NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE SARDA MALATI REUMATICI “SPEDIZIONI IN A.P. 70% CAGLIARI” - In caso di mancato recapito restituire al CMP CA per la restituzione al mittente DICEMBRE 2007 In questo numero: - Artrite reumatoide e malattie cardiovascolari - La rieducazione posturale integrata in reumatologia - La VES - Malattie reumatiche e sessualità Buone Feste EDITORIALE IN ATTESA.......... standard uniformi su tutto il territorio regionale; • realizzazione di un piano di sensibilizzazione e aggiornamento dei medici di medicina generale sulle tematiche Vi ricordate il Piano Sanitario Regionale? Quello che il connesse all’assistenza reumatologica. Consiglio Regionale partorì lo scorso febbraio dopo un lunghissimo iter contrastato da polemiche, dibattiti, discussioni È anche utile ricordare che il piano è diventato Legge Regionale e pressioni di vario genere che miravano per convenienze di il 19 gennaio 2007 ma soprattutto che ha una validità triennale: parte a condizionarne l’esito. Ricorderete che nonostante 2006 - 2008, in pillole vuol dire che ha una scadenza, come lo tutto il testo approvato suscitò grandi aspettative per la reu- yogurt, e la scadenza è il 2008, l’anno prossimo. In pratica se matologia in genere e per i malati in particolare. Ricorderete entro l’anno prossimo non si muoverà qualcosa, tutte le anche che il testo in discussione fu esposto a vari tentativi di buone intenzioni perderanno validità giuridica. Molti di voi avranno sicuramente stravolgimento, e che la nostra appreso dai giornali e dalle tv associazione ha presidiato il locali, che la nostra Associazione Consiglio Regionale per evitare sta ponendo con forza alle autoche questo accadesse, e infatti rità competenti e all’opinione non accadde. Quindi tutto a pubblica questo problema. Per posto? Purtroppo no. Tutti i avere delle risposte abbiamo buoni propositi e le buone chiesto ed ottenuto un incontro intenzioni contenuti nel Piano con L’Assessore alla Sanità, la sono ancora sulla carta, dimenprofessoressa Narina Dirindin, ticati nella polvere dei cassetti che ci ha ricevuto in delegazione del Consiglio Regionale tra le il 13 novembre scorso. varie leggi non attuate. All’incontro oltre allo scrivente È utile rivedere gli obiettivi che il hanno partecipato Silvia Angioni, Piano si propone di raggiungere: L’Assessore alla Sanità Narina Dirindin ed il presidente dell'ASMAR Ivo Picciau Franco Masia, Lalla Lussu, Angela • creazione di una rete integrata per l’assistenza reumatologica diffusa in tutto il territo- Spanu, Maria Luisa Massoni. rio regionale, tenuto conto delle condizioni geografiche e Come in altre occasioni l’Assessore è stato molto attento alle nostre ragioni, c’è poi stata una discussione che ha toccato e della rete viaria; • creazione di una struttura ospedaliera reumatologica nel- approfondito punti di varia natura, sempre attinenti alle problematiche delle persone affette da patologie reumatiche, l’area territoriale di Cagliari; • riconoscimento della funzione di riferimento regionale pres- che per ragioni di spazio non posso riassumere. Al termine so le aziende ospedaliero-universitarie di Cagliari e Sassari; l’Assessore ha chiesto ad un suo collaboratore di istituire • creazione, in ogni azienda sanitaria locale, di un Servizio entro 15 giorni una commissione con il compito specifico di reumatologico con funzione di riferimento specialistico studiare le criticità dell’assistenza reumatologica e, su quella per il territorio della rispettiva ASL e di raccordo con la base, redigere un protocollo di attuazione della parte del Piano Sanitario Regionale che si occupa di reumatologia. struttura di alta specializzazione regionale; • istituzione di servizi ambulatoriali specialistici distrettuali Come sempre cercheremo di non abbassare la guardia e con funzione di collegamento con il medico di medicina seguiremo con molta attenzione l’evoluzione, per fare in modo che il 2008 possa essere l’anno della svolta, così almeno generale e con le strutture reumatologiche aziendali; • definizione di protocolli di screening e di valutazione clinica ci auguriamo che sia. finalizzati alla diagnosi precoce e adottati sulla base di A nome dell’ASMAR i più affettuosi Auguri di Buone Feste. di Ivo Picciau Siamo andati al Convegno sulla Spondilite organizzato a Roma dal nostro presidente Ivo Picciau in qualità di responsabile del gruppo "Spondilo-Artrite". Al lato, alcune foto della giornata. 2 ARCIPELAGHI Buone Feste QUOTA ASSOCIATIVA ANNO 2008 Orari di segreteria: Cagliari Via Monte Sabotino 9 - tel. 070273096 mercoledì, 10,30 - 12,30 / 17,00 - 20,00; giovedì,10,30 - 12,30. Come sai l’ASMAR è una Associazione di Volontariato senza Sestu Via Giulio Cesare 59 tel. 070262446 martedì, giovedì, sabato: 10,30 - 12,30. fini di lucro, le persone che ci Ogni Martedì dalle 18.00 alle 19.00 - SPORTELLO PATRONATO nella nostra sede di Via Monte Sabotino, 9 Cagliari: - richiesta di invalidità civile e indennità di accompagnamento - ricorsi amministrativi e giudiziari con patrocinio medico-legale - consulenze generali in materia previdenziale ed assistenziale - riconoscimento delle malattie professionali lavorano lo fanno in modo spontaneo e gratuito. Questo giornale ad altre iniziative sono frutto di quest’impegno. Per questo ci permettiamo di chiederti di continuare a sostenerci rinnovando la quota associativa per l’anno 2008 con il bollettino Per saperne di più Sono disponibili presso la sede - Guida all’Artrite Reumatoide; operativa dell’associazione i se- - Conoscere l’Artrite Psoriasica; guenti opuscoli: - Conoscere l’Artrosi. che trovi allegato al giornale. Sommario - Conoscere le malattie reumatiche; VITA DELL’ASSOCIAZIONE I servizi per i soci dell’ASMAR - Diritti, opportunità del malato Editoriale .......................................pag. 2 I servizi ASMAR ...........................pag. 3 REGISTRATO AL N.1 DEL REGISTRO DELLA STAMPA IL 14/01/2004 PRESSO IL TRIBUNALE DI CAGLIARI Aggiornamenti scientifici........pag. 4, 5 DIRETTORE RESPONSABILE Ivo Picciau Non solo farmaci ........................pag. 6, 7 Oltre la patologia .......................pag. 8 Finestra sul Mondo....................pag. 9 Il racconto .....................................pag. 10 Angelo Liberati ...........................pag. 11 Un salto in libreria......................pag. 12 Yoga e Artrite...............................pag. 12 reumatico "Invalidità Civile"; SEDE LEGALE Via G. Cesare, 59 - Sestu (CA) Tel/fax 070.262446 COMITATO DI REDAZIONE DIRETTORE Franco Masia IN REDAZIONE Silvia Angioni, Rosanella Atzeni, Jolanda Delogu, Maria del Piano, Adelaide Lussu, Gabriella Viana HANNO COLLABORATO prof. Sergio Muntoni, dott. Paolo Persod, dott. Tonino Mele, dott.ssa Fiorella d’Incà SEDE OPERATIVA Via M. Sabotino, 9 - Cagliari Tel/fax 070.273096 SITO WEB ED E-MAIL www.reumaonline.it [email protected] [email protected] Nuovi organi dell’Associazione Il 31 marzo 2007, alle ore 10.00, presso la sede operativa di via Monte Sabotino 9 a Cagliari, si è tenuta l’Assemblea Ordinaria dei soci ASMAR, durante la quale si è proceduto all’elezione del nuovo Consiglio