GENNAIO - FEBBRAIO AN NO 20 13 Il Villaggio Artigiano con la “Città dei Ragazzi” e la Chiesa della Sacra famiglia, dove è custodita la Salma di Don Marella (San Lazzaro di Savena - Bologna) L’unico conto corrente postale cui fare affluire le offerte è n° 835405 DO DON NA A ALL ’OPE ’OP ERA RA MA RELL REL LA A IL 5 PE R M IL LE Il codice fiscale da indicare è: 80016010367 IL CAPP EL LO CAP PELLO DI PADRE MARELLA PREghIAMO PER un futuRO DI PACE “Ci è doloroso costatare come nelle comunità politiche economicamente più sviluppate si siano creati e si continuano a creare armamenti giganteschi; come a tale scopo venga assorbita una percentuale altissima di energie spirituali e di risorse economiche; gli stessi cittadini di quelle comunità politiche siano sottoposti a sacrifici non lievi; mentre altre comunità politiche vengono, di conseguenza, private di collaborazioni indispensabili al loro sviluppo economico e al loro progresso sociale. Gli armamenti si sogliono giustificare adducendo il motivo che se una pace oggi è possibile, non può essere che la pace fondata sull’equilibrio delle forze. Quindi se una comunità politica si arma, le altre comunità politiche devono tenere il passo ed armarsi esse pure. E se una comunità produce armi atomiche, le altre devono produrre armi atomiche di potenza distruttiva pari. Gli esseri umani vivono sotto l’incubo di un uragano che potrebbe scatenarsi ad ogni istante. Giacché le armi ci sono; e se è difficile persuadersi che vi siano persone capaci di assumersi la responsabilità delle distruzioni e dei dolori che una guerra causerebbe, non è escluso che un fatto imprevedibile ed incontrollabile possa far scoccare la scintilla che metta in moto l’apparato bellico. Inoltre va pure tenuto presente che se anche una guerra non avrà luogo, è giustificato il timore che il fatto della sola continuazione degli esperimenti nucleari a scopi bellici possa avere conseguenze fatali per la vita sulla terra.” Giovanni XXIII, Pacem in Terris In caso di mancato recapito si prega di inviare a Bologna CMP per la restituzione al mittente che pagherà la prescritta tassa e l a i r o t i L ’ E lD’ eI dT O R I A L E La potenza della preghiera “Non avete, perché non domandate” (Giacomo 4;2) Queste cinque parole contengono il segreto della povertà e della fiacchezza del credente medio, del ministro medio, e della chiesa media. “Perché”, si chiedono molti Cristiani, “progredisco così miseramente nella mia vita cristiana? Perché ho così poca vittoria sul peccato? Perché conduco così poche anime a Cristo? Perché la mia crescita spirituale è così lenta nel diventare sempre più simile al mio Signore e Salvatore Gesù Cristo?”. E Dio risponde con le parole del testo: “Trascurate la preghiera. Non avete, perché non chiedete”. “Perché”, si chiedono molti ministri, “il mio ministero produce così pochi frutti? Perché ci sono così poche conversioni? Perché la mia chiesa cresce tanto lentamente? Perché i membri della mia chiesa ricevono così poco aiuto dal mio ministero, e crescono tanto poco nella conoscenza e nella vita cristiana?”. E di nuovo Dio risponde: “Trascurate la preghiera. Non avete, perché non chiedete”. “Perché”, si chiedono tanto i ministri quanto le chiese, “la chiesa di Gesù Cristo sta avanzando tanto lentamente nel mondo oggi? Perché fa così pochi progressi contro il peccato, contro l'incredulità, contro l'errore in tutte le sue forme? Perché ha così poca vittoria sul mondo, sulla carne, e sul diavolo? Perché un membro medio di chiesa vive una vita cristiana su un piano tanto basso? Perché il Signore Gesù Cristo riceve così poco onore dallo stato della chiesa oggi?”. E, ancora, Dio risponde: “Trascurate la preghiera. Non avete, perché non chiedete”. Quando leggiamo l'unica storia mai scritta sulla chiesa ispirata, la storia della chiesa dei giorni degli apostoli come è riportata da Luca - sotto l'ispirazione dello Spirito Santo - negli Atti degli Apostoli, cosa troviamo? Troviamo una storia di continua vittoria, una storia di avanzamento perpetuo. 