ilCilento
A n n o V I I I n ° 4 5 - w w w. u n i c o s e t t i m a n a l e . i t - 0 8 d i c e m b r e 2 0 0 6 - € 1 , 0 0
Editore: Calore s.r.l. Sede Legale: Via S. Giovanni, 50 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale: Via della Repubblica, 177 - Capaccio-Paestum (Sa) — Poste Italiane - Spedizione in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Direzione Commerciale Business Salerno — Abbonamento annuale 20,00 e
E B O L I
La Qu er c i a c o n tr o
C ar me l o C ont e
Cirio, noi ci
scandalizziamo...
Cristina Di Geronimo
Sul Corriere del Mezzogiorno di
qualche settimana fa, Ugo Di Pace ha
segnalato il progetto di restauro dell’ex Cirio a Paestum, per opera della
Soprintendenza ai beni archeologici,
che ha acquistato l’immobile con le
risorse del Pit Paestum – Velia, programmazione 2000/06. Ugo di Pace
riporta anche la notizia d’ulteriori finanziamenti per le prossime annualità finalizzati al recupero dello stabile
al fine di, sembra, creare una struttura plurifunzionale. Già Lucio Capo
ha avuto modo di segnalare, sulle pagine di questo giornale, l’irritazione
che provoca tale aggettivazione. Si
tratta di strutture che potendo servire
a tutto, finiscono per non servire a
niente. Ma non è questo il punto. La
domanda che vorrei porre a chi predispone il progetto e a chi lo finanzia,
con i soldi pubblici, è se va considerata legittima la richiesta dei cittadini di essere informati, di poter esprimere un qualche parere in proposito.
Tutto accade nelle segrete stanze del
potere e, quando si annunciano le
conferenze stampa, i giochi sono già
conclusi. La normativa europea prevede pubblicizzazione e trasparenza
delle azioni finanziate e si può accedere a quasi tutti gli atti amministrativi ma senza alcuna possibilità interlocutoria.
Ma cerchiamo di condurre un minimo discorso di buonsenso. Prima di
avviare una qualsiasi opera pubblica
bisognerebbe rilevare di cosa il territorio ha bisogno o, almeno, indicare a
quale esigenza corrisponde l’opera
che si è deciso di avviare. E se Paestum avesse bisogno di un ostello e
laboratorio di ricerca archeologica per
giovani studiosi? E se Paestum avesse bisogno di un padiglione per l’arte contemporanea e di un archivio
storico? E se il Museo archeologico
avesse bisogno di una seria e consultabile archiviazione di tutti i reperti
contenuti nei sotterranei? E se Paestum avesse bisogno del ripristino
dell’anfiteatro tagliato a metà da una
strada che fu una vergogna costruire
e che rimane una vergogna conservare? E se Paestum avesse bisogno di
abbattere quella orribile palazzina di
cemento armato dove sono collocati i
bagni e che si sta sfasciando da sola
sotto gli occhi tristi del tempio di Netcontinua a pagina 8
ROC CADASPIDE
CAPACCIO-PAESTUM
pagina 3
“Capaccio viva”, un nuovo
movimento politico-culturale
pagina 9
La replica dell’ex
sindaco Capuano
pagina 11
tentazione
Riaperto il rifugio sul Cervati, Ladella
resa
il tetto della Campania
Giuseppe Liuccio
AVRÀ 24 POSTI LETTO
Il pennacchio di fumo che s’innalza a
fendere il terso cielo di una indimenticabile domenica di fine novembre, annuncia agli escursionisti che calano
dalla vetta che il rifugio amico è operativo. Quando il gruppo si affaccia sull’uscio e, nella penombra, intravede due
tavoli apparecchiati e l’olfatto è colpito dai profumi provenienti dalla cucina, allora anche l’incredulo cronista
può mormorare:“ce l’abbiamo fatta!”
Il primo vagito ha riempito un vuoto
che offendeva l’intelligenza degli operosi uomini di questa terra che hanno
tratto dalla montagna ricchezza spremuta dal sudore della fronte.
Un bicchiere di vino, una fetta di caciocavallo appena indorata sulla brace dell’ampio camino, ritemprano il corpo e
lo spirito di chi ha camminato i sentieri per quattro ore.
È come incontrare un vecchio compa-
gno risorto da un antico letargo. Ancora un po’ debole sulle gambe ma voglioso di recuperare il tempo perduto:
è l’amico rifugio ritrovato. La ristrutturazione lasciata a metà ha imboccato la dirittura d’arrivo e grazie all’impegno assunto, e mantenuto, da parte di
Angelo Pipolo e Angelo Ciniello, presumibilmente, sarà completata entro
Natale: il rifugio è stato già prenotato
per festeggiare l’arrivo del 2007 a
quota 1400. La svolta è arrivata anche
grazie all’intervento della Comunità
Montana, con il suo presidente Mario
Miano, che con tempestività ha distaccato una squadra di operai affidando
loro la sistemazione del rifugio.
Le risorse umane per rendere un ottimo servizio alla comunità e a chi vuole
percorrere tratturi e sentieri: Alì e i
due Giuseppe (D’Amico e Musto).
Un popolo infinito di anelanti pace e
tranquillità è pronto a riempire valloni
e rilievi del Cervati a condizione che
abbia garantito accoglienza e sicurezza. La regione che accoglie più turisti
in Italia e ben distribuiti in ogni mese
dell’anno è l’Alto Adige. Quanti di noi
conoscono amici e parenti che viaggiano per migliaia di km per camminare
per valli e per scalare cime in quella ed
altre regioni? Ebbene lo fanno perché
vi trovano quello che qui è ancora un
sogno: natura fruibile grazie ad un’organizzazione impeccabile.
Quel pennacchio che ha aperto il
cuore degli escursionisti che calavano
dal Cervati, è un timido segnale che
può diventare un deciso passo verso
un futuro migliore per chi ancora rimare abbarbicato alla speranza di
poter restare o partire per scelta e
non per necessità.
Cara Luciana,
la tua lettera è stata un lampo di luce
in una notte cupa e senza stelle. Sarà
perché attraverso un periodo di profonda conflittualità, tutta mia ovviamente, con il territorio delle mie origini, ma di sicuro la tua testimonianza è stata una ricostituente iniezione
di fiducia, tanto più apprezzabile
quanto non richiesta e, soprattutto, da
fonte insospettata di stima sincera.
Ne avevo bisogno.
Bella anche la tua dichiarazione
d’amore per Paestum, che, come
tanti, vorresti più consapevole e gelosa della sua grande tradizione di
cultura ed orgogliosa di quel che rappresenta, di storia e di arte, nell’immaginario collettivo universale. I Pestani te ne dovrebbero essere grati.
C’è bisogno di intellettuali come te,
“salernitani in viaggio”, come ti definisci con immagine efficace, che dai
diversi luoghi della diaspora accendono i riflettori dell’interesse su templi e museo, su area archeologica nel
recinto delle mura ciclopiche e reperti disseminati nell’intera pianura,
nella speranza, che, purtroppo, è
spesso illusione-delusione, di una resipiscenza di amministratori ed operatori locali per un patrimonio quasi
sempre trascurato e, qualche volta,
addirittura offeso e sfregiato.
Tu di quel mondo sei testimoneesploratore, per innata sensibilità
verso la bellezza e per profonda educazione alla storia e alla cultura.
Io ne sono testimone-ambasciatore,
perché ne porto nel sangue il marchio
delle origini e nella mente e nel cuore
il miracolo del turbamento d’amore,
da quando, ragazzo, fui folgorato per
la prima volta dallo spettacolo di templi maestosi e colonne doriche scanalate, luminose d’ambra nella gloria
del sole di una mattinata di primavera, ormai lontana.
Da allora Paestum è la mia Itaca,
punto di partenza in volo dalla calda
cova alla scoperta del mondo con la
curiositas di Ulisse pellegrino, e porto
di approdo, per bisogno di lunghe
pause di riflessione, dopo esperienze
maturate in lungo e in largo, in Italia
e nei continenti, con l’occhio acceso
di nostalgia al ritorno-nostos a desiderio di risanare ferite di lacerazione.
Bartolo Scandizzo
continua a pagina 14
PRIMO PIANO
n°45 08 dicembre 2006
“La ciurma”, le interviste di Antonello Caporale Valcalore,
ecco il piano
Una delle penne più temute della stampa si confessa
PALOMONTE- “La stampa è l'artiglieria del pensiero”. Così asseriva
Simon Bolivar pensando alla dirompente potenza del giornalismo. Quello vero,
quello che racconta la verità, pur misera, senza cedere alla tentazione di ammantarla coi comodi abiti dell’ipocrita
acquiescenza al potere. Tra gli artiglieri del giornalismo italiano, uno dei più
temuti è certamente Antonello Caporale, nota firma del quotidiano La Repubblica. Un orgoglio della nostra terra,
visto che è nato a Palomonte, un piccolo centro in provincia di Salerno.
Esce in questi giorni, per i tipi de L’Ancora del Mediterraneo, La Ciurma, una
silloge delle assai celebri interviste
Senza Rete, realizzate tra il basso equipaggio del barcone della politica italiana.
La cifra stilistica è inconfondibile. Lo
stile è asciutto e tagliente, i colori quelli della satira più raffinata e crudele. Il
risultato, poi, è tragicomico. Questo
libro è un affresco acuto, intenso della
comédie humaine, del palcoscenico del
potere.
-Come nasce La Ciurma?
-Questo libro nasce per caso, su suggerimento di alcuni amici. Secondo loro
raccogliere le mie interviste in un volume avrebbe potuto offrire un’illustrazione più ampia e meglio documentata
del “palazzo” osservato dal basso.
Quelli che io intervisto, infatti, sono politici di seconda fila, non di primissimo
piano. L’idea di leggere il palazzo attraverso le miserie e anche le modestie,
le ambizioni, le piccole, grandi esagerazioni, il senso della limitatezza dell’agire di questi politici (si tratta di uomini
che non prendono decisioni, ma ordini)
è un modo per rappresentare l’Italia
passando in rassegna una galleria di
personaggi che qualifica lo spessore del
ceto dirigente.
- Tu racconti le sfumature, le complicazioni, suggerisci la contraddizione.
L’Italietta meschina e furbesca che
prende corpo nei tuoi articoli mette
molta tristezza…
-È un ritratto ironico ma dolente. Eppure la tristezza fa il paio con la colpevole distrazione con cui, poi, andiamo
al voto. Noi italiani siamo severi e assai
feroci quando giudichiamo un’azione
di gioco; siamo implacabili quando
chiediamo l’esclusione di un giocatore
dalla squadra al secondo stop sbagliato.
Eppure riusciamo ad essere tranquillamente disponibili ad ignorare le responsabilità della politica che decide il destino di tutti, che gestisce immense risorse. E così andiamo al voto come se si
trattasse di un gioco. Non credo che
tutti i voti siano legati da un filo clientelare. Ritengo che la maggior parte
Oreste Mottola
delle scelte elettorali siano, invece, frutto di improvvisazione, di irresponsabilità. Ad esse, poi, corrisponde la fauna
del ceto dirigente che fa piangere piuttosto che ridere. Il mio è un atto d’accusa. Noi siamo così, un po’sudici. Tutti.
- Ma è davvero così squallida la ciurma della politica? Leggendo le tue interviste è difficile non lasciarsi prendere dalla nausea…
- In realtà alcuni dei miei personaggi
sono uomini di grande levatura, persino simpatici e schietti. Il problema vero
è che noi deleghiamo a compiti così
gravosi gente che si improvvisa, politici ai quali non sta a cuore il bene pubblico. Quando ce ne rendiamo conto
iniziamo con le solite lagne che però
non si trasformano in alcun atto concreto.
- Quando uno accetta un colloquio
con Antonello Caporale, sa benissimo a cosa va incontro. Ma cosa spinge un politico a lasciarsi intervistare
da te? La voglia meschina di esserci
comunque?
- Le motivazioni potrebbero essere
tante. C’è chi vuole competere, misurare le proprie possibilità. E poi un po’
di luce fa bene a chi non ce l’ha, anche
al prezzo di fare una figura non proprio
bellissima.
- Leggendo i tuoi articoli si ha l’impressione che tu abbia il nefasto dono
di far emergere la parte peggiore
degli esseri umani…Una sorta di
“maieutica negativa”. Ti affascina
questa capacità? Non ti spaventa?
- Beh, non faccio magheggi di alcun
tipo. Io cerco la verità delle persone, la
cifra vera, non quella mediata dall’immagine pubblica. Cerco di “guardare
sotto il tappeto”. Certo, tutto ciò non
mi spaventa, anzi mi dà lavoro! A parte
gli scherzi, il mio approccio è mediato
da una meticolosa documentazione sul
personaggio in questione. Poi mi limito a registrare ciò che uno dice.
- Ti sei mai pentito dopo un’intervista? Hai mai avuto l’impressione
d’essere stato troppo duro?
- A volte è capitato. È facile impiccare
ciascuno alle sue parole. Poi, però, ti
viene il dubbio: e se non è così? Pertanto cerco di essere molto equilibrato.
- Oggi sei una delle penne più temute della stampa italiana. Eppure fa
un certo effetto immaginarti muovere i primi passi in una realtà piccola
come quella di Radio M.P.A., proprio
a Palomonte. Cosa sognavi a vent’anni?
- Innanzitutto non esageriamo: non
metto poi così paura! A vent’anni sognavo esattamente questo. Avevo una
grande passione e mi sono detto: fa’
quel che devi, succeda quel che può!
- Cosa ti ha regalato il giornalismo,
cosa ti ha tolto?
- Mi ha regalato la vita che amo. Mi ha
tolto la possibilità di vivere in una città
di provincia, dal momento che la metropoli mi affatica molto. Io amo la provincia, sono provinciale e mi sento tale
fino in fondo.
- Quali sono i sentimenti che ti legano oggi alla tua terra?
- Non posso nascondere un filo d’amarezza. La mia terra mi appare disossata
dai sentimenti. Palomonte, il paese in
cui sono nato, ad esempio, mi sembra il
prototipo di una cittadina veneta in cui
l’imperativo categorico è: lavorare!
Non ci sono piazze, solo strade. Ogni
qualvolta ritorno vedo con disperazione che c’è sempre più cemento.
- Quali credi siano i limiti del nostro
territorio? E le potenzialità?
- Credo, purtroppo, che il futuro che si
prospetta non sia dei migliori a causa
di una classe politica irresponsabile.
continua a pagina 5
Su questo giornale hanno trovato ultimamente ampio spazio
le notizie sulla
Cantina Sociale
Val Calore di
Castel San Lorenzo e la ricerca di possibilità di risanamento. Ad
iniziativa della Banca di Credito Cooperativo di Aquara, lo scorso 19 ottobre si tenne un incontro per studiare un piano di rilancio. Come già
riferito su questo giornale, vi partecipò il presidente dell'Amministrazione Provinciale Angelo Villani, l'assessore Corrado Martinangelo, il vice
presidente della Regione Gennaro
Mucciolo ed altre personalità. Ognuno si prese un compito in vista di una
seconda riunione più operativa. Alla
BCC di Aquara toccò il compito di
individuare un professionista capace
di stilare il piano di rilancio dell'azienda. Il compito è stato portato a termine ed il voluminoso piano di rilancio è stato presentato alla Val Calore che lo dovrà adottare. Nel frattempo sono state fatte alcune riunioni con altri esperti per migliorare
eventualmente questo piano di rilancio. La sera del 27 novembre c'è stata
una nuova riunione in cui è stato esaminato nuovamente il Piano e ci
sono stati ulteriori approfondimenti.
A questa riunione, sempre su invito
della BCC di Aquara, ha partecipato
l'ex assessore regionale all'agricoltura Vincenzo Aita, un esperto commerciale del settore, Donato Alonzo, un esperto di marketing, Michele
Cammarano, il Presidente della Val
Calore, Pasquale Masi, il consulente
Maurizio Caronna, alcuni dipendenti
e consiglieri della Val Calore.
