ilCilento A n n o V I I I n ° 4 5 - w w w. u n i c o s e t t i m a n a l e . i t - 0 8 d i c e m b r e 2 0 0 6 - € 1 , 0 0 Editore: Calore s.r.l. Sede Legale: Via S. Giovanni, 50 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale: Via della Repubblica, 177 - Capaccio-Paestum (Sa) — Poste Italiane - Spedizione in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Direzione Commerciale Business Salerno — Abbonamento annuale 20,00 e E B O L I La Qu er c i a c o n tr o C ar me l o C ont e Cirio, noi ci scandalizziamo... Cristina Di Geronimo Sul Corriere del Mezzogiorno di qualche settimana fa, Ugo Di Pace ha segnalato il progetto di restauro dell’ex Cirio a Paestum, per opera della Soprintendenza ai beni archeologici, che ha acquistato l’immobile con le risorse del Pit Paestum – Velia, programmazione 2000/06. Ugo di Pace riporta anche la notizia d’ulteriori finanziamenti per le prossime annualità finalizzati al recupero dello stabile al fine di, sembra, creare una struttura plurifunzionale. Già Lucio Capo ha avuto modo di segnalare, sulle pagine di questo giornale, l’irritazione che provoca tale aggettivazione. Si tratta di strutture che potendo servire a tutto, finiscono per non servire a niente. Ma non è questo il punto. La domanda che vorrei porre a chi predispone il progetto e a chi lo finanzia, con i soldi pubblici, è se va considerata legittima la richiesta dei cittadini di essere informati, di poter esprimere un qualche parere in proposito. Tutto accade nelle segrete stanze del potere e, quando si annunciano le conferenze stampa, i giochi sono già conclusi. La normativa europea prevede pubblicizzazione e trasparenza delle azioni finanziate e si può accedere a quasi tutti gli atti amministrativi ma senza alcuna possibilità interlocutoria. Ma cerchiamo di condurre un minimo discorso di buonsenso. Prima di avviare una qualsiasi opera pubblica bisognerebbe rilevare di cosa il territorio ha bisogno o, almeno, indicare a quale esigenza corrisponde l’opera che si è deciso di avviare. E se Paestum avesse bisogno di un ostello e laboratorio di ricerca archeologica per giovani studiosi? E se Paestum avesse bisogno di un padiglione per l’arte contemporanea e di un archivio storico? E se il Museo archeologico avesse bisogno di una seria e consultabile archiviazione di tutti i reperti contenuti nei sotterranei? E se Paestum avesse bisogno del ripristino dell’anfiteatro tagliato a metà da una strada che fu una vergogna costruire e che rimane una vergogna conservare? E se Paestum avesse bisogno di abbattere quella orribile palazzina di cemento armato dove sono collocati i bagni e che si sta sfasciando da sola sotto gli occhi tristi del tempio di Netcontinua a pagina 8 ROC CADASPIDE CAPACCIO-PAESTUM pagina 3 “Capaccio viva”, un nuovo movimento politico-culturale pagina 9 La replica dell’ex sindaco Capuano pagina 11 tentazione Riaperto il rifugio sul Cervati, Ladella resa il tetto della Campania Giuseppe Liuccio AVRÀ 24 POSTI LETTO Il pennacchio di fumo che s’innalza a fendere il terso cielo di una indimenticabile domenica di fine novembre, annuncia agli escursionisti che calano dalla vetta che il rifugio amico è operativo. Quando il gruppo si affaccia sull’uscio e, nella penombra, intravede due tavoli apparecchiati e l’olfatto è colpito dai profumi provenienti dalla cucina, allora anche l’incredulo cronista può mormorare:“ce l’abbiamo fatta!” Il primo vagito ha riempito un vuoto che offendeva l’intelligenza degli operosi uomini di questa terra che hanno tratto dalla montagna ricchezza spremuta dal sudore della fronte. Un bicchiere di vino, una fetta di caciocavallo appena indorata sulla brace dell’ampio camino, ritemprano il corpo e lo spirito di chi ha camminato i sentieri per quattro ore. È come incontrare un vecchio compa- gno risorto da un antico letargo. Ancora un po’ debole sulle gambe ma voglioso di recuperare il tempo perduto: è l’amico rifugio ritrovato. La ristrutturazione lasciata a metà ha imboccato la dirittura d’arrivo e grazie all’impegno assunto, e mantenuto, da parte di Angelo Pipolo e Angelo Ciniello, presumibilmente, sarà completata entro Natale: il rifugio è stato già prenotato per festeggiare l’arrivo del 2007 a quota 1400. La svolta è arrivata anche grazie all’intervento della Comunità Montana, con il suo presidente Mario Miano, che con tempestività ha distaccato una squadra di operai affidando loro la sistemazione del rifugio. Le risorse umane per rendere un ottimo servizio alla comunità e a chi vuole percorrere tratturi e sentieri: Alì e i due Giuseppe (D’Amico e Musto). Un popolo infinito di anelanti pace e tranquillità è pronto a riempire valloni e rilievi del Cervati a condizione che abbia garantito accoglienza e sicurezza. La regione che accoglie più turisti in Italia e ben distribuiti in ogni mese dell’anno è l’Alto Adige. Quanti di noi conoscono amici e parenti che viaggiano per migliaia di km per camminare per valli e per scalare cime in quella ed altre regioni? Ebbene lo fanno perché vi trovano quello che qui è ancora un sogno: natura fruibile grazie ad un’organizzazione impeccabile. Quel pennacchio che ha aperto il cuore degli escursionisti che calavano dal Cervati, è un timido segnale che può diventare un deciso passo verso un futuro migliore per chi ancora rimare abbarbicato alla speranza di poter restare o partire per scelta e non per necessità. Cara Luciana, la tua lettera è stata un lampo di luce in una notte cupa e senza stelle. Sarà perché attraverso un periodo di profonda conflittualità, tutta mia ovviamente, con il territorio delle mie origini, ma di sicuro la tua testimonianza è stata una ricostituente iniezione di fiducia, tanto più apprezzabile quanto non richiesta e, soprattutto, da fonte insospettata di stima sincera. Ne avevo bisogno. Bella anche la tua dichiarazione d’amore per Paestum, che, come tanti, vorresti più consapevole e gelosa della sua grande tradizione di cultura ed orgogliosa di quel che rappresenta, di storia e di arte, nell’immaginario collettivo universale. I Pestani te ne dovrebbero essere grati. C’è bisogno di intellettuali come te, “salernitani in viaggio”, come ti definisci con immagine efficace, che dai diversi luoghi della diaspora accendono i riflettori dell’interesse su templi e museo, su area archeologica nel recinto delle mura ciclopiche e reperti disseminati nell’intera pianura, nella speranza, che, purtroppo, è spesso illusione-delusione, di una resipiscenza di amministratori ed operatori locali per un patrimonio quasi sempre trascurato e, qualche volta, addirittura offeso e sfregiato. Tu di quel mondo sei testimoneesploratore, per innata sensibilità verso la bellezza e per profonda educazione alla storia e alla cultura. Io ne sono testimone-ambasciatore, perché ne porto nel sangue il marchio delle origini e nella mente e nel cuore il miracolo del turbamento d’amore, da quando, ragazzo, fui folgorato per la prima volta dallo spettacolo di templi maestosi e colonne doriche scanalate, luminose d’ambra nella gloria del sole di una mattinata di primavera, ormai lontana. Da allora Paestum è la mia Itaca, punto di partenza in volo dalla calda cova alla scoperta del mondo con la curiositas di Ulisse pellegrino, e porto di approdo, per bisogno di lunghe pause di riflessione, dopo esperienze maturate in lungo e in largo, in Italia e nei continenti, con l’occhio acceso di nostalgia al ritorno-nostos a desiderio di risanare ferite di lacerazione. Bartolo Scandizzo continua a pagina 14 PRIMO PIANO n°45 08 dicembre 2006 “La ciurma”, le interviste di Antonello Caporale Valcalore, ecco il piano Una delle penne più temute della stampa si confessa PALOMONTE- “La stampa è l'artiglieria del pensiero”. Così asseriva Simon Bolivar pensando alla dirompente potenza del giornalismo. Quello vero, quello che racconta la verità, pur misera, senza cedere alla tentazione di ammantarla coi comodi abiti dell’ipocrita acquiescenza al potere. Tra gli artiglieri del giornalismo italiano, uno dei più temuti è certamente Antonello Caporale, nota firma del quotidiano La Repubblica. Un orgoglio della nostra terra, visto che è nato a Palomonte, un piccolo centro in provincia di Salerno. Esce in questi giorni, per i tipi de L’Ancora del Mediterraneo, La Ciurma, una silloge delle assai celebri interviste Senza Rete, realizzate tra il basso equipaggio del barcone della politica italiana. La cifra stilistica è inconfondibile. Lo stile è asciutto e tagliente, i colori quelli della satira più raffinata e crudele. Il risultato, poi, è tragicomico. Questo libro è un affresco acuto, intenso della comédie humaine, del palcoscenico del potere. -Come nasce La Ciurma? -Questo libro nasce per caso, su suggerimento di alcuni amici. Secondo loro raccogliere le mie interviste in un volume avrebbe potuto offrire un’illustrazione più ampia e meglio documentata del “palazzo” osservato dal basso. Quelli che io intervisto, infatti, sono politici di seconda fila, non di primissimo piano. L’idea di leggere il palazzo attraverso le miserie e anche le modestie, le ambizioni, le piccole, grandi esagerazioni, il senso della limitatezza dell’agire di questi politici (si tratta di uomini che non prendono decisioni, ma ordini) è un modo per rappresentare l’Italia passando in rassegna una galleria di personaggi che qualifica lo spessore del ceto dirigente. - Tu racconti le sfumature, le complicazioni, suggerisci la contraddizione. L’Italietta meschina e furbesca che prende corpo nei tuoi articoli mette molta tristezza… -È un ritratto ironico ma dolente. Eppure la tristezza fa il paio con la colpevole distrazione con cui, poi, andiamo al voto. Noi italiani siamo severi e assai feroci quando giudichiamo un’azione di gioco; siamo implacabili quando chiediamo l’esclusione di un giocatore dalla squadra al secondo stop sbagliato. Eppure riusciamo ad essere tranquillamente disponibili ad ignorare le responsabilità della politica che decide il destino di tutti, che gestisce immense risorse. E così andiamo al voto come se si trattasse di un gioco. Non credo che tutti i voti siano legati da un filo clientelare. Ritengo che la maggior parte Oreste Mottola delle scelte elettorali siano, invece, frutto di improvvisazione, di irresponsabilità. Ad esse, poi, corrisponde la fauna del ceto dirigente che fa piangere piuttosto che ridere. Il mio è un atto d’accusa. Noi siamo così, un po’sudici. Tutti. - Ma è davvero così squallida la ciurma della politica? Leggendo le tue interviste è difficile non lasciarsi prendere dalla nausea… - In realtà alcuni dei miei personaggi sono uomini di grande levatura, persino simpatici e schietti. Il problema vero è che noi deleghiamo a compiti così gravosi gente che si improvvisa, politici ai quali non sta a cuore il bene pubblico. Quando ce ne rendiamo conto iniziamo con le solite lagne che però non si trasformano in alcun atto concreto. - Quando uno accetta un colloquio con Antonello Caporale, sa benissimo a cosa va incontro. Ma cosa spinge un politico a lasciarsi intervistare da te? La voglia meschina di esserci comunque? - Le motivazioni potrebbero essere tante. C’è chi vuole competere, misurare le proprie possibilità. E poi un po’ di luce fa bene a chi non ce l’ha, anche al prezzo di fare una figura non proprio bellissima. - Leggendo i tuoi articoli si ha l’impressione che tu abbia il nefasto dono di far emergere la parte peggiore degli esseri umani…Una sorta di “maieutica negativa”. Ti affascina questa capacità? Non ti spaventa? - Beh, non faccio magheggi di alcun tipo. Io cerco la verità delle persone, la cifra vera, non quella mediata dall’immagine pubblica. Cerco di “guardare sotto il tappeto”. Certo, tutto ciò non mi spaventa, anzi mi dà lavoro! A parte gli scherzi, il mio approccio è mediato da una meticolosa documentazione sul personaggio in questione. Poi mi limito a registrare ciò che uno dice. - Ti sei mai pentito dopo un’intervista? Hai mai avuto l’impressione d’essere stato troppo duro? - A volte è capitato. È facile impiccare ciascuno alle sue parole. Poi, però, ti viene il dubbio: e se non è così? Pertanto cerco di essere molto equilibrato. - Oggi sei una delle penne più temute della stampa italiana. Eppure fa un certo effetto immaginarti muovere i primi passi in una realtà piccola come quella di Radio M.P.A., proprio a Palomonte. Cosa sognavi a vent’anni? - Innanzitutto non esageriamo: non metto poi così paura! A vent’anni sognavo esattamente questo. Avevo una grande passione e mi sono detto: fa’ quel che devi, succeda quel che può! - Cosa ti ha regalato il giornalismo, cosa ti ha tolto? - Mi ha regalato la vita che amo. Mi ha tolto la possibilità di vivere in una città di provincia, dal momento che la metropoli mi affatica molto. Io amo la provincia, sono provinciale e mi sento tale fino in fondo. - Quali sono i sentimenti che ti legano oggi alla tua terra? - Non posso nascondere un filo d’amarezza. La mia terra mi appare disossata dai sentimenti. Palomonte, il paese in cui sono nato, ad esempio, mi sembra il prototipo di una cittadina veneta in cui l’imperativo categorico è: lavorare! Non ci sono piazze, solo strade. Ogni qualvolta ritorno vedo con disperazione che c’è sempre più cemento. - Quali credi siano i limiti del nostro territorio? E le potenzialità? - Credo, purtroppo, che il futuro che si prospetta non sia dei migliori a causa di una classe politica irresponsabile. continua a pagina 5 Su questo giornale hanno trovato ultimamente ampio spazio le notizie sulla Cantina Sociale Val Calore di Castel San Lorenzo e la ricerca di possibilità di risanamento. Ad iniziativa della Banca di Credito Cooperativo di Aquara, lo scorso 19 ottobre si tenne un incontro per studiare un piano di rilancio. Come già riferito su questo giornale, vi partecipò il presidente dell'Amministrazione Provinciale Angelo Villani, l'assessore Corrado Martinangelo, il vice presidente della Regione Gennaro Mucciolo ed altre personalità. Ognuno si prese un compito in vista di una seconda riunione più operativa. Alla BCC di Aquara toccò il compito di individuare un professionista capace di stilare il piano di rilancio dell'azienda. Il compito è stato portato a termine ed il voluminoso piano di rilancio è stato presentato alla Val Calore che lo dovrà adottare. Nel frattempo sono state fatte alcune riunioni con altri esperti per migliorare eventualmente questo piano di rilancio. La sera del 27 novembre c'è stata una nuova riunione in cui è stato esaminato nuovamente il Piano e ci sono stati ulteriori approfondimenti. A questa riunione, sempre su invito della BCC di Aquara, ha partecipato l'ex assessore regionale all'agricoltura Vincenzo Aita, un esperto commerciale del settore, Donato Alonzo, un esperto di marketing, Michele Cammarano, il Presidente della Val Calore, Pasquale Masi, il