air
BOOK
l’aria
nella Provincia di Forlì/Cesena
2002/2003/2004
2
In accordo con le leggi sul diritto d’autore, è consentito riassumere, citare o riprodurre parti di
quest’opera per scopi di critica, discussione o insegnamento. Chi lo farà si ricordi di citare il titolo dell’opera, gli autori, l’editore (Agenzia Regionale Prevenzione e Ambiente dell’EmiliaRomagna).
Progetto grafico, rielaborazione immagini e impaginazione: Vittorio Maltoni
Stampa: Industrie grafiche Xxxxxxxxxxxx
Stampato su carta prodotta con cellulose senza cloro (gas) provenienti da foreste controllate e certificate nel rispetto delle normative ecologiche vigenti.
credits
Massimo Moretti
Servizio Ambiente Comune di Cesena
Maria Cristina Capriotti
Centro per le famiglie del Comune di Cesena
Giovanni Esposito
Settore Servizi alla Persona del Comune di Savignano sul Rubicone
Fausta Emiliani
ATR - Agenzia per la Mobilità
Silvia Valbonesi
Michela Valenti
Agess - Agenzia per l’energia e lo sviluppo sostenibile della Provincia di Forlì-Cesena
Morena Cantarelli
Dipartimento di Sanità Pubblica ASL Forlì
Flavio Valentini
Dipartimento di Sanità Pubblica ASL Cesena
Vladimiro Alberti
Cristian Silvestroni
Gabriele Landi
Rita Rasi
Ufficio qualità dell’aria, energia, inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico
della Provincia di Forlì-Cesena
Gianna Rita Gramolini
Carla Nizzoli
Paolo Veronesi
Andrea Mecati
Francesca Lombardi
Elio Fantini
Giorgio Fusai
Vito Pezzi
Arpa, Sez. provinciale di Forlì Cesena
3
Presentazione
4
7
1
1.1
Introduzione
Quadro generale in tema di inquinamento atmosferico
1.1.1
Primi adempimenti normativi: la zonizzazione della qualità dell’aria
1.1.2
La rete di monitoraggio di qualità dell’aria
1.1.3
Certificazione della rete di monitoraggio di qualità dell’aria
1.2
1.3
Il modello DPSIR
Effetti su scala globale
1.3.1
Il buco dell’ozono
1.3.2
Le deposizioni acide
1.3.3
L’effetto serra
2
2.1
Determinanti
Le fonti di inquinamento - traffico, riscaldamento, processi industriali,
zootecnia, agricoltura, trattamento dei rifiuti
Le condizioni meteorologiche - analisi dei principali eventi
determinanti fenomeni di localizzazione degli inquinanti
27
3
3.1
3.2
3.3
3.4
3.5
3.6
3.7
3.8
Pressioni
Le fonti naturali
I consumi energetici
L’industria
Gli allevamenti
L’agricoltura
I trasporti
Il riscaldamento domestico
Il trattamento dei rifiuti e reflui
33
35
36
41
43
45
46
48
49
4
4.1
Stato
Lo stato della qualità dell’aria dal monitoraggio 2002-2003-2004
51
53
4.1.1
Dati delle centraline della rete
4.1.2
Dati dei campionatori passivi nei Comuni di Forlì e di Cesena
4.1.3
Biomonitoraggio dell’ozono troposferico
53
66
74
4.1.4
Monitoraggio della mutagenicità del particolato atmosferico urbano,
mutagenesi
84
2.2
9
11
12
16
18
19
21
21
23
23
29
29
5
indice
4.1.5
Deposizioni acide
4.1.6
Biomonitoraggio tramite api nella città di Cesena
4.2
4.3
4.4
I risultati dei controlli effettuati sul territorio
La modellistica diffusionale
Pollini allergenici
5
5.1
Impatto
Effetti sulla salute umana prodotti dalla esposizione
a inquinamento atmosferico urbano
Sorveglianza ambientale/sanitaria su popolazioni esposte a emissioni
da inceneritori: il Progetto Europeo INTERREG III C “Enhance Health”
105
Risposta
Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) e i Piani Strutturali
Comunali (PSC)
Agenda XXI Locale
Piano Energetico Provinciale
Piano di risanamento di qualità dell’aria
Accordi di Programma sulla qualità dell’aria per la gestione
dell’emergenza PM10
Accordo di Programma per la Mobilità Sostenibile 2003-2005
e servizi minimi autofilotranviari 2004-2006
Azioni di ATR - Agenzia per la Mobilità
Percorsi sicuri casa-scuola: esperienze nei Comuni di Cesena
e Savignano sul Rubicone
Contributi per l’acquisto di veicoli a minor impatto ambientale
Bollino blu nel Comune di Forlì
Campagna “calore pulito” della provincia di Forlì-Cesena e del comune di Forlì
Accordo volontario per la diffusione di tecnologie pulite
115
per la riduzione di emissioni di composti organici volatili (COV)
Progetto CRITECO - Aree ecologicamente attrezzate - Comune di Forlì
Sistema di gestione ambientale EMAS per le aziende della filiera avicola
144
146
147
Formazione e informazione ambientale
150
Appendice
Normativa di riferimento
151
5.2
6
6.1
6.2
6.3
6.4
6.5
6.6
6.7
6.8
6.9
6.10
6.11
6.12
6.13
6.14
6.15
I
86
90
92
94
98
107
113
117
118
119
123
124
129
132
136
139
141
142
153
presentazione
7
La qualità dell’aria delle nostre città è una delle principali criticità ambientali
della nostra provincia.
Sono noti a tutti i dati sanitari dovuti alle concentrazioni di PM 10, che determinano una situazione di rischio elevato a svantaggio proprio delle fasce sociali più deboli (bambini, anziani e portatori di gravi malattie), con costi sociali ed
economici rilevantissimi.
Questa vera emergenza sanitaria ed ambientale ormai deve trovare risposte in
politiche incisive.
La stessa Unione Europea ha assunto come priorità il risanamento dell’aria.
La provincia è il soggetto che deve predisporre il Piano di Risanamento della
Qualità dell’Aria, che sarà sviluppato in modo coordinato e condiviso con i comuni veri attuatori delle politiche.
Negli anni 90 si è studiato e monitorato il fenomeno, negli anni duemila si deve
avviare il risanamento della nostra qualità dell’aria. L’emergenza è sotto gli occhi
di tutti, ma la percezione del rischio reale è ancora molto sottovalutata dall’opinione pubblica, anche perché il principale imputato, il traffico automobilistico, è un
elemento a cui tutti noi contribuiamo con il nostro stile di vita.
Il piano di risanamento della qualità dell’aria sarà redatto con la fondamentale
consulenza tecnica di Arpa, si baserà su modelli e dati scientifici (anche con molti
degli elementi conoscitivi di questo studio), ma il vero risultato sarà la loro traduzione in azioni incisive.
La partecipazione e la concertazione con tutti definiranno le priorità ed i risultati
da conseguire. Il percorso non sarà semplice, perché come già detto azioni che
incidono in comportamenti collettivi come l’uso dell’automobile possono funzionare solo attraverso processi partecipati.
I soggetti interessati sono tanti: gli Enti Locali, le categorie economiche, l’associazionismo, con particolare riferimento ai portatori d’interessi generali quali
le associazioni ambientaliste, ma i veri protagonisti del risanamento dell’aria
delle nostre città sono tutti i cittadini. Intese istituzionali, protocolli operativi,
concertazioni, sono passaggi ineludibili ma insufficienti per definire obiettivi e
priorità nelle azioni.
Questa fase di definizione del piano avrà perciò necessità dei percorsi partecipati di Agenda XXI.
Questo consentirà di graduare le azioni in funzione della effettiva sostenibilità territoriale e del livello di consenso conseguibili, con la consapevolezza che le politiche ambientali devono essere obbligatoriamente partecipate dai cittadini.
Roberto Riguzzi
Assessore Qualificazione e Sviluppo Ambientale
introduzione
9
1 • introduzione
11
1.1 Quadro generale in tema di inquinamento atmosferico
Gli strumenti normativi in materia di qualità dell’aria e di inquinamento atmosferico sono
complessi e articolati e sono strutturati su diversi livelli che vanno dalle direttive comunitarie, alle norme nazionali, per arrivare agli strumenti di governo locale.
Per schematizzare il quadro delle disposizioni vigenti in materia di qualità dell’aria e di
inquinamento atmosferico le norme possono essere suddivise in due ambiti principali:
•
•
le disposizioni relative alla tutela della qualità dell’aria
le disposizioni relative alle emissioni inquinanti in atmosfera
Relativamente alla qualità dell’aria, il recepimento in Italia delle direttive comunitarie
96/62/CE e 99/30/CE, rispettivamente con il D.Lgs. n. 351/99 e il DM 60/02, ed ultimamente il recepimento della direttiva 3/2002 con il D.Lgs. n°183 del 21.05.04, hanno comportato
notevoli modifiche al quadro normativo nazionale. Vengono modificati i principi di base per
la valutazione delle qualità dell’aria, i limiti di riferimento, le modalità e le tempistiche per raggiungere questi limiti attraverso piani o programmi, le modalità di informazione al pubblico.
Sempre in attuazione del D.Lgs. n. 351/99, è stato successivamente emanato il DM
261/02 che fornisce le direttive tecniche per la valutazione preliminare della qualità dell’aria, i criteri per l’elaborazione dei piani o programmi per il raggiungimento dei valori limite nelle
zone e negli agglomerati e le direttive sulla cui base vengono adottati i piani di mantenimento.
La predisposizione di questi interventi, così come la suddivisione del territorio in zone e
agglomerati in base al rischio di superamento dei valori limite e delle soglie di allarme,
viene affidata alle regioni.
In Emilia Romagna, a seguito della L.R. 3 del 21/4/99 che riforma il sistema regionale e
locale, questo compito viene demandato alle Province, mentre la Regione mantiene il proprio ruolo in termini di indirizzi, obiettivi ed omogeneità degli strumenti tecnici.
Resta invece in capo ai comuni l’attuazione delle misure previste dal decreto “Criteri
ambientali e sanitari in base ai quali i Sindaci adottano misure di limitazione della circolazione (DM 21-04-1999 n.163)” che, anche se modificato in numerose parti dal DM 60/02,
risulta attualmente in vigore.
Fino all’entrata in vigore dei nuovi limiti, restano altresì in vigore gli standard di qualità definiti dal DPR 203/88.
Relativamente alle emissioni di inquinati in atmosfera, in particolare nel settore industriale, oltre al DPR 203/88 e al DM 12-07-1990, che rappresentano un riferimento ormai consolidato, assume grande rilevanza la direttiva IPCC 96/61, recepita recentemente, che
prevede misure intese a evitare o ridurre le emissioni delle attività industriali nell’aria, nell’acqua e nel terreno, nonché la produzione di rifiuti, al fine di conseguire un elevato livello complessivo di protezione ambientale, anche in relazione alle caratteristiche del sito.
Questa direttiva, recepita in Italia con il D.Lgs. 372/99, avrà grandi riflessi sulle emissioni
in atmosfera in quanto entro il 2005 buona parte delle aziende dovrà dotarsi di un autorizzazione integrata ambientale in cui verranno autorizzate tutte le forme di scarico in
ambiente e in cui i limiti verranno stabiliti in base alle Migliori Tecniche Disponibili (MTD)
o Best Available Techniques (BAT) da adottare per ridurre l’inquinamento.
Anche nel campo delle emissioni autoveicolari, il quadro è sostanzialmente costituito da
provvedimenti per la riduzione del contenuto di inquinanti nei carburanti e combustibili
(piombo, zolfo…) e da provvedimenti per l’introduzione di tecnologie di abbattimento delle
emissioni che nella maggior parte dei casi discendono da direttive o proposte emanate a
livello europeo (direttive EURO III, EURO IV, Autoil II).
Pur trattandosi di disposizioni di natura prevalentemente tecnica, le norme relative alle
emissioni da traffico veicolare hanno evidentemente una rilevanza diretta per la fase
conoscitiva e per la fase propositiva del piano di risanamento.
12
Per le emissioni inquinanti determinate dal riscaldamento civile, invece, oltre alla sostituzione dei combustibili tradizionali con il metano, gli orientamenti ormai consolidati a livello internazionale sono rivolti all’incremento dell’efficienza energetica (grazie allo sviluppo
di tecnologie innovative), al risparmio energetico e all’impiego di fonti energetiche alternative (“pulite”).
In questo contesto, oltre alla L. 615/66 e al DPR 1391/70, che regolano gli aspetti tecnico
costruttivi e autorizzativi concernenti l’installazione, la conduzione e la vigilanza degli
impianti termici, e al DPCM 02-10-1995, relativo alle caratteristiche tecniche degli impianti e alle caratteristiche merceologiche dei combustibili aventi rilevanza ai fini dell'inquinamento atmosferico, rivestono particolare importanza, la L. 10/91, relativa al piano energetico nazionale, all’uso razionale dell’energia, al risparmio energetico e all’impiego di fonti
rinnovabili di energia, e il DPR 412/93, sul contenimento dei consumi di energia per gli
impianti termici degli edifici.
1.1.1
Primi adempimenti normativi: la zonizzazione della qualità dell’aria
Le leggi di riforma delle autonomie locali hanno avuto una ricaduta anche sulla definizione del quadro delle competenze in materia di inquinamento atmosferico.
In particolare la Regione Emilia Romagna con la LR 3/99 “Riforma del sistema regionale
e locale” ha inteso tradurre il proprio ruolo pianificatorio in termini di indirizzi, obiettivi ed
omogeneità degli strumenti tecnici affidando la pianificazione operativa alla scala interprovinciale, provinciale e comunale.
In conformità a questa norma è stata demandata alle Province l’individuazione delle zone
per le quali è necessario predisporre un piano finalizzato al risanamento della qualità dell’aria, sulla base di criteri ed indirizzi predisposti dalla Regione.
Con la delibera di Giunta n°804 del 15 maggio 2001 la regione ha predisposto le linee di
indirizzo per l’espletamento delle funzioni assegnate agli Enti locali in materia di inquinamento atmosferico; nel documento viene anche presentata una zonizzazione del territorio
regionale su base comunale, in cui vengono individuate tre zone di caratteristiche omogenee in base alla diversa pressione antropica; l’appartenenza di un territorio ad una zona
piuttosto che ad un’altra è in relazione a valutazioni sui fattori di pressione che insistono
sul territorio stesso: numero e tipologie di aziende, numero di abitanti, numero di veicoli
immatricolati, consumi di combustibile, ecc. Inoltre vengono definiti gli agglomerati che
rappresentano aree del territorio ove la pressione antropica concentrata esalta condizioni
di inquinamento critiche.
1 • introduzione
13
Nella primavera 2003, la Regione ha rivisto la zonizzazione precedentemente proposta
individuando due sole zone (A e B) e rideterminando gli agglomerati:
•
Zona A comprende:
-
territori dei comuni più densamente popolati e nei quali sono presenti stabilimenti industriali o di servizio che, per potenzialità produttiva o numero, possono provocare un
elevato inquinamento atmosferico;
territori dei comuni confinanti con quelli indicati al punto precedente e per i quali è previsto o è prevedibile uno sviluppo industriale od antropico in grado di produrre un notevole inquinamento atmosferico.
-
La Zona A presenta valori di qualità dell’aria superiori ai valori limite, occorre predisporre
piani e programmi a medio termine allo scopo di raggiungere nei tempi indicati dalla normativa in vigore (DM n°20/02) i valori di qualità dell’aria prescritti.
•
Zona B comprende:
-
i territori dei comuni scarsamente popolati nei quali sono presenti stabilimenti industriali o di servizio che per potenzialità produttiva o numero, possono provocare un
modesto inquinamento atmosferico ed i territori dei comuni con essi confinanti per i
quali è previsto uno sviluppo industriale ed antropico in grado di provocare un modesto inquinamento atmosferico;
i territori dei comuni scarsamente popolati nei quali sono presenti aree di particolare
interesse ambientale, turistico, artistico archeologico o per le quali è previsto lo sviluppo di attività agricolo forestali poco compatibili con l’insediamento di particolari stabilimenti industriali o con insediamenti antropici di particolare rilevanza.
-
La Zona B presenta valori di qualità dell’aria inferiori ai valori limite e non presenta rischi
di superamento per cui occorre predisporre piani di mantenimento.
•
Agglomerati
porzione di zona A dove è particolarmente elevato il rischio di superamento del valore limite e/o delle soglie di allarme. In questo caso occorre predisporre piani di azione
a breve termine.
Secondo lo schema proposto dalla Regione, i comuni sarebbero così suddivisi:
Forlì-Cesena
14
R11:
Bertinoro
Cesena
Forlì
Forlimpopoli
Gambettola
Longiano
Montiano
Bertinoro
Cesena
Cesenatico
Forlì
Forlimpopoli
Gambettola
Gatteo
Longiano
Montiano
San Mauro Pascoli
Savignano
sul Rubicone
Bagno di Romagna
Borghi
Castrocaro Terme e
Terra del Sole
Civitella di Romagna
Dovadola
Galeata
Meldola
Mercato Saraceno
Modigliana
Portico e
San Benedetto
Predappio
Premilcuore
Rocca S. Casciano
Roncofreddo
Santa Sofia
Sarsina
Sogliano sul Rubicone
Tredozio
Verghereto
Fig.1.1
I comuni di Bertinoro, Montiano, Longiano, inseriti nell’agglomerato R11, presentano una
peculiarità comune e cioè il loro centro storico risiede in zona diversa, per caratteristiche
geomorfologiche, rispetto alla zona industriale che si trova concentrata a ridosso della via
Emilia. Il DM 261 dell’ottobre 2001, che detta il regolamento recante le direttive tecniche
per la valutazione preliminare della qualità dell’aria ambiente, i criteri per l’elaborazione
del piano e dei programmi di cui agli articoli 8 e 9 del DL.vo n°351 del 1999, sebbene privilegi la zonizzazione secondo confini amministrativi per assicurare un buon collegamento con le azioni da intraprendere, permette anche la suddivisione del territorio secondo
confini individuati sulla base di precisi punti di riferimento geografici. A seguito di una verifica da parte di ARPA, eseguita anche per i comuni di Meldola e Mercato Saraceno, la
Provinicia ha deliberato alcune modifiche alla zonizzazione proposta dalla Regione e in
particolare il comune di Meldola è stato inserito integralmente in zona A, i comuni di
Bertinoro e Longiano sono stati suddivisi in una parte inserita in agglomerato e una parte
in zona A, il comune di Montiano è stato inserito in zona B. Tutti gli altri comuni non hanno
subito modifiche rispetto a quanto individuato dalla Regione.
1 • introduzione
15
Confini provinciali
Zonizzazione D.M. 60/2002
Zona A
Zona B
La mappa riportante la zonizzazione definitiva deliberata dalla Provincia.
1.1.2
La rete di monitoraggio di qualità dell’aria
L’esistente rete provinciale di monitoraggio di qualità dell’aria è stata realizzata secondo Il
D.M. 20 maggio 1991, che stabiliva i parametri da monitorare ed i criteri che dovevano
essere seguiti nella progettazione di una rete.
Una rete di monitoraggio della qualità dell’aria doveva essere costituita da:
16
a. una o più stazioni di base o di riferimento, collocate in parchi o isole pedonali, in cui
misurare: biossido di zolfo, idrocarburi, ossidi di azoto, monossido di carbonio, ozono,
particelle sospese e piombo;(Stazione tipo A)
b. stazioni situate in zone ad elevata densità abitativa nelle quali misurare la concentrazione di alcuni inquinanti primari e secondari con particolare riferimento a biossido d’azoto, idrocarburi, biossido di zolfo, particelle sospese e piombo;(Stazione tipo B)
c. stazioni situate in zone ad elevato traffico per la misura degli inquinanti emessi direttamente dal traffico autoveicolare, (monossido di carbonio, idrocarburi), e in zone ad alto
rischio espositivo quali strade ad elevato traffico e a bassa ventilazione.
(Stazione tipo C)
d. stazioni situate in periferia od in aree suburbane finalizzate alla misura di inquinanti
fotochimici, biossido d’azoto, ozono, PAN, da pianificarsi sulla base di campagne preliminari di valutazione dello smog fotochimico particolarmente nei mesi estivi.
(Stazione tipo D).
Meteo NOX
Cesena
Via Mulini
J
SO2
PTS
Pb
J
CO
PM10
J
O3
J
Stazione tipo B
J
Piazza Bufalini
J
J
J
J
Stazione tipo A
Via Emilia
J
J
J
J
J
J
Stazione tipo C
Forlì
(Piazza Morgagni)
Piazza Beccaria
J
Stazione tipo B
Parco della
Resistenza
J
J
Stazione tipo A
Viale Roma
Stazione tipo C
La situazione attuale
J
J
J
J
J
J
J
J
17
1 • introduzione
L’ultima normativa tecnica modifica sia i criteri di dimensionamento di una rete sia la classificazione delle diverse stazioni di misura.
Seguendo quindi i criteri regionali nella riprogettazione della rete provinciale, per disporre
di informazioni su tutto il territorio e non solo sui centri urbani, la nuova collocazione delle
stazioni di rilevamento nelle diverse zone seguirà il seguente schema:
• Negli agglomerati saranno collocate stazioni di traffico, di fondo urbano e/o residenziali
zone di tipo A saranno collocate stazioni di fondo suburbano e/o di fondo rurale
• Nelle
Nelle
zone di tipo B saranno collocate stazioni di fondo rurale remoto
•
Tenuto conto che il numero delle stazioni deve essere maggiormente orientato alla salvaguardia della popolazione, ed in relazione alla zonizzazione approvata dalla Provincia, la
rete provinciale, secondo le linee guida redatte dall’eccellenza Arpa “Qualità dell’aria” di
Parma, dovrà essere così configurata:
Zona
Stazione
Class. Tipologia
A
Tipologia
Esterna a
FC1 Fondo
l’agglomerato
rurale
BRu
FC2 Fondo
suburbano
BS
Aggl.
B
Interna a
FC3 Fondo
l’agglomerato
residenziale
BU-Res
Protezione
della
vegetazione
Totali sensori
*
Campionatore passivo
PM10 PM2.5 NOx
J
J
CO
BTX SO2
J
J
J
J
J
J
J
J
J
J
FC4 Fondo
urbano
BU
J
J
FC5 Traffico
TU
J
FC6 Fondo
remoto
BRe
J
J
J
6
3
6
J
J
J
J
O3
J
J
3
J
3
J*
J
2
4
La localizzazione esatta delle diverse stazioni, all’interno delle zona A, zona B ed
Agglomerato, è ancora in via di definizione da parte degli enti interessati.
1.1.3
Certificazione della rete di monitoraggio di qualità dell’aria
Nel corso del 2003 è iniziata la riqualificazione della rete di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico della regione Emilia Romagna.
Gli input più qualificati in tal senso provenivano:
•
•
•
18
dalla normativa nazionale ed europea di recente emanazione
dalla Direzione Generale di Arpa, che aveva adottato la “qualità dell’aria” quale tema
prioritario dell’attività dell’agenzia per il triennio 2002-2004: “In riferimento alla persistenza dei fenomeni di inquinamento atmosferico, che hanno interessato l’intero territorio della regione Emilia Romagna, la Direzione Generale, preso atto degli sforzi
compiuti dagli Enti territoriali ai vari livelli, ritiene indispensabile migliorare la performance dell’Agenzia in materia di valutazione e gestione della qualità dell’aria con l’obiettivo di garantire agli stake-holder istituzionali adeguati strumenti di supporto alla
definizione e gestione di efficaci interventi di risanamento”
dalla Regione, che nel corso del 2001 ha commissionato ad Arpa l’elaborazione di una
proposta di revisione della rete di monitoraggio dell’aria (Progetto SINA).
A seguito di ciò è divenuto imprescindibile procedere all’implementazione di un sistema di
gestione che garantisca la qualità di tutto il processo di monitoraggio in ogni singola fase.
La gestione delle reti di monitoraggio della qualità dell’aria deve essere affrontata come
un processo produttivo, costituito da un insieme articolato di attività fortemente correlate
fra di loro, di cui i dati e la reportistica costituiscono il prodotto definitivo.
Occorre la definizione e l’adozione di un adeguato Sistema di gestione per la Qualità delle
reti di monitoraggio dell’aria; la Sezione Arpa di Forlì-Cesena con l’Eccellenza Valutazione
e Gestione della Qualità dell’Aria di Parma e la Sezione Qualità della Direzione Generale,
ha fatto da capofila in questo progetto che dovrebbe portare alla certificazione ISO 9001
della Rete Regionale di Qualità dell’aria.
1 • introduzione
19
1.2 Il modello DPSIR
Numerose sono le metodologie finora utilizzate per rappresentare la situazione ambientale in un territorio e tutte hanno sofferto del problema della difficoltà di rappresentare in termini chiari e corretti fenomeni complessi ed interconnessi.
La metodologia DPSIR, che qui brevemente è illustrata, è quella adottata nella redazione
di questo lavoro in quanto sembra quella più idonea a rappresentare la situazione ambientale della qualità dell’aria.
Le origini fanno riferimento al sistema messo a punto dall'OCSE nel 1994 definito
Pressione/Stato/Risposta, in quanto determina una consequenzialità tra una Pressione
ambientale, lo Stato dell'Ambiente che ne deriva e la Risposta che occorre mettere in atto
per mitigare e/o prevenire gli impatti negativi sull'ambiente.
Il modello PSR è stato ripreso dal Rapporto Dobris dell'Agenzia Europea dell'Ambiente
che lo ha ulteriormente affinato con l'introduzione dei Fattori Generatori delle pressioni
(popolazione, industria, agricoltura, trasporti, eventi naturali) e degli Impatti (economici e
sulla salute) dando vita al nuovo modello DPSIR (Driving force, Pressure, State, Impact,
Il modello DPSIR
(te
log
o
cn
Bo
nif
e
Int
ich
scr
iti p
pre ite, lim
i
t
l
n
pu
rve
ie
e
i
gic
olo )
n
c
i
i/te missiv
ittiv
er
Reponse).
Lo schema è stato adottato dalla EEA (European Environmental Agency), in modo da proporre con esso una struttura di riferimento generale, un approccio integrato nei processi
di reporting sullo stato dell'ambiente, effettuati a qualsiasi livello europeo o nazionale.
Esso permette di rappresentare l'insieme degli elementi e delle relazioni che caratterizzano un qualsiasi tema o fenomeno ambientale, mettendolo in relazione con l'insieme delle
politiche esercitate verso di esso.
La struttura dello schema è costituita dai seguenti moduli.
20
D Driving forces - Determinanti o Forze determinanti
Attività e comportamenti umani derivanti da bisogni individuali, sociali, economici; stili di
vita, processi economici, produttivi e di consumo da cui originano pressioni sull'ambiente.
P Pressures - Pressioni
Pressioni esercitate sull'ambiente in funzione dei determinanti, cioè delle attività e dei
comportamenti umani.
S States - Stati
Mostrano la condizione dell’ambiente, dando una descrizione qualitativa e quantitativa dei fenomeni fisici, chimici e biologici.
I Impacts - Impatti
Cambiamenti significativi dello stato dell'ambiente che si manifestano come alterazioni negli ecosistemi, nella loro capacità di sostenere la vita, la salute umana, le performance sociali ed economiche.
R Reponses - Risposte
Azioni di governo attuate per fronteggiare gli impatti, indirizzate nei confronti di una
qualsiasi componente DPSIR; oggetto della risposta può essere un determinante, una
pressione, uno stato, un impatto, ma anche una risposta pregressa da correggere; le
risposte possono assumere la forma di obiettivi, di target, di programmi, di piani di
finanziamento, di interventi, di priorità, di standard da adottare, di autorizzazioni, di
verifiche, di controlli, ecc.
Per ogni determinante emergono fattori di pressione di vario genere che vanno a modificare lo stato di diverse matrici ambientali. Non è quindi facile seguire tutta la complessità
di queste relazioni a due - tre dimensioni in un documento scritto e con una sua linearità
di esposizione, ma si è cercato di farlo esponendo la maggior parte delle correlazioni e
ricorrendo anche all'utilizzo di indicatori, utili per fornire informazioni complesse.
Tale modello recepisce il suggerimento contenuto nel Technical Report n.25 dell’EEA
(Envinromental indicators: typology and overview), di analizzare le modalità di come e
perché gli indicatori che descrivono le attività antropiche producano le pressioni e di come
queste si traducano in impatti sullo stato dell’ambiente.
È stato così dato risalto, ad esempio, ai fenomeni economici e sociali che legano i determinanti alle pressioni.
Tale modello si prefigge di descrivere l’evoluzione dei singoli indicatori e le loro reciproche
1 • introduzione
21
Estensione del buco dell’ozono sull’’Antartico registrato nel settembre 2003 (Fonte: NASA)
interazioni favorendo in tal modo una visione multidisciplinare ed integrata e pertanto
costituisce la base metodologica su cui si basa il presente lavoro.
1.3 Effetti su scala globale
Si accetta comunemente che gli effetti ambientali dell’attività umana non siano più solo
localizzati vicino ai punti di emissione, ma interessino territori anche distanti. Si parla sempre più spesso di inquinamento transfrontaliero e globale a conferma che la globalizzazione, riguarda ormai anche questi aspetti negativi.
Senza dubbio tre sono i fenomeni a macroscala che destano maggiore preoccupazione e
precisamente il buco dell’ozono, le deposizioni acide e l’effetto serra.
1.3.1
Buco dell'Ozono
Lo strato di ozono è situato fra 10 e 50 km dalla superficie terrestre e contiene approssimativamente il 90% di tutto l’ozono atmosferico. In assenza di disturbi, l’ozono stratosferico si forma come conseguenza dell’equilibrio fotochimico fra molecole di ossigeno, atomi
di ossigeno e radiazione solare. Lo strato di ozono protegge la vita sulla Terra assorbendo efficacemente la radiazione ultravioletta-B del sole (UV-B).
La riduzione dello strato di ozono varia stagionalmente e a seconda della latitudine.
Nell’Europa continentale la riduzione è stata del 6/7 % nel corso della scorsa decade, con
cali più intensi in inverno e all’inizio della primavera.
Sopra l’Antartico la riduzione ha toccato il 55 % fra il 1987 e il 1993 con punte del 95 %
nello strato fra 13 e 21 km (bassa stratosfera).
Questa riduzione è dovuta principalmente all’immissione in atmosfera, effettuata negli
anni passati, di notevoli quantità CloroFluoroCarburi (CFC); questi sono gas prodotti artificialmente, usati principalmente come refrigeranti per impianti frigoriferi e condizionatori
d’aria, propellenti per bombolette di aerosol e come agenti schiumogeni. Sono sostanze
con elevata stabilità e come tali raggiungono la stratosfera senza decomporsi, ma, qui
giunti, danno luogo a reazioni chimiche che distruggono rapidamente l’ozono: tramite l’azione della luce ultravioletta si decompongono liberando atomi di cloro che attaccano l’ozono, si ipotizza che per ogni atomo di cloro liberato 100.000 molecole di ozono vengono
rimosse dall’atmosfera.
Le conseguenze fondamentali della riduzione dello strato di ozono sono:
•
•
•
•
22
disturbi alla struttura termica dell’atmosfera, con possibili variazioni nei sistemi di circolazione atmosferica
variazioni nella quantità di ozono troposferico (la fascia bassa dell’atmosfera)
riduzione dell’effetto serra generato dall’ozono
aumento della radiazione UV-B al suolo
L’aumento della radiazione UV-B, influisce sulla salute umana e degli ecosistemi, contribuisce al danneggiamento dei materiali e all’alterazione delle dinamiche dei processi fisico-chimici. Si stima che una riduzione della concentrazione di ozono del 10% risulterà in
un aumento del 2% delle morti per cancro alla pelle entro il 2030, indipendentemente dalla
pigmentazione della pelle. Ulteriori danni si manifestano nell’aumento dei casi di glaucoma e cataratta. Il rischio è particolarmente accentuato nelle popolazioni giovani, in quanto i bambini passano all’esterno molto più tempo degli adulti.
La radiazione UV-B influenza il metabolismo dell’azoto, la fotosintesi e altre importanti funzioni vitali. Si calcola che la produzione di fitoplancton antartica si sia ridotta dal 6 al 12 %.
La riduzione del fitoplancton si propaga su tutta la rete alimentare portando alla riduzione,
per esempio, delle popolazioni di pesci. Il fitoplancton è anche un enorme fissatore di anidride carbonica e la sua riduzione del 10% porterebbe alla non fissazione di 5 gigatonnellate di anidride carbonica (pari al quantitativo prodotto annualmente dalla combustione di
carburanti fossili in tutto il mondo) con conseguenti gravi conseguenze climatiche.
La radiazione UV-B porta al degrado di prodotti lignei e plastici, contribuendo in particolare alla decolorazione e alla perdita di resistenza.
Questo è il cosiddetto Ozono “buono” la cui esistenza è indispensabile alla vita sulla Terra
e non va confuso con l’ozono troposferico, il cosiddetto ozono “cattivo” che rappresenta il
parametro tipico del complesso fenomeno di smog fotochimico tipico dei periodi estivi
dovuto ad una serie di reazioni, catalizzate dalla luce solare, fra gli inquinanti prodotti dal-
Danneggiamento degli alveoli polmonari a
opera dell’ozono troposferico.
Clorosi e necrosi nelle piante.
1 • introduzione
1.3.2
23
Deposizioni acide
Cosa sono le deposizioni acide? Composti acidi che si depositano sulla superficie terrestre sotto forma di deposizioni sia secche sia umide (pioggia, neve, grandine, rugiada,
nebbia). L’acidificazione è la trasformazione di alcuni inquinanti atmosferici, soprattutto
ammoniaca, ossidi di zolfo, ossidi di azoto e anidride carbonica, in acidi, sia nell’atmosfera sia dopo deposizione.
Una volta immessi in atmosfera gli inquinanti vengono dispersi per effetto dei venti.
Il tempo di permanenza nell’atmosfera dei gas e del particolato acidificante dipende dalle
condizioni meteorologiche e chimiche. In genere i composti dello zolfo vengono ossidati
prevalentemente nell’arco di due/quattro giorni dall’emissione. Gli ossidi di azoto tendono
a permanere più a lungo nell’atmosfera. Queste interazioni fanno sì che i composti dello
zolfo e dell’azoto vengano trasportati per distanze di diverse centinaia di km, dando luogo
a processi di deposizione a lunga distanza ed a scala continentale.
L'unità di misura dell'acidità è il pH, collegato al contenuto di ioni idrogeno: il pH uguale a
7 rappresenta la perfetta neutralità, soluzioni a pH minore sono definite acide e soluzioni
a pH maggiore alcaline.
Normalmente il pH naturale della pioggia è pari a 5,6; i ghiacciai ci forniscono una testimonianza di quale fosse il pH prima dell'era industriale: gli strati più antichi dimostrano che
esso non era mai minore di 5.
L’impatto sull’ecosistema dipende dal tipo di suolo e dalla sua sensibilità alle deposizioni
acide; in Europa, negli anni ottanta, molti sistemi forestali hanno subito danni nella crescita e nello stato di salute delle foglie.
Grazie alle riduzione di ossidi di azoto e di zolfo, come richiesto dagli obiettivi fissati dal
Quinto Programma Quadro della UE, il fenomeno sembra attenuato rispetto ai decenni
scorsi, anche se neutralizzare l’eccesso di sostanze acide richiederà ancora diversi anni,
in funzione della presenza di elementi alcalini presenti nei suoli e nell’atmosfera.
1.3.3
Effetto Serra
L’effetto serra è un fenomeno senza il quale la vita, come la conosciamo adesso, non
sarebbe possibile. Consiste in un riscaldamento del pianeta per effetto dell’azione dei
cosiddetti gas serra, composti presenti nell’aria a concentrazioni relativamente basse (anidride carbonica, vapor acqueo, metano, ecc.). I gas serra permettono alle radiazioni solari di passare attraverso l’atmosfera mentre ostacolano il passaggio verso lo spazio di parte
delle radiazioni infrarosse provenienti dalla superficie della Terra e dalla bassa atmosfera
(il calore riemesso); in pratica si comportano come i vetri di una serra e favoriscono la
regolazione ed il mantenimento della temperatura terrestre ai valori odierni.
Questo processo è sempre avvenuto naturalmente e fa sì che la temperatura della Terra
sia circa 33°C più calda di quanto lo sarebbe senza la presenza di questi gas.
Attualmente però si stima che il clima della Terra sia destinato a cambiare per l’alterazione antropogenica della composizione chimica dell’atmosfera.
