N. 20/2005 Anno V - L’OCCHIO PARLANTE - Quindicinale di informazione e attualità - Aut. Trib. Ta n. 568 - (Poste Italiane spa - Spedizione in A.P. - 70% - DCB Taranto Transiti) - € 1
7 Ottobre
2005
...ancora alluvione!
...SOCIETA’ Il peperoncino LA VOCE DELLA GENTE Faggiano SPORTISSIMAMENTE Scherma SPETTACOLI Katia Ricciarelli CULTURA 200 anni di Massoneria a Taranto...
Arredare
con creatività e passione
SAN GIORGIO JONICO (TA) - Via Lecce, 13 - Tel. 0995918941
S O M M A R I O
4 - ATTUALITA’
7 Ottobre 2005... ancora alluvione!
8 - LA VOCE DELLA GENTE
Faggiano
10 - IN POLITICA
Pietro Scaligina, Consigliere comunale Massafra
12 - SOCIETA’
Il Peperoncino
14 - SPORTISSIMAMENTE
Scherma
16 - SPETTACOLI
Katia Ricciarelli
18 - CULTURA
Massoneria a Taranto
19 - ARTE E CULTURA
- Ciro Lupo
- Artisti tarantini in trasferta
N. 20/2005 Anno V - L’OCCHIO PARLANTE - Quindicinale di informazione e attualità - Aut. Trib. Ta n. 568 - (Poste Italiane spa - Spedizione in A.P. - 70% - DCB Taranto Transiti) - 1
21 - FLASH Notizie in breve
23 - L’OROSCOPO DI PICIUS
7 Ottobre
2005
...ancora alluvione!
...SOCIETA’ Il peperoncino LA VOCE DELLA GENTE Faggiano SPORTISSIMAMENTE Scherma SPETTACOLI Katia Ricciarelli CULTURA 200 anni di Massoneria a Taranto...
L’OCCHIO PARLANTE
20/2005
Quindicinale di attualità e informazione
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E
Editoriale
le “primarie” sono andate...
Vittoria (?) scontata di Prodi, seguito da Bertinotti, Mastella
e via via gli altri.
Si sapeva già da prima, quindi, perchè sprecare tempo e
denaro (facendosi dare anche un euro dagli elettori, come
contributo)?
In Italia si ha moto tempo da perdere e si vuole dimostrare
qualcosa che già si sa.
Comunque sia...
Adesso che ha vinto (?) Prodi, sono già sorti i primo
problemi.
A quale partito appartiene Prodi?
Si fanno delle possibilità, ma la situazione è alquanto,
lasciateci andare il termine, ridicola.
Si sono fatte le elezioni primarie per stabilire chi doveva
essere il leader di riferimento per il Centrosinistra, ma a
quanto pare non è servito a nulla, tant’è vero che ogni
partito sta già dichiarando che, alle elezioni politiche del
2006, comunque correrà da solo e non, come vorrebbe il
leader scelto, sotto un unico simbolo.
A questo punto viene spontaneo chiedersi: se nel Centrosinistra non sono daccordo su come presentarsi alle
prossime elezioni, se il programma del leader viene già
messo alla distanza dall’inizio, se... e ce ne sono tantissimi
se..., come si può pensare di essere credibili agli occhi
dell’elettorato?
A quello che si è capito la perdita di tempo delle elezioni
primarie, è servita solamente, o per la maggior parte, a
Rifondazione comunista, per confermare i propri presunti
numeri, in maniera tale da porre poi delle condizioni,
magari le solite...
Ed ecco che, come previsto, Rifondazione comunista, per
bocca del suo Segretario provinciale, ha già chiesto una
verifica politica (ripartizione degli Assessorati o che
altro?) alla Provincia di Taranto.
A questo punto, giustamente aggiungiamo noi, se si è
accettato il gioco, adesso si prendono anche le conseguenze! Quali saranno si vedrà quanto prima. Certo è che il
Presidente della Provincia deve, avendo nella propria
coalizione Rifondazione comunista, fare questa verifica
immediatamente. Magari, quando siamo in stampa è stata
già fatta. Vedremo...
Sul fronte del Comune di Taranto tutto tace. I fornitori
continuano a piangere nell’attesa dei propri soldi e Taranto
continua a piangere...
Speriamo che questa situazione si sblocchi presto, così
come annunciato, perchè altrimenti rischia di essere
vanificato il lavoro svolto di riposizionamento della città
di Taranto nell’ambito dell’Italia e dell’Europa... del
mondo ci sembra ancora presto...
Per quanto riguarda la Regione Puglia, poi, attendiamo
ancora chiarezza, su ogni fronte.
Per il momento la cosa che si nota maggiormente è il
continuo viaggiare, probabilmente per impegni di lavoro
istituzionale, del Presidente.
Ci saremmo aspettati una maggiore vicinanza all’elettorato,
ma così non è stato.
Un’ultima cosa, Presidente: basta con le differenze ed i
privilegi per Bari e provincia! (VitoC)
Dopo due anni torna l’incubo dell’alluvione.
Ora non è più un evento!
C
ome rivedere le scene di un film
già visto. Ma ancora una volta, i
protagonisti sono gli stessi. Trovarsi nuovamente di fronte all’imponderabile forza della natura. E temere il peggio.
Dietro di sé l’alluvione dello scorso 7
Ottobre ha lasciato segni tangibili, nelle
dimensioni e nell’entità dei danni procurati.
A pochi giorni dal nubifragio, già solo il
fango di cui le strade, le aziende, i campi
e i canali erano pieni ha costituito lo scenario più desolante. Ed è proprio questo
lo stesso triste spettacolo che ci ha accolti
nel nostro viaggio. Il colore del fango
ancora sui muri, come per ricordare il suo
passaggio, decine e decine di centimetri
delle mura come se fossero dipinte a mano.
Campi allagati, occupati da veri e propri
laghi di acqua che ricoprono tutto, il lavoro
umano prostrato, in ginocchio.
Per il momento sono solo gli occhi a fare
una stima dei danni, le cifre esatte arriveranno tra qualche tempo, quando saranno
ultimati i lavori di ripristino di tutte le zone
colpite. Ma a ben vedere, esistono numerosi
danni collaterali che non fanno altro che
aggiungere peso all’entità dell’evento.
Eppure, tutti sono concordi nel dire che
rispetto all’alluvione dell’8 Settembre
2003, il nubifragio che si è abbattuto quest’anno sugli stessi luoghi già colpiti due
anni fa, ha causato meno danni. I motivi
sono diversi, alcuni ascrivibili alla realtà
del fatto, ossia all’intensità con cui l’acqua
è effettivamente caduta, altri dipendenti
dalle opere di prevenzione messe a punto
dai diversi soggetti interessati, senza dimenticare che la storia è maestra di vita e
che quindi l’esperienza vissuta in passato
può certamente essere d’aiuto. Naturalmente esistono anche aree che, se nel 2003 non
hanno subito danni rilevanti, quest’anno
invece sono state messe in ginocchio. Un
esempio concreto e ben visibile ci viene
offerto dalla Metalmeccanica Ilfa, azienda
di Massafra che rispetto al 2003, quando
ha visto allagarsi solo il piazzale antistante
lo stabilimento, lo scorso 7 Ottobre ha
vissuto una situazione ben diversa. Ad
accoglierci sono stati gli stessi dipendenti
indaffarati nel cercare di eliminare i grossi
4 L’Occhio parlante
residui di fango presenti in fabbrica. Ad
illustrarci le difficili condizioni in cui si è
trovata l’azienda è stato il proprietario
della stessa, il Sig. Festa: uffici allagati,
documenti persi, macchinari compromessi,
parte del muretto adiacente lo stabile crollato, uno dei due cancelli di entrata portato
via dall’acqua, mancanza della linea telefonica. Quest’ultimo problema in particolare si ripercuote anche nei giorni successivi all’alluvione - ci ha spiegato il
proprietario - perché abbiamo commesse
da svolgere e rischiamo di compromettere
il lavoro.
A pochi metri di distanza da lì, un’azienda
che due anni fa ha subito ingenti danni
economici, quest’anno può ritenersi, a
buona ragione, fortunata. E a spiegare le
motivazioni per cui Polibeck ha resistito
alla forza delle piogge è stato il Responsabile Commerciale dell’azienda, il Rag.
Pellegrini: Non saremmo qui a parlare ha tenuto a sottolineare più volte - se
l’azienda non avesse messo in atto le giuste
misure di prevenzione che oggi ci permettono di ritenerci fortunati. Dopo l’8 Settembre 2003 infatti, la Polibeck pensò bene
di creare delle mura di cinta che quest’anno hanno retto addirittura all’urto provocato dal crollo del muro e del prefabbricato
presenti di fronte e che sono fuoriusciti,
giungendo a sbattere contro le nostre mura.
Unica possibilità per arginare i danni ed
evitare il peggio sembra dunque la via
della prevenzione, delle opere costruite in
vista del futuro, dei lavori di manutenzione
ordinaria. Di questo parere sono apparsi
tutti i Sindaci che abbiamo incontrato,
disponibili nell’illustrarci le singole situazioni dei Comuni, insieme alle esigenze e
alle difficoltà, ma anche alle proposte e
alle iniziative mirate soprattutto alla salvaguardia del territorio. Difficile dire quale
dei Comuni sia quello maggiormente colpito e danneggiato, soprattutto perché le
aree dove intervenire sono tante e vaste,
ognuna con caratteristiche proprie diverse
dalle altre, quindi esigenti misure di intervento appropriate. In linea generale è possibile affermare che i campi sono sicuramente le zone che, per morfologia, pagano
più pesantemente le conseguenze degli
eventi alluvionali dai quali sono investiti.
Il primo a farci una panoramica della situazione che ha coinvolto le campagne è
stato il Sindaco di Mottola, Giovanni
Quero (foto sopra), il quale ha tenuto a
sottolineare i principali problemi riguardanti soprattutto le aziende agricole e zootecniche, nonché l’agricoltura, che crede
purtroppo compromessa per quest’annata.
Nell’analisi affrontata dal Sindaco Quero,
emerge come dato positivo il vantaggio
offerto dai canali e dalle gravine puliti
che hanno permesso all’acqua di defluire
regolarmente, fungendo essi stessi da drenanti capaci di assorbire buona parte delle
piogge. Escludendo il caso di una famiglia
rimasta isolata per quasi due giorni, la
situazione è stata tenuta regolarmente sotto
controllo grazie all’efficienza degli interventi ad opera dell’arma dei Carabinieri,
della Polizia Municipale, del Corpo Forestale, nonché degli Uffici Tecnici del Comune, che il Sindaco di Mottola ha tenuto
a ringraziare pubblicamente. Nonostante
il mancato avviso di allerta da parte della
Prefettura, i Sindaci dei Comuni interessati
dal nubifragio hanno provveduto sin dalle
prime ore del mattino di venerdì 7 Ottobre
ad allertare la Protezione Civile, restando
in continuo contatto telefonico tra loro
stessi (per quanto possibile, data la mancanza di rete di telefonia fissa e mobile
7 Ottobre 2005
Durante e dopo
l’alluvione
Foto: LB, RP,
e gentile
concessione
ILFA
non si fermano all’entità dell’alluvione
che ancora una volta ha portato con sé
smodati danni economici, ma vanno oltre.
