GENNAIO - FEBBRAIO
AN NO 20 13
Il Villaggio Artigiano con la
“Città dei Ragazzi” e la Chiesa della
Sacra famiglia, dove è custodita la Salma di
Don Marella (San Lazzaro di Savena - Bologna)
L’unico conto corrente postale
cui fare affluire le offerte è
n° 835405
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Il codice fiscale da indicare è:
80016010367
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CAP PELLO
DI PADRE MARELLA
PREghIAMO PER un futuRO DI PACE
“Ci è doloroso costatare come nelle comunità politiche economicamente più sviluppate si siano creati e
si continuano a creare armamenti giganteschi; come
a tale scopo venga assorbita una percentuale altissima di energie spirituali e di risorse economiche; gli
stessi cittadini di quelle comunità politiche siano
sottoposti a sacrifici non lievi; mentre altre comunità
politiche vengono, di conseguenza, private di
collaborazioni indispensabili al loro sviluppo economico e al loro progresso sociale. Gli armamenti si
sogliono giustificare adducendo il motivo che se una
pace oggi è possibile, non può essere che la pace
fondata sull’equilibrio delle forze. Quindi se una
comunità politica si arma, le altre comunità politiche
devono tenere il passo ed armarsi esse pure. E se una
comunità produce armi atomiche, le altre devono
produrre armi atomiche di potenza distruttiva pari.
Gli esseri umani vivono sotto l’incubo di un uragano
che potrebbe scatenarsi ad ogni istante. Giacché le
armi ci sono; e se è difficile persuadersi che vi siano
persone capaci di assumersi la responsabilità delle
distruzioni e dei dolori che una guerra causerebbe,
non è escluso che un fatto imprevedibile ed incontrollabile possa far scoccare la scintilla che metta in
moto l’apparato bellico. Inoltre va pure tenuto
presente che se anche una guerra non avrà luogo, è
giustificato il timore che il fatto della sola continuazione degli esperimenti nucleari a scopi bellici possa
avere conseguenze fatali per la vita sulla terra.”
Giovanni XXIII, Pacem in Terris
In caso di mancato recapito si prega di inviare a Bologna CMP per la restituzione al mittente che pagherà la prescritta tassa
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L ’ E lD’ eI dT O R I A L E
La potenza della preghiera
“Non avete, perché non domandate” (Giacomo 4;2)
Queste cinque parole contengono il segreto della povertà e
della fiacchezza del credente medio, del ministro medio, e
della chiesa media. “Perché”, si chiedono molti Cristiani,
“progredisco così miseramente nella mia vita cristiana?
Perché ho così poca vittoria sul peccato? Perché conduco
così poche anime a Cristo? Perché la mia crescita spirituale
è così lenta nel diventare sempre più simile al mio Signore
e Salvatore Gesù Cristo?”. E Dio risponde con le parole del
testo: “Trascurate la preghiera. Non avete, perché non
chiedete”. “Perché”, si chiedono molti ministri, “il mio
ministero produce così pochi frutti? Perché ci sono così
poche conversioni? Perché la mia chiesa cresce tanto lentamente? Perché i membri della mia chiesa ricevono così
poco aiuto dal mio ministero, e crescono tanto poco nella
conoscenza e nella vita cristiana?”. E di nuovo Dio risponde: “Trascurate la preghiera. Non avete, perché non chiedete”. “Perché”, si chiedono tanto i ministri quanto le chiese,
“la chiesa di Gesù Cristo sta avanzando tanto lentamente
nel mondo oggi? Perché fa così pochi progressi contro il
peccato, contro l'incredulità, contro l'errore in tutte le sue
forme? Perché ha così poca vittoria sul mondo, sulla carne,
e sul diavolo? Perché un membro medio di chiesa vive una
vita cristiana su un piano tanto basso? Perché il Signore
Gesù Cristo riceve così poco onore dallo stato della chiesa
oggi?”. E, ancora, Dio risponde: “Trascurate la preghiera.
