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Anno 8, Numero 5
Giugno 2015
Pantheon
www.giornalepantheon.it
ATTUALITA’
TEATRO
TENDENZE
CINEMA
Un veronese che vive e
lavora a Lampedusa
Romeo e Giulietta
di Paolo Valerio
I caschi Momodesign
prodotti a Tregnago
Paolo Sorrentino
in visita a Verona
UNIVERSITÀ DI VERONA
“
#nelcuoredelmondo
IN UNA VISIONE
INTERNAZIONALE
EDITORIALE
Abbiamo mai avuto tempo di fermarci a pens are a quanti talenti,
a quante risorse, a quanta volontà o voglia di riscatto poss ano avere
mol te di queste persone a cui, inizialmente, l a vita ha dato loro
uno svantaggio fisico o mentale?
LA TUA STORIA
di Matteo
PRENDE FORMA
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Alberto, Matteo e Luca
oltre 300
collegamenti internazionali
una prospettiva occupazionale
tra le più alte d’Italia: +20%
rispetto alla media nazionale
(rapporto ALMALAUREA 2015)
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a.a. 2015/2016
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Grafica: C. Antonioli e T. Solfa
sul podio
per l’eccellenza della ricerca
(rapporto ANVUR 2014)
Foto: I. Quinto
lauree magistrali e dottorati
in lingua staniera
Volto: Giorgia Spigolon laureata all’Università di Verona
oltre 400
studenti in mobilità internazionale
P
arlando di disabilità e di
persone disabili, solitamente commettiamo almeno tre grandi errori.
Il primo è considerare queste
persone come degli “invisibili”,
ovvero (parafrasando la definizione della mia collega Marta Bicego che troveremo nelle pagine
a seguire) «individui che spesso
non riescono ad uscire dal cono
d’ombra che li avvolge» e per
questo escluse, in parte o totalmente, dal vivere quotidiano della nostra società; il secondo, che
essi rientrino solo nella categoria delle fasce deboli e non possano rappresentare, invece, una
risorsa nuova, da cui attingere
modalità di approccio o “formae
mentis” originali da spendere nel
mondo del lavoro o del volontariato; terzo, e forse il più grave,
spendere parole ipocrite attorno
al tema e limitare il nostro atteggiamento da normodotati a una
forma molto subdola di pietismo.
Partiamo, anzitutto, dai numeri:
nel 2020 saranno quasi 5 milioni
le persone con disabilità varie in
Italia (quasi l’8% del totale), senza contare di una popolazione
che sta invecchiando molto rapidamente. Molti disabili, quindi,
ma anche molti anziani: è necessario prendere atto di questo
avanzamento nella pianificazione strutturale, urbanistica, occupazionale e sociale nei prossimi anni. Pochissimi poi, sono i
ragazzi disabili che, terminata la
scuola, trovano spazio nel mondo del lavoro, gravando pesantemente sulle famiglie e sul sistema sanitario italiano.
Abbiamo mai avuto tempo di
fermarci a pensare a quanti talenti, a quante risorse, a quanta
volontà o voglia di riscatto possano avere molte di queste persone a cui, inizialmente, la vita
ha dato loro uno svantaggio fisico o mentale?
Il tentativo, non semplice, che
su questo numero di Pantheon
stiamo facendo è far capire che
da uno svantaggio si può generare una forza di volontà doppia
rispetto a una situazione di normalità. Una forza per recuperare
il gap, e un’altra per dimostrare
che (citando questa volta Sofia
Righetti) «la disabilità sta soprattutto nella nostra testa».
Forme, pensieri, parole. Iniziamo
a considerare la disabilità come
normalità, anche se nella pratica
non è semplice. All’interno della
redazione di Pantheon abbiamo
attivato un percorso di stage con
Luca, Alberto e tra pochi giorni
con Francesca, Fabio, Andrea,
tutti ragazzi con difficoltà varie
che tuttavia, ci stanno insegnan-
”
do a vedere e interpretare la vita
da un punto di vista diverso, interessante, a cui non siamo abituati. Ci stanno arricchendo.
È questa forse la chiave di lettura
che spalancherà le porte al cambiamento culturale quanto mai
necessario e auspicabile. Con
Luca, in particolare, persona non
vedente, siamo stati ad Expo e
abbiamo visitato il sito espositivo, scoprendo alcuni dettagli
che mai avremmo potuto notare. Così come con Alberto, laureando in Giurisprudenza in sedia
a rotelle, con il quale abbiamo
testato il grado di accessibilità
dell’Esposizione Universale.
Disabilità, tra l’altro, che sarà uno
dei temi importanti della Carta
di Verona, questo documento
condiviso che come Associazione VeronaExpo abbiamo deciso
di lasciare, in eredità, alla nostra
città al termine di Expo. Oltre 45
soci che si sono messi insieme,
molto diversi tra loro, dalle associazioni di categoria agli enti
istituzionali, dalla associazioni
culturali a quelle no profit, dai
soggetti finanziari agli ordini
professionali. Ci siamo chiesti
se il nostro stare insieme avesse solo un valore di facciata, e la
risposta, evidentemente, è stata no. Ognuno dei soci ha delle
esigenze, dei bisogni, ma anche
delle risorse, delle proposte e
delle idee. Cercheremo di raccoglierle, sintetizzarle, farle nostre
per condividerle con tutti.
Ce la stiamo mettendo tutta.
Ciò che è precluso al singolo può essere realizzato da molti.
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Registrazione Tribunale di Verona
n.1792 del 5/4/2008
Numero chiuso in redazione il 24/06/2015
6
12
PRIMO PIANO
Un risorsa chiamata disabilità
Facciamo i conti con i nostri invisibili.
All’Expo con occhi diversi
Il racconto da Milano di un nostro
collaboratore non vedente.
SOLIDARIETA’ & NO PROFIT
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CREDITO & IMPRESA
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24
SPECIALE EXPO
16
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SOMMARIO
26
La solidarietà su tre ruote
A Verona arriva il Risciò solidale.
38
I
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vendita i nuovi premi
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Fidarsi dell’olio di palma?
Al centro dei dibattiti
sull’alimentazione, tra sostenitori e non.
GIOVANI E LAVORO
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Un tuffo nel mondo sommerso
dell’underground veronese.
INTRAPRENDENZA
FEMMINILE
Mamme si diventa, insieme
I numeri del Nord-Est.
Il servizio “Erica” tra corsi e
assistenza domiciliare, per
accompagnare alla maternità.
ATTUALITÁ
40
HI TECH
42
VAL D’ILLASI
Imprenditoria straniera
Lampedusa, paradiso o inferno?
La testimonianza del veronese Giorgio
Cacciatori, che vive e lavora sull’isola.
SALUTE & BENESSERE
Quando la natura può curare
I segreti della Fitoterapia e delle
piante medicinali.
44
46
ACCOGLIENZA E TURISMO
LessiniaFest
La rassegna culturale che
infuocherà l’estate.
ARTE E CULTURA
Villa Scopoli
Scopriamo la perla di Avesa.
CINEMA
50
54
Realtà virtuale
Tutti le potenzialità e i campi
d’applicazione di questa tecnologia.
“Cosa avete contro
la nostalgia, eh?”
L’intervento di Paolo Sorrentino
a Verona.
SPECIALE GRANDE GUERRA
Pedagogia patriottica
La storia di Maria Fioroni,
archeologa e collezionista
di Legnago.
Momodesign
Alla scoperta dell’azienda
di Tregnago.
58
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MESE
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Magazine a p. 33
Direttore responsabile: Matteo Scolari
Capo redattore: Miryam Scandola
Redazione: Matteo Scolari, Moira Falzi, Miryam Scandola, Flavio Brutti,.
Hanno collaborato al numero di Giugno 2015:
Matteo Bellamoli, Marta Bicego, Giorgia Castagna, Serena Gentilini,
Francesca Mauli, Giovanni Melotti, Marco Nicolis, Emanuele Pezzo, Camilla Pisani, Alice Panato,
Erika Prandi, Miryam Scandola, Nicole Scevaroli, Alessandra Scolari, Ingrid Sommacampagna,
Luca Spaziani, Giovanna Tondini, Giulia Zampieri, Mattia Zuanni.
Copertina: Flavio Brutti
Progetto grafico: Flavio Brutti
Società editrice: InfoVal S.r.l.
Redazione: Via Torricelli, 37 (ZAI-Verona) - P.Iva: 03755460239 - tel. 045.8650746 - fax. 045.8492248
mail: [email protected] - web: www.giornalepantheon.it - Facebook/Pantheon - Twitter: @pantheonvr
Sviluppo commerciale e pubblicità:
Moira Falzi 340.8775197
Contributi per Pantheon Magazine:
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PRIMO PIANO
Sognandoi impresa
Facciamo
conti con i nostri invisibili
6
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Una risorsa chiamata disabilità
In che modo la disabilità può diventare una risorsa in campo sociale, lavorativo e culturale?
È una domanda alla quale cercheremo, seppure in parte, di dare risposta. Da un lato, guardando i numeri. Dall’altro, raccontando le esperienze positive di realtà e singole persone, diversamente abili e non, che con lungimirante sensibilità hanno saputo andare oltre l’etichetta
arancione che contraddistingue la disabilità per costruire qualcosa di concreto. Contribuendo
a un cambio di mentalità e aiutando la società, in un momento in cui la crisi economica fa stringere i cordoni della borsa alle istituzioni pubbliche, con i conseguenti tagli al sociale.
di Marta Bicego
A sx Alfonso Tommasi con i suoi ragazzi e a dx la volontaria Maria Teresa Zampieri
N
el 2020 4,8 milioni di invisibili. Partiamo dall’analizzare le cifre. Secondo
le previsioni del Censis, i
disabili arriveranno a essere 4,8
milioni (pari al 7,9% della popolazione) nel 2020 e raggiungeranno
i 6,7 milioni nel 2040 (il 10,7%). Individui che spesso non riescono a
uscire dal cono d’ombra che li avvolge, rendendoli appunto invisibili. La disabilità ha inoltre molteplici
sfumature, in base a patologie e
autonomia personale, che variano
anche a seconda dell’età.
Per i più giovani le aule scolastiche rappresentano ancora un’oasi abbastanza felice in termini di
inclusione sociale. Gli alunni con
handicap nella scuola statale sono
aumentati dai 202.314 dell’anno
scolastico 2012/2013 ai 209.814
del 2013/2014. Per i bambini
Down in età prescolare, per esempio, l’inclusione scolastica supera il
97%, percentuale che diminuisce a
poco meno della metà nei ragazzi
tra i 15 e 24 anni, solo l’11,2% dei
quali prosegue il percorso formativo scegliendo un indirizzo profes-
sionale. Dei ragazzi fino a 19 anni
con disturbi dello spettro autistico,
il 93,4% frequenta le lezioni, ma i
dati si riducono tra gli over 20 al
6,7%.
Lasciati i banchi inizia la dispersione, specie per chi soffre di disabilità
intellettiva. A trovare occupazione,
guardando il panorama nazionale, sono il 31,4% degli adulti Down
con più di 24 anni; la maggior parte dei lavoratori (oltre il 60%) non
è inquadrata con contratto standard né retribuita adeguatamente. Difficile è la situazione per gli
autistici: a essere occupati sono
il 10% dei ventenni. Così molti disabili rimangono a vivere a carico
delle famiglie, senza la possibilità
di esprimere le proprie capacità
in ambito professionale o relazionale. Con sostegni economici che
sono, tra l’altro, inferiori a quelli
della media europea. Ed è qui che
servono idee per rendere sostenibile il sistema.
Non fasce deboli, ma risorse. Eppure, concentrando l’attenzione su
Verona, ci sono situazioni virtuose
in cui le cosiddette fasce debo-
li possono essere a buon diritto
considerate risorse in aiuto al welfare per agevolare la riduzione dei
costi sociali.
Alla cooperativa La Faedina di
Sant’Anna
d’Alfaedo
qualche
conteggio sui costi della disabilità
l’hanno fatto. Praticità dei montanari? Forse, ma c’è di mezzo il
benessere personale. L’esempio a
cui facciamo riferimento ha nome
e cognome, ma lo chiameremo
Luca. È un ragazzo autistico presente nella coop della Lessinia dal
2010. Inserito in un Ceod, sarebbe costato all’Ulss circa 60 euro
al giorno, dunque 60 mila euro in
cinque anni ai quali sommare altri 47 mila 400 euro per pensione
e accompagnamento in 60 mesi.
Nel contesto de La Faedina, oltre
alla conquista di un’indipendenza personale e professionale, alle
casse statali è costato solamente
per pensione e accompagnamento. Con un risparmio di 12 mila euro
annui. E il vantaggio di non aver
fatto diventare Luca uno dei tanti
invisibili che, lasciata la scuola, non
trova un inserimento professiona-
P antheon
7
le adeguato. Il tentativo non è di
nascondere la disabilità, ma di trovarle spazio dignitoso nel contesto
della società. Ed è forse questa la
chiave di lettura dell’intera questione: rivolgere a chi è disabile la
giusta attenzione, senza scivolare
nel pietismo, ma valorizzando le
potenzialità che può avere. Da ciò,
anche un settore come quello turistico può trarne beneficio.
Secondo il portale Turismo senza
barriere sono 50 milioni i cittadini
in Europa con handicap che potrebbero partecipare al mercato
del turismo.
Il 72% dei potenziali viaggiatori,
circa 36 milioni di persone, sono
propensi a viaggiare. Solo 6 milioni
lo fanno, perché temono di incappare nel disagio delle barriere architettoniche.
A tirare le somme: 30 milioni di
soggetti dai bisogni speciali vengono esclusi dai circuiti ufficiali del
turismo. Numeri che, raffrontati
alle proiezioni per gli anni a venire,
devono imporre un ragionamento.
Facciamo i conti con i nostri invisibili
La Faedina: un laboratorio
falegnameria ad alta quota
dove si conquista l’autonomia
M
acchinari in azione e
mani che si muovono
sicure, nel rendere lisce
superfici lignee o nel ridipingere parti di mobilio. Giornata di
normale amministrazione a La Faedina. Tra le mura del laboratoriofalegnameria di via Passo Lessinia
sono occupate sei persone svantaggiate: disabili con autismo, sindrome di Down, lieve ritardo mentale provenienti da diverse parti
del Veronese.
«A chi chiede cosa facciamo qui
rispondo: “Lavoriamo”» esordisce
Alfonso Tommasi, con alle spalle
un'esperienza di quindici anni di
docenza nella formazione di base
al Centro don Calabria. È il rappresentante legale della cooperativa
nata a Sant'Anna d'Alfaedo nel
1989 per svolgere servizi alla per-
I generatori fotovoltaici mobili sono
stati concepiti per avere energia
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Sognandoi impresa
Facciamo
conti con i nostri invisibili
ma a lavoro finito la qualità non
manca».
Le commissioni, specie dai privati,
arrivano. E dal laboratorio escono
infissi sistemati, mobili restaurati;
cassette in legno che alcuni negozi usano per confezionare prodotti.
È stato sperimentato un servizio
di lavanderia e stireria self service che potrebbe essere un'attività
per i mesi invernali. La coop gestisce il servizio mensa nelle scuole
di Erbezzo, si occupa di assistenza
domiciliare a Marano, di manutenzione del verde. Ad alta quota, insomma, gli spunti non mancano.
«Da noi le abilità si trasformano in valori»
L’esperienza della Fondazione Historie
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D
alla montagna alla pianura. In località Vanoni, a Valeggio sul Mincio,
incontriamo
l’azienda
agricola Amaranto. All’apparenza, una fattoria come tutte altre.
Se non fosse che, tra le serre e le
distese di campi, s’incontrano alcuni contadini speciali. Singolare
è pure la scelta delle piantagioni:
oltre ai tradizionali ortaggi ci sono
zafferano, ingrediente di pietanze
raffinate che viene seminato senza ricorrere a trattamenti chimici
e raccolto un pistillo dopo l’altro
per essere confezionato a mano; e
amaranto, pianta dalle foglie e dai
chicchi edibili che si caratterizzano
per mancanza di glutine, alto contenuto di proteine e fibre.
Prodotti della terra selezionati
a seconda della stagione e fatti
crescere con metodi “puliti”. Con
un riscontro etico e sociale poiché offrono occasioni di recupero
e occupazione a lavoratori con disabilità complessa, cioè con insufficienza mentale e problematiche
psichiatriche. «Trasformare le abilità in valori» è la parola d’ordine di
Fondazione Historie, onlus nata 36
anni fa con sede a Villafranca, in
via Mantova, della quale la fattoria è dal 2011 parte di una famiglia
più allargata che si dedica a centri
diurni con laboratori di ceramica e
tessitura, case alloggio e appartamenti protetti grazie alla presenza
di una trentina di operatori.
Questione di sensibilità. E di ampliare lo sguardo alle potenzialità insite in ogni individuo. Nell’azienda Amaranto, fa notare
Ettore Cremasco della Fondazio-
ne, è la natura con i suoi tempi a
esser maestra di vita: «Qui le persone, giovani di età compresa tra
i 18 e 35 anni, imparano il senso
dell’impegno, della responsabilità,
della costanza: principi che sono
per noi riabilitativi ed educativi.
Hanno l’opportunità di costruirsi
una professionalità che sarà loro
utile in futuro».
Si alzano presto la mattina, lavorano in gruppo, si sporcano le
mani con la terra. Seguono da
vicino le fasi produttive: dalla semina alla raccolta, dalla potatura
alla pulitura dalle erbacce, dalla
creazione delle sementi alla vendita delle verdure partecipando a
mercati e fiere. «Tutto ciò – sottolinea – li aiuta a diventare adulti. A
essere parte produttiva, non solamente assistenziale, della società».
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dell’Assuntadell’Assunta
dormire per sperimentare la propria autonomia.
Il principio, spiega, è «far incontrare
normalità e disabilità nello spazio
neutro del lavoro». La nostra filosofia, chiarisce, «è creare occasioni, per permettere a ciascuno di
esprimere se stesso. Abituandolo
all'errore, a vincere le insicurezze,
perché possa crescere individualmente e professionalmente». Non
è difficile, nemmeno semplice. A
piccoli passi i risultati comunque
arrivano: «In questo momento possiamo dire di esser competenti. Ci
mettiamo un po' di tempo in più,
P antheon
dell’Assunta
dell’Assunta
dell’Assunta
sona, inizialmente nel gestire il personale della locale casa di riposo.
«Oggi – precisa – abbiamo convenzioni con alcuni Comuni, con le
Ulss 20 e 21. Siamo una delle poche cooperative di tipo B riconosciute dalla Regione». Una lettera
a riassumere la progettualità del
coniugare inserimento lavorativo
e integrazione nel contesto sociale
grazie alla presenza di un appartamento, in affitto dalla parrocchia
in paese a Vaggimal, dove periodicamente i giovani lavoratori, per la
maggior parte di età compresa tra
i 21 e 27 anni, possono fermarsi a
8
PRIMO PIANO
10
Sognandoi impresa
Facciamo
conti con i nostri invisibili
P antheon
P antheon
Dismappa e il centro storico ai raggi x
per cancellare le barriere architettoniche
11
Facciamo i conti con i nostri invisibili
una fila di poltrone con seduta da
rimuovere. «Siamo di più di un obbligo di legge, siamo persone» incalza.
