SEMINARIO CITTADINO “ Giovani… per scelta: partire dagli adulti per fare spazio ai giovani” ------------------------ Follonica – Colonia Marina 5, 6 Maggio 2007 Nell’ambito del Progetto Giovani del Comune di Follonica In collaborazione con il Gruppo Abele Torino - VERBALE - Seminario Cittadino Giovani...per scelta: partire dagli adulti per fare spazio ai giovani Follonica, 5 MAGGIO Colonia Marina TAVOLO DI PRESENTAZIONE Claudio Saragosa Sindaco Città Follonica Michele Gagliardo Esperto Gruppo Abele Sabrina Gaglianone Assessore della Cultura, della Comunicazione, dell’Animazione della Città e dell’Ambiente Adelise Mirolli Servizi Socio-Educativi Coordinamento Nicola Giordano Servizio Comunicazione -----------------------MICHELE GAGLIARDO – Gruppo Abele Torino - presenta il seminario esponendo il metodo di lavoro che sarà seguito nei due giorni. L’intenzione dell’Amministrazione Comunale è dare un senso all’interesse verso i giovani cercando di promuovere la complessità della loro normalità e non solo la problematicità di alcune possibili emergenze. Il variegato universo giovanile richiede un’interpretazione e un’elaborazione che oltrepassi l’analisi delle istituzioni base quali la scuola, la famiglia, per allargarsi e andare a vedere tutti gli istanti della vita dei ragazzi, il pensiero, le aspettative, gli interessi (ma anche i disinteressi), la noia, i loro disagi, così come i loro entusiasmi e la loro felicità. Questo porta a programmare l’intera comunità, attraverso una rappresentazione il più completa possibile dei suoi soggetti formali e informali, verso obiettivi dapprima di studio, e di realizzazione concreta di motivi di benessere. Partirà da qui il lavoro di sei tavoli, guidati da rappresentanti del Gruppo Abele di Torino, composti da soggetti sociali eterogenei che si occuperanno ciascuno di una problematica emersa nei precedenti incontri, per poi esporre, in assemblea plenaria il giorno successivo, le linee di riflessione e gli spunti su percorsi attuabili nella politica dell’Amministrazione Comunale. CLAUDIO SARAGOSA: Sindaco di Follonica “Giovani si diventa ripensando alla città” Il titolo del seminario richiama la “volontà” di ...dare spazio ai giovani: si tratta di un argomento complesso sia per la carenza di spazi a disposizione, sia per le difficoltà di gestione, soprattutto a causa di una non sufficiente partecipazione propositiva da parte della comunità follonichese. In questo contesto si sente comunque la voglia di dare più forza, speranza e coraggio ai giovani, di stimolare una società che sta implodendo nell’anzianità, e che si ritrova un po’ più frizzante solo in estate, per poi cadere in una sorta di torpore invernale. Follonica è una città composta da un gran numero di pensionati, e questo dato si fa sentire (pensiamo ad esempio alle lamentele per i rumori ogni volta che viene organizzato qualcosa); nel territorio ci sono poche attività volte alla conquista di nuovi spazi. Allora il quadro politico deve essere alimentato da energie nuove, incentivato da una nascente voglia di fare. 2 Di fronte a questa necessità di impulsi, trasformazioni e rinnovamenti capita che gli adulti si pongano in maniera piuttosto statica, con una visione spesso priva della voglia di violare regole ormai costituite, fosse anche per arrivare a situazioni migliori. E’ necessario allora affidare il percorso del cambiamento ai giovani che questo spazio di città e di vita devono organizzarselo comunque, nonostante si abbia la sensazione di come l’espressione di creatività sia bassa (un esempio è costituito dall’utilizzo della Fonderia Leopolda, una struttura di grandi dimensioni ma non sfruttata secondo le reali possibilità, in quanto la domanda di questo spazio si è progressivamente e inspiegabilmente ridotta nel tempo). In questa città dormente bisogna stimolare i giovani a svegliarsi e a svegliare! Follonica, in generale, produce lavoro a bassa qualità, ma dispone di risorse umane qualificate, di laureati, un patrimonio che dovrebbe essere valorizzato localmente. A questo proposito, tra le ipotesi di soluzioni per un impiego adeguato, viene da pensare alla prospettiva della costruzione di un polo tecnologico. MICHELE GAGLIARDO, moderatore: Nella discussione si parla molto di spazi fisici, ovvero di luoghi, strutture da progettare e da ampliare, da motivare e da vivere. Ma è opportuno riferirsi anche agli spazi mentali, a estensioni del pensiero sulle quali la popolazione adulta, in particolare, dovrebbe concentrarsi e investire. Occorre porre attenzione alla cura del locale per migliorare ciò che è “intorno” al locale. E’ necessario riflettere sul futuro, su forme di economia diversa, anche legate alla questione ambientale, da sempre tra i valori maggiormente percepiti soprattutto in ambito giovanile. Importanti gli stimoli del sindaco a pensare in grande su questi temi. ILARIA SALVI – Assessore alle politiche del sociale e della partecipazione “Strada facendo…Un percorso che continua” Il tema della “partecipazione”, nell’ambito del seminario, diventa la parola chiave: la partecipazione, in questo caso, da parte dell’Amministrazione Comunale verso gli interessi dei giovani. Questi incontri sono un’occasione per esprimere questa complicità. Lo spazio scelto per il loro svolgimento è la Colonia Marina, una scelta non casuale, ma determinata dalla storia e dai cambiamenti che, nel tempo, hanno interessato tale struttura. La Colonia è stata una scuola, centro di accoglienza per nuovi modi di insegnare, con attività scolastiche e di socializzazione e conoscenza. I “suoi” giovani partecipavano alla nuova cultura, facendosi canale di reinterpretazione del modo dei ragazzi di stare insieme tra loro. Negli anni è passata da essere luogo di aggregazione giovanile (ad esempio con l’associazione musicale l’Imbuto), ad un periodo di “dismissione” che da lì a poco la portò al limite del degrado, fino a quando Don Sebastiano Leone (Gruppo Heos), per recuperare la struttura, vi istituì un servizio di doposcuola, che costituisse un accompagnamento educativo e di libera esperienza, unito all’interesse di simboli e associazioni: si creò così una rete per nuove esperienze sociali e formative. Tornando ai ragazzi protagonisti del progetto, si pensa a come rivedere e costruire la città a partire da loro, occupandoci e non “preoccupandoci” di loro. Interessarsi ai giovani significa iniziare a percorrere gli spazi, o almeno alcuni spazi ufficiali, nei quali i ragazzi crescono, si formano, vivono. Ad esempio Spazio Ragazzi rappresenta una realtà concreta che la città propone per il doposcuola: vi si realizza la capacità di fare gruppo, la propositività, la voglia di far emergere bisogni e pensieri. Qui i ragazzi si educano, diventano consapevoli della città e si preparano per le future scelte. A Follonica è nata la ludoteca, c’è l’Informagiovani, è garantito il Servizio Estivo per i minori. L’Amministrazione Comunale esprime in tutto questo il proprio forte interesse e garantisce impegno in questo percorso, con la consapevolezza di incontrare e dunque risolvere situazioni difficili: tenendo presente il passato non possiamo fare a meno di ricordare momenti di criticità come ad esempio la risonanza delle baby-gangs. 3 Non dobbiamo però lavorare esclusivamente sull’emergenza, semmai a fare politiche educative per i ragazzi; i giovani sono un patrimonio della città e diventa un dovere occuparsi delle loro ricchezze, dei loro bisogni, delle loro paure. Occorre trovare soluzioni e fare in modo che disastri non ne capitino più. Per questo si è creato un gruppo di lavoro permanente che ragiona e riflette, che opera non sull’emergenza ma sulla normalità, interagendo con i ragazzi, proprio perché esiste un universo di giovani che ha bisogno semplicemente di esprimersi. MICHELE GAGLIARDO, moderatore: Dopo avere dato un’impostazione precisa al percorso del lavoro si crea il dovere di lasciare tracce nella vita dei ragazzi, e sfidare così una comunità che sta un po’ invecchiando. Investiamo allora questa collettività di due significati profondi e vi stringiamo intorno il senso di dovere e la percezione del dono: costruirla e mantenerla è infatti un dovere, proprio perché ci dona la possibilità di essere accanto a altri soggetti, di poter avere una vita relazionale, nella consapevolezza che senza gli altri siamo nulla! SABRINA GAGLIANONE – Assessore alle politiche della cultura, della comunicazione, dell’animazione della città e dell’ambiente “Giovani e territorio. Tra partecipazione