Raccolta e aneddoti di viaggio di Pierantonio Marone Viaggio a Lourdes Eravamo nell'anno 1958, e ricorreva il centenario alla prima apparizione nella grotta della Madonna di Lourdes. Per l'evento si organizzavano viaggi a profusione per portare devoti pellegrini diretti al santuario della Nostra Signora di Lourdes situata nella regione dei Bassi Pirenei francesi. 1 Prefazione Pellegrinaggi settimanali da Marzo a Settembre organizzate da agenzie di viaggio e da parrocchie cittadine oltre ai paesi limitrofi, in viaggi un po' massacranti con autobus discretamente comodi e carichi di devoti fedeli infervorati a superare il percorso nella preghiere a profusione. Il mezzo di trasporto adoperato era normalmente un pulman di lusso, da 40-50 posti a sedere, discretamente comodi. Il percorso del viaggio si aggirava sui 2200 km all'incirca e si svolgeva abitualmente in due tappe all'andata e due al ritorno, la prima a Montecarlo Cannes o Marsiglia e la seconda a Beziers, Narbonne o Carcassonne e i restanti giorni a Lourdes a pregare devotamente. In tutti quei viaggi, quasi sempre l'autista era a carico comitiva, per risparmiare sulle spese di gestione. Al ritorno i pellegrini abbastanza stanchi in attesa di arrivare presto a casa per riposare e raccontare il mirabolante viaggio, con un percorso assai variegato, tra visite veloci a Toulouse, Montpellier, Nimes, Arles, Sisteron e scoprendo altresì l'immensa costruzione della grande diga di Barrage Serre de Poncon nelle Alpi francese. Poi alla fine diretti verso il passo del Monginevro e infine una visita veloce a Torino come ultima offerta e via verso casa a Novara punto d'arrivo dal lungo viaggio. In ogni viaggio era quasi un'avventura dato la varietà dei pellegrini in cerca della redenzione e grazia, quasi scontata la richiesta per il sacrificio sopportato nel lungo percorso. Preparativi con imprevisti Il chauffeur Antonio era appena rientrato al deposito alle novee trenta del mattino dopo un viaggio massacrante e avventuroso tra i monti della Svizzera. In un giro turistico di mille km, con dei banchieri della città. Ed ecco subito un altro guaio era già belle che pronto, nel trovarsi a decidere sul da farsi, per aiutare l'azienda in difficoltà. e prestatosi subito per un servizio di emergenza, a soccorrere un collega con il pulman in panne ad una quarantina di km, nel trasbordare i passeggeri e riportarli al proprio paese di partenza. Risolvendo il problema e il tutto terminava alle tre di notte. Il proprietario dei pulman, l'avevano supplicato ancora una volta se 2 poteva riprendere subito un altro viaggio già commissionato e prenotato da giorni, non immaginando di essere nell'impossibilità la ditta di trasporto, ad avere al momento altri autisti a disposizione con relativo passaporto in ordine. Affermando che il percorso del nuovo viaggio a Lourdes e la prima fermata era a Montecarlo da aver così il tempo per riposare e riprendersi. Così gli avevano spiegato con apprensione e poter risolvere il problema. Perciò il giovane autista senza protestare per il super lavoro, con un rinfrescamento al viso e montare nuovamente su un altro autobus già preparato a dovere e pronto per partire in un nuovo viaggio di pellegrini, diretti al santuario di Lourdes, attraversando tutta la Francia. Erano le cinque e trenta del mattino quando l'autista Antonio fermò il torpedone nella piazza antistante alle due parrocchie rionali, per caricare i devoti e fedeli pellegrini infervorati per il viaggio che s'apprestavano fare. Erano tutti impazienti nell'attesa di montare sopra al pulman appena arrivato. Pertanto in una finta e nascosta calma a prendere d'assalto il torpedone nel tentativo di prendersi il posto migliore. Nel mitigare le pie donnette con scuse immaginarie di un presunto mal d'auto, riuscendo perfettamente nel loro scopo, le furbette e devote pecorelle smarrite. Prese dal fervore di ricevere una grazia particolare e personale ancor prima di partire, tutte trepidante e stanche nell'attesa. Esaltate da quell'annuncio di redenzione per tutte le anime perse e assai confuse, nell'occasione propizia capitata in quel centenario dell'apparizione. 3 Finalmente la comitiva pronta e in procinto di partire in quel viaggio organizzato dalle parrocchie rionali della città. La parrocchia di Santo Andrea e la parrocchia di Santo Francesco, che avevano unito il proprio gregge per completare il torpedone, con un bel carico di devoti e mesti viaggiatori in un bel viaggio impostato sulla preghiera e devozione alla Madonna che li attendeva nel famoso santuario di Lourdes in Francia e mormoravano stupite: < Fin laggiù ai confini con la Spagna! >. In quella competizione tra le parrocchie, per accaparrasi più fedeli possibili e riempire il torpedone con prezzi stracciati a dimostrare la loro buona fede, pur di partecipare per primi all'anniversario del centenario all'apparizione della Nostra Signora de Lourdes e l'ubicazione del santuario era assai lontana da concepire nella mente dei pellegrini infervorati e impazienti d'arrivare il più presto possibile. Così, dopo aver caricato quella assatanata massa d'infervorati fedeli, già in attesa da ore nel piazzale a protestare per il ritardo non concordato. Perciò, appena il carico fu completato e detta una preghiera iniziale e la rituale benedizione di avvio, del frate Martino e del parroco Don Calogero, dirimpettai delle due parrocchie. Poi oltretutto con la partecipazione e una particolare benedizione fatta del Monsignore Don Alfonso aggregato di riguardo, per il lungo viaggio che si andava ad iniziare. Avendo offerto il viaggio gratuitamente al prelato dai concittadini amorevoli. Pertanto l'infervorato viaggio ebbe finalmente inizio alle ore 6,15 con un grande sospiro di sollievo di ognuno, sistemati per bene a bordo dell'autobus di lusso per quell'epoca, era nell'anno del Signore, il 1958. 4 Inizio del viaggio All'orizzonte il sole si stava alzando pigro e svogliato e subito in coro chiedevano: < Guardate parrocchiani, persino il sole si alza per noi e ci accompagna nel viaggio. Preghiamo e ringraziamo la Madonna di Lourdes! > associando ogni avvenimento al percorso con canti celestiale che li accompagni nel viaggio in cerca di una grazia per ognuno. Perciò, dopo chilometri e chilometri tra canti e preghiere da rendere l'atmosfera più che giubilosa, ma che al chauffeur Antonio non intaccava e disturbava minimamente la sua calma abituale. Riuscendo sempre ad estraniarsi dal resto dei pellegrini a bordo del suo pulman, nel seguire la sua guida tranquilla e attenta al percorso stradale, ed evitare talvolta ostacoli di qualsivoglia e portando una salda fiducia ai passeggeri della sua seria e attenta guida, silenziosa e scrupolosa. Poi ad un certo punto del viaggio, una signora abbastanza appariscente dal sopranome espresso sotto voce dai fedeli a bordo del mezzo, dove tutti la indicavano, come: “la bella Maria”. Si era avvicinata al guidatore per chiedere quando si sarebbero fermati per una sosta, dado che aveva bisogno di bere un goccetto: < Autista per favore, ho la gola secca! Quando ci fermiamo? > chiese con fare scherzoso di sua abitudine. < Tra poco! Stia tranquilla e seduta al suo posto, tra pochi chilometri c'è un posto di ristori per camionisti ed è sempre aperto giorno e notte. > Spiegò l'autista senza scomporsi dalla sua guida. Era veramente uno spasso quella signora ottantenne e più, dal vestito violetto pieno di fronzoli e i capelli tinti male di un rosso color carota, che sembravano avere sul capo una parrucca di paglia sistemata malamente in testa, che strideva sul viso imbellettato marcatamente. Purtroppo, era veramente assai brutta da vedere al primo impatto, ma il tutto, veniva mussata dalla sua gaia risate e allegria offerta a confondere un poco la sua bruttezza spropositata, in qualcosa di spassoso e divertente. Oltretutto sapeva di essere brutta, ma non se ne curava. Aveva sempre la battuta pronta per chiunque e pronta a rimbeccare chi voleva saperla lunga, come le malelingue in quel viaggio e per qualsivoglia a volerla deridere. Ma avevano fatto male i loro conti, lei le bloccava appena aprivano bocca e le parole un po' troppo sconce e volgari erano il risultato a volerla stuzzicare, per il solo fatto di essere le servienti devote del parroco. Forse un po' troppo servili e bigotte si dimostravano più che sovente? 