UNIONE ANARCHICA
BOLOGNESE
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Pubblicazione N. 3
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La liberazione o l'abisso
Batti ma ascolta!. .. diceva un antico filosofo.
Noi tutti - e vogliam dire il proletariato intero e i suoi
sinceri amici - si è ormai giunti ad un bivio della storia,
dinanzi al quale non v'è che la liberazione dalla schiavitù
capitalistica o l'abisso delle peggiori catastrofi. Nè è possibile
una sosta, a questo punto; chè alle nostre spalle e sotto d1
noi incalza il torrente degli eventi, che, non padroneggiato,
ci sbatterebbe contro qualche ostacolo imprevisto e ci schiaccierebbe.
·
luutile illudersi. La guerra ci ha reso il triste servizio di
crearci una situazione rivoluzionaria non quale noi la vorremmo, ma che tLi non possiamo rifiutare senza esserne annientati. La guerra e la crisi susseguente ha creato un malcontento, che aumenta sempre pili, e non può non aumentare per
fatalità di cose. Tutti questi scioperi che continuano il giro
vizioso dell'accrescimento dei salari e insieme del costo della
vita, con la risultante di un aumento di moneta in circolazione,
che in realtà non serve quasi a nulla, perchè la produzione
resta la medesima, anzi diminuisce, non possono condurci
che alla miseria, ali' affamamento, indipendentemente dalla
moneta circolante.
O' altra parte gli operai non possono fare a meno di
chiedere aumenti di salario, poich~ ciascuna categoria, se arrestasse la sua do11rnnda, sarebbe subito ridotta alla fame' .. La
borghesia, Io si vede bene, non vuol cedere con le buone e
sacrificarsi per far posto al proletariato, non vuol pagare la
sua guerra, ma intende riversare il peso sul proletariato. Ed
oggi non v'è più posto per due nella vita sociale: non v'è
più modo d'accomodarsi trJ lo sfruttamento capitalista e una
vita decente degli operai. La situazione attuale stessa è insostenibik, ~ncll~ se i proprietari rinunciassero a guadagnare
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di più ed i proletari a mi.gliorare ancora la loro sit~azione:
Per i proprietari gli operai stan troppo bene, e per gh operai
lo sfruttamento capitalistico è eccessivo, in quanto la produzione attuale non dà un margine sufficente che consenta ai
capitalisti di ricavar~ il l?ro normale profitto ~ nel !emp~
stesso agli operai d1 contmuare a consumare pe1 loro b1sogn1
ciò che consumano.
o i proprietari rinunciano al profitto, e 111agari si addattono a sacrificare parte dei capitali; o i lavoratori si adattano
a lavorare di più e guadagnare assai di meno. Questo non è
possibile. l capitalisti che dalla produzione non possono ricavare il loro profitto preferiscono lasciare infruttifero il capitale,
chiudere le fabbriche. non coltivare la terra; e in quanto a
cedere parte della lor.o proprietà, noi farebbero che costrettivi
dalla forza.
I lavoratori ormai abituati a un dato tenore di vita, non s' ada1terebbero più al lavoro improbo delle 12 o 16 ore di
lavoro giornaliero di una volta per mangiar pane e cipolle
e patate ; non ritorneranno così indietro, senza esservi sospinti dalla forza e per forza. Eppure occorre che gli uni o
gli altri cedano; se no più tardi la miseria sarà anche maggiore, la produzione più scarsa. Di qui, quando il vivere sarà
reso troppo difficile - e a questo punto ci siamo vicini il conflitto, il cozzo inevitabile.
Poichè la contraddizione, la inconciliabilità d'esistenza
fra capitalismo e proletariato, nelle condizioni attuali aumenta
ogni giorno più, noi siamo vicini al giorno in cui i prolelari
co.n. lo sc~opero pacif.ico 1~011 potranno strappare più altre
bnc1ole a1 proprietari; e 1! malcontento e la miseria scaraventeranno gli uni contro gli altri. Sarà la crisi violenta da
cui o il proletariato uscirà vittorioso, e sarà la liberazlone
sua e con lui della stessa umanità, dallo sfruttamento e d:il1' oppressione, - o sarà sconfitto, e sarà tale una disfatta
sanguinosa di fronte a cui quelle del 1848 e maagio 1871
in Francia appariranno episodi storici trascurabilt
Ciò, specialmente in Italia, la quale non avendo ricchezza
di materie prime nè produttività bastante del suolo deve
contare pel suo risorgere econontico in regime capitalista
soltanto sullo sfruttamento della classe operaia sull'adattabilità di questa a lasciarsi spremere sangue e ~udore.
** *
Qual' è l'atteggiamento da tenere, che cosa è più utile
'•
tare, pel proletariato e la libertà, mentre i fatti ci trascinano
verso questo sbocco inevitabile ?
Noi non ne vediamo che uno: prepararsi eHicacemente
e padroneggiare gli eventi invece che a lasciarsene trascinare
impotenti verso l'ignoto. Cercare di diventare forti tanto da
potere insorgere coscientemente, da poter incuneare nella
grande insurrezione impulsiva delle folle una azione insurrezionale di n1inoranze coscienti che dia un'anima e un indirizzo alle masse, che faccia queste più forti e compatte, che
porti alla vittoria del proletariato e all'annientamento della
borghesia, e non ad una jacquerie spaventosa che il capitalismo possa impunemente soffocare nel sangue per poi essere
chissà per quant'altro tempo padrone ed arbitro della vita
sociale. Bisogna perciò prepararsi in fretta e star pronti nel
contempo e profittare d' 0gni occasione che si presenti.
Contrò questa soluzione vi è la soluzione riformista,
secondo noi impossibile. Questa tenderebbe ad un accomodamento, sia pure transitorio ; ma l'accomodamento, per le
ragioni dette sopra del contrasto imposto ormai dai fatti più
che voluto da uomini e da partiti, è vano sperarlo. Ne mancano le basi materiali, economiche, indispensabili; e ne mancano altresì le basi •morali e spirituali in quanto lo stato
d'animo delle due classi in lotta non è punto predisposto
a transazioni, ma solo a soverchiarsi reciprocamente. Anche
qui, è un po' la psicologia della guerra che sopravvive. Ammesso pure che questa possa cambiare, non lo si potrebbe
che in un periodo di tempo così lungo, prima che sia passato il quale la crisi sarebbe già da gran tempo risolta.