e responsabilità” Lavoriamo ancora oggi sui temi del passato, non perché le risposte date nelle precedenti fasi di lavoro non siano state valide o convincenti, alcune di queste lo sono state in modo così significativo che sono diventate il nostro patrimonio in termini di servizi alla città (vedi Spazio Ragazzi, la ludoteca, l’Informagiovani) o in termini di modalità operative nella relazione fra le istituzioni (le scuole ed i servizi educativi dell’Amministrazione, il protocollo operativo tra scuola media Pacioli e Servizi Socio Educativi del Comune per l’attivazione dei percorsi scuola / lavoro in cui gli attori coinvolti sono quattro: i ragazzi, la famiglia, la scuola e i servizi educativi nell’ambito dell’amministrazione pubblica. Lavoriamo ancora sui temi del passato perché le soluzioni non sono mai definitive, perché il mondo cambia in fretta e le trasformazioni a livello sociale sono rapide, le frontiere tra gli spazi si abbattono e mondi diversi entrano in relazione. I mass media, inoltre, rivestono una parte fondamentale nelle trasformazioni dei comportamenti e imprimono una forte accelerazione a tutti i processi. L’uso di internet, della comunicazione rapida via sms, dei videotelefonini: usi spesso liberi, senza guida, ai quali non si viene educati, caratterizzano fortemente non solo la comunicazione tra i giovani, ma anche il loro modo di apprendere e conoscere. C’è pertanto la necessità, come adulti, periodicamente e regolarmente, di fermarsi, interrogarsi, ascoltare, confrontarsi e capire, per dare risposte concrete ai bisogni; ma anche di ripensare e ridefinire il significato di alcuni concetti come quello dell’educare, rimettendosi anche pazientemente a studiare, a aggiornarsi, a capire che cosa deve cambiare nei nostri schemi mentali, ma anche cos’è che deve rimanere punto fermo, stella polare che ci orienta, che ci dà sicurezza nel difficile ruolo di adulti, educatori, genitori, insegnanti, operatori, membri di associazioni, amministratori. Oggi siamo tutti qui, ma ci sono anche loro, i ragazzi, perché lavoriamo per loro, ma vogliamo farlo con loro, vogliamo la loro partecipazione e la loro assunzione di responsabilità. Anche nel lavoro di questo 2006-2007 siamo partiti da un’emergenza e dal disagio, denunciato all’interno della scuola media, ci siamo confrontati ampliando di volta in volta i soggetti coinvolti, sempre discutendo insieme. Ne è nato un percorso che arriva fino ad oggi. Rispetto a questi temi ci può essere utile conoscere qualche dato sull’indagine condotta dall’“Osservatorio regionale sulle politiche integrate per la sicurezza” e dall’Università di Firenze, nel corso di un triennio, che a conclusione del percorso ha stilato un rapporto. Ecco alcuni dati relativi a: - Inciviltà stradale Bullismo e violenze Consumo di tabacco, alcool e sostanze stupefacenti. 4 - Inciviltà stradale “Rispetto all’attuale situazione toscana, dal quadro dei risultati emerge che in media ogni anno, in quest’ultimo decennio, si sono verificati nella nostra regione 17.503 incidenti con almeno un ferito, 23.487 feriti e 448 decessi. Gli incidenti sono aumentati del 14%, ma è diminuita la loro gravità. Il rapporto di mortalità (ovvero il numero dei morti ogni 1000 incidenti espresso con RM) è diminuito passando da 30,2 a 25,6. Gli incidenti più gravi avvengono nelle ore notturne del fine settimana (RM=55,0) nei periodi estivi, in ambito extraurbano con coinvolgimento soprattutto di maschi giovani. I giovani rappresentano il 42,8% dei conducenti deceduti, mentre gli anziani rappresentano il 63,8% di tutti i pedoni deceduti. Gli incidenti avvenuti per alterazioni dello stato psicofisico sono particolarmente gravi (RM=98,1). Dal 1987 al 2002 la mortalità per traumatismi è la prima causa di morte negli uomini tra i 10 e i 40 anni e per le donne tra i 10 e i 30 anni. Nel biennio 2001-2002 i ricoveri causati da trauma sono stati circa 70.000 e, con 18 ricoveri ogni 1000 residenti, rappresentano il 9,4 % del totale dei ricoveri. La distribuzione degli infortuni stradali sul territorio toscano ha evidenziato alcune aree in cui le conseguenze sono particolarmente gravi: la Asl di Arezzo presenta 46,3 decessi ogni mille incidenti, mentre a Firenze sono 13,7. L’effetto dell’introduzione della patente a punti, nonostante abbia contribuito alla diminuzione degli incidenti nel periodo immediatamente successivo alla sua introduzione nel luglio 2003, sembra aver perso parte della sua efficacia a partire dagli ultimi mesi del 2004.” - Bullismo e violenze “….I dati disponibili non sono direttamente applicabili alla definizione di bullismo, ma tengono conto del fenomeno della violenza giovanile in generale. In Toscana quasi 1 studente su 20 ha dichiarato di essere stato oggetto di minacce o aggressioni nell’ultimo anno (fenomeno che è stato registrato sensibilmente di più tra i maschi 7,2%, che tra le femmine 2,9%) e più di un quarto si è trovato coinvolto in uno stato fisico (ancora una volta maggiormente tra i maschi 39,6%, che tra le ragazze 15,8%), con un decremento del fenomeno registrato a partire dalla soglia della maggiore età. Vale la pena sottolineare un dato simbolico: solo un quinto degli attori dell’aggressione era sconosciuto alla vittima, come dire che la violenza è un fatto del quotidiano più prossimo (nella famiglia, tra gli amici e nella relazione con il partner) per quegli adolescenti che la sperimentano.” - Consumo di tabacco, alcool e sostanze stupefacenti “Riguardo al consumo di tabacco negli ultimi dieci anni in Toscana, si registra tra gli adolescenti, una diminuzione dei fumatori di sesso maschile (i fumatori sono il 18,3% della popolazione corrispondente), ma un aumento tra le ragazze - il 20% - di fumatrici regolari). Il consumo aumenta con l’età e riguarda con maggiore incidenza i figli di genitori fumatori, anche se nella massima parte dei casi appare contenuto in meno di 10 sigarette al giorno. Per ciò che concerne il consumo di alcolici in Toscana, lo stile prevalente tra i minori appare essere quello anglosassone e nord-europeo, dove le bevute si concentrano nel fine settimana, andando più facilmente incontro a casi di ebbrezza e di intossicazioni acute. I consumi in eccedenza vengono rilevati più tra la popolazione femminile (12%), che tra quella maschile (9%). Naturalmente, ed è un dato assodato nella lettura tematica, chi indulge nell’uso di alcool è esposto a comportamenti a rischio e ad entrare in contato con altri tipi di sostanze psicotrope, in misura molto maggiore di chi non lo sia. Rispetto al consumo di stupefacenti, non si rilevano differenze di genere apprezzabili, la variabile sembra essere invece la localizzazione, che colpisce maggiormente i minori residenti nelle grandi aree urbane. Quasi un terzo dei giovani toscani ha, almeno una volta nella vita, provato sostanze psicotrope (sono il 26,6% nell’ultimo anno e il 17,5% nell’ultimo mese) e nella quasi totalità dei casi si è trattato di spinelli (dato in linea con la media nazionale). Il consumo di altri tipi di droghe risulta molto meno diffuso e molto meno regolare, anche se appare aumentare con l’età (almeno una volta ha utilizzato cocaina il 5,6%, anfetaminico e/o derivati il 4%, 5 allucinogeni il 3,6 %, eroina lo 0,8% e, come già riportato, il 32% ha dichiarato di aver fatto uso di cannabis).” Questi sono dati riferiti in modo generale alla Toscana. Ma ecco che cosa mi ha scritto lo scorso 21 Luglio un educatore di una associazione che opera a Follonica: “….Fra i giovani il malessere si manifesta in tante maniere; io faccio presente, come posso, quelle con cui, per l’incarico affidatomi dai servizi sociali, ho frequentazione pressoché quotidiana. Vivere la quotidianità di tanti “ragazzi difficili” per i quali la scuola è poco importante, per usare un eufemismo, e la famiglia è assente o quasi, pone inevitabilmente l’interrogativo su ciò che si dovrebbe o potrebbe fare per evitare il diffondersi di certi comportamenti devianti che ragazzini, nemmeno adolescenti, hanno già acquisito come loro modo di essere in questa società. Questi ragazzini hanno confidenza con il furto, il taglieggiamento, la violenza fisica e con il disprezzo naturalmente acquisito per le regole della convivenza fra le persone. Personalmente ho riportato a casa, con il volto insanguinato, un ragazzo rumeno da 8 mesi in Italia, costretto a spostarsi in bicicletta, per sfuggire agli agguati dei suoi coetanei. Poco prima dicevo che per questi adolescenti la scuola è poco importante, la famiglia