche quando vi sono altri concelebranti o Diaconi o Accoliti. Come pure è inconcepibile che, alla presenza di Diaconi o accoliti o altri sacerdoti, siano i Ministri straordinari a distribuire la comunione! E questo non è possibile neppure quan- do magari altri ministri ordinati o istituiti sono in sacrestia; spetta anzitutto a loro distribuire la comunione. Va altresì precisato che, durante la celebrazione della Messa, eventuali Ministri straordinari non devono indossare alcun abito liturgico (soprattutto veli omerali, stole o simili perché sono vesti riservate ai sacri ministri). È da ritenersi anche questo un abuso. Ancora più grave, sempre durante la Celebrazione, è l’uso da parte dei Ministri di andare a prelevare il SS. Sacramento dal Tabernacolo oppure di andare a riporlo dopo la Comunione. Questo non è affatto possibile durante la Messa per un Ministro straordinario. Infine, dovrebbe essere chiaro che non è assolutamente contemplato dalle norme liturgiche che un Ministro straordinario possa purificare i vasi sacri o svolgere altre mansioni proprie del Diacono o dell’Accolito. È utile ricordare che nei praenotanda del Messale la figura del Ministro straordinario della Comunione non è presa proprio in esame. Vi è solo un “mandato ad actum” in appendice al Messale che ben precisa le condizioni e le modalità dell’incarico. Per sovvenire, allora, ad eventuali necessità pastorali stabili di una comunità è utile piuttosto far richiesta di un Diacono, oppure pensare alla formazione ed istituzione di eventuali Accoliti. Stesso discorso vale a maggior ragione per le “Liturgie domenicali sostitutive della Messa” e per l’esposizione dell’Eucaristia da parte di Ministri straordinari: esse devono essere, come si suol dire, “mosche bianche”. La nostra Chiesa locale, infatti, non vive concretamente urgenze tali da far diventare prassi ciò che potrebbe esserlo in terra di missione. Cioè, nella nostra Chiesa esiste una tale disponibilità di ministri ordinati e istituiti che la straordinarietà dei Ministri della Comunione dovrebbe essere molto limitata e soprattutto servire allo scopo principale che è quello della 7 cura pastorale degli infermi. Alla luce di quanto esposto, l’Ufficio Liturgico invita ad una maggiore valorizzazione della precisa natura del Ministero straordinario della Comunione. Ecco, allora in sintesi qui di seguito un elenco di mansioni da svolgere e abusi da evitare da parte dei Ministri straordinari. Mansioni da svolgere. • Il Ministro straordinario può, secondo le indicazioni del proprio Parroco, sempre portare la Comunione agli infermi con cura, senza fretta e con devozione, cercando sempre di confortare chi è nel dolore (è questo il fine principale del Ministero). • Il Ministro straordinario può aiutare a distribuire la Comunione durante la Messa ma solo in determinate circostanze. • In casi molto particolari e sporadici, il Ministro straordinario può esporre il SS. Sacramento nelle forme e modalità previste dal relativo rituale. • Il Ministro, in casi del tutto straordinari ed eccezionali, può guidare una Liturgia della Parola e distribuire in essa la Comunione. Abusi da evitare. • Il Ministro straordinario non può esercitare il suo ministero in altra Parrocchia o Diocesi. • Il Ministro straordinario non può distribuire la Comunione durante la Messa se non vi è vera necessità e se vi sono altri Ministri. • Il Ministro straordinario non può assolutamente svolgere alcuna mansione liturgica riservata ai Ministri ordinati o istituiti né indossare alcun abito liturgico. • Il Ministro straordinario non può abitualmente guidare Liturgie o Esposizioni dell’Eucaristia. Don Francesco Melito Direttore Ufficio Liturgico ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16 8 Pagina ACCOGLIAMO CON STUPORE IL MIS Messaggio natalizio alla Chiesa Beneventana di Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Andrea Mugione GESÙ: PAROLA FATTA CARNE 1. L’Evangelista Luca, con una narrazione sobria e solenne al tempo stesso, ci invita a contemplare e ad accogliere il mistero della Parola fatta carne. L’angelo del Signore lo comunica ai pastori: “questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia”. La risposta dei pastori: “Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere … Essi andarono senza indugio, trovarono Maria, Giuseppe e il bambino … E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro …. Poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto” (Lc 2, 8 20). 