2 Leggiamo, per esempio, affermazioni come quelle in Atti 2;47: “Il Signore aggiungeva ogni giorno alla loro comunità quelli che venivano salvati”, e Atti 4;4: “Molti di coloro che avevano udito la Parola credettero; e il numero degli uomini salì a circa cinquemila”, e Atti 5;14: “Così si aggiungeva al Signore un numero sempre maggiore di credenti, moltitudini di uomini e donne”. Inoltre, Luca in Atti 6;7 afferma: “Intanto la parola di Dio si diffondeva, e il numero dei discepoli si moltiplicava grandemente in Gerusalemme; e anche un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede”. Preghiera Perseverante Leggete, ad esempio, Atti 2;42: “Ed erano perseveranti nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere”. Questa è un'immagine molto breve ma suggestiva della chiesa primitiva. Era una chiesa che pregava. Era una chiesa in cui i credenti pregavano, non solo occasionalmente, ma quando tutti “erano perseveranti... nelle preghiere”. Tutti pregavano, non un gruppo selezionato, ma tutti i membri della chiesa; e tutti pregavano continuamente con perseveranza. “Essi diedero se stessi alla preghiera”, come la stessa parola greca è tradotta in Atti 6;4. Ora volgetevi ad Atti 6;4 e otterrete il resto della risposta: “Noi continueremo a dedicarci alla preghiera e al ministero della Parola”. Questa è un'immagine del ministero apostolico: era un ministero di preghiera, e un ministero che “dava continuamente se stesso alla preghiera”, o, per tradurre quella parola greca come è tradotta nel passaggio precedente (Atti 2;42): “Erano perseveranti . . . nelle preghiere”. Una chiesa che pregava e un ministero di preghiera! Ah, una tale chiesa e un tale ministero può ottenere tutto quello che deve essere raggiunto. Andrà stabilmente avanti, vincendo ogni opposizione, superando ogni ostacolo, conquistando ogni avversario; così avverrebbe oggi, come era ai tempi degli apostoli. COntInuA LA RuBRICA “I VOLtI DEL SOCIALE DI BOLOgnA” fR. ALESSAnDRO CASPOLI, DIREttORE DELL’AntOnIAnO OnLuS Caro fr. Alessandro può dirci cosa significa essere il Direttore di una grande realtà come quella dell’Antoniano? Vuol dire essere inserito in una realtà dove si svolgono attività molto diverse fra di loro e dove bisogna esser capaci di essere sempre presenti con attenzione su tutte le realtà; si parla ogni giorno di formazione, spettacoli teatrali e cinematografici, produzioni discografiche ed audiovisive, rapporti con le emergenze sociali. Inizialmente può essere una realtà che spaventa... ma col tempo si apprezza la sua diversità e complessità che è anche la sua ricchezza. In quest’ultimo periodo la grande famiglia dell’Antoniano è sempre più presente nella realtà del disagio sociale della nostra città, può parlarci dei progetti che sono in corso? Oltre al servizio della mensa che esiste dal 1954 e che abbiamo dedicato a Padre Ernesto Caroli dopo la sua morte, a Bologna abbiamo aperto nel 2006 il Centro d’Ascolto presso la sede dell’Antoniano, da novembre 2010 il dormitorio di Capo di Lucca, da maggio 2012 il Servizio a Bassa Soglia chiamato STRAMBO (questi due ultimi servizi gestiti grazie ad un bando comunale) e da novembre 2012 l’apertura della Casa di Accoglienza di San Ruffillo dove sono ospitate persone per il reinserimento sociale. Negli ultimi anni abbiamo cercato di sviluppare quello che era l’impegno originario dell’Antoniano, l’attenzione alle fasce più deboli e una attenzione maggiore alle persone senza dimora. Questo è stato possibile anche grazie alla collaborazione con altre realtà del territorio e con le istituzioni pubbliche. L’Antoniano Onlus nasce dal filone della spiritualità francescana come l’Opera Marella nasce da un santo sacerdote terziario francescano che ebbe come successorI nella direzione DEI francescanI come ancora oggi. Non crede che queste esperienze debbano essere sempre più condivise e POTENZIATE? Sarebbe bello, ma l’organizzazione delle nostre strutture è molto