Influenza, istruzioni per l’uso
il Trentino
www.provincia.tn.it
novembre 2009
Mensile della Provincia autonoma di Trento
anno XLV – numero 293
AGRICOLTURE
Ospiti d’onore
alla fiera svizzera
> pagine 22-23
SCIENZE
Museo, il percorso
delle meraviglie
> pagine 24-25
CULTURE
Million Dollar Man
sceglie Trento
> pagine 30-31
SPORT
Trentino Volley
sulla vetta del mondo
> pagina 44
Bilancio 2010, un patto condiviso
4.550 milioni di euro le risorse a disposizione
Attenzione a fasce deboli, welfare, edilizia
agevolata e servizi per le famiglie > pagine 3-6
NAZ/220/2008
il Trentino – novembre 2009
2
L’argomento
Scienze
Un patto di sistema
Tutte le cifre per un anno
3
4
Salute
Nuova influenza da conoscere
La sanità parla euroregionale
8
10
Persone
Al timone dell’ARCA
Il percorso delle meraviglie
Territorio
La guerra nel Parco
C’è del permafrost da difendere
Million Dollar Man L’attualità dell’archeologia
Piccola bussola nel mare grande
L’Europa orientale a Levico
250 viaggi nella modernità
Il ciclo della musica
Il pittore prospettico
12
14
Notizie
Turismo trentino da record
16
Lettera
Da Malpensa a Gardolo
19
Innovazione
L’opportunità è digitale
26
28
Culture
Fotonotizie
3 Governi, 5 mila in elicottero
24
30
32
34
36
38
40
41
42
Sportivamente
20
Trentino mondiale
44
1964, sulla strada del vino
45
Ieri
Agricolture
Olma, Trentino ospite d’onore
22
Rivista mensile della Provincia autonoma di Trento
Anno XLV – numero 293
novembre 2009
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il Trentino
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di Trento; Museo Tridentino di scienze naturali (Hugo Muñoz);
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archivistici e archeologici; Azienda per il turismo Madonna
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del 13.08.1963 – iscrizione nel R.O.C. n. 480
il Trentino – novembre 2009
L’argomento
3
Un patto di sistema
Bilancio 2010: verso un’unica piattaforma produttiva
Lorenzo Dellai
Presidente della Provincia
autonoma di Trento
A
bbiamo approvato il
Bilancio 2010 avendo
alle spalle non solo una
fitta trama di consultazioni intessuta con le forze economiche
e sociali e con gli enti locali,
ma anche l’esperienza maturata durante tutto quest’anno (e
parte del 2008) con la manovra anticrisi, che come sappiamo ha rappresentato uno
sforzo importante in termini
di risorse stanziate come pure
di elaborazione di proposte, di
misure concrete che in parte resteranno, anche quando gli effetti della crisi saranno passati.
Pensiamo ad esempio al reddito
minimo di garanzia, che ha sancito un principio fondamentale:
in Trentino nessuna persona,
nessun nucleo familiare dovrà
vivere con un reddito inferiore
ad un livello minimo che consenta di condurre un’esistenza
dignitosa. Si tratta di un “no”
secco alla povertà, pronunciato
da una terra che la povertà l’ha
conosciuta e quindi sa di che
cosa parla; e visto che questo
principio per noi non è sindacabile, esso sarà parte integrante anche delle politiche sociali
del futuro, a partire da questo
2010 nel quale, ci auguriamo, si
cominceranno a vedere i segni
della ripresa economica.
La nuova manovra contiene
anche altre misure importanti,
che vanno a valorizzare i punti
di forza del Trentino, perché nei
momenti di crisi non si può solo
giocare in difesa, bisogna attrezzarsi al fine di ripartire con slancio, con fiducia. E per fortuna in
Trentino i punti di forza non
mancano: scuola e formazione
professionale, università, innovazione, ricerca, infrastrutture,
trasporti, nonché un’amministrazione che ha dimostrato, in
un anno così carico di iniziative
straordinarie, di saper lavorare
bene, velocemente e con competenza.
Ma, di nuovo, la cosa forse
più importante da sottolineare è
che l’imperativo di fare sistema,
di costruire un’unica piattaforma produttiva, fortemente coesa e competitiva, comincia ad
essere raccolto da tutti gli attori
del sistema. Dal dialogo sviluppato con le categorie economiche, con i sindacati, con i comuni, ha preso forma un protocollo
d’intesa destinato ad orientare le
politiche di sviluppo future. Un
vero e proprio “patto di sistema”
i cui pilastri sono in sostanza la
qualità sociale, la qualificazione
della spesa pubblica e la creazione di valore, ad ogni livello,
partendo soprattutto dal capitale umano, dai trentini e dalle
trentine.
Rimando alle pagine che
seguono per i dettagli sulle varie voci di bilancio. Vorrei però
sottolineare un’ultima cosa:
la significativa riduzione delle spese discrezionali, che nel
2010 calano del 16% rispetto al
2008, in particolare, con un calo
del 50% delle spese di consulenza. Anche questo un piccolo
segnale che vogliamo lanciare:
si può fare tanto, tantissimo,
con meno. Destinando magari
le risorse così recuperate ad investimenti strategici, cosa che
dovremo fare con sempre maggiore decisione negli anni che
verranno.
nnn
4.550 milioni
le risorse
del bilancio 2010
più 1,8%
la variazione
rispetto
al bilancio 2009
1.069 milioni
la spesa corrente
per la sanità
709 milioni
la spesa corrente
per scuola
e formazione
meno 50%
per le consulenze
meno 16%
per spese discrezionalI
4
il Trentino – novembre 2009
L’argomento
Tutte le cifre per un anno
Un’attenzione particolare per le fasce più deboli
Marco Pontoni
A
pprovato dalla Giunta provinciale il Bilancio 2010. Il Bilancio imposta la manovra
programmatica per l’intera
legislatura – cioè fino al 2012
– come delineata dal Piano
di sviluppo provinciale. Le
risorse a disposizione sono
pari a 4.550,00 milioni di
euro, con un +1,8% rispetto all’anno precedente. Sia
l’incidenza della spesa corrente che di quella in conto
capitale rimangono sostanzialmente invariate rispetto
al 2009. Le principali voci
di investimento riguardano
le seguenti materie: scuola e formazione; istruzione universitaria; cultura e
sport; assistenza; sanità;
enti locali; comunicazione
e trasporti (reti informatiche, viabilità e trasporti);
edilizia abitativa; ambiente
e territorio; lavoro; imprese; interventi di contesto
(ricerca, progetti integrati
di sviluppo); energia; razionalizzazione della pubblica
amministrazione.
Un’attenzione particolare viene rivolta alle fasce di
popolazione più deboli, alle
misure innovative di welfare,
all’edilizia agevolata (con un
nuovo piano straordinario,
selettivo in quanto ad obiettivi e target di riferimento),
ai servizi per le famiglie. Al
tempo stesso la manovra investe sui punti di forza del
Trentino – innovazione, ricerca, infrastrutture di qualità, buona amministrazione
– al fine di rendere la sua
piattaforma produttiva ancora più competitiva. Durante il percorso che ha portato
all’approvazione della manovra si è sviluppato un dialogo serrato e proficuo con le
forze economiche e sociali,
dal quale è scaturito un protocollo d’intesa destinato ad
orientare le politiche di sviluppo future.
Si è delineato insomma
– come sottolineato dal presidente Lorenzo Dellai – un
vero e proprio “patto di sistema” che poggia su tre pilastri:
qualità sociale (raggiungibile
anche attraverso l’adozione
di politiche di sistema innovative); qualificazione della
spesa (in particolare per contenere e qualificare la spesa
corrente, in accordo con i
sindacati); creazione di valore (dentro e fuori l’ente pubblico, anche in accordo con
il mondo imprenditoriale e
produttivo).
La “palestra” all’interno
della quale si è testata la capacità del Trentino di fare sistema è stata quella del piano
anticrisi, contenente misure significative, alcune delle
quali (come il reddito minimo di garanzia) destinate ad
entrare in maniera permanente nell’insieme degli stru-
menti a disposizione dell’amministrazione pubblica, dei
cittadini e delle imprese.
La manovra di Bilancio
ha come principali obiettivi
proprio quelli di portare a
compimento quanto previsto
dal “pacchetto anticongiunturale” e di preparare il Trentino a cogliere le opportunità
che si presenteranno nella
fase della ripresa.
