Lode al Signore
Mese di NOVEMBRE
05.11.2006
San Lorenzo
ore 10.00
Sacro Cuore
ore 11.00
San Pietro e Paolo ore 18.30
Kolbrunn + CH
Seuzach
ore 10.05
ore 10.30
12.11.2006
San Lorenzo + CH ore 10.00
Sacro Cuore
ore 11.00
San Pietro e Paolo ore 17.00
Turbenthal
Elgg
ore 08.30
ore 17.30
19.11.2006
San Lorenzo
ore 10.00
Sacro Cuore
ore 11.00
San Pietro e Paolo ore 18.30
01.10.2006
San Lorenzo
ore 10.00
Sacro Cuore
ore 11.00
San Pietro e Paolo ore 18.30
Kolbrunn + CH
ore 10.05
Seuzach
ore 17.30
10.12.2006
San Lorenzo
ore 10.00
Sacro Cuore
ore 11.00
San Pietro e Paolo ore 18.30
Elgg
ore 17.30
17.12.2006
San Lorenzo
ore 10.00
Sacro Cuore
ore 11.00
San Pietro e Paolo ore 18.30
OGNI SABATO
Effretikon
ore 18.00
Kleinandelfingen ore 09.00
Kolbrunn
ore 16.30
Seuzach
ore 17.30
24.12.2006 - Natale
San Lorenzo
ore 10.00
Sacro Cuore
ore 11.00
San Pietro e Paolo ore 18.30
31.12.2006
San Lorenzo
ore 10.00
Sacro Cuore
ore 11.00
San Pietro e Paolo ore 18.30
OGNI SABATO
Effretikon
ore 18.00
Sabato 11 e 25.11.2006
Pfungen
ore 18.00
Sabato 9.12.2006
Pfungen
ore 18.00
Kleinandelfingen
Kolbrunn
Seuzach
ore 09.00
ore 16.30
ore 17.30
26.11.2006
San Lorenzo
ore 10.00
Sacro Cuore
ore 11.00
San Pietro e Paolo ore 18.30
Elgg
2
Mese di DICEMBRE
ore 19.30
Finalmente
Carissimi, finalmente ...
Sono diverse volte che inizio con questo avverbio e in occasioni molto importanti della nostra comunità. “Finalmente” i nostri ragazzi ballano dinanzi
al Papa in nome di tutti i figli degli
emigrati, “Finalmente” la Rai per la nostra Missione, “Finalmente” l’inaugurazione del Centro ristrutturato, “Finalmente” la nostra Missione Cattolica di
Lingua italiana è ufficialmente Parrocchia personale, “Finalmente” siamo,
con pieno diritto, nella Kirchgemeinde
Winterthur, “Finalmente” in collaborazione con il COCI è partita l’UNITRE, “Finalmente” la storia della nostra
missione è in stampa...
e potremmo dire tanti
altri “Finalmente”! Ma,
come abbiamo sempre
detto, i traguardi non si
raggiungono da soli. Se
non ci fosse stata una ottima collaborazione con
il Consiglio Pastorale,
con alcuni stretti collaboratori, con lo stesso
Team Pastorale, con chi
ha voluto rimanere dietro le quinte e, se non ci fossero state
anche delle scosse nelle discussioni,
se non ci fosse stata la Comunità, non
avremmo potuto raggiungere questi
risultati e non avremmo potuto dire
questi “Finalmente”. Ne restano ancora tanti da dire. Uno di questi che dovremmo dire prossimamente, riguarda
voi ed è veramente importante. “Finalmente” anche il missionario italiano, in
quanto parroco della MCLI, nella città
di Winterthur, viene eletto dalla comunità come qualsiasi altro parroco
della città. È un traguardo quanto mai
importante anche se, come ogni cosa
importante comporta delle scelte e
delle rinunce. La domanda che sorge
è quanto mai legittima. Chi vota? Gli
Italiani possono partecipare? Verrebbe la voglia di dire di sì, in quanto nella Chiesa non esistono stranieri e non
esiste che uno decida per un altro, e
non ci sono ufficialmente leggi che
lo vietino, almeno che ... Ma per una
legislazione, sicuramente ingiusta,
tradizionale e lenta, possono esprimere il voto solo quelli che hanno il
passaporto svizzero. Nasce allora un
grande quesito: Ma il Missionario, parroco italiano, non è, forse, il parroco
di tutti, sia di quelli che hanno il doppio passaporto, che di quelli che sono
italiani senza il passaporto svizzero?
Possono i primi scegliere una persona
per imporla agli altri? Può una democrazia accettare una cosa del genere?
Può una Chiesa permettere una cosa
simile? Può la stessa società civile accettare questo?
È una situazione, oltre che di rispetto,
anche giuridicamente non facile da
definire.
3
Abbiamo sempre avuto il problema
della nostra cittadinanza, del doppio
passaporto, italiani di serie diverse,
che sono cittadini regolari in quanto
pagano tasse, ma non possono esprimere il loro parere per l’utilizzo di ciò
che pagano o di nominare chi decide
per loro... È una democrazia monca.
Altri avrebbero dovuto certamente lavorare per questo con più forza e convinzione, senza perdersi in altri meandri di protesta. Ce ne rammarichiamo
perché forse non si è fatto abbastanza. È nella libertà di scegliere e di
esprimere le proprie idee con diritto di
voto che si vive una buona parte della
propria dignità umana, ma...
Spesse volte ci si è nascosti, certo,
dietro la comodità della frase: “è la
legge! ...” Forse abbiamo fatti i girondini, forse siamo scesi in piazza,
... forse..., ma del senno del poi son
piene le fosse! Noi vogliamo guardare
i nostri passi e i nostri diritti, le nostre
strade, le nostre costruzioni che non
debbono rimanere isolate, ma essere mattoni per costruire mura per altri
edifici.
Cosa faremo? Domenica 3 dicembre,
dopo le Sante Messe a san Lorenzo, Sacro Cuore e San Pietro e Paolo esprimeremo il nostro parere. È un
parere consultivo, ma non importa.
Non perderemo questa occasione per
dire che ci siamo e che insieme spingeremo perché almeno nella Chiesa
i nostri diritti vengano non solo dati a
chi li chiede, ma che sia lei stessa a
istituirli.
Per ora godiamoci questa certezza:
il 5 dicembre, il Missionario Italiano,
parroco per la Comunità di Lingua Italiana, viene eletto dalla stessa Comunità quale responsabile della Missione
Cattolica di Lingua Italiana, Parrocchia
San Francesco. È chiaro che questa è
una ufficializzazione amministrativa, in
quanto la “Missio canonica” per fare e
svolgere il suo servizio di sacerdote, la
riceve dal vescovo. È un parlare, questo, su cui torneremo in quanto sono
convinto che molti di noi non conoscono la struttura della Chiesa svizzera.
E la conoscenza delle cose ci mette
sulla strada della libertà.
Salutiamo, a nome del Team pastorale,
del Consiglio Pastorale, la Comunità
di Effretikon che entra a far parte della Unità Pastorale di Winterthur. Dire:
“Benvenuti!” è poco, ma aiutateci a
cercare sempre la via del giusto servizio alla Comunità nel nome del Signore e sulle vie del Signore.
Insieme, ora guardiamo alle feste ormai prossime. L’Avvento e la Festa del
Natale siano per tutti noi ingresso in
un’aurora di luce, per un giorno lungo
di pace e di serenità, inizio di un cammino che sfocia nella certezza che il
buon Dio non ci abbandona mai se lavoriamo per il suo Regno e per il bene
della comunità.
Don Alberto
“... Ogni bimbo che nasce è la certezza che Dio non si dimentica dell’Uomo”
Mileti Alessia
Gaetano Diego
Meier Justin Leon
Lepore Mattia
4
Agasi Samuele
Rizzo Denis Biagio Carmelo
Milone Vivien
Pescheta Emma
Castagnata
SABATO 11 NOVEMBRE 2006
SALA PARROCCHIALE
SACRO CUORE
dalle 19:00 in poi
La Terza
Età
si incontra
Giovedì 9 novembre
dalle 14:30 alle 17:30
CASTAGNATA
e TOMBOLA
Nessuno deve mancare!