Pure, la soluzione riformista è la unica, - tranne l'altra
insurrezionale - che si presenti sotto una vesta logica. Ma
perchè possa ragionevolmente sostenersi bisogna che si presenti qual' è, chiaramente ed esplicitamente: solo a tal patto
è concepibile un qualche suo successo e risultato più o
meno ipotetico. Se vi fosse cioè una scappatoia riformista
possibile (che noi non vediamo), questa non potrebbe. essere
utilizzata che adottando apertamente l'indirizzo pratico, la
propaganda dei Turati e dei Rigola, rinunciando del tutto
ad ogni linguaggio eccitante e mettendosi ad un lavoro sollecito e immediato di collaborazione con la borghesia, tanto
sul terreno economico che su quello politico-statale.
Noi riterremmo più che/futile, pericoloso e funest.o questo
indirizzo se fosse adottato dalla borghesia. Ma troviamo che
ve n'è uno più inutile ancora, più pericoloso e più funesto
.
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anzi addirittura scervellato : il sistema ci?è di ~sare ?en_s_ì
il linguaggio violento che in ques~o pen?do p1a~e d1 p1~
alle folle ed aumrnta il numero dei propn seguaci e.... det
voti ma in sostanza lasciando correre l'acqua per la sua
chi~a, rimandando sempre ~l doi:na1:i il da . farsi rivoluzionario con la scusa che le nvoluz1om non s1 fanno, ma avvengbno e divengono, che la volontà umana non può deter.
.
. .
minare gli avvenime.nti, ecc: .
Quest'ultimo sistema e 11 pegg1~re, pe:che h~ tut~1 glt
stessi inconvenienti del riformismo, anzi non e che r1form1~mo
mascherato ma chiude deliberatamente anche quell' ultima
qualsiasi s~appatoia che i riformisti dichiarati si ripromettono
dall' opera loro, preparando nel pr?letariato una maggiore
delusione con un contrasto troppo violento tra la sua accensione d'animo, di continuo alimentata, e la doccia fredda
che gli si prepara pel momento della crisi, dagli avvenimenti
che lo troveranno impreparato.
Si vuol ridicolizzare ogni conr.etto di preparazione materiale e tecnica rivoluzionaria con l'epiteto di ·· quarantottate.,
Ma in realtà il quarantotto dimostra che tutte Ile rivoluzioni
hanno bisogno di un minimo di preparazione. Si rilegga
perciò senza risalire al 48, il libro di Trotzsky sull' avveniment" del bolschevismo in Russia, e si ricordino le conferenze di Sacerdote sulla rivoluzione in Germania, ambedue
dimostranti la necessità di ciò che per dispregio vien chiamato " quarantottate ,., Da questo lato crediamo che Graziadei
sia della nostra opinione. Anche la rivoluzione, in realtà si
prepara, se la intendiamo nel senso in cui le forze rivoluzio·
narie tronfino.
Da sè non è una rivoluzione che viene; da sè arriva,
noi volenti o nolenti, il conflitto, che, se testardamente non
l'avremo voluto, oppure l'avremo aspettato fidando semplicemente nella preparazione morale e nella forza delle cose,
può precipitarci nella peggiore sconfitta.
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La barricata unica
Abbiamo più volte. nei giornali nostri, parlato del fronte
unico rivoluzionario, altrettanto utopico, sembrerebbe, del
"fronte unico ,, di cui parlavano i giornalisti durante la
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guerra fra le nazioni dell'intesa rose e divise da rivalità,
gelosie, invidie e bramosie senza fine.
Ma l' unione fra le varie frazioni rivoluzionarie non deve
.essere, non è utopistica, poichè queste non hanno, non debbono proporsi, conquiste di sorta da fare, al!' infuori della
conquista per tutti dell'assoluta indipendenza da ogni dominazione.
V-i sono, è vero, dei partiti che hanno per scopo di
conquistare il potere, ma non è con cotesti organi di conquista che noi intendiamo l'accordo. Inoltre, per ciò che
riguarda noi anarchici, da questo lato siamo immuni da
sospetto qualsiasi, giacchè il nostro partito ha per base l' assoluto rifiuto per sè ed i suoi militi di ogni posizione di
privilegio, di vantaggio o di predominio ; l' assoluto rifiuto
di qualsiasi potere. Ed infine, pur essendo sicuri che l' Unione Anarchica Italiana darà il suo pieno appoggio materiale e morale ali' idea dell'unione rivoluzionaria, non è l' azione sua o di altre organizzazioni anarchiche generali di
propaganda che intendono impegnare in modo tassativo, o,
per dir così, ufficiale.
L' anno scorso dopo l' assalto della teppa patriottica
agli uffici dell'Avanti!, in un comizio a Bologna di quas~
ventimila persone fu votata la proposta del compagno Borghi
di invitare gli organismi nazionali proletari a concr~tare,
mettendosi d'accordo, questa idea detta " barricata unica ...
La Camera del Lavoro confederalista fu incaricata di trasmettere !a proposta; e così essa fece. I nostri compagni
non scartarono a priori l'idea, anzi l' accolsero con piacere
con la riserva di discutere poi i particolari pratici. In questo
senso sappiamo che risposero i compagni della commissione
dèll' Unione Anarchica.
Ma tutto fini lì. Una vera adesione la diede, oltre che
l'Unione Anarchica, anche l'Unione Sindacnle, ma il Sindacato Ferrovieri si trincerò dietro quel che avrebbero fatto
gli altri ; il Partito Socialista e la Confederazione del Lavoro
o non risposero affatto o risposero negativamente. Fatto sta
che non se ne fece nulla.
Ciò ha giovato a sondare la disposizione d'animo dei
varii dirigenti; ma noi crediamo che la via scelta fosse s?a_gliata. Sappiamo che anche gli amici della Unione Anarchica~
in una eventuale adunanza, avrebbero sostenuto che dei
veri accordi tassativi non erano possibili fra gli organismi
massimi, anzi fra i loro dirigenti - del resto prima di
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si sarebbero dovuti sentire gli organizzati nei
conchiu eressi poichè ciò esorbitava dalle loro funzioni, dal
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uali se n'andrebbe tu~t~ 11 t~mpo. ~1u necessario a ben
Ancora: certi uom1111. ~datti. a dmgere u1~ la.voro ~uro­
cratico, 0 oratorio, o amm1111st~attvo, per f~111z10111, destma~e
al pubblico, potrebbero t~ov~rs1 come pesci f u?r d ~cq ua 1_11
lavori d'altro genere e qu111d1 essere anche essi un ~mpacc10
e divenire un ostacolo. La loro posizione ufficiale di. dirigenti
imporrebbe di accettarli, di ammetterli nella confidenza di
tutti anche se tale confidenza non meritassero per qualsiasi
motlvo anche il più innocente.