Direttivo, del Collegio dei Revisori dei Conti e del Presidente, per il triennio 2007-2010. Ecco i risultati: Consiglio Direttivo: Presidente: Ivo Picciau. Vice presidente: Silvia Angioni. Consiglieri: Domenico Acciaro, Catia Anedda, Rosanna Caredda, M. Adelaide Lussu, Franco Masia, Viviana Pili, Gabriella Viana. Collegio dei Revisori: Olga Manna, Angela Spano, M. Luisa Massoni. Buon lavoro a tutti e auguri ai nuovi entrati! Buone Feste ARCIPELAGHI 3 Artrite reumatoide e malattie cardiovascolari AGGIORNAMENTI MEDICO SCIENTIFICI prof. Sergio Muntoni * I pazienti con artrite reumatoide hanno un’elevata incidenza di eventi cardiovascolari e di mortalità da cause cardiache. Subito dopo quello cardiovascolare, ed in parziale correlazione con esso, un forte contributo alla mortalità è dato dalla fibrosi polmonare interstiziale, che produce circa il triplo di mortalità nei pazienti sotto trattamento con farmaci biologici anti-tumor necrosis factor (etanercept, infliximab, adalimumab) rispetto a quelli trattati con methotrexate. Il rischio di morte cardiovascolare e, in particolare, da infarto acuto del miocardio è doppio nella donna. Per ragioni non chiare, è l’infarto miocardico e non l’ictus cerebrale ad avere elevata incidenza nell’artrite reumatoide, come se le arterie coronarie fossero particolarmente suscettibili ai fattori di rischio cardiovascolare. Questi, nell’artrite reumatoide come in altre patologie, vanno distinti in tradizionali (ipertensione arteriosa, dislipidemia, fumo, diabete) e non tradizionali (spessore intima-media, disfunzione endoteliale, proteina C reattiva, fattori immunologici). Si noti che i fattori non tradizionali sono espressione di infiammazione, che a sua volta influenza quelli tradizionali, soprattutto lipidici (iper-trigliceridemia, basso colesterolo HDL). Pertanto, l’infiammazione costituisce un legame tra i due gruppi di fattori. Oggi sappiamo per certo che l’aterosclerosi è una malattia infiammatoria, più che degenerativa. D’altre parte, l’artrite reumatoide è tipicamente una malattia infiammatoria. I più importanti predittori di mortalità cardiovascolare sono l’intensità dell’infiammazione (articolare e, ancor più, extra-articolare), il grado di disabilità e la disregolazione immunitaria. Ciò ha portato all’inclusione di quelli non tradizionali tra i fattori di rischio comuni all’aterosclerosi ed all’artrite reumatoide. Un marker di aumentato rischio cardiovascolare, oltre che proteina della fase acuta, è la Proteina C Reattiva (PCR), la cui produzione è attivata dall’ infiammazione dell’arteria affetta da aterosclerosi. A sua volta, la PCR ha proprietà aterogene. Si tratta, perciò, di un vero e proprio circolo vizioso tra aterosclerosi e PCR. L’artrite reumatoide può inserirsi in questo circolo in quanto l’infiammazione produce elevati livelli di PCR nel siero. Anche l’Helicobacter Pilori (HP), in aggiunta al ben noto ruolo che svolge nello stomaco, è implicato nell’aterogenesi attraverso l’aumento della disfunzione endoteliale e della PCR. Poiché nella gastropatia è implicata l’infezione da HP, l’uso di farmaci anti-infiammatori non steroidei, che aumen- ta il rischio cardiovascolare, può anche precipitare l’insufficienza renale nei pazienti con artrite reumatoide e ridotto filtrato glomerulare. Nei pazienti di artrite reumatoide positivi per HP si trova spesso insulino-resistenza, aumento della circonferenza della vita, ipertensione arteriosa, iper-trigliceridemia, aumento della generazione di trombina: quindi un aumento dei fattori di rischio cardiovascolare tradizionali e non tradizionali, proprio come nell’aterosclerosi. Alla luce della distinzione di cui sopra possiamo ora considerare l’influenza del trattamento farmacologico sulla mortalità cardiovascolare. I farmaci DMARDs (Disease-Modifying Anti-Rheumatic Drugs) (sulfasalazina, idrossiclorochina e, in modo particolare, il methotrexate) esplicano un potente effetto anti-infiammatorio e, se usati fin dalla diagnosi, riducono significativamente il rischio cardiovascolare. Gli inibitori della ciclo-ossigenasi 2 aumentano il rischio cardio-vascolare, così come è stato riportato per gli inibitori non selettivi della ciclo-ossigenasi ibuprofen e diclofenac; ma quest’ultima affermazione è controversa, dato che alcuni affermano che il rischio di infarto è più basso dopo l’uso di qualsiasi tipo di DMARD. Gli anti-tumor necrosis factor rappresentano con la loro attività anti-infiammatoria un indubbio progresso nel trattamento dell’artrite reumatoide, ma con la limitazione della riattivazione di infezioni granulomatose (tubercolosi, histoplasmosi, toxoplasmosi cerebrale) ed opportunistiche. La leflunomide si comporta come i DMARDs e riduce il rischio di infarto per influenza sulla disregolazione immunitaria e sull’intensità dell’infiammazione. I sali d’oro e la penicillamina, che produce calo del fattore reumatoide ad alto titolo, non hanno un particolare impatto sulle complicanze cardiovascolari dell’artrite reumatoide. I corticosteroidi a basse dosi non sembrano influenzare la mortalità cardiovascolare, mentre la aumentano se somministrati ad alte dosi per lungo tempo, per peggioramento dei fattori tradizionali (pressione arteriosa, assetto lipidico, diabete, obesità). In conclusione, l’infiammazione, comune all’aterosclerosi ed all’artrite reumatoide, spiega l’elevata incidenza di eventi e mortalità cardiovascolare in quest’ultima malattia. La conoscenza del meccanismo d’azione dei farmaci ci consente di classificarli non solo per l’efficacia, ma anche per l’impatto sulle complicanze cardiovascolari dell’artrite reumatoide. I farmaci DMARDs (Disease-Modifying Anti-Rheumatic Drugs) esplicano un potente effetto anti-infiammatorio e, se usati fin dalla diagnosi, riducono significativamente il rischio cardiovascolare. 4 ARCIPELAGHI Buone Feste * Medico Internista VES sta per Velocità di Eritro– Sedimentazione, ossia la velocità con cui i globuli rossi si depositano sul fondo di una provetta di sangue; in pratica calcola il tempo necessario perché la parte solida del sangue (globuli rossi) si separi da quella liquida (plasma). Considerato che per i malati reumatici (e non solo) si tratta dell’ esame più noto, abbiamo chiesto al dott. Paolo Persod, medico specialista in reumatologia, di farci avere qualche notizia in più. dott. Paolo Persod * La velocità di sedimentazione degli eritrociti (VES) è il più importante test di laboratorio dell’attività infiammatoria. Essa fu misurata la prima volta da Fahraeus nel 1918, che, ricercando un test precoce per la gravidanza, notò che la VES era aumentata non solo in gravidanza, ma anche in molte altre patologie. Essa è dovuta all’intervento di due elementi fondamentali, gli eritrociti ed il plasma, ed è legata alla grandezza degli aggregati eritrocitari, che a sua volta dipende dalle proprietà del plasma piuttosto che delle cellule stesse. I componenti del plasma che più influenzano la VES sono il fibrinogeno e le globuline alfa e gamma. L’incremento del fibrinogeno in corso di processi infiammatori è di norma rilevabile dopo 48 ore dall’insorgenza dell’infiammazione e la sua riduzione avviene solitamente