è assente mentre il “gruppo” è assolutamente indispensabile perché luogo di identità dove trovare prestigio e ruolo personali. Inoltre il gruppo protegge, stabilisce regole, prende delle iniziative, propone in sostanza un principio di vita collettiva e di realtà che, per chi vive in modo marginale la società…diventa indispensabile. I ragazzi si organizzano nel gruppo verticisticamente strutturato e commettono microcriminalità diffusa che va, come ripeto, dal furto al taglieggiamento al vandalismo (la realtà delle baby gangs era già emersa alcuni anni orsono). Accade per esempio che il “capetto” ordini agli accoliti di derubare ad altri coetanei occhiali da sole oppure telefonino cellulare, soldi o altro dietro minaccia; ciò può accadere più volte nel corso della stessa giornata. Il gruppo non limita la sua attività alla piccola criminalità, ma si occupa anche, per così dire, di “questioni morali” come, per esempio, regolare i conti con la ragazzina che ha ripudiato uno della banda. Alcuni soggetti che interagiscono con questa realtà sono particolarmente violenti e la loro rabbia esplode talvolta in modo compulsivo che dà la misura del loro malessere interiore. Voglio sottolineare che questa condizione reale è molto più diffusa di quanto pensino in molti. A questo punto mi si potrebbe obiettare che il fenomeno della violenza giovanile non sia una novità degli ultimi anni, il che è vero, tuttavia è oggettivo il dato che questa sia in crescita e che l’età di questi ‘comportamenti limite’si sia sensibilmente abbassata. Quindi non sono soltanto adolescenti o giovinetti a collocarsi in questa condizione di criminalità incipiente, ma anche bimbi di 11 o 12 anni; e questo è un dato inquietante…” E fin qui il disagio. L’universo giovanile a Follonica è anche altro, è ricerca e pratica di interessi forti, la musica per esempio, che aggrega molti giovani, o il teatro; a scuola, o fuori dell’ambito scolastico, ci sono ragazzi che si confrontano all’interno delle associazioni o dei servizi del comune, o all’interno del mondo sportivo. C’è la pigra realtà dello “struscio” in Via Roma, ma non solo. Questi universi devono confrontarsi e contaminarsi per consentire alla città di crescere in modo armonico. Oggi vogliamo cogliere tutto quello che di positivo e di propositivo potrà nascere dai tavoli di lavoro perché questo percorso ci ha permesso di capire che sono tante le risorse e le energie positive che possiamo mettere in campo. Ciò che emergerà dai tavoli, tutte le azioni programmatiche per agire sulla normalità e prevenire forme di disagio, costituirà per l’Amministrazione Comunale un impegno per il futuro. Pillole di saggezza: idee sulla città dai giovani ILARIA MUGNAI – Spazio ragazzi (ex componente del gruppo) 6 Riflessione su cinque principali motivi di disagio per i ragazzi. 1. Il problema del lavoro stagionale, caratterizzato per lo più dalla possibilità di fare i camerieri, spesso senza che vengano riconosciuti i diritti fondamentali ai lavoratori. La riflessione diventa ancora più amara quando vi si aggiunge il pensiero dello sfruttamento dei minorenni da parte dei proprietari dei locali. Occorre chiedere all’Amministrazione Comunale di diffondere maggiori informazioni per i giovani che si avvicinano al mondo del lavoro, in particolare riguardo ai diritti e allo sfruttamento, e questo potrebbe essere realizzato attraverso le scuole con ore di educazione al lavoro. 2. L’assenza di un posto pubblico di ritrovo, magari autogestito, senza che i giovani debbano frequentare locali costosi. Anche Spazio Ragazzi deve essere modernizzato, deve rispondere a bisogni nuovi, introdurre maggiorenni, magari anche come educatori, impostando all’interno del gruppo ruoli differenziati in base all’età. Occorre dare impulso alle iniziative, allargare gli spazi, aumentare le attività. 3. L’assenza di impianti sportivi accessibili: la pista di hockey ad esempio è polivalente e potrebbe essere lasciata aperta. Manca inoltre una piscina (per usufruire di un simile spazio bisogna arrivare a Gavorrano). 4. L’insoddisfacente situazione invernale, poco ricca di stimoli: si pensa alla possibilità di organizzare più eventi di musica e culturali, ad es. una stagione teatrale, in grado di movimentare e creare opportunità in questo periodo un po’ spento. 5. Il problema dei locali per il divertimento: non ci sono proposte concrete, anche perché l’assenza e la mancanza di diversificazione blocca spesso l’immaginazione e la propositività. MARGHERITA CRUCIANI – Forum Giovani Follonica A Follonica esiste un Forum Giovani, strumento istituito dal Comune di Follonica con l’intento di dare ai ragazzi la possibilità di misurarsi con l’organizzazione e la gestione di attività che interessano loro stessi e i loro coetanei. Si tratta di un gruppo permanente di incontro, discussione e proposta di livello interprovinciale, attivando temi e incontri autonomamente o in collaborazione con altri organismi e soggetti. I giovani rappresentativi diventano portavoce delle modalità che li rendano protagonisti della propria vita anche in relazione agli ambiti sociali e culturali. Il forum al momento è in una fase iniziale, seppur già molto attiva (manca una sede dove i giovani possano riunirsi). Invito i ragazzi a aderire, affinché il gruppo accresca il proprio lavoro nel tempo diventando sempre più ricco di menti creative ed operose. ------------------------ 7 Seminario Cittadino Giovani...per scelta: partire dagli adulti per fare spazio ai giovani Follonica, 6 MAGGIO Colonia Marina PLENARIA Tavolo 1 Come sostenere la funzione educativa della famiglia * Manuela Federighi - Francesca Lorenzi - Katia Lolini - Antonella Lo Presti - Camilla Polvani - Bruno Cellini – Ilaria Malsano - Laura Bancala’ - Laura Ticciati - Giuliana Lotti – Paola Moriondo (facilitatore) Tavolo 2 Come sostenere la funzione educativa della scuola * Grazia Liprandi – Marzia Chiti – Cristian Zucconi – Margherita Cruciani – Loretta Marinai – Carla Musi – Fabio Crecchi Tavolo 3 Come sostenere la funzione educativa delle organizzazioni e degli spazi nel territorio * Simone Cheli – Ciro Bifolco – Cristiano Mattioli – Andrea Dottarelli – Simona Vigliotti – Flora Iole Poli – Alfredo Maccherani – Paola Mori – Alfredo Corsini – Miriam Di Stefano – Adelise Mirolli – Lia Taddei Tavolo 4 Come sostenere le forme di protagonismo ed auto-organizzazione dei ragazzi * Silvia Chiti – Sara Lavagnini – Roberto Pierini – Sarah Oreto – Elena Ciattini – Giuli Alby – Andrea Falchi – Mauro Maggi – Tiziano Bartolini – Valentina Del Dottore Tavolo 5 Come sostenere il lavoro educativo dei e con i gruppi informali * Lorenzo Cortigiani – Beatrice Gregari – Cristina Janssen – Pina Scurria – Maurizio Toni – Don Gregorio Bibik – Michele Gagliardo – Sandra Mariotti – Francesca Bernardi Tavolo 6 Come accompagnare le situazioni di crisi personali e di gruppo * Bernardo Mazzeranghi – Daniele Braccini – Paola Molendi – Carlo Bellocci – Paula Meira D’ Elia – Andrea Nuti – Andrea Asile – Ilaria Mugnai (* I gruppi potrebbero risultare incompleti o imprecisi perché non tutti i partecipanti sono stati presenti per 2 giorni e alcuni neanche l’intera giornata) -----------------------In plenaria ciascun gruppo ha esposto i risultati del lavoro tracciando delle sequenze che poi sono state successivamente elaborate in verbali completi. TRACCE SUI CONTENUTI DEI TAVOLI DI LAVORO Di seguito riportiamo le tracce attraverso le quali ciascun tavolo ha spiegato i contenuti del proprio pensiero, riportando una impostazione di base per lo sviluppo del lavoro futuro: Gruppo 1: COME SOSTENERE LA FUNZIONE EDUCATIVA DELLA FAMIGLIA 1. Gruppi di riflessione e confronto fra genitori: - Non gruppi di auto-aiuto su situazioni problematiche ma confronto sulla quotidianità; - Non scuola per genitori, ma valorizzazione delle competenze e del ruolo genitoriale; 8 - Presenza di un facilitatore che favorisca la comunicazione e aiuti a rimuovere gli ostacoli (paure, pregiudizi, eccetera…); - Presenza occasionale di esperti su richiesta e su temi scelti dal gruppo; - Eventi periodici di confronto con i ragazzi (cineforun, soggiorni-vacanza), pubblicizzati da varie agenzie educative (non solo la scuola); - Finanziamenti pubblici e privati. 