Non avete, perché non chiedete”. Quando leggiamo l'unica
storia mai scritta sulla chiesa ispirata, la storia della chiesa
dei giorni degli apostoli come è riportata da Luca - sotto
l'ispirazione dello Spirito Santo - negli Atti degli Apostoli,
cosa troviamo? Troviamo una storia di continua vittoria,
una storia di avanzamento perpetuo.
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Leggiamo, per esempio, affermazioni come quelle in Atti
2;47: “Il Signore aggiungeva ogni giorno alla loro comunità quelli che venivano salvati”, e Atti 4;4: “Molti di coloro
che avevano udito la Parola credettero; e il numero degli
uomini salì a circa cinquemila”, e Atti 5;14: “Così si
aggiungeva al Signore un numero sempre maggiore di credenti, moltitudini di uomini e donne”.
Inoltre, Luca in Atti 6;7 afferma: “Intanto la parola di Dio
si diffondeva, e il numero dei discepoli si moltiplicava
grandemente in Gerusalemme; e anche un gran numero di
sacerdoti aderiva alla fede”.
Preghiera Perseverante
Leggete, ad esempio, Atti 2;42: “Ed erano perseveranti nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nella comunione
fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere”. Questa è
un'immagine molto breve ma suggestiva della chiesa
primitiva. Era una chiesa che pregava. Era una chiesa in cui
i credenti pregavano, non solo occasionalmente, ma quando tutti “erano perseveranti... nelle preghiere”. Tutti pregavano, non un gruppo selezionato, ma tutti i membri della
chiesa; e tutti pregavano continuamente con perseveranza.
“Essi diedero se stessi alla preghiera”, come la stessa parola greca è tradotta in Atti 6;4.
Ora volgetevi ad Atti 6;4 e otterrete il resto della risposta:
“Noi continueremo a dedicarci alla preghiera e al ministero
della Parola”. Questa è un'immagine del ministero apostolico: era un ministero di preghiera, e un ministero che “dava
continuamente se stesso alla preghiera”, o, per
tradurre quella parola greca come è tradotta nel passaggio
precedente (Atti 2;42): “Erano perseveranti . . . nelle preghiere”. Una chiesa che pregava e un ministero di preghiera! Ah, una tale chiesa e un tale ministero può ottenere
tutto quello che deve essere raggiunto. Andrà stabilmente
avanti, vincendo ogni opposizione, superando ogni ostacolo, conquistando ogni avversario; così avverrebbe oggi,
come era ai tempi degli apostoli.
COntInuA LA RuBRICA “I VOLtI DEL SOCIALE DI BOLOgnA”
fR. ALESSAnDRO CASPOLI,
DIREttORE DELL’AntOnIAnO OnLuS
Caro fr. Alessandro può dirci cosa
significa essere il Direttore di una grande
realtà come quella dell’Antoniano?
Vuol dire essere inserito in una realtà dove si svolgono attività molto diverse fra di loro e dove bisogna esser capaci
di essere sempre presenti con attenzione su tutte le realtà;
si parla ogni giorno di formazione, spettacoli teatrali e
cinematografici, produzioni discografiche ed audiovisive,
rapporti con le emergenze sociali. Inizialmente può essere
una realtà che spaventa... ma col tempo si apprezza la sua
diversità e complessità che è anche la sua ricchezza.
In quest’ultimo periodo la grande
famiglia dell’Antoniano è sempre più
presente nella realtà del disagio sociale
della nostra città, può parlarci dei
progetti che sono in corso?