A questo punto non resta che adottare il Piano e poi concentrarsi sul
risanamento finanziario in cui gioca
un ruolo fondamentale la Regione
Campania. L'on. Mucciolo si è già più
volte impegnato a proporre un
emendamento alla legge finanziaria
dello scorso anno affinché anche la
nostra cooperativa possa usufruire
della garanzia della Regione per un
grosso mutuo di ripianamento debiti.
Sarebbe, però, un grave errore, per
chi gestisce la Cantina Sociale, pensare al futuro come mera ripetizione
del passato.Tutto si gioca anche sulla
capacità di rinnovarsi nelle scelte e
negli atteggiamenti perché la Val Calore ha bisogno di una nuova reputazione. Ci riusciremo?
Antonio Marino
[email protected]
n°45 08 dicembre 2006
EBOLI
Ds attaccano Conte:"Basta con le bugie"
E se a scriverlo sono i Ds... Prodi non ha proprio torto
Siamo un Paese di pazzi, ha detto
Prodi. Si riferiva all'Italia, ma a Eboli
l'hanno preso subito in parola. Cosa è
successo? Un manifesto a firma dei Ds
è apparso sulle mura della città: "Adesso basta bugie". E' un manifesto contro i Socialisti di Conte. Il contenuto?
"Abbiamo replicato alle bugie su San
Nicola Varco e sull'attracco turistico a
foce Sele" spiega Luca Sgroia, segretario Ds, diventato del sindaco Melchionda portavoce extracomunale (stanze disponibili, a Palazzo, non ce ne sono
più. Tra comunicatori e curatori di immagine, tra poco ci vorrà l'auditorium
di Sant'Antonio). Ma non divaghiamo.
Perchè già gli ebolitani sorpresi abbastanza sono. Ma come, si chiedono i
cittadini, lunedì scorso Melchionda
(sindaco Ds) ha smentito un anno e
mezzo di sue dichiarazioni sui conti
pubblici. E poi esci per strada e trovi il
manifesto dei Ds: "Adesso basta con le
bugie". E' vero che era diretto ai socialisti, ma dato che i manifesti li legge l'1
per cento della popolazione, dato che
la retromarcia l'ha fatta il sindaco,
checchè provi a pensarne quel sorridente pinocchietto di Paolo Polito (ex
Msi, ex An, ex Fiamma Tricolore, ex
Verde tentato, ora portavoce bis dei Ds,
il ter è Palladino), in molti, i città,
hanno fatto due più due. E rispolverando brocardi freudiani...hanno abbinato
quel titolo, quelle parole, quell'appello, più che ai socialisti, a chi per un
anno e mezzo ha urlato a lupo, a lupo,
"non abbiamo soldi, siamo al predissesto", a chi ha ingiustamente accusato
altri politici: "Rosania ci ha lasciato
una situazione di sfascio". Allora ci
chiediamo...ma il premio Pinocchio
dell'anno a chi va? A Melchionda,
come dice Rifondazione (la metà non
Cariello supina), a Masci, come chiedono i Socialisti, a Polito e a Lavorgna,
come sostiene la Casa delle Libertà?
Giriamo la domanda a Luca Sgroia, ex
amico di Carlo Moscariello. Allora,
Sgroia, chi è il Pinocchio dell'anno?
"Ma dai, non scateniamo una caccia
alle streghe. Abbiamo i conti in ordine, questa è la verità. Rosania non ha
colpe. Ma se abbiamo raggiunto questo risultato è merito del centrosinistra
del passato e di quello attuale". E Sgroia, di diritto, si iscrive alla gara di Pinocchietto dell'anno. Ma come si fa, gli
diciamo noi...come si fa a parlare di
centrosinistra a Eboli quando Pierino
Infante, Remo Mastrolia, Gaetano
Cuomo, Paolo Polito, Giuseppe Bisogno (ci manca qualcuno???), ah si, Vincenzo Rotondo, sono stati eletti con
Berlusconi e ora votano Melchionda?
Come si fa? "In Italia c'è stato uno stravolgimento nei partiti. Le adesioni raccolte dalla Margherita e dall'Udeur
fanno parte di uno scenario più grande" risponde Sgroia. Lui prova pure a
convincerci. A noi, i dubbi restano e si
moltiplicano. C'era una volta il centrosinistra. Ma con sei consiglieri comunali passati in maggioranza, dopo essere stati votati nella Cdl (da 12 anni
all'opposizione, a Eboli), come si fa a
parlare di centrosinistra? Parliamo d'altro. Premesso che sui conti hanno men-
tito i Ds (Masci,
Melchionda,
Lavorgna, fate
voi), prima di
titolare un manifesto, è il nostro spassionato
invito, è il caso
di pensarci un
pò su. Dato per
assodato, una
volta per tutte
che le bugie, in
un anno e
mezzo, sono
state
scritte,
dette e sparate
ai quattro venti
dai Ds e da damerini servili
del sindaco, parliamo di ambiente.
I Socialisti vi accusano di aver
dato la disponibilità comunale per
una discarica a
San Nicola Varco.
Premesso che lo
credono in tanti,
ormai Eboli è ridotta a una servitù delle scelte scomode di De Luca,
sindaco di Salerno, come la mettiamo
a San Nicola Varco? "De Luca non
c'entra niente- ribatte Sgroia- a San Nicola Varco abbiamo fatto tutti i passaggi istituzionali per il polo agroalimen-
tare. Ora tocca alla Regione e ai nostri consiglieri Cuomo e Rosania". Dell'incontro tra
Bertolaso e De Luca, il
segretario, portavoce
Melchionda one, Sgroia
non intende parlare:
"sono fantasie, non le
commento". Resta il
fatto che se a Salerno
vogliono "liberarsi" del
porto commerciale, vengono a Eboli a parlare di
idee futuristiche e di alì babà natalizi.
Se a Salerno hanno il problema di una
discarica di appoggio all'inceneritore
regionale, scommettiamo che a San Nicola Varco verrà fatta?
Francesco Faenza
... IN BREVE
Colliano
Dalla Comunità montana interventi per 180 mila euro
La Giunta comunale approva l’elenco
delle opera da realizzare con i fondi
della legge 55/81, erogati dalla Comunità montana Alto e Medio Sele ai Comuni. Gli interventi previsti per Colliano riguardano la sistemazione delle
sorgenti Capo d’Acqua-Cantarelli-Capuaccio ed annessi serbatoi, per un valore di ben 115 mila euro; l’allargamento della strada Capo d’acqua, per 40
mila euro; un’area attrezzata a Valle di
Raio per 30 mila euro; la sistemazione,
il completamento, della strada IscaCoppe, per 20 mila euro; interventi a
Collianello incrocio Piano di zona, via
Iudice, etc, per 30 mila euro; infine, la
strada Bisbigliano (Porcine)-Madonna
dell’Annunziata per 15 mila euro.
tro di aggregazione
E’ stato istituito il servizio di micronido e il Centro di Aggregazione “La rete
di Lillipuz” presso i locali comunali di
via San Sebastiano. Servizi fondamentali per le famiglie, per le mamme, soprattutto lavoratici. Il micronido è
aperto dalle ore 8 alle ore 13, dal lunedì al venerdì, fino al prossimo 30 giugno
2007, mentre il Centro di Aggregazione è aperto dalle ore 17 alle ore 19 il
lunedì, mercoledì, venerdì, sempre fino
al prossimo 30 giugno 2007. Gli stessi
locali, poi, sono al servizio della comunità anche per altre attività. La ludoteca potrà essere richiesta per ricorrenze e festicciole di bambini, con un contributo di 25 euro. Mentre chi vuole
usare la struttura come “Baby Parking”,
lo potrà fare versando la somma di
2,50 euro per ogni ora.
Contursi Terme
E’ attivo il micronido e il cen-
Oliveto Citra
Tre fari contro la pena di
morte il 30 novembre
Tre grandi fari accesi, giovedì 30 novembre, illumineranno la sede del Municipio di Oliveto Citra, sancendo la
partecipazione alla “V Giornata
mondiale per la vita, contro la
pena di morte”. Un evento che accomuna un’intera città, simbolicamente rappresentata da quelle tre grandi
luci. Oliveto aderisce così a “Cities for
life”, la campagna internazionale lanciata dalla Comunità di Sant’Egidio, giunta quest’anno alla quinta edizione. Con
questo gesto si vuole ricordare l’anniversario della prima abolizione della
pena di morte dall’ordinamento di uno
Stato Europeo, il Granducato di Toscana nel 1786. “La pena di morte è una
negazione del diritto alla vita, riconosciuto universalmente; altro non è se
non una barbarie inutile e deprecabile
- dice il sindaco, Italo Lullo - Abbiamo aderito con forza a questa manifestazione, certi, pienamente convin-
ti, che la sempre maggiore sensibilizzazione della società civile possa contribuire di gran lunga alla progressiva disapplicazione della pena di morte”.
Valva
Piano di fattibilità per il Pip
Il Pip sarà presto una realtà anche per
il Comune di Valva. L’amministrazione
ha affidato la redazione del piano di fattibilità del Pip, che è previsto nei pressi dello svincolo di Quaglietta. Un’area
su cui si punta molto in futuro e che
vedrà presto anche un collegamento
nuovo tra questa zona specifica e la
Fondovalle Sele, utilizzando una vecchia via. Con quest’atto amministrativo,
dunque, si avviano di fatto le procedure per giungere alla realizzazione del
Pip. S’inizia verificando la fattibilità dell’intervento e quale destinazione dare.
Non si esclude anche una destinazione
commerciale, oltre che produttiva, vista
la vicinanza alla rete stradale.
3
Il viaggio era
lungo e noioso
e noiosi erano
anche i compagni di Rosellina.
“Fatto spese?”
Domandò l’anziano professore che ritornava a Napoli alla
giovane donna
tutta fiocchi e
gioielli. “Sì, sì, un po’. Si avvicina il Natale e dobbiamo prepararci”.“E’ bello
acquistare doni per le persone
amate”. Replicò il professore.“Certo,
i regali portano allegria”. Osservò la
donna e cominciò a raccontarsi. Raccontò tutto, per ore: dal fidanzamento al ragù del giorno prima. Rosellina
sprofondò nella lettura. “Ho conosciuto la felicità, ho realizzato il mio
sogno, è stato meraviglioso”. Rosellina distolse lo sguardo dal giornale.
”Che cosa può averla resa così felice?” Si chiese.“Desideravo un televisore nuovo, di quelli a parete, come
quelli della pubblicità, l’ha vista, l’ha
vista? Non avevo il coraggio di dirlo
ma, certe cose in una coppia che funziona si intuiscono. Lui l’ha capito e
me lo ha regalato”. “Te lo meriti,
cara”. “Questa donna è felice per un
televisore a parete. Contenta lei”.
Pensò Rosellina e si
rituffò
nella lettura.
“Mamma,
mamma osservò il
piccolo che giocherellava con il cellulare - si è ripreso, il presidente si è ripreso!”.“Grazie a Dio, che bella notizia! Il presidente si è ripreso! Professore non immagina quanto ho sofferto a vederlo in televisione, lui si è accasciato ed io mi sono rattristata terribilmente. Lo dico sempre io a mio
marito: è tutta colpa dei comunisti.
Ogni giorno ne inventano una per
farlo arrabbiare”.“Due buone notizie
- pensò Rosellina - il presidente si è
ripreso e la signora ha il televisore a
parete”.
Provò a rituffarsi nella lettura ma le
era tornata la smania: voleva sentirlo.
Voleva essere felice come la signora
berlusconiana. Voleva dirgli che presto sarebbe venuto Natale, che si sarebbero baciati sotto il vischio, che si
sarebbero scambiati i doni sotto l’albero, che tutto sarebbe cambiato se
solo lo avessero voluto.Voleva un televisore a parete, anche se non sapeva che farsene, anche se non avrebbe
mai offerto i pasticcini alle amiche nel
salotto in pelle, né avrebbe mai seguito i discorsi del presidente. Lo voleva e basta. Compose il solito numero,
il cellulare squillò, squillò più volte, ma
lui non rispose.
Il televisore
a parete
SELE
Campagna - Manca poco più di un anno
e mezzo, ancora circa un terzo del mandato, e già la Destra locale si sta muovendo. Dopo il manifesto della Fiamma
Tricolore è arrivato puntuale quello del
circolo “Italo Cubicciotti” di Alleanza
Nazionale ed Azione Giovani. A Campagna, come a livello nazionale, vogliono
mandare a casa il Centro-Sinistra.
E dopo il lungo volantino “I tempi sono
maturi per rispondere a tono”, è arrivato, a distanza di sette giorni, il Manifesto “Campagna fatti coraggio!” (Strade impraticabili, immondizia, scuola,
sport: è il caos. Questi sì, fatti reali e non
illazioni! Altro che piazze…).
Si incomincia con delle domande: “È
mai possibile che un padre possa volere
il male dei propri figli? (…); È mai possibile che un amministratore, per quanto
ligio e corretto, possa determinare il fallimento dell’azienda che gestisce? Sembra impossibile, eppure accade spesso”.
Infatti per i finiani di Campagna, per “un
sindaco, che alcuni suoi interessatissimi
fans hanno avuto l’infelice idea di definire “coraggio”, si può formulare una
diagnosi, applicabile anche ai casi innanzi indicati. Un padre, un amministratore,
un sindaco, per quanto involontariamente, possono determinare sofferenze per la
famiglia, guai per l’azienda, danni per
una città, solo se sono affetti da eccessivo protagonismo, da cieco individualismo”. Per la Destra campagnese “ciò che
può determinare, in senso negativo,
l’operato dei tre modelli è la cocciutaggine, l’incapacità di ammettere i propri errori”. Ed elenca gli errori fatti da Luongo e company: dal centro storico (“è
un grande cantiere aperto con numerose opere pubbliche”), e gli consigliano di farsi un giro a piedi, a
Via Normanni, Via Castagneto…e così via”. Per arrivare poi al Quadrivio (“…sono iniziati i lavori della
costruzione di un ampio parcheggio…un progetto che
cambierebbe volto al Quadrivio, ma che…non serve
a nulla. Ma poco importa. Il sindaco ha già la testa
alle elezioni”). E ancora: “La riqualificazione della
nostra città non può che passare attraverso intervenA pochi giorni dalla sua scomparsa è
forse opportuno continuare a ricordare Gelsomino D’Ambrosio con quell’affetto che sicuramente persisterà a
lungo nei tantissimi che gli hanno voluto bene. Quanto prima, però, sarà necessario ‘studiare’ l’opera di una figura
tra le più significative che la provincia
di Salerno ha dato alla storia degli ultimi decenni del nostro Paese. Nel frattempo io tornerò indietro nel tempo, a
circa venti anni fa, quando rivestivo la
carica di primo cittadino di Valva e
quando Gelsomino ed il suo ‘socio’ Pino
Grimaldi vennero alla Casa Municipale
per proporre all’Amministrazione la
realizzazione di un Piano Coordinato
dell’Immagine. Si trattava di un esperimento a quei tempi all’avanguardia, addirittura unico nel Sud. L’incarico fu affidato e nel giro di qualche mese Valva
ebbe la sua ‘immagine coordinata’: dalle
insegne dei negozi allo stemma, dai manifesti alla corrispondenza. Anni dopo,
questa volta nella veste di assessore
provinciale, programmai una serie di ini-
n°45 08 dicembre 2006
ti di completamento delle urbanizzazioni primarie e
secondarie (strade, fogne, acquedotti, illuminazione,
reti di servizi, ecc.) e interventi di recupero edilizio”.