Secondo noi, quindi, i partiti ufficiali (com preso il nostro
cr.e non ha ufficialità !) dovrebbero essere lasciati da parte.
Ad essi si può chiedere, semplicemente anzi si deve esigere
- e esigerlo spetta ai loro soci che sono nel nostro ordine
di idee - che non ostacolino il nostro lavoro, se pur non
vogliono, dal di fuori liberamente, e a seconda delle proprie
tendenze e mezzi, aiutarlo.
iuro.
***
Poco pratica, altresì, è la costituzione di fasci, unioni,
circoli, ecc., vagamente tivoluzionari,nel senso che si rivolgono a tutti, con una base pubblica, ad adesione libera e
altrettanto pubblica, a via di comunicati nei giornali, di
convegni noti a tutti, di conferenze, giornali, ecc. Essi sono
un duplicato inutile dei partiti, anche se si dicono giovanili.
Ad ogni modo, se utili sono, non lo sono nel senso voluto
da noi. Potranno aiutarci, ma solo allo stesso modo come
potrebbero aiutarci i singoli partiti.
Il fronte unico rivoiuzionario non può essere un organismo centralizzato e burocratico, come un partito; esso non
può essere inteso che come un patto libero di lavorare
tutti verso un medesimo scopo, con mezzi determinati, con
un primo obiettivo pratico preciso: vincere le resistenze
.,
armate statali per poter organizzare la vita su altre basi
che non siano le attuali.
Vi sono altri problemi da risolvere, certo, importantissimi
ed altrettanto vitali pel trionfo della rivoluzione, come l'organizzazione immediata della produzione, e la preparazione del
proletariato alle privazioni necessarie e ad un super-favoro
indispensabile durant :!" il primo periodo rivoluzionario. Ma
questi rientrano nel compito della propaganda generale che
ciascun partito deve per parte sua fare, per cui non v'è a
rigore bisogno d'un movimento speciale.
Per vincere le resistenze armate statali occorre una forza
armata proletaria. Sempre l'abbiamo detto; e quelli che nel
combatterci dicono che non si può fare la rivoluzione coi
sassi o con qualche scarsa rivoltella, attribuendoci una così
stupida intenzione, sono in malafede. Ma l'armata proletaria
non può essere conseguenza d'una organizzazione formale,
unica e generale, che dopo i primi passi sarebbe subito scoperta
e arrestata nella sua azione. In questo senso, il tempo delle
cospirazioni è davvero passato per sempre.
Il che non significa che certe attitudini, certe abitudini
e mezzi del cospirare non siano indispensabili. Discutere al
caffè del modo di provvedersi di armi, parlare col primo
che si dica compagno o simpatizzante di notizie e particolari
tecnici, metter perfino nei giornali i comunicati o le corrispondenze riguardanti i gruppi d'azione, tollerare la presenza
di persone sospette, conservare la corrispondenza epistolare
invece che bruciarla, consegnare o mandare al primo çhe
lo chieda o stampare senza necessità l'indirizzo proprio e
altrui, dire nella piccola posta dei giornali ciò che deve dirs!
in privato ecc., sono tutte ingenuità, dannose anche in temp~
normali, ma da evitarsi in modo assoluto nei momenti
speciali come quello che attraversiamo.
Capire tutto ciò e uniformarvisi, fare un'abitudine di
·riserbo, è una delle prime condizioni per qualsiasi preparazione seria, anche la più lvntana e diversa dalle .cor:giu~e
tradizionali, oggi assolutamente inadatte e contradd1tone sta
coi nostri scopi che con l'ambiente attuale.
La base del "fronte unico rivoluzionario ii dev'essere
l'intesa locale di gruppi rivoluzionari d'azione fra individui
anche di partiti diversi, ma che personalmente si conoscono,
sono amici ed hanno stima reciproca l'uno dell'altro. Questi
gruppi no~ hanno bisogno di essere troppo numerosi. .In
realtà vengono ad essere una specie di comitati spontanei e
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volontari esercitanti sull'ambiente esterno uria funzione iniziatrice esecutiva e direttiva. Essi debbono e possono assumersi /incarico della preparazione pratica e tecnica indispensabile di cui non è luogo qui intrattenerci, ma nel medesimo
tempo influire al di .fuori, ciascuno nell'ambito ~el proprio
partito e organizzazione, perchè fra le masse s1 mantenga
una certa temperatura morale rivoluzionaria e di simpatia fra
i rivoluzionari delle varie idee e tendenze.
Inoltre, indipendentemente dalla attività propria di quest~
gruppo, gli elementi di questo, possono agire in seno a1
rispettivi partiti e organizzazioni, perchè l'azione generale di
questi favoriscano più eh' è possibile l'azione particolare del
gruppo, senza bisogno che se lo propongano ufficialmente, che
tutti lo sappiano, e senza bisogno di entrare in particolari con
quelli che dal di fuori vorranno cooperare allo scopo. Ciò
potrà servire a che nella località stessa si formino jn ogni
partito o organizzazione dei nuclei speciali più larghi, che
agiscano e si preparino per proprio conto e sotto la propria
responsabilità, senza dipendere l'uno dall'altro, nè che gli
uni debbano necessariamente sapere del lavoro degli altri
nulla fuorchè l'esistenza e medesimezza dello scopo e la sicu~
rezza di poter contare gli uni sugli altri al momento opportuno.
V'è poi il problema di mettere in rapporto questi gruppi
e questi movimenti locali fra loro. S'intende che noi scartiamo
tutti i ridicoli mezzi (ridicoli oggi, almeno) dei cospiratori d'un
tempo, che potevano forse essere necessari in mancanza di meglio, quando si cospirava fra e con gente che non si conosceva_
Ma noi ormai ci conosciawo tutti; e ciascuno di noi sa
fin da ora, senza bisogno di consultarsi, su chi p0trebb~
contare, a seconda del bisogno, in questa o quella località,
di chi potrebbe fidarsi, ecc., non solo nel proprio partito ma
anche in altri. Abbiamo già vasta rete di amicizie personali
da mettere a frutto; e sulla base di queste, col loro aiuto
si stabilirà la intesa fra i veri gruppi delle diverse località
prima fra i più vicini o che hanno più comodi e solleciti
mezzi di rapporto, poi con gli altri. Spetterà ad essi poi
stabilire praticamente mezzi o persone per accordi successivi
più organici, più completi, più tassativi, a seconda che ve
ne possa esser bisogno o ne sorga la opportunità.