Tutto sommato e malgrado si tratti
di un sito storico, riprende, Verona
è vivibile. Certo: si potrebbe fare
Nicoletta Ferrari
di più per favorire l’accoglienza.
Questione di piccoli passi, importanti. «Soltanto dallo scorso anno
c’è una rampa fissa per accedere
al vallo dell’Arena, il monumento scaligero più visitato» con un
risparmio per le casse comunali,
che non devono più preoccuparsi
di rimuovere la pedana. «Oggi non
siamo più invisibili – chiosa –. Nella quotidianità, un pensiero rivolto
alle difficoltà che una persona disabile può incontrare non dovrebbe mai mancare».
Giacomo Murari Brà Titolare dell’agriturismo “Corte Italia”
un esempio di Gelateria accessibile
L
a quotidianità vissuta sulle quattro ruote ha un’altra prospettiva. Cestini dei
rifiuti che, sui marciapiedi,
diventano ostacoli ingombranti.
Scalinate che non si riescono ad
affrontare, se manca una pedana.
Basterebbe poco... Eppure spesso
sensibilità e attenzione latitano.
Dettagli che non sfuggono agli occhi di Nicoletta Ferrari. Non perché
è costretta a spostarsi su una carrozzella. Lei è una di quelle donne
intraprendenti, che non guardano
l’ostacolo considerandolo un limite: vanno oltre, mirano alla soluzione.
Ci vuole tenacia a indirizzare nel
giusto modo le energie. La Ferrari l’ha fatto, mettendo le proprie
competenze nell’ambito dell’informatica a servizio della disabilità.
Con spirito propositivo, nel 2012,
ha creato Dismappa: il sito della
Verona accessibile o parzialmente
accessibile a chi ha un handicap
motorio. Categoria che accomuna
disabili, anziani, mamme con passeggini. Le pagine virtuali contengono schede di accessibilità per
monumenti, musei, palazzi, piazze,
negozi, ristoranti del centro storico privi di barriere architettoniche
o con ausili per superarle in totale
o parziale autonomia. Senza trascurare spettacoli e manifestazioni culturali. In tre anni la puntuale mappatura, a portata di click e
supportata da gallerie di immagini
talvolta più efficaci delle parole, ha
superato i 3 milioni e mezzo di visitatori: sintomo di un bisogno che
accomuna tanto i turisti giunti in
riva all’Adige quanto i veronesi.
Il centro cittadino messo ai raggi x
lascia traccia delle barriere architettoniche che impediscono a chi
è su carrozzella di essere indipendente nella quotidianità. La visione
di Dismappa è però accendere il
riflettori sulle buone prassi, evitando di concentrarsi sul negativo.
«Uno scalino è semplice da fare
per chiunque – premette –. Non si
riflette sul fatto che può diventare
per alcuni un ostacolo insormontabile». In via Mazzini, fa notare,
un terzo dei negozi è accessibile
dall’ingresso principale; negli auditorium o nei teatri non è prevista
Ogni (TUA)
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Dall'ombra dell'anfiteatro romano,
ci trasferiamo a Sorgà. Le tre stanze dell'agriturismo Corte Italia sono
una risposta all'esigenza di attenzione nei confronti dei disabili. Rendere gli ambienti accessibili è stata
una delle priorità di Giacomo Murari Bra' quando, da agricoltore paraplegico costretto su una carrozzella dal 1986, ha voluto ampliare
l'attività dell'azienda aggiungendo
l'ospitalità.
«Desideravo creare una struttura accessibile, al di là delle norme»
inizia a raccontare. A quel che recitano le normative, dunque, ha
mescolato la sensibilità che lo contraddistingue. Non tutti nel settore del turismo hanno il medesimo
atteggiamento, riconosce, ma le
cose stanno cambiando: «Un disabile è un cliente. Avere una camera
inaccessibile, significa perdere un
affare...». Gli fa eco l'Osservatorio
Europcar nello stimare che il turismo accessibile sarà nel prossimo
decennio un business interessante,
con un impatto diretto sul Pil pari a
11,7 miliardi di euro.
Segnali di cambiamento in tale direzione fortunatamente se ne intravedono. Il sito Village For All è
stato creato, su scala nazionale e
con il patrocinio del Ministero del
turismo, per segnalare con un marchio di qualità le strutture a misura
di disabile esistenti in Italia e Croazia. «Si tratta di trasformare la
considerazione nei confronti della
disabilità in un plus per una struttura alberghiera» segnala Murari Bra'.
Mettere uno specchio alla giusta altezza o una porta che si apre senza intralciare si trasforma in dovere
sociale: non è esclusivamente una
regola da seguire perché a imporlo è una norma. Piccoli passi, si accennava prima. Ma fondamentali.
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SPECIALE EXPO Un viaggio all’Expo di Milano con “occhi diversi”
12
P antheon
di Luca Spaziani
All’Expo, in tutti i sensi
Un mondo di sapori, rumori, odori: la mia visita da non vedente all’Esposizione Universale
P
er ammirare le meraviglie
del nostro Pianeta, i suoi
mille colori e le sfumature
estetiche tratteggiate dalle tante culture che lo popolano,
non si può fare a meno degli occhi.
Ma per sentirsi parte del mondo,
per gustare tutta la bellezza nascosta nella diversità, la vista non
è poi così indispensabile. E’ un’esperienza che coinvolge tutto il
corpo e tutta la nostra anima, fino
a cambiarci nel profondo.
Una visita a Expo Milano 2015 ne
è l’esempio perfetto. Basta aggirarsi tra i padiglioni e compiere il
semplice gesto di respirare a pieni polmoni, per sentire di essere
davvero nel posto in cui «il mondo
incontra il mondo».
Molti Paesi hanno affidato il racconto di se stessi e del loro impegno in favore della corretta alimentazione e della sostenibilità a
immagini ad altissima risoluzione,
proiezioni tridimensionali ed effetti
speciali; ci sono padiglioni che offrono straordinari esempi di archi-
tettura, ma l’Expo è un ambiente
pieno di sensazioni che vanno oltre il visivo. E’ il luogo stesso ad offrirle, dando la possibilità di tuffarsi da un Paese all’altro compiendo
solo pochi passi restituendo l’impressione di avere il mondo a portata di mano. Ci sono i rumori, le
musiche, le lingue che si sentono
parlare e gli odori, un vero e proprio universo di profumi dentro e
fuori dagli stand, emanati dalle
innumerevoli pietanze preparate.
«Senti che odore di Vietnam? Che
odore di Angola? Che odore di Argentina?», dicevo un po’ per gioco
ma un po’ sul serio alla mia guida,
mia moglie, nel corso della mia
prima visita.
Già, la guida: se si ha la fortuna di
essere accompagnati da persone
capaci di raccontare ciò che vedono e di trasmettere emozioni,
come è capitato a me, il viaggio
all’interno dell’Expo diventa un’esperienza davvero indimenticabile
anche per chi non vede.
La struttura quasi elementare del
sito espositivo aiuta a non sentirsi smarriti e disorientati, come
può accadere ad un non vedente
in posti così grandi. A fungere da
rassicurante punto di riferimento
è il Decumano, il lungo corso che
attraversa l’intera Esposizione,
nel quale confluiscono tutti i suoni
e gli odori. Basta percorrerlo per
farsi un’idea della dimensione planetaria di questa manifestazione,
non comune a nessun’altra fiera.
«A destra abbiamo il padiglione
Irlanda, a sinistra il Brasile. Poi c’è
l’Angola, qui c’è l’Argentina, qui il
Kazakistan…»: sono bastate queste
parole di chi mi ha accompagnato
a farmi sembrare di essere al centro del mondo.
Certo, non sono potuto rimanere a
bocca aperta di fronte allo sbocciare dell’Albero della Vita, non ho
potuto apprezzare le mirabolanti
performance di un semplice cartoncino nel padiglione Germania,
ma le esperienze emozionanti non
sono di certo mancate: ho potuto
respirare l’aria di montagna nel
P antheon
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Il nostro reportage da Expo2015
bosco del padiglione Austria, sentire l’impressionante rumore di un
alveare nel padiglione del Regno
Unito, entrare nel padiglione Brasile saltellando su una rete di corda, annusare la rosa del deserto
nel padiglione Marocco, pedalare
per far accendere una luce nello
stand della Repubblica Ceca.
Una menzione particolare la merita il padiglione degli Emirati Arabi, sicuramente il più avanzato in
quanto ad effetti speciali accompagnati però da un audio sensazionale, un esempio di come l’evoluzione tecnologica possa offrire
esperienze multisensoriali fantastiche.
Sono stato all’Expo anche con la
redazione di Pantheon, per testare l’accessibilità di alcuni padiglioni e compiere la straordinaria
esperienza del Mercato al Buio
a Palazzo Italia, un’installazione
progettata dall’Istituto Ciechi di
Milano: si viene condotti da una
guida non vedente in un ambiente completamente buio nel quale
è riprodotto un tipico mercato rionale. Muovendosi lentamente ed
esplorando con le mani si possono
incontrare banchi con frutta e verdura, da riconoscere attraverso
il tatto e l’olfatto. In sottofondo, i
rumori caratteristici del mercato,
con i venditori che urlano, le friggitrici e un’ape car che passa.
Per me la motivazione è stata la
curiosità, ma per una persona
vedente può essere un modo per
scoprire le potenzialità, spesso
Padiglione del Brasile
poco utilizzate, degli altri sensi oltre la vista.
Entrata del “mercato al Buio”
Dopo aver esaltato gli aspetti meno visibili di Expo, non posso
In tre mesi potrò
che chiudere con un consiglio a
stringere amicizia
tutti coloro che lo visiteranno: se
con molte persone,
potete, durante il vostro tour, ogni
utilizzare i social media
tanto chiudete gli occhi. Scoprirete
altri aspetti di questa manifestain modo professionale,
zione, percepirete sensazioni che
programmare e gestire
forse vi erano sfuggite, e riuscirete
eventi su tutto il territorio.
a cogliere meglio quel messag2015, 20 milioni di
gio di universalità, mondialitàExpo
e
appartenenza che l’Expo intende
persone che verranno in
trasmettere.
Italia da tutto il mondo.
3 mesi di esperienza per aprirti le porte al mondo
EXPO2015: 20 Milioni di persone da 147 nazioni,
ospiti del Paese Italia e delle sue eccellenze
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proseguono, per i prossimi turni, le selezioni di giovani diplomati, laureandi
o laureati di età compresa tra i 18 e i 35 anni
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carta di verona La nuova iniziativa di Verona Expo
14
P antheon
CARTA DI VERONA
un documento per disegnare
la Verona del futuro
di Luca Spaziani
Presentata il 18 giugno all’Esposizione Universale la “Carta di Verona”, il progetto
di VeronaExpo per preparare la città alle sfide che la attendono
U
n documento in cui raccogliere istanze e proposte di aziende, Enti e associazioni, da presentare
alla città in autunno, in vista delle
sfide che la attendono: è l’iniziativa lanciata da VeronaExpo, che
lo scorso 18 giugno ha presentato a Cascina Triulza, il padiglione
dell’Esposizione Universale dedicato alla Società Civile, le lineeguida della «Carta di Verona».
Un obiettivo ambizioso quello dell’Associazione, nata con lo
scopo di promuovere eventi sul
territorio scaligero in concomitanza conl’Expo e che ha già raccolto l’adesione di una cinquantina tra aziende, Enti e associazioni
di categoria.
«Nei prossimi due anni – ha sottolineato il presidente di VeronaExpo Matteo Scolari - Verona sarà
interessata da alcuni passaggi
fondamentali, che ridisegneranno gran parte degli scenari futuri
del panorama scaligero: saranno
rinnovate, o confermate, le principali cariche istituzionali e finanziarie veronesi, il sindaco di Verona, ma anche i vertici del Banco
Popolare, di Cattolica Assicurazioni e Fondazione Cariverona.
Oltre ad aver lanciato e promosso iniziative ed eventi sul territorio
veronese, ci siamo chiesti che tipo
di contributo concreto e tangibile
potevamo lasciare alla nostra città al termine di questo semestre».
Si è scelto di puntare su un’eredità scritta, sul modello della Carta
di Milano, capace di orientare le
scelte di chi avrà in mano le sorti
della città.
Disoccupazione giovanile, fuga
della manodopera, difficoltà di
accesso al credito, rischi ambientali: sono solo alcuni dei temi
sui quali le quasi tremila realtà
imprenditoriali afferenti a VeronaExpo saranno chiamate ad
esprimersi nei prossimi mesi.
Ad ispirare il progetto di VeronaExpo saranno le riflessioni e i
grandi dibattiti che stanno animando la piattaforma mondiale
dell’Expo, un evento che, nonostante il pessimismo iniziale, sta
riscuotendo un notevole successo. A certificarlo sono i numeri citati da Giacomo Biraghi, responsabile Pubbliche Relazioni di Expo,
nel corso della presentazione
della Carta di Verona: «Avevamo
venduto 10 milioni di biglietti ancor prima che aprissero i cancelli
e al momento siamo a 15 milioni.
Nel mese di maggio oltre 2 milioni
e 700mila persone hanno varcato
gli ingressi della manifestazione e
per giugno ne prevediamo altri 4
milioni. Un dato importante, se si
considera che nelle passate edizioni il 40% dei visitatori si è concentrato negli ultimi due mesi».
Da Biraghi anche un forte plauso
all’iniziativa di VeronaExpo: «Verona ha fatto bene a “prendersi”
l’Expo e a promuovere eventi legati a questo marchio, ne trarrà
un grande vantaggio».
P antheon
15
2015
SOLIDARIETÀ & NO PROFIT
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P antheon
Solidarietà su tre ruote
di Francesca Mauli
Abbattere le barriere per mezzo di un risciò? È possibile, se
a guidarlo sono detenuti in cerca di una nuova possibilità e
a usufruirne sono anziani e disabili.
P
uò un servizio di volontariato valorizzare contemporaneamente sia i volontari che vi partecipano che
le persone che ne usufruiscono?
Sì, se sia i soggetti che gli oggetti
del progetto che porta avanti sono
persone appartenenti a categorie svantaggiate. Su questa base
nasce “Risciò solidale”, voluto da
CLV impresa sociale, realtà nata
in seno a CISL per fare impresa
offrendo opportunità nel sociale,
FNP Pensionati CISL Verona, Anteas – coordinamento di Verona,
con il supporto economico di Fondazione Cattolica e la collaborazione della Casa Circondariale di
Verona, del Garante ai diritti dei
detenuti del Comune di Verona,
delle sezioni locali di FAND - Federazione Associazioni Nazionali
Disabili, UICI - Unione Italiana dei
Ciechi e degli Ipovedenti, ENS Ente Nazionale Sordi, degli Amici
della bicicletta e di AMEntelibera.
Si tratta di un nuovo servizio, attivo nel Comune di Verona da luglio,
di trasporto di persone anziane o
con disabilità lieve. Mezzi di trasporto sono due simpatici risciò a
tre posti, a pedalata assistita, con
tettuccio, per riparare sia dalla
calura che dalle piogge estive, e
perfino dei pannelli solari per la ricarica parziale della batteria; guidatori di queste “bici a tre ruote”
sono dei volontari provenienti dalla Casa Circondariale di Montorio
e inseriti all’interno di percorsi per
il reinserimento sociale. «“Risciò
Pres. Scandola e Assessore Leso su un Risciò Solidale
soldale” si inserisce nella scia di
una realtà nata lo scorso, “Verona in tandem” (www.veronaintandem.it), ideata da CLV insieme ad
altre associazioni, tra cui l’Unione Ciechi, con il finanziamento di
Fondazione Cattolica, per offrire
l’opportunità di un cicloturismo
accessibile sul territorio veronese
attraverso il noleggio di tandem.
Questo servizio, tuttora attivo,
è gestito da un volontario della Casa Circondariale di Verona,
nell’ambito di un progetto di reinserimento sociale. Si è pensato di
allargare questo tipo di proposta
anche ad altre esperienze, mantenendo sempre l’attenzione sul
concetto di “mobilità sostenibile”,
intesa come un nuovo modo di
spostarsi, più “dolce”, e insieme
della creazione di opportunità nel
sociale» spiega Anna Corradini di
AMEntelibera, realtà che si occupa di sviluppo locale, turismo accessibile, educazione ambientale
e accompagnamento turistico.
«Questo secondo progetto, ispirato a un modello consolidato in alcuni Paesi del Nord Europa, vuole offrire un servizio di “sollievo”,
occupando in modo piacevole il
tempo libero di persone svantaggiate, in primis anziani e persone
con disabilità lievi che appartengono a case di riposo, associazioni, circoli all’interno del Comune di
Verona, che durante la giornata
vengono condotte, in risciò, all’interno di circuiti cittadini prestabiliti, per passare del tempo all’aria
aperta, in un modo diverso dal so-
P antheon
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SOLIDARIETÀ & NO PROFIT
lito. Contemporaneamente si vuole dare a
persone detenute, inserite in un percorso
di reinserimento in società, la possibilità di
effettuare un servizio di volontariato, dopo
un periodo di formazione specifica sia pratica, inerente la guida del mezzo, che teorica, legata alle relazioni con il pubblico e
alla conoscenza della città».
Il servizio, attivo da luglio fino al prossimo
autunno, e coordinato dall’Assessorato ai
Servizi Sociali del Comune di Verona, che
ha il compito di individuare le realtà locali legate alle Terza Età e alla disabilità che
possono usufruirne, è gratuito. I risciò attivi
al momento sono due e i volontari addetti
al trasporto sono otto, impegnati su turni.
Lontani dall’essere meri “pedalatori”, ai volontari è richiesto di “intrattenere” le persone che accompagnano in giro per la città,
raccontando aneddoti e curiosità sulla città. «Gli otto volontari hanno dimostrato da
subito un grande entusiasmo – racconta
Anna Corradini – e si sono posti in modo
attivo in tutte le fasi del progetto, dando
suggerimenti e consigli. L’idea – conclude
- è di renderlo, nel prossimo futuro, un servizio turistico a tutti gli effetti, incrementando il numero di risciò a disposizione –
che saranno sempre guidati da persone
provenienti da percorsi di reinserimento
in società - e offrendo quindi a chi viene a
visitare Verona un modo diverso per percorrere la nostra città».
Presentazione dell’iniziativa Risciò Solidale
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CREDITO & IMPRESA
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P antheon
A Nord-Est gli immigrati creano impresa.
Ecco quanto vale l’imprenditoria straniera
di Camilla Pisani
Nel 2014, il 6,6% della ricchezza del Nordest, percentuale che, in
cifre, corrisponde a tredici miliardi di euro, è stato prodotto da
imprese immigrate. A confermarlo sono i dati della Fondazione
“Leone Moressa”, che mira a colmare i pregiudizi attinenti alla
sfera economica sugli stranieri in Italia.
P antheon
19
CREDITO & IMPRESA
favore” o “contro” l’immigrazione.
