Genius Loci, 1998-2001
Vetroresina
Parte A: calco, un elemento rettangolare 110 x 140 cm, una sfera Ø 30 cm
Parte B: un elemento rettangolare 70 x 100 cm, sette sfere Ø 6 cm ciascuna
Parte C: elemento rettangolare 50 x 100 cm eroso nell’area centrale
Parte D: cinque frammenti irregolari sparsi in un’area di ca. 35 x 50 cm
CEAAC Centre Européen d’Actions Artistiques Contemporaines, Strasburgo
La prima e finora unica opera permanente di Giulio Paolini realizzata per un sito naturale, è stata
commissionata all’artista dal CEAAC all’inizio del 1997 per il parco di sculture di Pourtalès a Strasburgo
(Parc du Château de Pourtalès, 161 rue Mélanie). Il progetto inoltrato al committente nel maggio del 1998
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è stato portato a compimento nell’ottobre 2000 e inaugurato ufficialmente nell’estate del 2001 . Ripetuti atti
di vandalismo hanno portato nel 2004 alla dislocazione dell’opera in un’area meglio sorvegliata del parco,
nel 2010-11 al restauro integrale della figura e nel 2012 alla sostituzione e al consolidamento delle mani
di quest’ultima.
L’opera in vetroresina si articola in quattro momenti, situati a una certa distanza l’uno dall’altro e man mano
ridotti nelle dimensioni, a suggerire un graduale allontanamento e una progressiva dissoluzione.
Nel primo episodio (A) una figura maschile in abiti borghesi, a grandezza naturale, è accucciata a terra
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e indica con la mano destra un punto sul grande disegno dispiegato davanti a sé sul terreno (la lastra rigida
mantiene le pieghe e le ondulazioni di un foglio), mentre accanto alla figura è collocata una sfera. Sul disegno
che riprende la planimetria del parco di sculture, il personaggio (ipotetica controfigura dell’artista) cerca
il punto ideale di collocazione per la propria opera, evocata attraverso la sfera (simbolo di compiutezza).
Il secondo episodio (B) propone la stessa planimetria dispiegata al suolo, con sette piccole sfere che
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evocano le sculture di altri artisti già presenti nel parco . Nella terza stazione (C) la lastra-mappa,
ulteriormente ridotta, si presenta erosa nella parte centrale: attraverso questo vuoto, che corrisponde all’area
vera e propria del parco, prorompe la natura, ovvero, come dichiara l’artista, “è la terra stessa, questa volta,
a mostrarsi in grandezza ‘naturale’, ad avere il sopravvento sulla sua trascrizione cartografica: un ciuffo
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d’erba, una pianta vera si sostituiscono alla ‘pianta’ del luogo” . La quarta e ultima tappa (D) consiste in cinque
frammenti sparsi – unici residui dell’erosione che ha consumato la planimetria originaria – che tendono
a confondersi con il terreno.
Il percorso dal primo al quarto episodio, verso una graduale dispersione nel contesto naturale (secondo
lo spirito del “genius loci”), ruota intorno a un’assenza: dal disegno iniziale al sopravvento finale della natura,
l’opera in divenire si sottrae alla propria fissazione. Alla fine, di fronte alla lastra-mappa ridotta in frammenti,
“ci chiediamo se i suoi resti (presunti) evocassero una forma, appartenessero a qualcosa di integro e di
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originario” : da una scena all’altra di questa “storia ‘naturale’ dell’arte”, come l’ha definita l’artista, l’ipotesi
iniziale finisce per dissolversi in un’illusione; dal non-ancora al non-più, l’opera rimane un “nulla di fatto”,
una congettura, una domanda sulla propria possibilità di esistenza.
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Nell’autunno dello stesso anno, il CEAAC ha presentato nei propri spazi una piccola esposizione di Giulio Paolini (dal 13 ottobre al
23 dicembre 2001), che includeva tra gli altri una documentazione di Genius Loci, costituita da sei fotografie e da uno studio originale per
l’opera.
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La posizione della figura riprende – come ricorda Paolini – quella di Yves Klein chino davanti alla sua opera Ci-gît l’espace (1960), in una
fotografia scattata nel gennaio 1961 al Museum Haus Lange a Krefeld (cfr. Yves Klein, catalogo della mostra, Centre Georges Pompidou
Musée national d’art moderne, Parigi 1983, p. 368).
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La corrispondenza delle sfere con la posizione effettiva delle sculture nella planimetria è approssimativa: le sfere sono posate nei punti
tecnicamente più idonei alla loro disposizione sulla superficie discontinua. In una prima versione del progetto, l’artista aveva previsto sette
miniature della figura china anziché sette sfere. Le sculture preesistenti nel parco al momento dell'ideazione dell'opera di Paolini sono
di Stephan Balkenhol, Jean-Marie Krauth, Claudio Parmiggiani, Barry Flanagan, Gaetano Pesce, Sarkis, Ernest Pignon-Ernest.
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G. Paolini, Genius Loci. Appunti per una storia “naturale” dell’arte, scritto inedito, 2001. Una prima versione del testo, con lievi varianti
relative a modifiche intraprese in fase di realizzazione dell’opera, si trova pubblicato in Giulio Paolini. Von heute bis gestern / Da oggi a ieri,
catalogo della mostra, Neue Galerie am Landesmuseum Joanneum, Graz, Cantz Verlag, Ostfildern-Ruit 1998, p. 339.
Bibliografia
• [Opuscolo di documentazione relativa alla Route de l'art contemporain en Alsace], Centre Européen
d’Actions Artistiques Contemporaines, Strasburgo 2006, scheda di P. Weiss p. 65, ripr. col.
• P. Guérin, À propos de “Genius Loci” (Éléments pour une histoire “naturelle” de l’art) de Giulio Paolini, in Id.,
Exercices du regard, Édition du CEAAC, Strasburgo 2013, pp. 107-113, ripr. col. pp. 114-115.
© Maddalena Disch
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Scheda opera - Fondazione Giulio e Anna Paolini