Galileo e Pascal, idee ed esperienze
GIANCARLO NONNOI
di Giancarlo Nonnoi
Quando si prendono in esame, anche per sommi capi, i paradigmi storio
grafici predominanti nella vasta letteratura galileiana, si ha la netta perce
zione che la cultura occidentale abbia avuto, e continui ad avere, con Gali
GALILEO E PASCAL
IDEE ED ESPERIENZE
leo un rapporto controverso e irrisolto che ha impedito il formarsi di un
giudizio storico generale sufficientemente consolidato. Tale impressione
non si avverte naturalmente solo in riferimento a quelle componenti della
storiografica di tradizione cattolica e protestante comprensibilmente interes
sate ad attenuare la forte spinta antitrascendentalistica che ha contraddistinto
l'instaurarsi della modernità, e a preservare, per converso, una qualche con
tinuità e vitalità all'imponente tradizione medioevale cristiana, ma anche a
certa storiografia d'ispirazione illuminista, positivista e neo-illuminista che
ha creduto, chiamando in causa la pratica della "dissimulazione onesta" che
caratterizza il costume dell'intellettuale barocco', di dissipare l'ombra del
tradimento del vero che l'abiura pronunciata davanti al tribunaledell'Inqui
sizione Romana proietta sulla figura di Galileo^. Infatti, entro queste due
posizioni estreme, il giudizio sullo scopritore dei pianeti medicei ha avuto
nel corso dei tre secoli e mezzo che ci separano dalla sua morte un arco di
ESTRATTO DA
FILOSOFIA
SCIENZA STORIA
StiuU in onore di Alberto Pala
A.curadi
ANTONIO CADEDDU
3
1. Effettivamente, ancor prima che le udienze del processo iniziassero, Galileo veniva
esortato dai suoi protettori ad una condottaaccondiscendente. «Egli ... pretende di difender
moltobene le sue opinioni; ma io l'ho esortato, a fine di finiria più presto, di non si curare di
sostenerie, e di sottomettersi a quel che vegga che possin desiderare ch'egli creda o tenga in
quel particolaredella mobilitàdella terra». Cosi riferiva, il 9 aprile 1633, l'ambasciatore to
scano a Roma Francesco Niccolini al suo segretario di stato AndreaCioli, Opere di Galileo
Galilei, Edizione Nazionalea cura di A. Favaro, Barbera, Firenze, 1964-66 (I ed. 1890-1909),
voli. 20. XV. p. 85. Sulla dissimulazione nell'Età della Controrifonna. vedi: Della dissimula
zione onesta, trattatodi Torquato Accetto, nella stamp. di EgidioLongo, in Napoli. 1641; R.
Villari, Elogiodella dissimulazione. La lottapolitica nel Seicento, Laterza. Bari, 1987.pp. 348,109-117;e A. Battìstini, Introduzione a Galilei, Laterza, Bari,1989. pp.78-80.
2. G. De Santillana, Processo a Galileo, Mondadori, Milano, 1960, p. 24 e 491. ha
esplicitamente manifestato questa preoccupazione distinguendo tra «la forma e l'intenzione»
Franco Angeli
Mflano 1995
dei comportamenti processuali di Galileo. «L'assenza di una reazione eroicamente vigorosain
Galileo» che «ha spessomeravigliato e turbatogli storici»vienericondottada Banfi agli effetti
perversi dell'«artìficio ch'egli aveva accettato come semplice mezzo esteriore»e che «doveva
sviluppare il suo principio di falsità, costringendolo a continuare durante il processo per tal
via, sino a rinnegare la sua opera e la sua verità», A. Banfi, Galileo Galilei, Ambrosiana.
Milano. 1949. pp. 200-202. A questa linea interpretativa hanno in certa misura aderito anche
L Geymonat. Galileo, Einaudi. Torino, 1957, cap. K; e più di recente P. Redondi, Galileo
eretico, Einaudi.Torino, 1983,p. 409 ss., il quale ricorreripetutamente aUadoppiezzabarocca
per delucidarediversipassaggicontroversi della vicendagalileiana.
151
oscillazione molto ampio^.Non già (o non solo) comeeffettodel ricorrente,
e commique fisiologico, affinamento ed approfondimento del giudizio sul
valore conoscitivo e scientifico delle sue conclusioni e della sua riforma del
sapere, quanto piuttosto come esito del costante interrogarsi da parte di
storici, teologi, filosofi, epistemologi, scienziati, uomini di lettere sulla reale
o supposta discontinuità introdotta da Galileo nel pensiero moderno, sulla
portata epocale della sua scienza e della sua filosofia del conoscere. Galileo
è insomma un terreno di scontro nel quale diversi atteggiamenti verso la
modernità, talvolta divergenti fino all'avversità, si fironteggiano; e dove
frequenti ribaltamenti, ridimensionamenti drastici, consapevoli o inconsce
rimozioni, si giustappongono a valutazioni positivistiche radicali e ad esal
tazioni acritiche ed esagerate.
Malauguratamente, questa situazione ha esercitato una certa influenza
anche su buona parte della storiografia scientificamente più attenta, la quale
ha assecondato l'evidente propensione a concentrare gli studi sulle contro
verse implicazioni connesse alla contorta vicenda giudiziaria e sulle que
stioni relative al moto dei corpi celesti e terrestri. Questioni indubbiamente
nodali per il nostro evo e per la scienza nascente ma per ciò stesso adatte a
incoraggiare il confronto tra visioni filosofiche rivali. Esemplare al riguardo
è il processo a Galileo che nell'equivoca conclusione (condanna ed abiura)
racchiude ancora una vischiosità fattuale insuperata che non cessa di turba
re, a motivo dello sfondo oscuro che ha contaminato le falde più profonde
dellanostra civiltà e che nemmeno la distanza temporale'^ riesce a rischiarare.
Con riferimento alle storiografie nazionali, quella di lingua francese è
forse quella nella quale, nel passato, più marcate sono state le oscillazioni di
giudizio. Ciò è dovuto probabilmente al fatto che in quell'ambito linguistico
e nazionale il confronto con Galileo si arricchisce di un ulteriore elemento
di complicazione costituito dalla concomitanza e concorrenza (non di rado
sfociata in aperto contrasto) tra il programma della scienza italo-galileiana e
il programma della filosofia della natura transalpina^. Non è certo priva di
significato filosofico la preoccupazione tutta gallicana con la quale la co
munità intellettuale, d'oltralpe affrontò Vaffaire Galileo^, o il fatto che il
Dialogo sopra i due massimi sistemi, una delle opere intomo alle quali an
cora oggi la cultura occidentale si interroga più intensamente, abbia visto la
luce in traduzione francese, dopo il fallimento di diversi tentativi^, solo di
recente®. D'altra parte, bisogna anche dire che sottoquesto riguardo le cose
in Francia stanno rapidamente mutando, numerosi segnali testimoniano in
fatti di una considerevole ripresa d'interesse per Galileo e la sua scuola^.
Voglio tuttavìa richiamare l'attenzione sul fatto che la ripresa d'interesse
riguarda ancora una volta la materia astronomica, indagata abbondantemen
te, a più riprese e sotto varie angolature. Tantissimo è stato infatti scritto
sulle vicende collegate al Dialogo sopra i due massimi sistemi e sull'in
fluenza esercitata dall'eliocentrismo copemico-galileiano; ma anche la mec
canica non è stata certo trascurata. A partire da Cavemi, Duhem, Koyré e
via via fino agli approfonditissimi studi degli ultimidecennimolto sappiamo
sulle sintesi più originali di Galileo, sulla sua scienza del moto, sui suoi
antecedenti e sui diversi momenti del suo pensiero'^. Ciononostante,
l'incessante interrogarsi sul "caso Galileo" e i ricorrenti accomodamenti e
ribaltamenti storiografici che ne sono conseguiti, se da un lato ha favorito
l'approfondimento sistematico delle questioni connesse al moto dei corpi e
6. A. Beaulieu, Les réactions des savants frangais au début du XVIIe siècle devant
l'héliocentrìsme de Galilée, in Novità celestie crisi del sapere, a curadi P. Galluzzi, Giunti,
Firenze,1984,p. 375. D'interesseconnessoè anche L. Petit, "L'affaire Galiléevue par Descar
tes et Pascal", in XVUe Siécle, 1955,28, pp. 231-239.
7. n primo ad opera di Marin Mersenne. Vedi: A. Beaulieu, Les réactions des savants
frangais..., cit, pp. 378-379.
8. Dialogue sur les deuxgrandssystèmes du monde, traduit de l'Italien par RenéFiéreux
avecle concours de Francois de Gandt, Édition du Seuil, Paris, 1992.
9. Segnalo alcune recenti iniziative editoriali; Galileo Galilei, Sidereus nuncius, le messager celeste, texte, tiaduction et notes établis par I. Pantin, Les Belles Lettres, Paris, 1992;
Johannes Kepler, Dissertatio cum Nuncio Sidereo; Narratio de observatis Jovis satellitibus.
Discussion avec le Messager Céleste-, Rapport sur l'observation des Satellites de Jupiter,
texte, traduction et notes établis par L Plantin. Les Belles Lettres, Paris, 1993; la traduzione
3. C.F. Goffis, Galileo Galilei, in I classici italiani nella stona della critica, a cura di W.
Binnì, La Nuova Italia, Firenze, 1958, n. pp. 3-43.
4. Anche nel senso di H.G. Gadamer, Verità e metodo, Bompiani. Milano, 1983, pp.
francesedel Galileo's Intellectu(U Revolution di WilliamShea. e quelladel Galileo di Ludovi
co Geymonat Per la scuolagalileianasi veda:F. De Gandt (édité par). L'oeuvre de Torricelli:
Science Galiléenne et nouvelle géométrie, Les Belles Lettres, P^, 1992; M. Bucciantini e
347-349.
M. Tonini (a cura di). Geometria e Atomismo nella Scuola Galileiana, Leo S. Olschld. Firen
5. La rivalità tra le due scuole traspare chiaramente nei commenti di Cartesio ai Discorsi
dì Galileoma anche nei caustici giudizi su Mersenne che i galileiani si scambiavano privata
mente. Cfr. Oeuvres de Descartes, Publiées par Ch. Adam & P. Tanneiy, Nouvelle Présenta-
ze, 1992.
tion,en Co-edition avecle CN.R.S., Vrin,Paris, 1974-1983 (led. 1897-1913), voU. 12, n, pp.
380-402; Opere di Galileo, XVII, pp. 63-64; Le opere dei discepoli di Galileo Galilei. Car
teggio, EdizioneNazionalea cura di P. Galluzzi e M. Torrini,voli. 2, Giunti-Barbera, Firenze,
Galluzzi, Momento. Studi galileiani. Ed. dell'Ateneo e Bizzarri, Roma, 1979; A.C. CrombieA. Carugo, "The Jesuits and Galileo's Ideas of Science and of Nature", in Annali dell'Istituto e
Museo di Storia della Scienza di Firenze, A. VIE, 1983, fase. 2, pp. 3-68; A.W. Wallace,
Galileo and His Sources. The Heritage qf the Collegio Romano in Galileo's Science, Prince
1975-1984, Lpp. 112,177,187.
