L’AGRICOLTURA NEL LAZIO IN CIFRE 2009 La Sede per il Lazio ha completato e avviato alla stampa l’edizione 2009 dell’opuscolo dedicato all’agricoltura regionale, in sinergia con la ormai consolidata e diffusa pubblicazione nazionale (L’agricoltura italiana conta). Lo scopo dell’opuscolo sull’economia agraria laziale, presentato per la prima volta con l’edizione 2008, è concentrare in una pubblicazione di facile lettura ed interpretazione, un insieme organico di informazioni quantitative e qualitative estratte dalle banche dati utilizzate dalla Sede regionale, di regola disseminate in fonti diverse o sinora difficilmente reperibili perché aggregate all’interno del complessivo dato nazionale. Una omologa e coordinata iniziativa è in corso di attuazione da parte di altre Sedi regionali (Abruzzo, Campania, Sardegna, Sicilia, Umbria). In parallelo con l’analisi nazionale, L’agricoltura nel Lazio in cifre 2009 fornisce informazioni e dati su: Territorio e Popolazione; Economia e agricoltura (conti economici regionali – PIL, VA); Settore primario (tipologie aziendali, lavoro, investimenti, mercato fondiario); Filiera agroindustriale (industria alimentare, distribuzione, commercio estero); Multifunzionalità agricola (ambiente, agricoltura biologica, risorse idriche, prodotti tipici); Politiche agricole regionali (legislazione, risorse pubbliche, fiscalità). Le informazioni sono tratte dai principali Enti statistici nazionali e internazionali (ISTAT, EUROSTAT), nonché dalle istituzioni attive in campo agricolo (Ministeri, Regione, Corpo forestale dello Stato), da Organismi privati ed Enti associativi. La struttura attuale dell’opuscolo L’agricoltura nel Lazio in cifre offre una sintesi tra esigenze differenti. In particolare, compendia la necessità di acquisire informazioni e dati consolidati e la richiesta da parte degli operatori del mondo agricolo regionale di una pubblicazione di agevole consultazione. Per conseguenza, i dati riportati nell’opuscolo sono, per ogni argomento, i più aggiornati disponibili, di solito riferiti all’annualità precedente. Il lavoro di organizzazione e analisi dei dati sull’agricoltura nel Lazio, evidenzia l’apporto della Regione al bilancio agricolo nazionale. L’agricoltura regionale, orientata alla programmazione e alla multifunzionalità, è sottoposta ad una doppia competizione, con i mercati territoriali concorrenti all’interno del mercato nazionale e con la globalizzazione economica degli scambi commerciali. Il rapporto tra la popolazione e la superficie agricola utilizzata (834,8 abitanti/100 ha SAU) è nel Lazio particolarmente significativo rispetto al dato medio nazionale (471,2 abitanti/100 ha SAU). Nel Lazio si registrano 102.572 aziende agricole, distribuite su una superficie totale di poco superiore ai 940 mila ettari, di cui circa il 72% utilizzata per la produzione agricola. Il confronto con i dati acquisiti dal 2005 evidenzia un calo del 4,6% del numero di aziende. Tale tendenza alla contrazione si riscontra anche per la superficie agricola utilizzata (SAU), che diminuisce di 1,6 punti percentuale. Nell’ampio intervallo temporale 2000/2007, il numero di aziende nel Lazio è diminuito del 36,7%, a fronte di una diminuzione della SAU del 4,7%. Le attività sono svolte in netta prevalenza dal conduttore (50,3% rispetto al totale generale della manodopera aziendale) o dalla manodopera familiare, la superficie agricola utilizzata (SAU) è relativamente contenuta. Accanto alla caduta di numerosità delle aziende e della SAU, nel Lazio emerge anche un fenomeno di parcellizzazione della superficie agricola media (6,6 ha per azienda), che differenzia la Regione sia rispetto al dato per l’intero territorio nazionale (7,6 ha) sia rispetto al dato per il Centro Italia (8,6 ha). La contribuzione pubblica mantiene una funzione determinante per il reddito netto (RN) mentre il credito all’agricoltura ha assunto una parabola negativa, riducendo le opportunità di finanziamento. In termini di occupati agricoli, il Lazio rappresenta il 4,6% dell’occupazione nazionale ed il 35,4% di quella del Centro-Italia. Come in altre Regioni d’Italia, anche nel Lazio si assiste a flussi di migrazione interna, per rispondere ai bisogni delle raccolte stagionali (es. Viterbo per la raccolta delle nocciole e l’Agropontino per la raccolta di frutta estiva e pomodori). In generale si rileva un cospicuo