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NOTIZIARIO «AMICI DI BENEDETTA»
Anno XXVIII - n. 2 - Dicembre 2013
Semestrale - Poste Italiane s.p.a. - Sped. abbon. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB di Forlì - Aut. Trib. Forlì n. 18/86 Dir. Resp.: Gianfranco Amati - “Amici di Benedetta” Casella postale n. 62 - 47013 Dovadola (FC) - Amm.: Via Benedetta Bianchi Porro, 4 - Dovadola (FC) Tel. 0543 934676 - c.c.p. 1000159051 - Taxe perçue (tassa riscossa) - Stampa Stilgraf Cesena
«Cadrà una notte di neve a coprire
«quel che saremo stati. Eppure
«in questo buio che già s’annuncia,
«in questa perdita che già ci scava,
una rosa si schiude».
Simonetta Giovannini
Davide Orler, Notturno invernale a Mezzano, 1958
Pagine di diario
2 ■ l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76
a cura di ROBERTA BÖSSMANN
Care Amiche e Amici,
vi ho lasciati con le ultime notizie di maggio scorso. Riprendo
ora queste pagine di diario per aggiornarvi sugli ultimi avvenimenti e notizie che riguardano la nostra cara Benedetta.
E comincio subito.
In occasione delle elezioni politiche del 1946 Benedetta aveva
scritto, il 7 giugno, una lettera al padre Guido Bianchi Porro. Carmen, sorella di Benedetta, ha ritrovato l’originale della risposta
del genitore. Era in origine tra le carte nella soffitta della casa di
Sirmione, sgomberata da Carmen assieme alla cognata Pia. Chi
volesse leggerla, troverà la lettera di papà Guido, del 18 giugno
1946, alle pp. 430-431 degli Scritti completi di Benedetta Bianchi
Porro, curati da A. Vena.
***
Voglio informarvi che don Gaspare Caselli si trova ora nella
casa di riposo di Bertinoro, dopo aver dedicato tutta la sua vita alla parrocchia di Fratta. Ci ha parlato di Benedetta, a cui era molto devoto, quando Gian Paolo e Nadia Tonelli, don Alfeo Costa e
Gianfranco, sono andati a trovarlo a Fratta e a Casticciano. Ne
abbiamo parlato diffusamente su “l’annuncio” di dicembre 2012.
***
Il 2 giugno, il Convegno regionale, tenuto a Bisentrate (Mi)
dalla Famiglia del Cuore Immacolato di Maria, è stato intitolato
Educare alla fede è insegnare a vivere. Carmen Bianchi Porro, (al
centro della foto) e
Maria Grazia Bolzoni, amica
di Benedetta (a destra), hanno partecipato con
una testimonianza
su “Benedetta Bianchi Porro:
una giovane che con
fede eroica ha amato la volontà di Dio”. È stato un bel pomeriggio
in cui le due relatrici si sono alternate nella lettura delle lettere di
Benedetta, ben riportandone la testimonianza di fede.
***
Il 16 giugno, a Sirmione, nella stanza di Benedetta, Emanuela
Bianchi Porro ha presentato la figura della Venerabile a un gruppo venuto in pellegrinaggio dalla parrocchia dei Cappuccini di
Forlì.
***
Il 20 giugno 2013 “il momento” dà notizia della nascita del
Comitato per il giubileo di Benedetta con un articolo di don Enrico Casadei Garofani, che è il segretario del Comitato. Dopo una
sintesi della vita, si afferma che «il 50º anniversario della nascita
al cielo di Benedetta offrirà alla nostra Diocesi l’occasione per ricordare particolarmente la sua figura e la sua vicenda umana e
spirituale, e il significato della sua esperienza per la cultura dell’epoca in cui viviamo».
In altra pagina de “l’annuncio” trovate l’elenco delle manifestazioni già programmate.
Markus Vallazza, Hommàge a Vermeer van Delft
***
Sabato 29 e domenica 30 giugno c’è stata la cerimonia di inaugurazione della casa Opere Parrocchiali “Benedetta Bianchi Porro” in Fratta Terme di Bertinoro, alla presenza del Vescovo di
Forlì-Bertinoro Mons. Lino Pizzi e di Mons. Gaspare Caselli.
Nell’occasione è stata messa a dimora una pianta di rosa bianca che porterà il nome “Roseto di Benedetta”.
Il fabbricato, rimesso a nuovo, sarà al servizio delle attività
parrocchiali. Vogliamo augurare a tutti coloro che lo frequenteranno che il nome di Benedetta possa aiutare a svolgere gli incontri e le opere di bene sostenute da quella grande accoglienza e
da quella speranza che sono sempre state nel cuore di Benedetta.
Buon lavoro a tutti!
Ne hanno dato notizia il 27 giugno 2013 “il momento”, con un
articolo di Rudi Branchetti, e “il Resto del Carlino” di Forlì con
un articolo di Riccardo Fantini.
***
In giugno abbiamo avuto notizia della scomparsa dello scultore Antonio Cortesi. È sua la bella opera che si trova nella stanza
di Benedetta presso la Badia di Dovadola e rappresenta un mazzo
di rose di metallo. Benedetta
sarà stata felice di poterlo
accogliere tra le braccia e
ringraziarlo per il suo dono.
***
Ne “il Resto del Carlino” di
lunedì 29 luglio viene ricordata la scomparsa del cardinale Ersilio Tonini, arcivescovo emerito di RavennaCervia, morto a 99 anni. Si
ricorda anche la sua visita
nella basilica di San Mercuriale, quando Tonini ricordò
Benedetta e la definì «un dono di Dio alla Chiesa».
***
Su “il momento” del 1º agosto, Giovanni Amati ricorda Benedetta e le celebrazioni in suo onore in occasione del 77º anniversario
della nascita.
l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76 ■ 3
***
Sabato 3 agosto la notizia appare su “Avvenire” con un articolo di Quinto Cappelli, su “Romagna Corriere”, su “La Voce di
Romagna”, con un articolo di Raimondo Baldoni, su “il Resto del
Carlino” con una articolo di Quinto Cappelli.
***
Domenica 3-9 agosto 2013: a ricordare la nascita di Benedetta
è venuto a Dovadola il Vescovo di Piacenza e Bobbio Mons.
Gianni Ambrosio cha ha presieduto la concelebrazione alla Badia
di Dovadola domenica 4 agosto. Trovate in questo numero una
sintesi delle sue parole, curata da Pia.
Scout del Clan 19 “Benedetta Bianchi Porro” di Taranto, Marino della piccola Carovana di Gesù, fra Paolo Castaldo e un gruppo della Parrocchia dell’Annunziata di Ascoli Piceno, un gruppo
da Sirmione sono venuti a Dovadola a ricordare Benedetta assieme ai familiari. Tutti hanno notato l’assenza di Lucia, che ora è
ad Ostuni, ospite di una casa di riposo, dove continua a portare la
testimonianza del suo amore per Benedetta, tanto più che ogni
mese il gruppo degli Amici di Ostuni è ospitato per le riunioni
proprio in una sala della casa di riposo. Vogliamo molto bene a
Lucia per il tanto che è riuscita, in una vita interamente donata, a
fare per Anna e per l’accoglienza a tutti gli Amici. Ci ha sempre
viziati con le leccornie pugliesi che preparava e con il calore del
suo sorriso e del suo abbraccio.
***
Giovedì 8 agosto P. Paolo Castaldo o.f.m. ha celebrato la Santa Messa nella Badia di Dovadola nel giorno del 77º compleanno
di Benedetta, nata a Dovadola l’8 agosto 1936.
Nello stesso giorno l’evento è stato celebrato a Sirmione nella
chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve con una S. Messa,
presieduta da Mons. Claudio Gugerotti, Nunzio apostolico in Bielorussia. Si è realizzato così ancora una volta, nel nome di Benedetta, un arco spirituale tra le due località, Dovadola e Sirmione.
***
Il 9 agosto ha avuto luogo nella badia di Dovadola il ricordo
di Anna Cappelli nell’8. anniversario della sua salita al cielo. La
S. Messa è stata concelebrata da P. Paolo Castaldo, da don Alfeo
Costa e da un cappellano militare.
***
Un ragazzo del gruppo di fra Paolo, appena arrivato a Dovadola, ha chiesto nella Badia: “Dov’è Lucia?”, ed ha espresso quello
che tutti avevano nel cuore: Dovadola, senza Lucia, è diventata
un po’ più povera. Ora, a fare accoglienza ai pellegrini c’è solo
don Costa. I pellegrini che arrivano sono davvero tanti, e da ogni
parte del mondo. Il Cammino di Assisi, che parte proprio da Dovadola, è sempre più conosciuto e apprezzato. Per molti è il primo incontro con Benedetta.
***
Domenica 8 settembre ha avuto luogo il pellegrinaggio a Dovadola di un gruppo della parrocchia di Santa Croce di Calcinelli
di Saltara (diocesi di Pesaro-Urbino), guidato dal parroco don
Giuseppe Monaco. Don Alfeo Costa ha fatto gli onori di casa agli
ospiti.
***
Sull’“Avvenire” del 13 ottobre Quinto Cappelli informa che la
diocesi di Forlì-Bertinoro ha commissionato un documentario al
regista Franco Palmieri per far conoscere la vita di Benedetta.
L’iniziativa rientra nell’ambito delle celebrazioni, previste nel
2014, per il 50º anniversario della sua morte.
La notizia compare anche su “il momento” del 3 ottobre 2013.
***
Il 17 ottobre “il momento”, a p. 12, ha ricordato il 10º anniversario della morte di Annalena Tonelli con un ispirato articolo
di Maria Teresa Battistini, sua collaboratrice e amica che dice:
«Sono trascorsi dieci anni da quando Annalena è “andata più
avanti”. Ma la sua voce continua a risuonare così fortemente nella nostra vita che abbiamo desiderato farla arrivare anche a coloro che non l’hanno mai incontrata». È nato così il libro Lettera
dal Kenya 1969-1985 che fa rivivere la vocazione di Annalena,
quella di essere testimone di Dio e di presenza di bontà in questo
nostro mondo. Annalena diventa così “Annalena di Dio”, del Dio
dei poveri che fanno della sua vita un perfetto connubio di preghiera e di azione. Un’esistenza che ancora sconvolge chi ha la
fortuna di avvicinarsi a lei e che lascia nel lettore un marchio indelebile.
***
Sabato 19 ottobre Emanuela Bianchi Porro ha incontrato, nella
Parrocchia di Pio X a Forlì trenta ragazze e ragazzi che si stanno
preparando al sacramento della Cresima. Erano presenti anche i
loro genitori ed i catechisti. Ha presentato la figura di Benedetta
in un clima di amicizia e di testimonianza.
Lo stesso giorno c’è stata a Forlì al Teatro Diego Fabbri la rappresentazione dello spettacolo Oltre il silenzio, messo in scena
dalla compagnia “Quelli su ai frati”. La prima ha avuto luogo ad
Ascoli Piceno il 13 aprile scorso. Ne aveva parlato in un bell’articolo Sofia Carloni ne “l’annuncio” di maggio.
***
Iolanda Zanetti, responsabile dell’Ufficio per la Pastorale della
Scuola nella diocesi di Forlì-Bertinoro, ci comunica che sul sito
dell’Ufficio citato è possibile trovare il video dell’intervista ad
Emanuela Bianchi Porro su Benedetta, registrata da TV 2000 il
17 gennaio 2013. Notizie su Benedetta si possono trovare anche
nella pagina facebook, sulla pastorale della scuola (sito web:
www.pastoraledellascuolafo.com).
Iolanda Zanetti ci comunica inoltre che il 10 febbraio 2014
Emanuela Bianchi Porro presenterà la figura di Benedetta nell’incontro mensile che si tiene presso l’Aula magna dell’ISSR, presso il seminario di Forlì, per la pastorale e formazione degli insegnanti di religione dalle ore 17,15 alle ore 19,15.
Il 4 agosto 2014, alle ore 10,30, a Dovadola ci sarà una Santa
Messa commemorativa di Benedetta, organizzata, sempre dalla
pastorale scolastica. Terrà l’omelia mons. Gianni Ambrosio, Vescovo di Piacenza-Bobbio e Responsabile Regionale della pastorale della scuola.
***
Non posso terminare queste notizie senza farvi sapere che la
nostra redazione si sta ampliando.
Sono particolarmente lieta di potervi annunciare che alcune
giovani hanno cominciato a scrivere per il nostro periodico. Questa volta parliamo di quelle di Ascoli. Avete già letto gli articoli
di Sofia Carloni sul numero scorso. All’interno troverete articoli
di Chiara Zappasodi, che ha già scritto anche precedentemente un
suo reportage. Sono articoli scritti da ragazze, che, con la freschezza loro propria, esprimono la gioia dell’incontro con Benedetta. Anche Rossana Castelli collabora fattivamente con noi.
Questo ci fa davvero sperare che il seme gettato porterà frutto
e sarà un buon frutto.
Senza giovani, disposti a portare a loro volta il testimone, anche il nostro lavoro sarebbe ben poca cosa: sono il nostro futuro
e la nostra speranza. Grazie davvero!
La festa a Dovadola
4 ■ l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76
a cura di GIANFRANCO AMATI
«Cari amici, la vita esemplare di Benedetta ha toccato il cuore di molti. Molti
hanno visto in lei, nella sofferenza inserita nel “sacrificio di lode”, nella sua amicizia sincera, nella sua parola
piena di interiorità un segno
vivente di Cristo, molti hanno potuto aprirsi ad un incontro più autentico con il
Signore grazie a lei, molti
fanno ricorso alla sua intercessione”.
Queste parole di Mons.
Gianni Ambrosio, al termine
dell’omelia durante la messa
celebrativa per il 77º anniversario della nascita di Benedetta, racchiudono efficacemente il significato del
convenire di molte persone
a Dovadola, con ammirevole
e commovente fedeltà, talvolta con sacrificio e con disagi, dovuti alla distanza, all’età, alle sofferenze anche
di carattere economico. Eppure questo miracolo si rinnova.
La chiave di tutto è il vedere in lei “un segno vivente” di Cristo, con la sofferenza che si trasforma in vita e la fede in Cristo in speranza. Su questo fondamento, Benedetta riesce a offrire
amicizia, che non è semplice
benevolo atteggiamento, ma
condivisione profonda di
gioie e di sofferenze. Per
questo tutti gli Amici che
vengono a trovare Benedetta
e si accostano al suo sarcofago, su cui leggono: «Non
muoio ma entro nella vita»,
iniziano o riprendono, continuano, approfondiscono il
dialogo con il Signore e
«fanno ricorso alla sua intercessione». Ecco allora che il
Signore, Benedetta e l’amicizia sono ineliminabili ingredienti che convergono in
conversazione che riportiamo in altra pagina, fa un’esperienza spesso importante.
Il giorno della festa è
piuttosto animato perché arriva molta gente dal paese,
da Forlì e da altre località
romagnole, dalle Marche,
dalla Toscana, dalla Lombardia, dal Trentino-Alto Adige, dalle Puglie e da altre
regioni ancora.
Dovadola - Mons. Gianni Ambrosio
un unico sentimento di speranza e di sollievo.
Per questo è sempre una
grazia venire a Dovadola.
Chi è già abituato ad arrivare dice spesso che torna a
casa “ricaricato” spiritualmente. Anche chi capita per
la prima volta, come Vittoria
che abbiamo conosciuto e
con cui abbiamo fatto una
Il clou della festa è costituito dalla Concelebrazione
di domenica 4 agosto nella
Badia di Dovadola, presieduta dal Vescovo di Piacenza-Bobbio mons. Gianni
Ambrosio, con mons. Dino
Zattini, vicario generale della Diocesi di Forlì-Bertinoro, don Alfeo Costa, padre
Antonio Mocerino o.f.m del
Santuario di Sant’Antonio di
Montepaolo, don Celestino
Tomasi di Trento e altri sacerdoti anziani di Forlì.
Erano presenti, con i numerosi fedeli, Emanuela,
Corrado e Carmen Bianchi
Porro, fratelli di Benedetta, i
sindaci di Dovadola Gabrie-
le Zelli e di Bertinoro Nevio
Zaccarelli, le nostre presidenti Liliana Fabbri Selli e
Jolanda Bianchini. I ministranti, sempre molto attenti,
ed il coro di Dovadola hanno completato egregiamente
il servizio liturgico.
Al termine del rito, abbiamo salutato volentieri la
professoressa Valeria Baccanelli, a suo tempo docente di
lettere di Benedetta in Ginnasio a Forlì, ed ora presente con fedeltà alle celebrazioni a Dovadola.
Il tradizionale pranzo alla
“Rosa bianca” ha consentito
poi la prosecuzione del dialogo nel segno dell’amicizia,
corroborata anche dalla cordiale presenza del Vescovo
Ambrosio.
Nei giorni successivi, la
presenza di padre Paolo Castaldo con il suo gruppo della Parrocchia dell’Annunziata di Ascoli, si è concretizzata in momenti di partecipata spiritualità, ed anche in
un lieto incontro per il compleanno dello stesso padre
Badia di Dovadola - La professoressa Valeria Baccanelli con Corrado Bianchi Porro, fratello di Benedetta
l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76 ■ 5
Paolo che negli stessi giorni
ha festeggiato anche i 25 anni di sacerdozio.
In fondo, gli ingredienti
della festa non sono molti,
ma c’è molta sostanza perché l’amicizia con Benedetta nel Signore, diventa un
dono per tutti, anche per chi
è in crisi o in una situazione
di ricerca.
Coinvolgiamo in questa
festa i nostri lettori, offrendo
una sintesi dell’omelia di
mons. Ambrosio.
Ringraziamo Pia per l’accurato lavoro redazionale.
L’omelia di mons. Gianni Ambrosio
Sono lieto di fare con voi
memoria della Venerabile
Benedetta.
Senza anticipare il giudizio della Chiesa possiamo
dire che Benedetta è un segno molto bello della grazia
del Signore: si è immersa nel
dinamismo del mistero pasquale e ha vissuto la sua vita come lode e offerta a Dio.
In lei, nella sua vita, nella
sua preghiera, nella sua sofferenza, possiamo comprendere che l’Eucaristia è «la
fonte e l’apice di tutta la vita cristiana». Benedetta, unita a Cristo che per amore si
è offerto al Padre per la nostra salvezza, ha offerto al
Signore tutta se stessa, tutta
la sua vita, seguendo il suo
Maestro nel dono di sé fino
alla fine.
Il ricordo di Benedetta è
per tutti noi un invito ad
avere una fede pasquale,
piena di fiducia nel Signore
ed illuminata dalla sapienza
evangelica.
La fede in Cristo risorto è
la luce nuova per il nostro
cammino, è lo sguardo nuovo che va oltre l’apparenza
Dovadola, Villa Badia - Padre Paolo Castaldo con alcuni bambini e ragazze del suo gruppo di Ascoli
delle cose. Benedetta ha seguito come discepola il Signore Gesù ed è stata resa
conforme a Lui che si è fatto servo fino al dono di sé
sulla croce. Unita a Cristo
morto e risorto, Benedetta si
è rivestita di Cristo, ha cercato le “cose di lassù”.