***
Ci asteniamo da entrarè in particolari, non solo per una
elementare e comprensibile misura di prudenza, - a dir vero,.
'/
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noi avremmo preferito dire quanto sopra in unfl. adunanza
dei vari partiti, e organizzazioni, come quella ch'era stata
proposta l'anno scorso a Bologna, - mal' altrui renitenza non
ci lascia libertà di scelta, - ma ci asteniamo dalle proposte
pratiche più precise e speciali, anche perchè non !e crediamo
di competenza nostra. Il farlo spetterebbe ai gruppi già formati. Noi tutt'al più ci riserberemmo di portare qualche nostra
idea in proposito in seno a tali gruppi, se si formeranno, se
ci saremo, o se ci accetteranno a farne parte.
Del resto, anche per le cose che abbiamo detto sopra,
non pretendiamo d'aver scoperto l'America, nè di aver proposto lo specifico infallibile! Abbiamo voluto semplicemente
dimostrare che si potrebbe fare qualcosa e come si potrebbe
fare, secondo la nostra opinione. Ma se altri sapesse come
fare meglio, non ha che a proporcelo e dimostrarcelo e saremo
ben lieti di correggere le nostre idee in proposito e magari
di rinunciarvi, per accogliere quelle che ci parrano migliori.
L'importante è di mettersi d'accordo al più presto per
fare, per lavorare sopra un terreno solido, comune a tutti i
i sinceri rivoluzionari in modo di poter approfittare delle
situazioni e delle occasioni rivoluzionarie, che si presenteranno quanto meno le aspetteremo, quasi sempre iudipendentemente dalla nostra volontà.
III.
Il fronte unico e i partiti
Quali sono le forze su cui la rivoluzione potrebbe fare
affidamento in circostanze eccezionali? Come è approssimativamente preferibile che si svolgano in un primo cozzo le
ostilità fra la borghesia e monarchia da un lato, e popolo
dall'altro 7
:: prevedibile, per le ragioni che abbiamo illustrate
sopra, che la crisi generale acutizzan~osi, a un c~rto momen~o
provochi tanto malcontento da sptngere qua~t. ~ forz.a 1~1
piazza le folle stanche ed esas~erate, a~1c~~ le ptu 111cosc1ent1,
perfino nei centri meno ev:?lut1, .d.a cui. ptu abbo11da~teme1~t~
il governo trae gli elemen11 poltz1es~~1! n:a verso..1 qualt. e
più avaro di provvidenze anche le ptu md1spensab1h alla vita
delle popolazioni.
13
12
Non è possibile prevedere il momento, l'occasione di
ciò, la goccia che farà traboccare il vaso.,. Ma prima o poi
questo avverrà; tutto ci trnscina con violenza verso una
simile soluzione degli avvenimenti in corso.
Lasciati a sè, o fiancheggiati debolmente, caoticamente
e senza un'idea chiara dcl da farsi, questi moti spontanei
sarebbero presto soffocati o si esaurirebbero in sè stessi, dopo
di che la reazione riuscirebbe a soffocare anche gli altri
movimenti di idee, di organizzazione, ecc. Il compito dei rivoluzionari è di approfittare dei primi moti spontanei delle
grandi masse, per dar loro un'anima, per incanalare il torrente
contro ostacoli determinati e verso realizzazioni pratiche distruttrici ed edificatrici.
Molti che in sostanza, anche se parlano di rivoluzione
non vogliono saperne, sogliono mettere. in ridicolo i cosidetti
·· colpi di mano :·· Infatti il colpo di mano di gruppi o partiti
isolati, organizzato come cosa a sè, nella speranza che esso
provochi la sommossa delle folle è il meno pratico che immaginar si possa. Quasi sempre le masse rimancrono fredde
non seguono tali iniziative con lo slancio ne~essario e i1~
misura sufficiente; e quando poi finiscono col commuoversi
e mostrare la loro simpatia, è già troppo tardi. Ma se il
" colpo di mano .. o meglio dei colpi di mano si sferrino
le masse sono crià
in movimento '
nelle varie
località,
quando
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so~o g1a_ sces~ m piazz~ per_ una ragione qualsiasi, sotto la
sp111ta d1 sentunentI e b1~ogn1 più generali, non è chi non
vede quanto sarebbero efficaci, anzi indispensabiii per ottenere
la vittoria.
L'azione dei gruppi rivoluzionari, del così detto fronte
unico, ?eve i~ c~s! simili ~onsistere nel fiancheggiare le masse,
capegg1arl~ •. mdmzzarle, m ogni località, secondo un piano
generale d mtesa formatosi in antecedenza attraverso le relaz~oni con _g;,uppi esistenti i~1 _ogni altrayarte. Non col vecchio
sistema dt aspettare ordm1 da fuon .. ma rendendo anzi
inutili cotesti _or~ini ~ell' ult!mo. mom~nto, che quasi sempre
~on~ causa dt dtsastn~ equ1voc1, tradimenti, paure. Stabilito
m lmea generale che cosa occorre di fare in determinate
circos~an~e, quando queste circostanze si presentano, mettersi
ad agire m c.on~~guenza se.nz~ più tergiversare, senza dare
retta ~Ile voci ptu contraddttone su ciò che avviene in luoghi
lon.t~ni, e sopratutto senz~ preoccuparsi dell'~atteggiamento
ufficiale che prenderanno 1 vari partiti e 01 ganizzazioni.
***
'
. I partiti e le organizzazioni, ufficialmentE· costituiti, poco
utile_ e. molto da~rno potre.bbero fare in tempo di rivoluzione
se s1 f:da~se unicamente 111 loro, in principio compromettendone 1 esito, dopo tentando di monopolizzarla.