diversa. Pur ispirandosi ad una spiritualità comune, il modello organizzativo ispirato da san Francesco d’Assisi viene incarnato in modalità differenti. Penso che ciò che ci avvicina maggiormente, al di là delle strutture organizzative, sia lo spirito che anima il lavoro che facciamo, la dedizione alla persona, chiunque essa sia, qualunque percorso di vita abbia fatto, qualunque religione professi,... perchè in quella persona riusciamo a cogliere il volto, a volte molto nascosto, di Colui che ci ha salvato e che con la sua morte e resurrezione ci ha riempito la vita di speranza. Sul nostro territorio sono numerose le realtà di volontariato e associative che si occupano della marginalità tra le quali l’OPERA PADRE MARELLA. crede che le collaborazioni in atto siano fruttuose? cosa di potrebbe fare per migliorarle? La collaborazione è indispensbaile se si vogliono raggiungere dei buoni risultati. Lavoriamo tutti affinché le persone in difficoltà possano trovare un sollievo alle loro fatiche e sofferenze. Le realtà che operano sul territorio sono molte e con origini diverse tra di loro. Salvaguardando la diversità è necessario coordinarsi e trovare modalità che portino ad un bene superiore, quello delle persone che avviciniamo. Esistono già tentativi di coordinamento, ma penso sia necessario ribadire che qualcuno del servizio pubblico o privato deve farsi carico di questo dialogo lasciando da parte le divergenze ideologiche o confessionali. 3 43° AnnIVERSARIO DEL tRAnSItO DEL SERVO DI DIO D LA ACCORAtA OMELIA DI MOnS. PIER gIACOMO DE nI “Siamo qui per celebrare con venerazione e vivo affetto la memoria del Padre Olinto Marella, nel 43° anniversario del suo ingresso nella pienezza della vita eterna: lui che a Bologna era ed è da tutti venerato come “il Santo”. Era nato nell’isolotto di Pellestrina, Diocesi di Chioggia, il 14 giugno 1882 e terminò il suo faticoso ed esemplare pellegrinaggio terreno a San Lazzaro di Savena (BO) il 6 settembre 1969, all’età di 87 anni. La sua vita è segnata anche da vicende tristi e tormentose per lui e per quanti lo stimavano: accusato di modernismo, indirizzo teologico condannato dalla Chiesa, fu sospeso dall’esercizio delle facoltà sacerdotali nel settembre 1909. Questa penosissima privazione durò quasi 16 anni. Finalmente il 2 febbraio 1925, festa della Presentazione al Tempio del Signore, venne riabilitato nel pieno ruolo sacerdotale dall’allora Arcivescovo di Bologna, il Cardinale Nasalli Rocca; iniziò così il periodo più luminoso della sua vita, di ben 45 anni caratterizzati da un’ascesa rapida e continua verso la perfezione, nella pratica eroica di tutte le virtù cristiane e sacerdotali, in particolare nell’esercizio delle virtù teologali: fede, speranza e carità; come pure, e in special modo, dell’umiltà e della povertà, con ardente zelo in aiuto dei più deboli della società, esercizio sempre accompagnato da trasparente letizia francescana fino alla morte. 4 Egli, di carattere forte e volitivo - fino a raggiungere punte di ostinazione - proprio nel periodo doloroso dei sedici anni di privazione dell’esercizio delle facoltà sacerdotali, attraverso la lenta accettazione di tutte le incomprensioni tali da rasentare in certi casi la calunnia - si avviò verso la pratica eroica degli insegnamenti più ardui della Parola di Gesù. Ne sono prova l’inalterata fedeltà alla dottrina ed alla morale cattolica, l’aver incrementato la sua attività caritativa verso i più deboli, l’avere superato momenti di profondo scoraggiamento, la sua vita di preghiera, lo zelo nell’espletamento del suo ruolo di professore tra i giovani, che lo ricorderanno sempre con grande stima non solo per la sua cultura ed il metodo educativo, ma anche per l’amabilità dei rapporti, l’imparzialità, la giustizia, l’esemplarità di condotta. Tutti elementi riscontrabili nelle fonti sia testimoniali che documentali, presentate per la Causa della sua Beatificazione. Vi fu dunque una positiva evoluzione spirituale nel sacerdote don