2. L’Evangelista Matteo racconta la visita dei Magi che giunsero da Oriente e domandarono del Re dei Giudei. “Essi provarono una grandissima gioia … Entrati nella casa, videro il bambino con Maria, sua madre, e prostrati lo adorarono … E per un’altra strada fecero ritorno al loro paese (Mt 2, 11-12). Il Natale è innanzitutto contemplazione di Cristo, Parola Eterna del Padre. E’ Lui il più grande dono, la più bella grazia a noi donata: “E’ apparsa la grazia di Dio apportatrice di salvezza per tutti gli uomini” (Tt 2, 11). • In Gesù si manifestò l’amore di Dio Padre. In Gesù Dio Padre rende partecipe l’uomo della sua vita divina. Gesù si è incarnato ed è entrato nella storia dell’umanità per restarci fino alla fine del mondo. E’ entrato nel tempo e nella storia, per redimere il tempo e la storia, caricandola di eternità e di salvezza. Il Figlio di Dio si è fatto compagno di ogni uomo. Si è unito ad ogni uomo assumendone le gioie e le sofferenze, rispondendo alle domande ed inquietitudini dell’uomo di ieri e di oggi. • E’ Lui che dà senso alla vita e alla storia. La vita non è un cammino verso il nulla ma è un movimento verso la casa paterna; è un cammino verso l’incontro definitivo con il Padre. • Dio Padre è la sorgente e la meta della vita. Gesù Cristo è la via per arrivare alla meta. Lo Spirito Santo è la forza per percorrere la strada verso l’eternità. 3. Impariamo dai pastori e dai magi, “primi discepoli del Signore”, a contemplare con occhi limpidi e pieni di stupore, il grande evento dell’incarnazione del Figlio di Dio. Essi hanno cercato, conosciuto e riconosciuto Gesù Cristo. Dopo l’annuncio dell’angelo, essi sono andati a contemplare il volto di Dio fatto uomo. Anche noi siamo invitati a incontrare Cristo Gesù e a incamminarci con Lui, mettendoci alla scuola del Divin Maestro. Non si tratta di studiare una nuova dottrina, ma di conoscere vitalmente, sperimentalmente, in tutta la pienezza, la Persona che è Gesù Cristo, vissuto, morto e risorto per la salvezza eterna degli uomini. “E’ un Gesù da conoscere, da amare, da imitare, da seguire per vivere in Lui la vita trinitaria e per trasformare con Lui la storia fino al suo compimento” ( Cfr. Novo Millennio Ineunte n° 29). Gesù: Parola che salva 4. Dio si è compromesso con noi nell’ Incarnazione. Gesù è con noi, sta in noi, è venuto e viene per noi. Il nostro tempo è pieno, carico della presenza di Dio perché Cristo è venuto e rimane con noi per salvare il suo popolo. Anche il cristiano continua ad avere ancora bisogno di liberazione e di salvezza perché oppresso dal male, dal peccato, dal- ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16 Pagina 9 STERO DELLA PAROLA FATTA CARNE l’odio, dalla violenza, dall’empietà, dall’ingiustizia, dalla morte. La via d’uscita da tutte queste forme di male rimane l’ascolto della Parola di Gesù, l’osservanza dei suoi comandamenti:”Se uno mi ama osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a Lui” (Gv 14,23). Occorre porsi alla scuola del divin Maestro. Il Santo Padre Benedetto XVI, nell’ omelia pronunciata il 26 ottobre u. s. durante la celebrazione conclusiva della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, ha ribadito: “l’importanza di ascoltare la Parola ed incarnarLa nell’esistenza personale e comunitaria”. so. E dove andiamo noi, se non da Lui? E per mezzo di quale via andiamo da Lui, se non attraverso Lui? Egli va a se stesso attraverso se stesso: noi andiamo a Lui per mezzo di Lui” (Cfr. Trattato su Giovanni n. 49,2) … “Tu cerchi la via? Ascolta il Signore che ti