13 ELEZIONI 2013 Michelangelo Mansueto T 15 MARZO 2013 [Attualità] utti noi conosciamo ora i risultati del voto. Tante le voci e gli appelli su un possibile governo necessario del Paese, per ora, imprevedibile. Il voto plurale dei cattolici e del Movimenti cattolici sono segno di un evidente indebolimento perché il voto per le politiche del 24-25 febbraio ha consegnato un risultato senza uscita. Se per la Camera, infatti, i seggi (PD 29.5; Pdl-Lega 29.1; M5S 25.5; Monti 10.5) permettono una maggioranza grazie al premio previsto, ciò non si prefigura ugualmente al Senato in cui il Pd è al 31.6, il Pdl-Lega al 30.7, M5S al 23.8 e Monti al 9.1. Il Paese diventa difficilmente governabile e le soluzioni previste (PdMonti; Pd-Pdl; Pd-M5S) sono insufficienti o improbabili. Certo è che quello che nasce è un Parlamento fortemente antieuropeo. Lo è Grillo e lo è Berlusconi. Su questo il cambiamento è radicale rispetto al passato. Il nuovo potere legislativo è più secolarizzato sia per il minor peso della Chiesa sia per l’assenza di un dibattito etico di un qualche profilo con al centro la Persona. Manifesta anche e soprattutto un volto protestatario: l’astensione sale al 25% e Grillo diventa il primo partito. Gli elettori hanno sbagliato? No. Lettera al Direttore PROGETTO GEMMA: GRAZIE A VOI SEI NUOVE ADOZIONI Gentile Direttore, in qualità di Presidente della Fondazione Vita Nova - opera del Movimento per la Vita Italiano - sono ben lieto di indirizzarLe il più vivo ringraziamento per lo spazio che ci ha gentilmente concesso sul Suo giornale diocesano per la divulgazione della lettera appello del 17 Ottobre 2012, sulla difficile condizione economica che sta attraversando il Progetto Gemma. È con immenso piacere poterLe comunicare che, grazie al Suo prezioso contributo informativo, in queste ultime settimane abbiamo ricevuto ben sei adozioni per le nostre mamme in attesa di un aiuto concreto. Auspichiamo che il passaparola mediatico non si fermi qui, ma che proceda con spirito di fratellanza e condivisione, di cui Lei si è già fatto promotore. Nel porgerLe i miei migliori auguri per una serena e felice Pasqua, mi permetto di allegarLe una locandina illustrativa del progetto, di cui potrà farne libero uso a livello editoriale. Un affettuoso augurio di un buon lavoro. Gianni Vezzani Presidente Fondazione Vita Nova Per ulteriori informazioni: Alberto Sabatini - UFFICIO STAMPA FONDAZIONE VITA NOVA - Lungotevere dei Vallati 2 - Roma - Tel: +39 348 4278314 [email protected] www.fondazionevitanova.it “Idee, modelli, estro e inventiva per accrescere l’importanza e il valore della comunicazione cartacea” Senza ignorare l’imbarbarimento civile, va riconosciuto che l’offerta politica era ed è inadeguata. La politica è chiamata a ridare dignità a questo nostro Paese ormai da troppo tempo in sofferenza economica e morale. E l’appello che con insistenza e da più parti sentiamo e sentiremo elevare in questi giorni è rivolto a tutta la Politica e non soltanto allo schieramento che proverà a governare la nostra Italia nei prossimi mesi. Auguriamo all’Italia, sull’onda del film della Wertmuller , quell’ “Io speriamo che me la cavi!” tanto necessario in questo momento di crisi. Mail dall’Armenia: Ciao caro Direttore, tutto va bene, grazie! E’ primavera anche in Armenia, ma il tempo durante il giorno non rimane lo stesso: c’è sole, dopo fa freddo, poi tira vento e non si capisce come vestirsi. Adesso sta piovendo. Ma aspettiamo il Sole Armeno. Ho letto l’articolo di approfondimento sul giornale che mi hai mandato, perfetto mi è piaciuto. Veramente è un tema molto complesso, per questo sempre ci accusano dicendo che siamo monofisiti. Anche in Georgia, a Tbilisi abbiamo avuto questo problema, il prete