2/2006 NOTIZIARIO DI STORIA E ATTUALITÀ SANTAGATESE n. 5 reg. trib. ps nr. 427 - Dir. Resp. G. Dall’Ara redazione Sant’Agata Feltria Fax 0541/929744 - Grafica e fotocomposizione: il Ponte - Stampa: la Pieve poligrafica editoriale, V. Verucchio - email: [email protected] Sommario 2 Nuovo Consiglio del Comitato Strane scelte a proposito di Marciapiedi 3 “Licio” fantasista dai piedi d’oro 4 Una offesa per i morti e per i vivi 5 Per salvare i malfattori: le immunità 6e7 La storia di Savignano di Rigo 8 L’osservatorio metereologico 9 Poesie di Cristina Campitelli 10 Pianta un albero in Africa 11 Una serata a S. Agata ROCCA È UN’INIZIATIVA Comitato Fiere Ed Iniziative Promozionali A volte capita di imbattersi in un nuovo ed inaspettato marciapiedi: vi si rischia di inciampare. Non senza una certa gratitudine verso coloro i quali lo hanno progettato si muovono i primi passi su quello stretto cordolino che dovrebbe salvaguardare la nostra sicurezza sulle strade. Quando però il nuovo marciapiede nasce al bordo di una strada “poco frequentata” dai pedoni, a discapito di un’altra che ne avrebbe invece un gran bisogno, ci si domanda come mai gli Amministratori abbiano agito in tal modo. La Via Giannini non può essere considerata una via battuta dai pedoni, o per lo meno, non più di quanto lo sia ogni strada in mezzo al verde quando arriva la primavera: pic- coli gruppetti in scarpa da ginnastica intenti a camminare a passo sostenuto. Nella foto a pag. 12 si evince molto bene che un marciapiede sarebbe stato molto più opportuno sul tratto Santagatese della SS Provinciale che costeggia l’uscita delle scuole del nostro paese. Prima di tutto per la sicurezza degli utenti più deboli, i bambini, che per motivi ovvii percorrono quel tratto di strada ma anche per i tanti anziani che dalle loro abitazioni salgono a piedi fino al paese per sbrigar le loro faccende. Tra l’altro, in orari di punta e non, si possono osservare numerosi automobilisti che superano il limite di velocità consentito, creando qualche rischio in più a chi arranca affaticato. Segue a pagina 12 La Rocca Aprile / Maggio 2006 La Rocca Aprile / Maggio 2006 IN BREVE PERSONAGGI Eletto il nuovo Consiglio del Comitato per la salvaguardia e il decoro di S. Agata Feltria (Giancarlo Dall’Ara, Mariolino Nalin, Paolo Ricci e Enzo Liverani). Nella prima riunione il Consiglio ha messo a punto il nuovo programma che sarà presto presentato all’assemblea dei soci, ed ha deliberato di nominare soci onorari i fondatori dell’associazione (Giovanni Miliani, Manlio Flenghi, Enzo Liverani e Arrigo Bonci). Test del Santagatese doc R Il marciapiede di via Giannini Padre Agostino torna di attualità È uscito l’ottavo volume della collana di Studi storici Santagatesi, curata della redazione di questo giornale. Il volume è interamente dedicato a Padre Agostino da Montefeltro e viene offerto gratuitamente ai sottoscrittori e agli amici della Rocca. Ecco gli altri volumi pubblicati: 1. Da Solona a Sant’Agata, antologia di storia santagatese (1991) 2. Giuseppe Valli: vita e opere di un uomo singolare (1994) 3. Templari, miniere e pitori nella storia antica di S. Agata, atti del primo convegno di studi storici (1995) 4. La Signoria dei Fregoso, atti del convegno di studi storici (1996) 5. S. Agata Feltria dopo i Fregoso e nell’800, atti del convegno di studi storici (1999) 6. S. Agata Feltria e la Madonna dei Cappuccini (nuova edizione del libro di P. Benigno, 2000) 7. Angelo Mariani a Sant’Agata Feltria (2003) ispondi a questo test, e controlla il tuo livello di passione per le vicende santagatesi. * Non hai bisogno di controllare il calendario per sapere cosa si festeggia il 5 febbraio e l’8 di settembre, * Possiedi almeno tre volumi della collana di studi storici santagatesi, * Hai in casa almeno un ricordo di Padre Agostino da Montefeltro, * Conservi almeno dieci numeri del giornale “Rocca”, * Hai protestato almeno una volta per la situazione in cui si trovano le strade nel nostro territorio, * Non hai bisogno di prendere in mano un libro di storia per sapere cosa si faceva in epoca romana con lo zolfo di Miniera di Perticara. Se hai risposto sempre “SI” sei un Santagatese doc (complimenti!); Se hai risposto “SI” almeno 3 volte sei un bravo Santagatese; Se hai risposto “SI” meno di tre volte, la tua passione per S. Agata si è affievolita, e devi recuperare: sottoscrivi subito un abbonamento al nostro giornale! M aurizio Virone se ne è andato a cinquant’anni, con dignità e discrezione. Per un ricordo dell’ex tecnico del S. Agata Calcio, che lascia la mamma e due fratelli, riportiamo di seguito alcune righe di Pierfrancesco Grossi apparse sul quotidiano LA VOCE, il 28 febbraio 2006. “Il suo “grande amore” quello per cui aveva dedicato un’intera vita, era il calcio. “Licio” come tutti lo