2. Creazione di una rete di sostegno sociale: - Campi estivi residenziali per adolescenti; Liberare in modo creativo il tempo delle famiglie di disabili; Vivere spazi di normalità; Confronti sui valori da parte delle varie figure educative; Passaggio di informazioni e pubblicizzazione di iniziative. ---------- Gruppo 2: COME SOSTENERE LA FUNZIONE EDUCATIVA DELLA SCUOLA Proposte: 1. Far nascere un coordinamento tra scuole di ordini diversi (dalla materna al biennio superiore); 2. Coordinare gli interventi educativi tra insegnanti, educatori dello Spazio Ragazzi, educatori di strada … (creare un coordinamento); 3. Ripensare il tempo scuola (superamento di 50 minuti di lezione che sono frammentari e improduttivi); 4. Stabilire un patto con i ragazzi, riappropriarsi con loro di alcuni spazi scuola (dipingere aule, ripulire spazi), scegliere il “fare insieme” come collante; 5. Rimotivare gli insegnanti all’azione educativa, interpretare insieme il contesto / ritrovare orientamenti pedagogici di senso. ---------Gruppo 3: COME SOSTENERE LA FUNZIONE EDUCATIVA DELLE ORGANIZZAZIONI E DEGLI SPAZI NEL TERRITORIO Strategie di conoscenza degli spazi presenti sul territorio - Sito internet come promozione delle attività (tutte) interne alla Colonia Colonia come “Polo Giovanile” - Spazi autogestiti - Musica - Forum - Volontariato - Sport Spazio “attrezzato” - Skate – BMX – ecc.. - Percorso sugli alberi - Parete per arrampicata libera I ragazzi chiedono di partecipare alla progettazione e alla gestione degli spazi ---------9 Gruppo 4: COME SOSTENERE ORGANIZZAZIONE DEI RAGAZZI LE FORME DI PROTAGONISMO ED AUTO- … Il sogno Ristrutturazione Formazione Integrazione Ampliamento attività esistenti Sala musica … insomma: ripartiamo da noi, da qui (dalla Colonia) Primi passi: Festa interscuola alla Leopolda Criticità: Adulti: non solo parole Giovani: impegno per realizzare i sogni, ma passo dopo passo ---------Gruppo 5: COME SOSTENERE IL LAVORO EDUCATIVO DEI E CON I GRUPPI INFORMALI 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. Uscita sul territorio (educatori); Coinvolgimento dei ragazzi più grandi nel divulgare informazione ai coetanei; Promozione di eventi che accolgano e attraggano i gruppi informali; Miglioramento della rete operativa tra i servizi e le organizzazioni del territorio; Riqualificazione di strutture e spazi già esistenti; Riqualificazione degli spazi urbani con il coinvolgimento di gruppi informali; Restituzione dei risultati della “due giorni”; Modalità di integrazione dei ragazzi stranieri; Sensibilizzazione di giovani e adulti per la tutela dei diritti dei minori. ---------- Gruppo 6: COME ACCOMPAGNARE LE SITUAZIONI DI CRISI PERSONALI E DI GRUPPO Premessa: Disagio come disagio sociale Proposte: 1. Preparazione di un documento informativo sulla rete dei servizi; 2. Incontri periodici di informazione e orientamento tenuti da esperti e studenti dell’“educazione tra pari”; 3. Formazione di insegnanti sensibili capaci di suggerire i servizi utili (sportelli); 4. Gruppi di operatori in grado di individuare situazioni di disagio, anche attraverso il confronto in strada; 5. Creazione di uno spazio quotidianamente aperto al fine di favorire la socializzazione, l’integrazione e la costruzione di eventi; 10 6. Lavoro di prevenzione e integrazione nei primi mesi scolastici utilizzando il gioco. --------------- VERBALI DEI TAVOLI DI LAVORO In allegato i verbali che ciascun tavolo ha elaborato in seguito al seminario, sviluppando le sequenze appena esposte, presentando con precisione la composizione del tavolo, l’impostazione delle riflessioni, le linee di lavoro, le proposte, i possibili sviluppi: TAVOLO 1 Come sostenere la funzione educativa della famiglia 11 Conduttore: Paola Moriondo Il gruppo era composto in larga maggioranza da adulti e, solo nel pomeriggio, da tre sedicenni. Tutti gli adulti lavorano in campo sociale e/o educativo: assistenti sociali, educatori, psicologi, insegnanti… 1. Luci ed Ombre La riflessione è iniziata a partire da un’analisi delle criticità e delle risorse della famiglia allo stato attuale nel territorio di Follonica. Per quanto riguarda le criticità si è parlato di : o Disorientamento degli adulti dovuto: • al trasformarsi della famiglia secondo modelli sempre meno tradizionali; • all’insicurezza riguardo ai valori da trasmettere, in particolare per ciò che riguarda la sfera affettiva e sessuale; • a una trasmissione delle esperienze e delle conoscenze che è sempre meno verticale (adulto giovane) e sempre più reciproca (anche giovane-adulto) o orizzontale (giovane-giovane); • a un’autorevolezza degli adulti che è sempre meno scontata. o Sempre maggiore isolamento delle famiglie, in particolare di quelle “problematiche” (ad esempio con disabilità) o che attraversano periodi particolarmente difficili. o Difficoltà ad affrontare situazioni di crisi, in particolare il momento delicato dell’adolescenza. o Difficoltà di integrazione tra toscani e immigrati. o Scarsa partecipazione alle iniziative promosse a favore delle famiglie dovuta a • scarsa percezione dei problemi; • difficoltà ad assumersi responsabilità rispetto al ruolo genitoriale (specialmente quello paterno); • mentalità chiusa, scarsa disponibilità ad uscire dal proprio privato e mettersi in discussione; • mancanza di tempo per impegni lavorativi; • non conoscenza delle iniziative. I punti di forza, le risorse sono invece state individuate : o Nel desiderio, nell’esigenza profonda di confronto e di sostegno da parte di altri genitori e adulti con ruoli educativi. o Nel sostegno amicale e familiare informale (laddove è presente). o Nella presenza sul territorio, almeno in passato, di iniziative valide, ma purtroppo poco conosciute e scarsamente partecipate o Nel lavoro dei vari servizi ed agenzie educative (scuole, centri per l’impiego, servizi sociali, consultori,…) che, ciascuno nel proprio ambito, si dà da fare a favore dei giovani. o Nel tavolo di coordinamento a cui partecipano anche genitori e rappresentanti dei giovani. 2. Proposte 1 - Attivare gruppi di riflessione e confronto tra genitori: o che non siano gruppi di auto-aiuto su situazioni problematiche, ma di confronto sulla quotidianità; o non “scuola per genitori”, ma luogo dove le competenze ed il ruolo genitoriale di ciascuno venga valorizzato; o dove ci sia la presenza di un facilitatore con il compito di favorire la comunicazione e aiutare a rimuoverne gli ostacoli (paure, pregiudizi, chiusure…) ; o che possano convocare occasionalmente esperti su richiesta e riguardo a temi proposti dal gruppo; o che promuovano eventi occasionali di confronto con i ragazzi e con altri educatori (sottoforma di cineforum o soggiorni vacanza, …); o l’iniziativa dovrebbe essere ben pubblicizzata e arrivare alle famiglie, non solo dalla scuola, ma anche da altre agenzie educative che godono credito presso le famiglie (associazioni sportive, parrocchie, …); 12 o i finanziamenti potrebbero essere trovati a livello Provinciale, Regionale, Comunale o presso Fondazioni e Enti Privati. 2 – Creare una rete di sostegno sociale per le famiglie: o Mettere a disposizione anche degli adolescenti campi estivi residenziali. o Trovare il modo, tramite opportune iniziative, di liberare il tempo delle famiglie con disabilità in modo che anch’esse possano vivere spazi di normalità e di socializzazione. o Organizzare eventi che permettano agli adulti che, nelle varie agenzie educative, hanno responsabilità verso i giovani, di confrontarsi sui valori e le esperienze. o Pubblicizzare meglio le iniziative in modo che il passaggio di informazioni raggiunga tutti. 3. Tavolo di coordinamento Anche per quanto riguarda il tavolo di coordinamento è stata fatta un analisi per individuare punti critici, punti di forza e proposte operative per il futuro. Punti di forza: o Il coinvolgimento trasversale di tutte le forze sociali coinvolte o La possibilità di condividere esperienze e competenze diverse o La volontà di confrontarsi o L’avvenuta acquisizione di un linguaggio comune. Punti critici: o Il passaggio di informazioni all’interno e verso l’esterno é da migliorare. o Bisognerebbe avere una maggior conoscenza delle realtà territoriali. o Il tavolo non ha uno spazio all’interno del sito del comune e sui “Quaderni Follonichesi” Proposte: o Mantenere come obiettivo primario la costituzione di una rete costituita da tutte le istituzioni e le realtà locali, dai giovani e dalle famiglie. o Garantire all’interno del tavolo una continuità delle persone che ne fanno parte. o Attuare una formalizzazione e una stabilizzazione degli appuntamenti del tavolo. o Realizzare una mappatura aggiornata delle risorse e delle iniziative sul territorio. o Pubblicizzare il lavoro del tavolo e le iniziative di tutti mediante il sito e i “Quaderni”. 