Racconta di aver fatto un giro in elicottero,
con la Marina Militare e il Dipartimento
Nazionale di Protezione Civile e di aver
visto dall’alto la bellezza del territorio,
l’ignoranza degli amministratori e la stupidità degli uomini. Ammette le responsabilità dell’uomo in generale, il Sindaco, e
degli amministratori in particolare. Ciò
che si vede è spaventoso - dice in un primo
momento, poi si corregge - no, non è spaventoso, è chiaro. I corsi d’acqua sono
evidenti: basterebbe non impedire il loro
naturale deflusso. Le zone dell’agro che
dovuta alle forti piogge).
Ma se Mottola, paese collinare, ha visto
precipitare la situazione soprattutto nell’agro, così non è stato per gli altri Comuni.
Il Sindaco di Palagianello, Francesco
Petrera (foto sopra), ha innanzitutto fatto
notare che, a differenza di due anni fa,
l’alluvione del 7 Ottobre è stata preceduta
da una settimana di pioggia che aveva già
intriso i terreni di acqua, non permettendo
di assorbirne ulteriormente. E a Palagianello, anche il borgo ha vissuto situazioni
di emergenza: allagati la zona artigianale,
un bar in piazza e qualche abitazione.
Sebbene non si siano presentate emergenze
di notevole importanza, il Sindaco ha tenuto a sottolineare come anche solo la
presenza dei mezzi dei Vigili del Fuoco o
di altri Enti avrebbe potuto tranquillizzare
più facilmente gli animi dei cittadini che
hanno visto penetrare l’acqua nelle loro
case.
Diversamente a Palagiano, dove la gente
ha reagito esternando solo rabbia per il
ripetersi di un disastro purtroppo già conosciuto. Anche qui il borgo è stato interessato, anzi il Comune di Palagiano ha
danni quando l’acqua passa e quando
resta - ha affermato il Sindaco Rocco
Ressa (foto a lato) - tanto più che i 2/3
dell’abitato del paese sono costituiti da
case collocate al piano terra, che insieme
agli scantinati e alle zone più depresse
hanno subito dannosi allagamenti. Ma
sicuramente l’importanza delle opere di
prevenzione effettuate in questi due anni
e l’immediatezza dei soccorsi della Protezione Civile e delle altre Forze armate
intervenute hanno impedito l’aggravarsi
della situazione.
E i commenti del Sindaco di Palagiano
6 L’Occhio parlante
si sono allagate sono proprio quelle nate
negli alvei di scolo delle acque. La verità
sta sempre nel mezzo. Esistono zone dove
non è possibile coltivare, o dove chi coltiva
deve essere consapevole dei rischi che ciò
comporta. Certo è che trovarsi di fronte a
canali di scolo arati continuamente, con
alberi ad alto fusto, è una grave irresponsabilità. E naturalmente non parliamo di
tutti gli agricoltori, ma soltanto di specifici
casi che andrebbero esaminati e che probabilmente hanno dato il loro piccolo contributo al problema degli allagamenti. Dello
stesso parere è apparso il Sindaco di Palagianello il quale nell’esaminare le diverse
misure di intervento, ha ribadito come vista
la frequente scadenza con la quale si verificano queste situazioni temporalesche,
non è più possibile parlare di “evento”.
Diventa pertanto necessario individuare
le cosiddette zone svantaggiate, ossia quelle aree che non hanno dei privilegi, godendo di requisiti non simili alle altre: bisogna
riperimetrare alcune aree, concedendo
agli agricoltori interessati degli sgravi
fiscali, ma nello stesso tempo impedendo
loro di intensificare l’attività agricola in
relazione alle esigenze del territorio. È
una sorta di educazione del cittadino alla
salvaguardia dell’ambiente e indirettamente della propria salute.
Un quadro particolare ha presentato il
Comune di Castellaneta, dove i principali
disagi si sono verificati sulle strade, urbane
ed exraurbane.
Il Sindaco di Castellaneta, Andrea Nicolotti, si è ritenuto soddisfatto dell’intervento
della Protezione Civile, vista soprattutto
l’enorme quantità d’acqua che scendeva e
che ha fatto temere il peggio. Per conoscere
a fondo la reale situazione all’indomani
dell’alluvione, abbiamo incontrato il Maresciallo Loforese della Polizia Municipale di Castellaneta, la cui attenzione è
caduta in particolar modo sulla necessità
di intervenire quanto prima per ripristinare
la rete fognaria (bianca e nera) di tutte le
strade, nonché sulla necessaria opera di
manutenzione che deve entrare all’interno
dei compiti di natura ordinaria svolti dall’Amministrazione. Così come è incombente il bisogno di avere una organizzata
squadra di soccorso che in caso di emergenza sappia dove e come operare. In
questo senso l’esperienza dell’8 Settembre
2003 non è servita a nulla, c’è la buona
volontà di chi mette a disposizione le proprie forze, ma non c’è una sana organizzazione di pronto intervento. È stato invece
il Responsabile dell’Ufficio Agricoltura
del Comune di Castellaneta, il Rag. Giandomenico, a darci realtà della rete viaria
che fa parte del territorio di Castellaneta:
311 km di strade, più il “regalo” da parte
dell’Ente di sviluppo regionale, risalente
ad un paio di mesi fa, di altri 150 km circa,
per un totale di quasi 500 km di strade
rurali. Si tratta di strade ad intenso traffico,
sia veicolare che di mezzi pesanti. E ciò
fa ben comprendere quali costi comporti
la manutenzione e ora il rifacimento di
alcune strade gravemente colpite dall’alluvione. I bilanci comunali non possono
certamente far fronte a queste spese per
opere strutturali indispensabili: necessario
è il finanziamento da parte di altri Enti
superiori. E se a Castellaneta Marina la
situazione si fa ancora più grave rispetto
al borgo cittadino del Comune, lo stesso
accade per Ginosa, dove le maggiori difficoltà si sono presentate nella zona a pochi
metri dal livello del mare, Ginosa Marina
appunto.
Il Sindaco Gino Montanaro e in seguito
il Responsabile Ufficio Tecnico del Comune di Ginosa, geometra Alfredo Clemenza,
hanno sottolineato che uno dei principali
disagi è stato la mancanza della linea
telefonica che ha costretto il 118 ad attivare
un ponte radio provvisorio.
Alla stessa maniera dei Sindaci degli altri
Comuni, da Massafra a Palagianello, Palagiano, Mottola e Castellaneta, anche il
Sindaco di Ginosa ha chiesto che si avvii
la procedura per il riconoscimento dello
stato di calamità naturale del territorio.
Ed è ancora dai primi cittadini che vengono
avanzate le diverse ipotesi di intervento e
di prevenzione.
A seguito dell’alluvione del 2003 la parte
della provincia jonica interessata è stata
oggetto di un finanziamento di 20 milioni
di euro da parte del Cipe, divisi poi tra i
singoli Comuni.
Ma ciò che è emerso è che manca un coordinamento e che ogni paese agisce in
vista delle proprie esigenze.
Giustissimo - ha affermato il Sindaco Petrera - ma un’alluvione non si ferma al
confine tra due territori.
E il primo cittadino di Palagiano gli fa
eco: è necessaria una cabina di regia,
quantomeno a livello regionale, che permetta di integrare i lavori che riguardano
la salvaguardia del territorio.
Si chiedono altresì amministrazioni più
attente e che non lascino concessioni dappertutto, che non chiudano più gli occhi,
ma soprattutto l’importanza di sostegni
economici da parte della Regione Puglia,
senza che questo svincoli ciascun Comune
dai compiti di tutela del territorio stesso.
Tra tutti i disagi che il territorio jonico ha
sopportato, uno in particolare si è trasformato in protesta, alla ricerca dell’attenzione
dell’Amministrazione comunale. Parliamo
di Lido Azzurro, la zona a ovest della città
di Taranto che insieme alla Contrada Pantano, è stata investita gravemente dall’alluvione del 7 Ottobre.
Le cinque famiglie che vi abitano sono
state costrette a lasciare le loro case a causa
degli allagamenti e a vivere per qualche
giorno in alcune tende improvvisate. Barricate per bloccare la 106: questo è stato
lo scenario di domenica 9 ottobre, a cui è
seguito subito l’intervento del Sindaco di
Taranto Rossana Di Bello, al fine di rassicurare le famiglie. Le principali misure
di intervento sono state quelle di assistenza
alle persone - ha spiegato il Dirigente del
Settore Ambiente del Comune di Taranto,
l’Ing. Michele Mirelli - sono stati effettuati
sopralluoghi sulle canalizzazioni, anche
se le opere di manutenzione straordinaria
sul fiume Tara erano state già effettuate
in precedenza. In effetti le canalizzazioni
del Comune di Taranto non hanno dato
alcun problema. Ad ogni modo gli interventi di manutenzione continueranno: per
quanto riguarda la situazione nei pressi
di Lido Azzurro, è in programma il rifacimento della fogna bianca, mentre allo stato
attuale prosegue l’assistenza alle famiglie
per le quali sono state rese agibili le abitazioni, ma grossi problemi restano per il
mobilio e gli impianti elettrici.
Cosa resta da dire? Forse sono già solo le
immagini a parlare. E probabilmente in
tanti hanno già detto molto. Aspettiamo i
fatti, ora! (Roberta Poggi)
L’Occhio parlante 7
FAGGIANO
ritornano gli ideali,
ma necessitano gli aiuti
per renderli concreti
A
una distanza di 16 km dal capoluogo jonico sorge Faggiano,
piccolo centro di circa 3500
abitanti. La sua origine risale al tredicesimo
secolo, anche se le prime fonti scritte sono
del quindicesimo secolo, ove si parlava di
“Casale” povero e con una scarsa densità
di popolazione. Così rimase fino a quando
fu ripopolato da una numerosa colonia
albanese. Le sue vicissitudini storiche
hanno segnato il valore e le virtù dei cittadini, che ce ne hanno parlato con fierezza
ed orgoglio. Dopo anni di dispute, dazi,
balzelli e lunghi processi di natura fiscale
tra il Regno di Napoli e Faggiano, i Faggianesi ne uscirono vincitori, ottenendo il
titolo di “Comune” libero ed autonomo.
A ricordo di questa storia, esiste una iscrizione riportata sulla facciata della Chiesa
Madre, dedicata a Maria SS. Annunziata.
Vivace è stato l’incontro con gli abitanti
Faggianesi. Sul posto si è riscontrata grande
disponibilità e voglia di parlare. Soprattutto
tra le persone più anziane, tutto ciò è apparso così evidente che è stato proprio un
gruppo di loro ad avvicinarci, spinti forse
dalla curiosità e dalla novità di vedere un
volto nuovo. Ci hanno chiesto: “da dove
venite?” “di dove sei?”.
Spiegando la nostra presenza, oltre a darci
interessanti cenni sulla storia del paese, ci
hanno detto che il loro ritrovo è da sempre
quella piazza antistante la Chiesa Madre.
Per loro, che hanno avuto una vita di intenso lavoro e fatica nei campi: “Faggiano
è un centro agricolo e pastorizio; il nostro
vino e il nostro olio non hanno niente da
invidiare a nessuno”. “La nostra fortuna
è che il paese è collegato a molti altri
vicini: San Giorgio, Pulsano, Roccaforzata,
Leporano. A differenza loro però, noi che
avevamo una crescita maggiore, ci siamo
bloccati”. Chiedendo maggiori ragguagli:
“Quando passavo da Leporano, il centro
era dall’Arco al primo lampione, oggi è
tanto cresciuta. Noi invece che, all’epoca
8 L’Occhio parlante
eravamo già sviluppati, ci siamo fermati”.