Oltre al servizio della mensa che esiste dal 1954 e che
abbiamo dedicato a Padre Ernesto Caroli dopo la sua
morte, a Bologna abbiamo aperto nel 2006 il Centro
d’Ascolto presso la sede dell’Antoniano, da novembre
2010 il dormitorio di Capo di Lucca, da maggio 2012 il
Servizio a Bassa Soglia chiamato STRAMBO (questi due
ultimi servizi gestiti grazie ad un bando comunale) e da
novembre 2012 l’apertura della Casa di Accoglienza di San
Ruffillo dove sono ospitate persone per il reinserimento
sociale. Negli ultimi anni abbiamo cercato di sviluppare
quello che era l’impegno originario dell’Antoniano,
l’attenzione alle fasce più deboli e una attenzione maggiore
alle persone senza dimora. Questo è stato possibile anche
grazie alla collaborazione con altre realtà del territorio e
con le istituzioni pubbliche.
L’Antoniano Onlus nasce dal filone
della spiritualità francescana come
l’Opera Marella nasce da un santo
sacerdote terziario francescano
che ebbe come successorI nella direzione
DEI francescanI come ancora oggi.
Non crede che queste esperienze debbano
essere sempre più condivise e POTENZIATE?
Sarebbe bello, ma l’organizzazione delle nostre strutture è
molto diversa. Pur ispirandosi ad una spiritualità comune,
il modello organizzativo ispirato da san Francesco d’Assisi
viene incarnato in modalità differenti. Penso che ciò che ci
avvicina maggiormente, al di là delle strutture organizzative, sia lo spirito che anima il lavoro che facciamo, la dedizione alla persona, chiunque essa sia, qualunque percorso
di vita abbia fatto, qualunque religione professi,... perchè
in quella persona riusciamo a cogliere il volto, a volte
molto nascosto, di Colui che ci ha salvato e che con la sua
morte e resurrezione ci ha riempito la vita di speranza.
Sul nostro territorio sono numerose le
realtà di volontariato e associative che
si occupano della marginalità tra
le quali l’OPERA PADRE MARELLA.
crede che le collaborazioni in atto
siano fruttuose? cosa di potrebbe fare
per migliorarle?
La collaborazione è indispensbaile se si vogliono raggiungere dei buoni risultati. Lavoriamo tutti affinché le persone
in difficoltà possano trovare un sollievo alle loro fatiche e
sofferenze. Le realtà che operano sul territorio sono molte
e con origini diverse tra di loro. Salvaguardando la diversità è necessario coordinarsi e trovare modalità che portino
ad un bene superiore, quello delle persone che avviciniamo. Esistono già tentativi di coordinamento, ma penso sia
necessario ribadire che qualcuno del servizio pubblico o
privato deve farsi carico di questo dialogo lasciando da
parte le divergenze ideologiche o confessionali.
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43° AnnIVERSARIO DEL tRAnSItO DEL SERVO DI DIO D
LA ACCORAtA OMELIA DI
MOnS. PIER gIACOMO DE nI
“Siamo qui per celebrare con venerazione e vivo affetto la
memoria del Padre Olinto Marella, nel 43° anniversario del
suo ingresso nella pienezza della vita eterna: lui che a
Bologna era ed è da tutti venerato come “il Santo”.
Era nato nell’isolotto di Pellestrina, Diocesi di Chioggia,
il 14 giugno 1882 e terminò il suo faticoso ed esemplare
pellegrinaggio terreno a San Lazzaro di Savena (BO) il 6
settembre 1969, all’età di 87 anni. La sua vita è segnata
anche da vicende tristi e tormentose per lui e per quanti lo
stimavano: accusato di modernismo, indirizzo teologico
condannato dalla Chiesa, fu sospeso dall’esercizio delle
facoltà sacerdotali nel settembre 1909. Questa penosissima
privazione durò quasi 16 anni. Finalmente il 2 febbraio
1925, festa della Presentazione al Tempio del Signore,
venne riabilitato nel pieno ruolo sacerdotale dall’allora
Arcivescovo di Bologna, il Cardinale Nasalli Rocca; iniziò
così il periodo più luminoso della sua vita, di ben 45 anni
caratterizzati da un’ascesa rapida e continua verso la perfezione, nella pratica eroica di tutte le virtù cristiane e sacerdotali, in particolare nell’esercizio delle virtù teologali:
fede, speranza e carità; come pure, e in special modo,
dell’umiltà e della povertà, con ardente zelo in aiuto dei più
deboli della società, esercizio sempre accompagnato da
trasparente letizia francescana fino alla morte.
