Lode al Signore Mese di NOVEMBRE 05.11.2006 San Lorenzo ore 10.00 Sacro Cuore ore 11.00 San Pietro e Paolo ore 18.30 Kolbrunn + CH Seuzach ore 10.05 ore 10.30 12.11.2006 San Lorenzo + CH ore 10.00 Sacro Cuore ore 11.00 San Pietro e Paolo ore 17.00 Turbenthal Elgg ore 08.30 ore 17.30 19.11.2006 San Lorenzo ore 10.00 Sacro Cuore ore 11.00 San Pietro e Paolo ore 18.30 01.10.2006 San Lorenzo ore 10.00 Sacro Cuore ore 11.00 San Pietro e Paolo ore 18.30 Kolbrunn + CH ore 10.05 Seuzach ore 17.30 10.12.2006 San Lorenzo ore 10.00 Sacro Cuore ore 11.00 San Pietro e Paolo ore 18.30 Elgg ore 17.30 17.12.2006 San Lorenzo ore 10.00 Sacro Cuore ore 11.00 San Pietro e Paolo ore 18.30 OGNI SABATO Effretikon ore 18.00 Kleinandelfingen ore 09.00 Kolbrunn ore 16.30 Seuzach ore 17.30 24.12.2006 - Natale San Lorenzo ore 10.00 Sacro Cuore ore 11.00 San Pietro e Paolo ore 18.30 31.12.2006 San Lorenzo ore 10.00 Sacro Cuore ore 11.00 San Pietro e Paolo ore 18.30 OGNI SABATO Effretikon ore 18.00 Sabato 11 e 25.11.2006 Pfungen ore 18.00 Sabato 9.12.2006 Pfungen ore 18.00 Kleinandelfingen Kolbrunn Seuzach ore 09.00 ore 16.30 ore 17.30 26.11.2006 San Lorenzo ore 10.00 Sacro Cuore ore 11.00 San Pietro e Paolo ore 18.30 Elgg 2 Mese di DICEMBRE ore 19.30 Finalmente Carissimi, finalmente ... Sono diverse volte che inizio con questo avverbio e in occasioni molto importanti della nostra comunità. “Finalmente” i nostri ragazzi ballano dinanzi al Papa in nome di tutti i figli degli emigrati, “Finalmente” la Rai per la nostra Missione, “Finalmente” l’inaugurazione del Centro ristrutturato, “Finalmente” la nostra Missione Cattolica di Lingua italiana è ufficialmente Parrocchia personale, “Finalmente” siamo, con pieno diritto, nella Kirchgemeinde Winterthur, “Finalmente” in collaborazione con il COCI è partita l’UNITRE, “Finalmente” la storia della nostra missione è in stampa... e potremmo dire tanti altri “Finalmente”! Ma, come abbiamo sempre detto, i traguardi non si raggiungono da soli. Se non ci fosse stata una ottima collaborazione con il Consiglio Pastorale, con alcuni stretti collaboratori, con lo stesso Team Pastorale, con chi ha voluto rimanere dietro le quinte e, se non ci fossero state anche delle scosse nelle discussioni, se non ci fosse stata la Comunità, non avremmo potuto raggiungere questi risultati e non avremmo potuto dire questi “Finalmente”. Ne restano ancora tanti da dire. Uno di questi che dovremmo dire prossimamente, riguarda voi ed è veramente importante. “Finalmente” anche il missionario italiano, in quanto parroco della MCLI, nella città di Winterthur, viene eletto dalla comunità come qualsiasi altro parroco della città. È un traguardo quanto mai importante anche se, come ogni cosa importante comporta delle scelte e delle rinunce. La domanda che sorge è quanto mai legittima. Chi vota? Gli Italiani possono partecipare? Verrebbe la voglia di dire di sì, in quanto nella Chiesa non esistono stranieri e non esiste che uno decida per un altro, e non ci sono ufficialmente leggi che lo vietino, almeno che ... Ma per una legislazione, sicuramente ingiusta, tradizionale e lenta, possono esprimere il voto solo quelli che hanno il passaporto svizzero. Nasce allora un grande quesito: Ma il Missionario, parroco italiano, non è, forse, il parroco di tutti, sia di quelli che hanno il doppio passaporto, che di quelli che sono italiani senza il passaporto svizzero? Possono i primi scegliere una persona per imporla agli altri? Può una democrazia accettare una cosa del genere? Può una Chiesa permettere una cosa simile? Può la stessa società civile accettare questo? È una situazione, oltre che di rispetto, anche giuridicamente non facile da definire. 3 Abbiamo sempre avuto il problema della nostra cittadinanza, del doppio passaporto, italiani di serie diverse, che sono cittadini regolari in quanto pagano tasse, ma non possono esprimere il loro parere per l’utilizzo di ciò che pagano o di nominare chi decide per loro... È una democrazia monca. Altri avrebbero dovuto certamente lavorare per questo con più forza e convinzione, senza perdersi in altri meandri di protesta. Ce ne rammarichiamo perché forse non si è fatto abbastanza. È nella libertà di scegliere e di esprimere le proprie idee con diritto di voto che si vive una buona parte della propria dignità umana, ma... Spesse volte ci si è nascosti, certo, dietro la comodità della frase: “è la legge! ...” Forse abbiamo fatti i girondini, forse siamo scesi in piazza, ... forse..., ma del senno del poi son piene le fosse! Noi vogliamo guardare i nostri passi e i nostri diritti, le nostre strade, le nostre costruzioni che non debbono rimanere isolate, ma essere mattoni per costruire mura per altri edifici. Cosa faremo? Domenica 3 dicembre, dopo le Sante Messe a san Lorenzo, Sacro Cuore e San Pietro e Paolo esprimeremo il nostro parere. È un parere consultivo, ma non importa. Non perderemo questa occasione per dire che ci siamo e che insieme spingeremo perché almeno nella Chiesa i nostri diritti vengano non solo dati a chi li chiede, ma che sia lei stessa a istituirli. Per ora godiamoci questa certezza: il 5 dicembre, il Missionario Italiano, parroco per la Comunità di Lingua Italiana, viene eletto dalla stessa Comunità quale responsabile della Missione Cattolica di Lingua Italiana, Parrocchia San Francesco. È chiaro che questa è una ufficializzazione amministrativa, in quanto la “Missio canonica” per fare e svolgere il suo servizio di sacerdote, la riceve dal vescovo. È un parlare, questo, su cui torneremo in quanto sono convinto che molti di noi non conoscono la struttura della Chiesa svizzera. E la conoscenza delle cose ci mette sulla strada della libertà. Salutiamo, a nome del Team pastorale, del Consiglio Pastorale, la Comunità di Effretikon che entra a far parte della Unità Pastorale di Winterthur. Dire: “Benvenuti!” è poco, ma aiutateci a cercare sempre la via del giusto servizio alla Comunità nel nome del Signore e sulle vie del Signore. Insieme, ora guardiamo alle feste ormai prossime. L’Avvento e la Festa del Natale siano per tutti noi ingresso in un’aurora di luce, per un giorno lungo di pace e di serenità, inizio di un cammino che sfocia nella certezza che il buon Dio non ci abbandona mai se lavoriamo per il suo Regno e per il bene della comunità. Don Alberto “... Ogni bimbo che nasce è la certezza che Dio non si dimentica dell’Uomo” Mileti Alessia Gaetano Diego Meier Justin Leon Lepore Mattia 4 Agasi Samuele Rizzo Denis Biagio Carmelo Milone Vivien Pescheta Emma Castagnata SABATO 11 NOVEMBRE 2006 SALA PARROCCHIALE SACRO CUORE dalle 19:00 in poi La Terza Età si incontra Giovedì 9 novembre dalle 14:30 alle 17:30 CASTAGNATA e TOMBOLA Nessuno deve mancare! VOTAZIONE PER IL PARROCO DI LINGUA ITALIANA Leggere a pag 3-4 e 25 CENONE COMUNITARIO DI FINE ANNO DOMENICA 31.12.2006 – dalle 19:00 in poi Recita del Te Deum di ringraziamento per il 2006 Cenone con momenti musicali PRENOTARSI PER TEMPO – POSTI LIMITATI! 