armeno non riusciva convincere i monaci georgiani che siamo miafisiti, talvolta perché non vogliono accettare questo fatto, per partito preso. Ma l’autore professore ha spiegato tutto molto, molto bene. Le guide Lonely Planet e di Nadia Pasqual sono libri informativi, ma ci sono anche errori, e non ci si può molto fidare. Molto bello che ci sono stati due articoli sull’Armenia. E’ stato un riferimento importantissimo. Per questo invio i miei più sentiti ringraziamenti a te Direttore del giornale. Il film “La Masseria delle allodole” è bella, buona visione! Ma c’è un altro film sul genocidio armeno, il mio preferito, che parla dello spirito armeno, si chiama “Mayrig”(http:// it.wikipedia.org/wiki/Mayrig). In Facebook c’è un gruppo armeno “La Chiesa Armena Apostolica d’Italia” e mettono informazioni utili anche in italiano. Saluti, baci ed abbracci a tutti voi. GRAZIE!!! Arminè Barseghyan Via Manfredonia, km 2,200 71121 Foggia Tel. 0881.568040 - 0881. 568034 Fax 0881.755525 www.grafichegrilli.it [email protected] Grafica, Impaginazione, Stampa, Mailing, Depliant, Brochure, Calendari, Agende, Giornali, Riviste, Cataloghi, Guide, Manifesti, Locandine, Opuscoli, Volantini, Poster, Cartoline, Manuali, Opere Letterarie, Libri d'Arte, Volumi di pregio [Il Servo di Dio don Antonio Spalatro] Omelia di mons. Michele Castoro, arcivescovo, tenuta nella Concattedrale di Vieste il 27 febbraio scorso “C hi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro servo”. Oggi, con queste parole del Vangelo, Gesù ci dà un insegnamento forte: mentre il mondo suggerisce di raggiungere il potere, di dimostrare in tutti i modi quanto uno vale, al contrario il vero profeta, l’uomo di Dio offre l’esempio di un’esistenza spesa nel servizio, per amore … Carissimi, questa sera il Signore ci ha convocati per fare memoria di un vero servitore della Chiesa: don Antonio Spalatro, un umile sacerdote, un giovane parroco, vissuto in questa città, dispensando con instancabile zelo ai suoi parrocchiani il seme della Parola di Dio, il pane dell’Eucaristia e la testimonianza di una vita tutta dedita al servizio del prossimo. In lui molti hanno potuto scorgere l’immagine del buon pastore, la figura dell’apostolo, il sacerdote fedele, un autentico testimone della fede. Antonio Spalatro nacque a Vieste, a mezzogiorno del 2 febbraio 1926, mentre le campane suonavano a festa per la candelora. Egli poi ricorderà quel giorno e ne andrà fiero, perché aveva sentito dire: “Chi nasce nella festa della Madonna è predestinato” (2 febbraio 1949). Trascorse la sua infanzia e fanciullezza nell’ambiente sereno della famiglia, manifestando sin da piccolo chiari segni di inclinazione alla preghiera e ad una profonda vita interiore. Nessuno si meravigliò quindi quando il piccolo Antonio, dopo le elementari, chiese di entrare nel Seminario arcivescovile di Manfredonia. Era mosso da quest’unico desiderio: essere tutto di Dio e tutto degli uomini, nel sacerdozio. Passò poi nel Seminario regionale di Benevento per gli studi superiori e la teologia. E’ di quegli anni questa sua affermazione: “Entra poco a poco in me una grande pace, insieme con un sentito desiderio di salire su, verso la santità” (21 novembre 1947). La sua fu una continua lotta contro la mediocrità. Don Antonio fu ordinato sacerdote il 15 agosto 1949 dall’Arcivescovo Andrea Cesarano, in questa Cattedrale. In quello stesso giorno scris- Vieste 15 MARZO 2013 14 se: “Essere sacerdote significa avere l’interesse per tante anime che hanno tutti i diritti su di noi… Ho sentito che debbo essere santo, perché lo vogliono loro, le anime”. Un altro desiderio don Antonio manifestò subito, quello di rafforzare la fraternità presbiterale: “Tra confratelli bisogna