entro dieci giorni dalla cessazione della flogosi. Oltre alle proteine l’altro fattore plasmatico che influenza la VES è la viscosità, il cui aumento determina un incremento della VES fino ad una certa intensità, oltre la quale ne causa la diminuzione. “Nella pratica clinica vi sono svariate patologie che possono determinare un incremento della VES” Il metodo ufficialmente accettato a livello internazionale per la determinazione della VES è il metodo di Westergreen, che consiste nel mettere il sangue del paziente trattato con sodio citrato (rapporto di 4:1) in un tubo lungo 300 mm e con diametro interno di 2.5 mm, graduato in mm fino a 200 e posto verticalmente. La lettura corretta dell’analisi si può effettuare dopo 1 ora ed i valori di normalità sono di 15 mm per l’uomo e 20 mm per la donna al di sotto dei 50 anni, e di circa 20 mm per l’uomo e 30 mm per la donna sopra i 50 anni. Nella pratica clinica vi sono svariate patologie che possono determinare un incremento più o meno marcato della VES, ma nella pratica reumatologica un notevole incremento della VES (> 100 mm/h) si ha nell’arterite a cellule giganti (arterite di Horton), nella polimialgia reumatica, nelle vasculiti, nelle infezioni batteriche; un incremento medio nella artrite reumatoide, nella artrite psoriasica, nella gotta e pseudogotta, in molte connettiviti; un aumento modesto nella sclerodermia, nella sindrome di Sjogren, nella spondilite anchilosante; risulta viceversa normale nella artrosi, nella DISH, nella condrocalcinosi inattiva, nella gotta intercritica. Bisogna tuttavia tener conto dei molti falsi positivi che possono determinare un aumento della VES (anemia - gravi iperlipidemie - gravidanza - assunzione di anticoncezionali mestruazioni - errori tecnici) o una diminuzione (policitemia - aumento dei sali biliari - errori tecnici). * Medico Reumatologo Antimalarici e rischio di tumore Bisfosfonati e spondilite Alcuni studi hanno indicato che gli antimalarici potrebbero avere proprietà antineoplastiche, cioè protettive nello sviluppo dei tumori. Ricercatori spagnoli hanno valutato se gli antimalarici fossero in grado di ridurre il rischio di tumore nei pazienti con lupus eritematoso sistemico, che assumono tali farmaci come terapia di fondo del LES (Idrossiclorochina, nome commerciale in Italia: Plaquenil). Il loro studio è stato pubblicato sulla rivista “Annals of the Rheumatic diseases”. Si tratta di uno studio prospettico che ha preso in esame 235 pazienti; l’end point era rappresentato dalla diagnosi di tumore. I pazienti erano per l’89% di sesso femminile e per il 99% di razza bianca; l’età media alla diagnosi era di 37 anni. Il 66 % dei pazienti aveva ricevuto antimalarici. Il follow-up è durato 10 anni. Il tumore si è sviluppato nell’1,3% dei pazienti trattati con antimalarici e nel 13% di quelli che non hanno ricevuto questi farmaci (p<0.001). Lo studio ha dimostrato un effetto protettivo degli antimalarici nei confronti della comparsa di tumore nei pazienti con lupus eritematoso sistemico. Questo dato dovrebbe essere confermato da studi di più ampie dimensioni. I bisfosfonati, utilizzati nel trattamento di alcune malattie ossee (osteoporosi, malattia di Paget, osteogenesi imperfetta) per la loro attività anti-osteoclastica, hanno anche proprietà anti-infiammatorie, probabilmente mediante un’azione sulla produzione di citochine da parte dei macrofagi. Alcuni studi sull’uomo hanno dimostrato l’efficacia del Pamidronato e del Neridronato sui sintomi della spondilite anchilosante, con riduzione della sintomatologia dolorosa a livello sia della colonna vertebrale, sia delle articolazioni periferiche. Il miglioramento clinico è stato confermato anche dalle modificazioni delle lesioni infiammatorie studiate con la Risonanza Magnetica. Studi più approfonditi sono necessari per valutare l’effettiva attività dei bisfosfonati nelle spondiloartriti; se la loro efficacia venisse confermata, si tratterebbe di un’ottima alternativa terapeutica (e più economica) nel trattamento di quei malati che non rispondono o hanno manifestato effetti collaterali ai farmaci anti-TNF (infliximab, etanercept, adalimumab). Buone Feste ARCIPELAGHI AGGIORNAMENTI MEDICO SCIENTIFICI Esami di laboratorio: la VES 5 NON SOLO FARMACI La rieducazione posturale dott. Tonino Mele* Con questo breve articolo intendo dare un contributo, da un punto di vista fisioterapico e riabilitativo, al dibattito sui problemi posturali in soggetti con patologia reumatica. Propongo un approccio che miri ad una rieducazione posturale integrata, utilizzando gli strumenti che la chinesiterapia offre, compatibili con lo stato di malattia e con le più recenti conoscenze. La letteratura in tema di modificazioni posturali è ampia e, la mancanza di un’integrazione dei saperi e della diversa visione del problema in ambito fisiochinesiterapico e riabilitativo in generale, ha generato confusione e difficoltà nell’applicazione di protocolli rispondenti sia al pressante bisogno di benessere della popolazione, che alla necessità di una maggiore credibilità e soddisfazione del sapere del riabilitatore. Parlando di POSTURA nell’ambito della reumatologia è importante considerare tre fattori fondamentali che la governano: l’equilibrio: l’equilibrio perfetto non esiste è sempre relativo; può essere solo attivo e dinamico; l’economia: tutte le funzioni di base devono spendere poca energia; il comfort: ricerca di schemi di compenso, il corpo per compensare utilizza soluzioni statiche meno economiche e si instaurano tensioni per stabilizzare questi schemi sconvolti. La postura è influenzata da diverse componenti la cui analisi affronterò schematicamente: la componente strutturale e funzionale; le componenti socio-culturale, psichica e patologica, che meritano un approfondimento specifico. Componente strutturale: il corpo non è solo sovrapposizione di elementi, ma insieme di componenti che si sovrappongono e si integrano in un sistema attivo e passivo e si completa con un contenitore unico: la pelle. In questo sistema concorrono alla postura eretta: LO SCHELETRO - le catene articolari; LE COMPONENTI PASSIVE - capsule legamenti e fasce; in particolare la catena statica posteriore (c.s.p.); LE PRESSIONI INTERNE - intra-toracica e intra-addominale; LE COMPONENTI ATTIVE - le catene muscolari. Questo sistema integrato di strutture sottoposte a trazione o soggette a compressione, garantisce la funzionalità di un corpo creato per il compimento di azioni in stazione eretta, dove tutto è organizzato anteriormente in funzione delle attività “fondamentali/primarie”: riproduzione, nutrizione, respirazione. Le componenti connettivali intra ed extra sono sviluppate e Il fisioterapista si prefigge di raggiungere l’armonia del corpo con delle posture di stiramento e liberando la dinamica costo-vertebrale e l’atto ventilatorio 6 ARCIPELAGHI Buone Feste strutturate posteriormente in maggiore quantità rispetto a quelle muscolari contrattili anteriori, a garanzia di un minor consumo energetico nel lavoro prolungato ed una maggiore resistenza alla trazione (catena statica posteriore). Per la rieducazione posturale è fondamentale