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Egli, di carattere forte e volitivo - fino a raggiungere punte
di ostinazione - proprio nel periodo doloroso dei sedici
anni di privazione dell’esercizio delle facoltà sacerdotali,
attraverso la lenta accettazione di tutte le incomprensioni tali da rasentare in certi casi la calunnia - si avviò verso la
pratica eroica degli insegnamenti più ardui della Parola di
Gesù. Ne sono prova l’inalterata fedeltà alla dottrina ed
alla morale cattolica, l’aver incrementato la sua attività
caritativa verso i più deboli, l’avere superato momenti di
profondo scoraggiamento, la sua vita di preghiera, lo zelo
nell’espletamento del suo ruolo di professore tra i giovani,
che lo ricorderanno sempre con grande stima non solo per
la sua cultura ed il metodo educativo, ma anche per l’amabilità dei rapporti, l’imparzialità, la giustizia, l’esemplarità
di condotta. Tutti elementi riscontrabili nelle fonti sia testimoniali che documentali, presentate per la Causa della sua
Beatificazione. Vi fu dunque una positiva evoluzione spirituale nel sacerdote don Olinto, che lo portò a diventare
testimone esemplare soprattutto della carità, dell’umiltà e
della povertà evangelica, così da essere chiamato “santo
della carità”, “il mendicante della carità”, “il padre dei
poveri”, “il pedagogista di strada”, “il contemplativo in
azione”, “il barbone di Dio”, “la coscienza di Bologna”,
amato ed ammirato da tutti. Un uomo tanto dotato di capacità umane, di volontà ferrea, di profonda cultura, seppe
raggiungere un grado eroico di umiltà: è questo un aspetto
da sottolineare con evidenza. Nel 1960 in un promemoria
scriveva tra l’altro: “Imitiamo Cristo mite ed umile di cuore
così che chi vuole precedere, gareggiare, preceda, gareggi
nel farsi più piccolo, nel servire più fattivamente ed umilmente”. Ormai vicino alla morte, tra il 1968 e il ‘69, don
Olinto accenna significativamente al proprio orgoglio ed al
suo superamento: “Chiedo a tutti, sempre di pregare acciò
io possa fare una buona morte perdonando tutto a tutti,
implorando perdono da Lui e da tutti, per tutto il male
fatto, fatto fare, lasciato fare, per il bene trascurato, ostacolato, specialmente con la mia inveterata pigrizia e ostinazione, tante volte rimproveratemi anche dalla mia mamma
invano, fin da quando ero piccolo: “Olinto destrighete; ti ze
ostinà” e poi fino alla vecchiaia prima che fosse così logora”. Lo stesso Servo di Dio aveva in precedenza affermato:
“ La superbia, mi avrebbe perduto, la carità mi ha salvato”.
In queste parole è sintetizzata la vita del Padre Marella. La
sua conversione è lenta, faticosa, non esente da cadute. Poiché proprio di vera conversione si tratta, di una conversione
“redentiva”, come egli stesso la definisce. Non conversione
dell’incredulo alla fede.