13 TAVOLO 2 Come sostenere la funzione educativa della scuola La situazione. Il gruppo di lavoro è composto da due ragazzi della scuola superiore (Istituto Alberghiero di Grosseto e Liceo Linguistico di Follonica), un’insegnante della scuola elementare, due insegnanti della scuola media, la responsabile dello Spazio Ragazzi della Colonia Marina di Follonica e un’educatrice del Gruppo Abele di Torino quale facilitatore del workshop. Dopo la presentazione dei partecipanti, la discussione si focalizza sulla lettura della realtà del mondo scolastico nel territorio follonichese. Emerge un quadro di fatica, confusione e disorientamento generale sia da parte degli studenti sia degli insegnanti: · La frammentazione del tempo scuola, strutturato a moduli di 50 minuti, non favorisce la creazione di un ambiente accogliente e sereno nel quale ci si possa sentire a proprio agio e non permette nei ragazzi l’interiorizzazione degli obiettivi di lavoro della giornata, condizione indispensabile per affrontare in modo consapevole e responsabile l’impegno scolastico. · Ne consegue “l’ansia da prestazione” degli insegnanti che faticano a “creare il clima”, ripristinare la calma, assolvere ai compiti organizzativi e burocratici e…fare lezione. · I ragazzi sentono questo disagio, percepiscono la paura di alcuni insegnanti preoccupati che la situazione sfugga di mano. Descrivono l’ambiente scolastico come il “parco dei divertimenti”, un circo dove tutto può succedere. · Gli ambienti scolastici tristi o non adatti (si pensi a certe aule), la minimizzazione dei problemi da parte dei molti dirigenti, la confusione metodologica e pedagogica che la scuola italiana sta vivendo in questo ultimo ventennio (si devono avere obiettivi che privilegiano i ritmi individuali e tengono conto dei livelli di partenza o si devono raggiungere gli standard europei?) crea una forte demotivazione, uno scoramento percepito a tutti i livelli. L’idea che si sia ben lontani dal raggiungimento dello “star bene a scuola”, argomento sul quale si sono spesi incontri di formazione, parole e libri. · Forti richieste, ritmi veloci, obiettivi contradditori, realtà mutevoli che rendono obsoleti strumenti e metodologie: ne consegue un senso di frustrazione negli insegnanti, la sensazione di non incidere, non concludere, non entrare in contatto con. Non è chiaro il ruolo stesso del professore, ciò che dovrebbe essere. · Si reagisce alla situazione in base a possibilità o capacità personali e vengono messe in evidenza tutte le la fragilità: - Ci sono insegnanti che non rinunciano a cercare un contatto e privilegiano la relazione e la dimensione del dialogo, rendendosi disponibili per gli sportelli di ascolto all’interno delle scuole, organizzando laboratori ( in alcuni casi vengono rimproverati per aver dedicato meno tempo alle lezioni classiche o perché i ragazzi non raggiungono gli obiettivi stabiliti dagli standard europei). Sono convinti che la possibilità di apprendere dipenda anche e soprattutto da una dimensione di correlazione significativa. Laddove emergono elementi di disagio che nascondono domande di senso, non sia possibile dissociare l’apprendimento dalla dimensione affettivo - relazionale. - Altri si arroccano nella disciplina, entrano in classe con lo sguardo truce, non ammettono parole/dibattiti/possibilità che portino ad argomentare al di là del programma. Sono insegnanti che puntano all’obiettivo disciplinare, ma non avvertono nessuna dinamica relazionale nel gruppo classe. - C’è poi chi rinuncia, chi entra in classe dicendo “ fate quel che vi pare, ma non disturbate”, compila registri o legge il giornale, si appella alle note sul registro e alle sospensioni, esplicitando 14 più o meno inconsciamente tutto il disagio e il disappunto per questi ragazzi di oggi così impossibili; oppure chi rinuncia ad essere educatore e si pone al piano dei ragazzi per averli dalla propria parte. · Tutti gli insegnanti risultano insoddisfatti, soprattutto quelli della prima tipologia che vivono lo stress che nasce dall’incoerenza tra prospettiva educativa, orientamenti ministeriali e realtà e sentono maggiormente la solitudine, sebbene lascino un segno positivo nei ragazzi che si sentono considerati e accolti. Si potrebbe dire che questa tipologia di insegnanti rappresenta il punto di forza dal quale possono nascere alcune proposte. Il gruppo di lavoro ritiene importante partire da questo confronto sulle ombre che emergono nella funzione educativa della scuola, per cercare di individuare elementi importanti e positivi da cui partire per concretizzare alcune proposte. Le proposte 1. Far nascere un coordinamento tra le scuole di ogni ordine e grado di Follonica (dalla scuola materna al biennio della scuola superiore) che permetta la creazione di percorsi di continuità educativa 2. Creare un maggior coordinamento degli interventi educativi tra insegnanti, educatori dello spazio ragazzi, educatori di strada … 3. Ripensare il tempo - scuola (superare la frammentazione data dalla scansione oraria a cinquanta minuti che crea frammentazione, improduttività, ansia e tensione). Pensare a un utilizzo della flessibilità prevista per le scuole dell’autonomia 4. Stabilire un patto con i ragazzi che consenta loro di riappropriarsi della dimensione partecipativa, scegliendo di privilegiare “il fare” come strumento per sentirsi parte della scuola, laddove la gestione della classe sia difficoltosa: riappropriarsi con i ragazzi di alcuni spazi della scuola, decidendo con loro di personalizzarli, dipingerli o pulirli, decidendo il progetto, i tempi e le fasi di lavoro con gli studenti. 5. Sostenere gli insegnanti nell’azione educativa: creare luoghi di riflessione tra docenti dove si provi ad interpretare insieme il contesto nella sua complessità, si colgano le domande nascoste, si rifletta sulle difficoltà e le potenzialità e si ritrovino orientamenti pedagogici di senso. 15 TAVOLO 3 Come sostenere la funzione educativa delle organizzazioni e degli spazi strutturati del territorio Il gruppo di lavoro è composto da: due studenti di scuola superiore, uno di scuola media inferiore, la referente educazione alla salute Asl 9, due genitori, un’insegnante di scuola superiore, un’operatrice della Caritas “Parrocchia S.Pietro e Paolo” Follonica, un dipendente del comune di Follonica e la funzionaria dei servizi socio-educativi del comune di Follonica. Facilitatori del tavolo di lavoro: Simona Vigliotti e Cristiano Mattioli, educatori del centro di aggregazione di Follonica “Spazio Ragazzi”. La situazione: Il gruppo immediatamente e spontaneamente, focalizza la discussione proprio sulla conoscenza reale che si ha delle organizzazioni e degli spazi presenti sul territorio follonichese. Persino “Spazio Ragazzi”, realtà esistente da dieci anni circa, risulta essere molto poco conosciuta…. Stessa sorte, è individuata, per le altre organizzazioni e strutture del territorio. L’approfondimento che ne deriva è che, non solo è debole l’aspetto di conoscenza ma, ben più grave, risulta essere che, anche qualora ne si conosca l’esistenza fisica, poi non si sappiano i contenuti di ciò che all’interno delle stesse strutture si fa. Altro argomento importante, che ha trovato tutti i partecipanti uniti nella discussione, è la centralità della struttura “Colonia Marina”: l’importanza rivestita nel passato, contenitore di molteplici attività ad uso della collettività oggi, ne fanno un luogo di aggregazione “fondamentale”per la città, da non perdere assolutamente ma invece da sottoporla a potenziamento e valorizzazione. Un ultimo (necessario e sentito da gran parte del tavolo di lavoro) spunto di riflessione, si è focalizzato sulla funzione educativa delle associazioni sportive del territorio. Si critica l’assenza di tali associazioni in queste due giornate di seminario, si discute molto ed animatamente sul perché, ne consegue, come deduzione logica, che probabilmente lo sport viene visto dalle associazioni delle varie discipline, solo come tale e non come un’occasione educativa per i ragazzi. Il vissuto quotidiano dei presenti al tavolo, come genitori di giovani che praticano sport, denuncia un malessere dei ragazzi che, spesso, si trovano a vivere le occasioni di attività fisica solo come momenti di competizione, valorizzazione dell’ immagine del “migliore” con ralativa frustrazione di chi non riesca ad emergere e superare gli altri in bravura. Le proposte Il gruppo, oltre ad avere discusso sulla situazione attuale rispetto al tema proposto, ha espresso in modo compatto alcune ipotesi operative di seguito citate: Attuazione di strategie di conoscenza: E’ necessario diffondere in modo più capillare la conoscenza delle strutture esistenti e delle organizzazioni del territorio sia quelle già presenti all’interno della Colonia Marina che quelle esterne. 