Cercando di capirne le cause: “Faggiano
non ha attrattive, non ha il mare o monumenti da visitare, il problema è che non è
un paese di passaggio, qui ci devi venire
perchè conosci qualcuno o durante il periodo di Natale, quando c’è il Presepe
Vivente”.
Fonte di prestigio è infatti proprio il Presepe, che si tiene nella zona rupestre e che
quest’anno giungerà alla dodicesima edizione. “Se verrete a vedere il Presepe,
troverete tanta gente da tutte le province
vicine, non solo da Taranto, ma anche da
Lecce e Brindisi. In quel periodo il paese
è in movimento, ci prepariamo tutti a questo grande evento tanto atteso”. “Al nostro
Presepe ci lavora tanta gente, anzi già da
ora si stanno organizzando i preparativi”.
Abbiamo chiesto come si riesce a gestire
un progetto così grande: “il Presepe è
organizzato dall’Associazione Riscoperta
Tradizioni Popolari. La volontà dei Faggianesi è tanta, anche nelle attività sportive; il calcio e la pallavolo ad esempio,
anche se di concessione comunale, sono
gestite autonomamente”. “Nel mese di
Luglio si svolgono le “Confrontiadi”, i
giochi dei rioni, anche questi organizzati
da privati come l’Associazione Idee a
Confronto”. Qual è la situazione politicoamministrativa? “In politica, nonostante
i nuovi partiti, per noi esiste ancora la
Democrazia Cristiana o il Partito
Comunista”. “Il Sindaco Domenico Sgobba è già stato Sindaco, conosce il paese
e per questo speriamo che possa fare qualcosa di buono. La vita di un paese non
dipende solo dai partiti o dagli uomini che
lo governano, non è neanche questione di
numero di abitanti, tutto dipende dalla
volontà e dalle iniziative degli amministratori e dei cittadini insieme”. “Faggiano è
un paese piccolissimo, ma c’è ancora tanto
da fare, tanti lavori trascurati dalle precedenti amministrazioni. Quella attuale si
sta impegnando almeno per ripulire un
po’ il paese che stava andando a rotoli”.
“La Villa Comunale è in abbandono, ma
a volte fanno bene perchè, se c’è qualcosa
di buono, per colpa di qualcuno viene
distrutto”.
Differenti le opinioni sulla cava dismessa:
“ormai mezza collina non esiste più, prima
c’era un paesaggio bellissimo, come si
può vedere in quella parte di collina ancora
coperta dalla pineta Serra di San
Crispieri”. Per altri, invece: “la cava era
di gran prestigio per Faggiano, dava lavoro e produceva pietre e materiale edile
in grande quantità, distribuito in tutta la
provincia”. Tra i giovani: “i negozi sono
molto pochi, ma non è questo quello che
ci interessa, nè tantomeno ci interessa che
il marciapiede sia nuovo o ci siano fioriere
e panchine. Sono importanti sì, ma quello
che conta è il futuro del paese e spesso le
iniziative ci sono ma per problemi di concessioni, permessi e pratiche burocratiche,
tutto diventa più difficile”. “Da due anni
a questa parte, i giovani stanno scomparendo; prima la Piazza Aldo Moro era
pienissima, soprattutto in estate, qualcosa
sta cambiando”. Abbiamo chiesto a un
gruppo di ragazzi di dare qualche suggerimento o proporre delle iniziative che possano migliorare l’attuale condizione, definita “monotona”: “ci sarebbe bisogno di
incentivare le idee, che certamente non
mancano. Parlando tra noi ragazzi, si
capisce che gli ideali sono tornati, occorrerebbe un aiuto da parte di qualcuno per
rendere concrete le idee”. Qualcun altro
ci ha detto: “si dovrebbero sfruttare le
risorse ambientali”. Ed ancora: “visto che
la situazione di Faggiano è simile a tante
altre province vicine, promuovendo l’Università a Taranto, siamo sicuri che tante
cose cambierebbero, i giovani non andrebbero via e nuove menti tornerebbero utili
per lo sviluppo e la crescita del nostro
paese”. Auguriamocelo!... (Lucia Basile)
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MASSAFRA
“...se l’Amministrazione Cofano è stata soddisfacente,
che venga premiata,
altrimenti c’è una valida alternativa
da prendere in considerazione!”
L
a situazione politica che il Comune
di Massafra vive è sotto gli occhi
di tutti. Dal Giugno 2001, quando
venne eletto il Sindaco Cofano, sono passati ben quattro anni, e da allora il quadro
probabilmente ha visto solo peggioramenti,
pochi passi in avanti. Soprattutto lo spostamento a sinistra del Sindaco ha agitato
le acque, ha sconvolto i cittadini, ha creato
delusioni.
Per entrare nel merito del problema abbiamo ascoltato il Consigliere Comunale Pietro Scaligina. La sua decennale esperienza
in campo politico ha trovato sfogo nell’estrema chiarezza con cui ha esaminato
il passato e il presente delle circostanze in
cui vive la politica massafrese. Nessuna
illusione, né vana speranza, solo un grande
senso di responsabilità nei confronti dei
cittadini, dell’elettorato, della comunità
intera, una grande delusione, una sincera
voglia di fare, un complicato interrogativo
sul futuro di Massafra.
Proviamo a tracciare un breve storico di
quest’Amministrazione Comunale...
Siamo partiti con una coalizione di Centrodestra, sostenuti da tre liste: Forza
Italia, Alleanza Nazionale e Movimento
per Massafra. Al ballottaggio, sostenendo
il Sindaco Cofano, abbiamo vinto le elezioni: 11 Consiglieri per FI, 1 per il Movimento per Massafra, 6 per AN. Ci furono
degli accordi, precisi impegni tra di noi,
soprattutto all’interno del partito di maggioranza relativa, impegni scritti con cui
ogni Consigliere si collocava in un certo
modo nella compagine dell’attività amministrativa. Ma si capì subito, addirittura
dalla prima votazione al Presidente del
Consiglio (si votava per Giuseppe Marraffa), che quegli impegni venivano disattesi.
Perché Marraffa Presidente del Consiglio?
Per due motivi, per me ovvi: primo perché
è il più anziano della compagine di Centrodestra, e poi perché è il primo degli
eletti. Quindi non c’era motivo di dubitare.
Nel frattempo si elesse la Giunta, ma dopo
10 L’Occhio parlante
Pietro Scaligina
già quattro mesi questo schieramento che
aveva vinto le elezioni si è rotto. Dunque
l’attività concreta di questa Giunta non è
mai partita, non parliamo di un problema
che è sorto dopo uno, due anni, ma subito.
Le persone indicate dai cittadini a governare Massafra non hanno mai messo in
atto le indicazioni che hanno invece disatteso. Dopo quattro mesi il Sindaco ha
lasciato letteralmente “a casa” gli Assessori del gruppo di FI che non sentiva suo,
ossia quello che si rifaceva a Tamburrano
e non a Brizio. In realtà, noi in buona fede
non abbiamo mai voluto creare due gruppi.
E a dire il vero, i segni di un ribaltone non
si sono visti subito. Ciò che è successo
dopo che il Sindaco ha cominciato ad
agganciare Consiglieri dell’altro schieramento, addirittura il suo concorrente al
ballottaggio. A Ottobre la situazione era
già questa e noi siamo andati avanti così.
In Consiglio comunale con coerenza e
serietà abbiamo sempre votato i problemi
che riguardavano la collettività, ma allorquando ci siamo resi conto che si trattava
di problemi “particolari” e non dibattuti
a dovere, né approfonditi, abbiamo sempre
votato contro. Il peggior male che si possa
fare ad una comunità è agire in vista di
interessi particolari. Abbiamo fatto opposizione fino alla fine, fino a poco tempo
fa, quando abbiamo votato contro gli equilibri di bilancio. Che cosa dire di questa
Amministrazione? La mia è una veduta
strettamente personale, questo è chiaro,
ma credo che il capo di questa Amministrazione, forse in buona, forse in cattiva
fede, non ha mai voluto un’equipe vera
con cui amministrare il paese. Da dove
deriva questa conclusione? L’analisi è
facile: se consideriamo che nel giro di
quattro anni ha cambiato circa 15 Assessori, significa che non ha mai progettato
con dei collaboratori qualcosa che potesse
veramente interessare la collettività. E’
questo ciò che dispiace di più, la mancanza
di una progettualità concreta, non tanto il
passaggio a sinistra, che può rientrare
nell’ambito delle scelte personali. Non si
è mai vista un’Amministrazione attenta,
né ai giovani, né alla cultura, non si è mai
promosso alcun dibattito. Ci siamo mossi
soltanto per il problema riguardante
l’Ospedale di Massafra, che da una parte
ci vedeva mortificati per il fatto che la
comunità era costretta a fare riferimento
al di fuori del paese per la cura della
propria salute, dall’altra ci vedeva fortemente impegnati perché volevamo salvarlo
in tutti i modi. E noi abbiamo combattuto
anche contro l’allora Presidente della
Regione Fitto, del nostro stesso partito.
Ora, con il nuovo Presidente Vendola speriamo ci sia una rivisitazione, altrimenti
riprenderemo la nostra battaglia.
Dunque, quale bilancio crede sia possibile
trarre da questa situazione?
Il bilancio è certamente negativo. Negativo
perché se effettivamente col gruppo che
ha vinto le elezioni avremmo potuto fare
100, ora non so quale percentuale di questo
100 siamo riusciti a raggiungere. A mio
parere, davvero molto bassa, soprattutto
perché non c’è stata collaborazione né
tenacia nel voler fare a tutti i costi. La
delusione non è poca: Massafra può fare
tanto, anche per la posizione che occupa,
per le potenzialità economiche, che vengono purtroppo soppresse. E allora cosa
devo dedurre? Che il Sindaco non ha il
desiderio di fare di più. Pensiamo un attimo: ha azzerato la Giunta! Li ha dimessi
il 1° Ottobre e non li ha più nominati!
Come si presenta la situazione politica
attuale?
Bisogna ridare la parola agli elettori: è
questo il nostro augurio. Facciamo finire
questa cuccagna! Del resto, nel Consiglio
Comunale non si riesce più ad individuare
schieramenti definitivi. Tranne pochi esempi, tutti gli altri non si sa quale bagaglio
portino, di quale idea siano. Alla fine, è
facile sciogliere il nodo: andiamo a votare
e vediamo chi merita davvero. È un atto
di responsabilità, nonché una risposta
seria ai cittadini massafresi.
Quale crede possa essere il futuro per il
Comune di Massafra?
È abbastanza difficile prevedere come
andrà a finire questa vicenda. Io in realtà
non ho molta speranza. Fare un pronostico
è davvero difficile, se non impossibile.
Esistono probabilmente delle trattative tra
di loro, loro scelte, di cui non sappiamo
l’oggetto: noi abbiamo fatto la nostra,
chiedendo la fine della legislatura. Altrettanto difficile è pronosticare il futuro dell’orientamento dell’elettorato massafrese:
se premierà nuovamente la Casa delle
Libertà, o se voterà a sinistra. In fondo,
la Casa delle Libertà non ha governato, e
non si dovrebbe addebitare tutto alla coalizione che quattro anni fa ha vinto le
elezioni, perché in realtà noi abbiamo fatto
e continuiamo a fare opposizione. Mi rendo
conto che l’elettore è confuso, a meno che
non conosca a fondo la dinamica dei fatti
o sia un addetto ai lavori.
