1 CENNI STORICI SULLA BIBLIOTECA DI SAN FRANCESCO DEL MONTE IN PERUGIA 1. Gli inizi Bernardino da Siena, fin dal 1405, anno in cui fu nominato predicatore ufficiale della famiglia francescana osservante, espresse la convinzione che il ministero sacerdotale non poteva prescindere da uno studio approfondito delle discipline ecclesiatiche. (Immagine sinistra. Il portale d’ingresso della Biblioteca. Foto Monteripido). Appena gli fu possibile decise di sospendere dal ministero della confessione quei frati sacerdoti che non sembravano avere un’adeguata preparazione teologica e chiari requisiti di zelo apostolico.. Il 22 luglio del 1438 il Ministro generale, Guglielmo da Casale, lo nominò Vicario Generale degli Osservanti d’Italia e gli dette l’incarico di “leggere”, ossia di insegnare, nel Convento di San francesco del Monte, il trattato di diritto canonico De Censuris, parte del suo Quadragesimale De Evangelio aeterno1. L’insegnamento ebbe un grande impatto negli ascoltatori. I frati sacerdoti erano obbligati a riprendere gli studi, i frati studenti a prolungare i tempi dell’apprendimento. Alcuni di essi erano passati dallo stato laicale al sacerdozio, senza un appropriato esame sulla idoneità all’esercizio del mininistero stesso: predicare, confessare, guidare e ammaestrare2. Altri, invece, pur avendo intrapreso gli studi sistematici in Diritto e nelle Arti negli Studia cittadini, avevano bisogno di integrare la loro preparazione con lo studio della Scrittura e della Teologia morale. Per quasi tutti era necessario un più elevato livello di formazione, secondo le finalità dettate dal programma di studi bernardiniano. Rispetto all’insegnamento medievale, praticato sulle Glosse, sui Commentari alle Sentenze di Pietro Lombardo, o sulle Summe, esso prevedeva un insegnamento delle discipline secondo trattati separati, con modalità, dunque, meno complesse di quelle tradizionali. Grazie alla stretta collaborazione con il confratello, fra Giovanni da Capestrano, famoso e integerrimo giurista, fu possibile superare ogni allarmistico pregiudizio istituendo a Monteripido il primo Studium generale della famiglia francescana osservante3. In questo luogo si affrontò e si risolse il problema dell’inserimento degli studi sistematici nella formazione di coloro che, nell’Osservanza, erano chiamati al ministero della predicazione e della confessione. La Proto-osservanza di fra Paoluccio Trinci, per l’originaria scelta in favore della vita eremitica, dispensava i frati dal seguire il curriculum degli studia nei centri delle comunità francescane urbane. Non solo lo studio sistematico non era previsto, ma addiritura considerato con sospetto. Fra Berandino da Siena e fra Giovanni da Capestrano inaugurarono pertanto un progetto profondamente innovativo, che avrebbe avuto una forte ricaduta sullo sviluppo della familgia osservante. Da questo momento Monteripido diviene un importante centro di formazione e scambio culturale, d’istruzione teologica spirituale. Insegnati e 1 SANCTI BERNARDINI SENENSIS ordinis minorun, ac urbis Aquilae patroni, Quadragesimale De Evangelio aeterno: in quo paeter copiosissimum de usuris earumque contractibus, tractatum, praecipuae ac pernecessariae materiae ad revocandas a peccato animas differuntur: a r.mo F. Petro Rodulphio senogalliesi episcopo et comite testitutum…Tomus Secundus, Venetiis, Iuntas 1591, pp. 117-416 . 2 Cf. Letizia PELLEGRINI, Bernardino da Siena, il minoritismo e l’Osservanza: ambiguità e ambivalenze. A partire da Monteripido, in Giacomo della Marca tra Monteprandone e Perugia. Lo Studium del Convento del Monte e la cultura dell’Osservanza francescana. Atti del Convegno Internazionale di Studi, Monteripido 5 novembre 2011. A cura di Fulvia SERPICO e Luigi GIACOMETTI, SISMEL, Firenze 2012, pp. 21-25; AGOSTINO DA STRONCONE, L’Umbria Serafica, in Miscellanea Francescana 4 (1889) p. 156: «Considerando poi il santo la poca scienza degl’Osservanti molti dei quali son confessori de principi, istituisce lo studio di Teologia morale al Monte di Perugia, e per il primo vi legge il trattato”de Censuris”. Dalle di lui lezzioni udendo li frati tante censure, che stanno in “in corpore juris”, dubitano aver assoluti molti invalidamente: onde frà Nicola sa Osmo ottiene dal Papa la rivalidazione dell’assoluzione, caso che siano state date malamente. E poi esso Papa comanda, che s’aprano li studij di Teologia scolastica per cacciare l’ignoranza». 3 Cf. SANCTI IOANNIS A CAPISTRANO Opera Omnia. Riproduzione fac-simile della Collectio Aracoelitana redatta da Antonio Sessa da Palermo (1700). Mss. dell’Archivio del convento francescano dell’Aracoeli – Roma, Arti Grafiche Aquilane, L'Aquila 1985-1986, voll.18. 2 colleghi dello Studium di Perugia avevano consevata intatta la stima nei confronti di fra Giovanni da Capestrano e continuavano a frequentarlo e a consultarlo su spinose questioni giuridiche. Una circostanza quanto mai favorevole per aggiornare la sua preparazione giuridica in favore dell’Osservanza. D’altra parte, fu un’opportunità preziosa per gli studenti frati del Monte, che entravano così in contatto con gli illustri maestri dello Studium cittadino che preparavano all’esercizio professionale giuristi, medici e letterati. Eminenti personalità giuridiche, quali Baldo degli Ubaldi, fondatore del diritto commerciale, Duccio da Spoleto, definito “maestro dei giuristi”, prima di prendere l’abito francescano, Bartolo da Sassoferrato, “commentatore eccellente”, avevano dato a Perugia fama internazionale. Quest’ultino, legato alla famiglia francescana aveva lavorato in favore della posizione giuridica dell’Ordine minoritico, nutriva sentimenti di riconoscenza verso i suoi due maestri francescani, fra Pietro d’Assisi nelle lettere e nel diritto, e fra Guidone di Perugia nella geometria e teologia4. A Monteripido convennero, pertanto, personalità provenienti dall’università cittadina, che conservarono con ex colleghi, professori e alunni francescani, amicizie, contatti, collaborazioni, con scambio di libri e corrispondenza epistolare. In seno all’Osservanza di fra Paoluccio, caratterizzata dalla povertà radicale e dall’avversione agli studi, si determinò una feconda evoluzione che apportò un grande beneficio. L’Osservanza poteva vantare, anche per la collaborazione con lo Studium perugino una schiera di predicatori itineranti a servizio della riforma della chiesa e della società, preparati in teologia, in diritto, abili nel dialogare con le istituzioni pubbliche ed ecclesiali. Per queste eccelelnti concomitanze, nel decennio 1440-1450 lo Studium raggiunse ragguardevoli successi. L’interesse in favore della qualità e del buon livello degli studi, indusse lo stesso Giovanni da Capestrano a redigere gli Statuti, per regolare le attività accademiche di coloro che frequentavano lo Studium del Monte, con la raccomandazione che attendessero allo studio non solo nelle scienze, ma anche nella Scrittura5. Molti frati si formarono nell’ascolto e nello studio delle lezioni date dai Lettori, usufruirono certo degli arricchenti contatti con il mondo cittadino e universitario di Perugia, ma potevano usufruire anche delle eccellenze librarie della Biblioteca, che aumentava nel numero degli esemplari manoscritti, anche grazie al lavoro “amanuense” degli studenti, svolto durante il tempo della loro permanenza. Essi dovevano provvedere personalmente a “copiare” un testo e renderlo così facilmente fruibile dagli altri studenti e Lettori6. L’accrescimento specialistico dei testi avveniva anche con le traduzione e la trascrizione di testi biblici, teologici e ascetici, per trarne vantaggio spirituale per ben fondare lo studio, la meditazione personale e la predicazione pubblica. (Immagine destra. Il soffitto a travature e mattoni dipinti. Foto Ficola). L’attività di trascrizione e legatoria è documentata in un brogliaccio di spese tovato nella sacrestia di San Francesco al Prato del 1457, con il saldo fatto a fra Bonaventura del Monte per l’esecuzione di legature di libri7. Alcuni codici, così riprodotti, sono custoditi nella Biblioteca Comunale di Perugia; portano la data, l’origine e il nome del copista. Sebbene sia difficile affermare la loro specifica appartenenza allo scriptorium del Monte, tuttavia, costituiscono un fondo con legature, timbri, note di possesso e segnature comuni. Questo attesta la competenza e l’organizzazione della “libraria” del Monte di Perugia8; qualità che influenzarono lo sviluppo dello scriptorium delle clarisse del monastero di Monteluce in Perugia, riformato dagli stessi Osservanti nel 1448 con l’aiuto delle clarisse 4 Cf. AGOSTINO DA STRONCONE, L’Umbria Serafica, in Miscellanea Francescana 4 (1889) p. 25. Cf. BERNARDINI A FOSSA AQUILANI Chronica fratrum minorum observantiae, a cura di Leonard Lemmens, (Fragmenta Franciscana) Roma 1902, p. 43 6 Cf. Maria Grazia BISTONI GRILLI CICILIONI, Tra manoscritti e libri di San Francesco al Monte di Perugia e Santa Maria delle Grazie di Monteprandone, in Giacomo della Marca tra Monteprandone e Perugia, p. 147. 7 Cf. ARCHIVIO DI STATO DI PERUGIA, San Francesco al Prato di Perugia, Entrata e uscita della sagrestia, 1, c. 8 r. 8 Cf. Maria Grazia BISTONI GRILLI CICILIONI, Tra manoscritti e libri di San Francesco al Monte di Perugia e Santa Maria delle Grazie di Monteprandone, p. 150. 5 3 del monastero di Santa Lucia di Foligno9. 