1 GENNAIO 2007 Sante Messe Sacro Cuore ore 11:00 San Pietro e Paolo ore 18:30 5 Eravamo al Campo Scuola per stare con le amiche, per chiacchierare di tutto e di niente non mancava e si stava bene anche così suddivise. Il tema era 6 OK! Si è trattato di fare un cammino dentro la propria esperienza di vita cristiana per capire se davvero si è da parte di Cristo o se la nostra fede è solo una faccia di apparenza. Sì, una faccia, perché il segno del campo era il cubo magico di Rubik, quello che, provando e riprovando, si dovrebbe sistemare un colore per faccia. Si constata la fatica di costruire il cubo con tutte Sabato 7 ottobre, sotto una pioggia sottile sottile, il gruppo di 31 ragazzi era pronto a prendere posto nella corriera e partire per una nuova avventura. Molte cose, ormai dopo sei anni di rinnovata esperienza, sono conosciute e date per scontate. Quest’anno c’era la novità della casa che ci ospitava e che sembrava portare in sé una prima non ben definita difficoltà: le camere erano troppo piccole per accogliere i vari gruppetti di amiche!... Quasi ognuno dei partecipanti deve aver chiesto all’uno o all’altro dei responsabili se era proprio vero che le camere avessero solo due o tre letti e se era impossibile spostare almeno un letto da una camera all’altra. A tutto questo risuonava il detto del Don: “Le camere non si spostano!” E così, una volta raggiunto il paesino di Peagna e, subito dopo, la casa di spiritualità Santa Maria Belfiore, ogni dubbio è svanito: si doveva proprio stare in due o tre per camera! Subito si è visto che non era una difficoltà o un problema: il tempo 6 le sue facce, così come non è facile vivere tutte le qualità e virtù di cui sicuramente il Signore ha riempito la nostra vita. Interessante ed intensa la giornata del silenzio, in cui ciascuno si è posto davanti allo specchio e si è confrontato con lo specchio che è Cristo: quanta “sporcizia” ne è uscita, quanta vuota apparenza, quanta incoerenza. Un cammino che è servito a vivere un gioco che è stato il fulcro più importante del campo: ognuno ha ricevuto un sacchetto di caramelle e con questo, quattro a quattro, si dovevano visitare ben 5 stand, dove un animatore scrutando negli occhi e nel cuore, poneva delle precise domande cui si doveva rispondere lasciando un numero adeguato di caramelle, secondo quanto la coscienza suggeriva... Era definito “gioco” ma è stata la celebrazione della propria onestà e del proprio modo di essere veri! Infine l’ultimo giorno, in cui ognuno si è fermato con carta e penna a pensare a “ciò che la vita di quei giorni ha insegnato”. Ne sono uscite delle ottime riflessioni, soprattutto da parte dei più “anziani” di campo e, con un certo orgoglio, vogliamo riportarne qualche traccia, per dire che dentro ai nostri ragazzi sta maturando una buona coscienza, una maturità responsabile che ancor più impegna noi educatori a prendere consapevolezza dei tesori che ci sono affidati dentro le nostre attività formative. “In questo camposcuola ho imparato che il silenzio è molto utile per entrare in se stessi e che anche se sembra noioso,non lo è. Non sono riuscita a capire chi sono e che cosa voglio diventare, ma un piccolo passo l’ho fatto per arrivare a questo traguardo. L’anno scorso il campo era solo divertimento, quest’anno ho capito che è anche riflettere su quello che si compie ogni giorno. Credo di aver fatto luce alle persone che erano con me, non una luce abbagliante, ma una lucetta l’ho lasciata. Non avevo capito che il Signore ha bisogno di me, pensavo solo che voleva parlare con me, ma in realtà mi vuole spiegare quello che devo fare...” “Quest’anno il campo è stato un bel po’ diverso. Non abbiamo scritto tantissimo ma abbiamo riflettuto di più. Ed è stato meglio perché io non sono una fan dello scrivere... il segno che mi ha colpito di più era ed è lo specchio, soprattutto quando durante quella celebrazione abbiamo aperto la scatola in silenzio e ci siamo visti noi stessi! Mi ha fatto sorridere, ma allo stesso tempo pensare! È vero, noi siamo un dono prezioso e come tutti i doni non dobbiamo rovinarli...” “Come ogni anno, questo è uno dei momenti più aspetta7 ti da me! Per me è importante fare una specie di resa dei conti con me stessa. Innanzitutto voglio pensare al mio rapporto con le persone... ora mi sento libera e serena... Questo campo è stato meraviglioso! Sì, mi sa che la ruota sta girando e non sono, o meglio, non siamo più le piccoline: stiamo crescendo. Come si dice: non si nasce donna, si diventa! Lui, la nostra mascotte, mi ha fatto pensare... ho visto la differenza ed è stato bellissimo aiutarlo. Questo campo è stato molto tranquillo... per me! Mi ha fatto pensare molto... tutti quei segni che abbiamo avuto: devo essere sincera, sono stati anche difficili da interpretare... poi quella scatola con lo specchio di dentro... beh, è stato fantastico, tutti noi siamo un dono di Dio e non sempre ce ne rendiamo conto! Che dire? È stato un campo OK!” “Allora... questo campo è stato come sempre un’esperienza unica. Lo rifarei. E come ogni anno cresco! Capisco sempre di più il senso della vita, ma anche quello di come fare per essere felici.... Non sempre sono stata una luce accesa, ma ci ho provato! 8 Per me è questo quello che conta! Non tirarsi mai indietro, raggiungere la propria meta e, se qualche volta non si riesce, non scoraggiarsi, ma provare ancora! Più cresco e più capisco quanto sia importante vivere il presente rimanendo noi stessi! Spesso si vuole crescere troppo in fretta, dimenticando quanto sia importante vivere ogni passo che si fa nella vita! Poi ho imparato quant’è importante essere un esempio, ma anche come sia difficile! Quando ho visto la mia immagine nello specchio, mi è passato un brivido per il corpo... non me lo so spiegare. Ora sto meglio. Sì in questo campo sono guarita! Ultimamente stavo accumulando tutto dentro di me. Non ero più me stessa. Ma qui ho riflettuto molto, ho ritrovato in me le virtù che stavo per perdere.... Ho capito anche che non si può cambiare gli altri, prima di tutto dobbiamo conoscere noi stessi, dobbiamo avere una base, magari correggerla sempre un po’, passo dopo passo e poi costruirci sopra e questo vuol dire... crescere! Da qui in poi è e deve essere un’altra storia! Una frase che è incisa dentro di me è: Non sognare la tua vita, ma vivi il tuo sogno! Vivi e ama! Solo così si può essere felici...” È veramente impossibile scegliere quale riflessione trascrivere e quale lasciare da parte... ci vorrebbe un giornalino intero per pubblicarle tutte. Così ci fermiamo qui, ma nei prossimi numeri, anche per tener viva un’esperienza, torneremo a riportare la voce dei nostri ragazzi, perché è quella più vera, quella che ci interpella a dare una risposta da adulti a tutte le loro aspettative di crescita e di riuscita vera nella vita. Grazie ragazzi, siete davvero grandi ogni volta che vi aprite al più, al vero, al bene, a Cristo che vi ama di un amore infinito! Correva l’anno 1946 SINTESI DI P. FRANCESCO MILINI Alcune pagine risalenti molto indietro nel tempo, e che riguardano la Missione Cattolica di Lingua Italiana di Winterthur, sono inserite nell’opuscolo “Missioni Cattoliche Italiane tra i nostri emigrati in Svizzera” edito dalla Scuola Tipografica Scalabriniana, Piacenza, 1954. L’autore è Padre Francesco Milini, scalabriniano. Vale la pena di riportarne