Per fare questo una prima
grande scommessa è quella fatta sul “capitale umano”,
ovvero sulle politiche riguardanti la scuola e la formazione in genere, l’istruzione
universitaria, la cultura, le
infrastrutture telematiche.
Nel campo socio-sanitario
verrà messo a regime fra
l’altro l’intervento relativo al
“reddito minimo di garanzia”
e verranno azzerate le tariffe
dei servizi pubblici a carico
delle famiglie dal terzo figlio
in poi; sostanzialmente fisiologico invece l’aumento del
3,7% della spesa corrente alla
voce sanità.
Nel campo dell’edilizia
abitativa proseguirà il finanziamento del Piano straordinario di Itea SpA, e si
“spingerà” maggiormente sul
fronte dell’edilizia agevolata,
con un nuovo piano di edilizia sociale, rivolto in particolare ai giovani e alle fasce
“intermedie” (che non hanno i requisiti per rivolgersi
all’Itea ma al tempo stesso in
difficoltà a muoversi sul libero mercato). Non verrà re-
101 milioni
per proseguire
il progetto
banda larga
109 milioni
per interventi
sugli ospedali
periferici
171 milioni
per l’edilizia
pubblica
e agevolata
72 milioni
per i progetti
di formazione
giovani
150 milioni
agli interventi
per ambiente
e territorio
il Trentino – novembre 2009
plicato il piano straordinario
delle ristrutturazioni in funzione anticrisi, ma saranno
incentivati gli interventi per
l’edilizia di qualità.
Per quanto riguarda le
comunicazioni e i trasporti, continuerà l’impegno sul
fronte del “Trentino digitale” e verrà avviato il progetto
Metroland. Proseguirà anche l’impegno riguardante il
sostegno del lavoro e delle
imprese e si potenzieranno i
finanziamenti alla ricerca.
Spazio anche ad azioni di
sistema che andranno concertate con il Governo, in
particolar modo sul piano
sociale: la Provincia intende
infatti avanzare la richiesta
di una nuova norma di attuazione dello Statuto per
vedersi affidare l’intera materia riguardante gli ammortizzatori sociali. Oggi esiste
infatti com’è noto una pluralità di strumenti, dell’Inps
(disoccupazione e cassa integrazione), della Provincia in
maniera diretta e della Provincia su delega regionale. “È
giunto il tempo – ha spiegato Dellai – di disporre nelle
nostre mani di tutti gli strumenti necessari ad avviare
una politica complessiva sul
tema del lavoro, che troverà
sistemazione in una nuova
legge di settore.”
Impostazione
programmatica
per il 2010
e per l’intera
legislatura
G
li obiettivi principali
sono i seguenti:
– completare e rafforzare la
manovra anticongiunturale;
– definire strategie e azioni
innovative di natura strutturale per favorire una rapida uscita dalla crisi;
– promuovere uno sviluppo
locale duraturo e sostenibile.
Sulla base di quanto indicato dal Psp-Piano di sviluppo
provinciale per la XIV legislatura, viene data priorità
ad investimenti e azioni che
favoriscano il rafforzamento
della competitività del sistema produttivo e il sostegno
alle misure di protezione dal
rischio di perdita del posto
di lavoro, consentendo al
Trentino di superare la crisi
congiunturale e avviando un
nuovo ciclo virtuoso di sviluppo.
Tema centrale è il rafforzamento del capitale territoriale (concetto utilizzato
da Ocse e Ue), inteso come
insieme di risorse materiali,
immateriali e umane, di beni
pubblici e competenze private, di reti di cooperazione e
valori sociali.
Prospettive
finanziarie
di legislatura
L
e stime per il 2010 sono
di un Bilancio pari a
4.550 milioni di euro (4.467
nel 2009), con un +1,86% rispetto al 2009.
Le prospettive per il
prosieguo della legislatura
– cioè fino al 2012 – sono
condizionate da diversi fattori, fra cui: la consistenza del
patto di stabilità, le dinamiche dell’economia, l’attuazione del federalismo fiscale.
Sul piano delle entrate i
“nodi” principali sono rappresentati dall’Irap in agricoltura (il Governo ha impugnato la legge provinciale
che proroga l’agevolazione
dell’1% per l’Irap “agricola”
attualmente in vigore), dal
fondo per la non-autosufficienza, dalle politiche tariffarie. La prospettiva è di attivare azioni significative per
l’incremento delle risorse a
disposizione del sistema provinciale da destinare a investimenti produttivi o per contenere le dinamiche di spesa
del settore socio-sanitario,
in particolare attraverso la
promozione di: fondi sanitari
integrativi; un mercato secondario per i titoli emessi
dalle società provinciali; programmi di edilizia a canone
moderato; politiche regionali
di risparmio previdenziale.
5
10 milioni
PER IL FONDO
MIGLIORAMENTO
QUALITà DELLA SCUOLA
24 milioni
PER L’ACCORDO
DI PROGRAMMA
CON L’UNIVERSITà
150 milioni
PER LA NUOVA
COMPETENZA
NELLE FERROVIE
33 milioni
per le strutture
E servizi
assistenziali
102 milioni
PER SISTEMAZIONE
IDRAULICA
E FORESTALE
6
il Trentino – novembre 2009
Politiche
di spesa
Contenimento
della spesa corrente
I
n Trentino i livelli di spesa pubblica sono più alti
rispetto ai corrispondenti
valori nazionali. L’incidenza
della spesa pubblica sul Pil
è del 46%, contro il 42% del
valore nazionale. Fra le voci
che incidono maggiormente
ci sono la spesa sanitaria, il
comparto scuola, la spesa dei
comuni, gli investimenti del
settore pubblico.
Opportune azioni di programmazione – tese ad una
razionalizzazione e ad un
contenimento della spesa
corrente – portano a formulare una previsione di spesa
corrente pari al 62,1% del
totale della spesa pubblica
nel 2010 (sostanzialmente
invariata rispetto al 2009) e
del 63,9% nel 2013. In questo
modo si potranno recuperare risorse per investimenti
per 85 milioni di euro.
Significativa la riduzione delle spese discrezionali,
che calano del 16% rispetto
al 2008, in particolare, con
un calo del 50% delle spese di
consulenza.
Sono inoltre promosse
azioni per orientare la realizzazione di opere pubbliche e
private agevolate a criteri di
maggiore sobrietà ed essenzialità.
S
i prevedono in particolar
modo:
– azioni finalizzate al contenimento delle spese di
gestione di tutti gli enti e
i soggetti del settore pubblico provinciale;
– azioni specifiche su enti
e soggetti collegati alla finanza provinciale (agenzie
ed enti funzionali; società
controllate, altri enti del
settore pubblico).
nnn
+1,8%
+1,0%
4.427,7
4.550,0
4.470,5
+9,6%
+1,1%
3.955,7
+7,5%
-2,1%
3.997,7
+2,1%
per interventi
a favore
delle imprese
258 milioni
per investimenti
di Trentino
Sviluppo Spa
20 milioni
Trentino, il trend delle risorse di bilancio (stanziamenti in milioni di euro)
+1,1%
193 milioni
per interventi
a sostegno
del lavoro
148 milioni
per la viabilità
63 milioni
per Metroland
4041,4
3.992,7
3.914,9
3679,8
+5,3%
79 milioni
3.495,7
+12,2%
3.115,6
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
per l’Agenzia
provinciale
depurazione
8
il Trentino – novembre 2009
Salute
Nuova influenza da conoscere
Pandemia in arrivo? Ecco tutto ciò che dovete sapere
C
virus che non possono causare
l’influenza, ma sono in grado
di promuovere la formazione
di anticorpi. Oltre alle proteine
del virus, il vaccino contiene un
“adiuvante”, cioè un composto
in grado di favorire una risposta più efficace. Questo vaccino
non impedirà l’insorgere dell’influenza stagionale.
osì l’Azienda Provinciale
per i Servizi Sanitari ha
informato la popolazione
trentina sulla nuova influenza.
1. Che cos’è la nuova influenza H1N1?
La nuova influenza H1N1 è
provocata da un virus nuovo e
molto diverso dai normali virus
influenzali che si è diffuso in
molti Paesi del mondo.
Come altri virus influenzali, il
virus H1N1 si diffonde da una
persona all’altra con la tosse, gli
starnuti e, talvolta, attraverso
oggetti contaminati dal virus.
Questa nuova influenza è imprevedibile ma gli esperti sanitari nazionali ed internazionali
prevedono una forte diffusione
di questa malattia nei prossimi
mesi. Attualmente la nuova influenza non è più grave dell’influenza stagionale. Però, a differenza dell’influenza stagionale,
colpisce maggiormente le fasce
di età più giovani.