10. Richiamo alcuni titoli che recenìemente sono stati al centro del dibattito: S. Drake,
Galileo at WorìL- His Scientiflc Biography, University of Chicago Press. Chicago, 1978; P.
ton U. P., Princeton, 1984.
152
153
alle intricate vicende processuali, dall'altro hafinito per lasciare in arretrato
il lavoro di scavo e di ordinamento, soprattutto in quelle aree tematiche e di
ricerca sparse a piene mani inopere quali ilDiscorso intomo alle cose che
stanno in su l'acqua (1612), il Saggiatore (1623), oppure i Discorsi e di
mostrazioni matematiche (1638), il magistrale capolavoro scientifico gali
leiano rimasto ineguagliato fino alla pubblicazione dei Principia (1687) di
Newton. Allo stesso modo è rimasto in arretrato il lavoro di raffironto e
d'inseguimento della traccia, in Italia e nelle diverse aree d'Europa",
dell'insegnamento galileiano e in particolare di quelle "digressioni" alle
quali Galileo siabbandonava volentieri e che suscitarono talvolta ilfastidio
di alcuni dei suoi contemporanei e diCartesio inparticolare^^.
Frale numerosissime questioni toccate da Galileo nelle opere di maggio
reimpegno, quelle collegate alla baroscopia rivestono un interesse particola
re. Non solo perché si tratta di temi in sé stessi di notevole rilevanza ma
anche perché tramite essi è possibile arricchire la mappa dei problenii
all'ordine del giorno nel dibattito filosofico-scientifico europeo, oltre che
contribuire a riannodare alcuni dei fili sparsi relativi alle modalità della
circolazione delle idee scientifiche nel Vecchio Continente, e in particolare
ad illustrare in maniera esemplare la feconda complementarità tra la scienza
italo-galileiana e quella francese. Lasciandosi infatti condurre dalle "diva
gazioni" galileiane in tema di idropneumatica si giungere a ricostruire il
vigoroso impulso esercitato dalle idee italiane su Pascal e sulla sua scienza
sperimentale, indirizzandola fino alle soglie della fondazione della baroscopia moderna. Non si tratta certo di un terreno di ricerca vergine; ciono
nostante la materia, per la convergenza di elementi di diversa natura, è una
di quelle sulla quale l'aggiornamento storiografico ed epistemologico sono
certamente più inritardo. L'argomento è infatti oramai quasi trascurato dalla
storiografia italiana, mentre in quella di lingua francese è stato trattato in
nanzi tutto come un affare nazionale^', e solo di riflesso come una delle
11. Laraccolta deLe opere dei discepoli di Gcdileo Galilei, a cura di P. Galluzzi e M,
Tonini, già richiamata, costituisce un importante strumento per sviluppare il lavoro inquesta
direzione. Importanti sondaggi sono già stati effettuali per l'Italia Meridionale, vedi F. Lom(^
naco e M. Toninia curadi, Galileo a Napoli, Guida, Napoli, 1987. Sulladiffusione del galilósmonelcontinente europeo glistudi di M.Boas Hall, Galileo's Influence on 17thCentury
English Scientists, in E. Me MuUin (ed.), Galileo Man qfScience, Basic Books, New York,
1967, pp. 405-414; S. Drake, Galileo in English Uterature ofthe Seventeenth Century, inE.
Me MuUin (ed.), Galileo Man afScience, cit, pp. 415-431; R.S.Westman, The Reception cf
Galileo's *Dialogue». APartial World Census ofExtant Copies, inNovità celesti e crisi del
sapere, a cura di P. Galluzzi, cit, pp. 329-371; e A. BeauUeu, Les réactìons des savants
frangais..., cit. rimangono ancora poco piùche pionieristici.
12. Oeuvres de Descartes, II, p. 380.
questioni all'ordine del giorno della ricerca europea''*. Per altro, numerosi
fattori contestuali alle dinamiche più intrinseche a questo peculiare evento
della storia del pensieroscientifico hannoconcorsoa rendernemeno solleci
to l'aggiornamento storico e a far apparire quello specifico complesso di
accadimenti della rivoluzione scientifica e i suoi risultati non meritevoli di
un'indagine storica particolarmente approfondita. Intendo riferirmi alla sco
perta della pressione atmosferica, come caso particolare dell'equilibrio dei
liquidi'^, che proprio per il fatto di essere stata tra le poche acquisizioni
definitive che la scienza seicentesca ci ha lasciato, ha contribuito, per un
avril 1906, pp. 565-589; 15 avril 1906, pp. 772-794; 13 (ffl), l^r mai 1906, pp. 179-206; 14
(11). ler mars 1907, pp. 176-224; 15mars 1907, pp. 347-378; 15 avril 1907, pp. 835-876; A.
Lefranc, "Défense de Pascal. Pascal est-il un faussaire?", in Revue politique et littéraire,
Revue Bleue,5® serie, IV (1906), pp. 161-165, 196-203, 229-236, 304-305; L. Brunschvicg,
"Apropos de«Pascal et l'expérience duPuy-de-D6me»", in Correspondance, 1906, pp. 141161 ; P. Duhem. "LeP. MannMersenne et la pesanteur de l'air", in Revue Générale des sciences, 17, 15 et 30 september 1906, pp. 769-782 e 809-817; J. Thirion, 'Tascal, l'honeur du
vide et la pression atmosphèrique". in Revue des questions scientifiques, t. XII, 20 octobre
1907, pp. 383-450; t Xin, 20janvier 1908, pp. 149-251; t. XV, 20janvier 1908, pp. 149-251.
L. BrunschAàcg ha curato un misurato sommario delle tesie dei fatti più controversi. Oeuvres
de Blaise Pascal, a cura di L. Brunschvicg, P. Boutroux e F. Gazier, voli. 14, Paris, 19081935,I,pp.XXn-XLIV.
14.n perdurare di unacertarivalità trala scienza italo-galileiana e la filosofia della natura
transalpina ha fatto probabilmente da velo alla percezione consecutiva degli eventi e dato
espressione a giudizi sommari. P. Duhem, "Le P. Maiin Mersenne et la pesanteur de l'air",
Revue Générale des sciences, 1906 (XVII), p. 36 {àeìTextrait), ha scritto, per esempio, che
Galileo «demeure fort en arrìèredes véritésque les physiciens les plus diversavaiententrevues
depuis plusieurs années». Mentre P. Humbert L'oeuvres scientifique de Blaise Pascal, Édi-
tions Albin, Paris, 1947, p. 68, liquida lo sforzo galileiano con queste parole: «Galilée se
contenta de cette vagueexplication, et ne chercha point à étudier avant le phénomène». La
conveigenza teorica dei due pensatori non erainvece sfuggita a J. Thirion, op. cit., loc. cit t
' Xin, 1907, pp. 416-424. 428-430, il qualetuttavia ricavava da ciò ulteriori elementi di detra
zione di Pascal. Più sensibile al rapporto tra la scienza italiana e la scienza francese è stata
invece la storiografia più recente sia francese che intemazionale, si veda: M. Sadoun-Goupil,
L'oeuvre de Pascal et la physique moderne, in L'oeuvre scientifique de Pascal, Puf, Paris,
1964, p. 253; P. Costabel, Galilée et Pascal, in Saggi su Galileo, a cura di C. Maccagni,
Barbera, Firenze, 1972,pp. 324-335; P. Guennancia, Du vide à Dieu, Maspero, Paris, 1976,
pp. 51-52; e J.P. Fanton d'Andon, L'horreur du vide, Éditions du C.N.R,S.. Paris, 1978,
passim-, I. Leavenworth, The Physics ofPascal, Publication of theInstitute of French Studies,
New Yoric, 1930, p. 31; A. Wolf, A History ofScience, Technojogy andPhilosophy in the
I6th and 17th Centuries, Gepige Alien & Unwin, London. 1963 (I ed. 1938), voli. 2.1, pp.
92-93; The phisical treatises of Pascal: The Equilibrium of Liquids and the Weight of the
Mass oftheAir, with anintroduction andnotes byF.Barry, Octagon Books, New York. 1973;
E.J. Dijksterhuis, Il meccanicismo e l'immagine del mondo, Feltrinelli, Milano, 1971 (I ed.
Amsterdam, 1950), pp. 594-608. In Italia, Giulio Preti, Retorica e logica, Einaudi, Torino,
1968, pp. 117 ss.,hasottolineato r«influsso italiano» sulpensiero scientifico diPascal.
15. Récitde la grande expérience de l'équilibre des liqueurs, in Oeuvres complètes
13. Ne è unesempio l'accesa polemica scoppiata fra ^ storici firancesi trail 1906 e il
1607. F.Mathieu, 'Tascal etl'Expérience du Puy deDòme", inLaReveu deParis, 13 (II), 1«"
BlaisePascal, texteétabliset annotépar J. Chevalier, Bibliothèque de la Plèiade, Paris, 1957 ,
154
155
p. 393.
paradosso solo apparente, a una certa inerzia intellettuale che ha dato adito
alla facile credenza che si sia trattato di una conquista tutto sommato sem
plice in quanto dotata di palmare evidenzaempirica. La mancanzadi ambi
guità interpretativa infatti, se per un verso ha disincentivato la necessità di
delineare più precisamente il processo che ha favorito i successi conoscitivi
conseguiti e la posizione occupata dalla questione all'interno del dibattito
scientifico del XVn secolo, dall'altro ha finito perimporre a questo evento
una vera e propria retrocessione tra i temi minoridella jivoluzione scientifi
ca rispetto ai supremi problemi e nodi collegati ai modelli matematicodeduttivi più forti e alle più intriganti acquisizioni dell'astronomia e dalla
meccanica.
dibattito teorico del secolo può essere considerato come una sorta di indesi
derato effetto collaterale prodotto dallo stesso metodo di ricerca da cui Pa
scal si era lasciato guidare. L'esperimento del Puy de Dòme, con il quale si
conclude la breve ma intensa stagione sperimentsde di Pascal, è stato infatti
assunto da parte degli orientamenti induttivistici ottocenteschi più illustri ad
esempio paradigmatico della loro filosofia della scienza crucialistica. La
valutazione crucialistica delle esperienze de spiritualibus ha naturalmente
una storia ben più lunga e profonda delle sue codificazioni. Le cui ascen
denze principali vanno sicuramente rintracciate in quell'empirismo acritico
del senso comune sempre vivo e reattivo, quasi come istintiva predisposi
zione epistemologica originaria. Tale elementare chiave di lettura gnoseo
La registrazione di questo dato non comporta, naturalmente, la rivendi
logica, la cui conferma sembrava fornita ed esaltata con grande eyidenza
cazione o il rovesciamento di primazie acquisite, tuttavìa non si può nem
meno tralasciare di sottolineare che gli interrogativi intomo a cuila disputa
dagli effetti baroscopici, tanto inattesi e stupefacenti, accompagna sicura
mente la trasmissione dell'opera Pneumatica di Erone e di quanti lo hanno
baroscopica ruotava investivano in pieno quesiti filosofici fondamentali
della fisica, della meccanica, dell'astronomia, della geometria e della teolo
gia. Quesiti che sul temadellaformazione del vuoto, in ragione del rimando
preceduto e seguito in questo tipo d'indagine'®. Non è tuttavia infrequente
incontrare questa primitiva fiducia anche in contesti teorici e filosofici più
sofisticati. A parte la febbrile attività sperimentale degli anni quaranta del
secolo diciassettesimo cui fa da sfondouna fiduciaquasi cieca nella capacità
dirimente dell'esperienza, nel corso dell'età moderna gli esempi di questo
radicato mododi sentire che vuolele ricerche pneumatiche modello ineguagliato
obbligato ad una tenacissima e profondamente interiorizzata tradizione spe
culativa imperniata sul principio ontologico della conservazione dell'essere
naturale'®, venivano allo scoperto con un'intensità particolare. D'altronde,
poche questioni di filosofia della natura, pochi episodi della scienza del
secolo diciassettesimo attrasserol'interesse dell'intera repubblicadelle lette
re, quanto le controversie e le scoperte baroscopiche, che rapidamente si
trasformarono in un evento di notevole portata e richiamo culturale. Pochi
avvenimenti della scienza del '600 conobbero una partecipazione così ap
passionata dei filosofi e degli uomini di cultura in genere quanto le espe
di induzione sono numerosissimi e si incontrano nei contesti piùdiversi'^.