I principali gas serra sono: anidride carbonica, protossido di azoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi, esafluoruro di silicio; come tali sono regolamentati dal protocollo di Kyoto
(accordo internazionale che vincola i paesi firmatari a ridurre l’emissione dei gas serra).
Ogni gas serra è caratterizzato da un indice GWP: per meglio definire l’apporto che ogni
determinato gas serra fornisce al fenomeno del riscaldamento globale, si è concepito il
potenziale di riscaldamento globale (Global Warming Potential, GWP). Questo valore rappresenta il rapporto fra il riscaldamento globale causato in un determinato periodo di
tempo (di solito 100 anni) da una particolare sostanza ed il riscaldamento provocato dal
biossido di carbonio nella stessa quantità. Così, definendo il GWP della CO2 pari a 1, il
metano ha GWP pari a 21, il CFC-12 ha un GWP di 8500, mentre il CFC-11 ha un GWP
di 5000. Vari HCFC e HFC hanno un GWP varabile fra 93 e 12100.
L’effetto macroscopicamente più vistoso dell’effetto serra sono i cambiamenti climatici; per
clima (a livello globale) deve intendersi lo stato di equilibrio energetico tra il flusso totale
di energia entrante sul nostro pianeta, che è quasi totalmente l’energia solare, ed il flusso
totale di energia uscente dal nostro pianeta, che è in parte radiazione solare riflessa dall’atmosfera, dal suolo e dalle nubi, ed in parte energia emessa e irraggiata dalla Terra nel
suo insieme. Quando questo equilibrio viene alterato tutto il sistema tende a raggiungere
nuovi equilibri e quindi il clima tende a cambiare.
Fra i fenomeni più rilevanti si hanno:
•
Temperatura
La media globale del nostro pianeta è aumentata di un valore compreso fra 0,4 e 0,8 °C a
partire dal 1800. Se si analizzano le temperature minime e massime (giornaliere, mensili, annuali) si nota che il riscaldamento globale è dovuto essenzialmente all’aumento delle temperature minime il cui tasso di crescita è stato doppio delle temperature
massime.
•
Ghiacci polari
Quelli antartici risultano stabili mentre quelli artici hanno subito una riduzione negli ultimi decenni; si sono verificate diminuzioni anche dei ghiacciai alpini delle medie latitudini dell’emisfero Nord.
•
Precipitazione e siccità
Le precipitazioni totali annue sono in aumento nell’emisfero Nord e soprattutto a
medie e alte latitudini. Nelle regioni subtropicali vi è una chiara tendenza alla diminuzione.
•
Circolazione atmosferica e oceanica
Esistono due fenomeni periodici e ricorrenti: El Niño e la NAO (North Atlantic
Oscillation). Il comportamento del Niño risulta anomalo dal 1970: si è notato un
aumento della frequenza e della intensità del fenomeno. Per quanto riguarda la NAO
essa è accoppiata con la circolazione delle correnti oceaniche del Nord Atlantico e
con la circolazione generale della zona artica. Tale accoppiamento ha rafforzato negli
ultimi anni la formazione dei cicloni extratropicali, burrasche e venti associati a perturbazioni di origine atlantica.
24
1 • introduzione
•
25
Precipitazioni estreme
Le valutazioni del Intergovernamental Panel on Climate Change (IPCC) indicano un
aumento di intensità. Non è aumentata la frequenza dei cicloni tropicali (uragani, tifoni, tornado) ed extratropicali, ma la loro intensità.
Volendo effettuare una valutazione dei gas serra imputabili all’attività antropica di un definito territorio il punto di riferimento metodologico è il manuale per la realizzazione degli
inventari dei gas serra (1996 IPCC Guidelines for National Greenhouse Gas Inventories).
I settori considerati dal manuale sono l’energia, i processi industriali, l’uso del suolo e delle
foreste, l’agricoltura, i rifiuti. L’approccio è sempre quello di fornire fattori di emissione specifici per i vari settori al fine di stimare il contributo di ciascuna matrice al panorama emissivo totale. Le approssimazioni necessarie sono più o meno spinte a seconda della disponibilità di dati aggiornati e reali del proprio territorio. Per la Provincia di Forlì-Cesena i settori agricoltura, rifiuti e energia risultano coperti da una buona mole di informazioni, spesso con trend su più anni. Più frammentario risulta invece il settore industriale e quello dell’uso del suolo non tanto per la mancanza di dati, ma piuttosto per la presenza di dati non
sempre aggiornati. Il panorama forestale, particolarmente importante in quanto le piante
contribuiscono al riassorbimento di CO2, necessita sicuramente di studi approfonditi per
poter essere valutato nella sua complessità; tuttavia è possibile stimare il riassorbimento
minimo e massimo da parte delle foreste.
A seguito, quindi, di una stima di massima si può definire che il contributo totale di gas ad
effetto serra, per la Provincia di Forlì-Cesena, è pari a poco più di 2 milioni di tonnellate di
CO2 equivalente (anno 2001).
determinanti
27
2 • determinanti
29
2.1 Le fonti di inquinamento
traffico, riscaldamento, processi industriali, zootecnia, agricoltura, trattamento dei rifiuti
Con la parola “inquinamento” si intende qualsiasi alterazione dello stato naturale dell’ambiente, sia essa indotta dall’uomo, sia essa indotta da fenomeni naturali. Nell’impossibilità
di controllare i fenomeni naturali, l’attenzione si pone quasi esclusivamente sull’attività
antropica e sul suo impatto sull’ambiente. Tutte le attività che prevedono una emissione
in atmosfera determinano un carico inquinante più o meno accentuato. Lo sviluppo dei trasporti e delle attività industriali ha reso determinanti il settore traffico e il settore produttivo, che da soli costituiscono spesso oltre il 60% del carico inquinante in atmosfera. I gas
di scarico delle diverse tipologie di veicoli sono costituiti dai prodotti della combustione dei
carburanti nei motori a scoppio, modificati dalla presenza di catalizzatori e filtri nei veicoli
di più recente costruzione. Gli inquinanti prodotti invece dalle emissioni industriali sono
direttamente legati al processo produttivo dell’azienda.
Altro settore sicuramente determinante per la qualità dell’aria è il riscaldamento civile.
Tuttavia questo settore ha subito un forte miglioramento in seguito alla elevata metanizzazione che si è attuata.
La zootecnia e l’agricoltura determinano un inquinamento atmosferico sicuramente meno
localizzato. Il settore zootecnico contribuisce con l’emissione di abbondanti quantità di gas
ad effetto serra (metano e protossido d’azoto) dovuti alla fermentazione enterica degli animali (la fermentazione che permette la digestione della cellulosa negli stomaci degli erbivori) e alla fermentazione del liquame e del letame. Il contributo di inquinanti diversi quali
polveri e sostanze organiche volatili è indiscutibile, ma molto più difficilmente stimabile.
Anche l’utilizzo di fertilizzanti in agricoltura determina un’emissione di sostanze inquinanti in maniera diffusa. In questo caso è la composizione chimica del fertilizzante a determinare la natura dell’inquinante.
Infine, il settore del trattamento dei rifiuti (siano essi destinati a discarica, siano essi destinati a inceneritori, siano essi rifiuti veri e propri oppure liquami in fognatura) oltre a suscitare una grande attenzione degli abitanti nelle vicinanze delle strutture di smaltimento,
genera tutta una serie di molteplici inquinanti.
2.2 Le condizioni meteorologiche
analisi dei principali eventi determinanti fenomeni di localizzazione degli inquinanti
Le condizioni meteorologiche sono il fattore determinante negli episodi di inquinamento
acuto dell’aria. Se infatti alcuni settori (soprattutto il civile) possono manifestare una spiccata stagionalità nei picchi delle loro emissioni (il settore civile inquina principalmente
quando sono accesi gli impianti di riscaldamento domestico), il panorama emissivo totale
rimane abbastanza costante nel corso dell’anno, mentre molto variabili sono le condizioni meteorologiche. Di seguito si analizzano a titolo di esempio due degli episodi più critici
del 2003, registrati rispettivamente nella stagione fredda e nella stagione calda.
PM10
16-18 gennaio 2003
Domenica 12 gennaio le concentrazioni di polveri sottili erano inferiori ai 50 microgrammi
su metro cubo (µg/m3) in tutta l’Emilia Romagna. A partire da lunedì 13 gennaio 2003 i
livelli medi giornalieri di PM10 aumentano progressivamente, ad un ritmo di circa 20 µg/m3
al giorno. Le concentrazioni raggiungono i livelli più elevati (100-190 µg/m3) nella giornata del 17 in quasi tutte le stazioni, ad eccezione di Faenza e Cesena, dove i livelli massimi di inquinamento si registrano sabato 18.
Le centraline collocate in zone a traffico limitato o parchi misurano valori di PM10 più bassi,
ma comunque vicini ai 100 µg/m3 .Sabato le concentrazioni cominciano a scendere in
quasi tutta l’Emilia-Romagna, e domenica 19 un’ulteriore marcata diminuzione (di circa 70
µg/m3) riporta i livelli di PM10 a valori medi di 50 µg/m3.
Situazione meteorologica in Emilia-Romagna
30
Il periodo fra il 13 e il 19 gennaio è caratterizzato dalla sostanziale assenza di precipitazioni. L’intensità del vento cala bruscamente nei primi due giorni, passando nella fascia
costiera da valori medi di 4.5 m/s a meno di 1.5 m/s e favorendo il diminuire della visibilità. In quei giorni anche la nuvolosità va gradualmente calando; mercoledì 15 il cielo è
sereno su tutta la regione. Giovedì 16 però il transito della saccatura sulle Alpi orientali
porta condizioni di nuvolosità persistente, associate alla riduzione della radiazione solare
e ad un’ulteriore diminuzione della visibilità. Intanto si registra un lieve aumento dell’intensità del vento nel settore orientale, più marcato sulla costa.
Nel periodo considerato dunque, l’indebolirsi del vento prima (a partire dal 13) e il persistere della nuvolosità poi (dal 16), inducono una progressiva stabilizzazione degli strati più
bassi dell’atmosfera: l’altezza di rimescolamento massima diurna scende fino a valori inferiori ai 400 m su gran parte del territorio regionale e il 17 si osserva anche un’inversione
termica diurna. Parallelamente, anche di notte lo strato limite atmosferico si stabilizza: a
Milano Linate, ma soprattutto a San Pietro Capofiume (tra Bologna e Ferrara), le radiosonde registrano, tra il 13 e il 17, intense inversioni notturne (fino a 10 gradi, nella notte
del 16) ad una quota di circa 200 m.
Sabato 18 e domenica 19 l’intensità del vento aumenta e la nuvolosità cala nei settori
costiero e orientale, le inversioni notturne si interrompono e il rimescolamento si intensifica, di notte quasi ovunque e sulla costa anche di giorno.
Commento
Come spesso accade, l'evento sembra essere controllato principalmente dalla situazione
meteorologica a scala sinottica: l'andamento delle concentrazioni di PM10 è simile in tutto
il territorio regionale e segue l'evolversi della configurazione meteorologica. Anche l'evoluzione temporale è abbastanza tipica: un fase iniziale di aumento regolare delle concentrazioni (rispetto ad altri eventi leggermente più lento, ma più prolungato), una fase centrale con concentrazioni elevate, una rapida diminuzione nella fase finale.
L'aumento delle concentrazioni è stato permesso da 4 giorni consecutivi di calma sinottica (12-15 gennaio) ma le concentrazioni particolarmente elevate del 16-17 sono state
2 • determinanti
31
determinate anche dalla concomitante presenza di nuvolosità, venti deboli e marcata stabilità atmosferica.
E' tuttavia interessante notare come i valori più elevati siano stati misurati sulla fascia
costiera, e non al centro della pianura padana come accade normalmente: ciò potrebbe
essere attribuito, oltre che al persistere di venti particolarmente deboli (rispetto ai valori
medi sulla costa), alla direzione del vento vicino al suolo, che tende ad accumulare verso
la costa romagnola gli inquinanti prodotti in pianura.
Sulla fascia costiera, la fine dell'evento è stata determinata dall'intensificarsi del vento,
che ha permesso un aumento del rimescolamento in particolare nelle ore notturne e, dopo
un giorno, il calo delle concentrazioni.
Nella pianura interna, invece, il 19 gennaio le concentrazioni calano bruscamente, nonostante i venti rimangano deboli e l'altezza di rimescolamento non aumenti in modo significativo; l'aumento della radiazione solare può aver determinato un maggior rimescolamento nelle zone in cui il cielo era sereno, mentre vicino al Po il persistere della nebbia
per diversi giorni può aver determinato la deposizione umida di una parte delle polveri. Alla
riduzione possono aver contribuito anche la giornata festiva e le limitazioni al traffico adottate nella pianura padana.
Ozono 11-15 giugno 2003
A partire dal 5 giugno, i livelli di ozono in Emilia Romagna sono gradualmente aumentati,
assestandosi su valori medio-alti. In particolare, tra l'11 e il 15, le concentrazioni sono
state superiori al livello di attenzione (180 µg/m3) sulla maggior parte del territorio regionale: i valori più elevati sono stati registrati attorno al giorno 13, con medie areali di settore tra i
210 e i 240 µg/m3 e valori puntuali superiori ai 270 µg/m3.
In queste giornate, l'evoluzione spaziale e temporale delle concentrazioni e' stata piuttosto regolare: dal 9 al 13 giugno i valori sono cresciuti ad un ritmo di circa 15 µg/m3 al giorno, per poi diminuire gradualmente nei giorni successivi, e questo tipo di andamento ha
interessato la maggior parte delle stazioni di misura.
Analizzando più in dettaglio i dati osservati, si possono distinguere due zone: la pianura
interna (pianura occidentale, Bologna e Ferrara), caratterizzata da concentrazioni elevate
e molto omogenee, e la fascia interessata dalla brezza marina (fascia costiera, Forlì,
Faenza), con minori variazioni da un giorno all'altro e valori leggermente inferiori. Come
accade nella maggior parte degli episodi di ozono, le stazioni di fondo (Gherardi e Monte
Cuccolino), lontane da tutte le emissioni di inquinanti, hanno registrato i valori di picco più
elevati, mentre le concentrazioni sistematicamente più' basse registrate nelle stazioni di
Parma e Fiorano sono probabilmente legate a meccanismi locali di rimozione dell'ozono.
Si noti infine che, negli stessi giorni, anche il PM10 ha raggiunto valori elevati, in particolare sulla fascia costiera.
Situazione meteorologica in Emilia-Romagna
In Emilia-Romagna, sono state giornate particolarmente calde e afose: le temperature
massime hanno superato di 8-10 gradi la media stagionale, con valori oltre i 38 gradi nelle
zone interne e i 34 gradi sulla costa, e il loro andamento ha ricalcato quello delle concen-
trazioni di ozono.
I parametri meteorologici erano tuttavia favorevoli al rimescolamento degli strati più bassi
dell'atmosfera: i venti al suolo sono stati deboli ma non calmi (valori medi sui 2 m/s), con
circolazioni di brezza particolarmente sviluppate ed estese almeno fino a 30 km nell'entroterra; il cielo sereno o velato e le elevate temperature hanno mantenuto sempre alta,
oltre i 2000 metri, l'altezza di rimescolamento diurna.
Commento
32
Nel complesso, questo episodio è stato dominato e determinato dalla situazione meteorologica a scala sinottica: l'espansione dell'alta pressione e l'aumento delle temperature
sono molto ben correlate con le concentrazioni di ozono osservate in Emilia -Romagna e
nelle regioni circostanti; l'esaurimento dell'episodio non e' stato rapido come in altri casi,
ma ha seguito la graduale attenuazione delle forzanti meteorologiche.
La presenza di venti particolarmente deboli nei bassi strati (fino alla quota corrispondente all'altezza dello strato rimescolato) ha impedito il ricambio della massa d'aria presente
sulla Pianura Padana, contribuendo all'accumulo di elevate quantità di ozono: nonostante l'aria vicino al suolo fosse ben rimescolata, gli inquinanti sono rimasti confinati in uno
strato con venti molto deboli e non hanno potuto disperdersi.
Le concentrazioni di ozono hanno quindi raggiunto il valore corrispondente all'equilibrio
delle reazioni fotochimiche, determinato solo da temperatura e quantità di inquinanti presenti, raggiungendo valori molto elevati.
I livelli relativamente alti di PM10 sono probabilmente dovuti in gran parte alle polveri
secondarie, vale a dire a quella frazione di polveri che non sono emesse direttamente, ma
si formano in atmosfera con meccanismi chimici simili a quelli che portano alla formazione dell'ozono. Una conferma indiretta di questa dinamica è data dal fatto che le concentrazioni di polveri osservate nelle zone a traffico intenso sono state simili a quelle rilevate
nelle stazioni poste in aree verdi.
pressioni
33
3 • pressioni
35
3.1 Le fonti naturali
Gli inquinanti naturali dell’aria sono sempre stati parte della storia dell’uomo. Le polveri e
i vari gas emessi dai vulcani, dagli incendi delle foreste e dalla decomposizione dei composti organici entrano in atmosfera ad intervalli più o meno regolari e in qualche caso a
livelli che possono causare degli effetti drammatici a carico del clima. In ogni caso bisogna sottolineare che gli inquinanti naturali non rappresentano necessariamente un serio
problema come possono esserlo gli inquinanti generati dalle attività umane perché risultano spesso notevolmente meno pericolosi dei composti prodotti dall’uomo e non si concentrano mai sulle grandi città.
Le sorgenti naturali di biossido di zolfo comprendono i vulcani, la decomposizioni organiche e gli incendi delle foreste. L’ammontare preciso delle emissioni naturali risulta difficile da quantificare, nel 1983 si stimava che le emissioni di biossido di zolfo si aggirassero
sugli 80-290 milioni di tonnellate (le sorgenti antropogeniche nel mondo emettevano circa
69 milioni di tonnellate all’anno).
Le sorgenti naturali di ossidi di azoto includono i vulcani, gli oceani, le decomposizioni
organiche e l’azione dei fulmini. Le stime ipotizzano un valore variabile fra i 20 e i 90 milioni di tonnellate all’anno per le sorgenti naturali, mentre per quelle antropogeniche un valore attorno ai 24 milioni di tonnellate.
L’ozono è un inquinante secondario che si forma in prossimità del livello del suolo come
risultato di una serie di reazioni chimiche catalizzate dalla luce. In ogni caso, circa il 1015% dell’ozono troposferico proviene dagli alti strati dell’atmosfera (stratosfera) dove si
forma per azione dei raggi UV a partire dall’ossigeno molecolare.
L’importanza delle sorgenti naturali di particolato è invece minore di quelle antropogeniche dato che originano particelle di dimensioni tali da non poter arrecare danni rilevanti
all’apparato respiratorio. Includono i vulcani e le tempeste di sabbia. Queste sorgenti solitamente non provocano degli episodi di inquinamento particolarmente acuto in quanto l’inquinamento in genere avviene su scala temporale relativamente ridotta. Esistono comunque le eccezioni: l’esplosione del vulcano Saint Helens nel maggio del 1980, per esempio, ha causato un peggioramento della qualità dell’aria negli Stati Uniti ed in tutto il
Pacifico nord-orientale per mesi dopo la sua eruzione, con ripercussioni anche sul clima
a livello mondiale.
Le polveri provenienti dal Sahara possono viaggiare nell’aria per migliaia di Km per poi
giungere non solo in paesi relativamente vicini come l’Italia e la Grecia, ma anche in zone
più remote come il Regno Unito.
Molti Composti Organici Volatili (COV) vengono prodotti in natura dalle piante. L’isoprene
è un comune COV prodotto dalla vegetazione; alcuni ricercatori ritengono che la sua
importanza nello scatenare l’asma ed altre reazioni allergiche sia molto più significativa di
altri composti di origine antropogenica. Le piante inoltre producono i pollini (considerati
componenti del particolato atmosferico) e tutti sono a conoscenza degli effetti allergici che
possono causare queste sostanze nei soggetti predisposti.
Le radiazioni ionizzanti sono in grado di produrre, direttamente o indirettamente, la ionizzazione degli atomi e delle molecole. Questa proprietà ha importanti conseguenze in termini sanitari, in quanto i danni indotti da queste radiazioni sulle macromolecole biologiche
possono dare origine a processi di cancerogenesi. Tra le principali sorgenti naturali di
esposizione vi sono la radiazione cosmica e la radiazione terrestre (radionuclidi presenti
nella crosta terrestre). Tra le sorgenti naturali il radon (Rn) rappresenta la principale fonte
di esposizione a radiazioni ionizzanti nell’uomo, soprattutto negli ambienti interni.
Altri inquinanti naturali di notevole importanza negli ambienti confinati (indoor) sono le
spore delle muffe e le polveri generiche.
La maggior parte dei composti gassosi dell’aria costituisce parte dei cicli naturali, per questo gli ecosistemi sono in grado di mantenere l’equilibrio tra le varie parti del sistema.
Comunque, l’introduzione di grandi quantità di composti addizionali può compromettere
anche definitivamente i naturali cicli biochimici preesistenti. Dato che molto poco può
essere fatto dall’uomo nei riguardi dell’inquinamento naturale, la maggior preoccupazione
deve essere quella di ridurre le emissioni inquinanti prodotte dalle attività umane.
3.2 Consumi energetici
Le variazioni annuali nei consumi energetici dipendono da molti fattori quali le fluttuazioni
demografiche, le condizioni meteorologiche, il numero di abitanti per unità abitativa e le
tecnologie utilizzate nella costruzione delle case. Nonostante, nel nostro paese, la popolazione sia quasi stabile, i consumi energetici sono in costante aumento.
36
Fonte: ENEL, sul sito delle Camere di Commercio.
Gli aumenti più significativi si registrano nel settore produttivo, ma anche il terziario e il
civile registrano un consistente aumento. Solo il settore agricolo rimane quasi invariato.
Si riporta l’andamento dei consumi elettrici per settore nella nostra Provincia.
(Dati in GWh/anno).
37
3 • pressioni
La nostra Provincia importa la quasi totalità dell’energia elettrica che consuma e quindi le
emissioni derivanti dalla produzione sono a carico di altre Provincie; non si riportano, quindi, stime delle emissioni imputabili al settore elettrico.
Diversi carburanti fossili liquidi e gassosi poi sono consumati nei trasporti, nei processi
industriali, nel riscaldamento e nelle lavorazioni agricole.
Nelle figure seguenti sono indicati i consumi di carburanti per i diversi settori nella provincia di Forlì/Cesena.
1997
1998
1999
2000
2001
2002
Benzina super
72.686
64.769
55.894
42.169
28.792
*
Benzina senza Pb
73.172
85.204
92.882
100.956
107.300
131.999
Gasolio
72.555
77.484
83.681
91.428
95.397
103.118
GPL
31.999
31.022
28.768
28.554
25.170
24.677
Metano
11.077
10.548
10.496
10.746
11.445
11.290
*
Non più in commercio.
Trasporti: quantitativi annui venduti espressi in migliaia di litri o migliaia di metri cubi per il metano.
(Fonte: Regione Emilia-Romagna - Statistica SelfService).
1997
1998
1999
2000
2001
Gasolio riscaldamento
14.458
7.084
6.122
8.950
25.709
Olio combustibile
46.146
29.196
22.955
14.586
14.990
Agricoltura e industria: quantitativi annui venduti espressi in migliaia di litri. (Fonte: MICA).
1998
1999
2000
2001
2002
Civile
202.541.616 203.098.523
206.113.705
205.285.881
205.412.919
Terziario
52.608.212
59.575.567
64.062.368
67.491.249
63.844.556
Pubblico
7.891.232
8.123.941
8.355.961
8.436.406
8.327.551
Industria
60.044.403
64.199.424
57.328.088
54.673.210
65.354.021
Totale
323.085.463
334.997.455
335.860.122
335.886.747
342.939.046
Industria e riscaldamento civile: quantitativi annui di gas naturale venduti espressi in metri cubi.
(FonteGestori rete gas).
38
Nel calcolo dei valori di seguito riportati si sono tralasciati i quantitativi di carburante ad
uso agricolo e industriale diversi dal metano, perché il dato disponibile (Ministero
Industrie, Commercio ed Attività Produttive -MICA) non appare utilizzabile a livello provinciale e presenta un andamento estremamente altalenante dovuto più alle modalità di calcolo che alla situazione reale.
Pertanto questi settori risultano probabilmente sottostimati.
Per il 2002 non sono disponibili dati sui consumi elettrici, ma è supponibile che non ci sia
stata un’inversione della tendenza in crescita dimostrata dalla figura.
3 • pressioni
1998
1999
2000
2001
39
2002
Civile
7.036.296 7.055.643 7.160.390 7.131.632 7.107.384
Civile elettrico
1.244.880 1.271.160 1.290.240 1.341.000
Terziario
1.827.609 2.069.655 2.225.527 2.344.646 2.336.674
Terziario elettrico
1.195.200 1.258.560 1.300.680 1.374.480
N/D
N/D
Pubblico
274.141
282.226
290.286
293.081
292.084
Pubblico elettrico
149.040
151.920
159.120
165.600
N/D
Industria
2.085.943 2.230.288 1.991.578 1.899.347 2.165.256
Industria elettrico
1.781.640 1.855.080 2.020.320 2.106.360
Agricoltura
973.359
991.354
Agricoltura elettrico
482.040
522.000
Trasporti
Trasporti elettrico
Totale
N/D
1.023.184 1.293.118 1.570.124
472.680
466.200
N/D
8.711.654 8.834.026 8.930.572 8.784.151 8.908.636
37.440
46.080
53.280
25.761.803
26.521.911
26864577
Consumi di combustibile ed elettricità (Gjoule).
Andamento consumi energetici dal1998 al 2001. Totali espressi in Gjoule.
56.880
N/D
27.199.614 22.380.158
I consumi energetici sono pertanto in continuo aumento e la costanza di tale andamento
non è imputabile a fattori puramente meteoclimatici, tanto più che in termini di percentuali sui consumi energetici totali i diversi settori subiscono solo lievissime fluttuazioni nel
corso degli anni. Come mostrato dalla figura seguente, costruita sui dati del 2001, ma rappresentativa anche degli anni precedenti in cui le fluttuazioni percentuali sono di modesta
entità, il settore dei trasporti e il civile si confermano i più energivori impiegando da soli il
63% dell’energia consumata in Provincia. L’industria e il terziario consumano insieme
circa un altro 29%, mentre agricoltura e pubblico il restante 8%.
Le emissioni derivanti dai vari settori saranno analizzate nei paragrafi successivi.
40
3 • pressioni
41
3.3 L’industria
Di seguito si riporta la mappa della localizzazione sul territorio delle principali aziende.
Come si può notare, la maggior concentrazione è nelle aree industriali della pianura (Forlì,
Cesena, Forlimpopoli, Gambettola e Savignano).
Nelle valli, le aziende sono disposte generalmente lungo gli assi stradali.
Localizzazione delle principali aziende sul territorio provinciale.
Il territorio della Provincia di Forlì–Cesena è caratterizzato dalla presenza di aziende di
categoria medio piccola e la tipologia delle attività presenti è costituita principalmente da
ditte che operano nel settore metallurgico e metalmeccanico (carpenterie metalliche e verniciatura metalli), calzaturiero, delle industrie alimentari, della lavorazione e verniciatura
del legno e della lavorazione della vetroresina. Stante quanto sopra descritto la realtà
industriale provinciale è costituita principalmente da aziende che, in considerazione della
tipologia e dei quantitativi di materie prime utilizzate, rientrano nell’elenco delle attività a
ridotto inquinamento atmosferico (Allegato 2 del D.P.R. 25/07/91).
Tali attività, come previsto dalla D.G.R. n. 960 del 16/06/99, sono soggette ad
Autorizzazione Generale.
Gli obblighi legislativi prevedono che le ditte attestino la quantità di materie prime ed ausiliarie utilizzate nel ciclo produttivo, mediante la tenuta e la compilazione di un registro vidimato da Arpa, sul quale annotare i consumi delle materie prime utilizzate.
Ovviamente esistono anche attività medio–grandi, che danno luogo ad emissioni in atmosfera maggiormente significative e che, per tipologia e quantità di materie prime consumate
nel ciclo produttivo, non sono considerate attività a ridotto inquinamento atmosferico: esse
sono soggette ad Autorizzazione Ordinaria, ai sensi del DPR 203/88 rilasciata in forma esplicita dall’Ente competente e cioè l’Amministrazione Provinciale. In questo caso gli obblighi
legislativi prevedono che tali ditte inoltrino allo sportello unico, ove esistente, oppure
all’Amministrazio-ne Provinciale, una domanda di autorizzazione nella quale devono essere descritte le qualità salienti che caratterizzano la lavorazione, tra cui per esempio:
tipologia dell’attività svolta e descrizione del ciclo produttivo,
numero degli impianti lavorativi e degli impianti di abbattimento degli inquinanti che
sono presenti ed installati,
schema riassuntivo delle emissioni in atmosfera,
schema tecnico degli impianti di abbattimento delle sostanze inquinanti,
devono inoltre essere allegate le schede di sicurezza, relative alle materie prime ed
ausiliarie utilizzate, una planimetria generale dell’insediamento con l’individuazione di
ciascun impianto e i relativi punti di emissione, uno stralcio della mappa topografica
nella quale siano evidenziati anche gli edifici prossimi allo stabilimento in esame.
•
•
•
•
•
42
I dati descritti sono utili per poter inquadrare geograficamente la ditta, per poter valutare
l’impatto che la stessa produce e gli accorgimenti tecnologici messi in atto per prevenire
gli inquinamenti.
L’atto autorizzativo rilasciato dall’Amministrazione Provinciale prevede normalmente dei
limiti di portata per i camini e dei limiti di concentrazione per gli inquinanti emessi per ogni
punto di emissione; può contenere inoltre altre prescrizioni relativamente alle manutenzioni degli impianti di abbattimento, all’utilizzo di materie prime e alla tempistica degli autocontrolli analitici.
La situazione reale in cui opera l’azienda è spesso abbondantemente sotto i limiti imposti
dall’autorizzazione. Ricostruire il panorama reale richiederebbe un enorme numero di controlli ripetuti regolarmente direttamente sui camini delle aziende. Il settore può comunque
essere stimato utilizzando semplicemente i valori massimi autorizzati per ciascun inquinante.
Di seguito si riporta una stima degli inquinanti costruita in base alle autorizzazioni rilasciate dalla Provincia tra il 1999 e il 2003. (i dati sono forniti direttamente dalla Provincia di
Forlì-Cesena).
I dati sono espressi in tonnellate/anno (2003):.
POLVERI
431,63
COV
NOx
CO
SOx
1.146,93
489,64
27,58
243,09
3 • pressioni
43
3.4 Gli allevamenti
Come mostrato nella mappa seguente, gli allevamenti sono diffusi su tutto il territorio provinciale, ad esclusione della parte alta dell’Appennino forlivese. La maggiore concentrazione di allevamenti è chiaramente in pianura, ma numerosi sono anche nelle valli del
Bidente e del Savio. Procedendo da valle a monte cambia la tipologia e la consistenza
numerica dei capi allevati. Se infatti la pianura è dominata da allevamenti avicoli e suinicoli, in collina e in montagna predominano quelli bovini.
Più rari gli allevamenti di cunicoli ed equini.
Poco numerosi ma comunque ben rappresentati sono infine gli allevamenti di ovi/caprini,
diffusi soprattutto nelle parti montane delle valli.
La pressione esercitata da un allevamento può essere valutata in base ai quantitativi di
liquame e/o letame che esso produce.
La prima mappa mostra cerchietti proporzionati alle quantità di azoto prodotto da
liquame/letame; evidenzia come gli allevamenti con maggior pressione sull’ambiente
siano situati nella parte pianeggiante e nella bassa collina della Provincia, mentre i
numerosi allevamenti collinari e montani sono relativamente poco problematici.
44
Tipologia delle aziende zootecniche sul territorio provinciale.
Il DPR 203/88 prevede una autorizzazione alle emissioni anche per gli insediamenti zootecnici, ma al momento attuale il numero di autorizzazioni richieste e rilasciate risulta essere ancora scarsamente rappresentativo della realtà. Da sottolineare che la maggior parte delle emissioni da zootecnia può essere considerata come metano derivante dalla fermentazione enterica negli stomaci degli animali (soprattutto ruminanti) e dalla fermentazione dei liquami e del
letame nelle vasche di contenimento degli effluenti. Il metano, pur avendo un potere serra 21
volte maggiore di quello dell’anidride carbonica, e pur essendo una delle principali componenti del “cattivo odore” derivante dalle attività zootecniche, non è uno degli inquinanti considerati pericolosi per la salute umana. Le emissioni di Composti Organici Volatici Non Metanici
(NMCOV), di polveri e di ammoniaca, sebbene più difficilmente quantificabili e comunque in
minori quantitativi, rivestono invece un interesse sanitario ben più importante.
Oltre alle emissioni dirette derivanti dall’allevamento stesso e dallo stoccaggio dei liquami nelle
strutture dell’azienda zootecnica, i liquami e i letami utilizzati quali fertilizzanti per l’agricoltura
sono fonte di ulteriore emissioni, ma allo stato attuale è impossibile valutare con certezza dove
tali reflui siano spansi e pertanto sono trascurati. Nelle tabelle che seguono sono riportati i
quantitativi di capi allevati per tipologia e le quantità dei principali inquinanti emessi.
3 • pressioni
Specie
Suini
Bovini da carne
Avicoli
45
1996
1997
1998
1999
2000
2001
170.532
177.683
157.683
140.015
138.471
129.821
25.443
22.795
21.420
21.269
22.695
22.277
18.810.450 19.221.450 19.932.350 20.728.800 20.559.340 20.804.200
Ovicaprini
29.935
27.661
26.373
26.527
26.357
26.706
Numero di capi allevati nel territorio provinciale.
Inquinante
1996
1997
1998
1999
2000
2001
NH3
5.402
5.476
5.459
5.501
5.486
5.471
CH4
5.037
4.947
4.707
4.589
4.652
4.563
5
5
5
4
4
4
655
664
672
684
684
687
NMVOC
N2O
Quantitativi di gas emessi dal settore zootecnico espressi in tonn/anno.
3.5 L’agricoltura
I fertilizzanti di sintesi utilizzati in agricoltura rilasciano in atmosfera essenzialmente N2O e COV.
Dal momento che è nota solo la quantità di fertilizzanti impiegata, ma non la loro distribuzione sul
territorio, è necessario considerare questo tipo di emissione come diffusa su tutto il territorio e calcolarla in base ai quantitativi totali di fertilizzante consumati in un anno.Altra fonte di inquinamento atmosferico è quella dei carburanti fossili utilizzati per le macchine agricole. Dal momento che
il carburante per uso agricolo è venduto ad una tariffa agevolata, è facile reperire il quantitativo
totale di questo carburante, pur permanendo l’impossibilità di assegnare i diversi quantitativi a
precise porzioni del territorio. Di seguito sono riportati i quantitativi venduti per anno. I valori sono
espressi in migliaia di litri/anno (fonte: Camera di Commercio di Forlì-Cesena).
1998
1999
2000
2001
2002
2003
1.537
1.700
1.519
5.209
7.022
6.650
Gasolio
24.942
25.313
26.422
30.623
36.286
35.243
Benzina
1.081
1.052
1.018
713
1.087
970
Gasolio floricolt.
3.6 Trasporti
Il graduale abbandono della benzina super e l’impiego di nuove tecnologie costruttive, atte
all’abbattimento dei “vecchi” inquinanti derivanti dalla combustione dei carburanti fossili
nei motori a scoppio, ha portato a una ridefinizione della tipologia e delle quantità di inquinanti derivanti dal settori trasporti. Se da un lato è infatti trascurabile la quantità di piombo e di ossidi di zolfo (rispettivamente da benzina super e da gasolio prima dell’impiego
di benzina verde e gasolio a basso tenore di zolfo) emessa, dall’altro sono notevolmente
aumentate le quantità di polveri (fini ed extrafini). Lo stesso parco macchine, in continua
crescita come consistenza numerica dei veicoli, sta subendo una modifica delle tipologie
con una lieve flessione delle immatricolazioni delle auto a benzina a favore di un notevole aumento delle immatricolazioni delle auto diesel, soprattutto a bassa cilindrata.
Il parco macchine dei veicoli pesanti si mantiene invece pressocchè invariato anche se
anche esso si sta adeguando alle normative europee atte alla riduzione delle emissioni.
Le auto a metano o GPL sono meno del 5% del totale e il numero di nuove immatricolazioni è in diminuzione.
Significativa anche la presenza di motocicli che passano dalle circa 7500 unità del 2000
alle oltre 9000 del 2002 (non si hanno dati per questo settore per gli anni precedenti).