. Su loro gravat~do molte responsabilità, non soltanto quelle
dt fronte alle leggi e· al governo, ma anche dinanzi acrli stessi
propri. a~so~ia.ti, i p~rtiti sono per natura loro portati a ::>sfuggire
le dec1s10111 nsoluhve, a dubitare di continuo, e tergiversare,
a trovar sempre che non si è ancora pronti, a temere disastri,
ecc. Le s1esse posizioni piuttosto vantaggiose da partiti e
organizzazioni acquisite in seno alla società attuale fanno
loro teme~e di perdere più che sperare di guadagnare.
Quelli che predicano di continuo la disciplina, intendendo
con ciò l'ubbidienza agli ordini di un partito, si illudono se
sperano con ciò di prepararsi senamente, e si preparano solo
terribili disillusioni. Ali' infuori che per dimostrazioni legali
. di entità trascurabile, da essi non partirà mai l'ordine di
mobilitazione proletaria; al contrario, v'è il gravissimo pericolo
che da essi venga I' ordine di non muoversi, di non fare o
di fermarsi, proprio quando più sarebbe necessario di agire
e di procedere innanzi. Occorre quindi che tutti coloro che
sono d'accordo per agire rivoluzionariamente, tutti quelli che
si sono intesi sul modo di agire, quando si presenteranno
circostanze rivoluzionarie, si preparino ad agire contro qualsiasi ordine in contrario; si preparino cioè a disubbidire ai
capi, dirigenti, comitati, ecc. dei loro partiti e organizzazioni,
non appena ricevono ordini o consigli in contrario con ciò
che hanno cominciato a fare o che erano d'accordo di cominciare a fare.
Bisogna in sostanza abituarsi a considerare i partiti e
organizzazioni ufficiali come in com petenti e incapaci ali' opera
rivoluzionaria. Lo scoppio della rivoluzione li mette immediatamente in seconda o terza linea. Non escludiamo dal loro
numero neppure la nostra Unione Anarchica, nè l'Unione
Sindacale con cui abbiamo maggiori affinità, benchè le considera,zioni suddette valgono per noi anarrhici assai meno
che per gli altri.
Noi non vogliamo dire con ciò che, una volta dato il
primo colpo e avviate le cose, anche i partiti e organizzazioni
attuali non possano compiere più d'una funzione utile, sia
15
14
sformandosi o adattandosi. Ma è certo che l'iniziativa
pure tra
. d l
. luzionaria non verra a oro.
nvo L'iniziativa rivoluziona~ia, in. senso generale, spetta al
alle masse stanche di soffrire, che poste con le spalle
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~ °~u~'
0 dall'incalzare della crisi, insorgeranno sp?ntane~~
t . d in un senso più particolare spetta agh uomm1
~~e:zi~;1 ee ai volontari della rivolta, a tutti color~ che ~o~~
d'accordo ;{ profittare del movimento per rovesc1a:e le 1shhtuzioni attuali, combattendone a mano armata e v111cendone
le resistenze.
Di questi uomini, di questi volontari dell' eserci~o _rivo-:Juzionario, possono esservene anche di ignoti, in cam_p1 d1ver~1
e lontani dal nostro ; ma ~on è su_ !oro c~~ dobbiamo. aff~­
darci noi che abbiamo dei propos1t1 prec1~1 e determinati~
sibb~ne su coloro che già conosciamo e sappiamo aver comun1
con noi tutti o parte di questi obiettivi._
.
Tali sono i socialisti ed i repubblicani, specialmente i
giovani e gli operai, che sono concordi con noi nel volere
abbattere la monarchia ed il privilegio del denaro.
1
***
I partiti socialista e repubblicano sono rivoluzionari, comlo è l'anarchico, perchè negano le attuali istituzioni e intendono sostituirne ad esse delle altre, cosa impossibile senza
rivoluzione. Ma questo non basta a farne dei partiti di insurrezione, perchè sono cnstituiti su basi legalitarie ed esercitano
a mezzo dei loro organismi delle funzioni in contrasto con
gli scopi rivoluzionari del proprio programma.
Non è il caso qui di darne la dimostrazione, ricordando
l' inevitabile riformisno eh, è conseguenza della tattica elettorale e parlamentare pei socialisti, e all'incirca gli stessi difetti
più la triste eredità della loro complicità nella guerra pei
r~pubblicani. Inoltre sappiamo bene che molti dirigenti socialisti non entreranno mai in accordi del genere sopradetto · e
d'altra parte noi stessi ci troveremmo troppo a disagio c~n
certi dirigen!i :e~ubblicani che al tempo della guerra han
passato ogni limite nella loro collaborazione con la monarchia
anche come nostri diffamatori. Nè sarebbe possibile da parte
nostra . pre.dendere ~he codes~i partiti cambino i dirigenti che
non p1acc1ono a noi o che c1 sono contrari.
. Per gli uni e per gli altri, inson;ma, vi sono mille ragioni.
diverse ma ugualmente serie, che tendono a fare dei partiti
loro, !11al~ra.do ogni con~raria intenzione o dichiarazione, degli
organismi ~1 ?Staco!o d~ fatto alla rivoluzione. Perciò quello
c~e ad essi s1~mo m diritto unicamente di chiedere, e poss1am? al massu!1o as~ettarci, è che non ostacolino anche per
partt~o preso, ti movimento rivoluzionario ed il lavoro di preparazione; che non fomentino odi e rancori fra le masse
degli uni e degli altri partiti; che non si mettano cioè con deliberato P'.Oposi~o: .in_ prat!ca ed in modo troppo stridente
contro gh _stessi fini rivoluzionari che proclamano in teoria, nei
programmi.
. . Bis~gna che, specialmente nella Romagna e nella Marche,
i ~10rnal1 rep~bbli~a1~i ?mettano certo linguaggio iroso e oltraggioso contro 1 soc1al1stt, e così che i giornali socialisti facciano
altrettanto, e sopratutto smettano verso ali anarchici il sistema
o d'ignorarli o di presentarli sotto una luce falsa, attribuendo
loro idee e metodi ael tutto diversi e contrari a quelli che
sono in realtà. E' ciò che ci irrita di più, assai più delle
aperte offese e delle male parole. E lo stesso si dica pei
nostri con:ipagni anarchici: i quali debbon capire che per farci
ascoltare dalle masse, non solo quelle che sono in minoranza
~o~ noi, ma le 11tre che seguono in maggior numero i socia1t-,t1, occorre non scagliarsi con linguaggio violento ed offeso
contro uomini e istituzioni in cui le masse hanno fiducia .