In conclusione, come si porrà il partito
al quale appartiene alle prossime elezioni
comunali?
Noi certamente presenteremo la lista di
Forza Italia, questo è fuori di dubbio. Ci
presenteremo come avversari in netta contrapposizione a questo Sindaco. E’ questo
il dilemma che porremo all’elettore: se
l’Amministrazione è stata soddisfacente,
che premi quel gruppo, altrimenti ha davanti a sé una valida alternativa da prendere in considerazione! (Roberta Poggi)
La
Panna
TARANTO - Via Dante, 219/c - Tel. 0997363125
L’Occhio parlante 11
PEPERONCINO
una passione... piccante!
I
n tantissimi Paesi, ed in Italia in grandissima misura,
ad accompagnare tanti dei piatti più prelibati e particolari c’è il peperoncino: condimento piccante,
pungente e saporito ormai non più prelibatezza unica e
tipica della cucina messicana.
Perché si dice faccia bene, perché piace quel sapore forte
e stuzzicante, perché si pensa sia afrodisiaco... Non importa
il motivo per cui tante persone lo utilizzano per insaporire
i propri piatti: il peperoncino è oramai divenuto quasi un
must per tanti di noi. Con un passato lungo ed affascinante
alle sue spalle.
Il peperoncino piccante era utilizzato come alimento fin
dai tempi antichissimi: grazie alla testimonianza di reperti
archeologici, sappiamo che era conosciuto in Messico
9000 anni fa e già nel 5500 a.C. era presente in quelle
zone come pianta coltivata. Una precisa testimonianza la
si trova nella biografia di Montezuma, ultimo signore
degli Aztechi, che, prigioniero di Cortez, passava il tempo
scherzando con le sue concubine mangiando pietanze con
peperoncino rosso. In Europa il peperoncino è arrivato
con Cristoforo Colombo, il quale lo importò dalle Americhe. Ma prima di quella data si era già diffuso in Asia e
Africa per tratte diverse da quelle dei bianchi.
L’uso del peperoncino e di alcune spezie sconosciute agli
europei, infatti, ebbero una spiccata fortuna presso molti
popoli lontanissimi e del tutto diversi gli uni dagli altri,
dando luogo a fenomeni di diffusione in gran parte estranei
alle correnti mercantili dei bianchi.
Un esempio tipico è offerto dalla più piccante fra tutte le
spezie, nota da noi come pepe di Cajenna o paprika
(capsicum frutescens): originaria dell’America tropicale,
questa spezia fu precocemente trasportata e trapiantata in
Asia ed Africa, ove si propagò da una tribù all’altra con
tanto successo da essere considerata come ingrediente
della cucina tradizionale allorquando gli Europei penetrarono più tardi in queste regioni.
Sul diario di bordo della prima spedizione di Colombo,
Bartolomeo de Las Casas scriveva: “La spezia che essi
mangiano è abbondante e più importante del pepe nero”.
Chanca di Siviglia, medico di bordo della flotta di Colombo,
notò con meraviglia che gli indigeni si cibavano di una
spezia piccantissima che chiamavano agi: era peperoncino,
che lo stesso dottore decise allora di portare in Europa,
dove avrebbe poi avuto rapida diffusione, conosciuto fin
12 L’Occhio parlante
dall’inizio come “pepe delle Indie”.
Tutti i primi riferimenti storici al peperoncino sono quindi
legati al concetto di spezia; la sua storia, invece, si realizzò
seguendo vie diverse da quelle delle spezie raffinate e
costose.
Il successo del peperoncino fu immediato, ma non ci
furono i risultati economici che ci si aspettava all’epoca,
dal momento che la pianta, facilmente coltivabile dappertutto, si acclimatò benissimo nel Vecchio Continente. Con
grande delusione dei Reali di Spagna, che videro così
cadere i loro sogni di prosperosi guadagni. E mentre
Spagna, Portogallo, Olanda ed Inghilterra litigavano per
accaparrarsi le spezie vere e proprie, quelle che attecchivano
e crescevano solo nei Paesi di origine, il peperoncino
imbocca una strada tutta sua: diventa quasi subito “la droga
dei poveri”, di tutti quelli che non potevano permettersi
le costosissime spezie orientali.
Nel Cinquecento questo destino particolare è già conosciuto
e teorizzato.
Nicolò Monardes, autore di un Trattato sulle cose che
vengono portate dalle Indie Occidentali pertinenti all’uso
della medicina, scrive proprio in quel secolo che il peperoncino si usa esattamente come le spezie aromatiche “che
si portano dalle Molucche”; e aggiunge che la differenza
è che “quelle costano molti ducati, e quest’altre non costa
altro che seminarle”.
Un business mancato, quindi.
Un destino popolare e democratico che in pochissimo
tempo diffonde il peperoncino in tutto il mondo, soprattutto
tra le popolazioni povere con regimi alimentari monotoni,
carenti di proteine.
Col peperoncino i Messicani impararono ad insaporire le
tortillas, gli Africani la manioca, gli Asiatici il riso. In
Italia, grazie ad esso, soprattutto i meridionali (in special
modo i calabresi) hanno reso più vivace e gradevole una
cucina povera, vegetariana, fatta di ingredienti umili e di
pochissima carne.
Il peperoncino piccante, come tutti i peperoni, appartiene
alla famiglia delle Solanacee.
Le piante che ne fanno parte sono tutte ad alcaloidi che
hanno (chi più chi meno) effetti particolari sul sistema
nervoso umano: alcune sono vere e proprie piante medicinali, come la belladonna, lo stramonio, il giusquiamo, il
tabacco, la dulcamara, l’erba morella; altre, come la
patata, il pomodoro, la melanzana, fanno parte della nostra
alimentazione quotidiana.
Questa famiglia, molto numerosa, comprende 85 generi
e almeno 2200 specie: uno degli 85 generi è il capsicum,
al quale appartiene il peperoncino rosso piccante. Il nome
latino deriva da “capsa”, cioè scatola, per la particolare
forma del frutto che ricorda proprio una scatola con dentro
i semi; oppure dal greco “kapto”, che significa mordere,
con evidente riferimento al piccante che “morde” la lingua
quando si mangia.
In questo genere la specie più importante è il capsicum
annuum, al quale appartengono tutti i peperoncini che
conosciamo, e che raggruppa le varietà più diffuse: il
capsicum abbreviatum, l’acuminatum, il fasciculatum, il
cerasiferum, il bicolor e il christmas candle. Queste varietà
sono le più utilizzate in Italia.
Le altre centinaia di capsicum che ci sono in tutto il mondo
producono tanti tipi di peperoncini, di tante dimensioni,
forme e sapori che è praticamente impossibile classificarli:
persino fra i botanici più insigni non c'è concordia. Vale
la pena, perciò, di seguire il consiglio di uno studioso
importante come Tom Stobart, che suggerisce di dimenticare i nomi e le classificazioni scientifiche e chiamare i
peperoncini con i loro nomi locali: Pevium in Liguria,
Peuvroun in Piemonte, Peverone in Lombardia, Pevrum
in Emilia, Pepe rosso o Zenzero in Toscana, Lazzarette o
Cazzarele a Pescara e Chieti; Saittì a Teramo, Pepentò
piccante a L’Aquila, Diavulillu nel Molise, Peparuolo in
Campania, Diavulicchio in Puglia, Cancarillo, Pipazzu,
Pipi vruscente, Diavulillo in Calabria, Pibiri-moriscu in
Sardegna, Pipi russi in Sicilia, Cerasella, Mericanill,
Diavulicchiu in Basilicata.
Il capsicum annuum è un arboscello perenne che, in
condizioni di clima favorevole, viene coltivato annualmente.
Le piantine hanno altezza variabile, tra i 20 e gli 80
centimetri; foglie alterne, a forma di cuore o lanceolate;
fiori bianchi da Maggio a Settembre; dentro ci sono
l’androceo e il gineceo, che maturano contemporaneamente
con fecondazione autogena (senza l’aiuto degli insetti o
del vento).
Frutti e bacche di varia forma a seconda della varietà.
Originario dell’America centro-meridionale, il capsicum
annuum si coltiva nelle aree a clima caldo e temperato.
Attecchisce con facilità negli orti, ma anche nei vasi. Ha
trovato nel Sud Italia, soprattutto in Calabria e Lucania,
l’habitat più congeniale.
Per ciò che concerne il sapore, esistono peperoncini dolci,
piccanti e piccantissimi: tutto dipende dalla capsaicina,
che dà il sapore di piccante. In genere i più piccoli sono
quelli più piccanti.
Le varietà di peperoncino più conosciute nel mondo sono
il Bell Pepper (coltivato in California, in Olanda e nei
Paesi mediterranei), il Jalapeno (coltivato in Messico,
Texas e Sud Ovest degli Stati uniti), l’Habanero (nello
Yucatàn e ai Caraibi), il New Mexico (Messico e Valle del
Rio Grande), il Jamaican Hot (Jamaica e isole caraibiche),
il Kayenna (Louisiana, Messico, Asia e Africa), il Peperoncino (nei paesi mediterranei ed in California), il Serrano
(in Messico e Sud Ovest U.S.A.), il Poblano (Puebla, Città
del Messico e California), il Wax (Messico, California e
Sud Ovest U.S.A.), il Rocotillo (coltivato in Sud America),
il Thai (California e Sud Est asiatico), il Peperone dolce
(Mediterraneo e California), lo Scotch Bonnet (Jamaica,
Caraibi e Belize).
C’è uno stretto (e positivo) rapporto tra peperoncino e
medicina.
Innanzitutto perché il peperoncino è stomachico, cioè
favorisce la secrezione dei succhi gastrici, e quindi la
digestione.
Ma questo ortaggio svolge un’azione benefica anche per
alcuni malattie: alcolismo, arteriosclerosi, artrite e reumatismi, artrosi e lombaggine, caduta di capelli, cancro,
depressione, distorsioni, emorroidi, ferite, fermentazioni
intestinali, insufficienza epatica, laringite, malattie cardiovascolari, prostatite, tabagismo, ulcera gastrica, vene
varicose.
La caratteristica fondamentale del peperoncino è senz'altro
quella di essere una pianta vitale, in grado di stimolare
tutte le funzioni vitali del nostro organismo. E qual è più
vitale della pulsione sessuale?
Il peperoncino, grazie ai suoi principi attivi, al suo sapore,
al suo colore e alle sue altre mille qualità, è senza dubbio
una delle piante più adatte a stimolare e soddisfare nell’essere umano il desiderio sessuale.
È questo il motivo per cui si parla di questa come di una
pianta afrodisiaca.
La relazione peperoncino-eros è assai diffusa, ma quasi
mai vengono illustrati i meccanismi che ci sono alla base.
In ogni epoca storica, ogni popolo si è posto il problema
di cibi e bevande erotiche e ha dato risposte varie e diverse,
mai sorrette da basi scientifiche.
Virgilio nelle Georgiche decanta le proprietà dell’erba
eruca, altre culture esaltano i tartufi, il caviale, lo champagne, le ostriche.