integralmente il testo, soprattutto per taluni aspetti illuminanti. Storia della Missione (anno 1954) “Questa Missione appartiene al gruppo di quelle recentemente fondate, con la ripresa della nostra emigrazione verso la Svizzera dopo l’ultima guerra. Per il tempo passato non vi sono notizie circa l’assistenza Missionaria degli Italiani di questa zona, forse visitata da qualche Sacerdote della Missione di Zurigo [uno dei quali fu certamente Don Luigi Varisco, residente a Zurigo negli anni 1930-50.” (Cfr “Diversità nella comunione” - Spunti per la storia delle Missioni Cattoliche Italiane in Svizzera a cura di Giovanni Graziano Tassello, Fondazione Migrantes – Roma / CSERPE - Basel, 2005. p. 503 - ndr ]. “Il primo Missionario Italiano stabilitosi a Winterthur è stato il Rev.do Don Gino Facchinetti nel 1946, sostituito nel 1949 dal Rev.do Don Rinaldo Trappo, che per ragioni di salute dopo solo due anni di lavoro dovette ritirarsi nella sua Diocesi “Per circa due anni [dall’ottobre 1950 - ndr] svolse l’azione Missionaria a Winterhur il Rev.do Don Luigi Gravina, cui succedette nel gennaio del 1953 il Rev.do Don Mario Vercesi, proveniente dalle Missioni Italiane del Belgio, come lo erano anche i suoi due predecessori (1). “La Missione appartiene alla Diocesi di Coira e abbraccia tutta la parte alta del Cantone di Zurigo per quasi 900 Kmq. con 5.000 Italiani, in piena stagione, di cui 3.000 circa in città e gli altri in una decina delle principali località del Cantone, nella maggior parte impiegati nelle industrie metallurgiche o nell’edilizia; pochi lavorano nell’agricoltura. Le 1.500 ragazze sono suddivise tra le industrie tessili e i servizi alberghieri. Attività della Missione “La Missione non ha Cappella propria né un centro dove riunire gli Italiani. Perciò l’assistenza viene prestata dal Missionario nelle Chiese parrocchiali e nelle Cappelle degli Istituti religiosi, così dicasi per le adunanze e conferenze. Nell’occasione di Pasqua e Natale e altre festività si fanno predicazioni straordinarie e si cerca di dare maggior comodità per la frequenza dei S. Sacramenti della Confessione e Comunione. Durante il 1951 sono stati benedetti dal Missionario 19 Matrimoni, fatti 4 Battesimi e accompagnati 6 funerali. L’attività sociale viene svolta dal Missiona9 rio specialmente nell’occasione delle visite agli operai e ai convitti; molte pratiche vengono sbrigate per corrispondenza. Vi è un corso settimanale di lingua francese; un gruppo di pie persone visita gli ammalati ed i poveri. Tra gli Italiani vengono distribuiti diversi nostri giornali e ha molta diffusione il Settimanale ‘L’Eco’. Di tanto in tanto, in qualche sala presa in affitto, vengono organizzate delle feste ricreative. Passeggiate e pellegrinaggi si fanno specialmente nel periodo estivo. Anche questa Missione sente il bisogno d’una organizzazione autonoma, con un centro costituito dalla Cappella, dalla residenza del Missionario e da ambienti per riunirvi gli Italiani, come si è proposto di realizzare l’attuale Missionario”. Nota: si tenga presente che, a questo punto, sono già passati otto anni dall’inizio ufficiale della Missione Cattolica di Lingua italiana di Winterhur. La parentesi (1) alla fine del quinto capoverso è stata posta da noi per sottolineare la sostanziale corrispondenza fra questi dati e quelli che abbiamo già avuto occasione di esporre nelle puntate precedenti, in merito specificatamente all’opera svolta dai Missionari Don Rinaldo Trappo, Don Luigi Gravina e Don Mario Vercesi. 5° puntata – Leo Auri dal 1971 Bomboniere - Articoli da regalo Tutto per il Battesimo e la Comunione Musica per ogni avvenimento con il “Duo Capri’s” Cecco Stella Zürcherstrasse 200 - CH – 8406 Winterthur Tel 0041 52 202 37 18 Mobil 0041 79 421 63 10 Da lunedì a mercoledì e venerdì 14:30 – 18:30 giovedì 14:30 – 21:00 sabato 09:00 – 12:00 e 13:30 – 16:00 10 ...qui asilo italiano Dopo le vacanze estive, l’Asilo Italiano ha riaperto le porte ai bambini. Da quel momento si rimane aperti ad accogliere ogni bambino dai due anni in poi, secondo i bisogni di chi è interessato a trovare un posto familiare e sicuro. Infatti, ora, ci si trova con un Team operativo composto da una direttrice: Barbel Valuch, da una maestra d’italiano: Marinella Duchetta, da una maestra di tedesco: Karin Köppel, da una cuoca e praticante pomeridiana: Giusy Puleio, Monica Sigillò e Serena Blattmann sono le due praticanti per questo anno. Essendo un Team ben armonico e integrato ci si può dedicare con più intensità ai bambini. Intanto sono assicurate le due lingue: tutto il Team parla sia il tedesco che l’italiano, aiutando così i bambini ad esprimersi nel linguaggio che è loro più familiare e, nello stesso tempo, favorendo l’apprendimento della lingua più debole. Inoltre vengono accolti bambini di qualunque nazionalità, sottolineando lo sforzo di integrazione nel tessuto sociale in cui il bambino e la famiglia si trovano a vivere. In una società globalizzata non si può continuare a fare suddivisioni, ma ci si deve aiutare a trovare il giusto posto, senza rotture e discriminazioni, affinché i bambini fin da piccoli imparino ad accogliere le differenze non come divisione bensì come ricchezza e opportunità. L’Asilo, a parte le lingue, ist uns die ganzheitliche Förderung der Kinder wichtig. Per questo sentiamo il dovere di ringraziare di cuore tutti coloro che, in qualsiasi modo e forma, ci hanno sostenuti, hanno offerto il loro contributo affinché possiamo svolgere le nostre attività con serenità e vera dedizione. Per chi ancora non sapesse dove chiedere informazioni ci trova sempre sulla Wartstrasse 13, vicino alla stazione centrale. Siamo sempre pronti ad accogliervi e rispondere alle vostre domande, secondo le nostre possibilità. Continuate a credere alla validità di questo servizio insieme a noi! Grazie! 11 12 Consiglio PASTORALE Si è vissuta, lo scorso 17 settembre, la giornata di formazione dei membri del Consiglio Pastorale, degli animatori e animatrici, dei lettori e ministri straordinari dell’Eucaristia. I presenti, forse, erano in numero ridotto rispetto agli anni precedenti, ma non l’interesse e l’impegno a cogliere il valore dell’essere una Comunità in cammino, alla ricerca del modo migliore per rispondere alle aspettative che il Signore ha su ciascuno di noi. Infatti, il tema del progetto pastorale “Ma io vi dico...” comincia a suscitare in noi il confronto fra il pensare e l’agire, fra il credere e il vivere, fra il desiderare e l’attuare. Quel “ma io...” deve diventare la molla inevitabile che ci spinge oltre la monotonia del quotidiano, oltre l’indifferenza, oltre il “si è sempre fatto così” per intraprendere strade nuove di formazione e di evangelizzazione. Cristo Signore ha vissuto l’esperienza umana che stiamo vivendo anche noi, ma in essa ha posto il “più” di Dio: lo cercava nella preghiera, nella solitudine della riflessione personale e lo manifestava nel rapporto con le persone. Ecco allora che anche il Consiglio Pastorale è chiamato a questa scelta fondamentale: formarsi e conoscere per formare e far conoscere! “MA IO VI DICO...” è il Signore Gesù che parla ed è a Lui che dobbiamo fare riferimento. Lo scorso anno abbiamo seguito l‘invito dell‘apostolo Pietro: „Io vado a pescare... Noi veniamo con te!