conoscevano, aveva mosso i primi passi a Sant’Agata ma aveva poi militato anche nella Sampierana, a Città di Castello, in serie D, a Sant’Arcangelo, nella Vis Pesaro, per approdare poi, agli albori degli anni ottanta, in C1 con la casacca del Venezia, in occasione di una stagione memorabile. Ed indimenticabili erano anche stati gli anni settanta a Sant’Agata, a fianco di Vincenzo Monti che quest’anno aveva preso il suo posto alla guida della Santagatese appun- SOTTOSCRIZIONI In occasione del ventesimo anniversario della fondazione del Comitato per la salvaguardia e il decoro di S. Agata Feltria (istituito a S. Agata nel 1986 con atto del notaio dr Dario Nardi), nel mese di marzo si è riunita l’assemblea dei soci della benemerita associazione senza fini di lucro, che, dopo aver ringraziato il Consiglio giunto a scadenza di mandato, ha eletto il nuovo Consiglio di amministrazione “Licio” Virone, fantasista dai piedi d’oro to per l’aggravarsi di una malattia, che aveva fatto sentire le sue sinistre avvisaglie già lo scorso aprile: “Con ‘Licio’ eravamo davvero come fratelli – argomenta Monti – anche perché avevamo praticamente la stessa età: lui del ’55 ma di dicembre (era nato il giorno 6, ndr), io del ’56 ma di Marzo. Quante avventure e soprattutto quanti gol insieme qui alla Santagatese, in Seconda Categoria: lui fantasista, io punta, una coppia davvero perfetta e che tanto si è divertita insieme. Sfiorammo diverse volte la promozione. Era una persona straordinaria ‘Licio’, che non ha avuto tutto quello che si meritava. Non sarà facile colmare questo vuoto”. E attestati di partecipazione sono arrivati da ogni parte. Così Giampaolo Mazza: “Con Maurizio ha giocato insieme a Sant’Arcangelo, con Nicoletti come allenatore. Un trequartista dai piedi buoni e soprattutto con un gran tiro, davvero uno dei migliori della categoria”. E non l’ha dimenticato nemmeno Italo Guidi: Gianluca Tonelli, S. Agata Enedina Antinori, Miniera Maria Sartini Insensi, Balze di Verghereto Ada Bartolini, Verucchio Giovanna Antinori, Milano Sergio Toni, Miniera Ettore Sampaoli, Milano Elena Zanotti, Forlì Morris Alma, Inghilterra Gabriella Paci Salvi, S. Agata Fernando Bartolini, S. Agata Gilberto Rossi, S. Agata Cleo Daniela, Rimini Orciano Spada, Rimini Decio Valli, S. Agata Gianludovico Masetti Zannini, Roma Marino Moretti S. Agata Gino Sampaoli, Corsico (Mi) Maria Lucia Rinaldi, Talamello Emidio Rinaldi, Bologna Lino Cappelli, Alessandria Lori Para, S. Agata Aroldo Vicini, S. Agata Armando Cappelli, S. Agata Maria Vandini, S. Agata Teresa Borghesi, S. Agata Daniele Rossi, S. Agata Maddalena Gamberini, S. Agata Gina Paci, S. Agata Maria Valli, S. Agata Luciano Paci, S. Agata Gerardo Boschi, S. Agata Cinzia Giuliani, S. Agata Gabriella Polidori, S. Agata Guido Guidi, S. Agata Ulderico Sabba, Novafeltria Pierre Dominaci, Parigi Miranda Dominici, Francia Paola Para, S. Agata Ristorante Perlini, S. Agata “Virone ha allenato questa squadra per una decina d’anni – dice l’attuale dirigente della Santagatese - per me era davvero un fratello. Una persona di grande lealtà e sincerità, un uomo straordinario che rimarrà sempre nel cuore di tutti”. Aveva soprattutto due amori Maurizio Virone, la Fiorentina e poi quel Rimini che seguiva da sempre con passione e che lui stesso accompagnava nella sua Sant’Agata quando in estate vi andava in ritiro. L’ultima volta, quando già era ammalato ma ancora lucidissimo, aveva ricevuto la visita di mister Acori. Un gran bel regalo, come quella maglia firmata da tutti i giocatori viola che gli aveva fatto avere di recente. Aveva gioito ai due gol contro la Juve dell’ex biancorosso Sergio Floccari l’altra settimana. E poi quella rimonta viola da sogno di sabato sul Parma firmata Bojinov. L’ultimo regalo prima di congedarsi”. Cassio Botticelli, S. Agata Cristiana Botticelli, Rimini Manuela Botticelli, Rimini Margherita Botticelli, Roma Stefania Gambetti, S. Agata Medardo Gambetti, Casteldelci Paola Borghesi, S. Agata Renato Paci, S. Agata Mariolino Nalin, Maiano Luigi Babbini, S. Agata Don Piero Brisigotti, Pereto Mario Riceputi, Sarsina Bianca Baroncelli, Ravenna Gilberto Mordini, S. Agata Gina Paci, S. Agata Luigi Ricci, Limbiate Marco Manni, Brescia Maurizio Rinaldi, Rimini La Rocca Aprile / Maggio 2006 La Rocca Aprile/Maggio 2006 ATTUALITÀ NOTE DI STORIA Una offesa per i morti e per i vivi Come si salvano i malfattori: le immunità S i dice che la civiltà di un popolo si misura da come questo onora i suoi morti. E allora, poveri noi: siamo un paese incivile! Il nostro cimitero è veramente indecoroso: mura cadenti, vialetti fatiscenti, il viale centrale sconnesso, porte che sembra vogliano caderti addosso, il tetto degno dei film “horror”. Ho notato persone che vengono da fuori, per trovare i propri defunti, rimanere esterrefatti