Non si tratta di transigere. Noi dobbiamo rimanere, nelle
idee, nella propaganda e nei metodi pratici di lotta intransigenti in modo assoluto e sotto ogni punto di '\fista; e ammettiamo che la stessa intransigenza serbino gli altri partiti. Nè
occorre tacere o velare il nostro pensiero!' e non pretendiamo
che altri veli o taccia il proprio. La critica e la discussione
reciproca, sulle idee e programmi, sui fatti e sugli uomini,
non debbono punto essere interrotte; esse sono necessarie
oltre che inevitabili, e possono essere anche praticamente utili
alla preparazione rivoluzionaria, ma alla sola condizione d' essere fatte con forma e linguaggio non irritanti, che consentano il crearsi d'una atmosfera di simpatia reciproca e lascino
una possibilità di buoni rapporti fra i migliori e più volenterosi e specialmente fra i più modesti e oscuri lavoratori
dell' una e dell'altra parte.
E quel che diciamo pei partiti vale, almeno in gran parte,
per le organizzazioni operaie che ne seguono l'indirizzo.
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'(
È possible tutto ciò? Le~~endo la ~tamp~ n.ostra, la s?ciaJista e republicana, non es1t1amo a dire d1 s1,. ed. anz.1 ~~
affermare che una parte di strada su queste direttive e gta
fatta.
Inutile per noi citare i. nostri ste~.si ~iornali. Volont~ di
Ancona batte su questo chiodo da p1.u .d1 un ann?;. e le idee
stesse abbiamo più volte accennato noi 1n ,, f!m.a!llta_ Novf!- ..
da quando è venuta alla luce. Ma anche ue1 g1ornah socialisti vediamo una forte corrente determinarsi nel nostro senso.
La Difesa di Firenze, altra volta citata da noi, testè sosteneva molte cose che diciamo in questo opuscolo essere necessario la preparazion~ . materiale. tecnica, la determinazio~e
precisa degli obbiett1v1 da ragg1ung~re, un .vero e. pr.opno
piano di mobilitazio~~' ecc. e .tutto. et? po.te_rs~ fare mmpen~
dentemente dai pa1i1tt e orga111zzaz1on1 ufftc1all, precedendo 1
capi e non seguen~o~i. An~he Band~era Ros~a di Ancona
conviene che un minimo d1 preparazione tecnica è necessaria, e che questa non è compito degli organismi nazionali,
sibbene di forze costituita per ogni località da individui che
siano più armati che possono.
Fra i repubblicani, leggiamo nell'Alba repubblicana di
Roma che si deve cominciare col distruggere l'ostacolo
primo ad ogni opera di trasformazione l'organismo complesso
di istituzioni della classe dominante che è la monarchia: che
il giornale si sente d'accordo còn molti anarchici, fra cui con
Malatesta; che bisogna concatenare le volontà e le forze nel
proposito di abolire di diritto e di fatto la monarchia. Lo
stesso giornale riporta questo pensiero di Giuseppe Ferrari,
che accosta i repubblicani operai ai socialisti ed agli anarchici più che non si creda: le fondamenta del trono non
sono rinchiuse entro il recinto di una Corte, nè quelle
dell'altare entro il giro. del tempio; molti non sapranno
clze si rinvengono più tosto nell'arca ferrata di ogni banchiere, nelle terre di ogni ricco e in ogni casa prediletta
dall'ingiustizia della ricchezza.
. Coi:ie ben s~ c?m prende,. ab~iamo citato qualche giornale
d1 quelh che pnmt . son capitati sott'occhio. Ma potremmo
citarne altri con tendenze notevolmente concilianti come
l'Italia del Popolo di Milano. Anche in Ancona il Lucifero
.•
~arlav~ ultin~amente della necessità di una preparazione tecnica
nvoluz1onana.
Le sane tendenze delle masse poco per volta si impongono anche a quei dirigenti che più vorrebbero essere restii.
Ed. è sintom~tico, altrettanto che simpatico, l'episodio del
Prnno Maggio a Forll (città repubblicana di tradizione ma
per metà ormai conquistata al socialismo, in cui repubblicani
e socialisti si son sempre guardati in cagnesco): i due cortei
il socialista e il repubblicano, s'incontrarono per caso, e si
salutarono agitando i vessilli, poi le mani si sono tese e
i due cortei confusi si rovesciarono in piazza, dove di due
comizi si fece un solo comizio fraterno e l' oratore repubblicano
baciò la bandiera socialista e la unì alla bandiera repubblicana.
Un compagno che era presente ci raccontava che pochi
erano quelli che non avevano le lagrime agli occhi per commozione. E noi che conosciamo la Romagna, generosa sì ma
anche tenace più 11e1 suoi odi che nei suoi amori, a quel racconto avemmo l'impressione che quella era già una vittoria
e ne fummo confermati nella nostra persuRsione che il fronte
unico rivoluzionario è possibile. A1lzi esso è già in formazione.
IV
Propositi Anarchici
Uno degli errori che ostacola una effettiva concentrazione di sforzi rivoluzionari, è che ciascuno vede benissimo
quello che gli altri dovrebbero fare, ma vede assai meno ciò
che dovrebbe fare egli stesso. Accanto alla facoltà critica non
si sviluppa sufficientemente la facoltà jniziatrice e fattiva.
Anche nelle ,masse, purtroppo, è diffuso questo senso
di fiducia negli altri più che in sè stessi. Il desiderio della rivoluzione, il senso della sua inevitabilità, è diffuso; ma non 10
è invece abbastanza la persuasione necessaria che la rivoluzione sarà la somma di tante rivolte, di tutte le insurrezioni
d'ogni specie ed in ogni campo, e che .ciascu~a di 9uesta
è necessaria, e che il miglior mezzo per vmcere e che ciascun
individuo, gruppo, categoria, partito, ciascu~ agglomerato,
cominci con l'esser pronto esso stesso, sappia esso stes~o
che cosa deve fare, e ali' occasione esso stesso scenda m
campo e vi resista fin che può .
•
19
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p t po la disciplina accentrata, autoritaria e formai~,
. . ur. rop ai1t• anni di politica socialista han fatta un' ab1di CUI
. organizzata,
.