Di classe poi la stoccata al costruendo Palazzetto dello
Sport del Quadrivio: “Vogliamo parlare del Palazzetto dello Sport: che ben venga considerata la carenza
di strutture sul territorio. E quelle abbandonate? Forse
ignora, ma noi siamo qui per ricordargliele (palazzetto dello sport in località Carriti; palestra Scuola Media
“Mazzini”; palestra Ipia di San Vito; Campetti Scuola Elementare Camaldoli; ecc.)” e alla Congestione
della Circolazione: “Tutti i Campagnesi ed in partico-
lare gli abitanti del Quadrivio vivono sulla loro
pelle gli effetti deleteri di una quasi continua congestione della circolazione, divenuta ormai una
vera e propria emergenza (…)”. E poi ancora:
“Quando si metterà in cantiere la rotatoria dell’incrocio? Eppure, dicono, ancora “c’è chi continua a definire Coraggio il proprio capo”. La
città, per AN ed Ag è veramente “città coraggio”, per continuare a sopportare tutto ciò. È una
“città coraggio” per aver scelto “in maniera così
sprovveduta. Così avventurosa”. Non contenti,
perché, a sentir loro, non va bene nulla, attaccano pure sulla raccolta differenziata: “Perché non
dice ai cittadini che la raccolta differenziata è
un’illusione? Quanto costa ai cittadini tutto ciò?
Perché non dice ai cittadini che il depuratore della
Madonna del Ponte è diventato un’altra mini discarica sul territorio? Questa è la verità, altro che illazioni. Noi parliamo di
cose certe, di cose documentabili”. Dopo tutte
queste chiare prese di posizione, An ed Ag affermano con forza: “Basta con le idiozie. Basta con le
provocazioni”. Per loro “la gente di buona volontà deve insorgere…”, per convincerla “che ha
un dovere morale da assolvere, esponendosi e
non nascondendosi”, ma “mettendosi a disposizione della comunità e non solo della propria famiglia o della propria professione”. Solo così “si
è classe dirigente”, anche per evitare “che i nuovi
che si stanno tenendo a battesimo da qualche
tempo, ispirati da “zio Gennaro”, “provochino
gli stessi guasti che ha provocato quello di qualche
tempo fa”. Ritorno, infine, ad un’ormai superata fraseologia: “Orde di barbari” si impossessarono “della
politica, dei partiti, delle istituzioni e li saccheggiarono, provocando danni incommensurabili (Campagna
vive ancora quel tempo). Escano fuori tutti, allo scoperto! Prima che chi si è impossessato della città, forte
di casse piene di denaro, ce la restituisca piena di debiti, peraltro contratti solo per compiere veri e propri
scempi”.
Mario Onesti
Gli amori di Gelsomino
ziative in occasione del
ventesimo anniversario del
terremoto del 1980. Tra
esse vi era l’allestimento di
una grandiosa ed impressionante mostra fotografica ‘Fate presto!’. Il progetto
dell’allestimento e l’immagine grafica furono opera di
Gelsomino. Un manifesto bellissimo ed
un allestimento di una semplicità estrema per lasciare fino in fondo la parola
alle foto di Mimmo Jodice, Luciano
D’Alessandro, Roberto Koch, Mario De
Biasi,Vito Falcone… La messa in opera
fu curata da Peppe Natella. I due, Gelsomino e Peppe, erano una coppia affiatatissima. Si capivano guardandosi solo
negli occhi: la mente, Gelsomino, spesso trasmigrava nel braccio, Peppe, e viceversa. Di questa coppia mi servii
anche per altri due progetti. Il primo
nacque da un’idea di Renato Mazzei
sulla lunga permanenza a
Salerno di un grande scrittore ungherese del Novecento: Sandor Marai. Quando ne parlai a Gelsomino il
suo viso si illuminò. Dello
scrittore ungherese sapeva
praticamente tutto. In occasione della mostra, che si
tenne al Tempio di Pomona fu edita una
pubblicazione, che definire un ‘catalogo’
sarebbe estremamente riduttivo. In essa
Gelsomino trasfuse tutta la sua ammirazione per lo scrittore, ma anche il suo
amore per la città di Salerno. Il secondo progetto mirava a valorizzare Villa
d’Ayala-Valva ed il patrimonio scultoreo in essa custodito. Mentore di tutta
l’operazione fu questa volta Massimo
Bignardi. Il risultato assolutamente spettacolare e frutto di un lavoro certosino
a cui partecipò con passione e competenza anche Anna De Martino della So-
printendenza ai Beni Culturali. Il titolo
della mostra e del catalogo fu ‘La committenza di un sogno’. Si trattava in effetti della ricostruzione dettagliata dei
rapporti tra l’ultimo Marchese di Valva
e lo scultore toscano Donatello Gabbrielli. Capace quest’ultimo di concretizzare quello che era il sogno del suo
committente: quello di creare a Valva
una sorta di piccolo Eden nel quale
fosse possibile persino contendere la
felicità agli dei. Gelsomino in fondo ha
avuto, almeno per come ho vissuto io il
nostro rapporto, la capacità di trasformare in realtà tantissimi sogni. Non
tutti, purtroppo. Uno fra tanti rimpiango di non aver realizzato insieme a lui:
una collana, che egli aveva ideato e il cui
prototipo aveva già dato alle stampe,
dedicata ai Comuni della provincia. Il
prototipo, naturalmente, era per la sua
Campagna. Perché, almeno in questo
campo, Gelsomino era infedele: amava
Salerno, ma spesso la tradiva con l’altro
suo grande amore, Campagna.
Michele Figliulo
n°45 08 dicembre 2006
ALBURNI
Giuseppe Capezzuto: Albanella presto riavrà il suo mare
Il sindaco va alla conquista del bagnoasciuga pestano
Prosegue il viaggio del quotidiano
economico “Il Denaro” tra i sogni
da sindaco. Questa settimana è la
volta del comune di Albanella, in
provincia di Salerno, che dal 2004 è
amministrato da Giuseppe Capezzuto. Laureato in Economia e Commercio presso l'Università «La Sapienza» di Roma, dal 2001 è abilitato all'esercizio della professione di commercialista. Già assessore al Bilancio, per nove anni, attualmente, è
anche consigliere d'amministrazione
del patto territoriale Magna Grecia.
di Basilio Puoti
“Per Albanella abbiamo in cantiere numerosi progetti — afferma il sindaco
Giuseppe Capezzuto — tra i quali, il
più importante è quello di portare il
mare ad Albanella. In passato il nostro
comune arrivava fino al mare. Poi,
dopo l’unità d’Italia, Albanella è stata
spostata verso l’interno di 3-4 chilometri”. E il sogno sta per diventare realtà.
Nel 2005 il sindaco e la
sua amministrazione
hanno fatto richiesta al
vicino Comune di Capaccio-Paestum
di
concessione (per 50 o
99 anni) di un lido intitolato “comune di Albanella”. “Abbiamo
avuto risposte positive
dal sindaco Sica — assicura Capezzuto —. Il
nostro lido sarà un
punto di riferimento
per turisti e cittadini”.
Da qualche mese, inoltre, il Comune ha approvato il piano regolatore generale che, tra l’altro, prevede la realizzazione del Pip da insediare nella parte bassa del paese, in loca-
lità Matinella, a ridosso della Statale
18. Trenta ettari di superficie suddivisa in lotti che oscillano tra i 2mila e i
10mila mq.
Comunicazione ed eventi
L’amministrazione di Albanella è
anche molto attenta alla comunicazione. Nei giorni scorsi è nato Albanella
news, il bimensile che avvicina ancor
più l’amministrazione ai cittadini che
viene inviato anche ai cittadini di Albanella residenti all’estero (New York,
Boston, Australia, Nord Europa).
Intanto, il primo sabato di dicembre, ad
Albanella è in programma la 14esima
edizione della Festa dell’olio d’oliva
che vede la partecipazione dell’istituto
alberghiero, del Comune, della locale
Pro loco, e delle varie associazioni che
operano sul territorio.
Altavilla, è stato votato il nuovo consiglio comunale dei ragazzi
Ora si è in attesa dell’elezione del nuovo sindaco junior che avverrà nei prossimi giorni
In questi giorni l’istituto comprensivo di Altavilla Silentina è stato interessato dalle elezioni comunali jr.
Si sono presentate ben 5 liste con 16 candidati ciascuna . Si sono potuti candidare i ragazzi che frequentano le classi quarta, quinta elementare, prima
e seconda media. Gli elettori sono stati tutti gli alunni dalla classe terza elementare alla classe terza
media.
Le liste sono state presentate alla segreteria della
scuola media di Altavilla capoluogo nel seguente ordine: scuola primaria di Altavilla cap. lista numero
1, scuola primaria plesso Olivella n°2, scuola primaria Scanno n°3, scuola secondaria Carillia n°4,
scuola secondaria Altavilla cap. n°5.
La campagna elettorale è iniziata ufficialmente dopo
la presentazione delle liste il 31 ottobre 2006.
Il muro dipinto della scuola
elementare primaria
di Altavilla capoluogo
continua da pag.2
“La ciurma” di Antonello Caporale
Tutti noi dobbiamo avere cura della nostra terra, consapevoli che ad gni metro
quadrato di cemento corrisponde un
metro quadrato di prato in meno. Dobbiamo aver cura di noi stessi. Eppure
pare che questo tipo di discorso interessi a pochi, noto disastri quotidiani.
- Qualche anno fa nel territorio dei
comuni di Auletta e Pertosa hai dato
vita alla fondazione MIdA, una complessa struttura di promozione culturale. Una scommessa o il sogno di
lasciare il segno nella tua terra?
- È un esperimento, un tentativo di realizzare un modello di sviluppo atipico
in ambito locale. È una sfida inedita e
sono davvero grato a quanti con me
stanno aiutando quel territorio a crescere destinando tutte le risorse possibili ad investimenti di carattere culturale. Sono tante le persone che hanno ri-
versato entusiasmo e generosità in una
terra alla quale, diversamente da me,
non erano legate. C’è ancora molto da
fare, ma io sono già felice dei primi risultati ottenuti. Basta andare ad Auletta e a Pertosa per vedere quanto è già
stato fatto. Gli stessi cittadini potranno
testimoniare che l’aria è cambiata!
- Dunque un altro modello di sviluppo è possibile. Come pure è possibile un tipo di giornalismo pungente e
irriverente, ostinato, deciso a non
sottomettersi ai giochi di potere. Un
giornalismo scomodo ed un po’ pericoloso. Antonello ma tu, ti lasceresti
mai intervistare da Caporale?
- Credo di sì, alla fine direi: che mi
frega? proviamo pure questo!
- Io avrei i miei dubbi…
Manuela Cavalieri
Le elezioni si sono tenute il 20 novembre 2006.
Sono stati eletti:
Primaria Altavilla capoluogo: Danilo Nigro 18 voti,
Alberto Belmonte 9 voti, Christian Mordente 9 voti.
Primaria Olivella: Luigi Nese 18 voti, Mario Laurino 8 voti, Pia Virginia Della Monica 6 voti
Primaria Scanno: Mario Longo 8 voti, Davide Gargano 7 voti, Simone Izzo 5 voti
Secondaria di Borgo Carillia: Enrico Saiardi 20
voti, Angela D’Antuono 5 voti
Secondaria di Altavilla capoluogo: Rosita Mottola
41 voti, Antonello Nigro 20 voti, Elisabetta Molinara 13 voti, Giampaolo Acito 12 voti. Paola Saponara 11 voti.
Ora i consiglieri comunali junior eletti si riuniranno
per eleggere il loro sindaco.
A LT A V I L L A S I L E N T I N A
Una storia di scavi per rifare le condutture dell’acqua e la
strada che dall’incrocio di Spogliamonaco porta a Tempa
della Guardia è diventata impraticabile. Lo denunciano i
residenti che raccontano dell’impegno assunto dalla ditta
al ripristino dello stato dei luoghi. “Quando piove è un lago
d’acqua e di fanghiglia e già con i fuoristrada è un’avventura percorrerla”, raccontano.
Una strada impraticabile
5
Ramona Bavassano
I difetti della
comunicazione
Nel mondo contemporaneo sembra ci piaccia molto considerarci esseri razionali, in
grado di determinare consapevolmente
comportamenti ed emozioni, ma tutti gli
studi della psico e sociobiologia. le ricerche
sul comportamento e la comunità scientifica internazionale attiva nel campo delle
scienze umane continuano invece a portare altre evidenze.Infatti in realtà l’inconscio,
l’irrazionalità, l’emotività sono, in quanto
componenti fondamentali della vita, che di
per sé è organica e sistemica piuttosto che
razionale e meccanicistica, i veri elementi
dominanti della nostra vita sia intima che di
relazione. A istintiva conferma di ciò, basti
pensare al fatto che la maggior parte dei
messaggi che inviamo viene supportata e a
volte pesantemente condizionata dagli indicatori rappresentati dai messaggi latenti. Tra
questi inscriviamo tutti quei messaggi che
non vogliono o non sanno o non possono
apparire interamente in superficie ma che
"vivono" in tutta la loro forza apparendo improvvisamente in quello ufficiale, e che possono essere anche definiti come stimoli o
fattori scatenanti di un elevato significato
emotivo.
I più frequenti sono:
a) la discrepanza con la realtà (messaggi non
realistici ed incompleti);
b) i messaggi contraddittori (più messaggi
provenienti dallo stesso soggetto nello stesso contesto comunicazionale in aperta contraddizione fra di loro);
c) gli errori inspiegabili (lapsus verbali, fraintendimento vistosi, errori nelle percezioni);
d) discrepanze fra il messaggio che si intende trasmettere ed il messaggio ricevuto
(quando l'intenzione ed il significato attribuiti al messaggio dall'emittente differiscono dalle implicazioni individuate dal ricevente).
Un qualsiasi processo comunicazionale può
essere quindi analizzato efficacemente nella
triplice prospettiva di “Sintassi”' (ovvero la
strutturazione e le modalità di trasmissione
del messaggio), di "semantica” (ovvero i significati del messaggio) e di "pragmatica"
(ovvero il rapporto fra il messaggio e gli attori comunicazionali). Riguardo alla “Sintassi', c'e' quindi da analizzare se ogni messaggio trasmesso (o ricevuto) e' correttamente formulato ed esplicitato nella sua totalità rispetto agli effetti e se, a monte, il mezzo
scelto per la trasmissione sia adeguato. Riguardo alla "semantica", i problemi che si
pongono concernono la unicità del senso
di ciò che viene comunicato , cioé se vi sia
una reale concordanza fra i soggetti che comunicano sul significato da attribuire alle
parti dei messaggio ("frasi", "parole") come,
e se questo contiene tutto e solo ciò che si
vuole comunicare e se i vari momenti che
lo compongono sono disposti in forma logico-sequenziale. Riguardo infine alla "pragmatica",a ciò che accade fra i due attori comunicazionali come "effetto" della comunicazione stessa, la problematica si centralizza sulla "calibratura" dei messaggio rispetto
al "ricevente" (e, quindi, viceversa), se il messaggio è stato correttamente recepito, e se,
in ultima analisi, le possibilità di distorsione
sono minimali o sussistono in misura da
mettere in gioco la comunicazione stessa.
n°45 08 dicembre 2006
AGROPOLI
Giuliano anti-Domini della Cdl
Solidarietà a Brusco anche da Coppola e Malandrino
Nella scorsa settimana, per ciò che riguarda i
futuri candidati a sindaco, ad Agropoli correva il nome di Emilio Malandrino per Forza Italia. All’improvviso in questi giorni spunta il
nome di Gianluigi Giuliano, ex consigliere
comunale del centrodestra, potrebbe essere lui
il candidato a sindaco della Casa delle Libertà. Questa possibile candidatura sarebbe stata
bocciata dal deputato forzista Franco Brusco;
quest’ultimo con il parlamentare Edmondo Cirielli di An e il dirigente locale dell’Udc Mario
Pesca, ha partecipato all’incontro programmatico dei circoli locali. Questa nuova candidatura che promuove Giuliano, trova invece l’assenso dei partiti locali di An e FI.