ed indignati di fronte ad un luogo così degradato e abbandonato. Durante il periodo autunnale ed invernale o quando piove, recarsi al cimitero è come fare un’escursione in una zona impraticabile: è difficile potersi recare a visitare le tombe senza uscirne infangati al massimo; durante il periodo estivo, poi, le tombe le puoi trovare in mezzo alle erbacce cresciute rigogliose. V Nessuno che provveda come si deve ad un minimo di manutenzione e cura: taglio dell’erba, inghiaiatura dei vialetti … Una volta c’era il necroforo: bene o male qualcosa si faceva, sapevi con chi prendertela, ma oggi? Chi è il responsabile della gestione e manutenzione: il Comune o la cooperativa? L’unica cosa certa è che quando si deve fare un funerale ti senti dire di pagare, di versare l’importo del bol- lettino, con sollecitudine. Poi a funerale avvenuto, tutto si ferma lì. Alla cura del cimitero nessuno pensa minimamente. Nessun controllo viene effettuato: puoi portare i fiori ai tuoi defunti, ma a volte, il giorno dopo questi sono già spariti. Di fronte a tale stato di cose si rimane allibiti ed indignati e sulle tombe provi dolore per i tuoi cari e rabbia, tanta rabbia per come vengono trattati nel luogo del loro riposo. Arrigo Bonci La Rocca di S. Agata cambia nome? È stato da poco distribuito in tutto il paese un opuscolo dedicato a S. Agata Feltria e a Sarsina. Secondo gli autori, che ringraziano per la collaborazione il Comune, la rocca di S. Agata Feltria si chiama “San Fregoso”. Avete letto bene: “San Fregoso”, ma che santo è?. E non è l’unica novità: la rocca di S. Agata infatti, si legge ancora, “ospita oggi un museo di arti decorative”. Incredibile! a noi sembra chiusa e vuota. Vittorio Vicini ittorio Vicini, santagatese e procuratore della Repubblica di Ravenna, dopo aver compiuto i 75 anni è andato in pensione. Nello scorso mese di febbraio si è svolta a Ravenna, presso la sede della Provincia una cerimonia di commiato. Assieme al presidente Francesco Giangrandi sono intervenuti per i saluti il prefetto di Ravenna, Umberto Calandrella, in qualità di coordinatore delle forze dell’ordine e Roberto Fabbri presidente del consiglio dell’ordine degli avvocati. Ad illustrare i 48 anni di percorso professionale di Vicini è stato un commosso Gianluca Chiapponi, sostituto procuratore del tribunale di Ravenna. Un grande applauso finale è seguito all’intervento di Vicini che ha colto l’occasione per ringraziare “una città da cui mi sono fatto adottare” e tutti i collaboratori che in quasi cinquanta anni di attività lo hanno affiancato e supportato. Ecco il Curriculum professionale di Vittorio Vicini: nato a Sant’Agata Feltria l’11 febbraio 1931, ha iniziato la carriera alla Pretura di Roma il 28 maggio 1958. Nello stesso anno passò alla Pretura di Rimini. Nel febbraio del 1959 è giudice al tribunale di Trento. Nel 1961 fu trasferito alla Pretura di Rodi Garganico. Nel luglio del 1964 arriva alla Procura della Repubblica di Ravenna esercitando le funzioni di sostituto procuratore dirigendo anche l’ufficio della Procura fino al 1967. Nel marzo del 1969 è giudice del Tribunale di Ravenna. Dal 1970 al 1984 insegna ai corsi per ufficiali del corpo delle guardie di P.S. Nel 1972 e nel 1973 fu applicato alla Corte d’Assise di Forlì quale giudice a latere. Nel 1975 è nominato Magistrato di Corte d’Appello. Dall’ottobre 1975 venne assegnato alla sezione penale del Tribunale di Ravenna dove presiedeva di norma due udienze la settimana. Dal 1977 al 1979 è stato componente del consiglio giudiziario presso la Corte d’Appello di Bologna. Dal 1980 il CSM deliberò la nomina a magistrato di cassazione. Nel 1982 ha pubblicato presso la casa editrice Il Mulino il libro “ Processo e Giustizia Penale- alla ricerca di una riforma”. Dal 1984 è presidente di sezione del tribunale di Ravenna. Nel 1990 venne applicato al Tribunale di Forlì per presiedere la Corte d’Assise nel procedimento di omicidio volontario aggravato del senatore Roberto Ruffilli contro dodici imputati appartenenti alle brigate rosse. Dal 16 agosto 1990 ha assunto le funzioni di procuratore della Repubblica di Ravenna. (liberamente ripreso da Il Resto del Carlino). E pisodi che destano stupore e, talvolta muovono al sorriso: sono gli espedienti cui spesso ricorrevano i malfattori di qualche secolo fa, nei nostri territori, sottoposti al dominio del Papa, per sottrarsi alla cattura. Infatti la Giustizia, pur dovendo compiere il suo corso, doveva tener conto di un certo tipo di formale indulgenza che l’autorità religiosa non poteva non concedere ai luoghi di culto; quindi era un vero gioco a “guardie e ladri” dove i delinquenti stavano, più che potevano, nei pressi delle Chiese, dei Conventi o delle zone dichiarate immuni, e vi si rifugiavano quando erano minacciati d’arresto. Le guardie, che