16 Un primo passo potrebbe essere la creazione di un “ Sito Web”, visto come contenitore di tutte le attività proposte sul territorio follonichese. Si avanza l’ipotesi che la creazione e aggiornamento del sito, possa essere fatto (con l’ausilio di un tecnico specializzato) dai ragazzi frequentatori di Spazio Ragazzi. Colonia Marina, Polo multi-attività. Proprio sulla scia della discussione emersa sulla centralità della struttura Colonia Marina, vengono delineate alcune idee per valorizzarla e renderla un centro riconosciuto, nell’immaginario di un “Polo multi-attività” per la cittadinanza intera. Le ipotesi di attività per iniziare ad accrescere il valore della struttura sono le seguenti: • Creare una forma di sperimentazione per i ragazzi di autogestione di una parte della struttura, che potrebbe concretizzarsi nell’organizzarsi autonomamente l’accesso alla stanza musica. • Fornire una sede al “Forum Giovani”, realtà nata spontaneamente dai ragazzi frequentanti le scuole superiori, con l’obiettivo di creare eventi e quant’altro sia d’interesse ai giovani in sinergia con il comune di Follonica. • Riservare alcune stanze della struttura alle attività promosse da associazioni di volontariato che ne facciano richiesta. Per arrivare a realizzare tutto ciò e, in vista del futuro, molto altro di più, si ravvisa la necessità di una riqualificazione dell’intera struttura a livello di manutenzione. Il gruppo discute su aspetto “deficitario”della Colonia Marina: il decentramento della struttura rispetto al cuore della città. Soprattutto in inverno, il raggiungimento della Colonia Marina è un problema per molti ed una preoccupazione per i genitori dei ragazzi che abitano distanti. La proposta, largamente condivisa, è che il Comune di Follonica stipuli una convenzione con la RAMA in modo da ottenere un abbonamento gratuito per gli usufruitori di qualsiasi voglia attività o associazione che ha sede all’interno della struttura, in modo da facilitarne l’accesso. Creazione di uno spazio attrezzato pubblico ad accesso libero. Una necessità molto sentita dai ragazzi e condivisa anche dagli adulti, è quella di individuare un’area dove poter creare uno spazio attrezzato pubblico ad accesso libero. Tale luogo dovrebbe essere attrezzato in modo tale da creare un’attrattiva per i ragazzi, si ipotizza sicuramente la presenza di: • rampe per Skate • percorsi ad ostacoli per biciclette “Bmx” • Parete per arrampicata libera Gli adolescenti presenti non chiedono di avere un “parco attrezzato preconfezionato”, ma piuttosto di poter partecipare alla progettazione, in sinergia con i tecnici del Comune a ciò predisposti. 17 Inoltre, si rendono disponibili a creare a loro volta un gruppo di ragazzi che si occuperà in futuro della salvaguardia dello spazio, pulizia e quant’altro possa essere utile a mantenerlo un luogo gradevole da frequentare. Tavolo di confronto tra comune e associazioni sportive. Come già esposto in precedenza, un fattore critico e molto sentito è stata la valutazione dell’operato in chiave educativa delle associazioni sportive. • Si chiede che il Comune di Follonica organizzi in forma ufficiale un tavolo di confronto con tutte le realtà sportive presenti sul territorio, per discutere della funzione educativa di quest’ultime nei confronti dei giovani che si avvicinano e praticano sport. 18 TAVOLO 4 Come sostenere le forme di protagonismo e auto-organizzazione dei ragazzi Conduttore: Mauro Maggi Luci ed Ombre Dopo un momento di conoscenza iniziale, nel gruppo di lavoro si è partiti nella discussione dagli stereotipi che vi sono tra giovani ed adulti e dai preconcetti che gli uni e gli altri si portano dietro nel confronto, e nella relazione tra loro. E' venuto fuori che stereotipicamente gli adulti pensano dei giovani che sono: irresponsabili, bugiardi, pigri, non sanno portare avanti un impegno, puzzano, sono individualisti, menefreghisti, superficiali, egoisti, non conoscono l'alterità, sono ipertecnologici, non ascoltano chi ha più esperienza, considerano gli adulti come strumenti, non hanno una visione del futuro, non hanno sogni, non si progettano, vivono alla giornata, sono monotematici, pensano solo a..., hanno i paraocchi, sono noiosi, sono incontentabili, tra di loro sono razzisti, sono modaioli, iperaccessoriati, “realvirtualizzati”, indifferenti, videodipendenti, violenti e soli. Insomma, i giovani ne sono usciti con le ossa rotte, ma non sono gli unici... perché anche gli adulti nel pensiero comune dei più giovani non è che abbiano fatto miglior figura. Si è detto su di loro che: sono rompiscatole, pensano che i giovani siano una minaccia, sono arroganti, stanno troppo sulle righe, non ci capiscono, ci obbligano, sono dittatoriali, non apprezzano, seguono schemi precisi, si vantano, non hanno fantasia, pretendono, sono violenti (anche loro), non ascoltano, si credono chi sa chi?, sono preistorici. Da questo confronto sulle più becere apparenze si è poi scavato sulle reali difficoltà che vi sono in questo tipo di relazione e si è evidenziata una difficoltà reale nel riuscire a riconoscere i linguaggi e le modalità di comunicazione che vi sono tra generazioni diverse. Vi è l'ammissione degli adulti di una incapacità nel vedere formative certe tecnologie, mentre c'è una “chiara” dimensione virtuale che i giovani vedono come uno spazio loro, e forse solo loro, dove lasciar fuori il mondo adulto. Uno spazio comune, invece, e qui si passa alla discussione del pomeriggio, è quello fisico e concreto della Colonia Marina. Luogo che ci ha ospitati nelle due giornate di lavoro, e che ha focalizzato su di sé tutti o quasi i progetti comuni per il futuro dei giovani e degli adulti del gruppetto. Proposte Proprio la Colonia è stata la vera protagonista della nostra seconda parte della discussione e su di essa si sono concentrate le idee e le proposte per il futuro. Si è provato a smontare alcuni degli stereotipi visti in mattinata passando alla progettazione di azioni concrete e, come spesso capita, molti di essi sono stati sfatati nel solo e semplice incontro tra le parti. Si è provato un po' a sognare insieme e a pensare a un futuro non necessariamente troppo vicino. Si è pensato alla spiaggia davanti la Colonia come pista dove ballare in una notte d'estate, dove suonare dal vivo sulla terrazza, dove poter bere qualcosa, dove poter trovare anche cibi di altre etnie, si pensava a quella senegalese, già presente sul territorio, si è pensato di offrire anche altri ambiti ricreativi, come una animazione di giocolieri, una mostra di fumetti, uno spazio dove poter chiacchierare tranquillamente e poi chissà ancora cosa... Si è arrivati a questo sogno, neanche così pazzesco, visto che moltissimi lidi già lo fanno un po' un tutt'Italia, ma passo dopo passo ci si è arrivati tracciando un percorso di avvicinamento. Si pensato ad una ristrutturazione degli spazi della Colonia, della terrazza, ma non solo. Una ristrutturazione in cui rendere protagonisti i ragazzi nella progettazione e nella pratica. Qualcuno potrebbe sfruttare l'occasione di seguire i lavori per imparare un mestiere e per essere poi già competente per un futuro rinnovamento dei locali. Altri ragazzi potrebbero essere impegnati nella pittura delle stanze. Questo ci ha fatto pensare fondamentalmente alla Colonia come luogo di formazione, di una formazione utile, volta al lavoro: muratori, ma anche di barman... (ecco il chioschetto della nostra festa). Si è pensato al fatto che nel sogno vi fosse un'apertura verso l'esterno, verso la spiaggia, verso il mare e verso la strada, perché la colonia non sia solo un polo dove si concentrino attività legate al disagio, che non portano 19 ad altro se non alla stigmatizzazione di un posto che invece non si vede affatto solo come un luogo per la marginalità (disabili, ragazzi disagiati, immigrati...). Si è pensato di ampliare nella Colonia le attività partendo dal potenziamento delle attività già esistenti: incontri legati ai fumetti, alla giocoleria, lasciare spazi al nascente Forum Giovani, dare ospitalità alla comunità senegalese che in passato ha creato problemi all’amministrazione per la vendita illegale di prodotti e cibi etnici (ricordiamo il sogno). Si