Le competenze. Un nodo da sciogliere Cristina Giuntini [email protected] E’ meglio una testa ben fatta che una testa ben piena René Magritte (1967) L'art de vivre Dai documenti pubblicati da parte del Ministero (Bertonelli e Rodano, 1999; Bertagna 2001) emergono concezioni di competenze diverse ma accomunate dalla ricerca comune di superare la concezione di un’acquisizione di conoscenze o abilità decontestualizzate La questione lungi dall’essere facilmente risolta in poche battute pone risvolti sia sul ruolo della scuola sia sulle modalità di valutazione dei percorsi formativi. Vertecchi sottolinea a tal proposito che “le competenze non rappresentano un risultato diretto dell’apprendimento, ma si costituiscono attraverso un processo ricco di opportunità di apprendimento. Definire il quadro delle competenze desiderate equivale pertanto a rendere esplicito il criterio di valutazione dell’attività scolastica, senza tuttavia determinarne i contenuti né le scelte organizzative e didattiche”. Maragliano infatti afferma che “la scuola dovrebbe collaborare a costruire il quadro di competenze per rispondere alle esigenze di comprensione del reale nel mondo contemporaneo”. Questo significa considerare “buona parte della scuola come ambiente che svolge la funzione ‘primaria’ di dar senso, coerenza, praticabilità, consapevolezza ai saperi dei ragazzi.” La competenza consente pertanto di superare la distinzione tra conoscenze generali e abilità specifiche, perchè permette di dimostrare che le competenze sono generali se consentono di risolvere problemi e prendere decisioni in più contesti specifici, grazie ad abilità e a saperi verificati in situazioni diverse. . In altre parole, la competenza è una abilità pluricontestualizzata anche se per essere verificata, si manifesta come “competenza di un campo” specifico. Le competenze si configurano infatti come “strutture mentali capaci di trasferire la loro valenza in diversi campi, generando così dinamicamente anche una spirale di altre conoscenze e competenze” (Bertonelli e Rodano 1999) e presentano quindi sempre un doppio aspetto: disciplinare o pluridisciplinare e trasversale. Bertagna le definisce “l’insieme delle buone capacità potenziali di ciascuno portate effettivamente al miglior compimento nelle particolari situazioni date”, e pone in evidenza lo sforzo per il soggetto competente di guardare all’unità complessa, a più dimensioni, del compito che gli è proposto. Si ha competenza quando si ha “utilizzazione e padronanza delle conoscenze” quando siamo in grado di integrare in modo flessibile competenze trasversali e competenze disciplinari o, in altri termini cari a Vertecchi, competenze generali e competenze concorrenti. Con il temine “padronanza” pertanto si vuole indicare forme esperte e consolidate di competenze e Margiotta definisce la padronanza come la “capacità di ricapitolare le esperienze di apprendimento e di adattamento, di rigenerare strategie di scoperta e di ricostruzione degli equilibri bio-sociali; di controllare l’esercizio delle abilità apprese, in situazioni diverse ed inedite, e di dominarne l’estensione e l’applicazione”. Gli aspetti metacognitivi sono pertanto una dimensione imprescindibile della competenza. Nella competenza si distinguono tre dimensioni fondamentali: - la prima di natura cognitiva riguarda la comprensione e l'organizzazione dei concetti che sono direttamente coinvolti; - la seconda di natura operativa e concerne le abilità che la caratterizzano; - la terza di natura affettiva e coinvolge convinzioni, atteggiamenti, motivazioni ed emozioni, che permettono di darle senso e valore personale. Pellerey Pellerey inoltre afferma che una competenza può essere colta in base al contesto in cui si manifesta se è più o meno familiare la competenza è maggiore se applicata in contesti meno familiari … perciò quando si parla della competenza occorre fare riferimento al contesto e al tipo di contesto Da queste definizioni emerge Il soggetto competente deve essere consapevole di esserlo, e può farlo solo riflettendo sulle proprie azioni “un soggetto diventa competente, non nasce competente, e diventa competente in qualcosa, e in riferimento alle specifiche situazioni in cui è chiamato a dimostrare in modo consapevole la sua competenza” (Tessaro) Inevitabilmente la riflessione viene condotta