Nel grafico seguente si può osservare come si siano modificate nel tempo le principali
componenti del parco macchine provinciale.
46
Per stimare correttamente il contributo del traffico sul panorama emissivo totale, sarebbe
importante conoscere i flussi di traffico sulle singole strade oltre che definire correttamente la composizione del parco macchine e i quantitativi di carburante venduto. E’ possibile
stimare le quantità di inquinanti emessi utilizzando fattori di emissione (fonte IPCC) sui
quantitativi di carburante venduto annualmente. Tale stima è probabilmente riduttiva, non
tenendo conto di alcuni inquinanti (PM10 e Benzene) e soprattutto non stimando la quantità di inquinanti secondari derivanti da quelli primari (PM10 e ozono).
Particolare attenzione va posta nell’analisi degli andamenti delle emissioni di NMVOC
(composti organici volatili non metanici): all’interno di questa categoria sono compresi
3 • pressioni
47
anche gli idrocarburi aromatici, ma a fronte di una riduzione della quantità totale di
NMVOC (dovuta essenzialmente all’abbandono delle benzine super), alcuni idrocarburi
quali il benzene (di particolare interesse sanitario) sono in realtà in aumento. Va inoltre
sottolineato che in questo studio sono stati utilizzati fattori di emissione medi variati solo
in base al tipo di carburante e non al reale parco macchine circolante in Provincia.
Di seguito si riportano gli andamenti e i dati relativi ai quantitativi di inquinanti per i quali è
disponibile un fattore di emissione in base al carburante venduto. I valori sono espressi in
tonnellate/anno per tutti gli inquinanti tranne che per CO2 per la quale il valore è espresso in migliaia di tonnellate anno.
Il traffico aereo produce un inquinamento molto diffuso, dovuto all’altezza dell’emissione
e alla sua velocità. Sebbene sia molto difficile quantificare le ricadute totali delle emissioni da traffico aereo, è più semplice quantificarne la parte più consistente, cioè quella
riguardante l’atterraggio e il decollo. E’ importante poi stimare anche il traffico di automezzi indotto dalla presenza di un aeroporto. Un aeroporto relativamente piccolo come quello di Forlì ha servito circa 350000 passeggeri nel 2003 e si prevede che nel 2004 superi i
500000. Nella tabella seguente sono riportati i valori (espressi in tonnellate/anno) dei principali inquinanti derivanti dal traffico aeroportuale.
Per il 2004 si è calcolato il valore basato sul traffico straordinario dirottato dall’aeroporto
di Bologna (pari in media a 46 voli/settimana), mentre per anno tipo si intendono i valori
stimati per la situazione tipica di 11 voli/settimana. Il calcolo è stato effettuato con il modello EDMS 4.1 che permette di considerare anche il traffico automobilistico generato dal
traffico aereo. Il modello non fornisce valori stimati per i PM10 da traffico aereo e quindi il
valore è riferito al solo traffico automobilistico indotto.
CO
COV
NOx
SOx
PM10
2004
202.7
22.0
70.2
8.8
0.2
Anno tipo
48.5
5.3
16.8
2.1
0.0
Il traffico marittimo, ruotante interamente attorno al porto di Cesenatico ha un impatto
emissivo decisamente ridotto anche se stimabile in base ai quantitativi di carburante ad
uso nautico venduto.
Di seguito sono riportati i quantitativi di inquinanti stimati (espressi in tonnellate/anno) in
base al carburante venduto nell’anno 2000 (ultimo dato disponibile).
48
Gasolio navigazione
CH4
N2O
NOx
CO
NMVOC
1.2
0.4
317.3
31.7
9.2
3.7 Riscaldamento domestico
La Provincia ha un indice di metanizzazione superiore all’85% e per alcuni comuni superiore al 95%. Anche alcune grandi aziende sono passate dall’utilizzo di gasolio e olio combustibile al metano. L’utilizzo del metano ha un tipico andamento stagionale, con ovvie
punte nella stagione fredda. Il panorama dei fornitori del servizio è piuttosto complicato.
ENI è il gestore nazionale del servizio (amministrando da sola attraverso Agip, Italgas e
Snam oltre il 95% della distribuzione del metano italiano) e fornisce direttamente (tramite
Snam e Italgas) alcune grandi aziende e i comuni di Modigliana e Tredozio. La stessa ENI
rivende poi il metano alle società di distribuzione locali che si occupano di fornire tutti i
comuni della provincia. In particolare la società GasRimini SpA eroga il servizio nei comuni di Verghereto, Sogliano, Mercato Saraceno, Bagno di Romagna, Borghi, Roncofreddo,
Sarsina; ItalCogim SpA eroga il servizio per i comuni di Cesenatico e Bertinoro; HERA fornisce il servizio nei restanti comuni. La combustione del metano puro in condizioni ottimali produce unicamente anidride carbonica e vapore acqueo. In realtà il metano erogato
contiene diverse impurità difficilmente quantificabili, che portano alla produzione di altre
molecole inquinanti quali NOx, SOx, COV e Polveri. La stima di questi inquinanti è complessa e i fattori di emissione utilizzati sono determinanti ai fini del calcolo.
Di seguito si riportano i quantitativi emessi annualmente espressi in tonnellate/anno.
3 • pressioni
Inquinanti
49
1998
1999
2000
2001
2002
CH4
262
245
245
252
293
CO
212
198
196
193
205
CO2
549.876
486.842
473.745
457.353
502.199
N2O
51
39
36
33
42
NMVOC
56
48
46
43
45
NOX
623
520
491
450
482
PM10
145
109
97
79
82
3.8 Trattamento rifiuti e reflui
Attualmente tutti i rifiuti prodotti nella Provincia sono smaltiti nell’inceneritore di Hera sito
a Forlì o nella discarica di Ginestreto nel territorio del comune di Sogliano al Rubicone. Le
discariche di Civitella e di Tessello (Cesena) hanno al momento sospeso la loro attività.
Un altro inceneritore privato sito sempre a Forlì tratta ospedalieri. Da un lato l’incenerimento produce tutta una serie di inquinanti i cui limiti sono fissati dalla autorizzazione alle
emissioni rilasciata dalla Provincia ai sensi del DPR 203/88, dall’altro i gas prodotti in discarica (essenzialmente dalla fermentazione della componente organica dei rifiuti solidi
urbani) sono in parte riutilizzati per produrre biogas (essenzialmente una miscela di metano e altri gas naturali) che poi è a sua volta bruciato per produrre energia elettrica.
Un’altra fonte di emissioni in atmosfera è costituita dai reflui urbani che confluiscono o
meno a depuratore. In questo caso i gas prodotti derivano dalla digestione del refluo da
parte di flora batterica sia in fognatura che nel depuratore e sono costituiti in larga misura da metano.
La stima delle emissioni di questo settore, peraltro in larga misura costituite da gas naturali, è particolarmente complessa perché i processi degradativi seguono dinamiche che si
evolvono con l’età del rifiuto; nel caso dei reflui urbani la quantità e la tipologia delle emissioni dipende in larga misura dalla struttura della rete fognaria oltre che dalla quantità dei
reflui trattati. mancando il necessario dettaglio per uno studio accurato si è preferito omettere, in questa sede, il dato di emissione di questo settore.
stato
51
4 • stato
53
4.1 Lo stato della qualità dell’aria dal monitoraggio 2002–2003-2004
Si riportano in questo capitolo i risultati ottenuti attraverso misure effettuate nel territorio
provinciale sulla matrice aria. Si rappresenta lo stato attuale della situazione “aria” tenuto conto di tutte le pressioni antropiche in atto.
Sinteticamente si ottengono, da ogni tipo di monitoraggio, uno o più indicatori che in relazione a valori standard, di legge o di riferimento, danno lo stato della situazione.
Si hanno pertanto valori di inquinanti quale PM10, ozono ed altri dalla rete fissa di monitoraggio dell’aria, valori di benzene e biossido d’azoto dalle misure con i campionatori passivi, fattori di genotissicità dalla mutagenecità del particolato urbano e così via.
Si è preferito, tuttavia, invece di riportare solo il valore sintetico misurato per l’indicatore,
illustrare la metodologia o il contesto delle varie misure.
4.1.1
Dati delle centraline della rete
ANNO 2002
I dati rilevati dalle stazioni della rete di monitoraggio della qualità dell’aria vengono valutati alla luce della normativa in vigore nel 2002, e cioè il DPCM 28.03.83, il DPR 203/88
ed i DM 15/04/94, 24/11/94 e 16/05/96.
FORLÌ
Le tabelle 1 e 2 riassumono i superamenti dei livelli di attenzione e di allarme riscontrati nel corso
dell’anno presso le stazioni di misura ubicate sul territorio del Comune di Forlì. Per quanto concerne l’ozono vengono considerati anche i risultati delle campagne di misura effettuate per mezzo
del laboratorio mobile presso la sede Arpa di viale Salinatore (dal 18 marzo al 30 maggio) ed in
località Collina (da 1 giugno a 15 ottobre).
Mentre i livelli di allarme non sono mai stati raggiunti, sono stati invece superati i livelli di attenzione per O3 e PTS, sia pure soltanto in 4 giornate per entrambi gli inquinanti. In particolare il 16
novembre il superamento del livello di attenzione delle PTS ha riguardato entrambe le stazioni in
cui tale parametro viene monitorato, mentre nei casi restanti si è verificato soltanto in viale Roma.
Il livello di attenzione per l’ozono è stato superato 4 volte preso la stazione di Parco della
Resistenza, sempre nel mese di giugno, mentre molto più numerosi sono stati i superamenti del
livello di protezione della salute e del livello di protezione della vegetazione (come media di 24
ore), verificatisi nel periodo compreso tra gli inizi di aprile e la fine di agosto. Assai più frequenti
sono stati i casi di violazione dei limiti registrati dal laboratorio mobile presso Collina, a dimostrazione che un inquinante secondario e ubiquitario come l’ozono raggiunge le concentrazioni più elevate a distanza e sottovento dai centri urbani. Da notare che anche il periodo in
cui sono stati rilevati i superamenti presso il sito di Collina è più ampio di quello riscontrato a Parco della Resistenza, in quanto il limite di 65 mg/m3 è stato oltrepassato pure nella
prima decade di ottobre.
E’ interessante constatare che tutti i superamenti del livello di attenzione rilevati presso Parco
della Resistenza sono stati confermati anche a Collina, dove però sono stati misurati due ulteriori superamenti nel periodo 20 giugno -10 luglio.
Da segnalare infine che pure presso la sede Arpa è stato rilevato un superamento del livello di
attenzione non confermato dalla stazione di Parco della Resistenza.
Stazione
NO2
CO
PTS
SO2
Livello
Livello
Livello
Livello
Livello
Livello
Livello
Livello
di allarme di attenzione
di allarme di attenzione
di allarme di attenzione
di allarme
di attenzione
200 µg/m3
400 µg/m3
15 mg/m3
30 mg/m3
150 µg/m3 300 µg/m3 125 µg/m3
250 µg/m3
media di 1 h media di 1 h media di 1 h media di 1 h media di 24 h media di 24 h media di 24 h media di 24 h
N. gg. sup. N. gg. sup. N. gg. sup. N. gg. sup. N. gg. sup. N. gg. sup. N. gg. sup. N. gg. sup.
Parco della
Resistenza
0
0
0
0
/
/
/
/
Piazza
Beccaria
0
0
0
0
1
0
/
/
Viale Roma
0
0
0
0
4
0
0
0
Tab. 1 Numero di giorni con superamenti dei livelli di attenzione e di allarme per biossido d’azoto (NO2),
monossido di carbonio (CO), polveri totali (PTS ) e biossido di zolfo (SO2) (DM 15/04/94).
54
Stazione
N. giorni di superamento livelli O3
Livello
di attenzione
180 µg/m3
media di 1 h
Livello
di allarme
360 µg/m3
media di 1 h
Livello
protezione
della salute
110 µg/m3
media di 8 h
Livello
protezione
della vegetazione
200 µg/m3
media di 1 h
Livello
protezione
della vegetazione
65 µg/m3
media di 24 h
Parco della
Resistenza
4
0
40
0
54
Lab. mobile
sede Arpa
18/03-30/05
1
0
10
0
18
Lab. mobile
Collina
1/06-15/10
6
0
70
2
114
Tab. 2 Numero di giorni con superamenti dei livelli di attenzione e di allarme, e dei livelli di protezione della
salute e della vegetazione per Ozono (O3). (DM 16/05/96).
55
4 • stato
La tabella 3 riporta i valori dei parametri statistici atti a verificare il rispetto o meno dei valori limite (DPCM 28.03.83, DPR 203/88) e dei valori obiettivo (DM 24/11/94) nell’anno 2002.
La violazione dei suddetti limiti è stata riscontrata solo per il PM10, con una media annua
superiore al valore obiettivo di 40 µg/m3.
Inquinanti e
parametri
Stazioni
Parco della
Resistenza
Piazza
Beccaria
Viale Roma
mediana anno (max 80 µg/m3)
mediana semestre
invernale (max 130 µg/m3)
/
/
6
/
/
9
Polveri Totali media anno (max 150 µg/m3)
Sospese PTS
95° percentile (max 300 µg/m3)
/
41
60
/
73
109
98° percentile (max 200 µg/m3)
82
102
104
n. mesi con più di una conc.
media oraria > 200 µg/m3
0
/
/
Monossido di n. ore con conc. media oraria
carbonio CO > 40 mg/m3
0
0
0
n. ore con conc. media di 8
ore >10 mg/m3
0
0
0
Particolato
PM10
media anno (40 µg/m3)
45
/
/
Piombo Pb
media anno (2 µg/m3)
0.039
/
/
Biossido
di zolfo SO2
Biossido di
azoto NO2
Ozono O3
Tab. 3 Confronto con i valori limite nell’anno 2002.
CESENA
Le tabelle 4 e 5 riassumono i superamenti dei livelli di attenzione e di allarme riscontrati
nel corso dell’anno presso le stazioni di misura ubicate sul territorio del Comune di
Cesena.
Stazione
56
NO2
CO
PTS
SO2
Livello
Livello
Livello
Livello
Livello
Livello
Livello
Livello
di attenzione
di allarme di attenzione
di allarme di attenzione
di allarme di attenzione
di allarme
3
3
3
3
3
3
3
200 µg/m
400 µg/m
15 mg/m
30 mg/m
150 µg/m
300 µg/m
125 µg/m
250 µg/m3
media di 1 h media di 1 h media di 1 h media di 1 h media di 24 h media di 24 h media di 24 h media di 24 h
N. gg. sup. N. gg. sup. N. gg. sup. N. gg. sup. N. gg. sup. N. gg. sup. N. gg. sup. N. gg. sup.
Piazza
Bufalini
0
0
0
0
1
0
0
0
Via dei
Mulini
0
0
0
0
/
/
/
/
Via Emilia
0
0
0
0
31
1
/
/
Tab. 4 Numero di giorni con superamenti dei livelli di attenzione e di allarme per biossido d’azoto (NO2),
monossido di carbonio (CO), polveri totali (PTS ) e biossido di zolfo (SO2) (DM 15/04/94).
Stazione
N. giorni di superamento livelli O3
Livello
di attenzione
180 µg/m3
media di 1 h
Via dei
Mulini
1
Livello
di allarme
360 µg/m3
media di 1 h
0
Livello
protezione
della salute
110 µg/m3
media di 8 h
30
Livello
protezione
della vegetazione
200 µg/m3
media di 1 h
0
Livello
protezione
della vegetazione
65 µg/m3
media di 24 h
56
Tab. 5 Numero di giorni con superamenti dei livelli di attenzione e di allarme, e dei livelli di protezione della
salute e della vegetazione per Ozono (O3). (DM 16/05/96).
57
4 • stato
I livelli di attenzione sono stati superati per O3 e PTS, ed in un caso in particolare, il giorno 11 gennaio 2003, è stato pure oltrepassato il livello di allarme delle PTS con un valore di 389 µg/m3. Il livello di attenzione delle PTS è stato frequentemente superato presso la stazione di via Emilia, mentre presso la stazione di piazza Bufalini tale livello è stato
oltrepassato una sola volta.
Per quanto riguarda l’ozono, il livello di attenzione è stato superato solo il 22 giugno, ma
i superamenti del livello di protezione della salute e del livello di protezione della vegetazione (come media di 24 ore) sono stati alquanto comuni nel periodo compreso tra la fine
di aprile e la metà di settembre.
La tabella 6 riporta i valori dei parametri statistici atti a verificare il rispetto o meno dei valori limite (DPCM 28.03.83, DPR 203/88) e dei valori obiettivo (DM 24/11/94) nell’anno 2002.
La violazione dei tali limiti si è verificata per il solo PM10, con una media annua superiore
al valore obiettivo di 40 µg/m3.
Inquinanti e
parametri
Stazioni
Piazza
Bufalini
Via dei
Mulini
Via Emilia
mediana anno (max 80 µg/m3)
mediana semestre
invernale (max 130 µg/m3)
4
/
/
5
/
/
Polveri Totali media anno (max 150 µg/m3)
Sospese PTS
95° percentile (max 300 µg/m3)
43
/
90
75
/
184
Biossido di
azoto NO2
98° percentile (max 200 µg/m3)
77
88
112
n. mesi con più di una conc.
media oraria > 200 µg/m3
/
0
/
Monossido di n. ore con conc. media oraria
carbonio CO > 40 mg/m3
0
0
0
n. ore con conc. media di 8
ore >10 mg/m3
0
0
0
Particolato
PM10
media anno (40 µg/m3)
44
/
/
Piombo Pb
media anno (2 µg/m3)
0.041
/
/
Biossido
di zolfo SO2
Ozono O3
Tab. 6 Confronto con i valori limite nell’anno 2002.
ANNO 2003
Per la valutazione dei dati del 2003 si fa riferimento, oltre che al DM 16/05/96 per quanto
riguarda l’ozono, al DM 2/4/2002 n. 60, che ha fissato nuovi limiti di qualità dell’aria per
ossido di carbonio, biossido di zolfo, biossido d’azoto, piombo, materiale particolato e benzene.
FORLI’
Le tabelle 7 e 8 riassumono i superamenti delle soglie di allarme (per biossido di azoto e
biossido di zolfo) e dei livelli di attenzione e di allarme (per l’ozono), riscontrati nel corso
dell’anno presso le stazioni di misura ubicate sul territorio del Comune di Forlì. Per quanto concerne l’ozono vengono considerati anche i risultati delle campagne di misura effettuate per mezzo del laboratorio mobile presso la sede ARPA di viale Salinatore (da 1 gennaio a 10 giugno) ed in località Collina (da 12 giugno a 1 ottobre).
Stazione
58
NO2
SO2
Soglia di allarme
(400 µg/m3 media di 1 ora)
N. giorni di superamento
Soglia di allarme
(500 µg/m3 media di 1 ora
su almeno 3 ore)
N. giorni di superamento
Parco della Resistenza
0
/
Piazza Beccaria
0
/
Viale Roma
0
0
Tab. 7 Superamenti delle soglie di allarme (DM 2/4/2002 n. 60) per biossido di azoto (NO2) e biossido di
zolfo (SO2).
Stazione
N. giorni di superamento livelli O3
Livello
di attenzione
180 µg/m3
media di 1 h
Livello
di allarme
360 µg/m3
media di 1 h
Livello
protezione
della salute
110 µg/m3
media di 8 h
Livello
protezione
della vegetazione
200 µg/m3
media di 1 h
Livello
protezione
della vegetazione
65 µg/m3
media di 24 h
Parco della
Resistenza
6
0
79
0
105
Lab. mobile
sede Arpa
01/01-10/06
2
0
35
1
41
Lab. mobile
Collina
12/06-01/10
17
0
88
4
107
Tab. 8 Superamenti dei livelli di attenzione e di allarme e dei livelli di protezione della salute e della vegetazione per ozono (O3). (DM 16/05/96).
59
4 • stato
Mentre non si sono verificati superamenti delle soglie di allarme per SO2 e NO2, tra la metà di giugno e la metà di agosto è stato oltrepassato 6 volte il livello di attenzione relativo all’ozono alla stazione di Parco della Resistenza. Per l’ozono risulta inoltre decisamente elevata la frequenza con cui
sono stati superati, dalla metà di aprile alla fine di settembre, il livello di protezione della salute e quello sulle 24 ore di protezione della vegetazione. Considerando i dati di ozono misurati con laboratorio mobile presso la sede Arpa, va sottolineato che i superamenti dei diversi livelli rilevati non sempre coincidono con quelli della stazione fissa di Parco della Resistenza. In particolare, uno dei due
superamenti del livello di attenzione, registrato il 7 giugno dal mezzo mobile, non è stato confermato dalla centralina fissa. Come per il 2002, i dati acquisiti presso il sito di Collina rivelano un inquinamento da ozono decisamente più consistente di quello presso la stazione di Parco della Resistenza,
con una frequenza di superamento dei limiti marcatamente più massiccia. Ancora una volta l’esame dei dati evidenzia come nelle giornate con superamenti del livello di attenzione o di protezione
della salute, rilevati presso la stazione fissa, si siano verificati analoghi superamenti anche presso il
laboratorio mobile. La tabella 9 riporta i valori dei parametri atti a verificare il rispetto o meno dei valori limite nell’anno 2003.
Inquinanti e
parametri
Stazioni
Parco della
Resistenza
Piazza
Beccaria
Viale Roma
/
/
0
N. ore con conc > 410µg/m3
(max 24 volte per anno)
N. giorni con conc media
>125 µg/m3 (max 3 volte/anno)
Media annuale (max 20µg/m3)
Media invernale (1/10-31/03)
(max 20 µg/m3)
/
/
/
/
0
7
/
/
7
Biossido di
azoto NO2
N. ore con conc > 270 µg/m3
(max 18 volte per anno)
Media annuale (max 54 µg/m3)
0
35
0
43
0
57
Ossidi di
azoto (NOx)
Media annuale
(max 30 µg/m3 come NO2)
67
74
132
Particolato
PM10
N. giorni con media di 24 ore
> 60 µg/m3 (max 35 volte/anno)
Media ann. (max 43.2 µg/m3)
23
37
71
46
/
/
Piombo Pb
Media annuale (max 0.7 µg/m3)
/
/
0.029
Benzene
C6H6
Media annuale
(max 10 µg/m3)
2
/
/
0
0
0
Biossido
di zolfo SO2
Monoss. di
N. giorni con media mobile
carbonio CO su 8 ore > 14 mg/m3
Tab. 9 Confronto con i valori limite nell’anno 2003 (DM 2/4/2002 n. 60).
La violazione dei limiti stabiliti dal DM 2/4/2002 n. 60 si è verificata per il materiale particolato (PM10), il biossido di azoto e gli ossidi di azoto.
I valori di PM10 relativi alla stazione di Parco della Resistenza non sono rappresentativi di
tutto l’arco dell’anno, in quanto il nuovo analizzatore è stato installato il 23 maggio 2003.
L’efficienza annua dello strumento raggiunge quindi soltanto il 57%, e non il 90% richiesto.
Nondimeno si può constatare come anche qui, come presso la stazione di Piazza
Beccaria, numerosi siano stati i superamenti del valore limite di 24 ore per la protezione
della salute umana. Tali superamenti si sono verificati essenzialmente nei periodi gennaiomarzo e ottobre-dicembre, con l’eccezione di 8 casi rilevati nei mesi di aprile, maggio e
agosto. Degno di nota è il superamento del valore limite annuale per la protezione della
salute umana, relativo al biossido di azoto e registrato presso la stazione di viale Roma.
Va infine segnalato come un parametro introdotto per la prima volta dal DM N. 60/02, il
valore limite annuale per la protezione della vegetazione, fissato per gli ossidi di azoto,
venga largamente ecceduto in tutte e tre le stazioni dalle rispettive medie annuali.
60
61
4 • stato
CESENA
Le tabelle 10 e 11 riassumono i superamenti delle soglie di allarme (per biossido di azoto
e biossido di zolfo) e dei livelli di attenzione e di allarme (per l’ozono), riscontrati nel corso
dell’anno presso le stazioni di misura ubicate sul territorio del Comune di Cesena.
Stazione
NO2
SO2
Soglia di allarme
(400 µg/m3 media di 1 ora)
N. giorni di superamento
Soglia di allarme
(500 µg/m3 media di 1 ora
su almeno 3 ore)
N. giorni di superamento
Piazza Bufalini
0
0
Via dei Mulini
0
/
Via Emilia
0
/
Tab. 10 Superamenti delle soglie di allarme (DM 2/4/2002 n. 60) per biossido di azoto (NO2) e biossido di
zolfo (SO2).
Stazione
N. giorni di superamento livelli O3
Livello
di attenzione
180 µg/m3
media di 1 h
Via dei
Mulini
5
Livello
di allarme
360 µg/m3
media di 1 h
0
Livello
protezione
della salute
110 µg/m3
media di 8 h
87
Livello
protezione
della vegetazione
200 µg/m3
media di 1 h
2
Livello
protezione
della vegetazione
65 µg/m3
media di 24 h
106
Tab. 11 Ozono (O3): superamenti dei livelli di attenzione e di allarme, e dei livelli di protezione della salute
e della vegetazione (DM 16/05/96).
Mentre non si sono verificati superamenti delle soglie di allarme per SO2 e NO2, nel periodo compreso tra la metà di giugno e la metà di agosto è stato oltrepassato 5 volte il livello di attenzione relativo all’ozono. In particolare per quanto riguarda l’ozono va sottolineato, analogamente a quanto già constatato per Forlì, come il livello di protezione della salute e quello sulle 24 ore di protezione della vegetazione siano stati superati molto di frequente nel periodo che va dalla metà di aprile e la fine di settembre.
La tabella 12 riporta i valori dei parametri atti a verificare il rispetto o meno dei valori limite nell’anno 2003.
Inquinanti e
parametri
Piazza
Bufalini
Via dei
Mulini
Via Emilia
0
/
/
N. ore con conc > 410 µg/m3
(max 24 volte per anno)
N. giorni con conc. media
>125 µg/m3 (max 3 volte/anno)
Media ann. (max 20 µg/m3)
Media invernale (1/10-31/03)
(max 20 µg/m3)
N. ore con conc > 270 µg/m3
(max 18 volte per anno)
Media annuale (max 54 µg/m3)
0
5
8
/
/
/
/
/
/
0
33
0
41
0
59
Ossidi di
azoto (NOx)
Media annuale
(max 30 µg/m3 come NO2)
58
74
172
Particolato
PM10
N. giorni con media di 24 ore
> 60 µg/m3 (max 35 volte/anno)
Media ann. (max 43.2 µg/m3)
54
40
/
/
/
/
Piombo Pb
Media annuale (max 0.7 µg/m3)
/
/
0.106
0
0
0
Biossido
di zolfo SO2
Biossido di
azoto NO2
62
Stazioni
Monoss. di
N. giorni con media mobile
carbonio CO su 8 ore > 14 mg/m3
La violazione dei limiti stabiliti dal DM 2/4/2002 n. 60 si è verificata per il materiale particolato (PM10), il biossido di azoto e gli ossidi di azoto.
I superamenti del limite di 24 ore per la protezione della salute umana fissato per il PM10
sono numerosi, concentrati quasi esclusivamente nei periodi gennaio-marzo e novembredicembre, ad eccezione di sei casi in aprile e maggio.
La media annuale è invece contenuta entro il relativo limite stabilito per il 2003, e coincide con il limite definitivo che andrà in vigore nel 2005.
Il valore limite annuale per la protezione della salute umana, relativo al biossido di azoto,
è stato oltrepassato dalle concentrazioni registrate presso la sola stazione di via Emilia.
Invece il valore limite annuale per la protezione della vegetazione, fissato per gli ossidi di
azoto, viene largamente superato in tutte e tre le stazioni dalle rispettive medie annuali.
4 • stato
63
ANNO 2004
Rispetto al 2003 l’unica modifica al quadro normativo nazionale è costituito dal DLgs.
N°183 del 21/05/2004: “Attuazione della direttiva 2002/3/CE, relativa all’ozono nell’aria”.
Tale decreto, che abroga il precedente DM 16/05/1996, introduce importanti novità per
quanto concerne la tipologia dei limiti posti per la concentrazione dell’ozono, in particolare per quanto concerne il parametro “AOT40”, impiegato per definire il limite per la protezione della vegetazione.
Poiché il DLgs n. 183/2004 è stato pubblicato sulla GU il 23 luglio, cioè quando la stagione estiva risultava già inoltrata, per il 2004 si ritiene di far riferimento, riguardo all’ozono,
sia ai limiti posti dal precedente DM 16/05/96 che a quelli del nuovo Decreto Legislativo.
FORLI’
Le tabelle 13 e 14 riassumono i superamenti delle soglie di allarme (per biossido di azoto
e biossido di zolfo) e dei livelli di attenzione e di allarme come definiti dal DM 16/05/96
(per l’ozono) riscontrati nel corso dell’anno presso le stazioni di misura ubicate sul territorio di Forlì. Per quanto concerne l’ozono, vengono pure riportati nella tabella 15 i superamenti delle soglie di informazione e di allarme fissati dal DLgs n. 183/04.
Sempre per il solo ozono vengono pure considerati i risultati delle campagne di misura
effettuate per mezzo del laboratorio mobile in località Collina (dal 8 luglio al 11 ottobre).
Stazione
NO2
SO2
Soglia di allarme
(400 µg/m3 media di 1 ora)
N. giorni di superamento
Soglia di allarme
(500 µg/m3 media di 1 ora
su almeno 3 ore)
N. giorni di superamento
Parco della Resistenza
0
/
Piazza Beccaria
0
/
Viale Roma
0
0
Tab. 13 Superamenti delle soglie di allarme (DM 2/4/2002 n. 60) per biossido di azoto (NO2) e biossido di
zolfo (SO2).
Stazione
N. giorni di superamento livelli O3
Soglia
di informazione
180 µg/m3
media di 1 h
Soglia
di allarme
240 µg/m3
media di 1 h
Livello
protezione
della salute
110 µg/m3
media di 8 h
Valore bersaglio
per la protezione
della salute
120 µg/m3
media di 8 h
N. giorni medio
su 3 anni
(max 25)
Valore
per la protezione
della salute
120 µg/m3
media di 8 h
Parco della
Resistenza
9
0
75
5
115
Lab. mobile
Collina
08/07-11/10
10
0
57
5
73
Tab. 14 Numero di giorni con superamenti dei livelli di attenzione e di allarme, e dei livelli di protezione della
salute e della vegetazione per ozono (O3). (DM 16/05/96) .
Stazione
N. giorni di superamento livelli O3
Soglia
di informazione
180 µg/m3
media di 1 h
64
Soglia
di allarme
240 µg/m3
media di 1 h
Valore bersaglio
per la protezione
della salute
120 µg/m3
media di 8 h
N. giorni medio
su 3 anni
(max 25)
Valore
per la protezione
della salute
120 µg/m3
media di 8 h
Parco della
Resistenza
9
0
43
48
Lab. mobile
Collina
08/07-11/10
10
1
/
43
Tab. 15 Numero di giorni con superamenti delle soglie di informazione e di allarme, e dei valori bersaglio e
obiettivo di protezione della salute per ozono (O3). (DLgs n. 183/04)
Per il solo ozono si è verificato un superamento della soglia di allarme, prevista dal DLgs
n. 183/04, presso il sito di Collina. Sia il laboratorio mobile che la stazione di Parco della
Resistenza hanno inoltre registrato diversi superamenti dell livello di attenzione previsto
dal DM 16/05/96, coincidente con la soglia di informazione del DLgs n. 183/04. Tali superamenti sono stati tutti rilevati durante i mesi di giugno e luglio. Si sono infine verificati
numerosi superamenti sia dei livelli di protezione della salute e della vegetazione, stabiliti dal DM 16/05/96, che dei valori bersaglio e obiettivo fissati dal DLgs n. 183/04.
La tabella 16 riporta i valori dei parametri statistici atti a verificare il rispetto o meno dei
valori limite per l’anno 2004.
Va precisato che nel corso del 2004 il piombo è stato determinato fino al 30 giugno sulle
65
4 • stato
PTS, prelevate presso la stazione di viale Roma, e a partire dal 2 luglio sul particolato
PM10 prelevato presso piazza Beccaria. Le serie di dati relative alle due stazioni, considerate assieme, coprono dunque l’intero anno, ma non sono tra loro paragonabili in quanto sono riferite a differenti siti e sistemi di prelievo. Per questo motivo esse vengono perciò considerate separatamente. Anche se le medie sui rispettivi periodi di campionamento (6 mesi) non sono a rigore confrontabili con il valore limite annuale per la protezione
della salute umana, vengono tuttavia riportate in tabella, evidenziate in corsivo, in quanto
indicative di come in entrambi i siti la concentrazione del piombo aerodisperso sia ben
lungi dal costituire una criticità.
Per quanto riguarda il benzene va invece sottolineato che nel corso del 2004 l’analizzatore di Parco della Resistenza ha prodotto un numero di dati validi corrispondente ad un rendimento leggermente inferiore al 90% (87%). Ciononostante si ritiene di poter ugualmente considerare rappresentativi i dati, in quanto i brevi periodi di fermo dell’apparecchiatura sono equamente distribuiti tra le diverse stagioni dell’anno.
Inquinanti e
parametri
N. ore con conc > 380 µg/m3
(max 24 volte per anno)
N. giorni con media 24 ore
>125 µg/m3 (max 3 volte/anno)
Media annuale (max 20 µg/m3)
Media invernale (1/10-31/03)
(max 20 µg/m3)
Biossido di
N. ore con conc. > 260 µg/m3
azoto NO2
(max 18 volte per anno)
Media annuale (max 52 µg/m3)
Ossidi di
Media annuale
azoto (NOx) (max 30 µg/m3 come NO2)
Particolato
N. giorni con media 24 ore
PM10
> 55 µg/m3 (max 35 volte/anno)
Media ann. (max 41.6 µg/m3)
Piombo Pb
Media annuale (max 0.6 µg/m3)
Benzene
Media annuale
C6H6
(max 10 µg/m3)
Monoss. di
N. giorni con media mobile
carbonio CO su 8 ore > 12 mg/m3
AOT40 medio su 5 anni
Ozono O3
(max 18000 (µg/m3)h)
Biossido
di zolfo SO2
Stazioni
Parco della
Resistenza
Piazza
Beccaria
Viale Roma
/
/
0
/
/
/
/
0
6
/
/
8
0
38
0
39
0
54
68
72
135
26
28
/
71
43
0.015
/
/
0.023
2.4
/
/
0
0
0
25640
/
/
Tab. 16 Confronto con i valori limite nell’anno 2004 (DM 2/4/2002 n. 60 e DLgs 21/5/2004 n. 183)
Superamenti dei valori limite stabiliti dal DM 2/4/2002 n. 60 e dal DLgs 21/5/2004 n. 183
sono stati riscontrati per NO2, NOx, PM10 e O3.
Il parametro PM10, limitatamente alla stazione di Piazza Beccaria, appare essere il più critico. Infatti la media annuale (43 µg/m3) è superiore al valore limite incrementato del relativo margine di tolleranza per il 2004 (41.6 µg/m3), ed il numero annuale di superamenti
del limite sulle 24 ore, sommato al relativo margine di tolleranza per il 2004 (55 µg/m3),
è pari a 71, e dunque assai superiore al tetto dei 35 superamenti previsto dal DM 60/2002.
Ad un elevato valore medio annuale corrispondono cioè innumerevoli episodi acuti, quasi
tutti concentrati tra gennaio ed aprile o tra ottobre e dicembre. Diversa è la situazione rilevata presso Parco della Resistenza, dove la media annua (28 µg/m3), è ben lontana
anche dal limite annuo previsto per il 2005 (40 µg/m3). Anche qui, però, il numero di superamenti del limite sulle 24 ore fissato per il 2005 (50 Ìg/m3) giunge a 33.
Per quanto concerne l’ozono, appare particolarmente significativo il valore medio sugli
ultimi 5 anni di AOT40 (25640 (µg/m3)•h), decisamente superiore al limite di 18000
(µg/m3)•h fissato dal D.L.gs n.183/2004, a dimostrazione di come la criticità delle concentrazioni estive rappresenti da anni una costante.
Relativamente al biossido di azoto (NO2), il valore limite annuale per la protezione della
salute umana, incrementato del margine di tolleranza previsto per il 2004 (52 µg/m3),
viene superato solamente in Viale Roma (54 µg/m3). Il limite annuale per la protezione
della vegetazione stabilito per NOX (30 µg/m3) viene invece largamente superato presso
tutte le stazioni.