“ Abbiamo cercato di scoprire chi siamo e quale proposta accogliere. Ora ci è consegnata la parola esigente del vangelo e siamo chiamati a viverlo, a tradurlo in azioni visibili. COME?... Ogni gruppo ha le sue modalità, senza mai voler andare oltre le possibilità di ognuno, ma spingendo al confronto con quel “ma io vi dico...” Allora, considerando ogni gruppo si potrebbe sintetizzare in questo modo: Birichini ... mettendoci insieme scopriremo la bellezza della vita. È bello giocare, è bello essere piccoli ma IO vi dico..., bisogna crescere! Raggio Azzurro... un filo che posto tra le nostre mani deve diventare tela che protegge, consola, pulisce, rende bella la vita, ma IO vi dico... non cresce da sola! Gabbiani ... il segno del bottone diventa invito all‘unione, alla condivisione, ma IO vi dico... costruite! Giovani Amici ... la Parola sia elemento di confronto per costruire la libertà e responsabilità, ma IO vi dico,,, conoscetela! Giovani famiglie ... Ci siamo, lavoriamo, crediamo, ma IO vi dico...fatevi notare! Cattedrali senza pareti... rischiamo di dire: „Abbiamo vissuto tutto...“ Ma IO vi dico ... continuate a mettere segni di fiducia! Gruppo lettori ... la nostra vita dovrebbe far passare la tua Parola nella storia, ma IO vi dico... siate autentici! La COMUNITÀ è ciascuno di noi, essa cresce se noi cresciamo, conosce se noi conosciamo, vive se noi viviamo, siamo lo strumento nella mani di Dio per dire la „differenza“! È su questo tracciato che si costruisce il nostro domani di Comunità Cristiana, testimone di speranza! 13 Per noi L’INVALIDITÀ SI TRASFORMA IN VECCHIAIA. Lettera firmata: ”Sono invalido e ricevo una rendita mensile di Fr. 1’905.00 e Fr. 572.00 per la moglie che ha 63 anni. Arrivati alla vecchiaia, l’importo rimane come prima? Mia moglie lavora e io ho 37 anni di contributi. Che cambiamenti ci saranno? Purtroppo la Sua lettera non ha sufficienti elementi per dare una risposta chiara ed esauriente. Ci pare comunque di capire, dalle cifre, che Lei è titolare di una rendita intera di invalidità, ovvero con un grado di almeno il 70%. Ora, se è Lei a maturare per primo il diritto alla rendita di vecchiaia, l’importo finora in pagamento non cambia. La prestazione viene trasformata di nome e da invalidità si chiamerà vecchiaia ma l’importo rimane invariato. Dal mese successivo al compimento dei 65 anni, riceverà la stessa cifra che prendeva il mese prima, così come ancora la quota del 30% per la moglie. Tutto cambia, però, nel momento in cui la signora compirà i 64 anni e riceverà la propria rendita di vecchiaia. A quel punto verrà soppressa la quota del 30% e anche la Sua rendita subirà una riduzione perché con il pensionamento di entrambi i coniugi le due pensioni vengono calcolate secondo il sistema della ripartizione dei salari di marito e moglie. Non avendo elementi per dare ulteriori spiegazioni esatte sulle domande poste, si approfitta per ricordare il principio assicurativo e di calcolo del sistema AVSAI. In Svizzera tutte le persone residenti 14 hanno l’obbligo di pagare i contributi previdenziali. Chi lavora ha l’obbligo di pagare da gennaio dell’anno del compimento dei 18 anni e continua a versare anche se ha 70 e passa anni. Chi non lavora ha anche l’obbligo di pagare i contributi ma da gennaio dell’anno del compimento dei 21 anni e fino al mese in cui raggiunge l’età pensionabile di vecchiaia. Non vi è obbligo di pagare i contributi solo per le persone sposate, che non esercitano un’attività lavorativa purché sia l’altro coniuge a lavorare. Questo periodo di inattività è comunque un periodo assicurativo valido a tutti gli effetti e valevole per il conteggio pensionistico. Per esempio: una donna venuta in Svizzera a 21 anni, lavora 3 anni, si sposa e cessa di lavorare. Quando raggiunge i 64 anni di età, la sua pensione non è calcolata solo per i 3 anni di lavoro ma per il periodo complessivo di residenza, ovvero 43 anni. La rendita viene calcolata secondo due criteri: il periodo assicurativo complessivo e i redditi percepiti nel corso del predetto periodo. Fra i redditi troviamo non solo i salari provenienti dall’attività lavorativa ma anche gli accrediti per i compiti educativi qualora si hanno avuto figli. Inoltre, quando marito e moglie raggiungono entrambi il diritto ad una propria rendita, viene applicata, come si diceva prima, la ripartizione dei salari durante gli anni di matrimonio. Esempio: se in un determinato anno il marito ha guadagnato 60 mila franchi e la donna nulla perché non lavorava, sul conto individuale di ognuno dei due vengono ripartitati franchi 30 mila a testa. In pratica come se in quell’anno il marito avesse guadagnato franchi 30 mila anziché 60 e la moglie la stessa cifra pur non avendo lavorato. Infine vorrei aggiungere che l’eventuale rendita di invalidità da parte della Cassa pensione potrebbe subire una riduzione nel momento in cui si matura l’evento di vecchiaia. Occorre conoscere il regolamento del Fondo di previdenza che ha accordato a suo tempo la prestazione. Infatti, alcuni enti prevedono il pagamento della rendita di invalidità a vita e di conseguenza l’importo non cambia quando si raggiunge l’età di vecchiaia (eccetto se si è titolari prima di una rendita non intera), altri, invece, prevedono la trasformazione della rendita di invalidità in vecchiaia e in questo caso si potrebbe ricevere di meno rispetto a prima. Gaetano Vecchio (Patronato ACLI Zurigo) Il Comitato Cittadino in collaborazione con la Missione Cattolica di Lingua Italiana di Winterthur organizza la consueta festa del bambino e della famiglia SABATO 13 GENNAIO 2007 dalle 18:00 in poi La Famiglia, continuamente confrontata con le sfide del nostro tempo, è chiamata a trascorrere una serata in lieta compagnia, aperta all’ascolto delle provocazione dei ragazzi e giovani che saranno presenti; disponibile a confrontarsi con altre persone presenti, in un dialogo familiare e sereno. Non mancate a questo appuntamento! 15 La chiesa italiana, ogni 10 anni celebra il proprio Convegno Nazionale, per strutturare i progetti pastorali dentro un ambito pastorale socio culturale del tempo che si vive. Il 4° convegno è stato celebrato a Verona, dal 16 al 20 ottobre. Della nostra Comunità ha avuto la fortuna di parteciparvi Sr. Dolores, su invito della Migrantes e in rappresentanza della Vita Religiosa italiana in Svizzera. È stata una vera esperienza di Chiesa: i partecipanti erano 2700, di cui 226 vescovi e cardinali guide di altrettante diocesi italiane, molti sacerdoti e religiose e un folto numero di cristiani laici. Il Convegno è stato preparato da un lungo cammino di riflessione e di verifica del cammino precedente, a partire, appunto, dal Convegno di Palermo del 1996. Si è visto u coinvolgimento ampio e capillare delle chiese diocesane, che si sono impegnate a fornire il loro contributo al Convegno, arricchito ora dalla riflessione dei delegati e degli ottimi interventi dei relatori al Convegno stesso. Il tema del Convegno “Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo” è scaturito proprio