I sintomi della nuova influenza,
comuni a quelli dell’influenza
stagionale, comprendono:
–Spossatezza
–Febbre
–Mal di gola
–Dolori muscolari
–Brividi
–Tosse
–Raffreddore
Alcuni soggetti possono presentare vomito e diarrea.
La maggior parte delle persone
guarisce entro una settimana,
ma come per l’influenza stagionale alcuni soggetti possono
sviluppare polmonite o altre
complicanze anche molto gravi.
fluenzali stagionali, il loro organismo ha sviluppato la capacità
di sconfiggere i virus. La nuova
influenza H1N1 è causata da un
virus influenzale nuovo, molto
diverso dai virus dell’influenza
stagionale. La maggior parte
delle persone sono poco o per
nulla immuni nei confronti di
questo virus: il loro organismo
non è infatti pronto a difendersi.
2. Cosa distingue la nuova influenza H1N1 dall’influenza
stagionale?
I virus dell’influenza stagionale cambiano di anno in anno,
ma sono strettamente correlati l’uno all’altro. I soggetti che
hanno contratto l’influenza in
passato godono in genere di una
certa immunità verso i virus in-
3. Il vaccino contro la nuova
influenza H1N1
Il vaccino “stimola” le difese naturali dell’organismo, rendendole pronte nel caso di esposizione al virus H1N1. Quando una
persona viene vaccinata riceve,
con una iniezione nel muscolo del braccio, nella coscia nei
bambini, alcune proteine del
COMBATTI
LA NUOVA
INFLUENZA
IN TRE MOSSE
4. Chi deve sottoporsi alla
vaccinazione contro la nuova
influenza l’H1N1 e quando?
Prima della vaccinazione ogni
persona riceverà copia del foglietto illustrativo del prodotto
con le informazioni dettagliate
sul vaccino. La prima fase è iniziata lunedì 9 novembre.
Presso i servizi vaccinali dei distretti potranno vaccinarsi:
–categorie essenziali: personale sanitario, forze dell’ordine,
vigili del fuoco (il personale di
altri servizi ritenuti essenziali
verrà vaccinato in un secondo
momento);
–bambini di età da 6 mesi a 14
anni con malattie croniche;
–bambini di età da 6 mesi a 2
anni nati gravemente pretermine;
LAVA SPESSO LE MANI
CON ACQUA E SAPONE
specialmente dopo aver
tossito o starnutito
il Trentino – novembre 2009
–bambini che frequentano
l’asilo nido;
–donne al secondo e terzo trimestre di gravidanza.
Presso il proprio medico di famiglia:
–persone di età da 15 a 64 anni
con malattie croniche;
–donne al secondo e terzo trimestre di gravidanza;
–donne che hanno partorito da
meno di 6 mesi.
Nella seconda parte della campagna, inizio previsto per fine
gennaio, verrà offerta la vaccinazione ai soggetti di età compresa tra i 6 mesi e i 27 anni non
precedentemente vaccinati.
5. Alcune persone non dovrebbero vaccinarsi o dovrebbero attendere?
Non deve sottoporsi a vaccinazione contro la nuova influenza
chi soffre di una forma grave,
potenzialmente letale, di allergia alle uova o ad una delle sostanze contenute nel vaccino. È
bene informare l’incaricato della vaccinazione qualora si soffra
di allergie gravi e anche nel caso
abbia sofferto di:
–una grave reazione allergica
dopo la somministrazione
del vaccino contro l’influenza
stagionale;
–la sindrome di Guillain Barré
(una grave forma di paralisi,
chiamata anche GBS).
Anche se queste evenienze potrebbero non rappresentare una
9
Numeri telefonici degli ambulatori vaccinali dei Distretti sanitari
Alta Valsugana
Bassa Valsugana e Tesino
Primiero
Alto Garda e Ledro
Fiemme
Fassa
Giudicarie e Rendena
Valle di Non
Val di Sole
Vallagarina
Trento, Valle dei Laghi, Rotaliana, Paganella, Cembra
controindicazione al vaccino, il
personale medico vi potrà aiutare a decidere. Se siete ammalati
– malattie acute con febbre – è
consigliabile attendere prima di
sottoporsi alla vaccinazione. In
caso di raffreddore leggero o di
altre malattie lievi non è, generalmente, necessario attendere.
Il vaccino contro la nuova influenza H1N1 può essere somministrato in concomitanza con
il vaccino contro l’influenza stagionale.
6. Quali sono i rischi associati
al vaccino contro la nuova influenza H1N1?
Un vaccino, come qualsiasi altro farmaco, può causare problemi seri, come una reazione
allergica grave. Il rischio che
un qualunque vaccino provochi
danni seri o la morte è tuttavia estremamente raro. Il virus
contenuto nel vaccino inattivato
contro la nuova influenza H1N1
è ucciso, quindi non è possibile
contrarre l’influenza dal vaccino. I rischi associati al vaccino
COPRI BOCCA E NASO
CON UN FAZZOLETTO
IN CASO DI TOSSE O STARNUTI
se il fazzoletto non è disponibile,
copri bocca e naso con il gomito
o la spalla, non con le mani
Via S. Pietro, 2 - Pergine
Viale Vicenza, 9 - Borgo Valsugana
Via Roma, 1 - Tonadico
Via Donatori di Sangue, 1 - Arco
Via Dossi, 17 - Cavalese
Via Milano, 11 - Pozza di Fassa
Via Presanella, 16 - Tione
Via Degasperi, 31 - Cles
Via 4 Novembre, 8 - Malè
Piazza Leoni, 11/A - Rovereto
Centro Servizi Sanitari pal. B - Viale Verona - Trento
H1N1 sono analoghi a quelli associati al vaccino inattivato per
l’influenza stagionale.
Reazioni lievi:
–irritazione, rossore, sensibilità o rigonfiamento nel punto
d’iniezione;
–svenimento (per lo più negli
adolescenti);
–cefalea, dolori muscolari
–febbre;
–nausea.
Qualora insorgano tali disturbi,
questi in genere si manifestano
subito dopo l’iniezione e durano
1-2 giorni.
Reazioni gravi:
Le reazioni allergiche potenzialmente letali ai vaccini sono
molto rare. Qualora si verifichino, in genere questo succede da
pochi minuti fino a qualche ora
dopo la somministrazione.
7. Cosa fare in caso di reazione grave?
In caso di una reazione allergica
grave che può manifestarsi con
0461 515200
0461 755611
0439 764424
0464 532936
0462 242289
0462 761000
0465 331411
0463 660780
0463 909430
0464 403726
0461 902247
difficoltà respiratoria, raucedine
o dispnea, orticaria, pallore, debolezza, tachicardia o vertigini
oppure febbre alta o nel bambino con un comportamento anomalo è necessario:
–chiamare un medico o portare immediatamente l’interessato dal medico;
–dire al medico cosa è successo, la data e l’ora in cui si è
verificato l’evento e quando è
stato somministrato il vaccino.
8. Come si possono ottenere
ulteriori informazioni?
–Rivolgetevi al vostro medico
o chiamate il Servizio Igiene
del vostro Distretto sanitario
–consultate il sito dell’Azienda
sanitaria
http://www.apss.tn.it/
Prima della vaccinazione vi sarà
consegnato il foglietto illustrativo del vaccino e vi sarà chiesto il
consenso informato scritto.
nnn
RIMANI A CASA
SE SEI MALATO
per evitare di trasmettere virus
influenzali ad altri
10
il Trentino – novembre 2009
Salute
La sanità parla euroregionale
Collaborazione tra Trento, Bolzano e Innsbruck
Lorenzo Rotondi
S
i riempie ogni giorno di
più di contenuti operativi e concreti il disegno
euroregionale. L’otto settembre
scorso, alle cantine Rotari di
Mezzocorona, Trentino, Alto
Adige e Tirolo hanno posto le
basi per una forte collaborazione in campo sanitario. Hanno
aperto uno spazio di confronto
su questioni di comune interesse riguardo al funzionamento e
alla qualità dei rispettivi sistemi
sanitari.
I temi su cui si è iniziato a
lavorare sono strategici: la programmazione dell’offerta sanitaria con attenzione alle sinergie ottenibili con reti integrate
di strutture specialistiche e con
la mobilità professionale; i servizi sanitari con riferimento alle
procedure di accesso alle cure,
alla appropriatezza delle prestazioni erogate e ai percorsi
di assistenza integrata sociale e
sanitaria; le tecniche a supporto della sanità e in particolare
le tecnologie per l’e-health e gli
studi epidemiologici.
