A.A. 2013/2014 Alessandro Borgani Antonio Grilli Daniele Maggi Il commercio con l’estero: relazioni internazionali e produttività. Dai vantaggi comparati alla globalizzazione: teorie e prospettive dell’import-export. L’analisi del commercio internazionale: saldi, indicatori e bilancia dei pagamenti. Mobilità e sviluppo: il mercato dell’autotrasporto in Italia. Dai vantaggi comparati alla globalizzazione: teorie e prospettive dell’import-export. Il commercio internazionale è lo scambio di capitali, beni e servizi tra Stati e rappresenta l’indicatore più importante dello sviluppo di una nazione. Le relazioni tra Paesi sono state una costante della storia dell’uomo fin dai tempi più antichi; le rotte commerciali della “Via della seta” o della “Via dell’ambra” si svilupparono grazie alle grandi spedizioni europee, permettendo l’ingresso di nuovi prodotti e costumi dall’Asia e dal Medio Oriente attraverso i secoli. Ciononostante, solamente in tempi più recenti il commercio internazionale è stato oggetto di studi approfonditi che ne hanno evidenziato la sua importanza in ambito sociale, politico e soprattutto macro/microeconomico. Dall’industrializzazione ottocentesca fino alle reti della globalizzazione, lo sviluppo tecnologico ed economico di una Nazione ha viaggiato di pari passo con lo sviluppo dei suoi commerci internazionali, con cui ha garantito la presenza sul territorio di beni e servizi altrimenti inaccessibili. Il moltiplicarsi delle relazioni commerciali tra Paesi sviluppa due tendenze principali Specializzazione territoriale Maggiore integrazione Commercio intersettoriale: divisione delle produzioni tra Nazioni e scambio delle eccedenze prodotte. Commercio intrasettoriale: scambio di beni analoghi tra più Nazioni: sviluppo dell’innovazione industriale differenziazione dei prodotti. Export trimestrale mondiale per prodotti Quarterly world exports of manufactured goods by product, 2008Q1-2012Q4 Year-on-year % change in current $ values (WTO Secretariat) Principali attori del commercio estero http://www.visualizing.org/visualizations/network-world-merchandise-trade Dai vantaggi comparati alla globalizzazione: teorie di riferimento Economia chiusa/economia aperta Ricardo e il teorema dei vantaggi comparati Dinamica strutturale e prospettiva aziendale Nuove teorie del commercio internazionale Economia chiusa Produzione venduta nei confini nazionali Domanda nazionale di beni = domanda di beni nazionali Assenza di scambi con l’estero Economia chiusa Economia aperta Offerta: una parte della produzione è venduta all’interno dei confini Offerta: una parte della produzione è venduta al di fuori dei confini (export) Domanda nazionale dei beni = import + export Economia aperta Ricardo e il teorema dei vantaggi comparati: premesse Economia aperta e libero scambio; presenza di molti concorrenti internazionali (A, B, C) Innovazione tecnologica e specializzazione di settore; -la nazione A produce un bene utile con maggior efficienza/costo minore -lo immette nel mercato internazionale A conquista il mercato, B e C non possono far nulla e subiscono disoccupazione e povertà Esempio: superiorità tecnologica delle nazioni occidentali più ricche e timore di una conseguente ed inevitabile disoccupazione nei Paesi più poveri, incapaci di competere. Teorema dei vantaggi comparati Condizioni di base: I divari di efficienza tra le nazioni non devono essere così forti da impedire ad alcuni Paesi di produrre per gli altri qualcosa di utile La domanda mondiale dei prodotti deve essere tale da coinvolgere tutti i Paesi La concorrenza è tra nazioni e non tra territori (difficoltà nel trasferimento di forza lavoro tra Stati) Il mercato analizzato è abbastanza statico (poca attenzione al trasferimento continuo di tecnologie e alla crescita dei fattori di produttività) Teorema dei vantaggi comparati In un 'economia esclusivamente reale, il commercio tra più paesi é vantaggioso se ciascuno di essi si specializza nella produzione del bene dove ha il maggior vantaggio comparato. Si ha vantaggio comparato quando la produzione ha un costo opportunità (in termini di altri beni) minore degli altri paesi In questo modo, anche lo