ricordare il comportamento delle proteine fibrillari che essendo estremamente forti e capaci di lasciarsi distendere hanno intrinseca anche la capacità di retrarsi di nuovo sino a riprendere la loro naturale lunghezza. Altra caratteristica delle proteine fibrillari legate al fattore tempo di stiramento è il loro slittamento intrastrutturale: ossia, se mantenute stirate a lungo, la loro lunghezza basale gradualmente corrisponderà a quella raggiunta quando sono state stirate ma, se la tensione ai due estremi delle fibrille viene allentata, le fibrille tendono ad assumere una lunghezza via via più piccola e rappresentano la causa dell’instaurarsi di retrazioni e limitazioni. Fatte queste premesse intendo affermare che la rieducazione posturale proposta non si basa sul potenziamento muscolare, anzi, parte dal presupposto che i muscoli posteriori siano troppo forti e troppo corti al pari della catena cervico-toracoaddomino-pelvica che determina una limitazione nei movimenti, un aumento dei dolori e del carico articolare da cui derivano alterazioni strutturali. Pertanto propongo un lavoro basato sull’allungamento e sul rilassamento, sul “liberare il movimento” con una presa di coscienza e una strutturazione della nuova immagine corporea, una rivalutazione del sé fisico più adeguato allo stato di salute. Applicando questi principi che sono propri sia del metodo RPM (rieducazione posturale mezierista) che della “rieducazione fasciale”, il fisioterapista si prefigge di raggiungere l’armonia del corpo con delle posture di stiramento e liberando la dinamica costo-vertebrale e l’atto ventilatorio. La RPM è un metodo di rieducazione che perfeziona la forma per ripristinare la motricità e la funzione dei sistemi fisiologici; essa mira a raggiungere questo obbiettivo attraverso l’allungamento delle catene muscolari, ipertoniche ed in costante retrazione. Il concetto di catena muscolare è stato introdotto da F. Mézièeres nel 1949. È opportuno classificare la RPM nella categoria delle rieducazioni morfologiche. Si tratta di un insieme di tecniche con meccanismo terapeutico di tipo neuromuscolare, destinate a normalizzare l’insieme chiamato “catena muscolare”. Essa si propone di correggere i dimorfismi della colonna vertebrale e degli arti, che corrispondono a delle turbe della statica. La strategia della RPM dipende da un bilancio morfologico preciso con analisi delle modificazioni spontanee e delle deformazioni indotte con delle manovre di sollecitazione delle catene muscolari. Quest’insieme in numero di quattro, ha come caratteristiche una grande sensibilità alle variazioni toniche e delle modalità di reazione solidali e hanno come conseguenza la comparsa dei dimorfismi che potranno dunque servire a valutare gli squilibri tonici che ne sono la causa. Oltre alla sua azione curativa la RPM ha un’azione educativa e preventiva importante; una vera risposta ai meccanismi di adattamento e compensazione del corpo. L’altro metodo, la “rieducazione fasciale” evoluzione dell’ormai superato metodo di base “Les pompages”, possiamo definirlo come un movimento ritmico a frequenza costante che determina e ricerca uno stato di rilassamento del muscolo o di stimolazione della circolazione. La localizzazione dell’azione è in tutte le parti del corpo: fasce, muscoli, capsule, vasi, nervi, ecc. con un’azione che può essere esercitata a livello locale o generale in tutti i casi consci che influenzerà l’insieme. La globalità, per questo metodo, è rappresentata dal connettivo nelle sue varie diversificazioni che rendono le componenti attive (muscoli) e passive (aponeurosi, tendini, setti intermuscolari e intramuscolari, tessuto connettivo fibroso, ecc..) un sistema integrato e interdipendente. La localizzazione dell’azione è prevalente sulle fasce. Per fascia si intende l’insieme membranoso in cui tutto è legato, tutto è in continuità, tutto fa parte di un unico sistema funzionale. La tecnica prevede l’alternare stati di tensione a rilassamento ed avviene in tre tempi: la messa in tensione, il mantenimento della tensione, il rilasciamento. 1. La messa in tensione - deve essere lenta, regolare e progressiva, deve seguire la direzione delle fibre muscolari o fasciali, per lo stesso muscolo può essere necessario utilizzare più direzioni di trazione. È necessario agire sulle due estremità fissandone una e tirando l’altra (inversione della direzione). Il grado di tensione non deve provocare il riflesso miotatico da stiramento. È fondamentale rispettare una corretta velocità di esecuzione. 2. Mantenimento della tensione – va mantenuta la tensione per tempi adeguati alla condizione di rilasciamento; i tempi possono variare se si intende agire sulle componen- ti attive o passive e vi può essere l’associazione di contrazioni muscolari. 3. Rilasciamento - Il ritorno dovrà essere molto più lento dello stiramento. Come si è evidenziato l’approccio riabilitativo proposto, è la dimostrazione che chinesiterapia non è sempre sinonimo di movimenti ripetuti, potenziamento e quant’altro sia riconducibile ad una visione classica riduttiva. Infatti la mia proposta parte dal presupposto di ridurre il carico articolare e di favorire un recupero della funzione (liberando il movimento), intervenendo sia sulle retrazioni delle componenti passive che su quelle attive, responsabili dei sovraccarichi articolari e sulle limitazioni del movimento. Attraverso le tecniche proposte: di allungamento, di rilassamento e respirazione si ristabiliscono, con tutti i limiti e gli adeguamenti terapeutici che ogni singolo caso presenta, condizioni percettivo-motorie più adatte ad un corpo-per, rimuovendo o riducendo il progressivo consolidarsi di un corpo ostacolo che caratterizza l’avanzare della patologia reumatica. Ritengo importante precisare che a nessun titolo quanto detto sia attuabile o trasferibile ad ogni singolo paziente (sarà il medico specialista di fiducia a stabilire l’indicazione terapeutica) ma rappresenta una visione personale del fare riabilitazione nelle patologie reumatiche. NON SOLO FARMACI integrata in Reumatologia * Fisioterapista Effetti benefici del TAI CHI È dimostrato che il tai chi migliora lo stato di benessere nelle persone anziane. Questa tecnica agirebbe migliorando l’equilibrio e la forza muscolare, aumentando così la sicurezza nella deambulazione e riducendo il rischio di cadute. È stato inoltre dimostrato un effetto benefico sul sonno e sull’attività cardiovascolare. Anche se tali effetti non sono ancora del tutto dimostrati scientificamente, e necessitano pertanto di conferme, alcuni ricercatori dell’Università del Wisconsin si chiedono, in un articolo pubblicato recensito su Medline, se tali capacità benefiche potrebbero essere utili anche nei malati con artrite e con patologie autoimmuni, tramite l’azione sul metabolismo osseo e sul sistema immunitario. Quel che per ora è certo è che il tai chi sia una tecnica efficace nella prevenzione della disabilità dell’anziano e nel mantenimento di una buona forma fisica. Ciò è probabilmente dovuto in gran parte ai suoi aspetti rilassanti e meditativi, importanti nel generare la sensazione di benessere. Perchè se no sarebbe