dice: in primo luogo: Io sono la Via. Prima di dirti dove andare, ha premesso per dove devi passare «lo sono» disse «la Via». La via per arrivare... Dove?... Alla verità e alla vita. Prima ti indica la Via da prendere, poi il termine dove arrivare... Rimanendo presso il Padre, era verità e vita; rivestendosi della nostra carne, è diventato la Via. Non ti devi affaticare a cercare la via... La Via stessa è venuta a te, e tu svegliati dal sonno... pigro, alzati, alzati e cammina” (Cfr. Sermone 14 1,4). Gesù: Parola di verità 5. Cristo si è a noi rivelato come l’unico e vero Maestro dell’umanità. Il termine maestro ricorre 58 volte nel Nuovo Testamento, di cui 48 nei Vangeli. Cristo è Maestro di tutte le rivelazioni, verità e norme a noi date. Lui parla alla mente, alla volontà, al cuore dei suoi discepoli. Noi tutti siamo chiamati alla sua scuola, siamo chiamati a ricalcare le sue orme. Egli è la Via, Verità, e Vita. Così nel discorso di commiato si è rivolto agli Apostoli: “vado a prepararvi un posto ma ritornerò e vi prenderò con me perché siate anche voi dove sono Io. E del luogo dove Io vado, voi conoscete la via” Gli disse Tommaso: “Signore non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via? Gli disse Gesù «lo sono la via, la verità e la vita». Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Cfr. Gv 14,2-6). Tommaso dice di non conoscere né il luogo dove egli va nè la via per andarci. Commenta S. Agostino: “Era necessario che dicesse: «Io sono la via, la verità e la vita», perché, una volta conosciuta la via, restava da conoscere dove quella via portava. E con quelle parole egli indica che la via porta alla verità e alla vita. In altre parole, egli andava a se stesso, attraverso se stes- Davanti a Gesù che si rivela e si manifesta come il Dio che salva, l’uomo è chiamato a scegliere, a decidersi. Nell’intimo della coscienza, ogni uomo desidera un Salvatore. C’è chi si apre a Lui, lo cerca, lo riconosce e lo segue. Purtroppo c’è anche chi si chiude e lo rifiuta. Gesù: Parola d’amore 6. Dopo la contemplazione di Gesù, i pastori e i magi si sono messi in cammino come testimoni del Suo amore e come annunciatori della Sua gioia. La contemplazione di Gesù, durante questo periodo natalizio, ci faccia prendere maggiore coscienza della missione affidata anche a noi cristiani di essere Suoi testimoni credibili e annunciatori della Sua pace. Nostro compito è parlare di Gesù, far vedere Gesù, portare al mondo Gesù Cristo Via, Verità e Vita, per introdurLo nel cuore di ogni uomo, nella vita dei bambini, di tutti i giovani, delle famiglie, della nostra comunità, nel cuore della Chiesa e nella nostra società, con l’impegno di preparare un mondo nuovo, una epoca nuova. Il Santo Padre Benedetto XVI, nella già citata omelia tenuta durante la celebrazione conclusiva del Sinodo dei ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16 10 Pagina Vescovi, ci ha ricordato che: “compito prioritario della Chiesa, all’inizio di questo nuovo millennio, è innanzitutto nutrirsi della Parola di Dio, per rendere efficace l’impegno della nuova evangelizzazione, dell’annuncio nei nostri tempi. Occorre ora che questa esperienza ecclesiale sia recata in ogni comunità; è necessario che si comprenda la necessità di tradurre in gesti di amore la parola ascoltata, perché solo così diviene credibile l’annuncio del Vangelo, nonostante le umane fragilità che segnano le persone. Ciò richiede in primo luogo una conoscenza più intima di Cristo ed un ascolto sempre docile della sua parola”. rando un egoismo duro e a volte violento • Auspichiamo più corresponsabilità per superare tutti insieme le tante emergenze. • Chiediamo più accoglienza e solidarietà per attuare progetti e programmi che non svaniscano. • Preghiamo affinché tutti trovino il Salvatore che stanno cercando tra le tante oscurità e difficoltà della vita. • Aiutiamo coloro che non sono riusciti a scoprirlo e a incontrarlo neppure nel sofferente, nell’ammalato, nel disoccupato, nel disperato, nell’uomo solo e nell’anziano. Nessuno rimanga indifferente. Nessuno può essere sostituito in questa missione. Gesù conta su di noi, sulla nostra collaborazione. Dobbiamo avere il coraggio di parlare di Cristo e di testimoniare la nostra fede in Cristo che è Via di felicità, che è Verità liberante, che è Vita e gioia nel tempo e nella eternità. 