Stato meno efficiente (ossia quella in cui per ogni unità di ogni prodotto si devono usare più risorse) sarà coinvolta negli scambi perché produrrà ciò in cui è relativamente meno efficiente. La quantità totale consumata da ciascun Paese dopo lo scambio é maggiore o comunque non minore di quella altrimenti consumata, in assenza di scambio. Teorema dei vantaggi comparati: un esempio A e B sono due nazioni con proprie risorse produttive A parità di input, la produzione finale dei beni 1 e 2 differisce: Paese Bene 1 Bene 2 A 12 6 B 10 2 Il paese A ha un vantaggio assoluto rispetto a B perché qualsiasi sia il bene prodotto, la quantità totale di cui dispone è maggiore. Il vantaggio di A é invece relativamente maggiore nella produzione del bene 2. La teoria del vantaggio comparato afferma che il paese A tende a specializzarsi nella produzione del bene 2, dove ha un vantaggio comparato maggiore, mentre il paese B tende a specializzarsi nella produzione del bene 1 dove lo svantaggio è minore. L'eccesso di produzione rispetto al consumo è destinato all'esportazione contro il bene non prodotto internamente Il beneficio è evidente, perché in assenza di specializzazione, impiegando 1/3 di input nella produzione del bene 1 e 2/3 nella produzione del bene 2, A e B finirebbero con le seguenti unità di beni: Paese Bene 1 Bene 2 TOT A 4 4 8 B 3,3 1,3 4,6 TOT 7,3 5,3 12,6 Se invece i due paesi decidono di specializzarsi, l’output finale è più alto: Paese Bene 1 A B 10 TOT 10 Bene 2 TOT 6 6 10 6 La specializzazione produce un vantaggio per entrambi i paesi. 16 Teorema dei vantaggi comparati: attuali criticità Grandi imprese multinazionali Investimenti nazionali diretti all’estero Espansione del proprio raggio operativo fuori dai confini nazionali Dallo scambio di soli beni materiali al mercato di prodotti e capitali - Fattori di produzione non fissi Nascita di un sistema di regolazione delle transazioni finanziarie (sistema monetario internazionale). - Richiesta di alte conoscenze tecnologiche. Dinamica strutturale e prospettiva aziendale Il commercio internazionale è influenzato dal cambiamento delle tecniche nel tempo e dalla modifica dei vantaggi comparati Dinamica strutturale Prospettiva aziendale (Pasinetti) (Porter) Interpreta i cambiamenti di lungo periodo nell’intero sistema economico. Le decisioni delle imprese condizionano le dinamiche degli aggregati macroeconomici. Dinamica strutturale Il benessere di un paese dipende principalmente dalla capacità di apprendere la tecnologia migliore. «Per ottenere dal commercio internazionale i più elevati benefici economici, un paese dovrebbe specializzarsi nella produzione di quelle merci per le quali può conseguire, nell’arco temporale rilevante, i più elevati saggi comparati di aumento della produttività del lavoro» (Pasinetti Dinamica strutturale e sviluppo economico - Un'indagine teorica sui mutamenti nella ricchezza delle nazioni, Torino, UTET, 1984) Il vantaggio competitivo si costruisce attraverso la padronanza delle conoscenze tecniche. Dinamica strutturale Asimmetria tra paesi Asimmetria delle conoscenze Formazione attraverso il commercio • Fattori storici, politici e sociali che hanno diffuso alcune competenze e limitato delle altre (es. distretti manifatturieri italiani) • Differenti disponibilità di materie prime • Diversa rapidità di apprendimento delle tecniche più moderne • Presenza di incentivi statali alla formazione (per sfruttare meglio le abilità e competenze esistenti) • Apertura alla concorrenza estera per favorire l’apprendimento delle nuove conoscenze • Incentivi all’internazionalizzazione e specializzazione d’impresa. Dinamica strutturale: attuali criticità L’apertura alla concorrenza favorisce l’apprendimento di nuove conoscenze, ma attraverso la specializzazione elimina dal mercato le imprese non adatte a sostenere la competizione su scala mondiale Soluzione: restrizioni al commercio internazionale e principio di protezione delle industrie nascenti Crescita della disoccupazione per il venir meno delle attività non competitive Soluzione: riqualificazione del personale e nuove specializzazioni. Prospettiva aziendale (o microeconomica) Le