VOTAZIONE
PER
IL PARROCO
DI LINGUA
ITALIANA
Leggere a pag 3-4 e 25
CENONE COMUNITARIO DI FINE ANNO
DOMENICA 31.12.2006 – dalle 19:00 in poi
Recita del Te Deum di ringraziamento per il 2006
Cenone con momenti musicali
PRENOTARSI PER TEMPO – POSTI LIMITATI!
1 GENNAIO 2007 Sante Messe
Sacro Cuore ore 11:00
San Pietro e Paolo ore 18:30
5
Eravamo al Campo Scuola
per stare con le amiche, per chiacchierare di tutto e di niente non mancava e si stava bene anche così suddivise. Il tema era 6 OK! Si è trattato
di fare un cammino dentro la propria
esperienza di vita cristiana per capire se davvero si è da parte di Cristo
o se la nostra fede è solo una faccia
di apparenza. Sì, una faccia, perché
il segno del campo era il cubo magico di Rubik, quello che, provando
e riprovando, si dovrebbe sistemare
un colore per faccia. Si constata la
fatica di costruire il cubo con tutte
Sabato 7 ottobre, sotto una pioggia
sottile sottile, il gruppo di 31 ragazzi era pronto a prendere posto nella
corriera e partire per una nuova avventura. Molte cose, ormai dopo sei
anni di rinnovata esperienza, sono
conosciute e date per scontate. Quest’anno c’era la novità della casa che
ci ospitava e che sembrava portare
in sé una prima non ben definita difficoltà: le camere erano troppo piccole
per accogliere i vari gruppetti di amiche!... Quasi ognuno dei partecipanti deve aver chiesto all’uno o all’altro
dei responsabili se era proprio vero
che le camere avessero solo due o
tre letti e se era impossibile spostare
almeno un letto da una camera all’altra. A tutto questo risuonava il detto
del Don: “Le camere non si spostano!” E così, una volta raggiunto il
paesino di Peagna e, subito dopo,
la casa di spiritualità Santa Maria
Belfiore, ogni dubbio è svanito: si
doveva proprio stare in due o tre per
camera! Subito si è visto che non era
una difficoltà o un problema: il tempo
6
le sue facce, così come non è facile vivere tutte le qualità e virtù di cui
sicuramente il Signore ha riempito la
nostra vita. Interessante ed intensa la
giornata del silenzio, in cui ciascuno
si è posto davanti allo specchio e si
è confrontato con lo specchio che è
Cristo: quanta “sporcizia” ne è uscita, quanta vuota apparenza, quanta
incoerenza. Un cammino che è servito a vivere un gioco che è stato il
fulcro più importante del campo:
ognuno ha ricevuto un sacchetto di
caramelle e con questo, quattro a
quattro, si dovevano visitare ben 5
stand, dove un animatore scrutando
negli occhi e nel cuore, poneva delle
precise domande cui si doveva rispondere lasciando un numero adeguato di caramelle, secondo quanto
la coscienza suggeriva... Era definito
“gioco” ma è stata la celebrazione
della propria onestà e del proprio
modo di essere veri! Infine l’ultimo
giorno, in cui ognuno si è fermato con
carta e penna a pensare a “ciò che la
vita di quei giorni ha insegnato”. Ne
sono uscite delle ottime riflessioni,
soprattutto da parte dei più “anziani”
di campo e, con un certo orgoglio,
vogliamo riportarne qualche traccia,
per dire che dentro ai nostri ragazzi
sta maturando una buona coscienza,
una maturità responsabile che ancor
più impegna noi educatori a prendere consapevolezza dei tesori che ci
sono affidati dentro le nostre attività
formative.
“In questo camposcuola ho imparato che il silenzio è molto utile per
entrare in se stessi e che anche se
sembra noioso,non lo è. Non sono
riuscita a capire chi sono e che cosa
voglio diventare, ma un piccolo passo l’ho fatto per arrivare a questo traguardo. L’anno scorso il campo era
solo divertimento, quest’anno ho capito che è anche riflettere su quello
che si compie ogni giorno. Credo di
aver fatto luce alle persone che erano con me, non una luce abbagliante, ma una lucetta l’ho lasciata. Non
avevo capito che il Signore ha bisogno di me, pensavo solo che voleva
parlare con me, ma in realtà mi vuole
spiegare quello che devo fare...”
“Quest’anno il campo è stato un bel
po’ diverso. Non abbiamo scritto tantissimo ma abbiamo riflettuto di più.
Ed è stato meglio perché io non sono
una fan dello scrivere... il segno che mi ha colpito di più
era ed è lo specchio, soprattutto quando durante quella
celebrazione abbiamo aperto
la scatola in silenzio e ci siamo visti noi stessi! Mi ha fatto
sorridere, ma allo stesso tempo pensare! È vero, noi siamo
un dono prezioso e come tutti
i doni non dobbiamo rovinarli...”
“Come ogni anno, questo è
uno dei momenti più aspetta7
ti da me! Per me è importante fare
una specie di resa dei conti con me
stessa. Innanzitutto voglio pensare al
mio rapporto con le persone... ora mi
sento libera e serena... Questo campo è stato meraviglioso! Sì, mi sa
che la ruota sta girando e non sono,
o meglio, non siamo più le piccoline: stiamo crescendo. Come si dice:
non si nasce donna, si diventa! Lui,
la nostra mascotte, mi ha fatto pensare... ho visto la differenza ed è stato bellissimo aiutarlo. Questo campo
è stato molto tranquillo... per me! Mi
ha fatto pensare molto... tutti quei segni che abbiamo avuto: devo essere
sincera, sono stati anche difficili da
interpretare... poi quella scatola con
lo specchio di dentro... beh, è stato
fantastico, tutti noi siamo un dono di
Dio e non sempre ce ne rendiamo
conto! Che dire? È stato un campo
OK!”
“Allora... questo campo è stato come
sempre un’esperienza unica. Lo rifarei. E come ogni anno cresco! Capisco sempre di più il senso della vita,
ma anche quello di come fare per essere felici.... Non sempre sono stata
una luce accesa, ma ci ho provato!
8
Per me è questo quello che conta!
Non tirarsi mai indietro, raggiungere
la propria meta e, se qualche volta
non si riesce, non scoraggiarsi, ma
provare ancora! Più cresco e più capisco quanto sia importante vivere il
presente rimanendo noi stessi! Spesso si vuole crescere troppo in fretta,
dimenticando quanto sia importante
vivere ogni passo che si fa nella vita!
Poi ho imparato quant’è importante
essere un esempio, ma anche come
sia difficile! Quando ho visto la mia
immagine nello specchio, mi è passato un brivido per il corpo... non me
lo so spiegare. Ora sto meglio. Sì in
questo campo sono guarita! Ultimamente stavo accumulando tutto dentro di me. Non ero più me stessa. Ma
qui ho riflettuto molto, ho ritrovato in
me le virtù che stavo per perdere....
Ho capito anche che non si può cambiare gli altri, prima di tutto dobbiamo
conoscere noi stessi, dobbiamo avere una base, magari correggerla sempre un po’, passo dopo passo e poi
costruirci sopra e questo vuol dire...
crescere! Da qui in poi è e deve essere un’altra storia! Una frase che è
incisa dentro di me è: Non sognare
la tua vita, ma vivi il tuo sogno! Vivi e
ama! Solo così si può essere felici...”
È veramente impossibile scegliere
quale riflessione trascrivere e quale
lasciare da parte... ci vorrebbe un
giornalino intero per pubblicarle tutte.