consulente Maurizio Caronna, alcuni dipendenti e consiglieri della Val Calore. A questo punto non resta che adottare il Piano e poi concentrarsi sul risanamento finanziario in cui gioca un ruolo fondamentale la Regione Campania. L'on. Mucciolo si è già più volte impegnato a proporre un emendamento alla legge finanziaria dello scorso anno affinché anche la nostra cooperativa possa usufruire della garanzia della Regione per un grosso mutuo di ripianamento debiti. Sarebbe, però, un grave errore, per chi gestisce la Cantina Sociale, pensare al futuro come mera ripetizione del passato.Tutto si gioca anche sulla capacità di rinnovarsi nelle scelte e negli atteggiamenti perché la Val Calore ha bisogno di una nuova reputazione. Ci riusciremo? Antonio Marino [email protected] n°45 08 dicembre 2006 EBOLI Ds attaccano Conte:"Basta con le bugie" E se a scriverlo sono i Ds... Prodi non ha proprio torto Siamo un Paese di pazzi, ha detto Prodi. Si riferiva all'Italia, ma a Eboli l'hanno preso subito in parola. Cosa è successo? Un manifesto a firma dei Ds è apparso sulle mura della città: "Adesso basta bugie". E' un manifesto contro i Socialisti di Conte. Il contenuto? "Abbiamo replicato alle bugie su San Nicola Varco e sull'attracco turistico a foce Sele" spiega Luca Sgroia, segretario Ds, diventato del sindaco Melchionda portavoce extracomunale (stanze disponibili, a Palazzo, non ce ne sono più. Tra comunicatori e curatori di immagine, tra poco ci vorrà l'auditorium di Sant'Antonio). Ma non divaghiamo. Perchè già gli ebolitani sorpresi abbastanza sono. Ma come, si chiedono i cittadini, lunedì scorso Melchionda (sindaco Ds) ha smentito un anno e mezzo di sue dichiarazioni sui conti pubblici. E poi esci per strada e trovi il manifesto dei Ds: "Adesso basta con le bugie". E' vero che era diretto ai socialisti, ma dato che i manifesti li legge l'1 per cento della popolazione, dato che la retromarcia l'ha fatta il sindaco, checchè provi a pensarne quel sorridente pinocchietto di Paolo Polito (ex Msi, ex An, ex Fiamma Tricolore, ex Verde tentato, ora portavoce bis dei Ds, il ter è Palladino), in molti, i città, hanno fatto due più due. E rispolverando brocardi freudiani...hanno abbinato quel titolo, quelle parole, quell'appello, più che ai socialisti, a chi per un anno e mezzo ha urlato a lupo, a lupo, "non abbiamo soldi, siamo al predissesto", a chi ha ingiustamente accusato altri politici: "Rosania ci ha lasciato una situazione di sfascio". Allora ci chiediamo...ma il premio Pinocchio dell'anno a chi va? A Melchionda, come dice Rifondazione (la metà non Cariello supina), a Masci, come chiedono i Socialisti, a Polito e a Lavorgna, come sostiene la Casa delle Libertà? Giriamo la domanda a Luca Sgroia, ex amico di Carlo Moscariello. Allora, Sgroia, chi è il Pinocchio dell'anno? "Ma dai, non scateniamo una caccia alle streghe. Abbiamo i conti in ordine, questa è la verità. Rosania non ha colpe. Ma se abbiamo raggiunto questo risultato è merito del centrosinistra del passato e di quello attuale". E Sgroia, di diritto, si iscrive alla gara di Pinocchietto dell'anno. Ma come si fa, gli diciamo noi...come si fa a parlare di centrosinistra a Eboli quando Pierino Infante, Remo Mastrolia, Gaetano Cuomo, Paolo Polito, Giuseppe Bisogno (ci manca qualcuno???), ah si, Vincenzo Rotondo, sono stati eletti con Berlusconi e ora votano Melchionda? Come si fa? "In Italia c'è stato uno stravolgimento nei partiti. Le adesioni raccolte dalla Margherita e dall'Udeur fanno parte di uno scenario più grande" risponde Sgroia. Lui prova pure a convincerci. A noi, i dubbi restano e si moltiplicano. C'era una volta il centrosinistra. Ma con sei consiglieri comunali passati in maggioranza, dopo essere stati votati nella Cdl (da 12 anni all'opposizione, a Eboli), come si fa a parlare di centrosinistra? Parliamo d'altro. Premesso che sui conti hanno men- tito i Ds (Masci, Melchionda, Lavorgna, fate voi), prima di titolare un manifesto, è il nostro spassionato invito, è il caso di pensarci un pò su. Dato per assodato, una volta per tutte che le bugie, in un anno e mezzo, sono state scritte, dette e sparate ai quattro venti dai Ds e da damerini servili del sindaco, parliamo di ambiente. I Socialisti vi accusano di aver dato la disponibilità comunale per una discarica a San Nicola Varco. Premesso che lo credono in tanti, ormai Eboli è ridotta a una servitù delle scelte scomode di De Luca, sindaco di Salerno, come la mettiamo a San Nicola Varco? "De Luca non c'entra niente- ribatte Sgroia- a San Nicola Varco abbiamo fatto tutti i passaggi istituzionali per il polo agroalimen- tare. Ora tocca alla Regione e ai nostri consiglieri Cuomo e Rosania". Dell'incontro tra Bertolaso e De Luca, il segretario, portavoce Melchionda one, Sgroia non intende parlare: "sono fantasie, non le commento". Resta il fatto che se a Salerno vogliono "liberarsi" del porto commerciale, vengono a Eboli a parlare di idee futuristiche e di alì babà natalizi. Se a Salerno hanno il problema di una discarica di appoggio all'inceneritore regionale, scommettiamo che a San Nicola Varco verrà fatta? Francesco Faenza ... IN BREVE Colliano Dalla Comunità montana interventi per 180 mila euro La Giunta comunale approva l’elenco delle opera da realizzare con i fondi della legge 55/81, erogati dalla Comunità montana Alto e Medio Sele ai Comuni. Gli interventi previsti per Colliano riguardano la sistemazione delle sorgenti Capo d’Acqua-Cantarelli-Capuaccio ed annessi serbatoi, per un valore di ben 115 mila euro; l’allargamento della strada Capo d’acqua, per 40 mila euro; un’area attrezzata a Valle di Raio per 30 mila euro; la sistemazione, il completamento, della strada IscaCoppe, per 20 mila euro; interventi a Collianello incrocio Piano di zona, via Iudice, etc, per 30 mila euro; infine, la strada Bisbigliano (Porcine)-Madonna dell’Annunziata per 15 mila euro. tro di aggregazione E’ stato istituito il servizio di micronido e il Centro di Aggregazione “La rete di Lillipuz” presso i locali comunali di via San Sebastiano. Servizi fondamentali per le famiglie, per le mamme, soprattutto lavoratici. Il micronido è aperto dalle ore 8 alle ore 13, dal lunedì al venerdì, fino al prossimo 30 giugno 2007, mentre il Centro di Aggregazione è aperto dalle ore 17 alle ore 19 il lunedì, mercoledì, venerdì, sempre fino al prossimo 30 giugno 2007. Gli stessi locali, poi, sono al servizio della comunità anche per altre attività. La ludoteca potrà essere richiesta per ricorrenze e festicciole di bambini, con un contributo di 25 euro. Mentre chi vuole usare la struttura come “Baby Parking”, lo potrà fare versando la somma di 2,50 euro per ogni ora. Contursi Terme E’ attivo il micronido e il cen- Oliveto Citra Tre fari contro la pena di morte il 30 novembre Tre grandi fari accesi, giovedì 30 novembre, illumineranno la sede del Municipio di Oliveto Citra, sancendo la partecipazione alla “V Giornata mondiale per la vita, contro la pena di morte”. Un evento che accomuna un’intera città, simbolicamente rappresentata da quelle tre grandi luci. Oliveto aderisce così a “Cities for life”, la campagna internazionale lanciata dalla Comunità di Sant’Egidio, giunta quest’anno alla quinta edizione. Con questo gesto si vuole ricordare l’anniversario della prima abolizione della pena di morte dall’ordinamento di uno Stato Europeo, il Granducato di Toscana nel 1786. “La pena di morte è una negazione del diritto alla vita, riconosciuto universalmente; altro non è se non una barbarie inutile e deprecabile - dice il sindaco, Italo Lullo - Abbiamo aderito con forza a questa manifestazione, certi, pienamente convin- ti, che la sempre maggiore sensibilizzazione della società civile possa contribuire di gran lunga alla progressiva disapplicazione della pena di morte”. Valva Piano di fattibilità per il Pip Il Pip sarà presto una realtà anche per il Comune di Valva. L’amministrazione ha affidato la redazione del piano di fattibilità del Pip, che è previsto nei pressi dello svincolo di Quaglietta. Un’area su cui si punta molto in futuro e che vedrà presto anche un collegamento nuovo tra questa zona specifica e la Fondovalle Sele, utilizzando una vecchia via. Con quest’atto amministrativo, dunque, si avviano di fatto le procedure per giungere alla realizzazione del Pip. S’inizia verificando la fattibilità dell’intervento e quale destinazione dare. Non si esclude anche una destinazione commerciale, oltre che produttiva, vista la vicinanza alla rete stradale. 3 Il viaggio era lungo e noioso e noiosi erano anche i compagni di Rosellina. “Fatto spese?” Domandò l’anziano professore che ritornava a Napoli alla giovane donna tutta fiocchi e gioielli. “Sì, sì, un po’. Si avvicina il Natale e dobbiamo prepararci”.“E’ bello acquistare doni per le persone amate”. Replicò il professore.“Certo, i regali portano allegria”. Osservò la donna e cominciò a raccontarsi. Raccontò tutto, per ore: dal fidanzamento al ragù del giorno prima. Rosellina sprofondò nella lettura. “Ho conosciuto la felicità, ho realizzato il mio sogno, è stato meraviglioso”. Rosellina distolse lo sguardo dal giornale. ”Che cosa può averla resa così felice?” Si chiese.“Desideravo un televisore nuovo, di quelli a parete, come quelli della pubblicità, l’ha vista, l’ha vista? Non avevo il coraggio di dirlo ma, certe cose in una coppia che funziona si intuiscono. Lui l’ha capito e me lo ha regalato”. “Te lo meriti, cara”. “Questa donna è felice per un televisore a parete. Contenta lei”. Pensò Rosellina e si rituffò nella lettura. “Mamma, mamma osservò il piccolo che giocherellava con il cellulare - si è ripreso, il presidente si è ripreso!”.“Grazie a Dio, che bella notizia! Il presidente si è ripreso! Professore non immagina quanto ho sofferto a vederlo in televisione, lui si è accasciato ed io mi sono rattristata terribilmente. Lo dico sempre io a mio marito: è tutta colpa dei comunisti. Ogni giorno ne inventano una per farlo arrabbiare”.“Due buone notizie - pensò Rosellina - il presidente si è ripreso e la signora ha il televisore a parete”. Provò a rituffarsi nella lettura ma le era tornata la smania: voleva sentirlo. Voleva essere felice come la signora berlusconiana. Voleva dirgli che presto sarebbe venuto Natale, che si sarebbero baciati sotto il vischio, che si sarebbero scambiati i doni sotto l’albero, che tutto sarebbe cambiato se solo lo avessero voluto.Voleva un televisore a parete, anche se non sapeva che farsene, anche se non avrebbe mai offerto i pasticcini alle amiche nel salotto in pelle, né avrebbe mai seguito i discorsi del presidente. Lo voleva e basta. Compose il solito numero, il cellulare squillò, squillò più volte, ma lui non rispose. Il televisore a parete SELE Campagna - Manca poco più di un anno e mezzo, ancora circa un terzo del mandato, e già la Destra locale si sta muovendo. Dopo il manifesto della Fiamma Tricolore è arrivato puntuale quello del circolo “Italo Cubicciotti” di Alleanza Nazionale ed Azione Giovani. A Campagna, come a livello nazionale, vogliono mandare a casa il Centro-Sinistra. E dopo il lungo volantino “I tempi sono maturi per rispondere a tono”, è arrivato, a distanza di sette giorni, il Manifesto “Campagna fatti coraggio!” (Strade impraticabili, immondizia, scuola, sport: è il caos. Questi sì, fatti reali e non illazioni! Altro che piazze…). Si incomincia con delle domande: “È mai possibile che un padre possa volere il male dei propri figli? (…); È mai possibile che un amministratore, per quanto ligio e corretto, possa determinare il fallimento dell’azienda che gestisce? Sembra impossibile, eppure accade spesso”. Infatti per i finiani di Campagna, per “un sindaco, che alcuni suoi interessatissimi fans hanno avuto l’infelice idea di definire “coraggio”, si può formulare una diagnosi, applicabile anche ai casi innanzi indicati. Un padre, un amministratore, un sindaco, per quanto involontariamente, possono determinare sofferenze per la famiglia, guai per l’azienda, danni per una città, solo se sono affetti da eccessivo protagonismo, da cieco individualismo”. Per la Destra campagnese “ciò che può determinare, in senso negativo, l’operato dei tre modelli è la cocciutaggine, l’incapacità di ammettere i propri errori”. Ed elenca gli errori fatti da Luongo e company: dal centro storico (“è un grande cantiere aperto con numerose opere pubbliche”), e gli consigliano di farsi un giro a piedi, a Via Normanni, Via Castagneto…e così via”. Per arrivare poi al Quadrivio (“…sono iniziati i lavori della costruzione di un ampio parcheggio…un progetto che cambierebbe volto al Quadrivio, ma che…non serve a nulla. Ma poco importa. Il sindaco ha già la testa alle elezioni”). E ancora: “La riqualificazione della nostra città non può che passare attraverso intervenA pochi giorni dalla sua scomparsa è forse opportuno continuare a ricordare Gelsomino D’Ambrosio con quell’affetto che sicuramente persisterà a lungo nei tantissimi che gli hanno voluto bene. Quanto prima, però, sarà necessario ‘studiare’ l’opera di una figura tra le più significative che la provincia di Salerno ha dato alla storia degli ultimi decenni del nostro Paese. Nel frattempo io tornerò indietro nel tempo, a circa venti anni fa, quando rivestivo la carica di primo cittadino di Valva e quando Gelsomino ed il suo ‘socio’ Pino Grimaldi vennero alla Casa Municipale per proporre all’Amministrazione la realizzazione di un Piano Coordinato dell’Immagine. Si trattava di un esperimento a quei tempi all’avanguardia, addirittura unico nel Sud. L’incarico fu affidato e nel giro di qualche mese Valva ebbe la sua ‘immagine coordinata’: dalle insegne dei negozi allo stemma, dai manifesti alla corrispondenza. Anni dopo, questa volta nella veste di assessore provinciale, programmai una serie di ini- n°45 08 dicembre 2006 ti di completamento delle urbanizzazioni primarie e secondarie (strade, fogne, acquedotti, illuminazione, reti di servizi, ecc.) e interventi di recupero edilizio”. Di classe poi la stoccata al costruendo Palazzetto dello Sport del Quadrivio: “Vogliamo parlare del Palazzetto dello Sport: che ben venga considerata la carenza di strutture sul territorio. E quelle abbandonate? Forse ignora, ma noi siamo qui per ricordargliele (palazzetto dello sport in località Carriti; palestra Scuola Media “Mazzini”; palestra Ipia di San Vito; Campetti Scuola Elementare Camaldoli; ecc.)” e alla Congestione della Circolazione: “Tutti i Campagnesi ed in partico- lare gli abitanti del Quadrivio vivono sulla loro pelle gli effetti deleteri di una quasi continua congestione della circolazione, divenuta ormai una vera e propria emergenza (…)”. E poi ancora: “Quando si metterà in cantiere la rotatoria dell’incrocio? Eppure, dicono, ancora “c’è chi continua a definire Coraggio il proprio capo”. La città, per AN ed Ag è veramente “città coraggio”, per continuare a sopportare tutto ciò. È una “città coraggio” per aver scelto “in maniera così sprovveduta. Così avventurosa”. Non contenti, perché, a sentir loro, non va bene nulla, attaccano pure sulla raccolta differenziata: “Perché non dice ai cittadini che la raccolta differenziata è un’illusione? Quanto costa ai cittadini tutto ciò? Perché non dice ai cittadini che il depuratore della Madonna del Ponte è diventato un’altra mini discarica sul territorio? Questa è la verità, altro che illazioni. Noi parliamo di cose certe, di cose documentabili”. Dopo tutte queste chiare prese di posizione, An ed Ag affermano con forza: “Basta con le idiozie. Basta con le provocazioni”. Per loro “la gente di buona volontà deve insorgere…”, per convincerla “che ha un dovere morale da assolvere, esponendosi e non nascondendosi”, ma “mettendosi a disposizione della comunità e non solo della propria famiglia o della propria professione”. Solo così “si è classe dirigente”, anche per evitare “che i nuovi che si stanno tenendo a battesimo da qualche tempo, ispirati da “zio Gennaro”, “provochino gli stessi guasti che ha provocato quello di qualche tempo fa”. Ritorno, infine, ad un’ormai superata fraseologia: “Orde di barbari” si impossessarono “della politica, dei partiti, delle istituzioni e li saccheggiarono, provocando danni incommensurabili (Campagna vive ancora quel tempo). Escano fuori tutti, allo scoperto! Prima che chi si è impossessato della città, forte di casse piene di denaro, ce la restituisca piena di debiti, peraltro contratti solo per compiere veri e propri scempi”. Mario Onesti Gli amori di Gelsomino ziative in occasione del ventesimo anniversario del terremoto del 1980. Tra esse vi era l’allestimento di una grandiosa ed impressionante mostra fotografica ‘Fate presto!’