66
67
4 • stato
CESENA
Le tabelle 17 e 18 riassumono i superamenti delle soglie di allarme (per biossido di azoto
e biossido di zolfo) e dei livelli di attenzione e di allarme come definiti dal DM 16/05/96
(per l’ozono) riscontrati nel corso dell’anno presso le stazioni di misura ubicate sul territorio di Cesena. Per quanto concerne l’ozono, vengono pure riportati nella tabella 19 i superamenti delle soglie di informazione e di allarme fissati dal DLgs n. 183/04.
La stazione di piazza Bufalini, destinata ad essere sostituita da una nuova stazione collocata in piazza Franchini-Angeloni, è stata dismessa il 4 maggio 2004. I dati da essa rilevati si riferiscono dunque soltanto ai primi 4 mesi del 2004, un arco di tempo inadeguato
per consentire valutazioni sull’intero anno. Nonostante ciò anche i dati relativi a questa
stazione di monitoraggio vengono riportati, allo scopo di fornire un quadro della qualità
ambientale del sito almeno nel primo quadrimestre dell’anno in esame. Va comunque sottolineato che il confronto tra i valori medi rilevati nel suddetto periodo ed i valori limite posti
dalla normativa per le medie annuali è insostenibile sia dal punto di vista legale che da
quello scientifico, e va quindi ritenuto puramente indicativo. Per questo motivo i dati concernenti piazza Bufalini sono stati evidenziati in corsivo.
Stazione
NO2
SO2
Soglia di allarme
(400 µg/m3 media di 1 ora)
N. giorni di superamento
Soglia di allarme
(500 µg/m3 media di 1 ora
su almeno 3 ore)
N. giorni di superamento
Piazza Bufalini
0
0
Via dei Mulini
0
/
Via Emilia
0
/
Tab. 17 Superamenti delle soglie di allarme (DM 2/4/2002 n. 60) per biossido di azoto (NO2) e biossido di
zolfo (SO2).
Stazione
N. giorni di superamento livelli O3
Livello
di attenzione
180 µg/m3
media di 1 h
Via dei
Mulini
5
Livello
di allarme
360 µg/m3
media di 1 h
0
Livello
protezione
della salute
110 µg/m3
media di 8 h
52
Livello
protezione
della vegetazione
200 µg/m3
media di 1 h
2
Livello
protezione
della vegetazione
65 µg/m3
media di 24 h
94
Tab. 18 Numero di giorni con superamenti dei livelli di attenzione e di allarme, e dei livelli di protezione della
salute e della vegetazione per ozono (O3). (DM 16/05/96)
Stazione
N. giorni di superamento livelli O3
Soglia
di informazione
180 µg/m3
media di 1 h
Via dei
Mulini
5
0
Soglia
di allarme
240 µg/m3
media di 1 h
52
Valore bersaglio
per la protezione
della salute
120 µg/m3
media di 8 h
N. giorni medio
su 3 anni
(max 25)
2
Valore obiettivo
per la protezione
della salute
120 µg/m3
media di 8 h
94
Tab. 19 Numero di giorni con superamenti delle soglie di informazione e di allarme, e dei valori bersaglio e
obiettivo di protezione della salute per ozono (O3). (DLgs n. 183/04)
68
Per il solo ozono si sono verificati superamenti del livello di attenzione previsto dal DM
16/05/96, coincidente con la soglia di informazione del nuovo DLgs n. 183/04. Tali superamenti sono stati rilevati nel corso di 5 giorni tutti appartenenti ai mesi di giugno e luglio.
Si sono inoltre registrati numerosi superamenti sia dei livelli di protezione della salute e
della vegetazione, stabiliti dal DM 16/05/96, sia dei valori bersaglio e obiettivo fissati dal
DLgs n. 183/04.
La tabella 20 riporta i valori dei parametri statistici atti a verificare il rispetto o meno dei
valori limite per l’anno 2004.
Va precisato che nel corso del 2004 il piombo è stato determinato solo fino al 30 giugno,
sulle PTS prelevate presso la stazione di via Emilia. Anche se la media sul periodo di campionamento (6 mesi) non è a rigore confrontabile con il valore limite annuale per la protezione della salute umana, è tuttavia indicativa di quanto la concentrazione del piombo
aerodisperso sia ben lungi dal costituire una criticità. Per questo motivo il valore viene
riportato in tabella, evidenziato in corsivo.
La nuova stazione di piazza Franchini-Angeloni è divenuta operativa solamente nel gennaio 2005, per cui relativamente ad essa non si dispone di dati rilevati nell’anno in esame.
Viene però riportata, per il solo biossido di zolfo (SO2), la concentrazione media rilevata
nel primo trimestre 2005, in quanto per questo inquinante il DM 60/2002 prevede un limite anche sulla media invernale, da calcolare sul periodo 1 ottobre – 31 marzo. Questo
valore, coprendo soltanto una parte del semestre invernale, viene presentato a titolo puramente indicativo, ed è stato pertanto evidenziato in corsivo.
69
4 • stato
Inquinanti e
parametri
Stazioni
Piazza
Beccaria
Via dei
Mulini
Via Emilia
0
/
/
N. ore con conc. > 380 µg/m3
(max 24 volte per anno)
N. giorni con media 24 ore
>125 µg/m3 (max 3 volte/anno)
Media annuale (max 20 µg/m3)
Media invernale (1/10-31/03)
(max 20 µg/m3)
0
9
/
/
/
/
7*
/
/
Biossido di
azoto NO2
N. ore con conc. > 260 µg/m3
(max 18 volte per anno)
Media annuale (max 52 µg/m3)
0
40
0
49
0
56
Ossidi di
azoto (NOx)
Media annuale
(max 30 µg/m3 come NO2)
69
89
157
Particolato
PM10
N. giorni con media 24 ore
> 55 µg/m3 (max 35 volte/anno)
Media ann. (max 41.6 µg/m3)
22
39
/
/
/
/
Piombo Pb
Media annuale (max 0.6 µg/m3)
/
/
0.026
0
0
0
/
22309
/
Biossido
di zolfo SO2
Monoss. di
N. giorni con media mobile
carbonio CO su 8 ore > 12 mg/m3
Ozono O3
AOT40 medio su 5 anni
(max 18000 (µg/m3)h)
Tab. 20 Tab. 20 Confronto con i valori limite nell’anno 2004 (DM 2/4/2002 n. 60 e DLgs 21/5/2004 n. 183)
* valore rilevato presso la stazione di Piazza Franchini Angeloni, limitatamente al periodo 1 gennaio-31
marzo 2005.
Riassumendo quanto esposto nelle precedenti tabelle, si rileva che sono stati riscontrati
superamenti di valori limite per NO2, NOX, e O3. In base al numero di superamenti riscontrato nel periodo in cui sono state effettuate le misure (22 nei primi 4 mesi dell’anno), pure
il parametro PM10 appare però essere critico, come dimostra pure il valore medio sul
periodo di misura (39 µg/m3), molto prossimo al valore limite annuale fissato per il 2005
(40 µg/m3).
Per quanto concerne l’ozono, il valore medio sugli ultimi 5 anni di AOT40 (22309
(µg/m3)• h), decisamente superiore al limite di 18000 (µg/m3)• h fissato dal D.L.gs
n.183/20, indica come le elevate concentrazioni estive debbano purtroppo essere ritenute usuali.
Relativamente al biossido di azoto (NO2), il valore limite annuale per la protezione della
salute umana, incrementato del margine di tolleranza previsto per il 2004 (52 µg/m3)
Ìg/m3) viene superato solamente presso la stazione di via Emilia (56 µg/m3), ma viene
avvicinato anche presso quella di via dei Mulini (49 µg/m3). Il valore limite annuale per la
protezione della vegetazione stabilito per NOX (30 µg/m3) viene largamente superato
presso tutte le stazioni, ferme restando le riserve già espresse sul dato concernente piazza Bufalini.
70
71
4 • stato
Serie storica degli inquinanti
Vengono presentate le serie storiche degli inquinanti risultati maggiormente critici, e cioè
PM10, ozono e biossido di azoto.
Materiale particolato (PM10)
Forlì
(I dati del 2003 sono relativi alla stazione di Piazza Beccaria).
60
140
Parco della Resistenza
Piazza Beccaria
50
Parco d ella Resistenza
Piazza Beccaria
120
100
40
80
30
60
20
40
10
20
0
0
2000
2001
2002
2003
Media annuale in µg/m3
Valore limite nel 2005: 40 µg/m3
2004
2000
2001
2002
2003
2004
Giorni con media nelle 24 h >50µg/m3.
(Max 35 gg/anno nel 2005).
Cesena
Media annuale in µg/m3
Valore limite nel 2005: 40 µg/m3
Giorni con media nelle 24 h >50µg/m3.
(Max 35 gg/anno nel 2005).
Nota: La stazione di Piazza Bufalini è stata dismessa nel maggio 2004, per cui la serie storica si limita al
periodo 1999-2003.
Biossido di azoto (NO2)
Forlì
70
Parco della Resisten za
Viale Roma
Piazza Morgagn i-Beccaria
60
50
40
30
20
10
0
2000
72
2001
2002
2003
2004
Cesena
70
Via Emilia
Piazza Bu falin i
Via dei Mu lin i
60
50
40
30
20
10
0
2000
2001
2002
2003
Medie annuali di NO2 in µg/m3 (valore limite nel 2010: 40 µg/m3).
2004
4 • stato
Ozono (O3)
1400
Forlì - Parco Resistenza
Cesena - Via Mu lini
Lab. Mobile C ollin a
1200
1000
800
600
400
200
0
2000
2001
2002
2003
2004
Numero di dati orari superiori al livello di protezione della salute.
(110 µg/m3 di O3 sulle 8 ore).
70
Forlì - Parco R esisten za
Cesen a - Via Mulin i
Lab. Mobile Collin a
60
50
40
30
20
10
0
2000
2001
2002
Numero di dati orari superiori al livello attenzione.
(180 µg/m3 di O3 come media oraria).
2003
2004
73
4.1.2
Dati dei campionatori passivi nei Comuni di Forlì e Cesena
La determinazione della distribuzione spaziale delle concentrazioni degli inquinanti aerodispersi costituisce un problema complesso, derivante dalla disomogeneità spaziale delle
misure delle reti fisse che rende estremamente difficile ottenere mappe rappresentative
soprattutto per gli inquinanti primari su scala urbana.
La soluzione spesso adottata consiste nell’integrazione delle diverse metodiche di monitoraggio (postazioni fisse, campionatori passivi e attivi, campagne con laboratori mobili),
al fine di superare la restituzione puntuale del dato tipica della rete fissa.
Già da anni, sia a Cesena che a Forlì, in collaborazione fra il Settore Ambiente dei rispettivi Comuni ed Arpa FC, si effettuano campagne di misura con campionatori passivi per
Benzene e per Biossido d'Azoto.
Si riportano di seguito alcune note sulle campagne 2002 e 2003.
2002
74
Nel 2002 si sono effettuate due campagne di 15 giorni ciascuna, invernale in febbraio ed
estiva in giugno; i punti di monitoraggio, circa 40 per comune, sono indicati nelle mappe
sotto riportate riferite rispettivamente a Forlì e Cesena.
I valori più alti per entrambi gli inquinanti si registrano in inverno ed in particolare per quanto riguarda Forlì, il sito più inquinato per il benzene è risultato quello di via Isonzo (10,5
µg/m3 in inverno e 5,0 µg/m3 in estate) e il sito più inquinato per il biossido di azoto è risultato quello di via Campo di Marte (126 µg/m3 in inverno e 49 µg/m3 in estate).
Per quanto riguarda Cesena, il benzene non ha mai superato il valore di 5 µg/m3 e la stazione dove sono stati misurati i valori più alti è stata quella di via Assano (4,8 µg/m3 in
inverno e 4,1 µg/m3 in estate); i valori più elevati di biossido d’azoto sono in piazza Aldo
Moro (55 µg/m3 in inverno e 35 µg/m3 in estate).
Le mappe successive, ottenute mediante interpolazione statistica dei dati raccolti, rappresentano la diffusione degli inquinanti in oggetto nelle due città; è riportato il periodo invernale in quanto rappresentativo della situazione peggiore.
4 • stato
I siti di campionamento di Forlì e Cesena (2002)
75
0-1
1-2
2-3
3-5
5-7
7-10
10-11
76
Distribuzione del benzene (µg/m3) a Forlì - Inverno 2002
0-1
1-2
2-3
3-4
4-5
5-6
6-7
7-8
8-9
10-15
Distribuzione del benzene (µg/m3) a Cesena - Inverno 2002
77
4 • stato
0-15
15-30
30-40
40-50
50-60
60-80
80-100
100-120
Distribuzione del biossido di azoto (µg/m3) a Forlì - Inverno 2002
0-15
15-30
30-50
50-60
60-80
80-100
100-130
Distribuzione del biossido di azoto (µg/m3) a Cesena - Inverno 2002
2003
La disposizione dei campionatori e la frequenza di misura sono cambiate nella campagna
2003 rispetto a quelle dell’anno precedente; si sono monitorati un numero inferiore di punti
prevalentemente scelti come particolarmente critici sulla base delle rilevazioni effettuate
negli anni passati, ma con frequenza più costante per ottenere un valore medio che fosse
più rappresentativo dell’anno considerato (da aprile a dicembre 2003).
Le mappe che seguono mostrano l’ubicazione dei siti di monitoraggio nelle città di Forlì e
Cesena. Inoltre nella mappa di Forlì sono riportate, a titolo di esempio, anche le ubicazioni dei siti di altri tipi di monitoraggio quali quello della mutagenesi, del biomonitoraggio e
delle centraline fisse e mobili.
Le mappe successive riportano le distribuzioni spaziali, per l’anno 2003, delle concentrazioni di benzene e biossido d’azoto a Forlì e a Cesena.
Tali mappe vanno interpretate solo in senso qualitativo quale possibile andamento relativo dei livelli di concentrazione. I valori di inquinamento delle mappe non hanno la validità
di una misura di legge, ma vanno interpretati e utilizzati come un indicatore utile a scopo
conoscitivo.
78
Dal monitoraggio risulta che a Forlì nel 2003:
- per quanto riguarda il benzene, il sito di Via Isonzo è stato quello che ha registrato le
concentrazioni più alte in tutti i mesi (ad esclusione di aprile e giugno-luglio, nei quali è
stato il sito di via Dragoni a registrare concentrazioni più alte). In Via Isonzo si è anche
registrato l’unico valore che oltrepassa la soglia di 10 µg/m3
- relativamente al biossido di azoto, il sito mediamente più inquinato risulta sempre quello di Via Isonzo, anche se valori elevati si sono registrati, in giugno, luglio, agosto e
novembre in via Dragoni. Il sito di via Isonzo è anche quello dove si è registrato il valore più alto in assoluto (206 µg/m3).
A Cesena, sempre nel 2003:
- il valore più alto in assoluto di benzene (5,76 µg/m3) si registra in viale dei Pini, ma la
stazione con i valori mediamente più alti è quella di via Fiorenzuola
- la stazione con i valori mediamente più bassi di benzene è quella di via Celincordia,
dove si registra anche il valore più basso in assoluto (0,47 µg/m3)
- valori superiori a 5 µg/m3 di benzene si registrano solo nel mese di novembre
- il valore più alto in assoluto per il biossido di azoto (238 µg/m3) si registra in via
Fiorenzuola, ma la stazione mediamente più alta è quella di via Assano
- la stazione con i valori di biossido d’azoto mediamente più bassi è quella di via Mulini
(41 µg/m3)
- valori superiori a 200 µg/m3 di biossido d’azoto si registrano solo nel mese di novembre.
4 • stato
I siti di campionamento di Forlì e Cesena (2003)
79
80
Distribuzione del benzene (µg/m3) a Forlì - Media dei valori del 2003.
Distribuzione del benzene (µg/m3) a Cesena - Media dei valori del 2003.
4 • stato
Distribuzione del biossido di azoto (µg/m3) a Forlì - Media dei valori del 2003
Distribuzione del biossido di azoto (µg/m3) a Cesena - Media dei valori del 2003
81
4.1.3
82
Biomonitoraggio dell’ozono troposferico
L’ozono presente nella troposfera è un inquinante secondario prodotto dall’irraggiamento solare su inquinanti primari derivanti essenzialmente dal traffico autoveicolare e aereo (ossidi di
azoto e composti organici volatili) e costituisce il composto tipico dello smog fotochimico.
La meteorologia ed il ciclo stagionale giocano un ruolo importante nella formazione, distribuzione e trasporto dell’ozono. Nel ciclo diurno, l’aumento della concentrazione di
ozono è attribuito al combinato effetto della produzione fotochimica e al trasporto dalla
stratosfera, processi attivati dalla radiazione solare.
I mesi estivi rappresentano il periodo di maggiore interesse per lo studio dei processi fotochimici. E’ proprio in questo periodo che condizioni meteorologiche favorevoli come il forte
irraggiamento solare e gli scarsi movimenti atmosferici favoriscono la produzione e l’accumulo di ozono troposferico.
L’ozono ha effetti dannosi sia acuti che cronici sulle piante. A livello biochimico, l’ozono,
penetrato attraverso le foglie, distrugge l’integrità delle membrane cellulari e modifica una
serie di processi metabolici, tra cui la fotosintesi clorofilliana, che possono portare alla
morte cellulare. Le manifestazioni visibili del danno sono rappresentate dalla comparsa di
lesioni clorotiche (di colore bianco) e necrotiche delle foglie, defoliazione e senescenza
prematura. La ridotta attività fotosintetica e dei meccanismi di trasporto si riflettono in una
diminuita vitalità dell’apparato fogliare, delle radici ed in una riduzione della crescita.
L’interpretazione dei sintomi sulle piante per avere indicazioni dell’inquinamento dell’aria
è una attività ipotizzata da tempo e già dal 1921 Ruston condusse osservazioni in questo
senso in Gran Bretagna.
Un eccellente esempio di pianta indicatrice della presenza di ozono è offerto dalla cv. BelW3 di tabacco, usata sin dal 1962 per il rilevamento della presenza di ozono.
Tra i vantaggi si annoverano l’elevata sensibilità all’ozono (l’esposizione per poche ore a
0,04 ppm provoca la comparsa di lesioni tipiche) e la produzione continua di nuove foglie
durante la stagione vegetativa.
Nel 2002, a seguito di una maturata esperienza nel campo del biomonitoraggio dell’ozono (rilevamento del danno subito dalle foglie in seguito ad esposizione ad ozono
secondo la metodologia messa a punto da Ashmore - 1980), Arpa FC si è impegnata
nella realizzazione di una rete di monitoraggio a livello provinciale, inserita in una rete
a più ampio respiro, attuato in collaborazione con le Sezioni Provinciali di Rimini,
Ravenna, Ferrara e Piacenza.
Gli obiettivi dell’indagine sono quelli di costituire una rete di monitoraggio complementare e non
sovrapposta a quella classica basata sulle centraline automatiche, correlare il danno fogliare
alla concentrazione di ozono e mettere a punto un modello di stima del danno fogliare per tutto
il territorio in esame ad una scala più dettagliata di quella già esistente.
Le stazioni di biomonitoraggio sono poste in corrispondenza dei punti nodali di una
griglia di 18x18 km e posizionate secondo criteri stabiliti prima di iniziare l’indagine.
(ANPA, 2001).
La rete è stata integrata inoltre da due stazioni in corrispondenza delle stazioni automatiche di monitoraggio. Di seguito l’elenco completo delle località e la mappa della distribuzione delle stazioni.
4 • stato
Stazione
Località
Comune
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
Dovadola
S. Benedetto in Alpe
Polenta
Ranchio
Pietrapazza
Le Balze
Ginestreto
Camposonaldo
Cesena
Forlì
Gambettola
Dovadola
Portico - S. Benedetto
Bertinoro
Sarsina
Bagno di Romagna
Verghereto
Sogliano al Rubicone
Santa Sofia
Cesena
Forlì
Gambettola
83
Localizzazione delle stazioni di biomonitoraggio della Provincia di Forlì/Cesena.
Le piante, i cui semi sono stati forniti dalla North Carolina State University (NCSU) per
scopi di ricerca, sono state coltivate nella serra dell’istituto agrario G. Garibaldi di Cesena
secondo le procedure di coltivazione indicate da Lorenzini (1999).
In particolare l’aria è stata filtrata da ozono attraverso carbone attivo, è stata garantita
un’umidità relativa del 70/80 %, il rifornimento idrico costante e 14 ore di fotoperiodo. Lo
sviluppo delle piante richiede da un minimo di 6 a un massimo di 8 settimane.
Le piante sono trapiantate nella stazione di monitoraggio dopo la sesta settimana e
comunque con almeno 4 foglie completamente espanse. Tutte le piante impiegate sono
omogenee fra loro.
La stazione di rilevamento è riparata dal danneggiamento di animali e dalla radiazione
solare diretta. Le piante dispongono di un approvvigionamento di acqua sufficiente per
una settimana e di tutori che le rendano maggiormente resistenti al vento forte.
In ogni stazione sono poste sei piante (in vasi distinti); ogni pianta è contrassegnata e le
foglie completamente estese sono numerate dal basso verso l’alto. Ogni gruppo di piante
è esposto per quattro settimane e al termine di tale periodo è sostituito con nuovo materiale. L’indagine in campo è stata condotta dall’ultima settimana di maggio all’ultima settimana di settembre comprese.
84
Nelle immagini sono rappresentate le varie fasi della coltivazione e la tipica stazione di
monitoraggio. L’identificazione e l’interpretazione corretta dei sintomi è un elemento
essenziale di questo tipo di indagini. L’analisi è stata effettuata da operatori addestrati e
con cadenza settimanale sempre lo stesso giorno. Il danno causato da ozono si presenta sotto forma di lesioni color bianco-avorio che possono essere anche bifacciali con evoluzione temporale sia nella disposizione (dall’apice alla base della foglia) che nel colore.
Sono state registrate le foglie morte e le foglie rotte e si è proceduto settimanalmente al
calcolo dell’indice di danno fogliare (IDF) secondo la formula proposta da Ashmore:
Dove:
t
p
n
Np
Dt,p,n
Dt-1,p,n
= numero della settimana
= numero della pianta
= numero progressivo della foglia dal basso verso l’alto
= numero totale di foglie per pianta p-esima
= danno fogliare alla fine della settimana t-esima per la foglia n-esima della pianta p-esima
= danno fogliare alla fine della settimana t-1-esima per la foglia n-esima della pianta p-esima
4 • stato
85
Nelle immagini sono indicate le varie classi di danno assegnate a seconda della superficie della foglia danneggiata.
Per ogni stazione è stato calcolato un IDF medio (su tutte le piante presenti in quella stazione) e i dati raccolti sono stati trattati con una statistica descrittiva base (media ± deviazione standard).
Gli istogrammi mostrano l’andamento del danno fogliare riscontrato nelle diverse stazioni
di monitoraggio nel corso delle diciassette settimane di monitoraggiop del 2002.
Sulle ordinate è riportato il danno fogliare, sulle ascisse la settimana in cui tale danno è
stato rilevato. E’ evidente come, in alcuni periodi, si abbia lo stesso andamento, sebbene
si sia in presenza di elevata variabilità.
3
2.5
2
1.5
1
0.5
0
86
3
2.5
2
1.5
1
0.5
0
1.2
1
0.8
0.6
0.4
0.2
0
1.5
Dovadola
1
0.5
1
3
5
7
9
11
13
15
17
0
1
3
Polenta
3
5
7
9
11
13
15
17
7
9
11
13
15
17
9
11
13
15
17
9
11
13
15
17
Ranchio
2
1
1
3
5
7
9
11
13
15
17
0
1
1.5
S. Benedetto
3
5
Pietrapazza
1
0.5
1
3
5
7
9
1.5
11
13
15
17
0
1
2
Balze
3
5
7
Ginestreto
1.5
1
1
0.5
0
2.5
2
1.5
1
0.5
0
0.5
1
3
5
7
9
Camposonaldo
11
13
15
17
0 1
2.5
2
1.5
1
0.5
0
3
5
Cesena
7
1
0.5
0
3
2.5
2
1.5
1
0.5
0
1.2
1
0.8
0.6
0.4
0.2
0
0.5
1
3
5
7
9
11
13
15
17
0
1
3
Polenta
3
5
7
9
11
13
15
4 • stato
Ranchio
87
17
2
1
1
3
5
7
9
11
13
15
17
0
1
1.5
S. Benedetto
3
5
7
9
11
13
15
17
9
11
13
15
17
7
9
11
13
15
17
7
9
11
13
15
17
Pietrapazza
1
0.5
1
3
5
7
9
1.5
11
13
15
17
0
1
2
Balze
3
5
7
Ginestreto
1.5
1
1
0.5
0
2.5
2
1.5
1
0.5
0
0.5
1
3
5
7
9
11
13
15
17
Camposonaldo
1
2
3
5
7
9
11
13
15
17
9
11
13
15
17
Gambettola
1.5
1
0.5
0
1
3
5
7
0 1
2.5
2
1.5
1
0.5
0
3
5
Cesena
1
3
5
Dalle centraline di rilevamento automatiche, poste in parallelo alle stazioni di biomonitoraggio, a Forlì e a Cesena, si sono raccolti i dati riguardanti le concentrazioni di ozono
nelle ore tra le 9 e le 16 (periodo del giorno in cui la produzione di ozono è massima), e
si sono calcolate le somma delle concentrazioni orarie di ozono eccedenti i 40 ppb
(AOT40 descrittore di esposizione cumulata da ozono) e si sono correlati tali valori agli
IDF medi misurati.
L’AOT40 è definito come la somma della differenza delle concentrazione orarie che superano i 40 ppb (80 µg/m3) e 40 ppb, in un dato periodo di tempo.
Tali studi hanno la finalità di produrre un modello di stima del danno fogliare (e quindi della
concentrazione di ozono) in tutte le località non direttamente monitorate.
Si è verificata, quindi, la correlazione tra il danno fogliare e le concentrazioni di ozono rilevate dalla centralina automatica.
Per determinare i coefficienti di correlazione (il coefficiente di correlazione è una misura
della forza della relazione lineare fra due variabili, più il valore si avvicina a 1, più la correlazione fra due variabili è alta) si sono confrontati i valori di IDF con i valori delle concentrazioni di ozono fra le 9 e le 16 e con la somma dei valori di concentrazione eccedenti i 40 ppb (indicato come AOT40).
88
Si riportano i risultati del confronto fra il biomonitoraggio ed i valori rilevati dalla centralina
automatica per la sola stazione di Cesena avendo dato questa i migliori risultati.
2.5
140
120
2
IDF
2.5
1200
2
1000
100
1.5
80
1.5
1
60
1
800
IDF
600
400
40
0.5
20
Media 9.16
0
1
3
5
7
9
11 13 15 17
0
0.5
0
AOT40
1
3
5
7
9
200
11 13 15 17
0
Andamenti di IDF e concentrazione di ozono a confronto.
Nell’immagine a sinistra la concentrazione di ozono è indicata come la media misurata
nelle ore più calde del giorno (9-16), mentre nell’altra è indicata come la somma dei valori giornalieri che superano 40 ppb.
I coefficienti di correlazione sull’intero periodo sono piuttosto bassi; analizzando la correlazione mese per mese, si ottiene, nel mese d’agosto il miglior risultato.
4 • stato
89
Coefficienti di correlazione agosto
IDF - (ozono 9-16)
IDF - AOT40
(Ozono 9-16) - AOT40
0.94
0.77
0.83
Utilizzando il periodo di agosto, in cui la correlazione tra la medie delle concentrazioni
misurate fra le 9 e le 16 e il danno fogliare è 0,94, è possibile ricavare la relazione fra concentrazione di ozono 9 –16 e danno fogliare.
La relazione in realtà potrebbe perdere il carattere di linearità all’aumentare del danno
fogliare (con l’instaurarsi di necrosi secondarie nella foglia), ma il metodo prevede l’eliminazione nel calcolo delle foglie con danno superiore a tre, mantenendo pertanto la relazione nell’ambito della linearità.
1.6
y = 0.0387 x -2.2638
1.4
1.2
1
0.8
0.6
0.4
0.2
0
0
20
40
60
80
Concentrazioni medie misurate di ozono ( g/m3)
100
120
Relazione tra danno fogliare e concentrazione di ozono nella stazione di Cesena nell’agosto 2002.
Quindi la relazione fra danno fogliare e concentrazione media misurata può essere così espressa:
IDF = 0,0387* (concentrazione media misurata) – 2,2638
Con tale relazione si registrerebbe un danno fogliare a concentrazioni superiori ai 58
µg/m3 (valore che corrisponde a IDF uguale a zero), concentrazione piuttosto conforme
a quanto riportato in letteratura.
La campagna di monitoraggio è stata ripetuta nel 2003.
Negli istogrammi seguenti sono riportati i risultati della nuova campagna.
2
1.5
3
1
2
0.5
1
0
2.5
2
1.5
1
0.5
0
1
3
5
7
9
11
13
15
S. Benedetto
1
3
3
90
4
Ranchio
5
7
9
11
13
15
0
2.5
2
1.5
1
0.5
0
2
1
1
1
2
3
5
7
9
11
13
15
0
1.5
1
1
0.5
0.5
4
3
5
7
9
11
13
15
0
3
2
2
1
1
3
5
7
9
11
13
15
3
5
7
9
11
13
15
4
3
2
1
0 1
5
7
9
11
13
15
Pietrapazza
1
3
5
7
9
11
13
15
5
7
9
11
13
15
Balze
1
3
Camposonaldo
1
4
Cesena
3
0 1
3
2
Ginestreto
1.5
0 1
1
3
Polenta
2
0
Dovadola
0 1
3
5
7
9
11
13
15
9
11
13
15
Gambettola
3
5
7
4 • stato
91
E’ evidente come, in alcuni periodi si abbia lo stesso andamento, comunque sempre soggetto a una grande variabilità. In generale la correlazione fra i danni osservati nelle diverse stazioni è molto maggiore rispetto a quella del 2002; ciò può essere legato a diversi
fattori che hanno contribuito a diminuire lo stress sulle piante.
Analizzando il mese di agosto e cercando la correlazione fra i dati rilevati in automatico e
il danno fogliare si ottiene un ottimo coefficiente di correlazione (0.87).
Coefficienti di correlazione
IDF - (ozono 9-16)
0.87
Applicando l’equazione elaborata per il 2002 sui dati raccolti nel 2003, si ottengono concentrazioni teoriche di ozono molto vicine (anche se leggermente sottostimate) a quelle
realmente misurate (coefficiente di correlazione: 0,87), come indicato dal grafico seguente:
Cpncentrazioni di ozono in g/m3
160
140
Concentrazioni reali
120
100
80
Concentrazioni calcolate
60
40
20
0
1
2
3
4
settimane
Confronto fra le concentrazioni osservate e calcolate nel mese di agosto 2003.
La relazione, almeno per il mese di agosto, è consistente. Tuttavia, la bassa correlazione
fra i dati misurati e i dati calcolati negli altri mesi non permette a questo stadio di sviluppare un modello di correlazione per tutti i mesi presi in esame.
4.1.4
92
Monitoraggio della mutagenicità del particolato atmosferico urbano
La Mutagenesi Ambientale è una disciplina molto vasta e in continua evoluzione che
nasce dalla Genetica e attualmente collegata a diversi settori scientifici, quali la Medicina,
l'Ecologia, la Chimica e la Fisica. Tale disciplina studia i meccanismi molecolari e biochimici d'insorgenza di mutazioni spontanee a livello del DNA o prodotte da agenti chimici o
fisici esterni all'organismo in esame.
Un campo in forte espansione, inoltre, è quello dell'eco-tossicologia genetica, che consiste nell’applicazione dei test di mutagenesi, specie “a breve termine” (possono fornire
risposte anche in sole 48 ore, come ad es. il test di Ames), alla rilevazione di sostanze
potenzialmente mutagene, presenti in miscele complesse.
La maggior parte delle sostanze inquinanti cui siamo sottoposti si trova nell'ambiente sotto
forma di miscele complesse, contenenti numerose specie chimiche, ne è un esempio il
particolato atmosferico urbano. E’ ormai dimostrato che alcune sostanze presenti nell'aria
sono mutagene e/o cancerogene in quanto interagiscono direttamente o indirettamente
con il DNA; considerato poi che esiste stretta correlazione tra sostanze mutagene e cancerogene, si è resa necessaria la valutazione del potenziale mutageno a cui è sottoposta
la popolazione urbana. L'analisi del potenziale rischio genotossico (mutageno/cancerogeno) per la popolazione urbana di Forlì e Cesena, derivante dall'inalazione di particolato
aeriforme con diametro aerodinamico inferiore a 2,5 µm (PM2,5), denominata anche frazione respirabile, ha preso inizio nel novembre 2000.
Le particelle più fini sono le più interessanti per quanto riguarda gli effetti sulla salute in
quanto raggiungono gli alveoli polmonari e sono a diretto contatto con il circolo ematico.
Il particolato utilizzato per i test di mutagenesi viene campionato giornalmente per 24h su
filtri in fibra di quarzo, mediante campionatore giornaliero dotato di testa di prelievo PM10
con impattore per la frazione PM2,5, collegato ad una pompa che aspira con flusso circa
uguale a 1 m3/h. Il campione mensile è dato dall’insieme dei filtri giornalieri. La pompa
simula l’atto respiratorio umano, in quanto una persona in condizioni di salute normali, in
riposo o che si muova lentamente (es: passeggiando), generalmente respira un volume di
circa 1 m3 d’aria per ora. Le stazioni di prelievo del particolato sono situate a Forlì in Viale
Livio Salinatore 20 ed a Cesena in Via Rio Marano 38, entrambe zone ad elevato traffico
autoveicolare. I test di mutagenesi, condotti sugli estratti dei campioni mensili di particolato, vengono eseguiti dalla Specializzazione "Mutagenesi Ambientale ed Occupazionale"
presso la Sezione Provinciale Arpa di Parma.
Tali estratti sono sottoposti a test di Ames (test di mutagenesi più utilizzato al mondo per
screening genotossicologici), utilizzando i ceppi TA98 e TA100 di Salmonella typhimurium,
in assenza ed in presenza di attivazione metabolica esogena; vengono perciò effettuate
quattro prove per ogni estratto.
L’utilizzo di due ceppi di Salmonella typhimurium permette di evidenziare diversi tipi di
danni genetici a livello di una o poche coppie di basi nel DNA (mutazioni puntiformi); in
particolare il ceppo TA98 rileva mutazioni per inserzione o delezione di basi, mentre il
ceppo TA100 rileva mutazioni per sostituzione di basi.
L’utilizzo di attivazione metabolica permette di rilevare quelle sostanze che di per sé non
agiscono sul DNA, ma che hanno bisogno di venire modificate dal complesso sistema di metabolizzazione delle sostanze esogene tipico ad esempio degli esseri umani, per poter divenire
mutageni. Quindi tutti i test su S. typhimurium vengono condotti con e senza attivazione metabolica esogena utilizzando la frazione microsomiale epatica di ratto S9.
I risultati ottenuti vengono espressi come fattore di mutagenicità totale o Fattore di Genotossicità ( FG ). Questo parametro, che si ottiene sommando gli effetti di tutti i test eseguiti, mette
in evidenza l’andamento complessivo della mutagenicità del particolato atmosferico.
4 • stato
93
100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
100
nd nd nd
gen 02
feb 02
mar 02
apr 02
mag 02
giu 02
lug 02
ago 02
set 02
ott 02
nov 02
dic 02
gen 03
feb 03
mar 03
apr 03
mag 03
giu 03
lug 03
ago 03
set 03
ott 03
nov 03
dic 03
0
Cesena
90
80
70
60
50
40
30
20
0
nd nd nd
gen 02
feb 02
mar 02
apr 02
mag 02
giu 02
lug 02
ago 02
set 02
ott 02
nov 02
dic 02
gen 03
feb 03
mar 03
apr 03
mag 03
giu 03
lug 03
ago 03
set 03
ott 03
nov 03
dic 03
10
negativo debolmente positivo positivo fortemente positivo
Andamento temporale del fattore di mutagenicità o fattore di genotossicità (2002/2003).
I dati presentati provengono dal sito http://www.arpa.emr.it/parma/spec.htm a cura della Specializzazione Mutagenesi Ambientale dell’Arpa sezione provinciale di Parma.
4.1.5
Le deposizioni acide
In Emilia Romagna è attiva una rete di monitoraggio regionale delle deposizioni ed inquinamento atmosferico di fondo la cui principale finalità è quella di caratterizzare le acque
meteoriche per valutare gli effetti delle deposizioni acide sui recettori sensibili.
