FATTO DEL GIORNO
LA NUOVA SARDEGNA
IL VIRUS TRASMESSO
DALLE ZANZARE
MERCOLEDÌ 28 SETTEMBRE 2011
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Per ora la profilassi non è obbligatoria
Prevista la disinfestazione a largo raggio
Febbre del Nilo, controlli su tutti i cavalli
La Regione decide: screening negli allevamenti dell’isola, task force già in azione
PESTE SUINA
di Umberto Aime
Una nuova strategia
CAGLIARI. La campagna contro il «Virus del Nilo» è cominciata. Seppure con qualche giorno di ritardo sull’allarme lanciato dagli allevatori, la Regione ha deciso che fare:
«Un controllo a tappeto su tutti i cavalli e non solo, come è
accaduto finora, su quelli colpiti dalla febbre Wnd».
Escluso per adesso il vaccino obbligatorio, «non è stata
ancora accertata la presenza
di un’epidemia», precisa la
Regione, ieri l’Unità di crisi
ha gettato le basi per «contrastare la diffusione del virus in
Sardegna».
Il primo passo di quello che
l’assessore alla Sanità Simona De Francisci chiama un
«necessario piano straordinario di prevenzione e intervento» sarà proprio lo screening.
È indispensabile — si legge
nel comunicato emesso al termine della riunione convocata a Cagliari — per «capire
l’effettiva portata della diffusione della malattia». Bisognerà, in sostanza, verificare
se si tratta soltanto di focolai
isolati nell’Oristanese e nel
Cagliaritano, oppure «dobbiamo prepararci a fronteggiare
un’epidemia».
Per questo, scrive l’assessore, «aumenteranno i controlli
e il campo d’azione della sorveglianza passiva diventerà
regionale, col coinvolgimento di tutti gli allevamenti e anche delle scuderie finora non
colpite dal virus». Dunque,
l’Unità di crisi, secondo le indicazioni del Centro nazionale di riferimento della «Febbre», che ha partecipato al
vertice, ha scelto di puntare
sulla prevenzione. Perché c’è
la convinzione, come confermato dagli esperti dell’ex Istituto di incremento ippico,
che «è ancora possibile arginare il fenomeno». E infatti
dalla prossima settimana «aumenterà la vigilanza nelle zone umide ad alto rischio, gli
stagni dell’Oristanese e del
Cagliaritano, habitat degli
agenti che diffondono il virus». Gli agenti, si sa, sono gli
uccelli stanziali e migratori
— che arrivano in Sardegna
già infetti — e le zanzare, comuni e Tigre, indicate dagli
Sarria, presidente dell’Ordine dei veterinari
esperti come i vettori finali
della «Febbre». Quello da capire ancora è cosa farà l’assessorato contro questi nemici dichiarati. Le ipotesi più probabili dovrebbero essere: abbattere gli uccelli malati e una disinfestazione a largo raggio
dei bacini dove le zanzare depositano le uova, ma sul punto il comunicato non dice nulla. Alla fine della nota dell’assessorato, c’è un accenno alla
prevenzione per la possibile
diffusione del virus nella popolazione, che va ricordato
non avviene mai attraverso il
contatto uomo-uomo, o cavallo-uomo: il ciclo comincia
sempre dagli uccelli e si conclude con le zanzare. «Sarà
compito della Regione — si
legge — avviare una campagna di prevenzione, con particolare attenzione alle fasce
potenzialmente a rischio, anziani e bambini». Come? Con
un’immediata e capillare
campagna di informazione, ribattezzata subito: quella degli “opuscoli anti virus”.
L’assessore
alla Sanità
Simona
De Francisci
e il
governatore
Ugo
Cappellacci
A RIPRODUZIONE RISERVATA
CAGLIARI. Senza la partecipazione degli allevatori, è impossibile sconfiggere l’epidemia
di peste suina africana. La Regione lo ha capito e ieri gli assessori alla Sanità (De Francisci) e all’Agricoltura (Cherchi) hanno annunciato insieme che «a breve sarà convocato un
tavolo istituzionale con la partecipazione delle associazioni di categoria per debellare defintivamente una malattia che da troppo tempo
continua a mettere in ginocchio gli allevamenti sardi e di conseguenza un comparto strategico per l’economia locale e l’export».
Non c’è nessun accenno, nel comunicato, alle strategie che nei prossimi giorni saranno
proposte agli allevatori, ma i due assessori richiamano l’esempio virtuoso della Spagna:
«Nella penisola iberica — scrivono Simona De
Francisci e Oscar Cherchi — sono riusciti a
sconfiggere defitivamente la peste e subito dopo hanno rilanciato la commercializzazione
di prodotti che, dal punto di vista qualitativo,
non sono certo superiori ai nostri».