Durante la riunione organizzata dall’onorevole Brusco, che aveva come tema ufficiale questioni legate al Parco del Cilento, non si poteva fare a meno di discutere anche delle strategie politiche per la prossima campagna elettorale agropolese. In qualità di componente
della Consulta Provinciale di Forza Italia, Sergio Vessicchio rivendica il suo mancato invito da parte di Brusco, proprio in occasione di
questo incontro del centrodestra; Vessicchio
di fatti contesta: “ Un Brusco che io non riconosco più in qualità di deputato, è venuto ad
Agropoli e non ha invitato alla riunione l’uni-
co rappresentante sul territorio della consulta provinciale di FI.” Vessicchio continua ad
attaccare Brusco definendolo “personaggio
che crea fratture nel partito e ovunque vada”.
Il parlamentare Franco Brusco subito replica alle accuse di avere bocciato il nome di
Giuliano: “Nel ribadire che qualsiasi riunione politica è tenuta nell’interesse dell’unità
del partito e della coalizione, vorrei evidenziare l’assenza di fratture nel gruppo consiliare locale – continua Brusco- inoltre smentisco
ogni intervento atto a segnalare una persona
piuttosto che un’altra, questa è una scelta destinata ai consiglieri uscenti.” Lo stesso excapogruppo Malandrino ribadisce che il candidato a sindaco sarà scelto dal gruppo consiliare: “ Personalmente- conferma Malandrino- insieme con Adamo Coppola e Giuliano, consiglieri uscenti di Fi, ci dissociamo
dalla posizione di Vessicchio, riteniamo valida la collaborazione di Brusco come di altri
rappresentanti istituzionali.
Infine il possibili candidato Giuliano dichiara che sia prematuro, al momento, parlare di
candidati alla carica di sindaco, quello che
conta è portare alla vittoria la Casa delle Libertà.
Daniela De Martino
Il centrodestra a caccia del sindaco giusto
Diverse ipotesi al vaglio della Casa delle Libertà per convergere sul candidato
Nomi, tanti nomi ma ancora niente certezze per il centrodestra in vista delle
elezioni comunali, per eleggere la nuova
giunta nella cittadina di Agropoli. L’appuntamento alle urne è previsto per la
prossima primavera ed i “grandi capi”
della politica locale e non, sono impegnati con le varie riunioni per scegliere il
personaggio migliore a rappresentare il
centrodestra nella candidatura di sindaco. La posta in palio è alta, c’è la possibilità di sedere sulla poltrona di primo cittadino di una delle località più vista del
turismo cilentano. Insomma sono in tanti
a sperare e a lottare. Una sicurezza pare
ci sarebbe, cioè la propensione a candidare un esponente di Forza Italia, anche se
più di una voce grida alla sorpresa, identificandola in una decisione totalmente
diversa. Andando con ordine, i nomi in
circolazione sono ben noti; si tratta del
forzista Emilio Malandrino, nonché dei
consiglieri uscenti Gianluigi Giuliano e
Adamo Coppola, sempre in rappresentanza del partito del “Cavaliere”. Da più
parti, poi, si sostiene il ritorno di fiamma
che vuole l’ex sindaco (dal 94 al 95)
Bruno Mautone di nuovo in campo. Radiomercato, però, è ben più fornita di
personaggi interessati alla carica. Si parla
con insistenza di mettere in gioco un
uomo nuovo, per realizzare così quella
novità che tanto colpisce l’essere umano.
Ed ecco che tiene banco la candidatura extraconsiliare. Gli
interessati sarebbero gli avvocati Elio Cuoco e Peppiniello Bonifacio, unitamente al giornalista Sergio
Vessicchio. Come si evince, dunque,
i discorsi degli agropolesi possono giostrarsi su tante alternative, in attesa di una effettiva
scelta e di una fattibile programmazione. Per il momento
si può affermare che sono solo
voci, anche se si raccontano già
le prime scaramucce. Da Alleanza Nazionale ci potrebbe essere la proposta di candidare
l’ex consigliere comunale Mario
Capo. Il commercialista agropolese, però, pare non esser gradito
al parlamentare Edmondo Cirielli
perché apparterrebbe alla corrente
di Maurizio Gasparri. Intanto la notizia riguardante Capo sarebbe un’altra:
non sembrerebbe compatto con Gianluigi Giuliano. E a questo punto il polo potrebbe
escludere
entrambi, tirando
fuori dal cilindro
proprio un nuovo
personaggio di cui
sopra descritto.
-Roccadaspide
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n°45 08 dicembre 2006
7
ROCCADASPIDE
Miano, l’imprenditore che va a braccetto con la politica
“Gli operai saranno liberi dai ricatti. Il pip a Fonte costerà il 50% di quello di Capaccio
Mario Miano, il ragazzo di Fonte, la
contrada di Roccadaspide che lo ha
coccolato da un ventennio a colpi di
centinaia di voti, ha colto il frutto della
lunga marcia di avvicinamento al potere vero. Quello che ti mette in condizione di dare un’impronta personale all’azione di governo. L’esperienza non
gli manca. La maggioranza che lo sostiene è solida e temprata e fortificata
da una lunga battaglia politico giudiziaria resasi necessaria per affermare il
diritto democratico all’alternanza in
presenza di una nuova maggioranza.
“Cinque sindaci in giunta sostenuti da
una maggioranza omogenea di centrosinistra sono una garanzia per sviluppare il progetto strategico che abbiamo in
mente: Riportare l’azione dell’ente
montano nell’alveo dei suoi compiti
istituzionali”.
Quali sarebbero?
“In primo luogo, il ruolo di coordinamento e programmazione. Un territorio
disomogeneo come il nostro articolato
in sedici comuni ne ha veramente bisogno. Incidere nell’organizzazione dei
servizi per abbattere i costi e migliorare le prestazioni. Insomma, essere leva
per intercettare le risorse dell’Europa
e salvaguardare i nostri interessi tenendo unita la filiera istituzionale”.
Intanto, si può considerare archiviata la vicenda dei ricorsi e dei contro
ricorsi?
“Il 4 dicembre il Consiglio di Stato entrerà nel merito della questione sollevata da Donato De Rosa e porrà la parola fine con una sentenza che non potrà
non prendere atto della volontà popolare espressa con il voto”.
Cosa le rimane di questa esperienza?
“Di positivo c’è la presa di coscienza
che se si ha un progetto serio le persone lo comprendono e sono disposte a
battersi per raggiungere la meta. Di negativo è che abbiamo dovuto prendere
atto che quando chi ha responsabilità
istituzionali abbandona il sentiero dell’equidistanza, causa danni irreparabili all’immagine democratica dell’ente
che rappresenta. Questo è accaduto nel
nostro ente montano”.
Quali sono stati i primi atti della sua
giunta?
“È stato deliberato l’insediamento del
Com. (Centro Operativo Misto). Sarà
svolto un ruolo di coordinamento per
la protezione civile di tutto il territorio.
Abbiamo i mezzi e le attrezzature per
farlo. Ci è stato anche affidato il coordinamento del Focus group del Psl
(Piano di Sviluppo Locale) costituito
con le comunità montane Alento e Gelbison”.
Avete assunto decisioni anche in merito all’organizzazione del personale?
“È stato avviata la fase della ricognizione delle professionalità presenti. Vogliano riconoscere tutto il dovuto e
chiedere tutto il possibile in termini
d’impegno. Sfateremo il luogo comune che vuole tutto ingessato in termini
di allineamento per tenere sotto scacco
politico i lavoratori che, molto spesso,
sono anche amministratori nei comuni
della valle. Libereremo gli operai da
ogni possibile ricatto!”
Nella nostra zona, lei è uno dei pochi
imprenditori impegnato in politica.
Come fa a conciliare le esigenza dell’impresa con i tempi della vita pubblica?
“Nell’azienda delego molto ai mie collaboratori. Sottraggo molto tempo alla
famiglia e tento di essere essenziale
anche nella vita pubblica sforzandomi
di trasferire nell’amministrazione pubblica l’efficacia dell’agire del privato”.
Lei è anche amministratore di Roccadaspide. Come si può velocizzare
la realizzazione della zona Pip a
Fonte?
“Il tecnico (Renato Carrozza) che ha
avuto l’incarico ci ha già sottoposto
delle ipotesi. Entro due settimane sceglieremo quella che ci consentirà il percorso più breve e più efficace e conveniente per le imprese. Da quel momento saranno necessari i tempi tecnici, ma
certi, per la redazione del progetto. Si
passerà poi all’assegnazione dei lotti.
Insomma entro un anno avremo regolarizzato l’insediamento produttivo a
Fonte”.
A Capaccio i costi e le garanzie richieste alle aziende hanno messo in
subbuglio il mondo imprenditoriale.
Che indicazioni possiamo dare?
“Posso assicurare che parliamo di cifre
inferiori del 50% a parità di condizioni infrastrutturali”.
Lo stesso tecnico è stato riconfermato alla redazione del Puc. L’incarico
per il pinao regolatore gli fu affidato da Giovanni D’angelo nel lontano
1997. Cosa cambierà?
“Quel Prg era l’albero dei desideri, Infatti non è mai stato approvato. L’amministrazione Capuano, pur di mantenere vivi i sogni legato a quel progetto
non lo mai messo all’O.d.g. L’amministrazione Auricchio ha già dato le indicazioni su cui si deve muovere il tecnico e, a breve, avremo uno strumento
urbanistico che consentirà di riavviare
l’economia legata all’edilizia nel nostro comune”.
Parliamo di Politica. Nel suo partito, la margherita, tira aria di resa dei
conti. Villani contro De Mita. Annunziata contro Andria. Valiante
contro Alfieri e Paladino. Miano da
che parte sta?
“Stimo Antonio Valiante, nutro affetto
per Alfonso Andria, sono amico di Angelo Villani. Mi fa male vedere frantumato il partito salernitano perché così
potrà imperare la voce di Nusco. Sono
certo che si troverà, alla fine, una decisione unitaria ma, se dovesse perpetrarsi lo scontro, sarò per l’autonomia di
Salerno.
Bartolo Scandizzo
Roccadaspide, ospedale di nuovo sulla graticola
Mucciolo: “Siamo cittadini come i napoletani, con gli stessi diritti e le stesse esigenze”
Il momento cruciale sulla questione ospedale è
arrivato, ma c’è aria di declassamento per l’ospedale civile di Roccadaspide. Ciò mentre si attendeva l’attivazione della rianimazione e dei restanti reparti. La V Commissione Sanità della Regione Campania, si è espressa favorevolmente circa
la bozza di piano ospedaliero stilata dall’ex assessore alla sanità, Rosalba Tufano. Ora il documento è al vaglio del consiglio regionale che si
pronuncerà in merito tra qualche settimana. Il
piano prevede la scomparsa di 30 pronto soccorsi e la classificazione dei presidi in ospedali di
primo, secondo e terzo livello. Sono state eliminate le denominazioni di Psa, Pronto soccorso
attivo e di Ot+Psaut, ospedale territoriale e guardia medica. Così il presidio di Roccadaspide diventerebbe un ospedale di primo livello, ossia,
territoriale comunitario con funzioni di emergenza, riabilitazione e lungodegenza. Non si conoscono, tuttavia, le reali modifiche imposte dal
piano, anche perché l’ospedale rocchese manca
sia della riabilitazione che della lungodegenza.
Uno spiraglio proviene dal rispetto delle regole alla base del
potenziamento e del ridimensionamento dei presidi. Come
conferma il presidente della V
Commissione, Angelo Giusto,
se il rapporto tra ricoveri annui
e tassi di occupazione dei letti
è inferiore al 75% gli ospedali
subiscono un ridimensionamento. Se, al contrario, il rapporto è superiore al 95% i presidi vengono potenziati. Con l’osservanza di questi parametri, l’ospedale di Roccadaspide non subirebbe ridimensionamenti. Siamo, però, nel
campo delle ipotesi. Incertezze che hanno sempre caratterizzato la questione ospedale. Il tema
del declassamento aleggiava sin dal 2004 e culminò nella visita, il 30 gennaio, della V Commissione a Roccadaspide. Sia il vicepresidente del consiglio regionale, Gennaro Mucciolo, che il presidente della Commissione,Angelo Giusto, si pre-
fissero di verificare le esigenze
sanitarie del territorio e di non
intaccare gli ospedali di periferia. Essi, inoltre, scartarono
l’ipotesi di una visione napolicentrica della sanità campana e
sciorinavano le potenzialità dell’ospedale rocchese contro il
piano ospedaliero. Mucciolo diceva: «Vogliamo verificare se la
proposta della giunta è compatibile con la realtà territoriale.
Siamo cittadini come i napoletani, con stessi diritti e stesse esigenze». E Giusto: «Io non sono
napoletano e non penso che la sanità sia solo di
Napoli. Inoltre se funziona bene la periferia verranno ingolfati anche meno gli ospedali napoletani». L’aula magna dell’ospedale era gremita di
cittadini e traboccava di scetticismo verso una
questione, quella ospedaliera, costellata da promesse non mantenute. Ma la storia non finisce
qui. Il 21 ottobre 2005, alcuni consiglieri regiona-
li della provincia di Salerno, allora neoeletti, vennero a Roccadaspide, su invito di Donato De
Rosa. Ciò per approvare un emendamento contro il piano ospedaliero, che tutti i consiglieri
criticarono. Per Salvatore Gagliano (An): «Questo piano non è da emendare, ma da riscrivere e
rimandare a casa». Antonio Cuomo (Margherita): «Quest’incontro segna l’impegno per l’ospedale al di là dei colori politici». Gerardo Rosania
(Rc): «Il piano non è di contenimento della spesa
sanitaria perché prevede la creazione di strutture di eccellenza». Pasquale Marrazzo (Udc): «La
politica deve tutelare la salute di tutti». Michele
Ragosta (Verdi) incontrò il Tribunale per i diritti
del malato per analizzare le esigenze sanitarie
del territorio e stilare un emendamento. Ma c’è
il colpo di scena di questi giorni. Tutti i consiglieri regionali della provincia di Salerno hanno
sottoscritto un emendamento unitario contro il
piano ospedaliero. Ora si attende il responso del
consiglio regionale.
F r a n c e s c a Pa z z a n e s e
n°45 08 dicembre 2006
DIANO
Una giornata della memoria per il terremoto del 1980
Un’occasione per non dimenticare e riflettere sulla nostra identità perduta
23 novembre 1980: la domenica che
ha cancellato decine di paesi dalla faccia della terra. La catastrofe che travolge una terra dilaniata, dimenticata, il
cui simbolo era la Gagliano di Carlo
Levi. La sua nuda desolazione che attraversa la penisola, in una catena di
solidarietà nella quale gli angeli delle
macerie si sono distinti per l’umanità,
non la pietà, di quei gesti. L’impressione che il sisma ha lasciato è però quella di un “terremoto-show”(come spiega acutamente Aldo Grasso alla voce
“Terremoto in Irpinia” nell’enciclopedia dedicata alla tv), in cui le telecamere giunsero prima dei soccorsi, in
una corsa a perdifiato per raccontare,
con macabro cinismo, il dolore e il
martirio che queste terre, con i loro abitanti, avevano subito.
Mi è capitato di viaggiare, nella passata estate, nelle zone del cratere, ai
confini tra le province di Salerno ed
Avellino, dove, negli anni seguenti, in
una sorta di nemesi del cemento, di ossessione da ricostruzione silvana, fu
promossa un’improbabile azione di investimento nel settore industriale,
senza tenere conto di quanto fossero
periferici questi centri. Quelle aziende
hanno chiuso, sono state abbandonate,
sono fallite, hanno fornito un’illusione. Contursi e Oliveto Citra, Calabritto e Nusco ci concedono queste vestigia della modernità. Per assurdo, però,
sono l’unica traccia di ciò che il terremoto ha lasciato. Assieme a questo,
potremmo citare i folli progetti edilizi, che hanno trasformato alcuni paesi,
Laviano su tutti, in luoghi metafisici,
fuori dal tempo, proprio come la terra
di “Cristo si è fermato a Eboli”, la terra
della morte e dell’abbandono. In 26
anni, infatti, mai nessuno ha pensato
di ricordare (evitiamo il verbo celebrare, per favore) ciò che è accaduto. Né
in Basilicata, né in Campania è stato
mai deciso di realizzare una sequenza
di iniziative comuni per fare in modo
che questa storia non si dimentichi. Gli
errori della politica e delle istituzioni
oramai sono irreparabili: la famosa
legge del 1985 scatenò una corsa all’oro che è meglio non rimembrare.