Fu comunque John Herschel a legare indissolubilmente le ricerche
pneumatiche secentesche al modello epistemologico empirista, elevandole al
rango di ricerca prototipo, esemplare e corroborante dello stesso schema
induttivista. Come è noto, Herschel giudicava l'accordo con le osservazioni
il più importante criterio di accettabilità delleteorie scientifiche. In quest'ot
rienze de spiritualibus, occasione di affollate riunioni mondane non meno
tica egli riteneva che alcune prove sperimentali di conferma hanno una va
che di aspre dispute ad alta tensione, nel corso delle quali si intrecciavano
strettamente e venivano allo scoperto altre contese filosofiche con una tra
lidità superiore rispetto alle altre, in particolare quando le prove sottopon
gono la legge a verifica neicasiestremi, costringendo in tal modo a sceglie
dizione vitale e combattiva e rimaste ancora in sospeso su altri terreni della
re senza riserve e tentennamenti in maniera definitiva tra i comi di un di-
filosofia della natura'^.
lenuna. Questo tipo di prove dirimenti sono dette, secondo l'espressione
Sul piano più propriamente epistemologico, la credenza che si sia tratta
to di un episodio a latere della rivoluzione scientifica e la modesta curiosità
che noi contemporanei abbiamo per le interconnessioni con il grosso del
16. E. Grant, Much Ado About Nothing, Cambridge U. P., Cambridge, 1981, p.67ss.
17. In riferimento al dibattito francese si vedano: leicobi Pierii Doctoris Medici et Philo-
sophiae Prqfessorìs, Ad Experìentiam nuperam àrea vacuum. R. P. Valeriani Magni demonstrationem ocularem. EtMathematicorum quorumdam nova cogitata. Responsio ex Perìpateticae Philosophiae Principiis desumpta. Parisiis apud Seb. Cramoisy Regis &Reginae Architypographum. EtGabrielem Cramoisy, M.DC.XLVin; Le Plein du Vuide ou Le corp, dont le
vuide apparent dese^eriences nouvelles, est rempli,... Par le P. Estienne Noel, de la com
pagnie de lesus, A Paris,Chez lean du Bray,... M.DC.XLVII.
156
18. Heronis Alexandrini Spiritualium Liber, a Federici Comandino urbinate, ex Graeco,
nuper in Latìnum convetsu, Cum privilegio Giegorij Xm PonL Max., Urbini, MDLXX; Le
livre desappareils pneumatiques et desmachines hydrauliques par Philon de Bysance. parle
Baron Canà de Vaux, Notices et Extraits de l'Académie des Liscriptions et Belles-Lettres,
XXXVm, Paris, 1903; oppure Philo ofBysantium Pneumatica. The First Treatise on Experimental Physics (F.D. Pragered.), Wiesbaden, 1974.
19. Nell'ambito della querelle des Anciens et des Modemes un esempio interessante è
contenuto nella Seconde partie, Section XXXm, pp.489-492, delle Réflexions critiques sur la
poisie et sur la peinture. Par M. l'Abbé DU BOS ... Sixiémeédition, A Paris, chez Pissot,...
M.DCC.LV. Le Réflexions, dopo la prima edizione del 1719, furono ristampate numerose
volte.
157
baconiana, cruciali e a questa tipologia appartenevano secondo Herschel gli
esperimenti sul vuoto fatti eseguire da Pascal in montagna.
The discovery of Torricelli - egli scrive - was, however, at first much misconceived,
and even disputed, till the questìon was finally decided by appeal to a cruciai instance ... and for this we are indebted to the celebrate Pascal... The decisive effect of
the experiment which he caused to be instituted for the purpose, on the Puy de
Dòme - continua Herschel -... while it convinced every one of the truth of Torricel-
centi non hanno certo contribuito a rimuovere e superare nello specifico i
residui e le vischiosità derivanti da tali orientamenti. La prima sollecitata di
continuo da letture d'impostazione continuista sempre più sofisticate ed
inesaurìbili nel ritrovare precursori e fonti dell'opera di Galileo^ ; la secon
da molto piùinteressata al Pascal votato agli ideali di Port-Royal. L'attività
scientifica di Pascal in modo particolare non è stata in genere considerata
con l'attenzione che merita, quasi si sia trattato di un'attività margmale, o di
li's views, tended more powerfully than any thing which had previously been done
in science to confimi, in the minds of men, that dispositìon to experimental verifica-
una breve passione giovanile, in un'esistenza quasi tutta assorbita dalla ri
flessione religiosa ed esistenziale. La letteratura crìtica sulPascal scienziato
tionwhich hadscarcely yettaken filli and secure root^.
è infatti molto esigua a fironte dell'imponente letteratura sul Pascal polemi
sta, giansenista, tutto grondante spiritualità cristiana che trova espressione
Un'altra ^air induction» richiamata da Herschel, e che ha anch'essa a
che vedere, sebbene per altra via, con il nostro tema, è la prova della gali
leiana legge della caduta dei gravi ottenuta attraverso la contemporanea
caduta di una moneta e di una piuma nel vuoto realizzato con la macchina
nelle Provinciali o nelle Pensées. Eppure Pascal fu scienziato di prim'or
dine, e il suo lascito scientifico in settori che sono divenuti oggi, grazie alle
acquisizioni definitive delle sue ricerche, capitoli non più di punta della
ricerca fisica e matematica, non è certo inferiore a quello di molti dei suoi
contemporanei ben più celebrati. Pascal erainoltre pensatore distraordinaria
pneumatica boyleana^*.
L'induttivismo classico alla maniera di Herschel o di Whewell^^ non ri
sponde certamente piik alle nostre esigenzeo alle nostre inclinazioni episte
mologiche né converge con le attuali immagini della scienza e della sua
storia più affermate; nonostante ciò alcuni dei più peculiari quadri concet
tuali ed interpretativi di tale indirizzo continuano a dominare indisturbati
specialmente in quegli ambiti nei quali l'impegno di ricerca è stato meno
intenso, comeè il casoqui discusso dellanascita dellabarometria, sul quale
lo studio più completo rimane ancora L'expérience barométrìque di Charles
De Waard del 1936^. Un'operacertamente ancora esemplare dal punto di
finezza e lucidità filosofica, caratteriche fanno del suo metodo sperimentale e
della riflessione criticache su di esso fu capace di condurre uno dei momenti
più alti dell'intera riflessione epistemologica del secolo.
Sebbene alcune questioni connesse alla baroscopia e alle approssima
zioni successive che guidarono Galileo alla sintesi finale meriterebbero di
essere ulteriormente approfondite e meglio puntualizzate^, le linee generali
del suo pensiero su questo tema nodale della scienza antica e medioevale
sononote. Ciononostante, per una migliore intelligenza di ciò che segue, mi
vista documentalistico ma insieme, come altri importanti lavori di storia
pare utile richiamare alcuni dei nuclei teorici fondamentali^.
delle idee scientifiche di scuola firancese, prevalentemente indirizzata a rin
tracciare antecedenti e ricorrenze piuttosto che mutamenti di scenario e di
zionimatematiche intomoa due nuove scienze, Galileo, interrogandosi sulla
sfondo. D'altra parte, la storiografia galileiana e quella pascaliana più re20. J.F.W. Heischel, PrelUninary Discourse on the Study of NaturaiPhilosophy, Longman,
Ltmdon, 1830,pp. 229-230. Anche P. Duhem, Le P. MaritiMerserme et la pesanteur de l'air,
cit.,p. 74. nonsi allontana molto da questo giudizio: reputava infatti r«expérìence delPuy-deDdme ... un corollaire si naturel de l'hypothèse de Torricelli que nul homme intelligent... ne
pouvait ptéterquelque attention à cettesupposition sansen tìrerde suitecetteconséquence».
21. J.F.W. Heischel, Preliminary Discourse ..., cit., pp. 167-168.
22. W. Whewell, History qf the Inductive Sdences, front the Earliestto the PresentTìntes,
voU. 3,Paricer, London, 18573 (ied.1837), II, pp. 51-53.
Nella prima giornata del suo ulthno capolavoro. Discorsi e dimostra
causa della «tenacità e coerenza tra di loro delle parti di... un legno o altro
solido le cui parti sono saldamente attaccate»27, aveva supposto, sviluppan
do alcune ipotesi già abbozzate nel Discorso sui galleggianti e nel Saggia
li. n riferimento, anche solo cronologico, agli studi di Duheme Wallaceè sufficienteper
apprezzare e la persistenza e la tenacia di questo indirizzo.
25. In particolare Ioscarto trail Discorso intomo alle cose chestanno in su l'acquae i
Discorsi, gliaggiustamenti terminologici e l'ambiguità dialcui» formulazioni galileiane.
26. Per una discussione più approfondita si veda; G. Nonnoi. Horror vacui: Galileoe il
23. C. DeWaard, L'expérience Barométrìque: Ses antécédents et sesexplication, Imprimerie Nouvelle, Thouars, 1936. Molto utili sono anche W.E, Knowles Middleton, The History
mutamento di unparadigma, inAlle origini della rivoluzione scientifica, a cura di P.Casini.
cfthe Barometer, John Hopkins Press, Baltimore, 1964; e il già citato E. Grant, Much Ado
About Nothing: il primo rivoltoall'aspetto strumentaledell'aerostatica, il secondo all'influenza
delle idee scolastichesul formarsidel pensiero scientificomoderno.