dinamiche dell’economia sono il risultato delle scelte microeconomiche delle imprese Applicazione di una teoria di marketing e gestione strategica d’impresa alla realtà del commercio internazionale «La prosperità di una nazione si crea, non si eredita. Non scaturisce dalla dotazione di risorse naturali di un paese, né dalla sua quantità di manodopera, né dai suoi tassi di interesse, né dal valore della sua moneta» (Porter – Il vantaggio competitivo delle nazioni 1991) Prospettiva aziendale e vantaggio competitivo delle nazioni Per Porter il vantaggio competitivo di un Paese sugli altri è dato da: fattori produttivi condizioni della domanda (quantità e qualità dei prodotti) presenza di industrie collegate e di supporto strategie, strutture e rivalità delle imprese (localizzazione). La dinamica dei settori produttivi e lo sviluppo del commercio estero non sono prodotti dal caso o dalla natura. Il vantaggio competitivo nazionale/internazionale si sviluppa grazie alla produttività delle risorse, ossia alla capacità di produrre maggior valore aggiunto a parità di fattori impiegati. Nuove teorie del commercio internazionale Commercio intersettoriale e intrasettoriale Nuove teorie del commercio internazionale: - Markusen e Venables - Krugman e Obstfeld Liberalizzazione degli scambi per promuovere lo sviluppo Diffusione delle imprese multinazionali Commercio inter/intrasettoriale Se un Paese possiede abbondante manodopera, si specializzerà nei beni ad alto contenuto di lavoro, beni che verranno commercializzati a livello internazionale con i Paesi che (al contrario) possiedono elevate quantità di capitale, di energia, di conoscenze tecnologiche, ecc. Secondo le teorie tradizionali il commercio internazionale è di tipo intersettoriale: i Paesi hanno strutture produttive molto differenti, gli scambi che sviluppano reciprocamente si muovono su più settori di beni. Questa sorta di divisione internazionale della produzione genera dei benefici per tutti i Paesi che partecipano al commercio internazionale: specializzandosi nella produzione di maggiore successo, ciascun Paese gode di vantaggi in termini di miglioramento del benessere dei suoi consumatori che possono acquistare beni importati ad un prezzo inferiore rispetto a quelli prodotti nella nazione d’appartenenza. Parallelamente, il settore con il maggiore vantaggio comparato esporterà i suoi beni ai consumatori degli altri paesi esteri (Krugman-Obstfeld, 2003) Commercio inter/intrasettoriale In realtà non tutti i Paesi hanno una rosa così varia di produzioni e/o di beni Esempio: l’economia dell’UE Il commercio tra Paesi che hanno materie prime simili e sviluppano produzioni omogenee è di tipo intrasettoriale. Dal punto di vista metodologico, per distinguere tra commercio intersettoriale (one-way trade) e commercio intrasettoriale (two-way trade), l’analisi empirica usa il seguente criterio: quando il flusso di import (o export) del paese A verso il paese B in un certo settore è inferiore al 10% del flusso di B verso A, si tratta di commercio intersettoriale, Al contrario, quando le importazioni di A sono superiori al 10% delle esportazioni di B in un determinato settore, si parla di commercio intrasettoriale. Il commercio intrasettoriale: vantaggi Le imprese competono tra paesi che non hanno differenze rilevanti nelle dotazioni dei fattori produttivi e nelle capacità di adottare tecniche all’avanguardia Sfruttamento delle economie di scala per produrre beni che appartengono alla stessa categoria merceologica Varietà nell’offerta al consumatore Ogni impresa coinvolta può operare in un proprio ambito di mercato, eliminando i limiti della domanda interna nazionale. Diffusione delle multinazionali Nel mercato dei prodotti, l’ingresso di una multinazionale può avere come effetto: Aspetti positivi Aspetti negativi Aumento della concorrenza sul mercato, Estromissione di imprese nazionali per l'erosione del potere di monopolio delle imprese locali Si generano effetti pro-competitivi: le risorse locali sono impiegate più efficientemente, i prezzi diminuiscono a favore dei consumatori. Presenza di spillover, ossia la ricaduta sulle imprese locali di tecnologie, conoscenze