Pellestrina,
isola natale di
Padre Marella
DOn OLIntO MARELLA - ChIESA DELLA SACRA fAMIgLIA
I SuA ECCELLEnZA REV.MA
ICOLO’ nunZIO APOStOLICO
La sua è conversione dall’orgoglio umano che avrebbe
potuto accecarlo, alla mitezza e all’umiltà, in unione con
Cristo. Un’esaltazione particolare merita la sua generosità,
a servizio del prossimo bisognoso e sofferente: aveva un
cuore ferito dall’amore. Riusciva, fin da giovane sacerdote,
a fare ogni cosa per amore a Dio e ai poveri. L’amore di
Dio lo spinse a scegliere la carità come campo principale di
lavoro. L’amore di Dio lo sostenne nei lunghi 16 anni di
sospensione dal ministero sacerdotale e di peregrinazioni in
varie città ; l’invitta speranza in LUI lo sorresse in tutte le
sue vicende, segnate da eroici sacrifici, fino al termine
della sua esistenza terrena. L’amore di Dio è la spinta che
lo fa povero tra i poveri, che lo rende compagno di strada
degli ultimi. Per i Bolognesi, i suoi gesti di amore semplici
richiamavano tutti alla conversione del cuore.
Era diventato la vera coscienza critica della città, spesso
distratta e smarrita dinanzi alle difficili situazioni sociali
vissute al suo interno. Nell’aiutare il prossimo era molto
riservato e non assumeva atteggiamenti paternalistici, anzi,
si accusava spesso dei suoi errori, perché l’altro non si
sentisse umiliato e scoraggiato. Faceva gustare e sperimentare le dolcezze dell’amore e del perdono di Dio ed anche
la gioia di sentirsi sempre amato e stimato da lui sacerdote
e padre. Il suo amore paterno era l’immagine di quello di
Dio: senza giudicare mai, si mostrava desideroso soltanto
di riabbracciare il figlio che ritorna affaticato e spesso
deluso dal lungo e faticoso viaggio della vita, per aver
percorso sentieri erronei e perniciosi. A conclusione di
queste sfuggevoli pennellate di un irto percorso terrestre di
quasi nove decenni, emerge con chiarezza che Olinto
Marella non nacque santo, ma si fece santo.
Ritrovatosi infatti, per un insieme di circostanze sfavorevoli, sotto il torchio di durissime prove, andò gradualmente
accettandole e attraverso di esse si purificò; al tempo stesso
si elevò ad un livello veramente eccezionale nell’esercizio
di un’amorosa oblazione e di un totale oblio di sé, dopo
anni e anni di lotte interiori superate nella preghiera e nella
contemplazione dell’Amore Misericordioso di Dio; ne sortì
così completamente libero e limpido nello spirito, del tutto
vittorioso sul proprio io, tanto da farsi tutto a tutti, pane
quotidiano per tanti affamati nel corpo e nello spirito.
Ci troviamo di fronte ad un gigante della santità, ad un lottatore e difensore tenace del Vangelo, ad un martire
dell’amore cristiano. Padre Olinto Marella è qui con noi
durante la celebrazione di questa Eucarestia in sua memoria. Egli prega con noi e ci infonde coraggio. Non possiamo mancare all’appello: tutti siamo chiamati alla santità,
cioè a realizzare quel disegno di amore che il Signore ha
per ciascuno di noi, per il nostro vero bene, per la nostra
pace interiore, per la nostra salvezza eterna. Padre Olinto
con il suo esempio ci rafforza, con il suo insegnamento ci
ammaestra, con la sua intercessione ci protegge.
Padre Marella a San Giovanni Rotondo - anno 1955
(foto gentilmente fornita dall’ex allievo Amedeo Rami)
da sinistra: il neoDiacono ex allievo Indo Casadei,
il direttore Padre Gabriele, Sua Eccellenza De Nicolò
Caro Padre Olinto, insegnaci ad amare efficacemente i
poveri. Anche oggi quanta gente è sprovvista dei beni
materiali più necessari, priva del pane quotidiano; quanti
poveri sotto il profilo spirituale: fratelli che conducono una
vita spoglia di veri valori,e quindi carente di gioie profonde
e durevoli e soprattutto di mete luminose, ammantate di
eternità. Signore, donaci uno sguardo umano consapevole
dei bisogni del prossimo, una volontà generosa nel soccorrerlo, un bontà sempre compassionevole. Te lo chiediamo
sorretti dall’intercessione del nostro caro “Padre Marella”.