Così ci fermiamo qui, ma nei prossimi
numeri, anche per tener viva un’esperienza, torneremo a riportare la voce
dei nostri ragazzi, perché è quella più
vera, quella che ci interpella a dare
una risposta da adulti a tutte le loro
aspettative di crescita e di riuscita
vera nella vita. Grazie ragazzi, siete
davvero grandi ogni volta che vi aprite al più, al vero, al bene, a Cristo che
vi ama di un amore infinito!
Correva l’anno 1946
SINTESI DI P. FRANCESCO MILINI
Alcune pagine risalenti molto indietro nel
tempo, e che riguardano la Missione Cattolica di Lingua Italiana di Winterthur, sono
inserite nell’opuscolo “Missioni Cattoliche
Italiane tra i nostri emigrati in Svizzera”
edito dalla Scuola Tipografica Scalabriniana, Piacenza, 1954. L’autore è Padre Francesco Milini, scalabriniano. Vale la pena di
riportarne integralmente il testo, soprattutto per taluni aspetti illuminanti.
Storia della Missione (anno 1954)
“Questa Missione appartiene al gruppo di
quelle recentemente fondate, con la ripresa della nostra emigrazione verso la Svizzera dopo l’ultima guerra.
Per il tempo passato non vi sono notizie
circa l’assistenza Missionaria degli Italiani
di questa zona, forse visitata da qualche
Sacerdote della Missione di Zurigo [uno
dei quali fu certamente Don Luigi Varisco,
residente a Zurigo negli anni 1930-50.”
(Cfr “Diversità nella comunione” - Spunti
per la storia delle Missioni Cattoliche Italiane in Svizzera a cura di Giovanni Graziano Tassello, Fondazione Migrantes – Roma
/ CSERPE - Basel, 2005. p. 503 - ndr ].
“Il primo Missionario Italiano stabilitosi
a Winterthur è stato il Rev.do Don Gino
Facchinetti nel 1946, sostituito nel 1949
dal Rev.do Don Rinaldo Trappo, che per
ragioni di salute dopo solo due anni di lavoro dovette ritirarsi nella sua Diocesi “Per
circa due anni [dall’ottobre 1950 - ndr]
svolse l’azione Missionaria a Winterhur il
Rev.do Don Luigi Gravina, cui succedette
nel gennaio del 1953 il Rev.do Don Mario
Vercesi, proveniente dalle Missioni Italiane
del Belgio, come lo erano anche i suoi due
predecessori (1).
“La Missione appartiene alla Diocesi di
Coira e abbraccia tutta la parte alta del
Cantone di Zurigo per quasi 900 Kmq.
con 5.000 Italiani, in piena stagione, di cui
3.000 circa in città e gli altri in una decina
delle principali località del Cantone, nella
maggior parte impiegati nelle industrie
metallurgiche o nell’edilizia; pochi lavorano nell’agricoltura. Le 1.500 ragazze sono
suddivise tra le industrie tessili e i servizi
alberghieri.
Attività della Missione
“La Missione non ha Cappella propria né
un centro dove riunire gli Italiani. Perciò
l’assistenza viene prestata dal Missionario
nelle Chiese parrocchiali e nelle Cappelle degli Istituti religiosi, così dicasi per le
adunanze e conferenze.
Nell’occasione di Pasqua e Natale e altre
festività si fanno predicazioni straordinarie
e si cerca di dare maggior comodità per la
frequenza dei S. Sacramenti della Confessione e Comunione.
Durante il 1951 sono stati benedetti dal
Missionario 19 Matrimoni, fatti 4 Battesimi
e accompagnati 6 funerali.
L’attività sociale viene svolta dal Missiona9
rio specialmente nell’occasione delle visite agli operai e ai convitti; molte pratiche
vengono sbrigate per corrispondenza.
Vi è un corso settimanale di lingua francese; un gruppo di pie persone visita gli
ammalati ed i poveri.
Tra gli Italiani vengono distribuiti diversi
nostri giornali e ha molta diffusione il Settimanale ‘L’Eco’.
Di tanto in tanto, in qualche sala presa in
affitto, vengono organizzate delle feste ricreative. Passeggiate e pellegrinaggi si fanno specialmente nel
periodo estivo.
Anche questa Missione sente
il bisogno d’una organizzazione autonoma, con un centro
costituito dalla Cappella, dalla
residenza del Missionario e da
ambienti per riunirvi gli Italiani,
come si è proposto di realizzare
l’attuale Missionario”.
Nota: si tenga presente che, a
questo punto, sono già passati
otto anni dall’inizio ufficiale della Missione
Cattolica di Lingua italiana di Winterhur. La
parentesi (1) alla fine del quinto capoverso è stata posta da noi per sottolineare la
sostanziale corrispondenza fra questi dati
e quelli che abbiamo già avuto occasione
di esporre nelle puntate precedenti, in merito specificatamente all’opera svolta dai
Missionari Don Rinaldo Trappo, Don Luigi
Gravina e Don Mario Vercesi.
5° puntata – Leo Auri
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giovedì 14:30 – 21:00
sabato 09:00 – 12:00 e 13:30 – 16:00
10
...qui asilo italiano
Dopo le vacanze estive, l’Asilo Italiano ha riaperto le porte ai bambini. Da quel momento
si rimane aperti ad accogliere ogni bambino
dai due anni in poi, secondo i bisogni di chi
è interessato a trovare un posto familiare e
sicuro.
Infatti, ora, ci si trova con un Team operativo
composto da una direttrice: Barbel Valuch, da
una maestra d’italiano: Marinella Duchetta,
da una maestra di tedesco: Karin Köppel, da
una cuoca e praticante pomeridiana: Giusy
Puleio, Monica Sigillò e Serena Blattmann
sono le due praticanti per questo anno. Essendo un Team ben armonico e integrato ci
si può dedicare con più intensità ai bambini.
Intanto sono assicurate le due lingue: tutto il
Team parla sia il tedesco che l’italiano, aiutando così i bambini ad esprimersi nel linguaggio che è loro più familiare e, nello stesso
tempo, favorendo l’apprendimento della lingua più debole. Inoltre vengono accolti bambini di qualunque nazionalità, sottolineando
lo sforzo di integrazione nel tessuto sociale
in cui il bambino e la famiglia si trovano a
vivere. In una società globalizzata non si può
continuare a fare suddivisioni, ma ci si deve
aiutare a trovare il giusto posto, senza rotture
e discriminazioni, affinché i bambini fin da
piccoli imparino ad accogliere le differenze
non come divisione bensì come ricchezza e
opportunità.
L’Asilo, a parte le lingue, ist uns die ganzheitliche Förderung der Kinder wichtig. Per questo sentiamo il dovere di ringraziare di cuore
tutti coloro che, in qualsiasi modo e forma,
ci hanno sostenuti, hanno offerto il loro contributo affinché possiamo svolgere le nostre
attività con serenità e vera dedizione.
Per chi ancora non sapesse dove chiedere informazioni ci trova sempre sulla Wartstrasse
13, vicino alla stazione centrale. Siamo sempre pronti ad accogliervi e rispondere alle vostre domande, secondo le nostre possibilità.
Continuate a credere alla validità di questo
servizio insieme a noi! Grazie!
11
12
Consiglio PASTORALE
Si è vissuta, lo scorso 17 settembre, la giornata di formazione dei membri del Consiglio
Pastorale, degli animatori e animatrici, dei
lettori e ministri straordinari dell’Eucaristia. I
presenti, forse, erano in numero ridotto rispetto agli anni precedenti, ma non l’interesse e
l’impegno a cogliere il valore dell’essere una
Comunità in cammino, alla ricerca del modo
migliore per rispondere alle aspettative che il
Signore ha su ciascuno di noi. Infatti, il tema
del progetto pastorale “Ma io vi dico...” comincia a suscitare in noi il confronto fra il
pensare e l’agire, fra il credere e il vivere, fra
il desiderare e l’attuare. Quel “ma io...” deve
diventare la molla inevitabile che ci spinge
oltre la monotonia del quotidiano, oltre l’indifferenza, oltre il “si è sempre fatto così” per
intraprendere strade nuove di formazione e di
evangelizzazione. Cristo Signore ha vissuto
l’esperienza umana che stiamo vivendo anche
noi, ma in essa ha posto il “più” di Dio: lo
cercava nella preghiera, nella solitudine della riflessione personale e lo manifestava nel
rapporto con le persone. Ecco allora che anche il Consiglio Pastorale è chiamato a questa
scelta fondamentale: formarsi e conoscere per
formare e far conoscere!