Oggi, invece, da un punto di vista
strettamente economico, non si
può sottovalutare l’apporto che
il fenomeno migratorio genera in
termini di ricchezza e sviluppo: la
realtà (matematica) è che queste
persone ci arricchiscono».
D
valore complessivo è aumentato
di 255 milioni di euro. Le aziende
avviate da stranieri in quest’area risultano oltre 62 mila, pari
all’8,9% delle imprese totali, ed
hanno prodotto 13 miliardi di euro
di ricchezza, pari al 14% del valore
totale prodotto a livello nazionale
dalle imprese straniere. In sintesi,
negli anni della crisi, mentre le imprese italiane diminuiscono, quelle straniere aumentano: più 10,3%
contro un meno 3,9% delle attività avviate da imprenditori nati in
Italia. I settori più rappresentati
sono edilizia (28,9%) e commercio (27,8%), che insieme includono
oltre la metà delle imprese immigrate. Osservando la provenienza degli imprenditori stranieri nel
Nord Est, il 10,9% è cinese (8.988
imprenditori) e, a seguire, romeno,
con l’8,9% (7.333 imprenditori). Le
presenze maggiori si registrano in
Veneto: a Verona (10,3%) e Treviso (9,7%), ma sono in crescita anche a Padova (+7,0%) e a Venezia
(+5,4%).
Il dossier presentato della Fondazione contribuirebbe dunque a
smentire la radicata ideologia secondo cui gli immigrati rappresenterebbero un “peso” per il Paese,
poiché “rubano il lavoro” e “vivono
sulle spalle” degli italiani. «Il dibattito sull’immigrazione - scrive
Fondazione Moressa, in una nota
pubblicata sul proprio sito web
- assume spesso toni ideologici,
polarizzando la questione su posizioni inconciliabili che portano
l’opinione pubblica ad essere o “a
Fondazione Leone Moressa e il
valore dell’immigrazione
La Fondazione “Leone Moressa” è
un istituto di studi e ricerche nato
nel 2002 da un’iniziativa della
Associazione Artigiani e Piccole
Imprese di Mestre CGIA. Tra gli
obiettivi che hanno determinato la nascita dell’Ente, colmare i
pregiudizi sulla popolazione immigrata attinenti alla sfera economica e professionale, in modo
da contrastare la diffusione di
stereotipi e gli atteggiamenti discriminatori che ne derivano. Gli
studi della Fondazione si sviluppano in particolare nell’approfondimento delle dinamiche del
mercato del lavoro straniero,
della quantificazione delle retribuzioni degli immigrati, del fenomeno imprenditoriale, della
povertà delle famiglie straniere
e delle dinamiche demografiche.
Attraverso la divulgazione di paper e pubblicazioni e la promozione di seminari, conferenze e
convegni in collaborazione con
organizzazioni del territorio, l’attività di ricerca è finalizzata alla
diffusione della conoscenza e
alla valorizzazione delle differenti
espressioni culturali degli stranieri che vivono in Italia, anche
nell’ottica di individuare efficaci
percorsi di integrazione.
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ue mesi fa, nell’inchiesta
“Cercare fortuna all’ombra dell’Arena”, pubblicata sul numero di Pantheon uscito ad aprile, ci siamo chiesti
se Verona potesse rappresentare
un terreno economico, sociale e
culturale appetibile per gli stranieri
che decidono di avviare un’attività
in riva all’Adige. Dai risultati emersi, le imprese attive iscritte alla Camera del Commercio di Verona, al
31 dicembre 2013, risultano essere 87.305. Di queste, quasi 77 mila
(88%) sono condotte da imprenditori italiani mentre 10.495 (12%)
da immigrati. E in tutto il Nord Est?
A rispondere è stata la Fondazione “Leone Moressa” di Mestre, che
ha analizzato i dati delle imprese
condotte da stranieri in quello che
è inequivocabilmente considerato
il fiore all’occhiello del tessuto economico italiano. Nella cosiddetta
“locomotiva d’Italia” pare infatti
che, a trainare il resto del Paese,
non siano solo i lavoratori veneti,
altoatesini, emiliani e friulani, ma
anche chi viene da fuori confine:
creano impresa e valore proprio
coloro che, troppo spesso, vengono appellati come “mantenuti”
dai contribuenti. Uno studio condotto dall’Ente veneziano e pubblicato a fine maggio ha infatti
confermato che, nel 2014, il 6,6%
della ricchezza del Nordest è stato prodotto da imprese immigrate
e, rispetto all’anno precedente, il
ATTUALITÀ
La testimonianza di un veronese che vive e lavora sull’isola
20
P antheon
P antheon
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La testimonianza di un veronese che vive e lavora sull’isola
La mia vita in mezzo al mare,
nel paradiso di Lampedusa
Giorgio Cacciatori è un DJ veronese che, quattro anni fa, ha lasciato tutto per cominciare una
nuova vita nell’isola siciliana, dove ha aperto un locale insieme alla compagna. E mentre le
cronache ci raccontano di sbarchi, soccorsi ed emergenza immigrazione, lui ci descrive un’altra verità: «In questo meraviglioso scoglio d’alto mare, non c’è traccia di migranti».
di Camilla Pisani
Panorama di Lampeduta ripreso dall’alto
U
na vita trascorsa dietro
le consolle dei più celebri
locali notturni e discoteche di Verona, dove, con
gli anni, è diventato un affermato DJ. La domenica al Bentegodi,
insieme ai “butei della curva”, per
seguire le prodezze dell’amato
Hellas. L’aperitivo in Piazza delle
Erbe, dove conosce per nome e
cognome tutti i bottegai, baristi
ed esercenti della zona. Giorgio
Cacciatori, sulla carta, è il prototipo perfetto del veronese doc.
Ma è nelle generalizzazioni che si
sbaglia e, scandagliando un po’
più a fondo, si scopre che alla felicità manca un tassello. Il mare,
la libertà, la voglia di “qualcosa
d’altro” lo hanno spinto a lasciare,
anche se solo per otto mesi l’anno, la sua adorata città, dove e
nato e cresciuto, per trasferirsi nel
luogo in cui trascorreva le vacanze: Lampedusa. Raggiunto per
telefono, ci ha raccontato come è
cambiata la sua vita ora che abita in un’isola di 22 chilometri quadrati, dove «basta un giro in moto
per scoprirne ogni angolo».
Quando è nata l’idea di trasferirsi
in un luogo così diverso da Verona, dove non le mancava nulla, e
cosa l’ha spinto a farlo?
Io e la mia compagna, Silvia, siamo stati in vacanza a Lampedusa
per due anni di fila. Io amo il mare,
in ogni periodo dell’anno. L’ultimo
giorno di ferie ero solito salutare la
spiaggia con la nostalgia nel cuore, come immagino facciano tanti
altri turisti. Non volevo più provare
quella sensazione lì, di tristezza.
Nell’estate del 2010, il bar dove
abitualmente facevamo aperitivo
ha chiuso i battenti: era la nostra
occasione, ci è venuta voglia di
rilevarlo e cominciare una nuova
vita. Nel 2011 eravamo sull’isola
ad inaugurare il nostro locale, “Lo
Sbarcatoio”.
Nella vita, era ed è ancora, un DJ.
Come è riuscito ad avviare un locale senza esperienza?
Non è stato faticoso dal punto di
vista economico, perché in queste
zone iniziare un’attività di questo
tipo richiede un investimento pari
a quello necessario per acquistare una piccola utilitaria, ma nella
pratica sì, perché abbiamo sistemato tutto il locale da soli. Io, Silvia e la sua migliore amica Michela, che ha deciso di trasferirsi qui
insieme a noi.
Nessuna difficoltà incontrata sulla nuova strada?
Certo: come in tutte le isole, anche qui siamo in balia del tempo
e le maggiori criticità sono legate
ai trasporti. Soprattutto per isole
lontane dalla terraferma come lo
è Lampedusa. Per raggiungere le
coste della Sicilia ci vogliono otto
ore di traghetto. Nei giorni di burrasca, le navi non salpano e dobbiamo stare attenti a razionare le
derrate alimentari, che arrivano
via mare. I beni di prima necessità, come farmaci e quotidiani, arrivano invece via aerea.
Si dichiara irrimediabilmente cittadino, come ha organizzato la
sua vita in un’isola in mezzo al
mare?
Sì, anche se ho deciso di vivere su
una spiaggia, lontano dallo stress
e dal traffico urbano, non posso
negare la mia “veronesità”. Ho bisogno anche della città e, quan-
Lo Sbarcatoio
Michela, Giorgio e Silvia
do torno a casa, Verona mi sembra New York. Per questo resto a
Lampedusa tra marzo e settembre, da novembre a febbraio vivo
a Verona, dove torno a vestire i
miei abituali panni di DJ. Abbiamo tutti due anime, due nature. E
io sono felice di essere riuscito a
soddisfarle entrambe.
Le cronache giornalistiche ci raccontano una Lampedusa fortemente provata dai continui sbarchi di migranti provenienti dalle
coste della Libia: è davvero così
drammatica la situazione?
In questo angolo di paradiso, a
differenza di ciò che vogliono far
credere i mass-media, di immigrazione e di immigrati non se ne
vede nemmeno l’ombra. Le persone che arrivano vengono soccorse
in mare e trasportate in un centro
di accoglienza ai confini dell’isola,
lontano delle spiagge e dai luoghi
frequentati dai turisti. Rimangono
solo poche ore: il tempo necessario per l’identificazione prima che
vengano portati sulla terraferma.
Sento, da chi vive al Nord e nella
stessa Verona, storie assurde di
persone che non vogliono venire
in vacanza a Lampedusa perché
“viviamo in mezzo agli immigrati”.
Ma la verità è che ci sono molti più
profughi in certe zone delle loro
città che qui. Consiglio a tutti di
venire a visitare questa splendida
isola, per constatare di persona
che non esiste nessuna traccia
di immigrato. Non è vero che siamo invasi, come i giornali vogliono
far credere creando allarmismo
e compromettendo un’economia
che si fonda per il 20% sulla pesca
e per il restante 80% sul turismo.
Il paragone Lampedusa e immigrazione è infondato e il lavoro dei
media dovrebbero essere quello di rendere l’immagine corretta
che questo meraviglioso scoglio
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P antheon
SALUTE & BENESSERE
P antheon
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SALUTE & BENESSERE
Curarsi con la natura
di Marta Bicego
Grazie alla Fitoterapia. È la più antica forma di medicina e sfrutta la somministrazione di preparati, ottenuti dalle erbe e dalle
piante medicinali, a scopo curativo. Un prezioso alleato del benessere, utile per prevenire e guarire alcune malattie.
Giardino di Don Luigi Zocca, a Sprea
L
a menta ha effetto digestivo e calmante su stomaco
e intestino. Il basilico? È un
ottimo tonificante. Mentre la lavanda agisce sul sistema
nervoso centrale con azione ansiolitica e sedativa. Potere della
natura, secondo la Fitoterapia:
branca antica e nobile della farmacologia scientifica, che detta le
regole dell’uso delle piante medicinali a scopo preventivo o terapeutico.
«Senza improvvisazione», premette il dottor Alessandro Formenti.
Per l’esperto di Fitoterapia clinica
e rimedi naturali, intervenuto alla
festa di apertura del Giardino di
don Zocca a Sprea, dev’essere la
conoscenza la doverosa premes-
sa per chi si avvicina alla medicina naturale, in merito alla quale
c’è ancora parecchia confusione.
La scienza, esordisce, «ha spesso
un po’ screditato le piante medicinali per un atteggiamento
mentale riduzionistico e fatalmente semplificativo. Pensare
che i composti non attivi o apparentemente non attivi delle piante medicinali fossero inutili, ha
portato a una sottovalutazione di
realtà che danno fastidio perché
difficili da inserire nei nostri schemi mentali».
Come a dire: perché usare le erbe
medicinali se ci sono le medicine,
racchiuse in comodi blister, che
ne contengono il principio attivo?
Ed è qui la questione: «La pian-
ta medicinale non contiene solo il
principio attivo, ma altre sostanze
che interagiscono con l’organismo e gli permettono di assorbire
ciò che gli serve, secondo le proprie esigenze». Per comprendere
meglio, è necessario considerare
la complessità del corpo umano:
risultato dell’aggregazione di oltre 50 trilioni di cellule, all’interno
delle quali avvengono migliaia di
reazioni biochimiche, a loro volta catalizzate da enzimi specifici.
Una pianta, in virtù dell’essere costituita da centinaia di molecole
differenti, spiega, «è più probabile
abbia un’interazione con molti siti
metabolici perturbati e un ampio
effetto riequilibrante, a differenza
del principio attivo, che agisce sì
come una lama di coltello, però
può essere intossicante e alla fine
non riesce a riequilibrare un organismo altamente complesso».
Nel corso dell’evoluzione, l’organismo dell’uomo si è programmato
per interagire con ciò che è fatto dal «laboratorio naturale». Ciò
che conta per il progresso futuro, evidenzia, «è la dimostrazione della sicurezza e dell’efficacia
clinica di un farmaco naturale».
In tal senso, dalla Fitoterapia de-
via Fusina 5/a, Grezzana
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A Sprea un giardino in cui
“guarire” corpo e mente
È nato per “guarire” il corpo, senza trascurare la mente, il Giardino
di don Luigi Zocca. All’ombra della
canonica in cui il parroco-erborista di Sprea, minuscola frazione
di Badia Calavena, era solito preparare salutari unguenti e decotti.
Eredità che le associazioni il Giardino officinale e l’Orto dei Cimbri
hanno deciso di tramandare, con
lo sguardo rivolto al passato e attenzione alle conoscenze scientifiche in ambito della Fitoterapia.
A ricoprire parte del Monte Castecche è un orto-giardino con
300 specie tra piante, alberi da
fiore e frutto, erbe officinali, arbusti
rampicanti tra spontanei e provenienti da vivaio raccontati da tabelle.
Luogo di conoscenza aperto a tutti:
da visitare per curiosità, da soli o in
compagnia di una guida, percorrendo il chilometro di sentiero che tra i
terrazzamenti risale la collina; dove
riconciliarsi con la natura, anche
mettendo a disposizione il proprio
pollice verde. La filosofia che guida
l’iniziativa si lega all’esperienza maturata da Erbecedario: con il laboratorio di erboristeria, lo spaccio di
prodotti tipici e il ristorante per assaporare piatti della tradizione. Per
accedere alla sala nella quale è custodita la potente macchina.
vono arrivare ancora risposte.
Tutto dipende dalle patologie da
curare e dalle condizioni generali del paziente, per le quali serve
innanzitutto una diagnosi precisa. «L’efficacia della Fitoterapia
è soprattutto nelle malattie funzionali, nelle quali cioè le funzioni
dell’organismo sono squilibrate,
che durano da lungo tempo e non
hanno ancora comportato danni
anatomici». Per esempio gastriti,
coliti, fibromialgie, bronchite cronica, allergie, rallentamenti circolatori, stipsi, tossicosi epatica. Non
è tuttavia una forma di medicina
esente da limiti, che sono «da conoscere e tenere presenti. Non bisogna pensare – conclude – che
con le piante si possa curare tutto». Ci sono problematiche per le
quali la Fitoterapia può costituire
una terapia di appoggio, perché
duttile e che protettiva degli effetti nocivi che i farmaci possono avere. Tutto si gioca su un’alleanza consapevole, tra scienza
moderna e natura, nel comune
obiettivo di migliorare la qualità di
vita delle persone.
24
P antheon
AGROALIMENTARE & ALIMENTAZIONE
Fidarsi dell’olio di palma?
di Matteo Bellamoli
P
Negli ultimi mesi è stato al centro dei dibattiti sull’alimentazione. Una buona parte di persone lo etichettano come rischioso, ma c’è anche chi ne abbozza un uso anche a scopo
curativo. Dove sta la verità?
rovate a prendere dalle vostre dispense o dalla vostra
cucina un qualsiasi prodotto da forno simile al pane,
oppure biscotti e prodotti dolciari
o ancora le merendine di vostro figlio. Se leggerete tra gli ingredienti
troverete sicuramente l’olio di palma o, in alternativa, una mistura
di olii vegetali che nella stragrande
maggioranza dei casi includeranno
anche l’olio di palma. Fino a qualche mese fa non ci facevamo caso,
qualche anno fa non era nemmeno
obbligatorio riportarne la presenza
sulle etichette, eppure oggi è scoppiato un caso. Sarà l’aria di EXPO,
che ci ha resi improvvisamente
tutti molto attenti all’alimentazione, saranno alcuni biologici-bufala
contenenti olio di palma scoperti
anche in Italia, fatto sta che siamo
tutti giustamente preoccupati per
la nostra salute a partire da quello
che mangiamo.
L’olio di palma è, in questo momento, non solo il prodotto oleario a più
basso costo sul mercato, ma anche l’olio commestibile più prodotto al mondo, in lizza per il primato
con l’olio di soia (abbiamo parlato
di soia sullo scorso numero, ndr).
Curioso pensare che, come anticipato sopra, fino al 2011 quest’olio era pressoché sconosciuto ai
consumatori, dato che il Regolamento Comunitario che obbliga
l’indicazione in etichetta è proprio
di quell’anno (1169/2011). Fino a
quel momento, ricorderete, sulle
etichette si leggeva “grasso od olio
vegetale”. Da quella legge ai Paesi membri sono stati consentiti tre
anni per adeguare le etichettature.
Oggi è il 2015, quei tre anni sono
passati e l’olio di palma campeggia in bella mostra su un’infinità di
confezioni. Ma perché ora fa tanto
discutere?
L’olio di palma contiene il 50% circa di grassi saturi a catena lunga,
le cui quote maggiori sono rappresentate dall’acido palmitico, un
componente che viene usato an-
che in diversi saponi e persino nella
fabbricazione delle bombe al napalm (che si chiamano così proprio
in relazione all’acido palmitico, ndr).
Da un punto di vista chimico l’olio di
palma equivale al burro, dato che
una volta prodotto non si presenta
in forma liquida come l’olio di oliva
o di semi di girasole, bensì in panetti
burrosi che possono essere resi liquidi tramite un processo chimico di
frazionamento. Ed è proprio questo
processo chimico che lo rende, di
fatto, peggiore del burro dal punto
di vista della somministrazione alimentare.
L’olio di palma, secondo alcuni
esperti, fa davvero male. Rovinerebbe il sistema cardiocircolatorio,
provocherebbe diabete, e sarebbe
del tutto sconsigliato a chi soffre
di colesterolo alto. Alcuni arrivano
ad individuarne persino un aspetto cancerogeno. Allarmante se
pensiamo che viene usato anche
in alcuni prodotti per i neonati. Per
la sua massiva produzione (sta veramente dappertutto) è responsabile anche della deforestazione di
alcune zone del pianeta ed è stato
riscontrato in alcuni prodotti proposti come biologici. Ma costa poco e
quindi conviene alle multinazionali
produttrici. Oltre al danno la beffa:
è presente in un’infinità di prodotti
anche ad EXPO, come ha lanciato
l’allarme anche la prestigiosa rivista
“Wired”, sostenitrice dell’esposizione
universale di Milano.