2. Il graduale accrescimento La fraternità del Monte, nel passaggio dal periodo di fra Paoluccio Trinci a quello osservante beranardiniano, aveva certamente in uso comune più di qualche codice, necessario per la celebrazione liturgica, per l’istruzione religiosa e per la formazione ascetica. (Immagine destra. Visione del grande vaso dal finestrone sud. Foto Monteripido). Il numero testi manoscitti, limitato a certi argomenti, dovette gradualmente crescere in rapporto al buon funzionamento dello Studium. Accademici dello Studium perusinum, nobili facoltosi, illuminati mercanti, esperti collezionisti, seguitarono nel tempo a donare ai frati del Monte i loro rari “tesori” di pergamena. Il giureconsulto perugino Matteo Feliziani, dottore tra i più stimati del suo tempo, allievo e collega di Baldo degli Ubaldi, conosceva molto bene la qualità e le finalità dello Studium bernardiniano. Vent’anni prima della sua morte, insieme con altri quattro dottori perugini aveva fatto la stima dei libri già appartenuti ad Angelo Baglioni per il valore elevato di 646 fiorini. Anche non li avesse comprati lui personalmente, è da supporre che, essendo un insuperabile esperto e cultore di quel “prezioso materiale”, la sua biblioteca ne fosse fornitissima10. Alla fine della sua vita volle lasciare per testamento il suo cospicuo fondo di libri, in particolare quelli di diritto canonico, con la calusola che dovessero restassero in perpetuo al Monte e i frati li potessero studiare ricordando il donatore11. Sarebbe stato interessante conoscere, la quantità, gli autori e i titoli del primo fondo librario dello Studium. Il giusperito Cristofano di Giovanni di ser Niccolò Vannoli nel 1448 fissò nell’atto testamentario che, un anno dopo la sua morte, tutti suoi libri di diritto civile fossero venduti e, con il ricavato, ne fossero acquistati altri di argomento canonico e scritturistico, consoni alle esigenze della biblioteca del Monte. Il testatore precisava che, in perpetuo, «fossero proprietà della libraria e assicurati alle scansie con catene». Messi a disposizione degli studenti, dei professori e degli studiosi, ma fissati con catenelle all’“armarium”, onde evitare la scomparsa dei pregiati codici 12. Così Berardo Petronio nel 1457 specificò nel suo atto testamentario, scritto nella foresteria del Convento, che fosse lasciato del denaro e molti libri, con la facoltà di venderli per acquistarne altri più preziosi. Questi dovevano essere consegnati a frate Barnaba, guardiano del Monte, perché li collocasse in libraria con tutti gli altri, ad uso della fraternità13. Nel febbraio del 1474 per testamento Grazioso Graziosi Berardelli de Berarardellis di Perugia, stabilì che tutti i suoi libri, tam in licterali sermone quam in vulgari sermone, fossero donati alla libraria di San Francesco del 9 Ugolino NICOLINI, I Minori Osservanti di Monteripido e lo “Scriptorium” delle Clarisse di Monteluce in Perugia nei scoli XV e XVI, in Picenum Seraphicum 8 (1971) p. 106. 10 Cf. ARCHIVIO DI STATO DI PERUGIA, Comune di Perugia, Consigli e riformanze, 63, cc. 45v-47r, 1423 aprile 9. 11 Cf. ARCHIVIO DI STATO DI PERUGIA, Notai di Perugia, Teobaldo di Paolo di Balduccio, 152 (1440-1445), cc.105v107v, Testamento di Matteo Feliziani, 1444 dicembre 2; c. 106r: «Item reliquit fratribus Sancti Francisci de observantia de Monte omnes suos libros iuris canonici et qui sint isti libri, in hoc stetur et stari debeat declarationi dicte domine Contesse (sua moglie). Et prout declaraverit ita debeat executioni mandari. Et ubi libri iuris canonice essent et reperirentur duplicati, tunc voluit quod unus volumen de dictis libris duplicatis debeat devenire apud dictos fratres, volens et mandans ut dicti libri debeant perpetuo conservari in dicto lohco, ita quod perpetuo et omni tempore fratres morantes in dicto lohco possint ad reverentiam dicti [testatoris], in dictis libris studere». 12 Cf. Costanzo TABARELLI, Documentazione notarile perugina sul convento di Monteripido nei secoli XIV e XV (Fonti per la storia dell’Umbria, 12) Deputazione di Storia Patria per l’Umbria, Ed. Porziuncola, Santa Maria degli Angeli 1977, n. VI, p. 48. 13 Cf. Costanzo TABARELLI, Documentazione notarile, 1457, n. XII, p. 69. 4 Monte e quella di Santa Maria degli Angeli di Perugia14. Sono, dunque molti gli affezionati cittadini che, consapevoli dell’importanza dell’istituzione bernardiniana, espressero interesse verso la Biblioteca; lasciando modeste o sostanziose offerte in denaro, il patrimionio librario si accresceva di testi scientifici, giuridici o canonici15. Tramite elargizioni e acquisti, lo Studium generale del Monte giungeva a possedere uno strumento culturale di eccellenza, una biblioteca con fondi speciali e qualificati. Anche per questo motivo si sentiva in grado di promuovere piani formativi di avanguardia, capaci di preparare buoni predicatori, valenti teologi e colti letterati, senza trascurare la proposta di una vita francescana ispirata alla sapenza e alla santità. Si formarono pertanto generazioni di frati capaci di intrattenere scambi culturali con ogni ambiente, civile e religioso; abili nell’entrare in relazione con le personalità rappresentative del governo della cosa pubblica16; stimati a tal punto da di ricevere dalle gerarchie ecclesiastiche, dai pontefici in particolare, incarichi per delicate missioni in terra italiana e in quelle straniere. Fu un vero cenacolo di frati preparati, autorevoli, consapevoli del ruolo e dei compiti che il momento storico esigeva. Lo Studium con la sua biblioteca contribuiva a far conoscere e a misurarsi con autori e opere illustri, secondo obiettivi da esso perseguiti. Molto apprezzata era l’opera di fra Nicolò da Osimo, giurista e teologo francescano, che aveva cooperato con san Bernardino nell’opera di riforma dell’Ordine. Il suo Supplementum Summae Pisanella, era stato concepito come un addendum alla Summa confessorum del frate domenicano Bartolomeo da San Concordio (1262-1347). La biblioteca dello Studium del Monte ne aveva un esemplare stampato a Venezia nel 1474. I frati sacerdoti, insieme con l’immancabile breviario, potevano usarlo come un prontuario, utile in qualsiasi circostanza del loro ministero. La pratica disposizione alfabetica, simile a un dizionario di teologia morale, lo fece diventare per quell’epoca il più celebre manuale ad uso dei confessori. Il testo è custodito ora nelle Biblioteca Comunale Augusta di Perugia17. Ebbero particolare fortuna le lezioni e gli scritti di fra Stefano Fieschi da Soncino. La sua raffinata Elegantiae rethoricae, è classificabile come uno schematico ed elementare manuale di gramamtica, che, grazie ai sintagmi memorizzabili, rendeva più facile l’apprendimento del latino agli studenti del Monte. I Lettori del Monte erano convinti che lo studio sistematico della teologia doveva essere preceduto e accompaganto dalle discipline grammaticali, retoriche e umanistiche. Perciò provvedevano che la biblioteca fosse guarnita di opere corrispondenti18. Fra Paolo Sinibaldo Ramazzani da Perugia fu geniale giurista e canonista, Lettore dello Studium, due volte guardiano del Monte e vicario provinciale degli Osservanti dell’Umbria. Compose il Tractatus de soccitis sive de societatibus pecuniae et animalium19, e il Tractatus de societatibus20. Trattava le moltepli forme della “soccida”, vale a dire della compagnia degli animali; della compagnia mercantile e artigiana, della compagnia dei proprietari terrieri e dei 14 Cf. ARCHIVIO STORICO DI MONTERIPIDO, Diplomatico, 9, 4 febbraio 1474; Maria Grazia BISTONI, La Biblioteca di Monteripido, Archivum Franciscanum Historicum 66 (1973) pp. 399-404; Costanzo TABARELLI, Documentazione notarile, 1474, n. I, p. 100. 15 Cf. Maria PECUGI FOP, La biblioteca di Monteripido: manoscritti e incunaboli (Studi Storici per il VII Centenario del convento francescano di Monteripido in Perugia 1276-1976) Porziuncola, Santa Maria degli Angeli 1976, pp. 6-9. 16 Maria Grazia BISTONI GRILLI CICILIONI, Tra manoscritti e libri di San Francesco al Monte di Perugia e Santa Maria delle Grazie di Monteprandone, in Giacomo della Marca tra Monteprandone e Perugia, p. 153. 17 Cf. Maria PECUGI FOP, La biblioteca di Monteripido, n. 111, pag. 50. 18 Cf. Cf. Maria Grazia BISTONI GRILLI CICILIONI, Tra manoscritti e libri di San Francesco al Monte di Perugia e Santa Maria delle Grazie di Monteprandone, 157. 19 Cf. Paolo RAMAZZANI, Trattato delle compagnie e soccide, ms. 14 del sec. XV della Biblioteca di Chiesa Nuova di Assisi (già G. VIII.18), cc. 283ra-297rb; Pier Lorenzo MELONI, Il trattato volgare sulle compagnie e soccide di fra Paolo Ramazzani da Perugia (sec. XV) in Bollettino della Deputazione di Storia patria per l'Umbria 79 (1982) pp. 75164. Per il Trattato sulle soccide, un nuovo codice elimina tutti i dubbi circa l’attribuzione al Ramazzani. Si tratta del manoscritto della Biblioteca dei Benedettini di San Pietro di Perugia, quella privata, scritto da frate Tommaso da Corciano, minore osservante umbro, vicario di Monteripido negli anni 1546-1548. Il manoscritto, databile tra il 1539 e il 1540, contiene il suddetto trattato (cc. 49-70v), con l’annotazione ben leggibile: «frater Paulus de Ramaçano ista dubia composuit» (c. 49r) 20 Cf. Paolo RAMAZZANI, Tractaus de societatibus, ms. 13 del sec. XV della Biblioteca di Chiesa nuova di Assisi (già G. VIII.18), cc. 169r-199v. 5 lavoratori, della colonia o mezzadria. Insegnava come acquisire una certa abilità nel mondo degli affari mantenendo lo spirito di equità. Suo riferimento erano il grande giurista Baldo degli Ubaldi e Bernardino da Siena. Fra Bartolomeo da Giano divenne socius fidelissimus del Senese. Teologo e dotto oratore, era vissuto dodici anni in Grecia. Conosceva, dunque a perfezione la lingua, tanto da poter predicare e tradurre in latino molte opere della letterarura orientale. Papa Eugenio IV lo scelse nel 1431, con fra Alberto da Sarteano e fra Giovanni da Capestrano, per una importante e delica missione. Dovevano recarsi a Costantinopoli e promuovere la partecipazione dell’imperatore Giovanni VIII Paleologo, insieme con alti ecclesistici della Chiesa ortodossa, al Concilio di Firenze-Ferrara (1438-1441). La missione ebbe successo anche grazie alla statura culturale e morale dell’inviato. I suoi ultimi anni li trascorse nel Convento del Monte, dedicandosi allo studio e alla traduzione dei molti libri portati dall’Oriente21. Fra Nicolò Montano (o Nicolò da Monte di Santa Maria in Gallo) proveniva da Ascoli Piceno. Aveva intrapreso gli studi di letteratura a Perugia, ma dopo avere ascoltato la predicazione delle “colonne” dell’Osservanza, decise di entrare nell’Ordine francescano. Continuò ad occuparsi di grammatica e di “studi umanistici” e divenne anche Lettore dello Studio di Monteripido. Intrattenne amicizia e corrispondenza epistolare con gli umanisti più celebri dell’epoca. Dietro richiesta dei confratelli e degli studenti dello Studium, scrisse delle operette grammaticali per facilitare l’apprendimento agli studenti; tra queste, il tratttato De orthographia 22. Introdusse l’insegnamento del greco, prima che fosse insegnato all’università di Perugia da Angelo Decembrio nel 146723. Nel 1471 fece clamore l’entrata in convento di Paolo Boncampi, nobile perugino e famoso Lettore universitario di diritto; con la sua opera giuridica in favore del Monte di Pietà, dette un notevole impulso alla qualificazione dello Studium del Monte e della sua biblioteca,24. Figura di notevole interesse è fra Bartolomeo Lippi da Colle Val d’Elsa. Studente dello Studium perusinum, che nel 1440 entrò nell’Ordine in seguito alla predicazione di fra Giovanni da Capestrano, vivendo poi per un certo periodo nel convento di San Francesco al Monte. Poiché aumentavano i timori di un’avanzata ottomana all’interno dell’Europa, dopo la caduta di Costantinopoli, Callisto III lo scelse come nuncius cum amplissima potestate apostolica con facoltà di raccogliere consensi ed elemosine in difesa dei popoli esposti a tale minaccia. Scrisse il Tractatus de fide, un commento sul Simbolo niceno, con l’apporto di passi tratti dei Padri della Chiesa e con citazioni dantesche e classiche25. Nel Tractatus de confessione distingueva le diverse forme di usura, e i modi per combatterla alla radice. La presenza al Monte di simili personalità accressceva di giorno in giorno il pretigio e fama dello Studium e della sua Biblioteca. Fra Francesco della Rovere, uomo colto nutrito di spirito bonaventuriano, eletto nel 1464 Ministro generale dell’Ordine, poi papa con il nome di Sisto IV, conosceva le eccellenze culturali del Monte. Per questo nel 1474 chiese la collaborazione dei frati del Monte nell’istruire la causa di canonizzazione di Bonaventura da Bagnoregio. La biblioteca dello Studium Generale conservava un importante manoscritto che, 21 Cf. BERNARDINI AQUILANI Chronica fratrum minorum de obsevantia, pp. 17-18: «librorum grecorum multitudinem ut de greco in latinum converteret». Bartolomeo è autore di: Epistula de crudelitate Turcorum, in cui descrive la grave situazione dei cristiani d’Oriente: Patrologia Graeca 158, 1055-1068. Bartolomeo da Giano sarebbe autore anche di una raccolta Sermoni e di una summa Summa casuum conscientiae, un questionario per la buona amministrazione del sacramento della confessione. 