Ma facciamo in modo che la storia non
scivoli via silente: è il caso di istituire
una giornata interregionale della memoria, ogni 23 novembre, per garantire a campani e lucani una tardiva (ma
necessaria) riflessione, che viva attraverso gli angeli delle macerie, i soccorritori, gli uomini di cultura, i narratori nati e cresciuti in questa terra
squarciata. Non è accettabile una memoria raffazzonata, sdrucita, caratterizzata da frammentarie iniziative, le
quali non sembrano appartenere all’immaginario comune. E’ bene che
questa storia ci avvicini, segni un tracciato comune tra le due regioni che
hanno bisogno di leggere il passato per
non commettere altri sbagli, altre scelte imberbi. Il nostro dolore è il motivo
su cui erigere la speranza di un futuro
più nitido per i (pochi) figli che hanno
avuto il coraggio di non scappare. Le
istituzioni, invece, trascurano con lascivia sia il passato che il futuro: non
un libro, non una mostra fotografica,
non un seminario di
studi su come siamo dalla prima
Gianni Pittella eletto
nuovo presidente
delegazione italiana Pse
La delegazione italiana nel
gruppo del Pse al Parlamento Europeo ha eletto all'unanimità Gianni Pittella
come suo presidente. Nicola Zingaretti, dopo l'elezione a segretario dei Democratici di Sinistra del Lazio,
ha lasciato l'incarico ricoperto sino ad ora in seno
alla delegazione. Antonio
Panzeri, Vice Presidente
della Commissione Affari
Sociali, è stato eletto, sempre all'unanimità, Tesoriere
e Segretario generale della
Delegazione, incarico ricoperto sino ad ora da Gianni
Pittella. E' prevista per oggi
la riconferma di Pasqualina
Napoletano come Vice Presidente del Gruppo socialista.
cambiati. Sembra opportuno invece
oscurare, strappare, sradicare: quando
ne parlo con amici o con uomini di cultura, esiste un ribrezzo fisiologico
verso il 23/11, a conferma dell’inconciliabilità tra emozione ed analisi lucida, il cui raccordo dovrebbe essere
questa storia, purtroppo facilmente
censurata e cancellata. Ma la storia non
è un file del computer da gettare in un
cestino virtuale: è come se i fiorentini
dimenticassero la piena dell’Arno o
come se i friulani rimuovessero la memoria del sisma del 1976. Noi invece
non proviamo nessun genere di partecipazione emotiva per la storia delle
vittime, abbandonate “da Dio e dagli
uomini”. Non ricordiamo nemmeno
Alberto Moravia, che sull’”Espresso”
uscito pochi giorni dopo il sisma, scrisse parole posate ed intense su quei
“paesi sfracellati”, sul valore di quel
giorno e sui deliri che si sarebbero succeduti negli anni: “La storia è ormai
storia di una lenta ma inarrestabile degradazione; dal canto suo la religione
o se si preferisce la religiosità, cioè il
fatto di sentirsi legati insieme (tale è il
significato della parola) non tiene più,
i suoi legami si sono allentati, disfatti”.
Carmine Marino
Noi ci scandalizziamo
Cristina Di Geronimo
tuno e della Basilica?
E se Paestum non avesse più bisogno di Premio Charlot
e Antichità spettacolari? E se Paestum non avesse più bisogno di luoghi ristrutturati e lasciati senza scopo e utilizzo come la torre 28? E se Paestum non avesse bisogno
di una struttura plurifunzionale con annesso ristorante e
bar? Chi può dirlo se i cittadini, le associazioni culturali, la politica stessa è tenuta fuori da qualsiasi momento
di confronto democratico? Credo che bisognerebbe fare
uno sforzo per ritrovare la sana capacità di scandalizzarsi, quando si sprecano i nostri soldi. La comunità europea investe su progetti che dovrebbero promuovere lo
sviluppo sociale, culturale ed economico. Si sa come altri
Paesi del Mediterraneo hanno saputo ben investire e raccogliere i frutti. Cosa raccoglieremo noi, quando finiranno gli investimenti europei? Forse delle rovine da cancellare. In un’area archeologica di tale rilevanza mondiale
sarebbe un vero paradosso.
Radioterapia:
efficacia e
tollerabilità
a confronto
Per radioterapia
si intende l’utilizzo di raggi X a
scopo terapeutico. L’alta energia
utilizzata porta a
morte le cellule
tumorali, impedendone così la fase di crescita, ma
purtroppo determina anche effetti
collaterali a danno dei tessuti sani
vicini alla zona da irradiare. L’entità
del danno dipende dalla sede su cui
sono dirette le radiazioni, è, nella
maggioranza dei casi, temporaneo
ed è riparato dalle cellule stesse nel
corso di pochi mesi dal termine del
trattamento radiante. I possibili effetti collaterali della radioterapia dipendono da soggetto a soggetto, ad
esempio può comparire stanchezza
durante il ciclo di terapia e dopo.
In alcuni pazienti la pelle può assumere una colorazione più scura
(iperpigmentazione), che va diminuendo nel tempo. Gli effetti dipendono poi dalla localizzazione dell'irradiazione; ad esempio, l’irradiazione del cavo orale può favorire la caduta dei denti. In alcuni casi può
anche succedere che le ghiandole
salivari non secernano più saliva. La
radioterapia può anche facilitare
l’insorgenza di infezioni del cavo
orale, come per esempio la stomatite da Candida albicans. Anche le
papille gustative possono risentire
della radioterapia causando un alterazione del sapore dei cibi. La radioterapia può far cadere i capelli
solo nei limiti dell’area interessata
dalle radiazioni, ma può succedere
tanto nella zona in cui il fascio di radiazioni esce dal corpo (per esempio nella regione posteriore del
collo), quanto nella zona in cui
entra. Di solito i capelli cominciano
a cadere dopo due-tre settimane.
Nella maggior parte dei casi si tratta di un fenomeno temporaneo e i
capelli ricresceranno nel giro di
due-tre mesi dalla conclusione del
trattamento. Visto l'elevato numero di possibili effetti collaterali che
possono seguire un trattamento radioterapico sarebbe indispensabile
un sistema di monitoraggio delle
reazioni avverse allo scopo di individuare e studiare qualunque reazioni dell'organismo alla terapia
stessa.
Alberto Di Muria
[email protected]
n°45 08 dicembre 2006
9
CAPACCIO
Ricci non firma. La spallata a Sica può arrivare solo dall’interno della sua maggioranza
Solo Angela Mucciolo può mettere fine allo stallo
“Sica pur restando fermo, prende
quota!” Lo scrivemmo un po’ di
tempo fa. Mai profezia fu più azzeccata. Infatti, nonostante la precarietà
della situazione politica in cui si
trova ad agire, il sindaco della città
dei templi resta ben saldo sulla poltrona di sindaco.
Nicola Ragni ci ha provato a disarcionarlo, ma non riesce ad andare
oltre le nove firme. Sembra irremovibile e fermo nel suo rifiuto Angelo Ricci, eletto nella lista di Pietro
De Simone e, pertanto, rende inutilizzabile l’eventuale adesione del
consigliere di maggioranza che è in
attesa della decima firma per sottoscrivere, a sua volta, le dimissioni da
consigliere e far decadere consiglio e
sindaco.
Allo stato attuale, la spallata può arrivare solo dall’interno. Ed è proprio
dall’interno che deve guardarsi Sica.
Serpeggia un clima di delusione che
va oltre il detto. È dovuto allo sfilacciamento della squadra con cui si
presentò al corpo elettorale: sono in
pochi i consiglieri, oggi, a riconoscersi nell’azione di governo del sindaco e della giunta. Come sono
pochi anche quelli che pensano ad
una ricandidatura dello stesso Sica
(lui stesso fa trapelare ipotesi di ritiro) alla prossima tornata elettorale.
Certo nulla è deciso come niente è
definitivo il politica, ma lo smottamento avuto in questi due anni ha
provocato lacerazioni difficilmente
ricomponibili.
Né Sica, né i cittadini
potranno facilmente
dimenticare il manifesto dei tre consiglieri ( Mucciolo, Bruno e Francia)
contro la giunta e lo stesso Sica.
Come sarà impossibile ricomporre lo
strappo all’interno di Forza Italia
(Gaetano Fasolino) che ha perso per
strada Italo Voza, Mimmo Nese e
Gerardo D’Angelo e bruciato sull’al-
tare del “ricatto politico” il coordinatore
di collegio, Rosario
Catarozzi, vice sindaco per un’estate.
C’è da dire che
anche l’aria che tira
dalla destra dello
schieramento non è
certo più tranquilla.
Luciano Farro, presidente di AN non
gliele manda certo a
dire al sindaco in
materia di decisioni
da prendere e tempi
da rispettare. Come,
è risaputo, che lo
stesso Luigi Barlotti, presidente del
consiglio comunale, non ha perso occasione per prendere le distanze da
come viene gestita la cosa pubblica.
Non a caso è stato proprio lui a promuovere la raccolta di firme dei consiglieri di maggioranza sotto un documento che, impietosamente, dichiarava l’impossibilità di procedere
senza un allargamento della maggioranza. La protesta è rientrata, ma nel-
l’aria sono rimaste le scorie difficili
da smaltire.
È ancora più incomprensibile il tergiversare di Angela Mucciolo che,
dopo aver fatto fuoco e fiamme per
ottenere la salvaguardia del principio dello scorrimento nell’elenco dei
più votati per accedere al posto di assessore, ora si nasconde dietro a non
ben precisati problemi di tipo familiare e professionali. Chiede tempo
per decidere se accettare o meno la
carica di assessore che la “maggioranza” le offre su un vassoio d’argento. Sui marciapiedi si sussurra
che teme un defenestramento al
primo accenno di discussione in
giunta. È una tesi paradossale quando si tratta di cariche pubbliche. Chi
dovesse assumerne la responsabilità
pagherebbe pegno alla sua credibilità presente e futura. Se la professoressa Mucciolo teme questo, credo
faccia bene ad accettare senza alcun
timore. Tolga il paese da questo stato
d’inerzia e d’incertezza e ponga tutti
di fronte alle proprie responsabilità!
biesse
Ecco “Capaccio Viva” il nuovo gruppo di Rosario Francia per rompere gli steccati
La tenenza dei Carabinieri ed il security man e poi le sue idee per l’area archeologica
Una città dei templi “slow” con grandi investimenti in sicurezza, restituire la gestione di
tutto quello che gira introrno ai templi al governo nazionale perché ne faccia oggetto di un
programma straordinario di interventi. Il coraggioso blocco delle nuove edificazioni non
strettamente necessarie, la scommessa sulla
cultura e sull’accoglienza ed un’innovativa gestione della risorsa mare. Da qui vuole partire
“Capaccio Viva”, è questo il nome di un nuovo
movimento politico – culturale cittadino nato
per spaccare gli attuali equilibri politici destra
– sinistra di Capaccio. “Io vi voglio fare la mia
parte per intero”, giura il suo principale ispiratore, il consigliere comunale, eletto con l’attuale sindaco Enzo Sica e da qualche tempo “in
un confronto parallelo e dialettico” con il medico del Cafasso. “Sono un fisioterapista – libero professionista, guadagno bene ma non
sono ricco”, si presenta così. L’amore per il tennis, a 51 anni, è nei fatti sacrificato ai piaceri
della buona tavola.“I miei ispiratori? Idealmente vanno da Mario Mello ad Antonio Palmieri,
con tutti coloro che si riconoscono nella necessità di una svolta radicale nella gestione della
cosa pubblica e soprattutto nella selezione
della classe dirigente”. Chi c’è a sostegno di
Francia? “Per il momento delle mie idee discuto con i miei tanti amici. Con alcuni in partico-
lare: Bernardo Barlotti, il professore Antonio Pepe, Michele Carola – il farmacista
della Laura - “che è quello che vedo più
spesso”,Vito Desiderio, Gennaro D’Angelo “con il quale mi piace ragionare di politica alta”, il veterinario Franco Iannuzzi, l’ingegnere Enzo Desiderio ed il giornalista Vincenzo Cuoco “con il quale ho particolare
piacere ad intrattenermi”. E poi i consigli di
una donna:“la moglie di Bernardo Barlotti,
Titti Marandino, mi aiuta con utili idee e
consigli”. Checchè se ne dica in giro
Francia non muore dalla voglia di
mandare Sica a casa. “Sica non è il
meglio, però...”, dice spesso, quasi
come suo intercalare. Francia che
si è fatto conoscere dal largo pubblico come componente del terzetto di consiglieri comunali che
da quasi sei mesi lo tiene sulla graticola. “Da tre siamo scesi a due. La signora Mucciolo, come pubblicamente annunciato, è rientrata dentro a Forza Italia.
Con Peppe Bruno continuiamo nel nostro
percorso”. A Capaccio appena si
esce fuori dagli schemi scattano
“contromisure”, Italo Voza fu oggetto di un’aggressiva campagna di
stampa appena cominciò a dimostra-
re autonomia di pensiero ed azione:
“So che ci sono delle anime belle che si divertono a delegittimarmi perchè di notte dormo
a Bellizzi. Mi dicono che ciò si trova scritto su
di un sito Internet. Ma per l’intera giornata,
perfettamente sveglio, sto a Capaccio. Mi
vogliono far pagare il fatto che sono uno
che pensa al bene comune. Mi guardo attorno, soprattutto alle evoluzioni di questa
nostra società”. Così come c’è chi
oggi lo cerca per quell’unica firma
che sembra mancare per mandare a gambe all’aria Sica e la sua
amministrazione ma il progetto di
Francia scommette sui tempi almeno medi. “Siamo tutti seduti su di
un pullman che arranca. Prima di scendere a bucare le ruote – esemplifica Francia
- per cambiare autista ci sono tante altre
cose da fare. Io non sono certo uno che fa
scelte scontate. Io vorrei capire anche qui
qual è il progetto futuro dei proponenti
l’iniziativa... Il mio sindaco ideale è quel coraggioso che è capace di arrestare la distruzione del nostro territorio, che impedisca concretamente la desolante prospettiva di continuare a costruire una nuova
Battipaglia o Bellizzi, Nocera o Angri. Non
sono sicuro che questa mia idea sia condivisa dagli attuali firmatatari”.
Francia perchè ce l’ha con l’alta dirigenza del comune di Capaccio. Il castigatore delle alte sfere dell’alta dicontinua a pagina 10
CAPACCIO
n°45 08 dicembre 2006
Spazzatura intorno al monumento ai caduti
Due anziani ripuliscono ma la situazione permane
Carmelo Desiderio ex dipendente comunale, pensionato di 78 anni, afferma “Dal 5 novembre mi sono accorto
che le signore addette a spazzare i giardini pubblici lasciavano l’area intorno
al monumento ai caduti sporca e la
spazzatura si accumulava. Non sopportando di vedere quest’incuria ho chiesto spiegazione e mi hanno detto che
spettava ai bar. Mi sono recato in municipio e l’addetto Vincenzo Di Filippo
ha confermato che i gestori dei bar
hanno un contratto per cui spetta a loro
pulire fino al 31 dicembre. Ma ad eccezione dello spazio davanti al bar Piscione, la zona continuava a restare sporca.
Ancora una volta mi sono recato in municipio affermando che avrei pulito io.
Il giorno 25 io e Vincenzo Cucco
(altro anziano pensionato) detto “ ‘u
monaco”, ci siamo armati di scope e
abbiamo pulito. “Bravi così si fa, vi
offro un caffé” ha affermato uno dei
gestori di un bar”. Sui giardini pubblici si affacciano quattro bar e di recente un circolo
Allora chi vogliamo colpire raccontando quello che è avvenuto?