In realtà il fenomeno va analizzato
da più punti di vista. Questo prodotto è entrato in modo massiccio
P antheon
25
AGROALIMENTARE & ALIMENTAZIONE
nelle produzioni industriali a seguito di normative europee che hanno
limitato l’uso di margarine e quindi sarebbe un’alternativa migliore
rispetto a quello che si mangiava
prima. Dal punto di vista medico, poi, non esiste nessun tipo di
correlazione tra l’olio di palma e
l’insorgenza di cancro. Questo ci
mette tranquilli fino ad un certo
punto, dato che esistono molte altre forme di studi che non trovano
fondamento medico in quanto non
esiste una letteratura correlata,
ma questo non ne smentisce di
fatto un fondamento di verità. Se
non altro, non c’è una correlazione
diretta come per il fumo delle sigarette. Per quanto riguarda poi il
colesterolo e il diabete c’è da dire
che l’olio di palma nel primo caso si
comporta come tutti i grassi saturi (compreso il burro) e quindi non
è niente di più negativo, o positivo, del burro vaccino. Per il diabete invece si scontrano i risultati di
laboratorio con, ancora una volta,
la mancanza di una riprova medica reale. Alcune cellule di pancreas
sono state messe in contatto con
acido palmitico in laboratorio e
hanno registrato danni, ma questo
non è direttamente correlato ad un
danno reale in caso di assunzione
di olio di palma (di cui l’acido palmitico è un componente).
Quindi? Diciamo che non esiste
una risposta univoca. L’olio di palma fa male come fa male il burro,
ma è migliore delle margarine vegetali. Dovremmo cercare di limitarne l’assunzione giornaliera al
10% su tutte le calorie. Fatto sta
che se dovrete scegliere, meglio un
frutto che una merendina, ma non
illudetevi che in un alimento confezionato senza olio di palma vi sia la
qualità, perché anche lo strutto, ad
esempio, ha effetti simili sull’organismo.
Varrà ancora il consiglio della nonna: di tutto un po’?
chiesa di Stallavena
restauri
mobili
GIOVANI & LAVORO
26
P antheon
Salmon Magazine
un tuffo nell’underwater veronese
di Giulia Zampieri
“S
Ci siamo finiti anche noi, nella rete: così, da questo numero, la
redazione di Salmon Magazine vi proporrà una selezione degli
eventi più interessanti per quest’estate (date una sbirciatina a
p. 33 se non ci credete). Un mondo sommerso di arte, musica,
teatro e danza che viene a galla. A catturarlo ci pensa un branco
di “pescatori” del nuovo che c’è a Verona. Oggi ve li presentiamo.
almon Magazine è il sito
internet che comunica,
ogni giorno, le iniziative più
interessanti di Verona e
della sua provincia. Musica, teatro,
arte. Non solo Romeo e Giulietta».
Se Salmon Magazine fosse una
sola persona, questa sarebbe la
sua presentazione. Un biglietto
da visita essenziale. Teso però con
l’irriverenza discreta di chi vuole migliorare le cose. Con risoluta
semplicità. Come al solito però,
dietro un progetto così ampio e
importante, ci sono tante persone,
e con loro una rete, fittissima, di
idee e intenzioni. Una rete, intessuta dalla redazione di Salmon,
per catturare tutte quelle associazioni, iniziative e manifestazioni
che animano e scuotono il territorio veronese, da Malcesine a Isola
della Scala, travolgendo il centro
città per poi inerpicarsi fin su, sui
monti Lessini.
Questo opuscolo dal nome bizzarro è una commistione di pa-
role e fotografia, di forme, generi
e media diversi. Ogni tre mesi il
numero cartaceo, “l’esca” distribuita gratuitamente sul nostro
territorio, raccoglie gli eventi più
interessanti del periodo e si evolve poi sul Web, attraverso il portale www.salmonmagazine.com e
i vari canali social, facendo emergere il ricchissimo sottobosco culturale che cresce, rigoglioso, nella
nostra città.
Nasce nel 2013, tinto del rosa salmone del numero #00, e non ha
superbe ambizioni, se non quella di segnalare gli appuntamenti
con la cultura, in tutte le sue forme, presenti a Verona. E portare
alla luce, nel mentre, quelle realtà che sono tante, e sempre più
numerose, in cui persone capaci,
determinate e sempre indaffarate si impegnano per scuotere e
sconquassare la nostra Verona.
Studenti che hanno viaggiato e
vissuto in città lontane, professionisti volati all’estero che decidono
di tornare a casa per portare qui,
il bello che hanno visto nel mondo.
Persone che con la naturalezza di
chi crede in quello che fa portano avanti i propri progetti e ideali.
Talvolta, anche controcorrente.
Come il salmone che svetta sulla
copertina di questo ultimo numero estivo e su tutti i precedenti: un
simbolo di ostinata determinatezza. «Oltre che per il suo significato
simbolico» ci spiega la redazione
di Salmon Magazine, «abbiamo
scelto proprio il salmone come
logo per provare a dare un’immagine diversa del mondo dell’associazionismo: più attraente e accattivante, più pop e giovane. Lo
stesso vale per il linguaggio che
utilizziamo: diretto e gergale. Così
anche per la fotografia, strumento
che amiamo per la sua immediatezza e indipendenza da giudizi di
parte». Queste sono le forme scelte per cercare di ribaltare la proporzione ad oggi esistente: molte
“occasioni di cultura” faticano an-
P antheon
27
GIOVANI & LAVORO
cora a salire in superficie e rimangano ancora di nicchia. Intrappolate in un’altra rete, spesso fatta
di inutili pregiudizi. Se il desiderio
che diventino “di massa” può sembrare ingenua utopia, noi siamo
convinti che almeno dovrebbero
diventare più trasversalmente riconosciute. E del resto non si può
fare altrimenti: basta avere Salmon #4 alla mano, (progettato e
impaginato da Giulia Grobberio,
graphic designer di Bosco Chiesanuova, l’ultimo dei talenti veronesi sul quale ha investito Salmon),
per rendersene conto: tra le anse
dell’Adige, c’è un vasto territorio,
tutto punteggiato di luoghi di cultura che si animeranno di passeggiate, suoni, balli e proiezioni per
tutta l’estate. Un’estate piena, un
ricchissimo mese di luglio: più di
venti appuntamenti, tutti egualmente imperdibili. Un numero,
questo candido Salmon #4, straripante di novità: contenuti in italiano e in inglese, una App gratuita
(solo per iOS al momento, ndr) e
un progetto sempre più condiviso.
«Questo ultimo numero» concludono i ragazzi di Salmon, «ci è stato chiesto espressamente dalle
associazioni che abbiamo appoggiato nel tempo: un risultato che ci
riempie di soddisfazione e gratitudine! Con la fiducia che ci è stata
riconosciuta, non possiamo che
impegnarci per migliorare ancora
di più». Se lo trovate in giro, non
lasciatevelo scappare! Altrimenti,
catturate il salmone qui:
www.salmonmagazine.com
Facebook/ Salmon Magazine
Twitter: @salmonmag
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è una disciplina che previene e cura le patologie del paziente
in età evolutiva, dai 2 ai 16 anni.
L'attenzione è rivolta alla prevenzione delle lesioni cariose da
parte dell'igienista dentale o dell'odontoiatria ( SUGGERIMENTO
DI DIETA CORRETTTA, APPLICAZIONI DI FLUORO, SIGILLATURA DEI
SOLCHI, EDUCAZIONE ALL'IGIENE ORALE ) ed alla ricerca della
collaborazione dei piccoli pazienti.
PSICOLOGIA DEI BAMBINI
Il dialogo come terapia deve essere utilizzato in presenza sia di specialisti sia dei genitori, per
permettere al bambino di superare le sue paure. Il bambino non è un uomo in miniatura né
fisicamente e nemmeno psicologicamente. Il bambino agisce in modo istintivo, ha cognizione indistinta del tempo (non è capace di organizzare il proprio tempo e per questo sono
i genitori a scandirlo). E' necessario mettersi in sintonia con il bambino in modo da
POTER CONQUISTARE LA SUA ATTENZIONE E LA SUA FIDUCIA
Le PATOLOGIE più frequenti a carico dell'apparato dentario sono: • Carie, malattia infettiva che colpisce i denti, ha un
evoluzione molto rapida • Pulpite, l'infiammazione della polpa
del dente • Ascesso dentale, una raccolta di pus dovuta a
malattia infettiva • Sindrome da biberon,numerose e gravi carie dei denti decidui • Logopedia: deglutizione atipica ed altre
para funzioni (succhiare il dito e fonazioni scorrette)
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LUGLIO A VERONA
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L’interv ista con il regista P aol o Val e r io
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SPECIALE EVENTI Intervista al regista Paolo Valerio
30
P antheon
U n’estate con Romeo e Giulietta
di Erika Prandi
Tre mesi di rappresentazioni in cui la tragedia shakespeariana diventa itinerante. Ogni
sera lo spettacolo si distribuirà tra il cortile di Giulietta, del Tribunale e del Mercato Vecchio
per terminare al Teatro Nuovo. Valerio: «È un’occasione per tutti, non solo per i veronesi».
Paolo Valerio
U
n nuovo Romeo e Giulietta sarà messo in scena a Verona. La tragedia
shakespeariana più famosa del mondo sarà proposta,
per quest’estate, in una versione
ridotta ma itinerante. Toccherà,
infatti, tre dei più bei cortili della
città scaligera per concludersi al
Teatro Nuovo. E tutto in una sera.
Lo spettacolo non si svolgerà in
un luogo definito ma varcherà i
confini fisici della scena per spostarsi nei luoghi più affascinanti del centro storico in modo da
coinvolgere, emozionare e divertire lo spettatore. Si partirà dal
cortile di Giulietta per approdare
al cortile del Tribunale e al cortile
Mercato Vecchio così da terminare al Teatro Nuovo. Ad organizzare l’evento è proprio il Teatro
Stabile del Veneto con la regia di
Paolo Valerio. La rassegna partirà il 24 giugno per terminare il 28
settembre. Tutte le sere, tranne
il martedì, si potrà assistere allo
spettacolo che, fino al 27 luglio,
sarà in italiano con narratore in
inglese, mentre dal 19 agosto al
28 settembre si svolgerà in inglese con narrazione in italiano.
Questo sarà possibile grazie alla
collaborazione con il King’s Theatre di Portsmouth che avrà i suoi
attori. Comunque, il cast italiano
prevede due attori per ogni ruolo: Letizia Bravi e Katia Mirabella per Giulietta, Filippo Bedeschi
e Riccardo Maschi per Romeo e
Mario Monopoli per Mercuzio. Ne
abbiamo parlato con Paolo Valerio per capire meglio di cosa si
tratta.
Lo spettacolo “Romeo e Giulietta” può essere definito una sfida
o un’opportunità per Verona?
Direi in entrambi i modi. Per i veronesi vedere questo spettacolo
potrebbe essere un’occasione
per una serata particolare perché
è itinerante e in parte interattivo.
Ed è speciale. Speciale perché c’è
una parte dedicata agli attori inglesi nella lingua originale di Shakespeare ed è la parte più divertente. Lo spettacolo sarà bilingue
e sarà tradotto in inglese da un
Mercuzio narratore e viceversa. È
un modo per accontentare tutto
P antheon
31
su Romeo e Giulietta che hanno
fatto la storia del cinema. Ci sarà
poi un angolo dedicato al club di
Giulietta con una postazione per
rispondere alle lettere che arrivano da tutto il mondo. Infine
daremo spazio ad una collaborazione con Turismo spa per dare
informazioni turistiche. Quindi,
chi verrà in questo cortile oltre a
vedere alcune cose che riguardano la storia di Romeo e Giulietta avrà la possibilità di avere
informazioni turistiche.
Quindi l’obiettivo è catalizzare
tutto il flusso turistico che arriva
a Verona…
Il vero obiettivo è dare un servizio turistico-culturale per tutta
l’estate. Molte persone arrivano
a Verona non solo per le opere
liriche. Dalla città dell’amore si
aspettano qualcosa che riguardi
Romeo e Giulietta.
Però, per chi ci abita, Verona viene identificata soprattutto con
l’Arena. Quindi potrebbe essere
un ulteriore punto di forza pun-
Intervista al regista Paolo Valerio
tare l’attenzione sulla tragedia
shakespeariana?
Sicuramente è un elemento di
grande attrazione. È un regalo
che ci ha fatto Shakespeare donando alla città questo mito universale. È un modo per onorare
un genio della letteratura e far
conoscere ancora di più questa
storia mostrando anche le bellezze della nostra città. È un progetto semplice e ambizioso a cui
crediamo molto.
Progetti futuri?
Stiamo già lavorando alla drammaturgia de “Il deserto dei Tartari” di Dino Buzzati. Quindi il mio
obiettivo è provare già a settembre con alcuni attori. Poi debutteremo a marzo all’interno del
Grande Teatro.
Fino al
il pubblico che vede lo spettacolo ma che vuole anche sentire in
una lingua internazionale come
l’inglese questa bellissima storia.
Poi c’è pure il doppio cast italiano. Stiamo anche allestendo uno
spazio espositivo molto bello nel
nostro piccolo teatro. Quindi, per
tutta l’estate il cortile di Giulietta
ospiterà una mostra di fotografie
di un giovane artista, Alessandro
Cantoni, che ha inserito la suggestione del balcone di Giulietta nei
luoghi più belli del mondo.. Inoltre, allestiremo anche uno spazio
multimediale dove gli spettatori
potranno vedere tutto il giorno il
montaggio delle scene cinematografiche più importanti dei film
Lo spettacolo inizia alle 21 ed
è preceduto da un aperitivo
di benvenuto che si tiene alle
20.30. Al giovedì è prevista una
replica pomeridiana alle 17. Il
costo del biglietto, comprensivo
di aperitivo e gelato che sarà
servito durante lo spettacolo,
è di 23 euro (17 per i ridotti e i
gruppi). È possibile acquistarlo
al Piccolo Teatro di Giulietta di
via Cappello dalle 15.30 alle 21
oppure su internet al sito www.
geticket.it. Tra i partner dell’iniziativa ci sono Progetto di Vita
Cattolica per i Giovani, Air Dolomiti, Garda Aeroporti Verona
Brescia, Sartori Vini, Eismann e
Turismo Spa.
28
Settembre
2015
Biglietto ExpoMilano
+ Biglietto Spettacolo
Romeo e Giulietta
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Per info: ATS VERONA EXPO www.veronaexpo.com [email protected] - 045 8650746 - 331 1069348
EVENTI LUGLIO
2 LUGLIO – SAN PIETRO IN CARIANO
MUSICA IN VILLA
Corte dei libri e della musica,
Cengia di San Pietro in Cariano, ore 21
Dai concerti Brandeburghesi di Bach a Haendel
e Vivaldi Orchestra di Padova e del Veneto.
Info e prenotazioni: 045 7701920
3-4 LUGLIO - MONTORIO
FESTA IRLANDESE
Castello di Montorio
Musica e danze irlandesi, stand
enogastronomici
con birre originali irlandesi.
3-5 LUGLIO – BOLCA, VESTENANOVA
FESTA DELLA PALEONTOLOGIA
Escursioni, mostre, spettacoli e
giochi antichi per promuovere
il territorio e i suoi fossili.
La sera stand enogastronomici.
3-5 LUGLIO - SOAVE
SOAVEG
Primo festival vegano antispecista
della provincia di Verona.
Tre giorni di conferenze, laboratori pratici,
concerti e spettacoli. Mercatino vegan
cruelty free e delle associazioni animaliste.
3 LUGLIO – ROVEREDO DI GUA’
STORIE DE 'NA 'OLTA
Compagnia Teatro Scientifico
Info: 0442 86014 – 0442 460110
4 LUGLIO - SAN PIETRO IN LAVAGNO
L’OSTE IN MEZO ALE DONE
Villa Galbiati, località Turano, ore 21.15
Commedia divertente e irriverente in
dialetto veronese.
5 LUGLIO - NOGAROLE ROCCA
FESTA DELLA TREBBIATURA E ANTICHI MESTIERI
Corte Colombare, Nogarole Rocca
Dimostrazioni pratiche con macchine
agricole d’epoca dell’attività di trebbiatura,
mostra con auto e moto d’epoca e antichi
mestieri. Degustazione di piatti tipici della
gastronomia locale.
8 LUGLIO – TREGNAGO
RASSEGNA "COMMEDIE IN VILLA"
Villa de Winckels - Marcemigo di Tregnago, ore 21 La Compagnia teatrale I meo de la coa presenta
"I meo regai ie quei incartai".
32
P antheon
a cura di
Pantheon
12 LUGLIO - BOSCO CHIESANUOVA
14ª MAGNALOPPET
Itinerario turistico enogastronomico
culturale tra malghe, baiti e contrade
di Bosco Chiesanuova.
12 LUGLIO – SELVA DI PROGNO
I LAVORI DI IERI E DI OGGI
Mostra-mercato di prodotti di artigianato tipico
della Lessinia lungo le caratteristiche vie del
piccolo borgo cimbro di Giazza - Ljetzan.
14 LUGLIO – TREGNAGO
RASSEGNA "COMMEDIE IN VILLA"
Villa de Winckels - Marcemigo di Tregnago,
ore 21 La Compagnia teatrale Modus Vivendi presenta "Me prestito to moier"
16 LUGLIO – CENGIA DI SAN PIETRO IN CARIANO
MUSICA IN VILLA
Tenute Salvaterra nei rustici di Villa Giona, ore 21
Dal Concerto in re maggiore per pianoforte e
orchestra di Haydn alla Quinta di Schubert
Orchestra di Padova e del Veneto
Info e prenotazioni: 045 7701920
[email protected]
17-19 LUGLIO – VESTENAVECCHIA
SAGRA DELLA MADONNA DEL CARMINE
Torna anche quest’anno la festa dedicata alla
Madonna del Carmine a Vestenavecchia, piccola
frazione del comune di Vestenanova.
19 LUGLIO – MOLINA DI FUMANE
FESTA DELLE CASCATE
Annuale appuntamento nel borgo
di MOLINA, con balli popolari e banchetti
di prodotti artigianali. Pranzo nella
piazza con prodotti locali.
25-26 LUGLIO - CERRO
BIRRA DA GUSTARE A CERRO VERONESE
Piazzale Alferia.
Stand gastronomici con birre artigianali.
Ospiti d’eccezione El Bifido e Laura Magni,
direttamente da Zelig.
29 LUGLIO - BOSCO CHIESANUOVA
FESTA DEGLI GNOCCHI DI MALGA
Nel cortile parrocchiale di Valdiporro la
tradizionale festa di degustazione del tipico
piatto della Lessinia: gli gnocchi di malga
o "sbatui", accompagnati da
tanta buona musica.