5 Breve sosta Finalmente, dopo quella breve sosta per bagnare il becco a tutti e via di volata, a riprendere il viaggio che nel sentire il parere di molti pellegrini a bordo, erano in ritardo e il parroco della parrocchia di San Andrea, il più propenso al comando per acquietarli consigliò di cantare lodi alla vergine che li accompagni nel viaggio in cerca di redenzione. E in fine dopo tre ore di viaggio, si fermarono per una breve sosta sul lungomare a San Remo, per sgranchirsi le gambe e prontamente la signora Maria prendendo sottobraccio due anziani viaggiatori aggregati al gregge, s'infilarono in una osteria, per una veloce bevuta ristoratoria. Appena dopo la foto ricordo di una sola parrocchia, tanto per intendersi. S'erano rimessi in viaggio, con un po' più di vigore e manco dirlo con un bel canto in onore alla Santa Vergine. Dopo la frontiera, l'autista Antonio aveva chiesto al parroco e al frate per non fare intorti di sorta, visto già i primi dissidi tra le due comunità, in quale albergo o ristorante si sarebbero fermati per pranzare, dato che avevano già superato egregiamente i controlli doganali del confine di Ponte San Lodovico, oltre Ventimiglia l'asciata alle spalle, per sapere quale strada prendere, chiedendo: < In quale ristorante avete prenotato per pranzare a Montecarlo e dormire dove? > 6 < Abbiamo deciso di comune accordo che pranzeremo a Nizza all'istituto dalle suore Clarisse. Il posto ce l'aveva indicato il monsignore Don Alfonso e questa sera al convento di Thorent dove hanno preparato delle camerette per sistemare i nostri pellegrini e il tutto per una modica spesa. Comunque salteremo una tappa al ritorno, così da rimanere un giorno in più a Lourdes a pregare... Anzi, possiamo fare una piccola deviazione a Villefranche sul mare, per visitare il chiostro Gesuita antico? Il monsignore ce la consigliato da vedere... visto che passiamo vicino? > < Certamente, conosco il posto, ci arriviamo tra poco. > e appena dopo pochi km ecco il bivio per St-Jaun Cap Ferrat, poi all'interno della rocca il bellissimo chiostro Gesuita. Alla fine tutti contenti nel riprendere la strada. Ma sul bivio dove s'incrociano le quattro strade sopra al ponte ferroviario, mentre il pulman dei pellegrini stava salendo sopra il viadotto, ed ecco che dalla strada statale D25 una vettura che scendeva dal monte e s'immetteva sul viadotto sembrava impazzita nella folle corsa, senz'altro senza freni e il guidatore aveva perso il controllo del mezzo andando a sbattere contro il parapetto del ponte volando fuori come un proiettile, per cadere capovolta proprio sui binari della ferrovia sottostante. Tutto era successo così velocemente, L'autista Antonio aveva frenato di botto, da lasciare il ponte libero all'auto impazzita e poter trovare un modo diverso per fermare. Ma nulla da fare purtroppo. Tutti erano accorsi a guardare 7 oltre il parapetto rotto e l'auto spiccicata ai binari. Poi qualcuno incominciò a gridare di avvisare il capostazione poco oltre, per fermare i treni a vapore che ogni ora passavano velocemente sotto quel ponte. La gendarmeria era arrivata quasi subito, nel tentare di prestare soccorso, ma dall'auto nulla si muoveva e il freno a mano sulla trasmissione fumava per lo sforzo inutile a fermare l'auto impazzita. Peccato! Solo il grido po di un neonato era stato estratto dall'auto schiacciata, nella disgrazia, un piccolo miracolo, forse? Poi con rammarico e ammutoliti, ripresero il cammino verso Nizza in un brusio di commiserazione e sconforto. L'autista stava borbottando da solo nel dire: < Sta incominciando proprio bene questo pellegrinaggio! > < Mentre don Calogero invogliava i fedeli a pregare per quelle povere vittime nell'auto. Poi, rivolgendosi all'autista nel dire: < Le suore Clarisse a Nizza dove pranzeremo, erano disposte ad ospitarci e ci avevano pregato di essere puntuali e adesso con la deviazione e l'incidente, siamo un po' in ritardo, signor Antonio? > muovendo la mano a voler far volare l'autobus. < Tranquilli tra poco ci siamo! Son stato il mese scorso da loro. L'istituto si trova appena entriamo in città, è frequentato da pellegrini di passaggio e servono pranzi, cene anche fuori orario, oltre dormire. Si sono organizzate bene le sorelle Clarisse della Provvidenza, per l'occasione del centenario a Lourdes.> si spiegò l'autista Antonio. < Questa non la sapevamo, che si può dormire... Va benissimo! Se organizzeremo un altro pellegrinaggio, ci verrà utile l'informazione... > rispose il parroco Calogero prendendo nota sul suo notes di viaggio. < Peccato quell'incidente! Non ci voleva proprio. Povera gente! > commentò Fra Martino, rivolto ai passeggeri, intonando lodi alla Vergine. L'autista Antonio aveva risposto alle domande senza voltare la testa, pensando nel frattempo, ch'era rammaricato ad assistere quella scena dell'auto che volava via, senza poter far nulla. Constatando la scalogna capitata, imprevisti che avrebbero potuto fargli perdere un'altra notte. Andando avanti di quel passo, senza poter toccare un letto al più presto. Pertanto sbuffando dentro di se e sperava al meglio visto l'inizio non troppo felice? L'autista era scrupolosamente attento alla guida del torpedone, voleva che l'autobus scorresse via sull'asfalto il più morbido possibile, ad evitare di sobbalzare i passeggeri fiduciosi nella sua guida. Infilandosi tranquillo per le vie della città di Nizza e arrivare all'istituto ecclesiastico adiacente alla chiesa con un'ora di ritardo. Con la speranza di assaporare un buon pranzo, dato il prezzo pattuito; sempre al risparmio. Continuando a sentir ripetere dai dirigenti, “Siamo poveri pellegrini”. 8 Piccola sosta per pranzare L'autista fermò l'autobus nel grande piazzale difronte all'istituto, tra altri pulman di pellegrini pronti già alla partenza per Lourdes o chi già al ritorno verso l'Italia. Velocemente tutti i pellegrini più che affamati trovarono la strada seguendo il profumo delle vivande e s'infilarono dentro al refettorio pronti per abbuffarsi dalla fame che avevano accumulato. Mentre l'incidente assistito veniva accantonato e le tante suore tra i lunghi tavoli si affaccendavano a servirli di un discreto pranzo famigliare e succulento. Tra un brusio sommesso di pellegrini in confusione. Poi a tavola mentre si pranzava, capitò una piccola scenetta impiantata dalla signora, “la bella Maria”, piazzandosi di proposito al tavolo preposto per gli uomini e l'autista, oltre al frate Martino messo con la truppa e non al tavolo dei dirigenti, tra il monsignore e parroco, oltre un banchiere, il farmacista e altri del élite rionale. Pertanto “la bella Maria” insistendo ad ogni costo nel voler che il frate Martino prendesse la sua bistecca ordinata, dicendo al principio sotto voce al frate un po' restio e guarda caso seduto proprio di fronte: < Per cortesia fra Martino, mangi lei questa bella bistecca, io non ho molta fame e mi è bastata la potage di zucca per primo, poi un buon bicchiere di vino per riempirmi la pancia e sono sazia. La prenda! > e dato che il frate tentava il rifiuto, la voce si stava alzando di tono e pertanto gli anziani signori al tavolo, pregavano il frate di accontentarla, al massimo fare a metà con l'autista Antonio. Ad evitare sommosse, conoscendo la signora Maria, e d'era meglio evitare schiamazzi inutili, poi oltretutto lei con una certa gogliardia, chiamava il frate 9 sorridendo sornionamente: < Il mio amore tabù! Un amore intoccabile, indossa il saio... Pazienza, pazienza! > borbottava abbastanza contenta per trovarsi proprio di fronte al frate disorientato, ma disposto a soprassedere. Prima di riprendere il viaggio, l'autista Antonio si era recato alla caffetteria all'esterno dell'istituto, adiacente alla chiesa comunicate al complesso ecclesiastico a prendersi una tazzina di caffè con gli anziani della comitiva e tra una risatina e altro, stavano a raccontare della signora “la bella Maria” e quanto sembrava dai racconti veritieri, si era trovata ad essere figlia di un vescovo e forse la madre era una sorella orsolina. Infine sistemata in collegio dov'era cresciuta e aveva imparato diverse lingue, sebbene la bruttezza non era mai migliorata e poi più grandicella l'avevano fatta sposare per procura con un avvocato, ma all'incontro con la giovane, l'avvocato si era spaventato per la bruttezza mascolina della moglie affibbiata, da scappare via di volata e lasciandole una discreta rendita che lei gestiva nelle osterie a giocare carte e se perdeva a scopa o briscola si concedeva al vincitore chiunque fosse giovane o anziano. Poi erano cose veritiere, da lei stessa raccontate tranquillamente senza vergogna. Sacro e profano 10 Appena lasciato l'istituto della suore Clarisse e un giro per i viali della città, erano arrivato sul lungomare di Nizza dove imponenti alberghi si allineavano sul grande viale dove un tempo l'alta società passeggiava sulla famosa “Promenade dse Anglais”. Ad un certo punto mentre percorrevano il grande viale, i pellegrini guardavano stralunati verso il lato mare, dove migliaia di bagnanti si stavano divertendo sulla