Il peperoncino, al contrario di questi ultimi, non ha niente
a che vedere con gli ambienti raffinati, e, con tutta probabilità, la sua fama è dovuta più alla sua forma guizzante
e insinuante, al suo colore lucido e brillante, al suo sapore
prepotente e aggressivo, che ha in sé una sorta di attrattiva
di tipo sessuale. In ogni caso, una cosa è certa: il peperoncino è ricco di vitamina E (oltre a quelle A, B, C e D), da
sempre definita come “la vitamina della fecondità e della
potenza sessuale”. Il peperoncino, però, è spesso apprezzato
dalle donne anche per le sue proprietà benefiche per il
corpo.
È un ottimo riduttore della cellulite, ad esempio. Ed una
maschera facciale agli estratti di peperoncino è salutare e
rigenerante per la pelle del viso (lo stesso effetto si ottiene
con l’aggiunta della pianta in questione ai fanghi sulfurei
termali).
Il peperoncino è, infine, utilizzato anche in alcune diete
dimagranti, per donare lucentezza ai capelli e per i massaggi
revulsivi.
Tanti gli usi di “Sua Maestà il Peperoncino”, dunque. Usi
consolidati e spesso antichi quanto la sua stessa storia.
Che, ne siamo certi, continuerà ad accompagnare ancora
per lungo tempo le abitudini degli italiani come e più di
oggi. Non solo a tavola. (Annarita Zito)
L’Occhio parlante 13
SCHERMA
Campioni del Mondo ed Olimpici
ma nel nostro territorio
non riesce ad emergere
L
a nostra avventura continua,
esplorando un’altra disciplina che
rientra in quelli che vengono definiti sport minori (non perché abbiano
un’importanza minore); ora è la volta della
scherma, ovvero “disciplina sportiva che
insegna l’arte del maneggio di appositi
attrezzi allo scopo di superare in combattimento il proprio avversario, toccandolo
nei bersagli validi stabiliti per le varie
specialità e nel contempo di difendersi,
mediante le parate, dagli attacchi portati
dall’avversario”.
La scherma, quindi, ha radici storiche che
gli esperti tendono ad evidenziare considerato che, prima ancora che diventasse
sport, la stessa era parte necessaria dell’educazione delle classi sociali più elevate
e ne ha mutato cultura e nobiltà. Durante
l’attività, che peraltro si svolge in pedana,
è possibile utilizzare una sola arma tra
fioretto, sciabola e spada; la differenza
tra le tre modalità consiste nella zona in
cui colpire per raggiungere le stoccate utili
al raggiungimento della vittoria. Si presume
che il fioretto, prima che un’arma, fosse
un attrezzo sportivo utilizzato dai nobili
per migliorare il proprio fisico dimostrando
nel contempo il prestigio della propria
estrazione sociale; l’unico bersaglio erano
le parti vitali, ovvero il tronco dell’avversario. La sciabola era l’arma dei cavalieri
che potevano colpire l’avversario dalla
vita in su, tralasciando gli arti inferiori. La
spada, invece, era l’arma utilizzata dai
barbari, pertanto non esistevano regole
precise e tutto il corpo poteva essere bersagliato. Quali sono i pregi di questo sport
individuale? I professionisti del settore ci
rispondono che le peculiarità ed i vantaggi
derivanti da tale pratica sportiva sono
innumerevoli, tra cui: esaltazione del singolo, autocontrollo, confronto con sè stessi,
aumento della stima di sè, maggiore sicurezza, concentrazione ed autonomia. E gli
elementi fondamentali? Il tempo, la misura, la velocità, la tattica, la strategia,
l’attacco e la difesa, il contrattacco e la
14 L’Occhio parlante
seconda intenzione. Tutto sommato, continuano gli appassionati, la particolarità
consiste nel fatto che in questo genere di
disciplina si dà un’elevata importanza ai
fattori strategico-tattici rispetto a quelli
legati a peso ed altezza; inoltre all’interno
delle discipline di combattimento, l’attenzione si concentra tra i due avversari, nel
senso che il singolo muta il suo comportamento in funzione delle informazioni ricevute dall’altro; si può scegliere, ed è questa
la massima espressione dell’aspetto tattico,
di programmare l’avversario ingannandolo.
Abbiamo avuto modo di notare il ritorno
al passato che puntualmente si ripresenta
nel momento in cui si compiono gesti
consueti. Prima del combattimento si rende
omaggio, attraverso il “saluto”, prima all’avversario, poi al giudice di sinistra, poi
a quello di destra e quindi si ritorna in
prima posizione: a sinistra e a destra c’erano un tempo i padrini del duello. L’aspetto
simbolico del saluto ci permette di ricordare
e rivivere i tempi delle invasioni barbariche:
il cristiano quando scendeva in campo per
combattere usava portare alle labbra l’elsa
della spada che, per la sua forma a croce,
dava all’atto un alto significato; l’esito di
un duello, tanto caro ai longobardi, veniva
interpretato dagli stessi come giudizio di
Dio, nel senso che il vincitore poteva ottenere la sua benedizione.
A questo punto, terminato il viaggio che
ci ha consentito di dare uno sguardo ai
tempi trascorsi, abbiamo desiderato guardare all’aspetto agonistico di questa disciplina. La scherma ha dato all’Italia il maggior numero di medaglie ai campionati del
mondo e alle Olimpiadi, grazie a grandi
campioni che hanno saputo onorare l’inno
e il tricolore d’Italia, ma nell’ambito puramente locale come ci si muove? E’
presente l’aspetto agonistico? “Certamente
sì - risponde Maria Luisa Rinaldi, Presidente del Club Scherma Taranto, società
esistente dal 1977, con lo scopo di trasmettere la cultura della scherma attraverso una
passione che dura da anni - La società ed
i partecipanti iscritti alla federazione italiana scherma, gareggiano a livello regio-
nale, interregionale, nazionale ed internazionale con le
tre modalità ( fioretto, sciabola e spada); fanno anche
“mannino”, ovvero un campionato under 20 che si svolge
a Catania. La particolarità è rappresentata dal fatto che
chi lo vince per tre volte ottiene una spada d’argento”.
Come risponde la cittadinanza tarantina? “Direi - continua
la Signora Rinaldi - che non c’è una risposta efficiente,
o meglio non quanto ci aspettiamo. Ciò che risulta strano
è il fatto che la scherma ha un’importanza rilevante ma
qui non riesce ad emergere. Stiamo facendo diverse attività
di promozione, soprattutto nelle scuole, proprio con
l’obiettivo di coinvolgere i ragazzi ed avvicinarli a questa
disciplina, che tra l’altro apporta diversi vantaggi: destrezza, concentrazione, predisposizione a seguire le regole.
Questo aiuta molto anche dal punto di vista psicologico,
nella formazione del carattere e della personalità. Sicuramente è una disciplina affascinante e mi dispiace che non
venga considerata allo stesso livello di altri sport più
comuni. Io mi sono avvicinata a questa realtà diversi anni
fa, quando i miei figli hanno iniziato a fare scherma, e
vorrei far capire ai ragazzi che è davvero una grande
cosa. Ho molta motivazione e credo in questa disciplina.
L’elemento non irrilevante, come abbiamo già detto, è la
disciplina ed il senso sportivo che miriamo a sviluppare
nei ragazzi, insieme all’istruttore che ha un’importanza
notevole, direi è una presenza indispensabile per chi
pratica questa attività; un esempio di senso sportivo è
rappresentato dal fatto che quando lo schermidore termina
l’assalto (la gara), deve dare la mano senza guanto
all’avversario, anche in caso di sconfitta”. (Ilaria Troiano)
L’Occhio parlante 15
KATIA RICCIARELLI
La regina della lirica italiana e internazionale
N
el panorama musicale italiano ed internazionale
sicuramente ha saputo distinguersi una cantante
lirica italiana: il soprano Katia Ricciarelli.
Nata a Rovigo e diplomatasi al conservatorio B. Marcello
di Venezia, debutta a Mantova nel 1969 in Bohème e l’anno
seguente in Il Trovatore.
Dopo i primi successi canta in tutti i più prestigiosi teatri
del mondo prima come soprano di opere di Giuseppe Verdi
poi anche di quelle di Gioacchino Rossini.
Artista molto sensibile ai giovani, istituisce nel 1991
l’Accademia lirica internazionale e segue personalmente
i ragazzi che decidono di “educarsi” a questo genere
musicale che sicuramente non è comune né molto semplice
da interpretare.
L’impegno della Ricciarelli si estende anche al sociale, è
infatti madrina dell’Associazione Thalassemici e molto
spesso prende parte a concerti con scopo benefico organizzati da altre associazioni.
Artista versatile interpreta Desdemona nel film di Otello
con Placido Domingo con la regia di Franco Zeffirelli.
Noi l’abbiamo incontrata, mentre sorseggiava del miele
prima di una sua esibizione e l’impressione avuta è stata
quella d’esser di fronte, oltre che ad una cantante di
grandissimo rilievo, anche ad una maestra di evidente
eleganze e raffinatezza.
Quale autore di opere le trasmette più emozioni? E
perché?
Un po’ tutti mi piacciono... dopo un repertorio musicale
di quasi cento opere di tutta la musica da camera è difficile
dire quale. Ogni autore ha qualcosa da farti capire, un
messaggio... non me la sento di dirne uno in particolare.
Tra le opere che ha interpretato qual è il ruolo che ha
sentito più vicino alla sua personalità?
Nelle opere sono tutte eroine d’amore che si sacrificano,
che amano, che vengono disturbate da qualcuno, quindi
un po’ la storia di sempre. Il motivo conduttore è sempre
l’amore e la morte, son quasi tutte uguali. Forse come
caratteri somatici la Desdemona di Otello, che è bionda
e veneta.
Cosa prova mentre canta? E che messaggi affida alle
note che emette durante un’esibizione?
In quel momento non ci penso, cerco di dare tutto quello
che ho dentro, cerco di trasmettere qualcosa e di non fare
solo dei suoni...
Ha istituito l’Accademia lirica internazionale, seguendo
personalmente i giovani artisti. Che rapporto intercorre
tra questo genere musicale e i giovani?
Ci sono tantissimi giovani che vengono a studiare canto,
per cui io direi che non è vero che c’è crisi, assolutamente
no. Spesso mi accompagnano i miei allievi nelle esibizioni.
Una cultura musicale presente nelle prime esperienze
16 L’Occhio parlante
scolastiche potrebbe, a suo parere, diffondere interesse
e comprensione della lirica? Come?
I giovani dovrebbero essere sicuramente più pilotati, nel
senso che dovrebbero capire: se vuoi portarli all’opera
bisogna far capire loro quello che vanno a vedere. Non
si può pretendere che poi non abbiano un trauma; oggi
come oggi poi i tempi sono cambiati, tutto è diverso, tutto
è più moderno, quindi bisogna rendere il melodramma
attuale.
L’artista a ‘tutto tondo’ non esclude in un suo prossimo
futuro anche la carriera di attrice, dopo il suo debutto sul
grande schermo con il comico pugliese Antonio Albanese
e l’attore Neri Marcorè nel film di Pupi Avati ‘La seconda
notte di nozze’. E, sicuramente, è tutto possibile per una
artista di classe e indiscutibile bravura come Katia Ricciarelli! (Anna Rochira - Foto Uff. Sta.)
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1805-2005
200 anni di Massoneria a Taranto
L’
occasione per estirpare i pregiudizi, combattere
l’ignoranza e mostrarsi allo scoperto: i 200 anni
di Massoneria a Taranto vengono celebrati apertamente attraverso una mostra, presso il Centro Urban “La
Puglia la incontri qui”.