P antheon
33
CONCERTI E SPETTACOLI
RUBRICA
Sabato 4 luglio, ore 21 | La Giassara di Cerro Veronese
Elva Lutza, Renat Settembre - Concerto
Ingresso libero. In caso di maltempo il concerto si terrà alle 21 nel Teatro di Cerro
1
Domenica 5 luglio, ore 17 | Abbazia di San Moro a San Mauro di Saline
Andhira - Concerto
Ingresso 10 euro. In caso di maltempo il concerto si terrà alle 21 nel Teatro di Cerro
Sabato 11 luglio, ore 17 | Forte di Monte Tesoro a Sant'Anna d'Alfaedo
Massimo Bubola. Il testamento del capitan - Spettacolo
Ingresso 10 euro. In caso di maltempo
il concerto si terrà alle 18 nel Teatro di Sant’Anna d’Alfaedo
Venerdì 17 luglio, ore 21 | Bosco delle fate di Durlo a Crespadoro (Vicenza)
La Grande Guerra meschina - Spettacolo
Ingresso libero. In caso di maltempo lo spettacolo si terrà alle 21 nella Chiesa di Durlo
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Z U CCH IN E
Lunedì 20 luglio, ore 21 | Villa della Torre di Fumane
Lisa Hunt - Concerto
Ingresso 10 euro. In caso di maltempo il concerto
si terrà alle 21 nel Centro Appassimento Terre di Fumane
Venerdì 31 luglio, ore 21 | Malga Podestaria di Bosco Chiesanuova
Lucilla Galeazzi - Concerto - Ingresso libero
In caso di maltempo il concerto si terrà alle 21 nel Teatro Vittoria di Bosco Chiesanuova
Domenica 2 agosto, ore 16 | Rifugio Campogrosso di Recoaro Terme (Vicenza)
Etta Scollo - Concerto
Ingresso libero. In caso di maltempo il concerto si terrà alle 16
nel Centro Polifunzionale Gino Soldà di Campogrosso
Sabato 8 agosto, ore 15 | Malga Revoltel di Ala (Trento)
Mauro Ottolini, Smashing Triad(s)
Ingresso libero. In caso di maltempo il concerto si terrà alle 16 nel Teatro G. Sartori di Ala
Sabato 15 agosto, dalle 7 alle 12 | Da Erbezzo ad Ala (Trento)
La Grande Guerra delle donne - Spettacolo itinerante
Ingresso libero. In caso di maltempo l’evento si terrà domenica 16 agosto con gli stessi orari
lessiniafest.it
1
1
Procedimento:
Sabato 25 luglio, ore 18 | Chiesa di Sant'Antonio Abate a Vestenanova
Unavantaluna - Concerto
Ingresso libero. In caso di maltempo il concerto si svolgerà alla stessa ora all’interno della chiesa.
Domenica 26 luglio, ore 17 | Museo del Bosco di Roverè
Anna Maria Castelli - Concerto
Ingresso libero. In caso di maltempo il concerto si terrà alle 18 nel Teatro San Nicolò di Roveré
4 banane
surgelate
succo di limone
GELATO
ALLA
BANANA
Domenica 19 luglio, ore 15 | Bosco de la Regina ad Ala (Trento)
Renaud Garcia Fons - Concerto
Ingresso libero. In caso di maltempo il concerto si terrà alle ore 16.00 nel Teatro G. Sartori di Ala
Accendiamo di
musica, cinema,
teatro e danza il
palcoscenico
di prati,
boschi, rocce,
contrade e ville
della Lessinia
Ingredienti
Avete mai assaggiato la quinoa? È ricchissima di proprietà.
Procedimento:
Risciacquate la quinoa, tostatela in un
filo d’olio e copritela con una quantità
d’acqua pari al doppio del suo volume.
Quando bolle fatela cuocere per 10’’,
spegnete il fuoco e lasciatela riposare 5’’. Saltate in padella le zucchine con
olio, scalogno tritato, sale e pepe poi
aggiungete la quinoa.
Frullate in
un mixer le
banane surgelate assieme al succo
di un limone,
poi mettete il
composto ottenuto in una
coppetta e
assaggiatelo!
1
senzalattesenzauova.blogspot.it
Ciao! Mi chiamo Nicole Scevaroli, ho 26 anni ed abito a Verona. Ho una grande passione per
la cucina e sono specializzata in ricette senza questo o quell’ingrediente. Da circa un anno
tengo un blog che si chiama “senza latte e senza uova” nel quale propongo tantissime idee
sia dolci che salate. Ho da poco pubblicato il mio primo libro che si intitola “Dolci Impossibili ”.
In questa rubrica vorrei proporvi delle ricette semplici, sane, divertenti e golose per
trasmettervi la mia voglia di cucinare, infornare ed assaggiare!
Se volete contattarmi: [email protected]
PELLEGRINAGGI Un’iniziativa solidale per Abeo
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P antheon
P antheon
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Un’iniziativa solidale per Abeo
Vida en Camino
dalla Lessinia alla Città Eterna
Il percorso
di Emanuele Pezzo
Moreno Fiorentini, trentenne di San Francesco di Roverè Veronese, tra giugno e luglio
metterà in pratica l’iniziativa preparata dall’autunno scorso: un cammino a tappe dai
Monti Lessini fino a Roma, che ha tra gli scopi anche quello di pubblicizzare una raccolta
fondi per ABEO Verona.
Solidarietà con
ABEO Onlus Verona
I
l poeta tedesco Goethe sosteneva che: «La coscienza d’Europa è nata sulle vie di pellegrinaggio, perché proprio questo
paesaggio ha permesso alle diverse culture europee di comunicare e di venire in contatto preparando la base culturale, artistica,
economica e politica dell’Europa
moderna».
Dalle parole del letterato sembra
che il valore di un cammino non
consista tanto in quanta strada
venga percorsa, né tanto meno
nella meta. Questo è anche il
pensiero di Moreno Fiorentini,
trentenne originario della montagna veronese che ha deciso
di organizzare un cammino che
parte dal suo paese d’origine,
San Francesco, per concludersi a Roma. La Città Eterna era
una delle tre mete predilette dai
pellegrini nel Medioevo, assieme
a Gerusalemme e Santiago de
Compostela. Proprio dal cammino di Santiago, svolto qualche anno fa, è nata l’esigenza di
Fiorentini di partire nuovamente,
volendo però strutturare in modo
del tutto particolare la sua iniziativa. Il progetto “Vida en Camino”
è nato nell’ottobre 2014, col coinvolgimento di due compagni conosciuti da Moreno sulla via per
Santiago, Ugo e Renato. Gli obiettivi sono due: compiere un’esperienza di condivisione massima e
di miglioramento personale, ma
anche e soprattutto fare in modo
che il cammino non sia fine a sé
stesso. Pertanto il progetto è legato a un’iniziativa benefica con
ABEO Verona. Così, partendo il
22 giugno, giorno dopo giorno
Moreno e compagni macineranno
strada sotto le loro suole, dirigendosi verso la loro meta.
«Sulla strada per Santiago – questo il ricordo di Moreno – ho trovato di tutto: gente estremamente “presa” dal lato spirituale della
cosa, ma anche semplici appassionati di trekking. Trovo giusto
che le motivazioni di un cammino
del genere rimangano personali. Poi, è chiaro che non è come
andare in vacanza a Mykonos,
ma nemmeno in pellegrinaggio a
Medjugorje». Un aspetto singolare
di Vida en Camino sembra essere
proprio questo: pur rimandando
a un contesto di spiritualità, ciò
non è esplicito, lasciando al cam-
minatore una libertà assoluta,
sulla strada e sul proprio credo.
In autunno è stato steso l’itinerario, allacciando contatti con la
Confraternita di San Jacopo di
Compostella e con la rete nazionale delle Pro Loco, allo scopo di
trovare gli alloggi dove passare
le notti e ottenere una decina di
“credenziali”, i documenti di viaggio che attestano l’identità del
pellegrino. Poi Moreno ha aperto il blog Vidaencamino.com, che
accoglie tutte le informazioni da
conoscere sul progetto, che auspica di non esaurirsi con il viaggio verso Roma.
Fiorentini, in ultimo, puntualizza
alcune cose per chiunque parteciperà: «Innanzitutto è un presupposto fondamentale quello di
sentirsi liberi: non c’è fretta, non
c’è competizione, ma solo il gusto
di stare “sul” cammino. Nessuno
dirà a qualcun altro cosa fare. È
un’esperienza che non darà risposte pronte, anche se può mostrare gli strumenti per risolvere
alcuni problemi. Fisicamente non
sarà semplice, ma una cosa è sicura: a meno che non lo si voglia,
non si verrà lasciati soli».
Uno degli scopi di Vida en Camino è
quello di promuovere le attività di ABEO
Onlus Verona. Sia chi prende parte alla
camminata, sia chi intende aderire al
progetto di solidarietà, può effettuare una donazione. La raccolta fondi ha
l'obiettivo di aiutare l'associazione per
l'acquisto di una pompa ad infusione
del valore di 2000 Euro circa. Dal blog
di Vida en Camino è possibile effettuare la donazione direttamente ad ABEO,
senza alcun intermediario. Oltre alle
informazioni disponibili sul blog, poi, è
possibile consultare tutte le attività e le
iniziative di ABEO anche sul sito dell'associazione, all'indirizzo Abeo-vr.it
Quasi 750 km separano S.
Francesco, frazione di Roverè
Veronese, e Roma. L’itinerario
è suddiviso in 28 tappe giornaliere: partendo dalla Lessinia il
22 giugno, dopo alcuni giorni
su sentieri e strade secondarie
il cammino si innesta sulla Via
Francigena, fascio di percorsi
che già nel Medioevo permetteva di raggiungere la Città Eterna partendo dal Centro Europa,
in particolar modo dalla Francia. Tale via nel 1994 è stata dichiarata “Itinerario culturale del
Consiglio d’Europa”.
La tabella di marcia si prefigge
di arrivare a Roma il 20 luglio.
L’itinerario dettagliato è consultabile sul blog Vidaencamino.
com. È possibile prendere parte
a tutte le tappe, ma anche solamente a un tratto di percorso,
contattando Moreno Fiorentini
tramite il suo profilo personale
di Facebook oppure scrivendo a
[email protected].
Per il suo cammino Moreno indosserà
il modello Mustagh di Gronell...
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38
P antheon
INTRAPRENDENZA FEMMINILE
Mamme si diventa, insieme
di Miryam Scandola
Cinque amiche, ostetriche per lavoro e per passione. Insieme
a una psicologa, una musicoterapista e uno psicomotricista
sono la linfa del servizio “Erica”, che accompagna le donne, con
delicatezza, a diventare mamme.
S
arà pure naturale, ma
non è automatico. Passare dalla vita di prima,
frenetica ma comunque
gestibile, a quella dopo, tra pannolini, allattamenti e arrossamenti cutanei, diciamolo, non è
semplice. Perché quando nasce il
vostro piccolo, nascete anche voi;
genitori novelli che devono reinventarsi, ogni giorno.
Le chiamano “lacrime di latte”,
sono quelle che nessuna donna
vorrebbe versare. Sono i pianti
di quell’incomprensibile malinconia, mescolata alla vergogna e
al senso di colpa, che ha il nome
difficile di depressione post-partum. Spesso sottovalutata, è una
patologia che secondo gli ultimi
dati Censis, colpisce con diversi
livelli di gravità dall’ 8 al 12% delle
neomamme ed esordisce solitamente tra la sesta e la settimana dalla nascita del bimbo. Un
cambiamento psico-emozionale,
spesso non adeguatamente considerato che trova le sue ragioni
nei profondi cambiamenti fisici e
psicologici ai quali è soggetta la
madre. Se si aggiunge un senso
di inadeguatezza, una costante
incertezza, alimentata da aspettative poco realistiche, il quadro
è completo. L’istinto materno non
può tutto, eppure è una convinzione ancora molto diffusa. Il
senso di frustrazione che deriva
dal sentirsi inadeguate può com-
promettere il rapporto madre e
figlio, specialmente quando «una
mamma si sente abbandonata, sola ad affrontare la maternità» ci spiega Erma Bonente,
ostetrica. Quello che fa lei con il
team di “Erica”, un servizio della
Cooperativa ONLUS “La Tata”, è
semplicemente accompagnare
le donne nel mestiere più bello
e impegnativo della vita. Senza
spingere e forzare. Hanno scelto
per la loro attività un nome di fiore, proprio perché, senza retorica,
vogliono imitarne la delicatezza.
Loro sono cinque professioniste, laureate in Ostetricia all’Università degli Studi di Verona.
Erma, Erica, Maria, Francesca,
Elena”piccola” e Elena “grande” si
P antheon
39
INTRAPRENDENZA FEMMINILE
sono conosciute sui banchi della
facoltà, poi il lavoro in Sala Parto, nei reparti di Ginecologia ed
Ostetricia, in Consultorio e nei
Distretti. L’esperienza diretta con
i tempi spesso sbrigativi dell’ospedale, le ha rese consapevoli
di tutte le lacune che ci sono in
termini di supporto emotivo e informativo.
Per colmare queste carenze, in
collaborazione con altri specialisti, le cinque ostetriche veronesi
si sono unite, dall’ottobre scorso,
per offrire un’assistenza personalizzata alle neomamme, così da
aiutarle a vivere i tempi dell’attesa ma anche quelli meravigliosi
e complessi della maternità con
un sorriso consapevole. Ispirandosi ad una pratica tradizionale
che, un tempo, annoverava tra
le mansioni dell’ostetrica anche
quella dell’assistenza domiciliare, “Erica” propone “MamyHelp”,
un servizio di supporto durante la
gravidanza con valutazioni periodiche sulla salute del bambino e
della mamma, ma anche durante
i momenti impegnativi del ritorno
a casa dopo il parto, con consigli pratici che vanno dall’allattamento ai segreti del massaggio
neonatale. Il tutto direttamente a
casa. Donne che aiutano donne,
insomma. Come Silvia Busato, titolare della “Sanitaria Franca” di
Grezzana, che ha creduto a tal
punto al progetto da aver “arredato” con i materiali necessari
le sale della sede di San Martino Buon Albergo, e fornito tutto
l’occorrente per i corsi nelle tre
diverse location del veronese, da
Bosco Chiesanuova a Grezzana,
passando per il Quartier Navigatori. Il team, quasi tutto in rosa,
organizza, infatti, anche corsi di
accompagnamento alla nascita
che vanno dalla musicoterapia, al
fitness perineale, passando per
tutti gli altri segreti del pancione.
Tra le iniziative di “Erica” anche
un ciclo di incontri per districare i
dubbi e dare ordine tra vaccinazioni, svezzamenti e malattie pediatriche per mamme e papà che
non si sentono subito all’altezza
o semplicemente che vogliono
vivere questo cambiamento in
serenità. Nel percorso che porta alla maternità, per dirla con
le parole di qualche scrittore, la
donna “ è raddoppiata, poi divisa a metà e mai più sarà intera”.
Per non sentirsi sopraffatte dalle
incombenze e responsabilità in
un momento così particolare del-
la vita, è fondamentale «credere
nelle proprie competenze», sottolinea Erma con dolcezza. Confidare in quel leggendario istinto
che è dentro ogni donna anche
dovesse metterci del tempo ad
affiorare. E soprattutto, per vivere la maternità con la pienezza meravigliosa che merita, «non
aver mai paura di chiedere». Alle
persone giuste, però.
il team di “Erica”
40
P antheon
Energia, ambiente & Hi Tech
Realtà virtuale,
quali sono i nuovi confini?
di Mattia Zuanni
P
Abbiamo intervistato Eugenio Perinelli, graphic designer, oggi impegnato a sviluppare il progetto Oculus Rift, per scoprire assieme
quali sono, e soprattutto quali potranno essere, i campi di applicazione di questa tecnologia.
otrebbe parlarci un po’ del
progetto Oculus Rift?
Quando parliamo di Oculus Rift dobbiamo ampliare
il discorso alla realtà virtuale, ovvero a quell’insieme di tecnologie
che ingannano i nostri occhi e il
nostro cervello creando la sensazione di essere in un altro luogo.
Questa tecnologia viene considerata un “nuovo media”, ed è difficile prevederne oggi tutti i possibili
campi di applicazione.
Per questo serve chi li sperimenta… Esattamente, la sperimentazione prevedibilmente troverà un
gran numero di campi di applicazione che ancora non immaginiamo. Quando verranno lanciati sul
mercato i primi dispositivi consumer, si parla dei mesi a cavallo tra
la fine del 2015 e l’inizio del 2016,
si scatenerà sicuramente una
battaglia commerciale. Le prime
applicazioni saranno certo i videogames, molto più coinvolgenti
con il visore che giocati a schermo, anche se ci sarà la necessità
di capire quali dinamiche di gioco
funzionano bene sul “nuovo me-
P antheon
41
Energia, ambiente & Hi Tech
Eugenio Perinelli
inizia ad interessarsi alla computer
grafica 3D all'età di 17 anni, negli
anni successivi, quella che sembrava essere solo una passione si trasforma in una professione a tutti gli
effetti; ha lavorato per la televisione, per la stampa e nel settore dei
videogames. Oggi, oltre ad essere
uno dei docenti del Verona FabLab,
è insegnante all'Istituto di Design
Palladio di Verona e lavora come libero professionista.
logico, non ci sono limiti alla sperimentazione in questo campo.
Un filone interessante è quello
della “visita virtuale”, la possibilità di muoversi all’interno di edifici e stanze, superando quello che
attualmente permette il “3D rendering” (il rendering è un passaggio importantissimo prima di fare
un arredamento o nell’edilizia per
darci già un idea reale di come
dia”, gli FPS (First Person Shooter)
ad esempio andranno ridefiniti.
Quindi sarà solo questo il campo
di applicazione?
No, assolutamente. Il settore videogame probabilmente sarà, almeno in un primo momento, uno
dei più sviluppati, ma innumerevoli team in tutto il mondo stanno
lavorando ad applicazioni professionali in campo medico, simulazioni, o telepresenza; impossibile
elencarle tutte.
Al Verona FabLab, insieme a due
studenti dell’Istituto Palladio, sto
lavorando a due progetti; il primo
è quello di uno “showroom virtuale”, ovvero un’ambientazione
composta da soggiorno e cucina,
in cui è possibile cambiare l’arredamento; l’idea è quella che un
potenziale cliente possa scegliere l’arredamento trovandosi già
nell’ambiente che lo accoglierà.
L’altro progetto invece si propone
di saggiare le reazioni dell’utente
a situazioni insolite, ad esempio,
facendolo passare per una serie di stanze uguali, ma dove le
proporzioni dell’ambiente sono
state leggermente rimpicciolite
(facendolo sentire più grande) o
al contrario ingrandite (facendolo
sentire più piccolo) oppure proponendogli stanze dai colori estremi
e raccogliendo le sue sensazioni.
E per quanto riguarda il suo lavoro come libero professionista, ha
già sviluppato dei progetti?
Al momento sto lavorando ad un
progetto per la visualizzazione di
“big data”. Con un piccolo team
stiamo cercando di rendere più
leggibili insiemi molto estesi di
dati, distribuendoli nello spazio tridimensionale, invece di mostrarli
come interminabili liste di valori in
un foglio di calcolo.
Questo porterebbe un beneficio
alle aziende, che spesso hanno
una grande quantità di dati archiviati, ma faticano ad analizzarli in
maniera semplice ed efficace.