27. Opere di Galileo, Vm,p. 54.La «resistenza de i corpi solidi all'essere spezzati» è,
come è noto, l'oggetto della prima «nuova scienza» di cuisi espongalo ledimostrazioni {ibid.,
158
159
Istituto dellaEnciclopedia Italiana, Roma, 1991.pp.lSS-169.
p.47).
tore^, la presenza all'interno dei corpi di uno sciame di infiniti e indivisi
bili spazi vuoti («meati») non-quanti; i quali in virtù della «decantata repugnanza che ha la natura ad ammettere il vacuo» tengono unite le parti mate
riali dei corpi^'. Come già per i filosofi e gli empirici, così per Galileo, il
principio della «repugnanza» della natura ad anunettere il vuoto era
all'origine dei fenomeni "spirituali", cioè di quegli effetti di aspirazione dei
fluidi ottenuti per mezzo di pompe, ventose, mantici e altre apparecchiature
del genere. In particolare nella «altezza limitatissima», allaquale le pompe
«per attrazzione» mandano l'acqua, e che nessun maestro fontaniere riusciva
a superare, Galileo aveva riconosciuto non un'imperfezione dell'artificio
meccanico mia una legge di natura, e da consumato sperimentatore ne aveva
tratto ispirazione per escogitare il modo di «appartar la virtù del vacuo
dall'altre, e ... la maniera del misurarla»^.
L'altezza delle diciotto braccia - egli scrìve - è il prefisso termine dell'altezza alla
quale qualsivoglia quantità d'acqua, siano cioè trombe larghissime o strette o stret
tissime quanto un fil dì paglia, può sostentarsi, tuttavolta chenoi peseremo l'acqua
contenuta in diciotto braccia di cannone, sia largo o stretto, aremo il valore della
resistenzadel vacuo ne ì cilindri di qualsivoglia materiasolida, grossi quanto sono i
concavi de i cannoni proposti^'.
urgente e prioritaria è l'esigenza di un'apertura degli orizzonti di ricerca
attraverso l'attenuazione del peso condizionate dei pregiudizi, alimentati dal
pensiero comune innervato dalla metafisica tradizionale^^. Ed èappunto con
questo bagaglio concettuale e lessicale rinnovato che Galileo si accosta e
tratta l'oscuro ed enigmatico concetto di vuoto. Il nucleo forte della ricerca
galileiana sul vacuo risiede infatti nel considerare la«repugnanza del vuoto»
non un primo principio ma una resistenza repulsivo-attrattiva indotta
dall'eventualità di una separazione dei corpi in «contatto esquisito». Forza
sempre in tensione, ma comunque limitata, e che per ciò può essere vinta
dall'azione di un'altra forza in grado di contrastarla e superarla. Pertanto,
nella rinnovata impostazione galileiana l'antico adagio crenmofobico perde
per intero quell'accentuato senso di apocalisse ontologica che lo aveva ca
ratterizzato perlunghi secoli. Nello specifico, la «repugnanza», rimpiazzan
do la ben più intensa e psicologicamente connotata nozione di orrore, ne fa
venir meno il valore assolutamente preclusivo e allontana la minaccia di
dissoluzione del sistema della natura fin troppo trasparente nella formula
zione classica del principio. Voglio far osservare che non solo si è prestata
scarsa attenzione alla profondamutazione filosoficaoperata, ma tanto meno
è stato rilevato che Galileo non ha mai ritenuto risolutive dell'enigma del
vuoto le revisioni apportate. Glielo impediva la consapevolezza delle pecu
Raramente sono stati posti nella dovuta evidenza la metamorfosi onto
logica e lo svuotamento semantico che l'aforisma dell'/iorror vacui subisce
in questo notissimo testo galileiano e più in generale nel contesto dei Di
scorsi. Al contrario, è stato per lo più osservato, con un malcelato senso di
biasimo, che Galileo ha preteso di fondare una "nuova scienza" su di uno
dei più chimerici e artificiosi principi della fisica aristotelico-scolastica. In
realtà, da una lettura più meditata emerge che le cose stanno altrimenti dalla
prima apparenza. Intanto perché Galileo tratta Vhorror vacui non come un
principio ma come un agente naturale: un mutamento di prospettiva che gli
ha consentito di maneggiare il vacuo con strumenti concettuali inusuali e di
coniugarlo con sostantivi quali «forza», «virtù», «momento»^^. Tutti termini
che nel lessico galileiano afferiscono prevalentemente alla meccanica, ma
che in virtù della ridondanza semantica che li caratterizza possono essere
trasferiti in altri ambiti d'indagine particolarmente problematici e dove più
liari aporie che il modello sollevava e che minacciavano di scalzarlo alla
base. Almeno tre obiezioni di fondo ne mettevano in discussione la fonda
tezza esplicativa: una prima di ordine metafisico («l'opinion mia è che nissuna cosa sia contro natura, salvo che l'impossibile, il quale poi non è
mai»), l'altra di ordine metodologico («mi pare che la causa debba, se non
di tempo, almeno di natura precedere l'effetto») e l'altra di ordine logico
(«delle cose che non sono nissuna può essere l'operazione»)^.
«L'intelletto non resta ... interamente appagato della causa alla quale
cotale effetto viene attribuito», confessava con onestà intellettuale Gali
leo^'. È tuttavia altrettanto chiaro che, non disponendo ancora di una spie
gazione migliore, Galileo sisentiva forzato a riconoscere alprincipio ancora
una funzione euristica che derivava dalla straordinaria tenacia e vitalità di
cui l'antica idea si mostrava ancoracapace nonostante l'avvenuta denatura
zione epistemologica e il suo inserimento in un contesto filosofico con^)letamente rimiovato. L'ammetto «per soluzione adeguata del mio dubbio que
sto che produce il sig. Simplicio», fa rispondere Galileo a Sagredo all'ari28. Ibid., TV, pp. 105-107; Vm. pp. 350-352.
29. Ibid., vm, pp. 59,66-67.
30./W</.,pp.64,61.
. 31./6/V/..P.64.
32. Galileo nella prima giornatadèi Discorsiparia ora di «virtùdel vacuo» ora di «forza
del vacuo»con significato moltosimile. «Debolissimi momenti» sono poi le attrazioni eserci
tate dai piccoli meati diffusi tra la materia.Cfr. ibid., pp. 61-63,67.
160
33. Sulle mutazioni e innovazioni semantiche introdotte da Galileo vedi M. L Altieri
Biagi, Galileo e laterminologìa tecnico-sàentifica, Olschki, Hienze, 1965; e le osservazioni
di P. Galluzzi, Momento, cit., pp. 385,386.
34.Opere tU Galileo, cit., Vili,p.60.
35. Ibid. p. 61.
161
stotelico attestato sul divieto assoluto della natura ad ammettere il vacuo^*^.
Ma più avanti, in un altro passo dei Discorsi, Salviati-Galileo confessa di
attendersi dall'«acquisto di nuove cognizioni»^^, soprattutto nella direzione
città"*^. In quell'effervescente clima intelletmalmente, Gaspare Berti, tra il
'39 e il '41^^, innalza sulla facciata di un palazzo romano, «un syfone di
piombo ..., per convincer il Sig.r Galileo» che l'altezza della colonna
zione adeguata dell'antico mistero.
eseguita e dal risultato incerto, ebbe, malgrado ciò, l'effettodi infiammare il
della struttura della materia, quelle indicazioni indispensabili per una solu
Quanto le tesi e le accortezze metodologico-galileiane, malgrado le pa
lesi insufficienze, fossero di straordinario valore e gravide di nuove pros^ttive teoriche e sperimentali è stata soprattutto la storia ad evidenziarlo
piuttosto che la storiografia^®. Ancora una volta, come già era accaduto in
numerosi altri domini della filosofia, lalezione galileiana imprime una bru
d'acqua era superiore alle diciotto braccia''^. La prova, tecnicamente mal
dibattito filosofico sulla natura dello spazio abbandonato dall'acqua nella
parte superiore del sifone'*^. Pochi anni dopo, l'il giugno del 1644, Evan
gelista Torricelli, il discepolo che aveva assistito Galileo negli ultimi mesi di
vita e che ne aveva raccolto il lascito scientifico ed accademico, scrivendo
da Firenze annuncia all'altro galileiano Michelangelo Ricci in Roma di aver
sca accelerata in un settore di ricerca che vantava una tradizione ed un pa
trimonio sperimentali (forse unico nel panorama della filosofia della natura)
tra i più cospicui e rifiniti^». Sebbene destinato ad essere superato rapida
eseguito con la collaborazione di Vincenzo Viviani'*® la celeberrima
«esperienza filosofica intomo al vuoto»'^^. L'esperienza torricelliana, pur
coerenza teorica: il modo di affrontare «il vuoto - è stato scritto - era una
spazio non si può neanche accennare'^. Mi limito pertanto a ricordare che
l'esperienza confermava i valori altimetrici indicati da Galileo nei Discorsi,
mente, il passaggio compiuto da Galileo è tuttavia di grande momento e
delle più avanzate frontiere teoriche lasciata da Galileo aisuoi allievi»^. Ne
è un'eloquente testimonianza il fatto che anche allorché Torricelli cesserà di
ricercare, come Galileo aveva fatto, lacausa dei fenomeni pneumatici all'in
terno degli stessi, il modello galileiano, pur con i dovuti aggiustamenti di
dettaglio, sarà ancora ingrado ditenere ilcampo con sufficiente validità.
Le ipotesi di lavoro sulle quali Galileo aveva sicuramente a lungo medi
tato ebbero una certa circolazione nella cerchia più ristretta degli amici e dei
corrispondenti dello scienziato pisano^*, fu comunque con lapubblicazione
dei Discorsi edimostrazioni matematiche, avvenuta aLeida nel 1638, che le
sue idee, entrando in contatto con un pubblico più vasto, innescheranno,
come inuna reazione a catena, una serrata sfida sperimentale che siconclu
deràcon l'aero-idrostatica pascaliana.
Mentre Galileo, relegato nel suo "Gioiello" di Arcetri, si andava lenta
mente spegnendo, nella cosmopolita Roma, i "triumviri" galileiani Antonio
Nardi, Evangelista Torricelli e RaffaeUo Magiotti partecipano da coprota-
gonisti all'intensa attività scientifica promossa dai circoli intellettuali della
così nota, meriterebbe alcune riflessioni alle quali purtroppo per ragioni di
ma al tempo stesso faceva concludere al suo ideatore che la natura non ha
alcunorrore o «repugnanza» del vuoto e che anziè del tutto indifferente alla
sua produzione. La forzache «regge quell'argento vivocontro la sua natura
lezza di ricadere giù», scriveva Torricelli al Ricci, non è intema all'ap
parecchio ma proviene óàìVestemo, ed è dovuta alla pressione del «pelago
d'aria elementare» che circonda la terra^^.
Nonostante gli ampi spazi di libertà intellettuale, concessi appena qual
che anno prima, andassero rapidamente restringendosi, a Roma l'esperienza
42. M. Tonini, Due Galileiania Roma: Raffaello Magiottie Antonio Nardi, in G. Anì-
ghi, P.Galluzzi, M. Tonini. E De Angeli. U.Baldini. L.Belloni. Lascuola galileiana. Pro
spettive di ricerca.La Nuova Italia. Rrenze. 1976. pp.53-88.
43. Sulla data dell'esperienza del Beiti vi è un contrasto di testimonianze. Vedi: C. De
Waaid. L'expériencebarométrique,cit. pp. 103-104.109-110.
44. Lettera di Raffaello Magiotti a Menenne del 12 marzo 1648. sta in Correspondance
du P. Marin MersenneReligieux Minime, commencée par P. Tanneiy.pubbliéeet annotéepar
C. De Waard et A. Beaulieu. Edition du C.N.R.S.. Paris. XXVI. 1986. p. 169 ss.; e in C. De
Waard, L'expérience barométrique, cit. pp. 178-181.