Facendo memoria della
Venerabile Benedetta, abbiamo la gioia di riscoprire la
verità stupenda del nostro
essere cristiano: siamo realmente configurati a Cristo
per mezzo della grazia, portiamo realmente in noi l’immagine di Cristo.
Il brano del Vangelo di
Luca ci invita ad una fede
piena di sapienza evangelica, una fede illuminata che
sa opporsi alla cupidigia
delle cose – che sono “vanità” che ci rendono schiavi:
«Fate attenzione a tenervi
lontano da ogni cupidigia
perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita
non dipende da ciò che egli
possiede».
Questa è la strada su cui
ha camminato a lungo Benedetta, nonostante la sua gio-
Dovadola - Il raccoglimento di Luca
vane età. Benedetta vede
tutta la sua vita, dalla sofferenza allo studio alle sue relazioni con molti amici, con
gli occhi di Gesù Cristo.
Così scrive nei suoi diari:
«Senza il calvario non è possibile alcuna cosa», «La vera
gioia passa dalla croce».
La vita esemplare di Benedetta ha toccato il cuore
di molti.
Molti hanno visto in lei,
nella sofferenza inserita nel
“sacrificio di lode”, nella
sua amicizia sincera, nella
sua parola piena di interiorità un segno vivente di Cristo, molti hanno potuto aprirsi ad un incontro più autentico con il Signore grazie
a lei, molti fanno ricorso alla sua intercessione.
Ciò che lei scrisse a sua
madre sia vissuto, sia testimoniato anche da tutti noi:
«Io credo all’Amore disceso
dal cielo, a Gesù Cristo e alla
Sua Croce gloriosa». Amen.
Incontrarsi a Dovadola
6 ■ l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76
Ciao a tutti!
Sono Maria Chiara ed ho
13 anni. Anche quest’anno
ho avuto la gioia di poter
vivere un’esperienza meravigliosa insieme alla mia
famiglia (papà Fabrizio,
mamma Benedetta e Luca ,
il mio fratellino di 5 anni) a
Dovadola. Dal 5 all’11 agosto scorso siamo stati presso la Badia di Dovadola dove abbiamo vissuto un periodo di ritiro, sotto la direzione spirituale di padre
Paolo Castaldo, che mi ha
permesso di vivere una serie di momenti fantastici,
vissuti insieme ad altre famiglie ed altre persone: Fraternità, Vita Comune, Preghiera, Eucaristia, Riconciliazione, Gioco, Canti e Servizio. Il tutto con la
presenza costante di Benedetta Bianchi Porro, dolce padrona di
casa e forte testimone dell’Amore.
Che gioia svegliarsi la mattina, affidare la giornata al Signore, poi incontrare gli altri per una gustosa colazione, preparata
con cura da persone molto generose, che si alzavano prima di noi
per farci trovare tutto pronto.
Eppoi la bellezza delle Lodi mattutine, celebrate insieme ai
canti, che mi aprivano ogni giorno alla bellezza della natura ed
alla gioia di stare insieme agli altri.
Dopo le Lodi, la catechesi per i più grandi, e noi ragazzi a tenere a bada i fratellini più piccoli, a giocare e colorare e a fare
piccoli servizi. Che bello condividere le piccole cose, nella semplicità, con la gioia di stare insieme, con la nostra adolescenza e
la certezza che il centro della nostra comunione è Gesù.
Dopo la catechesi tempo libero per stare insieme (mamma e
papà guardavano Luca e insieme agli altri grandi pensavano alla
spesa e a far da mangiare) o per andare a fare un saluto a Gesù
Eucaristia e stare un po’ di tempo con lui.
ICONA
di Pia
A Urbino c’è un quadro intitolato La Trinità. Raffigura il Figlio inchiodato sulla croce,
il Padre che – dietro il Figlio – sostiene le
braccia della croce, lo stesso dolore sul volto.
E lo Spirito Santo, una colomba bianca che col
becco toglie le spine dalla fronte del Figlio.
Il Cristo crocifisso è straziato nel corpo,
mani e piedi inchiodati ad un legno che lo immobilizza. È il limite totale dal punto di vista
umano. E proprio da questo limite totale scaturisce eterna la gloria di Dio, di quel Dio che si
è fatto Uomo.
Non ho trovato altro modo, in tutti questi
anni, per descrivermi Benedetta: quel quadro è
l’icona di Benedetta. Lei, inchiodata in un letto, col corpo straziato dalla malattia, nel dolo-
di MARIA CHIARA ZAPPASODI
Il pranzo, con la preghiera iniziale, pieno di gioia e ricco della semplicità dello stare insieme.
Dopo pranzo una sistematina a tutto, un po’ di tempo da condividere insieme per raccontare le nostre storie e conoscerci meglio. In Chiesa per la Coroncina della Divina Misericordia: grazie
Gesù per il Tuo Amore misericordioso.
Ancora tempo libero per stare insieme eppoi appuntamento
per preparare la S. Messa, l’Eucaristia, la Grande festa dell’Amore donato a tutti! Che gioia, che grazia, nello spezzare il pane insieme agli altri e nel condividere la presenza fisica di Gesù.
Dopo la S. Messa partita a calcio insieme ai genitori e padre
Paolo: grandi corse e accesi confronti, un divertimento assicurato,
stanchi e bagnati di sudore chi perdeva veniva consolato dal più
piccolino del gruppo che cantava: «[…] ma gli ultimi saranno i
primi! Vince chi perde!».
Poi la cena, con la gioia nel cuore per la meravigliosa giornata e la voglia di continuare a vivere quella fraternità che si basa
sull’Amore vero!
Finita la cena, dopo aver riordinato, il S. Rosario in giardino,
sotto le stelle luminose nel cielo. Ed ogni tanto qualche stella cadente con la sua scia ci rendeva il cielo ancora più bello, quasi ad
invitarci a guardare ancora oltre!
Finito il Rosario, a letto per riposare, con la felicità nel cuore
di aver goduto di ogni momento della giornata e con l’impazienza di rivivere ancora questi momenti di gioia.
Eppoi piccoli momenti di solidarietà, come quando siamo andati un pomeriggio presso una Casa di Riposo di Castrocaro, dove abbiamo cantato e ballato ed abbiamo fatto compagnia agli anziani ospiti dell’Istituto.
Piccoli e indimenticabili momenti di gioia, di vita vissuta nell’Amore e nella condivisione con gli altri, nella certezza del Creatore che ci ama e ci fa sentire amati.
Questa è la mia testimonianza.
Dovadola è nel mio cuore, la presenza di Benedetta alimenta
la Fede e l’Amore nella mia famiglia e non posso che rendere
grazie di questo al Signore.
Ci vediamo il prossimo anno!
Maria Chiara ([email protected])
re si abbandona al Padre totalmente. Sente le
braccia che sorreggono anche la sua croce,
sente il becco che toglie anche le sue spine. E
sa che anche e proprio da questo suo stato può
scaturire testimonianza della gloria e dell’amore di Dio per tutti gli uomini.
L’uomo è fatto ad immagine e somiglianza
di Dio, ma ogni uomo può essere solo una piccola Sua somiglianza: così se guardo in ogni
uomo la sua diversità, vedo il volto di Dio che
io non ho. Benedetta non si sottrae dal divenire uno strumento del Padre. Così se guardo il
volto di Benedetta, vedo la speranza e la fede
cui posso ambire: posso sperare che prima o
poi anch’io riuscirò ad avere quel granellino
di senape che smuoverà le montagne.
Una parrocchia fatta di chilometri
l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76 ■ 7
La prima volta che Rover e Scolte del nostro gruppo hanno incontrato Benedetta è stato nel 1995, da allora in tanti ci sono tornati, i racconti riportati sono pieni di gioia, di commozione e mentre il treno si avvicina a Forlì si sente la tensione dell’incontro. Come fosse il primo giorno di scuola, tutti ti dicono la loro, ma in
realtà non sai cosa ti attenda.
Dalla strada il santuario si nasconde dietro gli alberi e sembra
celarsi ancora alla curiosità, appena entrati ciò che stupisce è che
pur avendo un sepolcro importante, lei è in un angolo, cedendo il
primo sguardo all’altare. Alcuni hanno già vissuto questi posti e
tornano indietro con la mente a quando, durante la loro prima route, Benedetta l’avevano incontrata solo al termine della strada.
La fortuna e la coincidenza hanno voluto farci iniziare il nostro
cammino con la celebrazione in ricordo del compleanno di Benedetta, a cui ci siamo preparati con dei momenti di preghiera attorno a Lei. Protagonisti della veglia sono stati proprio i tre ragazzi
che hanno iniziato nel 2006 il
loro cammino di rover proprio a
Dovadola, e che qui dovranno
prendere delle decisioni importanti su quali impegni di servizio prendere dopo aver terminato il cammino scout.
Conoscere persone di cui si
è letto nei racconti di Benedetta
è stata l’emozione più strana, le
Sue sorelle, la gente che l’aveva
conosciuta, il tanto nominato
don Alfeo Costa, che del nostro
clan sembra essere il parroco e
il padre spirituale nonostante i
tanti chilometri di distanza.
Animare la Celebrazione Eucaristica ci ha fatti sentire veramente a casa nostra, come se
quella fosse la Parrocchia dove
ognuno di noi è cresciuto sin da
piccolo. Ma siamo un Clan e
abbiamo la necessità di camminare e allora con Benedetta nel cuore e tante sensazioni ed emozioni nuove nello zaino ci richiama la strada.
Strada facendo questo territorio sconosciuto per la maggior
parte inizia a svelarsi e a regalarci orizzonti nuovi e allora appena
il falso piano diventa salita ecco le prime casette di montagna. Tra
le sfumature verdi delle foglie delle acacie, dei salici e dei pioppi
la Romagna si svela nella sua estiva allegria, l’aria e frizzante al
calare della sera, quando sembra che per strada non ci sia nessuno
ecco una casetta che sbuca in mezzo al nulla con una tavolata festosa, bambini urlanti e una signora incuriosita ci regala le piadine
appena fatte.
A Ridracoli, la nostra prima tappa, manca ancora un po’ di
strada, sull’imbrunire sembrava non arrivare mai, ma appena girata la curva, si dice sempre così, eccola sbucare in tutta la sua semplicità. Il giorno del giudizio era arrivato, per anni avevamo sentito parlare di San Paolo in Alpe, la tappa più temuta da tutti, la tappa più difficile, quella che solo grandi uomini e grandi donne potevano superare. Quella mattina San Paolo ci aspettava. La strada
inizia dolcemente prima di arrivare al sentiero, per stupirti di pietra in pietra sulla salita per giungere in un posto che ha una storia
importante. Già perché San Paolo in Alpe, oggi solo un pascolo, è
stato testimone della Seconda Guerra Mondiale, dall’alto dei suoi
verdi campi ha conosciuto la resistenza partigiana.
L’orizzonte e la bellezza di quel posto ricompensano gli occhi
dalla fatica fatta dalle gambe, non può che tornarci in mente una
frase di Benedetta: «Ho tanto desiderio di salire, ma la montagna
verso l’alto è faticosa e se Lui non mi tende la mano per aiutarmi
io non riuscirò più a fare passi e la sosta non la voglio, perché è
sempre faticoso infiacchirsi». L’emozione è tanta per essere arrivati, che non rinunciamo a salire su uno degli alberi più antichi d’Italia, un pero ultracentenario.
La vetta più alta su cui i nostri piedi ci hanno portato sentiero
dopo sentiero, in due giorni di strada, passando per Campigna, è
stata quella di Monte Falco. Cuore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, non ci ha regalato solo tantissimi mirtilli, ma ci ha
fatto vivere una bellissima veglia alle stelle proprio la notte di San
Lorenzo con un magnifico cielo terso.
Sul belvedere del Monte abbiamo rinnovato il motto del nostro
clan ispirato alla tenacia di Benedetta, consegnando al vento la parole “Puntare in alto… per guardare lontano!”. Purtroppo la strada
sta per finire, ma ha ancora tanto da farci scoprire, manca ancora
una giornata di cammino e le gambe che dovrebbero essere stremate camminano più celermente come se si fossero abituate al terreno scosceso dei sentieri. Ormai siamo in Toscana da un po’ e si
sente non solo dall’accento, ma
anche la vegetazione è cambiata, cambia sempre di più ad
ogni passo. Grandi abeti che
svettano verso l’alto e rupi rocciose che ci sorprendono vivacizzando il cammino mentre ci
avviciniamo all’ultima tappa.
Nei sentieri incontriamo tanta
gente e dalle alture possiamo
guardare il percorso che ci siamo lasciati alle spalle. È bello
salutare con familiarità gente
mai conosciuta e che forse mai
rivedrai in tutta la tua vita, ma
la montagna unisce: è uno dei
suoi misteri.
Le nostre strade qui si dividono per poche ore, ognuno di noi
parte con un compagno per il
“deserto”, ora siamo solo noi, la
montagna in tutto il suo splendore e i nostri pensieri. Come
Benedetta che ha vissuto questa esperienza nella sua vita, cogliamo
questa occasione per donare al Signore i nostri dubbi, le nostre sicurezze, ma soprattutto ci interroghiamo sul nostro futuro, dentro e
fuori dallo scoutismo. Come Lei anche noi ci sentiamo rassicurati,
perché il Signore ci regala una cornice curiosa e bellissima, le tane
delle talpe, la genziana in fiore, ma anche tronchi di alberi caduti a
bloccarci il cammino, come fosse una metafora della vita. Ora la
strada è una discesa che ci conduce sino all’Eremo di Camaldoli. Un
luogo che sembra fermo negli anni, quasi fosse incantato, abitato da
frati che hanno scelto di vivere nel silenzio.
L’Eremo per noi non è stato solo un luogo di silenzio, ma una
sorpresa, ci ha stupito per l’incontro con il frate foresterario, Padre
Francisco, che ci ha accolti dandoci un ristoro, una tanto sognata
doccia calda e un letto con un materasso! Ci ha stupito con una rosa, un semplice rosa bianca, unico esemplare all’interno di un roseto colorato, come se Benedetta ci avesse accolto alla fine della
nostra strada. In un cammino che partito da Lei è arrivato da Lei
dopo 65 chilometri di strada.
La perseveranza del non fermarsi davanti alla salita, la forza
per superare gli ostacoli, il canto che esplode nonostante la fatica,
lo stupore del sentirsi vicini a Dio in ogni momento trovandolo in
un albero centenario o nel passante su un sentiero, il condividere
che scaturisce dal vivere in una comunità, ci fanno sentire forte
l’esempio di Benedetta e la sua testimonianza di Fede e amore per
la vita. Pur non avendo mai indossato l’uniforme Benedetta è per
noi la migliore scout che abbiamo incontrato e oggi più che mai
siamo orgogliosi che il nostro Clan porti il suo nome.
Valentina Castellaneta
Incroci spirituali
8 ■ l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76
Fa caldo a Dovadola il 3 agosto. Eppure si riesce a dialogare
bene, nel parco di Villa Badia,
con Vittoria Salvatori alla sua
prima venuta a Dovadola.
Vittoria, arrivata da Roma a
festeggiare il 77º anniversario
della nascita di Benedetta, è
venuta a contatto con lei molti
anni or sono. Così ci racconta:
«Ho sempre assistito persone
malate e con problemi ed ho
fatto volontariato. Ho accompagnato persone a Lourdes e
cercavo una testimonianza che
le aiutasse. Ho letto da qualche
parte la lettera di Benedetta a
Natalino. Volendo saperne di
più, sono entrata in contatto
con Anna Cappelli che è stata
affettuosissima. Mi sono sempre rimaste nel cuore la sua
cordialità, la sua simpatia. Mi
disse: “Perché non leggi il libro Oltre il silenzio?”. Poi mi
mandò altri libri e “l’annuncio”. Venni così in contatto con
questa meravigliosa figura di
persona. Non ci si avvicina
però a Benedetta tout court. Si
fa un percorso…».
Chiediamo, allora, a Vittoria
quali risonanze interiori abbia
suscitato in lei Benedetta. Reagisce immediatamente dicendo
che Benedetta l’aveva colpita
per tre motivi, che specifica
così: «Innanzitutto per il suo
anticonformismo, in senso vero
e autentico. Lei è stata una ragazza, una donna, come molte
di noi. È arrivata progressivamente ad accettare la sofferenza e la croce nella sua vita.
Non senza lotte perché, ricordo
ancora quando, in un libro [si
tratta di Oggi è la mia festa, di
Carmela Gaini Rebora, scritto
su Benedetta nei ricordi della
mamma Elsa; N.d.R.] lei raccontava che era come un
agnellino tosato, dopo un’operazione molto grave che aveva
subito. Però non ha perduto
mai la speranza».
Dovadola – Vittoria Salvatori
Vittoria si sofferma poi sul
secondo motivo, che ha un significato particolare perché è
collegato ad un diretto coinvolgimento personale: «La seconda motivazione che mi ha colpita di Benedetta Bianchi Porro e successivamente di Anna
Cappelli è stato quest’amore
forte in Cristo, questa speranza
che non delude, rafforzato in
loro». Così incisivamente specifica: «Il mantenere la speranza e il sorriso in una situazione
di spogliamento totale. Anche
nella mia vita c’è stato questo
spogliamento totale».
Pensando alla sua vita e all’incontro con Benedetta, è
inevitabile il coinvolgimento di
Anna Cappelli nel ricordo che
così si dipana: «Dopo l’incontro con Anna Cappelli contavo
di venire a Dovadola. Con lei
abbiamo parlato tanto al telefono. Ricordo queste telefonate
bellissime che ci scambiavamo, perché stavo in un periodo
di sofferenza e allo stesso tempo facevo il volontariato con
gli ammalati».
Di Anna mette in evidenza
un aspetto importante che avvia
il discorso verso gli Amici di
Benedetta: «Mi ricordo di questa donna, meravigliosa anche
lei, che aveva questo contatto,
bellissimo, con gli artisti». Vittoria è sensibile a questo. Ora è
in pensione, dopo avere lavorato per anni nell’amministrazione statale. Ricorda che il lavoro
burocratico poco si confaceva
al suo carattere, appassionata
com’era di arte, e aggiunge:
«Quando ho sentito Anna parlare, ho visto gli artisti, il profilo di Benedetta fatto da Annigoni, era proprio bello, perché,
secondo me, la spiritualità va
anche unita alla bellezza artistica, che aiuta a innalzare lo spirito verso Dio». E poi, ecco il
punto: «Anna aveva il senso
del bello, ma era vissuto in una
comunanza spirituale di persone, soprattutto con Benedetta.
Mi ha invitato quindi a far parte di questa famiglia e mi diceva: “Perché non vieni a Dovadola?”. Io contavo sempre di
venire. Poi ho saputo della sua
morte improvvisa».