finalmente avevano per le mani un ricercato, facevano una bella fatica a resistere alla tentazione di arrestarlo, specie se il luogo immune era all’esterno e non c’erano molti testimoni. A Sant’Agata i luoghi “immuni” più importanti erano: il Convento di S. Girolamo e sue pertinenze, l’Abbazia di S. Salvatore (di fronte all’Indel B) fino a 30 mt. di distanza e, soprattutto, la Chiesa delle SS. Trinità (nell’attuale Badia Mont’Ercole), con tutto il recinto dove si svolgeva la celeberrima e omonima grande fiera. Nel Giugno 1691 Giacomo Pacini di Talamello è catturato “nell’ingresso della Fiera della SS. Trinità per delatione di un pugnale”. Poiché il luogo è immune, per essere ad una distanza inferiore a 30 passi dal Monastero, egli pretende di essere restituito alla libertà trovando però la resistenza del Podestà, che ritiene che la strada pubblica, ove è stato arrestato, “rompe la immunità”. Nella stessa fiera viene catturato per sospetto di furto Girolamo di Giovanni Battista Fucci, da Mercato Saraceno ma, essendo luogo immune, deve essere consegnato all’Autorità Ecclesiastica. Tutto il circuito delle Fiera è luogo immune, e questo non piace al Podestà perché incoraggia i malviventi “a dimorarvi e commettere qualsiasi iniquità senza timore di essere castigati”, per cui egli ritiene necessario che si trasferisca la Fiera a Sant’Agata, a meno che non si ottenga dalla Sacra Congregazione dell’Immunità che nei giorni di Fiera si considerino luoghi immuni soltanto la chiesa e il monastero. La Fiera, infatti, verrà spostata a Sant’Agata l’anno seguente, 1692. un pericoloso criminale santagatese, Pietro Cappella, viene catturato il 2 Giugno 1692 vicino alla chiesa di San Girolamo “et in luogo immune, così deciso dalla Curia Episcopale” che obbliga il Podestà a far ricondurre il prigioniero nello stesso luogo dove fu catturato. L’immunità riguardava anche lo stato personale dell’individuo, e quindi se uno era ricercato ma poi riusciva ad entrare in un ordine religioso, non poteva più essere perseguito. “A Sant’Agata il 2 Luglio 1686 il Podestà è costretto a rilasciare il Marchese Giovanni Battista Del Monte, perché chierico, essendo stato promosso alla prima tosatura dal Vescovo di Città di Castello”. Come noto, l’immunità oggi è prevista solo per i membri del Parlamento. Banda musicale e scuola di musica S ono sempre all’attenzione degli amministratori comunali. Nel 1916 la loro attività viene sospesa, perché quasi tutti i suonatori sono in guerra. La Giunta, però, continua a prevedere sui Bilanci di previsione degli anni seguenti, 250 Lire per il loro ripristino. Ciò provoca le critiche della Prefettura di Pesaro che controlla i bilanci dei vari Comuni. Ma la Giunta di Sant’Agata non demorde. Il 27 Gennaio 1918, così risponde “Non è il caso di sopprimere la residua spesa di 250 Lire perché così facendo si verrebbe a sopprimere la istituzione della musica, la quale deve essere ripristinata in tempo non breve in quanto i nostri prodi soldati, che oggi con prova non comune resistono all’invasione nemica, avranno con le armi ottenuta quella pace durevole, onorevole e non lontana”. Nel frattempo chi supplisce all’assenza del maestro di musica è Furiani Zenone, che “presta la sua opera nel riordinamento dell’Archivio Musicale, dando anche delle lezioni agli allievi e facendo disimpegnare nel miglior modo possibile la Banda”. Il nuovo Maestro di Musica e Direttore della banda sarà Alberto Mario Dini, che verrà licenziato nel Giugno del 1923, quando la Banda verrà sciolta per motivi economici, ma anche politici e di ordine pubblico. I Santagatesi, tuttavia, non si rassegnano alla perdita della loro amatissima istituzione e così la Giunta, il 21 Novembre 1923, si dichiara disposta a ripristinare la Scuola di Musica e la Banda Musicale “istituzioni soppresse con tanto rincrescimento della popolazione, qualora i cittadini, che più sentono amore e di maggiori mezzi dispongano e maggiore utile ne ritraggono, si obbligano a sostenere le spese”. A queste condizioni, non se ne farà nulla. Queste istituzioni verranno poi ripristinate con il Podestà Cav.Luigi Dominici. Pagina a cura di Franco Vicini La Rocca Aprile / Maggio 2006 La Rocca Aprile / Maggio 2006 STORIA LETTERE La storia di Savignano di Rigo A ll’estremo confine sud orientale della Romagna, nella giurisdizione di Sogliano al Rubicone, di cui è una frazione, limitrofo a Perticara, ultimo lembo nord occidentale delle Marche, da cui dista poco più di due chilometri, esiste un paese minuscolo, che per distinguerlo, per conoscerlo occorre raggiungerlo attraverso nastri tortuosi di strade, per chi proviene da Mercato Saraceno, da Sogliano e da Sarsina, attraverso la località Montepetra. Solo da Perticara e dal crinale della terra di S. Agata Feltria si può vedere panoramicamente. E