7. L’annuncio del vangelo, la evangelizzazione affidata a tutti i cristiani, non è riconducibile solo alla conoscenza del messaggio o finalizzato soltanto a porre i segni sacramentali della grazia divina. La “nuova” evangelizzazione deve assumere un carattere salvifico ed esistenziale. Si tratta di testimoniare l’amore di Dio agli uomini del nostro tempo, promuovendo e migliorando le condizioni di ogni vita umana. La evangelizzazione ci impegna in un processo di educazione e di autoformazione continuo 9. Ci affidiamo a Maria, Madre di Gesù e Madre e permanente, in un annuncio capace di incarnarsi nostra. Riascoltiamo e accogliamo il suo invito: in tutto il tessuto socio-culturale-religioso della nostra comunità, a tutti i livelli. 8. Vi è una società da rinnovare nella convivenza civile e fraterna, vi è una umanità da rieducare, da amare e servire. Il Natale di Gesù ci avvicina ancora di più ai tanti malesseri, alle sofferenze, agli affanni attuali della umanità, alle molteplici povertà della nostra società. Tutti dobbiamo farci carico delle situazioni difficili e pur ammettendo che ciò ci riesce difficile, siamo certi che il Natale ci renderà più speranzosi per affrontarle. Chiediamo ai cristiani in particolare, oltre che agli uomini di buona volontà, un maggiore impegno a favore del bene comune perché essi hanno dentro le aspirazioni e le motivazioni di fondo per le soluzioni dei tanti problemi che affliggono la nostra società. • Dobbiamo superare i momenti di tensione, di sfiducia, di stanchezza, di disperazione. • Abbiamo bisogno di autentica fraternità e reciproca accettazione abbattendo e supe- VENITE, FATE QUELLO CHE IL MIO FIGLIO VI DIRA’. RIANDATE DA MIO FIGLIO GESU’ CRISTO. RIPARTITE CON GESU’ FIGLIO DI DIO, “dal quale allontanarsi è cadere, al quale rivolgersi è risorgere, nel quale rimanere è stare saldi, al quale ritornare è rinascere, nel quale abitare è vivere” (S. Agostino, soliloqui I, 1./3) Vi benedico tutti con animo paterno † Andrea Mugione Arcivescovo Metropolia di Benevento Dal Palazzo Episcopale, 10 dicembre 2008 ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16 Pagina 11 IL CONSENSO DEGLI SPOSI SULL’ALTARE È IRREVOCABILE MATRIMONIO CANONICO E FAMIGLIA P arlare di matrimonio è lo stesso che parlare di famiglia, è lo stesso che parlare della stabilità del vincolo e del bene dei figli, minori che siano, sia pure nati dall’unione di coniugi di diversa estrazione religiosa. Il termine matrimonio ha origine latina, da matris munium, l’ufficio della madre, le particolari cure della donna alla generazione ed alla prima educazione dei figli, e la sua genesi non è umana ma divina, come si legge nella A.T. (Gen 2,23): “Relinquet homo patrem suum et matrem, et adhaerebit uxori suae, et erunt duo in carne una.”. Il racconto della Genesi narra la conclusione del patto matrimoniale davanti a Dio, un patto che è, pertanto, divino, non una qualsiasi convenzione tra un uomo e una donna, è religioso solennemente giurato, impegna per tutta la vita e Dio stesso è testimone e garante dell’impegno e del vincolo che scaturisce da un tale giuramento. Gesù lo ha esplicitamente riconfermato: “Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse ‘per questo lascerà l’uomo suo padre e sua madre e si unirà alla sua moglie e saranno due in una sola carne?’ Dunque, l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto.” (Mt 19,4-10). L’attuale Codice di Diritto canonico ne dà l’enunciato proprio del Concilio (GS 48) e ne afferma le idee fondamentali, come istituzione naturale e come Sacramento, infatti recita: “Il patto matrimoniale, con cui l’uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi ed alla procreazione ed educazione della prole, tra i battezzati è stato elevato da Cristo Signore alla dignità sacramentale.” (can. 1055). Il matrimonio è, quindi, un patto, un’alleanza, un foedus, termine misterioso e pieno di fascino, realtà giuridica della cultura ebraica e conosciuto bene dai romani in senso positivo di mutua difesa, o mutuo aiuto tra alleati ed in negativo, come un’alleanza imposta ad un altro popolo, vinto. Oggi la nostra gente chiama l’anello nuziale appunto “fede” che, in effetti traduce il termine “foedus”, un simbolo di una mistica unione, dalla quale mai ci si separa. Il matrimonio cristiano è sinonimo di fede giurata, data e ricevuta, non è un semplice impegno umano ma si inserisce nel piano di Dio sull’umanità intera, al quale Dio stesso chiama a far parte secondo le regole che lui stabilisce. Il matrimonio canonico è consortium totius vitae, comunità coniugale di vita, piena, completa, totale ed esclusiva, ha come fine oggettivo, il cosìddetto finis operis ex natura rei, il bene dei coniugi che comporta il mutuo sostegno e l’integrazione di due persone, radicalmente diverse per sesso ma complementari perché si donano e si accettano reciprocamente, per costituire il matrimonio. La generazione ed educazione della prole è l’altro fine proprio ed essenziale, nel senso che il matrimonio è ordinato ad essa e gli conferisce un significato più pieno ed una ricchezza più profonda, ne rafforza l’amore coniugale ed il suo coronamento. Il Codice canonico, poi, determina la struttura essenziale del matrimonio nelle due proprietà dell’unità, o fedeltà, e della indissolubilità che rende stabile il vincolo per tutta la vita, per cui il sì, il consenso dato dagli sposi sull’altare, è irrevocabile, soprattutto in ragione del Sacramento (can. 1056). Il bene dei coniugi, o amore-conversione, la fedeltà, o fascino “per sempre”, la indissolubilità, o verità del desiderio, l’apertura alla fecondità, o frutto dell’amore, sono la realtà più profonda della famiglia cristiana che, di certo, per tali contenuti non è affatto costruzione sociologica casuale, ma nel mondo civile è istituzione sociale ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16 12 Pagina e cellula primaria che assicura la continuità biologica della specie. Nell’ordinamento canonico non vi è, dunque, alcuno spazio per modelli diversi od alternativi di famiglia rispetto a quello fondato su valido matrimonio, corrispondente all’istituzione voluta dal Creatore. Ogni altra realtà umana od istituzionale che non si concreta nel matrimonio, anche se ha ricevuto una qualche forma di riconoscimento a livello di società civile, o in altri ambiti, non è idonea a costituire una vera famiglia. La prima tutela nei diversi momenti della vita della famiglia, dalla fase preliminare di preparazione degli sposi sino a tutto il suo svolgimento, specialmente nei momenti di difficoltà sul suo cammino, riguarda l’azione pastorale dei vescovi e dei parroci a cui la legislazione canonica ha cercato di prestare maggiore impulso. Il Codice indica i mezzi ed i tempi della cura pastorale, dalla preparazione remota, prossima ed NOTIZIE immediata, all’accompagnamento pastorale dei coniugati e della famiglia nel delicato equilibrio tra diritto e responsabilità coniugali: osservando e custodendo con fedeltà il patto coniugale (can. 1063). A ciò “sono tenuti i pastori di anime”, anticipa questo canone ed è una obbligazione giuridica che richiede anche un ampio e consapevole coinvolgimento dei fedeli laici, in quanto tutta la Comunità ecclesiale deve sentirsi obbligata in solidum a tutelare e promuovere la stima e la dignità dello stato matrimoniale, della famiglia. L’assistenza che la Comunità deve assicurare ai fedeli non è generica ma specifica, in quanto deve contribuire alla difesa dei valori del matrimonio, quali la stabilità contro le separazioni e il divorzio, l’unità contro l’infedeltà, la prole contro le pratiche anticoncezionali ed abortistiche. Il dovere dell’assistenza è imposta dal Codice