Safe Social Media Focus group di esperti e parti interessate 26 maggio 2011 c/o Associazione Davide.it Durata: h. 15.00 – 17.45 Partecipanti: • • • • • • • • • Italo Losero – Esperto di contenuti educativi e multimediali, genitore Vittorio Pasteris – Giornalista esperto di nuovi media, docente universitario Sergio Chiarla - Esperto uso sicuro di Internet, docente universitario Manuela Comoglio – Educatrice, esperta di attività educative rivolte ai ragazzi Marco Frattini – Genitore di famiglia numerosa Michele Botta – Operatore nel settore ICT, genitore, organizzatore di attività di sensibilizzazione nelle scuole Marco Rebecchi – Studente, 18 anni Valentino Valente – Grafico, 21 anni Ida Petrone – Insegnante di scuola secondaria di primo grado. Moderatore: Laura Rolle, docente di Semiotica, Università degli studi di Torino. Assistente: Francesca Ranni, esperta di comunicazione. Trascrizione: Francesca Ranni (ass.): Buon giorno a tutti, vi ringrazio per essere qui, vi dò il benvenuto. Per chi non mi conosce, sono Francesca Ranni e lavoro per l’associazione Davide.it nell’area comunicazione, vi farò una breve introduzione sul progetto per capire appunto perché siete qui, e perché abbiamo chiesto la vostra collaborazione e un po’ del vostro tempo. Poi, invece Laura Rolle si presenterà un attimo, farà presentare voi sarà poi lei a condurre, con il mio aiuto, questo focus group. Il progetto a cui stiamo partecipando si chiama Safe Social Media, ed è un progetto biennale che è partito questo gennaio e durerà per due anni, finanziato dalla Unione Europea nell’ambito DaphneIII che, per chi non è tanto avvezzo ai programmi europei, è un programma che finanzia tutta una serie molto ampia di prevenzione e lotta alla violenza di diverso tipo, noi in particolare ci inseriamo in una direttiva che riguarda più l’uso dei media e in particolare abbiamo presentato questo progetto, che è un progetto educativo in patnership con Intermedia Consulting che è di Roma e Cece che è una confederazione di scuole, che rappresenta tutta una serie di scuole sul territorio spagnolo, e quindi questo intervento educativo verrà fatto su due paesi in Italia e in Spagna, mira a coinvolgere venticinque scuole in Italia e venticinque in Spagna con diverse attività che nel frattempo verranno sviluppate e che si basano, su una parte iniziale, che abbiamo già avviato di questo progetto che in sostanza è una ricerca quantitativa e poi qualitativa che ci servirà anche per monitorare, che cosa stiamo facendo e i risultati che poi si spera di ottenere alla fine, da queste attività nelle scuole. Quindi c’è stata una prima parte di elaborazione soprattutto da parte di questo nostro patner di Roma, intermedia, abbiamo avviato una serie di raccolte di buone di 1 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it pratiche perché in questo campo è stato fatto già molto in passato, anche e non solo in Italia ma un po’ in tutta Europa e non potevamo ignorare ciò che era stato fatto, per vedere come potevamo fare una cosa anche migliore. Ovviamente cerchiamo di valutare che cosa è andato bene e che cosa invece non ha funzionato e cerchiamo appunto di migliorare. In particolare a questo punto siamo arrivati ad aver iniziato ad elaborare un questionario che verrà somministrato ai ragazzi, nelle scuole, sia prima che dopo l’intervento educativo, e in particolare in questa fase del progetto abbiamo pensato di coinvolgere voi e più in generale verrà attivato un focus group on line per poter coinvolgere persone che vivono un po’ più distante e quindi ci veniva complicato portare qui a Torino e quindi coinvolgere le parti interessate per vedere un po’ le aspettative e anche un po’ le opinioni, che hanno in merito a questo progetto che stiamo portando avanti. Perché ci pareva appunto interessante tentare di fare questo programma educativo in maniera un po’ partecipata, coinvolgendo le parti interessate, che sono sì i ragazzi, perché il target a cui ci riferiamo sono i ragazzi dai dieci ai sedici anni, ma sono anche i loro genitori, i loro insegnanti e le persone che vivono nella comunità dei ragazzi e per questo che abbiamo pensato di attivare questi focus group. Possiamo dire che , abbiamo appena messo on line un sito web, troverete tutti i riferimenti in quella busta lì, che chi va via prima pregherei poi di prendere, dove c’è un piccolo omaggio per ringraziarvi, ma soprattutto c’è una lettera in cui vi spieghiamo un po’ i nostri contatti e questo sito dove potrete trovare ovviamente maggiori informazioni sul progetto e poi man mano anche i risultati che abbiamo ottenuto sia dalla giornata di oggi, sia man mano col focus group on line . E’ un sito web che comunque ha l’obiettivo di seguire il progetto passo passo, per tenere informati tutti gli interessati. Laura Rolle (mod.): E’ importante capire entro quale cornice, si collocano poi le cose che ci raccontate, come vengono utilizzati i dati, perché se uno restituisce qualcosa, vuol anche sapere dove va a finire, che di cosa se ne fa, giustamente. Io invece, sono in veste di “persona informata dei fatti”, è giusto dire questo perché mentre l’esperta del progetto è Francesca qui sono come conduttrice di focus group perché la mia attività è quella di svolgere ricerche e analisi strategiche in forma di consulenza per le aziende che molto spesso in queste analisi e ricerche utilizzano anche i focus group, avendo esperienza di focus group su ricerche sociali e non solo aziendali sono di supporto tecnico a Francesca. Come avete capito l’argomento si focalizza su Internet e sui social media in particolare. Facciamo un giro di presentazione molto rapida, così capiamo un po’ l’ambito in cui … Sergio Chiarla: Sergio Chiarla ho partecipato inizialmente al progetto Davide nel 2001, di mestiere mi occupo di tecnologia , insegno Informatica alla facoltà di Economia di Torino e sono qui in veste di genitore. Vittorio Pasteris: Mi chiamo Vittorio Pasteris, giornalista ho lavorato negli ultimi dodici anni a La Stampa, redazione Internet, sono andato via a dicembre dello scorso anno, fondando “Il quotidiano piemontese” che è un giornale on line sul Piemonte che è partito lo scorso sette di Marzo . Faccio anche altre cose, ho un blog, insegno anch’io all'Univerzità, Editoria multimediale alla facoltà di Scienze della comunicazione, mi occupo anche del master di giornalismo dell'Università di Torino per quanto riguarda gli internautici. 2 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it Marco Rebecchi: Mi chiamo Marco collaboro con Don Ilario e con un gruppo di ragazzi per promuovere le giornate mondiali della gmg, sono qua perché mi hanno chiamato per questa intervista. Italo Losero: Mi chiamo Italo Losero ho una ditta che si chiama Linkom e che si occupa di informatica, mi sono sempre occupato di informazione e del rapporto tra tecnologia e didattica. Michele Botta: Sono Michele Botta e sono il papà di due bambine nella fascia di età 10/16 anni, mi occupo di tecnologie nel mio lavoro e nella scuola delle mie figlie ho iniziato a collaborare in alcuni progetti, tra cui uno in quest’anno, che spieghi ai genitori il mondo della rete per capire che cosa sta succedendo e adesso nel cercare di portarlo un po’ di più nella scuola, tra gli insegnanti. Marco Frattini: Io sono Frattini Marco collaboro da una decina di anni con l'ateneo pontificio Regina Apostolorum a Roma, mi occupo di formazione permanente. In questo momento collaboro con Don Ilario nella creazione del nuovo portale cattholic.net e sono qui in veste di genitore di quattro bambini. Valentino Valente: Sono Valentino Valente, sono webdesigner e grafico, sono qui in veste di giovane. Manuela Comoglio: Io sono Manuela Comoglio, sono laureata in scienze della formazione triennale, e mi sono occupata e mi occupo di educazione al patrimonio ed educazione museale da moltissimi anni. Il mio contatto con la tecnologia è perché abbiamo anche sviluppato un progetto on line europeo di piattaforma di condivisione di esperienze sull’educazione museale a livello europeo. Ida Petrone: Io mi chiamo Ida Petrone, sono un’insegnante di Lettere, scuola media Marconi di Torino, non saprei dire tutte le cose … comunque ho fatto progetti europei, Torino duemila, per fortuna ho una L.I.M. (lavagna interattiva multimediale, ndr) in classe e per sfortuna non ho una linea Internet in classe, sono quasi alle soglie della pensione e quindi un po’ di esperienza con i ragazzi ce l’ho. Laura Rolle (mod.): Allora, questo ci introduce alla questione, visto che tutti per qualche ragione vi occupate di ragazzi o perché vi occupate di tecnologia, o di entrambe le cose, probabilmente avete toccato con mano il fatto che ormai l’età si è molto abbassata e alcune ricerche importanti in ambito europeo ci confermano, dovendo fare una media, una statistica, che ci sono addirittura bambini di nove anni che navigano in assoluta autonomia e che addirittura e, qui arriviamo un po’ al punto, e parliamo di ricerche grandi, tipo Byron Review, se qualcuno la conosce, o la ricerca di Save the children, EU kids online, che confermano il dato, ma la cosa significativa è che ciascuno di loro elabora in modo autonomo e anche un po’ fai da te delle tecniche, degli escamotage di difesa, di filtro, rispetto a quello che possono essere dei contenuti a rischio per loro. E questo a dimostrazione, forse del fatto, che c’è un po’ un vuoto rispetto a come relazionarsi coi contenuti, ma mi sembra poi, forse, che qualche ragione qualcuno di voi abbia toccato con mano, anche solo come 3 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it genitore queste cose e non so se vi trovate d’accordo con questa affermazione o se vi sembra esagerata o se vi sembra strano, volevo anche capire come primo impatto, se un dato del genere vi stupisce o se lo trovate assolutamente credibile … Italo Losero: Bambini di nove anni, io ho due figli, diciannove e vent’anni, sono nati con Internet in casa, io ho sempre avuto la rete in casa e loro hanno sempre navigato… mi sembra più che credibile, anzi si può abbassare ancora di più. Alla fine dipende dal genitore l’età di inizio ad Internet, non dipende dal ragazzino, forse noi veniamo da una generazione dalla quale il poter navigare su Internet era legato ad alcune competenze. Se vi ricordate l’informatica di una volta, era l’informatica dei camici bianchi, poi è diventata l’informatica per gli impallinati , poi per quelli che vogliono avere il computer, adesso chiunque abbia un telefono in tasca, non è più legato a questa soglia di ingresso , se un bambino gli metti davanti un ipad … io mi sono molto stupito la prima volta che ho comperato l’ iphone, l’ ho dato alla mia nipotina di due anni, lei sfogliava le foto e le ingrandiva senza spiegare nulla. Perché il meccanismo dell’apertura di una foto è tremendamente umano, quindi le tecnologie sono diventate così, accessibili che parlare di soglia di inizio mi sembra quasi poco utile. Laura Rolle (mod.): l’altro dato interessante, che non so dirvi esattamente come l’hanno rilevato, é il fatto che ci sono delle strategie di difesa spontanea perché il bambino poi riesce abbastanza, però è sempre un po’ una modalità fai da te, si è visto che non arriva mai da un’indicazione ma è una cosa che loro sviluppano autonomamente, questo è un altro aspetto… Vittorio Pasteris: Io sono perfettamente d’accordo con lui, ed ho più o meno la stessa esperienza nel senso che, la nostra generazione cioè la mia generazione, in effetti avendo insegnato cose legate alla rete da ormai quattordici anni, ho visto dei salti di avvicinamento all’oggetto anzi, dei salti di allontanamento all’oggetto, perché per me vuol dire avvicinarsi a qualcosa di nuovo, a loro non importa nulla perché è la vita. In questi giorni va di moda raccontare le rivoluzioni dei paesi del Nord Africa, con l’uso dei social network da Twitter a Facebook che sono… è come se quando si è fatta la rivoluzione in Ungheria si disse si usa il telefono, siamo perfettamente d’accordo, magari si sono telefonati, ma era dato per scontato. Questi bambini qua, probabilmente son nati con quello. Quello che però non riesco a capire, e chiedo, però questi bambini che elaborano un sistema auto difensivo quasi immunitario in base a quali valori e quali parametri se lo producono . Laura Rolle (mod.): Infatti questo è in modo abbastanza casuale, lo dimostra il fatto che nonostante ci sono alcuni Paesi, vedremo, che hanno già sviluppato delle maggiore attenzione all’educazione, rispetto agli strumenti della rete, un po’ come quando uno inizia parlare, è una cosa spontanea dialoga con i media, però poi vai a scuola ed impari ad usare il linguaggio in un certo modo a comprenderlo. Quindi c’è una sorta di educazione all’uso. La cosa che viene fuori è che sono ancora abbastanza allo stato brado, c’è chi è più capace, chi decide, ognuno usa parametri propri, rispetto a questo forse è qui che si pone il lavoro, è quello di capire quali sono i rischi, quali sono gli elementi che entrano in gioco nella fruizione dei social media, non solo quale strumento positivo di incontro ma anche come luogo privilegiato perché aperto, 4 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it facile, all’esposizione a contenuti violenti, ovviamente come violenza non intendiamo solo la violenza agita, vista in senso stretto, ma in un termine più ampio che vuol dire atteggiamenti di vario genere critici, trasgressivi, devianti addirittura. E quindi il primo punto è secondo voi in effetti… intanto se siete d’accordo sul fatto che, non tanto la rete, ma i social media, perché il fatto che la rete esponga a dei rischi ormai non è neanche tanto il caso di discuterne, dà dei plus ed espone anche a dei rischi, ma che i social media possano essere perché luogo di scambio di relazione, un luogo come dire… che espone più facilmente a dei pericoli, a dei rischi. Siete d’accordo? Non siete d’accordo, non la vedete così… Ida Petrone: Ormai non è però solo un luogo nel quale loro sono esposti a rischi, ma è anche il luogo in cui offendono, cioè creano rischi agli altri … da poco ci troviamo ad affrontare a scuola questo problema con i ragazzi .. Laura Rolle (mod.): In