a guardarlo non pare neppure un paese da così lontano, ma una striscia di stoffa bianca fra tanto verde. Perché le sue case sono disposte in fila, lungo la strada maestra, una accanto all’altra per un lungo tratto, e tutte bianche, con all’estremità occidentale il bel campanile della chiesa di S. Matteo. E’ Savignano di Rigo. Un suo grande concittadino Un suo grande concittadino, don Antonio Tani, nel 1923, dall’alto del Carpegna, così lo vide: ecco il Marecchia serpeggiante al piano; ecco il mio dolce nido, Savignano. Il centro, detto castello, è un pugno di case, arricchito da borghi e sobborghi e da isolate case sparse qua e là disseminati nella valle: Lucignano di sotto, i Saudi, il Monte, l’Aia Bella, Campo Corbolo, Pesatoio, le Capanne, Campo Laurenzio, Ca’ di Calino, il Raggio, il Molino, Ca’ di Tognolo, la Doccia, Monte Spellano, Cicognaia, dove è la chiesa, dove c’era una volta un laghetto attorniato da annose querce. Di eccezionale non ha nulla al di fuori di un tempio di cento anni fa con un campanile alto e snello, con sulla facciata la lapide dei caduti della guerra del 1915-18. centro di Savignano, come da un osservatorio spaziale, guardando verso sud, si ha modo di contemplare, per vasto raggio, un panorama stupendo di monti e di valli degradanti, come un insieme di immensi gradoni, spazianti da est ad ovest, che dalla collina del santagatese, la Serra, conduce al centro fino al monte Fumaiolo, a est al monte Carpegna e ad ovest al monte Falterona. Il cimitero è a Savignano di sopra Una vista panoramica immensa, a perdita d’occhio, che abbraccia un mondo di monti, di valli, di cime, di colli, coperti da faggi e di abeti, fra i quali, lontani fra loro, punti solitari occhieggianti nel verde cupo, paesi noti per antichi romitaggi, come le Balze, S. Alberico, la Verna, le Camminate e giù nel fondo, sulle sponde del fiume Savio Sarsina, Perticara e, lontano, appena percettibile a occhio nudo, il monte Carpegna con il S. Marco ed i sassi Simone e Simoncello. Mentre lo sguardo va contemplando questo immenso, suggestivo panorama, la fantasia corre lungo le valli, percorrendo come gli antichi romani e le orde barbariche, sui greti dei fiumi, che da quei monti scendono ad irrorare i pendii ed il piano, il Tevere, il Savio, l’Arno, il Marecchia e tanti torrenti. Nei vari agglomerati fan bella mostra vecchi casolari dalla mole maestosa, che ci portano a pensare ad antichi manieri di feudatari o vassalli medioevali, come i palazzi Raggi, Docci. Nulla di improbabile, dato che anche il conte Ramberto di Tornano, uno dei tredici figli di Leonida Malatesta e di Cassandra Cini, dopo la morte del padre a Montecodruzzo nel 1557, oltre alla contea di Tornano aveva possedimenti in Savignan der Righe (Savignano d’Errico), nella giurisdizione del duca d’Urbino, di terra arativa confinante con la chiesa di Savignano e di S. Biagio ammontante a trentasei tavole, corrispondenti agli odierni 1230 metri quadrati (circa). Sotto l’aspetto storico solo il suo nome, Il cimitero è a Savignano di sopra, detto anche Monte, sulla cresta del colle, che guarda la Romagna. Vi riposano le spoglie di Decio Raggi, eroe della guerra 1915-18, prima medaglia d’oro di quell’evento bellico. Di qui si scorge, sottostante, Tornano con la Serra, centro feudale più importante di tutta la zona nel medioevo e, insieme con S. Agata Feltria e Talamello, fonte battesimale ragguardevole, più oltre la valle dell’Uso, Montetiffi, Sogliano, Roncofreddo, Montebello, Poggio Berni, e all’orizzonte, verso il mare Adriatico, S. Arcangelo, Cesenatico, Rimini. Ma dal Quando i vescovi perdono la pazienza N on ne poteva più, il Vescovo Sarsinate Giovanni Battista Bianchi, quando, il 10 Maggio 1709, scrisse questa “Lettera Pastorale”, lamentandosi dei comportamenti sconvenienti che si tenevano in chiesa nei giorni festivi. Non più “Casa d’Orazione” ma: “Se si tratta d’ordire qualche trama, s’ordisce nella Chiesa; se di mormorare del prossimo, si mormora nella Chiesa; se di far l’amore, si fa nella Chiesa; nella Chiesa si va col berrettino bianco in capo, si fanno longhe ciarlate, si ride, si scarpeggia, e non si fa niente, meno di quello che si farebbe su li mercati. Le donne allettano gli huomini, e gl’huomini le donne, e con li sguardi e con gl’atti e con le parole e, se si puole, ancora, con i toccamenti. Che cosa si farebbe di peggio, nei lupanari?” si chiede accoratamente il povero Vescovo. Due secoli prima a subire un severo richiamo erano le consuetudini seguite per i funerali di cui venivano deplorate le manifestazioni di “ostentazione et vanità” mondana, con proibizione dei “finti ed affettati pianti” delle donne che “disturbano i divini uffici” e finiscono con quelle “filastrocche et chiaccaratte” che danno occasione “di ridere alle genti” e di “farne