La strada da percorrere sarà dunque quella
di «andare in tempi rapidi oltre l’emergenza
di queste settimane, per poi studiare e percorrere tutti assieme — concludono De Francisci
e Cherchi — le soluzioni oggi indispensabili
per vincere una sfida difficile ma non impossibile: l’eradicazione della peste suina dalla Sardegna». (ua)
La denuncia degli allevatori: costretti a vivere nell’incertezza
«Il buon senso consiglia «Scoordinati i tempi delle analisi
il ricorso ai vaccini» impossibili cure davvero efficaci»
SASSARI. «Credo che nessun allevatore
farà prevenzione con integratori e vitamina
C. Chi ha un cavallo se ne prende cura e ricorre ai vaccini». Lo afferma Andrea Sarria,
presidente dell’Ordine dei veterinari del
nord Sardegna e membro della commissione
Sanità a Roma, che sottolinea: «I veterinari
sono pronti per mettere in atto le procedure
di vaccinazione». «Il costo del Duvaxyn è contenuto: 5 dosi per 155 euro. Significa 30 euro per capo, nessuno mette a rischio la vita
del proprio animale per non
affrontare una spesa minima». E poi vuole fare chiarezza su alcuni punti.
Innanzi tutto sottolinea
che la febbre del Nilo, al contrario di altre malattie che
colpiscono gli animali, interessa non solo i cavalli e l’uomo. «Per questo motivo —
spiega — è necessario monitorare i migratori, gli animali da cortile, e deve aumentare la vigilanza ematologica
sugli insetti e sui capi che
vengono trovati morti, controlli strettissimi devono essere fatti naturalmente nelle
aziende
agrifaunistiche».
L’allarme, in Sardegna, (dove si contano 250 mila equini)
per il possibile arrivo della
malattia, era stato dato dal
Ministero della salute il 4
agosto scorso, quando sono
stati rilevati i primi casi a
Reggio Emilia, Mantova, Modena e Ferrara, e i veterinari
erano informati. E’ vero, la
Wnv non è stata classificata
come epidemia, quindi ancora il vaccino non
è obbligatorio, ma il buon senso potrebbe
consigliarne l’uso previa analisi che confermi il buono stato di salute del cavallo.
Se la Regione dichiarerà l’esistenza di un’epidemia il servizio veterinario regionale farà
scattare immediatamente la vaccinazione a
tappeto e da quel momento le Asl quantificheranno il numero di vaccini da girare alla
Regione che informerà il Ministero della Salute, responsabile della somministrazione.
(cm.p.)
‘‘
di Giampaolo Meloni
ORISTANO. «Non è che fai il vaccino e hai risolto il problema». L’efficacia si avrà dopo quaranta giorni, dopo il
secondo richiamo. «Ma nel frattempo? Se il cavallo è infetto, se il virus è in incubazione e tu non lo sai, perché
gli esiti delle indagini sul sangue arrivano tardi, l’animale finisce per morire». Enrico Carcangiu, allevatore,
cura la fattoria del circolo Il Grighine di Siamanna.
Il servizio
sanitario è pronto
ad intervenire
con un programma
di prevenzione
«La preoccupazione è proprio questa: che si vive in una
incertezza dovuta ai tempi e
alle carenze informative». Il
primo deficit riguarda i tempi
d’indagine. Il campione di
sangue prelevato dal cavallo
sospetto deve essere inviato
allo Zooprofilattico di Teramo, centro deputato dal ministero per i casi di infezione
animale. «I risultati arrivano
dopo 10 giorni, quando va bene. In quei 10 giorni il cavallo
malato muore. Quale è il beneficio?». Nei piccoli poderi la
preoccupazione è diffusa.
«Meglio non alimentare situazioni di ulteriore rischio».