sulle modalità di rilevazione di competenza La valutazione delle competenze non può prendere in esame la loro utilizzazione in ambito puramente scolastico, ma non può neppure allargare il campo di osservazione in modo tale da non essere controllato. Per questo oggi si pone l’accento sulla rilevazioni di prassi reali e perciò sulla costruzione di prove “autentiche” che hanno a che fare con situazioni di vita reali (o simulate). Valutare una competenza allora significa tenere sotto controllo più processi di elaborazione: comprendere, sperimentare, valutare e decidere in base all’utilizzo consapevole della competenza presa in esame. Si può perciò desumere che dietro al concetto di competenze si vuole riconoscere l’importanza di considerare l’acquisizione di conoscenze e abilità sempre all’interno di un contesto, possibilmente di un contesto concreto e legato alla realtà, e di considerare quindi oggetto di valutazione non tanto le conoscenze in sé quanto la capacità di applicarle in maniera consapevole. Definizione complessa di competenza … Le competenze possono essere intese come “strategie contestualizzate”. Le strategie sono costituite da una rete di conoscenze e procedure. L’elemento rilevante è proprio la capacità di relazionare/scegliere in modo creativo e specifico queste conoscenze e procedure in modalità differenti e in contesti differenti. Tutto va poi ricondotto ad uno scopo specifico. Si possono considerare elementi costitutivi della “competenza”: un insieme strutturato di conoscenze, procedure, abilità, capacità; la finalizzazione al raggiungimento di uno scopo; un contesto in cui tale insieme è applicato. La competenza si compone di differenti facce tra loro interagenti: cognitiva, relazionale, organizzativa, autovalutativa. Pier Giuseppe ROSSI Nella competenza coesistono 3 momenti di elaborazione: comprendere: comprendere il significato\dati numerici| grafici, ecc che illustrano una situazione interpretare: analizzare e valutare le informazioni, controllo delle relazioni esistenti tra le informazioni valutare per decisione :dare una valutazione e motivare una presa di Nella competenza coesistono 3 dimensioni: cognitiva: mette in luce i processi di elaborazione attivati affettiva-relazionale: pone in evidenza la capacità di partecipare alla attività proposta e di mettere in gioco il sapere nelle relazioni con gli altri metacognitiva: strategie adottate sottolinea gli aspetti di consapevolezza e le H. von Foerster, uno dei maestri del costruttivismo, che un sistema vivente o concetto o problema o processo qualsiasi, non può essere semplificato oltre una certa soglia poichè superando questa soglia non solo si perde la struttura stessa della questione, quanto soprattutto, l’orizzonte di senso, il contesto, entro cui le parti ed il tutto si costruiscono reciprocamente. Occorre pensare: - le opportunità e le potenzialità come una visione di sistema che accetti un certo grado di complessità si riveli utile per una diverso approccio epistemologico ai processi educativi e formativi; - come il linguaggio mostri alcuni limiti e opacità nell’esplorare dialetticamente questa visione, avvalorando il pensiero di Wittgenstein (1990) per cui: “abbiamo un linguaggio troppo ristretto per esplicitare i concetti che abbiamo in mente”; - la necessità di leggere tutto ciò come una metafora dei processi educativi. Fornasa […] Questa "patologia" si basa, fondamentalmente, sulla negazione della dinamica conoscitiva trasversale attraverso: - il fraintendimento (più o meno intenzionale) che vede la trasversalità come semplice ambito di contiguità multidisciplinare piuttosto che come esplorazione trans-disciplinare - la conseguente pre-ordinazione degli obiettivi raggiungibili attraverso sequenze “step by step”, per cui l'agire strategico trasversale si svolgerebbe contraddittoriamente all'interno di un contesto regolativo lineare che, di fatto, epistemologicamente, non consente tale svolgimento, generando così una sorta di "antinomia" pedagogica irrisolvibile; - la scelta di "misurare" i saperi riducendone la varietà, la bio-diversità cognitiva attraverso il gioco performance/valutazione con prove ad opzione unica ("oggettive" forse nel metodo, ma soggettive, ineluttabilmente, nell'interpretazione del docente), oppure "misurando" la distanza tra la mappa dell'allievo e quella