e metodi importati dalla multinazionale Aumento della produttività delle imprese locali, dovuta alla maggiore pressione competitiva e all'effetto dello spillover Creazione di posti di lavoro aggiuntivi, più qualificati e dotati di maggiori salari. (crowding-out) sottraendo quote di mercato ricerche empiriche mostrano tuttavia che solo i produttori locali più inefficienti vengono estromessi; Trasferimento all'estero dei profitti delle aziende Maggiore volatilità dei nuovi posti di lavoro, con conseguente incertezza e riduzione del livello di benessere. Multinazionali e mercati mondiali Diffusione delle multinazionali: effetti sul commercio estero Le filiali di imprese multinazionali generano dei flussi commerciali nuovi per i trasferimenti dei semilavorati e dei prodotti finiti tra sedi diverse (specializzate in alcuni ambiti del ciclo produttivo). Il decentramento produttivo lungo le filiere (spesso controllate da un’unica grande impresa) permette lo sviluppo di nuovi flussi commerciali tra nazioni a diverso grado di sviluppo minor costo del lavoro, possibilità di coordinamento delle fasi produttive, indipendenza formale di fornitori e sub-fornitori. Liberalizzazione degli scambi Per le nuove teorie del commercio internazionale, il libero scambio sui mercati è una condizione necessaria per lo sviluppo delle nazioni più povere. Importare beni capitali dai Paesi più ricchi permette di acquisire tecniche più avanzate, a condizione di avere manodopera specializzata in grado di metterle in pratica L’apertura dei mercati e il consequenziale ingresso di nuovi concorrenti incentiva le imprese nazionali ad accrescere la produttività, ampliando la propria specializzazione. L’analisi del commercio internazionale: saldi, indicatori e bilancia dei pagamenti. Per valutare i dati storici dell’import/export italiano e compiere delle analisi prospettiche è utile servirsi di alcune informazioni quantitative: Bilancia dei pagamenti e bilancia commerciale Saldi e composizioni del commercio internazionale Indicatori delle strutture del commercio estero Bilancia dei pagamenti Uno schema statistico che registra le transazioni economiche realizzatesi, in un determinato periodo di tempo, tra residenti e non residenti in un’economia. Sono definite transazioni economiche le relazioni di tipo economico che determinano il cambiamento di proprietà di un bene o di un'attività finanziaria, l'erogazione di un servizio, l'utilizzo dei fattori lavoro e capitale (redditi) o il trasferimento unilaterale senza contropartita di un bene o valore. Le transazioni registrate nella bilancia dei pagamenti, quindi, hanno per oggetto lo scambio tra residenti e non residenti di beni, servizi, redditi, trasferimenti unilaterali e attività finanziarie. (Banca d'Italia, Manuale delle bilancia dei pagamenti e della posizione patrimoniale sull’estero dell’Italia, pag. 10) Bilancia pagamenti: le 4 sezioni Conto corrente, registra le transazioni internazionali in merci e servizi, redditi e trasferimenti unilaterali correnti; Conto capitale, in cui si trovano trasferimenti unilaterali in conto capitale, che possono essere: privati: trasferimenti connessi all'espatrio o rimpatrio definitivo di emigrati (cosiddetta ricchezza netta dell'emigrato), remissione di debiti e altri trasferimenti non finalizzati al consumo; pubblici: (UE, altri organismi internazionali, enti ed organismi nazionali) acquisizioni e cessioni di attività non finanziarie non prodotte (entrate/uscite per transazioni relative a terreni, risorse del sottosuolo, ecc. se poste in essere da ambasciate, consolati o basi militari all'estero, e ad attività intangibili come licenze, brevetti, ecc.). Conto finanziario, in cui si registrano investimenti diretti, investimenti di portafoglio, derivati, altri investimenti, riserve ufficiali Errori ed omissioni. In ciascun conto si registrano debiti e crediti: • debiti (il termine indica un aumento di attività del paese o una diminuzione di passività): le uscite di moneta conseguenti ad acquisti di beni e servizi (importazioni), pagamenti di redditi, trasferimenti unilaterali, acquisizioni di attività non finanziarie non prodotte, aumenti