poi le commedie” suscitatrici di riso nelle piazze e in altri luoghi. Una vista panoramica immensa Savignano di Rigo, ci porta con la fantasia all’antico Sabiniano, uno dei tanti toponimi sparsi per ogni dove nella zona, come Solona, Sarsina, Savio, Sapigno e lungo il Tevere, fino a Roma, Tarquinia, Vulci, Cerveteri, Vulsini, Populonia, Cortona. Per la loro incerta derivazione storica, ci portano lontano, nel tempo in cui vivevano le popolazioni degli Etruschi, dei Sanniti, dei Sabini, che gli storici, brancolanti nel buio dei tempi, fanno risalire la loro esistenza ai secoli IV e III avanti Cristo ed in mezzo ai quali sorsero i Romani e la città di Roma. L’etimologia del Savignano – Savignano ci porta al tempo in cui la lingua lo appellava Sabiniano, quando cioè al posto dell’odierna lettera “v” figurava la lettera “b”, al tempo del leggendario “Ratto delle Sabine”, effettuato dai romani per fronteggiare il problema demografico e l’espansionismo del territorio, allora limitato ai Sette Colli. Da ciò gli storici deducono che i popoli confinanti con Roma, gli Etruschi, i Sanniti, i Sabini in parte abbandonarono la loro terra e si trasferirono altrove, per non soggiacere ad ulteriori prepotenze romane. Conobbero la via del volontario esilio, in attesa di tempi migliori. E forse qualche esule in quel tempo raggiunse la zona del nostro attuale Savignano. Ma c’è anche chi ritiene in tempi successivi, quando Roma, dopo aver soggiogato quei popoli seppe farseli amici, tanto è vero che il secondo re di Roma, Numa Pompilio, era un sabino, ed altrettanto si può dire di Anco Marzio, quarto re di Roma, mettendo nelle loro mani il potere del neo stato romano. Si può ritenere che durante il lungo regno Numa ed il regno di Anco Marzio cittadini sabini per meriti vari abbiano avuto assegnati territori ove stanziare e risiedere con le loro famiglie, qualificando la località col proprio nome. Comunque si tratta di una supposizione fatta attorno ad un periodo leggendario, e leggendario rimane il Savignano di Rigo odierno, dopo aver assunto lungo i secoli modifiche varie, come Savignano der Righe, Savignano d’Errico, Savignano di Enrico, Savignano Arrigonis, Savignano d’Arrigo, Savignano di Rigo. Rigo è sicuramente l’abbreviazione di Arrigo o di Enrico, come del resto ci è dato sapere, nella non lontana località di Miratoio di Pennabilli, dove il beato Enrico, eremita, ebbe trasformato il nome Enrico in Rigo, e tutt’oggi Rigo si appella. Strano però ci pare il fatto che fin verso la metà del 1700 troviamo scritto un po’ ovunque, nei libri parrocchiali, nei verbali delle congregazioni e nei registri dei battesimi del fonte battesimale di Tornano Savignano di Rigo, mentre dopo il 1700, negli stessi libri troviamo scritto Savignano d’Errico, come appare nell’ultima riunione delle Compagnie riunite del 22-5-1898. Nel 1400 in atti notarili di compra-vendita di immobili veniva chiamato Savignano Arigonis. Amedeo Varotti Le famiglie Masini-Urbini Da sin. Sante Urbini, Gianni Masini con davanti il ragazzo Luigi Urbini e a fianco, seminascosta, la moglie Caterina Giorgetti, Gemma Masini, Armida Valli con il marito Francesco (Chico) Masini e la figlia Marisa, Ugo Masini che indossa il saio, Elda Zavatta moglie di Ivo Masini, la bimba a fianco del frate Muriella Baroni, Guglielmo Giorgetti, Ivo Masini, Eliduina Masini maglie di Sante Urbini con in braccio il figlio Ugo, Ida Masini moglie di Guglielmo Giorgetti e la bimba Lina Urbini. La Rocca Aprile / Maggio 2006 STORIA A FOTO L’osservatorio metereologico veva sede presso la casa di Estasio Lucesi, l’attuale casa Fabbri in via Benucci, ed era sovvenzionato dal Comune, che dimostra ancora una volta, nonostante le ristrettezze dei tempi e, come scrive lo stesso Luchesi, di possedere “un’illuminata saggezza a niuno mai secondo in ciò che istruttivo e decoroso pel proprio Paese”. Astasio Luchesi era il secondogenito di Domenico Luchesi e fratello di Luigi, diversissimi da lui per carattere e attitudini. Per quanto affaristi e pratici erano il padre e il fratello, per quanto contemplativo e un po’ stranito era Astasio che, comunque, pur con C La Rocca Aprile / Maggio 2006 questo carattere mite, apparteneva alla famiglia più ricca del Comune. In una lettera anonima scritta contro suo fratello Luigi, tra le accuse che gli vengono rivolte, c’è anche quella di aver approfittato di “quell’anima bella di suo fratello Astasio” che avrà, peraltro, un triste destino, e così pure i suoi figli. Ma di questo tratteremo in altra occasione. Mi è capitato, dunque, di scovare la lettera con cui il Luchesi, il 25 Maggio 1887, comunica al Comune che, essendo stato nominato “dall’Egregio Commendatore dell’Ufficio Centrale di Meteorologia di Roma, prof. Taschini”, “assistente ad osservatori di montagna”, è costretto