.
d"1sce q.ue. dc111qu
Ila maggioranza operata
tmpe
tudme.1 e 0 dello spirito d'iniziativa per molta parte. Vi ha
sto sybt upt P altrosi una errata propaganda del mito dello
contn
u1 oenerale
' per cui questo era fatto smo111mo
·
·
d.1 nv?·
.
sci?pero gv' e· "n~ora moltissimi operai che pensano sul seno
luz10ne
·e
"" le braccia
. s1· possa affama:e la borg hes1a
· e
che
inc'rociando
· erla alla resa o che da una astensione completa dal
cos trmgpossa cosi senz'altro
'
· 1a rivo
· 1uz1011e.
·
p er 1o
scaturire
1avoro v'è una quantità di operai che crede aver fatto a
meno,
, . .
·
d · h'
·
sufficienza disertan~o .1 officina ~. ass1~uran os1 c. ess~ sia
ben chiusa e non v~ siano cr~m~n: poi verrà la nvoluz10ne,
la faranno gli altn, o scopp1era alt:ove, ecc. .
0
No tutto questo non basta, e bisogna che ciascuno individt;o o collettività - yensi e sa~pia c~e gli altri no~
concluderanno nulla, se ciascuno ed 1~ ogm luog~ non fara
il massimo di quel può fare, se non s1 sforzerà dt fare esso
ciò che immagina e pensa si faccia o debba esser fatto dagli
altri o altrove.
Ora 1 questo difetto d'iniziativa v'è anche fra gli anarchici. In minore misura, forse, ma non per merito personale
nostro, sibbene per l'indole stessa del nostro movimento
informato a criteri antiautoritari ed antiaccentratori. Ma questo
indirizzo mentale, e la condotta che da esso automaticamente
deriva non bastano. E quando gli avversari alle nostre continue
critiche rispondono chiedendoci che cosa poi facciamo noi,
hanno torto in gran parte sia perchè non vedono neppur
ciò che in realtà facciamo, sia perchè non si rendon conto
che la critica è una funzione precipua dei movimenti di minoranza, sia perhè la nostra eventuale inazione non scuserebbe
la loro; ma non si può negare che anche una parte di ragione l'abbiano.
Vi sono molti compagni nostri che si specializzano troppo
nella critica, ed in questa soltanto: critica della società borg?ese _(s~1ll_a quale siam? completamente d'accordo); critica
a1 socialtsh, giusta anch essa, ma talvolta troppo aprioristica
e preconcetta; critica agli altri compagni anarchici e rivoluzionari per tutto ciò eh' essi facciano di pratico e sul terreno
?ell' a~ion.~. N?~ neghiamo ~he anche questa critica abbia
1 suoi !ah. uhi!; ma perche un'utilità reale vi sia, bisogna
che essa sia suffragata da proposte pratiche concrete non
tanto su ciò che si sarebbe dovuto fare, chè del giudizio del
•
-.I
I
poi son piene le fosse, quanto su ciò che si deve fare
adesso o si dovrà fare subito dopo.
. Ci è_ avye~ut_o p~i. d_'una _volta di chiamare qualcuno
dei ~o~tn _m1ghon am1c1, 1mpen1tenti nella critica del poi, a
cons1gharc1 su quel che s1 doveva fare in circostanze determinate, e magari a collaborare con noi. Ebbene, essi non
negavano il concorso materiale, ma in quanto al consigliare
il da farsi, non c'era verso di farli sbottonare: o si tenevano
sull~ generali, o parlavan di teorie, o anticipavano critiche,
o dicevano che bisognerebbe fare ciò che in pratica pel
momento non era possibile in alcun modo. Tali esagerazioni
sono certamente una eccezione, ma indicano una tendenza.
A noi stessi è avvenuto talvolta di non saper che cosa rispondere quando, alle nostre critiche, gli avversari ci chiedevano che
cosa praticamente avremmo fatto di diverso da loro in certi casi.
Nella vita sindacale, per esempio, più di una volta abbiamo dovuto constatare che, ali' atto pratico, degli anarchici
abbiano commessi gli errori medesimi che tante volte abbiamo rimproverati ai socialisti; e così in altre esplicazioni della
nostra attività pratica. Non insistiamo su ciò chè non entra
nell'argomento che più ci interessa. Vi abbiamo soltanto accennato per dimostrare come lo specializzarsi ecessivamente
o esclusivameute nella critica di quel che fanno gli altri
avrebbe per conseguenza di rendere troppo poco fruttifero
il nostro movimento e di prestare un forte argomento di ritorsione ai nostri avversari.
Gli anarchici debbono continuare la loro funzione critica,
su tutto e su tutti, ma perchè questa non sia troppo sterile
debbono parallelamente esplicare una attività pratica, di lotta
e di rivolta, contro la borghesia e lo stato. In parte ciò fanno
quei nostri compagni che dedicano i loro sforzi al movimento
operaio, quelli che si occupano dell' organizzazi•)ne dei nostri
gruppi e unioni, i propagandisti anarchici della parola e della
penna, gli ignoti ma numerosi elementi nostri che in ogni
moto operaio o di popolo portano il loro colpo di piccone
e il loro spirito di iniziativa, ecc. Ma non è ancora a sufficienza. Specialmente non pare sufficiente l'attività nostra, la
visione di ciò che dovremmo fare per la preparazione rivoluzionaria.
***
Si è accennato già a quel che dovrebbero fare gli anarchici, come elementi costitutivi del fronte unico rivoluzionario.
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Ma indipendentemente eia qu~sto, essi ~ann? u1~ loro
nvoluz1onano d1vent1 una
compi·to, sia che il fronte
. unico
.
.
realtà sia che non lo d1vent1.
Nel primo caso, il. compito ~ facilmente d~tto. I gr~1pp1
·e· che sono nvoluz10nan, debbono f1anchegg1are,
.
·
· l'
degli spe
anarcI11 1,
~
facilitare, sussidiare con 1 propri mezzi opera
-·f· · i·uppi· d'azione· svolgere una propaganda che cret
Cl ICI g
'
intorno a questi l'atmosfera
più favorevole poss1'b'l1e; .cn't"1carne
od
1 I1e er rore eventuale in modo da 111011 screditarne
quac
·
tf T d.
ostacolarne l'attività generale; svolgere a prop1:a a 1~1 a . 1
·tito di critica e di polemica, in mopo da e~1tare nsentJ~a~nti ~oliere fra le varie frazioni operai~, ma. ?nentar.le tutte
contro la borghesia e lo Stato; essere a d1::;pos1z10ne .dei. gr~1pp1
d'azione per aiutarli. ogni v?l~a che. ne fossero , nc.h1est1. A
lotta iniziata, i gruppi anarch1c1 partec1p~:an.no ali. az10!1e percliè questa azione. si sv?l~a 9uanto p1u nvoluz10~1anamen~~
e libertariamente e poss1b1le, 111 modo da espropnare al ptu
presto i capitalisti ed esautorare ogni governo, vecchio o n uovo che sia.