è parlato della musica come ambito che potrebbe diventare catalizzatore di giovani. Di musica come strumento per unire, e non per dividere. I ragazzi dello Spazio Ragazzi vorrebbero una sala musica tutta per loro qui nella colonia, e richiedono una ristrutturazione; il sogno dovrebbe proprio partire da qui, da una sala dove far esercitare i gruppi, ovviamente poi da far suonare sulla terrazza! Un paio di ragazze delle magistrali (Sara ed Elena) invece sottolineavano il fatto però che ci vorrebbe anche musica fatta da Dj. Qui un compromesso è stato fatto tra ragazzi di via Roma e non e proprio da questo compromesso è sorto il primo passo realizzabile e concreto di avvicinamento al sogno: si è pensato che si potrebbero organizzare nella fonderia Leopolda delle feste interscuola che raccolgano tutti i ragazzi di Follonica, Grosseto e da tutta la Maremma. Lo stesso intervento del Sindaco in mattinata aveva ventilato l'idea di sfruttare quello spazio. Ecco un'idea in cui provare a far unire i ragazzi di via Roma con gli altri, provando a mettere insieme un'anima più rock ed una più “discotecara”. L'utilizzo della Leopolda è stato sottolineato che deve essere un modo per lavorare alla costruzione di una rete di persone, ma anche come elemento di costruzione di una rete di luoghi per giovani, uno dei quali deve restare la Colonia. Resta quindi centrale il fatto che la Colonia resti uno spazio di aggregazione giovanile, da rivedere, da ripensare (un po' come si è fatto nel gruppetto) ma non da riconvertire, o magari da vendere, come potrebbe essere. Tutto il sogno e il percorso volto alla sua realizzazione vede la Colonia come l'elemento sine qua non, come un luogo per cui battersi. Uno spazio ludico, in cui coniugare sempre più anche un pensiero. Un luogo di pensiero giovane, ma non solo rivolto ai giovani. Questo è parso a tutti fondamentale e necessario da ribadire a gran voce all'amministrazione. Si son visti anche i punti critici che vi saranno, come gli immancabili problemi economici, e come la necessità di impegnarsi seriamente per ottenere ciò che si è provato ad immaginare, tenendo duro. I ragazzi si son dimostrati volenterosi, anche se qualche problema in più nell'ambito dell'impegno lo hanno sollevato. Però nel provare a far qualche cosa i giovani hanno anche richiesto agli adulti di non essere lasciati soli, e di non aver le gambe tagliate in partenza con dei no. Insomma giovani e adulti si son detti gli uni agli altri: “Non solo parole!” ed è anche l'augurio che si fanno nei confronti con l'amministrazione. Tavolo di coordinamento Per la realizzazione delle feste, primo importante passo della nostra scalata è quello di provare a pensare un gruppo di persone che si impegnino alla realizzazione di queste feste alla Leopolda. Il tavolo di coordinamento, partendo dalle persone presenti nel gruppo, si potrebbe allargare ai rappresentanti d'Istituto della zona delle scuole coinvolte, e dei ragazzi che in quelle scuole partecipano, e che parteciperebbero alle feste stesse. Intanto vanno sempre tenuti i contatti con l'amministrazione, con le Assessore alle Politiche del Sociale e all'Istruzione, entrambe coinvolgibili in questa prima progettualità ludico-aggregativa e prima tappa del grande sogno. 20 TAVOLO 5 Come sostenere il lavoro educativo dei e con i gruppi informali LA SITUAZIONE Relativamente alla situazione cittadina dei gruppi giovanili informali il tavolo si è concentrato nel tentativo di individuare i luoghi nei quali questi gruppi si aggregano (Via Roma, Obelisco, 167, Via litoranea, Spazio ex cartiera, anfiteatro Cassarello, ex Ilva). Accanto a ciò si è rilevato come in alcune situazioni l’aggregazione viene catalizzata dalla presenza di occasioni di consumo come bar o locali dove trascorrere pomeriggi o serate tra amici. Tale caratteristica aggregativi si pensa si stia diffondendo non solo per l’attrattiva ed il potere inclusivo del consumo stesso ma, in alcune circostanze, per l’assenza di altri spazi a disposizione dei giovani nei quali il consumare non sia l’oggetto centrale dello stare insieme. I luoghi di incontro sembrano non mutare nel tempo; mentre a cambiare sono i gruppi che li si incontrano. Gli spazi sembrano essere significativi, quindi, per i giovani che li frequentano, difficilmente sostituibili con altri in modo casuale. Spostare i ragazzi da un punto all’altro della città è un’operazione possibile ma richiede tempo e l’attivazione di un percorso che gradualmente aiuti i gruppi a legarsi significativamente a quel determinato spazio urbano. I gruppi appaiono molto chiusi al loro interno e, ovviamente, divisi tra loro da difficoltà di relazione e da appartenenze esclusive. Spesso risultano compresenti più gruppi nello stesso luogo ma senza alcuna dinamica relazionale o comunicativa. LE PROPOSTE Il gruppo, sin dal primo scambio di battute, ha cercato di fare il punto della situazione per quello che gli era possibile, e di esprimere alcune ipotesi concrete di lavoro che qui di seguito vengono segnalate. Una presenza in strada leggera Proprio in funzione della forte e significativa presenza dei giovani in situazione di informalità nel territorio cittadino, è sembrato importante proporre l’attivazione di una presenza in strada di educatori. Non un vero e proprio lavoro di strada, nel senso di un gruppo di lavoro che esclusivamente si occupa di questo; ma di educatori che sono già impegnati nella gestione di spazi di aggregazione ed educazione che dedicano una parte del loro tempo alla presenza in strada. Il loro essere attivi anche sul territorio permetterebbe il raggiungimento di alcuni obiettivi educativi: - non lasciare al consumo ed al mercato l’esclusivo spazio di incontro con i giovani; - essere presenti con attenzione e rispetto nei luoghi dell’incontro informale, ponendosi quali riferimenti adulti; - ascoltare i pensieri di quei ragazzi che diversamente non vengono ascoltati; - coinvolgerli nell’ideazione e nella gestioni di iniziative e percorsi; - informare sulle proposte per i giovani; - fare da tramite per una frequentazione leggere e mirata dei luoghi strutturati di incontro. Riqualificazione di alcune parti della città Una volta individuati con precisione gli spazi nei quali avviene l’incontro di senso tra i ragazzi o nei quali si intende promuovere la frequentazione, può essere importante attivare processi di progettazione partecipata mirati alla qualificazione di quegli stessi luoghi. Si tratta di avviare processi mirati a trasformale i luoghi spesso abbandonati o privi di identità in spazi della socialità e di esperienza di sociale. Il processo di ideazione e di progettazione di trasformazione urbana ha senso solo se condotto insieme giovai, adulti e tecnici; allo scopo di restituire un ruolo sociale ai ragazzi aiutandoli a lasciare un segno alla città della loro intelligenza e a partecipare alla 21 costruzione di comunità e beni comuni. Alcuni esempi in questa direzione sono emersi in funzione di: parco per pattini e skate; un chiosco co-gestito nel parco. Alcuni eventi cittadini itineranti In relazione alla riqualificazione degli spazi urbani in collaborazione con i giovani che li vivono, può aver senso progettare e promuovere 2 volte l’anno alcuni eventi cittadini che a partire da passioni giovanili coinvolgano l’intera città e l’intera cittadinanza. Si fa riferimento a musica, arte, sport, graffiti, banchetti… Si potrebbe pensare a spazi itineranti che coinvolgono i cittadini e riqualificano socialmente, con la loro presenza, per un periodo breve di tempo il territorio. Migliorare gli spazi già esistenti per una frequentazione aperta La città possiede già alcuni spazi, come ad esempio “Spazio ragazzi”, nei quali i ragazzini si incontrano e lavorano con adulti di riferimento. Sono spazi ovviamente connotati da quel tipo di presenza sia dal punto di vista dell’offerta educativa che per ciò che concerne l’ambiente e le strutture. Ciò che sembra mancare è un luogo nel quale sia possibile incontrarsi per giovani più grandi: - uno spazio nel quale stare insieme; - un luogo nel quale discutere e fare cultura; - un luogo dove fare festa. Il gruppo crede non sia necessario pensare a nuove strutture, ma a dedicare alcune sale presenti nelle strutture già esistenti, modificando: gli orari di apertura: ruolo e presenza degli educatori: tipologia di offerta. Una rete di sostegno al lavoro con l’informale Nessuna delle linee di proposte precedentemente esposte può funzionare se a fianco di esse non nasce una rete