di attività o diminuzioni di passività finanziarie sull'estero; • crediti (la voce indica una diminuzione di attività del paese o un aumento di passività): le entrate di moneta derivanti da vendite di beni e servizi (esportazioni), incassi di redditi, trasferimenti unilaterali, cessioni di attività non finanziarie non prodotte, diminuzioni di attività o aumenti di passività finanziarie sull'estero. Si segue il metodo della partita doppia, registrando ciascuna transazione a debito di un conto e a credito di un altro. Ne dovrebbe risultare un saldo nullo della bilancia, che però nella pratica non si verifica in quanto le informazioni sulle varie poste sono tratte da fonti diverse; le differenze confluiscono nel conto Errori ed omissioni. Fonte: Banca d’Italia Analisi del Conto Corrente 2012 La bilancia dei pagamenti nelle economie mondiali Bilancia commerciale In economia la bilancia commerciale è uno degli elementi principali della bilancia dei pagamenti In contabilità nazionale è un conto nel quale viene registrato l’ammontare delle importazioni e delle esportazioni di merci in un paese Il saldo di bilancia commerciale corrisponde alla differenza tra il valore delle esportazioni e quello delle importazioni di merci (e non di servizi). La bilancia commerciale può essere: in attivo, quando il valore delle esportazioni supera quello delle importazioni, con conseguente ingresso netto di capitale monetario nello stato, in passivo, quando il valore delle importazioni supera il valore delle esportazioni, con conseguente uscita netta di capitale monetario dalla nazione. L'attività o la passività della bilancia commerciale di un paese è un indicatore fondamentale della sua solidità e della sua ricchezza economica. Il saldo della bilancia commerciale di due Paesi determina il tasso di cambio delle rispettive monete. Saldi della bilancia commerciale Saldo della bilancia commerciale: è il valore del saldo tra importazioni ed esportazioni. Saldo normalizzato, calcolato come rapporto percentuale tra il saldo commerciale e il livello delle importazioni ed esportazioni. Il valore del saldo normalizzato varia da: –100, nel caso in cui il paese sia unicamente importatore, +100 nel caso opposto in cui il paese sia unicamente esportatore Se la bilancia commerciale è in pareggio, il saldo normalizzato è pari a zero (poiché il numeratore del rapporto è pari a zero). L’andamento dei saldi normalizzati è un indicatore della performance commerciale di un paese, in quanto presentano un andamento crescente se il tasso di crescita delle esportazioni è superiore a quello delle importazioni. I saldi normalizzati sono usati anche per studiare la specializzazione produttiva ed i vantaggi comparati di un paese Indicatori del commercio estero Lo studio della composizione del commercio con l’estero richiede l’elaborazione di una serie di indicatori statistici, tra cui: grado di apertura commerciale grado di penetrazione delle importazioni ragione di scambio internazionale saldo normalizzato tasso di copertura indici di specializzazione Grado di apertura commerciale: è il rapporto percentuale tra la somma dei valori di esportazioni ed importazioni e il valore della produzione • Se si riferisce all’intera nazione, il valore della produzione è il PIL • Non si può esaminare uno solo dei due flussi commerciali Grado di penetrazione delle importazioni: è il rapporto percentuale tra importazioni e disponibilità per usi interni • Nel caso dell’intero Paese, la disponibilità per usi interni si può definire come l’ammontare totale delle risorse al netto delle esportazioni • Nel caso di un singolo settore, per calcolare il grado di penetrazione delle importazioni è necessario sommare al valore della produzione quello delle importazioni degli stessi beni, al netto delle esportazioni (c.d. consumo apparente). Ragione di scambio internazionale: è il rapporto (moltiplicato per 100) tra l’indice dei prezzi delle esportazioni e l’indice dei prezzi delle importazioni. Può assumere un duplice significato: 1. Indicatore del potere di acquisto 2. Indicatore di competitività p p E E R 100 s 100 p p c m m Dove: • Pe = prezzi delle esportazioni (valori