che senso? Ida Petrone: Ci sono bambini di undici anni che usano..invece che dare un pugno ad un compagno che sta antipatico, usano fare il blog finto con il nome del compagno mettendo certi contenuti su … Sergio Chiarla: Oppure il video su You Tube. Manuela Comoglio: Il cyberbullismo, e secondo me la radice in generale è la totale mancanza in generale di educazione alla relazione umana, poi questo deriva da quello, il problema dei social media è che rendono a livello esponenziale questo tipo di atteggiamento. Se prima il bullismo era consumato fisicamente in presenza quindi c’era una rete fai da te, perché non è che i genitori insegnassero a dare un pugno al compagno, in realtà quello che facevi era andare a chiamare il fratello più grande o il fratello del tuo amico più grande e regolavi i conti internamente in moltissime realtà. Il problema è la diffusione e che la portata non sia più locale, ristretta e controllabile, ma è la portata dimensionale di scala che secondo me aprono i social media per cui non c’è più il pugno ma la diffamazione. Vittorio Pasteris: Che dal punto di vista legale è tutto un altro reato, però non capisco… un termine, globalizzazione del fenomeno. Cioè il tipo che si “mena” virtualmente con il tipo che sta in Australia o ho capito male io … Manuela Comoglio: No. E’ secondo me, semplicemente una velocizzazione e moltiplicazione dell’effetto, per cui la portata è più grande. Se io dò un pugno in presenza di tre persone nel momento in cui combino qualche cosa attraverso un social media ho un impatto più esteso. E questo tira dentro, lo sguardo degli adulti, tira dentro tutta una serie di cose che forse portano la bravata ad un livello molto più serio, non che la bravata sia più seria. Vittorio Pasteris: La bravata in quel momento è anche probabile, dal punto di vista giurisprudenziale in maniera direi implicita, perché l’hai scritta, diciamo così, almeno il pugno… 5 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it Ida Petrone: Si ma la caratteristica di queste generazioni, su tutti i piani , non solo quando usano i social network è quella di non valutare mai qual è la responsabilità… cioè bisogna capire che c’è una responsabilità di ciò che si fa… Vittorio Pasteris: C’è una generazione di anziani che glielo ha insegnato per anni … Ida Petrone: Sì certo, però possiamo fare tutte le analisi che vogliamo ma di fatto non è che loro siano consapevoli... io non so se proprio possiamo parlare di bullismo , a me non piace questo termine tra l’altro … Vittorio Pasteris: Mi definite il fenomeno del cyberbullismo, perché quelli che prendono a pugni un compagno di banco, lo riprendono e lo mettono su You Tube o su Internet è demenza non è cyberbullismo, lì la componente cyber, invece di scrivere Rita ti amo sul muro di fronte, fai l'upload… ma è difficile … Manuela Comoglio: ma è tutto un modo di relazionarsi, io devo dire avevo più il polso sui forum che sui social media, un modo molto aggressivo, appunto, l’arma diventa diffamatoria ed è assolutamente cyber, perché non passa attraverso una relazione diretta. Italo Losero: Io mi trovo veramente in difficoltà, ma sinceramente. Sarò abbastanza confuso da non farvi capire nulla, ma spero che qualcosa serva a costruire un concetto da comunicarvi. Capita spesso che i genitori chiedano aiuto ai docenti perché non sanno cosa fare con i ragazzi, mio figlio va su Facebook, … io sono capace a fare il pane, non sono capace ad andare su Facebook. Allora i genitori chiedono ai docenti dateci qualche arma per poterli incontrare, dateci qualche punto di contatto. Io faccio i corsi per i docenti, i docenti mi dicono ma io sono capace ad insegnare non sono capace, ad andare su Facebook , mi dia qualche arma per riuscire a dare qualche arma…, cioè il concetto fondamentale secondo me è questo: noi non possiamo fermarci alle condizioni del tempo attuale per trovare gli strumenti che ci aiutino. Quattro mila anni fa i greci dicevano le stesse cose che diciamo noi, con i ragazzi che abbiamo, come facciamo a riuscire ad insegnargli qualcosa che sono così diversi da noi. Ora, è vero che sono cambiati i mezzi, è verissimo, certo, ma l’unica cosa che ci può salvare è amare i nostri figli. Fare in modo che, nel momento in cui loro hanno un atteggiamento pericoloso in rete, oppure nella vita frequentando amici che non sono così frequentabili , dov’è che sta la capacità del genitore a capire che quelle persone non sono frequentabili, (magari andando a vedere chi sono , informandosi ecc. ) e quindi dando una mano ai propri figli o ad uscirne fuori oppure ad affrontare con cognizione di causa la questione. La stessa cosa capita con le tecnologie, noi faremmo errori tremendi se oggi dessimo ai genitori degli strumenti, Facebook si affronta così, un forum cosà, Second life in quest’altro modo… perché gli diamo strumenti che valevano ieri, neanche oggi. L’unica cosa che può essere utile è insieme costruire un atteggiamento di attenzione verso le tecnologie finalizzato all’amore verso i nostri figli, forse solo questo ci può aiutare ad andare avanti, tutti gli altri strumenti, lo stesso Davide, secondo me diventano strumenti fermi se non ci aiutano ad andare avanti. Semplicemente sono delle mutande di tolla che ci mettiamo, come era stato detto alla presentazione di Davide alla galleria d’arte Moderna qualche anno fa... 6 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it Francesca Ranni (ass.): posso interromperti… perché alcuni di loro non sanno… Davide è un filtro per la navigazione e quindi blocca contenuti attraverso il browser. Italo Losero: Noi rischiamo di delegare i consigli che noi daremo a questa rete di scuole e di persone, noi rischiamo di delegare a questi consigli, i giudizi, la capacità di crescita nei confronti dell’attenzione verso le tecnologie, perché oggi si chiama Facebook, ieri Second life, l’altro ieri web, tre ieri fa erano i forum ecc. ma domani? Dopodomani? Dopodomani ancora? Ma voi li vedete i giochi che usano i ragazzi, vi rendete conto della capacità che ha Facebook nella gestione dei profili, può fare quello che vuole, Vittorio saprai molto bene che è stato hackerato il network della Playstation, ma santo cielo… questa è la violenza a cui siamo tutti quanti soggetti e non ce ne rendiamo conto. Quando tutti quanti guardiamo Sky e abbiamo dentro un firmware proprietario per cui qualcuno decide cosa voi guardate, e il caso di Carra è veramente emblematico. Questa è violenza che viene fatta su tutti quanti noi, forse qui sono uscito un po’ dall’ambito dei ragazzi, però secondo me, è lì che un’azione educativa deve andare a sollecitare la discussione. Sergio Chiarla: Sono d’accordo con quello che dice lui, però manca la base di tutta la conoscenza, mi spiego. Moltissimi adesso cominciano a sapere che cosa è Facebook, Second life solo i tecnici sono riusciti ad andare avanti perché era troppo difficile, Twitter sta prendendo piede pian pianino, però discutevamo prima che Twitter non dico che ha fatto eleggere un Presidente, adesso hanno tirato fuori quello che era il caso di studio di “sucate” dell’altro giorno che è stato una cosa spaventosa, cioè tu butti veramente una miccia ed esplode … Vittorio Pasteris: Deo gratias, però, passa in segmenti di età al di sopra di quelli di cui stiamo parlando qua. Sergio Chiarla: In un intervento non so più chi, aveva fatto questo signore la piramide di Maslow 2.0, nel senso che tutti quelli che erano i bisogni umani si sono rispecchiati in prodotti informatici che sono stati messi in commercio, il discorso di relazionarsi Facebook, piuttosto che You Tube, in fatto di far vedere chi sei, Linkedin la sicurezza del lavoro quindi la possibilità di colloquiare con gli altri, creare un network sociale che ti mette in una certa logica, fa sì che alla base di tutto ci siano i bisogni di Maslow e quindi è un qualcosa che ha successo perché risponde ad una nostra esigenza. Io penso che prima di tutto bisogna informare, perché come diceva Italo abbiamo fatto la presentazione di Davide, a dicembre del duemila ed è dal duemilauno che io, Italo, altri andiamo in giro a parlare ai genitori, ai ragazzi, agli educatori su tutto quello che è questo mondo, cercando ovviamente di cogliere quelli che possono essere degli aspetti positivi sostanzialmente, per fare in modo che i ragazzi possano utilizzare questi strumenti nel miglior modo possibile e possano crescere con essi. Perché questo è inevitabile, il bambino di due anni ha la manina sul mouse e si muove in una certa maniera, quindi per forza di cose noi dobbiamo essere di supporto a chi è vicino a questi ragazzi e ai ragazzi stessi, proprio per dare informazioni e vedere e valutare. E’ chiaro che il discorso dei valori e tutta un’ altra serie di cose devono essere trasmesse per forza in maniera tradizionale e non ci sarà nessuno che te lo trasmetterà in maniera cibernetica, se non valori che non sono compatibili con quello che tendenzialmente noi utilizziamo come quieto vivere e buon 7 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it vivere. Questo è secondo me il punto su cui noi dobbiamo lavorare, stare vicini a questi ragazzi e farli sentire seguiti. Banale, ma mio figlio che adesso ha vent’anni, in casa, il computer lo usava solo quando c’eravamo noi e solo a diciotto anni gli abbiamo lasciato libero… fai quello che vuoi. Allora presenza o non presenza è un modo comunque di stargli vicino, è un modo per stare con loro tutt’e due siamo iscritti a Facebook, quindi io so che cosa lui scrive, lui sa che cosa io scrivo, quindi c’è anche un modo comportamentale di stare vicini, quindi non è io non ci sono e tu ci sei … ci sono anch’io. Io ti vedo, ma anche tu , se faccio il furbo e se metto le cavolate che non vanno bene.. deve esserci questo tipo di rapporto che abbiamo sempre detto, di collaborazione di stare vicino e quello che diceva Italo , di voler bene ai nostri figli ma un po’ a tutti ragazzi che è quello di dare la nostra professionalità, la nostra conoscenza in modo tale che possano crescere sereni . Vittorio Pasteris: Tutto sarebbe molto se non esistessero questi oggetti (telefono cellulare smartphone, ndr) se tu parli della fruizione del social network come un computer in una dimensione casalinga, è tutto molto facile. Io invece che quando prendo la metropolitana, invece di pensare ai cavoli miei guardo i telefoni degli altri, lo faccio per ragioni di mestiere, vedo sostanzialmente i giovani che una volta mandavano sms, su Facebook, Twitter un po' meno e lì non c’è genitore che tenga. Nel senso che lì loro sono soli con l’aggeggio e il social network del caso. Marco Rebecchi: Io mi riallaccio un attimo al discorso della professoressa, che faceva sui ragazzi delle medie io lo vedo anche sui ragazzi delle superiori. Anche i miei compagni di classe che dietro ad uno schermo comunque si fanno più coraggio ad insultare altre persone considerate minori. Non so, andiamo a fare un blog, un profilo, per insultare quella persona. Lo facciamo dietro ad uno schermo, nessuno ci può dire niente, tanto c’è una password nessuno può sapere chi è stato a creare quel profilo, e questo coinvolge, perché quando vedi che quella persona ha creato il profilo e nessuno lo ha beccato e quindi ti senti figo, ti senti libero, anche invogliato a farne un altro di profilo falso, perché poi ci prendi gusto e gli altri fanno gruppo insieme a te e ti aiutano in questo, tanto dicono… non ci beccano è come se fosse una seconda vita. E' gratuito, non paghi niente non devi neppure alzarti dalla sedia, perché sei seduto lì digiti delle cose sulla tastiera e insulti le persone e tu secondo le “leggi“ della gioventù, risalti di più, sei più figo, a me non piace questa idea. Invece per quello che dicevi tu sui telefonini, che vai su internet così, in giro per la città , anch’io sono in possesso di un Iphone , quindi con un clic sei su Internet fai quello che vuoi, è anche utile… Vittorio Pasteris: Sul fatto che sia utile, sono perfettamente d’accordo, per il fatto che sia molto più pericoloso che l’utilizzo del vecchio, simpatico browser.. mmm Marco Rebecchi: Più pericoloso perché accessibile a tutti, perché tutti possono scrivere quello che vogliono, quindi essendo facile è anche più comodo … Vittorio Pasteris: moderazione o parlo meno, moderazione culturale secondo da genitore a genitore… 8 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it Ida Petrone: C’è un altro pericolo, perché non vivono mai niente. Perchè dato che uno vive lì non vive qua dove siamo noi che giochiamo, chiacchieriamo… , c’è solo quella vita lì non ce ne un’altra. Io sono stata costretta ,per esempio a volte , ad imparare ad andare su Messanger e vivere su Messanger con gente, con i miei allievi che ormai comunicavano solo così, non avevano più un altro modo di comunicare, io ho imparato e anch’io beccavo questa gente così… però il rischio è questo che non si viva più nulla. Infatti le competenze relazionali nella realtà io adesso non mi sono messa a fare una statistica, però noi abbiamo delle tabelle con tutte le capacità dei nostri allievi quelle generali e quelle trasversali ecc. le competenze relazionali stanno scendendo in maniera preoccupante. Vittorio Pasteris: Le mie statistiche le faccio sempre sulla metro, che però per definizione è un tempo morto, in cui uno si ascolta la musica, l’altro si legge un libro... però poi io non ho l’esperienza della vita normale poi dei giovani, quindi lei dice, che anche probabilmente a scuola questi passano il giorno così … Ida Petrone: Sì, se andiamo da qualche parte loro lo fanno, ed è una bella soluzione per i problemi di disciplina, perché noi avevamo il problema sul pullman adesso ognuno ha il suo “ cosetto “, noi da anni non abbiamo più nessun problema… Però lo dico con tristezza, perché dice tanto questo. Manuela Comoglio: Forse, però io la riporterei sulla qualità della relazione reale, poi che lo strumento sia virtuale, però la relazione è reale nel senso che secondo me manca davvero una educazione alla relazione e ad un confronto civile e urbano con l’altro, ad un confronto che sappia emotivamente coinvolgerti senza che questo ti spaventi. La mia esperienza dei