spiaggia in quella bella e calda giornata. Ed ecco che all'improvviso il parroco don Calogero s'infervorò in un momento di sgradevole sdegno, alla visione di troppa carne in fermento sulla spiaggia e dei costumi da bagno troppo succinti, si trovò per primo a disagio. Sbottando indignato, nel dire ai parrocchiani che guardavano a bocca aperta quella marea di corpi seminudi al sole rovente: < Cari parrocchiani volgete lo sguardo altrove! Guardate dall'altro lato e non su quelle spiagge dove la guerra appena passata ha bagnata col sangue dei militari morti e ristagna ancora tra la sabbia il rosso del sangue, calpestata dai bagnanti troppo succinti e senza vergogna. Guardate altrove e preghiamo per quelle povere anime morte in guerra. Preghiamo anche per quei peccatori! > intonando dei salmi di misericordia a voce alta. Mentre l'autista Antonio sbirciava attraverso lo specchio retrovisore interno e notava che tutti si giravano scandalizzati, ma di sottocchio tentavano di sbirciare la gioventù e l'allegra vita che prosegue egualmente per la loro strada, lasciando il passato ormai alle spalle. Poi a St-Raphael una signora non aveva digerito il pranzo, forse rimasta 11 suggestionata dal grave incidente accaduto al mattino e si dovettero fermare un momento per rimettersi un poco dal malore capitato. Permettendo ai pellegrini di rilassarsi e fare tre passi tra le bancarelle di un mercatino rionale per acquisti. La signora, “la bella Maria” era riuscita a portarsi due pellegrine al bar sul lungo mare, a prendersi un tè. Poi alla vista del loro autista Antonio, la signora Maria lo fermò: < Autista, venga ha prendere qualcosa di fresco con noi. Almeno siamo sicuri che non ci abbandonano per strada avendo noi il bell'autista al fianco. > < Grazie! Non rifiuto l'invito da gentili signore! > mettendosi seduto al loro fianco e la cameriera era arrivata velocemente al richiamo un po' alto della signora, “la bella Maria”. > Un bel frappè per l'autista! > Finalmente al convento Più tardi avevano ripreso il percorso tra le preghiere un po' affievolite dalla stanchezza, in attesa d'arrivare finalmente al tramonto al convento di Thonet con buon ristoro impiantato dai Frati Missionari che avevano già predisposto per il loro pernottamento notturno. Pertanto frettolosamente erano entrati nell'antico convento in attesa di ricevere le camerette assegnata nelle cellette e appena dopo fatta una veloce rinfrescata erano tutti pronti seduti attorno ai tavoli per assaggiare i prodotti locali del convento, che dal profumo era allettante. 12 Dopo cena e una breve orazione, tutti quanti sparirono nelle proprie celle a quattro persone e via buona notte a tutti per la stanchezza accumulata, in quella prima giornata da digerire gli avvenimenti capitati. Cose nuove da scoprire Al mattino, dopo una buona colazione e la breve messa nella cappella del convento erano risaliti tutti a bordo del torpedone, riprendendo il viaggio con più vigore, oltre una breve preghiera d'accompagnamento all'inizio, che proseguì ad accompagnandoli fino alle porte della città di Avignone. 13 Dove le balde parrocchiane avrebbero fatto una veloce visita ai palazzi dei Papi in esilio da Roma. Rimanendo colpiti dalla severità del posto, mettendosi a discutere tra loro: < Guarda com'è grande! E come se la spassavano bene i Papi! > mormorò donna Celestina alle comari al fianco, che le rispondevano: < Quante belle cose vediamo in questo viaggio! > e prontamente la bella Maria arrivata vicino, commentava: < Se sapeste quante belle città ho visitato nel girare per l'Europa. Da giovane viaggiavo molto e ho conosciuto un sacco di gente per bene... Qui ero già stata varie volte. E hanno una cantina ben fornita di vino papale! > < Veramente Maria ha viaggiato per il mondo? Però! E come faceva per il lavoro, se era sempre in giro? > le chiese Luisa incuriosita. < Per mia fortuna non ho mai lavorato. Vivo con la rendita di mio marito. Un avvocato di grido che vive a novantanni a Milano... > rispose. < Non per essere curiosa Maria, m'ha è rimasta vedova allora? > < Siete matte! Quello scoppia di salute... Poi in fondo ci siamo visti due volte soltanto per firmare degli incartamenti... Lui a Milano io a Novara e me la spasso... > trovandosi a ridere di gusto, nel chiedere avanti: < Verreste al bar nella piazza, vi offro da bere qualcosa di fresco? > mentre si avviava all'uscita. < No grazie abbiamo ancora da vedere un sacco di robe belle qui! > Mentre un'altra rimproverava l'amica: < Ma sei matta Luisa, andare al bar con quella Maria! Poi per Novara pensano tutti che sei eguale a Maria... insomma, mi capisci! > < Beh! Che c'è di male bere in compagnia... D'accordo andiamo in quell'altra sala ancora da visitare. Quante belle cose da vedere! > Mentre l'autista se la rideva seguendo la fila, nel sentire certi discorsi. 14 Poi risaliti a bordo del pulman, durante il percorso passarono a vedere e fare qualche foto al famoso viadotto romano poco distante. Pont du Gard con l'acquedotto sul fiume Rodano, situato in una gola tra le montagne. Tutti alla corrida Il chauffeur Antonio seduto al suo posto di guida conduceva l'autobus verso la meta designata, ascoltando le varie discussioni su chi toccava iniziare le preghiere mattutine e pomeridiane ad aiutare ad all'alleviare il percorso faticoso, sulla strada assolata e di poco traffico. Capendo che erano una comitiva poco affiatata, anzi in contrasto tra le parrocchie e i parrocchiani. Pertanto ad un certo punto, “la bella Maria” sbotto indispettita dai continui bisbigli e sbuffi, alle spalle di ognuno e contro tutti: < Troppe ciacole e pochi fatti! Adesso dirà le preghiere il parroco don Calogero e stasera il frate Martino e muoviamoci a pregare che il sole cala in fretta, andando di questo passo! > e di filata tutti a cantare le lodi senza più rimbeccare. Mentre la signora Maria se la rideva di gusto. Infine dopo ancora una trentina di km, arrivare a Nimes per una breve escursione alla città oltre visitare l'arena romana, dove ogni domenica si 15 svolgevano le corride con toreri affermati che giungevano dalla vicina Spagna. Mentre l'autista Antonio ne approfittava di un gitante e si faceva fotografare, assieme al suo potente cavallo scalpitante, ma senza nitrire, proprio parcheggiato per bene davanti all'arena romana. E per completare la mattinata, in un discreto ristorante adiacente l'arena, che avevano pernottato per pranzare il folto gruppo di pellegrini, avviati sulla via della redenzione si sperava. Appena terminato di pranzare, nel primo pomeriggio avevano ripreso il viaggio, ma dato che tutti quanti, compreso i dirigenti del viaggio ormai sazi e la pancia piena si sistemarono comodi sui sedili e si misero a riposare per bene. Ma ad un certo punto del beato riposo, l'autista Antonio stava sbirciando lo specchietto retrovisivo interno a vedere le brigata come andava e taluni russavano per bene e in fine scopri che: “la bella Maria” con un'occhiata ai compagni di viaggio addormentati per il rituale pisolino pomeridiano, lei dispettosa e cattivella, forse con giusta ragione di pensare dei compagni di viaggio ostile nei suoi confronti. Lanciò un urlo disumano, facendo finta di aver qualcosa di traverso in gola da far saltare tutti dritti sui sedili con l'affanno addosso per lo spavento preso. “E' veramente imprevedibile la bella Maria!” Era ciò che pensava l'autista tenendo sempre d'occhio i passeggeri, attraverso lo specchietto retrovisivo interno, intuendo che capiti qualcosa e non andava per il verso giusto e cosa avrebbe fatto e inventato nuovamente quella benedetta peste della signora “la bella Maria”. Odiata amorevolmente da tutti, ma accettata per le buone offerte alle parrocchie rionali, indifferente alla quale fosse più devota. Alla fine i pellegrino capendo, ma non troppo che la signora aveva avuto un intoppo in gola, si acquietarono a risistemarsi mugugnando a riposare per lo stress subito. Ma nel trambusto una devota zitella infervorata dal pellegrinaggio, chiedeva di dire una preghiera per aiutare le persone in difficoltà, indicando pochi sedili avanti la signora in questione, senza fare nomi e pertanto il parroco don Calogero iniziò una lode evangelica, da smuovere la pigrizia dei viaggiatori mezzi assonnati. Tra le mura medioevali Frattanto il viaggio proseguiva di buon passo per tutto il pomeriggio da poter arrivare a Carcassonne per cenare e dormire finalmente. Arrivati nella cittadina medioevale era ancora presto per cenare da poter 16 visitare la grande fortificazione e le abitazioni all'interno oltre l'imponente castello che dominava dall'alto tutta la valle sottostante e alla fine saliti sullo spalto più alto a rimirare il paesaggio al tramonto. Al mattino alla sveglia, un bel po' di confusione, dopo le solite operazione sull'itinerario di percorso da intraprendere: colazione abbondante, preghiere a non finire e finalmente il viaggio era ripreso nella tranquillità inusuale, dato che “la bella Maria” si era messa a dormire della grossa. Dai racconti dei gitanti maschili avevano saputo dalla stessa Maria, che alla sera precedente la signora Maria aveva fatto visita alle varie osterie bar caffetterie della cittadina e aveva avuto dei battibecchi con venerandi francesi nelle varie cantine visitate per bere un goccetto. Che dal suo dire, quelli stavano borbottando contro gli italiani, dicendo tra loro. ( 'Sti macheron d'italien rompiscatole e quant'altro.) E lei la bella Maria dopo aver vuotato il suo bicchiere di vino rosso, per risposta capendo bene la lingua francese, rispose decisa ai presenti con parolacce in tutte le lingue che sapeva, andandosene via soddisfatta per averli azzittiti tutti, che un'anziana donna li aveva rimbeccati per bene. Ritornando poi all'albergo, alle due di notte per dormire. 