medi) • Pm = prezzi delle importazioni (valori medi) • Pms = prezzo all’estero • C = cambio incerto per certo (unità della moneta nazionale per unità della moneta straniera) Un deprezzamento del cambio comporta un aumento di C e la conseguente riduzione della ragione di scambio, e viceversa. Saldo normalizzato: è il rapporto percentuale tra il saldo commerciale e la somma di esportazioni + importazioni. • Varia da -100 (quando le esportazioni sono nulle) a +100 (quando le importazioni sono nulle) E M i i si 100 E M i i Indice di intensità degli squilibri: è il rapporto percentuale tra la somma dei valori assoluti dei saldi commerciali dei settori e la somma di esportazioni + importazioni. n E M i i IS i1 100 E M T T Tasso di copertura: è il rapporto percentuale tra le esportazioni e le importazioni di un settore o dell’intera nazione. • Nell’Annuario dell’Istituto del Commercio Estero italiano è definito come un valore a prezzi costanti, poiché a prezzi correnti sarebbe una variante del saldo commerciale settoriale o nazionale • Aumenta solo se si modificano i valori in termini reali con maggiori quantità esportate e minori quantità importate. Indici di specializzazione: • Rapporto tra l’incidenza delle esportazioni di un determinato settore di un Paese x sulle esportazioni totali della stessa nazione e l’incidenza delle esportazioni dello stesso settore sulle esportazioni totali di un’intera area geografica • Indice dell’intensità di specializzazione. Indice di Balassa Indice di specializzazione costruito sul rapporto tra l’incidenza delle esportazioni del settore i-esimo di una nazione n (Ein) sulle esportazioni totali della stessa nazione (Etn) e l’incidenza delle esportazioni dello stesso settore (EiU) sulle esportazioni totali (Etu) dell’Unione Europea (U): E E in in E E E in TUE in TUE Tn E iU Is E E E iU E Tn Tn iU E iU Tn E E E TU TU Indice dell’intensità di specializzazione Calcolato come scostamento dei saldi normalizzati di ogni singolo settore dal saldo normalizzato di tutti i settori: n Ei M i E M i i 1 I i n E M i i Ei M i i 1 Indice dell’intensità di specializzazione Analizza il maggior scostamento del saldo normalizzato di un determinato settore da quello dell’intera economia, così da evidenziarne l’effettiva specializzazione (eliminando altri fattori generali non rilevanti) Valutare il solo saldo normalizzato del settore non garantisce risultati obiettivi; il suo incremento potrebbe derivare solo da una maggiore dinamicità della domanda estera rispetto a quella interna. La differenza tra saldo normalizzato del settore specifico e saldo normalizzato di tutti i settori, invece, permette di valutare la specializzazione raggiunta: Specializzazione = capacità di creare un surplus maggiore di quello che l’intera nazione può creare. Indice di somiglianza della struttura delle esportazioni tra l’anno t e l’anno 0 n 1 E E i i Iss 1 2 E E i T T t 0 La somma dei valori assoluti delle differenze tra le quote delle esportazioni di ogni settore sul totale delle esportazioni di un Paese (calcolate al tempo 0 e al tempo t) misura l’entità degli scostamenti in misura indipendente dai segni. Si sottrare a 1 la metà del valore ottenuto perché in questo modo il valore minimo (massima diversità) vale 0. La dinamica dei vantaggi comparati: il caso Italia Si può utilizzare l’indice di specializzazione di Balassa (Is moltiplicato per 100) per studiare la persistenza e il cambiamento delle specializzazioni in 5 Paesi UE I vantaggi comparati di queste nazioni si rappresentano su un diagramma in cui: sugli assi sono riportati i valori percentuali dell’indice in due anni diversi (lontani almeno 10 anni, così da cogliere mutamenti di un certo rilievo) i valori del primo anno considerato sono segnati sull’ascissa, quelli dell’anno più recente sull’ordinata Diagramma dei vantaggi comparati (De Nardis) II anno t+n Settori che aumentano la specializzazione I Settori di nuova specializzazione 100 III 0 Settori che perdono la specializzazione Settori sempre meno specializzati 100 anno t IV Risultati per i vantaggi comparati in Italia dal 1970 al 1993 (De Nardis) Industrie nel triangolo in alto del primo quadrante: mobili, cuoio, tessile, metalli Industrie nel triangolo in basso del terzo quadrante: radio TV, strumenti di comunicazione, auto e chimica Industrie nel IV quadrante: farmaceutica, macchine per ufficio, calcolatori I numeri dell’autotrasporto. 