praticato dagli anziani cinesi da oltre trecento anni? Buone Feste ARCIPELAGHI 7 MALATTIE REUMATICHE E SESSUALITÀ OLTRE LA PATOLOGIA di Maria Del Piano * La sessualità, intesa non come puro atto sessuale, ma come parte peculiare di ogni persona, può essere profondamente influenzata, come molti altri aspetti della vita quotidiana, dallo stato di malattia. In particolar modo tutte le malattie croniche, e quindi quelle reumatiche, possono alterare le normali relazioni sociali, influenzando anche la sessualità dell’individuo. I motivi più ovvi dell’impatto negativo delle malattie reumatiche sulla sessualità sono da ricercarsi nella limitazione funzionale che la malattia può indurre a causa del dolore, della stanchezza (l’astenia, termine medico sinonimo di stanchezza, è risultato il sintomo più debilitante da questo punto di vista), della secchezza vaginale, delle limitazioni dei movimenti dovute al blocco articolare. Ma tante altre sfumature possono interferire: la depressione, la perdita della indipendenza fisica (ed economica!), l’effetto della malattia e del dolore sulla percezione della propria immagine corporea, le modifiche del corpo indotte dalla terapia. A proposito di quest’ultimo punto, è raro che i farmaci utilizzati nella cura delle malattie reumatiche possano modificare direttamente il desiderio e la performance sessuale, ma pensiamo agli effetti che molti di questi farmaci inducono sull’aspetto fisico del malato; pensiamo per esempio all’effetto del cortisone sulla distribuzione del grasso corporeo che modifica i lineamenti del viso e la linea dell’addome; lo stesso cortisone, così come altri farmaci, può indurre ipertricosi (crescita abnorme della peluria) oppure modificazioni del colorito della cute e la comparsa di acne. Le cicatrici di interventi ortopedici possono deturpare parti del corpo visibili. E la malattia stessa a volte porta a deformità non sempre accettabili da un punto di vista psicologico. Curiosamente, sembrerebbe che i malati che più soffrono di disturbi della sessualità, sono quelli in cui la malattia insorge quando c’è già una relazione fissa; spesso il problema è aggravato infatti dalla scarsa comprensione da parte del partner. Tanti altri elementi sarebbero da considerare se lo spazio ce lo consentisse. Ne riparleremo sicuramente, magari approfondendo più da vicino alcuni aspetti. Ma nel frattempo, cosa può fare il reumatologo? Sicuramente curare al meglio la malattia, e precocemente, per eliminare il dolore ed evitare i danni che poi influiranno su tutte le attività della vita dei nostri pazienti; e tenere conto che la sessualità di un individuo è un aspetto molto importante nel raggiungimento del benessere personale e sociale. Indagare a fondo sulle possibili cause di un atteggiamento negativo, di una depressione, vuol dire comprendere l’argomento sessualità nell’anamnesi, senza aspettare che sia il malato ad affrontare di propria iniziativa l’argomento, perché questo raramente avviene a causa dell’imbarazzo. Ma quanti di noi hanno mai affrontato in maniera diretta questo argomento con i malati, quanti di noi sarebbero in grado di farlo? * Medico Reumatologo Artrite da “frustrazione” Tensioni e situazioni di stress che durano anni peggiorano o, addirittura, innescano la malattia Stress subliminale? Attenzione: se dura a lungo, può logorare persino più di un trauma, un lutto, una separazione. E fiaccare il sistema immunitario, aprendo la strada a malattie gravi, come l’artrite reumatoide, ma anche peggiorare i sintomi e ridurre la risposta alle terapie. La conferma viene da Boston, sede del congresso annuale dell’American College of Rheumatology. “La cabina di regia sta in due aree del cervello: la ghiandola ipotalamica e il sistema limbico” spiega Maurizio Cutolo, direttore del laboratorio di ricerca e della divisione clinica di reumatologia presso il dipartimento di medicina interna dell’Università di Genova, uno dei maggiori studiosi mondiali sul tema. “Lo stress cronico viene riconosciuto, elaborato e trasformato in segnali che, in periferia, tendono ad aumentare l’infiammazione o la percezione del dolore. Ma questa situazione ritrasmette un segnale di allarme, attivando immediatamente gli ormoni antistress, cortisolo e noradrenalina su tutti”. E qui sta il punto focale: “I grandi eventi negativi ed acuti della vita fanno reagire al massimo tutto l’organismo, che combatte per non farsi travolgere”, continua Cutolo. “La battaglia si riverbera anche sull’andamento delle malattie, tant’è vero che chi soffre di artrite reumatoide vede ridursi l’intensità dei sintomi”. Ben diverso il caso dello stress subliminale cronico: un lavoro poco soddisfacente, conflitti familiari o occupazionali che non si risolvono, preoccupazioni economiche logorano il sistema antistress. “Lo stillicidio continuo esaurisce la capacità di reazione”, 8 ARCIPELAGHI Buone Feste aggiunge Cutolo, “lo vediamo subito nei malati: se vengono ai controlli dopo un periodo di continue frustrazioni, seccature, negatività quotidiane, le loro condizioni sono meno buone”. Uno squilibrio dei ritmi notturni di cortisolo, noradrenalina e melatonina sarebbe poi la causa della rigidità e del gonfiore mattutini delle articolazioni malate. “La melatonina non è solo l’ormone che concilia il sonno” spiega Cutolo. “Mentre dormiamo, stimola il sistema immunitario a fare la guardia. Dopo qualche ora, interviene principalmente il cortisolo: spegne la melatonina ed evita una sovrastimolazione dannosa. Nei malati di artrite reumatoide, invece, i ritmi del cortisolo sono alterati, la melatonina funziona più del dovuto e il risultato è un eccesso di infiammazione mattutina”. Da queste osservazioni recenti (pubblicate nel febbraio di quest’anno sulla rivista internazionale Arthritis & Rheumatism) è nata l’idea di adattare la somministrazione di un cortisone tra i più usati e meno costosi, il prednisone, ai ritmi ormonali imposti dalla malattia. “È pronta e in approvazione dall’Emea (l’autorità europea per l’approvazione dei farmaci), una nuova formulazione di prednisone che può essere assunta alle dieci di sera, ma che libera il farmaco attorno alle 2 di notte, bloccando così la melatonina al posto degli ormoni resi latitanti dallo stress”. La speranza per il futuro è chiara: “Non soltanto fare star meglio i malati nell’immediato, ma anche impedire, sul lungo periodo, lo sviluppo dei rischi più severi connessi con l’andamento cronico dell’artrite reumatoide, cioè malattie cardiovascolari (infarto e ictus), ossee (osteoporosi), psichiatriche (depressione)” conclude Cutolo. E fa pensare che, già in tempi passati, si alleviassero le sofferenze alle persone senza più speranza, e con metodi tutt’altro che “dolci” (“sa accabbadora” finiva il malato con un colpo di mazzetta in testa), quelli purtroppo a disposizione all’epoca. Oggi, per fortuna, non è pensabile poter ricorrere a certi metodi, e l’eutanasia attiva non è accettata dalla maggior parte dei paesi; la salvaguardia della salute e la vita sono priorità del nostro pensiero. Ma esistono dei casi limite: è vita essere paralizzati a letto da decenni, e consumarsi lentamente senza essere ascoltati quando si grida “Aiuto!”