coinvolgimento di manodopera immigrata nelle aziende di trasformazione floricola, orticola e lattiero-casearia. Negli altri comparti, invece, la forza-lavoro immigrata ha un peso meno rilevante. I dati indicano che il processo di frammentazione delle realtà produttive non accenna a ridimensionarsi, nonostante la complessiva riduzione del numero di aziende operanti sul territorio regionale. La Regione ha tuttavia un ruolo di eccellenza nella valorizzazione delle produzioni agricole e di qualità, nell’agriturismo, nella zootecnia e nell’industria alimentare. L’agriturismo, in particolare, conferma il ruolo decisivo della informazione agricola nella azione di supporto agli operatori economici e al legislatore. In seguito alla legge regionale (n. 14/2006) di promozione e sostegno dell’agriturismo e del turismo rurale, si è avuto un significativo incremento del numero di aziende attive nel settore, nettamente al di sopra della media nazionale e con una forte presenza di donne impegnate nella conduzione e gestione delle attività. Il mercato fondiario del Lazio ha trovato, negli ultimi anni, una rinnovata vitalità, ma concentrata in alcune aree e per alcune tipologie. La produzione agricola regionale è aumentata (2008/2007) intorno al 3%, nonostante la fase di avvio della crisi economica fosse già in corso e, sul piano temporale, coincidente con una maggiore difficoltà di pianificazione a causa del periodo di valutazione dello stato di salute della Politica agricola comune (PAC). La maggiore quota di produzione in termini di valore monetario ai prezzi di base riguarda patate e ortaggi (23,5%). L’aggregazione di carni (14,9%), attività dei servizi connessi (13%), latte (12,7%) e frutta (11,9%), compone una ulteriore quota complessiva del 53% circa del valore della produzione. In termini di quantità prodotta, la coltura principale della Regione è costituita dai pomodori, per una quota pari al 13,3% dell’intera produzione. Il valore aggiunto prodotto dall’industria alimentare nella Regione Lazio registra una riduzione consistente pari all’8,9%, maggiore della flessione registrata dall’industria in senso stretto (-0,2%). Il settore occupa circa 26.300 occupati, l’1% degli occupati totale della regione, di essi il 66% sono lavoratori dipendenti ed il restante 34% è costituito da lavoratori autonomi, con un incremento pari al 7,1% di questi ultimi e una flessione dei primi (-0,6%). L’incidenza del Lazio negli scambi agroalimentari nazionali è pari al 5,8% delle importazioni (1.975,8 milioni di euro) e al 2,4% delle esportazioni (646,9 milioni di euro), mentre il peso della regione sulla bilancia commerciale complessiva è pari al 7,5% per l’import e al 4% per l’export. Il deficit della bilancia commerciale del settore agroalimentare, pari a -1.329 milioni di euro, è attribuibile in egual misura alla componente primaria (50,8%) e alla componente industriale (49,2%) degli scambi. Infine, le Denominazioni d’origine protetta (DOP) e Indicazioni geografiche tipiche (IGP). I prodotti di qualità DOP e IGP della regione Lazio costituiscono il 34,8% dei prodotti certificati delle Regioni del Centro e l’8,6% del paniere nazionale che, con 185 denominazioni registrate (21,5% del totale dei prodotti UE), consolida la supremazia dell’Italia in Europa per prodotti riconosciuti, davanti a Francia (166) e Spagna (126). Il volume di affari del paniere Lazio DOP e IGP è stimato in oltre 800 milioni di euro, pari a circa il 15% del totale Italia, con formaggi e salumi che totalizzano, complessivamente, circa il 94% del fatturato alla produzione DOP/IGP regionale. La produzione vitivinicola nel Lazio ha interessato 24.447 ettari, il 47% dei quali si concentra nella provincia di Roma, per un totale regionale di 1,8 milioni di ettolitri di vino (il 4% della produzione nazionale di vino), in calo del 2% rispetto al 2007. La produzione e le rese per ettaro in calo sembrano testimoniare la propensione verso le produzioni di qualità che, nel 2008, accanto a 26 vini a DOC e 4 a IGT si arricchiscono del primo vino di eccellenza elevato a DOCG, il “Cesanese del Piglio” o “Piglio”. In conclusione, l’agricoltura del Lazio conserva una apprezzabile capacità reattiva, che si conferma nonostante le difficoltà congiunturali e un progressivo inasprirsi delle variabili esogene ed endogene del sistema agricolo nazionale. Di Giampiero Golisano, Claudio Liberati