Mons. Pier Giacomo De Nicolò - 9 settembre 2012
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IL PROgEttO LuttO DELL’OPERA PADRE MARELLA
IntERVIStA ALLA RESPOnSABILE
DOtt.SSA ADRIAnA DI SALVO
di cosa si occupa il progetto lutto
all'interno dell'Opera Marella?
Il progetto lutto, rientra in un progetto più ampio “Percorsi
di Vita” che il nostro Centro di Ascolto e di Supporto
Psicologico Casa Marella sta portando avanti da alcuni
anni per aiutare le persone che affrontano o affronteranno
eventi critici della vita,come malattie, perdite, passaggi
generazionali. Il lutto è decisamente l’evento più critico
che noi esseri umani prima o poi, nel corso della vita, dobbiamo affrontare. La morte di chi amiamo, non ci permette
di rimuovere l’argomento morte come la maggior parte di
noi è solita fare, di tenerla lontana dai nostri pensieri e dai
nostri sentimenti, ci ricorda che la vita ha una fine, che
anche noi dobbiamo morire. Col progetto lutto, non solo
aiutiamo le persone in lutto a vivere meglio un periodo così
critico della loro vita, ma facciamo formazione, attraverso
convegni, seminari pubblici e corsi nelle scuole per i bambini delle elementari, affinché le persone siano più preparate a riconoscere, ad accogliere, a gestire i sentimenti, le
emozioni associate alla morte, quando essi stessi
subiranno una grave perdita, o quando la subirà una persona a loro vicina. Rientra nel progetto lutto la pubblicazione
di un opuscolo informativo, realizzato col patrocinio
economico della Regione Emilia Romagna dal titolo
“Il Lutto: un’esperienza della vita”, che l’Opera Marella
distribuisce gratuitamente.
immagino sia importante il lavoro di
équipe, quanti siete e come vi distribuite
sul territorio?
Il lavoro di équipe per noi è molto importante, non solo
perché logisticamente siamo meglio distribuiti sul territorio
su cui operiamo, un territorio che va da Bologna a Imola e
anche oltre, ma perché il confronto tra di noi è fondamentale soprattutto quando ci troviamo ad aiutare persone in
lutto con forti contenuti depressivi o aggressivi. Attualmente ad occuparci di lutto siamo in quattro psicologhe di
cui due prestano la loro opera come volontarie, e ci avvaliamo anche della collaborazione di altre due persone di
cui uno è un volontario che presto dovrebbe entrare a far
parte del nostro staff a pieno titolo.
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vuole condividere con i nostri lettori una
esperienza che l'ha colpita particolarmente
in questi anni?
Più che una mia esperienza mi piacerebbe riportare la testimonianza di un giovane papà che partecipa, con la moglie,
al nostro gruppo di auto-mutuo-aiuto “Il Cerchio degli
Angeli”. Questa esperienza di condivisione del dolore ha
portato i suoi frutti rendendo il dolore fecondo e portatore
di gioia e di altre vite. Le parole sono di G., ad un anno
dalla nascita del secondogenito. “Provo sensazioni strane
che si contrastano: la contentezza per avere L. e la tristezza per non aver più F. la nostra forza più grande è L., se
non ci fosse stato lui non avremmo fatto neanche le cose
che siamo riusciti a fare quest’anno, ci ha dato la vita,
prima era tutto buio, ti dicevi: Cosa faccio a fare le cose?
Perché devo andare a lavorare?” L’esperienza che mi ha
colpita di più e che mi colpisce ogni volta è il sentimento
di Amore, con la “A” maiuscola che scaturisce da esperienze di condivisione e di sostegno come queste e la speranza
che questo Amore porterà nel tempo la Pace.
quanto è importante la figura di
don Marella nella sua esperienza di vita
e di lavoro?