45. Cursus philosophicus concinnatus ex notissimiscuisqueprincipiis.... Autore R. R. F.
36. Ibidem.
37. Ancora in risposta alle obìezioni dell'aiistotelico Simplicio. Ibid., p. 63.
(1982)39. reLo133!^^**^
de l'air et la pression atmosphtìique", in Physis, XXIV
Spirìtuattum Uber di Erone Alessandrino eseicitetà nel coreo dei secoli
un'inflnenza costante fino al Sdcento.
40.P. Redondi, Galileo eretico, cit, p. 368.
Emanuele MAIGNAN, Tolosate, Ordinis Minimorum ... in Regio Romano SS. Trinitati
conventu Philosophiae ac Sacrae Theologiae Professore .... Tolosae. MDCLm. t IV. p.
1925 e ss.
46. Cario Dati. Lettera a Filaleti di Timauro antiate della vera storia della cicloide, e
della famosissima esperienza dell'argento vivo, Hienze, 1663, in Evangelista Torricelli.
(^ere, a curadiG.Loria e G.Vassura. Faenza, 1919, voi. Lparte n. p.471.
47./&Ù/..III.PP. 186-188.
48. Rinvioa M. Segre,In the Wake afGalileo,Rutgere U. P., New BrunswickN. J., 1991,
41. La
del 6agosto 1630 indirizzata aGiovan Battista Baliani i aonesto rijnianio
cataste ddocumento galileiano di maggiore interesse. Opere di GaliUo, cit, XIV. pp 127^
^ G. Nonnoi. ttpelago d'aria, Bulzoni. Roma,'
lyoo, p. 23 ss.
pp.80-88; e M.Gliozzi, Origini e sviluppi dell'esperienza torricelliana, Gis^pichelli, Torino,
162
163
1931.
49. E. Torricelli, Opere, loc. cit
filosofica del vuoto suscitò un interesse notevole. Il Ricci mostra la corri
spondenza baroscopica di Torricelli a Fran90is Du Verdus, Tambasciatore
di Francia a Roma che erastato allievo di Roberval. Hquale, resosi conto di
avere tra le mani un documento scientifico eccezionale, chiede di poterne
avere una copia. Gli viene concessasolo la trascrizione di alcuni brani rela
tivi alla parte strumentale dell'esperienza; e nonostante questa documenta
zione molto parziale, nel luglio dello stesso anno, Du Verdus invia questi
stralci a Mersenne^®. Per questa via, e in seguito ad un lungo viaggio di
Mersenne in Italia, compiuto all'incirca tra l'autunno del 1644 e la primave
ra del 1645, nel quale il Minimo toccherà prima Firenze e poi Roma dove
avrà occasione di incontrare Torricelli^i e Ricci^z, la notizia dell'espe
rienza filosofica italiana si diffonde rapidamente in Francia e nel resto
d'Europa. Dopo numerosi tentativi andati a vuoto^^, Pierre Petit, nell'otto
bredel 1646, durante unsoggiorno a Rouen, riesce finahnente, con la colla
borazione di Étienne Pascal, padre di Blaise, ad ottenere il risultato tanto
atteso^. All'esecuzione della prima esperienza baroscopica realizzata con
successo in Francia partecipò anche ilgiovane Blaise Pascal, ilquale, solle
vando numerosi e perspicaci interrogativi, prese anche parte alla disputa
filosofica che si aprì sui risultati dell'esperienza^^. Stimolato dalle prospet
tive filosofiche che la prova poteva aprire, ma insieme msoddisfatto per i
quesiti lasciati senza risposta dall'esperienza nella versione italiana, Blaise
Pascal si tuffò conentusiasmo nella materia, e dopo mesi di studio e di feb50. Correspondance du P. Mariti Mersenne Religieux Minime, cit., Xm (1977), pp. 172,
177 ss. Si veda anche R. Taton, "L'annonce de l'expérìence baiométrique en France", Revuè
d'Histoire desSciences, XVI (1963), pp. 77-79.
51. A. Beaulieu, Torricelli etMersenne, inHangois De Gandt (ed.). L'oeuvre de Torricelli:
Science Galiléenne et nouvelle géométrie, Les Belles Letties, Paris, 19^, pp. 39-51.
52. Correspondance duP.Mann Mersenne, cit, Xni,pp. 234-248.
53. Nel giugno/luglio del 1646, a Parigi, un tentativo diPierre Petit fallisce a causa del tu
bo di vetro troppo corto e della insufficiente quantità di mercurio impiegata. Mersenne colle
ziona numerosi insuccessi, l'ultimo in collaborazione con Hector-Pierre Chanut sul finire
dell'autunno del 1646. Cfr. lettera di Pierre Petit aPierre Chanut del 19 o26 novembre 1646,
inObservation touchant levuide. faite pour lapremierefois en France contenuè en une lettre
écrite à Monsieur Chanut, Resident pour saMajesté en Suede. Par Monsieur Petit Intendant
desforHfications. le 19 novembre 1646. Avec le Discours qui a esté imprimé en Pologne sur
le mesme sujet en jullet 164, A Paris, chez Scbastien Cramoisy et Gabriel Cramoisy,
09^S^^6tó^^ ^
Mersenne Religieux Minime, cit., XIV
54. La data èincerta. In ogni caso èprecedente il 19 novembre 1646. Petit, diretto aDieppe, si trattiene per qualche tempo a Rouen dove racconta a Étienne Pascal dei precedenti
fallimenti esi accorda con lui per ripetere l'esperienza torricelliana, al rientro da Dieppe con
40/50 Ubbre di mercurio e con un tubo, reaHzzato nel fratternpo dai vetrai di Rouen alto
quattro piedi e largo internamente un piccolo dito. Observation touchant le vuide
cit., pp. 4-5.
55. Ibid., p. 7.
brili preparativi, tra il gennaio eil febbraio del 1647, ancora aRouen, alle
stisce, alla presenza di più di 500 persone, una spettacolare esibizione di
baroscopia sperimentale^^. Mai dimostrazione scientìfica era stata preparata
con tanta abilità teatrale e sapienza sperimentale insieme e alla presenza di
un pubblico tanto numeroso.
PAV«expérìence d'Italie» introdotta in Francia da Mersenne Pascal ap
porta numerosissime variazioni che con precisione vengono registrate in un
rapporto^', nel quale l'insieme delle esperienze èdisposto secondo l'ordine
di esecuzione dettato dalla gerarchia dei quesiti teorici di volta in volta
aperti dal procedere della dimostrazione deUa tesi principale. Sebbene la
performance fosse stata ispirata dall'esperimento torricelliano, neWAbrégé
pascaliano non ècontenuto alcun riferimento allo scienziato di Faenza, ^to
meno si fa cenno alla tesi della pressione dell'aria che aveva guidato
1'«esperienza filosofica» italiana. Aquella data Pascal sapeva che si trattava
di un'esperienza italiana, tuttavia non è ben chiaro se era al corrente del
fatto che Torricelli neeral'autore^®. L'incompletezza dei documenti e delle
informazioni a suo tempo giunte mFrancia, ladiffidenza che caratterizzò il
comportamento dei galileiani e dello stesso Torricelli nei riguardi di Mer
senne durante ilsuo viaggio inItalia, lapiega spiacevole che tutta lavicenda
dell'invenzione stava prendendo in conseguenza della rivendicazioiie di
priorità da parte del cappuccino Valeriano Magni^^, sono tutti fattori che
possono aver indotto Pascal alla prudenza e, sebbene al corrente dell'iden
tità dell'inventore, a riservarsi ad altro momento (cosa che in effetti poi
fece) impegnativi riconoscimenti di primogenitura®'. D'altra parte, in queste
fasi iniziali della ricerca pascaliana la questione della paternità dell'espe
rienza era tutto sommato irrilevante per una ragione filosofica difondo che è
importante sottolineare: il programma di ricerca che guidava il complesso
56. Cfi-. Lettre deM. Pascal lefils, addressante à M. lePremier Président dela Cour des
Aides deClermont-Ferrand,... le25Juin 1651, Oeuvres dePascal, p.4M.
57. Per una discussione diqueste esperienze si veda; Th. More Harrington, Pascal philo-
sophe. Une étude unitaire de la pensée de Pascal, Société d'Édition d'Einseignen^nt Supé-
rieur, Paris, 1982, pp. 48-51. Un'interessante analisi comparata tra lafilosofia sperimentale di
BIai% Pascal e quella diRobert Boyle, rispettivamente ra^ìpresentanti della sdenza cattolira
continentale e della scienza protestante inglese, è contenuta in P. Dear, "Micacles, Experiments, and theOrdinary Course ofNature", inIsis, 81 (1990), pp. 663-683.
58. Cfr. Oeuvres de Pascal, p. 406.
59.Demonstratio Ocularìs. Loci sine locato: Corporis successive moti in vacuo: Luminis
nulli corpori inhaerentis. A Valeriano Magno Frate Capuccino exfùbita ..., Varsaviae, In
Officina Petri Elert S.R.M. Typographi. Approbatio Varsaviae die 16. lulij, 1647.
60. Sui significato dell'iniziale incerta attribuzione dell'invenàone al TotìccUi, siveda il
mio: "Galileo e laquestione del vuoto. Tra storia e storiografia", in"Questioni di storia del
pensiero filosofico e scientifico". Annali della Facoltà di Magistero dell'Università degli
Studi diCagliari, Quaderno n. 28, Cagliari, 1987, inparticolare lepp. 53-73.
164
165
intreccio delle esperienze pascaliane non è torrìcelliano ma piuttosto gali
leiano, ed è direttamente riconducibile alle ipotesi enunciate nei Discorsi^^.
La tesi delle Expérìences Nouvelles touchant le Vuide di Pascal campeggia
va in tutta evidenza nello stesso frontespizio éeXVAbrégé: «un vaisseau si
grand qu'on le pourra faire, peut étre rendu vide de toutes les matières con-
nues en la nature, et qui tombent sous le sens, et quelle force est nécessaire
pour faire admettre ce vide»®^.
L'impianto galileiano delle «experiences sur le vuide» di Pascal non
costituisce comunque un carattere originale ed esclusivo della ricerca del
pensatore giansenista, l'avvio del dibattito francese sul vuoto ha infatti come
termine ad quem non solo la recente esperienza torricelliana ma assume
pour admettre un grand vide apparent qu'un petit, c'est-à-dire à s'éloigner d'un
grand intervalle que d'un petit.
3. Que la force de cette horreur est limitée, et pareille à celle avec laquelle de l'eau
d'une certaine hauteur, qui est environ de trente et un pìeds, tend à couler en bas.
4. Que les corps qui boment ce vide apparent ont inclinaison à le remplir.
5. Que cette incUnaison n'est pas plus forte pour remplir un grand vide apparent
qu'un petit.