Poesie di Cristina Campitelli ad abbandonare le cure di quello impiantato nella sua casa che, però intende donare, assieme ad un pluviometro ad esso collegato, al Comune, a patto che questo ne garantisca il proseguimento dell’attività. Tanto recita il documento ritrovato. Come commento aggiungo che non ho trovato altre tracce di questo Osservatorio Meteorologico nei documenti di Giunta che ho consultato, quindi la sua attività fu collegata esclusivamente alla presenza del Luchesi, che invece era tutto preso da questa passione. Da sottolineare ancora una volta, la disponibilità del Comune, a sostenere ogni tipo di iniziativa intellettuale. (F.V.) Luce Due luci nella notte Grandi come fari blu, come il mare, i tuoi occhi sono sempre dentro i miei, belli come un tramonto sul mare, grandi come il sole di agosto. Alba Una galleria ... leggendaria ome tanti altri, ho spesso sentito parlare di una leggendaria galleria (passaggio) che avrebbe collegato Rocca Fregoso al Convento delle suore Clarisse o, addirittura, a quello dei frati Cappuccini; sarebbe stata costruita come estrema via di fuga in caso di assalto al Castello-Rocca, e, come tale, tenuta segreta. Cessato il periodo delle guerre tra Signorie, fu utilizzata ancora poco tempo, poi, avendo perso l’interesse strategico e costando troppo la manutenzione e quindi essendo troppo pericoloso avventurarvisi, fu abbandonata, e ne restò solo una vaga memoria, che si tramandava per racconti che si facevano ai bambini, come quello che, ad esempio, fece il nonno a Carlo Frattini. Questi i confusi ricordi, la leggenda. Io non so se questa fantomatica galleria esista davvero. Posso però dire che gallerie, sotto il castello e nelle sue pertinenze ci sono davvero. Un nostro concittadino una volta, in mia presenza, si è calato sul fondo del pozzo – in quel momento asciutto – che è nel prato antistante la rocca, e scoprì che da quel punto si diparte un cunicolo, con volta a mattoncini, proprio in direzione della rocca. Percorsi pochi metri, dovette tornare sui suoi passi perché la volta era crollata ed era pericoloso inoltrarsi. Che poi ci fosse un sistema di sotterranei all’interno del castello mi è stato reso evidente da una “Nota dei diversi lavori urgenti occorrenti ai locali della Rocca Fregoso” redatta il 29 Luglio 1891 dal Perito Bonci Francesco, in cui, al primo punto, si legge “all’andito d’ingresso occorre chiudere una vecchia botola che mette nei sotterranei, e ricostruire l’intero pavimento”. Quando sarà mai possibile farne la riscoperta? (F.V.) Il giornale del tuo paese Le vostre foto Avete scattato delle belle fotografie? Inviatecele subito. Le pubblicheremo sul giornale e nel nostro sito web. Se è da molto tempo che non lo visitate fatelo subito! Il sito web curato da Gino Sampaoli è ora pieno di informazioni e di fotografie inedite del nostro paese. Aiutateci a realizzare la sezione in dialetto e prendete nota del nuovo indirizzo http://santagata.altervista.org/ Abbiamo bisogno del tuo contributo! Grazie ai volontari che hanno provveduto a scrivere e distribuire il giornale, grazie alle fotografie di Enzo Liverani e Marco Zanchini, a Paola Boldrini e ad Arrigo Bonci che coordina la distribuzione, e grazie ai lettori e sostenitori, numerosi come sempre. Se il giornale vi piace ditelo ai vostri amici, e chiedete loro di sottoscrivere, per ricevere regolarmente la Rocca! Se volete aiutarci a fare più bello questo giornale, inviateci articoli, fotografie, ricordi, lettere e commenti. Se non siete d’accordo con il contenuto degli articoli pubblicati, o più semplicemente volete dire la vostra opinione, scriveteci. La foto è stata scattata in occasione del 25 anniversario del matrimonio dei genitori del nostro amico Lino Cappelli, il 20 gennaio 1959. Al centro della foto Lino Cappelli (Genuino), alla sua sinistra Marcello, Maria Vicini e Olga. In prima fila i tre bambini sono: Guerrina, Gianfranco e Marisa (la più piccola). C’è solo una cosa più meravigliosa dell’alba, ed è guardare il tuo volto pieno di luce illuminato dal sole del mattino che trova stupita dinnanzi a tanta bellezza e armonia S. Agata Football Club anni ’60 Come e quanto sottoscrivere? Ordinario 13 Euro Sostenitore 15 Euro Benemerito 25 Euro Le sottoscrizioni possono essere inviate alla redazione della Rocca, Casella Postale 26, 61019 S. Agata Feltria (Pesaro), oppure possono essere consegnate ai vari collaboratori che distribuiscono (volontariamente) il giornale. La Rocca Aprile / Maggio 2006 ATTUALITÀ AMT (Action Monde pour Tout): nell’ambito di questo progetto, una della azioni da realizzare con più urgenza è l’installazione di un frutteto: piantare un albero viene a costare, in moneta europea, circa 50 centesimi, e significa molto per migliorare le condizioni del terreno della zona. Chi volesse contribuire