17 Piccola gara col treno a vapore Poi ad un certo punto del percorso, la strada statale percorreva parallela alla strada ferrata per un buona ventina di km e manco a dirlo ecco che il solito treno a vapore delle 11,00 del mattino e si affiancava all'autobus di pellegrini salutando con lunghi fischi dalla possente motrice a vapore e subito l'autista Antonio rispondeva suonando le trombe ad aria compressa dell'autobus in risposta. Al tempo stesso aumentando l'andatura per avvantaggiarsi, anche il macchinista dava più vapore agli stantuffi da imprimere più velocità alla grossa e lunga locomotiva a vapore da arrivare e superare i 90 km ora e tutto per il fatto di arrivare prima alla fine del lungo rettilineo dove la strada doveva superare la strada ferrata ad un passaggio a livello nel tagliare la ferrovia di netto. Oltretutto il fischio del treno era per avvisare il casellante che chiuda le sbarre prima e fermare il torpedone straniero da salutarlo con soddisfazione da parte del fuochista e manovratore e come al solito ci riusciva più che bene. Ma quella volta il chauffeur Antonio aveva un autobus nuovo tedesco dal marchio Bussing, che aveva le prestazioni tecniche originale e la sua velocità superava i 120 km ora, era veramente un missile andare su strade libere senza nessun auto in certi momenti della giornata. Pertanto quella volta l'autobus arrivò prima che il casellante chiuda le sbarre da attraversare i binari e affiancarsi dall'altro lato della strada ferrata e rallentare aspettando il treno che arrivava di gran carriera fischiando per essere arrivato in ritardo con il suo lungo convoglio, salutando con la mano l'autobus italiano. Capendo di non averlo potuto 18 superare, ma contento egualmente per la bella corsa fatta, nel lanciare un lungo fischio a saluto e in risposta il suono della tromba a intermittenza dell'autobus che ringraziava l'amico ferroviere, con il giubileo dei gitanti in competizione ai viaggiatori del lungo convoglio che a loro volta andavano in pellegrinaggio a Lourdes, ma in treno con cuccetta. Nell'alta Garonne Poi ancora una breve e veloce sosta nella città a Toulose a pranzare e con un giro turistico in pulman per far contenti i pellegrini, assieme ad una leggera pioggerella che non presagiva nulla di buono: < Non ci voleva la pioggia! > sbotto Clementina e allora tutti a pregare con fervore, per avere un bel tempo soleggiato nei giorni successivi a Lourdes. Arrivarti finalmente alla meta Nel pomeriggio inoltrato ripresero la strada per Lourdes tra le montagne dei Pirenei. Ma nel percorso c'è chi aveva avuto dei malori per aver mangiato troppo o qualcosa che non dovevano prendere e altri che avevano la gola secca e dovevano bagnare il becco. Insomma c'era un po' di tutto, da perdere ore di luce. Nel fermarsi lungo la strada a St. Marcory. 19 Oltretutto anche il monsignore gli scappava e per la fretta di non farsela addosso si era messo molto male dietro un muro di cinta che dall'autobus si poteva scorgere qualcosa e le comari sempre vispe stavano bisbigliando tra loro sbigottite: < Oh! Guarda là! Impossibile! > dicevano. < Proprio il monsignore nel farsi vedere a quel modo! > borbottavano sbigottite ma curiose. Che persino l'autista che stava leggendo un opuscolo si era accorto del trambusto alla spalle e a quel punto la bella Maria che pareva dormisse sbottò decisa: < Siete solo capaci a spettegolare dietro. Adesso ci penso io a sistemare la faccenda! > alzandosi dal suo posto e dallo sportello aperto si mise a gridare: < Monsignore... qui sono tutte vecchie e non interessa più nulla. Poi sono in viaggio per la redenzione. Pertanto non si sforzi! > Mentre il monsignore era di volata sgusciato via dietro l'angolo tornando dopo assieme al parroco e al direttore di banca discorrendo tranquilli, senza un accenno alla scenetta di prima. Maria si era già seduta al suo posto e russava già alla grande, ma ogni tanto se la sentiva ridere da sola. All'imbrunire, l'autobus stava percorrendo gli ultimi chilometri sulla strada collinosa, prima di giungere a destinazione, dove sullo fondo s'intravvedevano già le prime luci della cittadina di Lourdes e sul pulman vi fu un giubileo di esultanza nel scorgere le luci al fondo della valle e subito una signorina nubile, ma avanti con gli anni, da buona parrocchiana di nome Giuditta, oltretutto devota cristiana da quel che si mormorava. Casa chiesa, chiesa casa. Abbastanza bigotta che esultava sfrenatamente, succube da un certo fanatismo scenico. Inginocchiandosi nel corridoio 20 centrale dell'autobus, assumendo le sembianze sceniche della fanciulla Bernardette Soubirous, che assisteva infervorata all'apparizione miracolosa della Madonna, proprio mentre i tornanti si facevano sentire nel girare decisamente a destra e poi a sinistra e nel trambusto la miracolata ruzzolava tra i sedili dell'autobus da obbligare l'autista a ordinare deciso di restare seduto al proprio posto. E la Giuditta si era un po' ammaccata che alla fermata d'arrivo scendeva zoppicando, mentre al suo fianco, “la bella Maria” le consigliava di andare ad immergersi nella fonte benedetta per rimettersi a posto, dicendole con fare seria: < Vada Giuditta alla fonte miracolosa e s'immerga per bene tutta. Vedrà che le passerà il dolore! Ma mi raccomando anche la testa metta sott'acqua che è meglio e se resiste trattenga il respiro, che le farà molto bene alle cervella l'acqua benedetta da bagnare per bene la crapa. Senz'altro poi sarà miracolata. Forse la faranno santa. (Santa Giuditta di Novara!) Ci provi, non si sa mai? > Mentre gli anziani se la ridevano di gusto, per le sue stravaganti inventive. Frattanto l'autista Antonio stava già pensando al letto della locanda dove i dirigenti della comitiva avevano prenotato al risparmio per dormire. Perciò appena sistemato l'autobus, rifornito e pulito un poco, poi parcheggiato nei punti di sosta pulman per i pellegrini in arrivo. Antonio si era recato al ristorante di sua conoscenza per mangiare qualcosa, avendo saltato l'orario della cena, durante il percorso affrettato e dato che d'abitudine in Francia a quell'epoca, se le comitive arrivavano dopo le venti di sera c'era un servizio ridotto e i pasti erano freddi, tanto 21 per non dire che li lasciavano senza mangiare qualcosa. E pertanto ecco perché l'autista si affrettava durante il percorso per non trovare tutta fredda la cena e dover fare del self service per mangiare qualcosa di raffermo dal banco frigo. Pertanto quel giorno con tutte quelle soste pomeridiane per il mal d'auto e quant'altro, la cena era saltata. Poi con la premura addosso della comitiva d'arrivare prima e rimettersi in sesto per i giorni prossimi, desiderosa di ottenere subito e per caso una grazia per la penitenza fatta. Oltretutto stanche del viaggio stressante e poteva passare come devozione voluta e magari già buona per ricevere un acconto in aspettativa ad essere miracolate per il lungo viaggio fatto in assoluta devozione di povere e sante pellegrine. Ma non tutte. Molte altre purtroppo solo rompiscatole. Finalmente alle undici di sera l'autista Antonio era arrivato alla locanda e trovato la stanza assegnata, per fortuna da solo e non in compagnia. Mentre fuori nei corridoi c'era un po' di confusione con pellegrini che partivano e altri che arrivavano nel prendere il posto, si fa per dire ancora caldo. Era una manna per gli alberghi e pensioni quell'evento del centenario, c'era chi si faceva franchi a palate. Antonio si butto deciso sul letto nel tentare di recuperare i tanti sonni persi per strada, estraniandosi dai rumori all'esterno, sebbene il cuscino rotondo sotto il capo lo infastidiva da toglierlo e alla fine addormentandosi di botto stanco morto. 