. Il progetto dell’allestimento e l’immagine grafica furono opera di Gelsomino. Un manifesto bellissimo ed un allestimento di una semplicità estrema per lasciare fino in fondo la parola alle foto di Mimmo Jodice, Luciano D’Alessandro, Roberto Koch, Mario De Biasi,Vito Falcone… La messa in opera fu curata da Peppe Natella. I due, Gelsomino e Peppe, erano una coppia affiatatissima. Si capivano guardandosi solo negli occhi: la mente, Gelsomino, spesso trasmigrava nel braccio, Peppe, e viceversa. Di questa coppia mi servii anche per altri due progetti. Il primo nacque da un’idea di Renato Mazzei sulla lunga permanenza a Salerno di un grande scrittore ungherese del Novecento: Sandor Marai. Quando ne parlai a Gelsomino il suo viso si illuminò. Dello scrittore ungherese sapeva praticamente tutto. In occasione della mostra, che si tenne al Tempio di Pomona fu edita una pubblicazione, che definire un ‘catalogo’ sarebbe estremamente riduttivo. In essa Gelsomino trasfuse tutta la sua ammirazione per lo scrittore, ma anche il suo amore per la città di Salerno. Il secondo progetto mirava a valorizzare Villa d’Ayala-Valva ed il patrimonio scultoreo in essa custodito. Mentore di tutta l’operazione fu questa volta Massimo Bignardi. Il risultato assolutamente spettacolare e frutto di un lavoro certosino a cui partecipò con passione e competenza anche Anna De Martino della So- printendenza ai Beni Culturali. Il titolo della mostra e del catalogo fu ‘La committenza di un sogno’. Si trattava in effetti della ricostruzione dettagliata dei rapporti tra l’ultimo Marchese di Valva e lo scultore toscano Donatello Gabbrielli. Capace quest’ultimo di concretizzare quello che era il sogno del suo committente: quello di creare a Valva una sorta di piccolo Eden nel quale fosse possibile persino contendere la felicità agli dei. Gelsomino in fondo ha avuto, almeno per come ho vissuto io il nostro rapporto, la capacità di trasformare in realtà tantissimi sogni. Non tutti, purtroppo. Uno fra tanti rimpiango di non aver realizzato insieme a lui: una collana, che egli aveva ideato e il cui prototipo aveva già dato alle stampe, dedicata ai Comuni della provincia. Il prototipo, naturalmente, era per la sua Campagna. Perché, almeno in questo campo, Gelsomino era infedele: amava Salerno, ma spesso la tradiva con l’altro suo grande amore, Campagna. Michele Figliulo n°45 08 dicembre 2006 ALBURNI Giuseppe Capezzuto: Albanella presto riavrà il suo mare Il sindaco va alla conquista del bagnoasciuga pestano Prosegue il viaggio del quotidiano economico “Il Denaro” tra i sogni da sindaco. Questa settimana è la volta del comune di Albanella, in provincia di Salerno, che dal 2004 è amministrato da Giuseppe Capezzuto. Laureato in Economia e Commercio presso l'Università «La Sapienza» di Roma, dal 2001 è abilitato all'esercizio della professione di commercialista. Già assessore al Bilancio, per nove anni, attualmente, è anche consigliere d'amministrazione del patto territoriale Magna Grecia. di Basilio Puoti “Per Albanella abbiamo in cantiere numerosi progetti — afferma il sindaco Giuseppe Capezzuto — tra i quali, il più importante è quello di portare il mare ad Albanella. In passato il nostro comune arrivava fino al mare. Poi, dopo l’unità d’Italia, Albanella è stata spostata verso l’interno di 3-4 chilometri”. E il sogno sta per diventare realtà. Nel 2005 il sindaco e la sua amministrazione hanno fatto richiesta al vicino Comune di Capaccio-Paestum di concessione (per 50 o 99 anni) di un lido intitolato “comune di Albanella”. “Abbiamo avuto risposte positive dal sindaco Sica — assicura Capezzuto —. Il nostro lido sarà un punto di riferimento per turisti e cittadini”. Da qualche mese, inoltre, il Comune ha approvato il piano regolatore generale che, tra l’altro, prevede la realizzazione del Pip da insediare nella parte bassa del paese, in loca- lità Matinella, a ridosso della Statale 18. Trenta ettari di superficie suddivisa in lotti che oscillano tra i 2mila e i 10mila mq. Comunicazione ed eventi L’amministrazione di Albanella è anche molto attenta alla comunicazione. Nei giorni scorsi è nato Albanella news, il bimensile che avvicina ancor più l’amministrazione ai cittadini che viene inviato anche ai cittadini di Albanella residenti all’estero (New York, Boston, Australia, Nord Europa). Intanto, il primo sabato di dicembre, ad Albanella è in programma la 14esima edizione della Festa dell’olio d’oliva che vede la partecipazione dell’istituto alberghiero, del Comune, della locale Pro loco, e delle varie associazioni che operano sul territorio. Altavilla, è stato votato il nuovo consiglio comunale dei ragazzi Ora si è in attesa dell’elezione del nuovo sindaco junior che avverrà nei prossimi giorni In questi giorni l’istituto comprensivo di Altavilla Silentina è stato interessato dalle elezioni comunali jr. Si sono presentate ben 5 liste con 16 candidati ciascuna . Si sono potuti candidare i ragazzi che frequentano le classi quarta, quinta elementare, prima e seconda media. Gli elettori sono stati tutti gli alunni dalla classe terza elementare alla classe terza media. Le liste sono state presentate alla segreteria della scuola media di Altavilla capoluogo nel seguente ordine: scuola primaria di Altavilla cap. lista numero 1, scuola primaria plesso Olivella n°2, scuola primaria Scanno n°3, scuola secondaria Carillia n°4, scuola secondaria Altavilla cap. n°5. La campagna elettorale è iniziata ufficialmente dopo la presentazione delle liste il 31 ottobre 2006. Il muro dipinto della scuola elementare primaria di Altavilla capoluogo continua da pag.2 “La ciurma” di Antonello Caporale Tutti noi dobbiamo avere cura della nostra terra, consapevoli che ad gni metro quadrato di cemento corrisponde un metro quadrato di prato in meno. Dobbiamo aver cura di noi stessi. Eppure pare che questo tipo di discorso interessi a pochi, noto disastri quotidiani. - Qualche anno fa nel territorio dei comuni di Auletta e Pertosa hai dato vita alla fondazione MIdA, una complessa struttura di promozione culturale. Una scommessa o il sogno di lasciare il segno nella tua terra? - È un esperimento, un tentativo di realizzare un modello di sviluppo atipico in ambito locale. È una sfida inedita e sono davvero grato a quanti con me stanno aiutando quel territorio a crescere destinando tutte le risorse possibili ad investimenti di carattere culturale. Sono tante le persone che hanno ri- versato entusiasmo e generosità in una terra alla quale, diversamente da me, non erano legate. C’è ancora molto da fare, ma io sono già felice dei primi risultati ottenuti. Basta andare ad Auletta e a Pertosa per vedere quanto è già stato fatto. Gli stessi cittadini potranno testimoniare che l’aria è cambiata! - Dunque un altro modello di sviluppo è possibile. Come pure è possibile un tipo di giornalismo pungente e irriverente, ostinato, deciso a non sottomettersi ai giochi di potere. Un giornalismo scomodo ed un po’ pericoloso. Antonello ma tu, ti lasceresti mai intervistare da Caporale? - Credo di sì, alla fine direi: che mi frega? proviamo pure questo! - Io avrei i miei dubbi… Manuela Cavalieri Le elezioni si sono tenute il 20 novembre 2006. Sono stati eletti: Primaria Altavilla capoluogo: Danilo Nigro 18 voti, Alberto Belmonte 9 voti, Christian Mordente 9 voti. Primaria Olivella: Luigi Nese 18 voti, Mario Laurino 8 voti, Pia Virginia Della Monica 6 voti Primaria Scanno: Mario Longo 8 voti, Davide Gargano 7 voti, Simone Izzo 5 voti Secondaria di Borgo Carillia: Enrico Saiardi 20 voti, Angela D’Antuono 5 voti Secondaria di Altavilla capoluogo: Rosita Mottola 41 voti, Antonello Nigro 20 voti, Elisabetta Molinara 13 voti, Giampaolo Acito 12 voti. Paola Saponara 11 voti. Ora i consiglieri comunali junior eletti si riuniranno per eleggere il loro sindaco. A LT A V I L L A S I L E N T I N A Una storia di scavi per rifare le condutture dell’acqua e la strada che dall’incrocio di Spogliamonaco porta a Tempa della Guardia è diventata impraticabile. Lo denunciano i residenti che raccontano dell’impegno assunto dalla ditta al ripristino dello stato dei luoghi. “Quando piove è un lago d’acqua e di fanghiglia e già con i fuoristrada è un’avventura percorrerla”, raccontano. Una strada impraticabile 5 Ramona Bavassano I difetti della comunicazione Nel mondo contemporaneo sembra ci piaccia molto considerarci esseri razionali, in grado di determinare consapevolmente comportamenti ed emozioni, ma tutti gli studi della psico e sociobiologia. le ricerche sul comportamento e la comunità scientifica internazionale attiva nel campo delle scienze umane continuano invece a portare altre evidenze.Infatti in realtà l’inconscio, l’irrazionalità, l’emotività sono, in quanto componenti fondamentali della vita, che di per sé è organica e sistemica piuttosto che razionale e meccanicistica, i veri elementi dominanti della nostra vita sia intima che di relazione. A istintiva conferma di ciò, basti pensare al fatto che la maggior parte dei messaggi che inviamo viene supportata e a volte pesantemente condizionata dagli indicatori rappresentati dai messaggi latenti. Tra questi inscriviamo tutti quei messaggi che non vogliono o non sanno o non possono apparire interamente in superficie ma che "vivono" in tutta la loro forza apparendo improvvisamente in quello ufficiale, e che possono essere anche definiti come stimoli o fattori scatenanti di un elevato significato emotivo. I più frequenti sono: a) la discrepanza con la realtà (messaggi non realistici ed incompleti); b) i messaggi contraddittori (più messaggi provenienti dallo stesso soggetto nello stesso contesto comunicazionale in aperta contraddizione fra di loro); c) gli errori inspiegabili (lapsus verbali, fraintendimento vistosi, errori nelle percezioni); d) discrepanze fra il messaggio che si intende trasmettere ed il messaggio ricevuto (quando l'intenzione ed il significato attribuiti al messaggio dall'emittente differiscono dalle implicazioni individuate dal ricevente). Un qualsiasi processo comunicazionale può essere quindi analizzato efficacemente nella triplice prospettiva di “Sintassi”' (ovvero la strutturazione e le modalità di trasmissione del messaggio), di "semantica” (ovvero i significati del messaggio) e di "pragmatica" (ovvero il rapporto fra il messaggio e gli attori comunicazionali). Riguardo alla “Sintassi', c'e' quindi da analizzare se ogni messaggio trasmesso (o ricevuto) e' correttamente formulato ed esplicitato nella sua totalità rispetto agli effetti e se, a monte, il mezzo scelto per la trasmissione sia adeguato. Riguardo alla "semantica", i problemi che si pongono concernono la unicità del senso di ciò che viene comunicato , cioé se vi sia una reale concordanza fra i soggetti che comunicano sul significato da attribuire alle parti dei messaggio ("frasi", "parole") come, e se questo contiene tutto e solo ciò che si vuole comunicare e se i vari momenti che lo compongono sono disposti in forma logico-sequenziale. Riguardo infine alla "pragmatica",a ciò che accade fra i due attori comunicazionali come "effetto" della comunicazione stessa, la problematica si centralizza sulla "calibratura" dei messaggio rispetto al "ricevente" (e, quindi, viceversa), se il messaggio è stato correttamente recepito, e se, in ultima analisi, le possibilità di distorsione sono minimali o sussistono in misura da mettere in gioco la comunicazione stessa. n°45 08 dicembre 2006 AGROPOLI Giuliano anti-Domini della Cdl Solidarietà a Brusco anche da Coppola e Malandrino Nella scorsa settimana, per ciò che riguarda i futuri candidati a sindaco, ad Agropoli correva il nome di Emilio Malandrino per Forza Italia. All’improvviso in questi giorni spunta il nome di Gianluigi Giuliano, ex consigliere comunale del centrodestra, potrebbe essere lui il candidato a sindaco della Casa delle Libertà. Questa possibile candidatura sarebbe stata bocciata dal deputato forzista Franco Brusco; quest’ultimo con il parlamentare Edmondo Cirielli di An e il dirigente locale dell’Udc Mario Pesca, ha partecipato all’incontro programmatico dei circoli locali. Questa nuova candidatura che promuove Giuliano, trova invece l’assenso dei partiti locali di An e FI. Durante la riunione organizzata dall’onorevole Brusco, che aveva come tema ufficiale questioni legate al Parco del Cilento, non si poteva fare a meno di discutere anche delle strategie politiche per la prossima campagna elettorale agropolese. In qualità di componente della Consulta Provinciale di Forza Italia, Sergio Vessicchio rivendica il suo mancato invito da parte di Brusco, proprio in occasione di questo incontro del centrodestra; Vessicchio di fatti contesta: “ Un Brusco che io non riconosco più in qualità di deputato, è venuto ad Agropoli e non ha invitato alla riunione l’uni- co rappresentante sul territorio della consulta provinciale di FI.” Vessicchio continua ad attaccare Brusco definendolo “personaggio che crea fratture nel partito e ovunque vada”. Il