E così l’amicizia profonda
con Anna e la scoperta di Benedetta diventano quasi un invito a scoprire e a dare un’intonazione nuova alla propria
vita, forse a Dovadola. Contavo sempre di venire…
Con evidente riferimento all’attenzione di Anna verso gli
artisti, che cerchiamo anche ora
di tenere viva, Vittoria dice:
«Mi piace moltissimo “l’annuncio”. L’ho dato a persone
che sapevo molto ammalate
perché è un giornale bellissimo. Si mescolano insieme l’amore per la vita e l’amore per
l’arte e queste due cose aiutano
molto i sofferenti».
Ecco allora Benedetta, ragazza autentica, la sua spoliazione e la speranza, vissuta a
beneficio di tutti i malati per le
ferite inferte spesso nel corpo e
nell’anima dalle vicende della
vita, l’amicizia sincera di Anna
Cappelli… Questi elementi suscitano in Vittoria un terzo motivo di interesse per Benedetta:
«Una terza cosa di Benedetta
mi ha colpito. Lei dice che noi,
Amici di Benedetta, dobbiamo
tenerci a catena. L’ha testimoniato nella sua vita, parlando
con le amiche, tenendo i suoi
rapporti di amicizia. Questa mi
sembra una cosa molto importante, molto valida e molto difficile da trovare perché le amicizie, nella sofferenza, svaniscono. Molte persone si trovano completamente isolate. Una
figura come quella di Benedetta, che incita a stare in unione
di preghiera, è quindi una figura molto importante».
Vittoria non è venuta subito
a Dovadola, ma le inquietudini
suscitate da Benedetta e da Anna sono rimaste.
Vittoria ha proseguito il suo
cammino di vita con fasi alterne. Ha comunque trovato un
grande conforto nell’accostarsi
al carisma carmelitano, frequentando un monastero vicino
l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76 ■ 9
a Roma. In quel contesto ha
trovato nel segno di Benedetta,
anche per merito di una suora,
fisicamente ammalata, ma piena di ricchezza interiore, la
conferma di quanto cercava.
Cercava un messaggio da portare alle persone sofferenti ed
anche a se stessa, e cioè questo: «l’accettazione della croce,
la speranza, il sorriso e la facoltà di intessere amicizie vere
e autentiche proprio dalla sofferenza».
Vede concretizzata, con il
tempo, nel dialogo e nella preghiera in quel convento, e prima di venire a Dovadola, la
strada anticipata e percorsa da
Benedetta.
Ci viene allora spontaneo
chiedere a Vittoria perché sia
venuta a Dovadola, dopo molto
tempo. Risponde subito: «Volevo innanzitutto chiedere a
Benedetta una grazia, cosa che
ho fatto. Mi piacerebbe poi conoscere meglio voi tutti, gli
amici, condividere il cammino
anche perché a Roma e vicino
a Roma ci sono molte persone
sole e abbandonate. Una di esse, in particolare, mi ha portato
oggi davanti a Benedetta. È un
uomo dai molti tumori, non è
più giovane, ha un figlio, un
ragazzo, vive da tanti anni in
casa con poche, sporadiche telefonate. Poi, pure lui è entrato
in contatto con questo monastero e adesso si sente sollevato nella sua sofferenza. Un po’
ho telefonato io, un po’ delle
persone de l’UNITALSI e, diciamo, adesso sta respirando.
Mi serviva però, diciamo così,
la linfa vitale. Sono venuta a
prenderla da Benedetta, a ispirarmi da lei, a sentire cosa lei
mi dice, anche se non sono più
tanto giovane».
E prosegue: «Come ho detto, Benedetta è una figura meravigliosa, veramente. Lei è
stata privata di tutto, però nel
suo buio totale, come è capita-
to a santa Teresina e a tanti altri santi, è riuscita a trovare la
luce, tant’è vero che a un certo
punto che non riesco bene a individuare ha detto: “Sono piena di Spirito santo!” [in una
lettera di Benedetta, dettata circa un mese prima di morire;
N.d.R.]. E questo è bellissimo.
Ognuno di noi ha bisogno di
questa luce. Devo dirlo a questo mio carissimo amico. Sono
venuta qui anche per lui, per
aiutarlo a trovare questa luce».
Anche Vittoria cerca conforto
da questa luce: «Se uno è spogliato di tutto, arriva all’essenziale, e io ho sentito questa necessità perché il Signore, per
sue motivazioni, mi ha spogliato di tutto. Chiaramente, fisicamente ancora ce la faccio. Per
il resto… E quindi sono venuta
da lei, sentendomi fragile, in
tempesta e ricevo da lei la forza. Mentre stavo lì alla Badia
mi è venuta una pace grandissima».
Benedetta, Anna e gli artisti
PIETRO PARIGI
La pace trovata da Vittoria è
contestualizzata in modo particolare. Ella è arrivata in una situazione di operosità feriale,
prima del giorno della concelebrazione domenicale, ma ha
trovato delle persone autentiche, come Marino, uno dei ragazzi di padre Paolo, che l’ha
portata a visitare la stanza di
Benedetta, e degli scout.
Così commenta: «È bello
vedere come queste persone,
nella loro umanità, arrivino a
Cristo».
E conclude: «Venendo qui,
mi è piaciuto moltissimo questo ambiente, anche se mi sono
dovuta fare tutto a piedi il percorso fino alla “Rosa bianca”»,
sia pure – aggiungiamo noi –
scortata da uno scout, anche lui
rigorosamente a piedi.
Ci sembra che Vittoria abbia
trovato negli Amici di Benedetta la via verso un dialogo ed
una collaborazione.
Gianfranco
a cura di ROBERTA BÖSSMANN
Un altro artista, che Anna Cappelli ha coinvolto
nel suo apostolato per Benedetta, è Pietro Parigi, un
uomo che ha dedicato tutta la sua vita al lavoro umile e quotidiano che la creatività richiede. Illustratore
per eccellenza del “Frontespizio”, la rivista fiorentina degli anni Trenta che ha dedicato numerose copertine alle sue bellissime e severe xilografie, è sempre rimasto profondamente legato alle sue radici
semplici e genuine fatte di giorni di lavoro nel suo
paese natìo e di suono dell’organo nella chiesa di
Settimello in Toscana.
La sua opera è priva di retorica, profondamente
collegata alla vita reale, piena d’amore e sollecitudine verso ciò che rappresenta. È quasi un mettersi a
servizio, senza finzioni e giochi, della vera sapienza
e della povertà evangelica che rende immuni dalle
Pietro Parigi, La cappellina bombardata
mode e gli fa accettare anche ruoli umilissimi tra le
pagine di giornale. Eppure il suo lavoro ha un rigore e una dolcezza che sconcertano. Da una parte sembra voler far perdere le tracce di sé, dall’altra vi si scorge una fedeltà all’uomo, un’attenzione umile e colma d’amore alla vita, che donano pace e serenità e mostrano una fede semplice e profonda che
non crea angosce e lo rende un vero testimone della sua epoca. Mi piace tanto questo piccolo lavoro che ha fatto per Benedetta.
Egli la ritrae mentre osserva il crocifisso nella cappellina bombardata. Sono solo pochi tratti a formare uno schizzo, ma quel che
ci ha lasciato è un disegno pieno di poesia e di dolcezza.
“Oltre il silenzio” da Ascoli a Forlì
10 ■ l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76
di MARIA CHIARA E CHIARA
Ciao a tutti, siamo Maria
Chiara e Chiara due Angeli
dell’Annunziata [questi “Angeli” sono bambini e ragazzi
e ragazze di Ascoli, animati
da padre Paolo Castaldo e
impegnati nella vita ecclesiale; N.d.R.] e vi vogliamo
raccontare come abbiamo conosciuto Benedetta Bianchi
Porro.
Sempre tramite padre Paolo e gli Angeli abbiamo avuto
l’opportunità di trascorrere –
sia quest’anno che l’anno
scorso – qualche giorno, nel
mese di agosto, all’abbazia di
Sant’Andrea a Dovadola. Durante questi ritiri spirituali insieme con i nostri amici abbiamo riflettuto molto sulla
sofferenza, sul suo calore e
sul messaggio profondo di
Benedetta.
Dobbiamo dire che Benedetta non ci ha più lasciato
perché abbiamo avuto la
grande grazia di poterla rappresentare a teatro nello spettacolo OLTRE IL SILENZIO
in cui abbiamo interpretato
Chiara = Benedetta da piccola e Maria Chiara = Emanuela, la sorellina di Benedetta.
Chiara (12 anni)
«Sono Chiara, un Angelo
dell’Annunziata e ho conosciuto Benedetta all’età di
circa 6 anni, in occasione di
una mostra allestita da fra’
Paolo Castaldo nella chiesa
dell’Annunziata ad Ascoli Piceno, dove ci incontriamo noi
Angeli dell’Annunziata. L’immagine di Benedetta mi colpì
moltissimo perché mi ricorda
il volto di santa Gemma Galgani alla quale io sono molto
legata. Una grande emozione
Forlì – Meritati applausi al teatro Fabbri di Forlì per la rappresentazione Oltre il Silenzio
mi invade e si impadronisce
di me ogni volta che recito,
ogni volta che pronuncio le
frasi che lei esprimeva da
piccola e soprattutto quella
che ormai a casa ripetiamo
tutti: “OVUNQUE IL GUARDO IO GIRO IMMENSO
DIO TI VEDO”».
Emanuela Bianchi Porro,
diventata nel frattempo una
cara amica per tutti noi, ci ha
seguito e incoraggiato e dopo
aver visto lo spettacolo al teatro Ventidio Basso di Ascoli
Piceno, ci ha chiesto di riproporlo a Forlì.
Questo per noi è stato un
grande onore perché la Presidente dell’Associazione “Amici di Benedetta” ci ha detto
che per la prima volta in quel
teatro (teatro “Diego Fabbri”)
veniva rappresentato uno
spettacolo religioso.
Con l’occasione, insieme a
Emanuela che ci aspettava all’uscita dell’autostrada di
Forlì, ci siamo recati a pregare sulla tomba di Benedetta e
per la maggior parte del grup-
po teatrale era la prima volta.
Che emozione, Benedetta, il
suono melodioso del violino,
il canto…
Tutti erano emozionati e
partecipi e don Alfeo Costa,
disponibile e attento come
sempre, ha parlato della santità di Benedetta e ha mostrato la sua stanza dove insieme
ad Emanuela ha ricordato e
raccontato episodi inediti della sofferenza di Benedetta.
Maria Chiara (13 anni)
«Ciao, sono Maria Chiara,
vi ricordate di me, la ragazza
di Ascoli Piceno, che già vi ha
scritto da Dovadola? Che
emozione è stata! Era la prima volta che mi esibivo in un
teatro, ho interpretato Emanuela Bianchi Porro, la sorellina di Benedetta. Ho conosciuto Benedetta grazie a mia
madre che me ne ha parlato
perché aveva letto un libro regalatole da un sacerdote ed
era rimasta molto colpita anche perché mamma si chiama
Benedetta».
(Foto Conficoni
Lo spettacolo è andato
molto bene, anche a Forlì al
teatro…
Noi non siamo attori professionisti, ma siamo animati
da un grande amore per Benedetta e dalla voglia di farla
conoscere a tutti e lei ogni
volta non ci fa mancare il suo
aiuto: noi la preghiamo e lei
si fa sentire!
Dopo gli applausi abbiamo
ricevuto l’invito dalle suore
Dorotee di Forlì per rappresentare lo spettacolo proprio
dove Benedetta ha studiato
nei primi anni della sua vita.
Ora, su invito di Gianfranco, ci stiamo organizzando
per il 50° anniversario della
nascita al cielo di Benedetta,
insieme a padre Paolo nella
realizzazione di un musical,
di una mostra con disegni e
fotografie e chissà forse anche qualcosa in collaborazione con gli “Amici di Benedetta” e con Emanuela.
Per ora vi salutiamo e restiamo sintonizzati sulle onde
di Benedetta.
Benedetta e il senso dell’educazione
l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76 ■ 11
C’è un verbo latino trado, formato da
trans che vuol dire “al di là”, “oltre” e da
do, dal verbo “dare”. E tradere significa
“consegnare”, “affidare a”. Troviamo questo significato nella parola italiana “tradizione”.
Da tradere deriva anche la nostra parola “tradito”. “Tradito” significa originariamente “consegnato”, ma “tradito” significa
anche consegnato al nemico, tradito nel
senso che comunemente usiamo. Potremmo
dire che affidare e consegnare non deve
però diventare un tradire.
Ci sembra utile partire da questo “consegnare a”, “affidare a” perché l’educazione può essere considerata una consegna alle generazioni nuove di quanto quelle precedenti ritengono importante insegnare, far
conoscere, suscitare per una personale e sociale assimilazione di concetti, di valori, di
procedure di conoscenza e di vita.
Questa complessa attività di “affidamento”, delle cui forme e contenuti si occupa l’educazione in generale e in tutte le sue specificazioni disciplinari collegate, presuppone indubbiamente una concezione della realtà e dell’uomo,
su cui si basino l’educazione stessa e le ragioni per avviare la sua
concreta attuazione.
Su questa concezione di fondo della realtà intendiamo soffermarci brevemente parlando di Benedetta, tralasciando volutamente molti specifici aspetti della sua personalità e della sua storia
suscettibili di una riflessione pedagogica.
Cogliamo questa concezione della realtà, e dovremo dire
“concezione religiosa” della realtà, nell’ultimo periodo della vita
di Benedetta, quando la paralisi e le crescenti limitazioni sensoriali ne riducono al
minimo le funzioni vitali e lei è costretta
drammaticamente a confrontarsi sul senso
dell’esistere e del suo esistere.
Le sue stesse parole, faticosamente
espresse e amorosamente raccolte dalla
mamma, ci rivelano il senso supremo del
suo essere e della realtà.
Per lei è centrale l’amore che Dio ha per
lei. Senza di esso non potrebbe nemmeno
esistere. Sente che Dio l’ama e confida totalmente in Lui, nonostante la sofferenza
non di rado atroce.
Quest’amore di Dio le dà tuttavia forza e
serenità straordinarie. Di questo gioisce il
suo cuore.
A questo amore Benedetta risponde con
tutto ciò che le rimane.
Vede in Cristo il volto concreto di Dio e
il centro della propria vita.
In questo centro Benedetta trova tutti coloro che la incontrano, dalla famiglia agli amici. E nella gioia che
solo il Signore può dare ad una creatura che ormai ha poco più
che il respiro, diventa dono.
Questa creatura, che anche alla mamma appare vivere profondamente legata a Dio, diventa per gli altri segno accogliente del
Signore. Ecco allora questi due aspetti: recepire l’amore del Signore e in Lui donarlo credibilmente agli altri indicano un precisa concezione della realtà ed anche il senso coerente di quel tradere, di quel consegnarla agli altri senza tradire e tradirla, ma diventando così lei stessa un segno autentico di speranza.
Gianfranco
IN RICORDO DEL CARDINALE ERSILIO TONINI
di Roberta Bössmann
È tornato, nei mesi scorsi, alla casa del Padre, il cardinale Ersilio
Tonini, un uomo che abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare,
anche grazie ai suoi numerosi interventi pubblici. Appariva come una
figura esile, fragile, scattante, sempre pronta a rispondere e a dare il suo
parere sulle questioni più varie. Anche lui ha voluto donare, in occasione di una sua celebrazione a Forlì, una bella testimonianza agli Amici
di Benedetta, che possiamo trovare in Abitare negli altri. Nel suo incontro su “Benedetta dono di Dio alla Chiesa di oggi” esprime l’ammirazione per questa creatura a contatto con l’Invisibile che «ha vissuto a
tu per tu con Lui senza morire». Anche lui ha voluto sottolineare che
Benedetta «non è nata capolavoro santo, non è nata mistica già fabbricata», ma che è giunta a diventare un capolavoro lasciandosi plasmare
tra le mani di Dio.
Soltanto quando il Tu irrompe nella sua vita e lei fa esperienza dell’Altro, dice Tonini, la sua esistenza cambia e si lascia sedurre fino a
che «una potenza misteriosa la fa capace non solo di subire, ma di rispondere: “È la felicità: è stupore, meraviglia!”».
Benedetta, dice ancora Tonini, ci insegna anzitutto a prendere sul serio la dimensione cristiana e «essere cristiani significa insieme l’eternità nel tempo, sentire la collisione tra ciò che passa e ciò che è, sentire lo stupore del venire dell’Eterno in noi». Tutto acquista allora significato, la vita intera viene vissuta nella sua pienezza e nulla va perduto.
Benedetta ci insegna a dilatare il cuore, a superare i limiti del nostro egoismo per partecipare a tutte le vicende del mondo; ci
insegna che da soli non possiamo fare nulla, ma che, con l’aiuto del Signore, possiamo trasformare noi stessi e coloro che ci avvicinano. Grazie, Ersilio Tonini, per averlo ricordato.
12 ■ l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76
Vivere è bello
EMANUELA GHINI, una vita per il Signore, una cara Amica di Benedetta.
Roberta Bössmann rilegge per noi alcuni dei suoi libri, in segno di augurio e di riconoscenza.
Uno dei testi più belli su Benedetta è Vivere è bello di Emanuela Ghini. Il sottotitolo recita Appunti per una biografia di Benedetta Bianchi Porro, ma chi ha potuto leggere il libro sa bene
che non si tratta di appunti, bensì di un profilo della vita di Benedetta e della sua maturazione spirituale, densa di approfondimenti, e scritto con una levità e finezza di sentimenti che ben difficilmente si possono trovare in altri testi.
Lo stesso card. Anastasio Ballestrero, che ne ha curato la presentazione, afferma che questi «appunti sono in verità più che appunti: essi costituiscono una rilettura, vigilata e penetrante, della
personalità di Benedetta».
Nel libro, Emanuela Ghini fa parlare soprattutto Benedetta
attraverso i suoi diari e le lettere. L’Autrice ci aiuta però a percorrere il cammino della bambina prima, e della giovane poi, seguendo il filo rosso che la porterà a trasformarsi tutta nel Cristo.
Ciò che salta subito agli occhi non è tanto la storia umana di Benedetta, ma il lavoro che lo Spirito ha compiuto su questa creatura che a Lui si è aperta e da Lui si è lasciata trasformare.
L’incontro con il mistero che l’ha ri-creata interessa alla Ghini, che ci conduce per mano per portarci a rivivere questo incontro che può diventare altrettanto significativo nella vita di ciascuno di noi, se sapremo a nostra volta fare spazio al mistero e lasciarci riempire dall’Amore di Dio.