dall’esigenza avvertita dai cattolici italiani di interrogarsi sul tempo presente, un tempo segnato da profonde trasformazioni culturali, caratterizzato da estreme incertezze e paure. Clima, questo, che ha posto la massificazione e l’individualismo sullo stesso piano, creando delle rotture nella identità del credente, incapace di trovare risposte forti, cercate con avidità e con il bisogno di soddisfazioni immediate, alle domande di senso. Proprio 16 per questo contesto il Convegno ha posto come obiettivo chiamare i cattolici italiani “a testimoniare, con uno stile credibile di vita, Cristo risorto come la novità capace di rispondere alle attese e alle speranze più profonde degli uomini di oggi”. Il primo approfondimento del tema ha avuto come guida la Prima lettera di Pietro, apostolo. Testo di forte attualità nel quale si possono intravedere e leggere le situazioni che come credenti si vivono ancora oggi: l’andare controcorrente e la possibilità di aprire nuove strade alla speranza e alla salvezza, fa parte della identità di chi ha incontrato Cristo risorto e lo ha accolto nella propria esperienza di vita. Un secondo percorso di riflessione ha posto l’uomo, e in esso l’intera umanità, al centro di 5 ambiti in cui l’uomo stesso si muove: l’affettività come capacità di essere in relazione; il lavoro e la festa, come capacità di vivere il tempo; la fragilità dell’esistenza umana; la tradizione come trasmissione dei valori di fede e di cultura; la cittadinanza, nel senso di appartenenza civile e sociale. Sono stati questi ambiti il nucleo fondante dei lavori del convegno. Considerare l’affettività uno spazio della testimonianza e della speranza significa vedere la persona come un valore da custodire e promuovere sempre. La riflessione ha mostrato la necessità di curare le relazioni coltivando il dialogo e l’amicizia, rinnovando i linguaggi e i percorsi per l’educazione all’amore e all’affettività, oltre l’urgenza di sostenere la famiglia fondata sul matrimonio, per riattribuire un senso ai legami affettivi più profondi. Il Lavoro e la festa, reciprocamente intrecciati, segnano il ritmo umano della nostra vita. Impegno di tutti è liberare la persona dal rischio di non avere un lavoro dignitoso e nello stesso tempo sottrarre il tempo libero dal dominio del mercato e del denaro, ritrovando un nuovo significato il valore della domenica come tempo d’incontro con Dio e la Comunità. Attraverso l’ambito della Fragilità si sono evidenziati tutti i punti deboli della esperienza umana e si sono cercati i legami tra la sofferenza e la forza della speranza da portare come testimonianza di carità attiva e feconda di vita vera. La Tradizione, allora, diventa maestra di vita per cogliere tutti quei valori che di generazione in generazioni ci sono tramandati, mostrando, in forme visibili di vita, che la salvezza cristiana è credibile, interessante, vera proprio perché risponde alle domande di senso e di verità che abitano l’animo degli uomini. Infine, l’ambito della cittadinanza. Non servirebbe dire che l’approfondimento ha toccato il tema della globalizzazione e del senso migratorio che ha chiamato all’attenzione tutta la società civile e di cui la Chiesa deve farsi portavoce di accoglienza e di speranza. Dentro tutto questo discorso sono state forti e pregnanti di significato le parole del Papa Benedetto XVI intervento nell’aula assembleare nella mattinata del 19 ottobre. Egli ha richiamato i cattolici a rendere visibile il grande “sì” della fede, non perdendo di vista “il collegamento tra la fede e la vita quotidiana, tra la proposta del Vangelo e quelle preoccupazioni e aspirazioni che stanno più a cuore alla gente.” Ha messo in luce le caratteristiche proprie dell’essere umano, formato non solo di ragione e intelligenza, ma anche bisogno di amore, di essere amato e di amare. Perciò “si interroga e si smarrisce di fronte alle durezze della vita, al male che esiste nel mondo e che appare tanto forte e, al contempo, radicalmente privo di senso.” È qui che si deve inserire la testimonianza del cristiano che riconosce in Dio colui che ama, rispetta e salva la nostra libertà. Inoltre ampio spazio si deve lasciare al compito educativo e formativo per far maturare nella persona l’amore in tutta la sua bellezza, quindi per dare consistenza e significato alla stessa libertà. “da questa sollecitudine – dice il Papa – per la persona umana e la sua formazione vengono i nostri “no” a forme deboli e deviate di amore e alla contraffazione della libertà,... in verità, questi “no” sono piuttosto dei “sì” all’amore autentico, alla realtà dell’uomo”. Molte altre sarebbero le suggestioni da mettere in evidenza di questo Convegno, ma sarà il lavoro di attualizzazione che la Chiesa Italiana è chiamata a proporre che ci aiuterà a non dimenticare proposte e opportunità per continuare a dare ragione della speranza che è in noi, come diceva l’apostolo Pietro. 17 LA NOSTRA BIBBIA QUOTIDIANA “Voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio...” Ef. 2,19 “Tutti voi siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù... non c’è più né giudeo né greco, né schiavo né libero... poiché tutti siete uno in Cristo Gesù...” Gal. 3,28 È dalla parola sicura di chi ha posto il fondamento alla Chiesa che nasce l’urgenza di celebrare la GIORNATA DEI POPOLI A volte può sembrare senza significato celebrare la giornata dei Popoli, ricordando le migrazioni che sono presenti un po’ in ogni parte del mondo. Infatti, in un’epoca in cui la globalizzazione è un dato evidente, sembra scontato che ognuno debba sentirsi “cittadino del mondo”, libero di muoversi e di situarsi là dove meglio sente di poter realizzare le proprie potenzialità. Ma non sempre e non dappertutto è così. È necessario ricorrere a queste celebrazioni per ricordare che siamo chiamati alla fraternità universale e che è proprio del cristiano vivere l’accoglienza di ogni persona, in quanto figlia di Dio e redenta da Cristo Signore. D’altra parte non ha senso celebrare la Giornata dei Popoli e continuare a vivere nell’indifferenza e nel porre limiti a chi non appartiene alla stessa cultura, non usa la stessa lingua, non vive la stessa fede, come fosse un individuo di un’altra categoria. È bello, comunque, poterci richiamare ogni anno le parole dell’apostolo affermanti che nella Chiesa nessuno è straniero, che non ci sono distinzioni 18 di provenienza, perché tutti discendenti di Abramo, figli dell’unico Dio. È su queste convinzioni che devono radicarsi nei nostri cuori e far nascere quel mondo senza confini in cui si costruiscono progetti di comunione e si alimentano speranze di vera fraternità. Ben dice un canto che spesso facciamo risuonare nelle nostre celebrazioni: “oggi mi accorgo che nessuno è più straniero, ogni paese è mio e il mio paese è il mondo. Oggi mi accorgo che vivo senza frontiere; ognuno può capire la lingua dell’amore!” Questa è la ragione della giornata dei popoli: impegniamoci a concretizzarla! Nella nostra Comunità cristiana di Winterthur ci sono diversi momenti d’incontro fra le diverse etnie per sottolineare il desiderio di superare le divisioni di un tempo e costruire la comunione e