propria dall'insegnante posta come "corretta" ed "oggettiva"; -la difficoltà nello sperimentare modalità qualitative, etnografiche, attente al contesto, biografiche e narrative da affiancare come integrazione a quelle quantitative (Dovigo F., 2002) -la negazione del ruolo costruttivo e strategico dell'errore (nel senso di andar errando) come scelta sempre più consapevole tra opzioni multiple e contingenti operate da un sistema in un contesto di relazioni (Fornasa W., 1990); - il fondare i processi educativi su modelli di apprendimento sostanzialmente non evolutivi, proposti a sistemi che invece evolvono apprendendo ad apprendere attraverso esperienze in contesti La competenza rimane problema perché … siamo cresciuti nel precisarne gli aspetti, nel definirla ma non nel dare alle scuole criteri operativi nuovi, nuovi modelli razionali di valutazione che non fossero tradizionali, lineari, rigidi La scuola perciò ha cercato di adattare la competenza ai vecchi schemi con l’aiuto della stessa accademia: classificando le competenze (la scuola vi ha ritrovato le abilità disciplinari più generalizzate) indicando competenze trasversali comuni (la scuola vi ha trovato dei legami tra le aree culturali che però rimanevano spesso legate a interpretazioni del team e a volte si presentavano “fumose”) NUOVI MODELLI RAZIONALI - non rigidi - non escludenti - non statici NUOVI MODELLI DI RILEVAZIONE -plurimi, a più dimensioni -descrittivi perché dinamici -efficaci Il processo della valutazione attraverso il portfolio (come appunto quello della valutazione autentica) non può neppure essere introdotto nella scuola senza mettere in discussione o sottoporre a revisione “cosa” si insegna e “come” lo si fa, “quale” scuola, in breve, si vorrebbe per lo studente. Infatti, la valutazione autentica richiede che la scuola si interroghi sul “valore” di ciò che insegna, sul potere che ha di accertare le effettive capacità dello studente rispetto alle esigenze del mondo “reale” che lo attende o di fornire una valutazione attendibile di “ciò che sa fare con ciò che sa”. M. Comoglio Dà una risposta completa con una spiegazione chiara, coerente, non ambigua ed elegante SA ARGOMENTARE ALL’INTERNO DI UN CONTESTO DI DISCUSSIONE Si sofferma ad analizzare le richieste della domanda e risponde ad ognuna di esse in modo pertinente ed esauriente Nella risposta usa il vocabolario specifico attinente alla domanda (...), indica chiaramente quali sono le premesse (...) e quali le conseguenze (...), si esprime con frasi complete e corrette (...) Da “La Valutazione autentica” di M. Comoglio Es. di scala numerico-qualitativa RIFLETTERE CRITICO (1-30) Livello-1: Successo minimo (1-6) Dimostra una comprensione scarsa e solo una comprensione limitata dello scopo del problema o dei problemi. Impiega solo le parti più fondamentali delle informazioni fornite. Mescola fatto e opinione nello sviluppo di un punto di vista. Arriva a conclusioni dopo uno sguardo veloce e superficiale soltanto a uno o due elementi di informazione. Non prende in considerazione le conseguenze. Livello-2: Successo a livello rudimentale (7-12) Dimostra solo una comprensione molto generale dello scopo del problema. Si focalizza su un singolo problema. Utilizza solo l’informazione fornita. Potrebbe includere opinioni ed anche fatti nello sviluppo di una posizione. Arriva a conclusioni dopo un esame limitato dell’evidenza con poco interesse per le conseguenze. Livello-3: Successo lodevole (13-18) Dimostra una comprensione generale dello scopo del problema e più di uno dei problemi implicati. Utilizza i punti principali di una informazione dai documenti e almeno una idea generale dalle conoscenze personali per sviluppare una posizione. Costruisce una conclusione sull’esame delle informazioni e su qualche considerazione delle conseguenze. (Da: J. Herman, P. R. .Aschbacher. & L. Winters (1992) A practical guide to alternative assessment, p. 46). Es. di scala numerico-qualitativa RIFLETTERE CRITICO (1-30) Livello-4: Successo superiore (19-24) Dimostra una comprensione chiara dello scopo del problema e almeno di due problemi centrali. Utilizza i punti principali dell’informazione dai documenti e la conoscenza personale che è rilevante e coerente nello sviluppo di una posizione. Costruisce una conclusione su un esame dell’evidenza maggiore. Considera