parlamentare Franco Brusco subito replica alle accuse di avere bocciato il nome di Giuliano: “Nel ribadire che qualsiasi riunione politica è tenuta nell’interesse dell’unità del partito e della coalizione, vorrei evidenziare l’assenza di fratture nel gruppo consiliare locale – continua Brusco- inoltre smentisco ogni intervento atto a segnalare una persona piuttosto che un’altra, questa è una scelta destinata ai consiglieri uscenti.” Lo stesso excapogruppo Malandrino ribadisce che il candidato a sindaco sarà scelto dal gruppo consiliare: “ Personalmente- conferma Malandrino- insieme con Adamo Coppola e Giuliano, consiglieri uscenti di Fi, ci dissociamo dalla posizione di Vessicchio, riteniamo valida la collaborazione di Brusco come di altri rappresentanti istituzionali. Infine il possibili candidato Giuliano dichiara che sia prematuro, al momento, parlare di candidati alla carica di sindaco, quello che conta è portare alla vittoria la Casa delle Libertà. Daniela De Martino Il centrodestra a caccia del sindaco giusto Diverse ipotesi al vaglio della Casa delle Libertà per convergere sul candidato Nomi, tanti nomi ma ancora niente certezze per il centrodestra in vista delle elezioni comunali, per eleggere la nuova giunta nella cittadina di Agropoli. L’appuntamento alle urne è previsto per la prossima primavera ed i “grandi capi” della politica locale e non, sono impegnati con le varie riunioni per scegliere il personaggio migliore a rappresentare il centrodestra nella candidatura di sindaco. La posta in palio è alta, c’è la possibilità di sedere sulla poltrona di primo cittadino di una delle località più vista del turismo cilentano. Insomma sono in tanti a sperare e a lottare. Una sicurezza pare ci sarebbe, cioè la propensione a candidare un esponente di Forza Italia, anche se più di una voce grida alla sorpresa, identificandola in una decisione totalmente diversa. Andando con ordine, i nomi in circolazione sono ben noti; si tratta del forzista Emilio Malandrino, nonché dei consiglieri uscenti Gianluigi Giuliano e Adamo Coppola, sempre in rappresentanza del partito del “Cavaliere”. Da più parti, poi, si sostiene il ritorno di fiamma che vuole l’ex sindaco (dal 94 al 95) Bruno Mautone di nuovo in campo. Radiomercato, però, è ben più fornita di personaggi interessati alla carica. Si parla con insistenza di mettere in gioco un uomo nuovo, per realizzare così quella novità che tanto colpisce l’essere umano. Ed ecco che tiene banco la candidatura extraconsiliare. Gli interessati sarebbero gli avvocati Elio Cuoco e Peppiniello Bonifacio, unitamente al giornalista Sergio Vessicchio. Come si evince, dunque, i discorsi degli agropolesi possono giostrarsi su tante alternative, in attesa di una effettiva scelta e di una fattibile programmazione. Per il momento si può affermare che sono solo voci, anche se si raccontano già le prime scaramucce. Da Alleanza Nazionale ci potrebbe essere la proposta di candidare l’ex consigliere comunale Mario Capo. Il commercialista agropolese, però, pare non esser gradito al parlamentare Edmondo Cirielli perché apparterrebbe alla corrente di Maurizio Gasparri. Intanto la notizia riguardante Capo sarebbe un’altra: non sembrerebbe compatto con Gianluigi Giuliano. E a questo punto il polo potrebbe escludere entrambi, tirando fuori dal cilindro proprio un nuovo personaggio di cui sopra descritto. -Roccadaspide Chi cerca... trova M a ri t a M i a n o VENDESI Vendesi attività commerciale, zona centrale. Per informazioni telefonare: 334 1825657 - 338 1058649. n°45 08 dicembre 2006 7 ROCCADASPIDE Miano, l’imprenditore che va a braccetto con la politica “Gli operai saranno liberi dai ricatti. Il pip a Fonte costerà il 50% di quello di Capaccio Mario Miano, il ragazzo di Fonte, la contrada di Roccadaspide che lo ha coccolato da un ventennio a colpi di centinaia di voti, ha colto il frutto della lunga marcia di avvicinamento al potere vero. Quello che ti mette in condizione di dare un’impronta personale all’azione di governo. L’esperienza non gli manca. La maggioranza che lo sostiene è solida e temprata e fortificata da una lunga battaglia politico giudiziaria resasi necessaria per affermare il diritto democratico all’alternanza in presenza di una nuova maggioranza. “Cinque sindaci in giunta sostenuti da una maggioranza omogenea di centrosinistra sono una garanzia per sviluppare il progetto strategico che abbiamo in mente: Riportare l’azione dell’ente montano nell’alveo dei suoi compiti istituzionali”. Quali sarebbero? “In primo luogo, il ruolo di coordinamento e programmazione. Un territorio disomogeneo come il nostro articolato in sedici comuni ne ha veramente bisogno. Incidere nell’organizzazione dei servizi per abbattere i costi e migliorare le prestazioni. Insomma, essere leva per intercettare le risorse dell’Europa e salvaguardare i nostri interessi tenendo unita la filiera istituzionale”. Intanto, si può considerare archiviata la vicenda dei ricorsi e dei contro ricorsi? “Il 4 dicembre il Consiglio di Stato entrerà nel merito della questione sollevata da Donato De Rosa e porrà la parola fine con una sentenza che non potrà non prendere atto della volontà popolare espressa con il voto”. Cosa le rimane di questa esperienza? “Di positivo c’è la presa di coscienza che se si ha un progetto serio le persone lo comprendono e sono disposte a battersi per raggiungere la meta. Di negativo è che abbiamo dovuto prendere atto che quando chi ha responsabilità istituzionali abbandona il sentiero dell’equidistanza, causa danni irreparabili all’immagine democratica dell’ente che rappresenta. Questo è accaduto nel nostro ente montano”. Quali sono stati i primi atti della sua giunta? “È stato deliberato l’insediamento del Com. (Centro Operativo Misto). Sarà svolto un ruolo di coordinamento per la protezione civile di tutto il territorio. Abbiamo i mezzi e le attrezzature per farlo. Ci è stato anche affidato il coordinamento del Focus group del Psl (Piano di Sviluppo Locale) costituito con le comunità montane Alento e Gelbison”. Avete assunto decisioni anche in merito all’organizzazione del personale? “È stato avviata la fase della ricognizione delle professionalità presenti. Vogliano riconoscere tutto il dovuto e chiedere tutto il possibile in termini d’impegno. Sfateremo il luogo comune che vuole tutto ingessato in termini di allineamento per tenere sotto scacco politico i lavoratori che, molto spesso, sono anche amministratori nei comuni della valle. Libereremo gli operai da ogni possibile ricatto!” Nella nostra zona, lei è uno dei pochi imprenditori impegnato in politica. Come fa a conciliare le esigenza dell’impresa con i tempi della vita pubblica? “Nell’azienda delego molto ai mie collaboratori. Sottraggo molto tempo alla famiglia e tento di essere essenziale anche nella vita pubblica sforzandomi di trasferire nell’amministrazione pubblica l’efficacia dell’agire del privato”. Lei è anche amministratore di Roccadaspide. Come si può velocizzare la realizzazione della zona Pip a Fonte? “Il tecnico (Renato Carrozza) che ha avuto l’incarico ci ha già sottoposto delle ipotesi. Entro due settimane sceglieremo quella che ci consentirà il percorso più breve e più efficace e conveniente per le imprese. Da quel momento saranno necessari i tempi tecnici, ma certi, per la redazione del progetto. Si passerà poi all’assegnazione dei lotti. Insomma entro un anno avremo regolarizzato l’insediamento produttivo a Fonte”. A Capaccio i costi e le garanzie richieste alle aziende hanno messo in subbuglio il mondo imprenditoriale. Che indicazioni possiamo dare? “Posso assicurare che parliamo di cifre inferiori del 50% a parità di condizioni infrastrutturali”. Lo stesso tecnico è stato riconfermato alla redazione del Puc. L’incarico per il pinao regolatore gli fu affidato da Giovanni D’angelo nel lontano 1997. Cosa cambierà? “Quel Prg era l’albero dei desideri, Infatti non è mai stato approvato. L’amministrazione Capuano, pur di mantenere vivi i sogni legato a quel progetto non lo mai messo all’O.d.g. L’amministrazione Auricchio ha già dato le indicazioni su cui si deve muovere il tecnico e, a breve, avremo uno strumento urbanistico che consentirà di riavviare l’economia legata all’edilizia nel nostro comune”. Parliamo di Politica. Nel suo partito, la margherita, tira aria di resa dei conti. Villani contro De Mita. Annunziata contro Andria. Valiante contro Alfieri e Paladino. Miano da che parte sta? “Stimo Antonio Valiante, nutro affetto per Alfonso Andria, sono amico di Angelo Villani. Mi fa male vedere frantumato il partito salernitano perché così potrà imperare la voce di Nusco. Sono certo che si troverà, alla fine, una decisione unitaria ma, se dovesse perpetrarsi lo scontro, sarò per l’autonomia di Salerno. Bartolo Scandizzo Roccadaspide, ospedale di nuovo sulla graticola Mucciolo: “Siamo cittadini come i napoletani, con gli stessi diritti e le stesse esigenze” Il momento cruciale sulla questione ospedale è arrivato, ma c’è aria di declassamento per l’ospedale civile di Roccadaspide. Ciò mentre si attendeva l’attivazione della rianimazione e dei restanti reparti. La V Commissione Sanità della Regione Campania, si è espressa favorevolmente circa la bozza di piano ospedaliero stilata dall’ex assessore alla sanità, Rosalba Tufano. Ora il documento è al vaglio del consiglio regionale che si pronuncerà in merito tra qualche settimana. Il piano prevede la scomparsa di 30 pronto soccorsi e la classificazione dei presidi in ospedali di primo, secondo e terzo livello. Sono state eliminate le denominazioni di Psa, Pronto soccorso attivo e di Ot+Psaut, ospedale territoriale e guardia medica. Così il presidio di Roccadaspide diventerebbe un ospedale di primo livello, ossia, territoriale comunitario con funzioni di emergenza, riabilitazione e lungodegenza. Non si conoscono, tuttavia, le reali modifiche imposte dal piano, anche perché l’ospedale rocchese manca sia della riabilitazione che della lungodegenza. Uno spiraglio proviene dal rispetto delle regole alla base del potenziamento e del ridimensionamento dei presidi. Come conferma il presidente della V Commissione, Angelo Giusto, se il rapporto tra ricoveri annui e tassi di occupazione dei letti è inferiore al 75% gli ospedali subiscono un ridimensionamento. Se, al contrario, il rapporto è superiore al 95% i presidi vengono potenziati. Con l’osservanza di questi parametri, l’ospedale di Roccadaspide non subirebbe ridimensionamenti. Siamo, però, nel campo delle ipotesi. Incertezze che hanno sempre caratterizzato la questione ospedale. Il tema del declassamento aleggiava sin dal 2004 e culminò nella visita, il 30 gennaio, della V Commissione a Roccadaspide. Sia il vicepresidente del consiglio regionale, Gennaro Mucciolo, che il presidente della Commissione,Angelo Giusto, si pre- fissero di verificare le esigenze sanitarie del territorio e di non intaccare gli ospedali di periferia. Essi, inoltre, scartarono l’ipotesi di una visione napolicentrica della sanità campana e sciorinavano le potenzialità dell’ospedale rocchese contro il piano ospedaliero. Mucciolo diceva: «Vogliamo verificare se la proposta della giunta è compatibile con la realtà territoriale. Siamo cittadini come i napoletani, con stessi diritti e stesse esigenze». E Giusto: «Io non sono napoletano e non penso che la sanità sia solo di Napoli. Inoltre se funziona bene la periferia verranno ingolfati anche meno gli ospedali napoletani». L’aula magna dell’ospedale era gremita di cittadini e traboccava di scetticismo verso una questione, quella ospedaliera, costellata da promesse non mantenute. Ma la storia non finisce qui. Il 21 ottobre 2005, alcuni consiglieri regiona- li della provincia di Salerno, allora neoeletti, vennero a Roccadaspide, su invito di Donato De Rosa. Ciò per approvare un emendamento contro il piano ospedaliero, che tutti i consiglieri criticarono. Per Salvatore Gagliano (An): «Questo piano non è da emendare, ma da riscrivere e rimandare a casa». Antonio Cuomo (Margherita): «Quest’incontro segna l’impegno per l’ospedale al di là dei colori politici». Gerardo Rosania (Rc): «Il piano non è di contenimento della spesa sanitaria perché prevede la creazione di strutture di eccellenza». Pasquale Marrazzo (Udc): «La politica deve tutelare la salute di tutti». Michele Ragosta (Verdi) incontrò il Tribunale per i diritti del malato per analizzare le esigenze sanitarie del territorio e stilare un emendamento. Ma c’è il colpo di scena di questi giorni. Tutti i consiglieri regionali della provincia di Salerno hanno sottoscritto un emendamento unitario contro il piano ospedaliero. Ora si attende il responso del consiglio regionale. F r a n c e s c a Pa z z a n e s e n°45 08 dicembre 2006 DIANO Una giornata della memoria per il terremoto del 1980 Un’occasione per non dimenticare e riflettere sulla nostra identità perduta 23 novembre 1980: la domenica che ha cancellato decine di paesi dalla faccia della terra. La catastrofe che travolge una terra dilaniata, dimenticata, il cui simbolo era la Gagliano di Carlo Levi. La sua nuda desolazione che attraversa la penisola, in una catena di solidarietà nella quale gli angeli delle macerie si sono distinti per l’umanità, non la pietà, di quei gesti. L’impressione che il sisma ha lasciato è però quella di un “terremoto-show”(come spiega acutamente Aldo Grasso alla voce “Terremoto in Irpinia” nell’enciclopedia dedicata alla tv), in cui le telecamere giunsero prima dei soccorsi, in una corsa a perdifiato per raccontare, con macabro cinismo, il dolore e il martirio che queste terre, con i loro abitanti, avevano subito. Mi è capitato di viaggiare, nella passata estate, nelle zone del cratere, ai confini tra le province di Salerno ed Avellino, dove, negli anni seguenti, in una sorta di nemesi del cemento, di ossessione da ricostruzione silvana, fu promossa un’improbabile azione di investimento nel settore industriale, senza tenere conto di quanto fossero periferici questi centri. Quelle aziende hanno chiuso, sono state abbandonate, sono fallite, hanno fornito un’illusione. Contursi e Oliveto Citra, Calabritto e Nusco ci concedono queste vestigia della modernità. Per assurdo, però, sono l’unica traccia di ciò che il terremoto ha lasciato. Assieme a questo, potremmo citare i folli progetti edilizi, che hanno trasformato alcuni paesi, Laviano su tutti, in luoghi metafisici, fuori dal tempo, proprio come la terra di “Cristo si è fermato a Eboli”, la terra della morte e dell’abbandono. In 26 anni, infatti, mai nessuno ha pensato di ricordare (evitiamo il verbo celebrare, per favore) ciò che è accaduto. Né in Basilicata, né in Campania è stato mai deciso di realizzare una sequenza di iniziative comuni per fare in modo che questa storia non si dimentichi. Gli errori della politica