Un’agenda di impegni per il
confronto e la cooperazione in
ambito sanitario è stata sottoscritta dagli assessori alla salute della Provincia autonoma di
Trento, Ugo Rossi, della Provincia autonoma di Bolzano,
Richard Theiner, e del Land Tirol, Berhard Tilg. In particolare
si è decisa l’adozione di un insieme di indicatori comuni per
il confronto su base annuale in
ordine al funzionamento e agli
esiti dei rispettivi sistemi sanitari; la realizzazione di confronti
su specifici aspetti funzionaliorganizzativi dei servizi sanitari
e lo svolgimento di studi ed analisi epidemiologiche con riferimento a specifiche patologie di
particolare comune rilevanza;
l’approvazione entro un anno di
un’intesa per favorire iniziative
di formazione comuni e per l’offerta di stage formativi presso le
rispettive istituzioni cliniche e
L’ASSISTENZA DOMICILIARE
Strutture per anziani: una componente cruciale dell’offerta sanitaria sul territorio è
quella relativa ai servizi di accoglienza residenziale. Complementare a questo servizio
è poi l’assistenza domiciliare, che nella Provincia di Trento (integrata, occasionale o
programmata) ha in carico 18.960 utenti, per la Provincia di Bolzano il dato complessivo
è di 5.973 utenti, ma a questi vanno aggiunti i circa 9.000 non auto sufficienti che
ricevono l’assegno di cura e buoni servizio per l’assistenza domiciliare.
476
i medici
di assistenza
di base
nella
provincia
di Trento
di ricerca; l’organizzazione entro il mese di giugno del 2010 di
un seminario di informazione
e studio circa lo sviluppo delle
tecnologie per l’informazione e
la comunicazione con specifica
attenzione al collegamento informatico dei medici di famiglia
con le strutture ospedaliere e
dei servizi sanitari con il cittadino; l’organizzazione a turno tra
il Land Tirolo e le Province autonome di Bolzano e di Trento
di un incontro annuale di confronto e discussione sulle attività condotte in comune.
«Attribuisco a questo incontro un particolare significato – ha detto il presidente della
Provincia autonoma di Trento
Lorenzo Dellai in occasione
della firma – innanzitutto politico istituzionale, perché oggi
si scrive una pagina importante
del grande libro della cooperazione transfrontaliera. Siamo
chiamati a riempire di contenuti concreti il grande disegno
dell’Euroregione. Quella che un
tempo era una collaborazione
su singoli progetti deve diventare oggi una comune visione
di futuro. In questo quadro il
lavoro di oggi è particolarmente
significativo perché la salute è
un tema molto importante per
i nostri cittadini. Più riusciamo
a riempire di contenuti concreti
questa idea di euroregione più
avremo successo. Andiamo verso tempi nei quali è impensabile
che ogni territorio possa sviluppare eccellenze in tutti i campi
e quindi è necessario realizzare collaborazioni importanti e
mettere in rete le nostre strutture. In questo modo potremo
costruire un sistema che non ha
paragoni in tutta Europa».
il Trentino – novembre 2009
“Dalla
parte
dei
cittadini”
Intervista
all’assessore
Ugo Rossi
Perché il Trentino cerca la collaborazione con
Tirolo e Alto Adige in campo sanitario?
Perché Trentino, Alto Adige e Tirolo sono territori con caratteristiche fisiche e demografiche simili,
perché siamo accomunati da una storia comune di
buona amministrazione della cosa pubblica e anche
perché i nostri sistemi sanitari sono tutti di buon
livello se non di eccellenza e quindi è relativamente
facile trovare spazi di collaborazione a vantaggio dei
cittadini.
Quali esperienze di collaborazione si sono già
attuate e quali potranno essere realizzate nel
prossimo futuro grazie all’incontro di Mezzocorona?
In realtà non è una novità la collaborazione in campo sanitario. Da anni lavoriamo assieme per quanto
riguarda i trapianti e devo dire che questo esempio
di collaborazione transfrontaliera è per noi ormai
un punto fermo nelle politiche sanitarie. Con Tirolo
e Alto Adige ci siamo impegnati ad approfondire i
rapporti, passando per una precisa analisi sul funzionamento e la qualità dei rispettivi sistemi sanitari. L’idea è quella di lavorare assieme sulla programmazione dell’offerta sanitaria facendo attenzione
alle sinergie che possiamo ottenere mettendo in rete
le strutture specialistiche e favorendo anche la mobilità professionale. Vogliamo approfondire anche
le rispettive procedure di accesso alle cure, valutare l’appropriatezza delle prestazioni sanitarie e dei
percorsi di assistenza. Una frontiera di particolare
interesse è rappresentata dall’e-health e dagli studi
epidemiologici.
Quali vantaggi per i cittadini?
Ci poniamo l’obiettivo di continuare a dare ai cittadini dei tre territori una sanità di qualità razionalizzando gli interventi e mettendoci reciprocamente a
disposizione, nelle modalità che stabiliremo e nella
misura che sarà possibile, strutture e personale. È
11
impensabile infatti che è ogni territorio possa sviluppare eccellenze in tutti i campi e quindi siamo
chiamati a realizzare collaborazioni e a mettere in
relazione le nostre strutture. Abbiamo la possibilità
di costruire un’esperienza unica in Europa che dia
concretezza e tangibilità al principio del protagonismo delle regioni nella casa comune europea.
Quali difficoltà si incontreranno in questo nuovo percorso di collaborazione e come si potranno superare?
Una componente fondamentale del lavoro sarà conoscere le “grandezze” su cui si opera, le relazioni
economiche, sociali ed epidemiologiche in gioco. I
flussi informativi e la loro analisi saranno quindi un
elemento indispensabile a supporto delle decisioni.
Ci sarà poi molto lavoro da fare anche sul fronte
dell’adattamento dei rispettivi ordinamenti visto che
è prevedibile che si riscontreranno differenze nelle
norme che regolano l’accesso, il costo e la somministrazione delle prestazioni in campo sanitario.
I prossimi passi?
Cominceremo adottando un set di indicatori per
il confronto su base annuale in ordine al funzionamento e agli esiti dei rispettivi sistemi sanitari. Ci
confronteremo costantemente su specifici aspetti
funzionali-organizzativi dei servizi sanitari e faremo
studi ed analisi epidemiologiche con riferimento a
specifiche patologie di particolare comune rilevanza. Metteremo in campo iniziative di formazione
comuni e stage presso le rispettive istituzioni cliniche e di ricerca. Nel giugno del prossimo anno organizzeremo inoltre un seminario di informazione
e studio circa lo sviluppo delle Tecnologie per l’informazione e la comunicazione (ICT), con specifica
attenzione al collegamento informatico dei medici
di famiglia con le strutture ospedaliere e dei servizi
sanitari con il cittadino.
nnn
12
il Trentino – novembre 2009
Persone
Al timone dell’ARCA
La battaglia di Valeria contro anoressia e bulimia
Marzia Bortolameotti
L
a storia di chi, ad un certo
punto, si sente una sorta
di pioniere, di esploratore. C’è il deserto attorno e tu
devi affrontare una traversata
che nessuno ha mai fatto, prima.
Perché quel deserto è tutto nuovo, è sconosciuto. E quando lo
nominavano, anni fa, sembravano parlare di chissaché. Questa
è la storia di una donna coraggiosa. Certo, non si può e non si
vuole dimenticare chi, con lei ed
attorno a lei, ha creduto in questa traversata. Ma l’impegno e la
costanza, la tenacia e il sorriso
comunque mai venuto meno,
assegnano un ruolo per una volta speciale a Valeria Chini, che
di ostacoli ne ha già superati
molti (ed ha aiutato molti altri a
superarne altrettanti).
Questa è dunque la storia di
Valeria Chini che a Trento, 13
anni fa, ha fatto nascere un punto di riferimento per l’anoressia
e la bulimia. È da quel momento
in poi che queste malattie subdole e pericolose hanno smesso
di essere un tabù: c’era finalmente un luogo dove poterne
parlarne apertamente, per cercare di sconfiggerle. È anche dal
pungolo che l’ARCA – questo il
nome scelto dall’associazione –
ha saputo rappresentare che un
anno dopo è nato il Centro per
il trattamento dei disturbi alimentari, struttura dell’Azienda
sanitaria.