amarsi, amarsi, senz’ombra di personalismo; perché la meta è unica, ed il ministero è il più santo” (27 marzo 1950). E ancora: “Nel prete si vuole vedere la santità, la convinzione, la fiaccola sul candelabro” (22 febbraio 1950). Si dedicò subito all’apostolato dei giovani, all’Azione Cattolica, alla predicazione. Partecipò al Giubileo del 1950, recandosi a Roma e tornando ricaricato e rinnovato interiormente. Si sentiva ormai pronto per assumere la responsabilità di una parrocchia. L’Arcivescovo Cesarano gli affidò la nascente comunità del Ss.mo Sacramento, qui a Vieste. Lo aveva sognato negli anni del seminario: “Sogno un campanile, un oratorio… Vorrei diventare un piccolo Curato d’Ars, in miniatura” (8 maggio 1948). Aveva fretta di operare, sentiva la grande responsabilità che la missione gli conferiva. Il suo spirito frenetico quasi trasbordava dal suo corpo gracile. La parrocchia diventò presto un centro di formazione e di vita di fede, luogo di riferimento per bambini, giovani e adulti. Si industriò per creare un oratorio per i ragazzi e una scuola per i catechisti. Nel suo Diario spirituale annotava: “Amare, amare, amare i giovani e i ragazzi. Con amore disinteressato, aperto come il loro viso” (15 agosto 1948). E ancora: “Quanta luce… nel mio futuro apostolato in una parrocchia sperduta…; avrò un solo amico al quale confidare le lotte del giorno; le delusioni degli uomini: il tabernacolo!” (21 gennaio 1949). Dopo pochi anni cominciò ad avvertire i sintomi di un male atroce ed iniziò per lui il cammino della ‘via crucis’. Si impegnò anche fisicamente nel restauro della Chiesa e nella costruzione dell’oratorio, sottoponendo a enormi sforzi il suo fisico già malato. A giugno del 1954 fu costretto a lasciare la parrocchia per andare a curarsi, dapprima a Bari, poi a Triggiano, infine a Roma. Il 10 agosto 1949, alla vigilia della sua ordinazione sacerdotale, aveva chiesto questa grazia singolare al Signore: “Da qualche giorno sento di dover chiedere nella prima Messa come grazia… quella di dover soffrire, soffrire molto per convertire le anime. Ma non so, a volte mi manca la forza di chiederla questa grazia”. Furono tre mesi di duro calvario: morì il 27 agosto 1954, a soli 28 anni. Un giorno aveva scritto nel suo Diario: “Ogni prete dovrebbe essere tale da non essere dimenticato dopo la sua morte” (15 agosto 1948). Questa frase la possiamo leggere anche nei locali della parrocchia del Ss.mo Sacramento. Sì, “ogni prete dovrebbe vivere in modo tale da non essere dimenticato dopo la sua morte”. E se oggi siamo qui è perché don Antonio Spalatro non lo abbiamo dimenticato, anzi, vogliamo ricordarlo con riconoscenza e ammirazione perché si era fatto “modello del gregge”, si era fatto “tutto e a tutti”, aveva incarnato l’immagine del “buon pastore” e, per dirla con il Libro della Sapienza: “Consummatus in brevi, explevit tempora multa” (pur vivendo per breve tempo, compì opere grandi - Sap. 4,13). E vogliamo presentarlo alla Chiesa perché, mediante il previsto processo canonico, proceda a verificare alla luce del Vangelo tutti gli aspetti della sua vita umana, cristiana e sacerdotale, riconosca le sue virtù eroiche e, Dio lo voglia, giunga ad innalzarlo agli onori degli altari. Pertanto, sollecitato da più persone che hanno conosciuto Don Antonio Spalatro e che in lui hanno intravisto i segni prodigiosi della misericordia di Dio, mi sono mosso ad aprire il processo per la Causa di Beatificazione di questo zelante sacerdote. Con l’avvio dell’Inchiesta diocesana, che consiste nella raccolta degli scritti e delle prove testimoniali, a Don Antonio spetta il titolo di Servo di Dio. Al termine di questo impegnativo lavoro tutti gli atti saranno trasmessi alla Congregazione delle Cause dei