“MA IO VI DICO...” è il Signore Gesù che parla
ed è a Lui che dobbiamo fare riferimento. Lo
scorso anno abbiamo seguito l‘invito dell‘apostolo Pietro: „Io vado a pescare... Noi veniamo con te!“ Abbiamo cercato di scoprire chi
siamo e quale proposta accogliere. Ora ci è
consegnata la parola esigente del vangelo e
siamo chiamati a viverlo, a tradurlo in azioni
visibili. COME?...
Ogni gruppo ha le sue modalità, senza mai
voler andare oltre le possibilità di ognuno,
ma spingendo al confronto con quel “ma io
vi dico...” Allora, considerando ogni gruppo si
potrebbe sintetizzare in questo modo:
Birichini ... mettendoci insieme scopriremo la
bellezza della vita.
È bello giocare, è bello essere piccoli ma IO vi
dico..., bisogna crescere!
Raggio Azzurro... un filo che posto tra le nostre mani deve diventare tela che
protegge, consola, pulisce, rende bella la vita,
ma IO vi dico... non cresce da sola!
Gabbiani ... il segno del bottone diventa invito
all‘unione, alla condivisione, ma IO vi dico...
costruite!
Giovani Amici ... la Parola sia elemento di
confronto per costruire la libertà e responsabilità, ma IO vi dico,,, conoscetela!
Giovani famiglie ... Ci siamo, lavoriamo, crediamo, ma IO vi dico...fatevi notare!
Cattedrali senza pareti... rischiamo di dire:
„Abbiamo vissuto tutto...“ Ma IO vi dico ...
continuate a mettere segni di fiducia!
Gruppo lettori ... la nostra vita dovrebbe far
passare la tua Parola nella storia, ma IO vi
dico... siate autentici!
La COMUNITÀ è ciascuno di noi, essa cresce
se noi cresciamo, conosce se noi conosciamo, vive se noi viviamo, siamo lo strumento
nella mani di Dio per dire la „differenza“!
È su questo tracciato che si costruisce il nostro domani di Comunità Cristiana, testimone
di speranza!
13
Per noi
L’INVALIDITÀ SI
TRASFORMA IN VECCHIAIA.
Lettera firmata: ”Sono invalido
e ricevo una rendita mensile di
Fr. 1’905.00 e Fr. 572.00 per la
moglie che ha 63 anni. Arrivati
alla vecchiaia, l’importo rimane
come prima? Mia moglie lavora e io ho 37 anni di contributi.
Che cambiamenti ci saranno?
Purtroppo la Sua lettera non ha sufficienti elementi per dare una risposta chiara
ed esauriente. Ci pare comunque di capire, dalle cifre, che Lei è titolare di una
rendita intera di invalidità, ovvero con un
grado di almeno il 70%. Ora, se è Lei a
maturare per primo il diritto alla rendita
di vecchiaia, l’importo finora in pagamento non cambia. La prestazione viene trasformata di nome e da invalidità si
chiamerà vecchiaia ma l’importo rimane
invariato. Dal mese successivo al compimento dei 65 anni, riceverà la stessa
cifra che prendeva il mese prima, così
come ancora la quota del 30% per la
moglie. Tutto cambia, però, nel momento in cui la signora compirà i 64 anni e
riceverà la propria rendita di vecchiaia.
A quel punto verrà soppressa la quota
del 30% e anche la Sua rendita subirà
una riduzione perché con il pensionamento di entrambi i coniugi le due pensioni vengono calcolate secondo il sistema della ripartizione dei salari di marito
e moglie.
Non avendo elementi per dare ulteriori
spiegazioni esatte sulle domande poste,
si approfitta per ricordare il principio assicurativo e di calcolo del sistema AVSAI. In Svizzera tutte le persone residenti
14
hanno l’obbligo di pagare i contributi
previdenziali. Chi lavora ha l’obbligo di
pagare da gennaio dell’anno del compimento dei 18 anni e continua a versare anche se ha 70 e passa anni. Chi
non lavora ha anche l’obbligo di pagare
i contributi ma da gennaio dell’anno del
compimento dei 21 anni e fino al mese
in cui raggiunge l’età pensionabile di
vecchiaia. Non vi è obbligo di pagare i
contributi solo per le persone sposate,
che non esercitano un’attività lavorativa purché sia l’altro coniuge a lavorare.
Questo periodo di inattività è comunque
un periodo assicurativo valido a tutti gli
effetti e valevole per il conteggio pensionistico. Per esempio: una donna venuta in Svizzera a 21 anni, lavora 3 anni,
si sposa e cessa di lavorare. Quando
raggiunge i 64 anni di età, la sua pensione non è calcolata solo per i 3 anni
di lavoro ma per il periodo complessivo
di residenza, ovvero 43 anni. La rendita viene calcolata secondo due criteri:
il periodo assicurativo complessivo e i
redditi percepiti nel corso del predetto
periodo. Fra i redditi troviamo non solo
i salari provenienti dall’attività lavorativa
ma anche gli accrediti per i compiti educativi qualora si hanno avuto figli. Inoltre,
quando marito e moglie raggiungono
entrambi il diritto ad una propria rendita,
viene applicata, come si diceva prima,
la ripartizione dei salari durante gli anni
di matrimonio. Esempio: se in un determinato anno il marito ha guadagnato 60
mila franchi e la donna nulla perché non
lavorava, sul conto individuale di ognuno dei due vengono ripartitati franchi
30 mila a testa. In pratica come se in
quell’anno il marito avesse guadagnato
franchi 30 mila anziché 60 e la moglie la
stessa cifra pur non avendo lavorato.
Infine vorrei aggiungere che l’eventuale
rendita di invalidità da parte della Cassa
pensione potrebbe subire una riduzione
nel momento in cui si matura l’evento di
vecchiaia. Occorre conoscere il regolamento del Fondo di previdenza che ha
accordato a suo tempo la prestazione.
Infatti, alcuni enti prevedono il pagamento della rendita di invalidità a vita e
di conseguenza l’importo non cambia
quando si raggiunge l’età di vecchiaia
(eccetto se si è titolari prima di una
rendita non intera), altri, invece, prevedono la trasformazione della rendita di
invalidità in vecchiaia e in questo caso
si potrebbe ricevere di meno rispetto a
prima.
Gaetano Vecchio
(Patronato ACLI Zurigo)
Il Comitato Cittadino in collaborazione
con la Missione Cattolica di Lingua Italiana
di Winterthur
organizza la consueta
festa del bambino
e della famiglia
SABATO 13 GENNAIO 2007
dalle 18:00 in poi
La Famiglia, continuamente confrontata con le sfide
del nostro tempo, è chiamata a trascorrere una serata in lieta compagnia, aperta all’ascolto delle provocazione dei ragazzi e giovani che saranno presenti;
disponibile a confrontarsi con altre persone presenti, in un dialogo familiare e sereno.
Non mancate a questo appuntamento!
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La chiesa italiana, ogni 10 anni celebra il proprio Convegno Nazionale, per strutturare i progetti pastorali
dentro un ambito pastorale socio
culturale del tempo che si vive. Il 4°
convegno è stato celebrato a Verona, dal 16 al 20 ottobre. Della nostra
Comunità ha avuto la fortuna di parteciparvi Sr. Dolores, su invito della
Migrantes e in rappresentanza della
Vita Religiosa italiana in Svizzera. È
stata una vera esperienza di Chiesa:
i partecipanti erano 2700, di cui 226
vescovi e cardinali guide di altrettante diocesi italiane, molti sacerdoti e
religiose e un folto numero di cristiani laici. Il Convegno è stato preparato
da un lungo cammino di riflessione e
di verifica del cammino precedente,
a partire, appunto, dal Convegno di
Palermo del 1996. Si è visto u coinvolgimento ampio e capillare delle
chiese diocesane, che si sono impegnate a fornire il loro contributo al
Convegno, arricchito ora dalla riflessione dei delegati e degli ottimi interventi dei relatori al Convegno stesso.