E così riviviamo Benedetta bambina, piena di stupore per l’incanto dell’universo, ma ancora lontana da un coinvolgente rapporto personale con Gesù, pur crescendo in un ambiente cristiano; la
sua coscienza della fugacità del tempo e della sua incomprensibilità; il peso dei suoi tanti malanni che le impediscono una vita
normale. E poi le sue crisi spirituali da adolescente, il bisogno
dell’amicizia e l’affacciarsi dell’amore di Dio; il desiderio di un
ideale da realizzare nella vita: «Voglio vivere, lottare e sacrificarmi per tutti gli uomini» (26 gennaio 1954) e quello di comprendere la realtà per «poter affrontare il mondo con entusiasmo e vedere che gli uomini sono buoni e le cose belle: che insomma valga
la pena di vivere qualunque vita» (26 gennaio 1953).
Sarà Dio stesso che la aiuterà a trovare le risposte che desiderava. Comincia così un secondo periodo della sua vita, quello
in cui afferma: «Non sono più io che vivo, ma il Cristo vive in
me» (a Roberto 17 gennaio 1964), che le permetterà di accettare
e di vivere il calvario della malattia come luogo del suo incontro
con Cristo e, dunque, come pienezza di vita.
«Vita completa», afferma la Ghini, «è definita una condizione umanamente invivibile, il risultato di una distruzione progressiva e inarrestabile» (p. 89). E questo è stato possibile perché dalla sua esistenza disfatta emerge Colui che rivoluziona la vita, che
la coinvolge tutta e dona stabilità e fortezza: il Cristo, il Vivente»
(p. 89). Benedetta comincia a credere «in lui contro ogni speranza» e sperimenta la potenza dell’amore attraverso «un itinerario
di morte e di vita, di passione e di resurrezione» (p. 91).
Impara a percepire con il cuore la bellezza del mondo quando i sensi non la sostengono più. Impara a «vedere, toccare, gu-
Miniatura di una Suora del Carmelo di Savona
stare Dio in tutte le cose» (p. 94) come anticipo di eternità e a
camminare «verso Dio che viene. Cammino e attesa, in un presente già tutto pieno di futuro» (p. 96).
Sono pagine bellissime quelle che la Ghini dedica al «tempo
che, accolto come dono di Dio, si rivela luce, verità, si mostra
espressione sua» (p. 99). Un tempo che apre alla speranza. Una
speranza che illumina un oggi sempre più pesante e doloroso.
Speranza già escatologica (cfr. p. 99).
È una speranza che non riguarda soltanto la sua vita, ma che
irradia tutti coloro che l’avvicinano. Ringraziamo davvero Emanuela Ghini per averci donato un percorso così limpido e stimolante di Benedetta che può aiutarci a trovare la nostra vocazione
con animo sereno, certi che il Signore non si tirerà indietro se sapremo andargli incontro con semplicità e fiducia come ha fatto
Benedetta.
Rileggere Vivere è bello può davvero essere per noi un grande aiuto e per questo desidero, con tutti gli Amici, rendere grazie
al Signore per l’Autrice di questo libro. So che Emanuela Ghini
ha festeggiato quest’anno i cinquanta anni della sua consacrazione come monaca Carmelitana scalza del Carmelo di Savona.
Voglio soltanto dirle un “grazie” grande per quello che ha saputo farci cogliere di Benedetta e ringrazio il Signore che le ha
riempito il cuore con il suo immenso amore.
Il tema di Elisa
Elisa è un piccolo libro che Emanuela Ghini ha scritto per
ogni donna che desidera interrogarsi sul senso della propria femminilità.
È una femminilità lacerata, quella di Elisa, la protagonista del
romanzo, che ha visto frantumarsi, nella sua giovane vita, ogni
certezza. Anche l’amore, sperimentato nel modo più semplice e
bello nella sua avventura matrimoniale, prima come moglie di
Paolo e poi come madre felice e appagata di Andrea, si trasforma
ben presto in dolore insopportabile quando il bimbo, a 8 anni,
muore. Tutto l’amore che legava i due genitori sembra dissolversi
tra incomprensioni, chiusure, incapacità di dare e ricevere amore.
Elisa decide di abbandonare il marito, pur sapendo di essere
amata e di amare, forse, ancora.
Sarà un eremita, che la donna incontrerà salendo la montagna,
ad aiutarla a trovare chiarezza nei suoi sentimenti e a donarle
quella serenità che soltanto la consapevolezza di sé e del suo ruolo di donna poteva farle ritrovare.
Elisa scopre così, ripercorrendo la sua vita, il filo rosso che
l’ha segnata sin dall’infanzia.
Scopre il senso della sua femminilità, della sua povertà di
donna ferita, ma non abbandonata, scopre la necessità di continuare ad amare il suo Paolo per restituire il tanto amore che Dio
le aveva messo nel cuore. Un amore immenso che andava accolto per essere di nuovo ridonato.
È il Messaggio di Cristo che, con la sua morte e resurrezione,
l’apre alla vita tutt’intera e le restituisce la sua dignità di donna
ferita a sangue dalla morte del figlio.
Sono pagine struggenti, e nello stesso tempo piene di tatto e
di delicatezza, quelle in cui l’Autrice conduce per mano Elisa e le
svela, pagina dopo pagina, il mistero della vita che è più grande
della vita stessa.
La morte è parte della vita, e diventare madre vuol dire diventare parte di questo mistero. Un mistero che Dio non può deludere. Ci lascia la nostra libertà, anche quella di non volere più
amare davanti alla morte di un bambino, ma è quella stessa libertà che porterà Elisa, simbolo di ogni donna ferita e umiliata, a
ritrovare la strada per tornare a vivere: essere per il marito un tu
capace di amarlo al di là di tutto.
E questo, ci dice la Ghini, non è dipendenza, ma libertà.
C’è una bella poesia – preghiera della Ghini, contenuta nel
suo libro Il paese del cuore – dal titolo “Chi come Dio?” che ha
un finale che, forse, riassume un po’ quel segreto della vita di
ogni donna che l’Autrice vuole aiutarci a cogliere. E dice così:
Io
Non sono più io
Ma
Io in te.
Tu
Sei sempre tu
assumendomi in te
mio inesorabile
amore.
EMANUELA GHINI, Elisa. La via della montagna, Edizioni OCD, Roma 2010.
Il paese del cuore
l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76 ■ 13
Il paese del cuore è un piccolo libro di poesie che ha, come sottotitolo: Parole come preghiere. Lo ha scritto Emanuela Ghini, monaca al Carmelo di Savona, che ha composto molti libri dopo aver
interrotto la sua promettente carriera accademica in filosofia teoretica. Il libretto, che porta una prefazione del grande poeta Mario
Luzi, contiene parole come preghiere, perché lei stessa è un’anima
orante e ciò che esprime ha una purezza delicata, che è poi la sua
forza. Sono parole scritte in gioventù, all’affacciarsi della vita, ma
contengono già i germi di una fede viva, capace di trasformare il
cuore di chiunque abbia la possibilità di avvicinarsi ad esse.
Sono parole nelle quali possiamo riconoscerci e che danno
voce ai sentimenti che tutti abbiamo provato, ma non siamo stati
capaci, come la Ghini, di manifestarli con quella fede e quell’amore di cui i suoi versi sono una testimonianza.
È, il suo, un canto all’aprirsi della vita; quella stagione meravigliosa in cui tutto ci appare fattibile e le possibilità che ci stanno dinanzi sembrano infinite.
Sarà poi lo scorrere del tempo a definire i contorni di ciò che
si potrà realizzare e definire, ma quella prima stagione dell’amore resterà qualcosa di indelebile per sempre.
Ringrazio la Ghini che ci ha fatto dono di queste sue pagine così intime e personali, che ci mostrano anche il suo incontro con Cristo, senza timore e pudori inutili. Ho scelto alcune liriche. Sono un
assaggio di questo libro che sono certa piacerebbe a molti di voi.
Il paese del cuore
Mi cingi
di un cerchio aperto.
Mi avvolgi
e non m’imprigioni.
Mi circondi
e non mi stringi.
Mi spalanchi
a spazi altri
stagioni
senza tempo.
Senza confini
il paese del cuore.
Rivelazione
Le cose non dette
diverranno parole
i gesti negati
si apriranno
le lacrime sparse
si asciugheranno.
Buccia che cade
la vita che muore,
turgida linfa
quella che nasce.
Chi come Dio?
Tu sei
il vuoto tacito
immenso
e la pienezza
di tutto.
Venir meno infinito
cadere di tutte le cose
deserto
che mai fu esplorato; e vita
che pulsa
irrompe
dilaga sul mondo
rapida
come torrente
esile
come rivo di bosco.
Solitudine
senza confini,
presenza
che strugge, consuma.
L’assenso
Mi sfiorasti;
bruciavi ma
dall’ustione
è germogliato
il fiore
dell’assenso.
EMANUELA GHINI, Il paese del cuore. Parole come preghiere, Edizioni Feeria,
Comunità di San Leolino, Panzano in Chianti (FI), 2003, pp. 22, 33, 37, 76.
Il tocco di papa Francesco all’Anno della Fede
14 ■ l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76
L’Anno della Fede si conclude verso la fine di novembre del 2013. Voluto dal papa
Benedetto XVI, ha alcuni punti fondamentali di riferimento.
Il primo è dato dai contenuti della fede con particolare riguardo ai documenti più importanti del Concilio Vaticano II
ed al Catechismo della Chiesa
Cattolica, considerato quasi
una somma di indicazioni utili
per l’attività pastorale, risultanti proprio dagli esiti del Concilio.
Il secondo, non meno importante, è dato dai testimoni, cioè
da coloro che hanno creduto alla Parola del Signore ed a Lui
si sono affidati totalmente.
Questi due aspetti si richiamano continuamente, perché la
fede vissuta dei testimoni incarna proprio quei contenuti. E incarnare vuol dire rendere concretamente visibile la presenza
del Signore in coerenza proprio
con essi.
Le indicazioni pastorali per
l’Anno della Fede esplicitano
così il rapporto tra contenuti di
fede e testimoni:
«Esiste un profondo legame
fra la fede vissuta ed i suoi
contenuti: la fede dei testimoni e dei confessori è anche la fede degli apostoli e
dei dottori della Chiesa.
In tal senso, le seguenti indicazioni per l’Anno della Fede desiderano favorire sia
l’incontro con Cristo attraverso autentici testimoni
della fede, sia la conoscenza
sempre maggiore dei suoi
contenuti».
Queste sottolineature stanno
alla base delle numerose iniziative che sono state assunte
proprio sul catechismo, con verifica dei testi in uso e con
un’azione pastorale ampia per
la puntuale conoscenza di esso.
C’è senza dubbio in queste
iniziative una preoccupazione
di purezza dottrinale, invocata
per rendere più trasparente il
deposito della fede senza aggiunte ed omissioni, ed a dialogare conseguentemente con varie espressioni culturali alla luce delle verità di fede affidate
alla Chiesa. Questa esigenza
sembra perfettamente coerente
lutate diversamente in precedenza.
Certo, il catechismo è uno
strumento identitario. Può aiutare i credenti a comprendere il
proprio livello di consapevolezza e di adesione ai contenuti della propria fede ed anche a
dei, ampiamente impostata e
scritta da Benedetto XVI e
completata e firmata da papa
Francesco.
Ciò premesso, ci sembra che
papa Francesco abbia dato un
altro fondamentale contributo
all’Anno della Fede. Perché?
La nostra Maria Chiara di Ascoli saluta papa Francesco in piazza san Pietro a Roma
con l’evidente impegno di papa
Benedetto XVI, per molti anni
a capo della Congregazione per
la Dottrina della Fede, di esplorare con accuratezza, umiltà ed
amore queste verità che il magistero della Chiesa ha il compito di conservare in contesti
storici che sempre si rinnovano.
Benedetto XVI ha affrontato
questo compito con grande
onestà intellettuale, riconoscendo talvolta che certe affermazioni di principio richiedevano un’attenzione pastorale
nuova.
E così l’amore sincero del
pastore verso le sue pecore interrogava il rigore del teologo,
e il papa ammetteva talvolta,
con umile e disarmante sincerità, che avrebbe affrontato ora
in termini nuovi questioni va-
comunicarli con precisione ad
altri. Ciò può avvenire in modo
credibile se la proclamazione
di tali contenuti è sostenuta da
quella fede vissuta di cui si
parla nelle Indicazioni citate.
Tutto questo complesso lavoro di verifica, di divulgazione e di dialogo culturale è
senz’altro utile per favorire
l’uso di un linguaggio comune
dando alle parole quei significati in cui si identifica la tradizione della Chiesa nell’accogliere, vivere e comunicare la
Parola di Dio da cui traluce il
vitale messaggio di Gesù Cristo.
Questo lavoro di pulizia linguistica e concettuale e di animazione catechistica e dottrinale ha trovato un’alta espressione nell’enciclica Lumen Fi-
Tutte le precisazioni teologiche e dottrinali sono confluite
e consistono tuttora in una serie di affermazioni e di regole.
Con una semplificazione, che i
lettori ci vogliano indulgentemente perdonare, potremmo
dire che nella casa della Chiesa
il Catechismo contenga anche
le regole del condominio che
gli abitanti hanno da condividere e rispettare, tanto più se
diversi modi di intendere la casa e le regole possono creare
disorientamento.
Papa Francesco non nega
questo, ma potentemente richiama quella che potremmo
chiamare la “ragione sociale”
della Chiesa, la sua finalità,
quel punto di orientamento per
gli uomini in cui si trova la
stessa ragione delle regole
l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76 ■ 15
“condominiali”. In altre parole,
papa Francesco richiama l’attenzione sul senso stesso della
“casa”.
Troviamo questo motivo potentemente espresso nella Costituzione conciliare Lumen
Gentium (n. 8), laddove si dice:
«[…] Cristo infatti è stato
inviato dal Padre “ad annunciare la buona novella ai poveri, a guarire quelli che
hanno il cuore contrito”
(Lc 4,18), “a cercare e salvare ciò che era perduto”
(Lc 19,10) […]»;
così la Chiesa raccoglie questo
compito fondamentale che deve connotare i cristiani.
Troviamo questo motivo
nella definizione di Chiesa come Popolo di Dio, sempre nella Lumen Gentium (n. 9):
«Questo popolo messianico
ha per capo Cristo […]. Ha
per condizione la dignità e
la libertà dei figli di Dio, nel
cuore dei quali dimora lo
Spirito Santo come in un
tempio. Ha per legge il nuovo precetto di amare come
lo stesso Cristo ci ha amato
(cfr. Gv 13, 34)».
Questo popolo di Dio non è
chiamato a restare isolato, anzi:
«[…] il popolo messianico,
pur non comprendendo effettivamente l’universalità
degli uomini e apparendo talora come un piccolo gregge, costituisce tuttavia per
tutta l’umanità il germe più
forte di unità, di speranza e
di salvezza. Costituito da
Cristo per una comunione di
vita, di carità e di verità, è
pure da lui assunto ad essere
strumento della redenzione
di tutti e, quale luce del
mondo e sale della terra (cfr.
Mt 5, 13-16), è inviato a tutto il mondo» (ivi).
Come debba essere ed apparire la Chiesa, papa Francesco
lo testimonia continuamente in
vari gesti ed interventi che ormai sarebbe lungo enumerare.
Pensiamo però che l’intervista
di padre Spadaro s.i. a papa
Francesco, pubblicata sul numero 3918 del 19 settembre 2013
de «La Civiltà Cattolica», sia
molto illuminante in proposito:
«Io vedo con chiarezza […]
che la cosa di cui la Chiesa
ha più bisogno oggi è la ca-
pacità di curare le ferite e di
riscaldare il cuore dei fedeli,
la vicinanza, la prossimità.
Io vedo la Chiesa come un
ospedale da campo dopo una
battaglia. È inutile chiedere
a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti!
Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di
tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite. E bisogna
cominciare dal basso».
«La Chiesa a volte si è fatta
rinchiudere in piccole cose,
in piccoli precetti. La cosa
più importante è invece il
primo annuncio: “Gesù Cristo ti ha salvato!”. E i ministri della Chiesa devono innanzitutto essere ministri di
misericordia» (p. 461).
«I ministri della Chiesa devono essere misericordiosi,
farsi carico delle persone,
accompagnandole come il
buon samaritano che lava,
pulisce, solleva il suo prossimo. Questo è Vangelo puro. Dio è più grande del peccato. Le riforme organizzative e strutturali sono secondarie, cioè vengono dopo.
La prima riforma deve esse-
re quella dell’atteggiamento.
I ministri del Vangelo devono essere persone capaci di
riscaldare il cuore delle persone, di camminare nella
notte con loro, di saper dialogare e anche di scendere
nella loro notte, nel loro
buio senza perdersi. Il popolo di Dio vuole pastori e non
funzionari o chierici di Stato» (p. 462).
Ecco allora che il papa esorta
tutta la Chiesa, a partire dai livelli più alti fino al singolo fedele, ugualmente coinvolto, a
capire cosa effettivamente conti.
E su questa gerarchia di valori, che va interiorizzata e praticata, possono essere vissute
la gioia e la vicinanza al Signore.
Benedetta ha mostrato in
modo straordinariamente efficace il Signore che la induceva
a stare profondamente vicina a
coloro che incontrava durante
la sua tremenda malattia.
Ed era sicuramente testimone di misericordia perché al Signore lei era vicina veramente,
ed era perciò autenticamente
credibile.
Gianfranco
NEL RICORDO DEI NOSTRI CARI
ALDILÀ
Non tanto
la speranza dell’eternità;
forse piuttosto l’immagine cara
di un punto ove s’incontrino
tutte le strade di quelli che ho amato,
e la mia, e nessuno manchi:
per abbracciarci a lungo
prima del grande sonno,
evaporate le lacrime,
non più necessario il perdono.
SIMONETTA GIOVANNINI
16 ■ l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76
Il 50º anniversario
della salita al cielo di
BENEDETTA
BIANCHI PORRO
Benedetta è salita al cielo il 23 gennaio 1964. Nel 2014 saranno passati cinquant’anni da quell’evento. È un’occasione importante per
meditare su questa piccola grande creatura che per poco tempo ha
abitato questa terra, arricchendola del suo amore verso il Signore e
verso tutti coloro che ha incontrato. Oggi molti ne possono godere,
anche se non l’hanno personalmente conosciuta, in virtù della gioia,
dell’amicizia che i suoi scritti hanno saputo trasmettere. Essi sono
stati diffusi in tutto il mondo con straordinario lavoro e sacrificio
per merito soprattutto di Anna Maria Cappelli, come profeticamente
previde, a Forlì, alla fine degli anni Sessanta mons. Scaccini. Di questo impegno a far conoscere Benedetta la traccia più
importante è costituita dalle persone, dall’Associazione e dalla Fondazione che portano il suo nome e dai gruppi che si
sono costituiti nel tempo. Con fedeltà ne conservano la memoria e la comunicano perché trovano in Benedetta un’amica, una confidente, un aiuto nella fatica della vita, un motivo di speranza e di gioia che vuol essere condiviso.