ragazzi è soprattutto degli adolescenti che io ho visto soprattutto negli ultimi anni di attività professionale all’interno del museo soprattutto perché facendo laboratori utilizzando le collezioni di arte contemporanea, spesso si andavano a toccare gli elementi emotivi. Abbiamo fatto per tantissimi anni un laboratorio che coinvolgeva direttamente il corpo e questi ragazzi mi sembrano incredibilmente fragili nel rapportarsi con gli altri. Secondo me, al di là del fatto che lo schermo ti crei una sicurezza, forse ti rinforzi, e quindi renda più facile la relazione, ma è una questione non tanto di quantità e modalità della relazione, ma di qualità, che viene totalmente a mancare e questa come diceva giustamente lei si costruisce nel rapporto in primis coi genitori e poi con la comunità di riferimento, lì siamo davvero molto carenti come adulti. Ida Petrone: Tenete presente che li 70% dei ragazzi, io insegno in un quartiere del ceto medio, ha una famiglia mono genitore, e quindi li vede pochissimo perché il genitore deve lavorare, quindi il discorso del guardiamo insieme facciamo non può… se io provo a fare un po’ di pressione su questi elementi con un genitore, giustamente mi dice , ma di cosa mi sta parlando, io devo portare a casa i soldi a fine del mese. Oppure mi dice, io fa carriera mio marito, perché io devo rinunciare. Oppure qualcuno mi dice davanti ai figli qualche volta, io mi voglio rifare una vita questo ce l’ho tra i piedi non so cosa fare… ci sono queste situazioni , che rendono una bella teoria pensare che si possa stare lì … 9 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it Francesca Ranni (ass.): Volevo solo infatti, sottolineare un punto. Perchè questo sembra proprio tanto teoria, nel senso che spesso si dice , i rischi sono questi… conosciamo ci sono i rischi, è importante il dialogo, è importante stare vicino ai figli, poi in realtà uno tira sempre su le indagini così, però si vede spesso che in realtà i genitori non lo fanno di star vicino ai figli. Soprattutto, forse un po’ per la carenza di conoscenza come diceva prima Sergio e a volte invece no, nel senso che per altri motivi questo rapporto, questo dialogo non c’è. Quindi l’idea è appunto, uno dice ci vuole il dialogo ma come? Questo ci interessa capire, come possiamo fare per incentivare questo dialogo. Abbiamo detto che, dire , le regole così: serve il dialogo, serve che mi faccia amico su Facebook così si sente più controllato, poi invece si scopre che quello si fa un altro profilo e naviga liberamente col cellulare in metropolitana. Michele Botta: Io volevo solo un attimo capire, perché diciamo tante cose bellissime, magari ci sono tante domande che riprendono … Laura Rolle: Però in questo momento mi interessava capire intanto così a caldo la relazione che, l’idea che voi avete rispetto… qui mi sembra che ognuno ha posto delle posizioni simili alcune, altri diverse e soprattutto ha fatto emergere delle sfaccettature di questi rischi diverse cioè … usa il mezzo per insultare l’altro, però è anche un luogo di pericolo dove in realtà il pericolo è perché perde di significato la relazione, sono cose diverse… forse è più un pericoloso perdere il senso della realtà, che non l’insulto di per sè o le due cose sono collegate. Questa fase qui , avevo un po’ gettato sul tavolo questo tema perché volevo un po’ capire qual è la vostra visione, dopodiché saremmo arrivati un po’ alla richiesta però intanto capire se queste ricerche che ci dicono attenzione i bambini già da piccoli, come tutti noi sperimentiamo, chi ha dei figli, hanno già nel dna quasi una memoria per riconoscere un oggetto tecnologico ed utilizzarlo, e quindi come dire … oh mamma mia bambini … è un dato di fatto, come ci possiamo muovere … Ida Petrone: dobbiamo dire, oh mamma mia ma cosa ne facciamo di una scuola dove non c’è Internet , non ci siamo, noi non ci siamo, la scuola su questo non c'è. Laura Rolle: Non c’è la scuola, i genitori per alcuni aspetti non hanno una preparazione, forse è una preparazione umana prima che tecnica, le due cose forse vanno insieme. Quindi l’idea era, dato di fatto che i bambini ad un’età molto tenera, già a nove anni, ma probabilmente anche prima sono predisposti, famigliarizzano, comprendono intuitivamente di pancia, senza dover comprendere il funzionamento, è un dato di fatto. Sappiamo che la rete è un luogo di incredibili opportunità, di stimoli, di raccolte di informazioni, di buone relazioni, cioè non si vuol demonizzare, però sappiamo che come in tutte le cose c’è il rovescio della medaglia , d ‘altra parte quando uno esce può trovare dei pericoli anche per strada, però stiamo parlando di questo. In particolare il fenomeno dei social media e per social media intendiamo cose non solo come Twitter e Facebook, ma banalmente qualcuno aveva citato dei giochi, che magari hanno la logica del social media cioè che in qualche modo creano … l’Internet delle relazioni e in qualche modo ancora di più , come dire.. esposto a possibili rischi , non è che i ragazzi poi sono sprovveduti, possono usare lo strumento in modo violento anche e possono invece crearsi loro delle difese dei filtri, delle 10 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it soluzioni. Questa era un po’ la base di partenza sulla quale volevo fare un giro di opinioni, perché uno può dire, no, secondo me si esagera non ci sono dei rischi, qualcuno di voi potrebbe dire, in effetti bisogna stare molto attenti, perché i rischi sono molti di più di quelli che pensiamo. Come è avvenuto, poi vi avrei sottoposto ad un serie di domande, una delle quali è quella che ha anticipato Francesca, cioè alla fine ci ritroviamo forse su dei luoghi comuni, di dire sì è pericoloso però se il genitore gli sta vicino e sono buone prassi che qualcuno riesce ad attuare qualcuno meno, la scuola si rende conto di certe cose, dei professori vorrebbero fare qualche cosa ma non hanno poi, magari gli strumenti per farlo, però a questo punto allora al di là delle buone regole, delle buone norme, nella pratica come si potrebbe come dire.. agire per offrire degli strumenti sui tre livelli . Un livello è quello dei ragazzi, un livello è quello dei genitori, un livello è quello degli educatori chiamiamoli in senso generale, coloro che in qualche modo si trovano a relazionarsi. Prima si diceva, io faccio corsi a dei professori, poi i professori dovrebbero fare corsi ai genitori, poi i genitori dovrebbero in qualche modo non dico fare i corsi, ma in qualche modo dare delle regole in una sorta di corsi a cascata. Questo discorso è molto pedagogico, funziona e poi cosa pensiamo ad un buon discorso, pensiamo a degli strumenti, cioè è anche un po’ discutere le soluzioni soprattutto. E il fatto di partire da un discorso generale era per il fatto di partire da una vostra adesione, qui vorremmo poi , ed era la fase due, discutere delle soluzioni reali, perché il progetto è un progetto educativo, l’idea è quella partecipativa creare dei modelli nuovi che possano veramente coinvolgere su tutti i piani in modo forse un po’ nuovo. Non solo dire è il bisogno… oppure del manualetto delle buone regole per stare su Facebook. Michele Botta: Mentre tu parlavi , mi sembra che i tre piani quello dei ragazzi, quello dei genitori, quello degli insegnanti potrebbero essere un po’ paragonati a quello etico, relazionale, dell’istruzione. Secondo me, qui non c’è nulla di nuovo sotto il sole. In pratica è se un ragazzino di nove anni può crearsi lui dei filtri o dei modi per proteggersi, ma usa quelli che ha imparato a casa sua, perché se vede uno che gli dà uno schiaffo su internet non è diverso dal fato se lo vede per strada. Per me è la stessa cosa, solo che lì c’è un accesso rapido continuo, velocissimo, per la strada è difficile essere in tanti posti contemporaneamente, in tante situazioni è il discorso dell’amplificazione. Il piano etico è la famiglia che deve fare qualcosa, allora secondo me i movimenti stanno tirando fuori il problema che se non si è educati, quindi fanno quello che vogliono o si creano loro.. è il concetto del teatro con le poltrone vuote, se non c’è qualcuno occupa quel posto lì, se non hanno idee se occupano da soli oppure se le fanno occupare da altri, sul piano della relazione c’è da lavorare moltissimo perché..., quello che dicevi tu prima, ai genitori bisogna far capire che non siamo su un altro pianeta, sono sempre le solite cose solo che sono su una marcia diversa. Dobbiamo portare anche i genitori che si spaventano io l’ho visto nell’esperienza della scuola, a capire questo mondo che molti non conoscono, da cui sono spaventati che non è così fantasmagorico e che bisogna cercare di capire, sennò i figli creano sempre più la distanza. Il terzo punto è quello della scuola che deve istruire al di là di Internet, per dare un esempio concreto, io con le mie figlie faccio degli esperimenti sui testi, inizio a leggere magari una favola difficile, loro dopo due righe che dovrebbero ascoltare e cercare di capire e di comprendere, dopo due righe ti chiedono già come va a finire, perché fa quello.., cioè non c’è più la capacità di ascolto. Questo è anche la conseguenza di un modo pizzicare.. che chiaramente ci offrono, la capacità di leggere 11 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it in modo continuativo i ragazzi ce l’hanno ancora? La capacità di scrivere, di rileggersi i testi , di farsi le brutte e di rivederle ce l’hanno ancora? Ecco, questi sono i anni che vedo, concreti al di là di dire quello ha fatto il bullo, bullo magari ce n'è uno su dieci, ma su dieci nove hanno questi problemi. Ida Petrone: Però bisogna fare delle analisi profonde per capire questi fenomeni che sono abbastanza complessi … Manuela Comoglio: Di trasformazione cognitiva profonda, le trasformazioni cognitive ci sono sempre state in tutte le epoche, non è una cosa che si può assolutamente arrestare è quella modalità che più volte viene descritta come quella del ragno d’acqua, cioè di esplorazione assolutamente superficiale, vediamo che cosa porterà, più che insistere sul fatto che, oh dio .. adesso cambiamo tecniche . Noi non siamo più capaci di tenere a memoria un libro come facevano nel 1500, noi abbiamo le biblioteche , abbiamo Wikipedia, forse bisogna entrare nel concetto di che cosa deve essere l’approfondimento oggi, sono molto d’accordo su quello che lei diceva dell’ascolto, tantissime volte il problema non è tanto un’incapacità di approfondimento, ma è una incapacità di ascolto, se io non ascolto non do la giusta attenzione sulla cosa e la cosa non la posso fermare, se non la fermo e non la faccio mia non la posso rielaborare criticamente . Forse l’unica difesa non sono le mutande di tolla o i filtri, ma è sviluppare uno spirito critico e come farlo è tutta un’altra questione perché mi rendo conto di essere parecchio in alto sulla teoria, perché lo spirito critico dovresti avercelo tu per poterlo trasmettere in qualche modo a qualcuno e non è una reazione chimica, non è un enzima per cui so che se catalizzo quel determinato tipo di reazione avrò quell’altro tipo di risultato. Purtroppo questo fa parte del mondo umano, tu butti là un qualche cosa e vedi che cosa succede.. Michele Botta: Però tu devi buttarlo in determinate condizioni gli riduci il tempo.. non so a scuola io vedo, … questa foga a volte di finire i programmi, non è web, non è Internet ma è la stessa cosa … Ida Petrone: Ne possiamo dire tanto.. tanti esempi .. Michele Botta: Quindi non siamo sul fatto la scuola ha internet, non ha internet per esempio. Ma a volte dei paralleli dei modi di fare della scuola, abbastanza tradizionali che però vanno a rispecchiare queste modalità che non favoriscono la profondità, l’ascolto, la riflessione, il fatto di farlo tuo e di elaborarlo, è il concetto, una volta forse avevamo un’azione che partiva da dentro, ora l’azione è una reazione alla provocazione. Ti arriva un imput e tu rispondi, digerisci un attimo, fallo tuo, e poi lo rielabori e lo riproponi con magari una tua posizione... si sentono un po’ disorientati. Ida Petrone: Quanto tempo ci diamo noi adulti? questo è il primo quesito, secondo: qualcuno racconta ancora qualche storia ai figli? o siamo tutti di fretta, perché le basi.. insegnano che te le crei quando sei piccolo e ascolti la fiaba che racconta mamma o il papà ecc., poi quanto tempo stai ad ascoltarli e ad ascoltarci, poi i telefilm che vedono alla televisione hanno una trama? Son battute!, E poi ha una trama lo scambio di messaggi su Twitter piuttosto che su Messanger, su Facebook? non so sono una serie di elementi? Ed è molto complessa come cosa … io qualche idea su cosa fare 12 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it dopo quarant’anni ce l’ho … tant’è che qualche volta me li porto via per dieci giorni e qualche cosa inizio a fare, però non è quello..non è quella la soluzione, bisognerebbe che ripensassimo a tutti questi fattori.. Michele Botta: La domanda è, come passiamo attraverso mantenendo l’attenzione su quello che è importante per loro. queste novità, Ida Petrone: Comunque, questi sono mezzi di una potenza eccezionale, che io trovo per altro eccezionali, per cui a me piacciono moltissimo e se si riesce a capire che loro hanno la struttura del pensiero che è cambiata, perché noi eravamo abituati a scuola, io ho fatto il liceo classico, c’erano le premesse ..poi c’era l’insegnante di matematica che … faceva tutto il procedimento e poi .. come volevasi dimostrare, invece ovviamente è cambiato questo modo..ma tutto lo ha portato a cambiare, noi ci dobbiamo star dentro, noi dove stanno loro dobbiamo stare anche noi, dobbiamo capire. Ma come? Io sono scettica sui filtri. Marco Frattini: Io mi sento legato al “vecchio testamento”, nel senso che ho sette fratelli, quattro figli, ventitre nipoti, tutta una rete relazionale che è molto, molto importante. Secondo me la vera differenza tra vecchio testamento e nuovo testamento è che oggi ci sono famiglie mono-genitore, ci sono figli unici, non c’è relazione, secondo me ciò che manca e su questo dovremmo ragionare, dovremmo vedere come fare per cambiare, sono i fratelli, sono gli zii, sono i cugini, sono i nonni, anche se ce ne sono tanti e a volte ne hanno quattro, i miei nipoti ne hanno 0,.. un tot per ogni nonno, ci sono un nipote per sei nonni, secondo me è questa la vera differenza, ed è questa la nostra miseria e su questo noi dovremmo piangere e dovremmo vedere come cambiare questo aspetto. Un bambino che non ha fratelli.. io vedo i miei nipoti che sono su Facebook, molti di noi sono su Facebook, beh, lì c’è un filtro, ci sono venti persone che controlliamo e ci controlliamo perché ci vogliamo bene e perché siamo relazionati, questa è la vera differenza fra il vecchio mondo. Questo è un mondo che abbiamo voluto disgregare. Perché eravamo troppi, oggi forse siamo troppo pochi e allora siamo delle isole che vaghiamo. Ed è difficile… fare… cioè, il mono genitore che deve lavorare e deve portare a casa il grano e come farà a… i due genitori che hanno figli devono lavorare entrambi e come fanno a… in realtà ci sono politiche familiari in altri Paesi d’Europa che sono molto più adeguate di quelle dell’Italia e della Spagna. Io vi voglio dare soltanto un dato, il tasso di natalità più bassa in Europa oggi ce l’ha la Polonia, fino all’altro ieri ce l’aveva la Spagna, l’altro ieri ancora ce l’aveva l’Italia. Vittorio Pasteris: … sono arrivati gli immigrati … Marco Frattini: No, no, poca roba, il tasso di natalità oggi in Italia, per gli Italiani è sotto l’uno per cento grazie agli stranieri siamo all’uno e tre circa, uno e trentasette. Il tasso di natalità per mantenere lo status quo è di 2.1. Tutti i Paesi d’Europa, la Svezia negli anni ’70, si sono resi conto di questo deficit e hanno messo in piedi politiche familiari per ottenere perlomeno il ricambio generazionale qui nei Paesi cattolici sembra che la politica abbia agito in modo diametralmente opposto. Secondo me, il vero problema è che in famiglie così come le intendiamo oggi di uno, due, tre persone se noi abbiamo un minore, il minore sarà veramente allo sbando. 