? Non è forse accanimento attaccare le “macchine”, e non poterle più spegnere? Dover ricorrere ai media per essere ascoltati, a dispetto della “privacy” di cui tanto si parla ... Forse in passato c’era più coraggio. Alcune riflessioni sulla grafologia dott.ssa Fiorella d’Incà * Che cos’è la grafologia? È quella scienza che studia l’uomo attraverso la scrittura. Il prodotto grafico è la fine di una catena di rapporti fisiopsichici di enorme importanza. Ricercatori americani hanno studiato la relazione esistente tra attività mentale e apparato muscolare. Infatti Sperry nel 1952, a seguito dei suoi studi sul cervello, ha affermato che l’intera uscita del nostro meccanismo del pensare termina nel sistema motorio e, come si generi il movimento all’interno del sistema nervoso centrale, è una domanda che risale ai tempi del filosofo Cartesio e che attira l’attenzione di numerosi neurobiologi moderni. La scrittura sottende l’integrità di tutte le strutture preposte al movimento. Per scrivere occorre la partecipazione di varie strutture cerebrali, ciascuna delle quali ha una funzione specifica, ma nessuna ha quella della scrittura in sé. La decisione dello scrivere non può tradursi in azioni senza programmi generati internamente, dipendenti dai contributi delle aree cerebrali situate in profondità, al di sotto degli emisferi cerebrali: talamo, centri subcorticali, tra i quali i gangli della base e cervelletto. Come già accennato in precedenza, il movimento grafico è quindi il risultato di tutta una serie complessa di interazioni che avvengono in modo coordinato a vari livelli del sistema nervoso. La scrittura ci mostra la ricchezza del nostro sistema mentale; è un complesso cognitivo che risente della cultura del soggetto; è l’interazione funzionale tra tutti i meccanismi psicomotori. Essa segue l’evoluzione e l’involuzione della vita e l’invecchia- FINESTRA SUL MONDO 46, xx Abbiamo assistito alla prima della rappresentazione di “46, xx”, scritta da Iolanda Delogu e rappresentata dal suo gruppo musicale di cui fa parte il nostro amico Domenico. Si tratta del racconto, in parte anche cantato e ballato, della vita di otto donne, alcune divenute famose, altre rimaste nell’ ombra, altre ancora diventate simbolo di categorie ormai estinte. E’ il caso per esempio di ”sa accabbadora”, figura riconosciuta ufficialmente nel passato, che veniva chiamata a “finire”, il malato terminale, sofferente e senza più speranze. Nonostante si tratti di tempi passati, l’argomento è più che mai attuale, e riporta al tema della eutanasia, oggi tanto dibattuto. mento che, gioco forza, colpisce tutti i tessuti. Ciò premesso, va da sè che attraverso lo studio attento del tratto grafico di un soggetto si possono recepire e valutare anche le alterazioni presenti nella scrittura, divenendo una valida spia per determinare un presunto invecchiamento cerebrale e magari suggerire, da parte del grafologo, una mirata valutazione medica. Sotto il profilo grafologico, si potrà osservare se sono presenti delle disgrafie; in tal caso il tratto grafico risulterà, ad esempio, inceppato, tremante, incerto, discontinuo, disomogeneo e così via. Le cause delle disgrafie sono diverse, ma vanno comunque ricondotte a due grandi filoni: disgrafie conseguenti a deficit neurologico e non. Quando si presentano scritture con queste caratteristiche è opportuno studiare i centri nervosi interessati per definirne le cause della disgrafia stessa. Il comportamento disgrafico è presente, tra l’altro, anche nei soggetti affetti da artrosi, da artrite reumatoide, ecc. proprio per la difficoltà a canalizzare gli impulsi nervosi, per la difficoltà nel movimento del braccio e della mano conseguenti ad alterazioni delle strutture deputate al movimento, sono alterazioni neurotramettitoriali. Allora compito del grafologo sarà quello di individuare una scrittura “sospetta” poichè presenta anomalie nel tratto grafico e nel contesto in genere; ma compito del medico sarà quello di individuarne le cause del deficit neurologico e/o metabolico sottostante. * Grafologa Buone Feste ARCIPELAGHI 9 IL RACCONTO ARCIPELAGHI 10 C ome si può convivere con la connettivite? E’ uno dei misteri universali. E’ come disquisire sull’origine del cosmo o sulle prove dell’esistenza di Dio. Io comunque faccio così… Intanto diciamo che le malattie autoimmuni non vengono a tutti. Prediligono chi se le può permettere… Sono esclusi gli apatici, i depressi, i potenziali suicidi, i pessimisti… Per avere una connettivite devi avere un carattere saldo, vestire di colori solari ed esserti fatto una scaletta piuttosto solida dei tuoi principi. Poi devi amare la comunicazione ma saper godere senza timore del silenzio. Ti deve piacere la musica. Tutta. Dai ritmi africani ad Anastacia. Per ascoltarla devi avere un buono stereo, uno che sappia amplificare con sapienza i bassi. La camera in cui dormi deve essere tinteggiata in una tonalità pastello. Sono da evitare assolutamente le carte da parati damascate o fiorite. Non ci devono essere ripetizioni sulle mura. Niente che sappia di un destino prefissato. Meglio affidarsi ad un sano e corpulento “carpe diem”. Ogni tanto procurati un mazzo di mimose fresche. Soffia forte e resta a guardare le palline dissiparsi nell’aria come neve. Il giallo serve. Se non le trovi puoi sostituirle con dei girasoli. Possono andare bene anche le margherite (sempre gialle però). Il cibo ti deve piacere. Non un po’. Molto. Devi essere uno che addenta con la stessa noncurante voglia la foglia di lattuga, i frollini al cacao e la coscia di coniglio. Devi avere in casa, sempre, un vasetto di cioccolata. Deve essere grande abbastanza da poterci infilare le dita. Almeno l’indice e il medio. E’ stupefacente restare a guardare i fili di scia marrone delinearsi sulla tovaglia. Se te ne avanza un po’ puoi fare la felicità di un discreto numero di formiche. Se ti piacciono le fragole devi essere uno di quelli che le divorano intere o che lascia l’impronta della sua arcata dentale sulla polpa bianca. Se ami la pizza margherita la mangerai con le mani e non lascerai la crosta nel piatto. Il tuo lavoro ti deve soddisfare. Deve essere qualcosa che hai scelto e che non ti è capitato per caso. Questo renderà tutto più facile: vestirti al mattino quando non hai energia, accettare il dolore fisico gestendolo con una buona dose di autocontrollo, E soprattutto fare in modo che nessuno se ne accorga. Certo un amore ti serve. E lui deve essere all’altezza della situazione. Se è bello è meglio ma non è indispensabile. Ti deve piacere soprattutto il cd che mette in macchina e deve essere uno che, per te, sa rinunciare all’aria condizionata. Deve amare la panna e il tiramisù. Ti consiglio di cercarti un ragazzo che tenga un diario. Gli idealisti sono i migliori. Diffida di chi dimentica gli anniversari e le feste non comandate. Osserva il modo in cui la sua pupilla si posa sulle onde del mare. E’ importante anche come tocca gli oggetti e persino come suona il campanello. Da lì capirai molte cose. Quando ti guarderà con uno sguardo struggente accarezzandoti i capelli, e succederà prima o poi, tu