Ringraziamo il Signore per il dono ricevuto, che è anche un impegno a prendere e a portare avanti il testimone. La Diocesi di Forlì-Bertinoro ha elaborato, con la Commissione, di cui abbiamo già dato notizia, un ricco programma di iniziative, organicamente articolato. A queste iniziative ne seguiranno altre durante tutto l’anno 2014, in Romagna, a Sirmione e in altri luoghi in cui operano gruppi di Amici di Benedetta. Possiamo già desumerlo dal denso programma per
il 50º inviatoci dagli Amici di Ostuni e dai fermenti che stanno maturando nei gruppi marchigiani di Amici di Benedetta. Sono auspicabili anche altre iniziative, a cui l’amore e la creatività di tanti Amici potranno dare vita.
Gianfranco
IN STAMPA
Volentieri ricordiamo che il Vescovo emerito di Forlì-Bertinoro, mons. Vincenzo Zarri,
al termine del suo incarico pastorale per raggiunti limiti di età, ha scritto il libro, Un
canto di lode al Signore. Un Vangelo della croce, della luce, della gioia. Benedetta
Bianchi Porro. Sta per essere pubblicato a cura dell’“Associazione per Benedetta Bianchi Porro onlus”, presieduta da Liliana Fabbri Selli. Mons. Zarri segue con umiltà la vicenda di Benedetta, volendo fare la parte «non di uno spettatore curioso, ma di un amico devoto che non si stanca di considerare fatti e sentimenti della sua vita, di formulare ipotesi sui momenti e sui modi più significativi che l’hanno condotta a essere testimonianza luminosa del Vangelo».
Il volume sarà presentato a Forlì, come da programma allegato, l’11 gennaio 2014.
***
Dalle edizioni Messaggero Padova sta per essere pubblicato il libro Benedetta Bianchi
Porro nella fede la gioia, testi scelti e presentati da Andrea Vena. L’Autore è noto per
avere già curato l’edizione degli Scritti completi di Benedetta.
l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76 ■ 17
DIOCESI DI FORLÌ-BERTINORO
Celebrazioni per il 50° anniversario della morte
della ven. BENEDETTA BIANCHI PORRO
(1936-1964)
LA VITA E L’ESPERIENZA SPIRITUALE DI BENEDETTA
sabato 11 gennaio 2014, ore 10,30 (Sala San Francesco, Forlì)
Presentazione della biografia spirituale di Benedetta
curata da S. E. Mons. VINCENZO ZARRI, Vescovo emerito di Forlì-Bertinoro
e realizzata a cura dell’Associazione per Benedetta Bianchi Porro Onlus
V. ZARRI, Un canto di lode al Signore. Un Vangelo della croce, della luce,
della gioia. Benedetta Bianchi Porro
venerdì 24 gennaio 2014, ore 21
(Sala multimediale San Luigi, Forlì)
Presentazione e proiezione del docufilm
Oggi grazie. Un incontro con Benedetta sul filo dei diari e delle lettere
realizzato a cura della Consulta Diocesana per la Cultura
CELEBRAZIONI LITURGICHE E DI CARATTERE PASTORALE
sabato 25 gennaio 2014, ore 11
sabato 12 aprile 2014
domenica 18 maggio 2014
domenica 25 maggio 2014
(Badia di Dovadola)
Solenne concelebrazione eucaristica presieduta da
S. Em. card. ANGELO COMASTRI
(Dovadola)
Giornata diocesana dei giovani
(Dovadola)
Giornata diocesana del malato
(Dovadola)
Convegno diocesano delle famiglie
CICLO DI INCONTRI CULTURALI PROPOSTI DALLA CONSULTA DIOCESANA PER LA CULTURA
In ricordo di Benedetta: Fede, speranza, scienza ai confini della vita
venerdì 28 febbraio 2014, ore 21
venerdì 14 marzo 2014, ore 21
venerdì 28 marzo 2014, ore 21
venerdì 11 aprile 2014, ore 21
venerdì 9 maggio 2014, ore 21
(Sala Santa Caterina, Forlì)
Alla fine dei giorni: la mente dell’uomo di fronte al dolore e alla speranza
Dott. PIERLUIGI MORESSA (psichiatra e psicoanalista, Forlì)
(Sala Santa Caterina, Forlì)
Il grande silenzio: contro una cultura omertosa del dolore e della morte
Prof. ADRIANO FABRIS (docente all’Università di Pisa)
(Teatro Comunale di Dovadola)
Cure palliative: criteri ispiratori ed esperienze in atto
Dott. MARCO MALTONI (medico primario, Forlì)
Accompagnare la speranza del malato e dei familiari
Prof. LUCIANO SANDRIN (preside dell’Istituto Camillianum, Roma)
(Sala Santa Caterina, Forlì)
Il tempo della sofferenza: una sfida per lo spirito
S.E. Mons. GIULIO FRANCO BRAMBILLA (Vescovo di Novara)
(Cineteatro Sauro Novelli, Forlì)
L’inguaribile voglia di vivere
testimonianze di MARCO MELAZZINI, LILIANA COSI, PAOLA CIMATTI
18 ■ l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76
Il gruppo di Ostuni ci comunica un ricco programma di
iniziative, incentrato sulla pace, e fatto di momenti di
preghiera, di riflessione e di spiritualità incarnata,
espressa in testimonianze, in un recital ed anche in
forme di vicinanza fraterna a persone che vivono in
situazioni di solitudine e di disagio, con l’intento di
mostrare così la grande e concretissima attualità del
messaggio di Benedetta.
Dal Gruppo di Ostuni
degli Amici di Benedetta
ITINERARIO
DI FORMAZIONE E SPIRITUALITÀ
2013-2014
Dopo l’Anno della Fede che ci ha visto in cammino con la Chiesa tutta, e con Benedetta, col suo mondo fatto di
mistero e di luce, di fede, di silenzio e parole, di pace e gioia, eccoci a vivere con Lei un anno per chiedere, accogliere e donare la Pace.
Dai Pensieri di Benedetta:
«La pace e la letizia sono un dono di Dio… la pace è Dio nel cuore… la pace è un dono da chiedere…
tutto è silenzio e pace dove l’anima parla con Dio…».
I NOSTRI INCONTRI
I nostri incontri si tengono presso il Centro residenziale “Il Focolare” di Ostuni e hanno inizio con la celebrazione
eucaristica alle ore 17. (Nei mesi invernali alle ore 16).
mercoledì 9 ottobre 2013
Avvio del nostro anno di formazione, spiritualità ed evangelizzazione
Presentazione del cammino: “Con Benedetta nel segno della Pace”
mercoledì 11 dicembre
Con Benedetta per un Natale di Pace.
Dal messaggio per la Giornata Mondiale 2014
“Fraternità, fondamento e via per la Pace”
mercoledì 13 novembre
24-25-26 gennaio 2014
mercoledì 26 febbraio
mercoledì 26 marzo
mercoledì 30 aprile
mercoledì 4 giugno
Benedetta segno e strumento di Pace nella sua famiglia e con i tanti
Amici che hanno avuto la gioia di incontrarla
Dovadola 1964-2014: “Non muoio ma entro nella vita”
Celebriamo il 50° anniversario col Card. Angelo Comastri,
la famiglia e gli Amici di Benedetta Bianchi Porro
Di ritorno da Dovadola: risonanze e prospettive
Con Benedetta in cammino verso la Pasqua. Recital.
Il Signore continua a chiamare lungo le strade del dolore e dell’amore. Storie e
testimonianze dei nostri giorni.
Uno sguardo al cammino attuato e proposte per il futuro.
PER CELEBRARE IL 50° ANNIVERSARIO DELLA SALITA AL CIELO DI BENEDETTA
• Incontri di fraternità con gli ospiti del Centro residenziale “San Raffaele”
• Proporre Oltre il silenzio alla sezione femminile del Carcere di Lecce
Da Pieve Torina e dall’Alto Maceratese
l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76 ■ 19
La cronaca dell’incontro estivo di un gruppo marchigiano degli Amici di Benedetta è corredata da una lettera di don Italo
Scoccia, che si apre a una nuova chiamata del Signore.
Seguiamo anche noi don Italo con la preghiera, memori che Benedetta visse spesso modifiche ai suoi progetti ed ebbe il
dono di scoprire il senso gioioso e fecondo della sua vita nella fedeltà al Signore.
Pensiamo che questa fedeltà dia il senso ad ogni vocazione.
Domenica 4 agosto 2013 il gruppo degli Amici di Benedetta
dell’alto maceratese, sotto la guida spirituale dei sacerdoti mons.
Nello Tranzocchi e don Italo Scoccia, delle parrocchie di Pieve
Torina l’uno e Ussita e Castel Sant’Angelo sul Nera l’altro, si sono riuniti per celebrare il consueto appuntamento di agosto in occasione della nascita della nostra amata venerabile, in un suggestivo paesino alle falde dei Monti Sibillini, chiamato Gualdo nel
comune di Castel Sant’Angelo sul Nera.
Dopo un momento di convivialità, sotto un pergolato adiacente al ristorante “L’Erborista”, attualmente chiuso per motivi di
malattia dei proprietari, Francesca ci ha introdotto nel “mistero”
di Benedetta leggendo e commentando la sua biografia; l’incontro
è così continuato con delle riflessioni e testimonianze molto intense, toccanti e pregne di fede come quelle di Loredana, Gabriella, Graziella e Federica, seguite infine dalla mia, con la quale ho chiesto di pregare intensamente, affinché il desiderio di un
bambino ucraino, Ruslan e quello della famiglia che vorrebbe
adottarlo si realizzi.
È seguito poi un momento di preghiera, in cui abbiamo unito
alle nostre intenzioni anche quelle dei fratelli che non hanno potuto essere presenti; un pensiero particolare lo abbiamo rivolto al
nostro caro don Italo per la sua partenza nella missione dei Padri
Comboniani. Rossella ha poi guidato il santo rosario con le meditazioni di Benedetta.
LA LETTERA DI DON ITALO
Nel precedente articolo abbiamo parlato del nostro amato
sacerdote don Italo, che in questi anni ci è stato vicino come
guida spirituale e come amico e ci ha seguito nel gruppo
degli amici di Benedetta; così abbiamo piacere di farlo
conoscere anche a voi amici lettori tramite questo articolo,
scritto da lui stesso ai suoi parrocchiani ed amici qualche
giorno dopo la sua partenza per il Portogallo, dove svolgerà
il noviziato presso i missionari comboniani.
Santarém, 14 settembre 2013
Cari parenti e amici, Pace!
Sono in Portogallo per fare l’anno di Noviziato dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù. Se Dio vuole, il prossimo anno farò i voti religiosi e andrò in missione.
Sono convinto di rispondere a una chiamata del Signore alla
vita religiosa e missionaria. Tanti si domandano: «Come mai a
64 anni?». Credo che Dio sia libero di chiamare quando vuole. La
domanda vera è: «… Ma è Dio che mi chiama a questo?». Io credo di sì fin da quando, a 8 anni, feci piangere mamma dicendole
che volevo andare missionario in Africa. A voi non è nuovo il
mio costante desiderio di andare in missione tra i più poveri e ricorderete che vi dicevo: «Se vivo più di mamma, parto per la
missione». Così è.
La missione di portare il Vangelo di Gesù però non è una faccenda individuale, ma è ecclesiale. Gesù disse agli apostoli: «Andate», al plurale. Nessuno va, se non è mandato da una comunità
Foto Amati
INCONTRO AMICI DI BENEDETTA
Dopo queste risonanze, è stata affidata a don Italo la celebrazione della santa Messa nella Chiesa dello stesso paesino, riaperta per l’occasione dopo il restauro e mirabilmente tirata a lucido
dai parrocchiani e fedeli di buona volontà.
A conclusione della giornata eravamo un po’ stanchi, ma felici, perché non è stato solo un momento di relax e convivialità,
bensì una parentesi di altissima spiritualità, con il bene come intento e con la luce dello Spirito Santo all’insegna di Benedetta.
Paola B. e Federica S.
e nessuno va da solo! Per questo non sono potuto partire “di testa
mia”, ho dovuto aspettare che maturasse un “invio” da parte del
vescovo della diocesi a cui appartengo. L’arcivescovo Francesco
G. Brugnaro ha guidato il discernimento della mia vocazione in
dialogo con il padre provinciale dei comboniani italiani quasi subito dopo la morte di mamma. Il dialogo con lettere e incontri ha
avuto un momento forte nell’esperienza africana del Sud Sudan
lo scorso mese di febbraio. Io mi sono trovato bene nella missione di Leer tra i Nuer: non ho avuto alcun problema di salute nonostante il clima rovente di quelle paludi, né ho sofferto per il cibo e le altre abitudini di vita; ho goduto nel vedere come il vangelo è annunciato ai poveri più poveri e mi sono trovato molto
bene nella comunità missionaria dei Comboniani.
Mi piacerebbe tanto donare la mia vita in quella missione o in
una come quella. Il padre provinciale Corrado Masini ha raccolto
il parere dei missionari di Leer, il parere del padre provinciale del
Sud-Sudan, ha sentito il Consiglio Provinciale Italiano dei Comboniani e finalmente ha presentato la mia domanda al Consiglio
Generale, che il 17 giugno scorso mi ha accettato per il Noviziato qui in Portogallo. Il padre Corrado, che è il mio superiore provinciale, in dialogo con l’arcivescovo di Camerino, ha fissato la
data del mio ingresso al Noviziato. Mons. F. G. Brugnaro mi ha
autorizzato a partire per il Noviziato dopo la domenica 18 agosto
e il padre Corrado ha fissato la mia partenza per il 19 agosto. Io
poi ho scelto solamente di partire alle tre del mattino! Vi confesso che la mia partenza è stata “dura”. Più o meno sapete com’era
la mia vita... Solo, senza mamma, oltre alla mia abitazione anche
Continua a pag. 20
20 ■ l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76
la mia vita era insostenibile: non riuscivo a concludere più niente; basta pensare che in due mesi, da quando ho saputo di essere
ammesso al noviziato, ho cominciato a preparare la valigia e non
ci sono riuscito fino all’ora della partenza. Nelly che mi ha aiutato, mio cugino Sandro e qualche altra persona più vicina a me
sanno bene come ho lasciato tutto in modo disastroso. Neppure
sono stato capace di riconsegnare le parrocchie in un modo “responsabile”. Mi vergogno come un “ladro”, ma se avessi ritardato la partenza forse avrei perso il “treno”... della missione.
Dunque il 19 agosto sono arrivato a Oporto e il padre Francesco M. superiore della comunità comboniana di Maia, mi è venuto a prendere all’aeroporto. Sono arrivato a casa quasi a mezzanotte. Mi ha assegnato una bella cameretta e ho potuto riposare
bene. Il giorno dopo oltre ad una calorosa accoglienza di tutta la
comunità, mi hanno dato un’insegnante di Portoghese, la signora
Clotilde, un’insegnante in pensione, volontaria della parrocchia,
che tutti gli anni insegna la lingua ai nuovi missionari che non la
sanno parlare. Per dieci giorni, mattina e sera, ho fatto un corso
intensivo di Portoghese e adesso capisco bene, ma ho ancora molta difficoltà a esprimermi correttamente, per questo seguito a stuContinua da pag. 19
Gioacchina che ci prepara da mangiare, lava e stira. Gli altri servizi della casa: pulizie, lavoro nei campi (quasi 4 ettari con orto,
frutteto, oliveto e pineta) e nei pollai (abbiamo galline, anatre,
oche, tacchini... porcellini d’India...) ecc. li facciamo noi stessi. È
un bell’ambiente con questi giovani pieni di entusiasmo e ricchi
di tante esperienze d’Europa e d’Africa. Oltre alla preghiera e alle istruzioni, c’è lo studio delle regole e dei documenti comboniani, ma anche canto e musica, studio dell’inglese e sport o giochi vari, poi il fine di settimana si va tutti a fare un po’ di servizio pastorale e di animazione nelle parrocchie di Santarém. Non
vi posso dire esattamente che farò io durante l’anno. Abbiamo
fatto una dettagliata programmazione e ci siamo preso ognuno
delle responsabilità, ma nella pratica poi si vedrà. In generale mi
fa pensare che sarà un anno molto ricco e bello. Già siamo stati a
Fatima e ci torneremo spesso, parteciperemo alle attività missionarie della diocesi e all’animazione vocazionale, alla pastorale
giovanile, alle feste dei collaboratori ecc. ecc.
Per me personalmente c’è un programma un po’ più intenso,
perché dovrò fare in un anno ciò che i miei compagni hanno fatto
in due o tre anni di postulandato e che faranno nei due anni di Noviziato. Comunque per me sarà un anno sabbatico di revisione di
Santarém (Portogallo) - Don Italo tra i novizi (in prima fila, il terzo da sinistra)
diare per conto mio anche qui in noviziato. L’ultimo giorno,
1 settembre, ho approfittato del viaggio di due comboniani e sono andato con loro al santuario di Santiago de Compostela e lì ho
pregato per voi per la diocesi, le parrocchie e le comunità, che il
Signore per intercessione di San Giacomo ci faccia tutti apostoli
e missionari del Vangelo del regno.
Il 2 settembre sono arrivato a Santarém in macchina con un
missionario che andava a Lisbona. La casa del Noviziato è molto
bella e accogliente. La comunità è composta di sei missionari
(4 sacerdoti e 2 laici). I novizi siamo dodici (sei di primo anno e
sei di secondo); quelli di secondo anno sono 2 del Mozambico,
3 italiani e 1 spagnolo; quelli di primo anno sono 4 del Mozambico, 1 polacco ed io. Nel Mozambico si parla portoghese, per
questo anch’essi fanno il Noviziato Europeo. C’è la signora
tutta la mia vita, è come fare gli esercizi spirituali di un anno... è
come entrare nel deserto per ascoltare la voce di Dio, come ha fatto Gesù prima di iniziare la predicazione del regno... è come scendere nel buio di una grotta per preparare gli occhi a vedere meglio
la luce delle stelle (come ha fatto san Benedetto a Subiaco). Ho tanto bisogno di una “rettifica” generale e profonda, di una vera “conversione” per essere trasfigurato in un buon missionario comboniano. È una grande sfida e un grande dono di Dio: pregate per me.
Vi sento partecipi della missione che mi sarà affidata. Vado a
nome vostro e se, il Signore permetterà che faccia un po’ di bene,
questo torni a vostro merito. Vi penso sempre, prego per voi, e vi
voglio bene. Questo non ve lo dimenticate, anche se per un po’ di
tempo non userò internet né cellulare. Con affetto.
Italo
Io ballo con Dio
l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76 ■ 21
Ho avuto la possibilità di leggere un libro molto bello, che
descrive la conversione di una giovane donna. È il racconto crudo, caldo e commovente di una ragazzina cresciuta in una famiglia ai margini della società, in un ambiente degradato, con un padre padrone e una madre troppo debole che subisce da lui botte e
parolacce, pur dovendo lavorare come una schiava nel bar ristorante che gestiscono.