“A noi cittadini non interessa a chi tocca ma
vogliamo vedere pulito, soprattutto mi sembra vergognoso vedere accumulata la spazzatura vicino al monumento ai caduti, se
spetta ai gestori dei bar
devono essere i responsabili del comune
a far rispettare i contratti”.
“Ognuno pulisca davanti al suo uscio e la
città sarà pulita” dice
un proverbio cinese.
Forse noi dovremmo
imparare da due anziani il rispetto dell’ambiente e del territorio e
seguire l’esempio. Insomma come dice Carmelo Desiderio
“questo paese ha bisogno di una scossa”, ora finalmente con la differenziata, e pare che i capaccesi del capoluogo siano i più bravi a rispettare tempi e
modi, i cumuli nauseabondi di spazza-
tura sono scomparsi, un altro piccolo
sforzo di cittadini e amministratori e
un moto di orgoglio per capire che un
paese pulito è segno della civiltà dei
suoi abitanti. Armiamoci di scope e
buste per pulire e rispettare anche
l’esterno oltre l’interno delle nostre
case dove non tollereremo cartacce,
gomme masticanti, cicche, pacchetti di
sigarette vuoti …
Enz a M a r a ndino
continua da pagina 9
“Capaccio Viva” il gruppo di Rosario Francia per rompere gli steccati
La tenenza dei Carabinieri ed il security man e poi le sue idee per l’area archeologica
rigenza comunale: “Macchè, non è così.Voglio
fare chiarezza. Fabio Spagnuolo, direttore generale del comune di Capaccio, è una persona perbene. Siamo stati noi ad andarlo a cercare per portarlo qui. Dove stava aveva già lo stipendio del
quale oggi ci si scandalizza, a Capaccio gli è stato
solo confermato. Io ho chiesto l’azzeramento degli
incarichi politici, per me chi lavora a contratto, sia
esso massimo dirigente o semplice convenzionato, dev’essere rispettato. Io non ho niente da obiettare”. Dice spesso che il problema è nei
meccanismi di selezione della classe dirigente: “Dev’essere adeguata. Questo è lo sforzo delle associazioni, della cultura e dei giornali
che devono mettere in evidenza le eccellenze che
sicuramente qui ci sono perchè chiunque vuole
vedere vede”. Francia sembra parlare davvero un’altra lingua rispetto a quelli che
nel Palazzo della politica capaccese si
ascoltano dalle diverse parti. Anzi, su
alcune questioni Legambiente è largamente superata, e a sinistra . Sentite
questa: “Di case qui ce ne stanno a sufficienza.
Chi l’ha detto che c’è bisogno di tutti questi brutti palazzoni? Il mio sogno è quella di vedere una
Capaccio – Paestum appetita dalle masse europee
più evolute. Chi è in Italia per studiare e creare,
che non ha ancora figli, da una città dell’accoglienza aperta in estate come in inverno. Immagina migliaia di questi ragazzi: francesi, canadesi o tedeschi, e con loro tanti ricercatori che vengono a ri-
siedere a Paestum per studiare meglio. Questo è
il nostro svilupp per il futuro...”. E fate almeno
una cosa di destra!. La provocazione di
Francia, in un consiglio comunale, è rimasta memorabile. “Si sono viste le liberalizzazioni? Dal presunto mostro Helenia ne è uscito
qualcosa di peggio e nessuno sa cosa bolle in pentola sull’argomento.Ad un monopolio se n’è sostituito un’altra.Annunciano un’imminente ulteriore
società pubblica. La sburocratizzazione? Manco a
parlarne, oggi sui nostri uffici un cittadino è ancora più indifeso. La sicurezza? Oggi c’è un aumento
impressionante dell’insicurezza pubblica. Sica ha
chiesto un nucleo della Guardia di Finanza. Io però
ci aggiungo la richiesta della Tenenza dei Carabinieri. Senza un controllo serrato dell’ordine pubblico
nessuno verrà mai ad investire e a vivere a Capaccio.Valorizziamo anche nostri vigili urbani: diamogli i mezzi per poter operare. Io apprezzo molto
il comandante Grimaldi, è una persona davvero
capace, come vedete non ci mancano le risorse
umane. A tutto questo io aggiungo l’individuazione di un vero e proprio “security man”, un manager della sicurezza, capace di varare interventi di
messa in sicurezza di ogni aspetto della vita comunitaria: dal parco pubblico alle scuole”. Su
questa presunta presenza della camorra a Capaccio... tanti fiumi d’inchiostro.
“Ci dobbiamo innanzitutto mettere d’accordo su
cos’è la camorra da noi. Io non ho gli strumenti
per potermi esprimere in merito, per quel che so
c’è una quota notevole di disagio e degrado sociale”. Paestum è innanzitutto le mura e
i tempi della città archeologica meglio
conservata della Magna Graecia: “La mia
convinzione è che il problema della gestione di
tutto quello che ruota intorno ad un’area archeologica di quella importanza venga sottratto all’amministrazione comunale ed attribuito al governo
nazionale. Vi pare possibile che debba girarvi un
trenino da luna park? E gli spettacoli nei templi?
C’è il mondo che ci guarda. Immaginiamo di essere un turista giapponese, chiudiamo gli occhi ed
entriamo dall’ingresso delle Tavernelle. Il primo impatto è con le bancarelle con le magliette con i
teschi o le facce dei calciatori. Che spettacolo
diamo? Già all’ingresso impatto con delle catapecchie, poi trova il piattaro con la sua recinzione con
il filo spinato. Penserà, se ci va bene, che la guerra
non è ancora finita!. Sulla destra c’è poi lo spiazzo dell’area degli spettacoli tenuto in maniera indecorosa: basterebbe farci un prato. E gli alberi
che chiudono la vista dei templi? Svariati miliardi
di lire spesi per restaurarli e poi che facciamo li nascondiamo alla vista? E la strada ancora piena di
bancarelle. E le insegne multicolori dei negozi? E’
un degrado indicibile. Bisogna alzare le mani e chiedere al governo nazionale di intervenire. Non si
può più aspettare! Il risultato è che milioni di turisti arrivano a Pompei e poi non scendono da
noi”.
O re s t e M o t t o l a
n°45 08 dicembre 2006
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ROCCADASPIDE
Diritto di replica
Capuano: “L’ordinanza che puzza e lo stipendio d’oro”
Nell’intervista sull’ultimo numero di
Unico, meglio avrebbe fatto il Sindaco
Auricchio a parlare solo di se stesso
e dei suoi programmi senza innescare
polemiche che non so quanto interessino ai lettori, soprattutto quelli non di
Roccadaspide. Mi scuso con loro ma
almeno su un paio di punti, per il momento, mi sento in dovere di intervenire.
L’ordinanza che puzza
In occasione del temporaneo blocco
dell’attività dell’impianto di tritovagliatura di Sardone, con l’ordinanza
N°13 del 28-3-06, il sottoscritto, assumendosene la responsabilità, stabiliva di usare l’ex discarica
Comunale come sito di stoccaggio
provvisorio dei r.s.u.
Alla riapertura dell’impianto, detti
r.s.u. dovevano essere travasati senza
che vi fossero alterazioni del sito rispetto allo stato precedente. Finché
sono stato Sindaco, così è stato scrupolosamente ottemperato senza avere
alcun problema. Dopo l’insediamento
dell’attuale Amministrazione, è stata
sovrapposta alla recinzione della discarica per circa 80 m. lungo il fronte stradale, una rete di plastica che aveva
l’unico scopo di non far vedere quello
che forse non si doveva vedere. Vista la
mole dei rifiuti depositati, probabilmente il compattatore del Comune ha
scaricato anche nei giorni in cui l’impianto di tritovagliatura era funzionante. Come accertato dalla Guardia Forestale, parte di detti rifiuti erano stati
interrati. Risultato: sequestro penale
della discarica!
A questo punto, Sindaco Auricchio; mi
chiedo e le chiedo:
-che nesso ha l’ordinanza N°13 del
28-03-06 con quanto posto in essere
in questi ultimi mesi?
-detta ordinanza è stata da lei revocata. Ma quando? Dopo il sequestro dell’area? Complimenti per il tempismo!
-visto che nella discarica è stato fatto
tutt’altro, non pensa che, all’inizio del
suo mandato, assumendosene lei la
personale responsabilità, avrebbe dovuto revocare la precedente ordinanza e firmarne una nuova con quelle
direttive?
-è credibile che un Sindaco che ha
mantenuto la delega al ramo e ‘’lavora’’ a tempo pieno in Comune, non
sappia
dove e come vengano depositati i rifiuti?
-Se il paese è pulito, il merito è del
Sindaco, ma se c’è qualche ‘’problema’’ la responsabilità e dei dipendenti
e magari anche del predecessore. Non
so cosa ne pensa lei, ma a me sembra
un’ipocrita vigliaccata.
Voglio sperare che questa vicenda sia
solo un ‘’incidente di percorso’’ e non
l’esaltazione del culto dello “scarica
barile”.
Colgo l’occasione per esprimere la più
sincera solidarietà all’Ing. Paraggio e
al Geom.Brenca che, sono sicuro,
hanno poca o nulla responsabilità in
questa incresciosa faccenda.
1) Lo stipendio d’oro
L’indennità degli Amministratori è stabilita dal D.M. 119 del 04-04-2000 in
base al numero degli abitanti e non alle
ore impegnate. È risaputo che il Sindaco non è una colf!
Siccome non mi ero candidato per lo
stipendio, appena eletto ho ridotto la
mia indennità del 70% non certo per la
scarsa voglia di impegnarmi o per repulsione al vil denaro, ma perché mi
ero reso conto che le condizioni economiche del nostro comune non erano
certo floride e quando si diceva che
non c’erano soldi, la cosa doveva valere prima per il Sindaco e poi per tutto
il resto.
Attualmente sono state ridotte le indennità dei dirigenti, non si danno contributi ad associazioni ne sussidi a persone indigenti, anche i ragazzini di 6
anni devono tassarsi per giocare sul
campo sportivo, ma per il Sindaco è
normale e giusto ridursi lo stipendio
solo del 10% (in realtà gli è stato ridotto dallo Stato con l’art. 54 della finanziaria 2006!) e fornirsi di ufficio di
staff e consulenze varie. Tanto il cittadino paga e batte anche le mani.
Sembra che si sia adottato il vecchio
metodo del bastone e della carota con
la variante di riservare il bastone agli
altri e la carota a se stessi.
Scusino i lettori la grettezza delle
cifre, ma è bene chiarire che il mio famoso stipendio d’oro era di 899,88
euro lorde mensili mentre l’attuale
Sindaco costa ai cittadini 2.509,98
euro mensili sempre al lordo delle
tasse. L’intera amministrazione Capuano costava 3.464,50 euro mensili,
l’attuale costa 7.341,71mensili (dati
forniti dalla ragioneria del Comune).
Stipendio d’oro? Forse si riferiva “parole sue” alla retribuzione per quel lavoro alla Comunità Montana che non
lo ha impegnato troppo?
Sui risultati raggiunti poi ognuno è libero di giudicare ma chissà quanti sindaci all’inizio del mandato vorrebbero stendere veli pietosi su milioni di
euro di opere già finanziate e da portare avanti. Come ad esempio la riqualificazione dell’ex casa comunale, finanziata per oltre un milione di
euro con il PIT Paestum Velia, a cui la
mia amministrazione ha lavorato ininterrottamente per cinque anni ed il cui
decreto di finanziamento della Regione risale a mesi prima dell’ultima tornata elettorale. Signor Sindaco, nella
sua intervista Lei, invece, vuol far
credere che è bastato il progetto offerto gratuitamente da un generoso ingegnere, una semplice approvazione
in Giunta e voilà, ecco UN MILIONE di EURO per il Comune di Roccadaspide. Nemmeno il mago do Na-
CAPACCIO- Serenate e matrimonio di una volta rivivono grazie alla IV e V B
“Si nun t’affacci, tu mme fai murire” . Premiati dalla comunità montana
Gli alunni della scuola primaria di Capaccio Scalo
vincitori del concorso:“ Spartaco – l’ultima battaglia” del laboratorio di antropologia delle emozioni – indetto dalla comunita’ montana Calore Salernitano. Il presidente Miano premia personalmente i
piccoli vincitori.
… “ Oh! Quanta vote tu mme fai venire
sotto sta fenestella a suspirare.
M’hai fatto cunzumare lu suspiro,
ma nun te sì vuluta mai affacciare.
Te preo, bella, affacciate na vota,
ca chesta pena te voglio cantare.
Si nun t’affacci, tu mme fai murire
E sì io moro, chi te pote amare?...”
Questi appassionati versi di un’antica “serenata”e
altre interessanti curiosità riguardanti il fidanzamento e il matrimonio di tanti anni fa, sono state raccolte dagli alunni delle classi IV B e IV C della scuola primaria di Capaccio Scalo in un opuscolo intitolato “Il
matrimonio – tra passato e presente”. Il lavoro, realizzato dai bambini intervistando nonni e bisnonni
sotto la guida dei docenti, si è aggiudicato il primo
premio del concorso indetto dalla Comunità Montana Calore Salernitano “Spartaco – L’ultima battaglia” – Laboratorio di antropologia delle emozioni , in riferimento al famoso gladiatore Spartaco che,
postosi a capo di una rivolta di gladiatori, soldati e
schiavi contro l’impero di Roma, riuscì a sbaragliare
le legioni romane e ad acquisire il controllo dell’intera Campania; quando, però, due anni dopo, nel 71
a.C., gli fu inviato contro un grosso esercito guidato da Pompeo e Crasso, il valoroso Spartaco fu ucciso in una cruenta battaglia in Lucania assieme a
60.000 uomini, molti dei quali furono poi crocefissi
lungo la Via Appia.
Gli alunni sono stati entusiasti della visita a Caserta vecchia e al Museo del gladiatore offerta dalla Comunità Montana, e della targa che essi, sorridenti ed
emozionati, hanno ricevuto direttamente dalle mani
del Presidente della Comunità Montana Mario
Miano. Il Presidente, infatti, si è recato personalmente, in compagnia di un collaboratore, nelle aule dove
gli alunni stavano facendo lezione e si è complimentato con alunni e docenti per l’ottimo lavoro svolto e per l’impegno dimostrato; ha poi ascoltato con
vivo interesse la lettura dei passi più interessanti
dell’opuscolo, di cui gli alunni hanno voluto fargli
dono. Prima di congedarsi, il Presidente ha ringraziato alunni e docenti per aver accolto l’iniziativa della
Comunità Montana: un Ente che, a suo dire, intende assumere un ruolo sempre più attivo e propositivo interagendo con tutte le realtà presenti sul territorio, tra cui la scuola, che ha una figura preminente, come educatrice dei futuri cittadini. Pertanto,
promette, non mancheranno nel prossimo futuro
nuove iniziative della Comunità Montana indirizzate al mondo della scuola. Molto soddisfatta la Dirigente della scuola, dottoressa Enrica Paolino, che si
è complimentata con alunni e docenti per il validissimo lavoro svolto e per il successo ottenuto.
Carmela Maiese
scimiento sarebbe stato capace di
tanto! Ma di una cosa penso che tutti
dobbiamo congratularci con lei: in sei
mesi ha realizzato quasi tutto il programma elettorale. De Luca e Veltroni
al suo cospetto sono dei principianti!
Ma si ricordi, ogni tanto, che la saggezza popolare ci dice che tra il dire
ed il fare ...
Da ex sindaco, conscio di quanto sia
gravoso ricoprire tale carica, termino
augurandole sinceramente e cordialmente buon lavoro.
PS. Come medico, visito quotidianamente delle persone anziane che si lamentano per la mancata attivazione
del servizio di assistenza domiciliare
di cui hanno estremamente bisogno. La
invito a provvedere al più presto così
oltre allo stipendio si guadagnerà
anche la loro riconoscenza.