devia l’attenzione sul sesso. Il sesso ti è ARCIPELAGHI ‘SIC ET SIMPLICITER (consigli ad una compagna di avventura…)’ utile. Alza la serotonina e ti ricorda che il tuo corpo non è solo il tempio del dolore. Ti rammenta che i nervi trasmettono sensazioni ed emozioni. A lui insegnerai che fare l’amore non deve essere necessariamente dolce, che talvolta hai bisogno di sentire l’energia attraversarti come la scossa di un elettrostimolatore, di essere solo ala al vento. Anche lui ha bisogno di averti così. Solo che non sa chiedertelo. Vuole dimenticarsi che sei di cristallo puro, ogni tanto. Per fortuna s i può arrivare alla stessa strada da sentieri diversi. Se serve usate un tappeto volante. Non è di facile reperibilità, ma di sicuro effetto. In alternativa ti suggerisco un tappeto comune. Nei confronti dei tuoi anticorpi devi avere un atteggiamento cauto. Devi tenerli sotto controllo senza ossessione. Lascia loro dei margini di autonomia e di oscillazione. Non lo fanno apposta. Il cortisone è per te una molecola interessante quanto lo è un ciuccio per un neonato. Comportati però come un tossicodipendente prudente. Un po’ va bene ma l’assuefazione è nociva. Qualche volta dimezza una pillola e fai girotondo cantando una canzoncina allegra. Se lo fai con convinzione funziona. E’ piuttosto utile credere nelle favole. La mia preferita è ‘la bella addormentata nel bosco’ ma va bene una qualsiasi di Andersen. Di tanto in tanto cerca la casa dalle finestre di zucchero di Hansel e Gretel. E cucina una torta per la nonna. Va bene anche se non ce l’hai (la nonna). Puoi sempre riciclarla per il tuo migliore amico (la torta). Lui sì è davvero indispensabile. Deve essere uno divertente. Se ha una moto che sembra un’astronave è meglio. Anche se non ti ci fa salire. L’importante è che sia pronto a viaggi interplanetari. Gli deve piacere la brezza mattutina e non deve avere mai freddo. Deve saper sfidare il traffico per incontrarti e rischiare la multa per vederti sorridere. Da qualche parte, magari non in vista, è consigliabile che tu tenga la tua lampada di Aladino. La puoi trovare da un rigattiere ben fornito e con una passata di smac brillacciaio tornerà come nuova. Va sfregata con intensità. Comincia con un desiderio per volta. Per abituarti. Se sei una auto immune dinamica devi fare un po’ di sport. Qualora i tuoi specialisti ti impediscano di dimenarti nell’aerobica e di saltellare sullo step a ritmi di rock, affidati alle discipline orientali. Se ti piace lo yoga allungati nella posizione dell’aquila e in quella del diamante. Distende e tonifica. Uno staff medico di qualità ti serve. Cercati innanzitutto un reumatologo bravo. Se ne hai due sei ancora più fortunata. Se uno porta la barba e l’altro no è ancora meglio. E’ fondamentale che capiscano di ana ed ena ma ancora più importante che siano creature gioviali. Devono aggirarsi tra la sofferenza senza problematicità. Dà loro occasione di prenderti un po’ in giro e invia una adeguata quantità di cartoline per dimostrare di essere una paziente intraprendente. Non dimenticare il loro ‘Per avere una connettivite devi avere un ‘A lui insegnerai che fare l’amore non deve essere necessa- carattere saldo, vestire di colori solari ed riamente dolce, che talvolta hai bisogno di sentire l’ener- esserti fatto una scaletta piuttosto solida dei gia attraversarti come la scossa di un elettrostimolatore, di tuoi principi.’ essere solo ala al vento.’ Buone Feste Non un vizio costoso. Un bagno lento e caldo con la tua essenza preferita, Una passata veloce di burro di cacao all’olio di rosa sulle labbra aride. Una sosta temporanea sulle dune annusando odori mediterranei in un pomeriggio limpido. Frequenta spesso i boschi. L’edera ha molto da insegnarti sulla tenacia. Cura la tua igiene orale con un dentifricio all’anguria e ammorbidisci la tua pelle con una crema al latte di fico. E quando bevi una bibita non lasciare mai il fondo. Succhiala tutta. Fino alla fine. Anche se la cannuccia fa rumore. Anche se non è elegante. Tu non farci caso. Succhia soltanto. Katia Lollai da Premio Acacia 2005, pubblicato dalla LIMAR La pubblicazione con i racconti del premio Acacia è disponibile presso l’ASMAR, chi fosse interessato ad averne una copia ne può fare richiesta alla segreteria dell’Associazione. IL RACCONTO compleanno. Ci tengono. Anche al tuo umore. Le buone notizie vanno condivise al pari delle cattive. Qualche volta chiamali e dì loro che stai proprio bene. Anche se al momento non hai uno strepitoso rapporto con Dio, un santo può fare la differenza. In questo ognuno ha le sue preferenze ma la devozione è un potente antidoto ai giorni no. Al momento opterei per Giovanni Paolo II, ha già molte richieste ma, se ti sbrighi, potrebbe ancora adottarti sotto la sua ala protettiva. Per il resto dovrai cavartela da te. Non interrogarti troppo. Come diceva Orazio non mettere alla prova gli oracoli. Tanto la vita è un contratto a tempo determinato e non è detto che la tua sia peggiore di un’altra. Qualche volta guarda i pipistrelli svolazzare intorno ad un lampione e fidati del tuo radar interiore. Togliti le scarpe al mattino e cammina sull’erba bagnata senza fretta. Muovi le dita e senti la carezza lieve del tuo passo sulla terra. Tu sai com’è camminare di nuovo dopo non esserci riuscita. Consideralo un privilegio. Sii un po’ libellula e un po’ farfalla. Concediti un piccolo lusso ogni giorno. IN COPERTINA Angelo Liberati Abbiamo chiesto al pittore Angelo Liberati, la cui opera presentiamo in copertina in quest’ultimo numero di Arcipelaghi, una riflessione sull’opera di due grandi artisti di fama internazionale, lo spagnolo Pablo Picasso e il francese Pierre Auguste Renoir, legati insieme da un destino che pone l’accento in un momento drammatico della loro esistenza: la vecchiaia. La prima riflessione di Liberati è sull’opera di Picasso, che ormai novantenne, dipinge la tela intitolata “Vecchio seduto” 1970/1971 un omaggio e un riconoscimento al maestro Renoir, icona dell’Impressionismo francese. Angelo Liberati nella sua opera riunisce in sè le vite di questi due grandi artisti, da una parte il ritratto ripreso da quella foto del 1919, da anni appesa nello studio di Picasso, che ci restituisce l’immagine del vecchio Renoir incredibilmente magro, seduto nella sua sedia a rotelle, con le mani rese deformi dall’Artrite Reumatoide. Egli era costretto da qualche tempo a farsi legare i pennelli con delle bende dai suoi famigliari, pur di poter ancora una volta sfiorare la superficie della tela con i colori tanto amati; dall’altra la sua personale riflessione sull’opera “Vecchio seduto”, uno degli ultimi quadri dipinti da Picasso e dedicata sottotraccia alla mano del grande pittore francese trasformata in un moncherino. Non possiamo non rimanere affascinati dall’opera di Liberati, capace di coniugare due destini umani così diversi fra loro, che insieme, dialogano rimandandoci da un punto all’altro, dove si sottolinea con l’inchiostro di china e con l’acquarello due mondi distanti ma vicini, legati dall’ombra grigia della vecchiaia e della sofferenza. Ombre che pure noi conosciamo molto bene, perché se è vero che coabitano insieme in ogni essere umano è ancor più vero che la malattia rende più sensibile ogni parte del corpo e del pensiero. Ci rendiamo conto che ottimisticamente Liberati ha voluto condividere con noi il senso della “Società degli Irregolari” donandoci quel filo di speranza rappresentato da un breve scritto tratto dai pensieri sparsi di Renoir. . . . . . . . . ”È impossibile fare in una data epoca ciò che si è fatto in un’altra. Sono cambiati gli scopi, le idee, gli strumenti, il tocco dei pittori. . . . . . . . .”