Olinto, che lo portò a diventare testimone esemplare soprattutto della carità, dell’umiltà e della povertà evangelica, così da essere chiamato “santo della carità”, “il mendicante della carità”, “il padre dei poveri”, “il pedagogista di strada”, “il contemplativo in azione”, “il barbone di Dio”, “la coscienza di Bologna”, amato ed ammirato da tutti. Un uomo tanto dotato di capacità umane, di volontà ferrea, di profonda cultura, seppe raggiungere un grado eroico di umiltà: è questo un aspetto da sottolineare con evidenza. Nel 1960 in un promemoria scriveva tra l’altro: “Imitiamo Cristo mite ed umile di cuore così che chi vuole precedere, gareggiare, preceda, gareggi nel farsi più piccolo, nel servire più fattivamente ed umilmente”. Ormai vicino alla morte, tra il 1968 e il ‘69, don Olinto accenna significativamente al proprio orgoglio ed al suo superamento: “Chiedo a tutti, sempre di pregare acciò io possa fare una buona morte perdonando tutto a tutti, implorando perdono da Lui e da tutti, per tutto il male fatto, fatto fare, lasciato fare, per il bene trascurato, ostacolato, specialmente con la mia inveterata pigrizia e ostinazione, tante volte rimproveratemi anche dalla mia mamma invano, fin da quando ero piccolo: “Olinto destrighete; ti ze ostinà” e poi fino alla vecchiaia prima che fosse così logora”. Lo stesso Servo di Dio aveva in precedenza affermato: “ La superbia, mi avrebbe perduto, la carità mi ha salvato”. In queste parole è sintetizzata la vita del Padre Marella. La sua conversione è lenta, faticosa, non esente da cadute. Poiché proprio di vera conversione si tratta, di una conversione “redentiva”, come egli stesso la definisce. Non conversione dell’incredulo alla fede. Pellestrina, isola natale di Padre Marella DOn OLIntO MARELLA - ChIESA DELLA SACRA fAMIgLIA I SuA ECCELLEnZA REV.MA ICOLO’ nunZIO APOStOLICO La sua è conversione dall’orgoglio umano che avrebbe potuto accecarlo, alla mitezza e all’umiltà, in unione con Cristo. Un’esaltazione particolare merita la sua generosità, a servizio del prossimo bisognoso e sofferente: aveva un cuore ferito dall’amore. Riusciva, fin da giovane sacerdote, a fare ogni cosa per amore a Dio e ai poveri. L’amore di Dio lo spinse a scegliere la carità come campo principale di lavoro. L’amore di Dio lo sostenne nei lunghi 16 anni di sospensione dal ministero sacerdotale e di peregrinazioni in varie città ; l’invitta speranza in LUI lo sorresse in tutte le sue vicende, segnate da eroici sacrifici, fino al termine della sua esistenza terrena. L’amore di Dio è la spinta che lo fa povero tra i poveri, che lo rende compagno di strada degli ultimi. Per i Bolognesi, i suoi gesti di amore semplici richiamavano tutti alla conversione del cuore. Era diventato la vera coscienza critica della città, spesso distratta e smarrita dinanzi alle difficili situazioni sociali vissute al suo interno. Nell’aiutare il prossimo era molto riservato e non assumeva atteggiamenti paternalistici, anzi, si accusava spesso dei suoi errori, perché l’altro non si sentisse umiliato e scoraggiato. Faceva gustare e sperimentare le dolcezze dell’amore e del perdono di Dio ed anche la gioia di sentirsi sempre amato e stimato da lui sacerdote e padre. Il suo amore paterno era l’immagine di quello di Dio: senza giudicare mai, si mostrava desideroso soltanto di riabbracciare il figlio che ritorna affaticato e spesso deluso dal lungo e faticoso viaggio della vita, per aver percorso sentieri erronei e perniciosi. A conclusione di queste sfuggevoli pennellate di un irto percorso terrestre di quasi nove decenni, emerge con chiarezza che Olinto Marella non nacque santo, ma si fece santo. Ritrovatosi infatti, per un insieme di circostanze sfavorevoli, sotto il torchio di durissime prove, andò gradualmente accettandole e attraverso di esse si purificò; al tempo stesso si elevò ad un livello veramente eccezionale nell’esercizio di un’amorosa oblazione e di un totale oblio di sé, dopo anni e anni di lotte interiori