Il tema del Convegno “Testimoni di
Gesù risorto, speranza del mondo”
è scaturito proprio dall’esigenza avvertita dai cattolici italiani di interrogarsi sul tempo presente, un tempo
segnato da profonde trasformazioni
culturali, caratterizzato da estreme
incertezze e paure. Clima, questo,
che ha posto la massificazione e
l’individualismo sullo stesso piano,
creando delle rotture nella identità
del credente, incapace di trovare risposte forti, cercate con avidità e con
il bisogno di soddisfazioni immediate, alle domande di senso. Proprio
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per questo contesto il Convegno ha
posto come obiettivo chiamare i cattolici italiani “a testimoniare, con uno
stile credibile di vita, Cristo risorto
come la novità capace di rispondere
alle attese e alle speranze più profonde degli uomini di oggi”. Il primo
approfondimento del tema ha avuto
come guida la Prima lettera di Pietro, apostolo. Testo di forte attualità
nel quale si possono intravedere e
leggere le situazioni che come credenti si vivono ancora oggi: l’andare controcorrente e la possibilità di
aprire nuove strade alla speranza e
alla salvezza, fa parte della identità
di chi ha incontrato Cristo risorto e lo
ha accolto nella propria esperienza
di vita. Un secondo percorso di riflessione ha posto l’uomo, e in esso
l’intera umanità, al centro di 5 ambiti
in cui l’uomo stesso si muove: l’affettività come capacità di essere in
relazione; il lavoro e la festa, come
capacità di vivere il tempo; la fragilità dell’esistenza umana; la tradizione
come trasmissione dei valori di fede
e di cultura; la cittadinanza, nel senso di appartenenza civile e sociale.
Sono stati questi ambiti il nucleo
fondante dei lavori del convegno.
Considerare l’affettività uno spazio
della testimonianza e della speranza significa vedere la persona come
un valore da custodire e promuovere
sempre. La riflessione ha mostrato la necessità di curare le relazioni
coltivando il dialogo e l’amicizia, rinnovando i linguaggi e i percorsi per
l’educazione all’amore e all’affettività, oltre l’urgenza di sostenere la
famiglia fondata sul matrimonio, per
riattribuire un senso ai legami affettivi più profondi. Il Lavoro e la festa,
reciprocamente intrecciati, segnano
il ritmo umano della nostra vita. Impegno di tutti è liberare la persona
dal rischio di non avere un lavoro
dignitoso e nello stesso tempo sottrarre il tempo libero dal dominio del
mercato e del denaro, ritrovando un
nuovo significato il valore della domenica come tempo d’incontro con
Dio e la Comunità. Attraverso l’ambito della Fragilità si sono evidenziati
tutti i punti deboli della esperienza
umana e si sono cercati i legami tra
la sofferenza e la forza della speranza da portare come testimonianza di
carità attiva e feconda di vita vera. La
Tradizione, allora, diventa maestra di
vita per cogliere tutti quei valori che
di generazione in generazioni ci sono
tramandati, mostrando, in forme visibili di vita, che la salvezza cristiana è
credibile, interessante, vera proprio
perché risponde alle domande di
senso e di verità che abitano l’animo
degli uomini.
Infine, l’ambito della cittadinanza.
Non servirebbe dire che l’approfondimento ha toccato il tema della globalizzazione e del senso migratorio
che ha chiamato all’attenzione tutta
la società civile e di cui la Chiesa
deve farsi portavoce di accoglienza
e di speranza.
Dentro tutto questo discorso sono
state forti e pregnanti di significato
le parole del Papa Benedetto XVI intervento nell’aula
assembleare nella mattinata del 19 ottobre. Egli ha
richiamato i cattolici a rendere visibile il grande “sì”
della fede, non perdendo
di vista “il collegamento tra
la fede e la vita quotidiana,
tra la proposta del Vangelo
e quelle preoccupazioni e
aspirazioni che stanno più a
cuore alla gente.” Ha messo in luce le caratteristiche
proprie dell’essere umano,
formato non solo di ragione e intelligenza, ma anche
bisogno di amore, di essere amato
e di amare. Perciò “si interroga e si
smarrisce di fronte alle durezze della
vita, al male che esiste nel mondo e
che appare tanto forte e, al contempo, radicalmente privo di senso.” È
qui che si deve inserire la testimonianza del cristiano che riconosce in
Dio colui che ama, rispetta e salva la
nostra libertà. Inoltre ampio spazio si
deve lasciare al compito educativo e
formativo per far maturare nella persona l’amore in tutta la sua bellezza,
quindi per dare consistenza e significato alla stessa libertà. “da questa
sollecitudine – dice il Papa – per la
persona umana e la sua formazione
vengono i nostri “no” a forme deboli
e deviate di amore e alla contraffazione della libertà,... in verità, questi
“no” sono piuttosto dei “sì” all’amore autentico, alla realtà dell’uomo”.
Molte altre sarebbero le suggestioni da mettere in evidenza di questo
Convegno, ma sarà il lavoro di attualizzazione che la Chiesa Italiana è
chiamata a proporre che ci aiuterà a
non dimenticare proposte e opportunità per continuare a dare ragione
della speranza che è in noi, come diceva l’apostolo Pietro.
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LA NOSTRA BIBBIA QUOTIDIANA
“Voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e
familiari di Dio...” Ef. 2,19
“Tutti voi siete figli di Dio per la
fede in Cristo Gesù... non c’è più
né giudeo né greco, né schiavo
né libero... poiché tutti siete uno
in Cristo Gesù...” Gal. 3,28
È dalla parola sicura di chi ha posto
il fondamento alla Chiesa che nasce
l’urgenza di celebrare la
GIORNATA DEI POPOLI
A volte può sembrare senza significato celebrare la giornata dei Popoli,
ricordando le migrazioni che sono
presenti un po’ in ogni parte del
mondo. Infatti, in un’epoca in cui la
globalizzazione è un dato evidente,
sembra scontato che ognuno debba
sentirsi “cittadino del mondo”, libero di muoversi e di situarsi là dove
meglio sente di poter realizzare le
proprie potenzialità. Ma non sempre
e non dappertutto è così. È necessario ricorrere a queste celebrazioni
per ricordare che siamo chiamati alla
fraternità universale e che è proprio
del cristiano vivere l’accoglienza di
ogni persona, in quanto figlia di Dio
e redenta da Cristo Signore. D’altra parte non ha senso celebrare la
Giornata dei Popoli e continuare a
vivere nell’indifferenza e nel porre
limiti a chi non appartiene alla stessa cultura, non usa la stessa lingua,
non vive la stessa fede, come fosse
un individuo di un’altra categoria. È
bello, comunque, poterci richiamare
ogni anno le parole dell’apostolo affermanti che nella Chiesa nessuno è
straniero, che non ci sono distinzioni
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di provenienza, perché tutti discendenti di Abramo, figli dell’unico Dio.
È su queste convinzioni che devono
radicarsi nei nostri cuori e far nascere quel mondo senza confini in cui si
costruiscono progetti di comunione
e si alimentano speranze di vera fraternità. Ben dice un canto che spesso facciamo risuonare nelle nostre
celebrazioni: “oggi mi accorgo che
nessuno è più straniero, ogni paese
è mio e il mio paese è il mondo. Oggi
mi accorgo che vivo senza frontiere; ognuno può capire la lingua dell’amore!” Questa è la ragione della
giornata dei popoli: impegniamoci a
concretizzarla!