22 Cf. Cesare CENCI, Nicolò Montano, frate e grammatico, in Francescanesimo e società cittadina: l’esempio di Perugia. Studi storici per il VII Centenario del convento francescano di Monteripido in Perugia (1276-1971) a cura di Ugolino Nicolini (Centro per il collegamento degli Studi Medioevali e Umanistici nell’Università di Perugia, 1) Perugia 1979, pp. 145-161. 23 Cf. Giuseppe ERMINI, Storia dell’Università di Perugia, I, Zanichelli, Bologna 1947, 604. 24 Cf. AGOSTINO DA STRONCONE, L’Umbria Serafica, in Miscellanea Francescana 5 (1890) p. 133: «[…], Religioso compone Tractatus Varios in iure Canonico prasertim in defentionem Montis, e de societatibus mercatorum. Iacobil. E Vuading. De Scriptor». 25 Cf. BARTHOLOMEI DE COLLE Tractatus de fide, Vat. Lat. 7618. Marco AROSIO, Bartolmeo da Colle (1421-1484). Predicatore dell’Osservanza francescana e dantista minore, in Gli ordini mendicanti in Val d’Elsa. Convegno di studio, Colle Val d’Elsa – Poggibonsi – San Gemignano […] 1996, Società Storica della Val d’Elsa, Castelfiorentino 1999, pp. 73-189. Cesare CENCI, Documenta Vaticana ad Franciscales spectantia, ann. 1385-1492, in Archivum Franciscanum historicum 93 (2000) pp. 217-259. 6 oltre la storia minoritica dalle origini fino al 1474, conteneva una serie di testimonianze che dimostravano la santità del serafico Dottore. Si tratta del codice Chronica XXIV Generalium Ordinis Minorum di Arnaldo da Sarrant26, un “librum cartis membranis scriptum […], sub tabulis sive assidibus ligatum, coopertum cum corio rubro”27. La commissione romana lo prelevò per esaminarlo senza poi restiturlo. Fra Giacomo Oddi di Perugia, per effetto della predicazione e dell’esempio dei francescani del Monte, era entrato nell’Osservanza nel 1448; visse qui per diversi anni, con l’ufficio di guardiano. Qui compose l’opera più famosa La Franceschina, ossia Specchio dell’Ordine Minore, che si proponeva di formare la coscienza identitaria dell’Osservanza, mettendo sul piano della conformità le virtù di Francesco e quelle dei frati dell’Osservanza. Il codice, scritto in volgare umbro, era corredato infatti da vivacissime miniature, che raffiguravano la vita di san Francesco e dei primi francescani. L’esemplare originale presso la biblioteca del Monte, fu requisito con le soppressioni ottocentesche e ora si trova nella Biblioteca Augusta di Perugia (ms. 1238)28. Alla fine del Quattrocento, Braccio Baglioni, mecenate cittadino, offrì alloggio e laboratorio a maestri stampatori tedeschi, tra i quali Giovanni da Augusta e Stefano Aquila. Essi stamparono il primo incunabolo della biblioteca del Monte: il Digesti veteris lib. XXIV. cum glossis nel 147629. Stamparono anche dei breviari, ma di essi non è rimasto alcun esemplare30. L’avvento della stampa rivoluzionò il mondo intellettuale di Perugia, decretò il lento declino dell’attività amanuense legata ai monasteri, ma aumentò la produzione, la diffusione e l’acquisizione di un numero incalcolabile di opere, che avrebbero impreziosito le biblioteche di ordini religiosi e avveduti mecenati. 3. Lettori e scrittori moderni Nel 1532 il Ministro generale Pisotto progettò un nuovo piano di studi per l’Odine e istituì dodici Studia generalia. Tra questi figurava, quinto della lista, lo Studium di Perugia; attestazione, a distanza di circa un secolo, della stima nei riguardi dell’Istituzione bernardiniana, rinomata per i suoi Lettori, esperti nelle diverse discipline, teologiche, filosofiche e giuridiche. Con ciò Monteripido si conferma un punto di snodo intellettuale e formativo del francescanesimo osservante cisalpino. Tra le figure più in vista, merita di essere citato fra Bartolomeo Cordoni di Città di Castello con il manuale di pietà, pubblicato nel 1538 a Perugia: De Unione animae cum supereminenti lumine31. Insegnò nello Studium del Monte e qui morì il 9 aprile del 153532. Fra Ilarione Pichi, nobile di Sansepolcro, Lettore in Sacra Teologia alla Porziuncola, scrisse la sua biografia e la stampò ugualmente a Perugia dedicandola al Cardinale Grimani, Legato Apostolico per l’Umbria e Perugia. Documentata è la presenza del “venerabilis lector” dello Studium,, fra Lorenzo Massorilli di Foligno, poeta, filosofo, giurista, teologo, stimato Lettore. Fu Ministro provinciale dell’Umbria per due volte e più volte guardiano del Monte. Esperto conoscitore di 26 Cf. SATANISLAO DA CAMPAGNOLA, Le vicende della canonizzazione di san Bonaventura, in Centro Studi sulla Spiritualità Medievale, Accademia Tudertina, Todi 1974, pp. 211-255. 27 Cf. STANISLAO DA CAMPAGNOLA, Le vicende della canonizzazione di san Bonaventura, p. 233, nota 3. 28 La prima edizione critica a stampa delle copie manoscritte ancora esistenti (oltre aquella citata, quella custodita presso la Biblioteca Porziuncola di Santa Maria degli Angeli, quella del Monastero di Monteluce in S. Erminio in Perugia e, infine, quella della Biblioteca Comunale di Norcia [PG]), fu realizzata da padre Nicola Cavanna per i tipi di Olschki di Firenze nel 1931. 29 «E prima di ogni altro sono a voi cogniti i Digesti veteris lib. XXIV. cum glossis che si conservano nella scelta Biblioteca dei PP. MM. Osservanti del Monte e da me con ogni diligenza esaminati»: Giovan Battista VERMIGLIOLI, Della tipografia perugina del secolo XV. Lettera di Giov. Battista al Signor Dottore Luigi Canali, Presso Baduel Stampatore, in Perugia 1806, p. XXVI. L’incunabolo è custodito nella Biblioteca Augusta: cf. Maria PECUGI FOP, La biblioteca di Monteripido: manoscritti e incunaboli, n. 99, p. 48. 30 Cf. Ugolino NICOLINI, Giovanni di Augusta stampatore a Perugia della “Summa Philosophiae” di Paolo da Venezia (25 gennaio 1477), in Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria 60 (1963) pp. 135-141. 31 BARTOLOMEO DA CITTÀ DI CASTELLO, De unione anime cum supereminenti lumine. Opera nuova e utile ad ogni fidel cristiano. Stampata in Perugia nelle case di Girollimo Cartolaro. Ad instantia de Mastro Antonio Pasini libraio, del mese de settembre, Perugia 1538; cf. Nazareno SANTINELLI, Il Beato Bartolomeo Cordoni e le fonti della sua mistica, Società Anonima Tipografica “Leonardo da Vinvi”, Città di Castello 1930. 32 AGOSTINO DA STRONCONE, L’Umbria Serafica, in Miscellanea Francescana 7 (1898) p. 74. 7 Virgilio, Ovidio, Orazio, Marziale, desiderava cantare in versi latini i misteri della fede cristiana. Tra le sue opere, conosciuta è la raccolta di inni latini: Aureum Sacrorum Hymnorum Opus, che andò alle stampe nel 154733. Un esemplare era posseduto dalla Biblioteca del Monte, ora si trova nella Biblioteca Augusta34. Altra prova della cosiderazione rivolta ai frati Lettori del Monte fu l’invito rivolto a fra Angelo da Monte Petriolo di partecipare, insieme con diversi altri esperti teologi francescani, alle ultime sessioni del Concilio di Trento nel 1560. Straordinaria figura è fra Diego Valadés, figlio di un conquistatore al seguito di Cortés e di una nobile indigena messicana. Discepolo di fra Pietro da Gand (1480-1572), ricevette una solida formazione umanistica. Collaborò nell’attività missionaria ed evangelizzatrice degli Indios e dei Meticci, fondando città e istituendo scuole. Ebbe responsabilità nel governo della famiglia francescana della Nuova Spagna, fino a diventare Procuratore generale dell’Ordine, ma forzatamente destituito dalla carica per un conflitto insorto tra le autorità dell’Ordine francescano e la Corte di Spagna. Le iniziative promosse in favore delle popolazioni indie del Messico, che miravano a combattere le discriminazioni tra popolazione india e quella spagnola, erano invise al Governo spagnolo, più interessata allo sfruttamento materiale che alla formazione umana e cristiana degli abitanti originari. Le idee di fra Diego, troppo innovatrici, non potevano essere tollerate. La Sede Apostolica, con il Breve di Gregorio XIII del 20 aprile 1577, approvò e sostenne l’operato di fra Diego, ma a malincuore dovette piegarsi e accettare la sua destituzione. Lo volle comunque proteggere in un luogo “discreto e raccolto”, per poter continuare la sua attività di scrittore. Il luogo prescelto fu Monteripido. Qui, durante il suo soggiorno, completò il suo capolavoro: Rhetorica Christiana e a Perugia lo dette alle stampe, così da essere il “primo scrittore messicano” a pubblicare le sue opere in Europa35. Il testo è come un’esuberante summa, utile per predicatori ed evangelizzatori, che espone i fondamenti della dottrina cristiana, con riferimenti, anche visivi, al culto e alle credenze delle popolazioni del Nuovo Mondo. Gli argomenti trattati, infatti, sono accompagnati da incisioni fatte dallo stesso autore, abile pittore e incisore. Così l’arte “retorica” preparava i semplici ascoltatori, analfabeti, ma amanti della raffigurazione simbolica, a comprendere le verità rivelate e i riti del cristianesimo cattolico con più facilità36. 4. Lo “Studium” del Monte in epoca barocca. Il Capitolo generale di Pentecoste del 1587, celebrato a Roma con l’elezione a Ministro generale fra Francesco di Tolosa, si prese cura di dare nuove disposizioni per il governo dell’Ordine e il riordino degli studi. Dette importanza a quattro Studia, quello dell’Aracoeli in Roma, quello del Monte di Perugia, con quelli di Venezia e di Bologna. Fu stabilito il numero degli studenti per ciacuna sede e l’assegnazione di validi Lettori. Al Monte di Perugia, tra coloro che erano già presenti, fu assegnato un famoso Lettore in teologia, fra Francesco Macolino di Bologna37. Qualche anno dopo l’Ordine ritenne opportuno che l’Italia avesse solo due Studia generalia; uno nel Convento di Santa Maria la Nuova, a Napoli, nel quale confluivano quattro studenti per ogni provincia francescana del Regno di Napoli; l’altro nel Convento del Monte, nel quale sarebbero stati inseriti quattro studenti delle altre Provincie italiane. La Provincia d’origine avrebbe 33 LORENZO MASSORILLO, Aureum sacrorum hymnorum Opus, impressum Fulginiae: per Iohannem Simonem et Vincentium Cantagallos Fulginates, 1547 mense Ianuari; cf. Giuseppe CREMASCOLI, Sull’opera poetica di Lorenzo Massorilli, in Francescanesimo e società cittadina, pp. 163-214. 