la reciproca accoglienza. Sono flebili segni che si pongono alla base di ben altre esigenze di accoglienza e di rispetto. Ma siamo convinti che si deve fare un passo alla volta, che non si può tornare indietro e, solo raggiunto il traguardo, si potrà essere veramente liberi e pronti ad entrare in relazione con tutti senza sentire la fatica della diversità. Ecco gli appuntamenti che ci aspettano, come primo passo: Seuzach domenica 5 novembre ore 10:00 San Lorenzo domenica 12 novembre, ore 10:00 San Pietro e Paolo domenica 12 novembre, ore 17:00 In famiglia L’anno pastorale è iniziato con una speciale celebrazione eucaristica, ripresa poi nella giornata di formazione dei membri del Consiglio Pastorale, degli Animatori/rici dei vari gruppi. All’inizio della Messa è stata portata all’altare una tela quale simbolo della Comunità stessa: un intreccio di fili di diverso colore, resistenza e funzione ad indicare la complessità della vita comunitaria e nello stesso tempo la sua unità espressiva. Su quella tela un po’ alla volta, secondo lo svolgersi della celebrazione, membri della Comunità hanno attaccato diversi segni: espressione dei diversi gruppi e della loro funzione all’interno della Comunità . Ognuno dei presenti ha preso consapevolezza che quest’anno la parola guida per tutti è : “ma IO vi dico...” È il Signore che parla e pone come termine di confronto i suoi atteggiamenti, le sue prospettive, il suo modo di porsi di fronte alle difficoltà e alle sofferenze che la vita porta naturalmente con sé. È un modo di confrontare il proprio vivere, la propria capacità di decidere responsabilmente direttamente con Cristo: “Tu pensi questo, ma IO ti dico... “ Può essere che il Cristo sia sulla linea della nostra scelta e allora possiamo procedere, ma potrebbe anche farci capire che il nostro agire non è in linea con il suo e allora sarà bene “correggere” i nostri passi sbagliati. Dopo questa celebrazione è venuto subito il momento di far festa al nostro santo Patrono, San Francesco. Anche qui una Santa Messa animata dai nostri ragazzi e giovani, che hanno espresso tutto l’entusiasmo e tutto il loro modo giovane di dire la fede e di riflettere sui valori della vita. I commenti, le preghiere , i canti, che sono stati eseguiti con vera maestria, hanno aiutato a pregare e a lodare Dio per la figura di un Santo che continua a mostrarci la semplicità del vivere la fede con coerenza e partecipazione. Momento importante per la nostra Comunità è stato senz’altro la presenza di Radio Maria che ha trasmesso in diretta, dalla Chiesa del Sacro Cuore, 19 il Santo Rosario e la recita dei Vespri, lo scorso 12 ottobre. Era presente un folto gruppo di persone, sia italiane che svizzere, che ha fatto giungere la forza della preghiera in tutto il mondo attraverso le antenne radio. Anche questa diventa testimonianza di una Comunità che prega, che si apre ai bisogni del mondo, che accoglie le fatiche e le gioie di tutti e le presenta al Signore affinché sia Lui a guidare la storia di ciascuno. Infine, domenica 22 ottobre un bel gruppo di famiglie si sono ritrovate a far festa per i loro lustri di Matrimonio. Unico rammarico era che ne mancavano parecchi di coloro che potevano testimoniare la forza del proprio credere al valore sacramentale del Matrimonio. La paura di uscire allo scoperto, di rendere pubblica testimonianza di un vissuto, a volte, mortifica la vita della Comunità stessa. Comunque le famiglie presenti hanno celebrato con gioia, rinnovando le loro promesse nuziali. La loro presenza a quel momento di festa, è stata una testimonianza che l’amore vince e resiste al passare del tempo. Tutti 20 insieme abbiamo voluto riflettere sulla sfida della nostra epoca che tende a considerare il matrimonio un’esperienza di passaggio. La partecipazione di quelle famiglie ha confermato come l’amore e il servizio crescono con la persona che ama. Erano presenti due coppie che festeggiavano 50 anni, 7 coppie 45 anni, due 35 anni e poi altre 25, 20, 10 e 5 anni. Erano i primi a suscitare interrogativi: come hanno fatto a vivere tutti quegli anni insieme? Solo l’amore vissuto nella freschezza e nella novità di ogni giorno, può continuare a sussistere al di là di ogni difficoltà, incomprensione, sofferenza. Davvero l’amore vince! Dopo un semplice aperitivo consumato insieme, alcune coppie hanno continuato a far festa consumando il pranzo presso il Centro Parrocchiale San Francesco Terza età Ormai è una consuetudine trascorrere due settimane in una zona marina della nostra Italia. Si è tornati a Tortoreto Lido dopo varie esitazioni ed è stato un nuovo successo! Infatti il gruppo che ha partecipato è rientrato soddisfatto dei giorni vissuti, del trattamento ricevuto, della vacanza nel suo complesso più generale. Riportiamo con piacere alcune semplici note ricevute da chi ha vissuto l’esperienza al mare. “Della mia vacanza al Tortoreto mi è piaciuto tutto, a cominciare dal posto in cui abbiamo alloggiato: una pensione familiare chiamata Hotel Clara. Un posto veramente accogliente e molto disponibile, in cui è stato facile trovare nuove amicizie. Le colazioni abbondanti, i pranzi ben preparati e serviti con gusto e attenzione, le lunghe passeggiate nella vicina spiaggia, le belle nuotate, i nuovi incontri, è quanto ha motivato ed arricchito la mia e, posso senz’altro dirlo, nostra vacanza! Con le amiche del Gruppo Primavera siamo andate a ballare nei luoghi di ritrovo pensati per noi villeggianti, siamo state ai mercatini dove era facile trovare tante cosine da regalare ai nostri cari al rientro. Mai un momento di solitudine, sempre aperte al sorriso e alla serenità dello stare insieme. Ho stretto un’amicizia bella con Antonella: ho passato ore e ore a raccontarci le nostre storie fino a notte alta. Anche due signore romane sono entrate nel nostro cerchio e ci hanno salutato con la speranza di rincontrarci il prossimo anno! Bella e interessante la serata in cui si è esibito un gruppo popolare abruzzese: è stata una serata allegra animata dalla bella musica e folklore del luogo. E poi l’uscita fino a Cascia a visitare il santuario di Santa Rita. Veramente non saprei dire cosa non fosse bello! La sensazione più bella è stata quella di sentirci rinascere come le onde che vanno e vengono lungo la spiaggia. È stato bello a 70 anni riprendere il pedalò in compagnia di chi, con un po’ di timore perché non sapeva nuotare, ha voluto provare a fare ciò che le sembrava impossibile! Ho faticato a resistere dal tuffarmi più volte in quella splendida acqua trasparente, come facevo da più giovane in compagnia di mio marito. Ma è stato bello così! Ringrazio don Alberto della possibilità che conti- 21 nuamente ci offre, rendendoci partecipi di tutto questo. Ringrazio Sr. Angela che continua, con pazienza e disponibilità, ad accompagnarci e a rendersi presente là dove ci troviamo. Siamo veramente felici di riscoprire a 70 anni, la capacità di essere entusiaste e di poter fare ciò che può sembrare impossibile!” Anche noi ringraziamo il gruppo che ha vissuto il soggiorno marino, perché la loro testimonianza ci fornisce il coraggio di continuare a proporre iniziative che portano vitalità e freschezza all’interno di tutta la nostra Comunità italiana. Ora il gruppo della Terza Età ha ripreso il suo cammino nella quotidianità della vita, rendendosi presente alle celebrazioni, agli incontri formativi, alle proposte di interesse comune, offrendo il loro contributo secondo le possibilità. 