13 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it Ida Petrone: Oggi è vietato andare nei cortili a giocare con i compagni, i cani possono, i bambini dan fastidio. Marco Frattini: fratelli… Nel “Vecchio Testamento” era diverso, io non so voi se avevate Vittorio Pasteris: Io sono figlio unico e vi devo dire che mio malgrado devo molto condividere quello che tu dici. Però, però… Punto primo- la discontinuità cognitiva che noi tutti abbiamo e che io chiamo multitascking è un dato di fatto che dobbiamo portarci con noi da X a sempre, l’aveva già la mia generazione e quelli di oggi ce l’hanno “embedded” come si dice in informatica… ovvero calato dentro. Che sia un vantaggio o uno svantaggio ce l’ho dirà qualcuno che fa degli studi seri su queste cose fra quindici anni, perché poi alla fine della fiera è un fenomeno direi del cervello, percorso del cervello, che ahimè molto probabilmente i Paesi anglosassoni tipo gli Stati Uniti hanno già vissuto… cioè per capirci, noi abbiamo tutti i problemi che abbiamo dal punto di vista della formazione, ma è un dato direi anche scientifico oltre che epidermico quando noi andiamo all’estero, negli Stati Uniti che gli americani sono molto più ignoranti di noi, mediamente su certi criteri di conoscenza standard. Hanno una formazione che è molto più piluccante di quella che è la nostra, perché comunque sono già anche loro nati embedded in questo percorso dentro. Comunque questo è un punto di partenza, cioè il vecchio o meglio il precedente, perché vecchio sembra già un giudizio bello o brutto, modo di comprendere, approcciarsi alle cose approcciarsi agli altri è andato. Quello che c’è adesso è qualcosa di estremamente più dispersivo. Per esempio i social network, Facebook per tutti, perché poi arrivo ad un primo spunto di consolidamento, parlare in maniera onnicomprensiva e tutto logica dei social network, social media in un unico contenitorone è come dire “Internet” oppure “tutti gli italiani”. Quei cosi lì, per strutturazione, organizzazione, engagement delle persone all’interno sono totalmente diversi. Poi torno al fattore italiano, per varie ragioni recentemente ho frequentato studentesche, e si parla di Twitter. E per quello che è la mia conoscenza è veramente qualcosa che non esiste già non esiste in Italia per definizione, ma poi in quelle generazioni non esiste. Il caso di Messenger è un altro discorso perché ci dimentichiamo che a molti non piace Microsoft. La generazione di Messenger è quella di sette, otto anni fa, che ha un certo target. Però questi social media hanno la capacità di amplificare al massimo quel fenomeno della destrutturazione del rapporto della conoscenza, cioè nel caso di Facebook, in due secondi scrivo una qualsiasi stupidata e gli altri cominciano ad andargli dietro come il famoso cagnone di Pavlov, schiacciando infinitamente e poi determinando tutta una serie di processi in tempo reale che secondo me è un manicomio è l’implementazione paro, paro, di questo modo di essere che è di noi tutti. E questo è un altro dato di fatto ed è difficile fare delle valutazioni bello, brutto, buono, cattivo. L’altro aspetto della cosa è che se in effetti l’approccio Davide like era ai suoi tempi molto utile adesso è tutto cambiato e la soluzione siamo davvero tra virgolette noi. Non so se ha un senso dividere una tripartizione operativa genitore, docente e ragazzi, perché siamo tutti sulla stessa barca. Michele Botta: Con posizioni diverse… ci sono livelli diversi … 14 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it Vittorio Pasteris: Un po’ diverse , ma la barca è quella. Laura Rolle (mod.): Adesso vorrei sentire un po’ tutti … Valentino Valente: Io, parto dal presupposto che uso Facebook e non Twitter, diciamo che lo uso perché è stato usato comunque un mezzo per trovare amici vecchi, che uno non trovava più … cioè è nato in una maniera e adesso è usato in un’altra maniera. Quindi lo uso per sapere degli eventi, per trovare persone che non avrei più sentito se non avessi facebook. Mi rendo conto che diventa una dipendenza, se uno gli dà molta importanza e quindi da un po’ di tempo comincio a stare un po’ alla larga,perché diventa una dipendenza. Uno non lo fa apposta ma se lasci un commento da una parte, devi poi andare a vedere la risposta il giorno dopo. E quindi ora faccio attenzione da questo punto di vista. E per rimediare un po’ il problema io, non darei Internet subito ai bambini, ai ragazzini, magari dai sedici anni in su perché se prima si diceva che non si va a giocare nei cortili… ormai la vita se uno inizia a vivere con internet a dieci anni, non vedi neanche cosa c’è fuori. Uno deve farsi prima la sua esperienza da ragazzino di 10/11 anni, vai a giocare… fino a quindici anni non gli dai Internet neanche per fare le ricerche perchè ci sono le biblioteche ed io anche lì..., magari utilizzo le biblioteche e prendo io il materiale mentre adesso trovi tutto già fatto. Se uno lo dà a sedici anni, ha già fatto la sua infanzia… sa cosa c’è fuori. Se uno nasce dentro entri in un mondo che… Manuela Comoglio: Per quanto riguarda la mia esperienza, io ricordo che da piccolina i miei genitori mi davano molta libertà per poter uscire, ed io mi sono svegliata perché ho sbagliato e mi sono beccata le porte in faccia e ho capito come funzionava il mondo e grandi casini non me ne sono mai successi. Quelle recluse in casa fino a ventun anni quando uscivano combinavano dei disastri assurdi perché erano socialmente delle handicappate, per cui quindi farei attenzione all’aspetto proibire, perchè come li tieni? Cosa li tieni fuori da quello che sta succedendo? Perché quello è un pezzo di realtà. Oppure si comprano il cellulare di nascosto e lo fruiscono comunque. E’ un po’ come: non andare in moto! Sempre andata in moto. Quando mi beccavano mi redarguivano, ma sempre salita su una moto. Ho smesso quando ho capito che in moto mi potevo fare male. Ma ci sono dovuta passare io, perché alla fine non si può sostituirci noi alla loro esperienza. Loro l’esperienza la devono fare, bisogna dare loro gli strumenti ed è questo secondo me l’aspetto più difficile. Sergio Chiarla: Esatto Laura Rolle (mod.): Non solo domanda, intanto io ne approfitto perché sono emerse due cose molto interessanti, almeno per quanto mi riguarda quando mi sono confrontata con l’argomento di oggi. La prima la dico perché è strettamente legata a questa, cioè la grande domanda che vi propongo perché poi prima di andare via mi piacerebbe provare insieme a voi trovare qualche risposta. Mi fa piacere che abbiamo assodato le cose, che è un dato di fatto. E’ inutile che ci mettiamo a dire non dovrebbe essere così, è meglio così era meglio prima è meglio dopo, ma come possiamo intervenire? Perché molti interventi, diciamo educativi non hanno sortito grandi effetti, sennò non saremmo qua ad elencare tutta una serie di problemi esistenti. Come dire forse i mezzi, i modi, gli strumenti non sono stati ancora utilizzati nel modo corretto, 15 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it forse non sono stati individuati, forse alcune volte non hanno raggiunto la scuola, nemmeno come tentativo. Ma la cosa che mi ha colpito molto che io mi aspettavo, lo dico proprio come stimolo e anche da non esperta sapendo che c’erano esperti di tanti aspetti,che venissero fuori a…, ma…, bisogna dare gli strumenti di educazione, parlavo con lei, del fatto che ho avuto esperienza di fare una consulenza a Vodafone del digital divide e quindi mi sono confrontata con il loro modo di vedere questa cosa, che era un modo problem solving, per cui diamo il decalogo ai genitori, pronto uso, dieci regole non più di una riga dove se vuoi verificare questo fai questo, che può essere discutibile ma loro avevano quell’impostazione proprio di stile aziendale. E quindi molto diversa da quella di Telecom che avevamo studiato in confronto. Quindi, ognuno aziende, enti hanno cercato di dare delle risposte con strumenti educativi. Invece mi ha molto colpito e vorrei capire questa cosa, sia come risultato sia come invece pensare degli elementi pratici, quelli che ho appena elencato, e credo che sia significativo forse due anni fa, tre anni fa, fare la stessa riunione non avrebbe dato lo stesso risultato che tra tutti in qualche modo state sostenendo, che non è tanto l’aspetto tecnologico, cioè non è tanto la competenza tecnologica che probabilmente ci fa meno paura rispetto a una volta, che comunque abbiamo forse tutti capito che non è poi la vera, il vero digital divide da compensare ma è invece una dimensione più profonda che si cala nella società, qualcuno la raccontata in modo proprio sui valori, sulla struttura famigliare, qualcuno ha parlato di capacità di ascolto. Però mi sembra che si ritorni molto all’individuo. Non tanto all’incompetenza, all’incapacità alla non conoscenza dei genitori dello strumento, quanto invece tutta la parte educativa che il genitore deve recuperare prima, molto prima dello strumento tecnologico, che forse può essere il vero filtro, che qualcuno anche spontaneamente ha posto già dei dubbi, dei punti interrogativi sui filtri, sì può essere utile ma non è la soluzione. Anzi, ci sono abbastanza criticità su questo, vedo delle facce e da quello che avete detto… e quindi mi sembra interessante perché io, solo neanche un anno fa mi trovavo di fronte a questa idea di come deve essere fatto il manuale d’uso del genitore, allora voi credete e così torniamo anche alla domanda, che una soluzione possa essere un manuale d’uso, qualche altro strumento di informazione, possa essere un modo diverso di pensare i programmi scolastici tradizionali. Forse, invece va ripensata completamente la società e lì è molto più impegnativo, perché poi alla fine il nostro progetto ci chiede di immaginare un progetto educativo su venticinque scuole, allora sarebbe bello poter sperimentare anche qualcosa di diverso dal solito librettino, dal solito laboratorio, secondo me, abbiamo anche un’occasione eccezionale di poter lanciare su un progetto europeo, forse qualcosa di veramente diverso. Che non è la solita video-guida, o il cd o il filtro che spiega... Non lo so, poi magari invece alla fine, pensando veramente alla realtà ci riduciamo a dire, no … dobbiamo fare un sito per i genitori. Quindi la domanda … noi alla fine con tutti i limiti e anche con un dato di fatto che abbiamo detto, ormai la realtà è questa, avendo quest’opportunità grandissima, ma anche facendo veramente tesoro delle cose che sono venute fuori che devo dire, vi ringrazio perché mi fanno molto riflettere. Su alcune cose , ritengo che forse possiamo anche spingerci a proporre qualcosa di diverso. Non so se vi viene in mente… avete nel concreto un’idea dei linguaggi, de mezzi, degli strumenti o del tipo di azioni che si potrebbe fare? Sergio Chiarla: io vorrei dare un piccolo contributo, in un mio precedente progetto per la Regione Piemonte, che andava a toccare oltre che Internet tutti gli strumenti di 16 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it comunicazione, perché parliamo di Internet ma giustamente parliamo di cellulare, parliamo di tutta una serie di cose… Abbiamo fatto un ambito che abbiamo chiamato esperienziale dove le cose le facevamo fare dai ragazzi, mi spiego, rivoltare quello che è il discorso. Nel senso che noi abbiamo una mentalità di un certo tipo e siamo rigidi su certe cose, facciamo parlare loro, nel senso che creare dei gruppi… noi abbiamo utilizzato le strutture del comune di Torino quelle di via Parma e di via Mille lire che sono delle strutture bellissime, dove sostanzialmente hai la possibilità di avere una regia, hai la possibilità di fare dei filmati hai la possibilità di fare… dove facevano il telegiornale dei ragazzi tanto per intenderci. Abbiamo dato questi stimoli e sono venute fuori delle cose veramente carine. Laura Rolle (mod.): quindi dici: non diamo noi delle soluzioni ma chiediamo a loro... Sergio Chiarla: cioè coinvolgiamoli, questo è sostanzialmente il concetto. Laura Rolle (mod.): E tu? Manuela Comoglio: Faccio una brevissima premessa per ricollegarmi a questo discorso. Secondo me quello che prima c’ è sfuggito è quello dell’effetto Andy Warhol cioè “fifteen minutes on stage”, cioè bisogna stare quindici minuti sul palcoscenico quello che Andy Warhol diceva già negli anni sessanta che ci stavamo evolvendo in questo senso, bisognerebbe domandarsi perché questo tipo di desiderio e anche capire come utilizzare questo nuovo bisogno, se davvero bisogno è. E un’ idea potrebbe essere quella di, intercettando i loro bisogni, farli magari riflettere su quali sono i loro bisogni e partendo dai bisogni non soddisfatti dagli attuali social, provare a progettare, attraverso tutta una serie di modalità che passano secondo me, anche attraverso la dimensione del laboratorio perché il laboratorio è un ottimo strumento educativo e magari rimbalzare la palla a loro e dire : ma voi come progettereste il vostro social? Cioè qual è il social network ideale … qual è il vostro bisogno che non è soddisfatto dall’ attuale parterre di offerte? Vittorio Pasteris: sono d’accordo però: uno, la percezione che tutti devono avere è che stiamo parlando di un mondo costituito dalle imprese, Facebook è un’azienda che ha sede degli Stati Uniti, Twitter ha sede negli Stati Uniti sono tutte aziende … Italo Losero: aziende di Advertising Vittorio Pasteris: aziende che hanno un fine assolutamente economico e qui non voglio dire che il produrre dei profitti sia un male, però … anzi non solo, visto come gira l’economia di quelle cose in cui haimè sono immerso pure io, che si basa poi essenzialmente sulla quotazione in borsa, insieme delle cose dei prodotti che loro fanno. Questo deve essere chiaro. Quanto detto da te, Marco, che ritengo perfetto, mi hai fatto venire in mente un’esperienza di vita che vi racconto. Io sono nato a Torino, ma sono vissuto per anni… dove ho ancora una casa, in un paese che si chiama Villareggia è un paese che si trova a quarantadue Km da Torino che fino a tre anni fa era assolutamente distal diviso, ho coinvolto tutto il mondo dalla regione ecc. e sono riuscito a far arrivare il wirless. Quindi al momento zero di villareggesi sui social network ce n’era due, tre. Nel momento in cui hanno aperto il “bocchettone”... tutti. 