34 Cf. Mario RONCETTI, Monteripido nella tradizione culturale perugina, in Francescanesimo e società cittadina, pp. 292-293. 35 DIDACI VALADÉS Rhetorica christiana ad concionandi et orandi usum accommodata, utrivsq[ue] facultatis exemplis suo loco insertis: quae quidem ex Indorvm maximè deprompta sunt historiis: unde praeter doctrinam, summa quoqve delectatio comparabitur, Apud Petrumiacobum Petrutium, Perugia 1579; cf. Ugolino NICOLINI, Motivi per una cronaca di sette secoli, in Francescanesimo e società cittadina, pp. XI- LXXI. 36 Cf. Un francescano tra gli Indios. Diego Valadés e la Rhetorica Christiana. Atti del Convegno di Perugia, maggio 1992, a cura di Claudio FINZI e Adolfo MORGANTI, Il Cerchio, Rimini 1995. Il convegno fu celebrato nella Biblioteca storica del Monte, dal 28 al 30 magggio dell’anno suindicato. 37 Cf. AGOSTINO DA STRONCONE, L’Umbria Serafica, in Miscellanea Francescana 10 (1902) p. 22. 8 contribuito per le spese di ogni studente con dieci scudi; questi sarebbero stati sotto l’obbedienza del “guardiano degli studi” del luogo, con il privilegio di essere esenti dalla recita di “prima” e di “compieta” dell’Ufficio delle Ore. Si stabilì, inoltre, che i lettori, dopo otto anni di docenza, potessero avere un loro segretario38. Nella Congregazione capitolare dell’Aracoeli del 1603, il Ministro generale, Francesco da Sosa, giudicò che solo due Studia fossero di ottimo livello: quello di San Pietro in Montorio a Roma e quello del Monte a Perugia. Quest’ultimo doveva essere frequentato dagli studenti delle Provincie osservanti del Centro Italia. Tra i Lettori vi erano: fra Sebastiano Olivieri, fra Bernardino Bonavoglia di Foligno e fra Eleonoro da Cantiano. Fra Bernardino Bonavoglia Lettore generale in Sacra Teologia, predicatore famoso, è autore di un trattato di omiletica e di un repertorio di predicabili: Quintuplices Sacrae Quadragesimales Inventiones, edito a Roma nel 1606 e ristampato l’anno successivo a Colonia in Germania39. Anche fra Innocenzo da Alviano, insigne predicatore, Lettore generale in teologia, guardiano al convento del Monte, pubblicò a Viterbo la sua opera in versi Trionfo dei Santi, e a Perugia un’Orazione scritta per il Capitolo ad Assisi40. Il Capitolo generale all’Aracoeli in Roma, nel 1612, durante il quale fu eletto fra Giovanni Ferro, non elencava lo Studium generale del Monte tra i più importanti e raccomandati centri di studio dell’Ordine: era condiderato ad libitum del Generale. In auge restavano i soli Studia dell’Aracoeli di Roma e di Santa Maria la Nova in Napoli. Ciò produsse una spiacevole sorpresa, dopo tanti anni di attività scolastica e ambiti riconoscimenti. Lo Studium del Monte ebbe almeno l’onore di ricevere tra i suoi docenti il Lettore giubilato fra Vincenzo Baschi. Un suo collega, in quegli anni, fra Andrea Bonfanti di Perugia, pubblicò a Firenze un legendario francescano in diversi tomi: L’Albero dei Santi e dei Beati del Terz’Ordine41. Con grande soddisfazione del corpo accademico del Monte, nell’1615, la Congregazione generale all’Aracoeli in Roma, reintrodusse, pur dodicesimo e ultimo nella lista degli Studi Generali dell’Ordine, lo Studium di Perugia; furono nominati Lettori fra Francesco di Urbino, fra Ilario di Assisi e fra Giovanni da Roma. Fra Dionisio Torre (Martini) da Torre S. Andrea, Lettore del Monte, confessore di Papa Paolo V e poi Vescovo di Nepi e Sutri, pubblicò a Roma nel 1614 un trattato di dialettica: Dialecticae Libri XII. Una copia, con il frontespizio recante il ritratto e lo stemma di Marcantonio Borghese, firmato da Matthäus Greuter, è tuttora presso la nostra Biblioteca42. A Salamanca, in Spagna, nel giugno del 1618, con l’elezione a Ministro generale di Fra Benigno da Genova, si elaborò un piano di studi con ventiquattro Studia generali. L’apprezzamento per lo Studium di Perugia torna in auge: nella lista risultava primo, con la nomina dei Lettori: fra Eliodoro da Cantiano, fra Giovanni di Roma, fra Giovanni Torelli, fra Costanzo Malvetani da Stroncone, giurista affermato, Lettore giubilato in teologia, oratore richiesto in molte città d’Italia e in diverse adunaze capitolari dell’Ordine. Di interesse per la biblioteca, fu il decreto che stabiliva che lo spoglio delle stanze dei frati defunti, nello specifico dei Lettori, fosse fatto dal guardiano locale e dai Discreti e che i libri in loro uso fossero collocati nella biblioteca del convento o consegnati ai centri di studio43. Anche attraverso questa disposizione aumentavano nelle scansie del Monte 38 Cf. AGOSTINO DA STRONCONE, L’Umbria Serafica, in Miscellanea Francescana 10 (1902) p. 23. Beranardino BONAVOGLIA, Quintuplices sacrae quadragesimales inventiones R.P.F. Bernardini Bonavoglia Fulginatis, apud haeredes Aloisij Zannetti, Romae 1606; ID., R.P.F. Bernardini Bonauoglia Fulginatis, Ord. Min. Obseruant.[ ...]Sylva inventionum sacrarum, quadragesimalium Evangeliorum. Quibus non solum quintuplex qualibet die varias componendi conciones modus ostenditur, verum etiam quintuplex sub graui, & eleganti inuentione, concio in praxi proponitur, apud Ioannem Crithium, excudebat Petrus a Brachel, Coloniae 1607. 40 Innocenzo SBORCHI, Trionfo de Santi composto dal R. Padre Frate Innocentio Sborchi d' Aluiano ... all'illustr.mo et rev.mo cardinal Borghese, appresso Girolamo Discepolo, Viterbo 1608; ID., Oratio habita in celeberrimo conuentu diuae Mariae Angelorum apud Assisium. A r.p. fratre Innocentio Sborchio ab Aluiano ... Coram[ ...] fratre Benigno de Genua totius Ordinis sancti Francisci ministro generali meritissimo […], apud hæredes Marci Naccarini, ex Typographia Augusta, Perusiæ 1622. 41 Citato da: Benedetto MAZZARA, Leggendario francescano, Tomo V, Libro 10, Domenico Lovisa, In Venezia 1722, p. 339. 42 Dionisio TORRE, Dialecticae libri 12, apud Io: Paulum Profilium sumptibus Angeli Putei et Bernardini Calami, Romae 1614. Sul frontespizio un ritratto e stemma di Marcantonio Borghese, firmato da Matthäus Greuter. 43 Cf. AGOSTINO DA STRONCONE, L’Umbria Serafica, in Miscellanea Francescana 10 (1906) p. 177. 39 9 numerosi testi di grande interesse, che portavano aggiornamenti alle differenti discipline. Nel 1621, incaricati di scrivere la storia dell’Ordine, e per questo di consultare importanti manoscritti, vennero al Convento del Monte gli annalisti fra Bartolomeo Cimarelli, Commissario apostolico, e fra Luke Wadding, autore degli Annales Minorum44. Di grande interesse per loro era il codice quattrocentesco cartaceo-membranaceo de La Franceschina. Lo portarono con sé a Roma e solo nel 1668 fece ritorno nelle prestigiosa e originaria sede. La stessa Provincia serafica, tramite i severi decreti della Congregazione capitolare, tenutasi alla Porziuncola nel 1625, intese promuovere una più approfondita formazione religiosa e culturale, con due sedi scolastiche: lo Studium del Monte, relativamente alla Teologia, e lo Studium di Santa Maria degli Angeli per le Arti45. Nel 1634, nel Capitolo generale, celebrato alla Porziuncola, in cui venne eletto Ministro generale fra Paolo Giorgi da Stroncone, tre dei Definitori generali eletti erano Lettori del Monte, fra Fulgenzio Migliorucci di Città di Castello, fra Stefano da Bettona e fra Egidio Pucciarini di Perugia. Questo fatto riporta in grande evidenda la fama del Monte, luogo di preparazione anche di figure chiamate al supremo goveno dell’Ordine. Nel 1642, la Congregazione capitolare dell’Aracoeli, tra i dodici Studia generali dell’Ordine, collocò quello del Monte al terzo per importanza. 5. La Biblioteca nuova La favorevole posizione dello Studium del Monte, rispetto agli altri centri di studio dell’Ordine, i riconoscimenti per i programmi formativi, le attestazioni nei riguardi della compagine acccademica, e, inoltre, la fama di una ricca biblioteca, fecero maturare nei frati l’idea di costruire un locale più capiente, che potesse contenere la gran quantità di opere acquisite nel tempo. (Immagine destra. Veduta del grande vaso dal finestrone est. Foto Monteripido). Una ricostruzione ipotetica circa l’ampliamento degli edifici conventuali, a partire dal Quattrocento, situa la prima aula per la biblioteca al primo piano, nell’ala oggi detta “seminarietto, con le finestre verso est; con gli ingrandimenti cinquecenteschi, essa fu trasferita in un locale più ampio, sopra l’infermeria, il corpo di fabbrica costituito avanzando vero Perugia, con le finestre verso est e verso sud. Due secoli dopo, anche questo spazio dovette risultare insufficiente. Era necessario, pertanto, un locale più ampio e luminoso, più razionale per la classificazione delle opre, più confortevole per i frati, per gli studenti e gli studiosi della città. Una dettagliata relazione del 1723, scritta dal Visitatore generale, fra Francesco da Vico, informa che la Biblioteca possedeva circa 4.000 libri catalogati in modo ordinato, raccolti in credenze a giorno, ma insufficienti ormai a contenerli. Le osservazioni del Visitatore vennero a dare conferma della necessità di costruire un nuovo grande vaso librario. Il manoscritto Breve Decrizione di questa Libreria del Monte di Perugia46 offre importanti notizie sullo svolgimento dell’impresa; sulle soluzioni architettoniche adottate, sulle modalità della ricerca dei fondi. Il tutto venne esposto con annotazioni, anche spiritose, sui frati incaricati di raccogliere da facoltosi benefattori, da nobili, da ecclesiastici, da confratelli di altri conventi, da monasteri di clarisse e da semplici cittadini, le “limosine” per la costruzione della fabbrica. La comunità del 44 Cf. Annales Minorum seu trium Ordinum S. Francisco institutorum, auctore a.r.p. LUCA WADDINGO hiberno [continuati da vari autori] voll. 28, Ad Claras Aquas, Quaracchi (Fi), 1931-1941. 45 Cf. AGOSTINO DA STRONCONE, L’Umbria Serafica, in Miscellanea Francescana 10 (1906) p. 181. 46 ARCHIVIO STORICO DEL MONTE, Breve Decrizione di questa Libreria del Monte di Perugia, Mermorie diverse, 1. Trascrizione integrale in Mario RONCETTI, Monteripido nella tradizione culturale perugina. Appendice in Francescanesimo e società cittadina, pp. 306-330. Il documento, diviso in quattro parti, descrive la costruzione dell’edificio, elenca i nomi degli operai, presenta la nota delle spese effettuate, cita i benefattori e la somma donata dal 1775 al 1790. 