canonico nei termini di una pastorale post matrimoniale per dare l’aiuto necessario, o indispensabile, a condurre una vita familiare “ogni giorno più santa e più intensa” (can. 1063, §4). Quando le difficoltà della vita familiare si fanno più acute sino a sfociare nella rottura della convivenza, la legislazione si preoccupa di regolamentare il delicato momento, orientata fortemente verso la ricostruzione dell’unità e raccomanda intensamente la carità cristiana per il bene della famiglia, il perdono alla parte adultera, di condonare la colpa ed a non protrarre in perpetuo la separazione (cann. 1152 e can. 1154). In tale contesto il matrimonio canonico, espressione sicura ed efficace della famiglia, è il presidio di un valore oggettivo inalienabile, contro una falsa e subdola concezione della persona, dei suoi diritti, della sua libertà, delle sessualità e, infine, del rapporto dinamico e creativo tra persona e società, tra bene personale e bene comune. Giuliano De Cesare CERIMONIA NELLA BASILICA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE Tre seminaristi sono stati ordinati diaconi Nella Basilica della Madonna delle Grazie in Benevento, il 7 dicembre, sono stati ordinati diaconi tre seminaristi. Pierpaolo Marucci è di Baselice e ha fatto un’esperienza missionaria in Brasile nell’estate 2006. Attualmente svolge il ruolo di assistente-animatore dei ragazzi della scuola media presso il seminario di Benevento. Giovanni Umberto Mastronardi, proveniente dalla diocesi di Bari, ha sempre Giovanni Umberto Mastronardi manifestato un’indole buona e disponile. Ha svolto il suo primo ministero pastorale presso la parrocchia di Santa Maria di Costantinopoli in Benevento. Umberto Oliva di Montesarchio è entrato in seminario presentato dal parroco “pro tempore” il compianto don Michele Brevetto. Già da seminarista ha collaborato con il parroco della SS. Trinità in Montesarchio. Pierpaolo Marucci Umberto Oliva Zucaro ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16 Pagina 13 LA TESTIMONIANZA DELLA FIGLIA DI UNA VITTIMA DELLE B.R. AL SEMINARIO DI BENEVENTO IL RICORDO DI WALTER TOBAGI Nell’ambito degli incontri culturali organizzati dalla giornalista Enza Nunziato, sabato 8 novembre l’auditorium Giovanni Paolo II ha ospitato Benedetta Tobagi, figlia di Walter Tobagi, giornalista del Corriere della Sera ucciso dalle brigate rosse. L’incontro si è aperto con la lettura di due lettere, la prima di Walter Tobagi indirizzata alla figlia, con in sottofondo la canzone Imagine, la seconda, scritta da Enza Nunziato immedesimatasi nello stato d’animo di Benedetta, sintesi del desiderio legittimo e naturale di una figlia, desiderio che si infranse bruscamente nel percorso della storia. Con Benedetta Tobagi sfioriamo una parte della nostra storia non molto passata: uomo di vasta cultura, Tobagi, proprio in virtù della libertà che animava i suoi scritti, nel capire la società e cercare di migliorarla è andato incontro alla morte. Walter Tobagi aveva soli 33 anni quando fu assassinato, ed era già inviato su temi molto importanti. Nutriva un’unica grande passione e su questa aveva improntato la sua carriera, fin dagli anni del liceo, quando si era subito occupato della contestazione ed in seguito del terrorismo, impegnandosi, nel contempo, nel sindacato. La sua carriera fu freddata dal colpo di un mirino, in quanto rappresentante di quel mondo NOTIZIE progressista colpito sistematicamente dal terrorismo. Difatti, la sera del 27 maggio presiedeva un incontro in cui si discuteva di un giornalista incarcerato per aver scritto un articolo sul terrorismo. Ben vediamo, dunque, come in quell’epoca chi cercava di esprimersi era aggredito, non sussisteva quella libertà che Tobagi ricercava. La sua ambizione professionale cominciò a fiorire quando la sua famiglia si trasferì al nord, dove in un primo momento, a soli 8 anni, il giornalista trovò difficile ambientarsi. I suoi genitori lo iscrissero al miglior liceo classico di Milano, al liceo Parini, dove strinse