È d’obbligo dire fondamentale; ma lo è davvero!. Anche
prima di entrare all’Opera svolgevo questo lavoro in una
struttura pubblica, ma lo spirito con cui lo svolgo adesso è
altro. Questa differenza non sta solo nel fatto che operando
in ambito cristiano adesso richiedono il mio aiuto più persone cristiane di quante ne incontrassi prima, e quindi con
loro posso avvalermi di quel valore aggiunto che è la Fede,
ma anche perché, lavorare all’Opera Marella rappresenta
per me diffondere il valore della fratellanza che padre
Marella ci ha trasmesso con l’esempio e lasciato in eredità,
e questa eredità io desidero farla fruttare e lasciarla a mia
volta in eredità a chi verrà dopo di me.
c'è qualcuno che vorrebbe ringraziare in
particolar modo?
Desidero ringraziare in particola modo il nostro direttore
padre Gabriele e il presidente Zocca per la fiducia e tutti i
benefattori, privati cittadini, Istituzioni, Associazioni, Fondazioni e in particolare la Fondazione cassa di Risparmio
di Imola e la Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna.
la Dott.ssa Di Salvo e il suo staff
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D E L L’ O P E R A
LA REDAZIOnE In LuttO PER LA
SCOMPARSA DI REnAtO
Con estremo dolore comunichiamo la scomparsa del
nostro amico Renato Gorza. Ex allievo di Padre Marella,
ha contribuito, grazie alle sue grandi conoscenze in
ambito tipografico, a dar vita a questo Giornalino con lo
scopo di ricordare suo “Padre” che lo ha accolto tanti anni
fa. Noi della redazione del presente Giornalino abbiamo
deciso di dedicare una pagina intera nel prossimo numero
per ricordare la vita di Renato attraverso le parole dei
familiari e di chi gli ha voluto bene. Ciao Renato e grazie...
In RICORDO DI VIttORIA tAgLIOLI
Il 15 dicembre 2012 è ritornata a Dio Padre e al suo Padre
Marella, la nostra cara amica Vittoria Taglioli. Il Padre l’aveva
accolta nella sua Opera all’età di sei anni. Assistita amorevolmente, a neppure diciotto anni il Padre la affiancò ad una coppia di sposi che dirigevano la Casa Rifugio “Villa Tombetta”,
dove vi erano diversi ragazzi, orfani di guerra e della miseria.
Dal 1958 fino alla morte del Padre affiancò la coppia di sposi
Tonino e Vincenza Peruzzi, alla quale era rimasta legata anche
dopo il suo matrimonio. Quello della Vittoria fu l’ultimo
matrimonio che il Padre celebrò, già ammalato e sulla carrozzella. Il santino a suo ricordo così recita: “Dona a Lei, o
Signore, tanta pace in cielo per quanto amore ha donato a noi
in terra”. Vittoria per tanti anni ha donato fiumi d’amore a
tanti fanciulli orfani, proprio per questo, ne siamo certi la Vittoria è tornata da Colui che l’ha tanto amata, Padre Marella.
L’Opera tutta ancora la ricorda e si stringe attorno ai suoi cari
nel dolore.
IL “MAgO DI OZZ” RALLEgRA IL
nAtALE AI RAgAZZI DELL’OPERA
Per il secondo anno consecutivo la famiglia Broccoli, titolare
del “Mago di Ozz”, locale ad Ozzano dell’Emilia, ha alzato la
cornetta del telefono per invitare i ragazzi, ospiti delle nostre
strutture, a trascorrere una serata speciale proprio all’interno
di questo delizioso locale: la notte della Vigilia di Natale.
38 ragazzi hanno così potuto feseggiare il Santo Natale
gustando una deliziosa cena a base di pesce inseriti in un
clima sereno, gioioso e accogliente. Un grazie a Riccardo,
Francesca, Marco e a mamma Valentina per averci aperto le
porte del vostro locale e del vostro cuore e un grazie anche al
CNA di Ozzano dell’Emilia, alle aziende Meridiana, Dal
Ferro Bevande e Special Formaggi per la collaborazione.
il Responsabile Massimo Battisti e tutto lo
staff del Mago di Ozz
fORMAZIOnE SPIRItuALE
Il 17 dicembre il Padre Provinciale Bruno Bartolini ha tenuto
ai dipendenti dell’Opera una mattinata di formazione spirituale sul tema: “Santo Natale: mente e cuore in attesa di Te”.