E’ il Grande Oriente d’Italia - Palazzo Giustiniani a ricordare
la storia delle istituzioni massoniche che anche a Taranto
hanno avuto importanza, e che tutt’ora esistono. 150 anni di
storia per il Grande Oriente d’Italia, che ad oggi conta 9 logge
nella città di Taranto: Atanor, Prometeo, Giulio Vanini, Archita,
La Fenicia, Pitagora, Hermes, Giuseppe Vozza, Nazario Sauro,
per un totale di 276 iscritti.
La mostra espone i principali personaggi che sono appartenuti
al Grande Oriente d’Italia e che hanno vissuto e operato a
Taranto, lavorando secondo lo spirito dell’istituzione, ossia
il bene e il progresso dell’umanità.
Si possono infatti vedere i primi organizzatori di cooperative
sociali, i primi a rendere grande la cultura pubblica nella città,
come il Preside De Vincentis e il Preside Ursoleo: tutta gente
che ha patito l’avvento del fascismo, come del resto si può
notare da alcune foto esposte nella mostra.
Ma la celebrazione del bicentenario vede anche l’organizzazione di quattro conferenze su temi diversi: dalla storia della
massoneria nella città di Taranto (a cura dello storico Francesco
Guida) alla sezione aurea (tenuta dal Prof. Lorenzo Golino),
all’esoterismo nella poesia epica occidentale (a cura del Dott.
Pietro Bonanno), per concludersi con il racconto dell’esperienza
personale di Cesare Semeraro.
A farci luce sull’argomento è stato il Maestro Venerabile
Giuseppe Russo, della loggia Pitagora, il quale ci ha illustrato
le motivazioni presenti alla base della realizzazione della
mostra. “Lo spirito è quello inaugurato qualche anno fa
dall’attuale Gran Maestro Gustavo Raffi, ossia uno spirito
di apertura e trasparenza, proprio per combattere il pregiudizio
che esiste nei confronti degli iscritti. E quest’ultimo è presente
in gran misura, un po’ per colpa della società civile, un po’
18 L’Occhio parlante
per la massoneria che è rimasta per molto tempo legata alla
riservatezza, ma non alla segretezza”. Corre l’obbligo di
precisare dunque che siamo nel campo della riservatezza,
ossia del “non necessario obbligo per gli aderenti di manifestare
la propria appartenenza”, sempre a causa del pregiudizio che
ancora vive in ampi strati della popolazione. E il Maestro
Venerabile continua dicendo: “noi venerandi abbiamo l’obbligo
di manifestarci apertamente, ma a volte c’è un risvolto morboso
della gente che vuole sapere di noi e che pensa a chissà quali
intrighi, a chissà quali favoritismi. L’ignoranza può spesso
generare equivoci: ecco perché ci apriamo. Con la conoscenza
combattere l’ignoranza e il pregiudizio: è quanto speriamo.
Più di questo non si può fare”.
Del resto, come ci ha fatto notare anche il Maestro Russo,
oggi basta andare su internet e lì trovare tutte le informazioni
riguardo alla massoneria: esistono siti che illustrano le attività,
i fini, le regole. Insomma, di segreto c’è poco ormai. E questo
è dimostrato dalle numerose manifestazioni che vengono
organizzate in tutta Italia, “perché” - come ha tenuto a sottolineare il Maestro - “la storia dell’istituzione si è intrinsecamente legata all’evoluzione dello Stato italiano: basti pensare
ai grandi ideali che hanno chiuso il periodo risorgimentale,
dalle battaglie per la scuola pubblica all’estensione del voto
alle donne, tutti nati all’interno della massoneria”.
Aderire alla massoneria è permesso a tutti gli uomini senza
distinzione alcuna. Il Grande Oriente d’Italia però non ammette
le donne: la motivazione è di tipo tradizionale, giacchè il GOI
si rifà alla massoneria di rito scozzese che a sua volta riserva
soltanto agli uomini questo tipo di esperienza. Ma cosa spinge
un uomo ad entrare a far parte della massoneria? La risposta
ci viene dal Maestro Russo: “probabilmente a un certo punto
della vita si cerca un approfondimento di alcuni valori e di
alcuni motivi della tradizione iniziatica che possono portare
ad un miglioramento in genere della persona e metterla al
servizio della società. Si tratta dunque di un’esperienza
individuale e particolare”. (Roberta Poggi)
CIRO LUPO
Artista sensibile
al richiamo
della sua terra
Alcune mostre ed opere
dell’Artista
C
iro Lupo, nato a Grottaglie (TA), vive ed opera
a Castellaneta (TA). È un artista autodidatta
di lunga esperienza e di fine sensibilità. Nel
corso degli anni ha affinato la conoscenza e la padronanza delle tecniche pittoriche che vanno dall’olio su
tela all’acquerello, alla china e all’acrilico. I soggetti
rappresentati sono paesaggi, marine, nature morte.
Predilige raffigurare gli elementi caratterizzanti la sua
terra: dall’olivo reale, ai tralci dell’uva, dai campi
verdeggianti allo spumeggiante mare di Puglia. La sua
attività lo vede impegnato assiduamente nella vita
artistica. Partecipa a numerose mostre collettive e
personali in Italia ed all’estero. Consegue diversi titoli,
premi e riconoscimenti presso vari concorsi, dimostrando grandi capacità e fervida volontà. È accademico
dell’Accademia de “I 500” di Roma, “Il Macchiavello“
di Firenze, nonché dell’International Accademy of
Sciences and Arts di New York. Artista dalla profonda
sensibilità per la vita, è capace di trasmette forti emozioni, tanto mediante la rappresentazione immediata
della natura, quanto dipingendo elementi di forte
valenza simbolica, come può essere ad esempio un filo
spinato reciso.
Per l’Artista la vita è un “dono divino”, e nonostante
alcune sue brutture, vale sempre la pena di essere
vissuta. Ciro Lupo definisce l’Arte quale “forma
d’espressione” attraverso la quale si può esternare
quello che si prova dentro, i propri sentimenti, le proprie
passioni, si può comunicare con il mondo che ci circonda ed identificare il proprio “io”.
Ha allestito numerose mostre personali, l’ultima in
ordine di tempo, dall’accattivante titolo “Seduzione
Mediterranea”, nel Gennaio 2005, presso la Galleria
Comunale del Castello Aragonese di Taranto. Autorevoli le rassegne collettive, tra cui: “Marconi e la sua
Epoca” a Sasso Marconi (BO), Internazionale d’arte
“Carta in-Canta” a Taranto, “Savioli Arte” e “Vela
d’oro” a Riccione, “Premio Tindari” a Messina, Festival
Nazionale a “Vallecorsa di Scena” (FR), “L’Arte
incontra la Civiltà Rupestre”a Massafra (TA). Sensibile
al richiamo della sua terra, si fa partecipe delle Rassegne
“Ai 4 Venti” a Taranto. In permanenza presso la Pinacoteca Rodolfo Valentino di Castellaneta (TA). Da
evidenziare all’estero, in Francia: “Nobel dell’arte” a
Montecarlo, “Expo-Art” a Nizza.
Ha il suo studio a Castellaneta (TA) alla via Garibaldi
n. 1, tel. 0998441007. (Lucia Basile)
L’Occhio parlante 19
Una interessante iniziativa
artistico-culturale
ha visto coinvolta la terra di Puglia
e i suoi artisti a Rodi Garganico
20 L’Occhio parlante
R
odi Garganico e i suoi colori è il Simposio Internazionale d’Arte che si è tenuto presso l’Hotel
“Pietre Nere” a San Menaio (FG) dal 17 al 21
Ottobre. Qui, grazie alla eccellente ospitalità dello sponsor,
nelle vesti del Direttore, nonché mecenate d’arte, l’On.
Franco Mele, gli artisti ospiti hanno potuto realizzare
ognuno una splendida opera in estemporanea, trasformando
i giardini e le sale dell’hotel in una inconsueta fucina
d’arte. Ben diciotto le tele che andranno ad arricchire gli
spazi espositivi del “Pietre Nere”, dipinte da artisti provenienti da ogni parte d’Italia e dall’estero. A rappresentare
degnamente i colori della terra di Puglia, da Taranto Maria
Teresa Di Nardo e Lucia Basile, da Brindisi Antonia Acri,
da Bari Marinka Partipilo e Anna Sciacovelli. Dal resto
d’Italia: da Avellino Enzo Angiuoni, Augusto Ambrosone
e Sabino Matta, da Firenze Nicola Baratta, da Caltanissetta
Franco Spena e Lillo Giuliana, da Udine Laura Cristin,
da Potenza Simona Di Benga, da Messina Anna Magistro,
da Capo D’Istria Violetta Mastrodonato, da Pescara Marcello Specchio e Silvino Di Giambattista. Da Ginevra Kika
Boer. Nell’arco degli incontri programmati, l’Associazione
Culturale Sèmata di Taranto ha voluto rendere omaggio,
con un suo crest realizzato dall’artista Giuseppina Gravina,
ad alcuni dei personaggi presenti all’evento di apertura
dei lavori. Come da calendario, nella serata inaugurale
hanno preso parte il Critico d’Arte Leo Strozzieri di Pescara,
Antonio Di Rosa docente dell’Accademia delle Belle Arti
di Foggia, Carmine Stallone Presidente Provincia di Foggia,
Angelo Cera Consigliere Regione Puglia, Giandiego Gatta
Presidente Parco Nazionale del Gargano (a cui è stata
consegnata un’opera dell’artista Maria Teresa Di Nardo),
Carmine D’Anelli Sindaco di Rodi Garganico, le massime
autorità dell’Arma dei Carabinieri. L’On. Franco Mele ha
dimostrato tutto il suo apprezzamento per le opere realizzate, tanto da assegnare anche tre premi, consistenti in un
soggiorno completamente gratuito per la prossima stagione
estiva ai fortunati artisti sorteggiati: Violetta Mastrodonato,
Lillo Giuliana e Maria Teresa Di Nardo. Di grande apprezzamento culturale la performance di Laura Cristin, che ha
evocato la sua She-rene and Dolphin in una atmosfera
colma di lirica attenzione. Altrettanto brillanti e coinvolgenti
i brani di musica classica napoletana e non solo, egregiamente eseguiti dal maestro baritono Pio Giordano. Nell’incontro, avutosi a chiusura del simposio, il maestro
Franco Spena, anche brillante operatore culturale, ha
elaborato, per ogni artista, un dettagliato profilo critico,
in merito ognuno alla propria opera realizzata per l’occasione. Questo è stato solo uno dei tanti incontri organizzati
dal professor Enzo Angiuoni, nato non solo dalla volontà
di interscambio culturale tra artisti e addetti ai lavori, ma
anche per stimolo e crescita in tutti coloro che come lui
amano l’Arte, tanto da renderla strumento per mezzo della
quale possano emergere sia il territorio ospitante l’evento,
sia coloro che in esso vengono orbitati.
E’ una proposta dunque di alto spessore culturale e nello
stesso tempo di turismo, un esempio, perché no, da imitare.