e delle istituzioni oramai sono irreparabili: la famosa legge del 1985 scatenò una corsa all’oro che è meglio non rimembrare. Ma facciamo in modo che la storia non scivoli via silente: è il caso di istituire una giornata interregionale della memoria, ogni 23 novembre, per garantire a campani e lucani una tardiva (ma necessaria) riflessione, che viva attraverso gli angeli delle macerie, i soccorritori, gli uomini di cultura, i narratori nati e cresciuti in questa terra squarciata. Non è accettabile una memoria raffazzonata, sdrucita, caratterizzata da frammentarie iniziative, le quali non sembrano appartenere all’immaginario comune. E’ bene che questa storia ci avvicini, segni un tracciato comune tra le due regioni che hanno bisogno di leggere il passato per non commettere altri sbagli, altre scelte imberbi. Il nostro dolore è il motivo su cui erigere la speranza di un futuro più nitido per i (pochi) figli che hanno avuto il coraggio di non scappare. Le istituzioni, invece, trascurano con lascivia sia il passato che il futuro: non un libro, non una mostra fotografica, non un seminario di studi su come siamo dalla prima Gianni Pittella eletto nuovo presidente delegazione italiana Pse La delegazione italiana nel gruppo del Pse al Parlamento Europeo ha eletto all'unanimità Gianni Pittella come suo presidente. Nicola Zingaretti, dopo l'elezione a segretario dei Democratici di Sinistra del Lazio, ha lasciato l'incarico ricoperto sino ad ora in seno alla delegazione. Antonio Panzeri, Vice Presidente della Commissione Affari Sociali, è stato eletto, sempre all'unanimità, Tesoriere e Segretario generale della Delegazione, incarico ricoperto sino ad ora da Gianni Pittella. E' prevista per oggi la riconferma di Pasqualina Napoletano come Vice Presidente del Gruppo socialista. cambiati. Sembra opportuno invece oscurare, strappare, sradicare: quando ne parlo con amici o con uomini di cultura, esiste un ribrezzo fisiologico verso il 23/11, a conferma dell’inconciliabilità tra emozione ed analisi lucida, il cui raccordo dovrebbe essere questa storia, purtroppo facilmente censurata e cancellata. Ma la storia non è un file del computer da gettare in un cestino virtuale: è come se i fiorentini dimenticassero la piena dell’Arno o come se i friulani rimuovessero la memoria del sisma del 1976. Noi invece non proviamo nessun genere di partecipazione emotiva per la storia delle vittime, abbandonate “da Dio e dagli uomini”. Non ricordiamo nemmeno Alberto Moravia, che sull’”Espresso” uscito pochi giorni dopo il sisma, scrisse parole posate ed intense su quei “paesi sfracellati”, sul valore di quel giorno e sui deliri che si sarebbero succeduti negli anni: “La storia è ormai storia di una lenta ma inarrestabile degradazione; dal canto suo la religione o se si preferisce la religiosità, cioè il fatto di sentirsi legati insieme (tale è il significato della parola) non tiene più, i suoi legami si sono allentati, disfatti”. Carmine Marino Noi ci scandalizziamo Cristina Di Geronimo tuno e della Basilica? E se Paestum non avesse più bisogno di Premio Charlot e Antichità spettacolari? E se Paestum non avesse più bisogno di luoghi ristrutturati e lasciati senza scopo e utilizzo come la torre 28? E se Paestum non avesse bisogno di una struttura plurifunzionale con annesso ristorante e bar? Chi può dirlo se i cittadini, le associazioni culturali, la politica stessa è tenuta fuori da qualsiasi momento di confronto democratico? Credo che bisognerebbe fare uno sforzo per ritrovare la sana capacità di scandalizzarsi, quando si sprecano i nostri soldi. La comunità europea investe su progetti che dovrebbero promuovere lo sviluppo sociale, culturale ed economico. Si sa come altri Paesi del Mediterraneo hanno saputo ben investire e raccogliere i frutti. Cosa raccoglieremo noi, quando finiranno gli investimenti europei? Forse delle rovine da cancellare. In un’area archeologica di tale rilevanza mondiale sarebbe un vero paradosso. Radioterapia: efficacia e tollerabilità a confronto Per radioterapia si intende l’utilizzo di raggi X a scopo terapeutico. L’alta energia utilizzata porta a morte le cellule tumorali, impedendone così la fase di crescita, ma purtroppo determina anche effetti collaterali a danno dei tessuti sani vicini alla zona da irradiare. L’entità del danno dipende dalla sede su cui sono dirette le radiazioni, è, nella maggioranza dei casi, temporaneo ed è riparato dalle cellule stesse nel corso di pochi mesi dal termine del trattamento radiante. I possibili effetti collaterali della radioterapia dipendono da soggetto a soggetto, ad esempio può comparire stanchezza durante il ciclo di terapia e dopo. In alcuni pazienti la pelle può assumere una colorazione più scura (iperpigmentazione), che va diminuendo nel tempo. Gli effetti dipendono poi dalla localizzazione dell'irradiazione; ad esempio, l’irradiazione del cavo orale può favorire la caduta dei denti. In alcuni casi può anche succedere che le ghiandole salivari non secernano più saliva. La radioterapia può anche facilitare l’insorgenza di infezioni del cavo orale, come per esempio la stomatite da Candida albicans. Anche le papille gustative possono risentire della radioterapia causando un alterazione del sapore dei cibi. La radioterapia può far cadere i capelli solo nei limiti dell’area interessata dalle radiazioni, ma può succedere tanto nella zona in cui il fascio di radiazioni esce dal corpo (per esempio nella regione posteriore del collo), quanto nella zona in cui entra. Di solito i capelli cominciano a cadere dopo due-tre settimane. Nella maggior parte dei casi si tratta di un fenomeno temporaneo e i capelli ricresceranno nel giro di due-tre mesi dalla conclusione del trattamento. Visto l'elevato numero di possibili effetti collaterali che possono seguire un trattamento radioterapico sarebbe indispensabile un sistema di monitoraggio delle reazioni avverse allo scopo di individuare e studiare qualunque reazioni dell'organismo alla terapia stessa. Alberto Di Muria [email protected] n°45 08 dicembre 2006 9 CAPACCIO Ricci non firma. La spallata a Sica può arrivare solo dall’interno della sua maggioranza Solo Angela Mucciolo può mettere fine allo stallo “Sica pur restando fermo, prende quota!” Lo scrivemmo un po’ di tempo fa. Mai profezia fu più azzeccata. Infatti, nonostante la precarietà della situazione politica in cui si trova ad agire, il sindaco della città dei templi resta ben saldo sulla poltrona di sindaco. Nicola Ragni ci ha provato a disarcionarlo, ma non riesce ad andare oltre le nove firme. Sembra irremovibile e fermo nel suo rifiuto Angelo Ricci, eletto nella lista di Pietro De Simone e, pertanto, rende inutilizzabile l’eventuale adesione del consigliere di maggioranza che è in attesa della decima firma per sottoscrivere, a sua volta, le dimissioni da consigliere e far decadere consiglio e sindaco. Allo stato attuale, la spallata può arrivare solo dall’interno. Ed è proprio dall’interno che deve guardarsi Sica. Serpeggia un clima di delusione che va oltre il detto. È dovuto allo sfilacciamento della squadra con cui si presentò al corpo elettorale: sono in pochi i consiglieri, oggi, a riconoscersi nell’azione di governo del sindaco e della giunta. Come sono pochi anche quelli che pensano ad una ricandidatura dello stesso Sica (lui stesso fa trapelare ipotesi di ritiro) alla prossima tornata elettorale. Certo nulla è deciso come niente è definitivo il politica, ma lo smottamento avuto in questi due anni ha provocato lacerazioni difficilmente ricomponibili. Né Sica, né i cittadini potranno facilmente dimenticare il manifesto dei tre consiglieri ( Mucciolo, Bruno e Francia) contro la giunta e lo stesso Sica. Come sarà impossibile ricomporre lo strappo all’interno di Forza Italia (Gaetano Fasolino) che ha perso per strada Italo Voza, Mimmo Nese e Gerardo D’Angelo e bruciato sull’al- tare del “ricatto politico” il coordinatore di collegio, Rosario Catarozzi, vice sindaco per un’estate. C’è da dire che anche l’aria che tira dalla destra dello schieramento non è certo più tranquilla. Luciano Farro, presidente di AN non gliele manda certo a dire al sindaco in materia di decisioni da prendere e tempi da rispettare. Come, è risaputo, che lo stesso Luigi Barlotti, presidente del consiglio comunale, non ha perso occasione per prendere le distanze da come viene gestita la cosa pubblica. Non a caso è stato proprio lui a promuovere la raccolta di firme dei consiglieri di maggioranza sotto un documento che, impietosamente, dichiarava l’impossibilità di procedere senza un allargamento della maggioranza. La protesta è rientrata, ma nel- l’aria sono rimaste le scorie difficili da smaltire. È ancora più incomprensibile il tergiversare di Angela Mucciolo che, dopo aver fatto fuoco e fiamme per ottenere la salvaguardia del principio dello scorrimento nell’elenco dei più votati per accedere al posto di assessore, ora si nasconde dietro a non ben precisati problemi di tipo familiare e professionali. Chiede tempo per decidere se accettare o meno la carica di assessore che la “maggioranza” le offre su un vassoio d’argento. Sui marciapiedi si sussurra che teme un defenestramento al primo accenno di discussione in giunta. È una tesi paradossale quando si tratta di cariche pubbliche. Chi dovesse assumerne la responsabilità pagherebbe pegno alla sua credibilità presente e futura. Se la professoressa Mucciolo teme questo, credo faccia bene ad accettare senza alcun timore. Tolga il paese da questo stato d’inerzia e d’incertezza e ponga tutti di fronte alle proprie responsabilità! biesse Ecco “Capaccio Viva” il nuovo gruppo di Rosario Francia per rompere gli steccati La tenenza dei Carabinieri ed il security man e poi le sue idee per l’area archeologica Una città dei templi “slow” con grandi investimenti in sicurezza, restituire la gestione di tutto quello che gira introrno ai templi al governo nazionale perché ne faccia oggetto di un programma straordinario di interventi. Il coraggioso blocco delle nuove edificazioni non strettamente necessarie, la scommessa sulla cultura e sull’accoglienza ed un’innovativa gestione della risorsa mare. Da qui vuole partire “Capaccio Viva”, è questo il nome di un nuovo movimento politico – culturale cittadino nato per spaccare gli attuali equilibri politici destra – sinistra di Capaccio. “Io vi voglio fare la mia parte per intero”, giura il suo principale ispiratore, il consigliere comunale, eletto con l’attuale sindaco Enzo Sica e da qualche tempo “in un confronto parallelo e dialettico” con il medico del Cafasso. “Sono un fisioterapista – libero professionista, guadagno bene ma non sono ricco”, si presenta così. L’amore per il tennis, a 51 anni, è nei fatti sacrificato ai piaceri della buona tavola.“I miei ispiratori? Idealmente vanno da Mario Mello ad Antonio Palmieri, con tutti coloro che si riconoscono nella necessità di una svolta radicale nella gestione della cosa pubblica e soprattutto nella selezione della classe dirigente”. Chi c’è a sostegno di Francia? “Per il momento delle mie idee discuto con i miei tanti amici. Con alcuni in partico- lare: Bernardo Barlotti, il professore Antonio Pepe, Michele Carola – il farmacista della Laura - “che è quello che vedo più spesso”,Vito Desiderio, Gennaro D’Angelo “con il quale mi piace ragionare di politica alta”, il veterinario Franco Iannuzzi, l’ingegnere Enzo Desiderio ed il giornalista Vincenzo Cuoco “con il quale ho particolare piacere ad intrattenermi”. E poi i consigli di una donna:“la moglie di Bernardo Barlotti, Titti Marandino, mi aiuta con utili idee e consigli”. Checchè se ne dica in giro Francia non muore dalla voglia di mandare Sica a casa. “Sica non è il meglio, però...”, dice spesso, quasi come suo intercalare. Francia che si è fatto conoscere dal largo pubblico come componente del terzetto di consiglieri comunali che da quasi sei mesi lo tiene sulla graticola. “Da tre siamo scesi a due. La signora Mucciolo, come pubblicamente annunciato, è rientrata dentro a Forza Italia. Con Peppe Bruno continuiamo nel nostro percorso”. A Capaccio appena si esce fuori dagli schemi scattano “contromisure”, Italo Voza fu oggetto di un’aggressiva campagna di stampa appena cominciò a dimostra- re autonomia di pensiero ed azione: “So che ci sono delle anime belle che si divertono a delegittimarmi perchè di notte dormo a Bellizzi. Mi dicono che ciò si trova scritto su di un sito Internet. Ma per l’intera giornata, perfettamente sveglio, sto a Capaccio. Mi vogliono far pagare il fatto che sono uno che pensa al bene comune. Mi guardo attorno, soprattutto alle evoluzioni di questa nostra società”. Così come c’è chi oggi lo cerca per quell’unica firma che sembra mancare per mandare a gambe all’aria Sica e la sua amministrazione ma il progetto di Francia scommette sui tempi almeno medi. “Siamo tutti seduti su di un pullman che arranca. Prima di scendere a bucare le ruote – esemplifica Francia - per cambiare autista ci sono tante altre cose da fare. Io non sono certo uno che fa scelte scontate. Io vorrei capire anche qui qual è il progetto futuro dei proponenti l’iniziativa... Il mio sindaco ideale è quel coraggioso che è capace di arrestare la distruzione del nostro territorio, che impedisca concretamente la desolante prospettiva di continuare a costruire una nuova Battipaglia o Bellizzi, Nocera o Angri. Non sono sicuro che questa mia idea sia condivisa dagli attuali firmatatari”. Francia perchè ce l’ha con l’alta dirigenza del comune di Capaccio. Il castigatore delle alte sfere dell’alta dicontinua a pagina 10 CAPACCIO n°45 08 dicembre 2006 Spazzatura intorno al monumento ai caduti Due anziani ripuliscono ma la situazione permane Carmelo Desiderio ex dipendente comunale, pensionato di 78 anni, afferma “Dal 5 novembre mi sono accorto che le signore addette a spazzare i giardini pubblici lasciavano l’area intorno al monumento ai caduti sporca e la spazzatura si accumulava. Non sopportando di vedere quest’incuria ho chiesto spiegazione e mi hanno detto che spettava ai bar. Mi sono recato in municipio e l’addetto Vincenzo Di Filippo ha confermato che i gestori dei bar hanno un contratto per cui spetta a loro pulire fino al 31 dicembre. Ma ad eccezione dello spazio davanti al bar Piscione, la zona continuava a restare sporca. Ancora una volta mi sono recato in municipio affermando che avrei pulito io. Il giorno 25 io e Vincenzo Cucco (altro anziano pensionato) detto “ ‘u monaco”, ci siamo armati di scope e abbiamo pulito. “Bravi così si fa, vi offro un caffé” ha affermato uno dei gestori di un bar”. Sui giardini pubblici si affacciano quattro bar e di recente un circolo Allora chi vogliamo colpire raccontando quello che è avvenuto? “A noi cittadini non interessa a chi tocca ma vogliamo vedere pulito, soprattutto mi sembra