10 Monte poteva avvalersi del sostegno morale, e in parte economico, della Provincia Serafica osservante, in quegli anni piuttosto numerosa e ben organizzata. Aveva infatti 640 frati: 313 sacerdoti, ottantadue chierici, 245 fratelli laici. Faticava addirittura a produrre le tonache di lana per soddisfare ai bisogni dei religiosi. Gli aiuti sarebbero venuti anche da loro, soprattutto con l’attività della questua. In quel periodo emerse in Provincia e nell’Ordine una personalità di grande valore: fra Carlo Maria Angeletti da Perugia, Procuratore generale dell’Ordine, Lettore giubilato aracoelitano, Consultore della Sacra Congregazione dell’Indice, Accademico Pontificio, autore di due importanti volumi: Chronologia historico-legalis47, pubblicati a Roma nel 1752. Eletto Ministro provinciale durante il Capitolo del 1744, profuse tutto il suo interessamento per la realizzazione del progetto della nuova costruzione. Il 23 aprile 1754, festa del beato Egidio, pose la prima pietra. La direzione dei lavori fu affidata a fra Giuseppe Pala di Piegaro e a fra Leonardo Anselmi. L’architetto progettita era il perugino, Pietro Carattoli. Questi aveva eseguito il tabernacolo e il ciborio dell’altare maggiore di San Domenico, il portale maggiore della cattedrale, le decorazioni di palazzi nobiliari della città, aveva ristrutturato la chiesa di San Francesco al Prato e il teatro del Pavone. Fra i capomastri vi era fra Giuseppe Fuscaldo della Provincia calabrese, religioso laico. La costruzione della Biblioteca fu un’impresa magnifica. L’edificio era concepito sul modello barocco-illuminista: un vaso imponente in cui doveva essere raccolto, senza stretti criteri pregiudizievoli, tutto lo scibile a disposizione anche degli “Illustri studiosi”. L’opera incontrò numerose difficoltà, tali da ostacolarne il completamento, ma il sostegno morale ed economico dei perugini dette un forte incoraggiamento; e se i frati della comunità del Monte erano fortemente preoccupati per le precarietà e l’insufficienza degli introiti, nell’animo mantennero vivo il proposito di dare compimento ad una sede, che sarebbe stata di “ornamento culturale e morale della città”. Cosicché la comunità francescana e quella cittadina intensificarono la collaborazione e rafforzarono lo spirito di determinazione. All’opera monumentale patecipò il ceto aristocratico, quello borghese; gli intellettuali e i professionisti, ma anche le persone e le famiglie più umili, tramite un contributo dato ai frati questuanti, durante il giro di raccolta delle elemosine. Nel 1759 Carattoli arredò l’ampio volume con le scansie lignee, da lui stesso disegnate; le impreziosì con cartigli dorati, indicanti le differenti discipline contenute, e i motti latini che riportavano le ragioni ispirative e le finalità della nuova istituzione. La decorazione del soffitto, a travature e mattoni, fu eseguita da Paolo Brizzi (1702-1773) di Fano, artista ben noto per aver lavorato a Perugia nella chiesa di San Filippo Neri, decorato le antiche dimore dei Baldeschi, degli Ansidei e dei Graziani, e anche una sala del palazzo dei Priori. La decorazione del soffitto della Biblioteca è forse la sua ultima opera. Al pittore Vincenzo Menotti, perugino, fu commissionato il quadro della Concezione, posto in cima alla parete interna dell’ingresso. L’opera fu prelevata dai messi comunali durante le travagliate vicende legate alla soppressione del convento e all’incameramento dei beni artistici, come documenta la lettera di fra Pietro Saracani, Ministro provinciale, indirizzata al sindaco di Perugia, durante le trattative per il riacquisto delle scansie della Biblioteca48. Il figlio Giovanni Menotti dipinse le diciture sui cartigli dorati e il “trompe d’oeil” sulla porta che immette nel ballatoio. Gli indoratori furono Domenico Troni e Onofrio Rossi di Perugia, menzionati con tutte le maestranze e gli artigiani nella Breve Decrizione49 47 Carlo Maria ANGELETTI, Chronologiae historico-legalis Seraphici ordinis tomus tertius continens omnia capitula, et congregationes generales, constitutiones, et statuta emanata ab anno 1633. usque ad annum 1718. ... olim in unum volumen collectum, ... studio, diligentia, labore adm. r.p. Julii de Venetiis ... Nunc vero in duas partes distributum, ... opera p.f. Caroli Mariae Perusini ... Pars prima (- secunda), Typis Octavii Puccinelli, in typographia S. Michaelis ad Ripam, Romae 1752. 48 Cf. ARCHIVIO STORICO DEL MONTE, Carteggi, cartella n. 20, doc. 4: Minuta della lettera indirizzata al Sindaco di Perugia, 12 aprile 1882. 49 ARCHIVIO STORICO DEL MONTE, Breve Decrizione di questa Libreria del Monte di Perugia, Mermorie diverse, 1. Trascrizione integrale in Mario RONCETTI, Monteripido nella tradizione culturale perugina. Appendice in Francescanesimo e società cittadina, pp. 316. 11 . Il completamento delle strutture e delle rifiniture, così come l’implemento del fondo librario, fu un faticoso e lento lavoro. Talvolta metteva in evidenza le difficoltà interne alla fraternità francescana e ne disturbava l’armonia. Per arrivare al sospirato momento del compimento dell’opera, si fecero ricorrenti appelli ai benefattori e ai notabili della città. Con raffinata retorica, degna di un diplomatico, che vuole catturare la benevolenza di un alto e benevolente mecenate, il guardiano del Monte il 28 agosto del 1781 scrisse ai Signori del Collegio della Mercanzia perché venissero in soccorso con un gratuito stanziamento di denaro50. La Provvidenza premiò l’audacia dei più coraggiosi e in quindici anni fu raccolta la cospicua somma di 3390 scudi. La Biblioteca fu, dunque, completata in tutte le sue parti: struttura muraria, coperture, pavimentazione, arredi e scaffalature. Il nucleo originario, il prezioso fondo dei codici antichi51 e degli gli incunaboli52, il materiale cinquecentesco, secentesco e contemporaneo, si arricchì di altri lasciti speciali: il dottor Francesco Boccanera, famoso medico dei frati, per testamento regalò i suoi libri di filosofia, medicina, lettere; Baldassarre Orsini fece omaggio di pubblicazioni di critica d’arte; Annibale Mariotti, i suoi scritti medici e storici. Confluì nel nuovo grande vaso settecentesco anche la ricchissima biblioteca di Carlo Maria Angeletti, fatta venire da Roma dopo la sua morte, avvenuta a Monteripido nel 1758. Entrarorono anche le opere “sospettate”: tragedie di Voltaire, le opere filosofiche di Antonio Genovesi. Si può calcolare che i volumi, distribuiti nei due ordini delle scansie, sommariamente raggiungessero il numero ragguardevole di 10.000. Esse rappresentavano il meglio della cultura settecentesca, con la presenza di quasi tutti i più importati eruditi, storiografi, filologi, teologi, giuristi, letterati delle epoche passate e di quella presente53. Tali opere furono acquisite, collocate ed esaminate nel momento storico-culturale nel quale si diffondevano in Perugia, come nelle altre città dello Stato pontificio, le idee illuministiche provenienti dalla Francia. Nei circoli borghesi, interessati all’instaurarsi di un nuovo ordine sociale e politico, si privilegiava la lettura e il dibattito su opere storiche, giuridiche, sociali, economiche e scientifiche. Gli scaffali della Biblioteca del Monte, per gli indirizzi culturali indicati da intellettuali, amici e benfattori dello Studium, si completavano con opere “moderne”, non proprio conformi ai dettami obbligati del “vecchio regime”. Si applicavano, nell’acquisizione e nella collocazione dei testi i criteri di un sapere aperto, senza stretti preconcetti. Così, si formò un patrimonio librario con i tanti e diversi argomenti, di diversa provenienza e genere, per egigenze di un sapere universale, mai disgiunto però da quello sapienziale. Anche in questo secolo Monteripido confermò la sua antica vocazione: essere centro attivo di diffusione di cultura e civiltà e svolgere la funzione di “ornamento della città” . Molti studiosi ne approfittarono, frequentando il luogo per la sua amenità, interessati anche ad una lettura erudita e “aggiornata”. Lo dice uno dei cartigli di legno dorato, sopra il finestrone a destra del grande vaso: «Subsidio studiorum». Negli ultimi anni del XVIII secolo, Annibale Mariotti, uno dei più profondi conoscitori della storia di Perugia, scrisse riguardo alla Biblioteca di Monteripido: 50 Cf. ARCHIVIO DI STATO DI PERUGIA, Nobile Collegio della Mercanzia di Perugia, 204 (1736-1847) c. 351r: «Nobilissimi Signori, la Libreria de’ Padri del Monte, che conosce l’origine dalle copiose vostre beneficenze e de’ vostri gloriosissimi padri, desiando l’ultima sua perfezione, implora il vostro aiuto, nobilissimi signori. È dessa, come ben sapete, uno dei più belli ornamenti della vostra sempre Augusta Perugia. Essa è sempre a tutti comune e perché in ogni materia ricca d’opere pregievoli altresì è a tutti vantaggiosissima. Ma poiché ancora imperfetta e non compita nella vaga mostra di sé, nell’anemo grande dei ben nati figli di Perugia amanti del decoro e gloria della patria eccita un vivo desiderio di vederla una volta perfezionata. Da chi se non da voi, nobilissimi signori, può ella implorare e sperare l’ultima mano? Voi siccome portati a grandi cose colle vostre limosine la faceste nascere. Voi la conduceste a quello stato in cui presentemente ritrovasi, perciò da voi riconoscendo l’origine ed il progresso, da voi principalmente richiede il suo lodevole compimento. Queste sono le fervorose preghiere che a suo nome e della loro non meno che vostra libreria il p. Guardiano e religiosi del convento umiliano all’innata bontà vostra, da cui speramo tutto il soccorso»; cf. Maria Grazia BISTONI GRILLI CICILIONI, La biblioteca del convento francescano di Monteripido, in Archivum Franciscanum Historicum 66 (1973) pp. 378-404. 51 Cf. Maria Grazia BISTONI GRILLI CICILIONI, Catalogo dei codici del convento di Monteripido conservati nella Biblioteca Comunale di Perugia sec. XII-XVI) in Archivum Franciscanum Historicum, 68 (1975) pp.111-196. 52 Cf. Maria PECUGI FOP, La biblioteca di Monteripido. 53 Cf. Mario RONCETTI, Monteripido nella tradizione culturale perugina con particolare riferimento al secolo XVIII, in Francescanesimo e società cittadina, pp. 301-303. 12 «Oltre alla qualità dei Libri d’ogni genere, è tale e tanto il numero di essi, che senza contrasto supera qualunque altra Biblioteca della città, e anche quella del Pubblico»54. 