17 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it Per connettersi a Internet, in quattro o cinque mesi … tutti su. E poi che cosa è successo, si è ricostruita in quei tempi lì cinque, sei, sette mesi, la rete sociale del paese, più gli annessi, quello va fuori Ivrea l’altro va a scuola a Vercelli … io mi son trovato chiamate dai villareggesi dai dieci ai quarant‘anni, tra cui una persona di una certa età che il giorno di Natale cominciò a chiedere l’amicizia a tutti, perché evidentemente per Natale gli avevano regalato la connessione. E lì in effetti si è traslata la rete sociale degli uomini sulla rete con papà, mamme, zie, cugini in una maniera omogenea, per cui è nata un’attività pazzesca… per cui il comune su Facebook… però è stato proprio il traslarsi in maniera abbastanza indolore vedo per il momento e anche molto positiva Perchè poi secondo me, di una cosa che dobbiamo anche capire è la diversità dell’utilizzo di queste cose in contesti metropolitani rispetto a contesti non metropolitani che è un percorso decisamente diverso. Io ad esempio mi auguro di andare a Villareggia dove, ho una casa che ormai sembra una specie termonucleare con antenne dappertutto, perché alla fine della fiera la rete di per sé è una grandissima opportunità e questo lo abbiamo detto tutti. Però, in realtà una volta crescere a Villareggia era un handicap, adesso non so per quanto sarà ancora un handicap, perché comunque la rete rende a disposizione una capacità di connetterti. Difatti la generazione dei quindici -trentenni Villareggesi ha delle risorse in mano che io non ho mai visto. Quindi è totalmente diverso, e anche questo utilizzo del social network nelle dimensioni “meno urbane“ è meno intenso e più ponderato e ha traslato molto la vita sociale di un paese che poi è devo dire come tutti i paesi della periferia di una città industriale come Torino diventano con il tempo dei dormitori, dei paesi di anziani e devo dire, adesso me ne sono reso conto da quello che dicevi tu e da quello che avete detto voi. Laura Rolle (mod.): perché c’è una struttura solida … in quello che dice lui … Vittorio Pasteris: Beh, o Dio, Si potrebbe anche discutere… probabilmente in un paese del genere sì, però io penso che quello che ha aiutato in questo caso è la partenza assieme, che ha portato tutti di colpo… Michele Botta: persone che si conoscevano già? Vittorio Pasteris: persone che assolutamente si conoscevano già. Laura Rolle (mod.): scusate,visto che lui ci deve lasciare ed è il più giovane, volevo sapere rispetto a quello che potevano essere delle soluzioni, che cosa noi possiamo proporre, tu hai un’idea che progetto educativo che non sia tradizionale, vista l’opportunità, nelle scuole per favorire la partecipazione, per favorire il dialogo in modo forse più consapevole dell’uso della rete. Marco Rebecchi: sicuramente porterei internet a scuola, e la rete insieme a noi come anche modo di insegnare, per esempio, ci sono le vacanze diamo i compiti attraverso le mail… Manuela Comoglio: Moodle, negli Stati Uniti lo utilizzano dalle elementari. 18 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it Marco Rebecchi: sì, cioè utilizziamo un social network che ci permette di comunicare con gli allievi, con gli insegnanti, così se io ho bisogno di qualcosa da un mio professore di matematica, lo contatto su Facebook quello che faccio adesso. E lui mi aiuta mi viene incontro mi manda soluzioni, cose del genere. Cioè, comunque stare collegati insieme a noi ragazzi, sulla rete, comunicare anche sulla rete… Vittorio Pasteris: perché sentite la mancanza della figura? Marco Rebecchi: no, ma dai pareri che ho sentito oggi sembriamo pecore allo sbando… allora dico venite anche voi nella mandria e metteteci un po’ a posto… Italo Losero: sarebbe bello che voi esterni foste insieme a noi…questo è bello. Laura Rolle (mod.): Questa cosa che dici tu è interessante, anche perché forse indirettamente stai dicendo in modo da forse mostrare anche più usi di questo strumento. Marco Rebecchi: Sì, come diceva lui prima con Villareggia, la comunità virtuale. Vittorio Pasteris: Ma come vi sentite voi? Come in Afganistan o come a New York? In un posto sperduto dove non vi viene a rompere nessuno e potete fare cosa volete voi, oppure in un posto bellissimo dove c'è tutto il mondo? Marco Rebecchi: Dove c’è tutto il mondo e tu sei libero di fare quello che vuoi e dove hai tutte le cose possibili. Ida Petrone: Però quello è uno strumento che loro padroneggiano, e lì tra l’altro è divertente perché gli insegnanti non padroneggiano come loro, io lo uso, mandano i compiti ed è molto bella questa cosa … Laura Rolle (mod.): Sui video giochi? Marco Rebecchi: Io non ho mai giocato sui videogiochi on line, ho giocato solamente ad un videogioco stupidissimo, che poi ho smesso dopo un mese perché mi accorgevo che era solo un’ossessione una droga. Il gioco era Travian, un gioco dove devi partire con il tuo esercito alla conquista degli altri, devi combattere e ogni tot ore devi andare su Internet per dare l’alimentazione al tuo esercito, fornire di armi … Italo Losero: Un tamagotchi. Marco Rebecchi: Sì, però su Internet, un’Internet dipendenza, devi andare sempre lì… devi stare a casa per il video gioco con la paura di essere distrutto nel giro di cinque secondi, ti prendeva perché tu eri nella vita virtuale… Laura Rolle (mod.): nella tua esperienza, sentendo i tuoi compagni, questo discorso dei videogiochi, che non è solo la relazione tra te e il gioco, ma giochi in cui invece la reazione… è molto diffuso prende molto? 19 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it Marco Rebecchi: Sì, ci sono videogiochi dove prende molto, e dove si fa in fretta a fare gruppo, dove si comincia per scherzo si forma il gruppo e non ti stacchi più e ti tieni in comunicazione anche con Facebook, Skype, con questi social network che ti permettono di comunicare anche fuori del gioco, così in questo modo allarghi anche le conoscenze. Io conosco compagni che quando siamo andati in gita a Firenze, avevano amici perchè conosciuti su Meetic e cose del genere oppure altri che giocano a giochi on line inglesi per imparare meglio l‘inglese… cioè comunque ci sono anche delle utilità su queste cose. Italo Losero: Nel suggerire qualcosa di effettivo da fare in un progetto di questo tipo, in questo tipo di esperienza, suggerirei tre cose: luogo, tempo e silenzio. Il primo, il luogo, mi piacerebbe obbligare un test group, le persone che vogliono sottoporsi a questo, ad essere su un social network obbligatoriamente con le persone di un certo luogo fisico. Si è parlato di Villareggia, io pure a La Cassa, che è un paesino in cui tra famiglie ci ritroviamo proprio a discutere di queste cose che sono francamente all’ordine del giorno. Se tutti quanti nello stesso luogo dovessero parlare tra di loro, ecco che verrebbero fuori tutte quante le persone anche non legate da legami di amicizia Internet, ma solo perché sono fisicamente vicini, ci si conoscerebbe tra vicini con cui magari non si parla. Per quanto riguarda il tempo, è più un’esperienza secondo me, da genitori, da educatori. Fare in modo che , quando un genitore si interroga che cosa posso fare io, di riuscire a trovare dei tempi nei quali parlare in assenza di media. L’esempio che faccio molto spesso è togliete la televisione dal luogo in cui mangiate, in questo modo siete obbligati a parlare con i vostri figli. E’ un mezzo potente perché lo fate tutti quanti i giorni, in altri Paesi non c’è più si mangia separati in tempi separati noi c ‘è l’abbiamo, usiamo questo tempo. Il terzo suggerimento è il silenzio, cioè con questi test group, fare in modo che tutti volontariamente per una settimana, dieci giorni per quanto si vuole siano tutti volontariamente assenti dai media, che lo scelgano come il silenzio degli esercizi spirituali, una scelta con l’obbiettivo di capirli meglio, perché tutti quanti voi lo sapete che tirandosi fuori da un oggetto, lo si riesce a vedere. Forse dopo questi dieci giorni, si riesce a capire meglio l’oggetto. Secondo me, con questi tre oggetti nel cuore si potrebbe costruire una bella esperienza significativa. Laura Rolle (mod.): Quindi, la cosa del luogo…. La puoi ripetere velocemente… Italo Losero: obbligare il test group a stare sui social network, tra persone che insistono sullo stesso luogo fisico, in modo da instaurare relazioni tra persone che poi si vedono anche di faccia. Si scoprono cose bellissime, abbiamo fatto questo esperimento nella nostra piccola comunità, effettivamente… Francesca Ranni (ass.): però, riguardo a questo, dipende forse dall’uso che si fa dei social network, perché se vogliamo, io non faccio parte del target, sono un’adulta… però per me, questo è l’uso che faccio di Facebook. Le persone che ho, sono le persone con cui bene o male condivido lo spazio e quindi non mi dovrebbe obbligare a fare nulla. Italo Losero: Vero, però i social network non sono Facebook, se cominciate a condividere Flickr che è un altro social network, che fa tutte altre cose, condivide 20 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it immagini con tutte quante le persone che fanno fotografie del vostro paese scoprite cose bellissime. Se allo stesso modo trovate un altro social network qualsiasi, Scribd consente di comunicare scritti oppure Slideshare che consente di comunicare presentazioni, Delicious per i libri, cioè un focus group che vuole fare quest’azione, non lo stiamo imponendo a persone che non ne vogliono sapere nulla. Laura Rolle (mod.): Però probabilmente in una classe tu puoi anche dare l’occasione di far vedere che … non è solo Facebook ma … Italo Losero: Condividere la vita sociale elettronica, telematica con i propri vicini fisici. Francesca Ranni (ass.): Sì, questo sì, però per l’esperienza che abbiamo avuto anche con i vari progetti passati, in realtà bisogna andare forse dove i ragazzi sono, nel senso che… proviamo quella cosa e scoprono anche delle piccole grandi cose mentre sono lì a fare questo esercizio forse un po’ scolastico, però poi di fatto ritornano ad utilizzare quello che molto probabilmente tra tutte le cose emerse è emerso benissimo da Marco prima, del gioco, di tutto, quindi capisci proprio la dimensione di come il ragazzo vede queste cose, come usa questi mezzi. Quindi uno può anche dire o.k. ti faccio sperimentare una serie di altre cose così riusciamo… magari si riesce a capire delle cose insieme. E’ anche vero che tutti questi nomi per la mia esperienza sono cose che di fatto i ragazzi non usano. Ida Petrone: Il gruppo classe sta mediamente nello stesso posto a periodi, c’è il periodo in cui stanno tutti su Facebook, c’è il periodo dei videogiochi o del videogioco… Francesca Ranni (ass.): E' questo. Ci sono un sacco di social network bellissimi, utilissimi ma che i ragazzi non usano, e quindi siamo di nuovo punto e a capo. Uno dice o.k. confrontiamoci con questi mezzi dove sono loro, poi però al di là di Facebook… Manuela Comoglio: Ma inverti il polo, la nostra suggestione era proprio quella di partire bottom up no top down, cioè se io arrivo, trentacinquenne e dico simpatici tutti, quanto è bella questa roba, “mmm che buoni gli spinaci, mangia tutti gli spinaci del piatto”, è la stessa identica cosa, è il vertice, invece secondo me, appunto, in un’ottica di ascolto ribaltare e sviluppare qualcosa bottom up, bisogna rimbalzare la palla a loro… tu gli offri degli strumenti. Si può anche partire da un test group non di tutte le scuole … Vittorio Pasteris: voi avete già provato a farvi raccontare dai soggetti la loro esperienza d’uso della rete sociale, mi spiego. Io una volta ho avuto un’esperienza interessante. Stavo prendendo il trenino che va dalla stazione Dora a Caselle, e con me ore del mattino presto, di solito prendo qualcuno per la scuola, è salita un’ammucchiata di studenti che evidentemente andavano a Caselle.. non so… a Lanzo, che hanno passato dieci minuti a raccontarsi quello che avevano fatto il giorno prima su Facebook, che per me è stata un’esperienza un po’ traumatica, perché alcuni erano fuori da quel giro che aveva operato su Facebook quel giorno, qualcuno c’era 21 