Nel 1997 la Regione Emilia-Romagna ha incaricato Arpa di sviluppare un progetto “finalizzato a fare il punto sulla situazione attuale della rete regionale di controllo delle deposizioni acide e del livello di conoscenze da essa prodotte”; il progetto è stato avviato nel
1999 nell’ambito del progetto SINA “Analisi e Progettazione delle reti di monitoraggio su
base regionale e sub-regionale”.
All’inizio del 2004, Arpa Emilia-Romagna ha individuato come uno degli obiettivi strategici per l’anno in corso, la Qualità della gestione di tale rete, secondo le norme ISO 9001.
La rete regionale è in corso di revisione ed anche a livello provinciale è ferma in quanto
subirà nel corso dell’anno una modifica per quanto riguarda numero e collocazione delle
stazioni.
Iniziò ad operare nel 1984 dotata di campionatori bulk (un unico campionatore per la raccolta di deposizioni umide e secche); progressivamente si procedette ad attivare nuove
stazioni utilizzando campionatori wet & dry.
94
Raccoglitore dry
Sensore pioggia
Raccoglitore wet
Sistema di leva
e copertura contenitori
Questo tipo di strumento è costituito da 2 recipienti per la raccolta separata della deposizione umida e del particolato, ed è progettato in modo tale da lasciare scoperto il contenitore “dry” sino a quando non si ha un evento meteorico che viene rilevato da un sensore di pioggia.
Si utilizza per evitare che il campione di pioggia venga contaminato dal particolato, in grado di
alterare sensibilmente le caratteristiche chimiche delle deposizioni, soprattutto per quanto
riguarda i valori di pH, alcalinità e le concentrazioni di alcuni ioni (calcio, magnesio e potassio).
4 • stato
95
I parametri rilevati regolarmente dalla rete sono:
Precipitazione
pH
Conducibilità specifica
Ca
Mg
K
Na
NH4
NO3
NO2
SO4
Cl
PO4
F
(mm)
(µS/cm)
(mg/l)
(mg/l)
(mg/l)
(mg/l)
(mg/l)
(mg/l)
(mg/l)
(mg/l)
(mg/l)
(mg/l)
(mg/l)
Le concentrazioni nell’aria di biossido di azoto NO2 e biossido di zolfo SO2 forniscono
un’indicazione della quantità di sostanze potenzialmente acidificanti presenti nell’atmosfera assieme all’analisi della concentrazione media annuale di nitrati, solfati e ammoniaca
nelle deposizioni umide.
Il calcolo di tale concentrazione, espressa in mg/l rispettivamente di S-SO4, N-NO3 e N-NH4 è
stato ottenuto sulla base delle concentrazioni settimanali rilevate da alcune stazioni della
rete dell’Emilia-Romagna.
1.4
1.2
Media annuale N-NO3
1
mg/l
0.8
0.6
0.4
0.2
0
1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001
Serie temporale della concentrazione media annuale regionale di nitrati nelle piogge.
1.8
1.6
Media annuale N-NH4
1.4
1
0.8
0.6
0.4
0.2
0
1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001
Serie temporale della concentrazione media annuale regionale di ammoniaca nelle piogge.
4
3.5
Media annuale S-SO4
3
2.5
mg/l
96
mg/l
1.2
2
1.5
1
0.5
0
1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001
Serie temporale della concentrazione media annuale regionale di solfati nelle piogge.
4 • stato
97
In accordo con la tendenza generale delle emissioni in atmosfera, durante la serie temporale (1987-2001) a cui le concentrazioni medie annuali di nitrati, ammoniaca e solfati si
riferiscono, è possibile individuare una diminuzione della concentrazione media di solfati
nelle deposizioni umide, mentre l’andamento di nitrati ed azoto ammoniacale sembra
mostrare una tendenza alla diminuzione a partire dal 1998, ma in generale non è possibile individuare un trend netto come quello dei solfati.
Dalla elaborazione dei dati raccolti dalla rete di monitoraggio si può inoltre calcolare il flusso di deposizione umida annua; si tratta di un indicatore di stato dal quale è possibile ottenere prodotti informativi in grado di rappresentare lo stato della qualità degli ambienti sensibili all’acidificazione e all’eutrofizzazione e la sua evoluzione nel tempo.
La conoscenza dei flussi complessivi permette infatti una valutazione della qualità
ambientale di un territorio, mediante il confronto con il valore del carico critico del recettore per ogni inquinante.
I valori di carico critico per il territorio italiano sono stati prodotti dal Centro Focale
Nazionale, ente istituito per ciascun Paese aderente alla Convenzione di Ginevra, e comprendente vari attori tra cui APAT, ENEA, ENEL, CNR e Università.
Tale dato è disponibile sotto forma di mappe, in cui il territorio è suddiviso in griglie, ad
ognuna della quali è stata assegnata una certa sensibilità verso la deposizione di una dato
inquinante.
I carichi critici devono essere confrontati con i flussi di deposizione dei vari inquinanti,
affinché sia possibile definire quelle aree che ricevono livelli di deposizione che eccedono il valore di carico critico dell’area stessa.
Tali aree di eccedenza indicano dove gli attuali livelli di deposizione degli inquinanti possono indurre danni e di conseguenza dove è necessario intervenire.
Lavoro prossimo futuro sarà quello di calcolare appunto l’eccedenza del carico critico sul
territorio della Regione Emilia–Romagna.
4.1.6
98
Biomonitoraggio tramite api nella città di Cesena
Dal 1999 al 2003 il Comune di Cesena ha reso le api protagoniste per monitorare la qualità dell’aria, in particolare per valutare la quantità d’inquinanti emesse dal traffico veicolare. Sono state posizionate quattro stazioni (nei seguenti punti: area verde esterna del
Cimitero Urbano, area verde esterna all’Ospedale urbano, giardini della Pretura e cortile
dell’ex macello), in luoghi tali che il raggio d’azione delle stazioni possa coprire tutto il centro urbano, ognuna delle quali costituita da 3 arnie curate da tecnici specializzati
dell’Associazione Forlivese Apicoltori; mediante tecniche di prelievo e di analisi di laboratorio particolari sono state analizzate, sotto la supervisione del Dott. Claudio Porrini del
Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali dell’Università di Bologna, le polveri contenute nel miele, nella cera e nella peluria presenti nel corpo delle api.
Le analisi sono state effettuate con cadenza quindicinale da inizio aprile a fine ottobre per
poter valutare la presenza dei seguenti inquinanti legati ai gas di scarico delle automobili: piombo, nichel, cromo, benzo(a)pirene, platino, palladio e rodio, gli ultimi tre legati alle emissioni delle marmitte catalitiche, e il rodio, utilizzato come protezione superficiale anti-usura.
Gli indicatori biologici sono diventati ormai strumenti essenziali, non solo per individuare,
ma soprattutto per capire i fenomeni di contaminazione ambientale; a differenza di altri
bioindicatori, per lo più immobili come i licheni, l’ape si può definire un sensore viaggiante; nei suoi viaggi di andata e ritorno dall’alveare, che coprono un’area di circa 7 kmq, è
instancabile nella sua attività di raccolta di svariate sostanze come nettare, polline, propoli, melata e acqua. Se consideriamo che in un alveare in buono stato vi sono circa 10.000
bottinatrici e che ognuna visita giornalmente un migliaio di fiori, si può facilmente stimare
che una colonia di api effettui 10 milioni di microprelievi ogni giorno, senza considerare il
trasporto di acqua che nelle giornate più calde può raggiungere anche alcuni litri.
Il territorio, quindi, è tenuto costantemente sotto controllo da parte dell’ape, e se questa
“incontra” anche molecole di contaminanti, eventualmente presenti, le porta “a casa”, rendendole così disponibili all’analisi chimica.
I dati ottenuti con le analisi suddette sono poi confrontate con i valori dei campioni prelevati dalle arnie posizionate in una vallata nei pressi di Bibbiena (AR) dove si può considerare un’assenza pressoché totale di inquinamento atmosferico.
Risultati componente per componente:
Metalli pesanti
Sono stati considerati principalmente quelli prodotti dal traffico automobilistico.
- Piombo: a parte un picco notevolissimo (107,71 mg/Kg rilevati nella stazione della
Pretura contro 0,29 mg/Kg della stazione di Bibbiena) rilevato nell’aprile 2002 e dovuto a cause non ben individuate, i valori sono sempre stati comparabili a quelli della stazione di Bibbiena, questo a dimostrazione di come la scomparsa della benzina con
piombo ha comportato un calo notevole di tale inquinante.
In generali i valori più alti sono quelli rilevati nella stazione della pretura, presumibilmente per la vicinanza della Via Emilia, e quelli più bassi quelli della stazione dell’Ospedale
- Cromo: risultati simili al piombo con medesimo picco rilevato nell’aprile 2002 (23,85
4 • stato
99
mg/Kg da confrontare con 0,072 mg/Kg della stazione di Bibbiena)
- Nichel: i livelli rilevati sono sempre stati vicini a quelli misurati nella stazione di Bibbiena
con una tendenza, nel corso degli anni, ad una leggera crescita.
Metalli
Utilizzati principalmente nelle marmitte catalitiche delle automobili e, nel caso del rodio,
come materiale superficiale anti-usura.
- Palladio: non vi sono mai stati superamenti del limite di rilevabilità dello strumento
- Platino: non vi sono mai stati superamenti del limite di rilevabilità dello strumento
- Rodio: non vi sono mai stati superamenti del limite di rilevabilità dello strumento.
Benzo(a)Pirene
Idrocarburo Policiclico Aromatico (IPA) estremamente cancerogeno prodotto principalmente dai gas di scarico delle vetture diesel. I valori rilevati sono di poco superiore a quelli nella stazione di Bibbiena, però con un significativo raddoppio dei livelli dal 2001 al 2003
e picchi nelle zone della Pretura e dell’Ospedale.
Per presentare i suddetti dati in maniera precisa e dettagliata il Comune di Cesena ha
organizzato due Convegni, uno il 18 maggio 2001 e l’altro l’11 ottobre 2003, che, per la
presenza dei massimi esperti nazionali nel campo del biomonitoraggio, tra cui il Prof.
Giorgio Celli, e tecnici di varie Arpa e AUSL, si sono rilevati anche un importante momento di confronto con altre realtà italiane di biomonitoraggio.
4.2 Risultati dei controlli effettuati sul territorio
I controlli vengono eseguiti sia prelevando campioni alle emissioni in atmosfera delle attività produttive localizzate sul territorio, sia svolgendo sulle stesse controlli di tipo amministrativo. Il controllo delle emissioni in atmosfera, unitamente al monitoraggio della qualità
dell’aria, costituisce uno dei momenti conoscitivi fondamentali per l’individuazione delle
cause che portano al deterioramento della composizione naturale della troposfera.
Sono sostanzialmente finalizzati alla:
- verifica del rispetto delle autorizzazioni, di cui al DPR 203/88
- conoscenza in termini quali-quantitativi delle pressioni in atmosfera in un determinato
territorio
- acquisizione di informazioni sulla correlazione tra i processi produttivi e gli out-put nella
matrice aria
- acquisizione di dati sperimentali per la costruzione di fattori di emissione per determinati settori produttivi
- verifica dell’efficacia dei provvedimenti adottati per la riduzione delle emissioni, a seguito di modifiche apportate sui processi produttivi, sulle tecnologie produttive e/o abbattimento, sulle materie prime utilizzate, etc.
100
I controlli alle emissioni nella provincia di Forlì-Cesena, nel biennio 2002-2003, sono così riassunti:
2002
2003
Aziende
Emissioni
N°campioni
controllate con
controllate con
prelevati
campionamento campionamento
alle emissioni
Determinazioni
effettuate
N°emissioni
irregolari su
campionamento
12
5
352
133
2
1
32
14
154
57
Tipologia produttiva delle aziende controllate nel 2002
impianto di incenerimento R.S.U
produzione di fosfati per uso zootecnico
produzione porte e finestre
verniciatura mobili o manufatti vari
produzione rimorchi e veicoli industriali
costruzione furgonature isotermiche
produzione zucchero
produzione mangimi
conglomerati bituminosi
produzione strutture metalliche
produzione imballi flessibili
4 • stato
101
Inquinanti prodotti dalle aziende controllate nel 2002
polveri
metalli pesanti
ossidi di azoto e di zolfo
acido cloridrico e acido fluoridrico
sostanze organiche volatili
ammoniaca
Tipologia produttiva delle aziende controllate nel 2003
produzione imballi flessibil
lavorazione lamiere
produzione di grandi elementi dimensionali per l’architettura e l’ingegneria
produzione zucchero
manifattura di gomma e plastica
Inquinanti prodotti dalle aziende controllate nel 2003
polveri
sostanze organiche volatili
ammoniaca
ossidi di azoto e di zolfo
I controlli di tipo amministrativo che vengono effettuati sono tesi a verificare sostanzialmente la regolarità delle emissioni rispetto alla normativa vigente e alle prescrizioni contenute nell’Autorizzazione alle emissioni in atmosfera.
Durante i sopralluoghi amministrativi vengono effettuati di norma i seguenti controlli:
- verifica del ciclo produttivo
- verifica della regolarità degli autocontrolli, se dovuti
- controllo qualitativo e quantitativo delle materie prime utilizzate con verifica del registro
dei consumi e delle fatture di acquisto, ed eventualmente con l’effettuazione di prelievi,
mirati a verificare la composizione merceologica dei prodotti
- verifica del rispetto di tutte le prescrizioni contenute nell’Autorizzazione alle emissioni
in atmosfera
- qualora siano presenti, controllo dell’efficacia e dell’efficienza degli impianti di abbattimento delle sostanze inquinanti
- valutazione della necessità o meno di procedere al campionamento ed all’analisi delle
sostanze inquinanti emesse
- valutazione dei possibili rischi ambientali tenendo conto dell’ubicazione della ditta.
4.3 La modellistica diffusionale
Le tecniche di modellazione sono uno strumento per la valutazione della qualità dell’aria
(Direttiva sulla valutazione e gestione della qualità dell’aria 96/62/CE recepita in Italia con
il D.Lgs. 4 agosto 1999 n. 351) e rappresentano uno strumento fondamentale per la realizzazione di piani e programmi di miglioramento e mantenimento della qualità dell’aria,
secondo le indicazioni del DM 2 aprile 2002 n. 60 (valori limite di qualità dell’aria ambiente ed obiettivi per la qualità dei dati) e del DM 1 ottobre 2002 n. 261 (Regolamento recante le direttive tecniche per la valutazione preliminare della qualità dell'aria ambiente, i criteri per l'elaborazione del piano e dei programmi di cui agli articoli 8 e 9 del decreto legislativo 4 agosto 1999 n. 351).
L’utilizzo di tali tecniche è inoltre esplicitamente prevista dall’allegato II del D.P.C.M.
377/88 – (Norme tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale e la formulazione del giudizio di compatibilità di cui all'art. 6 della legge 8 luglio 1986, n. 349, e successive modifiche e integrazioni.).
102
Al fine di poter stimare il contributo dei diversi settori (industrie, trasporti, riscaldamento
domestico) all’inquinamento atmosferico e visualizzare la dispersione degli inquinanti sul
territorio comunale, il modello di dispersione degli inquinanti in atmosfera preferibile è
ADMS-URBAN 2.0, che permette di considerare contemporaneamente sorgenti lineari,
areali, puntuali, volumetriche e di griglia.
I tipici dati utilizzabili per l’input del modello a scala comunale sono i seguenti:
- sorgenti lineari: flussi di traffico medi orari su tratti stradali forniti
- sorgenti puntuali: limiti alle emissioni in atmosfera autorizzati secondo gli artt.
6,15a,15b del D.Lgs. 203/88 di tutte le aziende produttive autorizzate nel territorio del
Comune in esame
- sorgenti di griglia: emissioni derivanti dalla combustione di metano per riscaldamento
domestico, opportunamente valutate utilizzando fattori di emissione CORINAIR.
E’ possibile visualizzare graficamente la totalità dell’input del modello mediante “mappe di
carico”, che evidenziano con una scala colorimetrica le quantità di inquinanti emesse dai
diversi settori su una griglia di passo regolare sovrapposta al territorio in esame, come
nella figure seguente, e permettono di individuare immediatamente le porzioni di territorio
suddivise per carico emissivo.
Esempio di mappe di carico, Comune di Bertinoro, Carico dei diversi inquinanti su una griglia di 500x500 metri.
4 • stato
103
Questa ed altre mappe similari possono avere utilizzo pratico; sono state, infatti, la base per la
definizione da parte della Provincia della zonizzazione delle aree per la qualità dell’aria.
ADMS-URBAN 2.0 ha il vantaggio, rispetto ad altri modelli di dispersione, di basarsi sulle
più recenti equazioni della fisica atmosferica utilizzando parametri fisici misurabili.
Nell’esempio riportato tutti i parametri meteorologici sono stati forniti dal Servizio
Meteorologico Regionale di Arpa tramite l’uso del preprocessore meteo CALMET, già
ampiamente utilizzato per le previsioni meteorologiche.
L’output del modello è una matrice di valori disposti su una griglia di passo variabile (alcuni punti della griglia sono fissati ad intervalli regolari, altri inseriti dal modello stesso dove
i dati in input sono più fitti); tale matrice è poi interpolata utilizzando altri software (GIS e
algoritmo di interpolazione) per ottenere la distribuzione su una griglia di 100x100 metri.
Di seguito sono riportate due mappe di distribuzioni di inquinanti ottenute col metodo
sopra descritto per il comune di Forlì (la simulazione è basata su dati parziali ed esclude
il contributo autostradale).
Le concentrazioni degli inquinanti indicate sono da intendersi medie orarie calcolate sull’intero anno. Tali mappe sono tratte da un progetto, ancora in corso, condotto dal Settore
Ambiente del Comune di Forlì ed Arpa FC che ha come obiettivo la valutazione della
effettiva validità di possibili interventi sulla mobilità in contesto urbano.
104
Distribuzione degli ossidi di azoto al suolo nel comune di Forlì.
4 • stato
PM10 µg/m3
Distribuzione delle polveri fini (primarie) al suolo nel comune di Forlì.
105
4.4 Pollini allergenici
106
I pollini sono tra gli allergeni più significativi delle manifestazioni cliniche a carico dell'apparato respiratorio.
Un polline è allergenico quando: contiene componenti allergiche in grado di sensibilizzare individui geneticamente predisposti, appartiene a specie anemofile (impollinazione ad
opera del vento), è prodotto in grandi quantità, è trasportato anche a grande distanza,
appartiene ad una specie ad ampia diffusione sul territorio.
La reazione allergica dell'organismo all'inalazione di pollini è detta pollinosi. Le manifestazioni cliniche della malattia (bronchiali, nasali e oculari) si presentano con periodicità stagionale, proprio nel periodo della pollinazione. Il periodo è generalmente compreso tra la
primavera e l'estate.
Le famiglie che possono essere responsabili della malattia sono molte e possono operare da sole o in simbiosi con famiglie diverse.
Il fenomeno è causa di sofferenze per circa il 15% della popolazione adulta e al 20% di
quella infantile con gravi danni individuali e notevoli costi sociali. Inoltre il trend indica un
peggioramento costante del fenomeno.
Di allergie da polline soffrono 180 milioni di persone nel mondo e sono in aumento soprattutto tra i bambini.
Nel regno vegetale, la produzione di polline è riservata solo alle piante chiamate spermatofite, formate da due grandi gruppi: le gimnosperme (hanno i semi nudi) e le angiosperme (semi racchiusi nel frutto).
Si forma nelle sacche polliniche delle gimnosperme o nelle antere delle angiosperme ed
è di forma e dimensione diverse a seconda della specie.
Le dimensioni variano da 10 a 200 micron.
Anche le spore fungine, prodotte dai miceti, possono produrre allergie. Liberate nell'aria,
sono trasportate dalla microturbolenza e dal vento anche a distanze notevoli. Si depositano sul suolo sia in ambienti aperti che confinati, dove si uniscono, solitamente ad acari,
pollini e particelle di polvere. Possono germinare soprattutto in ambienti umidi (umidità
relativa superiore al 65%) e con scarsa ventilazione.
Il potere allergizzante delle muffe è dato dalle spore che vengono prodotte e sperse in aria
principalmente nella tarda primavera e autunno.
La qualità e la quantità di specie polliniche presenti in una determinata zona sono influenzate dalle condizioni meteo-climatiche e dalla tipologia vegetale esistente.
Il fenomeno della pollinazione segue, inoltre, tempi ben precisi che variano in funzione
della specie e delle condizioni climatiche:
- aria secca e calda facilita la pollinazione e favorisce insieme al vento la dispersione dei
pollini
- l'umidità e il freddo portano ad un ritardo della pollinazione
- la pioggia alternata a periodi di sole, prima del periodo pollinico, porta, invece, ad uno
sviluppo maggiore di piante e quindi di pollini.
Il territorio della provincia di Forlì-Cesena è compreso nella fascia climatica Nord Adriatico
caratterizzata da un clima temperato sub-continentale; la media annua va da 10 a 14 °C,
4 • stato
107
la media del mese più freddo da – 1 a 4,9 °C.
Il clima del comune di Cesena è influenzato dall’afflusso delle brezze della zona costiera
che ne mitiga le temperature.
Campionamento, analisi e diffusione dei dati
Il campionamento del particolato aerobiologico presente nell’atmosfera del territorio provinciale, si effettua con apparecchi volumetrici (VPPS 2000), posti sul tetto di Arpa a Forlì
e dell'ospedale Bufalini a Cesena, che catturano, per impatto, la parte corpuscolare, contenuta in una quantità nota di aria, su di una striscia di plastica trasparente, ricoperta di
olio al silicone, aspirata attraverso una fenditura.
L'apparecchio capta particelle di dimensioni comprese tra 10 e 100 micron provenienti da
un'area circostante un raggio medio di 10/15 Km. Il campionamento è effettuato per 24
ore al giorno e per tutti i giorni dell'anno. Ogni settimana il nastro di plastica viene sostituito. Quello prelevato suddiviso in 7 parti è fissato e colorato con poche gocce di gelatina glicerinata contenente fucsina basica e letto al microscopio ottico con ingrandimento 25x10.
I risultati delle letture, dopo elaborazione, sono trasmessi ai centri di raccolta (Arpa-SIM e
ISAO-CNR di Bologna). Il servizio meteorologico (Arpa-SIM) procede ad una ulteriore elaborazione dei dati e li ritrasmette alla sezione Arpa di Forlì sotto forma di bollettino contenente i dati rilevati nella settimana antecedente il prelievo e le previsioni per la settimana
successiva. Tutti i dati relativi ai pollini monitorati vanno a formare la banca dati del centro di ricerca dell'istituto ISAO-CNR. La sezione Arpa di Forlì riproduce il bollettino e lo trasmette a medici allergologi.
I dati sono resi pubblici, anche, tramite pubblicazione su reti televisive e su internet:
• Televideo di rete 7/Antenna 1/dalla pag. 180 previsione pollini in Emilia-Romagna
• Televideo di RAI 3 regionale: pag. 537 previsione pollini in Emilia-Romagna
• Arpa Emilia-Romagna – indirizzo internet: www.arpa.emr.it
Campionatore
Paritaria
Graminacee
Alternaria stemphilium
Nelle tabelle sono riportati i calendari di pollinazione riferiti agli anni 2002 e 2003 per le
stazioni di Forlì e di Cesena.
La doppia indicazione deve essere correlata alla prima e seconda quindicina del mese di
riferimento.
Stazione di Forlì - 2002
Pollini
Gen Feb
Ambrosia
Artemisia
Betulla
Cipresso
Fagaceae
Graminae
Nocciolo
Olivo
Paritaria
Plantago
108
Mar Apr
A
A
A
M-A
M
Lug
Ago
Set
M
M-A
M
B
M-A
M
Ott
Nov Dic
Ott
Nov Dic
M-A
A-B
A
A-M
A
A
M
M
A: alta pollinazione
Mag Giu
B-A A-B
M-A M
M
M-A A
B: bassa pollinazione
M: media pollinazione
Stazione di Cesena - 2002
Pollini
Gen Feb
Ambrosia
Artemisia
Betulla
Cipresso
Fagaceae
Graminae
Nocciolo
Olivo
Paritaria
Plantago
A: alta pollinazione
A
Mar Apr
A
A
M
M
A
A
Mag Giu
M
A
Lug
Ago
Set
A
A
M
M
M
M-A
M
M-A B
M-A M
M
M-A A
B: bassa pollinazione
M: media pollinazione
4 • stato
109
Stazione di Forlì - 2003
Pollini
Gen Feb
Ambrosia
Artemisia
Betulla
Cipresso B
Fagaceae
Graminae
Nocciolo B
Olivo
Paritaria
Plantago
Mar Apr
B
B-A
B
M-A
AA
M
M-B M-B
A
B
B-M
A: alta pollinazione
Mag Giu
B
B
A
A
B
M-M
B
A
B: bassa pollinazione
Lug
Ago
Set
Ott
B
M
M
B
B
B
A-M
A
M-B
B
B
B
B
M-B .M
A
M-B
M-B
B
M-B B
Nov Dic
M: media pollinazione
Stazione di Cesena - 2003
Pollini
Gen Feb
Ambrosia
Artemisia
Betulla
Cipresso B
Fagaceae
Graminae
Nocciolo B
Olivo
Paritaria
Plantago
A: alta pollinazione
M-A
A
Mar Apr
B
A
Mag Giu
Ago
Set
Ott
B-A
B-M
B
B
B
B
M-B
A
M-B
B
B
M-A M-B B
A-B M-B B-M
B
A
A
B
B
M-B B
B
B-A B
A-M B
B-A A
M-A A
Lug
B
B
B: bassa pollinazione
M: media pollinazione
Nov Dic
Distribuzione % media dei principali pollini allergenici in Emilia-Romagna
Famiglia
%
Betulacee
Composite
Corylacee
Fagacee
Graminae
Oleacee
Plantaginacee
Urticacee
4
2
6
10
28
3
1
45
Consigli utili per i pazienti pollinosici
110
- Consultare settimanalmente i calendari pollinici per conoscere il periodo di fioritura
delle piante responsabili delle manifestazioni allergiche
- Evitare le passeggiate in giorni di sole con vento e tempo secco, in special modo nei
prati in cui sia stato effettuato recentemente il taglio dell'erba
- Evitare di viaggiare in macchina o in treno con i finestrini aperti, preferire macchine con
aria condizionata e muniti di filtri di aerazione anti-polline
- Preferire le vacanze in zone, località o periodi in cui la concentrazione del polline a cui
siamo allergici sia bassa. Il soggiorno al mare è consigliato durante la fioritura delle
Graminacee, mentre quello montano, al di sopra dei 1000 metri, durante la fioritura
della Parietaria.
4 • stato
111
A titolo di esempio presentiamo due grafici che riportano le misure effettuate, a Forlì e a
Cesena, nel 2003, per due pollini allergenici che hanno le percentuali di incidenza maggiori.
Forlì - Graminacee
Cesena - Urticacee
impatto
113
5 • impatto
5.1
115
Effetti sulla salute umana prodotti dalla esposizione ad inquinamento atmosferico urbano
La natura e milioni di anni di evoluzione hanno dotato tutti i vertebrati terrestri (compreso
l’uomo) di un efficiente apparato capace di consentire al sangue circolante di venire a
stretto contatto con l’aria atmosferica, di scambiare con quest’ultima ossigeno (O2) ed anidride carbonica (CO2), mantenendo così attivi i processi ossidativi delle molecole organiche che sono la fonte energetica di tutte le funzioni vitali.
Attraverso l’apparato respiratorio si stabilisce un rapporto intimo e compenetrante con
l’ambiente circostante; non è possibile escludere neppure temporaneamente questa
importante funzione e, condizione indispensabile, per mantenere in salute ed in efficienza sia i polmoni che l’intero organismo, è che l’aria introdotta sia il più possibile priva di
contaminanti e abbia caratteristiche costanti nel tempo così come è stato in tutti i milioni
di anni che hanno portato allo sviluppo e al perfezionamento di questo efficientissimo
sistema di scambio.
Nella specie umana la superficie utile complessiva degli alveoli polmonari, atta a consentire tali scambi gassosi, ammonta a circa 70 metri quadrati. Il volume di aria introdotta
varia sensibilmente dai 12 litri al minuto in regime di riposo ai 60-70 e fino a 120 litri al
minuto in corso di attività fisica rispettivamente moderata o intensa.
La composizione chimica della bassa atmosfera (troposfera), è rimasta praticamente
costante durante la filogenesi, fatti salvi gli apporti inquinanti di origine naturale come
fenomeni eruttivi vulcanici e incendi boschivi spontanei.
Per contro, le modifiche dei componenti abituali dell’aria, intervenute nell’ultimo secolo,
secondarie ad attività antropiche, non hanno precedenti nella storia evolutiva del pianeta;
la capacità autodepurativa presenta dei limiti quando l’apporto di sostanze estranee è
continuo e pesante; le capacità di adattamento degli esseri viventi a modifiche degli
ambienti di vita richiedono di solito tempi geologici.
L’apparato respiratorio dispone di grandi capacità adattative: mediante le varie canalizzazioni di cui è composto (naso-faringe, trachea, bronchi e bronchioli), è in grado di umidificare, riscaldare, filtrare (facendo aderire alle pareti gran parte delle impurità più grossolane eventualmente presenti in sospensione), è attrezzato anche con un efficiente sistema
meccanico autodepurativo (muco e ciglia vibratili) atto a rimuovere incessantemente le
impurità medesime. Va considerato però che modifiche consistenti o protratte nel tempo
delle caratteristiche della composizione dell’aria sono in grado di provocare effetti acuti
anche in forma drammatica (intossicazione accidentale da CO, utilizzo di gas nervino a
scopo bellico o terroristico, grave compromissione polmonare con esiti permanenti in chi
ha prestato opera di soccorso nell’attentato alle torri gemelle a New-York), o minare in
forma cronica l’efficienza dell’apparato respiratorio con ripercussioni sull’intero organismo
(antracosi e silicosi nei minatori, fibrosi polmonare tumori e mesoteliomi in lavoratori esposti a fibre di amianto, aplasie midollari e leucemie in lavoratori che hanno inalato vapori di
solventi organici).
Le ripercussioni sulla salute umana indotte dalle modificazioni della composizione chimica dell’aria sono oggetto di studio da parte dell’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della
Sanità), che nel 1987 ha predisposto delle “linee guida” per la qualità dell’aria basate sul
116
concetto di LOEL (livello minore di concentrazione dell’inquinante al quale si osservano
effetti sanitari acuti misurabili).
Nel caso invece di composti per i quali non esista una soglia minima di effetti sulla salute, ma vi sia un effetto cumulativo nel corso degli anni, le linee guida descrivono il rapporto fra concentrazione ed effetto oppure esprimono il “rischio unitario”, cioè i casi di malattia che si ha la probabilità di contrarre per una esposizione unitaria (es. 1µg/m3) che duri
tutta la vita; ciò che avviene tipicamente per le sostanze cancerogene.
Le linee guida dell’O.M.S. non sono standards di per sé, bensì degli autorevoli suggerimenti di natura sanitaria.
Gli standards infatti costituiscono provvedimenti assunti dai Governi e dalla U.E.: che tengono conto di fattori aggiuntivi quali aspetti socio-economici, percentuale di popolazione
esposta, gruppi di persone più suscettibili, ecc.
Nell’ultimo decennio numerosi studi epidemiologici hanno evidenziato una serie di effetti
negativi sulla salute per diversi inquinanti atmosferici anche a concentrazioni inferiori ai
livelli considerati sicuri dagli standards nazionali ed internazionali.
Ciò è vero in particolare per gli inquinanti che derivano dal traffico veicolare (NO2 - materiale particellare fine: PM10 e PM2,5 - Benzene) e di tipo fotochimico (O3), mentre per quanto riguarda gli inquinanti “tradizionali” (PTS – SO2 – CO – Piombo), si assiste da un lato a
una loro riduzione di concentrazione, dall’altro ad un ridimensionamento dei relativi effetti negativi sulla salute.
L’intento di questa “valutazione sanitaria” è portare a conoscenza della popolazione e
degli Amministratori locali gli effetti di ogni inquinante sulla salute della popolazione della
Provincia affinché le scelte concrete delle istituzioni sulla mobilità tengano in debito conto
anche gli aspetti di sanità pubblica, avendo presente che una modesta riduzione dei livelli di inquinamento si traduce in un impatto positivo sulla mortalità e morbosità della popolazione.
L’ordine di grandezza dei costi che la società deve sostenere va ricondotto alle stime
dell’OMS che collocano l’inquinamento atmosferico come ottava causa di morte e il principale fattore di rischio ambientale in Europa. Infatti, sebbene rappresenti un fattore di
rischio individuale minore rispetto ad altri (malattie infettive, fumo di tabacco, obesità), è
diffuso a livello ubiquitario e coinvolge l’intera popolazione.
Nella nostra realtà territoriale, come nella maggioranza dei casi, il maggiore contributo
inquinante è da attribuirsi al traffico autoveicolare e, come si può facilmente intuire, le aree
a più elevato carico atmosferico inquinante coincidono solitamente con quelle più densamente popolate (grandi agglomerati urbani).
Biossido di Azoto (NO2)
Questo gas, di odore pungente e soffocante che inizia ad essere avvertito a concentrazioni di 230 µg/m3 ,è prodotto in massima parte dalle emissioni dei motori a scoppio e da
impianti di combustione civile e industriale a partire dall’azoto dell’atmosfera di cui è il principale costituente (78%).
Stessa origine ha il monossido d’azoto (NO) che viene rapidamente ossidato a biossido
d’azoto (NO2 ) sia a livello atmosferico che a livello delle mucose dell’apparato respiratorio.
L’NO2 , penetrato a livello respiratorio, diffonde rapidamente nel circolo sanguigno dando
5 • impatto
117
origine ad una forma inattiva della emoglobina: la metaemoglobina.
L’NO2 può danneggiare direttamente l’apparato respiratorio per le sue proprietà ossidanti
(dosi intorno ai 19 mg/m3 provocano gravi irritazioni, mentre a 1000 mg/m3 si ha rapidamente edema polmonare e morte per soffocamento); oppure può agire indirettamente
aumentando la suscettibilità alle infezioni (indebolendo le difese contro i batteri, danneggiando il sistema macrofagico, inibendo l’attività fagocitaria e inattivando il sistema enzimatico cellulare); sembra inoltre in grado di provocare rallentamento della crescita.
E’ implicato nella genesi degli inquinanti secondari, in particolare l’Ozono.
I livelli registrati negli ultimi anni a Forlì e Cesena superano sovente – specie in vicinanza
a strade di grande traffico - sia il valore limite orario che il valore limite annuale (rispettivamente 200 µg/m3 e 40 µg/m3) da raggiungersi progressivamente entro il 2010.
Ozono (O3)
Non è un componente abituale della troposfera tanto che lontano da ambienti antropizzati la sua concentrazione è trascurabile. Esso deriva da reazioni chimiche a partire da inquinanti “primari” come NO2 e Idrocarburi, catalizzate dalla radiazione luminosa solare.
Per il suo elevato potere ossidante è in grado di provocare, a contatto con le mucose,
notevoli fenomeni irritativi che si iniziano ad avvertire a concentrazioni di 200 µg/m3.
La sua azione, a livello congiuntivale si manifesta come bruciore agli occhi, a livello delle
vie aeree come alterazioni della funzionalità meccanica polmonare (bruciore e tosse).
L’ozono reagisce rapidamente con i composti bioorganici (gruppi sulfidrilici e amminici
delle proteine e degli enzimi), inoltre provoca l’ossidazione degli acidi grassi insaturi (danneggiamento delle membrane biologiche).
La sua azione si esplica in danni sia strutturali che funzionali sulle cellule che rivestono
l’apparato respiratorio e le congiuntive.
In genere i bambini, gli anziani e i soggetti con compromessa funzionalità respiratoria –
ma anche chi svolge intensa attività fisica all’aperto – sono i più esposti a questo inquinante al quale si attribuiscono sia un aumento della suscettibilità alle infezioni sia un
aumento delle richieste di visite di emergenza per crisi di asma allergico (in soggetti predisposti). I livelli più alti si registrano sempre nel periodo estivo, nelle ore pomeridiane, nei
giorni con intensa irradiazione solare e scarsa ventilazione.
Monossido di Carbonio (CO)
E’ un gas incolore e inodore immesso in atmosfera dai processi di combustione che
avvengono in carenza di ossigeno. Livelli elevati e pericolosi per la salute si possono
avere soprattutto in ambienti chiusi (domestici, parcheggi sotterranei, tunnel), in tutti i casi
in cui apparecchi di combustione funzionano con scarsa aerazione.