Nella foto insieme a Suor Regina, al direttore dell’Opera
Padre Gabriele Digani e a Fra Vincenzo Lagioia.
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La parola al direttore
Padre Gabriele Digani
Caro Padre Gabriele, in questi giorni sto leggendo spesso interventi
di vari sacerdoti, vescovi e laici, in merito alla figura di
don Giuseppe Dossetti in relazione al grande evento del Concilio Vaticano
II e alla nostra realtà diocesana bolognese. Ho capito che ci sono
giudizi molto diversi sulla sua personalità e sul valore storico dei suoi
interventi. Lei ha conosciuto Dossetti?
Un amico
Don Giuseppe Dossetti
Personalmente non ho mai avuto rapporti con don Dossetti però
come Opera Marella siamo stati più volte toccati dalla grazia
della sua persona e della sua famiglia di laici e religiosi.
Don Marella partecipò alla sua consacrazione presbiterale e
sappiamo dai documenti che ci furono contatti costanti tra i due
soprattutto all’inizio del percorso spirituale di Dossetti.
Lo stesso don Giuseppe in una lettera scriveva: “don Marella ha
segnato fortemente gli inizi del mio soggiorno bolognese, del
mio discernimento nella Chiesa di questa città, e degli
esordi della nostra Piccola Famiglia dell’Annunziata. Dopo
pochi mesi del mio trasferimento da Reggio Emilia a Bologna
sono andato ad abitare, anonimo, presso una delle famiglie più
povere dei Palazzoni di via Vezza, proprio di fronte alla cappella sede principale, allora, di don Marella. E lì, ho incominciato
una preghiera solitaria e silenziosa, soprattutto serale nella cappella in cantina, dalla quale credo siano poi derivate ispirazioni
e forza per tutti gli sviluppi successivi del mio itinerario” (e
forse anche ridimensionamenti ndr). Insomma don Marella e
Dossetti si erano capiti subito in questa ricerca di Dio attraverso una vita povera ed essenziale al servizio dei fratelli più in
difficoltà. Certo Dossetti avrebbe sviluppato una carità ancora
più squisita di natura intellettuale e sociale i cui frutti nei documenti conciliari sono palesemente evidenti!
Padre Gabriele Digani
L’unico conto corrente postale
cui fare affluire le offerte è
n°
835405
grazie per la vostra generosità:
il vostro aiuto é prezioso!
PER DONAZIONI E LASCITI
a favore della nostra Opera usare esclusivamente la seguente dicitura:
“Lascio (o Dono) alla fraternità Cristiana Opera Padre
Marella “Città dei Ragazzi” con sede in San Lazzaro di
Savena - via dei Ciliegi, 6” (scritto a mano con data e firma).
Per informazioni rivolgersi alla Direzione:
tel: 051/6255070 - 051/244345 fax: 051/6255174
“Il Cappello di Padre Marella” - Anno XXI N°1 - GENNAIO - FEBBRAIO 2013
Periodico bimestrale Edit: Fraternità Cristiana Opera Padre Marella - (D. Lgs n° 460 del 04/12/1997) via dei Ciliegi, 4 40068 San Lazzaro di Savena (Bologna) Tel. e fax (051) 625.85.06 - 625.50.70
E-Mail: [email protected] - - C/C. P. 8 3 54 05 - Dir. Ugo Facchini (in religione Padre Elia) Aut. del Trib. di BO del 15/01/93 n° 6162
Stampa Sped. abb. post. Art.2, comma 20/C legge 662 /96, Filiale Bologna STAMPA LITOGRAFIA SAB - www.litografiasab.it
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- Opera Padre Marella