La figlia è una bambina piena di problemi, dovuti anche alla
sua balbuzie, derisa e malmenata dai compagni. Terminato l’orario scolastico, deve aiutare la madre nel lavoro e deve spesso trasferirsi da una scuola all’altra, visto che il padre non sopporta di
stare troppo tempo in una città.
La ragazzina cresce aspettando l’amore che possa donarle una
nuova vita e intanto si concede, a chiunque la desideri, anche per
una notte sola. Le sue serate iniziano in discoteca, tra musica assordante e alcol per stordirsi, e finiscono in qualche letto per alzarsi, al mattino, più umiliata e scontenta di prima. La giovane diventa molto bella; i vestiti all’ultima moda e la sua disinvoltura a
ballare sul cubo attirano gli sguardi di tanti su di lei.
di ROBERTA BÖSSMANN
«Si tratta di due esseri che si trovano di fronte, che sono chiamati a fare un tratto di vita insieme e tra i quali deve accadere un
evento importante. Una scintilla di vita sprizzerà dall’uno verso
l’altro: non una vita qualsiasi, ma la vita stessa di Dio, la luce e
la forza del Suo Spirito». Sono parole molto belle e significative
che ci indicano chi è il “testimone” e la centralità della sua figura nella vita del credente.
Mi è subito venuta in mente Benedetta: Don Elios Mori e Nicoletta sono stati per lei i maestri spirituali che le hanno indicato
la “sua strada”. Una strada da percorrere senza movimento, senza
la possibilità di fare alcun passo, in assoluta immobilità. Ma in
quella situazione l’hanno aiutata a essere a sua volta “testimone”
Per Anna, il ballo è il solo modo di sentirsi viva, desiderata.
Comincia a seguire un corso di ballo e arriva anche in TV, quando giunge una crisi profonda, insopportabile, e comincia a capire
che deve farsi aiutare. Il suo parroco le spiega che la danza è il
mezzo che il Signore le ha dato per migliorare se stessa, ma che
la deve usare in altro modo. Non per sedurre e diventare oggetto
di erotismo, ma per dare lode al creatore.
Un po’ alla volta il discorso penetra nel suo cuore e Anna comincia a fare della danza la sua preghiera, «una preghiera soave
che con il movimento del corpo e la dolcezza del volto si rivolge
a Dio e lo ringrazia».
Al termine di un’esibizione, dice ora la protagonista del libro,
«le persone mi ringraziano: “È come se guarissero e si liberassero da qualcosa”».
Anna è divenuta suora. È una persona nuova, conscia della
sua dignità e con il cuore colmo di gratitudine. Ha fondato una
scuola di danza cristiana dove insegna a ogni suo allievo che per
diventare un artista, tra sudore e lacrime, occorre scoprire «quale
Vita ha dato la vita, e che egli stesso può diventare portatore di
vita». Anna Nobili c’è riuscita, e leggere la sua difficile vita ci fa
davvero capire che Dio va incontro a chiunque lo cerchi, anche
senza saperlo.
Ma come ha fatto una giovane ragazza così scombinata a
cambiare radicalmente il suo modo di pensare? Come è riuscita a
fare della sua esistenza un capolavoro in così pochi anni?
A volte vediamo tanti giovani che si aggrovigliano sempre
più nei loro problemi e non riescono a trovare una strada da percorrere.
Anna, in questo, è stata aiutata. Ha capito, innanzitutto, che
da sola non poteva farcela. Ha avuto l’umiltà di riconoscerlo e di
chiedere soccorso. Ha cercato quale possibilità andasse bene per
lei e si è lasciata consigliare da un padre spirituale. Di lui, Anna
scrive: «Il padre spirituale è molto più di un maestro: è lui stesso
l’insegnamento, l’intera sua vita costituisce il messaggio». E conclude con una bellissima affermazione: «La vita desta la vita».
P.A. di Francesco Messina
dell’amore di Dio per tante persone. Hanno saputo riconoscere in
lei la tenerezza di Dio e gliela hanno mostrata «stravolgendola di
gioia». Una gioia che è arrivata sino a noi oggi. Dal cielo Benedetta, e qui con la sua danza Anna, ci aiutino a trovare quella
gioia che troppe volte teniamo seppellita nel nostro cuore, senza
riuscire a liberarci dalle macerie che ci portiamo addosso. Anna e
Benedetta sono riuscite a farlo e vederle danzare davanti ai nostri
occhi riempie di serenità e di gioia i nostri cuori. Grazie!
SUOR ANNA NOBILI, CAROLINA MERCURIO, Io ballo con Dio. La suora
che prega cantando, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2013.
Benedetta in Internet
22 ■ l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76
• Con Internet si
può accedere a
grandi banche di
dati e disporre così
facilmente di intere biblioteche nel
computer, nei tablet, specie di tavolette-computer,
e nei lettori portatili di libri, e cioè nei cosiddetti e-book, reader e persino in
certi telefonini, sia pure con le scomodità di schermi piccoli, che non facilitano la lettura di testi lunghi. E così raccolta di curiosità, di informazioni e la lettura di interi libri sembrano molto più agevoli, senza dover aumentare a dismisura
gli spazi domestici per contenere fisicamente i libri.
L’uso dei dispositivi che abbiamo elencato si diffonde sempre più e non è raro che racconti e romanzi siano ormai accessibili gratuitamente in formato digitale come e-book. Si
dice che spesso tablet e telefonini collegati in rete favoriscano una lettura veloce, ma distratta da messaggi che arrivano
o da un fame continua di nuove informazioni. Resta il fatto
che molte persone con questi strumenti lavorano e che i
tempi morti, per esempio durante i trasferimenti nei mezzi
pubblici, possono essere usati proprio anche per leggere un
libro o un articolo che interessa. Per questo anche l’informazione religiosa in vario modo profitta di questi mezzi.
Gherardo delle Notti, Adorazione del Bambino
a cura di Gianfranco A.
C’è chi manda messaggini al telefonino con un versetto
evangelico oppure invia per posta elettronica le letture liturgiche del giorno o pubblica invece sussidi di vario tipo e libri anche in forma di e-book.
I risultati possono essere vari. Una parola che arriva sul telefonino di un ammalato può essere motivo di sollievo, ed
anche libri leggibili sulla “tavoletta” possono essere strumenti di meditazione e di sollievo. Abbiamo visto un insegnante di matematica molto interessato a leggersi sul tablet
una voluminosa biografia di carattere religioso, un e-book
da un bestseller di centinaia di pagine in formato cartaceo.
Con questa realtà che presenta chiaroscuri molto interessanti dobbiamo confrontarci e interagire.
Pensiamo che anche per Benedetta computer, tablet ed ebook reader possano essere veicoli per farla conoscere, con
qualche opuscolo e libro. Speriamo di sorprendervi presto
con qualche e-book. A proposito di e-book, non è vero che
questi libri letti sulla tavoletta facciano sempre risparmiare
spazio. Capita spesso che tali testi, se piacciono, vengano
poi anche comperati in formato cartaceo per rileggerli o per
regalarli. Come dire che i libri elettronici non distruggono
quelli stampati.
• È in fase avanzata la revisione del nostro sito www.benedetta.it
che entro gennaio 2014 dovrebbe apparire in veste nuova,
anche in versione inglese, per consentire una più diffusa conoscenza di Benedetta. Diteci cosa ne pensate.
Buon
Natale
Amiche e Amici,
con un caro augurio
che in questi giorni
di Festa
sappiamo
«incontrare
quel Dio
che ha scelto
di non essere
soltanto con noi,
ma di essere
uno di noi» e
sappiamo procedere,
nel Nuovo Anno,
«verso l’evento
che sta
alla sua radice,
verso l’incontro
d’amore e di vita
con Dio
e con il fratello».
(G. Ravasi)
La mia vita accanto a Benedetta
l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76 ■ 23
che non conoscevo, il quale mi
dice: è vero che nel nostro
gruppo c’è un prete? Altra mia
risposta evasiva: un po’ l’ho
sentito dire, ma non so bene. Il
30 agosto (movimentato quell’agosto) venne a Dovadola il
cardinale Ferdinando Antonelli, il quale era stato Segretario
della Congregazione dei Santi
ed aveva iniziato le procedure
della Causa di Benedetta. Anna
lo condusse anche a Marzano.
Egli fu il primo dei cardinali
venuti da Benedetta.
Per molti anni si è fatta a
Dovadola la Giornata dell’Am-
voce) praticare quell’igiene
orale tanto raccomandata e tanto praticata fin dalla tenera età.
Ora invece, proprio l’11 gennaio, si è fratturato un ginocchio, in maniera quantomeno
strana. Era a piedi in paese nella via Matteotti. Ad un certo
punto ha cominciato ad andare
svelto, stando in posizione inclinata in avanti e si è accorto
di non potersi fermare. È andato a sbattere contro un muro,
battendo fortemente il ginocchio, fino a procurarsi la frattura della rotula. Il medico ha
poi spiegato che questo può
malato, promossa da Vasco
Schiumarini, dovadolese portatore di handicap, eccellente organizzatore. I malati venivano
volentieri vicino a Benedetta
ad attingere da lei il forte
esempio.
Il 25 ottobre in visita a Benedetta venne il cardinale Silvio Oddi, il quale si trovava a
Forlì.
avvenire quando uno si trova a
rincorrere la propria ombra.
Fatto sta che è stato ricoverato,
e poi operato chirurgicamente.
Un’altra diversa particolarità. Da alcuni anni si era iniziato a celebrare la S. Messa
festiva nella chiesina privata
della famiglia Bandini del Casone, località a circa due Km
verso Rocca S.C. già abitata da
diverse famiglie. Era possibile
farlo per la disponibilità dell’anziano parroco di S. Rufillo,
parrocchia di campagna situata
proprio dall’altra parte del fiume nella stessa località. Quella
domenica (era il 17 gennaio)
succede che il sacerdote don
Antonio Zauli aveva dimenti-
Foto Amati
1981. Subito dopo [il viaggio a Ostuni; N.d.R.] sempre in
agosto, un viaggio turistico mi
portò a Leningrado e a Mosca.
Erano ancora i tempi del regime sovietico, quindi io dovevo
viaggiare in incognito. Riuscii
a celebrare la Messa tre volte:
il 9 di agosto nella camera dell’Hotel a Leningrado (mi ero
portato tutto il necessario compresa una bottiglietta di vino),
poi il 15 a Mosca ancora in Hotel, infine la domenica 16 mi
recai con mio fratello e mia
cognata nell’unica chiesa cattolica aperta al culto, la chiesa
di San Luigi. La guida mi diede l’indirizzo, lo passai al taxista (il quale sbirciò bene chi
dei tre potesse essere il prete).
Lì trovammo la chiesa quasi
piena di persone, che capimmo
essere più che altro addetti alle
ambasciate di provenienza cattolica. Dissi la Messa in latino
in un altare laterale. La sbirciata del taxista, forse fu comunicata a qualcuno, perché al momento di verificare i documenti all’aeroporto per il ritorno,
l’addetto mi trattenne parecchio, cercando di guardare davanti e dietro mediante gli
specchi che vi erano.
La cosa più curiosa fu quando eravamo in pullman nella
visita alla città. La guida (una
donna moscovita) propose di
cantare le canzoni italiane. Io
cercai di contribuire nel canto.
Sentendo così, mi chiamò davanti a sostenere un po’ di più
il gruppo. Poi mi fa: cantate
Bandiera rossa. Io cercai di
schermirmi dicendo: non ricordo bene le parole, e volevo
sottrarmi a questa proposta.
Voltandomi verso il gruppo, vidi un mio amico che minacciava con la mano, come a dire:
non farai mica questo! Meno
male che intanto eravamo arrivati all’albergo. Un’altra volta,
sempre nel pullman, mi trovai
vicino ad uno della comitiva
1982. Questo nuovo anno si
è presentato subito con un problema nuovo riguardo a mio
padre. Nei suoi 78 anni di vita
non aveva mai avuto problemi
di salute, mai stato in ospedale,
aveva perfino conservato tutti i
denti anche senza (detto sotto-
(parte IX)
di don ALFEO COSTA
cato ostie e particole, ma di
questo si accorse solo al momento dell’offertorio. Come e
cosa fare? Sospende la Messa
per il tempo che uno dei presenti possa venire a Dovadola
a fornirsi di quello che mancava, così dopo quella ventina di
minuti, si poté continuare la
celebrazione: Messa in due
tempi.
L’accenno a don Zauli mi dà
occasione per descrivere questo sacerdote molto particolare.
Presente nella parrocchia di
San Rufillo dal 1948, (succedendo ad un sacerdote più famoso il dantista don Pompeo
Nadiani che si definiva: sacerdote più di Dante che di Dio),
aveva una sua filosofia sia per
la pastorale, sia per la vita pratica. Una persona veramente
geniale, capace di riuscita in
tutti gli aspetti. La parrocchia
così piccola non consentiva
una vera pastoralità! E lui si è
dedicato anzitutto al lavoro di
maglieria, procurando occupazione a tante donne del paese
(facevano i guanti), poi all’agricoltura, coltivando direttamente i poderi della chiesa.
Perfino all’allevamento dei suini (aveva costruito un capannone con dentro cento scrofe
da riproduzione e una quantità
enorme di maiali, verso i quali
si prodigava personalmente
anche come veterinario). Un
giovedì di maggio (a quel tempo era festivo per l’Ascensione)
don Antonio stava accudendo
ai suoi molti suini, portando
manualmente due grandi secchi di mangime, quando si vide
davanti due parrocchiane in
abito da festa (lui invece era
abbigliato da… scaricatore).
Domanda: come mai siete
qua? Risposta: saremmo venute a Messa. D. Antonio: ma, è
vero che oggi è l’Ascensione!
Ma facciamo così: scommetto
che voi a casa avete qualcosa
Continua a pag. 24
24 ■ l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76
da fare, io come vedete sono
molto indaffarato, venite domenica che facciamo per bene.
Così risolse la sua pastorale di
quel giorno. Quando poi gli affari suinicoli non erano più allettanti, cambiò totalmente argomento e passò alla viticoltura. Produceva, sempre direttamente, vino che fece perfino
etichettare con DOC vino del
prete. E sempre direttamente lo
vendeva in giro per la Romagna e oltre, facendo il rappresentante di se stesso. Non posso tralasciare il don Antonio turista. Si gloriava di aver visitato tutto il mondo, e in vecchiaia stava fermo solo perché
non sapeva più dove andare.
Nei tempi duri del comunismo era stato in URSS, in Cina,
ecc. Fu in Israele nel 1964
quando vi andò Paolo VI. Un
anno (era la settimana santa) io
cercavo la collaborazione dei
miei confratelli viciniori, e telefonavo in continuazione a San
Rufillo, ma non ricevevo risposta. Passata la Pasqua, quando
finalmente incontro don Antonio, dico: ma dov’era in questi
giorni, mentre io lo cercavo?
Risposta: il giorno di Pasqua
ero a Teheran. Le particolari
curiosità riguardo al pievano
don Antonio sono tante. Un’altra me ne rammento. Nella sua
piccola parrocchia era solito fare la festa di San Vincenzo Ferreri il lunedì di Pasqua. Un anno invitò a questa festa l’arcivescovo di Ravenna Mons. Salvatore Baldassarri, faentino, noto a noi come nostro insegnante
di teologia a Faenza. Invitò anche me perché assistessi l’arcivescovo nella liturgia.
Era una giornata grigia e
piovosa. Andiamo all’altare,
ma non si vedeva quasi nulla,
perché le finestre sono scarse e
perché non aveva ancora fatto
arrivare in chiesa la luce elettrica. E allora cercai di rimediare con una candela vicino al
libro. Don Antonio poi era anche un provetto organista e
dietro l’altare c’era un antico
armonium a pedali… ContemContinua da pag. 23
poraneamente lui svolgeva questi ruoli: cerimoniere, organista
e cuoco. Infatti, finito il breve
canto, correva nella vicina cucina a seguire i fornelli; tornava per rafforzare le risposte liturgiche delle poche persone,
poi ancora in cucina, addirittura di là allungava le risposte.
Era una comica! Ma a tavola
faceva passare vivande ben fatte e gustose. Era un anfitrione
buffo: passava velocemente le
vivande per un secondo giro
(non lo fece quella volta col
vescovo, ma altre volte sì) e diceva: vero che non ne volete
più? Meglio, così ne rimango
per dopo. La caratteristica però
che più gli fa onore è quella
della generosità, generosità di
denaro (di cui era ben dotato).
quell’anno venne ad abitare a
Dovadola un grande appassionato di Benedetta: Alessandro
Riva. Bresciano emigrato in
Svezia, al momento della pensione volle rientrare in Italia,
ed avendo conosciuto la storia
di Benedetta ne rimase tanto
avvinto che pensò di scegliere
Dovadola come dimora. Mi
confidò che una sera (a Stoccolma) terminato il Rosario,
Benedetta, quasi con voce diretta gli disse: chiedi l’appartamento a mia madre. Cosa
che egli fece e che lei gli diede. Così venne ad abitare nella
casa e nella stessa stanza dove
Benedetta era nata. Per lui fu
toccare il cielo col dito.
Quell’anno i miei collaboratori si misero in mente di voler
Se si trovava nelle circostanze
che lo esaltavano (vedi i bambini poveri in Africa, i conventi in miseria in America Latina…) profondeva veramente i
milioni (di lire allora).
La prima annotazione riguardo a Benedetta fu la commemorazione fatta nel pomeriggio del 30 maggio alla Badia con la partecipazione di
Mons. Sergio Scaccini, vice
postulatore della Causa di Benedetta. L’annotazione nella
mia agenda dice: un centinaio
di persone, ma considerate poche da Anna Cappelli. Solo che
nella stessa giornata, al mattino, avevamo fatto la cresima di
ventuno ragazzi e a quel punto
c’erano state tante persone. In
celebrare la Festa Triennale
della Madonna delle Lacrime
in modo più solenne che mai.
Allora tanti progetti e preparativi. Un programma veramente
nutrito. Prima una piccola peregrinatio dell’Immagine in tre
diversi luoghi della parrocchia,
poi nella settimana ogni sera
un programma ricreativo.
La cosa aveva un sapore un
po’ troppo laico e dovetti fare
del mio meglio per ritagliare
un’oretta per la parte religiosa
serale. Nei tre giorni (triduo)
della settimana volli fare questo esperimento: dedicare la
Messa ai defunti degli ultimi
tre anni; perciò leggemmo ogni
sera una trentina di nomi. Ma
la cosa non ebbe nei fedeli il
risultato che pensavo, perciò
non l’ho più ripetuto. Una serata la dedicammo ad un incontro con Anna Cappelli per
parlare di Benedetta, perché
anche a Dovadola ce n’era bisogno. Ad onorare la festa invitammo nientemeno che il
card. Ferdinando Antonelli,
che già era venuto l’anno precedente. Quella volta lo accompagnò da Roma P. Andrea
Mercatali, francescano: con lui
ci conoscevamo da ragazzi
perché anch’egli era nativo di
Predappio. Arrivarono il sabato
sera, alloggiarono in canonica;
io gli diedi la mia camera da
letto, poi un’altra per il Padre e
una per l’autista. Io mi ritirai
in mansarda. Ricordo l’emozione di mia madre ad avere
ospite nostro un cardinale. Fu
una festa veramente riuscita
bene.