6. Que la force de cette inclinaison est limitée, et toujours pareille à celle avec la-
quelle de l'eau d'une certaine hauteur, qui est environ de trente et un pieds, tend à
couler en bas.
canto, induce a credere che Pascal non avesse letto i Discorsi. L'opera in
7. Qu'une force plus grande, de si peu que l'on voudra, que celle avec laquelle l'eau
de la hauteur de trente et un pieds tend à couler en bas, sufiit pour faire admettre ce
vide apparent, méme si grand que l'on voudra, c'est-à-dire pour faire désunìr les
corps d'un si grand intervalle que l'on voudra, pourvu qu'il n'y ait point d'autre
obstacle à leur séparation, ni à leur éloignement, que l'horreur que la nature a pour
fatti circolava largamente in Francia riscuotendo un notevole consenso e
cevide apparent®^.
spesso come quadro di riferimento teorico quelle pagine della prima giorna
ta dell'ultima opera galileiana dedicate all'argomento®^. Niente, d'altro
stimolando la discussione sui temi e gli argomenti di maggior richiamo per
l'Europa savante dell'epoca. Inoltre, Mersenne, come già aveva fatto per le
Meccaniche, interpretando le aspettative di pubblico più vasto, ne aveva
curato una parafrasi inlingua francese^. Inogni caso
Abrégé pascalia-
no le proposizioni di inconfondìbile matrice galileiana sono così numerose
che non hanno certo alcunché di occasionaleo convenzionale. Le «cmaximes»
che «on déduit manifestament» dalle esperienze esprimono in maniera oltre
modo eloquente l'adesione di Pascal alleenunciazioni galileiane:
1. Que tousles corps ont répugnance à se séparer l'un de l'autre et admettre ce vide
Superate, attraverso una serie di «propositions», le obiezioni relative
all'eventuale presenza di una qualche materia all'interno dei diversi tubi
torricelliani, il primo degli enunciati che stavano all'origine delle expérìen
ces touchant le vuide può considerarsiconfermato: «L'aspace vide en apparence - scrive Pascal - n'est rempli d'aucune des matières qui sont connues
dans la nature, et qui tombentsous aucun des sens»^. Le «maximes» che in
una prima deduzione erano state attribuite cautelativamente ad un vuoto
apparente, dopo questo passaggio, possono pertanto essere adottate provvi
soriamente quali enunciazioni proprie del vuoto effettivo («verìtable») e
apparent dans leur intervalle; c'est-à-dire que lanature abhorre cevide apparent.
2.Que cette horreur oucette répugnance qu'ont tous les corps, n'estpas plus grande
assoluto («absolu»)^"^. La provvisorietà dipende da un certo numero di
61. fiicompiensibilniente, Pierre Duhem hacreduto divedere nelle E^ériences Nouvelles
superate con il ricorso al controllo sperimentale trattandosi di rilievi che
fanno riferimento ora al senso comune e alla generalizzazione dell'espe
rienza quotidiana, ora alla logica, ora alla presenza di una qualche strana
un'operaespressamente indirizzata a rigettare le tesigalileiane. Cfr.LeP. Mann Mersenne et
lapesanteur de l'air, cit, pp. 58-59.
62. Ejqtériences Nouvelles touchant le Vuide, Faites dans des Tuyaux, Syringues, Soufflets &. Siphons de plusieurs longueurs Jtfigures: avec diverses liqueurs, camme vif-argent,
eau, vm, huyle, air, Ac. Avec undiscours surlemesme sujet. Oàestmontré qu'un vmsseau si
grandqu'onlepourrafaire.peutétrerendu vuide de toutes lesnuUières connuès en la natu
re. et qui tombent sous lessens. Et quelle forceest necessaire pourfaire admettre ce vuide.
Dedié à Monsieur PASCAL ConseillerduRoy enles Conseils d'Estat APrivé. Parlesieur B.
P. son fils. Le tout reduit en Abbregé, & donné par advance d'un plus grand traicté sur le
mesmesujet A Paris,ChezPierreMargat..., M.DC. XLVIL
63. Observation touchant le vuide, dt, Au lecteur.
obiezioni che conservano ancora la loro validità e che non possono essere
sostanza impercettibile ai sensi e sconosciuta che potrebbe pervadere lo
spazio^®. Neanche il Torricelli, che pure aveva goduto della familiarità del
maestro fino all'ultimo e ne aveva raccolto l'eredità spirimale, era stato
capace di stilare un programma di ricerca più coerente con le dottrine di
Galileo. Le concordanze tra gli ultimi dialoghi di Galileo e le Expérìences
Nouvelles non sono solo contestuali e teoriche: sparse tra le righe di questo
piccolo capolavoro del metodo sperimentale di Pascal, ma anche in altri testi
64. Les Nouvelles Pensies de Galilée, Mathematicien etIngenieur duDue deFlorence.
Oà pardes Inventions merveilleuses etdes Demonstrations inconniies iusques àpresent, ilest
traitté de laproportion des Mouvemens, tant naturels que violens, etde tout ce qu'il yade
65. ExpérìencesNouvellestouchant le Vuide, cit, in Oeuvresde Pascal, p. 368.
66. Ibid., p. 369.
chez PierreRicolet.MDCXXXIX.
68./W</..p.370.
plussubtil dans lesMechaniques et dans la Phisique, Traduit d'Italien enFrancois A Paris
'
166
67. Ibidem.
167
scientifici del pensatore francese, si trovano anchesignificative concordanze
affatto alla imbragatura sperimentale della teoria della forza limitata del
vuoto, l'operazione è ben più profonda e decisiva, e consiste innanzitutto
significative. Innanzitutto Pascal, come già Galileo, istituisce, in questo
contesto, un interscambio di significato tra il concetto di orrore e quello di
«repugnanza». Pascal scrive «horreur» allamaniera degli antichi per tradur
lo subito dopo con«répugnance», il termine moderno della scienza galileia
nellascrupolosa valutazione epistemologica. Valutazione che se da un lato,
in riferimento alla fase teorica e sperimentale attraversata dalla ricerca, fa
giudicare a Pascal l'ipotesi della forza limitata del vuoto più congruente
lessicali®', Mi limito a richiamare quelle che mi paiono le più evidenti e
na con il quale viene alleggerito il senso privativo per indirizzarlo nell'am
bito delle resistenze fisiche'®. Poche righe più avanti, infatti, Pascal chiama
in causa e fa proprio un altro dei concetti basilari della riforma introdotta da
rispetto alle altre teorie concorrenti, dall'altro lato, incrociando le assunzioni
teoriche con i dati sperimentali, lo guida nella redazione della tavola dei
limiti e delle aporie che gettano i presupposti per un definitivo superamento
della teoria assunta metodologicamente come valida. Alla luce di questa
dinamica teorico-sperimentale, Galileo non va quindi considerato in alcun
modo una sorta di insigne precursore di Pascal, né Pascal, per parte sua, è
assimilabile sottoalcun profilo ad un epigono galileiano. La correlazione tra
Galilei nella pneumatica, quello dìforza limitata: concetto che, prima anco
ra che la misura, fissa il principio della sua superabilità. La regola tecnicopratica dei sifoni di qualunque sezione si voglia, elevata da Galileo al rango
di legge scientifica, è in conclusione confermata da Pascal quale valore nu
merico della forza limitata del vuoto e di quella che in seguitò diventerà la
quanto piuttosto in termim di approfondimento critico e superamento da cui
legge dell'equilibrio dei liquidi e della massa d'aria al livello del mare.
scaturiranno le sintesi teoriche successive che conosciamo'^.
Merita infine un richiamo particolare ilfatto che neanche a Pascal sfugge, né
tantomeno trascura di evidenziarlo, che la teoria dell'orrore o resistenza
limitata alla produzione del vuoto soffre di un'intrinseca contraddizione
logica tra il divieto preternaturale richiamato dall'orrore e il superamento
pratico di questo limite che si ottiene tramite gli strumenti. «Cette proposition, que la nature abhorre le vide, et néanmoins l'admet, l'accuse
d'impuissance, ou implique contradiction»"'*, scrive Pascal, sintetizzando
questa fondamentale objection, con parole brevi ed efficaci che nonlasciano
dubbi sul suo pensiero. In ogni caso, anche su questo punto, la consonanza
teorica dello scienziato giansenista con l'autorevole ispiratore italiano è
particolarmente palese, e mette in evidenza un'ulteriore traccia che riferisce
di una lettura molto attenta e ragionata dei Discorsf^.
Naturalmente nei testi e nei pensieri pascaliani c'è già molto di più. Il
magistrale opuscolo di Pascal non può essere ridotto ad un consolidamento,
per quanto ingegnoso, di tesi galileiane: il rapporto conla dottrina di Galilei
è di gran lunga più ricco e complesso. L'intervento di Pascal non si riduce
69. P.Costabel, op. cit., p.333, haparlato ingenerale di «parenté Grappante ... entro certains raodes de calcul etde raisonnement», ma più inparticolare di «véritable compUcité entro
les pensées de ses deux grands hommes sur le vide, sur l'infini, sur ce que nous pouvons
appeler l'analyse du continu».
70. Ha scritto aquesto riguardo G. Le Roy, Pascal savant etcroyant. Puf, Paris, 1963, p.
18: «le langage dont il use est celui de la philosophie tiaditionelle, mais la pensée que' lecouvro
ce langage ne vise quela donnée positive del'expérìence».
71. Expériences Nouvelles touchant leVuide, cit., inOeuvres de Pascal, p. 370.
72. Parlando dell'interruzione della colonna dimercurio all'interno di unsifone Pascal usa
il termine «rompant». Anche inquesto caso non è arbitrario pensare aduna citazione dai Di
scorsi. Infetti, in analogo contesto, Galileo aveva fatto ricorso al verbo strappare. Ibid., p. 367.
168
i due pensatori non si configura infatti intermini diacquisizione e sviluppo,
Dalla mirabile attività sperimentale, che mai era stata così accurata e in
gegnosa, Pascal trae un dato osservativo mai prima registrato e che non
risulta fosse noto a Galileo, ma nemmeno a Torricelli'^. Manovrando le
lunghe canne di vetro fabbricate dai vetrai di Rouen'^, Pascal osserva, e fa
osservare al suo pubblico stupefatto, che una volta messo il vino o il mercu
rio in sospensione secondo le indicazioni provenienti dall'Italia e constatato
che la parte superiore dello strumento rimane apparentemente vuota, se si
inclina l'attrezzo rispetto al perpendicolo dell'orizzonte, il livello del liqui
do si mantiene sempre alla stessa distanza dal suolo, occupando, scorrendo
lungo il tubo, una porzione ora maggiore ora minore della cavità del baro
scopio'® . Le maximes 5 e 7 che sono state richiamate sopra registrano, sen
za unapprofondimento teorico particolarmente insistito, questo dato unico e
73. Traités de l'Équilibre des Uqueurs etde laPesanteur de laMasse de l'air, Paris, G.
Despiez,1663.1due trattatiapparvero postumi su iniziativadi FlorinPécier.
74. Sd)bene aduna lettura molto attenta dialcuni passaggi delle lettere barometriche (Ile
28 giugno 1644) del Tomcelli alRicci un qualche suggerimento intal senso poteva trasparire.
Ma all'epoca Pascal (come ogni altro savmt francese) non conosceva il testo integrale di
questi fondamentali documenti toirìcelliani.