superate nella preghiera e nella contemplazione dell’Amore Misericordioso di Dio; ne sortì così completamente libero e limpido nello spirito, del tutto vittorioso sul proprio io, tanto da farsi tutto a tutti, pane quotidiano per tanti affamati nel corpo e nello spirito. Ci troviamo di fronte ad un gigante della santità, ad un lottatore e difensore tenace del Vangelo, ad un martire dell’amore cristiano. Padre Olinto Marella è qui con noi durante la celebrazione di questa Eucarestia in sua memoria. Egli prega con noi e ci infonde coraggio. Non possiamo mancare all’appello: tutti siamo chiamati alla santità, cioè a realizzare quel disegno di amore che il Signore ha per ciascuno di noi, per il nostro vero bene, per la nostra pace interiore, per la nostra salvezza eterna. Padre Olinto con il suo esempio ci rafforza, con il suo insegnamento ci ammaestra, con la sua intercessione ci protegge. Padre Marella a San Giovanni Rotondo - anno 1955 (foto gentilmente fornita dall’ex allievo Amedeo Rami) da sinistra: il neoDiacono ex allievo Indo Casadei, il direttore Padre Gabriele, Sua Eccellenza De Nicolò Caro Padre Olinto, insegnaci ad amare efficacemente i poveri. Anche oggi quanta gente è sprovvista dei beni materiali più necessari, priva del pane quotidiano; quanti poveri sotto il profilo spirituale: fratelli che conducono una vita spoglia di veri valori,e quindi carente di gioie profonde e durevoli e soprattutto di mete luminose, ammantate di eternità. Signore, donaci uno sguardo umano consapevole dei bisogni del prossimo, una volontà generosa nel soccorrerlo, un bontà sempre compassionevole. Te lo chiediamo sorretti dall’intercessione del nostro caro “Padre Marella”. Mons. Pier Giacomo De Nicolò - 9 settembre 2012 5 IL PROgEttO LuttO DELL’OPERA PADRE MARELLA IntERVIStA ALLA RESPOnSABILE DOtt.SSA ADRIAnA DI SALVO di cosa si occupa il progetto lutto all'interno dell'Opera Marella? Il progetto lutto, rientra in un progetto più ampio “Percorsi di Vita” che il nostro Centro di Ascolto e di Supporto Psicologico Casa Marella sta portando avanti da alcuni anni per aiutare le persone che affrontano o affronteranno eventi critici della vita,come malattie, perdite, passaggi generazionali. Il lutto è decisamente l’evento più critico che noi esseri umani prima o poi, nel corso della vita, dobbiamo affrontare. La morte di chi amiamo, non ci permette di rimuovere l’argomento morte come la maggior parte di noi è solita fare, di tenerla lontana dai nostri pensieri e dai nostri sentimenti, ci ricorda che la vita ha una fine, che anche noi dobbiamo morire. Col progetto lutto, non solo aiutiamo le persone in lutto a vivere meglio un periodo così critico della loro vita, ma facciamo formazione, attraverso convegni, seminari pubblici e corsi nelle scuole per i bambini delle elementari, affinché le persone siano più preparate a riconoscere, ad accogliere, a gestire i sentimenti, le emozioni associate alla morte, quando essi stessi subiranno una grave perdita, o quando la subirà una persona a loro vicina. Rientra nel progetto lutto la pubblicazione di un opuscolo informativo, realizzato col patrocinio economico della Regione Emilia Romagna dal titolo “Il Lutto: un’esperienza della vita”, che l’Opera Marella distribuisce gratuitamente. immagino sia importante il lavoro di équipe, quanti siete e come vi distribuite sul territorio? Il lavoro di équipe per noi è molto importante, non solo perché logisticamente siamo meglio distribuiti sul territorio su cui operiamo, un territorio che va da Bologna a Imola e anche oltre, ma perché il confronto tra di noi è fondamentale soprattutto quando ci troviamo ad aiutare persone in lutto con forti contenuti depressivi o aggressivi. Attualmente ad occuparci di lutto siamo in quattro psicologhe di cui due prestano la loro opera come volontarie, e ci avvaliamo anche della collaborazione di altre due persone di cui uno è un volontario che presto dovrebbe entrare a far parte del nostro staff a pieno titolo. 