Dopo l’inalazione attraversa rapidamente le pareti alveolari, si lega saldamente alla emoglobina contenuta nei globuli rossi impedendone la capacità di trasportare l’ossigeno. Per
questo gli effetti sono più evidenti in organi e tessuti ad alto consumo di ossigeno come
il cuore, il sistema nervoso centrale e il feto.
Ogni mg/m3 di CO porta alla formazione dello 0,16% di carbossiemoglobina; occorrono
circa 30 mg/m3 per avere il 5% della emoglobina legata (è la soglia alla quale iniziano i
sintomi neurologici caratterizzati da rallentamento dei tempi di reazione).
A livelli tre volte superiori si accusano vertigini, cefalea e indebolimento, mentre a concentrazioni da 200 a 700 mg/m3 subentrano perdita di coscienza, coma e morte per anossia.
I livelli out-door riscontrati nel nostro territorio rientrano ampiamente sia entro i livelli di
attenzione orari che nelle medie delle 8 ore previsti dalle normative vigenti (rispettivamente 15 mg/m3 e 10 mg/m3).
Materiale particellare (polveri) : PTS – PM10 – PM2,5
E’ costituito da un miscuglio di polveri, fibre e particelle liquide di diversa composizione.
Possono essere inorganiche (vetro, silice, asbesto, metalli) oppure organiche (pollini e
particelle carboniose derivanti da processi di combustione incompleta).
Possono avere origine naturale (eruzioni vulcaniche, azione di forti venti su superfici
desertiche) o antropica (centrali termoelettriche, grandi impianti industriali e, su scala
urbana il traffico veicolare, in particolare quello alimentato a gasolio).
Un veicolo in città ha modi diversi di originare materiale particolato:
118
-
emissione di gas di scarico
usura degli pneumatici
usura dei freni
usura del manto stradale
risollevamento in atmosfera del particolato depositato sul manto stradale per effetto
dello scorrimento veloce.
Il materiale particellare, comunque si origini, a seconda delle dimensioni, può depositarsi
a vari livelli nell’apparato respiratorio. Le particelle con diametro inferiore a 10 micron
(PM10) e quelle con diametro inferiore a 2,5 micron (PM2,5) sono le più pericolose poiché
riescono a raggiungere i bronchioli alveolari e gli alveoli polmonari depositandovisi.
In questo modo viene vanificato l’importante ed efficace difesa naturale costituita dalle cellule mucipare e dalle cellule ciliate tappezzanti tutto il restante albero respiratorio (trachea,
bronchi e bronchioli) e che col loro incessante movimento “escalatore ciliare” riportano le
sostanze estranee inglobate nel muco fino a livello della faringe per poi essere eliminate
o ingerite.
Negli alveoli queste particelle possono essere disciolte nelle secrezioni alveolari o, se
insolubili essere catturate (fagocitate) da cellule macrofagiche, trasportate negli interstizi
alveolari e di qui, eventualmente, ai linfonodi regionali.
A questo punto il particolato, se inerte, può semplicemente depositarsi oppure dare origine a reazioni tissutali infiammatorie di tipo granulomatoso o fibrotico (silicosi, asbestosi).
Gli ultimi studi attribuiscono sempre maggiore importanza al Particolato “ultrafine” con
dimensioni che arrivano fino a 0,1 micron. Oltre agli effetti sopradescritti è stato dimostrato che particelle di queste dimensioni sono in grado di passare direttamente nel torrente
circolatorio attraverso le sottili pareti di scambio a livello alveolare.
Il rischio maggiore per la salute, in città, è rappresentato però dalla azione indiretta del
particolato coinvolto, in quanto le particelle prodotte dal traffico veicolare, nonché i fumi
derivanti dai processi di combustione sia industriale che domestica – ad esclusione del
5 • impatto
119
metano – sono costituiti da nuclei carboniosi incombusti con adsorbiti altri inquinanti come
Biossido di Zolfo (SO2), Biossido di Azoto (NO2), Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) ad
azione cancerogena e Metalli Pesanti (Piombo, Nichel e Cadmio).
E’ opinione comune, e molti studi epidemiologici lo confermano, che gli effetti negativi
sulla salute dovuti all’inquinamento urbano da traffico sono da imputarsi alla inalazione del
particolato fine. Tali effetti possono essere sia di tipo acuto che cronico.
I primi si manifestano nella popolazione nei giorni in cui la concentrazione è più elevata:
aggravamento di sintomi respiratori e cardiaci in soggetti predisposti, infezioni respiratorie acute, crisi di asma bronchiale, disturbi circolatori ed ischemici. Sembra infatti che l’attività battericida dei macrofagi venga inibita, e che dalle cellule macrofagiche si liberino
delle citochine responsabili di proliferazione fibroblastica, attività vasocostrittrice, aumento della viscosità e coagulabilità del sangue.
I secondi si presentano per effetto di esposizioni di lungo periodo (anni) e consistono in
sintomi respiratori cronici quali tosse e catarro, diminuzione della capacità polmonare,
bronchite cronica e aumento complessivo della mortalità (gli anziani e i soggetti il cui stato
di salute è compromesso sembrano costituire il bersaglio privilegiato).
Da uno studio del Centro Europeo Ambiente e Salute di Roma dell’OMS condotto nel ’98
sulle 8 maggiori città italiane (Torino, Genova, Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e
Palermo) sugli effetti del particolato è emerso che per concentrazioni > 30 µg/m3 gli effetti sono così quantificabili:
Proporzione sul totale (%)
Mortalità totale (età > 30)
Ricoveri per problemi respiratori
Ricoveri per problemi cardiovascolari
Bronchite cronica (età > 25)
Bronchite acuta (età < 15)
Attacchi d’asma (età < 15)
4.7%
3.0%
1.7%
14.1%
28.6%
8.7%
N. casi attribuibili
3472
1887
2710
606
31524
29730
Gli effetti del particolato fine sono proporzionali alle concentrazioni e non sono noti meccanismi di “soglia”, cioè valori al di sotto dei quali non si verifichi danno alla salute.
I valori di PM10 rilevati nel territorio di Forlì e Cesena negli ultimi anni evidenziano un
caratteristico aumento nel periodo invernale, specie in concomitanza con periodi di alta
pressione e tempo stabile associata a scarsa ventilazione. Tipici del periodo sono anche
i fenomeni di “inversione termica” che comportano uno scarso o nullo rimescolamento
sulla colonna d’aria verticale. La media annua si attesta a livelli leggermente superiori a
quelli di 40 µg/m3, limite da rispettare dal 1/1/05; mentre il valore limite di 50 µg/m3 da non
superarsi per più di 35 giornate all’anno (in vigore dal 1/1/05), viene sempre abbondantemente superato. Si tratta di valori elevati e molto simili a quelli medi registrati nelle maggiori 8 città italiane oggetto dello studio sopracitato.
Benzene (C6H6) e Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA)
120
Sono contaminanti primari che derivano dagli scarichi autoveicolari, dalle emissioni della
raffinazione del petrolio e distillazione dei suoi derivati e, dagli impianti termici (escluso
metano). In atmosfera partecipano anche a numerose reazioni che portano, con l’aiuto
della radiazione solare, alla formazione di Ozono e altri inquinanti secondari.
In relazione a possibili fenomeni di tossicità acuta non rappresentano un pericolo per la
popolazione in quanto le concentrazioni presenti in atmosfera sono basse rispetto a quelle che possono provocare fenomeni di questo tipo. I rischi in questo caso sono di tipo cronico.
Il Benzene viene rapidamente assorbito per via inalatoria da dove diffonde nel circolo sanguigno depositandosi per affinità in tutti i tessuti ricchi di lipidi fra cui anche il midollo osseo
dove può provocare azione leucemogena (statisticamente osservata in categorie di lavoratori esposti). E’ stato classificato dallo IARC come sicuro cancerogeno (classe I).
Nelle città di Forlì e Cesena sono state condotte campagne di misurazione con campionatori passivi sparsi su tutto il territorio urbano, sia in periodo estivo che invernale. I rilievi effettuati mostrano valori di concentrazione più elevati (come prevedibile) nel periodo
invernale con livelli contenuti entro il limite normativo attuale di 10 µg/m3, mentre nel periodo estivo si riducono a meno del 50% dei corrispettivi valori invernali.
Va detto che il prossimo recepimento del valore limite di 5 µg/m3 della Direttiva 96/62 (da
raggiungersi progressivamente entro il 2010), comporterà il possibile superamento in
alcuni punti critici delle nostre città.
Gli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), si trovano in massima parte legati al materiale
particellare; essi sono trattenuti dal tratto inferiore dell’apparato respiratorio e qui esplicano la loro azione che si estrinseca in un aumento della incidenza dei tumori polmonari
(sperimentalmente osservato in animali da laboratorio e, per il 3-4 Benzopirene anche in
soggetti esposti da lungo tempo al fumo di sigaretta).
Biossido di Zolfo SO2
E’ un inquinante “storico” correlato alla combustione di carbon fossile e delle frazioni più
dense del petrolio (olii combustibili). Il gasolio da autotrazione così come la benzina contengono zolfo in scarsa quantità.
E’ responsabile del fenomeno atmosferico delle piogge acide.
Produce effetti irritanti alle congiuntive e all’apparato respiratorio a concentrazioni di 50
mg/m3 ; inizia ad essere avvertito a concentrazioni di 800 µg/m3.
I valori misurati a Forlì e Cesena negli ultimi anni, sono sempre ampiamente contenuti
entro i limiti di legge.
Piombo (Pb), Cadmio (Cd) e Nickel (Ni)
La loro presenza nell’aria di città è da imputare in massima parte ai gas di scarico veicolari, e, in minor misura ad attività industriali.
Il Piombo, noto storicamente per la sua azione tossica a livello intestinale (saturnismo) e
a livello del midollo osseo (effetto mielotossico), non rappresenta più un inquinante pericoloso per la salute in quanto le sue concentrazioni rilevate nell’aria urbana negli ultimi
5 • impatto
121
anni, sono di circa 15 volte al di sotto degli attuali limiti normativi.
Per quanto riguarda il Cadmio e il Nickel sono state eseguite delle misurazioni nella città
di Forlì che mostrano valori rispettivamente di 0,8 e 15 ng/m3. Non esistono attualmente
livelli di riferimento normativi, nè studi comprovanti effetti sanitari negativi per esposizioni
- anche prolungate - a simili concentrazioni.
5.2 Sorveglianza ambientale - sanitaria su popolazioni esposte ad emissioni da
inceneritori: il Progetto Europeo INTERREG III-C “Enhance Health”
La preoccupazione per gli effetti sulla salute di inquinanti presenti nell’ambiente circostante impianti di incenerimento di rifiuti (sia pericolosi sia urbani) è diffusa e va assumendo
dimensioni sempre maggiori. Nonostante che i risultati degli studi epidemiologici fino ad
oggi pubblicati siano ancora parziali e talvolta contradditori, l’ampia varietà di segnalazioni in letteratura e le preoccupazioni delle popolazioni residenti nelle aree limitrofe agli inceneritori indirizzano ad ulteriori approfondimenti.
L’area industriale urbana Coriano del Comune di Forlì è caratterizzata dalla presenza di
numerosi insediamenti industriali e da due inceneritori (uno pubblico di rifiuti solidi urbani
e uno privato di rifiuti ospedalieri); su tale area è già stato condotto uno studio ambientale–territoriale da parte di ARPA Emilia Romagna e Provincia di Forlì, in collaborazione con
Università degli Studi di Bologna, I.S.S. e C.N.R. Le risultanze dei rilevamenti hanno consentito di stimare i livelli ambientali (massimi e minimi) dovuti alle ricadute delle varie sorgenti, di misurare i livelli ambientali di selezionati inquinanti in alcune matrici ambientali e
di verificare l'idoneità di metodiche di prelievo e di analisi*.
Le Amministrazioni Provinciale e Comunale di Forlì hanno ritenuto necessario considerare gli aspetti sanitari del problema, incaricando l’AUSL di Forlì (Dip. di Sanità Pubblica) e
Arpa Emilia-Romagna (Sez. Prov. di Forlì-Cesena e Struttura di Epidemiologia
Ambientale) di predisporre un’indagine per l’individuazione degli indicatori in grado di
descrivere gli effetti sulla salute. Si è valutata l’opportunità di implementare un sistema di
sorveglianza che comprendesse sia la sorveglianza sanitaria che il monitoraggio ambientale, piuttosto che un’indagine epidemiologica ad hoc. Si è quindi arrivati alla definizione
di una proposta di sorveglianza di tipo ambientale-sanitaria.
Il Comune di Forlì ha perciò finanziato un progetto per l’individuazione degli indicatori
ambientali e sanitari più idonei per la messa in opera di tale sistema di sorveglianza
ambientale-sanitaria, utilizzabile per generare dati epidemiologici sull’importanza e tendenza dell’inquinamento ambientale, dell’esposizione e dei relativi effetti avversi sulla salute.
Da questa esperienza locale è stata redatta una proposta a livello di comunità Europea,
che ha portato all’approvazione di un progetto INTERREG III-C, con il coinvolgimento di
Spagna, Austria, Ungheria, Grecia e Polonia.
Si tratta di un progetto di epidemiologia applicata sul territorio, orientato a creare consenso tra amministrazione e cittadinanza mediante interventi di comunicazione sul rischio.
Obiettivo primario è la definizione di linee guida per lo sviluppo di sistemi di sorveglianza
ambientale-sanitaria, al fine di valutare lo stato di salute della popolazione esposta a fattori di rischio derivanti da insediamenti di impianti di termodistruzione.
*ARPA ER. Studio ambientale e territoriale dell’area industriale urbana “Coriano” del comune di
Forlì: relazione generale di fine progetto. Ottobre 2001.
Le diverse fasi dell'intero progetto, che verranno di volta in volta presentate ad un
Comitato Scientifico appositamente costituito, saranno condotte nell'ottica dell’esportabilità alle varie realtà locali. Le metodologie sono principalmente legate alla messa
in opera di un sistema di sorveglianza ambientale-sanitaria in aree interessate dalla
contemporanea presenza di particolari fattori di pressione, quali inceneritori, e di insediamenti residenziali.
Sono previsti reporting in itinere delle metodologie applicate in tre siti pilota individuati
(Italia, Polonia, Ungheria).
122
Le fasi del progetto prevedono:
- Messa a punto e standardizzazione di tecniche di monitoraggio ambientale ai fini della
caratterizzazione dei vari fattori di pressione.
- Studio pilota: effettuazione di indagini descrittive e analisi spaziali (partendo da metodologie dell'OMS) ai fini di individuare relazioni fra outcomes sanitari e fattori di pressione ambientale; definizione degli indicatori ambientali e sanitari da utilizzare nel sistema di sorveglianza (riferendosi alle linee guida dell'Agenzia Americana ATSDR);
- Sistema di sorveglianza ambientale-sanitaria: predisposizione e sperimentazione di un
software di raccolta dati per il sistema di sorveglianza; sperimentazione di metodi statistici di allerta sui dati raccolti. Creazione di un registro di esposizione che si integri da
un punto di vista informativo con il sistema di sorveglianza.
- Analisi di percezione e comunicazione locale dei rischi ambientali indagati. Attivazione
nelle tre realtà coinvolte di analisi di percezione dei rischi attraverso l'utilizzo di questionari o indagini telefoniche. Predisposizione delle attività di comunicazione del rischio
per tradurre i risultati del progetto in informazioni fruibili dai vari portatori di interesse.
I partecipanti al progetto europeo sono:
Comune di Forlì (leader del progetto), ARPA Emilia Romagna (Sez. di Forlì e
Struttura di Epidemiologia Amb.), AUSL di Forlì (Dip. di Sanità Pubblica)
- Polonia PZH (Istituto Nazionale di Igiene)
- Grecia Computer Technology Institute
- Ungheria "Fodor Jòzsef" National Center for Public Health
- Austria Lower Austrian Regional Government
- Spagna Advanced Production Technologies Institute – ITAP
- Italia
risposta
123
6 • risposta
125
6.1 Piano territoriale di coordinamento provinciale
Nell’ambito delle analisi dei problemi ambientali secondo il modello DPSIR, i Piani e le loro
verifiche con azioni di monitoraggio si collocano nell’ambito specifico delle Risposte che
vengono messe in campo per fronteggiare i problemi ambientali.
I Piani, intesi nel senso più ampio del termine, sono gli strumenti principe delle Pubbliche
Amministrazioni per il governo dello sviluppo futuro del territorio.
Con la LR 20/00 le innovazioni apportate al campo della pianificazione sono notevoli e si
spingono in molte direzioni. Innanzi tutto, nel completo reimpianto degli strumenti di competenza comunale, con la previsione del Piano Strutturale Comunale (PSC), del Piano
Operativo Comunale (POC), e del Regolamento Urbanistico Edilizio (RUE) che sostituiscono gli “storici” strumenti del Piano Regolatore Generale. Rilevante è l’intervento apportato ai contenuti stessi della pianificazione che vengono a loro volta fortemente improntati alla tematica della sostenibilità ambientale.
A livello provinciale lo strumento principale di pianificazione rimane il PTCP (Piano
Territoriale di Coordinamento Provinciale) che, nella nostra provincia è in fase di elaborazione ai sensi di questa nuova legge. Il nuovo piano affronta, secondo i criteri dettati dall’atto di indirizzo e coordinamento tecnico sui contenuti conoscitivi e valutativi dei piani e
sulla conferenza di pianificazione (Del. Reg.173 del 04/04/2001), il problema della qualità
dell’aria con un’analisi, nel Quadro Conoscitivo, del Sistema Economico Sociale ed
Istituzionale, del Sistema Naturale ed Ambientale e del Sistema Insediativo.
Si affronta, infatti, nel dettaglio l’inquinamento atmosferico, lo stato della qualità dell’aria,
i fattori di pressione, la gestione della qualità dell’aria e gli indicatori, il Sistema degli
impianti e delle reti tecnologiche, le fonti di energia rinnovabile e il Sistema delle infrastrutture della mobilità.
Gli obiettivi vengono poi ripresi nell’ambito del Documento Preliminare che descrive le
linee portanti del piano e le scelte strategiche di assetto del territorio attraverso le quali si
intendono realizzare gli obiettivi.
La valutazione della sostenibilità ambientale del piano è espressa nel processo di VALSAT che dovrebbe portare attraverso un apposito piano dei monitoraggi alla valutazione
delle scelte effettuate definendo gli indicatori da monitorare.
Per quanto riguarda le azioni previste a livello comunale, si rimanda alla pianificazione di
competenza, ricordando che i comuni di Bertinoro, Castrocaro, Sarsina, i Comuni appartenenti alla Comunità Montana dell’Acquacheta e alla Comunità Montana Forlivese, si
sono avvalsi della possibilità di partecipare in forma associata al processo di approvazione del PTCP con i loro PSC.
Altri comuni come Bagno di Romagna e Forlimpopoli hanno intrapreso autonomamente il
percorso di approvazione del PSC.
6.2 Agenda XXI Locale
La situazione globale, al di fuori di previsioni catastrofiche, invia un messaggio comune:
gli uomini devono impegnarsi maggiormente per conseguire stili di vita, di produzione e di
consumo che consentano agli ecosistemi di riprodurre le risorse prelevate e di assorbire
le conseguenze dell’inquinamento. Ciò non avviene oggi in nessuno dei cosiddetti Paesi
sviluppati, industrializzati od occidentali, né in termini di consumo di risorse non rinnovabili, né in termini di produzione di rifiuti. Questo comportamento non può andare avanti
all’infinito, con le risorse in esaurimento e i rifiuti che inquinano il suolo, l’aria e l’acqua.
Nel 1992, alla Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo, i rappresentanti di
173 Paesi hanno approvato la “Dichiarazione di Rio sull’Ambiente e lo Sviluppo”.
Il documento, che si articola in 27 principi afferma che “il diritto allo sviluppo deve essere
realizzato in modo da soddisfare equamente le esigenze relative all’ambiente ed allo sviluppo delle generazioni presenti e future”.
In esecuzione dei succitati principi, la Conferenza di Rio ha approvato contestualmente
quattro documenti, fra cui Agenda 21, quale strumento per rispondere allo stato di degrado globale venutosi a creare.
126
Agenda 21 individua una serie di obiettivi economici, sociali, culturali e di protezione
ambientale, per il cui raggiungimento è richiesto un attivo coinvolgimento della popolazione interessata e un rafforzamento del ruolo delle autorità locali. In particolare, la scala
locale è considerata particolarmente idonea a promuovere iniziative mirate ed efficaci;
l’Agenda 21 locale rappresenta lo strumento mediante il quale gli obiettivi globali trovano
concreta traduzione in azioni locali.
Agenda 21 invita infatti le autorità locali di tutto il mondo a:
“[..] dialogare con i cittadini, le organizzazioni locali e le imprese private ed adottare una
propria Agenda 21 locale. Attraverso la consultazione e la costruzione del consenso, le
autorità locali dovrebbero apprendere ed acquisire dalla comunità locale e dal settore
industriale, le informazioni necessarie per formulare le migliori strategie”.
Nell’ambito della Provincia di Forlì Cesena, il processo di Agenda XXI è stato avviato da
parte della Provincia stessa, di Comuni quali Cesena, Cesenatico, Savignano sul
Rubicone, Gatteo, San Mauro Pascoli, Verghereto, Bagno di Romagna, Sarsina.
6 • risposta
127
6.3 Il Piano Energetico Provinciale
Il PEAP (Piano Energetico Ambientale della Provincia di Forlì-Cesena) è uno strumento
voluto dalla Provincia di Forlì-Cesena per analizzare gli aspetti significativi propri del sistema territoriale/socio-economico/energetico provinciale, individuando le possibilità locali di
sviluppo delle fonti energetiche, dell’uso razionale di energia e di risparmio energetico, nel
quadro della tutela dell’ambiente e di valorizzazione del territorio.
Il PEAP deve considerarsi lo strumento principale di indirizzo e proposta provinciale in
materia di energia, che dovrà essere recepito ed integrato in modo trasversale rispetto agli
altri piani provinciali territoriali e di settore (trasporti, industria, edilizia, scuole, ospedali,
rifiuti, ecc.), dai quali trae indicazioni relative alla domanda e fornisce indirizzi coerenti sull'offerta di energia.
Il PEAP della Provincia di Forlì-Cesena è stato redatto da AGESS (Agenzia per l’Energia
e lo Sviluppo Sostenibile della Provincia di Forlì-Cesena). Il PEAP è stato presentato in
pubblico durante la Conferenza Internazionale, tenutasi a Forlì il 18/19 marzo 2004, in collaborazione con l’Istituto Managenergy della Commissione Europea e alla presenza di
numerose delegazioni straniere.
Il PEAP, al momento attuale, ha già fatto un percorso di lettura e di presentazione nelle
varie Commissioni provinciali ma non è ancora stato definitivamente approvato dalla
Provincia. E’ comunque un documento di riferimento e la nuova Amministrazione provinciale potrà integrare gli obiettivi e portarlo ad approvazione definitiva.
In linea con gli obiettivi generali delle politiche energetiche, a livello nazionale e regionale, il Piano Energetico Provinciale persegue obiettivi specifici e settoriali di sviluppo delle
fonti rinnovabili di energia, di uso razionale dell'energia e di gestione delle risorse idriche
e generali di tutela dell'ambiente.
Il Piano energetico considera una programmazione fino al 2010, riferimento temporale
assunto dalla U.E. come termine di attuazione dei programmi comunitari a breve e medio
termine nel settore energetico. Tenuto conto della rapida evoluzione in atto, il Piano energetico deve essere uno strumento "dinamico", capace, cioè, di adattarsi alle variazioni
dello sviluppo sociale, economico e tecnologico che potrebbero verificarsi nel corso della
programmazione prevista.
Oltre alla razionalizzazione energetica, il PEAP, riprendendo e condividendo gli obiettivi di
indirizzo del Piano Energetico Regionale dell’Emilia Romagna (PER), ha come finalità
generale il contenimento dei fenomeni di inquinamento ambientale nel territorio con particolare riferimento alle risoluzioni assunte in occasione della conferenza di Kyoto del Dicembre 1997, relativa ai cambiamenti climatici, derivanti dalle emissioni di gas ad “effetto
serra” e in riferimento ai successivi provvedimenti della Unione Europea.
Tali obiettivi comportano un’attenta valutazione degli andamenti dei consumi energetici e
delle relative emissioni di gas clima alteranti, legati agli andamenti dell’economia provinciale.
Nel periodo 1995-2000 la Provincia ha avuto una crescita media di Valore Aggiunto di
circa il 28% contro il 24% di crescita della Regione. Contestualmente la domanda di consumi finali di energia è aumentata del 20% e le emissioni di gas serra corrispondenti del
21,5%.
L’obiettivo del PEAP è quello di stabilizzare le emissioni di CO2 del 2010 ai valori dell’anno 2001, pari a 2.287.678 tonnellate, a fronte di una crescita tendenziale degli usi finali di
energia di circa il 20% nella ipotesi di maggior sviluppo (PIL + 2% annuo). Ciò comporta
una riduzione di circa un milione di tonnellate di CO2, rispetto ai circa 3.213.000 previsti
per la fine del decennio.
Si tratta di un obiettivo ambizioso che richiede un ampia gamma di interventi che investono tutti
i settori e numerosi attori fra cui in particolare i Comuni, ma anche singoli cittadini.
La Provincia ha inoltre individuato ulteriori possibili interventi che qualora, interamente
realizzati, potrebbero portare la riduzione delle emissioni di CO2 al 2010 a 1,5 milioni di
tonnellate all’anno.
Con l’attuazione del programma previsto dal PEAP la Provincia ha intenzione di raggiungere i seguenti risultati:
128
1. nell’anno 2000 la produzione elettrica della Provincia risulta pari allo 0,6% di quella
della Regione. La produzione di energia elettrica della Provincia, con la messa a regime di quanto previsto dal PEAP, passerà dagli attuali 0,075 Twh, pari al 5% circa della
domanda (1,47 Twh) a 0,24 Twh nel 2010 (scenario A), oppure a 2,005 Twh nel 2010
(scenario B).
Lo scenario A prevede che al 2010 la produzione elettrica provinciale sia pari allo
0,75% di quella regionale, mentre lo scenario B prevede che al 2010 la produzione
elettrica provinciale sia pari al 6,26% di quella regionale.
La Provincia, secondo lo scenario B, si prefigge l’obiettivo al 2010 di essere autosufficiente nella soddisfazione della domanda elettrica del proprio territorio.
2. la produzione di energia elettrica deriverà per il 28 % da fonti rinnovabili e l’aumento
del contributo delle fonti rinnovabili dovrà fare particolare riferimento alle risorse disponibili nel territorio provinciale. Particolare attenzione verrà posta all’attuazione di
interventi tesi ad incrementare l’utilizzo del solare e delle biomasse
3. un forte incremento delle politiche di risparmio e di uso razionale dell’energia
4. la conferma del ruolo della piccola e media bi e tri-cogenerazione a gas metano
soprattutto nel comparto industriale
5. l’attuazione di strumenti finanziari e di ESCO per l’attuazione dei programmi
6. contribuire alla definizione di piani per la mobilità sostenibile di passeggeri e merci.
La Provincia di Forlì-Cesena infatti non produce combustibili gassosi né prodotti petroliferi; l’unica produzione è quella di energia elettrica da termovalorizzazione rifiuti e da fonte
idroelettrica.
6 • risposta
129
Nell’anno 2000 ha consumato 713.645 tep. La produzione locale di energia si è limitata a 6.492
tep di energia elettrica da termovalorizzazione rifiuti e da fonte idroelettrica. Ne risulta un completa dipendenza dei consumi provinciali dall’importazione di energia da altre realtà territoriali.
Dall’analisi della dinamica dei consumi finali di energia dal 1996 al 2001 emerge un incremento dei consumi del 19,75% con un andamento differenziato di anno in anno dovuto sia
all’andamento dell’economia in generale, sia alle variazioni climatiche che, a causa della
struttura del sistema economico provinciale, hanno un forte impatto dal punto di vista
energetico.
Nel quinquennio considerato gli incrementi hanno riguardato tutte e tre le fonti di energia.
Il peso di ciascuna fonte è tuttavia notevolmente variato. Mentre infatti i prodotti petroliferi sono passati dal 30,4% al 35,4%, i combustibili gassosi sono scesi dal 50,1% al 46,6%
e l’energia elettrica dal 19,5 al 18%.
Il consumo energetico pro-capite della Provincia nel 2000 è risultato pari a 1,65 tep/abitante. Dal 1995 al 2000 tale valore è andato crescendo, tuttavia risulta notevolmente inferiore sia a quello regionale che a quello nazionale. Confrontando i dati dei consumi energetici pro-capite del 1998 emerge infatti che la Provincia ha un consumo pari a circa la
metà di quello regionale.
La Provincia condivide le strategie individuate dalla Regione Emilia Romagna con il Piano
Energetico Regionale ed ha avviato un approfondito esame per definire le azioni concrete, necessarie a dare il massimo contributo al raggiungimento degli obiettivi che il Paese,
e la Regione Emilia Romagna, si sono dati.
L’obiettivo del PEAP per quanto concerne l’energia elettrica può essere raggiunto facendo ricorso preferibilmente all’utilizzo di risorse locali e con l’applicazione di tecnologie che
usino fonti rinnovabili:
- Valorizzazione delle fonti rinnovabili di energia (solare fotovoltaico, per cui si prevede
anche una progettazione integrata con altre tecnologie, eolico, idroelettrico)
- Sviluppo della policogenerazione e microcogenerazione in particolare con utilizzo di
impianti di piccola potenza
- Forte impulso all’uso razionale dell’energia.
Per quanto riguarda l’energia termica gli obiettivi sono i seguenti:
- Impianti solari termici
- Uso di biomasse per la microcogenerazione anche con l’attuazione di piani di rimboschimento o di aree verdi da utilizzare come corridoi biologici (fasce golenali ecc.) e per
l’utilizzo sia energetico che di fitodepurazione
- Utilizzo in loco della parte termica derivata dalla cogenerazione per la distribuzione di
acqua calda e di acqua refrigerata
- Uso razionale dell’energia nei diversi settori, con particolare attenzione al settore residenziale e civile
- Piani di recupero ed utilizzo delle acque piovane o di acque grigie per usi specifici
- Utilizzo della fitodepurazione per alcune tipologie di acque che trattate con questa tecnologia necessitano di un apporto energetico molto più limitato con risparmi fino al 50%.
Strumenti di attuazione del Piano energetico provinciale
Il PEAP si propone di contribuire al raggiungimento degli obiettivi regionali, nazionali in
campo energetico e ambientale attraverso la realizzazione e la promozione di un Piano
d’Azione per l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile che preveda:
- studi di fattibilità che coinvolgono diversi attori presenti sul territorio attraverso metodi
partecipativi e concertativi
- impianti diffusi sul territorio per fotovoltaico e collettori solari;
- impianti dimostrativi per biomasse
- incentivi finanziari per quelle tecnologie (ad esempio il fotovoltaico) che ancora non
hanno raggiunto una maturità commerciale
- contratti con garanzia di risultato (ad esempio nel caso dei collettori solari)
- accordi volontari.
Il PEAP della Provincia di Forlì-Cesena sarà, pertanto, attuato con il coinvolgimento dei
principali portatori di interesse a livello provinciale, attraverso la promozione di una serie
di misure di intervento e azioni che costituiscono gli strumenti del piano e che possono
essere schematizzati come segue:
130
- programmi specifici di attuazione in via prioritaria relativi ai settori: uso razionale dell’energia, sfruttamento dell’energia solare termica e fotovoltaica, ricorso alle biomasse e
agli scarti agricoli ed agroindustriali, ecc.
- programmazione concordata fra Provincia e Comuni per una edilizia con applicazione
di tecniche spiccate di bioarchitettura e per piani di mobilità dei cittadini e delle merci
che abbiano una maggiore sostenibilità e possano trovare anche sinergie economiche
oltre che ambientali
- accordi di programma tra soggetti pubblici e privati per la promozione di interventi energetici nel territorio
- accordi volontari tra amministrazione e settore produttivo per il miglioramento qualitativo a fini energetici dell’assetto territoriale
- promozione di ESCO locali che portino risorse economiche e tecniche per la realizzazione del piano d’azione ed in grado di fornire i vari servizi energetici con particolare
riguardo alle fonti rinnovabili ed all’uso razionale dell’energia nel settore residenziale e
dei servizi
- sportello Unico Ambientale, Mobility Manager, Energy Manager
- interventi finanziari pubblici e privati.
6 • risposta
131
6.4 Piano di risanamento di qualità dell’aria
Fino a poco tempo fa l’unico strumento per la valutazione della qualità dell’aria consisteva nel monitoraggio continuo effettuato con le reti di rilevamento automatico. Oggi esso è
solo uno degli strumenti che deve interagire con altri: la modellistica, le campagne mirate, il campionamento passivo, la conoscenza delle pressioni e dei determinanti.
Gli strumenti e gli obiettivi della nuova normativa in vigore dal 1999, D.Lgs. n. 351/99,
completata con l’uscita del DM 60/02, e resa totalmente operativa dal DM 261/02, in materia di risanamento della qualità dell’aria, sono identificabili sia nel semplice assioma per
cui valutare la qualità dell’aria significa “calcolare, prevedere o stimare il livello di un inquinante in aria ambiente”, sia nell’aver indicato “margini di tolleranza ai limiti”. Il raggiungimento degli obiettivi finali con gradualità, in un arco di tempo prefissato, viene inteso come
percorso guidato (piano di risanamento) per arrivare, nell’arco di tempo individuato dalla
normativa stessa, al rispetto del valore limite vero e proprio e pertanto ad un miglioramento complessivo della qualità dell’aria.
Riprendendo quanto riportato dalla normativa “nell'elaborazione dei piani e programmi
[…], le regioni assicurano un elevato livello di tutela dell'ambiente e della salute umana e
si attengono, in particolare, ai seguenti obiettivi e principi:
a. miglioramento generalizzato dell'ambiente e della qualità della vita, evitando il trasferimento dell'inquinamento tra i diversi settori ambientali
b. coerenza delle misure adottate nel piano con gli obiettivi nazionali di riduzione delle
emissioni sottoscritti dall'Italia in accordi internazionali o derivanti dalla normativa
comunitaria
c. integrazione delle esigenze ambientali nelle politiche settoriali, al fine di assicurare uno
sviluppo sociale ed economico sostenibile
d. modifica dei modelli di produzione e di consumo, pubblico e privato, che incidono negativamente sulla qualità dell'aria
e. utilizzo congiunto di misure di carattere prescrittivo, economico e di mercato, anche
attraverso la promozione di sistemi di ecogestione e audit ambientale
f. partecipazione e coinvolgimento delle parti sociali e del pubblico
g. previsione di adeguate procedure di autorizzazione, ispezione, monitoraggio, al fine di
assicurare la migliore applicazione delle misure individuate”.
La Provincia di Forlì-Cesena ha avviato il processo che porterà alla definizione del Piano
di risanamento nel corso del 2005.
6.5
Accordi di programma sulla qualità dell’aria per la gestione dell'emergenza da PM10
Le problematiche legate al contenimento dell’inquinamento atmosferico sono state affrontate nel corso del 2002 sia mediante provvedimenti di limitazione del traffico veicolare, che
mediante la predisposizione di misure strutturali rivolte a una mobilità di minore impatto
ambientale.
Nei primi mesi del 2002 sono stati adottati provvedimenti di tipo immediato ed urgente tesi a limitare le elevate concentrazioni delle polveri sottili (PM 10) che hanno caratterizzato quel periodo.
A seguito delle alte concentrazioni di polveri sottili registrate dalle stazioni di monitoraggio
della qualità dell’aria si sono tenuti numerosi incontri presso la Regione Emilia Romagna,
ai quali hanno partecipato i rappresentanti delle Province e dei Comuni con più di 50.000
abitanti, tesi alla definizione di una serie di azioni e provvedimenti da adottare per il contenimento e la gestione degli episodi critici di inquinamento atmosferico.
Primo Accordo di programma sulla qualità dell’aria (2002/2003)
132
In data 15.07.2002 è stato quindi sottoscritto il primo Accordo di Programma sulla qualità
dell’aria contenente le misure di tipo programmato e permanente, ai sensi del D.M. n° 163
del 21.04.1999, nonché una serie di azioni a favore della mobilità sostenibile.