Tredici anni di battaglie: il
termine non è eccessivo. E sta
di fatto che in virtù del suo impegno nel sociale, era lo scorso
giugno, Valeria Chini ha ricevuto l’onorificenza di Cavaliere al
Commissariato del Governo di
Trento. Un riconoscimento per
tutti questi anni di duro lavoro e
per aver fondato un’associazione
che tutt’oggi appare necessaria,
eccome, per il Trentino. Quel
giorno, siatene certi, accanto al
sorriso la signora Valeria sfoggiava anche qualche lacrima.
Quanto tempo. Era il 1996
quando Valeria Chini fondò
l’ARCA, assieme al marito Biagio Surace (altra tempra tenace,
ora presidente dell’associazione). Oggi attorno alla sede di
via Vittorio Veneto gravitano un
LA STORIA DI UNA CORAGGIOSA PATTUGLIA DI VOLONTARI
A.R.C.A., Associazione ricerca comportamento
alimentare, nasce nel 1996, a Trento. Nasce
dall’impegno di Valeria Chini, Biagio Surace
e di una pattuglia di altri soci, tutti volontari
– allora come oggi. Nasce come gruppo
aperto a genitori, familiari, ragazze e ragazzi
che direttamente o indirettamente hanno
conosciuto anoressia o bulimia. Già. Se fino a
qualche anno si poteva pensare che anoressia
e bulimia riguardassero soprattutto le ragazze,
oggi si deve constatare che non solo si abbassa
drammaticamente l’età di chi finisce nelle
spire di un cammino dolorosa, ma si nota
che sono in aumento vertiginoso i ragazzi
coinvolti. L’ARCA – nel tempo l’associazione
è diventata proprio questo, simbolicamente:
una scialuppa di salvataggio, spesso, per chi rischia di essere trascinato via dalla corrente
di una società malata ed impazzita, dove, per dirla con le parole stupite ed amare di
un volontario, la paura della fame ha lasciato il posto alla paura del cibo – non ha
ovviamente intenti diagnostici o terapeutici. Si propone invece come punto d’incontro,
di dialogo e di consiglio per tutti coloro che si trovano di fronte a queste malattie e non
sanno come affrontarle. In particolar modo l’ARCA promuove: gruppi di auto-aiuto per
genitori e familiari mirati al confronto delle esperienze, alla ricerca di comportamentali
costruttivi all’interno della famiglia e alla scoperta delle persone in essa presenti. Gruppi
di auto-aiuto indirizzati a ragazze e ragazzi con la presenza di volontari ed incontri
informativi aperti a tutti, in sede o in sale pubbliche, tenuti da specialisti e riguardanti
sia aspetti medici che psicologici. Con ARCA collaborano inoltre alcuni terapeuti che
operano nel privato e dai quali può venire un sostegno per chi si trova in difficoltà. Negli
anni l’ARCA ha saputo offrire – grazie alla rete di volontari, alla formazione continua, ai
contatti con le strutture sanitarie del territorio (non sempre facili, va detto, specie negli
anni in cui anoressia e bulimia sembravano questioni da extraterrestri: oggi per fortuna
la consapevolezza è decisamente aumentata, in tutti e l’ARCA non è certo estranea a
questa accresciuta sensibilità, anzi) – un punto di riferimento importante. E si fa volere
bene. Non è un caso che nell’estate appena trascorsa l’edizione di “Rock al Lack”, che da
anni vede protagonisti a Santa Colomba il Comune di Albiano e l’associazione Albiano
senza frontiere, sia stata dedicata (parte dell’incasso compreso) all’ARCA. Nel ricordo
di Sabrina, una ragazza portata via, come si leggeva nell’opuscolo della festa, “dalla
brutta bestia dell’anoressia”. E non è un caso se il prossimo 22 novembre, domenica,
all’auditorium S. Chiara di Trento, l’associazione Des Etoiles, scuola di ballo, festeggerà
i suoi 20 anni di attività con uno spettacolo di solidarietà in collaborazione e a favore
dell’ARCA. “Tutti a bordo - destinazione musical” il titolo. Un sogno, una nave, un
viaggio: questo lo spirito. Quello dell’ARCA, a ben guardare. Il sogno di vedere debellate
anoressia e bulimia; una nave che non può che essere, ovviamente, un’arca; un viaggio,
quello di un gruppo di uomini e donne che non sono rimasti a guardare quando un
nemico nuovo e sconosciuto si è affacciato alle loro vite.
L’ARCA ha sede a Trento, in via Vittorio Veneto, 24.
È aperta il martedì e il giovedì dalle 17 alle 19, tel. e fax 0461 390051
[email protected]
il Trentino – novembre 2009
Valeria Chini: da 13 anni al timone dell’ARCA, l’associazione impegnata nella lotta per contrastare i disturbi alimentari.
centinaio di persone e, soprattutto, una pattuglia di volontari
(donne per la maggior parte).
«Abbiamo fortemente voluto l’ARCA a partire certamente
da una nostra esperienza personale – spiega Valeria – in un
momento nel quale sembrava
ancora strano, per non dire impossibile, che anche i ragazzi
dovessero fare i conti con anoressia e bulimia. Oggi invece i
maschi sono in aumento e l’età
media di chi affronta questi subdoli nemici si è abbassata: abbiamo casi di bambine che già
a nove anni soffrono di disturbi
alimentari. Ma c’era anche la voglia di confrontarci fra di noi e
salvare la famiglia, perché queste patologie vanno a minare la
stabilità e la serenità dell’intero
nucleo familiare. Così ci siamo
ritrovati con altri, con gli stessi
problemi nostri. La dimensione
dell’aiuto reciproco, del confronto, anche dello studio e della
formazione, è stata da subito ciò
che ci ha tenuto assieme. ARCA
è anche una bella comunità, pur
nel dolore e nel dramma che
spesso ci arrivano addosso».
Valeria e Biagio sono stati tra
i primi a parlare senza paura e
apertamente di anoressia e bulimia in Trentino. Si parla di malattie che oggi colpiscono in Italia migliaia e migliaia di giovani.
Hanno imparato ad affrontare
le cause, quantomeno ad individuarle: «L’anoressia e la bulimia sono sintomi di un male più
profondo, sono sempre disagi
psicologici. Sono la spia di una
dolorosa mancanza di autostima, spesso. Non ci credo quando mi dicono che una ragazza
diventa anoressica solo perché
vuole avere una taglia 40. Bisogna chiedersi perché non si vede
bene con la sua taglia: questo è
il punto. Le ragazze anoressiche
solitamente vedono un’immagine di sé distorta. Sono bravissime a scuola, hanno una spiccata
sensibilità, hanno una marcia in
più e sono buone, ma sono senza autostima, una mancanza che
deriva da una sofferenza interiore e dalla paura di crescere. Purtroppo i messaggi che manda la
società moderna parlano di una
22
novembre:
all’Auditorium
di Trento
il musical
per sostenere
l’associazione
donna perfetta, magra e bellissima che è madre, moglie e allo
stesso tempo donna in carriera.
Un’immagine impossibile da
eguagliare. Fondamentalmente
falsa». Per Valeria la questione
non è quindi tanto – verrebbe
da dire, banalmente – quella del
cibo. Giocano un ruolo negativo
anche taluni siti internet dove le
ragazze trovano in rete solidarietà per la scelta di non mangiare,
nonché trucchi e ricette fai da te
– logicamente disastrosi – per
perdere peso velocemente.
«Quando è nata l’associazione il nostro obiettivo era che
i figli venissero curati sul nostro territorio. Un anno dopo
siamo quindi riusciti ad avere
il centro per il trattamento dei
disturbi alimentari. Prima c’era
13
uno sportello, oggi c’è un intero
piano. Nel 2000 è nata anche la
comunità di Spini di Gardolo».
Una cosa la si può dire: l’ARCA non è un’associazione terapeutica, semmai un punto d’incontro e d’ascolto gratuito, dove
i genitori o “le ragazze”, come
le chiama Valeria, possono trovare prima di tutto un clima di
serenità. «Lavoriamo con loro,
instauriamo un rapporto di fiducia, diamo spazio al dialogo.
Molte famiglie che affrontano
questo dramma – perché di
questo si tratta, di un tornado
che sconvolge non solo la vita
dei ragazzi, ma anche quella della famiglia, degli amici, a volte –
puntano a portare i propri figli
in clinica fuori dal Trentino. La
nostra esperienza ci dice che sei
mesi di ricovero non risolvono il
problema, la ricaduta è sempre
in agguato. Dall’anoressia e dalla bulimia si può guarire, ma ci
vogliono anni di sofferenza, aiuti esterni e la forza e la volontà
dei genitori. A loro consigliamo
di essere uniti nelle loro decisioni. Devono saper fissare, in casa,
regole precise».