22 Nella grande spianata del santuario Nella spianata di fronte al santuario, già al mattino presto si stavano svolgendo le solenni funzioni religiose di tutti i giorni e sarebbero proseguite per tutta la giornata e le settimane avanti, con il grande afflussi di pellegrini in arrivo da ogni parte del mondo per l'evento annunciato. I povero viaggiatori e pellegrine delle due parrocchie novarese, stanche e affaticate dal lungo viaggio, a fatica si stavano alzando per parteciparsi alle funzioni religiose in programma nella giornata. Alla fine era stata “la Bella Maria” ha creare un putiferio nella pensione da svegliare tutti e farli alzare di volata con una bella arrabbiatura addosso, nel gridare nei corridoi della pensione, con la sua voce roca da tacchina spennata: < Sveglia gente di poca fede! Le funzioni sono già da ore iniziate e voi fate le pigre e stanche per il viaggio appena fatto. Muoviamoci! Poi vorreste avere anche una bella faccia ti latta e sperare nella grazia e magari portata direttamente nel vostro letto? Sveglia alziamo il popoci, su andiamo che è tardi! > ridendo ai compagni maschi di viaggio già pronti in cerca di una caffetteria per innaffiare la gola abbastanza arsa, avendo già pensato che le preghiere arrivavano appena dopo. Poi tra un brontolio ed altro, la comitiva era uscita dalla pensione e finalmente l'autista Antonio poteva riprendere a dormire ancora qualche ora, per la stanchezza addosso e le nottate perse per strada. 23 Giro turistico per la ville L'autista aveva lasciato la pensione alle undici e si era diretto in città tra le tante botteghe di souvenir e articoli religiosi per i pellegrini che giungevano da ogni parte del mondo. In fine era giunto al negozio: “La Maison Sciuscer”, dove in diversi viaggi fatti nei mesi addietro aveva fatto conoscenza e installato un piacevole rapporto d'amicizia con le commesse della bottega di articoli religiosi. Le tre commesse, Annette, Brigitte e Carolina era tre giovani ragazza belle e simpatiche e gradivano la simpatia dei forestieri che si soffermavano nel loro negozio, in special modo autisti giovani, come il chauffeur Antoine l'italiano. Antonio veniva salutato calorosamente. Oltretutto per abitudine lui portava sempre qualche piccolo souvenir dall'Italia, per la tre simpatiche ragazze francese. Da restaurare una buona amicizia e se possibile uscire alla sera assieme in qualche bistrot del posto a bere qualcosa e svagarsi a chiacchierare. Talvolta la conversazione e le richieste delle giovani commesse ricadevano sui viaggi del giovane chauffeur Antonio e Annette la più curiosa, lo punzecchiava a raccontare: < Antoine chissà quanti bei posti hai visto nei tuoi viaggi per l'Europa e senz'altro quante donne hai in giro per il mondo, vero? > le chiedeva sornionamente mentre lo spingeva con una gomitata fraterna e Carolina si intrometteva a dire: < Sei sempre la solita curiosona Annette! Eh, già! Adesso viene ha dirlo qui a noi cosa combina nei suoi viaggi... Non ho forse ragione Antoine? > 24 < Beh, sì! In fondo avete ragione tutte e due. Magari se fosse così semplice spassarsela come dite voi. Figuratevi che sono quattro giorni che corro per accontentare tutti, ma non ci riesco... Vi faccio solo un piccolo esempio capitato proprio in questo viaggio. Che all'apparenza sembra una pacchia al vedersi: Sabato scorso sono partito alle quattro del mattino, per portare una comitiva di una rinomata banca novarese, in svizzera, fin su alle cascate di Schaffhausen, al nord del paese, oltre una visita a Berna e Zurigo e poi al ritorno, ci ha sorpreso un bel temporale che il cielo era diventato nero come la pece e i fulmini non si contavano più, tanti erano e grandinava a non finire. Poi oltretutto, dovendo fare l'attraversamento e superare per forza, vari passi d'alta montagna oltre 2400 m. il Furkenpass o il Grimselpass a 2100 m. Era impossibile poter fare e passare dall'altra parte a quel punto. L'improvviso nubifragio della notte prima e in giornata aveva obbligato la gendarmeria a chiudere i passaggi. Capite il guaio! Erano stati chiusi o bloccati da frane impossibile da superare e pertanto i gitanti, preoccupati come fare per rientrare in Italia, dovendo fare dei lunghi giri per trovare un passaggio aperto tra i monti svizzeri o aspettare dei giorni fermi da qualche parte. Ah!.. Ecco, aspettate! Ho delle foto in tasca di quel viaggio avventuroso... > togliendo fuori delle piccole foto da mostrare alle ragazze incuriosite dal racconto improvvisato. < Beh, allora cos'hai fatto poi, per tornare in Italia? > chiese Brigitte. 25 < Li ho portati a Interlaken alla stazione ferroviaria per prendere il treno soltanto pochi dirigenti, dato che all'indomani al lunedì avrebbero dovuto aprire la banca ed erano in apprensione. Ma l'imperversare del temporale aveva smosso il resto dei gitanti che si erano spaventati e cosi tutti presero il treno per tornare a casa e dagli orari del treno, all'una di notte sarebbero arrivata a Novara. Perciò io rimasi solo e avrei potuto restare qualche giorno in svizzera a spassarmela. Ma da buon lavoratore, sapendo che a casa avevano bisogno dell'autobus e dell'autista pertanto mi studiai la cartina stradale e decisi quale strada prendere per rientrare... > mentre le ragazze guardavano le fotografare dicendo: < Guardate! Che montagne alte! > commentò Carolina e Annette lo spronava a proseguire: < Poi allora, cos'hai fatto e com'è andata a finire l'avventura? > < Proseguendo sul lago di Thuner nel prendere la strada par Losanna sul lago Lemano e seguire la statale 9 per Briga e fare poi il passo del Sempione a 2000 m. e finalmente in Italia. Questo era l'idea supposta e fattibile... mah! > fermandosi a bere un sorso. < Ma, cosa ti è capitato ancora? > domando Brigitte seduta al fianco. < Non avevo calcolato il brutto tempo, al momento aveva smesso di piovere e mi ero fermato strada facendo in un locale notturno lungo la strada a bere qualcosa, erano ormai le 21 di sera e la barista dall'accento nordico, una bella e avvenente ragazza, mi aveva scambiato per un turista americano, nel chiedermi: < Americano!? E' tua quella Cadillac decappottabile la fuori? > porgendomi la bibita, nel dire con fare intrigoso: < Offre la casa, americano! > ed io sorridendo, capendo che potevo approfittare e magari... Insomma, risposi tranquillo: < No italiano e il mio cavallo è più lungo ed è Bussing tedesco. Per intenderci Fràulein! > chiedendo poi, con fare serio: < Quanto devo per la bibita signorina o è gratis per tutti quelli di passaggio? Visto che non posso fermarmi...> capendo che ci sarebbe rimasta male, intuendo che non potevo fermarmi a spendere un po di franchi svizzeri. E lei mi rispose con un mezzo sorriso: < Questa volta è gratuito! Peccato che non ti fermi bell'italiano... > Capite ragazze, le occasioni capitate e perse, ma io non avevo franchi da buttare. Dovevano bastare per il gasolio ed eventuali spese di viaggio, che la ditta mi aveva anticipato alla partenza. > si spiegò tranquillo Antonio scuotendo il capo, ai ricordi appena lasciati alle spalle. < Accidenti! Che locale hai trovato...per non dire altro? > sbottò Brigitte sorridendo. E Carolina che sbuffava a sapere il resto dell'avventura: < Be', allora, poi come hai fatto, sei poi arrivato finalmente 26 in Italia Antoine? > chiese in attesa e Annette: < Dai continua! > < Ripresi il mio cavallo e via verso il passaggio più vicino senza arrivare a Lousanne. Presi la strada del colle de Mosser su a 1400 m. e all'inizio tutto procedeva abbastanza bene, ma poi dopo una curva c'era un paravalanghe costruito provvisoriamente in legno e il pulman faticava ad entrare essendo sistemato in curva. Mentre pensavo preoccupato, che non avrei più potuto tornare indietro retrocedendo, dato la difficoltà nell'andare avanti e perciò sperai di poter uscire e infine poi c'è l'avevo fatta. Ma più avanti oltre una vecchia galleria, all'uscita c'era una piccola frana di terra che ostruiva il passaggio e mi era difficile passare. Perciò mi demoralizzai un poco, non sapendo proprio cosa fare in quella circostanza senza aiuto. Ero sceso dal pulman e osservavo a lato il burrone dove al fondo scorreva il fiume ingrossato, ormai erano le 22 di sera e il tutto non prometteva nulla di buono. Mi misi a percorrere la strada davanti mentre pensavo cosa fare e aspettare il mattino sperando che arrivi qualcuno d'avvisare i gendarmi per poter fare sgomberare la strada. Poi oltre la curva poco avanti mi sembrava di vedere oltre la curva successiva della strada sterrata che vi erano delle costruzioni, insomma, delle tettoie per depositare i macchinari, per la costruzione della nuova strada, che