Per la configurazione delle nostre aree urbane e provinciali, con forte interscambio di
mezzi ed elevata mobilità privata, il principale apporto inquinante risulta provenire dal traffico veicolare. Infatti, la domanda regionale di trasporto pubblico (autobus e ferrovia) per
gli spostamenti interni riguarda circa 250.000 unità contro oltre 1.000.000 spostamenti su
mezzi privati; inoltre dal confronto tra le province, si nota che i mezzi privati sono utilizzati in modo uniforme con un minimo a Piacenza (71,7%) e un massimo a Rimini (80,7%).
In funzione delle tipologie produttive presenti in regione, e dell’elevata metanizzazione del riscaldamento domestico, si può ipotizzare che, per la Regione EmiliaRomagna, l’apporto di PM10 dovuto ai veicoli circolanti presenti sia superiore al valore stimato a livello nazionale.
Con gli strumenti utilizzati nell’accordo, si vengono a definire strategie basate su provvedimenti nel breve, medio e lungo termine strettamente interagenti tra di loro focalizzate in
particolare sulla mobilità.
Gli interventi previsti vanno infatti nella direzione di affrontare, in prima istanza, la gestione dell’emergenza con una programmazione di provvedimenti pianificati per la riduzione
costante degli apporti inquinanti di PM10 sul territorio a cui si affiancano provvedimenti nel
breve periodo, quali la creazione di nuovi parcheggi scambiatori in prossimità della aree
urbane, la razionalizzazione del sistema delle merci nelle fasce orarie più critiche, la razionalizzazione degli orari scolastici e della pubblica amministrazione, il coordinamento delle
proposte organizzative dei mobility manager aziendali, e altri nel medio e lungo periodo,
tra cui il rinnovo del parco autobus del trasporto pubblico locale con veicoli a ridotte emissioni inquinanti, l'adeguamento della distribuzione commerciale nei centri urbani con
mezzi a basso impatto ambientale, transit-point, sistemi di e-governement, la realizzazione di stazioni di rifornimento di carburanti alternativi e di ricarica per i veicoli elettrici. Nello
stesso quadro si inserisce anche l’impegno, assunto attraverso un comune protocollo d’in-
6 • risposta
133
tesa, di estendere il ‘bollino blu’ a tutto il territorio regionale.
La completa attuazione degli interventi previsti nell'Accordo di Programma, porterà ad un
significativo miglioramento della qualità dell’aria.
La gestione della fase transitoria prevede l’attuazione di interventi programmati di riduzione dell’apporto inquinante derivante dal traffico veicolare mediante:
- l’introduzione di fasce orarie di targhe alterne nelle giornate di giovedì e domenica su
ampie zone del territorio comunale
- l’ulteriore inibizione, secondo precise modalità, della circolazione ai veicoli non catalizzati, non eco-diesel e ai motorini a due tempi non catalizzati nelle zone più centrali del
tessuto urbano.
Hanno aderito ai provvedimenti tutte le province, tutti i comuni capoluogo ed i comuni con più di
50.000 abitanti nonché molti dei comuni contermini al capoluogo: in totale 81 comuni che rappresentano complessivamente oltre il 60% della popolazione residente nel territorio regionale.
La partecipazione dei cittadini, superate le iniziali incertezze, è stata certamente positiva,
come testimoniano i risultati del sondaggio effettuato allo scopo: oltre il 90 % c.a. del campione intervistato ha la netta percezione del rischio da inquinamento atmosferico ed inoltre il 70% degli intervistati ravvisa la necessità di interventi strutturali.
Nel semestre di attuazione dei provvedimenti si è evidenziata, ove sufficientemente sup-
portata, una buona risposta del pubblico che, dopo un primo periodo di assestamento, ha
trovato strumenti alternativi di movimento nel trasporto pubblico, così come testimoniato
dal generale aumento delle obliterazioni rilevate sui mezzi pubblici. In ogni caso i risultati
ottenuti si allineano con quanto di norma rilevato con questo tipo di provvedimenti, ovvero un 16% di riduzione media di veicoli circolanti a livello regionale, che ha portato ad una
maggior riduzione di particolato il giovedì piuttosto che la domenica a causa della minor
presenza di traffico fisiologica.
Molto interessante è risultata la situazione propostasi per le giornate di giovedì, ove si è
evidenziato chiaramente una diminuzione sia del traffico presente sulle nostre strade, e
quindi conseguentemente dell’apporto inquinante, sia dei valori misurati di PM10 mediante la strumentazione automatica installata sul territorio regionale. Se in alcune giornate
questo risultato può essere parzialmente attribuito a condizioni meteorologiche più favorevoli alla dispersione degli inquinanti, in generale l’analisi dei risultati porta a valutare
come positivo il beneficio derivante dalle misure attuate.
134
L’analisi dei dati rilevati dalle stazioni di misura di Arpa mostra come nelle due giornate di
limitazione della circolazione si è registrata una riduzione della concentrazione del PM10,
più significativa nella giornata di giovedì (dato medio 10%), minore la domenica che però
già, in generale, mostra una riduzione fisiologica. Il dato medio regionale per la “settimana tipo” evidenzia una minor concentrazione di particolato fine nei periodi di targhe alterne.
L’andamento dei valori settimanali così come mostrato anche durante il periodo di pausa
dell’iniziativa, avutosi nel dicembre 2002, conferma ulteriormente il normale innalzamento dei valori il giovedì in caso di non applicazione dei provvedimenti di inibizione.
40%
30%
20%
10%
0
-10%
1 ottobre 02/10 marzo 2003
1 ottobre/7 dicembre 2002
6 dicembre 02/6 gennaio 2003
7 gennaio/10 marzo 2003
-20%
-30%
PC
PR
RE
MO
BO
FE
RA
CS
FO
RN
Reg.
6 • risposta
135
Secondo Accordo di Programma sulla qualità dell’aria (2003/2004)
I provvedimenti di limitazione della circolazione contenuti nel secondo Accordo di
Programma firmato nel luglio 2003 dagli stessi enti firmatari del primo accordo prevedevano:
- targhe alterne a fasce orarie solo il giovedì e non la domenica
- una domenica a piedi al mese
- limitazione della circolazione privata dei veicoli non catalizzati, diesel non euro e dei
motorini a due tempi non euro (anche se con bollino blu) dal lunedì al venerdì dalle 8,30
alle 10,30 e dalle 17,30 alle 19,30.
Le misure di limitazione del traffico - che non si applicavano alle auto elettriche, a Gpl e
gas metano a quelle con almeno tre persone a bordo e condivise – sono state accompagnate dal programma straordinario di interventi sulla mobilità sostenibile (vedere paragrafo relativo), delineato nell’accordo precedente e definito in questo, che prevede: bus ecologici, piste ciclabili, trattamento dei gas di scarico dei bus più vecchi, nuove tecnologie e
infrastrutture per la distribuzione commerciale, potenziamento del traffico merci su rotaie,
per un investimento complessivo di 191 milioni di euro tra il 2003 e il 2005.
I giovedì di targhe alterne, nel periodo ottobre/marzo, sono stati di norma 22 a cui si sono
aggiunti alcuni venerdì, in presenza di una elevata situazione di criticità, in alcune province della regione.
Sono state, inoltre realizzare le Domeniche ecologiche in numero di almeno 1 al mese.
Il numero dei Comuni, limitrofi ai capoluoghi, che hanno adottato limitazioni alla circolazione è risultato inferiore a quello dell’anno precedente.
Le valutazioni del periodo di attivazione dei provvedimenti di limitazione hanno confermato in generale l’utilità dei medesimi, se applicati con rigore, pur in presenza di una situazione meteorologica maggiormente favorevole alla dispersione degli inquinanti che rende
complessa la valutazione particolareggiata dei dati e meno netto il miglioramento sui dati
rilevati dalle centraline di monitoraggio rispetto all’anno precedente.
Campagna di informazione “Operazione Liberiamo l'Aria”
La Campagna informativa denominata “Operazione Liberiamo l'Aria” ha accompagnato
l'entrata in vigore delle misure sulla circolazione privata previste dagli Accordi di
Programma per la Qualità dell'Aria.
Una campagna di comunicazione che ha pochi precedenti nel territorio dell'EmiliaRomagna per "capillarità" dell'informazione e "coralità" del messaggio.
Obiettivo: assicurare ai cittadini una puntuale e univoca informazione in merito alle misure previste dall'Accordo di Programma sulla Qualità dell'Aria. Oltre agli spot radio e tv, alle
affissioni e alla pubblicità dinamica (su autobus), la campagna prevede opuscoli indirizzati alle famiglie, ad imprese, associazioni economiche e di categoria ed agli operatori fieristici e congressuali, ai direttori didattici dell'Emilia-Romagna, un call center con relativo
numero verde gratuito (800-743333) e il sito internet dedicato www.liberiamolaria.it.
La campagna ha carattere prettamente informativo, tuttavia non rinuncia ad un registro
"emozionale", volto a far percepire i benefici che deriveranno, nel medio-lungo periodo,
dall'applicazione delle misure.
Obiettivo strategico dell'Operazione, infatti, non è solo quello di informare i cittadini e di
contenere i disagi, ma anche quello di contribuire alla diffusione di una "cultura della mobilità sostenibile", a cominciare dalle scuole e dai media.
La denominazione della campagna nasce dalla volontà di focalizzare subito l'attenzione
del cittadino sul problema dell'inquinamento dell'aria, legato per lo più alle polveri sottili,
causa di un aumento rilevante di problematiche respiratorie.
136
Quaderno "Per una educazione alla mobilità sostenibile"
Un quaderno per gli insegnanti inviato alle scuole della regione con idee, proposte didattiche, esperienze e indicazioni per approfondire il tema dell'inquinamento dell'aria e della mobilità ecologica
(reperibile sul sito www.liberiamolaria.it).
6 • risposta
6.6
137
Accordo di Programma per la Mobilità Sostenibile 2003-2005 e per i servizi minimi autofilotranviari 2004-2006
Nel corso del mese di maggio 2004 sono stati firmati i nove Accordi di Programma per il
trasporto pubblico locale e la mobilità sostenibile.
Gli Accordi riguardano la Regione, le nove Province dell´Emilia-Romagna, i Comuni con
oltre 50 mila abitanti e le Agenzia locali di mobilità.
Con gli Accordi si finanziano interventi strutturali contro lo smog e a favore della qualità
dell’aria e si incentiva anche il trasporto pubblico locale. In tutto la Regione ha previsto
finanziamenti per oltre 667 milioni di euro.
I nove Accordi finanziano gli interventi strutturali per la mobilità sostenibile previsti dal
secondo Accordo regionale sulla qualità dell'aria - complessivamente 87 milioni di euro nel
triennio 2003-2005 - e i contratti di servizio per il trasporto pubblico locale relativi al periodo 2004-2006 con 193,6 milioni di euro all'anno.
Non a caso l’Accordo mette insieme mobilità sostenibile e servizi autofilotranviari affidando un ruolo di primo piano al trasporto pubblico come reale proposta alternativa alla mobilità privata, all’interno di un disegno che prende in considerazione anche gli altri aspetti
del complesso sistema degli spostamenti individuali e collettivi. Vengono indicati obiettivi
specifici di miglioramento della sicurezza, della qualità e della sostenibilità ambientale che
dovranno essere monitorati per verificare l’efficacia degli interventi programmati.
Interventi strutturali per la mobilità sostenibile
La situazione per provincia vede destinati:
1. a Piacenza 5.537.000 euro che attiveranno investimenti infrastrutturali e tecnologici
per 11.398.000 euro;
2. a Parma 7.053.436 euro per investimenti pari a 16.068.873 euro
3. a Reggio Emilia 7.707.049 euro per investimenti pari a 19.144.433 euro
4. a Modena 8.201.672 euro per investimenti pari a 18.299.345 euro
5. a Bologna 19.755.432 euro per investimenti pari a 42.324.383 euro
6. a Ferrara 6.437.464 euro per investimenti pari a 13.595.929 euro
7. a Ravenna 5.585.347 euro per investimenti pari a 10.937.794 euro
8. a Forlì-Cesena 7.175.495 euro per investimenti pari a 16.661.990 euro
9. a Rimini 5.077.477 euro per investimenti pari a 11.410.294 euro.
Gli interventi riguardano bus ecologici, piste ciclabili, trattamento dei gas di scarico dei bus
più vecchi, nuove tecnologie e infrastrutture per la distribuzione commerciale, monitoraggio del traffico e l'integrazione con il trasporto ferroviario.
Regione Emilia-Romagna, Provincia di Forlì-Cesena, Comune di Forlì, Comune di Cesena e ATR hanno individuato e si sono impegnati a realizzare (ciascuno secondo le proprie competenze) una serie di interventi che possono essere riassunti in sei grandi filoni:
1. Post-trattamento dei gas di scarico degli autobus pubblici – la misura prevede l’installazione, da parte di ATR, di catalizzatori tipo Crt su 11 mezzi per un importo di 110 mila
euro, di cui 66 mila finanziati dalla Regione.
138
2. Programma di sostituzione dei vecchi autobus – la ripartizione delle risorse regionali
assegna al bacino di Forlì-Cesena quasi 3.5 milioni di euro, privilegiando l’acquisizione di
mezzi (circa 35 nuovi mezzi) con caratteristiche migliorative rispetto alle norme Euro III.
3. Potenziamento della mobilità ciclistica e pedonale – rientrano in questo quadro i progetti di collegamento ciclabile di piazzale della Vittoria e da quest’ultimo fino a piazzale del Lavoro a Forlì (importo 320 mila euro) ed un intervento analogo in centro storico a Cesena (importo 700 mila euro).
4. Interventi per la mobilità sostenibile delle persone e intermodalità – cinque le azioni
previste che riguardano Forlì. Nel pacchetto interventi impegnativi come la realizzazione del parcheggio di interscambio di via Oriani, a cura di ATR (importo 200 mila
euro), l’approntamento di corsie preferenziali per autobus (importo 750 mila euro), l’installazione di pannelli a messaggio variabile (importo 300 mila euro), la creazione di
un servizio di parcheggio e nolo bici alla stazione ferroviaria di Forlì (importo 35 mila
euro), e il monitoraggio dei flussi di traffico (importo 500 mila euro). A Cesena sono
previsti la realizzazione di una area di noleggio bici presso la stazione ferroviaria
(importo 60 mila euro), l’attrezzamento di tre parcheggi (Ippodromo, Stadio, parco S.
Egidio) per lo scambio auto/bici/bus(160 mila euro), la riqualificazione di almeno 25
fermate bus in ambito urbano ed extraurbano (250 mila euro), monitoraggio dei flussi
di traffico ed installazione di pannelli a messaggio variabile (200 mila euro).
Completa il quadro il progetto di ATR di attivare in entrambe le città un sistema di telerilevamento della flotta bus, con l’obiettivo di migliorare la regolarità e la qualità del
servizio.
5. Interventi per la mobilità sostenibile dei mezzi utilizzati nelle attività produttive, commerciali e di distribuzione delle merci nelle aree urbane – sia il Comune di Forlì sia il
Comune di Cesena si sono orientati a predisporre, nel breve e nel medio periodo,
interventi migliorativi dell’efficienza ambientale e trasportistica dei veicoli merci e a
definire un progetto di realizzazione di centri per la distribuzione urbana (detti CDU o
transit-point), in modo da ridurre l’impatto del traffico merci nell’area urbana e razionalizzare i trasporti, mantenendo il livello del servizio logistico.
6. Sviluppo di sistemi di monitoraggio del traffico per una mobilità sostenibile – I Comuni
di Forlì e di Cesena e la Provincia di Forlì-Cesena si impegnano, qualora intendano
realizzare sistemi di rilevazione del traffico a scala locale, a raccordarsi con il Servizio
Pianificazione dei Trasporti e Logistica della Regione Emilia-Romagna per garantire
l’omogeneità con il sistema MTS “Sistema regionale automatizzato dei flussi di traffico”, in corso di realizzazione, finalizzato al monitoraggio del traffico e degli inquinanti
atmosferici, all’analisi dei dati e all’informazione dell’utenza, in grado inoltre di supportare le politiche di regolazione del traffico atte al miglioramento della qualità dell’aria.
Trasporto pubblico locale
L’accordo contiene gli impegni e i contributi regionali relativi al triennio 2004-2006 per l’esercizio dei servizi minimi di trasporto urbano ed extraurbano (complessivamente
193.672.000 euro all´anno per oltre 107 milioni di km sempre all´anno).
I fondi saranno così ripartiti:
6 • risposta
139
1. all´Agenzia locale della mobilità di Piacenza per 8.112.821 km di servizi effettuati ogni
anno andranno 13.704.000 euro
2. a Parma per 11.960.145 km andranno 20.902.000 euro
3. a Reggio Emilia per 9.057.633 km andranno 15.362.000 euro
4. a Modena per 12.448.221 km andranno 20.733.000 euro
5. a Bologna per 34.996.389 km andranno 72.310.000 euro
6. a Ferrara per 9.099.309 km andranno 14.871.000 euro
7. a Ravenna per 6.435.769 km andranno 10.045.000 euro
8. a Forlì-Cesena per 8.104.451 km andranno 12.970.000 euro
9. a Rimini per 7.046.156 km andranno 12.775.000 euro.
Obiettivo comune di tutti gli accordi è il miglioramento della quantità e qualità dell’offerta.
Entro l’anno saranno aggiudicate le gare per l’affidamento del servizio. Si completerà così
la fase transitoria di affidamento diretto degli stessi e verrà confermato il processo di liberalizzazione del settore già avviato.
L’anno in corso, inoltre, vedrà la progressiva estensione sul territorio regionale, oltre a
Modena ove è già in corso, del sistema tariffario integrato (Stimer), al quale la Regione ha
assicurato un contributo di oltre 18 milioni di euro (pari al 70% dell’onere complessivo di
26 milioni di euro), e il completamento del Travel planner.
Il Progetto Stimer prevede un sistema di tariffazione integrata dei trasporti a "biglietto
unico": l’utente sia del servizio autobus sia ferroviario, non dovrà più preoccuparsi di
acquistare il titolo di viaggio per ogni vettore: sarà sufficiente un’unica card, da "vidimare"
su ogni mezzo impiegato.
Il Travel planner, (pianificatore di viaggio) invece fornisce informazioni svolgendo per l’utente tutta la serie di operazioni che vengono computate da chiunque consulti un orario
del trasporto pubblico (ferroviario, di bus o tutti e due insieme nel caso siano necessari più
mezzi per compiere il viaggio), e che sono riconducibili a questo schema: "Voglio partire
da......., per arrivare a........, il giorno ......., all'ora.......".
Queste operazioni possono essere svolte elettronicamente, da programmi che in maniera veloce e affidabile calcolano gli itinerari.
Si tratta di un nuovo sistema informativo che conterrà l’intero piano dell’offerta di tutti i
mezzi di trasporto pubblico dell’Emilia-Romagna (dall’autobus, al treno, all’aereo ecc.) e
che sarà messo a disposizione dei cittadini ed operatori attraverso i canali di informazione correnti e internet.
Per il triennio 2004/2006 nel bacino di Forlì-Cesena la quantità complessiva è stabilita in
8 milioni km-bus all’anno. In realtà l’ammontare dei servizi attualmente svolti è superiore:
per il 2004 la quota in più si attesterà su 1 milione di km-bus e l’onere di tali servizi aggiuntivi è a carico dei Comuni.
Il contributo regionale si attesta per i servizi minimi in circa 13 milioni di euro all’anno.
Dal canto loro, Provincia e Comuni di Cesena e Forlì con la firma dell’accordo di programma si sono impegnati ad erogare all’Agenzia ATR una somma che dovrà essere determinata annualmente ma che non potrà mai superare , esclusi i contributi per le integrazioni
tariffarie, l’importo di 2.200.000 euro.
L’aspetto finanziario è primario e accanto alla determinazione delle risorse vengono fissa-
ti obiettivi per migliorare l’efficacia e l’economicità del servizio: nel concreto si mira ad
aumentare il numero dei viaggiatori, i ricavi dalle tariffe, la velocità commerciale. Non si
trascurano gli obiettivi di miglioramento della qualità con l’impegno da parte degli Enti
locali e Agenzia di tenere sotto controllo la regolarità delle corse, la puntualità, l’accessibilità del servizio, la sicurezza e la qualità dei viaggi, garantendo almeno gli standard raggiunti nel 2003. Il mancato rispetto degli standard fissati sarà sanzionato con una riduzione dell’entità del contributo annuo della Regione.
6.7
140
Azioni di ATR - Agenzia per la Mobilità
La crescita incontrollata del traffico privato nelle aree urbane ha assunto in questi ultimi
anni dimensioni preoccupanti, con ripercussioni pesantissime in termini di impatto
ambientale e sanitario e di qualità della vita cittadina.
Il trasporto è il maggior consumatore di energia e continua a dipendere dai combustibili
fossili non rinnovabili. L’attuale crescita della domanda di mobilità non potrà essere soddisfatta con le attuali riserve di energia ed è evidente l’esigenza di tecnologie a risparmio
energetico, di una migliore gestione dell’energia e del maggiore utilizzo di energie rinnovabili. L’utilizzo di energia da parte di autobus e ferrovia è 3-5 volte più efficiente di quello delle auto e degli aerei per passeggero-km a pieno carico. Un litro di carburante può
trasportare una persona per 48 km in metro, per 39,5 km in autobus ma per soli 18,6 km
in media con l’auto privata. Il trasporto pubblico nelle aree urbane è più conveniente in
quanto ha un rendimento energetico di gran lunga superiore a quello dell’auto. Più aumenta la quota di mercato del trasporto pubblico, maggiore sarà il rendimento.
Nella provincia di Forlì-Cesena, diverse sono le misure attuate dalle Amministrazioni
Locali e dalla Agenzia per la Mobilità ATR, per incentivare l’utilizzo del trasporto collettivo
e un uso più razionale di quello privato. Negli ultimi anni il servizio offerto ai cittadini è stato
sensibilmente ampliato e reso più efficace con:
1.
2.
3.
4.
la revisione della rete urbana di Cesenatico
la ristrutturazione delle reti urbane di Forlì e di Cesena
l’aumento dei km di percorrenza
l’incremento dei collegamenti tra città e città, con la creazione delle linee suburbane.
Più passeggeri in autobus, meno inquinamento
Il miglioramento dei trasporti pubblici ha indotto un numero sempre crescente di cittadini
a scegliere l’autobus come mezzo di trasporto abituale: ogni anno, infatti, in controtendenza rispetto al trend nazionale, aumentano i passeggeri e gli abbonati ATR.
L’offerta di efficaci alternative di mobilità collettiva ha determinato un aumento significativo di passeggeri. In mancanza dei servizi di trasporto pubblico, una parte rilevante di loro
avrebbe utilizzato mezzi di trasporto privati a motore, contribuendo ad aumentare il traffico e l’inquinamento.
141
6 • risposta
16.000.000
14.000.000
12.000.000
10.000.000
8.000.000
6.000.000
4.000.000
2.000.000
-
1998
1999
2000
2001
2002
2003
Andamento viaggi 1998/2003.
38.50%
38.00%
37.50%
37.00%
36.50%
36.00%
35.50%
Incremento viaggi 1998/2003.
Cesena
Extraurbano
Totale
Il parco autobus: comfort ed emissioni meno inquinanti
Nel corso del 2003 molti dei vecchi mezzi sono stati sostituiti con nuovi autobus: 45
extraurbani (di cui 15 nel 2004), 8 urbani e 18 suburbani (di cui 7 nel 2004) e 3 elettrici.
Tutti questi mezzi oltre ad essere più confortevoli e più silenziosi sono decisamente meno
inquinanti. Un rinnovo del parco autobus che si aggiunge a quello già avvenuto in occasione della ristrutturazione delle due reti di Forlì e di Cesena nel 98-99, che ha interessato gli autobus urbani. Il parco autobus ATR nel 2004 comprende 74 nuovi mezzi con motori di generazione Euro I – II e III, che utilizzano carburante a basso tenore di zolfo e che
diventeranno 94 entro il 2005.
Le normative Euro oltre alla riduzione delle sostanze inquinanti emesse allo scarico da
parte del veicolo, impongono anche alcune modifiche tecniche per il rilevamento di malfunzionamenti che potrebbero provocare un aumento delle sostanze inquinanti. Positiva è
inoltre l’esperienza già da tempo avviata con i 18 minibus elettrici in servizio sulle reti di
Cesena e Forlì, ad “emissione zero”.
Mobility management: gestione della domanda di mobilità presso enti e aziende
142
Presso il Comune di Forlì e presso l’Amministrazione Provinciale di Forlì-Cesena è stata
avviata una analisi attraverso le tecniche di “mobility management”, strumento sicuramente indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità del sistema della
mobilità. La realizzazione di piani di mobilità consente un contributo immediato alla riduzione dell’uso dell’auto e, nel medio periodo, l’auspicata inversione di tendenza nella cultura della mobilità. In questa ottica, il Comune di Cesena ha contribuito all’offerta di abbonamenti scontati per i dipendenti comunali, mentre presso gli altri enti è tuttora in corso la
fase di studio per un approccio orientato alla gestione della domanda di mobilità degli
stessi dipendenti.
Pedala La Città, integrazione modale autobus/bici
A Forlì, nell’ottobre 2003 è partito uno dei progetti più interessanti tra le iniziative allestite nell’”anno della bicicletta". 60 biciclette arancioni con uno speciale dispositivo elettronico sono a disposizione di chi vuole muoversi velocemente e liberamente in città.
Comune di Forlì e ATR offrono gratuitamente e in via sperimentale il nuovo servizio
“pedala la città”, rivolto specialmente a tutti coloro che ogni giorno vengono a lavorare o
a studiare in centro a Forlì.
Chi arriva con il treno, con l’autobus o con l’auto può prendere una delle biciclette pubbliche di “pedala la città” situate: nel parcheggio “Piazzale Zambianchi” in via Volta vicino
alla stazione FS; nel nuovo parcheggio “lungasosta” di Via Oriani (ex Punto Bus); nella
Piazzetta Don Pippo, a lato Poste vicino a Piazza Saffi e via Lombardini. In ciascuna di
queste aree è collocata una rastrelliera da 16 o 24 biciclette, dotate di un sistema di distribuzione e controllo automatico, che funziona con la speciale card elettronica “bicichip”.
In questa prima fase sperimentale sono state offerte gratuitamente, a tutti coloro che le lo
hanno richiesto, 60 ‘bicichip’, che sono monitorate costantemente - tramite uno specifico
software – per studiare gli spostamenti delle biciclette e quindi per mettere a punto tutto il
6 • risposta
143
sistema integrato, che dovrà diventare definitivamente operativo con l’aggiunta di altre
rastrellerie per un totale di 120 biciclette in altri punti di interscambio cittadini.
“Pedala la città” è un progetto che va nella direzione di un uso ragionevole della macchina, limitandone l’utilizzo all’interno del centro-città. Anche se la bicicletta non è l’unica
risposta ai problemi ambientali e del traffico in città, essa rappresenta una soluzione che
si iscrive perfettamente in un’ottica di integrazione modale di trasporto e in una politica
generale di rivalutazione dell’ambiente urbano e di miglioramento della qualità della città.
Regolamentazione della Sosta e parcheggi interscambio auto/autobus/bici: ricambi veloci e strade più libere
In questi anni le Amministrazioni Comunali di Forlì, Cesena, Meldola, Castrocaro,
Cesenatico, Gatteo (Mare), Sarsina e Bagno di Romagna hanno regolamentato – con il
supporto di ATR - la sosta su strada nei rispettivi centri storici o centri estivi, per una maggiore sicurezza stradale e minore inquinamento.
La riorganizzazione della sosta su strada è un obiettivo primario anche quale elemento
determinante per il recupero dei suoli stradali alla loro principale funzione di viabilità, mentre il parcheggio, in quanto area predisposta e programmata per la sosta, produce senz'altro un miglioramento ambientale sul tessuto urbano, in quanto "assorbe" le auto in
sosta, riducendo la presenza di veicoli nelle vie e nelle piazze cittadine. Inoltre un parcheggio urbano esercita una funzione di drenaggio di auto in sosta in tutta l'area adiacente.
Il nucleo storico delle città non può che essere rivalutato dall'opera di "liberazione" di strade e piazze nei confronti dell'inquinamento rappresentato dalle auto in sosta.
Nel 2003 a Forlì e a Meldola sono stati introdotti i “parcheggi lungasosta” che rientrano
nell’area al limite del centro storico e sono a pagamento con tariffe e condizioni che favoriscono chi lascia l’auto tutto il giorno per andare a lavorare in centro. A Forlì inoltre, per
chi usa regolarmente questi parcheggi, è stato istituito un abbonamento ‘lungasosta-autobus’ che permette di parcheggiare tutto il giorno e tutti i giorni, nei 4 parcheggi individuati, oppure prendere l’autobus muovendosi senza limiti sulle linee urbane di Forlì.
Campagne di sensibilizzazione per una cultura della mobilità
Dal 2002, ATR è particolarmente impegnata a promuovere iniziative che inducano a riflettere sul traffico, sul trasporto pubblico e sulle alternative per muoversi meglio in una città
più vivibile, a creare una cultura della mobilità. Fra queste, si segnala “Sulla Strada”, un
concorso a premi per scrittori e fotografi dilettanti, che invita a scrivere e fermare immagini del mondo che si muove e che cambia, per raccontare la vita che si svolge lungo le
arterie asfaltate dentro e fuori le città, per invitare a scoprire che la strada e i mezzi che
la percorrono sono realtà complesse e portatrici di significato, ma non sono l’unica via percorribile.
6.8
Percorsi sicuri casa-scuola - Esperienze nei Comuni di Cesena e Savignano
sul Rubicone
Il tema dei percorsi sicuri casa-scuola non riguarda solo gli addetti ai lavori pubblici, o le
forze dell’ordine ma chiama in causa anche l’Amministrazione, le famiglie, i bambini, i
ragazzi, la scuola e la comunità nel loro ruolo di risorsa educativa.
Quando si parla di messa in sicurezza dei percorsi urbani non si intende solo le modificazioni strutturali delle strade o dei flussi di traffico ma si pensa anche alla realizzazione di
interventi volti al cambiamento degli atteggiamenti e dei comportamenti delle persone
affinchè diventino delle “buone prassi”. Tali premesse hanno motivato le amministrazioni
del Comune di Cesena e del Comune di Savignano sul Rubicone ad attivare due progetti di intervento di seguito brevemente descritti:
- Comune di Cesena: “a scuola o in bici o a piedi con gli amici”: percorsi sicuri casa-scuola presso la Scuola Elementare “G. Carducci” di Cesena;
- Comune di Savignano sul Rubicone: “Percorsi sicuri casa-scuola” presso la scuola elementare Aldo Moro e la scuola Media G. Pascoli.
In collaborazione con le Amministrazioni Comunali, il Centro per le Famiglie e CAMINA
hanno coordinato e realizzato gli interventi di seguito descritti.
144
L’esperienza nel Comune di Savignano sul Rubicone
Il progetto percorsi sicuri casa-scuola è inserito nel PUT (Piano Urbano del Traffico) del
Comune di Savignano sul Rubicone.
L’intervento si è svolto negli AA.SS. 2002/03 e 2003/04 e ha coinvolto gli alunni della
Scuola Elementare “A. Moro” (classi II e III) e della Scuola Media “G: Cesare” (classi II e III)
Complessivamente i protagonisti sono stati:
- N° insegnanti: 8
- N° alunni: 100
- N° famiglie: 100
Le fasi attivate
Il metodo di lavoro utilizzato si può riassumere nelle seguenti fasi:
1. discussione in classe sul percorso abituale casa-scuola, sulle modalità di spostamento
(a piedi, auto, bicicletta), sui pericoli. Gli strumenti utilizzati sono: questionario, disegni,
creazione di una mappa
2. raccolta informazioni dai genitori sui mezzi utilizzati per accompagnare i figli, i punti
pericolosi del percorso, le paure che impediscono agli adulti di concedere più autonomia ai figli. Come strumento è stato utilizzato il questionario
3. CAMINA ha raccolto e analizzato le informazioni producendo una sintesi dei dati, una mappa
unica dei percorsi casa-scuola quotidiani e una mappa dei punti critici di tali percorsi
4. presentazione alla Amministrazione Comunale delle proposte emerse per la messa in
sicurezza di alcune strade della città.
6 • risposta
145
Possibile evoluzione del progetto
Il progetto verrà concluso entro l’ anno scolastico 2004/2005 prevedendo la realizzazione
di una serie di interventi volti alla modificazione sostanziale ed alla messa in sicurezza dei
percorsi casa scuola, assumendo la metodologia della progettazione partecipata come
approccio rilevante dell’ intervento.
L’esperienza nel Comune di Cesena
Il progetto che coinvolge la Scuola Elementare “G. Carducci” è stato attivato nel 2003, il
progetto che ha l’obiettivo di rendere maggiormente sicuro il percorso casa-scuola dei
bambini e delle bambine vuole rilanciare un dibattito sulla vivibilità, accessibilità e sicurezza degli spazi urbani. Il progetto vuole dare una risposta fondamentale al bisogno di autonomia dei bambini e delle bambine, alla loro necessità di muoversi con sufficienza sicurezza e nello stesso tempo migliorare il traffico automobilistico, senza mettere a rischio
l’autonomia dei cittadini.
Quella della Scuola "Carducci" è un'esperienza sperimentale per Cesena e getta le basi
per favorire la progettazione partecipata che ha coinvolto gli insegnanti (circa n°30), i bambini (n°310), le famiglie (circa n°250) e i tecnici (circa n°25) al fine di realizzare alcuni interventi concreti per rendere maggiormente sicuro il percorso casa-scuola e l’accessibilità
alla struttura scolastica.
Le fasi attivate
Il metodo di lavoro utilizzato si può riassumere nelle seguenti fasi:
1. discussione in classe, gestita dalle insegnanti, sul percorso abituale casa-scuola, sulle
modalità di spostamento (a piedi, auto, bicicletta), sui pericoli. Gli strumenti utilizzati
sono: questionario, disegni, creazione di una mappa unica che metta insieme il lavoro di ogni classe
2. raccolta informazioni dai genitori sui mezzi utilizzati per accompagnare i figli, i punti
pericolosi del percorso, le paure che impediscono agli adulti di concedere più autonomia ai figli. Come strumento è stato utilizzato il questionario
3. il Centro per le Famiglie con la supervisione di CAMINA, ha raccolto e analizzato le
informazioni producendo una sintesi dei dati, una mappa unica dei percorsi casascuola quotidiani e una mappa dei punti critici di tali percorsi
4. realizzazione di un "gruppo di progetto" che analizzi le informazioni emerse e valuti le
proposte quindi porti a sintesi il lavoro fatto; nel gruppo di progetto ci sono: insegnanti, genitori, tecnici e consulente CAMINA
5. realizzazione di 2 incontri tra gruppo di progetto e i genitori di tutti gli alunni del lavoro svolto, quindi, insieme agli Amministratori Pubblici, si è aperta una discussione sulle
problematiche connesse all'autonomia dei figli nei percorsi da casa a scuola
6. presentazione alla Amministrazione Comunale delle proposte emerse per la messa in
sicurezza di alcune strade della città
7. attivazione di laboratori di bicicletta e di educazione stradale al fine di aumentare le
competenze dei ragazzi
8. promozione dell'iniziativa ai genitori durante la festa di chiusura scolastica e diffusione di uno slogan-titolo dell'iniziativa
9.
realizzazione di una giornata sperimentale per l'utilizzo dei "punti di ritrovo" in occasione dell'ultimo giorno di scuola, al fine di valutare criticità da risolvere prima dell'inizio del nuovo anno scolastico.
Possibile evoluzione del progetto
Il progetto da una parte deve procedere verso la realizzazione di alcuni interventi strutturali già concordati con i diversi componenti del "gruppo di progetto", dall'altra parte si deve
potenziare il lavoro di promozione non tanto del progetto in sé quanto "dell'andare a scuola da soli" sia con i genitori ma più in generale con la comunità.
146
6 • risposta
6.9
147
Contributi per l’acquisto di veicoli a minor impatto ambientali
Di seguito vengono esposte le azioni messe in campo su tutto il territorio nazionale ed
alcuni indirizzi utili per favorire la diffusione e l’utilizzo del metano e del gas di petrolio
liquefatto (GPL) per autotrazione in quanto carburanti a minor impatto ambientale, caratterizzati cioè da emissioni meno pericolose di quelle originate dai tradizionali carburanti
come il gasolio (meno polveri fini) e la benzina (meno benzene).
Gli incentivi riguardano anche la promozione dei veicoli elettrici in tutta la gamma di proposte partendo dalle auto e i furgoni, passando per i motocicli ed arrivando alle biciclette
a pedalata assistita.