Certo, nella storia di chi ha
gravitato attorno all’ARCA ci
sono state vicende di “non ritorno”. Qualche ragazza non ce
l’ha fatta. Ma molte altre invece
si sono rialzate e sono ritornate a camminare con le proprie
gambe, riprendendo gli studi o
il lavoro e trovando un compagno per la vita. Qualcuna di loro
adesso collabora come volontaria con l’ARCA e in occasione di
conferenze e dibattiti diventa testimonial per mettere al servizio
degli altri la propria storia di sofferenza, la propria esperienza di
chi ha rivisto il sereno. Proprio
come capita a chi sta su un’arca,
attraversa una tempesta terribile
ma, alla fine, rivede il cielo. Di
questa arca la signora Valeria è
stata dapprima costruttrice, poi
timoniera. Vi pare poco?
nnn
14
il Trentino – novembre 2009
Fotonotizie
3 Governi
Innsbruck: Seduta congiunta, con foto di gruppo, per le Giunte delle Province autonome di Trento e Bolzano e del Land del Tirolo.
5 mila in elicottero
Grande folla a Mattarello per la festa dei cinquant’anni del Nucleo Elicotteri della Provincia autonoma di Trento.
il Trentino – novembre 2009
Click Hofer
La fotografia di Georg Niederkofler che ha vinto il concorso Scatta il futuro! organizzato per le celebrazioni hoferiane “La storia incontra il futuro 1809-2009”.
Pista!
Inaugurata, in occasione dello storico Palio della Quercia allo stadio di Rovereto, la nuova e moderna pista di atletica.
15
16
il Trentino – novembre 2009
Turismo trentino
da record
Rispetto al 2008 gli arrivi
in Trentino, nella scorsa
estate, sono aumentati del
5,4% e le presenze del 3,7%.
In agosto un autentico boom
con una crescita di quasi
l’11% negli arrivi e del 9,3%
nelle presenze. Si dimostra
vincente la strategia di
legare l’immagine del nostro
territorio allo sport e ai
grandi eventi, nel rispetto
della sua identità. Nei
marosi della crisi, l’estate
turistica del Trentino
realizza un risultato positivo
superiore a qualsiasi
aspettativa. Un risultato
che conferma la vitalità di
un sistema capace di “fare
squadra” e rivelarsi prezioso
antidoto anticongiunturale
per tutta la provincia. Da
sottolineare come una delle
ragioni del trend positivo del
Trentino turistico stia anche
nei finanziamenti che la
Provincia ha destinato alle
imprese del settore (strutture
ricettive, piste, impianti,
stabilimenti termali) negli
ultimi 5 anni. Tra il 2004
e il 2008 si sono registrati
ben 1500 interventi, per
un totale di 250 milioni
di contributi pubblici che
hanno attivato investimenti
complessivi per 1 miliardo di
euro. Questi finanziamenti
hanno determinato una
crescita qualitativa di tutto
il comparto turistico.
Notizie
Trentino e Russia: via agli scambi
È la politica dei piccoli ma concreti passi quella che informa le due lettere
d’intenti sottoscritte, al termine di una fitta giornata di visite e incontri,
tra il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, il viceministro al turismo, sport e politiche giovanili della Federazione russa, Gunnadiy Pilipenhko, il ministro del turismo della Repubblica russa
di Altai, Euvgeni Vladimirovich Larin, ed il presidente del Comitato per
il turismo della Repubblica di Adigheya-Krasnodar, Vladimir Nicolaevich
Petrov. La collaborazione tra Trentino e Russia si svilupperà, in particolare, nel campo dell’impiantistica sciistica, ma si è aperta la strada anche ad
altre forme di partnership. Nel 2013 la Val di Fiemme ospiterà, per la terza
volta, i Campionati del mondo di sci nordico e l’anno successivo sono in
programma a Sochi, in Russia, le Olimpiadi invernali.
Di una giornata all’insegna dell’amicizia ha parlato anche l’assessore al turismo Tiziano Mellarini: «Stamane abbiamo messo a conoscenza dei Russi
il nostro potenziale turistico, frutto di un vero sistema del quale i Russi
hanno condiviso l’impostazione. È iniziata un’importante azione di comarketing: la possibilità di uno scambio frequente tra i loro e i nostri operatori turistici. Un’azione di rilievo sarà posta dal Comitato organizzatore
delle Olimpiadi alla formazione degli operatori. Altro aspetto riguarda la
presenza del Trentino alle fiere in Russia, una presenza che sarà allargata
anche a zone fino ad ora non frequentate. Altre iniziative potranno infine
essere sviluppate in campo sportivo con il coinvolgimento di alcuni protagonisti dello sport: abbiamo atleti di fama mondiale e questo sarà motivo
per dare forza ai nostri rispettivi prodotti».
La ripresa? Arriverà in primavera
È toccato a Innocenzo Cipolletta,
presidente dell’Università di Trento
e del Gruppo Ferrovie dello Stato,
chiudere l’incontro con gli attori del
sistema economico e sociale per la
verifica e il monitoraggio periodico
della manovra anticongiunturale varata dalla Giunta provinciale.
L’occasione, anche, per un importante annuncio: dal 14 dicembre
– con gli orari invernali – verrà
potenziato il servizio ferroviario tra
Bolzano, Trento, Verona e Roma.
Le previsioni? Cipolletta ritiene
«che è probabile una stagnazione
anche nei prossimi mesi, mentre solo nella primavera del 2010
vedremo segni confortanti di ripresa». Che fare, nel frattempo?
«Dobbiamo supportare il redddito
di chi ha perso il lavoro, i Paesi che
lo faranno di più e nel modo più
appropriato, saranno i primi a trarne beneficio. Dunque rafforzare la
competività vuol dire sostenere la
crescita. In questo contesto segnalo
la scarsa patrimonializzazione delle
aziende, eppure è là che dobbiamo
tornare, non è il momento di avere
famiglie ricche e aziende povere. E
in questa fase è più che mai centrale l’elemento dell’istruzione e della
formazione permanente. Infine, la
necessità di una politica della ricerca, lo sviluppo delle infrastrutture
(sapendo che l’efficienza di un territorio è data dalla manutenzione
e dalla gestione efficace ed intelligente del sistema infrastrutturale),
la capacità di perseguire tanto la
produzione di energie alternative
quanto una corretta gestione dei
rifiuti».
Il Trentino nel 2050
Cassa integrazione per 116 imprese
Sono 116 le imprese trentine per le quali è stata autorizzata la cassa integrazione in deroga. Lo rende noto l’Agenzia del Lavoro nel consueto aggiornamento settimanale relativo allo stato di avanzamento delle azioni
straordinarie per l’occupazione promosse dalla Provincia autonoma. Per
quanto riguarda il sostegno al reddito per le persone sospese dal lavoro
a causa della crisi, i lavoratori che ne hanno fino ad ora beneficiato sono
1.222, oltre la metà dei quali a tempo determinato.
Il Servizio statistica della Provincia
autonoma di Trento ha presentato
il modello di proiezione demografica dell’evoluzione della popolazione residente trentina fino all’anno
2050. I dati sono utili per indirizzare scelte strategiche e politiche
sul futuro della nostra provincia. La
popolazione residente crescerà fino
a raggiungere, nel 2030, le 620mila
unità. In aumento gli anziani, i residenti con cittadinanza straniera
(dagli attuali 42.500 ai 65mila tra
una decina di anni), il numero delle famiglie (nel prossimo trentennio raggiungeranno il numero di
290mila) e i single saranno la quota
maggiore con 90mila unità.
www.statistica.provincia.tn.it
il Trentino – novembre 2009
17
Calendario scolastico: si cambia?
Aperto sul portale della scuola trentina, www.vivoscuola.tn.it, il Forum per suggerimenti e proposte sul calendario scolastico. Come anticipato dall’assessore provinciale
all’istruzione e allo sport, Marta Dalmaso, il Forum è aperto a tutta la comunità, a cominciare ovviamente dal mondo della scuola. Resterà attivo fino a venerdì 4 dicembre
2009. Si può intervenire anche con semplici messaggi e-mail o con il cartaceo per via
epistolare. L’assessore leggerà «attentamente tutti i contributi utili per una riflessione
più mirata prima della decisione della Giunta provinciale sull’articolazione del calendario per l’anno scolastico 2010/2011».