Santi, a Ro- ma, per le valutazioni di merito. Stasera abbiamo compiuto un atto previsto nel processo: la ricognizione dei resti mortali del Servo di Dio e la traslazione in questa Chiesa Concattedrale. Voglia il Dio Altissimo e tre volte santo ascoltare la supplica di noi suoi fedeli e farci vedere coronato di gloria il sacerdote Don Antonio Spalatro, figlio devoto di questa Chiesa di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, per la sua Gloria e a edificazione del suo popolo santo. Così speriamo e così sia. Alberto Cavallini A lla presenza dell’arcivescovo mons. Michele Castoro si sono svolte con estrema precisione e puntualità le operazioni di ricognizione canonica del corpo del servo di Dio don Antonio Spalatro, sacerdote diocesano, sotto la direzione dei sacerdoti Matteo Tavano, cancelliere di Curia, e Pasquale Vescera, notaio del Tribunale ecclesiastico diocesano: la seduta è iniziata con il giuramento pubblico dei membri del Tribunale ecclesiastico diocesano, dei periti storici, del medico necro-patologo, degli operai e dei testimoni, cui è seguita la preghiera presieduta dallo stesso mons. Castoro il quale, nella riflessione offerta, ha voluto sottolineare “il ringraziamento a Dio per il dono fatto alla sua Chiesa nella persona del Servo di Dio don Antonio Spalatro la cui riesumazione deve spronarci ad alzare lo sguardo verso l’Alto, verso la luce di Dio che in Cristo si è manifestata nella sua morte e resurrezione”. E’ seguita quindi la lettura del Rescritto della Congregazione delle Cause dei Santi, del Decreto Arcivescovile e delle Autorizzazione delle Autorità civili, Soprintendenza dei Beni culturali e Comune di Vieste. Dopo aver chiamato gli ancora viventi testimoni della sepoltura del servo di Dio, tra cui muratori e stagnini, ai quali l’Arcivescovo ha chiesto assicurazione sullo stato del sepolcro e sulla identificazione del feretro, mons. Castoro ha dato mandato di procedere alla rimozione della pietra della tomba di famiglia del Servo di Dio don Antonio Spalatro e alla estrazione della bara metallica che è stata incensata e ricoperta da un drappo e quindi processionalmente portata nell’obitorio. Qui mons. Michele Castoro insieme agli altri membri del Tribunale ecclesiastico ha presenziato all’ apertura del feretro che ha consentito ai presenti di farsi una prima ed immediata idea sullo stato attuale del corpo di don Antonio Spalatro; quindi le spoglie sono state preparate, avvolte in un lenzuolo di lino e ricomposte in una nuova urna lignea per il loro trasferimento nella chiesa concattedrale di Vieste. L’emozione suscitata dall’evento in Vieste è stata forte: se all’apertura della bara è nata in alcuni dei pre- senti, invero pochi, la ‘delusione’ che le spoglie non erano perfettamente conservate, nei più invece è stata presente la certezza che quelle povere spoglie erano la testimonianza che il Servo di Dio è stato uno di noi, un uomo, nostro concittadino e amico. Le spoglie mortali hanno dato anche l’opportunità di riconoscere alcuni significati che, senza voler cadere nel devozionismo o nel miracolismo, con il superamento del momento e col passare delle ore sono parsi sempre più importanti. Mi sono chiesto se il Signore, nella sua infinita sapienza, non abbia scelto di darci attraverso di esse un messaggio, quello della strada della normalità, della estrema condizione umana, dell’umiltà, del nascondimento del ‘chicco di grano’, della semplicità, cose tutte così care al nostro servo di Dio? Credo proprio di sì. Sobrietà nei segni, quindi, ma un messaggio ricchissimo di significato! E questo è ciò che conta di più. Dunque, siamo stati davanti al corpo di questo giovane e santo sacerdote viestano, martoriato in vita dalla sofferenza fisica