22 Mi sono ritrovato! Don Alberto mi fece vedere alcune foto di emigrati veneti, e così in una vecchia foto mi sono rivisto quando ero bambino. Don Alberto, allora, non ha perso occasione nel chiedermi se potevo ricordare cosa facevo e chi frequentavo allora, negli anni 60, a Winterthur. E così mi trovo a scrivere qualcosa sulla mia vita. Nato a Lamon il 06.02 1949, fino a 8 anni ho vissuto in diverse città d’Italia. L’8 luglio del 1958 sono arrivato a Winterthur, con mia madre. Allora abitavano già a Winterthur mio padre, mia sorella e mio fratello. Mia madre ed io, vivevamo da soli in una casetta a Settimo Torinese. Già allora mio padre risparmiava qualche soldo in Svizzera per costruirsi una casetta in Italia. Siccome mio padre non voleva ancora rientrare in Italia per vivere con noi, mia madre prese la decisione di andare a trovare il marito e figli in Svizzera. Mi disse che andavamo solo per due o tre settimane in vacanza in Svizzera. E da allora sono ancora in vacanza a Winterthur! Arrivati a Winterthur dopo un lungo viaggio con il treno a carbone e con gli occhi neri perchè tutto il viaggio avevo la testa affacciata al finestrino per vedere meglio il paesaggio, ho visto subito che ero arrivato in un’altra città. La gente era più ordinata, tutto era pulito, silenzioso... All’inizio era dura per me, perchè in Italia ero più libero, potevo giocare con i miei amici in strada, nei campi, tutto quello che volevamo lo potevamo fare e nessuno diceva niente. Siccome mio padre non voleva ancora rientrare in Italia, mia madre decise che la famiglia doveva restare unita. Così dopo un mese di Svizzera, dovetti incominciare le scuole svizzere senza sapere una parola di tedesco. L’unico giorno per stare assieme con parenti e amici era la domenica. Alla messa delle ore 11, a Töss ero già lì alle 10.30 per parlare con loro e raccontarci quello che in settimana era accaduto. Don Giacomo, il parroco Italiano della Missione Cattolica di allora, mi chiese se volevo fare il chirichetto, così la domenica mi portava con la macchina in diverse Chiese attorno a Winterthur per la santa Messa. In questo modo feci sempre di più conoscenza con la Missione Cattolica Italiana di Winterthur. Essa era l’unico ritrovo per le famiglie italiane. Per me, inoltre, era anche uno sfogo, perché potevo parlare 23 in italiano. La missione cattolica organizzava, a quei tempi, sempre qualche cosa per i giovani dopo il catechismo. Così fino a quasi 15 anni la Missione Cattolica era, per me, una seconda casa dove andavo volentieri. Al sabato o la domenica al ristorante Neuwiesenhof c’era uno spettacolo teatrale, dove anch’io ho partecipato, oppure si potevano vedere dei film. Dopo una giornata o serata passata insieme con parenti e amici, si andava a casa soddisfatti e si pensava già al sabato o domenica seguente, rendendo più leggero il peso della settimana. Poi ho cominciato l’apprendistato e giocavo a pallone in una squadra, la presenza in Missione cominciò a diminuire. La domenica dopo pranzo si andava nei cinema 24 della città o allo Strauss a ballare. La Missione divenne solo un punto d’ incontro quando non si sapeva più dove andare. Gli anni passavano; venne il momento di vivere il matrimonio, e allora si va alla missione cattolica dal parroco per il matrimonio; poi arrivano i bambini e si ritorna per battezzare i figli, ma senza quell’attaccamento iniziale, pur rimanendo attaccato alle molte esperienze positive vissute. La vita continua come su un altro binario... Nel 1977 ho avuto la fortuna di trovare un posto di lavoro dove ancora oggi mi offre tanta e tanta soddisfazione, perché posso aiutare gli stranieri quando ne hanno bisogno e così con la Missione Cattolica di Winterhur ho sempre un buon rapporto. Corrà Giorgio Un importante avvenimento da non dimenticare Come accennato da don Alberto nel suo articolo, siamo chiamati a nominare il Parroco posto ufficialmente alla guida dell’ottava Parrocchia di Winterthur, la nostra Parrocchia di Lingua Italiana! Di cosa si tratta? Quale novità siamo chiamati a vivere? Dal punto di vista pastorale, noi sappiamo che è il vescovo a designare il Sacerdote idoneo a guidare una Comunità di fedeli. Dal punto di vista amministrativo, invece, qui in Svizzera, vige una legge che è la Comunità dei fedeli a nominare la propria guida che poi il vescovo accoglie e gli affida la “missio canonica” per vivere il suo servizio sacerdotale. Allora, fino adesso, don Alberto non era il nostro “parroco”? Certo che lo era! Ma in una forma giuridica diversa. Per questo MARTEDÌ 5 DICEMBRE alle ore 19:00 nella Sala Parrocchiale Laboratoriumstr. 5 Ci sarà la votazione ufficiale e sarà espressa da chi ha diritto di voto e cioè gli Italiani con il doppio passaporto e i cattolici svizzeri. Poiché don Alberto sarà effettivamente Parroco di tutti gli Italiani, con o senza doppio passaporto e di tutte le persone che usano la lingua italiana, si crede necessario che siano tutti questi ad esprimere il proprio parere. E questo avverrà DOMENICA 3 DICEMBRE dopo le Sante Messe della giornata. Per questo fin d’ora vi invitiamo ad essere presenti tutti per esprimere il proprio parere e, soprattutto garantire a tutti il diritto di scegliere la propria guida spirituale. Il voto delle assemblee del 3 dicembre, pur avvenendo davanti ad un Delegato della KGW e del nostro Presidente del CPM, ha un valore consultivo, ma ha la sua importanza storica in quanto ci si augura che la prossima consulta non faccia almeno nella Chiesa distinzione tra chi è di serie A e chi di serie B. 25 L’angolo delle Giovani Famiglie Mi piace ascoltare, osservare e capire Le vacanze ed il mondo esterno sono un buon punto d’osservazione e di riflessione. E durante una delle mie osservazioni, ho constatato, che alcuni genitori si comportano in modo freddo, sempre di fretta e talmente sicuri di sé, che riescono solamente a comandare e a pretendere dai loro figli. I protagonisti sono sempre loro! E i Bambini? Questi sono spesso messi in competizione con i loro coetanei e condizionati nelle scelte sia nel mondo scolastico che sportivo, ma soprattutto di quello familiare. Sono soffocati dalle troppe attenzioni tipo: “Adesso che andiamo al parco non ti sporcare” oppure “Mio figlio ha tre anni e già sa scrivere”,o “Mio figlio sa fare questo e sa fare quest’altro”... 26 Così questi bambini non solo devono avere buoni risultati a scuola, ma devono essere semplicemente...i primi! I primi della classe, i primi nel gioco, i primi nello sport, i primi nelle relazioni, i primi comunque! Non hanno alternative, perché vivono in un’unica insegnanti condividono a tal punto questo dissennato disegno di distruzione della spontaneità dei bambini a tal punto da pronunciare frasi celebri del tipo: “Suo figlio é intelligente, ma può fare di più...”