Nel pomeriggio, prima della
processione, tre paracadutisti
scesero proprio vicino alla Badia e recarono omaggi alla Madonna, precedentemente consegnati. Durante la processione
un aereo passava a bassa quota
lanciando volantini con frasi
mariane sulle persone. Un pallone aerostatico fu fatto volare
nei pressi della canonica a fine
Messa. In serata uno spettacolo
pirotecnico.
Per diversi mesi di quell’anno ci fu la deviazione del traffico della statale a motivo della costruzione del tunnel sotto
il castello, tutto sulla via Guidoguerra. Per la processione
chiedemmo alla signora Vittoria Cabiati proprietaria della
Villa Badia di poter usufruire
del passaggio della fattoria
verso la statale, ma lei non lo
concesse!
Nel novembre andammo
nella chiesa di San Martino in
Avello a prelevare le campane
(la grande è datata 1338) e
il crocifisso ottocentesco a
grandezza naturale, bellissimo,
in carta pesta, opera dell’artista faentino Graziani, che abbiamo collocato sull’altare della Badia.
(continua)
Set cinematografico a Dovadola
l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76 ■ 25
Grazie a Marino Conficoni, possiamo mostrare in anteprima
ai nostri lettori alcune immagini scattate da lui a Dovadola
durante le riprese del film su Benedetta.
Monica, la protagonista del film, in seguito ad un’avaria della sua automobile è costretta a fermarsi a Dovadola. Mentre
attende che il meccanico la ripari, si mette a girovagare per
il paese e comincia a leggere alcune lettere di Benedetta che
le vengono offerte. Affascinata dalla lettura, Monica decide
di visitare i luoghi di questa giovane.
Monica è interpretata dall’attrice Ancilla Oggioni. Gli altri
personaggi sono stati selezionati tra gli abitanti di Dovadola. Il regista, incaricato dalla diocesi di Forlì-Bertinoro, è
Franco Palmieri.
onica
L’arrivo di M
Sosta
davanti
al Museo
di Benedetta
Consigli di regia
Testimonianze
26 ■ l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76
Interessanti riferimenti a Benedetta si scoprono in alcune lettere
inviate a Gabriele Bianchi Porro.
2 marzo 2011
[…] non sai che grazia mi hai fatto inviandomi quei due libri su tua sorella. Purtroppo, chi Dio ha scelto vive, mediamente, in un mondo che non parla la sua lingua. Benedetta dal suo
tempo mi ha parlato e la mia anima ha trovato conforto.
Ludovica
Milano, 28 giugno 2013
[…] la ringrazio per le pubblicazioni che mi ha inviato relative a Sua sorella Benedetta che, nella sua vita, ha dimostrato
una fede, forza d’animo e coraggio eccezionali.
Mi rivolgo alla Venerabile Benedetta utilizzando la bellissima preghiera riportata nel volumetto. […]
Silvia d’A.
Un ricordo di Benedetta
Sirmione, 26 marzo 2013
Ho ricordato
la sera lontana
nella quale accompagnai
padre David Turoldo
dalla canonica sirmionese,
dove avevamo parlato
di Benedetta,
fino all’albergo
vicino al castello
in cui egli alloggiava.
Pioveva a dirotto
ed io tenevo il religioso
sotto un ombrello
che ci riparava a stento.
Molto tempo è trascorso
dalla sera inclemente,
ma credo ancora
di udire
quella voce profonda
ed il rumore dei passi
sui ciottoli ineguali
della via.
Mario Arduino
Al termine della S. Messa, il 23 di ogni mese, a partire da agosto
2013, si può ascoltare una testimonianza su Benedetta nella
chiesa parrocchiale di Sirmione. È una lodevole iniziativa, presa
dal parroco don Evelino Dal Bon, in relazione al prossimo
50º anno della nascita al cielo di Benedetta.
Riportiamo qualche passo significativo delle prime due testimonianze, con le necessarie corrispondenze agli scritti di Benedetta.
Cara mamma,
non ti scrivo mai e dovrei, invece, scriverti spesso per darti
il resoconto! Com’è andato il viaggio? E come stanno a Milano
tutti? […]
Quanto a me sto come sempre, ma da quando so che c’è Chi
mi guarda lottare cerco di farmi forte: com’è bello così!! Mammina, io credo all’Amore disceso dal Cielo, a Gesù Cristo e alla Sua
«Croce gloriosa» (S. Teresa del B.G.)!! Sì io credo all’Amore!
Ora devo lasciarti (capisci la mia scrittura? scusami!) saluta
tutti e ricevi saluti da tutti (se fossero qui e sapessero che ti scrivo,
mi direbbero di salutarti), ti abbraccio in attesa di rivederti sabato.
Benedetta
***
In agosto ha parlato Teophile Amessiamekpo, originario del
Togo, che ha colto alcune suggestioni mistiche particolari commentando la succitata lettera che Benedetta scrive alla mamma il
28 febbraio 1961. Il senso della testimonianza è contenuto già
nelle prime battute.
«Io mi sono chiesto: perché la lettera comincia con “cara”,
riferita alla mamma, e finisce con sabato, proprio dopo che ha
parlato di Gesù Cristo? Perché vorrebbe rivedere la sua mamma il sabato e non un altro giorno della settimana? Per noi cristiani, sabato è il giorno in cui finisce il dolore, il giorno in cui la
morte fu vinta per sempre. L’appuntamento con la mamma è dato proprio quel giorno. Perché non la domenica o piuttosto un
altro giorno della settimana? Sicuramente, non avrebbe alcun
valore per Benedetta che scrive. Tutti i giorni della settimana
scandiscono un tempo di Dio, ma ciascuno, come le note della
musica, ha la sua particolarità. Rivedere la mamma il sabato ha
più rilevanza, ha più senso e valore per Lei e per l’incontro stesso. Più che l’incontro, è piuttosto il tempo legato alla Croce. Gesù è stato tolto dalla Croce, proprio quel giorno di Sabato, il
giorno in cui la notte ha ceduto alla luce per sempre.
Questo sabato glorioso che precede la domenica, è il giorno
che conosciamo come il giorno la cui notte ha dato nascita alla
Chiesa, alla speranza, alla vita. Questo è il sabato di Benedetta.
Testimonianze
l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76 ■ 27
Theophile giunge a questa conclusione, con alcuni passaggi,
di cui cerchiamo di cogliere il senso complessivo.
«Quanto a me sto come sempre», induce Teophile a dire:
«Benedetta non vuole chiudersi a dare una qualifica al suo stato di essere. Non vuole fare sapere a nessuno se “sta bene” oppure “sta male”, “sto ‘semplicemente’ come sempre”. Non è
cambiato nulla del suo essere. Non è migliorato nulla e non è
peggiorato nulla. È semplicemente e basta».
E aggiunge: «Mi viene in mente nella liturgia quando noi diciamo che Dio “è per sempre”. Il sempre indica prima di tutto
un tempo infinito, indica un non mutamento nel tempo. Non è
un’inamovibilità, ma una non trasformazione nel/del tempo.
Questa divina eternità è vicina a Benedetta e la guarda lottare e le dà forza. Benedetta sente questa presenza nell’Amore di
Dio, in Gesù e nella sua croce gloriosa. Per questo anche l’abbraccio di Benedetta alla mamma nell’attesa di rivederla sabato,
è collegato al sabato santo: «Sì, io credo all’Amore». L’espressione indica alla mamma da dove nascono la sua fede e il suo
credo: “all’Amore” – scrive. Per Benedetta, l’Amore è Dio. […]
Quando in questa lettera, ha scritto... “sì io credo all’Amore” aveva praticamente finita la lettera. Ma ha voluto incorniciarla con il “rivederti il sabato” che dava un senso teologico
di rivelazione al segreto della sua lettera. [...]
Oggi, siamo tutti abbracciati da Lei. Benedetta ci stringe
tutti a sé e ci dà appuntamento al Sabato come a sua mamma,
al giorno della rivincita del bene sul male, al giorno la cui notte ha generato la vita per sempre. Lei non comunica in questa
lettera, la sua agonia, ma il suo sabato. Benedetta non ci comunica il suo calvario, ma la sua tomba vuota, non ci comunica iI
suo supplizio o la sua sofferenza, ma il glorioso incontro con
l’amore. Benedetta vuole dire a ciascuno di noi: «incontriamoci
con l’Amore, ci rivediamo il sabato, già questa notte, spunterà
all’orizzonte domenica, il giorno del Signore. Vi abbraccio tutti
nell’attesa di “rivedervi il sabato”. La notte è lunga, ma già è
sabato, nessuno si preoccupi, che domani sarà domenica, la Pasqua del Risorto».
***
Il secondo incontro è stato tenuto il 23 settembre da Mario Mario, si chiama proprio così, un insegnante, ora in pensione, che
medita su alcune lettere inviate da Benedetta al fratello Leonida,
contenute in Siate nella gioia. Riportiamo alcuni passi della testimonianza di Mario, con un brano della lettera di Benedetta
dell’8 ottobre 1960.
Caro Leonida,
[…] La morte è la punizione divina per il peccato originale:
è naturale che il suo pensiero ci sgomenti. Devo spiegarti perciò
la mia risposta e la mia tranquillità.
Anch’io ho paura della morte, ma penso, anche lasciando
stare quello che ci attenderà dopo, che il Signore certo non mi
abbandonerà in quel momento. E aspetto con fiducia.
Questo è quello che penso fermamente e non stavo serena se
non te lo scrivevo. […]
Benedetta
[…] Leonida, fisicamente grande e robusto, ha un nome che
ci rappresenta bene il suo carattere forte: solo Benedetta, con la
sua dolcezza di sorella buona ed affettuosa, è riuscita a mettere
pace tra lui ed i suoi genitori dopo un dissidio che capita in
ogni famiglia. Benedetta, minore di sei anni, gracile e malata,
aveva d’altra parte un forte legame con lui basato sull’amicizia
e sul vero amore fraterno: quando egli la sera tornava dall’università era lei che lo aspettava fino a tardi, che gli preparava la
cena, che gli puliva addirittura le scarpe.
Leonida ricambiava questo affetto con vera stima: non stupisce quindi che abbia ascoltato proprio questa sua sorella minore per accettare di riavvicinarsi ai suoi genitori con grande
umiltà.
Probabilmente solo Benedetta poteva ottenere questo bel risultato: nelle lettere si vede tutto il suo grande amore non solo
per Leonida, ma anche per sua moglie Laura e soprattutto per
la loro bambina Barbara. È il vero amore che conquista e che
compie miracoli.
[…] Leggendo queste lettere, sono stato colpito da un particolare: Benedetta, si sa, ha sempre avuto gravi problemi di salute che l’hanno portata alla morte in giovane età, ma lei non
ne parla mai e scrive agli altri come se fosse la persona più sana del mondo, sempre interessata a conoscere piuttosto i loro
problemi di salute.
Mario ricorda infine l’atteggiamento di Benedetta sulla
morte, nella lettera già citata.
Con questa lettera Benedetta, […] ci tiene a precisare al
fratello cosa pensa esattamente su questo scottante argomento:
la morte, spiega, ci sgomenta perché è una punizione divina per
il peccato originale, afferma con umiltà d’averne anche lei paura ma, lasciando stare quello che ci attende dopo, l’aspetta con
fiducia abbandonata al Signore.
È questa la spiegazione più serena di una persona veramente
buona in intima unione con il Signore che, sono sincero, ha molto tranquillizzato anche me terribilmente pauroso della morte.
Vorrei concludere dando rilievo ad un aspetto raramente
preso in considerazione: leggendo le lettere di Benedetta si prova serenità, pace, una vera tranquillità dell’anima, anche perché sono scritte con un linguaggio semplice che arriva direttamente al cuore. Le lettere di Benedetta sono così belle, anche
linguisticamente, che possono benissimo essere paragonate ad
una bella pagina dei Promessi Sposi.
Mario Mario
7 agosto 2013
Questi giorni, per chi in qualunque modo abbia conosciuto
Benedetta, sono giorni di Grazia. So che domenica 4 avete ricordato in anticipo il compleanno di Benedetta, l’anniversario
della sua nascita su questa terra e anch’io, nella Messa, mi sono unito a voi nel rendimento di grazie.
Ora però si avvicinano i due compleanni di Benedetta:
quello umano l’8 agosto; quello cristiano il 13 agosto. In questo
Anno della Fede vorrei perciò farmi esplicitamente presente accanto a voi, ricordando questi anniversari, e soprattutto ricordando Benedetta, che tanta parte ha avuto ed ha nel mio cammino di fede. Vi chiedo di ricordarmi nella preghiera nelle celebrazioni di questi giorni, in particolare durante la recita del
Credo. Preghiamo insieme perché gli anniversari che ricordiamo annualmente di Benedetta possano presto sfociare nella sua
memoria liturgica, con il riconoscimento della sua santità da
parte della Chiesa.
In comunione di preghiera
Marco Bolli
Testimonianze
28 ■ l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76
Isola Della Scala, agosto 2013
Cara Lucia,
il 5 agosto ti ho cercato al solito telefono di Dovadola, per
avere notizie sull’anniversario della nascita di Benedetta: mi ha
risposto don Costa e così ho saputo che non tornerai più quassù. Ho provato un vero dispiacere, per te e per me, perché tu mi
ricordavi ancora il mondo che gravitava attorno a Benedetta
negli anni tra il 1987 e il 1993.
Gli anni in cui sono stati iniziati e terminati i lavori nel Palazzo che doveva diventare la sede della “Fondazione Benedetta Bianchi Porro”.
Ricordi quanta gente nel giorno dell’inaugurazione? E la felicità di Anna e nostra?
Già allora si rifletteva sul “dopo Anna”; ma lei diceva: ci
penserà Benedetta. E Benedetta ha scelto bene le persone idonee e molto capaci per far funzionare tutto; e ha chiamato anche la sorella Emanuela! Penso tu sia molto contenta di ciò.
Per il tuo lunghissimo, fedele servizio alla sua causa certamente Benedetta preparerà per te una larga ricompensa.
Ora è giusto che qualcuno abbia cura di te, come tu hai
avuto cura di tante persone. Ricordo con riconoscenza che
quando venivo da voi in via Pedriali a Forlì – per dare una mano in lavori – dattiloscritti o altro – tu mi hai sempre trattato
con grande riguardo e simpatia. Ti mettevi al servizio degli
ospiti, fosse uno o fossero ventuno, perché sentivi di servire la
causa di Benedetta.
Mi dispiace di non poterti più sentire per telefono. Ti ringrazio di avermi raccontato, in amicizia, della malattia di Anna
e dell’epilogo doloroso; dei vostri pianti insieme a delle deboli
speranze.
Ti auguro di passare in serenità tutto il tempo che il Signore vorrà concederti.
Ancora grazie di tutto.
Ciao!
Con affetto
Franca F.
Piana di Monte Verna, 2 febbraio 2011
Gent.ma sig.ra Mara,
sento il bisogno di scriverle, perché voglio ringraziare Benedetta
ed Anna per essermi amiche e, ora, più che mai. Conobbi la storia di
Benedetta da una rivista nel ’73, quando frequentavo il IV ginnasio e
divenni amica di Anna, che incontrai a Forlì anni dopo. Dal lontano ’73, Benedetta ed Anna hanno fatto parte della mia vita; Il Volto
della Speranza viene ovunque io vado e le tantissime lettere di Anna
sono tutte gelosamente conservate. Vivo a Piana di Monte Verna, un
piccolo paese della provincia di Caserta, ove esercito la professione di
medico da tantissimi anni. Sono sposata, senza figli... ma ho due stupendi nipoti, Albino e Bernardino, figli di mia sorella che amo più di
me stessa e che ho sempre affidato a Benedetta. Il 9 agosto del 2009,
Bernardino (Dino per tutti) è stato vittima di un bruttissimo incidente
stradale ed ha riportato un grave trauma cranico, epatico etc. La mia
vita e quella della mia famiglia si sono distrutte; ci siamo trovati a Roma, lontani da casa... disperati. Mio nipote Albino, continuava a ripetermi di pregare Benedetta. La situazione era drammatica: Dino era
gravissimo e mia sorella era ormai ospite abituale del Pronto Soccorso del Bambino Gesù di Roma. La mia fede era grande... in cuor mio
aspettavo un segno (“Per quelli che credono tutto è segno”). Finalmente, una telefonata da casa mi avvertiva che era arrivata una lettera dell’Associazione e mi veniva ricordato che il 9 agosto c’era stata
la celebrazione della nascita di Benedetta e della morte di Anna. Sì,
per me era un segno: Benedetta ed Anna lo avevano aiutato e non me
lo avrebbero certamente abbandonato. Ci sono state mille complicazioni, ma dal coma Dino è passato ad uno stato vegetativo e poi, a poco a poco, c’è stato il risveglio... certamente, con i tanti problemi relativi alla motilità, all’equilibrio e alla parola... ma, comunque, c’è
stato il risveglio.
Dopo lunghi sette difficili mesi siamo rientrati a casa. Attualmente Dino sta ancora facendo fisioterapia e logopedia e sta lottando con
problemi renali subentrati da poco, che hanno richiesto e richiederanno ancora svariati interventi. Nella situazione delicata e difficile, questi ultimi eventi non ci volevano..., ma io e mia sorella Angela abbiamo fede in Benedetta e speriamo che tutto vada per il meglio e finalmente con Albino e Dino possiamo venire a Dovadola, a pregare sulla
tomba della nostra cara Amica. Mi scuso per essermi tanto dilungata,
ma ho sentito il bisogno di aprirle il mio cuore così come facevo con
Anna. Grazie!
Con l’augurio di vedere al più presto la Beatificazione di Benedetta, saluto caramente lei e tutti gli Amici, confidando in una speciale preghiera.
Maria Carmela Castellano
***
Tu sei luce, Signore, che tutto illumina.
BENEDETTA
Piana di Monte Verna, 3 settemebre 2013
Carissima Emanuela,
sono trascorsi altri due anni dalla lettera di mia sorella a Mara...
Dino continua a lottare e a migliorare: ha conseguito la licenza scientifica ed ora lavora come collaboratore nell’ambulatorio di mia sorella. È un miracolo vivente (come da neurologa afferma mia sorella)...
un miracolo a cui hanno concorso tutti coloro che occupano la “Rosa
Celeste”, a cui non solo noi, ma un intero paese e la comunità salesiana, di cui faceva parte mio figlio, si è rivolta. Per me e per mia sorella, comunque, il primum movens è stata Benedetta che ha pregato
la nostra Mamma celeste ad intercedere presso suo Figlio... Ed è proprio mentre iniziava a Dovadola la funzione di Benedetta e Anna (che
nel 2009 si è tenuta il 9 agosto) che Dino, dopo aver vagato per piccoli ospedali, arrivava finalmente al “Bambino Gesù“ di Roma per
Testimonianze
l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76 ■ 29
poi, l’8 marzo 2010 (data in cui ci sono sempre manifestazioni per ricordare Benedetta), ritornare dal centro di neuroriabilitazione a casa.