6 vuole condividere con i nostri lettori una esperienza che l'ha colpita particolarmente in questi anni? Più che una mia esperienza mi piacerebbe riportare la testimonianza di un giovane papà che partecipa, con la moglie, al nostro gruppo di auto-mutuo-aiuto “Il Cerchio degli Angeli”. Questa esperienza di condivisione del dolore ha portato i suoi frutti rendendo il dolore fecondo e portatore di gioia e di altre vite. Le parole sono di G., ad un anno dalla nascita del secondogenito. “Provo sensazioni strane che si contrastano: la contentezza per avere L. e la tristezza per non aver più F. la nostra forza più grande è L., se non ci fosse stato lui non avremmo fatto neanche le cose che siamo riusciti a fare quest’anno, ci ha dato la vita, prima era tutto buio, ti dicevi: Cosa faccio a fare le cose? Perché devo andare a lavorare?” L’esperienza che mi ha colpita di più e che mi colpisce ogni volta è il sentimento di Amore, con la “A” maiuscola che scaturisce da esperienze di condivisione e di sostegno come queste e la speranza che questo Amore porterà nel tempo la Pace. quanto è importante la figura di don Marella nella sua esperienza di vita e di lavoro? È d’obbligo dire fondamentale; ma lo è davvero!. Anche prima di entrare all’Opera svolgevo questo lavoro in una struttura pubblica, ma lo spirito con cui lo svolgo adesso è altro. Questa differenza non sta solo nel fatto che operando in ambito cristiano adesso richiedono il mio aiuto più persone cristiane di quante ne incontrassi prima, e quindi con loro posso avvalermi di quel valore aggiunto che è la Fede, ma anche perché, lavorare all’Opera Marella rappresenta per me diffondere il valore della fratellanza che padre Marella ci ha trasmesso con l’esempio e lasciato in eredità, e questa eredità io desidero farla fruttare e lasciarla a mia volta in eredità a chi verrà dopo di me. c'è qualcuno che vorrebbe ringraziare in particolar modo? Desidero ringraziare in particola modo il nostro direttore padre Gabriele e il presidente Zocca per la fiducia e tutti i benefattori, privati cittadini, Istituzioni, Associazioni, Fondazioni e in particolare la Fondazione cassa di Risparmio di Imola e la Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna. la Dott.ssa Di Salvo e il suo staff O I R A I Z I T O N IL D E L L’ O P E R A LA REDAZIOnE In LuttO PER LA SCOMPARSA DI REnAtO Con estremo dolore comunichiamo la scomparsa del nostro amico Renato Gorza. Ex allievo di Padre Marella, ha contribuito, grazie alle sue grandi conoscenze in ambito tipografico, a dar vita a questo Giornalino con lo scopo di ricordare suo “Padre” che lo ha accolto tanti anni fa. Noi della redazione del presente Giornalino abbiamo deciso di dedicare una pagina intera nel prossimo numero per ricordare la vita di Renato attraverso le parole dei familiari e di chi gli ha voluto bene. Ciao Renato e grazie... In RICORDO DI VIttORIA tAgLIOLI Il 15 dicembre 2012 è ritornata a Dio Padre e al suo Padre Marella, la nostra cara amica Vittoria Taglioli. Il Padre l’aveva accolta nella sua Opera all’età di sei anni. Assistita amorevolmente, a neppure diciotto anni il Padre la affiancò ad una coppia di sposi che dirigevano la Casa Rifugio “Villa Tombetta”, dove vi erano diversi ragazzi, orfani di guerra e della miseria. Dal 1958 fino alla morte del Padre affiancò la coppia di sposi Tonino e Vincenza Peruzzi, alla quale era rimasta legata anche dopo il suo matrimonio. Quello della Vittoria fu l’ultimo matrimonio che il Padre celebrò, già ammalato e sulla carrozzella. Il santino a suo ricordo così recita: “Dona a Lei, o Signore, tanta pace in cielo per quanto amore ha donato a noi in terra”. Vittoria per tanti anni ha donato fiumi d’amore a tanti fanciulli orfani, proprio per questo, ne siamo certi la Vittoria è tornata da Colui che l’ha tanto amata, Padre Marella. L’Opera tutta ancora la ricorda e si stringe attorno ai suoi cari nel dolore. IL “MAgO DI OZZ” RALLEgRA IL nAtALE AI RAgAZZI DELL’OPERA Per il secondo anno consecutivo la famiglia Broccoli, titolare del “Mago di Ozz”, locale ad Ozzano dell’Emilia, ha alzato la cornetta del telefono per invitare i ragazzi, ospiti delle nostre strutture, a trascorrere una serata speciale proprio all’interno di questo delizioso locale: la notte della Vigilia di Natale. 