139.000 imprese iscritte (germania circa 30.000 francia circa 45.000) 30.000 senza alcun automezzo 80.000 da 1 a 5 mezzi 12.500 da 6 a 10 mezzi 12.300 da 11 a 50 mezzi 1.076 da 50 a 100 mezzi 368 183 da 100 a 200 mezzi oltre 200 mezzi Fatturato 2006 (fonte Confetra) € 40.762.000 ( di cui circa il 20% è costituito da servizi internazionali area UE) Rappresenta circa il 2,2% del pil nazionale. Autocarri in circolazione 287.000 di cui il 61% detenuti da padroncini Glossario Autotrasporto: Accesso alla professione Si diventa imprenditore mediante iscrizione all’Albo Nazionale dimostrando 3 requisiti: - attestato capacità professionale; (corso di 150 ore con esame in Motorizzazione) - attestato di capacità finanziaria; (fideiussione bancaria di almeno € 9000 + 5000 a automezzo oltre il primo) - onorabilità Accesso al mercato Si può effettivamente esercitare la professione solo attraverso un’autorizzazione ministeriale (licenza) Tariffe a forcella/costi minimi di sicurezza il prezzo minimo del trasporto viene determinato dalla Legge Evoluzione storica Periodo post bellico 1946-1974 Fase di crescita tumultuosa e disordinata di microimprese monoveicolari (padroncini). Lo Stato governava il fenomeno attraverso il rilascio di autorizzazioni su ogni singolo autocarro immesso in circolazione . L’ingresso di nuove imprese era possibile solo a seguito di acquisizione di azienda già presente nel mercato. Legge 298/74 Disciplina in modo organico il settore: - Istituzione Albo Nazionale - Istituzione prezzi imposti (tariffe a forcella) attuate nel 1983 e disattese nell’80% dei casi -Contingentamento annuo delle autorizzazioni bloccate definitivamente nel 1985 Legge 454/97 Le autorizzazioni si trasferiscono dal mezzo all’impresa con facoltà di raddoppiare la capacità di carico; dal 2001 la capacità di carico diviene illimitata. Legge 286/05 Liberalizzazione tariffaria e cancellazione tariffe a forcella. Creazione della Consulta dell’autotrasporto organo composto da funzionari ministeriali e rappresentanti vettori e committenti con funzioni propositive ed elaborazione Piano logistica(abolita nell’agosto 2012) Introduzione del principio della responsabilità condivisa tra gli attori della filiera( proprietario merce, committente, caricatore e vettore) Legge 133/08 (tirrenia) art.83bis Si ritorna ad una tariffazione minima obbligatoria attraverso i costi minimi della sicurezza elaborati dall’Osservatorio sulle attività di autotrasporto Criticità attività autotrasporto. -bilanciamento carichi andata e ritorno evitando km a vuoto. -tempi di carico e scarico. -gestione palletts. -manifestazione finanziaria dei costi fortemente in anticipo su quella dei ricavi. -Variabilità costo carburante. -forte condizionamento operativo determinato dal codice della strada. Ore guida tempi riposo-giorni fermo. -carenza di infrastrutture. -condizionamenti eco ambientali. Caratteristiche e criticità mercato italiano. assenza della intermodalità 80/90% su gomma. eccesso di offerta ulteriormente alimentata da auto sfruttamento. offerta polverizzata in micro imprese non strutturate e sottocapitalizzate a ridotto potere contrattuale. forte intermediazione. (in subvezione l’85% delle commesse eseguite dai padroncini) diffusa illegalità (ore guida/tempi riposo-sovraccaricoabusivismo) e conseguente concorrenza sleale. Concorrenza Paesi Est Europa a ridotto costo manodopera. costi superiori media UE rappresentanza sindacale frammentata ed eccessiva. (circa 10 associazioni) Ciò ha determinato una pesante regolamentazione centralizzata del settore attraverso: controllo dell’accesso al mercato delle imprese “si entra solo se una ne esce”. controllo sul numero dei mezzi in circolazione attraverso le autorizzazioni. accesso alla professione attraverso Albo autotrasportatori. -disciplina tariffaria. -erogazione di notevoli contributi al settore. A.A. 2013/2014 Alessandro Borgani Antonio Grilli Daniele Maggi