amicizia con un altro ragazzo, con cui condivideva le umili origini. E, non a caso, erano soliti chiamarsi tra di loro con l’appellativo di populares, nella distinzione con altri ragazzi di classe sociale più elevata. Al Parini veniva pubblicato un giornalino di discreto successo, la Zanzara, su cui Tobagi, da cattolico e socialista quale era, si cimentò nella scrittura, però da non tesserato, in quanto non riteneva opportuno che un giornalista appartenesse ad un determinato partito politico: il lavoro, a suo avviso, era l’unico strumento valido per migliorare la società. Terminato il liceo, le sue ideologie erano già delineate. Arrivò all’Università La Cattolica nel 1968, epicentro in quel periodo della ribellione scaturita dalla domanda per la riforma della struttura, protesta che si unì a quella degli operai nell’autunno caldo. In questa stagione di lotte sindacali, attenuatesi nel 1970 con l’approvazione dello statuto dei lavoratori, Walter Tobagi pubblicò il suo primo libro. Osservò che si stava liberando un potenziale progressivo insito già nella società, indubbiamente, bisognosa di essere spronata; nello stesso tempo colse l’esistenza di opuscoli che sposavano il marxismo, dunque un’ideologia passata. Tentò di osservare la rivoluzione di cui si facevano fautori questi gruppi e cercò di constatare la prevalenza degli estremisti nel movimento, il che, come ci racconta la storia, purtroppo accadde. Il terrorismo rosso, in realtà, si affacciò sullo scenario della rivolta nel 1972, all’assassinio del commissario Calabresi, accusato di aver ucciso un anarchico. Quando le brigate rosse cominciarono a colpire, la maggior parte dei giornalisti parlarono di sedicenti, di neo-fascisti, travestiti ed estremisti di sinistra, nel frattempo Walter Tobagi, a soli 23 anni, intervenne sull’esigenza di condannare la violenza di entrambi le matrici. Possiamo, allora, concludere che è in questo periodo i terroristi furono una risposta fallimentare alla decadenza e alla corruzione dello Stato, individuata dalla stessa magistratura. Oggi, nel frattempo, lo Stato e le sue regole sono ciò che garantisce la civiltà. Dobbiamo, dunque, sì schierarci da parte dello Stato, ma come modello propositivo. Letizia Rillo ADORAZIONE CONTINUA Parrocchia Spirito Santo: preghiera e comunione Nella parrocchia dello Spirito Santo, alla periferia della città di Benevento, si svolgono molteplici incontri settimanali di preghiera. Inoltre, nella cappellina accanto alla chiesa, si ha la possibilità di adorare Gesù vivo e vero nell’Eucarestia ogni ora del giorno e della notte. Ai fedeli piacerebbe poter realizzare l’Adorazione continua, anche se però non si è riusciti ancora a coprire tutte le ore notturne, ma solo tutte quelle diurne. Il giovedì sera i membri della Comunità “Maria Madre della Misericordia”, un’associazione privata di fedeli di tutti gli stati di vita, si incontrano per la recita del santo Rosario e per la celebrazione della Messa. Durante questo incontro si prega per tutti i sacerdoti del mondo e in particolare per quelli adottati dai membri della Comunità stessa. Il venerdì sera ha luogo un incontro di preghiera aperto a tutti, durante il quale si fa Adorazione del Santissimo Sacramento guidata dal sacerdote, con ringraziamenti a Dio Padre, canti di lode e lettura delle Sacre Scritture; al termine vi è la celebrazione della Messa, all’interno della quale il sacerdote fa anche una breve catechesi. Il primo sabato di ogni mese ha luogo la recita del Rosario e l’Adorazione rivolta soprattutto a bambini e ragazzi: si cerca di avvicinarli a Dio spiegando loro quanto Egli fa per i suoi figli ogni giorno, anche attraverso cose materiali e non soltanto spirituali, presentando Dio come un padre misericordioso e ricco d’amore. Durante il resto della settimana si tengono gli incontri per coloro che hanno il desiderio di far parte della Comunità: il cammino di formazione dura circa 4 anni, ma l’entrata in Comunità non rappresenta un diritto, così come non rappresenta un diritto neanche la permanenza, proprio per questo l’impegno si rinnova annualmente. Nel corso di questi anni di formazione i catechisti spiegano qual è lo spirito della Comunità e le conseguenza dell’adesione. Linea guida di tutte le attività parrocchiali, come si può notare, sono l’amore e la misericordia di Dio e della Vergine Maria. ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16 14 Pagina DIARIO ARCIVESCOVO 12 dicembre 2008 – 8 gennaio 2009 VEN. 12 H. 10.00 CONVEGNO SULLA CENTESIMUS ANNUS CENTRO “LA PACE” H. 20.30 MESSA CON I GIOVANI PARROCCHIA SS. ADDOLORATA SAB. 13 H. 9.30 UDIENZE EPISCOPIO H. 19.00 PRESENTAZIONE LIBRO MOLINARA H. 21.30 VEGLIA DI PREGHIERA BASILICA MADONNA DELLE GRAZIE DOM 14 H. 9.30 RITIRO USMI ISTITUTO ORSOLINE LUN. 15 H. 9.30 UDIENZE EPISCOPIO MAR. 16 H. 7.00 SANTA MESSA SEMINARIO H. 9.30 INCONTRO FORANIA PIETRASTORNINA H. 18.30 CRESIME PARROCCHIA S. MODESTO MER 17 H. 9.30 UDIENZE EPISCOPIO H. 17.00 PRESENTAZIONE LIBRO SEMINARIO H. 9.30 INCONTRO FORANIA ZONA CAUDINA H. 17.00 INCONTRO CON I DIACONI EPISCOPIO H. 18.30 SANTA MESSA SEMINARIO VEN. 19 H. 10.30 SANTA MESSA OSPEDALE CIVILE SAB. 20 H. 10.00 VISITA REPARTO PEDIATRICO OSPEDALE CIVILE DOM. 21 H. 18.00 SANTA MESSA PANNARANO LUN. 22 H. 9.30 UDIENZE EPISCOPIO H. 12.00 AUGURI DELLA CURIA EPISCOPIO MAR. 23 H. 9.30 UDIENZE EPISCOPIO MER. 24 H. 9.30 UDIENZE EPISCOPIO SAB. 27 H. 16.30 CONVEGNO SAN LUPO GIOV. 18 ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16 Pagina DIARIO ARCIVESCOVO 12 dicembre 2008 – 8 gennaio 2009 LUN. 29 – MER 30 CONVEGNO MISSIONARIO REGIONALE ALBERI GIOV. 31 UDIENZE EPISCOPIO H. 9.30 GENNAIO 2009 VEN. 02 H. 9.30 UDIENZE EPISCOPIO SAB. 03 H. 9.30 UDIENZE EPISCOPIO DOM. 04 H. 11.00 INIZIO MINISTERO DON LIONETTI MONTAPERTO LUN. 05 H. 9.30 UDIENZE EPISCOPIO MER. 07 H. 9.30 UDIENZE EPISCOPIO GIOV. 08 H. 9.30 RITIRO DEL CLERO SEMINARIO AGENDA 12 dicembre 2008 – 8 gennaio 2009 VENERDÌ 12 DICEMBRE MESSA CON I GIOVANI PARROCCHIA SS. ADDOLORATA DOMENICA 14 DICEMBRE LUNEDÌ 22 DICEMBRE RITIRO USMI H. 20.30 SUORE ORSOLINE H. 9.30 SALA VERDE H. 12.00 H. 9.30 ISTITUTO AUGURI DELLA CURIA ALL’ARCIVESCOVO GIOVEDÌ 01 GENNAIO GIORNATA MONDIALE PER LA PACE MARTEDÌ 06 GENNAIO GIORNATA MONDIALE PER L’INFANZIA MISSIONARIA GIOVEDÌ 08 GENNAIO RITIRO DEL CLERO SEMINARIO ARCIVESCOVILE CRESIME MARTEDÌ 16 DICEMBRE SABATO 03 GENNAIO PARROCCHIA SAN MODESTO CATTEDRALE H. 18.30 H. 10.45 15 ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16 16 Pagina UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE DELL’ARCIVESCOVO CALENDARIO DELLE CELEBRAZIONI PRESIEDUTE DALL’ARCIVESCOVO METROPOLITA S. E. REV.MA MONS. ANDREA MUGIONE Dicembre 2008 – Gennaio 2009 24 MERCOLEDÌ Solennità del Natale del Signore Basilica Madonna delle Grazie, ore 24.00 Santa Messa della Notte 25 GIOVEDÌ Supplemento a Solennità del Natale del Signore Casa circondariale di Benevento, ore 08.30 Santa Messa del giorno Basilica Madonna delle Grazie, ore 10.30 Santa Messa del giorno 28 DOMENICA Periodico di impegno religioso socio-culturale A cura dell’Ufficio Comunicazioni Sociali Benevento Direzione e Redazione: Piazza Orsini, 33 (Bn) Tel. 0824 323326 Fax 0824 323344 [email protected] www.diocesidibenevento.it °°° Stampa MB Modulistica Beneventana s.r.l. Zona Ind.le Pezzapiana (Bn) Tel/Fax 0824 54189 Email: [email protected] Festa della Santa Famiglia di Nazareth Parrocchia S. Maria di Costantinopoli, ore 18.00 Santa Messa e conferma impegni vita matrimoniale 31 MERCOLEDÌ Basilica Madonna delle Grazie, ore 18.00 Primi Vespri di ringraziamento per l’anno trascorso GENNAIO 2009 1 GIOVEDÌ Solennità di Maria SS.ma Madre di Dio XLII Giornata Mondiale della Pace Basilica Madonna delle Grazie, ore 10.30 Santa Messa 6 MARTEDÌ Solennità dell’Epifania del Signore Basilica Madonna delle Grazie, ore 18.00 Santa Messa 11 DOMENICA DOPO L’EPIFANIA Progetto grafico e impaginazione Daniele Leone Festa del Battesimo del Signore Parrocchia S. Maria di Costantinopoli, ore 11.00 Santa Messa e Battesimo dei Bambini