Nella home page di vivoscuola, il Forum è collocato bene in vista e vi si può accedere
e registrarsi agevolmente. Oltre alle regole e ai suggerimenti per l’utilizzo del Forum
stesso, vengono ricordati i “vincoli” che anche la nostra Provincia deve rispettare nel
decidere il calendario scolastico, ma c’è anche la possibilità di consultare una documentazione sulle delibere, sulla normativa e sulle scelte in vigore negli altri paesi
europei.
e-mail: [email protected]
cartaceo: Norma Borgogno c/o vivoscuola,
Palazzo Istruzione via Gilli 3, 38121 Trento
Ecco la carta a scalare
Dal 23 ottobre non occorre avere il
biglietto o l’abbonamento per viaggiare in Trentino; infatti si può avere tutto in una tessera che può essere usata su tutti i mezzi pubblici,
con una maggiore convenienza. La
carta a scalare può essere su tessera
“anonima” oppure su tessera “nominativa”. A differenza della carta a
scalare nominativa, che è personale
(la ricarica avviene sulla smart card
degli abbonati), la carta a scalare
anonima può essere scambiata, ad
esempio in ambito familiare e può
essere utilizzata contemporaneamente da più utenti. La carta scalare è ora utilizzabile in tutto il territorio provinciale e si può acquistare
in tutte le biglietterie di Trentino
trasporti esercizio e Trenitalia, e
si può ricaricare anche presso tutte le Casse Rurali. Con la carta a
scalare non serve più che l’utente
acquisti i biglietti di volta in volta,
nè sul servizio urbano nè su quello extraurbano, la carta contiene
tutti i biglietti, può essere caricata
dell’importo desiderato dall’utente,
e gli viene di volta in volta scalato
l’importo corrispondente al viaggio
effettuato, il credito non ha scadenza e più un utente viaggia più ottiene sconti alla ricarica successiva,
sconti che possono arrivare anche
al 60 per cento.
www.trasporti.provincia.tn.it
Giovani, Trentino e Calabria insieme
Al Palazzetto di Levico Terme, durante la seconda edizione della Fiera delle idee, in una giornata dedicata ai Piani giovani e alle iniziative rivolte
ai ragazzi, il Trentino e la Calabria hanno sancito la loro collaborazione
nell’ambito delle politiche giovanili. Il presidente della Provincia autonoma
di Trento, Lorenzo Dellai, e il presidente della Regione Calabria, Agazio
Loiero, hanno firmato un Protocollo d’Intesa per lo sviluppo di progetti a
favore dei giovani che dà una veste ufficiale ad un rapporto di lunga data,
nato tanti anni fa con Monsignor Bregantini, che ha operato come vescovo
in una terra molto complicata, la Locride. «Con la firma di questo protocollo – ha concluso il presidente Dellai – noi vogliamo dare organicità e sistematicità alla nostra collaborazione e dare un contributo seppur piccolo
alla ricostruzione di un tessuto nazionale unitario».
Nuovi spazi per gli immigrati
Nuove sale, al 4° piano dell’edificio di via Zambra 11 a Trento, sopra il
Cinformi, arredate e attrezzate anche per la visione di contenuti video a
disposizione delle Associazioni di cittadini immigrati che hanno difficoltà
a trovare una sede per la loro attività. I nuovi spazi polivalenti, realizzati
dal Centro informativo per l’immigrazione della Provincia autonoma di
Trento, verranno utilizzati, tra l’altro, per lo svolgimento di corsi di lingua
italiana e per l’attività formativa rivolta alle Associazioni sugli aspetti giuridici e fiscali del terzo settore.
Il camper dei consumatori
Il “camper dei consumatori”, la
struttura mobile che ha il compito
di sensibilizzare la popolazione sulla consapevolezza e la conoscenza
di forme di tutela nel settore del
commercio (truffe e raggiri; utenze,
servizi pubblici e telecomunicazioni; prodotti difettosi; pubblicità
ingannevole; tutela dati personali;
assicurazioni, banche e servizi finanziari; assistenza nell’indirizzo
delle procedure di conciliazione;
alimentazione e salute; costruzioni, e compravendita immobili;
viaggi ecc.), si sposta nelle vallate
e nei centri periferici del Trentino. Diffondere informazioni di carattere educativo e accrescere nei
consumatori la consapevolezza del
proprio ruolo e dei propri diritti
all’interno del sistema economico,
rientra nei compiti istituzionali
dell’ente pubblico. L’iniziativa prevede l’estensione del servizio di
consulenza ed assistenza già presente nella sede di via Petrarca a
Trento. Informazioni sul progetto e
sul calendario delle uscite sul sito
www.centroconsumatori.tn.it.
18
il Trentino – novembre 2009
Filiera foresta-legno
La costituzione, entro la fine dell’anno, di una società dei produttori forestali; la definizione di una piattaforma tecnologica provinciale per
la filiera foresta-legno; un progetto
pluriennale di formazione e di alta
formazione per il settore; la messa a
punto di un progetto strategico per
la filiera: questi alcuni dei progetti
ai quali lavorerà la Cabina di regia
della filiera foresta-legno-energia e
contenuti nel Piano d’azione di legislatura 2009-2013. Un piano che
si configura come un vero e proprio
“patto per il legno” che riconosca
l’importanza strategica di questa
risorsa naturale.
Notizie
Tecnologia nei boschi
L’innovazione si fa strada nei boschi del Trentino, in particolare nelle tecnologie applicate alle operazioni di taglio e trasporto del legname. Recentemente nella Foresta di Paneveggio, in Val di Fiemme, il Servizio foreste
e fauna della Provincia autonoma di Trento ed il Cnr Ivalsa (Istituto per
la valorizzazione delle specie arboree) hanno presentato, in un cantiere
dimostrativo, un nuovo macchinario per l’esbosco via cavo del legname
tagliato. Si tratta di una innovativa teleferica a lunga distanza – progettata
da una ditta della Valle di Non – montata su una torretta trasportabile su
autocarro, un prodotto di eccellenza del know-how trentino il cui utilizzo
è destinato a velocizzare le operazioni di esbosco, aumentando la produttività, l’economicità e la sicurezza sul lavoro, con notevoli benefici per le
imprese boschive e per l’industria del legno.
Il Trentino esempio per gli USA
Flora e fauna: le regole
La legge provinciale 11/2007 (Governo del territorio forestale e
montano, dei corsi d’acqua e delle
aree protette) si arricchisce di un
nuovo regolamento attuativo in
materia di tutela della flora, fauna,
funghi e tartufi, approvato dalla
Giunta provinciale.
Nel Regolamento si stabilisce che
sono considerate tipiche dell’ambiente alpino, e come tali protette,
tutte le specie erbacee, arbustive, di
muschi e licheni che hanno diffusione naturale e spontanea nel territorio della provincia di cui sono
vietate l’estirpazione di piante, tuberi, radici, rizomi e stoloni, nonché la vendita o la commercializzazione, anche solo di parti di esse.
Il console americano per gli Affari politico-economici Benjamin Wohlauer, è stato ricevuto dal vicepresidente Alberto Pacher. «Con l’elezione del
presidente Barack Obama – ha sottolineato il console Wohlauer – negli
Stati Uniti stiamo assistendo ad un fiorire di sensibilità ecologiche per noi
del tutto nuove. Abbiamo quindi bisogno di esempi da studiare e, se possibile da imitare. Il Consolato americano in Italia ha deciso quindi di partire
proprio dal Trentino per individuare buone pratiche e per trovare nuovi
partner nel campo della ricerca». «Quello della eco-compatibilità – ha risposto il vicepresidente Pacher, – è un tema in Trentino molto sentito e
sul quale la Provincia sta facendo molti investimenti. Già la Microsoft ha
scelto il Trentino e i suoi centri di ricerca come partner di innovazione:
siamo pronti a verificare anche con i nuovi governanti statunitensi tutte le
possibili forme di collaborazione».
Inaugurata la scuola materna di Onna
L’assessore alla solidarietà internazionale e alla convivenza della Provincia autonoma di Trento, Lia Giovanazzi Beltrami, ha partecipato ad Onna
alla cerimonia di inaugurazione e avvio del servizio di refezione scolastica
della scuola materna intitolata a “Giulia Carnevale”, in memoria della giovane studentessa, vittima del terremoto del sei aprile scorso, che l’aveva
progettata. Nel corso della cerimonia l’assessore ha anche dato la notizia,
molto apprezzata dai presenti, che entro la fine di novembre sarà consegnata anche la chiesa di Onna, alla cui ricostruzione stanno collaborando
volontari della Val di Sole e nella quale è impegnato anche l’Ente Sviluppo
Porfido di Albiano.