. Adelaide Lussu Angelo Liberati per Arcipelaghi, 2007, décollage, collage di veline con inchiostri, acquarelli, grafite, matite colorate e colori acrilici su cartoncino Breve nota bibliografica Nasce a Roma il 2 giugno 1946, nei primi anni Sessanta frequenta la Scuola Comunale di Arti Ornamentali di Roma e nel 1970 si trasferisce in Sardegna, dove a contatto con le ricerche locali matura una poetica neorealista che rivaluta l’elemento pittorico. Nelle sue opere brani di cronaca del presente e del vissuto personale convivono con ritratti di Rembrandt e Bob Dylan, di Vespignani e Caravaggio, di Marilyn e Antonioni. Buone Feste ARCIPELAGHI 11 Stampa e Grafica: SYNGRAPH soc. coop. - Tel. 338 2980381 - Fax 070 9160312 UN SALTO IN LIBRERIA “...Ma nonostante le preghiere e i canti, il relativo digiuno e la temperatura molesta da quindici sotto zero, il buon signore degli afghani avrebbe continuato ad ignorare il nostro calvario. Anche i più devoti ebbero una reazione di stizza quando, affrontando una curva in salita particolarmente stretta, l’autista perse il controllo del camion, che rinculò precipitosamente, rovesciandosi poi su un fianco in una cunetta di due-tre metri. Nessuna vittima e nessun ferito, perché tutti noi, qualche minuto prima della manovra, avevamo prudentemente abbandonato l’automezzo: solo qualche leggera sbucciatura per i tre uomini nella cabina di guida. Ma adesso tutta la merce destinata ad Allah Jirga era lì sparsa per terra e se ne poteva fare l’inventario dettagliato. Il cassone del camion aveva vomitato di schianto, alla rinfusa, strumenti di morte e di guerra insieme a generi di prima necessità, indispensabili alla sopravvivenza: ed ecco Effetti collaterali degli steroidi infatti, tra i quarantacinque sacchi di farina e di sale, dodici fusti di nafta, tre cassette di mine e detonatori, una dozzina di scatole di proiettili, rotoli di fucili avvolti in fogli di plastica, coperte, medicinali, ciambelle di pane affastellate in vecchie sudicie tovaglie, grappoli di banane e datteri, una macchina per scrivere, una macchina per cucire… ...Allah Jirga era in uno stupendo altipiano a circa 2500 metri dentro un cerchio di montagne che nella lontananza apparivano basse, appena schiacciate contro il cielo. Se passava un cammello e, dietro di lui, altri cammelli, li vedevi come ingigantire sul filo dell’orizzonte, poi scavalcarlo e sparire nell’intensità della luce. Era un luogo incontaminato, incantato e arcano, una landa di pastori, e sembrava impossibile che dovessero sussistere valide ragioni strategiche per trascinarlo nella guerra.” Ettore Mo Kabul Edizioni Una Revisione Sistematica condotta da un team di ricercatori, Reumatologi ed Endocrinologi, in Europa e America, ha valutato la letteratura esistente allo scopo di determinare il rischio associato a basse dosi di glucocorticoidi in pazienti con Artrite Reumatoide. Sono stati analizzati anche i rischi di tossicità da glucocorticoidi in pazienti con Artrite Reumatoide. Sebbene fosse poco documentato, il rischio di fratture osteoporotiche non sembrava essere aumentato con l’uso di glucocorticoidi (10 mg o meno di prednisone o prednisono-equivalenti) per 2 anni. L’osteonecrosi associata con più alte dosi non era riportata nei 4 studi. Un’intolleranza glucidica si verificava ma non ai livelli documentati con alte dosi. In uno studio la glicemia basale aumentava di 14 mg/dL. In uno studio caso-controllo il rischio di trattare l’iperglicemia era aumentato di 2 volte. L’aumento di peso, nei 4 studi, dimostrava un incremento dal 4% all’ 8% in 2 anni. La pressione arteriosa non mostrava variazioni. L’atrofia cutanea si manifestava in più del 5% dei pazienti che prendevano almeno 5 mg di prednisone per 1 anno. L’ulcera peptica non sembrava essere incrementata in pazienti che non prendevano FANS associati. YOGA E ARTRITE È l’artrite reumatoide la malattia (tra le più invalidanti e ancora senza possibilità di guarigione definitiva) sulla quale si sta concentrando la più recente ricerca dello yoga therapy. A condurla è una delle più prestigiose istituzioni mediche in questo campo, il John Hopkins Arthritis center di Baltimora nel Maryland (Usa), dopo i promettenti risultati delle ricerche di alcuni istituti indiani. È una sperimentazione di medicina integrata che dal 2006 sta coinvolgendo gruppi di 30 pazienti per volta, ai quali viene somministrata una cura a base di sessioni di yoga e meditazione di due volte la settimana per due mesi, insieme alla terapia farmacologica convenzionale. "I primi studi su artrite e yoga hanno mostrato risultati promettenti con alcuni miglioramenti nella salute complessiva, nelle funzioni fisiche e nel benessere mentale e emozionale di questi pazienti", spiega Steffany Haaz del team di ricerca, "ma la cosa più importante è forse che lo yoga ha un effetto molto positivo sulla qualità della vita. I pazienti di artrite possono anche beneficiare dello yoga di più rispetto ai tradizionali esercizi. Ed è importante che i pazienti aderiscano alla terapia di esercizio fisico con piacere e senza sforzi". Nel corso della sperimentazioni i pazienti vengono anche sottoposti ai consueti controlli di rito, come analisi del sangue e vari altri test. "C’è un gran bisogno di cure addizionali, rispetto alla terapia convenzionale, che comunque non guarisce, per ridurre il dolore, la disabilità e per tenere sotto controllo l’impatto che l’artrite ha sulla qualità della vita", continua la dottoressa Haaz, "I risultati sin qui ottenuti ci suggeriscono che, quando combinata con un programma di buone cure mediche, lo yoga può dare benefici sia alla salute psicologica che fisica di questi pazienti. Qui al Johns Hopkins Arthritis Center speriamo di essere all’avanguardia nell’esplorare questo connubio attraverso una rigorosa ricerca clinica sperimentale". Gli studi sull’artrite reumatoide e lo yoga sono iniziati in vari ospedali indiani, a partire dal 1994. L’ultimo di questi si è concluso nel 2000 allo "Swami Vivekananda Yoga Research Foundation" dove sono stati messi a confronto tre gruppi diversi (uomini, donne e bambini) con i corrispondenti gruppi di controllo ai quali non veniva somministrata alcun tipo di terapia. Nei gruppi che avevano seguito sessioni quotidiane di yoga per un periodo, rispettivamente, di 10, 15 e 3 giorni è stata riscontrato un aumento della capacità di presa della mano (apri e chiudi) che nei pazienti di artrite è gradualmente ridotta. Gli effetti maggiori si sono registrati più sulle donne che sugli uomini del campione adulto. Lo studio è pubblicato sull’Indian Journal of phisiological pharmacology. (s.j.s.)