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it dentro qualcuno era fuori per cui si stavano raccontando… telecronaca diretta del… ecco, io non ho mai avuto esperienza del… chiedo a voi se può servire all’approfondimento, di chiedere a qualcuno in quella fascia d’età direi, bassa: -scusa, fammi capire… come quando ti arriva il figlio a casa e chiedi, cosa hai fatto oggi all’asilo? Cosa hai fatto a scuola? Cosa hai fatto quando sei andato a giocare a pallone, avete vinto? Ecco , chiedere a loro, scusa sei stato su Facebook?, cosa hai fatto? Michele Botta: Secondo te cosa …? Lo dicono? Vittorio Pasteris: Non so, chiedo, sto pensando a mia figlia chiedo… cosa hai fatto? Bisogna avere la volontà di aprire un dibattito… anche per capire il report che hanno sul loro essere … Francesca Ranni (ass.): Quanti amici hai su Facebook o su… Vittorio Pasteris: Allora è un rapporto quantitativo? Oggi ne ho quattordici in più … Francesca Ranni (ass.): Però da lì si ricavano tante cose, noi quando andiamo nelle classi questa domanda la facciamo sempre, quando iniziano a dire mille e cinquecento, da lì riesci a capire che di sicuro tutte queste persone non le conoscono davvero. Quindi quante persone in realtà hanno amici… Vittorio Pasteris: Però, anche lì, la domanda che sorge spontanea com’è che sono riusciti ad accaparrarsi questo numero, sono andati a casaccio? Francesca Ranni (ass.): Da amico in amico… giochiamo allo stesso videogioco quindi da lì ovviamente… tutti i pericoli che immagino esserci … Vittorio Pasteris: Però leggendo con l’occhio cattivo… sono le classiche segmentazioni di marketing che si vengono a creare, ci sono quelli che giocano col gioco Pippo, quelli che gli piace la Nike, quelli che guardano la sera… ditemi un programma a scelta, perché io non guardo la tele, non perché io sia chic ma… ho una mia teoria. Però hai capito? Sono segmentazioni e su quelle segmentazioni tu poi le spalmi e le moltiplichi, però sui grossi istituti… a me fanno paura quelli che vanno a raccattare amici per la rete… in cui c’è da un lato una potenzialità di esperienza di conoscere l’altro che è un’altra cosa non banale, dall’altro, i rischi che possiamo facilmente comprendere e dire ma dietro lì chi c’è? L’amico Pippo o il drago … Ida Petrone: Ma anche l’illusione di conoscere, quando non conosci niente. Francesca Ranni (ass.): E' quello… Manuela Comoglio: E' anche il problema della non identificazione con sé stessi, cioè noi stiamo parlando di persone e spesso invece quello che rimane di un profilo non è il lato persona ma, pur avendo la stessa etimologia è il lato maschera, cioè quanti di questi ragazzini hanno un profilo proprio e poi tutta una serie di alias che permette loro di sperimentare vite diverse. Anche qui, negativo, positivo, io sarei cauta nel dare un giudizio di valore, perché è stato un gioco di tutti, io sono stata Clotilde Broferio per 22 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it un paio di anni della mia vita, era il mio alias l’avevo reale non avevo bisogno di avere una pagina. Vittorio Pasteris: Tutto bene adesso? Manuela Comoglio: Tutto bene… anzi, benissimo anche allora. Era semplicemente la possibilità di essere qualcosa di completamente diverso. Ida Petrone: Vengono tante belle pensate a sentire queste cose. Manuela Comoglio: Si vanno a toccare delle cose molto delicate…, si vanno a toccare delle corde che è molto difficile gestire in un’attività educativa con cinquanta scuole, cioè si rischiano di aprire delle porticine che è meglio non andare ad aprire se uno poi non ha gli strumenti per poter intervenire… Laura Rolle (mod.): Oltretutto, noi parliamo di un progetto educativo che deve comunque,…. sono d’accordo di dare la palla a loro, ma che comunque deve coinvolgere gli insegnanti, e quindi nell’idea che noi vorremmo proporre dobbiamo capire i ruoli, dobbiamo capire ma in questo progetto educativo gli insegnanti hanno una parte precedente, sono spettatori, devono essere preparati prima … Manuela Comoglio: Lo spunto di entrare nella mandria era molto interessante da questo punto di vista, perché lì c’era davvero il desiderio… e secondo me è un desiderio generalizzato non soltanto dei giovani che appunto loro, sono la generazione del co-sourcing, cioè iniziamo a discutere su chi dovrebbe produrre il significato, chi costruisce il significato. Cioè, finchè noi imponiamo dall’alto un significato già costruito, non daremo mai gli strumenti a questi ragazzi per costruire un significato , quindi la mia idea di partecipazione, lo stimolo che davo io prima, derivava proprio dal fatto che, è importante all’interno di una comunità interpretativa condividere la creazione, la negoziazione di significato. Loro non possono arrivare a vent’anni scoprendo improvvisamente che il loro background culturale,che quello che si discute sui giornali è un qualche cosa di assolutamente prodotto quasi per emanazione divina e non è invece il frutto di una negoziazione umana e di un prodotto di scelte che hanno alle spalle tutta una serie di presupposti, e che generalmente vengono negoziati. Vittorio Pasteris: No, scusa mi hai toccato su un dente inconsciamente con la parola giornali. Però questa generazione di cui stiamo parlando, è una generazione che i giornali li ha bypassati, come dire… modello Kalashnikov, nel senso che proprio non li considera un punto di riferimento come la generazione precedente, sia le persone che ci lavorano. I giornalisti di cui io faccio indebitamente parte, sono sempre convinti nel loro cervello megalomane che esista un’agenda delle informazioni, cioè che esista una agenda virtuale secondo cui ogni giorno esistono dei valori, per cui l’informazione A e più importante dell’informazione B. Le avanguardie della generazione nativa digitale, quindi siamo fuori dal target, ormai ragionano secondo quest’approccio in una maniera totalmente diversa. Il discorso per cui gli editori fanno edizioni perPad etc. per i loro giornali, con risultati economici pari a zero sbarrato è dovuto al fatto che i giovani e quelli che sono nativi digitali sono come dire, intrinsecamente infedeli al 23 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it brand editoriale. Non sono nati come noi, io, Sergio e altri anziani del gruppo , che si comperavano il giornale, oggi il giornale non se lo comprano più e vanno a piluccare dappertutto … questo è il loro sale che poi si trasla, nel senso che poi nell’esperienza Facebook del caso anche loro cominciano fanno disfano giochettano …. Manuela Comoglio: Allora la questione è se, vogliamo farci dettare l’agenda da Google allora, cioè forse la questione è iniziamo a capire che c’è un’interessante letteratura scientifica sulla produzione del sapere e sul rating di valore e di importanza del sapere attraverso la selezione di Google. Anche questa è una domanda importante, quindi di nuovo tirandoci fuori dallo strumento l’unica cosa è iniziare a capire quali sono i meccanismi che portano alla produzione del significato, poi dopo, che uno decida di seguire diecimila blog da Blonde salad a non so che cosa, o che viceversa decida di comprarsi il giornale poco importa, quello che secondo me è interessante è che si capisca come si costruisce quel contenuto, e quanto sia importante la relazione tra quel contenuto e la forma. Laura Rolle (mod.): Il dibattito è interessantissimo e tra l’altro meriterebbe, secondo me un approfondimento. Ma una cosa che ho lanciato su un altro tema difficilissimo, che è la responsabilità sociale d’impresa, alla fine le persone hanno creato una rete e si è continuato a dibattere dopo il focus, perché comunque vengono fuori ragionamenti interessantissimi, il livello è molto alto, e vi chiedo scusa se vi ho interrotti, ma purtroppo poi il risultato… e mi rendo conto che banalizzo, perché in realtà è proprio questo il livello su cui bisogna ragionare però ero curiosa di sentire loro due che avevano fatto degli interventi particolari, lui addirittura dicendo fino a sedici anni… ed è interessante che sia un giovane a dirlo… lui invece aveva proposto quella riflessione all’origine, come vedete voi questo eventuale programma, intervento che si può fare. Sergio Chiarla: Forse non tutti sanno che Facebook è vietato ai minori di tredici anni… e uno dei dibattiti è: visto e considerato che i nostri ragazzi bluffano sull’età per entrare, allora tanto vale o costruirgliene uno o comunque renderlo disponibile a tutti proprio per avere una valutazione su quanti sono perché le ultime statistiche sono allucinanti, dai nove ai dieci anni in su sono tutti iscritti … Marco Frattini: Riallacciandomi alla creazione di senso, volevo dire una cosa: in ambito ecclesiastico, dopo l’esperienza di quaranta e passa anni dopo il Concilio, oggi si dice dobbiamo tornare ad insegnare ai sacerdoti la filosofia, bisogna insegnare la metafisica, la metafisica è quella scienza che magari non dà da mangiare ma che insegna...non posso mettermi ora a spiegare, però bisogna tornare alle radici, alle fondamenta, io prima parlavo dei fratelli secondo me da lì si inizia perché tutto è relazione tra pari, perché da solo non puoi far nulla Michele Botta: Ma nel concetto di fratello non c’è solo … Marco Frattini: Ma c’è anche quello, che bisogna riscoprire, scusatemi ma i figli unici hanno un grave handicap da superare e lo stato dovrebbe mettere in condizioni i genitori di fare un figlio in più. 24 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it Francesca Ranni (ass.): Io sono figlia unica. Non ho neanche più la mamma, non ho praticamente mai avuto nonni, sono una situazione un po' anomala, sono io la mia famiglia. Credo che anche la vita, anche i comportamenti, si conformi un po’ a quello che a uno capita di vivere, e secondo me è lì che bisogna lavorare con la situazione che si ha, come facciamo? Io non ho fratelli di sangue ma ho carissime amiche, una famiglia allargata, che per me sono più che sorelle, mentre mio padre ha tanti fratelli che non sente mai, quindi secondo me bisognerebbe lavorare su questo, il concetto di fratellanza non è per forza l'essere fratelli di sangue. Marco Frattini: No, non è per forza, però aiuta molto… Manuela Comoglio: Io penso alle politiche di alcuni paesi scandinavi, perché nelle famiglie bisogna vedere chi sta a casa ad allevarli, bisogna dividersela questa palla.. ci sono dei desideri anche legittimi quelli dell’affermazione personale è trovare un giusto equilibrio … Marco Frattini: Gli italiani vogliono 2,8 figli a testa poi ne fanno 0,9, dall’ideale alla realtà passa … non so … Manuela Comoglio: Passa la contingenza di cui parlava prima Francesca. Io mi sono ritrovata in classe all’università questa ragazza, un mese fa di cui parlavo prima a loro, con un bambino di nove mesi con la baby sitter ammalata e lei la mattina non ha potuto frequentare perché altri docenti differentemente da me non gli hanno dato il permesso di rimanere in classe col pupo e io le ho dato il permesso, il bambino non ha minimamente disturbato, c’era la possibilità di uscire dalla classe nel caso in cui il bambino avesse iniziato a piangere ed ho lanciato l’idea con alcuni dell’amministrazione, visto che l’università di Bologna è una di quelle virtuose, a realizzare un asilo per chi lavora e per chi ad un certo livello frequenta l’università…mi hanno guardato come se fossi pazza. Laura Rolle (mod.): Con tutto che io condivido il discorso... il fatto è poi riuscire effettivamente ad incidere giustamente… con le carte che abbiamo in mano io penso sia necessario un ripensamento di modelli, più ad alto livello. Però purtroppo qui, probabilmente il tipo di intervento che abbiamo a disposizione è l’intervento chirurgico della medicina tradizionale che perde di vista l’individuo, guarda il fegato, il polmone, voglio dire con tutti i limiti della visione specialistica, tanti benefici ma anche tantissimi limiti. Se noi guardiamo all’individuo io sono la prima a essere propensa alla visione olistica. Purtroppo qui la richiesta è una richiesta specifica, su venticinque classi… perché sarebbe molto facile produrre scritti, cd, sperimentazioni così, un po’ ricalcate, da cose fatte, nella pratica l’idea è, visto che abbiamo molto presente quali sono i limiti, perché se andiamo dai ragazzi a dire – adesso andiamo a fare la lezione di internet … visto che loro ne sanno più di te, allora mettiamo la connettività nelle scuole, basta quello? Allora quando si insegna storia si sta tutti sul computer… banalizzo ma… però almeno, sembriamo tutti più attuali e l'idea di scambiare è una buona idea, basta questo o questo giustamente è il primo canale da attivare, per avere un riscontro, perché poi mi sembra che il progetto prevede una parte di sperimentazione e poi si vanno a vedere i risultati, se veramente la sperimentazione ha fatto cambiare qualcosa. Tra l’altro la divulgazione di questi dati dovrebbe 25 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it diventare uno strumento di comunicazione e di diffusione di questa pratica, tornando molto al concreto, non dico che sia facile… visto che siete tutte persone veramente di livello, se in qualche modo riusciamo a tirare fuori insieme… al di là della suggestione che è colta e metabolizzata, cioè capire questa cosa che dal basso che io condivido e credo che sia giusta, se c’è qualche altro spunto che potrebbe essere uno spunto di cosa fare, sia di quali strumenti privilegiare … Vittorio Pasteris: Voi quali strumenti potete usare… strumenti a disposizione possibili … Francesca Ranni (mod): Tutto. E’ una cosa da costruire non ci siamo messi dei vincoli se non, appunto quelli economici, sicuramente c’è una parete che non riguarda l’intervento educativo con i ragazzi, ma è una cosa che segue il progetto, però con i ragazzi ci si è posto il problema… perché, cosa faccio? Faccio dei video molto veloci che magari possano andare su Youtube perché magari abbiamo visto anche in passato, perché in realtà questo progetto ha già esaminato tutte le cose già fatte in Italia e non solo, negli anni scorsi incentrate su internet che non sui social media, perché i social media sono argomenti di oggi e quindi che cosa si è fatto, come posso migliorare, che