Nella nostra Comunità cristiana di
Winterthur ci sono diversi momenti d’incontro fra le diverse etnie per
sottolineare il desiderio di superare
le divisioni di un tempo e costruire la
comunione e la reciproca accoglienza. Sono flebili segni che si pongono alla base di ben altre esigenze di
accoglienza e di rispetto. Ma siamo
convinti che si deve fare un passo
alla volta, che non si può tornare
indietro e, solo raggiunto il traguardo, si potrà essere veramente liberi
e pronti ad entrare in relazione con
tutti senza sentire la fatica della diversità.
Ecco gli appuntamenti che ci aspettano, come primo passo:
Seuzach
domenica 5 novembre ore 10:00
San Lorenzo
domenica 12 novembre, ore 10:00
San Pietro e Paolo
domenica 12 novembre, ore 17:00
In famiglia
L’anno pastorale è iniziato con una
speciale celebrazione eucaristica, ripresa poi nella giornata di formazione
dei membri del Consiglio Pastorale,
degli Animatori/rici dei vari gruppi.
All’inizio della Messa è stata portata
all’altare una tela quale simbolo della
Comunità stessa: un intreccio di fili di
diverso colore, resistenza e funzione
ad indicare la complessità della vita
comunitaria e nello stesso tempo la
sua unità espressiva. Su quella tela
un po’ alla volta, secondo lo svolgersi
della celebrazione, membri della Comunità hanno attaccato diversi segni:
espressione dei diversi gruppi e della
loro funzione all’interno della Comunità . Ognuno dei presenti ha preso consapevolezza che quest’anno la parola
guida per tutti è : “ma IO vi dico...” È il
Signore che parla e pone come termine di confronto i suoi atteggiamenti, le
sue prospettive, il suo modo di porsi
di fronte alle difficoltà e alle sofferenze che la vita porta naturalmente con
sé. È un modo di confrontare il proprio
vivere, la propria capacità di decidere
responsabilmente direttamente con
Cristo:
“Tu pensi questo, ma IO ti
dico... “ Può essere che il
Cristo sia sulla linea della
nostra scelta e allora possiamo procedere, ma potrebbe anche farci capire
che il nostro agire non è in
linea con il suo e allora sarà
bene “correggere” i nostri
passi sbagliati. Dopo questa celebrazione è venuto
subito il momento di far festa al nostro santo Patrono, San Francesco. Anche qui una Santa Messa
animata dai nostri ragazzi e giovani,
che hanno espresso tutto l’entusiasmo e tutto il loro modo giovane di dire
la fede e di riflettere sui valori della vita.
I commenti, le preghiere , i canti, che
sono stati eseguiti con vera maestria,
hanno aiutato a pregare e a lodare Dio
per la figura di un Santo che continua
a mostrarci la semplicità del vivere la
fede con coerenza e partecipazione.
Momento importante per la nostra
Comunità è stato senz’altro la presenza di Radio Maria che ha trasmesso in
diretta, dalla Chiesa del Sacro Cuore,
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il Santo Rosario e la recita dei Vespri,
lo scorso 12 ottobre. Era presente un
folto gruppo di persone, sia italiane
che svizzere, che ha fatto giungere la
forza della preghiera in tutto il mondo
attraverso le antenne radio. Anche
questa diventa testimonianza di una
Comunità che prega, che si apre ai
bisogni del mondo, che accoglie le
fatiche e le gioie di tutti e le presenta
al Signore affinché sia Lui a guidare la
storia di ciascuno.
Infine, domenica 22 ottobre un bel
gruppo di famiglie si sono ritrovate a
far festa per i loro lustri di Matrimonio.
Unico rammarico era che ne mancavano parecchi di coloro che potevano
testimoniare la forza del proprio credere al valore sacramentale del Matrimonio. La paura di uscire allo scoperto, di rendere pubblica testimonianza
di un vissuto, a volte, mortifica la vita
della Comunità stessa. Comunque le famiglie presenti hanno
celebrato con gioia,
rinnovando le loro
promesse nuziali.
La loro presenza a
quel momento di festa, è stata una testimonianza che l’amore
vince e resiste al passare del tempo. Tutti
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insieme abbiamo voluto riflettere sulla
sfida della nostra epoca che tende a
considerare il matrimonio un’esperienza di passaggio. La partecipazione
di quelle famiglie ha confermato come
l’amore e il servizio crescono con la
persona che ama. Erano presenti due
coppie che festeggiavano 50 anni, 7
coppie 45 anni, due 35 anni e poi altre
25, 20, 10 e 5 anni. Erano i primi a suscitare interrogativi: come hanno fatto
a vivere tutti quegli anni insieme? Solo
l’amore vissuto nella freschezza e nella novità di ogni giorno, può continuare a sussistere al di là di ogni difficoltà,
incomprensione, sofferenza. Davvero
l’amore vince!
Dopo un semplice aperitivo consumato insieme, alcune coppie hanno
continuato a far festa consumando il
pranzo presso il Centro Parrocchiale
San Francesco
Terza età
Ormai è una consuetudine trascorrere due settimane in una zona marina
della nostra Italia. Si è tornati a Tortoreto Lido dopo varie esitazioni ed
è stato un nuovo successo! Infatti il
gruppo che ha partecipato è rientrato soddisfatto dei giorni vissuti, del
trattamento ricevuto, della vacanza
nel suo complesso più generale. Riportiamo con piacere alcune semplici note ricevute da chi ha vissuto
l’esperienza al mare.
“Della mia vacanza al Tortoreto mi è
piaciuto tutto, a cominciare dal posto
in cui abbiamo alloggiato: una pensione familiare chiamata Hotel Clara.
Un posto veramente accogliente e
molto disponibile, in cui è stato facile trovare nuove amicizie. Le
colazioni abbondanti, i pranzi ben preparati e serviti con
gusto e attenzione, le lunghe passeggiate nella vicina
spiaggia, le belle nuotate, i
nuovi incontri, è quanto ha
motivato ed arricchito la mia
e, posso senz’altro dirlo, nostra vacanza! Con le amiche
del Gruppo Primavera siamo
andate a ballare nei luoghi di
ritrovo pensati per noi villeggianti,
siamo state ai mercatini dove era facile trovare tante cosine da regalare
ai nostri cari al rientro. Mai un momento di solitudine, sempre aperte
al sorriso e alla serenità dello stare
insieme. Ho stretto un’amicizia bella
con Antonella: ho passato ore e ore
a raccontarci le nostre storie fino a
notte alta. Anche due signore romane sono entrate nel nostro cerchio e
ci hanno salutato con la speranza di
rincontrarci il prossimo anno! Bella e
interessante la serata in cui si è esibito un gruppo popolare abruzzese: è
stata una serata allegra animata dalla bella musica e folklore del luogo.
E poi l’uscita fino a Cascia a visitare
il santuario di Santa Rita. Veramente
non saprei dire cosa non fosse bello! La sensazione più bella è stata
quella di sentirci rinascere come le
onde che vanno e vengono lungo la
spiaggia. È stato bello a 70 anni riprendere il pedalò in compagnia di
chi, con un po’ di timore perché non
sapeva nuotare, ha voluto provare a
fare ciò che le sembrava impossibile! Ho faticato a resistere dal tuffarmi
più volte in quella splendida acqua
trasparente, come facevo da più
giovane in compagnia di mio marito.
Ma è stato bello così! Ringrazio don
Alberto della possibilità che conti-
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nuamente ci offre, rendendoci partecipi di tutto
questo. Ringrazio Sr. Angela che continua, con
pazienza e disponibilità, ad accompagnarci e a
rendersi presente là dove ci troviamo. Siamo veramente felici di riscoprire a 70 anni, la capacità
di essere entusiaste e di poter fare ciò che può
sembrare impossibile!”
Anche noi ringraziamo il gruppo che ha vissuto il
soggiorno marino, perché la loro testimonianza
ci fornisce il coraggio di continuare a proporre
iniziative che portano vitalità e freschezza all’interno di tutta la nostra Comunità italiana.