Chi lavora con i cavalli in am-
di Pietro Marongiu
Andrea
Sarria
presidente
dell’ordine
dei
veterinari
del
nord
Sardegna
SENEGHE. «Quando mi sono reso conto che Nordica (prima cavalla colpita dal virus
Wnd) — questo è il nome della
bellissima femmina di cinque
anni che ha contratto il virus
del Nilo — non si reggeva in
piedi — dice Paolo Ortu, allevatore di Seneghe — ho chiamato immediatamente il veterinario perché la visitasse. La
diagnosi iniziale è stata che l’animale aveva uno schiacciamento tra la terza e la quarta
vertebra del collo che causa
una compressione e impediva
la regolare ossigenazione del
sangue. Dopo un miglioramento iniziale, però, le condizioni
della cavalla si sono ulterior-
Enrico Carcangiu durante una gara
bito sportivo e chi li cura nelle fattorie vive questa angoscia: l’incertezza sui comportamenti da tenere, la mancanza di coerenza nelle indicazioni. «Un veterinario ci dà un
consiglio, un altro suggerimenti e indicazioni diversi,
pur nelle linee generali degli
organismi pubblici, ma in generale non c’è un quadro coerente. Sì certo, dai servizi sanitari dicono che occorre fare
il vaccino, ma nessuno spiega
come e con quali tempi funziona. E soprattutto non si capisce che i tempi d’azione non
coincidono con quelli dei referti affidati a Teramo».
Uno scompenso che vanifi-
ca le iniziative sanitarie di
prevenzione e di profilassi.
Gli allevatori, riuniti dalla Fise (federazione sport equestri) e dalla Asl nei giorni
scorsi, hanno segnalato l’incongruenza. «Ma come —
riassume Carcangiu —, abbiamo tanti istituti specializzati
in Sardegna, a cominciare dallo Zooprofilattico, e ci dobbiamo rivolgere a Teramo?».
Il vaccino richiede 50 giorni
per agire, mentre l’efficacia
si manifesta dopo altri 20. E i
tempi del richiamo? Tempi
impossibili. «Anche perché
può accadere che la situazione peggiori anziché migliorare: se io pratico il vaccino sul
Nordica, prima puledra malata
sembra in via di guarigione
mente aggravate tanto da farmi propendere di abbatterla
per non farla soffrire. Poi, approfondendo le indagini cliniche mi è stato detto che si trattava del virus trasmesso dalla
puntura della zanzara. Adesso, grazie alla terapia cui è sottoposta, Nordica si sta riprendendo». Nordica è stata visitata da una équipe di veterinari
della Asl di Oristano insieme
ad alcuni sanitari dell’università di Teramo, in Abruzzo.
«L’intervento della Asl — dice
Paolo Ortu — è stato sicura-
mente tempestivo, tuttavia, a
distanza di due settimane dai
controlli, non abbiamo ancora
ricevuto i risultati delle analisi effettuate sulla cavalla».
Nell’Oristanese i casi di West Nilo desease riguardano diversi allevamenti. Uno di quelli maggiormente colpiti è
Gi-Mò, di Enzo Pani, che ha registrato la morte di due cavalli, un maschio di 26 anni e una
femmina di 20. Roberta Mulas, il medico veterinario che
sta seguendo la scuderia, dice
che l’età non ha importanza.
cavallo che ha il virus in incubazione, complico tutto, la
malattia si acutizza e metto
ancor più a richio la vita dell’animale». Così è stato per il
cavallo abbattuto nei giorni
scorsi, uno dei cinque morti
con causa certa attribuita al
Wnd: ha cessato di vivere a 10
giorni dal prelievo e prima
che rientrassero da Teramo
gli esiti delle analisi sul sangue.
Qualcuno ha agito con rapidità, dove ha potuto, somministrando antinfiammatori forti e dosi massicce di vitamine.
Con gli esemplari più giovani
è andata bene: «Alcuni cavalli che si erano ammalati sono
stati curati». È andata male
con i capi più anziani: i cinque morti erano tutti di età
tra i 22 e 26 anni. «Ma il punto
è che non posso sapere se la
malattia è stata contratta oppure no prima del responso
analitico».
La prevenzione è anche un’impresa economica. Gli allevatori devono fare i conti con
i costi: «Che non sono affatto
da sottovalutare — osserva
Carcangiu —. Il vaccino costa
non meno di 150 euro, poi c’è
la visita del veterinario, e diventano 300 euro per capo».
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Il virus colpisce e i primi a rimetterci sono gli allevatori e i
proprietari delle scuderie che
cominciano a contare perdite
per svariate migliaia di euro,
oltre quindicimila in poco meno di due settimane, come nel
caso della scuderia Gi-Mò.
Intanto dal capoluogo arrivano notizie più precise. Il Giara Club del patron Antonio Casu non ha registrato alcun episodio di contagio. La notizia
che era circolata ieri nell’ambiente non ha torvato conferme.
Probabilmente è accaduto
che qualcuno abbia scambiato
l’ infortunio di un cavallo per
un caso di febbre del Nilo. Del
resto l’allarme nella periferia
di Oristano è altissimo.
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