6. Nel periodo napoleonico Gli ultimi anni del XVIII secolo portarono drammatici sconvolgimenti. La campagna militare e politica condotta in Italia dal generale Napoleone Bonaparte nel 1796 conobbe initerrotti successi. Inutili le difese approntate dalle autorità pontificie ai confini dello Stato. A Perugia, dove i principi della Rivoluzione avevano trovato forti consensi, le truppe francesi giunsero nel 1798. (Immagine sinistra. Codice membranaceo del secolo XIV con miniatura incipitale, Incipit liber vitae Sanctorum patrum. Foto Ficola). Le clausole degli armistizi, firmati a Bologna e a Tolentino del 1797, prevedevano di effettuare le requisizioni forzate del patrimionio artistico e librario anche dello Stato pontificio, come degli altri Stati. (Immagine sinistra. Graduale secundum morem Sanctae Romane Ecclesie, con xilografia incipitale, per la preghiera corale (c.2r), Giunti, Venezia 1560. Foto Ficola). In verità le operazioni di inventariazione in vista del trasferimento dei beni storico-artistici di Perugia erano iniziate ancor prima dell’arrivo delle truppe. Il commissario Jaques-Pierre Tinet, pittore e professore delle Belle Arti era stato inviato in città per preparare la selezione degli oggetti più prestigiosi. Frattanto i comandi militari francesi, appena dopo l’arrivo, avevano costituito un nuovo ordine pubblico con la nomina di autorità citttadine per il governo della città e del territorio. Tra queste personalità vi era Annibale Mariotti, uomo dotato di grande umanità e profondo conoscitore di lettere, di storia e di scienza. Era un benefattore dei frati del Monte e teneva in grande considerazione la Biblioteca, contribuendo al suo incremento con denaro e libri, e ancora oggi, nelle ricostituita biblioteca, sono presenti quattordici sue opere. Fu nominato Prefetto consolare del Dipartimento del Trasimeno con compito di applicare le leggi imposte dal governo filofrancese della Repubblica Romana. Egli cercò, tuttavia, di preservare la religione cattolica da deviazioni o cambiamenti. Queste furono le ragioni sulle quali basò la sua autodifesa, appena terminato il periodo della cosiddetta Repubblica Giacobina in Perugia. Fu costretto, comunque, ad applicare provvedimenti contrari all’ordinamento ecclesiale: chiamata obbligatoria al servizio militare nella Guardia nazionale anche dei sacerdoti; proibizione ai giovani di consacrarsi con voti ecclesiastici; divieto di celebrazioni pubbliche; rimozioni delle immagini sacre; violazione della clausura; soppressione di alcuni Ordini religiosi e l’espropriazione dei loro edifici. I primi avversari del nuovo ordine erano i nobili e gli ecclesiatici, ma soprattutto i religiosi, che furono espulsi dalle loro case. Le angherie, i soprusi e la drammatica situazione economica, indussero la popolazione alla rivolta in vari luoghi, organizzando i moti di una controrivoluzione, contro i quali il governo giacobino rispondeva con rappresaglie e saccheggi. Fra Girolamo Ramadori di Loreto, che aveva compiuto gli studi al Monte ed era diventato Lettore generale di Teologia e Filosofia sia dello Studium del Monte che di quello di San Girolamo nella stessa città, ebbe l’incarico dal Vescovo e dal Governo pontificio, insieme con altri trenta ecclesistici, di sedare la prima insurrezione popolare a Castel Rigone. Fu ricercato dalle forze repubblicane, per essere arrestato e condannato a morte, ma trovato rifugio presso le monche di Sant’Agnese, si salvò con l’ingresso in Perugia delle truppe austro-aretine, che, con la sconfitta dei giacobini, applicano la “normalizzazione” a tutti i territori. Tornato al Monte riprese a scrivere alcune opere meritevoli; famoso è il manoscritto sulla Repubblica romana, ossia sul Governo napoleonico nei riguardi della città di Perugia, diviso in tre parti: Notizie dei fatti occorsi in Perugia e suo territorio in tempo della 54 ARCHIVIO STORICO DI SAN PIETRO DI PERUGIA, Annibale MARIOTTI, Memoriale della città e territorio, ms 228, p. 268. 13 così detta Repubblica romana; Saggio storico-filosofico sullo stato di Perugia nel tempo della così detta Repubblica Romana del 1799, e la Libreria di Monteripido55. Il neoeletto papa, Pio VII, intendeva ritornare a Roma per rispristinare il precedente assetto dello Stato Pontificio, ma Napoleone non tardò a riorganizzare l’esercito, a raggiungere la capitale e a rioccuparla il 2 febbraio del 1808. Con nuove norme impose il rimpatrio di tutti i religiosi nei loro paesi di origine e poi, con il decreto del 7 maggio 1810, prescrisse la soppressione delle Corporazioni religiose di qualsiasi Ordine e Congregazione; il sequestro dei loro conventi e monasteri; l’obbligo per tutti i religiosi, uomini e donne, di fare rientro nelle loro case di origine56. Nel mese di giugno anche i frati del Monte furono costretti ad abbandonare il convento; a vestire la talare come i preti diocesani; a restare sottomessi ai vescovi e non dare più obbedienza ai superiori legittimi. Era impedito qualsiasi spostamento da un luogo all’altro, obbligati a giurare obbedienza a Napoleone Bonaparte Imperatore, costretti ad abbandonare il convento e la biblioteca per improrogabile comando delle autorità civili napoleoniche57. Restava al Monte solo i guardiano, ma per consegnare la lista dei beni, mobili e immobili, agli incaricati del Demanio o al Commiassario straordinario. Durante questo drammatico frangente, i frati del Monte avevano cercato di sottrarre alla demaniazione tutto ciò che era possibile: suppellettili sacre, arredi liturgici, testi e documenti, affidandoli a famiglie cosiderate benefattrici, nella speranza di poter tutto recuperare appena cessata ogni azione persecutoria. Venne fatto un appurato controllo dei fondi librari, requisiti i cataloghi della Biblioteca e consegnati al commissario; apposti i sigilli in attesa del trasferimento nelle pubbliche biblioteche appena istituite. Al Rettore dell’Università di Perugia Giuseppe Antinori fu dato incaricato di ripartire i fondi librari del Monte tra la Biblioteca Comunale Augusta e la Biblioteca dell’Università58. Così si giunse alla spoliazione, al trasferimento e alla dispersione di molti esemplari preziosi. Nel frattempo la situazione politica e militare instaurata dal governo francese precipitava, fino alla sconfitta di Napoleone. Il Papa, nuovamente insediatosi nella sede apostolica, ordinò la restituzione ai precedenti proprietari di tutti i beni confiscati nelle pertinenze dello Stato Pontificio. Pochi mesi dopo, il 1 gennaio del 1815, i frati del Monte, ripreso abito francescano, rientrarono nel loro convento, che divenne sede del noviziato per i futuri frati sacerdoti. Si adoperarono con ogni sforzo per la riapertura delle attività scolastiche dello Studium. Furono nomianti i Lettori, insegnanti responsabili per ogni specifica disciplina teologica. Era necessario, ugualmente, recuperare i fondi librari dispersi, strumento indispensabile per coronare ogni programma di formazione. Nonostante le turbolenti vicende politiche e le manomissioni di disonesti impiegati, il patrimonio era rimasto sostanzialmente a Perugia, in larga parte nei depositi dell’Università e in quelli della Biblioteca Comunale Augusta. Si richiesero i libri trattenuti presso il Demanio; si aggiunsero quelli riacquistati durante il Governo del Trasimeno; quelli personali conservati dai frati Lettori59. Il 21 aprile dello stesso anno tornarono a Perugia le insegne papali e le campane annunciarono il prossimo ritorno del Pontefice. I commissari pontifici si adoperarono per “riportare la normalità”, ma i fermenti per un cambiamento sociale e politico, appena repressi, dovevano riemergere in modo virulento qualche decennio dopo. 55 Cf. Claudia MINCIOTTI TSOUKAS, Fra Girolamo Ramadori: ideologia e lotte reazionarie in Perugia Giacobina, in Francescanesimo e società cittadina, pp. 331-384; P. Girolamo RAMADORI, Saggio storico-filosofico sullo stato di Perugia nel tempo della così detta Repubblica Romana del 1799, a cura di Claudia MINCIOTTI TSOUKAS con la collaborazione di Erminia Iarace, istituto per la Storia dell’Umbria contemporanea, perugia 1990. 56 Cf. Ettore RICCI, Cronaca della Repubblica Francese in Perugia, in Bollettino di Storia Patria per l’Umbria (1935) pp. 1-109; Mario RONCETTI, Monteripido nella tradizione culturale perugina con particolare riferimento al secolo XVIII, in Francescanesimo e società cittadina, pp. 289-305. 57 Cf. Margherita ALFI – Cinzia BIANCHI – Gianluca CHIOCCHINI, La Biblioteca di San Francesco del Monte a Perugia tra storia e cronaca, Ed. Convento Monteripido, Perugia 2000, pp. 58-59. 58 Cf. Margherita ALFI – Cinzia BIANCHI – Gianluca CHIOCCHINI, La Biblioteca di San Francesco del Monte a Perugia, p. 60. 59 Margherita ALFI – Cinzia BIANCHI – Gianluca CHIOCCHINI, La Biblioteca di San Francesco, pp.78-82. 14 7. Con il costituirsi dello Stato italiano Il 20 giugno del 1859 le truppe mercenarie pontificie stroncarono con violenza i moti risorgimentali perugini. Entrate in città, si erano date anche ad atti di saccheggio, provocando la morte di più di venti civili. L’avvenimento rafforzò le ragioni del conte Camillo Benso di Cavour per occupare con l’esercito piemomontese l’Umbria. (Immagine sinistra e destra. Index generalis autorum, ms. cartaceo compilato nel 1790 e 1795. Ora presso la Biblioteca Augusta di Perugia. Foto Sabba). Appena un anno dopo, il 14 settembre del 1860, Perugia venne occupata; la città contava 14.885 abitanti, proprio la metà di quelli che l’abitavano nel 1200. Si allestirono i preparativi per il plebiscito in vista dell’adesione dell’Umbria al Regno d’Italia. Il Commissario Straordinario del costituito Governo italiano, Gioacchino Napoleone Pepoli, il 21 settembre su ordine del Ministro Farini impose la chiusura dei conventi, la confisca dei loro beni, l’espulsione di tutti i membri degli Istituti religiosi, uomini e donne, fatta eccezione per quelli che assistevano i malati ed erano di utilità per l’educazione. Gli Ordini mendicanti, compresi gli Osservanti del Monte, per il momento potevano restare nei loro conventi, vivere in comune o trasferirsi in luoghi assegnati dal Governo. Il tutto doveva essere fatto con la massima rapidità ed efficacia60. Pochi giorni dopo, il 29 settembre, lo stesso Pepoli istituisce la Commissione Artistica Provinciale per la catalogazione e la conservazione degli oggetti d'arte. Mariano Guardabassi è chiamato a farne parte insieme con Luigi Carattoli e Giambattista Rossi Scotti. La Commissione produsse centinaia di schede, ora conservate nella Biblioteca comunale di Perugia. Elaborò un Elenco delle antichità e delle cose d'arte dell'Umbria in tre volumi manoscritti, che ora sono presso l'Accademia di Belle Arti del capoluogo Umbro. Da questo materiale sarebbe derivato l'Indice-guida dei monumenti pagani e cristiani riguardanti l'istoria e l'arte