Ora il gruppo della Terza Età ha ripreso il suo
cammino nella quotidianità della vita, rendendosi presente alle celebrazioni, agli incontri formativi, alle proposte di interesse comune, offrendo
il loro contributo secondo le possibilità.
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Mi sono ritrovato! Don Alberto mi fece vedere alcune foto di emigrati veneti, e così
in una vecchia foto mi sono rivisto quando
ero bambino. Don Alberto, allora, non ha
perso occasione nel chiedermi se potevo
ricordare cosa facevo e chi frequentavo
allora, negli anni 60, a Winterthur.
E così mi trovo a scrivere qualcosa sulla
mia vita.
Nato a Lamon il 06.02 1949, fino a 8 anni
ho vissuto in diverse città d’Italia. L’8 luglio
del 1958 sono arrivato a Winterthur, con
mia madre. Allora abitavano già a Winterthur mio padre, mia sorella e mio fratello.
Mia madre ed io, vivevamo da soli in una
casetta a Settimo Torinese.
Già allora mio padre risparmiava qualche
soldo in Svizzera per costruirsi una casetta in Italia. Siccome mio padre non voleva
ancora rientrare in Italia per vivere con noi,
mia madre prese la decisione di andare a
trovare il marito e figli in Svizzera. Mi disse
che andavamo solo per due o tre settimane in vacanza in Svizzera. E da allora sono
ancora in vacanza a Winterthur!
Arrivati a Winterthur dopo un lungo viaggio con il treno a carbone e con gli occhi
neri perchè tutto il viaggio avevo la testa
affacciata al finestrino per vedere meglio il
paesaggio, ho visto subito che ero arrivato
in un’altra città. La gente era più ordinata,
tutto era pulito, silenzioso...
All’inizio era dura per me, perchè in Italia
ero più libero, potevo giocare con i miei
amici in strada, nei campi, tutto quello che
volevamo lo potevamo fare e nessuno diceva niente.
Siccome mio padre non voleva ancora
rientrare in Italia, mia madre decise che
la famiglia doveva restare unita. Così dopo
un mese di Svizzera, dovetti incominciare
le scuole svizzere senza sapere una parola
di tedesco. L’unico giorno per stare assieme con parenti e amici era la domenica.
Alla messa delle ore 11, a Töss ero già lì
alle 10.30 per parlare con loro e raccontarci quello che in settimana era accaduto.
Don Giacomo, il parroco Italiano della Missione Cattolica di allora, mi chiese se volevo fare il chirichetto, così la domenica mi
portava con la macchina in diverse Chiese
attorno a Winterthur per la santa Messa.
In questo modo feci sempre di più conoscenza con la Missione Cattolica Italiana
di Winterthur. Essa era l’unico ritrovo per
le famiglie italiane. Per me, inoltre, era
anche uno sfogo, perché potevo parlare
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in italiano. La missione cattolica organizzava, a quei tempi, sempre qualche cosa
per i giovani dopo il catechismo. Così fino
a quasi 15 anni la Missione Cattolica era,
per me, una seconda casa dove andavo
volentieri. Al sabato o la domenica al ristorante Neuwiesenhof c’era uno spettacolo teatrale, dove anch’io ho partecipato,
oppure si potevano vedere dei film. Dopo
una giornata o serata passata insieme con
parenti e amici, si andava a casa soddisfatti e si pensava già al sabato o domenica seguente, rendendo più leggero il peso
della settimana.
Poi ho cominciato l’apprendistato e giocavo a pallone in una squadra, la presenza
in Missione cominciò a diminuire. La domenica dopo pranzo si andava nei cinema
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della città o allo Strauss a ballare. La Missione divenne solo un punto d’ incontro
quando non si sapeva più dove andare.
Gli anni passavano; venne il momento
di vivere il matrimonio, e allora si va alla
missione cattolica dal parroco per il matrimonio; poi arrivano i bambini e si ritorna
per battezzare i figli, ma senza quell’attaccamento iniziale, pur rimanendo attaccato
alle molte esperienze positive vissute. La
vita continua come su un altro binario...
Nel 1977 ho avuto la fortuna di trovare un
posto di lavoro dove ancora oggi mi offre
tanta e tanta soddisfazione, perché posso
aiutare gli stranieri quando ne hanno bisogno e così con la Missione Cattolica di
Winterhur ho sempre un buon rapporto.
Corrà Giorgio
Un importante avvenimento
da non dimenticare
Come accennato da don Alberto nel suo
articolo, siamo chiamati a nominare il
Parroco posto ufficialmente alla guida dell’ottava Parrocchia di Winterthur, la nostra
Parrocchia di Lingua Italiana!
Di cosa si tratta? Quale novità siamo chiamati a vivere? Dal punto di vista pastorale,
noi sappiamo che è il vescovo a designare
il Sacerdote idoneo a guidare una Comunità di fedeli. Dal punto di vista amministrativo, invece, qui in Svizzera, vige una legge
che è la Comunità dei fedeli a nominare la
propria guida che poi il vescovo accoglie e
gli affida la “missio canonica” per vivere il
suo servizio sacerdotale.
Allora, fino adesso, don Alberto non era il
nostro “parroco”? Certo che lo era! Ma in
una forma giuridica diversa. Per questo
MARTEDÌ 5 DICEMBRE alle ore 19:00
nella Sala Parrocchiale Laboratoriumstr. 5
Ci sarà la votazione ufficiale e sarà espressa da chi ha diritto di voto e cioè gli Italiani
con il doppio passaporto e i cattolici svizzeri. Poiché don Alberto sarà effettivamente Parroco di tutti gli Italiani, con o senza
doppio passaporto e di tutte le persone
che usano la lingua italiana, si crede necessario che siano tutti questi ad esprimere il proprio parere. E questo avverrà
DOMENICA 3 DICEMBRE
dopo le Sante Messe della giornata.
Per questo fin d’ora vi invitiamo ad essere
presenti tutti per esprimere il proprio parere e, soprattutto garantire a tutti il diritto
di scegliere la propria guida spirituale. Il
voto delle assemblee del 3 dicembre, pur
avvenendo davanti ad un Delegato della
KGW e del nostro Presidente del CPM, ha
un valore consultivo, ma ha la sua importanza storica in quanto ci si augura che
la prossima consulta non faccia almeno
nella Chiesa distinzione tra chi è di serie
A e chi di serie B.
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L’angolo delle Giovani Famiglie
Mi piace ascoltare, osservare e capire
Le vacanze ed il mondo esterno sono un
buon punto d’osservazione e di riflessione.
E durante una delle mie osservazioni, ho
constatato, che alcuni genitori si comportano
in modo freddo, sempre di fretta e talmente
sicuri di sé, che riescono solamente a comandare e a pretendere dai loro figli.
I protagonisti sono sempre loro! E i Bambini?
Questi sono spesso messi in competizione
con i loro coetanei e condizionati nelle scelte sia nel mondo scolastico che sportivo, ma
soprattutto di quello familiare.
Sono soffocati dalle troppe attenzioni tipo:
“Adesso che andiamo al parco non ti sporcare” oppure “Mio figlio ha tre anni e già sa
scrivere”,o “Mio figlio sa fare questo e sa fare
quest’altro”...
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Così questi bambini non solo devono avere
buoni risultati a scuola, ma devono essere
semplicemente...i primi!
I primi della classe, i primi nel gioco, i primi nello sport, i primi nelle relazioni, i primi
comunque! Non hanno alternative, perché
vivono in un’unica insegnanti condividono
a tal punto questo dissennato disegno di
distruzione della spontaneità dei bambini
a tal punto da pronunciare frasi celebri del
tipo: “Suo figlio é intelligente, ma può fare di
più...”. Come dire: “Cari genitori, avete ragione a far funzionare i vostri figli al massimo,
trasformateli in campioni”. Ma se un bambino o un adolescente usa bene la propria
intelligenza, non basta? Perché mai dovrebbe
fare di più, rinunciando ad altre possibilità di
svago, di tempo libero, di impegno in altri
settori? E poi, cosa c’è in quel più da dare?