vergognoso vedere accumulata la spazzatura vicino al monumento ai caduti, se spetta ai gestori dei bar devono essere i responsabili del comune a far rispettare i contratti”. “Ognuno pulisca davanti al suo uscio e la città sarà pulita” dice un proverbio cinese. Forse noi dovremmo imparare da due anziani il rispetto dell’ambiente e del territorio e seguire l’esempio. Insomma come dice Carmelo Desiderio “questo paese ha bisogno di una scossa”, ora finalmente con la differenziata, e pare che i capaccesi del capoluogo siano i più bravi a rispettare tempi e modi, i cumuli nauseabondi di spazza- tura sono scomparsi, un altro piccolo sforzo di cittadini e amministratori e un moto di orgoglio per capire che un paese pulito è segno della civiltà dei suoi abitanti. Armiamoci di scope e buste per pulire e rispettare anche l’esterno oltre l’interno delle nostre case dove non tollereremo cartacce, gomme masticanti, cicche, pacchetti di sigarette vuoti … Enz a M a r a ndino continua da pagina 9 “Capaccio Viva” il gruppo di Rosario Francia per rompere gli steccati La tenenza dei Carabinieri ed il security man e poi le sue idee per l’area archeologica rigenza comunale: “Macchè, non è così.Voglio fare chiarezza. Fabio Spagnuolo, direttore generale del comune di Capaccio, è una persona perbene. Siamo stati noi ad andarlo a cercare per portarlo qui. Dove stava aveva già lo stipendio del quale oggi ci si scandalizza, a Capaccio gli è stato solo confermato. Io ho chiesto l’azzeramento degli incarichi politici, per me chi lavora a contratto, sia esso massimo dirigente o semplice convenzionato, dev’essere rispettato. Io non ho niente da obiettare”. Dice spesso che il problema è nei meccanismi di selezione della classe dirigente: “Dev’essere adeguata. Questo è lo sforzo delle associazioni, della cultura e dei giornali che devono mettere in evidenza le eccellenze che sicuramente qui ci sono perchè chiunque vuole vedere vede”. Francia sembra parlare davvero un’altra lingua rispetto a quelli che nel Palazzo della politica capaccese si ascoltano dalle diverse parti. Anzi, su alcune questioni Legambiente è largamente superata, e a sinistra . Sentite questa: “Di case qui ce ne stanno a sufficienza. Chi l’ha detto che c’è bisogno di tutti questi brutti palazzoni? Il mio sogno è quella di vedere una Capaccio – Paestum appetita dalle masse europee più evolute. Chi è in Italia per studiare e creare, che non ha ancora figli, da una città dell’accoglienza aperta in estate come in inverno. Immagina migliaia di questi ragazzi: francesi, canadesi o tedeschi, e con loro tanti ricercatori che vengono a ri- siedere a Paestum per studiare meglio. Questo è il nostro svilupp per il futuro...”. E fate almeno una cosa di destra!. La provocazione di Francia, in un consiglio comunale, è rimasta memorabile. “Si sono viste le liberalizzazioni? Dal presunto mostro Helenia ne è uscito qualcosa di peggio e nessuno sa cosa bolle in pentola sull’argomento.Ad un monopolio se n’è sostituito un’altra.Annunciano un’imminente ulteriore società pubblica. La sburocratizzazione? Manco a parlarne, oggi sui nostri uffici un cittadino è ancora più indifeso. La sicurezza? Oggi c’è un aumento impressionante dell’insicurezza pubblica. Sica ha chiesto un nucleo della Guardia di Finanza. Io però ci aggiungo la richiesta della Tenenza dei Carabinieri. Senza un controllo serrato dell’ordine pubblico nessuno verrà mai ad investire e a vivere a Capaccio.Valorizziamo anche nostri vigili urbani: diamogli i mezzi per poter operare. Io apprezzo molto il comandante Grimaldi, è una persona davvero capace, come vedete non ci mancano le risorse umane. A tutto questo io aggiungo l’individuazione di un vero e proprio “security man”, un manager della sicurezza, capace di varare interventi di messa in sicurezza di ogni aspetto della vita comunitaria: dal parco pubblico alle scuole”. Su questa presunta presenza della camorra a Capaccio... tanti fiumi d’inchiostro. “Ci dobbiamo innanzitutto mettere d’accordo su cos’è la camorra da noi. Io non ho gli strumenti per potermi esprimere in merito, per quel che so c’è una quota notevole di disagio e degrado sociale”. Paestum è innanzitutto le mura e i tempi della città archeologica meglio conservata della Magna Graecia: “La mia convinzione è che il problema della gestione di tutto quello che ruota intorno ad un’area archeologica di quella importanza venga sottratto all’amministrazione comunale ed attribuito al governo nazionale. Vi pare possibile che debba girarvi un trenino da luna park? E gli spettacoli nei templi? C’è il mondo che ci guarda. Immaginiamo di essere un turista giapponese, chiudiamo gli occhi ed entriamo dall’ingresso delle Tavernelle. Il primo impatto è con le bancarelle con le magliette con i teschi o le facce dei calciatori. Che spettacolo diamo? Già all’ingresso impatto con delle catapecchie, poi trova il piattaro con la sua recinzione con il filo spinato. Penserà, se ci va bene, che la guerra non è ancora finita!. Sulla destra c’è poi lo spiazzo dell’area degli spettacoli tenuto in maniera indecorosa: basterebbe farci un prato. E gli alberi che chiudono la vista dei templi? Svariati miliardi di lire spesi per restaurarli e poi che facciamo li nascondiamo alla vista? E la strada ancora piena di bancarelle. E le insegne multicolori dei negozi? E’ un degrado indicibile. Bisogna alzare le mani e chiedere al governo nazionale di intervenire. Non si può più aspettare! Il risultato è che milioni di turisti arrivano a Pompei e poi non scendono da noi”. O re s t e M o t t o l a n°45 08 dicembre 2006 11 ROCCADASPIDE Diritto di replica Capuano: “L’ordinanza che puzza e lo stipendio d’oro” Nell’intervista sull’ultimo numero di Unico, meglio avrebbe fatto il Sindaco Auricchio a parlare solo di se stesso e dei suoi programmi senza innescare polemiche che non so quanto interessino ai lettori, soprattutto quelli non di Roccadaspide. Mi scuso con loro ma almeno su un paio di punti, per il momento, mi sento in dovere di intervenire. L’ordinanza che puzza In occasione del temporaneo blocco dell’attività dell’impianto di tritovagliatura di Sardone, con l’ordinanza N°13 del 28-3-06, il sottoscritto, assumendosene la responsabilità, stabiliva di usare l’ex discarica Comunale come sito di stoccaggio provvisorio dei r.s.u. Alla riapertura dell’impianto, detti r.s.u. dovevano essere travasati senza che vi fossero alterazioni del sito rispetto allo stato precedente. Finché sono stato Sindaco, così è stato scrupolosamente ottemperato senza avere alcun problema. Dopo l’insediamento dell’attuale Amministrazione, è stata sovrapposta alla recinzione della discarica per circa 80 m. lungo il fronte stradale, una rete di plastica che aveva l’unico scopo di non far vedere quello che forse non si doveva vedere. Vista la mole dei rifiuti depositati, probabilmente il compattatore del Comune ha scaricato anche nei giorni in cui l’impianto di tritovagliatura era funzionante. Come accertato dalla Guardia Forestale, parte di detti rifiuti erano stati interrati. Risultato: sequestro penale della discarica! A questo punto, Sindaco Auricchio; mi chiedo e le chiedo: -che nesso ha l’ordinanza N°13 del 28-03-06 con quanto posto in essere in questi ultimi mesi? -detta ordinanza è stata da lei revocata. Ma quando? Dopo il sequestro dell’area? Complimenti per il tempismo! -visto che nella discarica è stato fatto tutt’altro, non pensa che, all’inizio del suo mandato, assumendosene lei la personale responsabilità, avrebbe dovuto revocare la precedente ordinanza e firmarne una nuova con quelle direttive? -è credibile che un Sindaco che ha mantenuto la delega al ramo e ‘’lavora’’ a tempo pieno in Comune, non sappia dove e come vengano depositati i rifiuti? -Se il paese è pulito, il merito è del Sindaco, ma se c’è qualche ‘’problema’’ la responsabilità e dei dipendenti e magari anche del predecessore. Non so cosa ne pensa lei, ma a me sembra un’ipocrita vigliaccata. Voglio sperare che questa vicenda sia solo un ‘’incidente di percorso’’ e non l’esaltazione del culto dello “scarica barile”. Colgo l’occasione per esprimere la più sincera solidarietà all’Ing. Paraggio e al Geom.Brenca che, sono sicuro, hanno poca o nulla responsabilità in questa incresciosa faccenda. 1) Lo stipendio d’oro L’indennità degli Amministratori è stabilita dal D.M. 119 del 04-04-2000 in base al numero degli abitanti e non alle ore impegnate. È risaputo che il Sindaco non è una colf! Siccome non mi ero candidato per lo stipendio, appena eletto ho ridotto la mia indennità del 70% non certo per la scarsa voglia di impegnarmi o per repulsione al vil denaro, ma perché mi ero reso conto che le condizioni economiche del nostro comune non erano certo floride e quando si diceva che non c’erano soldi, la cosa doveva valere prima per il Sindaco e poi per tutto il resto. Attualmente sono state ridotte le indennità dei dirigenti, non si danno contributi ad associazioni ne sussidi a persone indigenti, anche i ragazzini di 6 anni devono tassarsi per giocare sul campo sportivo, ma per il Sindaco è normale e giusto ridursi lo stipendio solo del 10% (in realtà gli è stato ridotto dallo Stato con l’art. 54 della finanziaria 2006!) e fornirsi di ufficio di staff e consulenze varie. Tanto il cittadino paga e batte anche le mani. Sembra che si sia adottato il vecchio metodo del bastone e della carota con la variante di riservare il bastone agli altri e la carota a se stessi. Scusino i lettori la grettezza delle cifre, ma è bene chiarire che il mio famoso stipendio d’oro era di 899,88 euro lorde mensili mentre l’attuale Sindaco costa ai cittadini 2.509,98 euro mensili sempre al lordo delle tasse. L’intera amministrazione Capuano costava 3.464,50 euro mensili, l’attuale costa 7.341,71mensili (dati forniti dalla ragioneria del Comune). Stipendio d’oro? Forse si riferiva “parole sue” alla retribuzione per quel lavoro alla Comunità Montana che non lo ha impegnato troppo? Sui risultati raggiunti poi ognuno è libero di giudicare ma chissà quanti sindaci all’inizio del mandato vorrebbero stendere veli pietosi su milioni di euro di opere già finanziate e da portare avanti. Come ad esempio la riqualificazione dell’ex casa comunale, finanziata per oltre un milione di euro con il PIT Paestum Velia, a cui la mia amministrazione ha lavorato ininterrottamente per cinque anni ed il cui decreto di finanziamento della Regione risale a mesi prima dell’ultima tornata elettorale. Signor Sindaco, nella sua intervista Lei, invece, vuol far credere che è bastato il progetto offerto gratuitamente da un generoso ingegnere, una semplice approvazione in Giunta e voilà, ecco UN MILIONE di EURO per il Comune di Roccadaspide. Nemmeno il mago do Na- CAPACCIO- Serenate e matrimonio di una volta rivivono grazie alla IV e V B “Si nun t’affacci, tu mme fai murire” . Premiati dalla comunità montana Gli alunni della scuola primaria di Capaccio Scalo vincitori del concorso:“ Spartaco – l’ultima battaglia” del laboratorio di antropologia delle emozioni – indetto dalla comunita’ montana Calore Salernitano. Il presidente Miano premia personalmente i piccoli vincitori. … “ Oh! Quanta vote tu mme fai venire sotto sta fenestella a suspirare. M’hai fatto cunzumare lu suspiro, ma nun te sì vuluta mai affacciare. Te preo, bella, affacciate na vota, ca chesta pena te voglio cantare. Si nun t’affacci, tu mme fai murire E sì io moro, chi te pote amare?...” Questi appassionati versi di un’antica “serenata”e altre interessanti curiosità riguardanti il fidanzamento e il matrimonio di tanti anni fa, sono state raccolte dagli alunni delle classi IV B e IV C della scuola primaria di Capaccio Scalo in un opuscolo intitolato “Il matrimonio – tra passato e presente”. Il lavoro, realizzato dai bambini intervistando nonni e bisnonni sotto la guida dei docenti, si è aggiudicato il primo premio del concorso indetto dalla Comunità Montana Calore Salernitano “Spartaco – L’ultima battaglia” – Laboratorio di antropologia delle emozioni , in riferimento al famoso gladiatore Spartaco che, postosi a capo di una rivolta di gladiatori, soldati e schiavi contro l’impero di Roma, riuscì a sbaragliare le legioni romane e ad acquisire il controllo dell’intera Campania; quando, però, due anni dopo, nel 71 a.C., gli fu inviato contro un grosso esercito guidato da Pompeo e Crasso, il valoroso Spartaco fu ucciso in una cruenta battaglia in Lucania assieme a 60.000 uomini, molti dei quali furono poi crocefissi lungo la Via Appia. Gli alunni sono stati entusiasti della visita a Caserta vecchia e al Museo del gladiatore offerta dalla Comunità Montana, e della targa che essi, sorridenti ed emozionati, hanno ricevuto direttamente dalle mani del Presidente della Comunità Montana Mario Miano. Il Presidente, infatti, si è recato personalmente, in compagnia di un collaboratore, nelle aule dove gli alunni stavano facendo lezione e si è complimentato con alunni e docenti per l’ottimo lavoro svolto e per l’impegno dimostrato; ha poi ascoltato con vivo interesse la lettura dei passi più interessanti dell’opuscolo, di cui gli alunni hanno voluto fargli dono. Prima di congedarsi, il Presidente ha ringraziato alunni e docenti per aver accolto l’iniziativa della Comunità Montana: un Ente che, a suo dire, intende assumere un ruolo sempre più attivo e propositivo interagendo con tutte le realtà presenti sul territorio, tra cui la scuola, che ha una figura preminente, come educatrice dei futuri cittadini. Pertanto, promette, non mancheranno nel prossimo futuro nuove iniziative della Comunità Montana indirizzate al mondo della scuola. Molto soddisfatta la Dirigente della scuola, dottoressa Enrica Paolino, che si è complimentata con alunni e docenti per il validissimo lavoro svolto e per il successo ottenuto. Carmela Maiese scimiento sarebbe stato capace di tanto! Ma di una cosa penso che tutti dobbiamo congratularci con lei: in sei mesi ha realizzato quasi tutto il programma elettorale. De Luca e Veltroni al suo cospetto sono dei principianti! Ma si ricordi, ogni tanto, che la saggezza popolare ci dice che tra il dire ed il fare ... Da ex sindaco, conscio di quanto sia gravoso ricoprire tale carica, termino augurandole sinceramente e cordialmente buon lavoro. PS. Come medico, visito quotidianamente delle persone anziane che si lamentano per la mancata attivazione del servizio di assistenza domiciliare di cui hanno estremamente bisogno. La invito a provvedere al più presto così oltre allo stipendio si guadagnerà anche la loro riconoscenza. Giuseppe Capuano ex sindaco di Roccadaspide CILENTO IMPRONTE n°45 08 dicembre 2006 Storie di personaggi cilentani a Salerno Elia Nese, una vita fra poste e letteratura Una famiglia unita, un forte credo religioso, una nutrita passione per la scrittura sono i segreti di una vita