di adulti che decide di sostenere il percorso di lavoro offrendosi quale risorsa professionale ai progetti ed ai problemi che nel lavoro con i giovani dei gruppi informali si svilupperanno. Far conosce ed informare sulle opportunità Evidente al gruppo è stata la disinformazione diffusa sulle molte opportunità ed iniziative già attualmente presenti. Molti adulti, educatori e giovani stesso non sono a conoscenza di quanto è a loro disposizione nel contesto cittadino, offerto da pubblico e privato sociale. Serve investire di più sull’informazione; sullo sviluppo di processi di informazione e comunicazione sociale. Molte sono state le proposte espresse: - potenziare i siti del Comune e delle organizzazioni; - formare informatori pari; - utilizzare i gli spazi di incontro strutturati. DUE PROPOSTE A LATO Diritti e tutela dei minori Il gruppo di lavoro afferma la necessità di accogliere la proposta di avviare percorsi di sensibilizzazione e formazione di adulti circa i diritti dei minori e la loro tutela. Troppe volte in nome di interessi personali ed economici tali soggetti vengono sfruttati e non accompagnati in processi di apprendimento e sviluppo. Oltre alla formazione di adulti potrà essere utile formare i minori stessi attorno a quelli che sono i loro diritti e doveri, in modo che si avvicinino ad esperienze lavorative o sociali in piena consapevolezza, capaci di essere interlocutori seri e preparati. 22 Seconde generazioni Avviare un percorso di ricerca per comprendere come si stanno aggregando i minori stranieri di seconda generazione, per non essere in ritardo clamoroso quando questi avranno 14, 15 anni e non sapremo come lavorare con loro. 23 TAVOLO 6 Come accompagnare le situazioni di crisi, personali e di gruppo Presenti: 1. Paola Meira D’Elia (genitore, educatrice, mediatrice culturale) 2. Carlo Bellocci (collaboratore gruppi di auto-aiuto) 3. Paola Molendi (operatrice Centro per l’impiego di Follonica) 4. Bernardo Mazzeranghe (educatore minori- studente universitario sociologia) 5. Ilaria Mugnai (studentessa, ex frequentatrice di Spazio ragazzi) 6. Daniele Braccini (studente, ex frequentatore di Spazio ragazzi) 7. Andrea Asile (studente, frequentatore di Spazio ragazzi) 8. Andrea Nuti (educatore professionale, insegnante – coordinatore del gruppo di lavoro) Luci ed ombre della realtà presa in considerazione: criticità, risorse, esigenze Abbiamo iniziato attraverso una presentazione della propria esperienza e dei temi per ciascuno più rilevanti sull’argomento. Paola Meira pone subito l’attenzione sulla scuola, in particolare evidenziando il valore di attività fortemente centrate sul gioco e sulla relazione al fine di integrare bambini e giovani diversamente abili. Secondo Paola, soprattutto nelle fasi iniziali dei percorsi scolastici, quando ancora i gruppi non sono perfettamente costituiti è possibile incidere sulle dinamiche di gruppo. Già in questa fase iniziale della discussione Paola pone l’accento su un tema caldo: quali linee didattiche seguire con i ragazzi “non certificati” e che tuttavia vivono situazioni evidenti di disagio? Carlo evidenzia due aspetti di criticità in relazione al tema delle dipendenze, in particolare da alcool: il fatto che i giovani non arrivano ai servizi e che non esistono sostegni per le famiglie (in particolare per i figli) delle persone che vivono situazioni di dipendenza. Carlo sottolinea il grande valore delle esperienze comunitarie di auto mutuo aiuto. Paola Molendi riferisce la propria esperienza in qualità di operatrice del Centro per l’impiego. In particolare racconta della funzione di integrazione facilitata da uno strumento come quello dei tirocini formativi. Ilaria riporta la riflessione sulla scuola, essendo questo il suo ambiente di impegno. Sottolinea come la scuola possa più facilmente diventare luogo di discriminazione ed emarginazione piuttosto che di integrazione, in assenza di adeguati interventi formativi. In questo senso sollecita non solo la formazione degli insegnanti, ma anche la presenza di esperti e testimoni nelle scuole. Ilaria evidenzia in particolare l’importanza che ogni intervento formativo o informativo venga sostenuto, partecipato e condiviso anche dagli studenti (fa in particolare riferimento ai gruppi dell’educazione fra pari). Bernardo sposta l’attenzione sul grande problema di riuscire a tenere attiva la rete del sostegno di comunità nei casi di difficoltà e ribadisce ,come Carlo, il grande valore delle esperienze di auto mutuo aiuto soprattutto per le famiglie problematiche. Daniele evidenzia il grande valore di luoghi come Spazio Ragazzi che dovrebbero essere valorizzati e sostenuti anche e soprattutto attraverso il permesso di partecipazione attiva garantito a quei giovani, ultra diciottenni che lo hanno frequentato in passato e che ancora desiderano identificarsi con questo spazio. Daniele ribadisce l’utilità di Spazio Ragazzi anche ai fini di percorsi di integrazione delle diversità, tuttavia puntualizza che i luoghi della quotidianità e del tempo libero devono per definizione restare liberamente scelti e mai imposti Andrea Asile racconta una propria esperienza di amicizia con un ragazzo straniero ed esprime la necessità del maggior numero possibile di corsi di italiano per gli stranieri. 24 Solo apparentemente il giro iniziale di impressioni è stato frammentato, infatti al termine di questo scambio di riflessioni, finalizzate alla conoscenza e all’individuazione di priorità condivise, abbiamo deciso: 1. che le nostre proposte non sarebbero state su forme specifiche di disagio, perché questo avrebbe reso troppo specifico e selettivo il discorso; 2. che la quotidianità e’ il “luogo” cruciale di ogni possibile intervento che voglia seriamente lavorare sull’integrazione del disagio. In questo senso gli “eventi” servono poco al progetto educativo, al massimo lo sostengono o lo promuovono. Ipotesi di percorsi, di iniziative concrete e realizzabili In linea con i due punti decisi nella prima parte della mattinata, ci è parso che, oltre alla famiglia due fossero gli spazi del quotidiano nei quali i giovani entrano o potrebbero entrare in contatto col mondo adulto: la scuola e il tempo libero. Da qui le seguenti proposte: 1. Creare o valorizzare luoghi di incontro quotidiano, extra-scolastici che abbiano le caratteristiche della familiarità, informalità, accoglienza della diversità e che prevedano anche la presenza di adulti. 2. Creare un opuscolo snello, possibilmente realizzato dagli studenti, che sappia fornire per ogni tipo di disagio i percorsi e i servizi corrispondenti 3. Prevedere gruppi di operatori esperti, che anche lavorando in strada, sappiano intercettare situazioni di disagio, desideri, bisogni. 4. Formazione di insegnanti capaci di gestire uno sportello di ascolto e di inviare ai servizi corrispondenti, conoscitori della rete territoriale 5. Informazione e formazione degli studenti, realizzata in collaborazione con gli studenti stessi, sui grandi temi del disagio Si propone la realizzazione di almeno un evento annuale in ogni scuola. 6. Stimolare le scuole ad una riflessione seria sui così detti “non certificati”, cioè giovani che pur non vivendo situazioni di disagio formalmente riconosciute, tuttavia trovano estreme difficoltà nei percorsi di integrazione scolastica. Nonostante la difficoltà rappresentata dal tema di questo gruppo di lavoro, che facilmente portava a smarrirsi nella molteplicità delle forme di disagio, ci è parso di essere riusciti a rispettare il compito che all’inizio ci era stato richiesto, cioè fornire indicazioni e proposte concrete e riflettute. Tavolo di coordinamento: punti di forza, punti critici, proposte • • • Crediamo che ci si debba interrogare su come fare per arrivare a coinvolgere all’interno del coordinamento quei ragazzi, che non frequentano Spazio Ragazzi , che non partecipano alla Consulta degli studenti , che non frequentano gruppi strutturati come Scout o gruppi di partito. Questi ragazzi rappresentano la maggioranza dei giovani follonichesi e fra loro si annida il peggiore dei mali possibili cioè il tedio, l’assenza di desiderio (soprattutto sociale), l’astio verso la partecipazione. Mai lasciarsi al termine di un coordinamento senza l’indicazione delle date successive di incontro. Il rischio, in caso contrario, è evidente: smarrirsi prima ancora di essere partiti. I punti di forza ci sembrano evidenti: tenere in rete tutti gli attori educativi della città e, almeno fino a questo momento, di farlo con entusiasmo. 25