esistenti nella provincia dell'Umbria. Frattanto il Commissario Pepoli, con decreto n.138 dell’11 dicembre del 1860, ordinava una seconda soppressione: «[…]Considerando che era ed è tanto più giusto in quanto le Corporazioni religiose non adempiono più allo scopo per cui furono tanto riccamente dotate, cioè di cooperare al progresso della pubblica istruzione col vero sollievo delle classi indigenti»61. In attuazione del decreto, tutti gli ordini religiosi furono obbligati a lasciare la città entro quaranta giorni e trasferire i loro beni al nuovo Stato, fatta eccezione per gli Ordini mendicanti femminili e maschili che, essendo poveri, potevano continuare a vivere in comune negli edifici in cui si trovavano, o in quelli loro destinati. Gli stessi Ordini religiosi medicanti, presenti nel territorio, dovevano presentare al Commissario della Cassa Ecclesiastica, una precisa e dettagliata autodichiarazione statistica, riguardante i membri di appartenenza, anno per anno, minuziosamente aggiornata. Questo fino al momento dell’espulsione definitiva dalle abitazioni religiose62. Il 18 dicembre 1860, appena fu reso ufficiale il decreto di soppressione delle Congregazioni religiose e l’incameramento dei loro beni, compreso il patrimonio librario custodito nelle loro biblioteche, il Delegato del Regio Commissario generale per le provincie dell’Umbria, 60 ARCHIVIO DI STATO DI PERUGIA, Commissario generale straordinario delle Province dell’Umbria, fasc. 300 (Dispacci telegrafici. Affari ecclesiatici) Telegramma di Giuseppe Farini a Gioacchino Pepoli, 21 settembre 1860, cifrato con trascrizione.. 61 Regio Decreto n. 168, in Atti Ufficiali pubblicati dal Marchese G.N. Pepoli, deputato al Parlamento Nazionale, Cav. G.C. decorato del Gran Cordone dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, Cavaliere della Legion d’Onore, ec. ec. Regio Commissario Generale Straordinario per le Provincie dell’Umbria, Stamperia Reale, Firenze 1861, pp. 829-830; Roberto ABBONDANZA, Gli Archivi dei Governi Provvisori e Straordinari 1859-1861. III Toscana, Umbria, Marche, Inventario. Ministero dell’Interno. Pubblicazioni dell’Archivio di Stato, 47, Ed. Panetto e Petrelli, Roma - Spoleto 1962, pp. 329-379; pp. 381-415. 62 Cf. ARCHIVIO STORICO DEL MONTE, Censimenti, 1860-1865. 15 Ludovico Vagnucci, si prodigò di eseguìrlo con tutta prontezza. I frati, ignari di una specifica clausula, secondo la quale non erano demaniati i testi nelle celle dei frati, considerati proprietà personale, non riuscirono a mettere in salvo alcun esemplare dei molti manoscritti, incunaboli e le più importanti opere a stampa, facendoli passare come propri. Il Commisario s’impossessò dei cataloghi; dichiarò che tutto era in ottimo stato; chiuse porte e finestre, appose i sigilli di ceralacca, riservandosi di fare il trasporto dei libri nella biblioteca cittadina in un secondo tempo 63. In quei frangenti la comunità del Monte era composta da venticinque sacerdoti e da ventisette studenti chierici e sette fratelli non sacerdoti. Poi la Prefettura di Perugia vi trasferì i religiosi della comunità francescana di San Girolamo in città: due sacerdoti, tre fratelli laici e tre studenti chierici. Sbigottimento e paura attraversavano gli animi, ma anche rassegnazione e fiducia. A nulla valsero le proteste, le perorazioni e le suppliche dei frati e delle autorità ecclesiastiche affinché fosse sopspeso ogni procedimento che annientava l’esistenza delle cominità religiose. La Provincia Serafica cercò con ogni mezzo di mantenerersi fedele e unita, applicando le disposizioni emanate da Pio IX nel 1861, perché fossero comunque nominati i superiori locali, e così, pur in tempi di proibizioni e persecuzioni, fosse mantenuta viva la comunione fraterna, l’osservanza dei voti, il buon governo delle persone e delle abitazioni. Il 4 gennaio del 1862 il Municipio di Perugia nella persona del Sindaco Ansidei, in forza del Decreto al par. 14 del Regolamento di Leva, segnalava al guardiano nominato l’obbligo di consegnare al Comandante di Leva l’elenco dei giovani frati, che, avendo compiuto diciannove anni di età, dovevano sottopoersi al servizio militare obbligatorio64. Il Provinciale, fra Giambattista da Perugia, in accordo con il Ministro generale, fra Bernardino Trionfetti, si trovò obbligato a sospendere a tempo indeterminato l’ingresso nell’ordine dei giovani aspiranti alla vita francescana. Gravi furono gli effetti per la comunità del Monte, che si trovò senza studenti che frequentassero lo Studium, le cui attività erano già ridotte al minimo, mancanti dello strumento scientifico più necessario: la Biblioteca. A questa risoluzione di pervenne non solo le ordinanze sempre più restrittive e minacciose del nuovo Governo, ma anche per la penuria di viveri. In questa situazione era impossibile mantenere agli studi un certo numero di studenti, pur minimo. La comunità francescana, concentrata in modo coatto nell’abitazione conventuale, rischiava di esperimentare, dopo una difficile sopravvivenza materiale, anche lo spetttro della fame. Era già iniziato da tempo, infatti, il processo di “concentramento” dei frati cacciati dai conventi soppressi e condotti in quelli momentaneamente aperti. Nel marzo del 1864, per ordine del Governo furono inseriti nella famiglia religiosa del Monte dieci religiosi del Convento di Città della Pieve e otto del Convento di Paciano. Questo processo comportò che la famiglia del Monte fosse costituita da ottantasette religiosi: quaranta sacerdoti e quarantasette laici. Il corso degli eventi provocò un ulteriore atto traumatico; del resto anticipato nell’art. 20 del Decreto 138 del 1860, primo comma: «I libri ed i documenti scientifici posseduti dalle case soppresse sono devoluti alla biblioteca dell’Università esistente nel Circondario ove sono poste le suddette case, e quando non esistano Università, ai Licei nazionali posti nel Circondario medesimo»65. Se ne dette subito attuazione il 18 dicembre. Trascorsero due anni e il signor Venanzio Nibby fu incaricato di fare la catalogazione delle opere presenti nella biblioteca per disporne poi il trasferimento, ma la Biblioteca rimase pressoché inviolata fino al 7 settembre del 1865, quando, con approvazione della Cassa ecclesiastica, il Prof. Adamo Rossi, bibliotecario della Biblioteca Comunale Augusta, ebbe il compito di effettuare in modo inderogabile il trasferimento dei libri del Monte nelle biblioteca cittadina. Tutto doveva esser fatto con massima sollecitudine perché un comando militare avrebbe occupato l’ex convento. Si procedette dunque allo svuotamento delle scansie, ma i libri, in attesa di una definitiva collocazione, furono messi in deposito presso la chiesa di Santa Maria Nuova. In una fase successiva il consistente patrimonio librario fu smembrato; una parte fu trasferito alla Biblioteca Comunale di Perugia, l’Augusta, conservati con l’antica timbratura: Bibliotheca Montis 63 Cf. ARCHIVIO STORICO DEL MONTE, Cronache, ms. 3, c. 371. ARCHIVIO STORICO DEL MONTE, Carteggi, cartella n. 15, doc. 9: Municipio di Perugia, prot. n. 6660, Richiesta dei riceventi che compiono il 19° anno di età negli anni 1841-1842 e 1843, 4 gennio 1862. 65 Regio Decreto n. 168, in Atti Ufficiali, p. 841. 64 16 Perusiae66; un’altra parte, alla biblioteca dell’Università degli Studi della città e un’altra ancora al Liceo Mariotti. Il trasporto dei libri fu affidato ad operai maldestri e a funzionari poco rigorosi nei controlli, così fu facile sottrarre e diperdere parte delle opere della prestigiosa Libraria67. Le scaffalature e il mobilio furono venduti al Comune di Perugia, il quale non riuscì a trovare un locale adeguato per adattarveli e, a porte sigillate, lo lasciò nella sede originaria. 8. La disgregazione e il riacquisto del convento del Monte L’esecuzione ultimativa del decreto di sopressione comportò, il 29 agosto del 1865, la chiusura del Convento del Monte, la fine dello Studium generale, lo svuotamento e lo smembramento della storica Biblioteca. L’abbandono forzato ebbe luogo in poche ore, sotto la pressione dei gendarmi con il fucile spianato. I frati, senza alcuna protezione, andarono allo sbando; disperdendosi nel territorio, cercarono aiuto presso le famiglie d’origine, le parrocchie, i privati benefattori. Alcuni lasciarono l’Ordine, diventando privati cittadini; altri si trasferirono in altre Provincie. (Immagine sinistra. Veduta di Perugia dal balcone est della Biblioteca. Foto Ficola). Qualcuno scelse di andare in missione in America, in Asia e in Terra Santa. I frati non sacerdoti si dettero all’anonimato, comuni operai “inservienti” nelle campagne e nelle officine; i frati sacerdoti, indossando le vesti dei preti diocesani, potevano esercitare il ministero di parroco, cappellano, confessore, nelle diocesi ospitanti, secondo le disposizioni del Ministro generale e dalla Santa Sede. Un piccolo gruppo volle rimanere nelle vicinanze del Convento, tra gli squallidi ex edifici militari, vicino a Santa Caterina Vecchia, a pochi metri dal convento. Il muto e vuoto edificio, con il carico di memorie incancellabili di santità e di cultura cristiana, sembrava infondere negli animi la speranza di un ritorno futuro. Altri ancora trovarono ospitalità presso la famiglia Nicchiarelli, in via dei Pasténi, intenzionati a vigilare amorosamente sull’antica abitazione. Qualche anno dopo, le speranze di un ritorno divennero realtà. Nel 1874 lo Stato italiano decise di vendere, esclusivamente ai laici, una parte dei beni ecclesiastici confiscati. Per tempo la Santa Sede aveva dato ai Superiori generali dei religiosi il permesso di riacquistarli. I frati si erano dunque messi all’opera nella raccolta del denaro necessario. Ovunque si trovasse un frate, ad esercitare il ministero sacerdotale o a lavorare in campagne, villaggi e città, doveva impegnasi a raggiungere la somma, con il ricavato del proprio lavoro e con le offerte dei benfattori. Giunse finalmente la notizia della vendita del Monte al prezzo d’asta di Lire. 22.000. I frati si presentarono alla Società Anonima per Vendita di beni demaniali agente a nome e per conto delle Finanze Nazionali, secondo l’Avviso d’Asta del 29 giugno del 1874. In veste di ordinari acquirenti, fra Pietro Saracani, fra Francesco Boccoli, fra Lazaro Puccini, vinsero l’asta per la cifra di 22.600 Lire. L’antica e venerata dimora con il nobile edificio della Biblioteca, svuotata dei libri, espropriata del mobilio, furono riacquistati. Con il denaro rimasto iniziò il restauro degli edifici. Le ricevute dei numerosi artigiani, falegnami, vetrai, marmisti, muratori, idraulici, intestate a fra Franceasco Nicchiarelli e a fra Costanzo Bozza, tra il secondo semestre del 1874 e il maggio del 1875, giorno previsto per l’inaugurazione, documentano l’apertura di un vasto e laborioso cantiere, concentrato dapprima sulla chiesa. Il 20 maggio 1875, festa di san Bernardino da Siena, il Monte aprì le porte ai fedeli. Fu riconsacrata la cappella dello Studium con una Messa solenne, presieduta da fra Francesco da 66 Alla Biblioteca Augusta furono dati: 186 manoscritti, tra i quali la Franceschina; 150 incunaboli di provenienza italiana e straniera, di contenuto letterario, biblico, patristico e agiografico, edizioni rare e in qualche caso uniche; circa 3000 cinquecentine, importanti per marca tipografica, materia e autore; molte altre di epoca diversa. 