Non c’è giorno in cui non ringraziamo Benedetta, le siamo grate ed
attendiamo ancora che ci sia la completa guarigione. Grande gioia da
parte nostra è poter dire apertamente a tutti che Benedetta ed Anna
hanno pregato per non portarci via il nostro amato Dino.
Grazie!
Angela Castellano
Riceviamo una toccante testimonianza da Simona D. S., corredata anche dall’introduzione di una sua autobiografia di prossima pubblicazione. Simona troverà in questo numero alcune indicazioni sulle celebrazioni per il 50º dies natalis di Benedetta.
Crema, 16 ottobre 2013
Mi chiamo Simona, ho 42 anni ed insegno Lettere al Liceo
Artistico di Crema.
Con mia grande gioia ho appreso la notizia, data dal giornale “Avvenire”, domenica 13 ottobre a p. 25, del film documentario sulla vita della giovane Benedetta Bianchi Porro.
Conosco bene la Venerabile, per averne letto e meditato le
lettere, dalle quali ho attinto, quando ero adolescente, tanta forza e coraggio per poter portare con letizia soprannaturale la
mia esperienza di sofferenza, una malattia genetica invalidante
chiamata Epidermolisi Bollosa Distrofica (consistente in piaghe
da decubito in tutto il corpo ed anche agli organi interni).
Consapevole che “il caso non esiste”, come amava ripetere
la cara Benedetta, anche io ho imparato a leggere nella mia esistenza i segni della presenza di Dio, che lungi dall’essere lontano ed inaccessibile, si rende continuamente vicino e presente
agli uomini che non si stancano di cercarLo con tutto il cuore.
A Benedetta ho dedicato il capitolo conclusivo della mia tesi di Magistero in Scienze Religiose sul valore salvifico del dolore, intitolato “Non domandate a Dio il perché”, conseguita
nel 2000, e proprio a metà novembre 2013 uscirà il libro autobiografico Le impronte di Dio sulla sabbia della mia vita, contenente i miei scritti spirituali e la mia esistenza riletta alla luce dell’incontro con la Venerabile, che già, quando ero ancora
in grembo a mia madre, si fece conoscere, lei per prima (mia
madre trovò in biblioteca il diario di Benedetta mentre era incinta di me e mi ha sempre raccontato di aver avuto come un intimo presentimento che io non sarei nata sana, come di fatto poi
avvenne).
Sarei immensamente felice di poter partecipare ai festeggiamenti dei 50 anni dalla morte della cara Benedetta: per me lei
è la più cara tra le amiche, la migliore tra i Santi del cielo che
Dio potesse donarmi di incontrare!
Sono consapevole della forte testimonianza che Benedetta
può offrire ai giovani d’oggi, bisognosi di punti sicuri di riferimento: quale miglior modello dei Santi?
Spesso tengo anche io testimonianze in oratori e nelle scuole sulla mia esperienza di sofferenza riletta alla luce di Dio. […]
Nel salutarvi con affetto chiedo, se possibile, di ricevere
l’immaginetta per chiedere a Dio la beatificazione di Benedetta!
Deo omnis gloria.
Simona D. S.
L’amico Mario D. M. ci segnala la seguente testimonianza.
Gallarate, 22 ottobre
Conoscevo già Benedetta Bianchi Porro e più volte ho avuto occasione, nelle mie prediche e in confessionale, di parlarne
e di additarla come esempio di fortezza nel dolore.
Ne diffonderò la conoscenza.
P. Eugenio T.
Da Terre lontane
Dal Canada
18 luglio 2013
Gentile don Alfeo,
vorremmo ringraziarLa per averci mostrato la camera di
Benedetta, e anche la Fondazione. La sua generosità ci ha aiutato ad apprezzare ancora di più la fede coraggiosa di Benedetta.
I libri e l’informazione, che ci ha donato, ci aiutano a scrivere una biografia di Benedetta per Le Donne Contemplative di
Sant’Anna a Toronto.
Speriamo di studiarla con altri santi mistici per sviluppare
la nostra spiritualità di preghiera contemplativa nel mondo.
Le scriveremo in futuro per continuare questo dialogo.
Grazie in Cristo,
Lucinda Vardey e John Dalla Costa
GRAZIE BENEDETTA
Dalla Tanzania
Iringa, 30 luglio 2013
Shalom!
Carissimo Gianfranco,
sono felice di venire a te con questo scritto. Purtroppo non
si riesce a usare il computer e allora torniamo ai manoscritti!
GRAZIE per quello che fai e che fate perché la NOSTRA Benedetta possa essere conosciuta e amata.
Ho conosciuto Benedetta tanti anni fa attraverso il libro Il
Volto della speranza. È stato amore, simpatia, ammirazione,
amicizia a prima vista! L’ho sentita da subito una cara sorella e
amica preziosa e l’ho chiamata “il mio Pronto Soccorso Celeste”. Quanto e quanto aiuto ho ricevuto nel mio servizio missionario tra gli ammalati, i poveri, i bambini denutriti… Per ogni
necessità del corpo e dello spirito ho invocato questa che è per
me una grande santa. Innumerevoli sono le persone che portano
il suo bel nome.
Quante volte, di fronte a casi disperati di ammalati gravi o
di mamme con grossi problemi durante il parto, oppure di ammalati di AIDS senza più speranza, ho sperimentato l’efficacia
della sua intercessione… ho visto miracoli e grazie grandi non
solo per la salute, ma anche di conversioni insperate. Parlo di
lei a tutti e la gente ascolta stupita e ammirata.
Benedetta nella sua grave infermità, non solo ha camminato
Testimonianze
30 ■ l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76
in Africa, ma ha corso, ha portato e porta sorriso, speranza,
giovinezza, pazienza. Una vera missionaria, una santa che affascina e porta a Dio, quel Dio che ha permesso che vivesse in
croce e che le ha dato la forza di vivere e di morire da persona
risorta e innamorata.
Il buio che ha sperimentato ha saputo trasformarlo in luce
per coloro che ebbero la fortuna di conoscerla e di avvicinarla.
Spero davvero, e prego per questo, che venga riconosciuta
dalla Chiesa per il bene di molti e per la gloria di Dio.
Sono ritornata il 13 luglio 2013 alla mia missione, ormai
mancano pochi mesi per compiere 40 anni di Africa. Anni vissuti con gioia e gratitudine e sempre in compagnia di questo Angelo Consolatore. Ogni giorno vivo a contatto con tanta sofferenza e povertà... Mi sento piccola, piccola di fronte a queste situazioni… non temo però, so di avere un’Amica che cammina
assieme con me, assieme alla carissima Anna che ho avuto la
gioia e la grazia di conoscere, amare e ammirare. Dunque sono
davvero in buona compagnia e ogni giorno canto la mia gratitudine al Signore per il DONO della missione e per il privilegio
di camminare con una Santa così cara e affascinante… e non
solo con lei, ma anche con Anna.
Cordialissimi saluti e un abbraccio missionario.
Sister Magda Boscolo
Missionaria felice!
Love and blessing!
Grazie per “l’annuncio” che è sempre una ventata di pri-
Preghiera per la glorificazione
di Benedetta Bianchi Porro
Padre nostro, noi ti ringraziamo per averci donato
in Benedetta una cara sorella. Attraverso la gioia
e il dolore di cui hai riempito la sua breve giornata terrena, Tu l’hai plasmata quale immagine viva
del tuo Figlio. Con Benedetta al nostro fianco ti
chiediamo, Padre, di poterci sentire più vicini a te
e ai fratelli, nell’amore, nel dolore e nella speranza. In una accettazione piena e incondizionata del
tuo disegno. Fa’ che la sua testimonianza così radicale della potenza salvifica della croce c’insegni
che il dolore è grazia e che la tua volontà è gioia.
Concedi, o Padre, la luce del tuo Spirito alla Chiesa, affinché possa riconoscere Benedetta fra i testimoni esemplari del tuo amore.
Questa grazia ………… che per sua intercessione umilmente ti chiedo, possa contribuire alla glorificazione della tua serva Benedetta. Amen.
con approvazione ecclesiastica
ßDisegno di Marino della Piccola Carovana di Gesù
Prossimi appuntamenti
l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76 ■ 31
DOVADOLA – ABBAZIA DI S. ANDREA
SABATO 25 GENNAIO 2014 alle ore 11
per il 50º anniversario
della nascita al cielo di
BENEDETTA
Solenne
Concelebrazione
Eucaristica
presieduta da
S. E. Card.
ANGELO COMASTRI
Arciprete della Basilica di San Pietro in Vaticano
con la partecipazione dell’Ordinario
S. E. Mons. LINO PIZZI
Vescovo di Forlì-Bertinoro
Il pranzo alla “Rosa bianca” di Dovadola è previsto alle ore 13
ORE 16, TEATRO COMUNALE DI DOVADOLA (PIAZZA VITTORIA) PROIEZIONE DEL DOCUFILM
OGGI GRAZIE. UN INCONTRO CON BENEDETTA SUL FILO DEI DIARI E DELLE LETTERE
(DURATA DEL FILM 30 MINUTI)
SIRMIONE
Nella stanza di Benedetta
all’Hotel Meridiana in via Catullo 15,
sarà celebrata
il 23 GENNAIO 2014 alle ore 10
una S. Messa commemorativa
della Venerabile
32 ■ l’annuncio (XXVIII) dicembre 2013 – n. 76
Per conoscere Benedetta
L’ annuncio è sostenuto soltanto con le offerte degli Amici.
Un grazie di cuore a tutti i benefattori che, con il loro aiuto e
la loro generosità, ci permettono di continuare la diffusione
del messaggio di Benedetta nel mondo.
I
M
P
O
R
T
A
N
T
E
Chi desidera partecipare al “pranzo insieme”
di sabato 25 gennaio 2014 alla “Rosa bianca”
è pregato di rivolgersi a “Amici di Benedetta”,
Casella Postale 62, 47013 Dovadola,
o di telefonare a Don Alfeo Costa, parroco di Dovadola,
0543 934676: tel., fax e segreteria telefonica
o di mettersi in contatto con Marcella Manuzzi
(0543 28035 - fax 0543 27040 - cell. 339 1596899)
entro il 20 gennaio 2014.
Chi avesse bisogno di alloggiare presso la “Rosa Bianca”
è pregato di interpellare direttamente il gestore
Moreno Pretolani telefonando al n. 349 8601818.
In lingua straniera
«BEYOND SILENCE» («Oltre il Silenzio» in inglese) «Amici di Benedetta» Forlì
«MAS ALLA DEL SILENCIO» («Oltre il Silenzio» in spagnolo) «Amigos de Benedetta» Bilbao
«MAS ALLA DEL SILENCIO» («Oltre il Silenzio» in spagnolo) Ed.
Claretiana - Buenos Aires
«AU DELÀ DU SILENCE» («Oltre il Silenzio» in francese) Editions
de l’Escalade - Paris
«UBER DAS SCHWEIGEN HINAUS» («Oltre il Silenzio» in tedesco)
Freundeskreis «Benedetta» - Hamburg
«CUDO ZIVOTA» («Il Volto della Speranza» in croato) a cura di
Srecko Bezic - Split
«OBLICZE NADZIEI» («Il Volto della Speranza» in polacco) Romagrafik - Roma
«ALÉM DO SILÊNCIO» («Oltre il Silenzio» in portoghese) Ed. Loyola - San Paulo
«TRANS LA SILENTIO» («Oltre il Silenzio» in esperanto) Cesena - Fo
«DINCOLO DE TACERE» («Oltre il Silenzio» in rumeno) Chisinau,
Rep. Moldava
«SESSIZLIGIN IÇINDEN» («Oltre il Silenzio» in turco) Iskenderun
«TÙLA CSENDEN» («Oltre il Silenzio» in ungherese) Budapest, 1997
«OLTRE IL SILENZIO» in giapponese - Tokio
«OLTRE IL SILENZIO» in arabo - Beirut
«OLTRE IL SILENZIO» in ebraico
«OLTRE IL SILENZIO» in russo - Bologna
«OLTRE IL SILENZIO» in cinese - Taipei
«OLTRE IL SILENZIO» in maltese - La Valletta
«OLTRE IL SILENZIO» in slovacco - Trnava
«OLTRE IL SILENZIO» in swahili - Nairobi
«BENEDETTA» M.G. Dantoni, opuscoli in inglese, francese, spagnolo,
russo, tedesco, thailandese, ucraino, bulgaro
«BENEDETTA» opuscolo in indonesiano, a cura di Fr. Antonio Carigi
SIATE NELLA GIOIA - Diari, lettere, pensieri di Benedetta Bianchi
Porro, a cura e con introduzione di David M. Turoldo - Cesena «Amici di Benedetta» - Villanova del Ghebbo (Ro) - pp. 255.
IL VOLTO DELLA SPERANZA - Note biografiche. Lettere di Benedetta e lettere di amici a Benedetta. Testimonianze di amici che
l’hanno conosciuta, a cura di Anna Cappelli - Cesena - «Amici di
Benedetta» - pp. 480.
OLTRE IL SILENZIO - Note biografiche. Diari e lettere di Benedetta.
Lettere degli Amici a Benedetta. Testimonianze di chi l’ha conosciuta, a cura di Anna Cappelli - «Amici di Benedetta» - pp. 168.
TESTIMONE DI RESURREZIONE - Pensieri di Benedetta disposti
seguendo il suo itinerario spirituale, a confronto con passi della
Sacra Scrittura, presentazione di Enrico Galbiati - Cesena «Amici di Benedetta» - pp. 152.
PENSIERI 1961 - Pensieri autografi di Benedetta, tratti dal suo diario Forlì - «Amici di Benedetta» - pp. 180.
PENSIERI 1962 - Pensieri autografi di Benedetta, tratti dal suo diario Ravenna - «Amici di Benedetta» - pp. 200.
BENEDETTA BIANCHI PORRO - I suoi volti - Gli ambienti - I documenti,
a cura di P. Antonino Rosso - «Amici di Benedetta» 2006 - pp. 255.
VIVERE È BELLO - Appunti per una biografia di Benedetta
Bianchi Porro, di Emanuela Ghini, presentazione del Card. A.
Ballestrero - Cesena - «Amici di Benedetta» - pp. 200.
BENEDETTA - Sintesi biografica a cura di Maria G. Dantoni - Stilgraf Cesena - pp. 32.
BENEDETTA di Alma Marani - Stilgraf - Cesena - “Amici di Benedetta”
- pp. 48.
BENEDETTA BIANCHI PORRO di Walter Amaducci - Stilgraf Cesena, 2012, pp. 30.
BENEDETTA BIANCHI PORRO di Andrea Vena. Biografia autorizzata Ed. S. Paolo - pp. 221.
SCRITTI COMPLETI di Benedetta Bianchi Porro, a cura di Andrea Vena Ed. San Paolo - pp. 815.
ABITARE NEGLI ALTRI - Testimonianze di uomini di oggi su Benedetta, lettere, discorsi, studi, meditazioni - Cesena - «Amici di Benedetta» - pp. 416.
LA STORIA DI BENEDETTA - Narrata ai bambini, di Laura Vestrucci
con illustrazioni di Franco Vignazia - «Amici di Benedetta» - pp. 66.
DIO ESISTE ED È AMORE - Veglia di preghiera sulla vita di Benedetta di Angelo Comastri - «Amici di Benedetta» - pp. 33.
OGGI È LA MIA FESTA - Benedetta Bianchi Porro nel ricordo della madre,
di Carmela Gaini Rebora - Ed. Dehoniane - pp. 144 - Ristampato.
BENEDETTA BIANCHI PORRO - LETTERA VIVENTE - Scritti di
sacerdoti e di religiosi alla luce della parola di Benedetta - Cesena «Amici di Benedetta» - pp. 256.
BENEDETTA O LA PERCEZIONE DELLA GIOIA - Biografia di
Timoty Holme - Gabrielli Editore, Verona - pp. 230.
APPROCCIO TEOLOGICO AL MISTERO DI BENEDETTA BIANCHI
PORRO del Card. Giacomo Biffi - Cesena - «Amici di Benedetta».
BENEDETTA BIANCHI PORRO di Piero Lazzarin, Messaggero di
Sant’Antonio - Padova 2006, pp. 221.
IL SANTO ROSARIO CON BENEDETTA a cura della Parrocchia di
Dovadola.
L’ANELLO NUZIALE - La spiritualità “sponsale” di Benedetta Bianchi
Porro, di E. Giuseppe Mori, Quinto Fabbri - Ed. Ave, Roma 2004,
pagg. 107.
CASSETTA REGISTRATA DELLE LETTERE DI BENEDETTA a cura
degli «Amici di Benedetta».
CARO LIBRO - Diario di Benedetta, illustrato con 40 tavole a colori
dagli alunni di una IV elementare di Lugo (Ra) con presentazione
di Carlo Carretto e Vittorio Messori - pp. 48 formato 34x49 Ed. Morcelliana.
ERO DI SENTINELLA di Corrado Bianchi Porro. La lettera di Benedetta nascosta in un libro - Ed. S. Paolo.
QUALCHE COSA DI GRANDE di Walter Amaducci - Ed. Stilgraf,
Cesena 2009, pp. 120.
FILMATO SU BENEDETTA (documentario) in videocassetta.
DVD BENEDETTA BIANCHI PORRO - Testimonianze (filmato in Dvd).
L’ANNUNCIO - semestrale a cura degli «Amici di Benedetta».
LETTERA A NATALINO di Benedetta Bianchi Porro. Illustrazioni di
Roberta Bössmann Amati, pp. 24 - Ed. Stilgraf Cesena.
BENEDETTA BIANCHI PORRO Un cammino di luce di Piersandro
Vanzan, Prefazione del Card. Angelo Comastri, Editrice Velar,
Gorle (BG), 2011, pp. 48.
QUADERNI DI BENEDETTA 1 - Benedetta Bianchi Porro. Il cammino
verso la luce, di don Divo Barsotti, Fondazione Benedetta Bianchi
Porro e Associazione per Benedetta Bianchi Porro, 2007, pp. 46.
QUADERNI DI BENEDETTA 2 - Benedetta Bianchi Porro. Dio mi
ama, di Angelo Comastri, Fondazione Benedetta Bianchi Porro e
Associazione per Benedetta Bianchi Porro, 2008.
Postulatore della Causa di Beatificazione Padre GUGLIELMO CAMERA
Missionari Saveriani - Via Angaia, 7 - 48125 S. Pietro in Vincoli (RA)
Per comunicare con noi, per richiedere libri o altro materiale potete rivolgervi a:
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Casella postale 62 - 47013 Dovadola (FC) - Tel. 0543 934676
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