a piantare gli alberi, può farlo anche a S. Agata: si possono infatti mettere i soldi nei salvadanai appositi, che si trovano in farmacia, al forno, al supermercato, in paese. Una serata a S. Agata - Marzo 2006 Più in generale, per collaborare alle attività di P. Giovanni, abbiamo costituito una rete di sostenitori, che vivono in varie parti d’Italia (Roma, Città della Pieve, Firenze…). Il nostro gruppo, tramite e.mail, si tiene in stretto contatto con gli amici del Cameroun e si aggiorna sulle cifre raccolte e sugli interventi concretamente realizzati. Se vuoi sapere di cosa si tratta e partecipare alla rete, chiedici l’opuscolo più dettagliato che abbiamo preparato. Giancarlo e Giancarlo e Paola Dall’Ara Le f di M no ografi e so t o a Polidori ar P ORATORIO Pianta un albero in Africa adre Giovanni Malvestio, missionario PIME, attualmente Rettore al Seminario Interdiocesano di Maroua, in Cameroun, è venuto a S. Agata un paio di volte per trascorrere qualche giorno di riposo. Recentemente abbiamo ricevuto da lui una lettera che pubblichiamo qui di seguito. “Sono 22 anni che sono qui e di gente ne conosco tanta; ogni giorno ci sono 10-12 persone che vengono a trovarmi e, tra queste, ce ne sono diverse che hanno veramente bisogno. Persone che devono andare all’ospedale e non hanno i 2000 franchi necessari; altre che devono comperare le medicine e non hanno i mezzi. Ci sono anche delle persone che sono obbligate o condannate a morire perchè non hanno i mezzi per curarsi (penso a quanti miliardi si spendono per cose futili in Occidente). Giovani che sono rinviati dalla scuola perchè non hanno pagato l’assicurazione ‘anno, preti che hanno bisogno di aiuto per costruire pozzi per la gente, … Per il fatto che sono Rettore del Seminario sono un po’ un punto di convergenza; e allora, voi, non potreste darmi una mano con la certezza che ciò che mi date va veramente in favore dei più bisognosi? Poi io, di volta in volta, vi faccio un resoconto di ciò che voi avete realizzato con il vostro aiuto; io sarò semplicemente la lunga mano di voi. Solo nella condivisione, l’uomo scopre la sua vera dimensione e la sua dignità come persona. P. Giovanni Malvestio” Tra i progetti sostenuti da Padre Giovanni Malvestio, c’è anche lo sviluppo agricolo dei terreni di una serie di villaggi, pianificato e gestito dall’associazione camerounense La Rocca Aprile / Maggio 2006 10 11 La Rocca Aprile / Maggio 2006 MARCIAPIEDI Dalla prima pagina Strane scelte a proposito di Marciapiedi U n atteggiamento di ascolto più attento ed un coinvolgimento maggiore dei cittadini nelle scelte che riguardano tutta la popolazione sarebbe auspicabile e possibile. Non ci dicano che quel tratto non è di competenza comunale: fosse anche della Provincia, starebbe sempre a lor amministratori occuparsi di sollecitare i vari interventi. Riteniamo che, con molta probabilità, il marciapiede di Via Giannini sia nato in quanto avanzavano denari dal rifacimento del tratto stradale. E questo ci può anche stare. Ma quello che non si può oltremodo accettare è che non avanzino mai abbastanza soldi per realizzare il marciapiede più richiesto degli ultimi dieci anni, un’annosa faccenda che merita una soluzione tempestiva. Non sarebbe oltremodo una cattiva idea prevedere di rosicchiare qualche spicciolo da investire in un dissuasore di velocità, augurandoci che l’allenamento della nostra gente alla guida su strade dissestate non lo renda totalmente inutile. (F.A.) Piercing: quel gusto così occidentale di farsi male E’ uno di quei paradossi che avrebbe suscitato l’ingegno critico di G.K. Chesterton: una umanità tanto lontana dalla sopportazione degli eventi di sofferenza eppure così propensa a farsi male. E’ quanto emerge dall’allarme piercing nel mondo occidentale lanciato da Jean-Baptiste Guiard-Schmid, infettivologo del servizio di malattie infettive e tropicali dell’ospedale Rothschild di Parigi. Il 10-20% dei piercing e dei tatuaggi provoca infezioni di pochi giorni. Ma si rischiano allergie gravi, ascessi o cicatrici cheloidee e infezioni (staphylococcus aureus, streptococcus pyogenes e pseudomonas aeruginosa) da curare poi per tutta la vita. Riparte il progetto Pedemontana? Una variante che sulla E45, all’altezza di Sarsina curvi verso la Valmarecchia e attraversi il territorio di S. Agata (con una galleria verso Rocca Pratiffi). Questa la novità emersa in un convegno organizzato dal Comune di Pennabilli, con il viceministro Baldassarri, alla fine del mese di marzo. 12 Il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) ha deliberato in questo senso, trasformando la E45 in autostrada e permettendo, se il progetto si realizzerà, alla Valmarecchia ed a S. Agata di uscire dall’attuale situazione di isolamento. Grazie agli Amministratori di Pennabilli per il loro impegno.