Al Verona FabLab di Grezzana c’è
una versione sperimentale dell’Oculus Rift. Per quali applicazioni è
stato pensato all’interno dell’associazione?
L’associazione si propone di divulgare il sapere scientifico e tecno-
Oculus Rift
è un dispositivo per la realtà virtuale attualmente disponibile solo
per gli sviluppatori; si tratta di un
visore che si applica sul viso e dà
all’utilizzatore la sensazione di
trovarsi in un ambiente tridimensionale alternativo. Ha fatto scalpore nel Marzo del 2014 la notizia
dell’acquisto di Oculus VR, azienda che sviluppa Oculus, da parte
del colosso Facebook per l’astronomica cifra di 2 miliardi di dollari.
forme e spazi possono integrarsi,
ndr) che propongono oggi alcuni
studi di architettura.
Il concetto può essere facilmente
allargato alla ricostruzione archeologica, ricreando dei luoghi che
ora non esistono più, o sono molto cambiati, come i Fori Imperiali di Roma ai tempi di Augusto, o
l’Arena di Verona nell’anno 30 d.C.
Come già detto, però, i campi sono
Eugenio Perinelli
innumerevoli. Perché non pilotare
droni o controllare robot forniti di
telecamere in telepresenza?
Insomma, tra idee, sperimentazioni e potenziali campi di utilizzo,
questa tecnologia sembra davvero poter rappresentare un nuovo media a 360 gradi. Pensavate
che Oculus fosse solo una moda
da smanettoni? Forse è giunto il
momento di ricredersi.
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TENDENZE
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Alla scoperta dei caschi prodotti a Tregnago
P antheon
MOMODESIGN: dalla Val
d’Illasi...ai confini del mondo
Il noto brand, conosciuto in Italia e all’estero per il suo stile inconfondibile, fa nascere i suoi
caschi a Tregnago, nel cuore della Val d’Illasi. Proprio dal comune dell’est veronese, dal 1
gennaio 2010, grazie alla partnership con l’azienda Logico Design S.r.l., li produce e li distribuisce fino in Giappone.
di Ingrid Sommacampagna
E
chi se lo sarebbe mai immaginato che una delle
più gradi aziende impegnate nel settore della
produzione di caschi per motociclette e scooter nasca a Tregnago, un piccolo paesino di circa 5000 abitanti posizionato nel
cuore della Val d’Illasi. Eppure è
così. I prodotti Momodesign sono
icone del presente rivolte al futuro, che vengono apprezzate da un
pubblico sia giovane che maturo,
vista l’impronta caratterizzante e
sofisticata amata sia in Italia che
al di fuori dei confini nazionali.
La storia del marchio Momodesign ha origine nel 1981, anno in
cui viene inaugurato il centro stile specializzato nella ricerca e
nello sviluppo del car design per
il gruppo Momo. Negli anni ‘90
Marco Cattaneo, Managing Director della società fin dagli inizi, decide di staccarsi da Momo, passata in mani americane, rilevando la
parte Momodesign con i figli per
trasformarla in un brand internazionale con una forte identità;
inoltre, si avventura nella ricerca
nel settore automobilistico e negli
accessori uomo con materiali innovativi in fibra di carbonio, titanio
e magnesio.
Nel 2010 entra in scena Logico
Design, azienda di origine spagnola che acquisisce la licenza
Momodesign per vent’anni, occupandosi, nello specifico, della fabbricazione e della distribuzione dei
coloratissimi caschi, selezionando
tuttavia altri brand specifici, o di
nicchia, presenti sul mercato. Infatti, oltre a Momo, produce ca-
schi per il Gruppo Piaggio (Vespa,
Moto Guzzi...) e Blauer. Logico Design ha investito nell’innovazione,
creando a Tregnago un nuovo
stabilimento e inserendo macchinari moderni, condividendo con
Momodesign le stesse linee strategiche e di sviluppo, collaborando con altri marchi nel settore automobilistico e in quello moto, con
consulenze di prodotto.
Nello stabilimento tregnaghese si
producono ad oggi 100mila caschi
circa all’anno utilizzando principalmente due tipi di materiale per
la calotta: l’Abs (policarbonio) e la
fibra di vetro, quest’ultima più leggera e resistente. La fibra di vetro
è una novità introdotta dall’azienda spagnola Logico Design che ha
trasferito le sue conoscenze e la
sua esperienza nel settore moto
e nella distribuzione all’azienda
italiana, cercando di rendere il
prodotto più sicuro e ancora più
appetibile.
«I nostri caschi sono Made in Italy
anche se alcune piccole componenti arrivano dall’estero. La qualità è molto elevata e in ogni cabina di montaggio, separata l’una
dall’altra, viene prestata particolare attenzione ad ogni passaggio
della lavorazione, dalla cucitura,
all’assemblaggio,
all’etichettatura e alla lucidatura» afferma
Maiol Tomas, responsabile di Logico Design per l’export e l’acquisto, aggiungendo «Momodesign
ha il brevetto sulla cucitura fatta
direttamente sul casco con due
macchinari diversi a seconda del
tipo di calotta e ogni giorno, dalle
dieci linee, vengono prodotti 450
caschi». «Il loro design, e quello di
P antheon
43
Alla scoperta dei caschi prodotti a Tregnago
altri prodotti Momo, viene studiato al Centro di stile di Milano con
designer, architetti, stilisti, mentre nella fabbrica di Tregnago, si
pratica l’assemblaggio e l’acquisto di materiali» prosegue Tomas
«Il mercato di riferimento è sempre l’Italia, seguita da Francia,
Spagna e Giappone. A Tregnago,
oltre all’assemblaggio, abbiamo
l’ufficio acquisti, l’ufficio commerciale, lavorando direttemente con
i negozi mentre, per il commercio
estero, ci si rivolge a ai distributori
locali».
«Due curiosità: la prima è che i
caschi Momodesign più venduti
sono quelli senza visiera perché,
specie i giovani, preferiscono girare con l’occhiale da sole; la seconda è che nel Giro d’Italia 2014
e in quello del 2015, i giornalisti e
i medici a seguito della carovana
rosa indossavano caschi modello
Fgtr Fluo che incrementano la visibilità per una maggiore sicurezza stradale» ha concluso il giovane
manager catalano.
Momodesign ha reso la piccola
industria tregnaghese famosa in
tutto il mondo con il suo stile, design e funzionalità anticipando le
tendenze e inseguendo un solo
obiettivo: diffondere il design italiano.
Maiol Tomas
I modelli di
casco
Momodesign
sono sei:
Fgtr, storicamente ispirato ai
caschi degli elicotteristi (con
le versioni Classic, Glam, Fluo,
Evo), Minimomo, Avio, di ispirazione aeronautica e il primo
con calotta in fibra di vetro,
Hero, Mangusta e Cruiser. Nel
corso del tempo sono state
apportate modifiche e introdotte nuove caratteristiche,
per esempio: il visierino solare
scuro ad azionamento manuale intercambiabile, interni
estraibili e lavabili ad alto assorbimento del sudore, visiere
antigraffio UV400, rete microforata e tessuti con trattamento agli ioni d’argento per
un’efficace batterio staticità,
loghi in diversi colori, inserti in
rete di alluminio, visierino solare integrato, rivestimento in
pelle, visiera esterna in classe
ottica regolabile; inoltre, per
ogni casco, ci sono i ricambi e
gli accessori.
Notte Bianca
a Tregnago
Ti portero’ con me,
ti affondero’ nelle note di questa profonda magia,
sara’ l’eternita’ in una notte, lasciati trascinare via,
affronterai un viaggio che coinvolgera’ tutti i tuoi sensi...
Sara’ ancora piu’ magico di quello che pensi...
TREGNAGO TE STRIA
“ la notte bianca”
1 AGOSTO 2015
ACCOGLIENZA & TURISMO
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P antheon
P antheon
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ACCOGLIENZA & TURISMO
Lessinia Fest
Fuoco alla cultura!
Forte Monte Tesoro:
teatro per il concerto di
Massimo Bubola
Alessandro Anderloni
gna cinematografica preceduta,
per la prima volta, da una serie di
proiezioni speciali in programma
in ognuno dei Comuni che hanno
aderito al cartellone organizzato
dalle associazioni culturali “Film
Festival della Lessinia”, “Le Falìe” e
“Àissa Maìssa”. Main sponsor della
manifestazione sono Cassa Rurale Bassa Vallagarina e Fimauto.
Bubola è per me un onore. Personalmente non posso che essere
orgoglioso di essere Sindaco di un
Comune che vanta tantissimi luoghi affascinanti come questo che
si aggiunge alle già conosciute e
rinomate bellezze, come: il Ponte
di Veja, il Museo Paleontologico e
Preistorico, l'area del Corno d'Aquilio con la Spluga della Preta,
Rocca Pia e i bellissimi percorsi del
nostro territorio».
Massimo Bubola
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fa con “Voci e luci in Lessinia”. Gli
artisti che abbiamo invitato e i film
che abbiamo scelto dicono del desiderio di esplorare, di mescolare e
contaminare. E di ricordare, perché
lungo l’estate torneremo spesso a
quella guerra che cento anni fa ha
lasciato segni nel terreno e cicatrici nella storia. Ma altro fuoco, non
quello maledetto delle armi, vogliamo accendere. Fuoco alla cultura!
Siamo i suoi inguaribili piromani».
E se la formula sperimentata con
successo in nove anni di edizioni
di “Voci e luci” cioè accompagnare
il pubblico nei luoghi affascinanti e
talvolta poco conosciuti della Lessinia veronese, funziona, altrettanto positiva la linea internazionale
data nelle scelte artistiche grazie al
giro del mondo musicale alla scoperta di sonorità vicine e lontane
presentate da artisti di spicco.
Note alle quali fanno idealmente
eco gli scenari delle pellicole che,
dal 22 al 30 agosto, si alterneranno sul grande schermo del Teatro
Vittoria di Bosco Chiesanuova alla
ventunesima edizione del “Film
Festival della Lessinia”. Rasse-
Valido per tutti
i LUNEDì
di Luglio
e Agosto
trentina. Quattordici i Comuni della Lessinia coinvolti dalla rassegna
con l’apertura alla Valle dell’Agno
e al Monte Baldo, tanto da poter
essere considerato uno dei festival
territoriali maggiormente estesi del
Veneto. «Siamo tornati di nuovo e
ancora con caparbietà e passione,
perché crediamo, con il fuoco della
cultura, di poter accendere le menti e i cuori. Si torna a camminare
- commenta Alessandro Anderloni - consapevoli che nel cammino
bisogna mettere in conto la fatica.
E dopo la fatica è arrivato Lessinia
Fest, con un nome a cui siamo già
affezionati. È il punto di partenza,
non quello di arrivo, di un sentiero
iniziato ventun anni fa con il “Film
Festival della Lessinia” e nove anni
BUONO SCONTO
del 10%
L
’arte prende forma così, in
uno spettacolo itinerante
tutto da scoprire e firmato
per intero dal celebre direttore artistico Alessandro Anderloni,
con la collaborazione di Gabriella
Palatini, pronto a conquistare nuovamente gli amanti della Lessinia e
non solo. Grazie, infatti, all’unione
delle due grandi e storiche rassegne “Voci e luci in Lessinia” e “Film
Festival della Lessinia” viene a crearsi una nuova ed entusiasmante
occasione che saprà affascinare
grazie ai trentasei appuntamenti ricchi di musica, cinema, danza e teatro. A fare da scenografia
questa volta la natura: tra prati,
boschi, rocce, contrade e ville della montagna veronese, vicentina e
Un’altra perla che si aggiunge alle
tante nascoste nella magica Lessinia, un luogo suggestivo riportato alla luce e che aspetta solo di
essere vissuto. Stiamo parlando
del forte Monte Tesoro l’imponente manufatto bellico passato alla
fine del 2013 a titolo gratuito dal
Demanio al Comune di Sant'Anna
d’Alfaedo. «Il forte oltre a rappresentare un valore storico importante per il nostro territorio vanta
un grandissimo valore turistico,
culturale e ricettivo che come Amministrazione intendiamo scoprire
e valorizzare - spiega il Sindaco
di Sant’Anna d’Alfaedo, Raffaello Campostrini, che aggiunge
-ospitare, sabato 11 luglio alle ore
21.30, il grande artista Massimo
Valido per tutti
i LUNEDì
di Luglio
e Agosto
di Giorgia Castagna
Dal 4 luglio al 5 settembre tutti in montagna per riscoprire una
Lessinia ricca di storia, arte e spettacolo accompagnati dal direttore artistico del Lessinia Fest Alessandro Anderloni: “Siamo pronti
a riaccendere il Fuoco alla cultura! Siamo i suoi inguaribili piromani”.
ARTE & CULTURA
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P antheon
P antheon
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ARTE & CULTURA
Villa Scopoli e il suo maestoso parco
di Alessandra Scolari
Villa Scopoli un tempo era parte integrante dell’antico borgo di
Avesa: probabilmente inserita nella proprietà dei monaci benedettini-camaldolesi di cui rimane la duecentesca Chiesa di Maria «la Camaldola». Dal 1994 appartiene alla Pia Società Don
Nicola Mazza. Dal 1996 l’associazione «Villa Scopoli», con i suoi
volontari, promuove il parco e la seicentesca peschiera.
Peschiera di Villa Scopoli
L
a villa del Bene Nogarola,
Scopoli ha origini antiche e
oggi si presenta nella semplice
forma neoclassica:
un edificio rettangolare, sul quale spiccano la porta di accesso
ad architrave e la portafinestra
del piano nobile incorniciata da
un timpano arcuato e abbellita
da un balconcino con ringhiera in
ferro battuto; simmetriche e più
piccole le finestre del mezzanino.
Questa proprietà si distingue per il
giardino, con il viale dei cipressi e
la grande peschiera, con le grotte
a sud e i grandi mascheroni. Secondo gli storici il giardino cinqueseicentesco era «adorno di statue,
piante sempre verdi e fiori, raffinati
giochi d’acqua lungo il muro della
peschiera, che per l’armonia della
sua struttura doveva offrire momenti di rara suggestione».
I proprietari in questa tenuta, nel
corso dei secoli, hanno ricerca-
to l’utilità economica abbinata a
spazi esteticamente gradevoli.
Villa Scopoli, nel 1598, venne ceduta dai monaci camaldolesi - da
secoli presenti in questo centro, lo
testimonia la chiesetta di «Santa
Maria Camaldolina» - ad Agostino e Francecesco del Bene.
Doveva essere una permuta con
altri beni per la nobile famiglia di
Sant’Eufemia, invece versò 1510
ducati. Agostino Del Bene (primo
proprietario), fece costruire la dimora padronale, secondo gli storici, «probabilmente su una preesistete costruzione», la attorniò
del giardino con le limonaie e della
peschiera. Agostino morì nel 1614.
Fu il conte Francesco Bevilacqua,
nel 1947, a riscattare l’intera proprietà. Questa nota famiglia della nobiltà veronese, nel 1680, la
cedette ai conti Nogarola, i quali,
legando il casato alla villa, la tennero fino al 1806, quando venne
acquistata dai Calabi, una nota
famiglia ebrea, alla quale subentrarono (1845) i Zeiner, di origini
tedesche ben inseriti nella società
veronese, che però, dopo appena
cinque anni, la cedettero a Ippolito
Scopoli. Correva l’anno 1849.
Ippolito Scopoli
(1805-1864)
esperto ingegnere, abilitato in ingegneria civile, rinnovò la proprietà, partendo dal giardino, nel quale creò la passeggiata romantica
che si inoltra nelle pendici della
collina, e rinnovò la peschiera con
grandi giochi d’acqua, mantenendo la casa padronale, così come
fu restaurata (1810) dalla famiglia
Calabi. L’idea di Ippolito Scopoli
era di «realizzare un’ideale fusione
tra la dimora, il parco e l’ambiente
naturale, sigillata dall’imponenza
del viale dei cipressi». Luigi Segala
realizzò qui «un paradiso per sé e
pe’ i suoi amati». Nel contempo, costruì anche l’impianto di irrigazione
Facciata di Villa Scopoli
Ingresso della Peschiera
delle acque del Lorì, che hanno
svolto un importante ruolo socioeconomico nell’antico Borgo di
Avesa, conosciuto soprattutto per
l’antica fontana, con le sue famose
«lavandare».
Ippolito Scopoli era nato a Milano,
da Giovanni e Lauretta Mosconi –
conti illustri e culturalmente famosi – dopo la laurea in matematica
all’Università di Padova (1827) e
l’abilitazione in ingegneria civile
(1830), sposò nel 1835 Amalia Polfranceschi ed ebbe tre figlie: Laura,
Carolina e Fiorenza. Nel 1851 diresse gratuitamente i lavori di costruzione del campanile della chiesa parrocchiale di Avesa, secondo
il disegno dell’Arch. Giuseppe Barbieri. Fu membro attivo dell’Accademia di Agricoltura Scienze e
Lettere di Verona. Ippolito Scopoli,
con il suo tratto umano e il prodigarsi nel dare consigli a tutti, senza
guardare la scala sociale, era ap-
prezzato e benvoluto da tutti.
Laura Scopoli (classe 1906), pronipote e ultima erede, nel 1991, sottoscrisse il lascito della proprietà
alla Pia Società di don Nicola Mazza, che diventò proprietaria alla
morte della contessina: ottobre
1994.
L’utilizzo attuale. L’edificio è abitato dai padri di Don Nicola Mazza.
Mentre nel 1996 è sorta l’associazione «Villa Scopoli» (soci gli abitanti
di Avesa), con lo scopo di aprire al
pubblico la peschiera e il parco ai
ragazzi delle scuole e al pubblico.
Ha anche avviato il «Progetto per
la salvaguardia» del parco che si
estende su una superficie di otto
ettari. Nel 2013 ha iniziato i lavori
di manutenzione dei cipressi, utilizzando tecniche e strumentazioni
innovative, brevettate dall’Università degli Studi di Padova. Ora sta
gradualmente proseguendo con
la potatura e la pulizia delle fronde: operazione costosa perché richiede l’utilizzo di una grande piattaforma. Tutti i proventi delle visite
guidate (a cura degli studenti del
Liceo Artistico Nani-Boccioni), una
volta al mese da marzo ad ottobre, sono destinati al progetto
«Salviamo i cipressi secolari». Per
informazioni relative ad eventuali
contributi e sulle visite (tessera di
ingresso a prezzi contenuti), scrivere a villascopoliassociazione@
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VALPANTENA
Un territorio prezioso... “La Cantina Valpantena”
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«I segreti» del territorio, dei
vigneti e del vino Amarone
È il titolo della nuova pubblicazione edita da «La Cantina Valpantena» e presentato all’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere lo scorso 9 giugno. Una ricerca che, mentre svela ai tecnici il processo di maturazione dell’uva, mette in risalto «I segreti» del suolo della
Valpantena e del suo paesaggio.
di Alessandra Scolari
Marco Sabellico
Luca Degani
Direttore Cantina Valpantena
U
n elogio va alla Cantina
Valpantena che ha pubblicato un nuovo prestigioso volume “I segreti
del territorio, dei vigneti e del vino
Amarone”, «per raccontare la bellezza e l’architettura della Valpantena», ha detto il presidente Luigi
Turco. Anche Diego Tomasi durante la presentazione, moderata
dal giornalista Marco Sabellico,
ha sottolineato che «il libro è l’espressione della nobiltà d’animo
dei responsabili della Cantina».