75. Koyié, ricalcando ungiudizio giàespresso daRobert Boyle in una comunicazione alla
Royal Society di Londra del maggio 1664, sostiene che la tecnologia dell'epoca non era in
grado di produrre tubi di vetro della lunghezza descritta daPascal. Le experiences nouvelles
sarebbero pertanto, secondo Koyré, degli esperimenti mentali e non degli esperimenti effetti
vamente eseguiti, o quanto meno essi non si sarebbero svolti esattamente come descritto
ntWabrégé. A. Koyré, Pascal savant, in Blaise Pascal l'homme et l'oeuvre, Cahiere de
Royaumont, Philosophie N°l,Les Edition de Minuit, Paris, 1956, pp. 271-281. Vedi anche
The Work oftheOnourable Robert Boyle, in sixvolumes, edited byTh. Birch. London 1672
n, pp. 745-746.
76. Oeuvres de Pascal, p. 365.
169
sorprendente che costituirà l'elemento sulla base del quale verrà progettata
la seconda fase dell'attività sperimentale, quella che condurrà Pascal ad
eseguire l'esperienza de «le vide dans le vide» e a trasportare la colonnina
del mercurio sulla sommità del Puy de Dòme. L'osservazione ha tuttavia
immediatamente un impatto filosofico decisivo. La natura, pur resistendo
alla formazione del vuoto, si mostra nondimeno del tutto indifferente alla
produzione di un piccolo vuoto o di un vuoto più grande, e non esercita per
impedire la creazione del secondo una resistenza maggiore di quella che
impiega per impedire la formazione di unvuoto di piccole dimensioni. È del
tutto evidente che questa conclusione comporta di necessità l'acuirsi degli
elementi di incongruità e paradossalità tra la nozione di orrore del vuoto e
quella di forza limitatache stavaalla basedellateorìagalileiana.
C'è da dire però che nell'inverno del 1647, all'epocadelle esperienze di
Rouen, Pascal non era in possesso di tutti gli elementi che gli avrebbero
permesso di cogliere per intero la "crucialità" teorica di questa osservazio
ne: vaghe e imprecise erano, come si è detto, le informazioni che erano
giunte dall'Italia, in particolare è in dubbio che a Pascal fosse notal'ipotesi
baroscopica torricelliana^. Tuttavìa l'atteggiamento di Pascal nei coi^onti
dell'ipotesi della forza limitata del vuoto non mutò anche quando, al mo
mento della stesura delleExperiences nouvelles, era a conoscenza dell'ipo
tesi dellapressione dell'ariae di chi ne era l'autore,e avevaquindi davanti a
sé un quadro di riferimento teorico profondamente modificato. Si aggiunga
che Pascal si mantenne metodologicamente fedele a quest'atteggiamento
ancora alla vigilia dell'esperienza sul Puy de Dòme^®. Quest'ultima circo
stanza in modo particolare merita di essere messa in evidenza con una sot
tolineatura particolare in quanto cela le ragioni dell'attardarsi da parte dì
Pascal, oltre ogni nostraragionevole previsione, sulle posizioni galileiane e
accresce, piuttosto che diminuire, il significato filosofico di quest'indugio.
La spiegazione di questa apparente anomalìa o incongruenza ci è forni
ta dallo stesso Pascal, a più riprese, ed è metodologica ed epistemologica
insieme. La questione è affi-ontata nel Récit de la grande expérience de
l'équilibre des liqueurs (dell'ottobre 1648) dove, riferendosi al principio
àtWhorror vacui adottato appena un anno prima sì legge:
Lorsque je mis au jour mon abrégé sous ce titre: Expérìencesnouvelles touchant le
vide, etc., où j'avais employé la maxime de l'horreur de vide, parce qu'elle était
universellement re^ue, et que je n'avais point encore de preuves convaincantes du
contraìre, il me resta quelques difficultés, qui me fìrent grandement défier de la
vérité de cette maxime, pour reclaircissement desquelles je méditais dès lors
l'expérience dont je fais voir ici lerécit ...^®.
Le difficoltà che Pascal incontrava nell'accogliere incondizionatamente
il principio éeWhorror vacui sappiamo che sono prevalentemente di natura
teorica e si riferiscono innanzitutto alla contraddizione di tipo logico, già
evidenziata da Galilei e che si è già avuto modo dì segnalare. Accanto a
questa, però, Pascal ne presenta un'altra, comune a molti dei novatores e
chiamatain campo con semprecrescenteinsistenza quale criterio dì moder
nizzazione della filosofia della natura in opposizione alle diverse forme di
animismo naturalistico. <J'ai peine à croire - scrive Pascal a proposito del
l'antica sentenza contro il vuoto - que la nature, qui n'est point animée, ni
sensible, soit susceptible d'horreur, puisque les passion présupposent une
àme capable de les ressentir...
.
Ma all'epoca del primo abrégé^ come si è detto. Pascal conosceva
l'ipotesi torricellìana. Al cognato Florìn Périer rivela che sin da allora era
intimamente convìnto che il peso e la pressione dell'aria fossero all'origine
dei fenomeni tanto abilmente provocati con ì tubi e il mercurio. Ciò nono
stante non osava ancora abbracciare manifestate tali ipotesi ne operare spe
rimentalmente in quella direzione.
Ce n'est pas que je n'eusse ces mèmes penséeslors de la production de mon abrégé:
et toutefois, faute d'expérìences convaincantes,je n'osai pas alors (et je n'ose pas
encore) me dépaitir de la maxime de l'horreur du vide, et je l'ai méme employée
pourmaxime dansmonabrégé
.
E alla prudenza è ancora improntata la richiesta di eseguire la grande
experience de Vequibre des liqueurs: «j'incline bienplus à ìmputer tous ces
efféts à la pesanteur et pression de rain>, scrive Pascal ancora a Périer^. Le
ragioni di queste esitazioni vengono finalmente manifestate con inimitata
lucidità in un testo dì qualche anno posteriore.
L'année 1647 - scrive Pascal a Ribeyre il 16 luglio del 1651 - nous f^mes avertis
d'une très belle penséequ'eut Torricelli, touchantla causede tous les effets qu'on a
Monsieur Pascal, il fratello era favorevole a questa ipotesi sin dall'esecuzione dei primi espe
79./Wd..p.392.
80. Ibid., p. 393.
rimenti (ibid., p. 7).
81. Ibidem.
77. Ibid., pp. 403-404. Secondo Gilberte Pascal, sorella di Blaise, autrice di una Vie de
78. Récitde la grande e}q>érience de l'équilibredes liqueurs, letteraa Périerdel 15 no
vembre 1647 (ibid., pp. 392-393).
170
82. Ibid. n corsivoè mio. La pradenzametodologica di Pascalè stata sottolineatada G. Le
Roy, op. cit., pp. 17-22.
171
jusqu'àprésent attrìbués à rhoneur du vide. Mais cornine ce n'était qu'une simple
conjecture, et dont on n'avait aucune preuve pour en leconnaitre ou la vérité, ou
fausseté, je méditai dès lors une expérìence que vous savez avoir été faite en 1648
par M. Pérìer au haut et au bas du Puy de Dòme.. .
La tesi del peso dell'aria, fino all'escensione sulle montagne dell'Alvemia, rimane dunque un'ipotesi: un'attraente congettura verso la quale
Pascal inclinava fortemente, manon di meno priva di unqualunque appog
gio sperimentale in grado di corroborarla o di falsificarla. In assenza di
controlli efficaci e dirimenti, Pascal si impose la severa regola metodologica
di attenersi scrupolosamente al principio dell'^rror vacui, non già però
inteso, secondo la classica accezione, quale insuperabile e assoluta barriera
posta a difesa della natura intima dell'essere naturale, ma nella riformula
zione più ristretta e limitata che Galileo ne aveva dato®^. Formulazione che
non solo superava senza controindicazioni tutti i controlli sperimentali, ma
aveva anche il vantaggio nontrascurabile di rimanere in un certo qualmodo
ancorain rapporto con la tradizione filosofica, certamente logora ma ancora
in grado di esercitare un'influenza intellettuale non indifferente in virtù del
tenace e profondo radicamento nel senso comune. «Je n'estime pas qu'il
nous soit permisde nous départirlégèrement des maximes que nous tenons
de l'antiquité, si nous n'y sommes abligés par des preuves indubitables et
invincibles»®^.
L'elemento che mi pare oltremodo degno di nota in questo densissimo
brano è il grande equilibrio intellettuale che Pascal dimostra nel bel mezzo
di una congiuntura filosofica imperniata sull'accesa disputa intomo alla
superiorità degli antichi e dei moderni e nella quale anch'egli era impegnato
a fondo. Ma non dobbiamo neanche lasciarci sfuggire di rilevare come in
queste stesse righe sono contenute alcune delle radici più vitali della rifles
sione epistemologica più recente®^.
Il discorso di Pascal non si esaurisce tuttavia sul piano dell'accortezza
metodologica: di raffinata qualità è anche l'intreccio che egli iii capace di
realizzare tra il primo aspetto e una penetrante lettura storica, da grande
storico delle idee,che gli riuscì di condurre sullapropria e sull'altrui rifles
sione sul vuoto. Nel progettato Traité du vuideP, purtroppo mai portato a
compimento e che avrebbe dovuto raccogliere l'intera materia, Pascal si
riproponeva anche di tracciare «par quels degrés on est arrivé aux connois83. Ibid., p. 408.
84. E.J. Dijksterhuis. Il meccanicismo e l'immagine delmondo, cit, pp. 599-600.
85. Récit de la grande expérìence de l'èquilibre desliqueurs, in Oeuvres de Pascal
p. 393.
86. Alludo ad alcune tra le piùincisive tesipopperiane e kuhniane.
87. Ibid., p. 400.
sances quenous avons maintenant surce sujet», e di riconoscere definitiva
mente ciò che appartiene a «l'invention de Galilée, ce qui est de celle du
grand Torricelli, etcequi estdelamienne»®®. Quale sia stato il lascito intel
lettuale galileiano su questa intricatissima materia lo apprendiamo nelle
conclusioni dei Traités de l'èquilibre des liqueurs et de la pesanteur de la
masse de l'air, che verosimilmentedel progetto più complessivo erano parte:
Galilée - scrive Pascal - déclare dans ses Dialogues, qu'il a appris des fontainiers
d'Italie,que les pompes n'élèvent l'eau quejusqu'à une certaine hauteur: ensuite de
quoi il l'éprouva lui-mème; et d'autres ensuite en firent l'épreuve en Italie, et depuis
en France avec du vif-argent, avec plus de conmiodité, mais qui ne montrait que la
méme chose enplusieurs manières differentes®'.
A partela constatazione che la ricostruzione di Pascal sembrerebbe con
dotta sulla falsariga della «istoriadell'argento vivo»raccontatada Raffaello
Magiotti e affidata ad unalettera inviata da Roma il 12marzo 1648 a Marin
Mersenne®®, e non sul solo riferimento al contenuto dei Discors?^, non v'è
alcuna possibilità di dubbio che Pascal considerasse Galileo l'iniziatore di
quella scienza cheegli stesso si apprestava a sistematizzare. In questa pro
spettiva, secondo il giudizio dello scienziato giansenista, le speculazioni di
Galileo sono state un momento di transizione fondamentale, che liberandoci di
un anticoe tenacissimo errore,hanno^rto allaricercaun nuovoorizzonte.