Arte è, così come l’ha definita il prof. Strozzieri, il “respiro
dell’anima”... noi osiamo aggiungere: non solo di chi la
produce, ma anche di chi ne è degno fruitore! (LB)
FLASH
TARANTO
Notizie in breve
TARANTO
Sinfonia d’Arte Quinta
Edizione, il 27, 28 e 29
Ottobre, presso il Chiostro San Michele nella
Città Vecchia, organizzata dall’Associazione
culturale L’Impronta e
dall’Istituto Musicale di
Alta Cultura G. Paisiello, con il patrocinio della Provincia
di Taranto. Tema della manifestazione
L’ultimo uomo della terra, testo poetico di Vito Donato Litti. Nella seconda
della tre serate, musica dell’Istituto G.
Paisiello, e nell’ultima serata, incontro
con l’autore Vito Donato Litti. In esposizione: Liliana De Bellis, Rosanna
De Pasquale, Maria Teresa Di Nardo,
Margherita Fallico, Gianfranco Gatto,
Filomena Maglio, Giuliana Taglialatela Frisenda, Carlo Trivellini. (-)
TARANTO
Sabato 15 Ottobre nel Salone degli
specchi del Comune di Taranto si è
tenuta una conferenza stampa relazionata dall’Assessore al Risanamento
della Città Vecchia e Progetti speciali,
Angela Gentile (foto in basso), dal
Consigliere comunale di maggioranza
Ugo Lomartire e dall’Architetto Antonio Liscio, per portare a conoscenza
la cittadinanza dei nuovi interventi
che saranno fatti in futuro nell’ambito
di riqualificazione urbanistica. Taranto, dopo la revisione di metà periodo,
che verifica l’attuazione dell’utilizzo
delle risorse per gli interventi programmati, è risultata la città che ha raggiunto
tutti gli obiettivi di spesa previsti dal
POR 2000/2006 ed è stato anche il
capoluogo pugliese che ha trainato le
altre città che hanno beneficiato dei
finanziamenti europei, per questo ha
avuto un premio in denaro e la possibilità di spendere ulteriori due milioni
di euro in opere di riqualificazione
delle aree bersaglio, per la formazione
delle microimprese e per gli aiuti al
commercio. Inoltre la percentuale del
cofinanziamento che riguarda l’onere
del Comune di Taranto è scesa dal 7,5
al 2,98% permettendo, così, di poter
usufruire di una ulteriore fonte di risorse. La Giunta comunale ha approvato il 14 Ottobre la nuova programmazione degli interventi, affiancando
alla riqualificazione urbana anche quella sociale; alcuni interventi riguarderanno la Torre dell’Orologio con la
creazione di uno sportello informativo
nella Città Vecchia, la creazione di un
percorso archeologico, degli alloggi
per ragazzi down, ed altre iniziative
che contribuiranno a rendere la Città
Bimare più vivibile. (AR)
STATTE
Rogge di colori... come farfalle, mostra
personale di Rosa Ressa, artista locale,
dal 20 al 31 Ottobre 2005, presso la
Biblioteca Civica di Statte. Visitabile
dal Lunedi al Venerdi dalle ore 9,30
alle ore 13,00 e dalle ore 16,00 alle
ore 19,30; il Sabato dalle ore 9,00 alle
ore 13,00. Con il patrocinio del Comune di Statte. (-)
Per la pubblicazione
in queste pagine
inviare un fax
al n. 0997362759
oppure una e-mail
all’indirizzo
[email protected]
Dopo due anni di lunghe pratiche, il
Presidente dell’Associazione “Il Palio
di Taranto”, Francesco Simonetti, è
riuscito finalmente ad ottenere in concessione dall’Autorità Portuale l’area
demaniale sita in Piazza Castello, lato
mare. Sarà questa la nuova sede (foto
a lato) dell’Associazione, inaugurata
il giorno 19 Ottobre 2005, che godrà
di uno spettacolare panorama, a ridosso
del Mar Grande, tra il Castello Aragonese e i giochi d’acqua. Durante la
serata inaugurale il Presidente Simonetti ha donato al Sindaco di Taranto
Rossana Di Bello lo spartito della composizione realizzata da Pino Forresu
proprio per l’occasione e che è stata
suonata dall’Orchestra di chitarre Chitartarentum. Il circolo nautico ospiterà
le dieci imbarcazioni che rappresentano
gli storici rioni che ogni anno si impegnano nel suggestivo torneo; le stesse
saranno a disposizione di coloro che
vorranno cimentarsi nella tecnica di
vogatura. Si effettueranno inoltre, grazie ad un accordo con la “Taranto
Canoa”, corsi di canoa ed escursioni
guidate nel Mar Piccolo; ci sarà anche
la possibilità di noleggiare canoe per
corsi liberi. (RP)
TARANTO
Il Sindaco Rossana
Di Bello ha affidato
al Consigliere comunale Graziana
Bruno un incarico
affinchè contribuisca
con l’Assessorato ai
Servizi sociali alla
fase di programmazione e di collaborazione per le attività e progetti speciali.
Si tratta di una delega importante, non
solo per l’articolazione delle inerenti
tematiche, ma anche ai fini dell’attuazione delle linee programmatiche e
degli indirizzi generali di governo dell’Amministrazione comunale. (-)
TARANTO
TARANTO
CAROSINO
Martedì 19 Ottobre, all’interno del
Palazzo Galeota, sede dell’Assessorato
alla Cultura, c’è stata la presentazione
di una Guida turistica della città di
Taranto con il riconoscimento della
validità dell’operato da parte dell’Assessore Emanuele Basile e del Dirigente dell’Istituto Paritario “Moschetti”,
Francesco Gorino. La Guida turistica
della Città di Taranto è stata ideata e
realizzata da un gruppo di studenti con
l’aiuto delle insegnanti Maria Carelli,
Grazia Briganti e Maria Totaro che
assieme agli alunni hanno visitato e
ricercato informazioni sui luoghi di
particolare interesse culturale, storico,
archeologico e sociale del Capoluogo
jonico. La rielaborazione del materiale
è stata riportata in un opuscolo scritto
in quattro lingue: italiano, inglese,
tedesco e francese. Opportunamente
migliorata e integrata di ulteriori notizie
e cartina geografica che indichi i luoghi
descritti, questa guida potrà essere uno
strumento importante sia per i turisti,
stranieri e non, che vorranno conoscere
meglio la Città Bimare, che per valorizzare il territorio. (AR)
Mercoledì 13 Ottobre si sono conclusi
i festeggiamenti di San Biagio, patrono
del paese di Carosino, anticipati da un
triduo solenne, hanno avuto inizio il
12 Ottobre con l’intronizzazione della
statua del Santo in chiesa e sono continuati fino al 13 con la celebrazione
della messa solenne presieduta dall’Arcivescovo Mons. Benigno Luigi Papa,
alla presenza delle autorità civili, dei
rappresentanti del Comitato “Feste
patronali San Biagio” e della cittadinanza. Dopo la messa si è tenuta una
processione con il simulacro di San
Biagio per le vie principali del paese.
Le serate sono state allietate dalla musica della banda “Città di Lizzano” e
“Città di Lecce”, mentre la piazza
centrale è stata abbellita da luminarie
e molte bancarelle di venditori ambulanti; per i più piccoli ci sono state
anche le giostre. A concludere la serata
è stato uno spettacolo di fuochi pirotecnici. I carosinesi festeggiano San
Bangio anche ad Ottobre, oltre che con
riti prettamente religiosi a Febbraio,
come segno di ringraziamento per i
raccolti della vigna. (AR)
Presentata (foto a destra) la Seconda
Edizione della Rassegna “Bino
Gargano”, promossa dall’Ass. Artistico-Culturale “E. Barisciano”, alla
presenza di Mino Pozzessere Assessore
Provinciale alla Cultura e Spettacolo,
Anna Prunella Presidente dell’Associazione, Pino Pitaccio Vicepresidente,
Lino Conte Commediografo, Attore e
Regista. La rassegna, patrocinata dall’Ufficio di Presidenza della Provincia
di Taranto, riveste per questa edizione
un ambito nazionale. A partire dal 14
Ottobre 2005 sino al 14 Aprile 2006
si alterneranno sul palcoscenico del
Teatro Padre Turoldo in via Leonida
angolo via Laclos a Taranto, spettacoli
di musica, teatro e cabaret per un totale
di circa 100 appuntamenti. In cartellone
artisti provenienti da tutt’Italia; per il
cabaret alcuni dei comici di Zelig.
Nella programmazione incluse fiabe
per ragazzi, Lunedì culturali a cura di
Giovanni Amodio, due spettacoli al
mese dedicati al sociale, il cui ricavato
sarà offerto in beneficenza alle associazioni di volontariato. L’evento nasce quale contributo alle famiglie per
stare assieme a teatro, avendo la possibilità di scegliere, secondo i propri
gusti, tra spettacoli di ogni genere.