GPL e Metano
Autoveicoli nuovi o con meno di un anno
Più che raddoppiati gli incentivi per la trasformazione entro un anno e acquisto di auto
nuove a gas (Decreto Ministero Attività Produttive, MAP 2/7/2003 n.183). Le persone fisiche che fanno installare e collaudare, entro un anno dalla prima immatricolazione, un
impianto a metano o GPL ottengono ¤ 650 di sconto presso le of ficine che hanno aderito
e sono impegnate a non superare i prezzi del listino ufficiale.
Per chi acquista, anche in locazione finanziaria, un veicolo nuovo anche o esclusivamente a metano o GPL, sconto di ¤ 1500 sui prezzi di listino.
Occorre notare che ad oggi sono pochi i veicoli che hanno diritto a ¤ 1500, in quanto gene ralmente gli importatori, in collaborazione con un azienda produttrice di kit di conversione,
eseguono l’installazione a posteriori, quindi, sebbene l’annotazione della trasformazione
sulla carta di circolazione venga fatta contestualmente all’immatricolazione, il veicolo formalmente risulta trasformato (solo ¤ 650 di contributo statale).
Tra i firmatari dell’Accordo di Programma tra Associazioni di categoria e M.A.P., figura il
Consorzio Ecogas che, in accordo con Aira CNA e Confartigianato Autoriparazione, raccoglie le adesioni di officine di installazione e concessionari e verifica l’applicazione di
incentivo e listini.
Per informazioni:
Numeri verdi Consorzio Ecogas: 800 500 501 – 800 015 095
Sito internet: www.ecogas.it
Call Center di Consorzio Ecogas, Assogasliquidi e Di.Stra.Gas: 800 500 503
Progetto Metano
Progetto Metano (Accordo tra Ministero dell’Ambiente, Fiat, Unione petrolifera) capofila
Comune di Torino: a tassisti, aziende del settore trasporti, commercianti ed artigiani, per
nuovi veicoli a metano dalla fabbrica sia mono che bifuel, per le auto incentivo di ¤ 2500,
per i veicoli commerciali trasporto merci da ¤ 1500 a 6500 a seconda della classe e della
dimensione. Il contributo è erogato come sconto all’acquisto.
Possono aderire le città caratterizzate da episodi di inquinamento atmosferico che presentano domanda e i benefici della Convenzione "Progetto Metano" vengono poi estesi automaticamente ai Comuni individuati dalle Zone definite per i Piani Regionali per la Qualità
dell'Aria ai sensi del D.lgs 351/99. Nella Provincia di Forlì-Cesena aderiscono i seguenti
Comuni (tra parentesi la data di adesione):
Forlì (05/05/03), Bertinoro (05/05/03), Cesena (05/05/03), Cesenatico (12/01/04),
Forlimpopoli (05/05/03), Gambettola (05/05/03), Gatteo (05/05/03), Longiano (05/05/03),
Montiano (05/05/03), San Mauro Pascoli (05/05/03), Savignano sul Rubicone (05/05/03).
Per informazioni: www.comune.torino.it/progettometano/
Riduzione bollo
Riduzione del 75% della tassa automobilistica per vetture ed autoveicoli ad uso promiscuo
dotati di dispositivo per la circolazione solo con GPL o metano.
Per informazioni: www.agenziaentrate.it/servizi/bollo/informazioni
Veicoli elettrici
Contributi per l’acquisto
Per i privati fino ad esaurimento fondi contributo statale di ¤ 1.807,60 per veicoli elettrici di
nuova immatricolazione, ¤ 1.549,37 per nuovi motocicli e ciclomotori a tre o quattro ruote, ¤
413,17 per motocicli e ciclomotori a due ruote, ¤ 154,94 per biciclette a pedalata assistita.
148
Per informazioni: www.ceiuni.it/CIVES/Circolare%20MAP-MATT.htm
Riduzione assicurazione
Tariffa assicurativa RC ridotta (a discrezionalità delle compagnie assicurative, autorizzata
dai competenti ministeri)
Per informazioni: www.ceiuni.it/CIVES/INCENTI.htm
Esenzione bollo
Esenzione bollo per 5 anni dalla immatricolazione. Nei successivi riduzione del 75%
Per informazioni: www.ceiuni.it/CIVES/Quadroin.htm
www.agenziaentrate.it/servizi/bollo/informazioni
6 • risposta
149
6.10 Bollino blu nel Comune di Forlì
Da gennaio 2001 è stata attivata dall’Amministrazione comunale di Forlì, un’ordinanza
che, in attuazione dei Decreti del Ministro dei Trasporti e della Navigazione 28.2.94 e
5.2.96, vieta la circolazione, su tutto il territorio comunale, alle auto dei residenti nel comune che non siano in grado di attestare il positivo superamento del controllo dei gas di scarico, che non siano , cioè, in possesso del “bollino blu”.
L’adozione di tale ordinanza corrisponde all’esigenza di ridurre le emissioni inquinanti e di
prevenire episodi acuti di inquinamento da traffico veicolare a tutela e salvaguardia della
salute dei cittadini e del patrimonio artistico ed ambientale del territorio.
Ci si allinea, per altro, a quanto già previsto in altri comuni capoluogo di provincia della
regione Emilia Romagna dove l’iniziativa è in atto già da qualche anno. L’interesse nasce
sia dalla consapevolezza che esiste uno scarto sensibile tra il funzionamento ottimale dei
veicoli e le reali condizioni di utilizzo dei motori sia dal fatto che si prevede il coinvolgimento di più attori portatori di diversi interessi e quindi dovrebbe servire a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema ambientale attraverso il piccolo contributo del singolo. Questi
deve imparare a mantenere un elevato livello di manutenzione della sua vettura, per
garantire la qualità dei fumi emessi e un risparmio di carburante, nonchè un rallentamento di usura del motore.
Nell’ambito di tale processo sono state stipulate convenzioni e protocolli d’intesa fra il
Comune e vari Enti interessati: Motorizzazione Civile, Associazioni di categoria ed Arpa.
Le Officine aderiscono all’iniziativa previa verifica dei requisiti richiesti e sottoscrizione di
apposito disciplinare che prevede in particolare:
- l’utilizzo di idonea attrezzatura omologata secondo quanto previsto dalla direttiva CEE
92/55
- la piena e assoluta disponibiltà ad accettare eventuali controlli sulle apparecchiature
utilizzate e sulle modalità di effettuazione dei controlli da parte dei tecnici Arpa.
Officine Autorizzate al rilascio del Bollino Blu:
2001
2002
2003
119
140
140
L’attività di Arpa prevede l’analisi della conformità amministrativa, la verifica dei dati tecnici riportati e l’archiviazione dei bollini effettuati, nonché il controllo della strumentazione
utilizzata presso le Officine Autorizzate.
6.11 Campagna “calore pulito” della provincia di Forlì-Cesena e del comune di Forlì
“Calore Pulito” è la campagna di sensibilizzazione per il controllo degli impianti termici
negli edifici promossa dalla Provincia di Forlì-Cesena e dal Comune di Forlì.
Ai sensi del DPR 412/93 (e sue modifiche DPR 551/99) le Province ed i Comuni sono
tenuti a verificare l’efficienza energetica degli impianti di riscaldamento negli edifici
allo scopo di:
- diminuire le emissioni in atmosfera di gas tossici altamente inquinanti
- contenere i consumi di energia.
Il compito di verifica è di competenza dell’Amministrazione Provinciale in tutti i Comuni
con popolazione non superiore a 40.000 abitanti e di competenza del Comune stesso nei
casi in cui la popolazione superi i 40.000 abitanti.
La Regione Emilia-Romagna svolge una funzione di coordinamento dei compiti attribuiti agli
Enti locali per l’attuazione dei citati DPR; con la Deliberazione della Giunta Regionale 387/02
sono state definite le prime disposizioni in materia di contenimento dei consumi negli edifici.
150
La Delibera regionale, inoltre, presenta il parco regionale degli impianti di riscaldamento
ripartiti per classi di potenza e in relazione all’amministrazione locale competente per i
controlli (si tratta di dati orientativi).
Così le cifre relative a tutto il territorio della Provincia di Forlì-Cesena:
Numero di impianti per classi di potenza
<35 kW
35-600 kW
>600 kW
Provincia di Forlì-Cesena
(per i 28 Comuni con
popolazione non
superiore a 40.000)
43.000
6.000
40
Comune di Forlì
30.000
4.000
25
Comune di Cesena
25.000
3.000
20
La Provincia di Forlì-Cesena ed il Comune di Forlì hanno recepito la Delibera regionale,
assumendo il “Bollino Calore Pulito” e affidando la gestione della campagna e delle verifiche ad AGESS - Agenzia per l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile della Provincia di ForlìCesena
La campagna ha lo scopo di sensibilizzare ed informare la popolazione:
- sull’utilità delle verifiche dal punto di vista ambientale, del risparmio energetico ed economico e della sicurezza
- sulle procedure da seguire per essere in regola con il proprio impianto
- sugli accorgimenti che ciascun cittadino può mettere in atto per contribuire, senza sacrifici, a migliorare la qualità dell’aria e a contenere i consumi.
6 • risposta
151
Il bollino è entrato in vigore nei Comuni della Provincia (ad eccezione di Cesena) a partire da maggio 2003.
Questo contrassegno adesivo, di colore giallo per la Provincia e di colore verde per il
Comune, certifica l’efficienza energetica dell’impianto termico e viene applicato
sull’Allegato H (rapporto tecnico di controllo) che il manutentore provvede a compilare al
momento della manutenzione.
Il bollino va applicato sull’Allegato H ogni 2 anni, in occasione dell’anno in cui viene effettuata la prova del rendimento di combustione dell’impianto.
Per facilitare il cittadino, l’Allegato H compilato dal manutentore e corredato di bollino
viene consegnato ad AGESS dal manutentore stesso. Al cittadino resta quindi solo l’impegno di richiedere al proprio manutentore, al momento della chiamata, di venire provvisto di Allegato H e bollino.
AGESS ha il compito di raccogliere tutti gli Allegati forniti dalle ditte e di organizzare l’attività dei verificatori che, previa comunicazione scritta per raccomandata ed appuntamento
all’utente, svolgono le verifiche degli impianti termici.
I verificatori sono composti da personale qualificato, provvisto di attestato di idoneità tecnica rilasciato dall’ENEA tramite un corso di formazione con esame finale organizzato da
AGESS (novembre 2003 – febbraio 2004).
AGESS ha, inoltre, coordinato un comitato tecnico formato da: Amministrazione
Provinciale di Forlì-Cesena, AUSL Forlì-Cesena, Associazioni di categoria dei manutentori (ANIM-CNA Forlì-Cesena, Confartigianato Forlì e Confartigianato Cesena). Lo scopo del
comitato è stato da un lato di dare risposta ai dubbi interpretativi delle nuove norme e alle
domande tecniche dei manutentori, dall’altro di avere preparato una sorta di “vademecum”
concordato con tutte le parti coinvolte nel comitato stesso per rispondere ai vari quesiti
emersi nel corso dell’attività.
Per garantire una maggiore tutela del cittadino, è stato approntato un protocollo di intesa,
corredato da un contratto tipo per la manutenzione biennale, scaturito da un tavolo di lavoro composto da: Provincia di Forlì-Cesena, Comune di Forlì, AGESS, Associazioni dei
consumatori, Associazioni di categoria.
Il protocollo è riferito ai soli impianti di potenza inferiore ai 35 kW (impianti termici ad uso
familiare). AGESS ha attivato un numero verde (800.338.009), un sito internet
(www.agenziaagess.com) ed un info-point a disposizione di cittadini, ditte di manutenzione e associazioni di consumatori.
Ad un anno dall’inizio della Campagna, i dati sulla raccolta e la classificazione degli
Allegati H risultano essere i seguenti (aggiornati al 31 maggio 2004):
Allegati
Allegati
Allegati
Allegati
Allegati
H
H
H
H
H
ricevuti
ricevuti
ricevuti
ricevuti
ricevuti
con
con
con
con
prescrizione
rifiuto bollino
basso rendimento
rifiuto analisi fumi
Tot. Allegati H ricevuti non in regola
40.000
196
7
11
167
381
6.12 Accordo volontario per la diffusione di tecnologie pulite per la riduzione di
emissioni di composti organici volatili (COV).
152
Un inquinamento atmosferico che interessa in particolare le aree urbane e le zone limitrofe è quello causato dalle emissioni di composti organici volatili (COV) che generano non
solo problematiche locali relative alla qualità dell’aria (in quanto precursori dell’inquinante
ozono che si genera in atmosfera in seguito a reazioni fotochimiche) ma anche problematiche a scala planetaria come l’aumento dell’effetto serra.
Le emissioni di COV derivano sia dal traffico veicolare che, per quanto riguarda le sorgenti fisse, dagli impianti industriali dedicati ad attività con utilizzo di solventi o sostanze chimiche organiche volatili. La realtà produttiva della Provincia di Forlì-Cesena è coinvolta in
tale tipo di problematica ambientale, essendo frequente l’impiego di solventi e stirene nei
cicli produttivi delle imprese operanti sul territorio provinciale.
Le attività di contrasto dei fenomeni di inquinamento atmosferico attuate dalla Provincia si
esercitano con competenza specifica con il rilascio delle autorizzazioni ai sensi del DPR
203/88 per il comparto produttivo. I processi autorizzativi della Pubblica Amministrazione
per loro natura sono limitati ad esaminare la singola pratica, spesso per un solo aspetto:
le emissioni in atmosfera di uno specifico processo di lavorazione presentato in un progetto di un singolo imprenditore.
La necessità di vedere la foresta oltre l’albero ha condotto i membri del “Comitato Tecnico
Provinciale contro l’Inquinamento Atmosferico” a sollecitare una serie di approfondimenti
su alcune sostanze particolarmente insidiose e diffuse in diversi comparti produttivi, caratteristici del sistema industriale locale: sono nati così prima incontri tecnici sulla possibilità
di sostituire le vernici o solventi tradizionali con prodotti meno inquinanti, riducendo così
l’emissione di composti organici volatili (COV).
La scelta di operare per la riduzione delle emissioni di COV è stata determinata dalla diffusione di queste sostanze in un grande numero di imprese piccole e medie in diversi settori produttivi, ai quali risulta difficile proporre od imporre sistemi di abbattimento tecnologicamente molto impegnativi, perché spesso la quantità di prodotto inquinante del singolo processo è poco significativa ed è quindi preferibile operare con la sostituzione del prodotto tradizionale con altro a minor impatto ambientale, raggiungendo spesso anche l’obiettivo di migliorare la qualità dell’ambiente di lavoro.
In questi ultimi anni peraltro l’industria delle vernici ha colto questa esigenza e il panorama delle soluzioni alternative si è molto arricchito permettendo all’imprenditore libere
opzioni qualitative ed economiche.
Rilevata la necessità di affrontare in maniera organica e continuativa la problematica inerente le emissioni in atmosfera di solventi e stirene, l’Ufficio Inquinamento Atmosferico
della Provincia di Forlì-Cesena ha avviato un progetto complessivo in tal senso.
E’ nato così il progetto “Tecnologie più pulite per la riduzione delle emissioni di solventi e
stirene” cofinanziato da Provincia di Forlì-Cesena e Regione Emilia-Romagna, nell’ambito del PTRTA (Piano Triennale Regionale di Tutela Ambientale), che ha visto la realizzazione di alcuni seminari di approfondimento rivolti agli operatori pubblici e privati, di un
questionario informativo rivolto alle imprese, di azioni pilota rivolte ad Aziende selezionate per tipologia produttiva, che volontariamente hanno accettato di porsi nel percorso della
certificazione ambientale, nonché di momenti di disseminazione dei risultati.
6 • risposta
153
Il progetto ha visto la pubblicazione di un manuale
“Rassegna delle tecnologie e dei prodotti per la riduzione
delle emissioni di COV applicabili ai principali settori produttivi interessati della provincia di Forlì-Cesena”, disponibile
rivolgendosi all’Ufficio Risorse Atmosferiche della Provincia
(tel. 0543-714276 fax. 0543-714319), con lo scopo di fornire ai tecnici, agli imprenditori, al momento pubblico uno strumento completo di analisi, confronto e proposta.
Attraverso un’indagine conoscitiva preliminare sono stati identificati i seguenti settori produttivi di riferimento:
- Lavorazione del legno e produzione di mobili
- Metalmeccanico
- Lavorazione vetroresina
- Calzaturiero.
Per ciascuno di essi vengono presentate, in capitoli dedicati della pubblicazione, le specifiche soluzioni offerte dal mercato per le quali si sono approfonditi:
- gli elementi relativi alla loro applicabilità
- i requisiti di tipo tecnico-tecnologico
- i risvolti generati in termini di aspetti ambientali, di sicurezza e salubrità dei luoghi di
lavoro
- gli indicatori da sviluppare per la valutazione delle prestazioni ambientali
- gli eventuali casi applicativi
- gli aspetti economici ed i fornitori delle tecnologie o dei prodotti trattati.
La realizzazione della rassegna, curata da ERVET con competenza e sensibilità nel cogliere
le specificità territoriali, non sarebbe stata possibile senza la collaborazione delle Associazioni
di categoria che hanno accolto la proposta e l’hanno veicolata tra gli imprenditori, né senza l’integrazione stretta tra le AUSL - Medicina del lavoro di Forlì e di Cesena e i tecnici della
Provincia. Le Associazioni di categoria partecipanti alla realizzazione del progetto hanno posto
all’attenzione dell’Amministrazione Provinciale e degli Enti preposti ai controlli l’esigenza avvertita dalle imprese di poter avere accesso a procedimenti amministrativi semplificati ed altre
agevolazioni circa l’ottemperamento degli adempimenti ambientali cui sono sottoposte, al fine
di favorire e premiare l’impegno e lo sforzo nell’adottare tecnologie produttive più pulite.
Questo ha portato alla firma di un “Accordo Volontario per la diffusione di tecnologie pulite per
la riduzione di emissioni di solventi e stirene” tra l’Amministrazione Provinciale di Forlì–Cesena
(Assessorato Ambiente), la Sezione provinciale di Forlì-Cesena di ARPA, le AUSL di Forlì e di
Cesena (Dipartimento di Sanità Pubblica), l’Associazione Industriali di Forlì-Cesena, la CNA di
Forlì-Cesena, la Confartigianato di Forlì-Cesena, l’API di Cesena e la Camera di Commercio
di Forlì-Cesena.
Questo accordo ha lo scopo di garantire semplificazioni amministrative, agevolazioni e supporto alle aziende che si impegnano ad adottare tecnologie e prodotti a minore emissione di composti organici volatili nel proprio ciclo produttivo.
In particolare le parti si impegnano per fare in modo che in un arco temporale di cinque anni
dalla stipula dell’accordo stesso si pervenga alla conversione, completa o parziale, delle tecnologie e dei prodotti in uso che comportano emissioni di solventi e stirene verso tecnologie e
prodotti più puliti da parte del 30% delle aziende provinciali interessate dal problema.
6.13 Progetto CRITECO Aree ecologicamente attrezzate - Comune di Forlì
154
Il DLgs 112/98 ha introdotto in Italia il tema delle aree ecologicamente attrezzate, demandando alle regioni il compito di disciplinarle con leggi specifiche al riguardo.
La Regione Emilia-Romagna ha avviato tale processo di regolamentazione menzionando
le aree ecologicamente attrezzate nella L.R. 18/05/1999 n. 9 (modificata dalla L.R.
16/11/2000 n. 35) “Disciplina della procedura di Valutazione dell’Impatto Ambientale”.
Nella successiva L.R. 24/03/2000 “Disciplina generale sulla tutela e l’uso del territorio”
viene previsto un “atto di coordinamento tecnico” con cui definire, sulla base della normativa vigente in materia, gli obiettivi prestazionali delle aree ecologicamente attrezzate, con
riguardo agli specifici aspetti/impatti ambientali.
In attesa di tale atto di coordinamento tecnico, l’approvazione di una Direttiva Generale
sull’attuazione della LR 9/99 ha fornito una prima indicazione sui criteri da rispettare nella
realizzazione di aree ecologicamente attrezzate.
Sulla base di queste indicazioni è stato avviato dalla Regione E.R. un progetto, denominato CRIT.ECO (Definizione dei CRIteri verso un’ECOlogia industriale) che vede la partecipazione della Provincia di Forlì-Cesena, del Comune di Forlì, di Arpa E.R. – Sezione
Provinciale di Forlì-Cesena, della AUSL di Forlì e di ERVET SpA.
Tale progetto si propone diversi obiettivi:
1. valutare, con uno studio sul campo, in una situazione-tipo, quali possano essere le
caratteristiche di un’area ecologicamente attrezzata, fornendo così alla Regione un
supporto alla redazione dell’atto di coordinamento tecnico
2. fornire alle Autorità Pubbliche locali (Provincia, Comune) elementi per la realizzazione
e la gestione di un’area ecologicamente attrezzata
3. elaborare una metodologia generale di acquisizione ed elaborazione di informazioni
sulle aree produttive, al fine di valutare le opportunità e le difficoltà sulla via di una loro
eventuale trasformazione in aree ecologicamente attrezzate.
Ovviamente lo scopo ultimo della creazione di aree ecologicamente attrezzate consisterà
nel minimizzare l’impatto delle attività produttive sull’ambiente, con effetti benefici sulla
qualità dell’aria e dell’acqua nelle zone interessate, sull’esposizione a rumore e CEM della
popolazione, e sulla minimizzazione di produzione e trasporto di rifiuti.
L’area interessata dal progetto, individuata all’interno della zona industriale “Coriano” di
6 • risposta
155
Forlì, è stata definita come quella delimitata da via Bertini, via Cervese, fiume Ronco e
linea ferroviaria. La scelta è caduta su questa particolare zona produttiva per via delle sue
analogie con numerose aree simili presenti sull’intero territorio regionale, in modo che il
progetto CRIT.ECO possa costituire un’esperienza pilota per la futura istituzione di aree
ecologicamente attrezzate in contesti analoghi.
Nei primi sei mesi del 2003 è stato svolto principalmente un consistente lavoro di raccolta di informazioni sulla zona in questione, informazioni estremamente articolate sul territorio (geologia ed idrologia), sullo stato dell’ambiente (qualità dell’aria, qualità delle acque
superficiali e sotterranee, rumore), sugli impatti delle attività presenti (emissioni in atmosfera, scarichi in acque superficiali, efficienza e diffusione delle rete fognaria, quantità e
tipologie di rifiuti), sulle reti di distribuzione ed i consumi di acqua, energia elettrica e metano, ed infine su quanto previsto dagli strumenti di pianificazione (PRG, PTCP).
Nei mesi successivi tali informazioni dovranno essere organizzate e vagliate al fine di individuare le criticità emerse sia nelle condizioni dell’area oggetto di studio, sia nello stesso
processo di acquisizione delle informazioni.
6.14 Sistema di gestione ambientale EMAS per le aziende della filiera avicola
Il comparto delle produzioni avicole, assieme ad indubbi elementi di prosperità economica per alcune aree della Provincia di Forlì-Cesena, procura problemi di conciliazione con
i residenti e di compatibilità ambientale. Non solo gli allevamenti, ma tutti gli impianti legati alla filiera di lavorazione e trattamento, richiedono l’adozione di tecniche costruttive e di
gestioni operative capaci di garantire le migliori condizioni di produzione, riducendo i fattori di rischio e di disturbo per la popolazione, particolarmente connessi ai problemi di
emissione in atmosfera di maleodoranze e di polveri di infestazioni muscidiche, nonché di
eventuali fenomeni di inquinamento delle matrici ambientali: acqua, aria e suolo.
Gli operatori del settore hanno peraltro maturato la convinzione che lavorare in qualità,
sotto tutti i profili, significa più sicurezza sanitaria, meno incidenti e più benessere per i
lavoratori, meno problemi burocratici e un complessivo clima migliore con la comunità
locale. La convergenza di obiettivi riscontrata in sede di “Accordo di Sistema per lo sviluppo avicolo” coordinato da CenturiaRit, ha indotto la Provincia a promuovere, e i principali
gruppi imprenditoriali ad accogliere, la diffusione del sistema di certificazione ambientale
EMAS (Eco Management and Audit Scheme).
Il progetto voluto dalla Provincia di Forlì/Cesena ha l’obiettivo di incentivare un campione
di aziende della filiera avicola ad aderire al regolamento EMAS. Gli studi completati e le
esperienze future sono anche un utile strumento per affrontare le prossime scadenze
della Autorizzazione Ambientale Integrata (IPPC).
Le aziende che sono state coinvolte nel progetto EMAS Avicoli sono 3 stabilimenti di
macellazione (uno dei quali con rendering annesso), 4 allevamenti (3 di polli da carne e 1
di galline ovaiole) e uno stabilimento di confezionamento uova. In tali aziende è stata effettuata la fase di pianificazione del Sistema di Gestione Ambientale (SGA) al fine di individuare gli aspetti critici comuni, sulla base dei quali verificare le possibilità di miglioramento. Questa fase è iniziata nell’aprile 2003 e si è conclusa ad ottobre dello stesso anno, con
tempi e modalità di intervento standard ma personalizzati in funzione delle necessità della
singola azienda.
L’esito del percorso intrapreso è stato, da un lato, l’effettivo proseguimento da parte di
alcune aziende dell’iter per la registrazione EMAS, dall’altro lato, la stesura di alcune
Linee Guida di settore per allevamenti, macelli e rendering.
(Nel corso del 2004 sarà redatta una versione delle Linee Guida per i mangimifici.)
Le Linee Guida sono uno strumento tecnico con il quale le aziende di allevamento di polli
da carne, di macellazione, di trasformazione e i mangimifici (quando pronte) potranno
effettuare il percorso che a partire dall’analisi ambientale iniziale della propria attività conduce alla realizzazione del sistema di gestione.
Il progetto EMAS Avicoli ha analizzato una parte della filiera che comprende: allevamenti da ingrasso, stabilimenti di macellazione e trattamento scarti mediante rendering; le
principali problematiche ambientali delle attività di questa filiera possono essere riassunte come segue:
Allevamenti (generale)
Emissioni in atmosfera
156
Rischio infettivo
Odorigene da ricovero e gestione (stoccaggio, spandimento); ammoniaca e protossido d’azoto dalle deiezioni animali liquide e solide
Gestione animali morti durante il ciclo di allevamento
Potenziale contaminazione
suolo e acque sotterranee
Da scorretta gestione della fase di stoccaggio o spandimento delle deiezioni
Macelli
Emissioni in atmosfera
Odorigene da gestione scarti di macellazione
Sostanze organiche volatili grasse da fasi di lavorazione carni (quarte lavorazioni)
Consumo risorse
Consumo risorse idriche ed energetiche
Scarichi idrici
Contaminazione organica scarichi idrici
Rendering
Emissioni odorigene
Consumo risorse idriche
ed energetiche
Odorigene da gestione scarti di lavorazione (scarti carnei e sangue)
Consumo acqua per lavaggio linee lavorazione
Consumo energia per il trattamento termico
Scarichi idrici
Contaminazione organica scarichi idrici
6 • risposta
157
Si tratta di una schematizzazione che non intende essere esaustiva, inoltre il peso di
ognuno dei fattori citati dovrà essere valutato caso per caso in funzione della specifica
situazione locale ambientale e strutturale (situazione locale di disponibilità idrica, presenza di abitazioni civili nei pressi del sito, presenza di impianti di depurazione acque in
azienda, ecc.).
In conclusione, il settore produttivo della filiera avicola è cresciuto a partire dalla seconda
metà del novecento, trasformandosi, poco a poco, in una realtà industriale; parallelamente non è cresciuta la coscienza di questa trasformazione e pertanto si è cominciato tardi
rispetto ad altre realtà a porsi quei problemi che altri settori produttivi hanno affrontato e
almeno in parte risolto.
Affrontare queste problematiche come filiera, a prescindere dalle specificità delle situazioni, comporta dei vantaggi notevoli, in quanto permette alle aziende localizzate a valle di
valutare i propri impatti indiretti derivanti dalle attività situate a monte; inoltre vista la tendenza delle aziende del settore a strutturarsi in gruppi rappresentativi dell’intera filiera,
sarà possibile trovare per problematiche simili riscontrate a diversi livelli della filiera, soluzioni comuni, con notevoli vantaggi sia economici che gestionali.
La soluzione ideale per individuare, valutare e gestire le problematiche ambientali è l’implementazione dei sistemi di gestione ambientale (SGA); in un’azienda in cui funziona un
SGA le problematiche ambientali sono sistematicamente monitorate, pertanto l’individuazione di soluzioni tecnologiche o gestionali migliorative non sono mai casuali, ma sempre
derivanti da valutazioni effettuate secondo precise procedure. Nell’ambito della filiera, la
soluzione di una certa problematica a monte può comportare indirettamente miglioramenti significativi ad un’attività situata a valle della filiera stessa.
6.15 Formazione ed informazione ambientale
Nell’ottica della protezione dell’ambiente, l’educazione ambientale, rivolta sia alle giovani
generazioni che alla popolazione in età adulta, rappresenta un impegno verso la promozione culturale dello sviluppo sostenibile; essa si concretizza attraverso la messa in opera
di efficaci processi informativi, comunicativi e formativi.
E’ questa una tappa importante per tutti coloro che lavorano per la promozione dello “sviluppo sostenibile”, nella convinzione che proteggere l’ambiente possa anche voler dire
condurre attività di promozione culturale della tutela e della valorizzazione dell’ambiente
medesimo, in una prospettiva democratica e partecipativa di sostenibilità. Il vero obiettivo
educativo per uno sviluppo economico ecocompatibile diventa quello di promuovere l’acquisizione, da parte dei cittadini, di competenze capaci di assicurare:
- Partecipazione
- Responsabilità
- Ruolo critico e decisionale del cittadino, in quanto elettore, produttore, consumatore, in
riferimento al territorio ma nella logica dal “locale al globale” e viceversa.
158
Ogni soggetto dello scenario locale ha il diritto-dovere di partecipare attivamente, secondo il proprio ruolo, alle politiche per lo sviluppo
La condivisione di tali obiettivi tra le realtà pubbliche e private provinciali, che intraprendono azioni educative, è stata fondamentale ai fini dell’avvio di diverse attività di informazione ed educazione ambientale, quali la mostra “Muoviamoci con la testa” svoltasi presso il
Salone Comunale di Forlì e in Piazza del Popolo a Cesena, in collaborazione con Agess,
il Comune di Forlì, di Cesena e la Provincia di Forlì-Cesena e Arpa nella quale oltre a evidenziare l’attuale situazione di inquinamento atmosferico in provincia, si suggerivano alcune tecniche per ridurlo e prevenirlo.
appendice
159
appendice
161
I - Normativa di riferimento
- Normativa comunitaria:
-
Direttiva
Direttiva
Direttiva
Direttiva
Direttiva
Direttiva
94/67/CE
96/61/CE
96/62/CE
97/11/CE
98/69/CE
99/13/CE
Incenerimento rifiuti tossici nocivi.
Prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento.
Valutazione e gestione della qualità dell’aria ambiente.
Valutazione di Impatto ambientale.
Inquinamento atmosferico da veicoli a motore.
Limitazione delle emissioni di composti organici volatili
di talune attività industriali.
- Direttiva 99/30/CE
Valori limite di qualità dell’aria per il biossido di zolfo,
biossido d’azoto, gli ossidi di azoto,
le particelle sospese ed il piombo.
- Direttiva 00/69/CE
Valori limite di qualità dell’aria.
per monossido di carbonio e benzene.
- Direttiva 00/76/CE
Incenerimento rifiuti.
- Direttiva 01/761/CE Regolamento EMAS.
- Decisione 01/752/CE Scambio reciproco di informazioni e di dati provenienti
dalle reti e dalle singole stazioni di misurazione
dell'inquinamento atmosferico negli Stati membri.
- Direttiva 01/80/CE
Grandi impianti di combustione.
- Direttiva 01/81/CE
Limiti nazionali di emissione di alcuni inquinanti atmosferici.
- Direttiva 02/03/CE
Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio del 12
febbraio 2002 relativa all'ozono nell'aria.
- Direttiva 03/87/CE
Quota scambio gas serra e modifica 96/61.
- Normativa nazionale:
- DPR 203/88 (DM 20-05-91/DM 15-04-94/DM 25-11-1996), D.Lgs 112/98,
D.Lgs 96/99 - Quadro vigente delle attività e della competenze in materia di qualità dell’aria..
- L. 10/91 - Piano Energetico Nazionale, uso razionale dell’energia, risparmio
energetico e fonti rinnovabili di energia.
- DPR 412/93 Contenimento dei consumi di energia
per gli impianti termici negli edifici.
- DPCM 02-10-1995 – Disciplina delle caratteristiche merceologiche
dei combustibili aventi rilevanza ai fini dell’inquinamento atmosferico
nonché delle caratteristiche tecnologiche degli impianti di combustione.
- DM 27-03-1998 - Mobilità sostenibile nelle aree urbane.
- DM 20-01-1999 n.76 – Regolamento recante norme per l’installazione dei
dispositivi di recupero dei vapori di benzina presso i distributori.
- DM 13-05-1999 – Recepimento della direttiva CE 98/77 che adegua
al progresso tecnico la direttiva 70/220 relativa all’inquinamento atmosferico
da emissioni dei veicoli a motore.
- DM 28-05-1999 - Finanziamento agli enti locali per il rinnovo del parco automezzi.
162
- DM 21-04-1999 n.163 Criteri ambientali e sanitari in base ai quali i sindaci
adottano misure di limitazione della circolazione.
- D.Lgs. 04-08-1999 n.351 – Attuazione della direttiva 96/62 in materia
di valutazione e gestione della qualità dell’aria ambiente.
- D.Lgs. 04-08-1999 n.372 – Recepimento della direttiva 96/61
sulla prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento.
- DM n°124 del 25.02.00 – Impianti di incenerimento e coincenerimento
dei rifiuti pericolosi in attuazione della Direttiva 94/67/CE
- DPCM 08.03.02 – Disciplina delle caratteristiche merceologiche
dei combustibili aventi rilevanza ai fini dell’inquinamento atmosferico nonché
delle caratteristiche tecnologiche degli impianti di combustione.
- DM 602 aprile 2002, n. 60 recante "Recepimento della direttiva 1999/30/CE
del Consiglio del 22 aprile 1999 concernente i valori limite di qualità dell'aria
ambiente per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto,
le particelle e il piombo e della direttiva 2000/69/CE relativa ai valori limite
di qualità dell'aria, ambiente per il benzene ed il monossido di carbonio.
- DM 20.09.2002 – Tutela dell’ozono stratosferico.
- DM 1 ottobre 2002, n. 261: Regolamento recante le direttive tecniche
per la valutazione preliminare della qualita' dell'aria ambiente, i criteri per
l'elaborazione del piano e dei programmi di cui agli articoli 8 e 9 del decreto
legislativo 4 agosto 1999, n. 351.
- DM 20.02.03 – Recepimento della Direttiva2002/51/CE sulla riduzione del
livello delle emissioni dei veicoli a motore che modifica la direttiva 97/24/CE.
- DM n° 44 del 16/01/2004 - Recepimento della direttiva 1999/13/CE relativa alla
limitazione delle emissioni di composti organici volatili di talune attivita' industriali.
- DM01/04/2004 - Linee guida per l'utilizzo dei sistemi innovativi
nelle valutazioni di impatto ambientale.
- D.Lgs. 21 maggio 2004 n.183 - Recepimento della Direttiva 2002/3/CE relativa
all’Ozono.
- Normativa regionale:
- L.R. 21 aprile 1999 n. 3 "Riforma del sistema regionale e locale" Capo III
Sezione IV "Inquinamento acustico e atmosferico" Artt. 121 – 123
- DGR n° 960 del 16 giugno 1999 e succ. integrazioni (autorizzazioni).
- DGR 15 maggio 2001 n. 804 "Approvazione linee di indirizzo per l'espletamento
delle funzioni degli enti locali in materia di inquinamento atmosferico di cui agli
artt. 121 e122 della L.R.21 aprile 1999 n. 3 "Riforma del sistema regionale e locale".
- Delibera del Consiglio regionale n° 2615/2002 recante "Norme regionali
di indirizzo programmatico per la razionalizzazione e l'ammodernamento
della rete distributiva carburanti".
- Delibera della Giunta regionale n° 387/2002 recante "Prime disposizioni
concernenti il coordinamento dei compiti attribuiti agli Enti locali in materia di
contenimento dei di energia negli edifici ai sensi del comma 5 art. 30 del
D.Lgs. 112/98"
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