più avanti si vedeva ben fatta. Alla moda svizzera, perfetta. Perciò pensai se per caso uno di 27 quelle piccole ruspo a ruote funzionavano potevo smuovere un poco di quella terra davanti al mio pulman e poter poi passare. Perciò, detto fatto ero tornato sul mio autobus a prendere una coppiglia, un chiodo, proprio giusta per poter infilare al posto della chiave e avviare il motore del trattore e così è successo. Le luci del trattore non le avevo trovate, ma al compenso avevo acceso quelle del mio autobus per illuminare la carreggiata e poter buttare di sotto nel torrente la terra che spostavo. Purtroppo alla fine alle tre di notte era sorto un intoppo, un grosso pezzo di roccia, non si lasciava smuovere dalla piccola pala del trattore, costringendomi ad aggirare l'ostacolo a scavare alle spalle e farlo ruzzolare finché non è caduto di sotto con un bel boato nella valle buia. > si spiegò Antonio all moda italiana con gesti di mano a non finire nella foga. < Accipicchia che lavoraccio hai fatto Antoine! > esclamarono assieme le ragazza, mentre ordinavano altra limonata per bere. < Già, avete ragione! Ma non è finita così bene, come prevedevo anche io, di arrivare a Novara prima dei viaggiatori partiti in treno. > < Allora cos'è successo dopo? > chiese Brigitte infervorata dal racconto. Con un mezzo sorriso Antonio riprendeva a dire: < Avevo pulito per bene la strada e avevo messo il trattore al proprio posto con un biglietto infilato nella coppiglia, ringraziandoli per il prestito dei trattore. E poi via di volata verso la cittadina di Briga, erano ormai le cinque del mattino. Mentre stavo prendendo deciso la strada del passo Sempione, ma il cartello a lato mi bloccò e segnalava, (altezza max 3,10) mi caddero le braccia, sapendo che il mio autobus era più alto di sei centimetri. Capite la scalogna. Ma non mi detti per vinto e girai l'autobus e andai alla stazione ferroviaria per caricare il pulman sul treno per Domodossola in Italia. Allo sportello spedizioni il funzionario alle mie domande rispose evasivamente, che certi bus stranieri non passavano sul passo e altri piccoli avevano dei problemi, e per farla breve, voleva 116 franchi svizzeri per il trasbordo sotto la galleria del Sempione diretto in Italia, con partenza alle dieci del mattino. A quel punto il prezzo era alto e sarebbe accorso tutta la giornata per passare dall'altra parte in treno. Perciò gli dissi di rimanere lì allo sportello e io avrei provato a salire sul passo Sempione e se proprio non passava sai ritornato all'indietro e l'avrei caricato in treno. D'altronde alle 5,30 del mattino non potevo telefonare in Italia e cosa dire? > si spiegò. < Perciò infilai la strada sterrata e via su in alto, nel passare poi la prima galleria bassa ma tutto bene, poi la seconda altrettanto e alla terza ch'era in curva e all'interno aveva una parte ceduta, sospinta da un lato e a quel punto ero 28 bloccato. Il tetto dei pulman toccava, da un lato il fanalino d'avviso ingombro e dall'altro lato i plexiglas trasparenti ed era un peccato dover rompere qualcosa. Comprendete in che guaio mi ero cacciato? > si spiegò Antonio nel bersi in un bel fiato di limonata fresca. Mentre riprendeva a dire: < Insomma alla fine visto che proprio non passava ho deciso di sgonfiare i pneumatici e alla fine sfregando il fanalino contro la galleria dal mio lato guida, ero riuscito piano piano ad uscire dalla galleria, proprio mentre un signore su una vecchia volkswagen stava arrivando e lo fermai per chiedere. < Per cortesia, da quel lato c'è ancora delle gallerie basse come questa? > mentre stava guardando le ruote del mio autobus afflosciate e alla fine rispondeva, abbastanza sicuro: < No, tranquillo! Questa è la più storta, le altre sono tutte dritte. Comunque hanno resistito con il tempo. Napoleone li ha fatte fare bene. Vada tranquillo, avanti senza problemi. Buon viaggio junge mann! Giovanotto. > Dopo averlo ringraziato tirai fuori il lungo tubo per gonfiare un poco le gomme con l'aria compressa dei freni e alla fine di volata al confine di Airolo, un controllo veloce dei documenti e via a Domodossola, per un rifornimento gasolio e gonfiare per bene le gomme ed un caffè finale desiderato. Poi di volata a Novara al deposito dei Bus. Erano le nove trenta del mattino, proprio mentre la direzione riceveva una telefonata dal direttore della banca, avvisando ch'erano appena arrivati con il treno in città e chissà quando l'autobus arriverà da voi? In risposta avevano detto che il pulman era già li parcheggiato nella rimessa. Appena dopo erano arrivati il direttore a controllare stupito, ed io avevo spiegato: < Se sareste 29 rimasti a bordo saremmo arrivati prima, sul sempione ho faticato a passate per l'altezza, ma come vede tutto bene... > da farlo restare male per la mancata fiducia all'autista. < Che bravo! Hai fatto veramente delle maratone... > sbotto Brigitte. < Tanto per concludere... appena dopo, ho dovuto fare un piccolo intervento a recuperare un collega che il motore l'aveva piantato e dover trasbordare i turisti e riportarli a casa per finire il tutto alle tre di notte. E in fine, questo viaggio che era già prenotato, ma mancava un autista con tanto di passaporto e pertanto eccomi qua a tappare i vari buchi dell'azienda. Questo è il mio lavoro bilioso, per uno stipendio di 45,000 lire al mese e in questi viaggi l'autista a carico comitiva, perciò spendo sempre dalle mie tasche, nell'impossibilitò di chiedere al parroco o alla guida di pagarmi una bibita se uno a sete e pertanto mi vergogno talvolta a chiedere e lo stipendio va a farsi benedire. E talvolta le mance se l'intascava il prete di turno, capite i furbetti? E i gitanti pensano che mi arricchisco con le loro mance, invece ciumbia! > si spiegò sorridendo. < Non è poi tanto piacevole e non troppo pagato il tuo mestiere Antoine. Anche i preti poi!? > Commentò Brigitte convinta. Poi erano arrivati i ragazzi di Annette e Carolina, perciò dopo un saluto affrettato se ne andarono via e Antonio e Brigitte si rilassarono in effusioni scherzose e più amorevoli. > Simpatiche la tue amiche. Brigitte ti andrebbe di fare due passi. Mentre ti accompagno verso casa. Poi vado in albergo a riposare. Ho ancora del sonno da recuperare e questi giorni di riposo passano in fretta. > commentò Antonio. < Grazie per volermi accompagnare. Sei il primo ragazzo che non affretta gli eventi. Domani sei ancora qui, vero! Verresti domani sera a giocare domino al bistrot che conosco. Mi rilassa e se poi giocare con un caro amico è piacevole. > chiese sorridendo, sapendo ch'era scontato per l'accompagnatore. Pertanto la sera successiva Antonio aveva preso confidenza con Brigitte e si trovò all'appuntamento. Lei la più briosa del gruppo e spesse volte, sempre nel possibile Antonio si fermava a dormire dalla ragazza, nelle lunghe chiacchierate notturne a due. La sera dopo aveva seguito Brigitte in un simpatico locale dove si giocava domino, mentre le chiedeva: < Ti andrebbe Antoine di fare una partita a domino. Io ne vado matta e mi rilassa dallo stress della giornata con le migliaia di turisti e pellegrini da assecondare e consigliare negli acquisti di souvenir religioso per la maggiore. > si spiegò d'un fiato e Antonio le rispondeva: < Se ti lasci fotografare accetto. Tranquilla al prossimo 30 viaggio, te la consegno la tua foto. Poi almeno posso guardare la tua foto anche lontano da Lourdes. > Mentre Antonio scattava con la vecchia fotocamera da sedici fotogrammi. E Brigitte gli chiedeva: < Poi se vorrai fermarti da me più dardi, mi farà piacere restare a sentire le tue e tante avventure di viaggio. E domattina prima che prenda servizio, davanti al santuario non molto frequentato a quell'ora, ti faro io una foto ricordo del posto... d'accordo Antoine? > < Con infinito piacere! Il discorrere con te Brigitte è piacevole... Peccato che ho le ore contare e figurati i giorni... Un vero peccato! > < A chi lo dici ch'è un peccato, anche la troppa distanza è peccato. > Purtroppo i giorni di sosta volavano via velocemente, con la speranza in cuore di un altro viaggio da quelle parti a rivedere le simpatiche ragazze della “La Maison Sciuscer” e in particolare Brigitte una bella ragazza amorevole e senza pretese. 