e lo abbiamo guardato e sentito vicino, fissato intensamente nella estrema nullità della condizione umana, ma davanti a lui evangelico “chicco di grano marcito in terra” abbiamo professato forte la nostra fede nella resurrezione dei corpi e della vittoria della Vita sulla morte. E proprio per don Antonio i cittadini di Vieste si sono mossi numerosi per portare davanti a Lui, sacerdote tanto amato, un patrimonio di preghiere, richieste, dolori, ma anche tanti ringraziamenti. È stato un po’ tutto questo il clima che ho sentito respirare a pieni polmoni in me e in tutti i presenti alla cerimonia della estumulazione-esumazione, ma anche tra i fedeli raccolti in strada per vedere passare il feretro del Servo di Dio e nelle navate della grande e artistica concattedrale medioevale: si è trattato come di una testimonianza a catena, una sorta di autentico passaparola della fede. La ricognizione canonica di spoglie mortali L a ricognizione canonica delle spoglie mortali del servo di Dio don Antonio Spalatro è stato un evento che molti Viestani si aspettavano da tempo ed ha perciò sollevato tanta partecipazione ed entusiasmo. La ricognizione, per la nostra sensibilità moderna, potrebbe apparire come un qualcosa di macabro e spiacevole. Eppure la Chiesa per i santi fa da secoli questo rito. Perché? A volte si è sostenuto, a giustificazione di tale gesto, la impellente necessità di constatare lo stato di conservazione del corpo mortale di un santo. Tale motivazione, seppur giusta, tuttavia non va al cuore della questione, che è squisitamente teologica e poco o quasi per nulla medica: essa consiste principalmente nel mostrare al corpo della Chiesa la santità di Dio realizzatasi in un fedele, tempio dello Spirito, motivo di gioia e di festa. La ricognizione canonica proviene da un gesto molto antico che era strettamente legato alla dichiarazione di santità di una persona morta in tale concetto. Nei primi secoli, appena una persona veniva dichiarata santa, subito il suo corpo veniva esposto alla venerazione pubblica dei fedeli; perciò, la ricognizione rappresentava il dato ufficiale della riconosciuta santità di un defunto. Anche la Chiesa Orientale non a caso ancora oggi riserva grandissima importanza alla ricognizione canonica. Oggi, i processi canonici relativi all’accertamento della santità dei fedeli sono di una meticolosità estrema e la ricognizione è solo un momento dell’iter per il riconoscimento della santità di un fedele defunto che ha il suo culmine quando il Papa, dopo le fasi conclusive e complesse del processo canonico, ne dichiara la santità e dunque lo iscrive nel Catalogo dei Santi da venerare in tutto l’orbe della terra. Abbiamo, perciò, bisogno di recuperare il significato più squisitamente teologico ed ecclesiale del gesto della ricognizione canonica di un corpo di un uomo di Dio che è atto di amore, di devozione e di tenerezza. Dunque, l’effettuata ricognizione del corpo di don Antonio Spalatro è stato un anello dell’iter canonico e soprattutto un atto di amore verso lo stesso servo di Dio e verso le generazioni di fedeli che verranno dopo di noi. 15 MARZO 2013 Finalmente davanti alle spoglie di don Antonio Spalatro, amato sacerdote viestano 15 MARZO 2013 [Giornata Diocesana della Gioventù] Vieste GIORNATA DIOCESANA DEI GIOVANI: 16 “Pietre vive…andate!” don Salvatore Miscio* L a nost ra A rcid iocesi quest’anno celebra la Giornata Mondiale della Gioventù a Vieste il 23 marzo 2013, consueto sabato prima della domenica delle Palme. Il tema consegnatoci dal Papa emerito, sua santità Benedetto XVI, è quello della missione evangelizzatrice, “Andate e fate discepoli tutti i popoli.” (Mt 28,19). Il messaggio per tale evento è una sorta di testamento spirituale di Benedetto