. Come dire: “Cari genitori, avete ragione a far funzionare i vostri figli al massimo, trasformateli in campioni”. Ma se un bambino o un adolescente usa bene la propria intelligenza, non basta? Perché mai dovrebbe fare di più, rinunciando ad altre possibilità di svago, di tempo libero, di impegno in altri settori? E poi, cosa c’è in quel più da dare? Un puro risultato di autocompiacimento o la vera riuscita del ragazzo? Sono interrogativi che mi rimangono aperti e, come mamma, mi chiamano ad altre riflessioni ancora che, per il momento consumo da sola... Allora, impariamo ad ascoltare di più i nostri piccoli, quando raccontano le loro storie, ad osservarli di più, mentre giocano e, soprattutto a capire le loro proteste, ed evitiamo di trasformarli in Bonsai di adulti. Lasciamo loro lo spazio di muoversi, di pensare e crescere con l’ingenuità che propria dell’età, senza pretendere che diventino dei geni. Se da piccoli, pretendiamo da loro il massimo, cosa pretenderemo quando cresceranno? E noi siamo capaci di dare ciò che pretendiamo dai nostri figli? È chiaro, tutto il discorso vuol essere solo una provocazione per fermarci a pensare! Elena Di Febbo Anno accademico 2006/2007 Come già scritto nel numero precedente del nostro giornalino, dopo un incontro chiarificatore con il responsabile nazionale dell’UNITRE in Svizzera, il Dott, Michelangelo Penticorbo, con l’aiuto delle associazioni e incoraggiati dalla comunità, la MCLI e il COCI, hanno aperto le porte all’UNITRE. Hanno creduto in questa iniziativa perché l’essere umano può sentirsi al centro dell’attenzione e fare della cultura uno strumento di crescita, di incontro e di comunicazione fra generazioni e popolazioni. La voglia di fare qualcosa del genere già si sussurrava da tempo, ma mai si era stati così decisi e volenterosi come in questa occasione. L’incoraggiamento del responsabile Nazionale in Svizzera, la determinazione degli organizzatori, ha messo in moto tutto l’ingranaggio e, grazie alla disponibilità di docenti volontari e talenti venuti a proporsi spontaneamente, il 13 novembre 2006, si aprirà l’anno accademico 2006/2007 che terminerà il 23 giugno 2007. Il programma è articolato in 19 corsi suddivisi in 11 aree tematiche: linguistica, umanistica, artistica, teologica, scientifica, storica, medicina/salute, ginnastica motoria e psico-motricità, cineforum, finanziaria/economica, conferenze varie. L’inaugurazione, aperta a tutti, tenutasi lunedì 23 ottobre, presso il Centro Parrocchiale San Francesco, alla presenza di un folto pubblico e una interessata assemblea, è stata ancora una volta la riconferma che questa iniziativa si aspettava da tempo e ora ci si vuole immergere 27 con tanta volontà e profitto. E’ stato un momento di forte cordialità, condiviso interesse e voglia di iniziare questo cammino culturale. È stato ribadito dal presidente, Dr. Antonucci Francesco, la finalità dell’iniziativa ed è stato presentato il programma dell’anno Accademico 2006/2007. Le lezioni avranno luogo al Centro Parrocchiale San Francesco e all’ECAP, Zürcherstrasse 19. La durata delle singole lezioni è di due ore circa e si svolgeranno prevalentemente nelle ore serali e nella giornata di sabato, in modo da evitare il più possibile collisioni e consentendo così sia l’iscrizione contemporanea a più corsi, sia la partecipazione di un maggior numero possibile, pensando che la sera sia un po’ libera per tutti. Siccome la cultura e la voglia di apprendimento sono stimolo a progredire e a restare giovani nello spirito e nella mente, ci auguriamo che tutto questo possa spingerci a vivere 28 meglio.Ribadiamo quanto già pubblicato L’UNITRE è aperta a chiunque abbia compiuto il diciottesimo anno di età. Non è richiesto alcun titolo di studio. Non è necessario alcun esame di ammissione. Non è previsto alcun esame per il controllo dell’apprendimento (esami o interrogazioni). Inoltre, la frequenza non è obbligatoria. Modalità d’ iscrizione L’adesione avviene richiedendo il modulo d’iscrizione e il bollettino di versamento in segreteria negli orari di apertura (martedì e giovedì dalle ore 14.00 alle ore 18.00, tel. 052 212.41.91), presso il Centro Parrocchiale San Francesco. Per maggiori informazioni si può controllare il sito www.Unitre.ch. Il modulo d’iscrizione una volta firmato, è da inviare in segreteria al seguente indirizzo: UNITRE c/o Centro Parrocchiale San Francesco St. Gallerstrasse, 18 - 8400 Winterthur E subito è Natale Stiamo vivendo il mese in cui si ricordano i nostri Defunti e subito veniamo avvolti da quel clima particolare che ci porta alle feste natalizie. Ed anche ad esse vogliamo prepararci affinché il consumismo e la legge di mercato non ci assorbano del tutto, togliendo quel po’ di poesia che, a Natale, prende il cuore di molti. Come Comunità, ci faremo guidare dalla spontaneità e freschezza dei ragazzi e giovani dei diversi Gruppi. Saranno loro, infatti, ad animare la Santa Messa delle domeniche che ci preparano al Natale, nella Chiesa del Sacro Cuore. Mentre la celebrazione della notte di Natale siamo chiamati a viverla nella chiesa di San Lorenzo a Wülflingen. Mettiamo, fra i nostri impegni, durante il tempo di Avvento – il tempo di Attesa del Signore che viene – un po’ di silenzio, per imparare di nuovo ad ascoltare il Signore che parla attraverso le vicende quotidiane, attraverso la sua Parola scritta e custodita nella Bibbia. Parola che desidera di essere ricordata, conosciuta, amata per mettere ordine nella nostra vita. Parola che vuole incarnarsi in noi, che vuole fare “Natale” da e con noi. Solo così, incontrandoci, potremmo davvero augurarci “Buon Natale” come evento nuovo, come nuova nascita ad uno stile diverso di impostare la vita. In fondo è un semplice rispondere a quell’invito che il Progetto pastorale ci ha posto dinnanzi: “SÌ, sono belli gli addobbi, è gustosa la cena, le luci, i lustrini,... ma IO vi dico, Natale è la bontà del cuore, è la libertà che fa spazio all’amore e alla giustizia!” SANTE MESSE DI GENNAIO Lunedì 1 gennaio 2007 Sacro Cuore + CH ore 11:00 San Pietro e Paolo ore 18:30 Domenica 7 gennaio 2007 Epifania del Signore S.Lorenzo ore 10:00 Sacro Cuore ore 11:00 San Pietro e Paolo ore 18:30 Kollbrunn + CH ore 10:05 Seuzach ore 17:30 Domenica 14 gennaio 2007 S.Lorenzo ore 10:00 Sacro Cuore ore 11:00 San Pietro e Paolo ore 18:30 Turbenthal ore 08:30 Kollbrunn ore 16:30 Domenica 21 gennaio 2007 S.Lorenzo ore 10:00 Sacro Cuore ore 11:00 San Pietro e Paolo ore 18:30 Kleinandelfingen ore 09:00 Seuzach ore 17:30 Domenica 28 gennaio 2007 S.Lorenzo ore 10:00 Sacro Cuore ore 11:00 San Pietro e Paolo ore 18:30 Kollbrunn + CH ore 10:05 Seuzach ore 17:30 OGNI SABATO Effretikon ore 18:00 Sabato 13 e 27 gennaio 2007 Pfungen ore 18:00 29 30 St. Gallerstrasse 18 Lode al Signore Finalmente Agenda Formazione Correva l’anno 1946 Qui asilo italiano Consiglio Pastorale Per noi IV Convegno Ecclesiale La Bibbia quotidiana In Famiglia Terza età Storia Nostra Un avvenimento Giovani Famiglie UNITRE E subito è Natale Suore Ancelle di Gesù Bambino - Wartstr. 11 Pag. 12 Pag. 13 Pag. 15 Pag. 16 Pag. 19 Pag. 11 Pag. 13 Pag. 14 Pag. 16 Pag. 18 Pag. 19 Pag. 21 Pag. 23 Pag. 25 Pag. 26 Pag. 27 Pag. 29 Tel. 052 212 93 13 31 www.tamburro.ch