almeno un’azione alternativa e le conseguenze possibili. Livello-5: Successo eccezionale (25-30) Dimostra una comprensione chiara e accurata dello scopo del problema e delle ramificazioni dei problemi implicati. Impiega tutte le informazioni dai documenti e le conoscenze personali estese che sono di fatto rilevanti, accurate e coerenti nello sviluppo di una posizione. Basa la conclusione su un esame completo dell’evidenza, sull’esplorazione di alternative ragionevoli e sulla valutazione delle conseguenze. (Da: J. Herman, P. R. .Aschbacher. & L. Winters (1992) A practical guide to alternative assessment, p. 46). Cosa comportano queste conclusioni in merito agli strumenti utilizzati nella valutazione, quali gli standard? “Ritengo pertanto che sia finito il tempo della dissociazione tra lavoro e studio, tra concetto e operazione, tra conoscenze e competenze, tra istituzioni scolastiche e enti di formazione ecc. purché l’unificazione non avvenga nella struttura socioorganizzativa, che produrrebbe unicità, ma nelle modalità di apprendimento, cioè alla radice stessa del sistema “formativo”. Questa conclusione inevitabilmente condiziona le modalità di valutazione e le nostre convinzioni in merito ai concetti stessi di standard. “Delimitando il campo, si può sostenere che lo standard nei processi formativi è descrivibile come l’insieme coordinato e integrato di due elementi, il concetto e l’operatorietà. […]. Guasti Se si è superato il concettualismo nell’apprendimento così va superato il processualismo, se il primo è “astrazione pura”, il secondo è “dinamismo puro”. Il significato pedagogico primario dello standard risiede proprio in questo tentativo di superamento in vista di un’unificazione di fondo dei processi di apprendimento. [.] […] La proposta di superamento avviene anche rispetto alle distinzioni tra conoscenze e abilità, che possono essere utili sul piano della metodologia di approccio al problema ma che tendono a sottolinea e ad evidenziare una dissociazione che nella realtà dell’apprendimento non avviene. Guasti […] Gli standards sono “alternativi” rispetto al modello concettualistico o a quello processualistico ma non al concetto e alla concettalizzazione o al processo e alla processualizzaione. Sono contrari alla separazione, così come alla deduzione o alla loro “declinazione”, anzi il tentativo è proprio quello di approfondire le relazioni interne per comprenderne più a fondo le implicazioni e concettuali e operatorie ma in modo unificato, cioè nel modo del concetto-operatorio o dell’operatorietà-concettuale..” Guasti Gli standards sono primariamente un prodotto sociale, muovono dalla base verso il vertice, pertanto valorizzano tutte le comunità culturali nella produzione dei loro livelli e dei loro programmi; tendono a responsabilizzare il maggior numero possibile di persone, cioè tutti coloro che sono direttamente coinvolti o che hanno rapporti o responsabilità di area; richiedono la divisione delle parti e la loro specializzazione: standards, curricolo, valutazione; impongono l’assunzione di un costante rapporto organico del sistema perché basati sull’interdipendenza; mantengono aperto il dialogo con l’evoluzione sia culturale che produttiva; offrono un criterio visibile di riconoscibilità della posizione personale e di gruppo, sono cioè un punto di riferimento comune; tendono ad incentivare il miglioramento del sistema perché strutturalmente progressivi; richiedono che tra sviluppo scientifico, sociale e produttivo si stabilisca un’interazione costante Guasti E’ innegabile si apre una nuova stagione pedagogica dove la dinamicità dei processi dovrà essere coniugata con accertamento di acquisizione di conoscenze e abilità e si parlerà di una descrizione al plurale per consentire una vitalità che ancora una volta vuole indagare, ma non ingabbiare la competenza. La competenza si osserva in prove complesse, vicine ai contesti vitali dell’alunno, che prevedono più forme di risposta in modo da valorizzare l’elaborazione personale dell’alunno . La competenza si attesta sotto forma di descrittori di tutte le dimensioni (cognitiva, affettiva-relazionale, metacognitiva) all’interno di un contesto-problema (più o meno familiare) mette in luce il come l’alunno elabora conoscenze e abilità (modalità, strategie adottate per la risoluzione del compito).