Prima che 1'«altezza limitatissmia» alla quale le pompe possono mandare
l'acquafosse acquisita e si consolidasse tra i filosofi della natura più attenti,
imperativo eradimostrare che si era di fronte ad un limite naturale e non in
presenza di un'imperfezione tecnica dell'apparecchiatura. A quel punto
della ricerca la pressione dell'aria poteva ancora attendere: «il n'y avait pas
lieu de démontrer que la pesanteur de l'air fùt ce qui élevait l'eau dans les
pompes», scriveva Pascal nella conclusione dei trattati idrostatici^. Ma il
giudizio non si esaurisce in questo riconoscimento di per sé importante e
doveroso, il contributo del grande scienziato italiano non fu infatti soltanto
osservativo: il merito principale di Galileo, secondo Pascal, fii infatti quello
di introdurre nel paradigma filosofico tradizionale, pur senza rigettarlo, un
violazione che risulterà esiziale. Infatti, malgrado Galileo e «quelques
esprits desplus élevés ... aient cruque la nature a de l'horreur pourle vide.
88. Lettre a Ribeyredel 25 giugno 1651. Ibid., p. 409.
89. Oeuvres de Pascal, p. 461.
90. In De Waaid, L'expirience barométrique, cit. pp. 178-181.
91. Per chiarìie finalmente chi fosse l'ic^toie dell'esperimento, Pascal e il suo circolo
inteipellarono Cassiano dal Pozzo, giàamico diGaspare Berti e habitué dei circoli sperimen
tali dellacittàpontificia. Oeuvres de Pascal, p. 406.
92. Ibid., p. 461.
172
173
ils ont néanmoins estimé que cette répugnance avait des limìtes, et qu'elle
pouvait étre surmontée par quelque violence..
.
un tale «méthod de raisonneD> mancavano tutte le condizioni sperimentali
perché la teoria della pressione dell'aria potesse essere confermata. Per
L*introduzione di un limite, la valutazione in termini di forza delle cause
altro, anche gli esperimenti più sofisticati con l'argento vivo (quale quello
efficienti in gioco in un ambito fenomenologico fino ad allora considerato
de «le vide dans le vide»), leggiamo in un passaggio molto impegnativo,
una sortadi male peggiore al quale la natura è costretta a ricorrere per sal
vaguardare l'integritàdel suo essereminacciato dallapresenzaannichilatrice
«peuvent encore étre expliqués assez probablement parl'horreur du vide»,
in quanto non esisteva ancora contro tale principio alcuna prova sicuramente
del vuoto, è dunque per Pascal il passaggio teorico determinante della nuova
falsificante^. D'altra parte, ad ogni fase della ricerca corrispondono inter
scienza del peso dell'aria. L'itinerario seguito personalmente dal pensatore
giansenista nella ricerca aero-idrostatica mette ancora meglio a fuoco il
valore storico-teorico del contributo galileiano. Riassumendo il proprio
forzare questa delimitazione rimane, a seconda del maggiore o minore con
tragitto Pascal scriveva:
... [lesopinions si généralement regues] je ne les ai quittées que peuà peu, et je ne
m'en suiséloigné quepar degrés: cardu premier de ces troisprincipes, que la nature
a pour le vide une hoireur invincible, j'ai passé à ce second, qu'elle en a l'honeur
mais non pas invincible; et delàje suis enfin airivé à la croyance du troisième, que
la nature n'a aucune honeurpourla vide^.
Non è quella appena tratteggiata la scansione di una sorta di cursus philosophicuscollaudatoo di ratio studiorumdall'esito prefissato,ma una vera
e propria avventura dell'intelligenza scientifica dall'approdo incerto, irta di
passaggi teorico-sperimentalidifficili e spericolati e che solo il viatico di un
atteggiamento filosoficamente cauto poteva far sperare di potergiungere ad
un risultato affidabile. Come si è già avuto modo di dire. Pascal permane
nella posizione intermedia anche quando le sue personali propensioni lo
indirizzano già verso il peso dell'aria. La buona «régle universelle ... dont
on traite les sciences», e sullaqualetantoinsiste nellasua garbata ma ferma
polemica con il gesuita Etienne Noel, raccomanda infatti che non si esprima
mai un giudizio definitivo (affermativo o negativo che sia) sudi una propo
sizione se non quando ciò che si afferma o si nega ^pare ai sensi e alla
ragione al di fiiori di ogni ragionevole dubbio'^. Ed evidentemente allo
stadio della ricerca contraddistinta dalle experiencesnouvelles^ sulla base di
93. Rédt.... ibid. p. 400. Tra ^ vesprits desplus elevés» Pascalincludeva ancheTom-
celli. Alla fine degli anni Quaranta, in Francia era infatti opinione gnimm^ che, su questa
specifica materia, Tonìcelli fosse poco piit che un originale qiigono di Galileo. Fiscal, in
particolare, attribuiva al matematico fitentino l'idea alquanto
e piimitiva
cui la pressione dell'aria è invariabile allediverse altitudini e unifomie in
punto della
terra (t&ù/.,p. 461).
94. Récit...,ibid..p.m.
95. ^ ne doit jamais porter un jugement décisif de lanégative ou de l'affinnative d'une
proposition, que ceque l'on afBnne ou nie n'ait une de ces deux conditions: savoir, ou qu'il
paraisse siclairement etsidistinctement de stnmemB aux sens ou àlaraison, suivant qu'il est suj^
à l'unouà l'autte, que l'esprit n'ait aucun moyen dedouter desacertitude» {ibid., p.371).
174
rogativi su cui si articolano risposte commisurate alle acquisizioni sperimen
tali e teoriche consolidate, ogni ulteriore giudizio sulle cose che cerchi di
tenuto conoscitivo (sempre comunque verificabile a posteriori), una
«vision», un «caprice», una Kfantaisie», ìm'«idée» o una «belle pensée»^.
Riferito, pertanto, alcontesto teorico e sperimentale su cui sono modellate le
Experiences nouvelles condotte nell'inverno del 1647, a Rouen, l'ipotesi
torricelliana può essere considerata al massimo una «belle pensée»^. In
quella peculiare situazione teorica e sperimentale, scrive Pascal a Florin
Périer, nella lettera con la quale gli chiede di eseguire la famosa esperienza
sul Puy de Dòme e gli fornisce leistruzioni relative aicontrolli da effettuare
e registrare: «non avevo ... autre dessein que de combattre l'opinion de ceux
qui soutiennent que le vide est absolument inqwssible, et que la nature soufBrirait plutòt sa destruction que le moindre espace vide»®®.
Secondo la testimonianza e l'interpretazione di Pascal, che a distanza di
tre secoli e mezzo risponde ancora con efficacia ad alcuni requisiti basilari
della leggibilità storica, la teoria galileiana della «forza limitata del vacuo»
in virtù della coerenza, della tenacia e dei numerosi controlli superati ha,
dunque, direttamente ispirato e sostenuto le ipotesi e leesperienze risolutive
su cui verràa costituirsi la nuova scienza dell'aria, promossa da Torricelli e
condotta a maturasintesi da Pascal. La bella fantasia galileiana si è inoltre
legittimata sul piano storico grazie alla resistenza opposta aisofisticati con
trolli sperimentali pascaliani. Per superarla fu necessario escogitare una
prova falsificante ad hoc, prova che verrà realizzata sulle montagne
dell'Alvemia il 9 settembre 1648*°®. Ma l'effetto più incisivo delle specu96. Ibid., pp. 393-394 (il corsivo è mio). A onor del vero. Pascal riteneva che
l'esperimento del vuoto nel vuoto si spiegasse più naturalmente ricorrendo alla pressione
atmosferica.
97. T&W., p. 371.
98. «Dès l'année 1647 nousfttmes avertis d'une trés bellepensée qu'eut Tomcelli, tou-
chant la canse detous lesefifets qu'on a jusqu'à présent attribués à l'horreur duvide». Lettre à
Ribeyre {ibid., p.408) (ilcorsivo è mio).
99. Ibid., p. 393.
100. Da un brano della Préface pour le Traité du Vide, pervenutoci lacunoso, possiamo
ragionevolmente dedurre che per Pascal l'abbandono di una teoria può avvenire anche in forza
175
lazioni galileiane sul vuoto fu sicuramente di ordine storico-filosofico. Lo
spostamento dell'orientamento esplicativo dal piano dei princìpi a quello
delle forze, il precario equilibrio tra fisica e metafisica, le incrinature e le
insuperabili aporie che questo fatto ha inevitabilmente comportato hanno
finito infatti per stremare e minare dall'interno la portata preternaturale
dell'antico princìpio privativo e per favorirne il definitivo superamento.
L'avvicinamento alla verità è per Pascal un processo aperto. In virtù
della particolarefunzione che vi svolge l'esperienza umanaesso è inoltre da
un lato storicamente determinato e dall'altro mai totalmente esaurito'®^.
Ogni scarto teorico, ogni passaggio da una teoria all'altra non avviene d'un
colpo, non sortisce da una singola intuizioneper quanto geniale e fruttuosa,
è piuttosto il risultato di una laboriosa e sofferta gestazione. È condizione
costitutiva delle nuove congetture convivere con i vecchi postulati e princì
pi. Le idee innovative, se vogliono affermarsi come tali, devono superare la
doppia verifica di congruità intema e di compatibilità totale con i dati spe
rimentali disponibili. Ma non solo. Esse sono caricate dell'ulteriore onere
probatorio di rimuovere la congerie di ostacoli frapposti dalla vecchia teo
ria, sedimentata e calcificata nel senso comune dove ha generato atteggia
menti mentali, stili ed attitudini della ricerca, malintesi enunciati empirici,
ma in realtà metafisici, difficilmente rimovibili con la sola forza persuasiva
del ragionamento o di quella esemplificativa dell'esperienza. Nella sua bre
ve e fortunata stagione baroscopica Pascal fu capace di destreggiarsi tra le
sinuosità di questo labirinto con una maestria impareggiabile; a questo si
deve che la sua temporanea ma intensissima esperienza di scienziato sia
stata anche una straordinaria lezione di metodo.
di una sola prova contraria. «Pour le dite généralement, ce ne serait assez de l'avoir vu constamnient en cent renconties, ni en mille, ni en tout autre nombre, quelque grand qu'il soit;
puisque, s'il restait un seul cas à examiner, ce seuI suffirait pour empécher la définition générale, et si un seul était contraire, ce seul... (lacuna)», (ibid., p. S3S).
101. «(La géométrie, l'arithniétique, la musique, la physique, la médicine, l'architecture, et
toutes les sciences qui sont soumises à l'espérience et au raisonnement, doivent étre auginentées pour divenir parfaites. Les anciens les ont trouvées seulement ébauchées par ceux qui les
ont piécédés; et nous les laisserons à ceux qui viendront après nous en un état plus accompli
que nous ne les avons re^ues ... L'homme ... n'est produit que pour l'infinité ... chacun des
hommes s'avance de jour en jour dans les sciences, ... tous les hommes ensemble y font un
continuel progrès ...» Prence pour le Traiti du vide, cit, p. 531, 533.
176
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G. Nonnoi, Galileo e Pascal