Giuseppe Capuano
ex sindaco di Roccadaspide
CILENTO
IMPRONTE
n°45 08 dicembre 2006
Storie di personaggi cilentani a Salerno
Elia Nese, una vita fra poste e letteratura
Una famiglia unita, un forte credo religioso, una nutrita passione per la
scrittura sono i segreti di una vita serena, a lungo agognata e finalmente raggiunta.
A raccontarsi a cuore aperto è Elia
Nese, classe 1936, nato a Piano Vetrale di Orria, dove trascorre infanzia e
giovinezza.
Si trasferisce a Salerno, restando ancora riconoscente alla stessa, per aver
trovato nel 1963 un’occupazione da
tempo inseguita: ha ricoperto importanti incarichi presso la filiale delle
poste di Salerno.
Orgoglioso di figli e nipoti che definisce le “sue stelle”, grato alla moglie
per averlo sopportato e incoraggiato,
continua a parlare di sé, del suo amato
paese, dei tempi andati.
E’ membro di molte accademie internazionali, le sue poesie sono inserite
in svariate antologie e riviste culturali,
oggetto di numerose critiche positive;
vincitore di altrettanti concorsi di poesie e racconti, è socio fondatore dell’
associazione “Amici del Cilento” e fa
parte dell’Associazione Nazionale
poeti e scrittori dialettali e di molte
altre associazioni culturali.
Ha pubblicato “ Frammenti di fatti
veri”, “ Faccia tosta”, “ Realtà e fantasia”,” A lo Paiese mio”, “ Sulla scia
delle emozioni”, “Tiembi belli re na
vota”.
Ha raccolte in attesa di pubblicazione,
le sue opere sono lette da
connazionali in America e
Australia; è fiero di poter
essere presente, con alcune
poesie, nell’ antologia offerta a Papa Giovanni
Paolo II in un’udienza riservata agli artisti in occasione dell’Anno Santo.
Elia Nese ha sguardo a tratti malinconico ma di sicuro
espressivo in un volto solcato da quelle piccole
rughe che parlano del suo
paese e di vita veramente
vissuta, tra sogni e privazioni.
L’ingresso della sua casa di
Salerno è zeppa di coppe e
medaglie, arricchito da quadri del pittore conterraneo Paolo De Matteis.
Come è approdato alla scrittura?
“Ho scritto fin da ragazzo: la scrittura,
per me, è un modo per esorcizzare le
mie paure, per lasciare tracce ai posteri, per racchiudere in uno scrigno ricordi belli e brutti…
Vado spesso in giro, oggi come allora,
con blocchetto e matita… Solo nel
1997 ho cominciato a scrivere per pubblicare…
Avverto che c’è una sorpresa per i lettori, uscirà un libro imperniato su acrostici …”
Perché rimane più a favore della lingua in vernacolo?
“Ritengo che sia una lingua vera che
va dritta al cuore della gente, la più
semplice e la più sentita, e mi piace
promuoverla dovunque vada perché è
la quintessenza della cilentanità, ha tutt’altra sonorità e me la sento attaccata
addosso, sulla pelle… Io sono l’unico
cilentano iscritto all’Associazione Nazionale di poeti e scrittori dialettali con
sede a Roma e francamente vado fiero
nell’ esportare il mio dialetto un po’
dovunque…”
Come ha trascorso la sua giovinezza
al suo paese natio e quali sono i ricordi che la contraddistinguono?
“Non sono bei ricordi, la mia è stata
un’ infanzia difficile, una giovinezza
altrettanto sofferta e malinconica: mia
VALLO DELLA LUCANIA
Il museo di Maria Oranges
Un museo fuori dal comune, dove
meno te l’aspetti: all’ottavo piano
nella centrale via G. Murat di Vallo
della Lucania, tra le riservate pareti
domestiche di una casa ordinaria.
Maria Oranges D’Orange, pittrice che
sperimenta l’arte “pittorica satellitare”, discendente della dinastia
D’Oranges, ha inaugurato, tra casa e
aula consiliare, il suo museo. C’era in
realtà l’attesa per l’annunciata presenza di Vittorio Sgarbi che alla fine non
è venuto. Ma è rimasta la curiosità per
una forma artistica nuova e, a dir
poco, “cosmologicamente” originale.
Pareti blu, verdi, interpretazioni dei
fondali marini, dell’atmosfera, del
corpo umano, del cosmo. Tutto questo su oggetti domestici, vasi, mura.
Questo e molto altro ancora è il Museo
Guglielmo D’Orange di via Murat, 34
(per visitarlo telefonare allo 0974 4626). Il metodo pittorico è nuovissimo, sotto custodia di brevetto, con 46
nuove tecniche di lavoro. “I miei colori sono caleidoscopici, non si trovano sul mercato, sono soprattutto eco-
logici e provengono
dal Cilento, la nostra
amata terra”, dice
l’artista. I disegni
alle pareti sono intervallati da citazioni –
spesso di Sgarbi - e
tutto, cucina compresa, è una scoperta da
vedere, che ti cattura
e ti sorprende.
Alla presentazione
del Museo, il 27 novembre, si è tenuto
anche il gemellaggio
con il Museo Vivo de
Mare di Pioppi la cui
direttrice, Maria Gabriella Natale, è stata
scelta come madrina dell’evento. Ma,
leggiamo nella scheda del Museo, c’è
stato anche chi ha interpretato non al
meglio l’opera della D’Oranges “Un
personaggio che tratta d’arte sulla Rai
che ha mal pensato che volessi sfruttare la sua trasmissione per diventare
famosa: si sbagliava di grosso, perché
grande lo sono già di mio”. Alla presentazione sì è notata l’assenza degli
Enti locali, invitati e patrocinanti: perché non incoraggiare una donna cilentana e non essere vicini al fantasmagorico mondo di quest’artista?
Nicola Nicoletti
madre è morta quando avevo sette anni
circa ed è sempre presente nei miei ricordi e nei miei scritti, mio padre era
direttore dell’ Ufficio postale…
Gli unici segni di civiltà al paese erano
la campana che suonava l’ora dell’Ave
Maria e i rintocchi dell’orologio.
Però ricordo che la festa, come la disgrazia, era di tutti… Era una festa
quando si ammazzava il maiale perché
almeno quel giorno c’era l’abbondanza, o quando si beveva il vino dall’orcio o quando si aspettava la neve per
fare il sorbetto al vino cotto.
La cosa più significativa, al mio paese,
era che si lasciavano le chiavi fuori alle
porte di casa e ci si fidava di tutti indistintamente e ci si aiutava l’un l’altro
nei lavori dei campi, venendosi incontro se mancava qualcosa o si aveva bisogno di un attrezzo o l’altro…
Quando ritorno a Piano Vetrale, vedo
la mia gente, prendo il caffè in piazza
con loro, talvolta mi allontano nei boschi dove riesco ad avvistare perfino i
cinghiali, fra castagneti e querceti…”
Cosa pensa della sua vita passata e
presente?
“Penso che la mia vita sia stata spesso
caratterizzata da particolari segnali,
che si spostano tra realtà e fantasia, ai
quali non mi sono mai sottratto, come
quando mi trovai in Germania per un
viaggio turistico a scopo di lavoro dove
non ce l’ho fatta a rimanere a lungo per
la lontananza da casa e per la difficoltà della lingua…
Nel ’48 entrai in seminario perché volevo farmi prete ma scoprii di non
avere troppa vocazione…
Decisi di andare in America ma mi
fermò un metro e mezzo di neve…mi
dedicai, così, alla vita di campagna…
Dal 1963 sono a Salerno dove, a quel
tempo, trovai finalmente lavoro nell’Ente Poste e sono riconoscente ai salernitani… adesso sono in pensione e
mi occupo dei miei nipoti e partecipo
a serate letterarie, in giro per l’Italia,
dove sono gratificato da attestazioni di
stima e affetto e consensi vari…”
A che cosa si appella nei momenti difficili dell’ esistenza?
“Mi appello soprattutto alla fede, prego
a modo mio: io sono un solitario, e per
trovare Dio, ho bisogno di appartarmi
e, per sentirmi purificato, faccio lunghe passeggiate nei boschi o per le
strade di sera, quando non c è nessuno: solo in questo modo riesco a pregare… poi c’è la famiglia che per me è
sacra come l’amicizia…”
Il nostro poeta, così dicendo, ci saluta
finendo per declamare una sua poesia
tra le più gettonate: “ Sando Matteo
…Sando Vicienzo…”, dedicata al
Santo patrono e al sindaco Vincenzo
De Luca”.
Rossella Oricchio
n°45 08 dicembre 2006
CILENTO
Pacidia: un’idea per il dialogo tra Diano e Cilento
Sfatare i miti e lavorare sodo. Dopo l’incontro a Vallo della Lucania emergono due urgenze
Se il buon giorno si vede dal mattino possiamo dire che il cammino
dell’associazione Pacidia è iniziato
con il piede giusto. Per intraprendere un viaggio comune bisogna innanzitutto conoscersi e questo primo
scopo è stato raggiunto dai due sindaci - per la seconda volta - il 25 novembre nell’aula consiliare di Vallo
della Lucania.
Sala Consilina e Vallo sembravano
collocate a distanze siderali, ma gli
incontri per valorizzare l’identità e
la ricchezza di Cilento e Vallo di
Diano, hanno sancito un cammino
percorribile. Anzi, alla fine dell’incontro è arrivato uno scopo preciso:
riportare nel Cilento la testa dell’Apollo pescato nell’azzurro mare
di Pioppi che riposa, quasi dimenticata, nel museo di Salerno. La proposta di Domenico Nicoletti, una delle
anime dell’associazione, ha suscitato
la comune approvazione di quanti
hanno partecipato alla giornata vallese. Il benvenuto di Luciano Pignataro,
giornalista de Il Mattino e portavoce
dell’associazione, è stato subito chiaro: “Non parleremo né di nuove province né di rivendicazioni amministrative. Desideriamo porre in risalto
l’identità e le ricchezze di questa terra
che vanno dalla storia all’arte ai beni
geografici e naturalistici”. Tutto in convergenza con gli anniversari dei moti
del ’28 e del ’48, con un grande evento da celebrare tra due anni.
Pacidia, un acronimo del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano (vera
novità degli ultimi anni), nasce per
unire. Lo ribadisce anche il direttore di
Unico, Bartolo Scandizzo, “siamo riusciti a far parlare i sindaci di Vallo e di
Sala, cosa non proprio facile, e certamente importante per due terre di con-
fine”. Nel salone in cui erano riuniti
amministratori, rappresentanti di ProLoco, associazioni e semplici cittadini, sono stati presentati gli strumenti da
usare: incontri pubblici, una rivista, il
cinema. Ad illustrare il lavoro filmico
realizzato dalla Mekanè ci ha pensato
Clodomiro Tarsia, già caporedattore
del Mattino ed oggi attivo nella promozione delle vicende cilentane. La sua
trilogia sul Risorgimento sarà proiettata nelle scuole e parla dei moti del ’28
e del ’48. “Pacidia non è una scorciatoia per le tante rivendicazione di autonomismo emerse questa estate”. È la constatazione che Mariano Ragusa, caporedattore della redazione salernitana
del Mattino e moderatore del convegno, ha sostenuto prima di dare la parola ai partecipanti riuniti nell’ex convento dei domenicani.
A Luigi Rossi, docente di Storia contemporanea presso l’Ateneo di Salerno, è toccato scardinare luoghi comu-
ni e colpe storiche. Il suo è stato il
punto di vista più critico in una visione a 360 gradi della storia della provincia a Sud di Salerno. “Viviamo da anni
la crisi della spesa pubblica, ciò accade perché Salerno non ha saputo amministrare il territorio. Una crisi che investe la classe dirigente, basta vedere il
balletto per la dirigenza del Parco – ha
dichiarato guardando Peppe Tarallo, ex
presidente ed ora commissario dell’ente -. Oggi parliamo di identità, ma
quando prevarrà se non abbiamo una
chiarezza istituzionale?”. Da qui è partito l’invito al recupero della testa dell’Apollo giacente nel museo provinciale: “Dobbiamo completare la pesca miracolosa, anche se vedo un cammino
lungo da compiere”. A dare un salvagente in una visione burrascosa può
servire la cultura che, “dal 1799 in poi,
è stata la portatrice di novità in questa
terra”. Come però si può cercare la propria identità se siamo circondati da fal-
Premiato al Festival del Cinema di Salerno il
film-documentario "Agropoli: una storia antica"
Il film-documentario "Agropoli: una storia antica", il 24 novembre scorso, è stato
premiato con una targa alla 60a edizione
del Festival Internazionale del Cinema di
Salerno, nella sezione Informativi", con la
seguente motivazione: "Per l'attenta ricostruzione delle vicende archeologiche ed
ambientali di Agropoli dalle lontane origini protostoriche alla comparsa del nome attuale". "Agropoli: una storia antica" sarà
presentato e proiettato giovedì 7 dicembre
2006, nell'aula consiliare del Comune di
Agropoli, alle ore 17:00, con la presenza
degli autori e delle personalità invitate. Per
la prima volta, le vicende del periodo
greco-romano della bella cittadina cilentana, che si intrecciano con la storia delle vi-
cine ed antiche città di Paestum e Velia, attraverso la narrazione visiva, sono alla portata di un vasto pubblico.
Il film e' stato prodotto dall'Associazione
Culturale Acropolis "Piero Cantalupo", in
co-produzione con Pasquale Fernando
Giuliani Mazzei. Patrocinato dal Comune
di Agropoli e dal Dipartimento di Scienze
dell'Antichità dell'Università di Salerno,
con riprese autorizzate dalla Soprintendenza archeologica, è firmato dai registi Gianni Petrizzo e Fernando La Greca; i testi
sono di Flaminia Arcuri e Fernando La
Greca; la produzione esecutiva è di Pasquale Fernando Giuliani Mazzei; conduce la giornalista Maria Pia Morra.
sità? Non è mancato un affondo alle
numerose produzioni di libri sul Cilento “saggi privi di contenuto storico in una marea di volumi autoreferenziali o freddi elenchi di appunti che poco ci fanno capire il contesto con la storia che si viveva al di
là della nostra terra”. E così fino all’invito finale che porrebbe fine a
tutte le manifestazioni popolari in
voga negli ultimi anni nella nostra
provincia. “Sfatare il mito del brigante che, per usare un paragone
con la storia contemporanea, si potrebbe rapportare all’’eroismo’ delle
Brigate rosse negli anni di piombo.
Bisogna sì andare nelle scuole, ma
a raccontare la verità sulla storia di
questa terra”. Ricerca di unità e di
collaborazione, combattendo una
guerra di campanili che per anni ha
diviso la provincia, è la proposta di
Gaetano Ferrari, sindaco di Sala Consilina. “ “Lavorare sui problemi come
sanità o ambiente, sono queste le battaglie comuni che dobbiamo intraprendere per crescere. Facciamo un cammino che ci porterà in due anni a lavorare per il bene della nostra provincia”.
Come primo cittadino vallese, con
mamma dianese, Luigi Cobellis ha salutato l’iniziative come foriera di crescita reale per le comunità che vorranno prendere parte al dialogo. “Agire in
un clima di conoscenza, competenza e
competitività: questa una ricetta per
progredire davvero insieme”. Al termine, prima della firma sul Manifesto di
Paicidia, l’intervento di Antonio La
Gloria, già sindaco e deputato di Vallo
della Lucania, ha salutato l’iniziativa
come un passo da compiere avendo
ben chiara sia meta che percorso da
realizzare.
Nicola Nicoletti
P ro g r a m m a R a d u n o
Ex-Alunni Seminario
Va l l o d e l l a L u c a n i a
1 6 d i c e m b re 2 0 0 6
- ore 9,30 Celebrazione Santa Messa
- ore 10,30 Assemblea generale
Presentazione dello Statuto
dell’Associazione Ex-Alunni
Dibattito e approvazione
Programmazione delle attività
del primo anno
- ore 13,00 Pranzo
13
14
CULTURA
L A KOR A
DI ...