Un puro risultato di autocompiacimento o la
vera riuscita del ragazzo?
Sono interrogativi che mi rimangono aperti e,
come mamma, mi chiamano ad altre riflessioni ancora che, per il momento consumo
da sola...
Allora, impariamo ad ascoltare di più i nostri
piccoli, quando raccontano le loro storie, ad
osservarli di più, mentre giocano e, soprattutto a capire le loro proteste, ed evitiamo di
trasformarli in Bonsai di adulti. Lasciamo loro
lo spazio di muoversi, di pensare e crescere con l’ingenuità che propria dell’età, senza
pretendere che diventino dei geni.
Se da piccoli, pretendiamo da loro il massimo,
cosa pretenderemo quando cresceranno? E
noi siamo capaci di dare ciò che pretendiamo
dai nostri figli? È chiaro, tutto il discorso vuol
essere solo una provocazione per fermarci a
pensare!
Elena Di Febbo
Anno accademico 2006/2007
Come già scritto nel numero precedente del nostro giornalino, dopo un
incontro chiarificatore con il responsabile nazionale dell’UNITRE in Svizzera, il Dott, Michelangelo Penticorbo, con l’aiuto delle associazioni e
incoraggiati dalla comunità, la MCLI
e il COCI, hanno aperto le porte all’UNITRE. Hanno creduto in questa iniziativa perché l’essere umano
può sentirsi al centro dell’attenzione
e fare della cultura uno strumento di
crescita, di incontro e di comunicazione fra generazioni e popolazioni.
La voglia di fare qualcosa del genere già si sussurrava da tempo,
ma mai si era stati così decisi e
volenterosi come in questa occasione. L’incoraggiamento del responsabile Nazionale in Svizzera, la determinazione degli organizzatori, ha
messo in moto tutto l’ingranaggio
e, grazie alla disponibilità di docenti
volontari e talenti venuti a proporsi
spontaneamente, il 13 novembre
2006, si aprirà l’anno accademico
2006/2007 che terminerà il 23 giugno 2007. Il programma è articolato
in 19 corsi suddivisi in 11 aree tematiche: linguistica, umanistica, artistica, teologica, scientifica, storica,
medicina/salute, ginnastica motoria
e psico-motricità, cineforum, finanziaria/economica, conferenze varie.
L’inaugurazione, aperta a tutti, tenutasi lunedì 23 ottobre, presso il
Centro Parrocchiale San Francesco,
alla presenza di un folto pubblico e
una interessata assemblea, è stata
ancora una volta la riconferma che
questa iniziativa si aspettava da
tempo e ora ci si vuole immergere
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con tanta volontà e profitto. E’ stato
un momento di forte cordialità, condiviso interesse e voglia di iniziare
questo cammino culturale. È stato
ribadito dal presidente, Dr. Antonucci Francesco, la finalità dell’iniziativa
ed è stato presentato il programma
dell’anno Accademico 2006/2007.
Le lezioni avranno luogo al Centro
Parrocchiale San Francesco e all’ECAP, Zürcherstrasse 19. La durata delle singole lezioni è di due ore
circa e si svolgeranno prevalentemente nelle ore serali e nella giornata di sabato, in modo da evitare il più
possibile collisioni e consentendo
così sia l’iscrizione contemporanea
a più corsi, sia la partecipazione di
un maggior numero possibile, pensando che la sera sia un po’ libera
per tutti.
Siccome la cultura e la voglia di apprendimento sono stimolo a progredire e a restare giovani nello spirito
e nella mente, ci auguriamo che tutto questo possa spingerci a vivere
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meglio.Ribadiamo quanto già pubblicato L’UNITRE è aperta a chiunque abbia compiuto il diciottesimo
anno di età. Non è richiesto alcun
titolo di studio. Non è necessario
alcun esame di ammissione. Non è
previsto alcun esame per il controllo
dell’apprendimento (esami o interrogazioni). Inoltre, la frequenza non è
obbligatoria.
Modalità d’ iscrizione
L’adesione avviene richiedendo il
modulo d’iscrizione e il bollettino di
versamento in segreteria negli orari
di apertura (martedì e giovedì dalle
ore 14.00 alle ore 18.00, tel. 052
212.41.91), presso il Centro Parrocchiale San Francesco. Per maggiori
informazioni si può controllare il sito
www.Unitre.ch. Il modulo d’iscrizione una volta firmato, è da inviare
in segreteria al seguente indirizzo:
UNITRE c/o Centro Parrocchiale
San Francesco St. Gallerstrasse, 18
- 8400 Winterthur
E subito è Natale
Stiamo vivendo il mese in cui si ricordano
i nostri Defunti e subito veniamo avvolti da
quel clima particolare che ci porta alle feste natalizie. Ed anche ad esse vogliamo
prepararci affinché il consumismo e la legge di mercato non ci assorbano del tutto,
togliendo quel po’ di poesia che, a Natale,
prende il cuore di molti.
Come Comunità, ci faremo guidare dalla
spontaneità e freschezza dei ragazzi e
giovani dei diversi Gruppi. Saranno loro,
infatti, ad animare la Santa Messa delle
domeniche che ci preparano al Natale,
nella Chiesa del Sacro Cuore. Mentre la
celebrazione della notte di Natale siamo
chiamati a viverla nella chiesa di San Lorenzo a Wülflingen.
Mettiamo, fra i nostri impegni, durante il
tempo di Avvento – il tempo di Attesa del
Signore che viene – un po’ di silenzio, per
imparare di nuovo ad ascoltare il Signore
che parla attraverso le vicende quotidiane,
attraverso la sua Parola scritta e custodita
nella Bibbia. Parola che desidera di essere
ricordata, conosciuta, amata per mettere
ordine nella nostra vita. Parola che vuole
incarnarsi in noi, che vuole fare “Natale”
da e con noi.
Solo così, incontrandoci, potremmo davvero augurarci “Buon Natale” come evento nuovo, come nuova nascita ad uno stile
diverso di impostare la vita. In fondo è un
semplice rispondere a quell’invito che il
Progetto pastorale ci ha posto dinnanzi:
“SÌ, sono belli gli addobbi, è gustosa la
cena, le luci, i lustrini,... ma IO vi dico, Natale è la bontà del cuore, è la libertà che fa
spazio all’amore e alla giustizia!”
SANTE MESSE DI GENNAIO
Lunedì 1 gennaio 2007
Sacro Cuore + CH
ore 11:00
San Pietro e Paolo
ore 18:30
Domenica 7 gennaio 2007
Epifania del Signore
S.Lorenzo
ore 10:00
Sacro Cuore
ore 11:00
San Pietro e Paolo
ore 18:30
Kollbrunn + CH
ore 10:05
Seuzach
ore 17:30
Domenica 14 gennaio 2007
S.Lorenzo
ore 10:00
Sacro Cuore
ore 11:00
San Pietro e Paolo
ore 18:30
Turbenthal
ore 08:30
Kollbrunn
ore 16:30
Domenica 21 gennaio 2007
S.Lorenzo
ore 10:00
Sacro Cuore
ore 11:00
San Pietro e Paolo
ore 18:30
Kleinandelfingen
ore 09:00
Seuzach
ore 17:30
Domenica 28 gennaio 2007
S.Lorenzo
ore 10:00
Sacro Cuore
ore 11:00
San Pietro e Paolo
ore 18:30
Kollbrunn + CH
ore 10:05
Seuzach
ore 17:30
OGNI SABATO
Effretikon
ore 18:00
Sabato 13 e 27 gennaio 2007
Pfungen
ore 18:00
29
30
St. Gallerstrasse 18
Lode al Signore
Finalmente
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Correva l’anno 1946
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La Bibbia quotidiana
In Famiglia
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Un avvenimento
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E subito è Natale
Suore Ancelle di Gesù Bambino - Wartstr. 11
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Tel. 052 212 93 13
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