cosa non ha funzionato e perché… anche questa è una cosa che dovremmo far venire fuori. Dicevamo prima che, forse dare un foglio, un decalogo un’impostazione troppo pedagogica impostata dall’alto, è una cosa che potrebbe non essere efficace o almeno non più rispetto a prima, e adesso cosa diciamo? Facciamo dei video che possano andare su Youtube che loro possano condividere e attraverso Facebook, partire per una diffusione per i loro amici. L’idea è appunto di sfruttare questi mezzi un po’ anche per noi, per arrivare più lontano. Facciamo invece, un supporto classico cartaceo che sia destinato magari agli insegnanti, e che poi siano gli insegnanti a confrontarsi con i ragazzi, questo intervento educativo lo facciamo congiunto genitori, insegnanti, ragazzi, facciamo degli incontri tutti insieme. Ovviamente noi delle idee di base le abbiamo, però degli spunti magari su delle idee che già abbiamo come poterle correggere, ad esempio mi è piaciuta molto quella di Marco, provate a venire insieme a noi. Un po’ di suggestioni, di suggerimenti su queste cose da chi viene da noi considerata parte interessata, non sono solo i ragazzi, ma sono proprio i loro educatori, i loro genitori i loro insegnanti e chi vive insieme a loro. Manuela Comoglio: La suggestione in realtà è un altro progetto. Ed è un progetto che ho fatto in Calabria ed ho utilizzato l’educazione al patrimonio per instaurare un inizio di processo di educazione alla cittadinanza attiva. Io avrei voluto… il titolo dell’iniziativa era Snap shooting utilizzando il gioco di parole tra snap e shoot, istantanea e shooting sparatoria, l’idea era quella di mandare i ragazzi nel territorio, di riappropriarsi del territorio attraverso il mezzo della fotografia, ovviamente fotografia a bassa definizione, quindi istantanee, cellulari, qualsiasi strumento loro avessero a disposizione. Lì si coinvolgevano, chiaramente i genitori, perché l’età dei ragazzi era intorno ai dieci, undici anni, con una dimensione davvero di esplorazione del territorio che presupponeva l’accompagnamento da parte di qualcuno. L’idea era quella di costruire il patrimonio di domani, patrimonio che loro avrebbero dovuto lasciare poi in eredità alle generazioni future, il progetto l’ho dovuto poi limitare perché in realtà, negli incontri che ho fatto con gli insegnanti… perché la mia conclusione era poi 26 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it creare una schedatura di questo patrimonio sulla falsa riga della scheda OA, che è quella che viene fornita dall’istituto del catalogo per la conservazione e utilizzare questo strumento mettendolo su Flickr . Ogni ragazzo aveva la possibilità di uploadare con le sue fotografie con un commento come fosse un reperto. Il grande ostacolo che ho avuto sono state le insegnanti, perché appena ho cominciato a parlare di Flickr, hanno cominciato a dire che i ragazzi non avevano la connessione a casa, che loro erano terzo mondo e che tutto questo non esisteva e probabilmente non avevano neanche l’idea di che cosa Flickr fosse. Ve la lancio come suggestione anche se in realtà, anche senza la parte del social l’esperimento ha funzionato moltissimo, loro hanno poi fatto una mostra fisica all’interno della scuola e quest’esperimento è funzionato abbastanza perché molto era delegato, cioè la parte della scelta era molto delegata ai ragazzi. Era “metteteci il vostro”, coinvolgendo anche noi, sono assolutamente convinta che la responsabilità parta dalla possibilità di gestire una libertà. Michele Botta: Forse noi adulti in tutto questo siamo un po’ imbarazzati, perché loro ci vedono fuori dal branco… non insieme, non possiamo però entrare e confonderci tra di loro, è quel discorso dei livelli. Noi in questo mondo dobbiamo entrarci come adulti, come loro insegnanti, come loro fratelli maggiori o come loro padri e madri, questo è il principio educativo, non possiamo venir meno. Quando parliamo di rete,è tutta una cosa sullo stesso livello, attenzione perché questa è la base per far venire fuori, sennò i quarantenni diventano quindicenni … Ida Petrone: Sì, ma come lo gestisci? Io, non sono su Facebook, forse per questo motivo, penso che comunque ci si può stare, se tu sei capace di mantenere il tuo ruolo anche nel momento in cui sei lì, Perché se invece , anche tu ti fai il profilo finto e scrivi, ho tredici anni… Michele Botta: Ma anche vero, però, se fai girare cretinate, tu sei il peggiore degli insegnanti, ma non perché fanno quello, potrebbero farlo anche per un momento di leggerezza loro a casa, ma il problema è che sei lì davanti a tutti, i tuoi allievi, ma anche i tuoi figli. Devi capirlo. Allora, il nostro imbarazzo è di entrare in questo mondo, tenendo il nostro ruolo giusto. Ida Petrone: E’ imbarazzante questo discorso, fatto ad un insegnante, perché praticamente mi scontro con i ragazzi ogni giorno, su questo discorso. Tutti i giorni sono costretta a dire, guardate, qui c’è un ruolo io ho un ruolo, sia chiaro! Michela Botta: Io, volevo fare questa premessa per le proposte, l’altra cosa invece, sono d’accordo nel portare la rete sul territorio. Io abito in un paesino con settemila abitanti, io ho capito una cosa… io sono un immigrato, digitale ma anche anagrafico, vengo da una città più grande e sono arrivato lì e sono riuscito a conoscere molta gente, grazie a mia moglie che ho trovato là e poi grazie ai tanti amici. Ma i nomi delle persone… io vedo le persone , le conosco di volto ma, a volte non so i nomi, ho imparato i nomi attraverso Facebook. Ora saluto la gente e so anche il nome. Mi ha aiutato, cioè ha creato un legame tra il territorio e la virtualità. Il reale è entrato nel virtuale. In questo, io credo tantissimo che il futuro della rete sia questo, quello del silenzio mi è piaciuto tantissimo. Domanda all’insegnante: il linguaggio che c’è sulla 27 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it rete attraverso i social network, ma anche può essere Skype il messaggio istantaneo ecc. si può a scuola fare un esercizio, prenderlo come gioco, ma fare un esercizio di analisi linguistica, testuale … Ida Petrone: E’ previsto dai programmi, ma nelle grammatiche… Michele Botta: Partire da lì, dalle conversazioni, e far vedere che a volte la comunicazione in un certo modo non funziona bene tu, volevi dire una cosa e il tuo amico ne ha capita un’altra, si potrebbe? Ida Petrone: Nelle grammatiche, i capitoli ci sono, dove si analizzano i linguaggi che i ragazzi usano per scambiarsi i messaggi. Comunque loro, nei componimenti scritti tendono a riprodurre. Non so, io che lavoro con la L.I.M. ho la possibilità di manipolare il testo dal vivo immediatamente. Primo, perché mi fanno già un file e non un protocollo, e secondo perché ho questa fortuna di avere la lavagna in classe, e subito vado a lavorare su questa cosa, cioè loro usano le stesse abbreviazioni, che io molto spesso non conosco, non so. Perché, io faccio i messaggi ma, ovviamente non uso il linguaggio che usano loro. E quindi questo dà la possibilità… Sono cose che si fanno tranquillamente. Io comunque sono una persona che non mi sento adatta ad usare quel linguaggio, però penso sia importante parlarne con loro, renderli consapevoli, vedere quanto significato si perde usando certi stilemi. Vittorio Pasteris: Perché dice si perde, è proprio convinta? Facendo una domanda così aggressiva ora sembra che abbia già la risposta ma non ce l’ho. Ida Petrone: Sì. Io adesso mi sono fatta una bibliografia per l’estate ho questo compito. Loro hanno il loro, io ho il mio. Ci sono una serie di pubblicazioni di studiosi americani, proprio su questo punto, sulla difficoltà seguendo Internet, seguendo anche questo modo anche di scrivere, perché il modo in cui noi costruiamo il messaggio corrisponde ad una struttura mentale ad un ragionamento e loro dicono che si è persa la capacità di elaborazione… c’era un articolo su Tuttolibri, quest’estate leggerò … Laura Rolle (mod.): Ci stiamo un po’ confrontando sulle cose che sono emerse, e la cosa che stavamo notando è che tra i rischi della relazione, non è mai emerso il fatto di poter incontrare persone poco rassicuranti. Manuela Comoglio: Alla cappuccetto rosso … Francesca Ranni (ass.): Ma non è da sottovalutare, perché uno di questi problemi, sono una delle prime situazioni che magari i ragazzi incontrano e non capiamo come l’affrontano. Manuela Comoglio: Questo secondo me è molto allarmismo di noi adulti, bisognerebbe prendersi tutti un po’ meno sul serio, perché il molestatore, quello che ti seguiva di notte, ti faceva vedere cose strane in macchina c’è sempre stato, gli spacciatori fuori dalla scuola ci sono sempre stati, se non erano spacciatori erano forse, turlupinatori di altro genere, però il rischio di incontrare il lupo, davvero da mia nonna che abitava a San Giusto, e camminava con gli zoccoli, a me, io l’ho visto come 28 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it costante, molto amplificato. Ma è molto allarmismo, per cui non si portano i bambini al parco, non si lasciano giocare fuori nei cortili e invece bisognerebbe lasciarli anche un po’ da soli, perché… oh, mio Dio si spacca la testa… andiamo a guardare le statistiche, si spaccano molto più la testa cadendo dal letto. Ida Petrone: Io ho una percentuale più alta di allievi che hanno subito violenze gravi in famiglia , che non in Internet. Sergio Chiarla: I dati dicono che oltre il 75% dei fenomeni di pedofilia avviene in ambito familiare o stretta cerchia. Vittorio Pasteris: Io temo che ci possa essere un contributo assolutamente negativo da parte dei media e che potrebbe essere parte del progetto perché periodicamente… un po’ di anni fa l’adescamento avveniva con la mail, poi hanno cominciato con gli sms, ora si sparano Facebook, e quello è un grosso problema. Laura Rolle (mod.): Quindi secondo voi su questi contenuti non vale la pena di fare un intervento? Italo Losero: Bisogna rispondere alla domanda, il ragazzo in pericolo di fronte a questo, i mezzi che ha a disposizione sono mezzi culturali o tecnologici? Se la risposta è tecnologico, allora dobbiamo insistere in quella direzione, se la risposta sono i mezzi culturali non è qui che dobbiamo agire ma sono altri i livelli. Laura Rolle (mod.): Quindi ritorniamo ai discorsi che facevate voi, i valori, la famiglia, l’educazione … Vittorio Pasteris: Ma con un problema, se nel web aperto in cui intervenne a suo tempo Davide, c’era la necessità di intervenire forse con un elemento esterno, nelle aziende Facebook, Twitter ecc. che gestiscono delle reti chiuse sui quali hanno un certo tipo di responsabilità, banalmente, bisogna che siano in un certo senso loro a “Davidarsi”. Sergio Chiarla: Un intervento di servizio, visto che questo discorso, secondo me è stato molto interessante e ci ha coinvolto, noi dalla prossima settimana facciamo partire focus group su Linkedin. Le persone che interverranno sono diverse da voi, quindi è un altro panel, per cui vi invito a partecipare però vi chiedo la cortesia di non partecipare alla discussione, se volete intervenire scrivete a me, a Francesca in modo tale che il vostro contributo venga accettato, però visto che sono poi due discorsi diversi, alla fine li mettiamo insieme e li condividiamo. Manuela Comoglio: Farete un focus anche con i ragazzi? Sergio Chiarla: Può essere… il concetto del focus è appunto quello, oggi lavoriamo due ore e mezza, su Internet sarà un po’ più lungo perché faremo le domande… durerà una settimana, dieci giorni, secondo me è arricchente per tutti perché vediamo anche… ad esempio, ci saranno gli specialisti dei video giochi. Cosa che oggi, peccato che non ne abbiamo portato uno. 29 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it Vittorio Pasteris: Quello che dicevano loro, era la ricostruzione visiva delle reti sociali non solo, ma una ricostruzione visiva delle reti affettive, mi spiego, Facebook, ti permette sostanzialmente di correlarti rispetto alle persone, madri, marito, amante. Vi racconto un aneddoto. Io, su Facebook ci sto dall’inizio, conobbi, lo spunto… sposato, qualcuno mi fece i complimenti pensando che mi fossi sposato quel giorno… Però questo pezzo della rete sociale è spesso buttato un po’ lì, (qualcuno avrà anche le sue buone ragioni). Gli americani ad esempio che vanno alla ricerca delle loro radici, sui discorsi delle genealogie, ci hanno costruito dei soldoni, ricostruendo genealogie transoceaniche. La percezione anche visiva della tipologia/ topologia anche visiva di queste reti, tante volte non ce l’abbiamo. Ci sono dei modi per ricostruirla invece… Manuela Comoglio: Tipo un planisfero, una mappatura delle relazioni. Vittorio Pasteris: Una percezione tangibile, tattile, visiva delle relazioni che si creano… quello che dicevano sempre loro che era: il social network e il social media, perché poi alla fine della fiera, la rete distruggiamola come fattore negativo, ma poi proponiamola come fattore sociale positivo, in effetti c’è, se questo sia su Facebook è discutibile, però la rete è un fattore produttivo, non in senso economico. Quindi, insegnategli a fare qualcosa insieme, come si fa a scuola. Manuela Comoglio: La cosa bella, sarebbe, riuscire a portare sul virtuale una negoziazione dell’interrelazione che è reale, quindi come se la dimensione classe potesse essere declinata su tutti e due i livelli, perché forse prima sono stata fraintesa, ma io non intendevo “avviamoci dentro tutti allo stesso livello”, perché è impossibile spogliarsi in realtà del proprio vissuto e diventa altrettanto importante dichiararlo e riesci a dichiararlo nel momento in cui sei all’interno della relazione virtuale. Però, se non gli si fa fare questo corto circuito, reale-virtuale come fanno a esserne completamente consapevoli. Perché questo è il punto, loro utilizzano questi strumenti, li utilizzano meglio di noi, ma sono consapevoli quanto noi di cos’è questa roba? Questo è il punto… E il discorso del proteggere, non siamo in grado di proteggere nessuno perché il caso esiste e siamo esseri umani con dei limiti. Michele Botta: Ogni esperienza va vissuta all'età giusta, prendere un bambino e metterlo in mezzo ad un’autostrada… perché così impari… tutti