serena, a lungo agognata e finalmente raggiunta. A raccontarsi a cuore aperto è Elia Nese, classe 1936, nato a Piano Vetrale di Orria, dove trascorre infanzia e giovinezza. Si trasferisce a Salerno, restando ancora riconoscente alla stessa, per aver trovato nel 1963 un’occupazione da tempo inseguita: ha ricoperto importanti incarichi presso la filiale delle poste di Salerno. Orgoglioso di figli e nipoti che definisce le “sue stelle”, grato alla moglie per averlo sopportato e incoraggiato, continua a parlare di sé, del suo amato paese, dei tempi andati. E’ membro di molte accademie internazionali, le sue poesie sono inserite in svariate antologie e riviste culturali, oggetto di numerose critiche positive; vincitore di altrettanti concorsi di poesie e racconti, è socio fondatore dell’ associazione “Amici del Cilento” e fa parte dell’Associazione Nazionale poeti e scrittori dialettali e di molte altre associazioni culturali. Ha pubblicato “ Frammenti di fatti veri”, “ Faccia tosta”, “ Realtà e fantasia”,” A lo Paiese mio”, “ Sulla scia delle emozioni”, “Tiembi belli re na vota”. Ha raccolte in attesa di pubblicazione, le sue opere sono lette da connazionali in America e Australia; è fiero di poter essere presente, con alcune poesie, nell’ antologia offerta a Papa Giovanni Paolo II in un’udienza riservata agli artisti in occasione dell’Anno Santo. Elia Nese ha sguardo a tratti malinconico ma di sicuro espressivo in un volto solcato da quelle piccole rughe che parlano del suo paese e di vita veramente vissuta, tra sogni e privazioni. L’ingresso della sua casa di Salerno è zeppa di coppe e medaglie, arricchito da quadri del pittore conterraneo Paolo De Matteis. Come è approdato alla scrittura? “Ho scritto fin da ragazzo: la scrittura, per me, è un modo per esorcizzare le mie paure, per lasciare tracce ai posteri, per racchiudere in uno scrigno ricordi belli e brutti… Vado spesso in giro, oggi come allora, con blocchetto e matita… Solo nel 1997 ho cominciato a scrivere per pubblicare… Avverto che c’è una sorpresa per i lettori, uscirà un libro imperniato su acrostici …” Perché rimane più a favore della lingua in vernacolo? “Ritengo che sia una lingua vera che va dritta al cuore della gente, la più semplice e la più sentita, e mi piace promuoverla dovunque vada perché è la quintessenza della cilentanità, ha tutt’altra sonorità e me la sento attaccata addosso, sulla pelle… Io sono l’unico cilentano iscritto all’Associazione Nazionale di poeti e scrittori dialettali con sede a Roma e francamente vado fiero nell’ esportare il mio dialetto un po’ dovunque…” Come ha trascorso la sua giovinezza al suo paese natio e quali sono i ricordi che la contraddistinguono? “Non sono bei ricordi, la mia è stata un’ infanzia difficile, una giovinezza altrettanto sofferta e malinconica: mia VALLO DELLA LUCANIA Il museo di Maria Oranges Un museo fuori dal comune, dove meno te l’aspetti: all’ottavo piano nella centrale via G. Murat di Vallo della Lucania, tra le riservate pareti domestiche di una casa ordinaria. Maria Oranges D’Orange, pittrice che sperimenta l’arte “pittorica satellitare”, discendente della dinastia D’Oranges, ha inaugurato, tra casa e aula consiliare, il suo museo. C’era in realtà l’attesa per l’annunciata presenza di Vittorio Sgarbi che alla fine non è venuto. Ma è rimasta la curiosità per una forma artistica nuova e, a dir poco, “cosmologicamente” originale. Pareti blu, verdi, interpretazioni dei fondali marini, dell’atmosfera, del corpo umano, del cosmo. Tutto questo su oggetti domestici, vasi, mura. Questo e molto altro ancora è il Museo Guglielmo D’Orange di via Murat, 34 (per visitarlo telefonare allo 0974 4626). Il metodo pittorico è nuovissimo, sotto custodia di brevetto, con 46 nuove tecniche di lavoro. “I miei colori sono caleidoscopici, non si trovano sul mercato, sono soprattutto eco- logici e provengono dal Cilento, la nostra amata terra”, dice l’artista. I disegni alle pareti sono intervallati da citazioni – spesso di Sgarbi - e tutto, cucina compresa, è una scoperta da vedere, che ti cattura e ti sorprende. Alla presentazione del Museo, il 27 novembre, si è tenuto anche il gemellaggio con il Museo Vivo de Mare di Pioppi la cui direttrice, Maria Gabriella Natale, è stata scelta come madrina dell’evento. Ma, leggiamo nella scheda del Museo, c’è stato anche chi ha interpretato non al meglio l’opera della D’Oranges “Un personaggio che tratta d’arte sulla Rai che ha mal pensato che volessi sfruttare la sua trasmissione per diventare famosa: si sbagliava di grosso, perché grande lo sono già di mio”. Alla presentazione sì è notata l’assenza degli Enti locali, invitati e patrocinanti: perché non incoraggiare una donna cilentana e non essere vicini al fantasmagorico mondo di quest’artista? Nicola Nicoletti madre è morta quando avevo sette anni circa ed è sempre presente nei miei ricordi e nei miei scritti, mio padre era direttore dell’ Ufficio postale… Gli unici segni di civiltà al paese erano la campana che suonava l’ora dell’Ave Maria e i rintocchi dell’orologio. Però ricordo che la festa, come la disgrazia, era di tutti… Era una festa quando si ammazzava il maiale perché almeno quel giorno c’era l’abbondanza, o quando si beveva il vino dall’orcio o quando si aspettava la neve per fare il sorbetto al vino cotto. La cosa più significativa, al mio paese, era che si lasciavano le chiavi fuori alle porte di casa e ci si fidava di tutti indistintamente e ci si aiutava l’un l’altro nei lavori dei campi, venendosi incontro se mancava qualcosa o si aveva bisogno di un attrezzo o l’altro… Quando ritorno a Piano Vetrale, vedo la mia gente, prendo il caffè in piazza con loro, talvolta mi allontano nei boschi dove riesco ad avvistare perfino i cinghiali, fra castagneti e querceti…” Cosa pensa della sua vita passata e presente? “Penso che la mia vita sia stata spesso caratterizzata da particolari segnali, che si spostano tra realtà e fantasia, ai quali non mi sono mai sottratto, come quando mi trovai in Germania per un viaggio turistico a scopo di lavoro dove non ce l’ho fatta a rimanere a lungo per la lontananza da casa e per la difficoltà della lingua… Nel ’48 entrai in seminario perché volevo farmi prete ma scoprii di non avere troppa vocazione… Decisi di andare in America ma mi fermò un metro e mezzo di neve…mi dedicai, così, alla vita di campagna… Dal 1963 sono a Salerno dove, a quel tempo, trovai finalmente lavoro nell’Ente Poste e sono riconoscente ai salernitani… adesso sono in pensione e mi occupo dei miei nipoti e partecipo a serate letterarie, in giro per l’Italia, dove sono gratificato da attestazioni di stima e affetto e consensi vari…” A che cosa si appella nei momenti difficili dell’ esistenza? “Mi appello soprattutto alla fede, prego a modo mio: io sono un solitario, e per trovare Dio, ho bisogno di appartarmi e, per sentirmi purificato, faccio lunghe passeggiate nei boschi o per le strade di sera, quando non c è nessuno: solo in questo modo riesco a pregare… poi c’è la famiglia che per me è sacra come l’amicizia…” Il nostro poeta, così dicendo, ci saluta finendo per declamare una sua poesia tra le più gettonate: “ Sando Matteo …Sando Vicienzo…”, dedicata al Santo patrono e al sindaco Vincenzo De Luca”. Rossella Oricchio n°45 08 dicembre 2006 CILENTO Pacidia: un’idea per il dialogo tra Diano e Cilento Sfatare i miti e lavorare sodo. Dopo l’incontro a Vallo della Lucania emergono due urgenze Se il buon giorno si vede dal mattino possiamo dire che il cammino dell’associazione Pacidia è iniziato con il piede giusto. Per intraprendere un viaggio comune bisogna innanzitutto conoscersi e questo primo scopo è stato raggiunto dai due sindaci - per la seconda volta - il 25 novembre nell’aula consiliare di Vallo della Lucania. Sala Consilina e Vallo sembravano collocate a distanze siderali, ma gli incontri per valorizzare l’identità e la ricchezza di Cilento e Vallo di Diano, hanno sancito un cammino percorribile. Anzi, alla fine dell’incontro è arrivato uno scopo preciso: riportare nel Cilento la testa dell’Apollo pescato nell’azzurro mare di Pioppi che riposa, quasi dimenticata, nel museo di Salerno. La proposta di Domenico Nicoletti, una delle anime dell’associazione, ha suscitato la comune approvazione di quanti hanno partecipato alla giornata vallese. Il benvenuto di Luciano Pignataro, giornalista de Il Mattino e portavoce dell’associazione, è stato subito chiaro: “Non parleremo né di nuove province né di rivendicazioni amministrative. Desideriamo porre in risalto l’identità e le ricchezze di questa terra che vanno dalla storia all’arte ai beni geografici e naturalistici”. Tutto in convergenza con gli anniversari dei moti del ’28 e del ’48, con un grande evento da celebrare tra due anni. Pacidia, un acronimo del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano (vera novità degli ultimi anni), nasce per unire. Lo ribadisce anche il direttore di Unico, Bartolo Scandizzo, “siamo riusciti a far parlare i sindaci di Vallo e di Sala, cosa non proprio facile, e certamente importante per due terre di con- fine”. Nel salone in cui erano riuniti amministratori, rappresentanti di ProLoco, associazioni e semplici cittadini, sono stati presentati gli strumenti da usare: incontri pubblici, una rivista, il cinema. Ad illustrare il lavoro filmico realizzato dalla Mekanè ci ha pensato Clodomiro Tarsia, già caporedattore del Mattino ed oggi attivo nella promozione delle vicende cilentane. La sua trilogia sul Risorgimento sarà proiettata nelle scuole e parla dei moti del ’28 e del ’48. “Pacidia non è una scorciatoia per le tante rivendicazione di autonomismo emerse questa estate”. È la constatazione che Mariano Ragusa, caporedattore della redazione salernitana del Mattino e moderatore del convegno, ha sostenuto prima di dare la parola ai partecipanti riuniti nell’ex convento dei domenicani. A Luigi Rossi, docente di Storia contemporanea presso l’Ateneo di Salerno, è toccato scardinare luoghi comu- ni e colpe storiche. Il suo è stato il punto di vista più critico in una visione a 360 gradi della storia della provincia a Sud di Salerno. “Viviamo da anni la crisi della spesa pubblica, ciò accade perché Salerno non ha saputo amministrare il territorio. Una crisi che investe la classe dirigente, basta vedere il balletto per la dirigenza del Parco – ha dichiarato guardando Peppe Tarallo, ex presidente ed ora commissario dell’ente -. Oggi parliamo di identità, ma quando prevarrà se non abbiamo una chiarezza istituzionale?”. Da qui è partito l’invito al recupero della testa dell’Apollo giacente nel museo provinciale: “Dobbiamo completare la pesca miracolosa, anche se vedo un cammino lungo da compiere”. A dare un salvagente in una visione burrascosa può servire la cultura che, “dal 1799 in poi, è stata la portatrice di novità in questa terra”. Come però si può cercare la propria identità se siamo circondati da fal- Premiato al Festival del Cinema di Salerno il film-documentario "Agropoli: una storia antica" Il film-documentario "Agropoli: una storia antica", il 24 novembre scorso, è stato premiato con una targa alla 60a edizione del Festival Internazionale del Cinema di Salerno, nella sezione Informativi", con la seguente motivazione: "Per l'attenta ricostruzione delle vicende archeologiche ed ambientali di Agropoli dalle lontane origini protostoriche alla comparsa del nome attuale". "Agropoli: una storia antica" sarà presentato e proiettato giovedì 7 dicembre 2006, nell'aula consiliare del Comune di Agropoli, alle ore 17:00, con la presenza degli autori e delle personalità invitate. Per la prima volta, le vicende del periodo greco-romano della bella cittadina cilentana, che si intrecciano con la storia delle vi- cine ed antiche città di Paestum e Velia, attraverso la narrazione visiva, sono alla portata di un vasto pubblico. Il film e' stato prodotto dall'Associazione Culturale Acropolis "Piero Cantalupo", in co-produzione con Pasquale Fernando Giuliani Mazzei. Patrocinato dal Comune di Agropoli e dal Dipartimento di Scienze dell'Antichità dell'Università di Salerno, con riprese autorizzate dalla Soprintendenza archeologica, è firmato dai registi Gianni Petrizzo e Fernando La Greca; i testi sono di Flaminia Arcuri e Fernando La Greca; la produzione esecutiva è di Pasquale Fernando Giuliani Mazzei; conduce la giornalista Maria Pia Morra. sità? Non è mancato un affondo alle numerose produzioni di libri sul Cilento “saggi privi di contenuto storico in una marea di volumi autoreferenziali o freddi elenchi di appunti che poco ci fanno capire il contesto con la storia che si viveva al di là della nostra terra”. E così fino all’invito finale che porrebbe fine a tutte le manifestazioni popolari in voga negli ultimi anni nella nostra provincia. “Sfatare il mito del brigante che, per usare un paragone con la storia contemporanea, si potrebbe rapportare all’’eroismo’ delle Brigate rosse negli anni di piombo. Bisogna sì andare nelle scuole, ma a raccontare la verità sulla storia di questa terra”. Ricerca di unità e di collaborazione, combattendo una guerra di campanili che per anni ha diviso la provincia, è la proposta di Gaetano Ferrari, sindaco di Sala Consilina. “ “Lavorare sui problemi come sanità o ambiente, sono queste le battaglie comuni che dobbiamo intraprendere per crescere. Facciamo un cammino che ci porterà in due anni a lavorare per il bene della nostra provincia”. Come primo cittadino vallese, con mamma dianese, Luigi Cobellis ha salutato l’iniziative come foriera di crescita reale per le comunità che vorranno prendere parte al dialogo. “Agire in un clima di conoscenza, competenza e competitività: questa una ricetta per progredire davvero insieme”. Al termine, prima della firma sul Manifesto di Paicidia, l’intervento di Antonio La Gloria, già sindaco e deputato di Vallo della Lucania, ha salutato l’iniziativa come un passo da compiere avendo ben chiara sia meta che percorso da realizzare. Nicola Nicoletti P ro g r a m m a R a d u n o Ex-Alunni Seminario Va l l o d e l l a L u c a n i a 1 6 d i c e m b re 2 0 0 6 - ore 9,30 Celebrazione Santa Messa - ore 10,30 Assemblea generale Presentazione dello Statuto dell’Associazione Ex-Alunni Dibattito e approvazione Programmazione delle attività del primo anno - ore 13,00 Pranzo 13 14 CULTURA L A KOR A DI ... L IUCCIO La tentazione della resa dalla prima Giuseppe Liuccio E nell’esercizio, spesso fecondo, della scrittura giornalistica, letteraria e poetica quel territorio aperto al mare dei miti e della storia, con alle spalle colline e montagne a far da quinta con il carico delle emozioni del ricordo dell’infanzia, mi ha ferito lo stato di grazia della creatività della fantasia innervata nelle radici ramificate nel profondo. Forse anche per questo da tre anni a questa