31 Il terzo giorno di permanenza era ormai scaduto, il tempo era volato via velocemente e purtroppo bisognava riprendere la via del ritorno per l'Italia. In attesa per il chauffeur Antonio di prendersi un altro viaggio per chissà dove e senz'altro improntato per bene. Sperando che il viaggio sia nuovamente diretto a Lourdes e non sarebbe poi male sperare. Imprevisti di percorso Erano ripartiti al mattino presto da Lourdes come da programma e come al solito c'era sempre chi protestava impaziente e manco a farlo apposta se la presero con “la bella Maria” che tardava ad arrivare alla partenza, reclamando con spreco di parole: < Andiamo signora Maria è sempre l'ultima! Dobbiamo partire e don Calogero deve far rispettare l'orario... Su andiamo! > sbotto la Giuditta indispettita, aiutata da due compare zitelle ciacolone. E fu veramente uno spasso la risposta della bella Maria appena messo piede sul torpedone: < Io sono andata a ricevere la Santa Comunione prima di partire e non come voi mangia Signore a tradimento. Dovreste vergognarvi! Poi si vede che nel bagno fatto alla fonte di Lourdes, l'acqua benedetta non vi ha fatto bene alle cervella, siete rimaste più oche di prima! Ed è meglio che non dico altro... Dovete imparare ha stare una spanna lontano dal mio popoci... Chiaro, belle mie comari! > Tutte quanti in silenzio assoluto e soltanto gli uomini anziani che tentavano di camuffare un po' la faccenda e prontamente fra Martino intonava un canto celestiale per smorzare la calura appena alzata. Per un buon tratto di strada si era creato un po' di malumore a bordo del pulman, poi alla prima sosta per bere, nella cittadina di Narbonne nella Bassa Linguadoca si acquietarono un poco, con la visita alla cattedrale StJust e infine riprendendo il viaggio, come al solito il bisbigliare tra le comari dei due gruppi riprese con fervore, da dover “la bella Maria” intervenire sbraitando decisa: < Basta è ora di finirla voi la dietro, quattro befane! Don Calogero li faccia pregare, ch'è la cosa che sanno fare meglio. > Lei se ne approfittava con giusta ragione, intanto sapeva che non avrebbero reagite e la prendevano per matta. Ridendo da sola alzando le spalle. E il tutto fino a Beziers alla sosta per il pranzo nella periferia della città e vedere il famoso Canal du Midi. Con le tante chiuse per far camminare i barconi in salita. Oltre ad attraversare il fiume Orb. 32 Alla fine dei malumori come il tempo fuori, ripresero il viaggio e arrivarono a Montpellier in una breve e veloce visita al cimitero dove riposa da anni la Regina Elena in esilio. Ma il tutto fu fatto velocemente perché si mise a piovere abbastanza bene e per i restanti km vi furono temporari in successione con fulmini che cadevano ovunque da azzittire i passeggeri spaventati dal nubifragio in corso. Dovendo lasciare per un'altra volta la visita alla chiesa di Lunei, per la troppo acqua che cadeva. Soccorso stradale Ad un certo punto del percorso che sembrava più ad un mare d'acqua e fango, più avanti un pulman italiano era finito con una ruota nel fossato laterale sommerso d'acqua e attendeva qualche camion o pulman che lo aiuti a trainarlo fuori, avendo già agganciato un cavo al proprio autobus carico di pellegrini milanesi che tornavano a loro volta in Italia. Antonio si era fermato con il proprio muso vicino al grosso cavo e l'autista inzuppato d'acqua l'agganciò subito al gancio anteriore e poi a segni si compresero e sali sul proprio autobus e mise in moto il messo, mentre Antonio aveva già messo in tiro il cavo d'acciaio e pronto per tirare, appena vide che le ruote dell'altro pulman tentavano di girare per retrocedere Antonio innestò il turbo compressore del suo nuovo autobus e di colpo imprimeva al motore ottanta cavalli in più e di volata tirò fuori l'altro mezzo senza strappi. Antonio non scese dal pulman, non serviva che si bagni a sua volta e l'altro sorridendo e ringraziando sgancio il cavo riponendolo nel proprio pulman, poi con un saluto tra gli scrosci dì acqua e via sul proprio mezzo contento. 33 Mentre Antonio pensava che tra poche ore sarebbero arrivati al Arles per cenare e dormire, quella era la cosa che più premeva al chauffeur novarese. Lasciando al domani i nuovi e altri problemi senz'altro in arrivo. Riprendendo la marcia l'autista Antonio aveva fatto una breve deviazione visto l'insistenza del parroco Calogero, nel mostrare almeno all'esterno la facciata romana della chiesa di Lunei e tra le vie cittadine che sembravano torrenti d'acqua piovana, oltre il torrente a lato che assomigliava ormai ad un fiume in piena da impensierire tutti per l'acqua che straripava e sbatteva contro l'autobus che navigava con tenacia per le vie alluvionate. Riprendendo la statale per Arles con quel nubifragio che imperversava in continuazione senza smettere un solo momento e il pulman a tratti sembrava un vero motoscafo dall'abbondante acqua che riempiva gli avvallamenti stradali, ed era anche impensabile fermarsi, al momento non vi era un punto presumibilmente alto e sicuro, pertanto con attenzione Antonio proseguiva, sapendo che il suo autobus aveva il motore in una posizione alta e fin che girava non vi era pericolo di intoppi. Pertanto proseguiva verso la destinazione, all'albergo di sosta ad Arles. Ma ad un certo punto Antonio si ricordò che dovevano superare il fiume Rodano alla periferia della città di Arles, pensando non in piena, essendo soltanto da quel giorno che pioveva, ma non immaginava che da quella parte della regione della Provenza erano giorni che pioveva da ingrossare tutti i torrenti e anche i fiumi. Perciò appena dopo una curva si presentava il ponte e da quel lato leggermente in rialzo, con l'acqua che l'ambiva l'asfalto, sembrava fattibile il percorso e pertanto Antonio si inoltrò sul 34 ponte. Man mano che procedeva l'acqua sembrava alzarsi sul davanti del pulman da obbligare a tenere una marcia più bassa ed il motore su di giri per sopperire allo sforzo a spingere l'acqua davanti come un motoscafo in navigazione. Dall'abbondante acqua che scendeva non si riusciva a vedere oltre una decina di metri davanti e soltanto i pali d'illuminazione laterali indicavano il percorso, dove l'acqua ribollente del fiume Rodano e scorreva anche sopra i parapetti laterali, scomparsi sotto la furia del fiume che tracimava da ogni parte. Pertanto a fatica Antonio era riuscito a contrastare la furia dell'acqua contro l'autobus che entrava a scorrere all'interno sul pavimento del pulman da far alzare i piedi ai viaggiatori terrorizzati, ma silenziosi in attesa d'arrivare al più presto. Poi finalmente il pulman era arrivato alla fine del ponte e su per la leggera salita e s'inoltrava nella città alluvionata. Alla fine a fatica era arrivato finalmente all'albergo, per fortuna con pensilina da poter sbarcare i pellegrini spaventate dal tempaccio, che al momento sembrava diminuire. Mentre il direttore stava dicendo che dalla radio aveva sentito dire che erano cadute due arcate del ponte sul Rodano sospinte dalla piena. Antonio alla notizia aveva chiesto: < Siete sicuri che è quel ponte sulla statale 113 quella che viene da Nimes? Noi l'abbiamo appena passato sopra e il fiume era veramente ingrossato da far paura. Insomma una mezz'ora poco più? > < Si proprio quella, la statale 113 e il ponte a perso due arcate! Venga prendiamo la mia auto a voglio proprio vedere cos'è successo? Impossibile che siete passato proprio da quella parte? > montando in auto con don 35 Calogero incuriosito e a fatica per le vie alluvionate della cittadina arrivarono alla fine sull'ardine del fiume più in alto e poter vedere assieme altri curiosi cittadini, che effettivamente mancavano due arcate e l'acqua ribolliva per passare nella parte mancante centrale del ponte. Partenza tranquilla Al mattino dopo colazione e le brevi orazioni espresse all'inizio del viaggio, con un bel sole splendido ripresero il percorso di ritorno. Con una visita a Martigues sul mare con una breve sosta caffè e foto ricordo della cittadina rinomata come la piccola Venezia della Provenza. Poi ancora pochi km e sarebbero arrivati a Marsiglia con un giro turistico per la città e una visita al santuario della Madonna della Guardia per la messa e relativo pranzo dopo in città già pernottato. L'autista Antonio aveva fermato il pulman ai piedi della tranvia, spiegando che potevano prendere il mezzo di trasporto o fare a piedi la lunga scalinata per arrivare su al santuario di Marsiglia. E alla fine in parte erano andati su a piedi per penitenza e altri più malmessi avevano preso la tranvia, per assistere alla santa messa col fervore da brave pellegrine. La vista dal santuario sulla città di Marsiglia era mirabolante e infine giù a riprendere l'autobus e diretti al ristorante “Le Petit Caveau” . 