XVI per i giovani. Parte dalla considerazione che “la storia ci ha mostrato quanti giovani, attraverso il dono generoso di se stessi, hanno contribuito grandemente al Regno di Dio e allo sviluppo di questo mondo, annunciando il Vangelo”. Ai giovani, anche se attualmente si presentano spesso fragili e dubbiosi dinanzi alle sfide della vita e della fede, dimostra tutto il suo affetto di padre quando afferma che “la Chiesa, nel continuare questa missione di evangelizzazione, conta anche su di voi. Cari giovani, voi siete i primi missionari tra i vostri coetanei!”. Il Maestro chiama ancora oggi e cerca giovani generosi che lo seguano come discepoli e vengano mandati come apostoli. Annunciando il vangelo e condividendo la gioia di essere amici del Signore, come pietre vive nella sua Chiesa, aiutano gli altri a divenire discepoli. “Per questo – continua il Papa emerito - è urgente testimoniare la presenza di Dio affinché ognuno possa sperimentarla: è in gioco la salvezza dell’umanità e la salvezza di ciascuno di noi. Chiunque comprenda questa necessità, non potrà che esclamare con san Paolo: «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9,16).” In piena sintonia con quanto la nostra Chiesa diocesana vive, i nostri giovani si sentono pietre vive, perché discepoli del Maestro, perché parte significativa e vivace delle nostre comunità, e, infine, perché protagonisti nell’annunciare ai loro coetanei il Vangelo della gioia e dell’impegno. Con questi sentimenti ci ritroviamo sabato 23 marzo 2013 a Vieste, presso la parrocchia “Gesù Buon Pastore” a partire dalle 15.30. Alle ore 16.00 il nostro Arcivescovo, Michele Castoro, si intrattiene in dialogo con i giovani. Alle 17.00 segue la marcia delle Palme che giunge nel centro della città, dove ha inizio la Passione vivente, animata dai giovani di Vieste. Per l’organizzazione si ringrazia vivamente i sacerdoti, le parrocchie e il servizio vicariale per la pastorale giovanile. Si prevede una giornata ricca di emozioni, che possono aiutare i giovani a percepire fortemente la loro apparte- nenza alla Chiesa diocesana, il loro legame filiale all’arcivescovo, quello fraterno agli altri giovani, e maturare sempre più una scelta gioiosa di sequela del Signore Gesù Crocifisso e Risorto. Elementi fondamentali perché i nostri giovani possano sentirsi e vivere da “pietre vive”. *Responsabile del Servizio Diocesano per la Pastorale Giovanile e Vocazionale Se è utile a tutti è proprio un progetto di classe. Se sei uno studente delle scuole cattoliche secondarie di secondo grado, iscriviti al concorso iFeelCUD. Potrai realizzare un progetto per migliorare la tua scuola e il tuo quartiere. Scopri come su www.ifeelcud.it In palio 8 Lavagne Interattive Multimediali e contributi fino a 10.000 € per realizzare i progetti vincitori. Il concorso è organizzato dal Servizio C.E.I. per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica i n c o l l a b o r a z i o n e c o n l ’ U ff i c i o N a z i o n a l e C . E . I . p e r l ’ e d u c a z i o n e , l a s c u o l a e l ’ u n i v e r s i t à e c o n i C a f A c l i . LE AZIENDE DELL’OPERA DI PADRE PIO Elenco dei punti vendita-spaccio dei prodotti genuini della nostra terra: olio, carne, latte, latticini, formaggi, dolciumi provenienti dalla laboriosità delle Aziende di sussistenza “Calderoso” e “Posta la Via” dell’Opera di Padre Pio: a S. Giovanni Rotondo, in località Amendola presso la stessa azienda agricola “Posta la Via”, e in città in viale Cappuccini n. 168 e in viale P. Pio n.6 a Foggia nell’Agrimercato della Coldiretti sito nel rione di viale Pinto a Manfredonia, in via Tito Minniti Azienda Posta la Via s.s. 89 Località Amendola (FG) Tel. 0881700466 - Fax 0881-700-571 [email protected]