67 «In realtà, il comune di Perugia, come gli altri comuni del resto, già impegnato a soddisfare un complesso di esigenze connesse col rinnovarsi della vita pubblica e privata inerente al nuovo regime politico e amministrativo del Regno d’Italia, era impreparato a provvedere con adeguati mezzi e, soprattutto, con piena consapevolezza del problema, una confacente soluzione del gravoso impegno»: Giovanni CECCHINI, Carteggio burocratico concernente la biblioteca del Monte nella seconda metà dell’Ottocento in Francescanesimo e società cittadina, pp. 385-395. 17 Castelplanio, incaricato della cura dei prossimi studenti. Lo Studium stesso assunse il nome e la funzione di Collegio per accogliere i nuovi aspiranti alla vita francescana. Monteripido ancora una volta, grazie alla secolare attività scolastica venne confermato come il luogo adatto per tale scopo. Ma si doveva completare l’ultima fase del riscatto: accedere al grande vaso della Biblioteca, comprando il suo straordianario arredo ligneo. Nel luglio del 1881 l’Amministrazione comunale si dichiarava disposta ad accogliere la domanda per l’acquisto delle scaffalature della Biblioteca del Monte, ormai di sua proprietà. Il 13 maggio del 1882, fra Pietro Saracani, Ministro provinciale, fra Francesco Boccoli, fra Lazzaro Puccini, con fra Francesco Nicchiarelli, con il Sindaco di Perugia Ulisse Rocchi, stipularono il contratto di acquisto per la somma di Lire 2000 da risolversi in rate semestrali di Lire 50068. Tolti i sigillli comunali, la Biblioteca riaprì i battenti, mostrando il suo desolante stato: infissi sconnessi, legnami rinsecchiti, infiltrazioni d’acqua, zone di muffa, danni alle artistiche tinteggaiture. Compiuto il restauro, si iniziò a ricomporre i fondi librari, con nuove e divese acquisizioni, lasciti e donazioni, opere salvate dalla dispersione o restituite, volumi sfuggiti alla confisca di altri conventi soppressi. La consistenza libraria era, tuttavia, ben inferiore a quella precedentemente requisita e smembrata e la qualità delle raccolte era notevolmente cambiata; prevalevano, infatti, le opere del XIX secolo, quelle più consone alle attività scolastiche dello Studium-Collegio. Nei decenni successivi gradualmente crebbe il numero delle opere e la loro importanza, fino a raggiungere oggi la considerevole cifra di ca. 23.000 monografie, antiche e moderne; 3.500 opuscoli, ugualmente antichi e moderni; 4 pergamene, tra le quali una bolla pontificia; un incunabolo; 229 cinquecentine; 200 manoscritti moderni di carattere storico e didattico; 10 corali dal XVI al XVIII secolo; 211 periodici ottocenteschi e novecenteschi, alcuni dei quali la Biblioteca in Umbria è l’unico possessore. Notevole è la consistenza numerica del materiale a stampa antico, dal XVI sec. sino al 1830, e moderno, dal 1831 fino ai nostri giorni. A dare importanza alla Biblioteca del Monte, sono alcuni fondi speciali. Si distinguono: il Fondo “Luigi Carattoli”, nipote del famoso architetto Pietro. Era nato a Perugia nel 1825, qui morì nel 1894. (Immagine destra. Veduta di Perugia dal balcone est della Biblioteca. Foto Ficola). Dagli insegnanti dell’Accademia perugina apprese l’interesse per lo stile purista e l’amore per i primitivi. Fu membro della Commissione artistica nominata nel 1860, ispettore dei monumenti e direttore dell’Accademia delle Belle Arti dal 1888 al 1891. Insieme a Mariano Guardabassi e a Giovanni Battista Rossi Scotti compilò descrizioni, perizie e stime di monumenti e importanti collezioni private; fu l’autore del primo inventario delle opere civiche d’arte, che oggi si trovano alla Galleria Nazionale dell’Umbria. Il suo fondo è rappresentato da opere, rare e di diverse epoche, sulle arti e le scienze. Merita d’essere citato il Fondo “Ugolino Nicolini”. Ugolino (Vincenzo) Nicolini era nato a Sant’Angelo di Celle nel 1927. Vestì l'abito francescano nel 1952 con il nome di Ugolino e fu ordinato sacerdote nel 1950. Dopo aver conseguita la laurea all’Università Cattolica Milano in lettere classiche, iniziò l’attività accademica all’Università di Perugia, insegnando storia medievale e paleografia. Nel 1970 divenne titolare della cattedra di storia medievale fino al 1991. Dal 1984 al 1991, anno della morte, fu anche guardiano del Monte. Così rimarchevole è il Fondo “Diego Donati”, artista e cittadino onorario di Perugia, con disegni e incisioni dell’artista e dei suoi allievi. Diego (Augusto) Donati era nato a Grotte di Castro (VT) nel 1910. Vestì l’abito francescano nel 1927 con il nome di fr. Diego. Ordinato sacerdote nel 1933, fu missionario in Africa. Tra il 1954 e il 1976 esercitò la docenza in tecniche dell’incisione all’Accademia delle Belle Arti di Perugia. Divenuto cittadino onorario, fu 68 ARCHIVIO STORICO DEL MONTE, Carteggi, cartella n.20, doc.1: Contratto di vendita delle scansie e del mobilio della Biblioteca del Monte tra il Comune di Perugia e i Signori Don Saracani, Don Francesco Boccoli e Don Lazzaro Pucciarini, 13 maggio 1882. 18 iscritto all’Albo d’oro della città. Con il suo genio dette impulso all’arte incisoria, nelle sue diverse tecniche formò con la sua umanità generazioni di artisti. Morì a Santa Maria degli Angeli il 3 ottobre 2002. 11. Ricostruzione del contenuto antico La Biblioteca, dal punto di vista dell’architettura e dell’arredo, si presenta nello stato originario, grazie al lavoro di manutenzione, conservazione e tutela perseguito dai proprietari, i Frati Minori dell’Umbria, e dagli Enti regionali e statali preposti alla tutela e conservazione dei Beni Culturali e Librari. (Immagine sinistra. Sala dei periodici. Foto. Monteripido). Essa è un esempio unico di biblioteca settecentesca così ben conservata nel territorio umbro. Il contenuto librario della Biblioteca del Monte oggi, come spiegato, non è quello che la comunità francescana aveva raccolto e conservato fino alla metà dell’Ottocento. Di essa, tuttavia, è arrivata a noi la fotografia più importante, quella bibliografica, attraverso un catalogo in due volumi manoscritti, con due distinte serie alfabetiche, redatti in due momenti diversi a pochi anni di distanza, 1790 uno, 1795 l’altro, a compimento ideale della grande impresa. I cataloghi oggi si trovano conservati presso la Biblioteca Comunale Augusta di Perugia. L’aiuto assicurato dalla Regione Umbria ha permesso di progettare la ricostruzione di tale patrimonio, secondo i cataloghi suindicati e avviare il Progetto di ricostruzione della biblioteca settecentesca di San Francesco del Monte Monteripido. Tale progetto è stato promosso dal Direttore della stessa biblioteca, fra Prof. Luigi Giacometti, finanziato dalla Regione Umbria per interessamento della Dirigente dei Beni Culturali e Librari, Dott.ssa Paola Gonnellini e i suoi collaboratori. Ha avuto per responsabili scientifici il Prof. Alfredo Serrai, la Prof.ssa Maria Grazia Bistoni Grilli Cicilioni e per curatrici la Dott.ssa Maria Paola Barlozzini e la Dott.ssa Fiammetta Sabba. Il progetto nella fase compiuta del reperimento dei dati ha portato alla formazione di un database. In questo dettagliato lavoro la Biblioteca storica del Monte ha chiesto e ottenuto la cortese collaborazione della Biblioteca Comunale Augusta, del suo Direttore Maurizio Tarantino, della Dott.ssa Fabrizia Rossi, del Dott. Paolo Renzi, della Dott.ssa Margherita Alfi e delle collaboratrici Dott.sse Francesca e Valeria; così ha potuto stabilire rapporti di concreta collaborazione con l’Università degli Studi di Perugia nella persona del precedente Magnifico Rettore Prof. Francesco Bistoni, del Pro-Rettore Antonio Pieretti e del Direttore della Biblioteca Dott. Paolo Bellini e del gruppo di lavoro libri rari e collezioni speciali coordinato dalla Dott.ssa Maria Alessandra Panzanelli Fratoni. Il lavoro è consistito nell’estrazione dei dati e nella registrazione degli stessi in un database. Attraverso chiavi di ricerca è stato possibile mettere in relazione tutti gli elementi bibliografici ricavati da detti cataloghi e riuscire a identificare le corrispondenti edizioni, nonché fare una ricognizione degli esemplari e dei loro segni di provenienza e particolarità, acquisendone anche le immagini. Gli esemplari si trovano, oltre che in biblioteche italiane ed estere, in gran parte a Perugia, confluiti nelle raccolte storiche dell’Università degli Studi di Perugia, della Biblioteca comunale Augusta e di un Liceo Classico della città; alcuni di essi sono reperibili nella “libraria” di Monteripido, ritornati dopo le storiche vicende soppressorie. Data la disseminazione della raccolta francescana nelle principali biblioteche pubbliche perugine, è stata necessaria una fruttuosa collaborazione con i responsabili e i bibliotecari in servizio presso gli Istituti citati, con la finalità di valorizzare appieno la raccolta stessa e il posseduto attuale delle stesse Biblioteche, fra loro intimamente e storicamente collegate, come appunto testimonia il percorso dei volumi del Monte. I risultati, proprio per l’importanza della raccolta, stimabile in circa 6000 titoli, cui corrispondono ben più numerosi volumi, integrati dalle verifiche e dalle autopsie degli esemplari, attendono di confluire ora in un’edizione a stampa, arricchita di immagini fotografiche dei frontespizi più preziosi e delle più significative note di 19 possesso. Il catalogo, il database e il volume da pubblicare, trovando adeguati finanziamenti, intendono offrire l’evidenza autoriale, letteraria e classificatorio-semantica della Biblioteca, per fornire a studiosi e specialisti nelle discipline storiche e bibliografiche una grande quantità di materiale documentario, elaborato e preparato per riflessioni ed approfondimenti. Dallo studio dei dati estratti, risulta evidente l’importanza che la biblioteca del Monte ha avuto per la storia culturale della comunità francescana e di quella perugina. Perugia, San Francesco del Monte, 2 dicembre 2013 P. Luigi Giacometti, docente di Teologia dogmatica presso l’Istituto Teologico di Assisi; bibliotecario della Biblioteca di San Francesco del Monte di Perugia, Italia.