L IUCCIO
La tentazione della resa
dalla prima Giuseppe Liuccio
E nell’esercizio, spesso fecondo, della
scrittura giornalistica, letteraria e poetica quel territorio aperto al mare dei
miti e della storia, con alle spalle colline e montagne a far da quinta con il
carico delle emozioni del ricordo dell’infanzia, mi ha ferito lo stato di grazia della creatività della fantasia innervata nelle radici ramificate nel profondo.
Forse anche per questo da tre anni a
questa parte, con cadenza quasi settimanale mi sono speso, su questo giornale ma non solo, ad animare impegno nella difesa di uno scrigno di tesori, mi sono indignato per la rozzezza
delle ferite alla bellezza, mi sono attivato per individuare iniziative in grado
di dare alla città delle mie origini e
della mia cultura magno-greca una
spallata forte per una inversione di
tendenza. C’è stato il silenzio, più assordante delle cascate del Niagara, da
parte delle Istituzioni. Non ho avuto
una, e dico una, testimonianza di incoraggiamento e sostegno da parte di
operatori economici, insegnanti, studenti, semplici cittadini. E sotto gli
occhi mi si spalanca il baratro di una
Amministrazione Comunale, in crisi
permanente da un anno, incapace di
vivere e senza il coraggio di morire,
al di là delle capacità di singoli amministratori intelligenti e capaci, che pure
non mancano. E subentra lo scoramento e la stanchezza per battaglie inutili
contro i mulini a vento, per sfide improduttive contro muri di gomma.
Di qui serpeggia sempre più forte ed
insistente la tentazione dell’abbandono e della resa. E’ una decisione che
mi tormenta nel profondo, perché per
carattere sono abituato alla lotta dell’impegno civile nella quotidianità
dell’esistenza come nella testimonianza della scrittura. E rifuggo dall’idea
La telefonata...
immaginaria
Vannulo è nota in Italia e all’estero quanto le colonne doriche dei templi o quasi.
La mozzarella d’autore occupa i rèportages di mezzo mondo sulla grande
stampa e nelle riviste di settore come
la lastra tombale del “tuffatore” o
quasi.C’è in Italia e nel mondo chi visita
il caseificio, deviando volutamente nelle
sue peregrinazioni storiche, geografiche
turistiche verso il Sud.
Tutto merito di un imprenditore intelligente e lungimirante, che è riuscito a
trasformare i suoi prodotti caseari in un
“cult”, decantato dai palati fini dei buongustai e dagli apprezzamenti degli occhiuti ed incorruttibili sacerdoti dello
Slow food, che ne hanno fatto un prodotto dell’Arca. E Vannulo è diventato
un santuario.
Ne è sacerdote colto e raffinato Tonino
Palmieri, che ti accoglie con quell’aria un
po’ snob di vecchio signore di campagna, orgoglioso del suo ranch ad invasione di pianura con il Santuario del Calpazio, la sella oblunga del Soprano ed il
cono rovesciato del Sottano a far da
quinta. Nei recinti il regno delle bufale
curate, coccolate, docciate pur nel pantano del “tonzo”, che è il loro regno naturale. Lui,Tonino, si aggira tra casa padronale riattata ed arredata con gusto,
strade interpoderali a geometriche siepi
di ulivi, piscina con arredo di pergolato
di uva con abbondanti pigne lustre di
sole nella stagione giusta.
L’abbigliamento di un casual raffinato è
di un latifondista texano con tanto di
cappello a tese larghe e mezzo sorriso
di ironia a contagiarti di ospitalità calda.
Nel segno di apparente, quanto controllata, libertà di circolazione la signora Caterina è una presenza discreta, garbata,
tanto signorile quanto disinvolta, aperta
n°45 08 dicembre 2006
a dolce sorriso. La gelateria rigidamente biologica e la yogurteria (saporiti
quanto impagabili quelli al miele) sanno
di Grecia antica in un angolo di pianura
pestana.
“Puoi andare giustamente orgoglioso
per quel che sei riuscito a creare in qualche decennio e, soprattutto, per la visibilità conquistata sui media di mezzo
mondo”- mi complimento nella telefonata immaginaria, entrando subito in
confidenza in nome della vecchia amicizia e della stima profonda, che suppongo reciproca.
“Ho lavorato sodo, ma i risultati non
mancano”- annuisce pacato come sempre.
“Peccato che la tua sia un’oasi nel deserto.A Paestum ci sono tutte le condizioni per filiere di qualità nell’agricoltura come nella zootecnia, ma la volgare
fame di guadagni facili ed immediati privilegia la quantità con un conseguente
danno di immagine, che incide negativamente sui circuiti dei mercati. Eppure di
prodotti di nicchia, come il tuo, se ne
potrebbero creare in abbondanza nei
vari settori”.
“Lo so bene. Ma mancano le condizioni.
Non c’è la cornice di riferimento per
operare con serenità e professionalità. E
ti assicuro che già mantenere le posizioni acquisite è uno sforzo immane”.
“E veniamo proprio alla cornice, come la
chiami tu. Ti sembra normale che una
città come Paestum, il cui valore aggiunto nel solo nome è dirompente sul
piano internazionale, viva la esperienza
di una Amministrazione Comunale in
crisi perenne da quasi un anno e allunghi la propria agonia comatosa con conseguenze disastrose sul piano della democrazia rappresentativa come negli in-
g.liuccio @libero.it
dell’intellettuale che si rifugia sdegnosamente ed aristocraticamente nel comodo eremitaggio della torre d’avorio.
Ma avverto e sento, ogni giorno di
più, che non ho altra scelta. Se diserzione ci sarà, sono convinto, comunque, che nessuno se ne accorgerà.
Forse addirittura qualcuno si abbandonerà ad un sospiro di sollievo, per
essersi liberato, per decisione unilaterale, di un fastidioso rompiscatole,
che, con le fisime della cultura ed il
vezzo della correttezza e della traspa-
renza, turbava il naturale evolversi di
clientelismo, familismo e, qualche
volta, affarismo. E, allora, meglio togliere il disturbo, con una fitta nel
cuore sì ma con la consapevolezza dell’impotenza al cambiamento.
Grazie, comunque, cara Luciana, della
tua lettera di stima e solidarietà, che ho
gradito ed apprezzato molto.
a To n i n o P a l m i e r i
vestimenti per l’ammodernamento delle infrastrutture e la
stasi degli investimenti nell’economia in tutti i campi, dall’agricoltura al turismo?”
“Certo che no. Ma ti assicuro
che noi classe imprenditoriale,
come la più vasta società civile, ci sentiamo assolutamente
impotenti alla bisogna”.
“E c’è il pericolo, caro Tonino,
che la malavita organizzata (la
vicenda della “mozzarella connection” ne è stata una spia)
entri nei delicati gangli della vita
amministrativa e del mondo
produttivo e ne contagi ed imbarbarisca i meccanismi, se è
vera la denunzia pubblica di Gaetano Fasolino, che di sicuro non è né uno stupido né uno sprovveduto e, suppongo,
pesa le parole anche in qualità di Parlamentare della Repubblica. Io, francamente, sono allarmato”.
“Lo siamo tutti in verità, soprattutto
quanti di noi sono costretti ad operare
nella trincea quotidiana non tanto e non
solo per dovere civico, ma anche per
tutelare da possibili inquinamenti le proprie attività”.
“Secondo me, è l’ora delle scelte. L’attendismo non paga.Tu per stima, universalmente condivisa, sei considerato
come il sindaco ideale per rimettere in
sesto una barca alla deriva, in continuo
pericolo di naufragi. Oltretutto hai dato
prova di notevoli capacità professionali
negli incarichi che, nel corso degli anni,
sei stato chiamato a ricoprire:Presidente del Consorzio e Presidente della
Banca. Non giova rinchiudersi nel proprio recinto e turarsi naso, occhi ed
orecchi, facendo finta di non vedere e
non sentire quanto di drammaticamente disastroso si verifica quotidianamente sul territorio. Se va alla deriva l’Amministrazione Comunale e c’è deficit di
indirizzo politico, economico e sociale
anche le attività private, anche le più floride, ne risentono.”
“Il tuo richiamo all’impegno diretto mi
è venuto da più parti e lo sento fortemente. E non ti nascondo che sono
molto combattuto interiormente.
Però…”!
“Niente però, caro Tonino. Gli intellettuali come me, che amano il territorio e
ne parlano e scrivono, con allarmante
preoccupazione, spesso inascoltati, sono
in attesa di una svolta. Diversamente
tutti tireremo i remi in barca. Io ne vivo
la tentazione quotidiana. L’eremitaggio
nella mia casa romana è più che un invito alla diserzione e a guardare con distacco alle vicende del territorio e a rifugiarmi nel piacere della scrittura letteraria e poetica.
Ci sto pensando seriamente. A meno
che tu…..”
n°45 08 dicembre 2006
LA SETTIMANA
Al Ceppo di Agropoli il whisky come protagonista
Capita spesso che vengo invitato a manifestazioni dove si degusta vino, e a
volte, a malincuore, per motivi professionali, sono costretto a rinunciare.
L’ultimo invito, invece, è stato particolare: Andrea Attanasio, noto rappresentante di vini della provincia di Salerno, mi ha invitato al Ristorante “Il
Ceppo” di Agropoli per una degusta-
La ricetta
Polpette di
baccalà
Ingredienti per 4 persone: 500
g di baccalà – 4 belle patate grandi – 2
uova - -2 cucchiai di farina - -olio d'oliva extravergine del Cilento - noce moscata - sale - pepe
Procedimento: lessate il baccalà.
Pelate, lavate e lessate le patate. Passate baccalà e patate nel tritatutto aggiungendo un uovo e un cucchiaio
d'olio. Aromatizzate con la noce moscata, salate e pepate. Formate con il
composto delle polpette, infarinatele,
quindi passatele nell'uovo rimanente
sbattuto, poi nel pangrattato e friggetele in abbondante olio d'oliva bollente.
Vino abbinato: Cilento Aglianico doc delle
cantine Botti di Agropoli.
zione di Whisky. Un po’ per cambiare, un po’ perché un invito al Ceppo,
uno dei ristoranti più prestigiosi della
provincia, è difficile rifiutare, inoltre
aggiungiamo che Andrea Attanasio è
una persona che merita tanta stima,
vien da sé che non ho avuto esitazioni
ad accettare. Ed ecco che mi sono ritrovato tra bellissime persone, cioè amanti della gastronomia, per una serata che
vale la pena di raccontare. Ad accoglierci, oltre ad Andrea c’era Antonio
Argentieri (Area Manager della Fazi
Battaglia, azienda che importa il whisky che sarà degustato) e lo scozzese
Peter Gibson, responsabile Italia della
Morrison Bowmore che simpaticamente indossava il classico e tradizionale gonnellino delle sue zone (nella
foto). Senza perder tempo, siamo passati a tavola e ci hanno servito questo
menu, magistralmente preparato dagli
chef del “Ceppo”: Antipastino di salumi, ricottina, bocconcini e pizza casereccia – Ravioli e fusilli al ragù di
carne – Carne mista e cacciagione al
ragù con patate fritte – Cinghiale alla
cacciatora e tordi alla brace con broccoli in padella – Torta Le Diablo con
crema al mascarpone. Ad accompagnare la “cena degustazione”, i sapienti
sommelier del locale hanno abbinato i
vini dell’azienda Fazi Battaglia: il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Le Moie, il Morellino di Scansano Doc Greto delle Fate e il Vin No-
bile di Montepulciano
Docg Pasiteo. Fino a questo punto hanno messo a
dura prova la nostra resistenza
“mangereccia”,
grande cibo e grandi vini
ed … il bello doveva ancora arrivare. Ecco che Peter
Gibson, che ha cenato al
mio tavolo ed ho avuto
modo di apprezzare il suo
sapere, si alza ed inizia a
parlarci di whisky. I distillatori della Morrison Bowmore hanno la distilleria di
Bowmore (una delle più
antiche distillerie della
Scozia) a Islay (Isole Ebridi) e quelle di Auchentoshan e Glen Garioch, tutte
in zone famose per il buon
malto. Infatti i whisky degustati sono tutti di “single
malt”, cioè, prodotti con
solo malto e non sono dei
“blended” (ottenuti da diversi cereali). Ecco la scaletta dei whisky degustati:
Auchentoshan 10 anni, Glen Garioch
15 anni, Bowmore 12 anni, Bowmore
17 anni e Bowmore Darkest. Non voglio fare delle sviolinate, ma questi distillati non hanno nulla a che vedere
con quei whisky commerciali di largo
consumo. Sono prodotti che con i loro
caratteristici profumi delicati ed i sa-
pori ricchi ed armoniosi raccontano ed
esportano un territorio bello da scoprire. Personalmente non sono un bevitore di questi prodotti, ma un whisky del
genere non mi dispiacerebbe sorseggiarlo dopo pasto, magari con un bel
sigaro cubano.
Tutto pronto per il 13° Gran Premio dei Templi dell’Amira
Lunedì 4 dicembre l’Hotel Domus Hermanos di Capaccio- Paestum ospiterà la tredicesima edizione del Gran
Premio dei Templi, organizzato dall'Amira (Associazione Maîtres Italiani Ristoranti e Alberghi) sezione PaestumSalerno guidata dal fiduciario di zona Diodato Buonora. Il
confronto vedrà alla prova sette maîtres del salernitano che
si sfideranno a colpi di padella per aggiudicarsi l’ambito trofeo. I piatti in concorso dovranno essere preparati alla lampada (flambés), quindi esclusivamente in sala sotto gli occhi
di un'autorevole giuria di esperti della ristorazione, autorità, giornalisti e gastronomi. Il tema di quest'anno è: il dessert. Ad ogni piatto i concorrenti dovranno abbinare un
vino o una bevanda. Ecco i concorrenti con il nome delle
relative ricette che saranno presentate: Maurizio Calabrese del Ristorante Le Trabe di Paestum preparerà il
"Babà e castagne… Stregati al cioccolato" accompagnato
da un Barbera Chinato di Roberto Dellavalle; Gerardo
De Rosa del Ristorante Hermanos di Paestum presenterà la "Crostatina di mele annurche e crema di ricotta di bufala con salsa allo yogurt di bufala e miele d’acacia" insieme
a un Passula Passito di Alfonso Rotolo; Vincenzo Di
Donna dell’Istituto Alberghiero di Sant’Arsenio preparerà il "Tulipano di fico caramellato alle mandorle con trucioli di cioccolato e gelato alla menta" servito con un Eleusi
Passito di Villa Matilde; Giuseppe Aiello del Ristorante
Oasi di Paestum elaborerà le "Castagne di Roccadaspide
aromatizzate agli agrumi del cilento e miele d’acacia" abbinate ad una Crema di marroni al caffè dell’azienda Il Fuco
d´oro; mentre Fabio Raucci del Capri Palace di Anacapri concorre con l’"Involtino di crêpes alla Chiboust" insieme a un Ruscolo 2002, Cantine del Taburno; poi Antonio
Rotondaro del Grand Hotel San Pietro di Palinuro farà
gustare le “Crêpes d’Autunno” con il Moscato Spumante,
Castel San Lorenzo doc della Val Calore; per finire Antonio Vicinanza del Country House Villapiana di Coperchia
Pellezzano proporrà il "Cuore di carciofo di Paestum con
mele annurche e salsa alla liquirizia" abbinato a un Ka 2004
di Bruno De Conciliis. Come nel corso delle passate edizioni dell'importante manifestazione, gli operatori turistici saranno particolarmente attenti alle nuove tecnologie culinarie e gastronomiche che consentiranno di "prendere per la
gola" i turisti che la prossima estate, stando alle previsioni,
sceglieranno numerosi la Riviera pestana e la provincia di Salerno per le loro vacanze.
Nella foto un momento della passata edizione.
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n. 45 – 08 dicembre