36 Contrasti in famiglia Come al solito un breve battibecco con “la bella Maria” che tentava di aiutare le compagne di viaggio, invece loro, intendevano sempre al contrario di ciò che lei spiegava. Capendo per bene il francese e nel ristorante da buon prezzo volevano affibbiare cibi non troppo freschi, d'altronde richiesti da vere intenditrice: < Siete veramente dure di comprendonio, sante donne! Vi sto spiegando che il pesce che volete voi è di ieri e loro ben contenti di farlo fuori ai tonti italiani che capiscono un tubo della qualità migliore. Io vi ho avvisate e poi se state male non venite a piangere di fermare il pulman... > sbottò Maria sbuffando.. < E' lei che vuol sempre saperla lunga. Anche noi conosciamo il pesce e non si preoccupi del dopo... > sbotto Giuseppina la filanda. Infine frate Martino aveva consigliato a Maria di lasciar perdere, nel dire sotto voce: < Lasci perdere signora Maria! Quelle fanno finta di star male, ma digeriscono anche i sassi. Sono tutte finte le lagnanze in viaggio. > < Ha perfettamente ragione fra Martino, sono tutte fasulle e fatte per il prossimo giubileo di redenzione nell'anno santo. Sempre se arrivano fin quell'anno.> rispose piano “la bella Maria”, mentre passava la solita bistecca ordinata a fra Martino: < Mangi, mangi! Questo non è avariata. > e come al solito l'autista doveva aiutare il frate Martino a dividere la provvidenza, dato l'insistenza. 37 Ultima sosta Aix en Provence Finalmente erano giunti nella città di Aix en Provence per visitare e pernottare per l'ultima notte in Francia, visto che erano tutti troppo stanchi per saltare una notte e dato che avevano camere libere ne approfittarono. La ridente cittadina nella regione della Provenza aveva da offrire molto ai turisti di passaggio. Un bel chiostro di fattura araba a St-Savueaur e la città dei fiori che inondavano le vie e piazze con le loro bancarelle fiorite. Oltre la fonte di acqua termale e la casa degli orologi, un sacco di cose da vedere prima di cenare e una bella passeggiata tra i viali del centro a godere del frescura serale. L'autista Antonio con gli anziani del gruppo avevano fatto una capatina a visitare la casa degli orologi erano persino dipinti di fuori, poi un giro per la vie e un'ultima sosta in una brasserie a bere un goccio, infine all'albergo per riposare nell'ultima notte che avrebbero trascorso in Francia. 38 Partenza con sorpresa Erano le nove del mattino e Antonio aveva fatto due passi nel viale alberato, in attesa che tutti si apprestavano per partire e rientrare in Italia. Tutti i pellegrini avevano ascoltato la messa nella chiesa poco distante e infine alla spicciolata s'infilavano sul pulman e alla partenza come al solito, chi mancava “la bella Maria” e la solita battuta di rimprovero alla bella Maria nel dire: < Andiamo su, si muova Maria è sempre l'ultima! > E Maria in risposta con slancio: < Potete andare tutti a farvi benedire! Io sono votata per il paradiso, Voi no!... > mentre si sistemava al proprio posto assegnato. Ma di botto alzò un giornale messo davanti a cavallo del bracciolo per afferrarsi al sedile anteriore e trovò sotto un paio di mutandone rigate e messe per scherzo dagli uomini della comitiva al suo posto, nel vedere la sua reazione in proposito. E Maria senza tante storie, prese in mano le mutandone rigate blu e allargandole in alto, sbottò decisa a dire forte: < Monsignore se dalla sua finestra non batte il sole, cerchi un altro balcone per stendere la biancheria! > mentre si intromettevano un po' tutti a mettere a tacere l'inghippo provocato dai burloni. La bella Maria non si scompose più di tanto e il monsignore faceva finta di dormire, non sapendo bene come avesse avuto l'idea stramba di mettere al proprio posto la biancheria ad asciugare e gli uomini al seguito avevano visto la faccenda da creare un po' di confusione immaginando la reazione scherzosa della 39 bella Maria, che non se la prendeva mai per nulla, immaginando chi era il proprietario. L'autista Antonio come al solito aveva adocchiato il trambusto in fondo all'autobus, ma non immaginava allo scherzo fatto a spese del monsignore, che a sua volta aveva i propri problemi. La grande diga Poi tutto riprese il normale percorso, tra preghiere abituali di giornata e accompagnavano la mesta comitiva fino alla città di Sisteron, per una breve sosta prima di inoltrarsi nella lunga vallallata seguendo il fiume Durance, che avrebbe fra una decina di anni fornito l'acqua al grande bacino in costruzione, a formare un immenso lago artificiale di Barrage Serre de Poncon. Ad ogni viaggio che Antonio faceva passando da quelle parti, vedeva crescere il livello del lago artificiale con la grande diga in costruzione e i vari paesi e frazioni che venivano sommersi dalla massa d'acqua che saliva sempre più in alto, a riempire il grande bacino idroelettrico un giorno. Poi più in alto sopra al monte che sovrasta il bacino fecero una sosta per guardare l'immenso bacino dall'alto del panorama che offriva il posto e visitare una piccola cappella di montagna adiacente alla strada sterrata in costruzione. Per sopperire ai lavori della grande diga e senz'altro fra cinque sei anni avrebbe fornito energia elettrica al paese. 40 Antonio stava spiegando al frate Martino: < Vede padre Martino, qui in questa cappella quasi abbandonata io la trovo un posto ideale. Così raccolto e fatto proprio per pregare in raccoglimento. Senza il frastuono vociante dei pellegrini come a Lourdes, ch'è più assomigliante ad una fiera di paese, dalla troppa gente in fermento di devozione. Non trova la pace che regna qui attorno? > < Sì, su questo ha ragione! Qui si può pregare in raccoglimento. > Produzione d'alta montagna Infine dopo le varie approvazioni per il bel posto scoperto per caso, avevano ripreso il percorso di risalita verso il passo del Monginevro al confine francese italiano. Il paesaggio era stupendo e la giornata soleggiata allietava la comitiva, che avevano cessato un poco le preghiere, forse perché non avevano avuto qualche piccola grazia tanto sospirata. Poi sul percorso a lato della strada c'era una malga di montagna dove vendevano ai passanti formaggi e latte casareccio dalle loro mucche che pascolavano lì attorno. Perciò decisero di fermarsi e con gli ultimi franche che avevano ancora in tasca, di comperare un po' di formaggio da portare a casa. Antonio ne approfittò per bere un paio di bicchieri di latte appena munto e che servivano ai forestieri per dissetarsi, Ma anche del vino delle loro vigne coltivate più in basso, a valle disposte al sole. 41 Nel riprendere il percorso e arrivare sul passo del Montginevro per assaporare la frescura dell'aria fine di montagna e caricarono d'energia fresca. Appena ripreso la marcia e superato il confine, i pellegrini con slancio spontaneo nel riprendere a cantare lodi alla Vergine Maria. E di punto in bianco “la bella Maria”, si mise a sua volta a cantare lodi alla Vergine, cose mai fatte prima. Da farli resta tutti a bocca aperta. Era ciò che osservava l'autista Antonio sorpreso per l'avvenimento. Poi la signora Maria, si era fermata di cantare, alzando le mani nel ringraziare tutti, per aver sopportato le sue stramberie con fervore da buone pellegrine. Stupendo tutti del suo breve discorso spiegando ai compagni di viaggio: < So di essere nata brutta e anche un po' tonta, oltre che vecchia adesso. Ma devo dire che in questo viaggio mi sono divertita molto, per non dire tanto. Capendo che la bella faccia davanti non conta nulla, ma è quello che abbiamo dentro al cuore che importa e saper ammette i propri sbagli fatti è già qualcosa. Ciò che mi rallegra è che vedo finalmente un po' di solidarietà tra le due parrocchie sempre in contrasto e sono contenta per voi tutti. E lasciamo pure che il problema venga messo sulle mie spalle, io non me la prendo per niente. Sono la bella Maria la miracolata! E se mi stuzzicate vi mando a quel paese... Grazie per tutto! > Nel far restare di stucco tutti quanti, nel capire che non era e non è tonta per niente, la bella Maria. Brutta sì e chiacchierona quando serve e frate Martino provò a dire: < Grazie a lei e alle sue bistecche che mi hanno 42 fatto ingrassare di qualche chilo. Ma mi piacerebbe averla ancora con noi in un'altra gita o pellegrinaggio. Grazie signora Maria! > intonando salmi tutti assieme a cantare le lodi alla Madonna di Lourdes. Torino l'ultima fermata Le luci della città piemontese si profilavano all'orizzonte, tra poco avrebbero fatto l'ultima sosta per bagnare il becco chi lo desiderava. A mezzanotte in punto l'autista Antonio fermava il torpedone nel piazzale antistante le due parrocchie e alla fine, tanti saluti e qualche abbraccio se ne andarono via tutti versi la propria abitazione a riposare e ricordare il lungo viaggio appena terminato discretamente bene. Antonio riavviò il proprio cavallo nel portarlo nella stalla a rifocillarsi per il prossimo viaggio. Senz'altro già belle che confezionato. Ma al momento gli occorreva una buona dormita per poter ricominciare. Buona notte a tutti 43 Una lucidata e via Pierantonio Marone 30/01/2013 http://erosmenkhotep.altervista.org/ 44