L’orario di apertura del sipario nei
giorni feriali è alle ore 21, festivi ore
19. Costo del biglietto Euro 8,50 per
teatro e musica, ai soci Barisciano Euro
6. Per cabaret Euro 10, ai soci Barisciano Euro 8. Info e prenotazioni via
Argentina 26, tel. 3394271774. (LB)
L’Occhio parlante 21
FLASH
...segue
Notizie in breve
PROVINCIA DI TARANTO
Sono stati ricevuti (foto a destra), dal
presidente della Provincia di Taranto
Gianni Florido, gli undici ragazzi provenienti da Donesk e coinvolti nel
progetto promosso dalla parrocchia
Corpus Domini e dall’associazione
Italia-Ucraina di cui fa parte Salvatore
Miceli. La visita di questa mattina a
Palazzo di Governo fa seguito all’incontro con il presidente della Regione
Puglia Nichi Vendola, dopo che i giovani ucraini sono stati ricevuti dall’Arcivescovo di Taranto, Mons. Benigno
Luigi Papa. I ragazzi hanno avuto
l’occasione di conoscere il capoluogo
ionico; per loro anche una gita su nave
Clodia dell’Amat e, attraverso la loro
rappresentante, hanno invitato il presidente Florido a recarsi nel loro paese;
dal canto suo, Florido non ha escluso
la possibilità di recarsi a Donesk, città
gemellata con Taranto dal 1984. (-)
GINOSA
Marina di Ginosa con un look rinnovato (foto sotto), per quel che concerne
gli arredi urbani, le infrastrutture, i
servizi pubblici. Risolto il problema
del sottopassaggio Sorci, l’Amministrazione ha provveduto alla rete fognaria in Viale Italia e al collaudo delle
relative condotte. Portata la fogna bianca anche in Via Stradella e Via Pitagora. Anche il cimitero è stato portato ad
ultimazione, come anche la fontana in
Piazza Stazione. E’ stata resa funzionale anche Piazza San Pio con l’annessa fontana. Completata anche Piazza
Indipendenza, ove è stato realizzato il
Monumento dei Caduti ed un’altra
fontana. Curato anche l’arredo urbano
in viale Ionio e riportato in auge il
Parco Comunale: trasformato in una
cornice ideale per ospitare spettacoli
serali di vario contenuto e genere; oltre
a bagni pubblici, è stato anche dotato
di accessi facilitati per i disabili. Per
quanto riguarda il Camping Internazionale, è stato adeguato alle norme di
legge, dopo l’incendio del 2004, anche,
grazie all’impegno. (-)
22 L’Occhio parlante
GINOSA
TARANTO
PROVINCIA DI TARANTO
I lavori di scavo, realizzati nel centro
urbano per la rete fognaria, con l’interessamento diretto dell’Assessore all’Urbanistica Angelo Innone, continuano a portare alla luce interessanti
ritrovamenti archeologici, indispensabili per ricostruire la topografia di
Ginosa. Questa volta, proprio nei pressi
del Palazzo Municipale, è stata ritrovata una tomba (foto a sinistra) databile
tra il IV e III sec. a.C., quindi di chiara
derivazione ellenistica. Man mano che
i lavori di scavo proseguivano a pochi
metri di profondità dal manto stradale,
è stato ben individuato un lastricato di
carparo che, molto probabilmente, doveva fungere da pavimentazione di un
edificio pubblico, al di sotto del quale
è stata rinvenuta una tomba. Amara
sorpresa per gli addetti ai lavori della
Soprintendenza, intervenuti sul posto,
per lo studio e le analisi del caso, accanto al Sindaco Gino Montanaro e al
Consigliere delegato alla Cultura, Bradascio: la tomba, infatti, era già stata
ripulita del corredo funebre. Pertanto,
a parte qualche frammento di ceramica,
di bronzo e di ferro, probabilmente
appartenente all’anello di sostegno di
un tripode, nella tomba non era rimasto
praticamente nulla. (-)
Dal 20 al 30 Ottobre (dalle 10,00 alle
12,30 e dalle 17,00 alle 20,30), presso
la Galleria
comunale
Castello
Aragonese
di Taranto,
mostra
personale
di Maria
Conserva,
dal titolo Per sua natura (La bellezza
silente), curata dal critico Giovanni
Amodio. Patrocinio del Comune di
Taranto, Assessorato alla Cultura, retto
da Emanuele Basile. (-)
Si spenderanno complessivamente
255mila euro per finanziare i prossimi
interventi programmati dal settore
lavori pubblici
(Assessorato
retto da Costanzo Carrieri, nella foto)
della Provincia
di Taranto. Gli
interventi sulle
strade provinciali interesseranno in particolare la provinciale 23
Castellaneta-Mottola e la strada provinciale 26 nei pressi di Palagianello
attraverso il rifacimento del manto
stradale e della segnaletica orizzontale
e verticale. Rilevanti anche le opere
in programma sul fronte scolastico:
altri 85mila euro per finanziare il rifacimento dei bagni all’Archita di Via
Pitagora a Taranto, la sostituzione di
alcuni infissi interni alla succursale
del De Ruggieri di Massafra e verificare la funzionalità di alcuni ascensori
installati negli istituti della nostra provincia. (-)
PROVINCIA DI TARANTO
20 Ottobre: nel Salone di Rappresentanza della Provincia di Taranto, si è
tenuta un’Assemblea pubblica, come
da previsione del Regolamento Regionale 3/99. L’assemblea, organizzata
dal Comitato di Gestione A.T.C. (Ambito Territoriale Caccia) di Taranto, è
servita ad illustrare il programma di
interventi previsti per l’anno 2006.
Sono intervenuti all’incontro, il Presidente dell’A.T.C. Antonio Miccoli, il
Consigliere Borracino, l’Assessore
provinciale alla Caccia Francesco Carbotti e il Dott. Michele Carone che ha
presentato uno studio dettagliato sul
territorio messo in rete a disposizione
di tutti. (AR)
TARANTO
Alla Cittadella delle Imprese, Venerdì
21 Ottobre si è svolta una conferenza
stampa per presentare alle aziende del
turismo e agli associati Assonautica,
il Progetto Zefiro. Presenti il Presidente dell’Assonautica nazionale, Gianfranco Pontel, il Direttore dell’Assonautica provinciale di Taranto, Matteo
Dusconi, il Presidente della Camera
di Commercio di Taranto, Emanuele
Papalia, L’Assessore al Turismo del
Comune di Taranto, Emanuele Basile.
Il progetto è sostenuto dall’Unioncamere Italiana, dall’Assonautica nazionale e dalla Nautital; ha lo scopo di
sviluppare la nautica da diporto nel
Tirreno Centro meridionale e nello
Jonio con la creazione di un Consorzio
che dovrebbe incentivare la filiera
nautica e le Piccole Medie Imprese a
sostenere lo sviluppo e la destagionalizzazione del turismo nautico. Turismo
legato al mare come alternativa alle
realtà industriali come perno per lo
sviluppo economico della città. Il Progetto Zefiro è finanziato dal Ministero
delle Attività Produttive per una somma di circa 8,5milioni di euro e riguarda le regioni appartenenti all’Obiettivo
1, tra cui la Puglia. Entro il 20 Novembre le aziende interessate possono aderire al progetto. (AR)
PROVINCIA DI TARANTO
Provengono da ogni parte del mondo
(Giappone, Ungheria, Nuova Zelanda,
Stati Uniti, solo per citare alcune nazioni), frequentano alcune scuole superiori di Puglia e Basilicata: sono i
40 studenti, ospiti di famiglie italiane,
coinvolti nell’ambito degli scambi internazionali giovanili promossi da Intercultura, associazione di volontariato
che opera in questo campo da 50 anni.
Il presidente della Provincia di Taranto
Gianni Florido, ha ricevuto gli studenti, guidati dalla coordinatrice dei
centri locali di Puglia e Basilicata di
Intercultura, Francesca Caffio e Dario
Maggi, Presidente del centro locale
tarantino della stessa realtà associativa;
all’incontro ha preso parte anche il
consigliere provinciale dell’Udeur,
Aldo Maggi. (-)
F
rancesco nacque ad Assisi nel 1181 figlio
del mercante di stoffe Pietro Bernardone.
Trascorse la giovinezza frequentando allegre
compagnie con il sogno di diventare cavaliere. All’età
di ventitré anni, mentre si recava in Puglia a combattere con Gualtiero di Brienne, ebbe a Spoleto una
visione. Tornò a casa e da lì cominciò la sua conversione: l’incontro con un lebbroso e il messaggio
del Crocifisso di San Damiano lo spinsero, in contrasto con il padre, a vivere solo per Dio abbracciando
la povertà.
Francesco rinuncia pubblicamente a ogni suo bene,
restituendo tutto al padre e spogliandosi di ogni cosa.
Il Vescovo di Assisi era stato chiamato a fare da
giudice sulla rinuncia dei propri beni ricevuti in
famiglia da parte di Francesco e rimase ammirato per il gesto del
giovane che in seguito protesse e sostenne.
Nel 1208 iniziò a predicare la penitenza, vestito di sacco e vivendo
di elemosina, mentre si univano a lui i primi compagni. La prima
regola dell’Ordine venne sottoposta a Papa Innocenzo III che la
approvò e diede ai frati il mandato della predicazione penitenziale.
Cominciarono allora le missioni in Italia e oltralpe. Francesco
andò anche in Terra Santa ad annunciare Cristo al sultano.
Rientrato ad Assisi dovette affrontare le difficoltà interne all’Ordine
e, nel capitolo del 1220 cedette il governo a Pietro Cattani.
Nel 1224 ricevette le stigmate sul monte della Verna,
divenute suo principale attributo iconografico. Nella
“Stigmatizzazione di san Francesco” di Giotto, Cristo
in Croce con le ali di un serafino che imprime nel
corpo di Francesco le stigmate è l’immagine della
visione che il Santo ebbe sul monte della Verna. Poco
dopo lo colse una grave malattia agli occhi e, quasi
cieco, a San Damiano compose il Cantico delle
Creature.
Morì il 3 Ottobre 1226.
Generalmente il Santo è rappresentato con il saio
bruno e il cingolo. Le ferite alle mani, ai piedi e al
costato, le stesse che patì Cristo sulla croce, furono
però un fatto così peculiare da divenire il suo principale attributo iconografico. Le più antiche immagini
lo raffigurano gracile, minuto e sofferente. Spesso tiene in mano
un crocifisso, oggetto di adorazione. Francesco è considerato il
protettore dei commercianti, dei cordai, degli ecologi, dei floricoltori, dei mercanti, dei tappezzieri, dei poeti, ed è anche il Santo
patrono d’Italia. Egli fu canonizzato nel 1228 e divenne in breve
tempo uno dei Santi più popolari della cristianità, festeggiato il
4 Ottobre.
Una curiosità riguarda il nome. Francesco d’Assisi era stato
battezzato Giovanni, detto Francesco, perché la madre era provenzale. (RM)
L'Oroscopo
dal 6 al 20
Novembre 2005
ARIETE
(21 marzo - 20 aprile)
LEONE
Attività intensa e possibilità di mettersi
in luce raccogliendo consensi. Bene
in campo economico, puchè si dica
no agli eccessi. Carica erotica da spendere. Comunicativa.
TORO
(21 aprile - 20 maggio)
VERGINE
Calcolare bene i propri tempi di maturazione per non fare passi precipitosi.
Rafforzare un legame sentimentale
che chiede maggiore assiduità. Nuovi
orizzonti nel lavoro.
GEMELLI
(21 maggio - 21 giugno)
Una buona dose di forza di volontà
sarà l’arma migliore per superare gli
ostacoli nel lavoro. In amore, seguire
l’ispirazione del momento. Accettare
un invito.
CANCRO
(22 giugno - 22 luglio)
Molto lavoro da portare avanti: la
fatica sarà ripagata dai risultati. Si
oscilla tra individualismo e disponibilita verso gli altri. Momenti contraddittori senza chiedersi troppi perchè.
BILANCIA
di Picius
Segno favorito
del periodo
(23 luglio - 23 agosto)
SAGITTARIO (23 novembre - 21 dicembre)
Affrontare con la giusta grinta le emergenze lavorative: ottimo vantaggio
sugli inseguitori. Apprezzare di più
gli altri. Dare il buon esempio in famiglia. Fioriture in amore.
Positiva spinta a sperimentare le cose
in prima persona. Irrequietezza in
campo sentimentale. Dire no ai rapporti logori. Nel lavoro semplificare
le cose senza commettere ingenuità.
(24 agosto - 22 settembre)
CAPRICORNO (22 dicembre - 20 gennaio)
Bella sferzata di energia. Allargare gli
orizzonti ricercando contatti umani
più ricchi. Il dinamismo aiuta a vincere
una battaglia. Qualche incomprensione
in famiglia. Generosità e tolleranza.
Nel lavoro dire sì solo dopo aver soppesato pro e contro. Appoggiate le
iniziative che valorizzano la propria
creatività. In famiglia cercare strategie
per difende l’equilibrio.
(23 settembre - 22 ottobre)
ACQUARIO (21 gennaio - 19 febbraio)
Stimolata la sfera sentimentale: positivi
cambiamenti in vista. Buone chances
per il lavoro e per l’amicizia: aprirsi al
nuovo ed essere creativi. Miglioramenti
economici.
Cercare di sdrammatizzare le incomprensioni familiari. Essere più malleabili ed evitare reazioni brusche. Rallentare nel lavoro. Momento positivo
per la vita di relazione.
SCORPIONE (23 ottobre - 22 novembre)
Qualche problema familiare può rendere nervosi. Essere espliciti e non
lasciare sospesi. Uscire dalle griglie
della consuetudine: sarà l’arma migliore per rigenerarsi.
PESCI
(20 febbraio - 20 marzo)
In amore lasciarsi guidare dall’intuito.
Essere affettuosi in famiglia. Piacevoli
sorprese euforizzano nel week-end.
Nel lavoro non arrendersi a una critica:
i fatti daranno ragione.
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7 Ottobre 2005 ...ancora alluvione!