Ma potrebbe darsi che &li. an.a'.chici cont.rariame~1.te alle
nostre buone speranze ed agi! 111d1z1 favorevoh che pm volte
abbiamo notati, non riescano a vincere le resistenze, parte
naturali parte volute, dei partiti, contro ogni accordo rivoluzionario· che cioè nei partiti, che pure dovrebbero pel loro
program'ma essere rivoluzionari, tornino a prevalere còme pel
passato le tendenze accomodatrici e conservatrici. Può avvenire cioè che quesli partiti s'oppongano deliberatamente ali' idea del fronte unico rivoluzionario. e riescano a distoglierne
la maggior parte dei loro seguaci.
Dovremmo noi anarchici in tal caso rinunciare ad og.ni
proposito rivoluzionario, solo perchè ci verrebbe a mancare
un ausilio eh' ora ci sembra indispensabile? No; non lo vorremmo nè .Jo potrèmmo. Anzitutto perchè una delle ragioni
d'esistenza dell'anarchismo, come partito di lotta, - senza
di cui esso sarebbe semplicemente un movimento di tendenza, un indirizzo filosofico o letterario - è la qualità di milizia
rivoluzionaria, di collettività di volontari della rivolta, di partito d'azione. Non lo vorremmo nè lo potremmo, inoltre, perchè la crisi che sta attraversando la società attuale (lo ab-.
biamo rilevato più volte) ci conduce ad un cozzo inevitabile
fra proletariato e borghesia, fra le forze d'avvenire e la
reazione.
· Lo rilevava nel Secolo Guglielmo Ferrero alcun tempo
21
..
..
ì
fa. La guerra civile è incominciata da alcuni mesi m Italia
(egli scriveva); cieco chi non la vede!, essa avrà il suo esito
come la guerra; o il governo e la monarchia cadranno o la rivoluzione sarà vinta". Orbene, se altri diserta la
rivoluzione, non possiamo disertarla noi, neppure in previsione
d'una sconfitta. La quale sconfitta sarà tale e tanta maggic1re in ragione diretta del numero di coloro che avranno
disertato. Se noi non diserteremo, sarà una sconfitta minore;
e non è neppure improbabile che al momento buono il nostro esempio possa trascinare gli altri, e condurre viceversa
ad una vittoria. La vittoria è impossibile solo nel caso che
tutti disertino la battaglia, che nessuno creda di vincere .
Finchè vi saranno di quelli che vorranno la vittoria, sarà
sempre possibile sperarla e strapparla.
Più sopra noi abbiamo prospettata la situazione attuale
che prima o poi finirà col ridurre il proletarito alla disperazione e spingerlo in piazza, alla rivolta malgrado tutti i consigli e gli scongiuri dei suoi pastori u fidali. Quel giorno esso
avrà bisogno che i rivoluzionari ne· costituiscano l'elemento
cosciente, volontariamente ribelle, che cambi la loro sommossa
impulsiva in rivoluzione. Di qui la necessità della " barrricata unica ., di cui abbiamo parlato più sopra. Lasciare in
quel giorno solo il proletariato, oppure assisterlo soltanto
come la croce rossa assiste i combattenti, per medicarne d.opo
le ferite alla meglio, ovvero per consigliargli la calma, significherebbe tradirlo.
Noi crediamo alla necessità che tutti i rivoluzionari, allora,
siano in grado di far leva insieme, per coopera~e alla vitto~
ria proletaria. Ma se pel malvolere altrui dovessimo trovarci
soli o quasi, sarà lo stesso nostro dovere di cacciarci nella
.
mischia per fare tutto quello chè ci sarà possibile. .
Può darsi che altri sdegni ogni accordo rivoluz1onano,
per l'orgoglio di bastare a vincere da soli, per voglia di sfruttare a scopo partigiano la vittoria. In tal caso lasciamo ad
essi ogni responsabilità dei danni, dei pericoli dei disastri che
la mancanza d'una intesa può provocare; ma per conto nostro non abbiamo orgogli di sorta. alcun amor proprio, fuori
quello di fare il nostro dovere. Per ciò, anche in tal caso,
faremo quel che è in noi per facilitare lo scopo comune del!' abbattimento delle istituzioni attuali, salvo poi - una volta
sbarazzato il terreno - a far valere la nostra forza anarchica
perchè altre istituzioni non sorgano e si consolidino con gli
stessi caratteri e difetti delle antiche.
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Ma in questa ultima ipotesi, cqe gli altri partiti sovversivi impediscano ?elibe:atame.nte og1:i ace.ardo, sia perchè
non vogliano la nvoluz1one, sia perche vogliano e pretendano ·
poter f~re da soli, noi anarchici dobbiamo prepararci a fare
da noi tutto quel che potremo, come gli altri non esistessero.
Dobbiamo costruire noi il fronte unico rivoluzionario. e cio~
i nostri gruppi specializzati per l'azione in ogni località, or<Yanizzarne il collegamento, coordinarne le intese e gli sforzi
prepararne i mezzi, sta~ilire gli ~bbietti~i precisi, accordarci
sul simultaneo da fare 111 determinate circostanze, ccc.
Sul modo di svolgere questa particolare attività di preparazione insu1 rezionale non è q uì il caso d' occu parei, nè
è compito da esplicarsi in giornali od opuscoli. Basterà dire,
ripetendo ciò che è stato accennato altra voli:i, che si tratt<l
d'un genere d'organizzazione del tutto diverso da qttello
comune, il meno formale e il meno llurocratico possibile: anzi
niente affatto burocratico 1 poichè deve basarsi sopra tutto
sulla mutua fiducia e stima personale. Ma è inutiie addentrarci in particolari.
Qualora il nostro modo di vedere sarà accolto da un
numero sufficiente per mettersi all'opera, questa non mancherà
di rendersi fattiva, di dare i suoi frutti e di farci sperare la
vittoria.
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