La Valpantena è stata definita
dallo studioso Bruno Avesani «un
grande teatro protetto dai Lessini
e adagiato sui rilievi collinari. Uno
scenario indelebile, disegnato
dalla natura, affidato agli uomini
per decorarne l’aspetto esteriore». Questa è la Valpantena, illustrata da curatori del libro Fabrizio Battista e Diego Tomasi, con
il contributo di altri ricercatori. Le
magnifiche foto di Flavio Pèttene
e Valentino Slemer testimoniano
la bellezza di questo territorio che
ha dato i natali all’Amarone, vino
conosciuto ovunque, e che negli
anni ha saputo stare al passo con
la modernizzazione delle tecniche
di coltivazione della vite e della
lavorazione dell’uva, di cui anche
la Cantina Valpantena è l’espressione.
Il capitolo, curato da Giuseppe
Benciolini e Federica Gaiotti, interesserà i tecnici, i coltivatori e non
solo, perché analizzando geologia
e morfologia, dimostrano che gli
elementi fisici base «per il successo dell’attività viticola e la notorietà dei vini» sono il suolo e il clima
che permettono il continuo scambio «tra terreno, vite e ambiente
esterno». Il prof. Giovanni Zalin ha
paragonato il suolo della Valpan-
tena a quello della Borgogna. Da
sempre le condizioni climatiche
della Valpantena sono state apprezzate dai nobili veronesi e dai
valpantenesi.
Il tecnico Stefano Casali conferma
«Il tipico microclima, grazie alla
protezione della Lessinia, è caratterizzato da maggiori escursioni
termiche che si ripercuotono nelle
zone pianeggianti, garantendo la
necessaria freschezza che si ripete nei vini. L’irraggiamento solare,
per l’ampiezza della Valpantena,
risulta ottimo e trasmette ai vini
Valpolicella ed Amarone aromaticità e profumi tipicamente legati
al territorio, che li rende riconoscibili e memorabili».
Concludiamo con alcuni dati: 377
vitigni in Valpantena, 360 soci
della Cantina sociale, fondata
nel 1958, che fattura intorno ai
45 milioni l’anno «consentendo un
equo reddito ai soci e permettono di sostenere molte iniziative del
territorio nel sociale, nello sport e
nella cultura», ha detto il presidente Luigi Turco. Tra gli altri prodotti
della Cantina: l’olio extravergine di
oliva DOP tra i migliori Nord Italia
e la grappa ottenuta dalle vinacce dell’Amarone Torre del Falasco.
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Martedì-Sabato: 9.00-12.30 / 15.00-19.30
CINEMA Paolo Sorrentino a Verona, nelle sale il film del regista veronese Pollini
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Paolo Sorrentino a Verona, nelle sale il film del regista veronese Pollini
“Che cosa avete contro la
nostalgia, eh?”
Le badanti con i loro assistiti
di Miryam Scandola
Da Massimo Cacciari, a Bernard-Henri Lévy, passando per Philippe Daverio, Fabrizio Gifuni e
Jasmine Trinca, gli incontri al Festival della Bellezza, dall’ 1 al 7 giugno, sono stati tanti con i grandi
nomi del nostro tempo. Vi raccontiamo di Paolo Sorrentino, ospite al Teatro Romano il 6 giugno
scorso, della sua arte di “far fare le rime alle cose” e di quanto sia importante la malinconia.
Un’intensa scena tratta da “La Grande Bellezza”
U
sa Truffaut per raccontare in semplicità il suo mestiere, che è quello di «tenere insieme il tutto».
Lui, sette film e un premio Oscar
con cui convive umilmente, lo dice
con la sua voce indolente, risultato
di radici partenopee e di anni romani, che «non bisogna stare nella
festa» per poterla affrescare. Un
regista, insomma, deve essere
un instancabile voyeur con «una
grande capacità di annoiarsi» per
riuscire a guardare dove gli altri
dimenticano lo sguardo.
Sorrentino, ai tanti venuti per
ascoltarlo nella calda serata del
6 giugno al Teatro Romano, non
lo prova neppure a nascondere. A
lui interessa scorgere quell’istante
preciso, fugace, in cui le maschere del giorno cadono, e la gente,
inconsapevole, lascia intravedere
se stessa. Per questo da “Le conseguenze dell’amore”, a “L’Amico
di famiglia”, passando per “Il Divo”
o per “This Must Be the Place”, ha
sempre finito con raccontare di
uomini avvolti da una coltre di avvilimento, mai, però, del tutto perduti. I suoi personaggi sono ritratti
sempre nel momento in cui stanno cadendo, scivolando dall’apice
della loro ascesa. Perché «mi interessa il passo falso, la distanza e il
dettaglio con il quale tutti, alla fine,
tradiscono loro stessi». È questa
la sua poetica? «Non sono sicuro
di possederla», risponde scoraggiato da una domanda razionale, che cerca di inquadrare i suoi
tentativi artistici. Preferisce dire
che il suo lavoro consiste, solo, si
fa per dire, nel «fare delle rime tra
le cose». Non per niente il suo vizio
più grande, che è anche il suo pregio, è «frequentare l’ironia», fondamentale nel suo lavoro di narratore perché costringe a trovare il
ritmo, il battito segreto delle cose.
Per cadenzare le sue storie costruisce simmetrie di musica e im-
magini che sono protagoniste indiscusse delle sue pellicole perché
«sono appaganti di per sé senza
il bisogno di spiegazioni». Criticato
a volte per le sue frasi fulminanti,
per le sue parole dense, ci confida che se fosse per lui un film
sarebbe del tutto autosufficiente
con la sola forza dell’immagine
ma i produttori vogliono i dialoghi.
E allora lui prova a scegliere per
i suoi personaggi parole diverse,
«perché la noia dei dialoghi della
vita vera mi spinge a crearne di
migliori». Personaggi che pensano
i suoi pensieri, che parlano con le
sue frasi da scrittore, basta una
pagina del suo “Hanno tutti ragione” (Feltrinelli, p. 320, 2010)
per capirlo. Crea battute lapidarie, eccessive, letterarie, lontane
dalla quotidianità, perché «sennò
basterebbe vivere». Liquida la sua
ultima fatica,“Youth”, distribuito da
Medusa e accolto con incassi record, come «un tentativo miserabile di raccontare come ci si può
rapportare con l’idea di futuro».
Partendo, come fa lui, dalla nostalgia dei ricordi. «La malinconia è
una zona piacevole. Ti permette di
essere triste senza motivo». Quasi
a confermare che la ricerca di una
ragione per la propria tristezza è
da sempre il miglior movente per
creare. Il suo obiettivo è fare film
«che facciano godere», mostrando
con l’attenzione della fotografia, la
riflessione della musica e la cura
delle parole che la vita è uno spettacolo attraversato dalla bellezza.
Tentando, così, sempre, di raccontarne i suoi sparuti e incostanti
sprazzi, nascosti sotto il chiacchiericcio delle nostre piccole macerie.
“Le Badanti” di Marco Pollini
Paolo Sorrentino
“A luci
intermittenti
l’amore si è seduto
nell’angolo, schivo
e distratto esso è
stato. Per questa
ragione non
abbiamo più
tollerato la vita.”
Affronta il tema della vecchiaia, ma anche quello
del razzismo e del pregiudizio l'opera prima del regista veronese Marco Pollini. Una carriera nel settore
della produzione musicale, un documentario sulla
Colombia nel 2014, e ora nei cinema con il suo “Le
Badanti”, proiettato in anteprima il 10 e 11 giugno,
al cinema Diamante. La pellicola, coproduzione tra
la veronese Ahora! Film e la società malese Sg Entertainment, è sostenuta dalla Regione Veneto e
gode del Tax Credit Cinematografico ratificato dal
Ministero dei Beni Culturali. Una commedia sociale
che porta sul grande schermo il ritratto di tre ragazze extracomunitarie, Lola, Irina e Carmen, arrivate
in Italia con passati difficili e tragici alle spalle, che
si scontrano con la diffidenza del gruppo di anziani che devono assistere. Presentata in anteprima
alla Mostra internazionale d’Arte Cinematografica
al Lido di Venezia nel 2014 , la pellicola, che vede
nel cast anche Pino Ammendola, è stato girata tra
il Veneto, l'Alto Garda e la Malesia. “Un film dedicato alla vecchiaia, al passato e ai giovani”, il suo, con
scorci meravigliosi della città scaligera che portano a perdersi tra le sale di Villa Arvedi, la cucina del
ristorante “La Genovese”, il Museo Del Vino di Illasi.
Un omaggio sincero alla città che per l'occasione è
stata ripresa anche dall'alto con l'ausilio di un drone.
Arricchiscono il finale con le loro note i Blues Company Verona.
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I 100 anni della Grande Guerra
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Illustrazioni del giornale della domenica
Maria Fioroni e la pedagogia
patriottica tra Otto e Novecento
Alla storia concesse la sua casa. Alla beneficenza concesse il suo tempo. Alla generosità
concesse il suo spirito. Alla patria concesse il suo amore. Vi raccontiamo di Maria Fioroni,
archeologa, collezionista, filantropa e crocerossina di Legnago.
di Giovanna Tondini
Maria dette così visibilità a
quell’amore per la patria trasmesso in famiglia. Anzitutto
dal padre, Enrico, combattente nella battaglia di Bezzecca.
E dal prozio, Marino Bevilacqua, che come «intimo del generale Garibaldi e di Giuseppe
Mazzini, aveva retto le sorti di
molti dei comitati segreti che
contribuirono a tenere unite
le fila dei fuoriusciti veneti in
Lombardia». La giovane studiosa ascoltò senz’altro i racconti dei familiari tra le mura
di casa. Colse lo spirito, le ragioni, di quella lotta decennale
che portò all’unità dell’Italia.
Sul suo comodino non sarà
mancato il libro per eccellenza
del patriottismo italiano. Nelle
pagine di «Cuore» di De Amicis
era palesato il senso di questo amore, della nazione come
comunità
di
discendenza.
«Perché amo l’Italia? Perché
mia madre è italiana, perché
il sangue che mi scorre nelle
vene è italiano, perché italiana è la terra dove sono sepolti
i morti che mia madre piange e che mio padre venera…
Ella è una così grande e sacra
cosa», scriveva il padre al figlio
Enrico. La pedagogia patriottica aveva posto le sue basi a
partire dall’Unità d’Italia, seppure in maniera più «moderata» rispetto a quella di inizio
Novecento, e con protagonisti
principali le famiglie borghesi e
i loro figli. Era infatti la famiglia
il primo nucleo di nazionalizza-
Maria Fioroni
che il messaggio patriottico.
Perché, come scriveva Neretti
nella Prefazione a Il Risorgimento nazionale del Libretto
per la terza classe elementare (1903): «E’ necessario che i
nostri fanciulli i quali, compiuto
l’obbligo dell’istruzione, potran-
no poi esercitare liberamente i
loro diritti di cittadini, sappiano quante lotte, quanti dolori è
costata la libertà che godranno, ed imparino ad amare la
patria, ad avere riconoscenza
per chi la riunì indipendente in
un solo Stato e a essere de-
gni di lei, ogni ora, coi pensieri
e con le opere». Avrà rivissuto
la memoria della patria per le
strade delle città dove venivano eretti monumenti, intitolate
strade ai patrioti, dove lo spazio urbano veniva ormai inteso
come un grande «palcoscenico patriottico». Non esitiamo
quindi a pensare che questa
riconoscenza verso gli antenati, questo sentimento ereditato in famiglia, abbia portato la
Fioroni a impegnarsi a favore
dei più sfortunati della Prima
guerra mondiale quale volontaria della Croce Rossa. Una
delle case editrici più in auge
al tempo, la Bemporad, sosteneva che «una guerra non si fa,
non si combatte e soprattutto
non si vince, se tutto un popolo, o almeno la parte migliore
di esso, non la comprenda, non
la spieghi, non la giustifichi». E
certo il messaggio pedagogico
fu ricevuto e interiorizzato da
molti. Come Maria.
Infoval srl
N
ata nel 1887 in quella
che al tempo si chiamava Massa Superiore (oggi Castelmassa)
e divenuta cittadina di Legnago, Maria fu «una delle figure
di spicco nel panorama culturale veronese del secolo scorso». Soprattutto quando, negli
anni Venti, cominciò un’intensa
attività di ricerca archeologica.
La sua passione per il passato dell’umanità la indusse ad
adibire la sua casa di via XX
settembre a museo. Inaugurato nel 1937, esso fu oggetto di
attenzione da parte dei media
nazionali. «Si trattò di una delle
aggregazioni più interessanti per la qualità e per l’unicità
dei materiali, imponendosi in
Veneto come una delle contestualizzazioni museali private
più rappresentative». Fu qui
che Maria annidò il suo sentimento patriottico, condividendolo con il pubblico. Furono
infatti le «collezioni risorgimentali a costituire il fulcro espositivo del museo». Seguendo le
otto stanze in cui si sviluppa il
percorso risorgimentale, dalla
sala napoleonica si attraversa
il corridoio del Risorgimento,
la sala del 1848, la Sala Bonomi, famiglia facoltosa di Legnago, quella dei 200 patrioti
legnaghesi che parteciparono
alle battaglie del Risorgimento,
per giungere alla sala Garibaldi, che ripresentava la stanza
dell’albergo Paglia in cui dormì il generale il 10 marzo 1867.
I 100 anni della Grande Guerra
zione. «Di educazione al senso
dell’autorità, della disciplina
personale e dell’etica del lavoro». Così attraverso il racconto
di genitori, nonni, parenti, perfino domestiche, attraverso le
letture di opere tra cui spicca
«Cuore», i giovani rivivevano i
momenti salienti che portarono all’unificazione. «In tutti gli
strati sociali poteva capitare di
avere un ascendente o un parente o magari un conoscente
che aveva indossato la camicia
rossa e partecipato all’impresa
dell’Eroe dei due mondi», Garibaldi. Così Maria avrà letto “Il
giornalino della domenica” o
“Lo scolaro”, tutta quella letteratura per ragazzi all’insegna
della nazionalizzazione. Avrà
appreso dalle lezioni scolasti-
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Ritorno al passato, ritorno alle origini
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Becoming “Childhood’s Dream”
dalla musica dei mangiacassette ai palchi del 2015
Chi l’ha detto che la sfida con il tempo la vince sempre il nuovo? Ci sono note che rimangono dentro e non invecchiano mai. Progressive Rock, Pink Floyd, King Crimson,
non aggiungiamo altro.
a cura di Marco Nicolis
Lorenzo Manfro
basso
Massimo Piubelli
chitarra
Franco Zampieri
voce e piano
Alessandro Zardini
batteria
Antonio Zuffelato
tastiere
L
a musica è un “pianeta”
strano, un universo pressoché infinito, quindi capita spesso che alcuni generi, influenze, movimenti musicali,
con il tempo, vengano lasciati un
po’ da parte, destinati ad essere seguiti ed apprezzati solo da
pochi luminari, eroi dell’eterna
ricerca tra dischi e vinili di qualche anno più in là. Ma, quando
i nostri “esploratori” riscoprono
qualche tesoro, qualche pietra
miliare, ecco che tutto torna al
suo posto, tutto ritorna terribilmente attuale.
Questo esempio calza alla perfezione anche per i Childhood’s
Dream (un nome che è tutto un
programma, ripreso da “Misplaced Childhood” album dei Marillion, giunto ormai alla soglia dei
trent’anni, ndr).
Cinque componenti,
cinque
esperienze diverse, un solo tesoro, caduto, quasi per caso,
davanti ai loro piedi. Parliamo
di Progressive Rock, parliamo
di anni ‘70, di Genesis, Yes, King
Crimson, Pink Floyd, ma anche
dei più “recenti” Marillion ed IQ,
ecco in breve di cosa stiamo parlando.
Però questa volta non ci troviamo di fronte ad una Tribute Band
a tutti gli effetti, ma a 5 musicisti che, aggrappati al loro eterno
“sogno di bambini”, ripropongono
le pietre miliari e i grandi classici
del rock con targa anglosassone,
approcciando i pezzi con la propria sensibilità, il proprio orecchio, le proprie idee, lasciando da
parte la fedele riproduzione da
semplici soldatini ben addestrati armati di basso e chitarra. Ma
l’interpretazione dei “Child” sarà
piaciuta anche fuori dalle pareti
insonorizzate della sala prove?
Beh, che dire, su e giù da un palco all’altro, da un pubblico più o
meno interessato al genere ad
uno più attento, le prime impressioni sono state positive e
le soddisfazioni sono arrivate.
Quindi avanti tutta, il progetto
procede, si evolve e ormai come
vuole la consolidata prassi del
nostro tempo, sono arrivate anche iscrizioni e partecipazioni a
contest e festival, vero e proprio
banco di prova delle band del
ventunesimo secolo. Nonostante la non più giovanissima età
dei componenti, la molla migliore
per continuare è proprio questa;
soddisfazioni e voglia di mettersi
sempre in gioco. E poi, voi come
vi sentireste a suonare al fianco di chi, fino a poco tempo fa,
rappresentava la vostra primaria fonte d’ispirazione artistica, la
più classica delle band affermate, che voi seguivate, da semplici
ascoltatori interessati ai piedi del
palco?
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Ritorno al passato, ritorno alle origini
Verona Risuona X Edition “Ab Ovo”
Concerti, installazioni e performance nei luoghi conosciuti e sconosciuti di Verona. Una
manifestazione affascinante che dopo dieci anni trova ancora modo di esprimersi, tra
sound art della preistoria e note del futuro.
V
erona Risuona spegne
le sue prime 10 candeline, una decade che, visti
i risultati, sembra decisamente ben portata. La manifestazione, promossa dall’Accademia di Belle Arti di Verona, dal
Conservatorio dall’Abaco di Verona e dall’Accademia di Musica
e Teatro di Göteborg, in collaborazione con l’Associazione Culturale Diplomart e patrocinata dal
Comune di Verona, è andata in
scena dal 2 al 6 giugno, con una
prima parentesi di presentazione il 29 maggio, prolungandosi
poi, a differenza degli altri anni
(le passate edizioni avevano durata giornaliera ), per quasi una
settimana, offrendo agli interessati un format leggermente diverso e più innovativo. Oltre alla
serie di concerti, installazioni e
performance live a cui eravamo
abituati, l’edizione 2015, intitolata
“Ab ovo”, (tradotta letteralmente dal
latino significa: “dall’uovo”, “da molto lontano”, “dalle più remote origini”,
ndr), ha introdotto alcuni elementi tematici innovativi con installazioni e video proiezioni, strizzando
Alcune performance di Verona Risuona
anche l’occhio ad una tematica di
estrema attualità quale l’Expo di
Milano. Il tema centrale della manifestazione però non si è discostato
dalle precedenti edizioni, mostrando il proprio lato artistico musicale, unendo oltre ad ospiti e talenti
italiani anche molti stranieri, dando
così un aspetto di ulteriore internazionalizzazione alla manifestazione
2015. In contemporanea è nata anche la prima app di Verona Risuona (http://www.veronarisuona.org/
application), ideata con lo scopo di
dare uno strumento a chi si ritiene
davvero un amante della sound art,
rendendo possibile scrivere in maniera dettagliata ciò che si vorrebbe
realizzare dalla prossima edizione.