dobbiamo sapere quando è il momento di fare un’esperienza… Vittorio Pasteris: E’ la questione della leadership, all’interno della tribù, che è un percorso che nella rete c’è, ed è molto più dinamico di quanto fosse un tempo. Le strutture tribali erano molto ben definite su dei parametri (anche divertenti). Oggi , invece, la tribalità delle relazioni, della generazione digitale è definita e scritta, attraverso altre cose di cui tra l’altro sarebbe piacevole che avessero coscienza gli stessi attori della rete, i ragazzi, anche per quei valori che si “embeddano” lì dentro e che poi sono in parte quelli che costruiscono la dimensione quali-quantitativa della rete in cui si trovano. Ida Petrone: Io non ho chiaro dove vogliamo andare… io ho questo modo di lavorare dell’insegnante è forse un po’ fuori moda, ma quando faccio qualcosa voglio capire 30 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it quale obiettivo sto perseguendo, cioè l’obiettivo è fare una cosa interessante per fare un’osservazione parziale o produrre un qualcosa che possa essere utilizzato, o semplicemente giungere ad una riflessione su un aspetto dei social media. Francesca Ranni (ass.): L’obiettivo è molto più concreto, e qui cerco di fare un attimo un sunto di tutto, perchè come dicevo prima noi abbiamo toccato moltissimi aspetti dei social media, in realtà per cosa ci dovremo occupare noi, riguarda soprattutto quella che noi abbiamo definito violenza, perché viene dal progetto, che è in inglese, “Stop violence on social media”, quindi in realtà un concetto forse un po’ più ampio che non la violenza che magari noi abbiamo inteso come termine in italiano, e l’intervento educativo deve essere proprio quello che forse dicevamo prima, fornire delle armi, degli strumenti in modo congiunto, quindi, ragazzi , genitori, insegnanti, ognuno per quello che gli serve, ovviamente magari ai ragazzi servirà rendersi conto del fatto che forse non hanno tutti gli strumenti cognitivi per riuscire ad interpretare che cosa hanno di fronte, però hanno gli strumenti informatici, l’abilità di usare questi strumenti. Teniamo conto che questo è un gruppo privilegiato, persone che ne masticano, che stanno dentro a queste cose da sempre. Quando noi facciamo gli incontri con i genitori, veramente ci sono genitori che non hanno idea di che cosa stiamo parlando, sentono Facebook, sentono social network, videogioco pensano ancora alla sala giochi con i gettoni e lì dobbiamo anche andare a vedere come poter fare. Quindi a loro, non possiamo prescindere dal dare degli strumenti pratici, di che cos’è una rete sociale su Internet, che cosa tenta di fare una rete sociale su Internet, perché qui tutta una serie di cose sono date per scontate per poi toccare argomenti ricchi di spunti, ma forse un po’ alti per quello che dovremmo poi andare a fare in concreto nelle scuole è anche un aspetto chenoi non possiamo tralasciare anche perché forse lasceremo poi da parte quasi tutti i genitori. Lo stesso molti insegnanti, per quello che… in realtà mi spiace che qui ci sia solo un’insegnante. Il problema è proprio questo, perché quando andiamo nelle scuole gli insegnanti ci dicono un po’ di difficoltà pratiche: non ci sono le ore adatte, gli incontri la sera non si possono fare … Ida Petrone: Mentre voi parlavate io pensavo a quali reazioni avrebbero i miei colleghi di fronte ad una cosa del genere. Francesca Ranni (ass.): Quindi noi dovremmo arrivare nelle scuole e attraverso le scuole, perché è forse il mezzo più semplice per arrivare ai genitori, quindi educatori e ragazzi e riuscire a dare questi strumenti, queste armi. Michele Botta: Più che armi non sarebbe giusto chiamarle, ambienti, esperienze positive … Francesca Ranni (ass.): Certamente. Un’altra domanda che faccio, da cui però, rispetto alle indagini che abbiamo, e mi spiace fare quella che dà una visione di allarme, però da cui non possiamo prescindere e chiedo anche a voi uno spunto, perché le ricerche è una cosa che tirano fuori spesso: un aspetto concreto, il fatto che molti contenuti di violenza cruenta, brutta, che di sicuro non passano un messaggio positivo, siano così facilmente accessibili e di contro ad esempio contenuti pornografici, che è vero c’erano anche prima, ma prima era un giornaletto che chissà quando riuscivo a pescare, adesso invece con un clic, non sono anche queste violenze, 31 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it modi in cui il ragazzo molto presto rispetto a prima si trova di fronte a cose che non sa come interpretare o non riesce a dare spiegazioni. Manuela Comoglio: E cosa c'è di diverso tra web e web 2.0 da questo punto di vista? Vittorio Pasteris: Ci sono cose molto grosse, la prima è che Davide, inteso come filtro, non c’è su Facebook e l’abbiamo già detto, per cui la moderazione dei contenuti sui social network è fatta da un’azienda, la cui azienda ragiona con le sue tassonomie e anche con le sue metodiche, tipo su certi social network il primo warning è la segnalazione da parte di… poi a volte segnalano cose corrette a volte segnalano dei putiferi che non finiscono più. Nel senso che sul social network l’approccio alla violenza/pornografia è molto più difficile, e qui abbiamo la fortuna che stiamo parlando di aziende (social network), se l’azienda “si sputtana” viene beccata in castagna con… come è successo invece con agenzie Internet tradizionali una è purtroppo a Torino: Bacheca.it è un’azienda che fa annunci , con un modello di business che non stava in piedi si creavano delle aree di annunci, che potete ben immaginare, a pagamento ovviamente, che dopo un po’ di tempo hanno creato problemi dal punto di vista penale. Se invece in un social network si scopre che… Francesca Ranni (ass.): Ma non stiamo parlando solo di pedo-pornografia, che è vietata. Il mio è un concetto di violenza allargata, in realtà doveva emergere, secondo voi quale erano le forme di violenza. Che secondo me sono anche queste. Una è quella relativa a tutti i giochi online, il gioco d'azzardo, è anche questo fare violenza ai ragazzi. Ida Petrone: Però loro questa violenza la ricevono attraverso Internet, la ricevono attraverso la televisione, la ricevono attraverso la famiglia. Allora la cosa su cui riflettere è come noi gliela facciamo elaborare. Francesca Ranni (ass.): Ecco, è questo che noi dobbiamo andare a fare. Perché, ovviamente, se loro poi vanno su Internet e c'è Totti o non so chi che in tv ti dice “vai, collegati lì e gioca a questo” e loro si prosciugano la ricarica del cellulare in questo meccanismo. E come entri tu a dirgli no? Vittorio Pasteris: Quello che mi permettevo di dire prima è che l'appartenenza aziendale di questi social network, se da certi punti di vista è un disastro ecologico, però è un aiuto perché l'azienda non si può “sputtanare”. Anche perché poi lo stesso social network rivale fa automaticamente da amplificatore di qualsiasi “porcata” voluta o non voluta che il social network competitor ha combinato. Questo determina poi anche degli effetti correlati sulla libertà espressiva che a volte i social network tagliano delle cose o bannano della gente per delle cose da poco. Manuela Comoglio: E' un po' come avere le cocotte nella parte letti e camere da letto di Ikea, di sicuro Il Mercatone sfrutterebbe la cosa. Vittorio Pasteris: Il problema è che, l'hanno detto tutti prima e mi aggrego, dare la colpa alla tecnologia, pardon, ribaltare il problema come problema tecnologico è molto facile ma non è la verità. In questo momento, ahimé, i social network sono la società, 32 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it con tutti i mali e i beni che da questa derivano. Don Rolle ha avuto una grande idea nel fare quello che ha fatto (la navigazione filtrata, ndr) però purtroppo quello che stiamo vedendo adesso è tutto un altro mondo. Stiamo passando da un mondo che era “media” a un mondo che è “social”. Quello che dici tu è giusto. Noi siamo “competenti” e forse sarebbe anche utile che questi discorsi, che mi ricordano una via di mezzo fra i focus group e la presentatrice Avon venissero fatti con dei genitori in cui il presentatore Facebook racconta la sua esperienza Facebook un pochino evoluta al genitore passivo. Laura Rolle (mod.): Scusa se ti interrompo, questa cosa ad esempio è molto interessante. Vittorio Pasteris: Ma è una roba di una spesa di tempo devastante. Laura Rolle (mod.): Io dico sempre che i modellisi ripetono. L'esempio della responsabilità sociale di impresa. Gli enti, le regioni hanno speso soldi per depliant, cose, impegno dell'impresa, impegno nel territorio, la sensibilizzazione verso le donne, la flessibilità, il recupero, l'ecologia e nessuno ascoltava niente. Cosa ha fatto l'Emilia Romagna? Una cooperativa ha iniziato a prendere due imprenditori che hanno guadagnato dal fatto di applicare logiche di responsabilità sociale di impresa e hanno detto: “guardate noi usiamo materiale di recupero e non è che solo facciamo bene all'ambiente ma facciamo bene all'ambiente, siamo più contenti ma ragazzi, stiamo facendo i soldi, perché siamo più competitivi degli altri e quindi questo rende l'impresa sostenibile. Sostenibile nel senso di sostenibile per la società. E gli hanno raccontato la loro buona prassi. E qusti gli hanno detto, aspetta allora raccontamela un attimo. Perché tu, che paghi le tasse come me, che hai i miei stessi problemi, etc. Quello che proponi tu è un modello interessante. Forse è il genitore che deve parlare a un genitore perché banalmente è meglio di un opuscolo. Perché il genitore dice senti, io ho due figli e sai come l'ho risolta? L'ho risolta così. Se vuoi io te lo spiego. E tra l'altro vuol dire costruire una relazione. La cosa che sta dicendo lui è molto interessante, anche modello. La logica del “testimonial” è molto più credibile dell'opuscolo, del sito Internet. Io genitore ho risolto così, guarda che questa cosa non è vera... alla fine è molto più importante questa cosa o quest'altra. 1, 2, 3 testimonianze, soluzioni diverse. Anche far parlare i genitori, perché a volte i genitori neanche si parlano, neanche si conoscono. Perché se tu fai la solita riunione di classe forse non viene nessuno e allora forse il lavoro deve esere ragionare come costruire anche questa cosa qua non sia la riunione di classe su Internet che nessuno ci va probabilmente. Vittorio Pasteris: Aggiungo, c'è un particolare. Che quello che stiamo tirando fuori non è il buco della Rete ma il buco della società. Michele Botta: Certo, e poi se vuoi arrivare agli adolescenti, l'altro lavoro è sulla famiglia. Perché l'adolescente ascolta te che sei l'insegnante, che sei anche il formatore, che sei anche il cantante ma intanto un occhio alla famiglia lo dà per vedere se dice sì o se dice no. 33 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it Vittorio Pasteris: Questo approccio molto social non è la Bibbia ma è un modo molto diverso che ritorna alle origini. Ad esempio i nostri simpatici politici tra un po' se lo troveranno come una spada di Damocle oppure come un boumerang che gli arriverà con una botta piazzata qua. Tra poco mi spiego. I politici hanno scelto, che hanno i prestigiosi consulenti che gli hanno detto che era molto figo fare così, di non più il sito che in effetti lasciava un po' il tempo che trova però giustamente di mettersi nei social network, in mezzo alla gente. Il problema è che poi quando ci sei, in mezzo alla gente, non ti puoi togliere. La precedente moda dei politici era “mi faccio il sito Internet”, entro lì, tiro dentro gente.Non lo faccio per ragioni politiche ma per ragioni empiriche. Quando è stata presentata la candidatura ufficiale di Coppola come candidato sindaco del Pdl io, in tempo reale, sono andato a cercare Coppola su Google e sono stato lanciato sul suo sito che era congelato il giorno dopo le votazioni regionali in cui era stato eletto. Questa era la percezione classica della campagna elettorale, come ti riempio la buca di santini, ti mando pubblicità ovunque, il giorno dopo che mi hanno eletto, spero, non mi hanno eletto, mi è andata male, ti saluto. Mi caccio nel social network? Ammetti che tu vinci e sei eletto? Il giorno dopo due mesi ti viene lì uno che dice: buongiorno caro Dott. Consiglier Paperino, l'hai fatto quello che tu mi avevi promesso? E probabilmente può averlo non fatto. E il simpatico cittadino comincerà a dire al suo vicino di casa, come farebbe nella vita reale, solo che nella vita reale sta lì a suonare tutti i campanelli, mentre lì a suonare tutti i campanelli ci metti tre minuti... guardate che Paperino non ha fatto quello che doveva. Quindi questi qua che hanno pensato che i social network siano la panacea... Ida Petrone: Io la vedo ancora più complicata. Pensa a quando diranno che l'hanno fatto invece non l'hanno fatto. Non se ne viene più fuori. Laura Rolle (mod.): Io vi ringrazio perché è stato davvero molto interessante. Avrei voluto dire più cose, proprio partecipare, gli stimoli erano molti e certe cose che voi avete detto io le ho potute verificare anche io da insegnante nella relazione con gli studenti ma non volevo sottrarre del tempo a nessuno. Credo che valga veramente la pena di integrare i due lavori quello web e questo. Francesca Ranni (ass.): Certo io ho i contatti di tutti e vi mando una breve comunicazione. Laura Rolle (mod.): Quando si fanno questi incontri in cui si chiedono delle soluzioni non è mai semplice in quattro e quattro otto proporre delle cose. E' sempre molto difficile perché uno focalizza la sfaccettatura del problema qui e quindi poi trovare la soluzione del problema se fosse così banale... Se vi viene in mente qualunque idea, suggerimento, qualunque cosa, potrete comunque proporla. Rimane aperto il canale per ora e quindi tutti i suggerimenti relativi a come comunicare il progetto, come farlo, come potrebbe essere più interessante coinvolgere i genitori, gli insegnanti, i ragazzi, insieme, separati, noi li raccogliamo molto volentieri. 34 Safe Social Media – www.safesocialmedia.eu Progetto di sensibilizzazione all'uso sicuro e consapevole dei social media Associazione Davide.it Onlus Via Emilia, 1 – 10078 Venaria Reale (TO) – tel.0114530900 – www.davide.it