parte, con cadenza quasi settimanale mi sono speso, su questo giornale ma non solo, ad animare impegno nella difesa di uno scrigno di tesori, mi sono indignato per la rozzezza delle ferite alla bellezza, mi sono attivato per individuare iniziative in grado di dare alla città delle mie origini e della mia cultura magno-greca una spallata forte per una inversione di tendenza. C’è stato il silenzio, più assordante delle cascate del Niagara, da parte delle Istituzioni. Non ho avuto una, e dico una, testimonianza di incoraggiamento e sostegno da parte di operatori economici, insegnanti, studenti, semplici cittadini. E sotto gli occhi mi si spalanca il baratro di una Amministrazione Comunale, in crisi permanente da un anno, incapace di vivere e senza il coraggio di morire, al di là delle capacità di singoli amministratori intelligenti e capaci, che pure non mancano. E subentra lo scoramento e la stanchezza per battaglie inutili contro i mulini a vento, per sfide improduttive contro muri di gomma. Di qui serpeggia sempre più forte ed insistente la tentazione dell’abbandono e della resa. E’ una decisione che mi tormenta nel profondo, perché per carattere sono abituato alla lotta dell’impegno civile nella quotidianità dell’esistenza come nella testimonianza della scrittura. E rifuggo dall’idea La telefonata... immaginaria Vannulo è nota in Italia e all’estero quanto le colonne doriche dei templi o quasi. La mozzarella d’autore occupa i rèportages di mezzo mondo sulla grande stampa e nelle riviste di settore come la lastra tombale del “tuffatore” o quasi.C’è in Italia e nel mondo chi visita il caseificio, deviando volutamente nelle sue peregrinazioni storiche, geografiche turistiche verso il Sud. Tutto merito di un imprenditore intelligente e lungimirante, che è riuscito a trasformare i suoi prodotti caseari in un “cult”, decantato dai palati fini dei buongustai e dagli apprezzamenti degli occhiuti ed incorruttibili sacerdoti dello Slow food, che ne hanno fatto un prodotto dell’Arca. E Vannulo è diventato un santuario. Ne è sacerdote colto e raffinato Tonino Palmieri, che ti accoglie con quell’aria un po’ snob di vecchio signore di campagna, orgoglioso del suo ranch ad invasione di pianura con il Santuario del Calpazio, la sella oblunga del Soprano ed il cono rovesciato del Sottano a far da quinta. Nei recinti il regno delle bufale curate, coccolate, docciate pur nel pantano del “tonzo”, che è il loro regno naturale. Lui,Tonino, si aggira tra casa padronale riattata ed arredata con gusto, strade interpoderali a geometriche siepi di ulivi, piscina con arredo di pergolato di uva con abbondanti pigne lustre di sole nella stagione giusta. L’abbigliamento di un casual raffinato è di un latifondista texano con tanto di cappello a tese larghe e mezzo sorriso di ironia a contagiarti di ospitalità calda. Nel segno di apparente, quanto controllata, libertà di circolazione la signora Caterina è una presenza discreta, garbata, tanto signorile quanto disinvolta, aperta n°45 08 dicembre 2006 a dolce sorriso. La gelateria rigidamente biologica e la yogurteria (saporiti quanto impagabili quelli al miele) sanno di Grecia antica in un angolo di pianura pestana. “Puoi andare giustamente orgoglioso per quel che sei riuscito a creare in qualche decennio e, soprattutto, per la visibilità conquistata sui media di mezzo mondo”- mi complimento nella telefonata immaginaria, entrando subito in confidenza in nome della vecchia amicizia e della stima profonda, che suppongo reciproca. “Ho lavorato sodo, ma i risultati non mancano”- annuisce pacato come sempre. “Peccato che la tua sia un’oasi nel deserto.A Paestum ci sono tutte le condizioni per filiere di qualità nell’agricoltura come nella zootecnia, ma la volgare fame di guadagni facili ed immediati privilegia la quantità con un conseguente danno di immagine, che incide negativamente sui circuiti dei mercati. Eppure di prodotti di nicchia, come il tuo, se ne potrebbero creare in abbondanza nei vari settori”. “Lo so bene. Ma mancano le condizioni. Non c’è la cornice di riferimento per operare con serenità e professionalità. E ti assicuro che già mantenere le posizioni acquisite è uno sforzo immane”. “E veniamo proprio alla cornice, come la chiami tu. Ti sembra normale che una città come Paestum, il cui valore aggiunto nel solo nome è dirompente sul piano internazionale, viva la esperienza di una Amministrazione Comunale in crisi perenne da quasi un anno e allunghi la propria agonia comatosa con conseguenze disastrose sul piano della democrazia rappresentativa come negli in- g.liuccio @libero.it dell’intellettuale che si rifugia sdegnosamente ed aristocraticamente nel comodo eremitaggio della torre d’avorio. Ma avverto e sento, ogni giorno di più, che non ho altra scelta. Se diserzione ci sarà, sono convinto, comunque, che nessuno se ne accorgerà. Forse addirittura qualcuno si abbandonerà ad un sospiro di sollievo, per essersi liberato, per decisione unilaterale, di un fastidioso rompiscatole, che, con le fisime della cultura ed il vezzo della correttezza e della traspa- renza, turbava il naturale evolversi di clientelismo, familismo e, qualche volta, affarismo. E, allora, meglio togliere il disturbo, con una fitta nel cuore sì ma con la consapevolezza dell’impotenza al cambiamento. Grazie, comunque, cara Luciana, della tua lettera di stima e solidarietà, che ho gradito ed apprezzato molto. a To n i n o P a l m i e r i vestimenti per l’ammodernamento delle infrastrutture e la stasi degli investimenti nell’economia in tutti i campi, dall’agricoltura al turismo?” “Certo che no. Ma ti assicuro che noi classe imprenditoriale, come la più vasta società civile, ci sentiamo assolutamente impotenti alla bisogna”. “E c’è il pericolo, caro Tonino, che la malavita organizzata (la vicenda della “mozzarella connection” ne è stata una spia) entri nei delicati gangli della vita amministrativa e del mondo produttivo e ne contagi ed imbarbarisca i meccanismi, se è vera la denunzia pubblica di Gaetano Fasolino, che di sicuro non è né uno stupido né uno sprovveduto e, suppongo, pesa le parole anche in qualità di Parlamentare della Repubblica. Io, francamente, sono allarmato”. “Lo siamo tutti in verità, soprattutto quanti di noi sono costretti ad operare nella trincea quotidiana non tanto e non solo per dovere civico, ma anche per tutelare da possibili inquinamenti le proprie attività”. “Secondo me, è l’ora delle scelte. L’attendismo non paga.Tu per stima, universalmente condivisa, sei considerato come il sindaco ideale per rimettere in sesto una barca alla deriva, in continuo pericolo di naufragi. Oltretutto hai dato prova di notevoli capacità professionali negli incarichi che, nel corso degli anni, sei stato chiamato a ricoprire:Presidente del Consorzio e Presidente della Banca. Non giova rinchiudersi nel proprio recinto e turarsi naso, occhi ed orecchi, facendo finta di non vedere e non sentire quanto di drammaticamente disastroso si verifica quotidianamente sul territorio. Se va alla deriva l’Amministrazione Comunale e c’è deficit di indirizzo politico, economico e sociale anche le attività private, anche le più floride, ne risentono.” “Il tuo richiamo all’impegno diretto mi è venuto da più parti e lo sento fortemente. E non ti nascondo che sono molto combattuto interiormente. Però…”! “Niente però, caro Tonino. Gli intellettuali come me, che amano il territorio e ne parlano e scrivono, con allarmante preoccupazione, spesso inascoltati, sono in attesa di una svolta. Diversamente tutti tireremo i remi in barca. Io ne vivo la tentazione quotidiana. L’eremitaggio nella mia casa romana è più che un invito alla diserzione e a guardare con distacco alle vicende del territorio e a rifugiarmi nel piacere della scrittura letteraria e poetica. Ci sto pensando seriamente. A meno che tu…..” n°45 08 dicembre 2006 LA SETTIMANA Al Ceppo di Agropoli il whisky come protagonista Capita spesso che vengo invitato a manifestazioni dove si degusta vino, e a volte, a malincuore, per motivi professionali, sono costretto a rinunciare. L’ultimo invito, invece, è stato particolare: Andrea Attanasio, noto rappresentante di vini della provincia di Salerno, mi ha invitato al Ristorante “Il Ceppo” di Agropoli per una degusta- La ricetta Polpette di baccalà Ingredienti per 4 persone: 500 g di baccalà – 4 belle patate grandi – 2 uova - -2 cucchiai di farina - -olio d'oliva extravergine del Cilento - noce moscata - sale - pepe Procedimento: lessate il baccalà. Pelate, lavate e lessate le patate. Passate baccalà e patate nel tritatutto aggiungendo un uovo e un cucchiaio d'olio. Aromatizzate con la noce moscata, salate e pepate. Formate con il composto delle polpette, infarinatele, quindi passatele nell'uovo rimanente sbattuto, poi nel pangrattato e friggetele in abbondante olio d'oliva bollente. Vino abbinato: Cilento Aglianico doc delle cantine Botti di Agropoli. zione di Whisky. Un po’ per cambiare, un po’ perché un invito al Ceppo, uno dei ristoranti più prestigiosi della provincia, è difficile rifiutare, inoltre aggiungiamo che Andrea Attanasio è una persona che merita tanta stima, vien da sé che non ho avuto esitazioni ad accettare. Ed ecco che mi sono ritrovato tra bellissime persone, cioè amanti della gastronomia, per una serata che vale la pena di raccontare. Ad accoglierci, oltre ad Andrea c’era Antonio Argentieri (Area Manager della Fazi Battaglia, azienda che importa il whisky che sarà degustato) e lo scozzese Peter Gibson, responsabile Italia della Morrison Bowmore che simpaticamente indossava il classico e tradizionale gonnellino delle sue zone (nella foto). Senza perder tempo, siamo passati a tavola e ci hanno servito questo menu, magistralmente preparato dagli chef del “Ceppo”: Antipastino di salumi, ricottina, bocconcini e pizza casereccia – Ravioli e fusilli al ragù di carne – Carne mista e cacciagione al ragù con patate fritte – Cinghiale alla cacciatora e tordi alla brace con broccoli in padella – Torta Le Diablo con crema al mascarpone. Ad accompagnare la “cena degustazione”, i sapienti sommelier del locale hanno abbinato i vini dell’azienda Fazi Battaglia: il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Le Moie, il Morellino di Scansano Doc Greto delle Fate e il Vin No- bile di Montepulciano Docg Pasiteo. Fino a questo punto hanno messo a dura prova la nostra resistenza “mangereccia”, grande cibo e grandi vini ed … il bello doveva ancora arrivare. Ecco che Peter Gibson, che ha cenato al mio tavolo ed ho avuto modo di apprezzare il suo sapere, si alza ed inizia a parlarci di whisky. I distillatori della Morrison Bowmore hanno la distilleria di Bowmore (una delle più antiche distillerie della Scozia) a Islay (Isole Ebridi) e quelle di Auchentoshan e Glen Garioch, tutte in zone famose per il buon malto. Infatti i whisky degustati sono tutti di “single malt”, cioè, prodotti con solo malto e non sono dei “blended” (ottenuti da diversi cereali). Ecco la scaletta dei whisky degustati: Auchentoshan 10 anni, Glen Garioch 15 anni, Bowmore 12 anni, Bowmore 17 anni e Bowmore Darkest. Non voglio fare delle sviolinate, ma questi distillati non hanno nulla a che vedere con quei whisky commerciali di largo consumo. Sono prodotti che con i loro caratteristici profumi delicati ed i sa- pori ricchi ed armoniosi raccontano ed esportano un territorio bello da scoprire. Personalmente non sono un bevitore di questi prodotti, ma un whisky del genere non mi dispiacerebbe sorseggiarlo dopo pasto, magari con un bel sigaro cubano. Tutto pronto per il 13° Gran Premio dei Templi dell’Amira Lunedì 4 dicembre l’Hotel Domus Hermanos di Capaccio- Paestum ospiterà la tredicesima edizione del Gran Premio dei Templi, organizzato dall'Amira (Associazione Maîtres Italiani Ristoranti e Alberghi) sezione PaestumSalerno guidata dal fiduciario di zona Diodato Buonora. Il confronto vedrà alla prova sette maîtres del salernitano che si sfideranno a colpi di padella per aggiudicarsi l’ambito trofeo. I piatti in concorso dovranno essere preparati alla lampada (flambés), quindi esclusivamente in sala sotto gli occhi di un'autorevole giuria di esperti della ristorazione, autorità, giornalisti e gastronomi. Il tema di quest'anno è: il dessert. Ad ogni piatto i concorrenti dovranno abbinare un vino o una bevanda. Ecco i concorrenti con il nome delle relative ricette che saranno presentate: Maurizio Calabrese del Ristorante Le Trabe di Paestum preparerà il "Babà e castagne… Stregati al cioccolato" accompagnato da un Barbera Chinato di Roberto Dellavalle; Gerardo De Rosa del Ristorante Hermanos di Paestum presenterà la "Crostatina di mele annurche e crema di ricotta di bufala con salsa allo yogurt di bufala e miele d’acacia" insieme a un Passula Passito di Alfonso Rotolo; Vincenzo Di Donna dell’Istituto Alberghiero di Sant’Arsenio preparerà il "Tulipano di fico caramellato alle mandorle con trucioli di cioccolato e gelato alla menta" servito con un Eleusi Passito di Villa Matilde; Giuseppe Aiello del Ristorante Oasi di Paestum elaborerà le "Castagne di Roccadaspide aromatizzate agli agrumi del cilento e miele d’acacia" abbinate ad una Crema di marroni al caffè dell’azienda Il Fuco d´oro; mentre Fabio Raucci del Capri Palace di Anacapri concorre con l’"Involtino di crêpes alla Chiboust" insieme a un Ruscolo 2002, Cantine del Taburno; poi Antonio Rotondaro del Grand Hotel San Pietro di Palinuro farà gustare le “Crêpes d’Autunno” con il Moscato Spumante, Castel San Lorenzo doc della Val Calore; per finire Antonio Vicinanza del Country House Villapiana di Coperchia Pellezzano proporrà il "Cuore di carciofo di Paestum con mele annurche e salsa alla liquirizia" abbinato a un Ka 2004 di Bruno De Conciliis. Come nel corso delle passate edizioni dell'importante manifestazione, gli operatori turistici saranno particolarmente attenti alle nuove tecnologie culinarie e gastronomiche che consentiranno di "prendere per la gola" i turisti che la prossima estate, stando alle previsioni, sceglieranno numerosi la Riviera pestana e la provincia di Salerno per le loro vacanze. Nella foto un momento della passata edizione. Dibbì Tel 0828.720114 Fax 0828.720859 e-mail: [email protected] url: www.unicosettimanale.it Direttore Responsabile Bartolo Scandizzo Condirettore Oreste Mottola [email protected] In Redazione Vincenzo Cuoco, Enza Marandino Segreteria di Redazione Gina Chiacchiaro Tiratura: 5000 copie Grafica ed Impaginazione Grafica fBasile Designer grafico Stampa Grafiche Letizia - Capaccio (Sa) Iscritto nel Registro della Stampa periodica del Tribunale di Vallo della Lucania al n.119 Responsabile Trattamento Dati Bartolo Scandizzo Abbonamento annuale 20,00 Euro Conto corrente postale num. 53071494 intestato a Calore s.r.l. Iscritto all’Unione Stampa Periodica Italiana 15