38 ragazzi hanno così potuto feseggiare il Santo Natale gustando una deliziosa cena a base di pesce inseriti in un clima sereno, gioioso e accogliente. Un grazie a Riccardo, Francesca, Marco e a mamma Valentina per averci aperto le porte del vostro locale e del vostro cuore e un grazie anche al CNA di Ozzano dell’Emilia, alle aziende Meridiana, Dal Ferro Bevande e Special Formaggi per la collaborazione. il Responsabile Massimo Battisti e tutto lo staff del Mago di Ozz fORMAZIOnE SPIRItuALE Il 17 dicembre il Padre Provinciale Bruno Bartolini ha tenuto ai dipendenti dell’Opera una mattinata di formazione spirituale sul tema: “Santo Natale: mente e cuore in attesa di Te”. Nella foto insieme a Suor Regina, al direttore dell’Opera Padre Gabriele Digani e a Fra Vincenzo Lagioia. 7 La parola al direttore Padre Gabriele Digani Caro Padre Gabriele, in questi giorni sto leggendo spesso interventi di vari sacerdoti, vescovi e laici, in merito alla figura di don Giuseppe Dossetti in relazione al grande evento del Concilio Vaticano II e alla nostra realtà diocesana bolognese. Ho capito che ci sono giudizi molto diversi sulla sua personalità e sul valore storico dei suoi interventi. Lei ha conosciuto Dossetti? Un amico Don Giuseppe Dossetti Personalmente non ho mai avuto rapporti con don Dossetti però come Opera Marella siamo stati più volte toccati dalla grazia della sua persona e della sua famiglia di laici e religiosi. Don Marella partecipò alla sua consacrazione presbiterale e sappiamo dai documenti che ci furono contatti costanti tra i due soprattutto all’inizio del percorso spirituale di Dossetti. Lo stesso don Giuseppe in una lettera scriveva: “don Marella ha segnato fortemente gli inizi del mio soggiorno bolognese, del mio discernimento nella Chiesa di questa città, e degli esordi della nostra Piccola Famiglia dell’Annunziata. Dopo pochi mesi del mio trasferimento da Reggio Emilia a Bologna sono andato ad abitare, anonimo, presso una delle famiglie più povere dei Palazzoni di via Vezza, proprio di fronte alla cappella sede principale, allora, di don Marella. E lì, ho incominciato una preghiera solitaria e silenziosa, soprattutto serale nella cappella in cantina, dalla quale credo siano poi derivate ispirazioni e forza per tutti gli sviluppi successivi del mio itinerario” (e forse anche ridimensionamenti ndr). Insomma don Marella e Dossetti si erano capiti subito in questa ricerca di Dio attraverso una vita povera ed essenziale al servizio dei fratelli più in difficoltà. Certo Dossetti avrebbe sviluppato una carità ancora più squisita di natura intellettuale e sociale i cui frutti nei documenti conciliari sono palesemente evidenti! Padre Gabriele Digani L’unico conto corrente postale cui fare affluire le offerte è n° 835405 grazie per la vostra generosità: il vostro aiuto é prezioso! PER DONAZIONI E LASCITI a favore della nostra Opera usare esclusivamente la seguente dicitura: “Lascio (o Dono) alla fraternità Cristiana Opera Padre Marella “Città dei Ragazzi” con sede in San Lazzaro di Savena - via dei Ciliegi, 6” (scritto a mano con data e firma). Per informazioni rivolgersi alla Direzione: tel: 051/6255070 - 051/244345 fax: 051/6255174 “Il Cappello di Padre Marella” - Anno XXI N°1 - GENNAIO - FEBBRAIO 2013 Periodico bimestrale Edit: Fraternità Cristiana Opera Padre Marella - (D. Lgs n° 460 del 04/12/1997) via dei Ciliegi, 4 40068 San Lazzaro di Savena (Bologna) Tel. e fax (051) 625.85.06 - 625.50.70 E-Mail: [email protected] - - C/C. P. 8 3 54 05 - Dir. Ugo Facchini (in religione Padre Elia) Aut. del Trib. di BO del 15/01/93 n° 6162 Stampa Sped. abb. post. Art.2, comma 20/C legge 662 /96, Filiale Bologna STAMPA LITOGRAFIA SAB - www.litografiasab.it