Gli organizzatori dell’evento si sono
infine mostrati davvero soddisfatti per la buona riuscita di
questa decima edizione, sia per
la notevole affluenza di pubblico, eterogeneo e interessato a
più aspetti degli eventi andati in
scena, sia per le location utilizzate. Infatti i luoghi di incontro sono
stati tanti e diversi, dal Giardino
di Palazzo Bocca Trezza fino alla
sede della cooperativa sociale
Canarin. Ora guardiamo avanti,
in vista del prossimo anno le idee
sono già tante. Chissà che non ci
sia qualche nuova sorpresa ad
attenderci.
Biglietto Expo
(data aperta)
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ATS Verona Expo promUOVE la vendita di
biglietti di Expo Milano 2015 per permettere a tutti i Veronesi di partecipare alla
grande esposizione universale.
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RUBRICA
felici in una normale famiglia, fino a quando a scuola viene letto un incomprensibile
editto «Il sire comanda al suo popolo che i cani di tutte le razze, taglie ed età siano
banditi dal Regno con ogni mezzo possibile». I cani in questo regno sono importanti
lavoratori: tutte le famiglie ne possiedono uno.
Un precedente Editto aveva eliminato tutti i gelsomini, ma «i fiori non hanno voce. O
almeno nessuno la sentì». La famiglia di Miro si ribella a questo nuovo proclama. Tocca
a Miro portare in salvo Tito. Un viaggio non da «solo», perché è con il suo cane. Insieme,
per un Sire «impazzito di noia», si ritrovano nella lunga «notte più nera del mondo»;
Miro si aggrappa ai ricordi, mentre affronta «il vuoto, la fatica e tutto il resto» e non
si fa schiacciare dalla «paura», dalle «due iene: la fame e la sete», dal «pericolo» e dal
«sospetto». Poi spunta la «SPERANZA»
Titolo: Solo con un Cane
Il mondo dietro gli occhi chiusi.
Edizioni: Fanucci Editore
Prezzo: 9,90 euro - Pagine: 138
recensione
a cura di Alessandra Scolari
a cura di Mattia Zuanni
BOX
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Inaugurato il parco che unisce il calcio al golf
Curiosità: La pellicola, sarà il primo capitolo di una nuova trilogia e potrà contare su un
budget di 15 milioni di dollari. Il film è l’adattamento cinematografico del romanzo “Gli
esclusi”, primo dei sedici capitoli della serie fantastico-apocalittica Left Behind, scritta
da Tim LaHaye e Jerry B. Jenkins dal 1985 al 2004, basata sulle profezie bibliche di Giovanni, Ezechiele e Daniele.
Titolo: Via da Las Vegas
Genere: Drammatico
Durata: 111 minuti Regia: Mike Figgis
Attori: Nicolas Cage, Elisabeth Shue, Julian Sands, Richard Lewis
Ben Sanderson è un uomo che ha perso tutto, prima la famiglia e poi il lavoro. Alcolizzato, decide di andare a Las Vegas per ubriacarsi fino a morire.
Ma il destino è dietro l’angolo, e proprio là Ben incontra Sara, una disperata
prostituta. Tra i due nasce un amore profondo, capace di soddisfare il loro
bisogno di non sentirsi soli. La loro vita però pare già segnata: Ben accetta a malincuore la
professione di Sara, mentre lei non riesce a distoglierlo dall’alcool.
di Giovanni Melotti
Calciare un pallone e provare ad andare in buca col minor numero di colpi possibile. Il nuovo
parco, primo in Italia, che coniuga il piacere del calcio con la precisione del golf è stato inaugurato il 13 giugno a S. Martino Buon Albergo. Abbiamo sentito l’ideatore del progetto Ugo
Vigliani, che ci ha spiegato come si trasforma un sogno in realtà.
Curiosità: Solo con un cane” è ambientato in un Regno sconosciuto, dove si mescolano
fiaba e riflessioni ed emergono i rapporti intensi fra animali e umani. Lungo il faticoso
percorso vi è uno scambio reciproco: una volta tira Miro e una volta il cane Tito. Il linguaggio della Masini è semplice, lineare, accattivante per la sua vena poetica e per
i dettagli molto studiati. Interessante anche la copertina che introduce il lettore nel
racconto. Lo consiglio a ragazzi/e (dagli 11 anni) e agli adulti che hanno un rapporto
speciale con i propri animali domestici.
Il film: Chloe si trova in aeroporto per incontrare suo padre, Rayford, un copilota di aerei. Per caso stringe amicizia con Buck, il quale sta per prendere proprio lo stesso volo .
Durante il viaggio, e mentre Chloe è in compagnia del fratello più piccolo Ravmie, milioni
di persone in tutto il mondo scompaiono all’improvviso senza lasciare traccia. Scoppia
il caos generale, i veicoli sbandano e molte persone si trasformano in criminali. Tra gli
scomparsi, anche Ravmie e la mamma, così Chloe, pensando di aver perso anche suo
padre in seguito ad uno schianto, pensa al suicidio. Fortunatamente riesce a mettersi in
contatto con Buck e suo padre, i quali sono convinti si sia verificato l’evento scritto nella Bibbia del Rapimento della Chiesa.
SPORT E TERRITORIO
Footgolfpark italiano
L’Autrice: Beatrice Masini è nata a Milano dove vive e lavora come giornalista, scrittrice ed editor del marchio per ragazzi (Fabbri). Ha scritto molti libri per ragazzi, dagli
album illustrati ai romanzi per adolescenti. E’ traduttrice della saga di Harry Potter e
i suoi libri sono, a loro volta, tradotti in ben quindici Paesi. Nel 2004 ha vinto il Premio
Pippi,; ha vinto anche il Premio Elsa Morante Ragazzi e il Premio Andersen come miglior autrice. E’ stata definita anche «una delle più intriganti firme della nuova narrativa per ragazzi».
Classici da non perdere...
Titolo: Left Behind - La profezia
Genere: Azione, Fantascienza
Durata: 110 minuti
Regia: Vic Armstrong
Attori: Lea Thompson, Nicolas
Cage, Chad Michael Murry,
Nicky Whelan
Uscita (Italia): 29 luglio 2015
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A Verona il primo
Il libro: narra la storia di Miro, un ragazzo di 11 anni e del suo cane Tito (3 anni). Vivono
Autori: Beatrice Masini
P antheon
U
n campo d’erba verdissima, 18 buche e un pallone
da calcio. Signore e signori questo è il Footgolf.
«Un mix di calcio e golf in cui l’obiettivo è andare in buca, calciando un pallone, nel minor numero di
colpi possibili. Conta molto la precisione ma ancor di più la sana voglia di divertimento», spiega Ugo
Vigiliani, ideatore e promotore del
progetto.
Un gioco pensato per tutte le età,
dove competizione e rivalità non
trovano spazio. «Durante i miei
viaggi commerciali nell’Europa del
Nord intorno agli anni ‘90, ho visto
per la prima volta un padre che
giocava con tutta la sua numerosa famiglia. Sbagliavano la buca,
ridevano, riprovavano, esultavano. Era una partita di Footgolf.
Ho pensato che presto o tardi ci
avremmo giocato anche a Verona,
e quel sogno è divenuto realtà».
Un progetto vincente che valorizza lo sport come momento d’aggregazione e che permette ai più
grandi di andare a recuperare
emozioni e ricordi impolverati di
gioventù. «L’uomo non smette di
giocare perché invecchia ma invecchia perché smette di giocare,
diceva George Bernard Shaw. Diventare grandi non significa automaticamente smettere di essere
bambini. Il bambino dentro di noi
continua ad alimentare un mondo di fantasia, emozioni e bellezza. Esso è la parte più spontanea
e sincera di noi. Io vorrei contribuire, per qualche ora, a liberare
il bambino che è in noi». E anche
per quanto riguarda il ramo turistico il parco promette bene. «Il
Footgolfpark sorge perfettamente a cavallo tra San Martino Buon
Albergo e Lavagno. Sta già attirando molte famiglie che arrivano, giocano un paio di giorni, dor-
mono e mangiano nelle strutture
a noi vicine. Creano insomma un
indotto importante che crescerà
in modo esponenziale con l’aiuto
e il sostegno di politiche amministrative incisive e mirate. La nostra struttura ospita già altri sport
come il bubble football, una sorta
di calcetto in cui i giocatori sono
“infilati” all’interno di grandi palloni, e il green volley». Un gioco per
tutti, ma anche un’occupazione
per tanti: «Abbiamo voluto investire nello sport con una start-up
innovativa che ha dato lavoro a
circa venti persone e continua ad
offrire opportunità di occupazione. Con l’apertura del ristorante
e del secondo bar, avremo sempre bisogno di forza lavoro. Dare
lavoro ai giovani, riconoscere loro
il merito e farli crescere professionalmente è un successo personale oltre che un processo di crescita sociale della comunità. Credo
fermamente che un imprenditore
debba avere il coraggio di credere nei propri sogni. Io ho ascoltato
il bambino che ho dentro di me e
l’ho fatto».
SPORT
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Anno indimenticabile per il Polo Unico GrezzanaLugo
P antheon
È QUI LA FESTA...
e il calcio che vorremmo
di Matteo Scolari
La stagione calcistica appena conclusa verrà ricordata in Valpantena per la storica, doppia
e contemporanea promozione alle categorie superiori delle prime squadre di Grezzana e
di Lugo, ma tanti sono stati i successi a livello giovanile. Risultati straordinari, frutto di un
percorso ambizioso, e coraggioso, iniziato nel 2011.
S
e ci fossimo impegnati a
scrivere una trama di un
film con un finale del genere, beh, non ci saremmo
riusciti. Ciò che è accaduto in questa straordinaria annata calcistica
alle due prime squadre di calcio
dilettantistico di Grezzana e Lugo,
l’Union e il Real, ha davvero i contorni di un evento tanto irripetibile
quanto memorabile.
Le due squadre, che fanno a capo
a un’unica associazione, il Polo
Unico Grezzanalugo, sono arrivate
la stessa domenica, il 31 maggio
2015, a giocarsi con il terzo turno
di play off l’accesso alle rispettive
categorie superiori: la Promozione
per l’Union e la 1^ categoria per il
Real. Ebbene, come nelle più classiche delle favole a lieto fine, entrambe le formazioni sono riuscite
nell’impresa battendo nell’ordine,
l’Olimpica Dossobuono e il San
Giovanni Ilarione.
Due squadre, quelle allenate dai
tecnici arancioblù Andrea Matteoni e neroverde Michael De Santis,
amalgamate la scorsa estate dal
direttore sportivo Domenico Veronesi, coinvolgendo principalmente
ragazzi del territorio e con l’obiettivo primario di arrivare a maggio con una tranquilla salvezza in
tasca. Durante l’anno, invece, con
qualche piccolo calo fisiologico del
tutto normale, sia Union che Real
hanno dimostrato di avere nella
forza del gruppo la marcia in più,
che ha permesso loro di giungere
allo sprint finale con una brillante
forma fisica e mentale.
Entusiasti i due presidenti, Dino de
Paoli ed Enrico Dal Corso, per un
doppio successo che ha il sapore di
un vero e proprio traguardo storico. «Ho vissuto dalla Sicilia, minuto per minuto, mentre ero là per
Union Grezzanalugo promosso in Promozione
P antheon
61
Anno indimenticabile per il Polo Unico GrezzanaLugo
file dei ragazzi più giovani, è frutto
di un grande lavoro svolto dal 2011
in particolare sul settore giovanile»
afferma Bertagnoli «Fin dai primi
anni dalla nascita del Polo, ci siamo impegnati a insegnare ai bimbi delle scuole calcio e delle altre
categorie dei ragazzi a vedere le
due società come un’unica realtà e
questa scelta, che parte dal basso,
dalle nuove generazioni, sta dando
ottimi risultati».
Ai successi dei più grandicelli, hanno corrisposto risultati eclatanti
delle squadre giovanili coordinate
dai responsabili Alvaro Aloisi e Paolo Zanotti. Come non ricordare,
sempre quest’anno, il primo posto
degli Allievi provinciali e il secondo
posto degli Esordienti 2002 del
Real che hanno avuto il privilegio di disputare la finalissima allo
stadio Bentegodi? Andando a ritroso, stagione 2013-2014, il titolo provinciale Juniores dell’Union,
con promozione nella categoria
regionale e l’anno prima i successi
ai prestigiosi tornei Beppe Viola di
Trento e Gardaland International
per i Pulcini 2002.
«In queste prime quattro stagioni
sono stati raggiunti obiettivi molto
più alti di quelli che erano stati prefissati all’inizio del progetto» prosegue Bertagnoli «Ad oggi il Polo
conta oltre 400 tesserati e ha raggiunto risultati qualitativi e sportivi
in tutte le fasce di età. Penso che
tutto questo non si sarebbe potu-
to realizzare se non concentrando le risorse e trovando sinergie
sul territorio che coinvolgono tutti,
dall’amministrazione comunale ai
dirigenti, dagli allenatori alle famiglie fino ai ragazzi».
«Proprio sul tema formazione vorrei spendere le ultime parole»
conclude il presidente Riccardo
Bertagnoli «Per offrire un servizio
di qualità, ma allo stesso tempo
contenere i costi, ogni squadra ha
un allenatore di grande esperienza
affiancato da due ragazzi tra i 16
e i 20 anni che hanno così la possibilità di imparare sul campo. Dal
3 a 31 luglio, infine, saranno aperte
le iscrizioni alla prossima stagione
2015-2016».
Sono tante le persone che andrebbero citate al termine di un’annata così trionfale, per il tempo, la
passione e la volontà che mettono
a disposizione di tutti sul campo
e fuori dal campo. A loro e a due
persone speciali che la comunità
della Valpantena porterà sempre
nel cuore, le società di Union e Real
dedicano i successi 2014-2015 e
quelli che verranno.
Presidente
“onorario” RENÈ
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Real Grezzanalugo promosso in 1^ Categoria
lavoro, l’attesa del risultato finale,
e quando ho saputo che ce l’avevamo fatta non ho dormito per tre
notti» racconta De Paoli. «A Lugo
siamo come in una grande famiglia dove ci si aiuta tra dirigenti e
giocatori. La vittoria finale è stata
ancora più bella perché inaspettata. Pensare che anche l’Union sia
riuscita lo stesso giorno a raggiungere il medesimo risultato ha dav-
vero dell’incredibile» aggiunge Dal
Corso.
Felice per la doppia promozione
anche Riccardo Bertagnoli, presidente del Polo Unico GrezzanaLugo, l’associazione che raggruppa
dal 2011 sotto un unico cappello le
due società trionfatrici della Valpantena: «Il successo di quest’annata a livello di Prime Squadre e
anche degli anni precedenti tra le
I dirigenti del Polo Unico e alcune squadre giovani
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La seconda edizione del torneo Fidas Zona Nord di calcio a 7
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Torna, per il suo secondo anno di vita, il torneo Fidas Zona Nord di calcio a 7. Organizzato sul rettangolo verde
di Stallavena, il torneo, a scopo benefico, ha dato inizio all’edizione 2015, il 19 giugno scorso, in contemporanea
con la sagra di Stallavena. Il torneo si terrà ogni lunedì, mercoledì e venerdì del mese di giugno e luglio. Ampliato
fino a 12 squadre rispetto alle 8 del precedente anno, il torneo è accompagnato da stand enogastronomici
e, mantenendo fede alle premesse che ne avevano accompagnato la prima edizione, devolverà l’incasso
complessivo in favore dei più bisognosi.
Per informazioni: Marco Nicolis: 3473782920 – Renzo Vanti: 3478489973 – Loris Corradi: 3478060050
E-mail: [email protected]
CELL: 348 6524824 UFF: 045 8650226 FAX: 045 8669463
POIANO
Mamme e papà in campo per una festa dello sport
di Luca Spaziani
Ogni fine settimana sono migliaia i genitori che affollano i campetti da calcio per ammirare le gesta dei loro figli, sperando magari di
vedere in loro dei potenziali campioni in erba.Lo scorso 1 giugno, a Poiano, i ruoli si sono invertiti: per una volta sono stati bambini e
ragazzi a riempire le tribune per sostenere i loro genitori, 22 mamme e 15 papà scesi in campo insieme per una sfida sulla carta impari
ma vinta dagli uomini solo ai rigori.
L’iniziativa, alquanto singolare, è stata organizzata dalla società sportiva Juventina Valpantena, per vivere un momento di festa dello
sport e della famiglia diverso dal solito.
L’evento è caduto peraltro in un momento molto delicato per il calcio
femminile, dopo le frasi di un dirigente della Lega Pro, poi rimosso, che
intendeva ridurre i finanziamenti alle atlete additandole come “quattro lesbiche”. A chi vorrebbe ostacolare il ruolo delle donne nel calcio
le mamme di Poiano hanno risposto sul campo, con tutto il loro entusiasmo, dimostrando quanto sia importante dare la possibilità a tutti di
mettersi in gioco.
MONTAGNA VERONESE
Idee ad alta quota
di Miryam Scandola
Il “ Raccolto delle Idee”. Così si chiama il percorso che il GAL Baldo-Lessinia ha deciso di
intraprendere per costruire il programma di interventi da finanziare nei prossimi anni (PSL 20142020), partendo dalle esigenze, dalle idee e dai progetti del territorio della montagna veronese.
Un percorso di coinvolgimento del territorio, attraverso una serie di incontri pubblici; l’intenzione è
quella di ascoltare per rispondere in maniera chiara e forte ai bisogni della montagna veronese
e dei suoi abitanti, partendo dalla loro voce.
La collaborazione di tutti è preziosa. Per informazioni www.baldolessinia.it
VERONA
Graduation Day: le eccellenze dello IUSVE incontrano il mondo del lavoro
Si è svolto il 19 giugno, nella nuova sede di Verona, il tradizionale Graduation Day
dell’Istituto Universitario Salesiano di Venezia, un evento che ha offerto a oltre 150 laureati
in Comunicazione l’opportunità di incontrare le aziende del territorio.
Presente a Verona dal 2007, da 25 anni lo Iusve organizza corsi di laurea in Psicologia,
Pedagogia e Comunicazione.
L’iniziativa rappresenta solo una delle modalità con cui l’Istituto accompagna i suoi
studenti nel mondo del lavoro, oltre ai tirocini formativi e ai workshop intensivi.
Nel corso dell’incontro è stata consegnata alle aziende anche una pubblicazione con
i dati degli studenti e i loro lavori, uno strumento utile per avviare un contatto con dei
potenziali candidati.
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