Mezzi agricoli, guida sicura
Una vera e propria “scuola di formazione e qualificazione degli operatori all’uso in sicurezza dei mezzi
agricoli”; questa la decisione scaturita dalla Giunta provinciale per
garantire, attraverso specifici corsi
teorico-pratici, la sicurezza degli
operatori che utilizzano nel loro lavoro trattori e altri mezzi analoghi.
La morfologia del territorio trentino, l’importanza che l’agricoltura
assume nel quadro economico locale e in parte anche la stessa sottovalutazione dei rischi da parte degli
operatori fanno sì che gli incidenti
in questo settore continuino ad essere elevati. La struttura operativa
sulla quale sarà incardinata l’attività
di formazione è quella della Scuola
provinciale antincendi, che a Marco di Rovereto già dispone di un
centro di addestramento.
Scuola di territorio
È nata la Scuola di governo del territorio e del paesaggio, la cui gestione è affidata alla Trentino School of
Management. Prevista dalla riforma
urbanistica e dal terzo Piano urbanistico della storia dell’Autonomia,
la Scuola ha come obiettivo quello
di promuovere e diffondere una
vera cultura del paesaggio, elemento costitutivo dell’identità e della
tradizione trentina e componente
essenziale di una pianificazione che
vede paesaggio, territorio e sviluppo
in equilibrata relazione. Rivolta alla
formazione del personale di tutte le
comunità locali, la Scuola promuove e realizza iniziative formative in
materia di governo del territorio e
fornisce supporto a Comuni e Comunità per l’attuazione della Riforma istituzionale. Così la Provincia
autonoma di Trento investe sulla
formazione di amministratori, tecnici e liberi professionisti per dare
piena attuazione alle nuove leggi di
pianificazione urbanistica e di riforma istituzionale.
il Trentino – novembre 2009
Lettera
Da Malpensa a Gardolo in 95 minuti
Il comandante Zanlucchi e il primo volo in elicottero, nel 1959
Spettabile redazione,
leggo con attenzione e orgoglio, il
numero di ottobre de Il Trentino
dedicato ai primi 50 anni di attività
del soccorso aereo della Provincia
di Trento. Desidero tuttavia per
amore del vero, portare la Vostra
attenzione su alcune inesattezze
che mi colpiscono anche perché mi
coinvolgono personalmente e mi
riferisco, nello specifico, a quanto
contenuto nella pagina 3 e 4 dell’articolo firmato Corrado Zanetti.
Leggo della fondazione nel lontano
1958 dell’elisoccorso e dell’arrivo
a Trento del primo elicottero il 14
gennaio 1959. Come risulta dal mio
libretto di volo il Bell 47 I-TREJ fu
da me portato da Malpensa a Gardolo con un volo non stop durato
95 minuti. Allora, infatti, ero già in
possesso del brevetto commerciale di elicotterista oltre al brevetto
di volo di 3° grado svolgendo io, ai
tempi, la professione di pilota collaudatore presso l’azienda aereo-
Da sinistra: Bruno Avi, Lorenzo Dellai, Ernesto Zanlucchi e la moglie Lidia Gius.
nautica G. Caproni di Gardolo. Da
quella data in poi ebbe inizio la intensa e spesso “avventurosa” attività
di soccorso in montagna e dei primi
interventi ambientali nell’ambito
della Provincia autonoma di Trento. Tutta l’attività dei primi anni fu
portata avanti esclusivamente da
coloro che nell’articolo vengono
definiti “due nomi storici”, ovvero
il sottoscritto Ernesto Zanlucchi e
Ilario Stringari, primo tecnico motorista con il quale organizzammo
il servizio. Solo successivamente,
in risposta ad una domanda di servizio in continua espansione, nac-
19
que l’esigenza di un secondo pilota.
Io stesso fui istruttore di volo di
Riccardo Degasperi, poi ancora di
Giovanni Maiola e di Giuseppe Simonetti, il penultimo dei quali dagli anni Novanta in poi assunse la
responsabilità della gestione dell’attività di volo che si è andata sviluppando fino agli alti livelli odierni.
Ritengo pertanto che quanto scritto, riguardo il ruolo del pilota Riccardo Degasperi al quale va un affettuoso ricordo, non corrisponde a
come si sono svolti i fatti che ormai
possono essere definiti “storici”, e
sui quali esiste localmente ampia
documentazione.
Concludo ricordando a questa spettabile Redazione, che a conferma di
quanto esposto, il 16 ottobre 2009,
all’ interno della celebrazione della ricorrenza, lo stesso presidente
della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai mi ha conferito
(nella foto) una targa al merito in
cui si dice (cito testualmente) “…la
Comunità Trentina esprime riconoscenza e ringraziamento al valoroso e coraggioso pilota che per
primo affrontò le missioni di soccorso in montagna”.
Comandante Ernesto Zanlucchi
20
il Trentino – novembre 2009
Innovazione
L’opportunità è digitale
Così il Trentino ha dato l’addio alla “vecchia” televisione
C
entotrenta canali, più qualità e risoluzione nell’immagine e la possibilità da casa di partecipare a quiz,
sondaggi e in futuro di trovare informazioni
personalizzate e perfino di dialogare con la
pubblica amministrazione. Questo è la tivù
digitale e queste le opportunità che offre, in
continua evoluzione ed espansione.
Anche il Trentino, come altre realtà italiane, ha dato l’addio alla vecchia tivù analogica e il benvenuto alla nuova televisione.
La transizione al segnale digitale è infatti
iniziata in Trentino la notte del 15 febbraio,
quando a Trento, Rovereto ed in altri comuni sull’asse dell’Adige, dove vivono oltre 130
mila abitanti, con lo switch over hanno visto
“oscurarsi” Rai2 e Rete4, che hanno iniziato
a trasmettere con la nuova tecnologia. Quello di febbraio è stato un primo passaggio per
arrivare preparati all’appuntamento del 15
ottobre. In questo lasso di tempo, grazie
alle campagne di comunicazione messe in
campo dalla Provincia autonoma di Trento
e dal Ministero dello Sviluppo economico,
la maggior parte dei trentini si è dotata di
decoder, interattivo o zapper, oppure ne ha
approfittato per cambiare il vecchio apparecchio e dotarsi di una tivù integrata: almeno un trentino su quattro lo ha fatto.
In vista dello spegnimento del segnale
analogico e della transizione a quello digitale, la Provincia autonoma di Trento ha
dedicato particolare attenzione a chi ha più
di 75 anni, beneficiari anche del contributo
statale di 50 euro per acquistare un decoder
interattivo. Gli anziani del Trentino hanno
potuto contare sull’assistenza domiciliare
garantita dai consorzi Consolida e Cla che,
su appuntamento da fissare chiamando il
numero verde 800 961 924, hanno ricevuto
a casa un tecnico per collegare il decoder o
procedere con la sintonizzazione dei canali.
Per avere maggiori informazioni sul digitale,
dalla copertura del segnale fino ai problemi
di ricezione e sintonizzazione dei canali, il
Ministero ha attivato un ulteriore numero
verde aperto a tutti: 800 022 000.
Anche la Rai ha messo a disposizione i
propri tecnici, con uno sportello aperto nel
periodo della transizione in via Belenzani a
Trento dove i cittadini hanno potuto trovare
consigli pratici e suggerimenti per vedere la
nuova televisione.
Gli spot informativi sono passati in continuazione sulle emittenti televisive e radiofoniche. I quotidiani locali hanno messo a
In alto: antenne
e ripetitori
sulla cima
della Paganella.
disposizione una casella di posta elettronica e un numero di telefono per le richieste
d’aiuto, al quale rispondevano gli operatori
di Create-Net, esperti del settore.
Il 15 ottobre è così iniziata la transizione alla televisione digitale, costantemente
monitorata da una task force del Ministero
dello Sviluppo economico e dal personale
della Provincia autonoma di Trento. La task
force ha seguito da piazza Dante lo switch
off in tutte le nove zone del Trentino, partendo dalle valli Giudicarie per concludersi
con Trento e Rovereto.
Oggi siamo entrati in una fase di assestamento del nuovo sistema di trasmissione
in modalità digitale, che prevede il perfezionamento degli impianti presenti in Trentino
e che comporterà, per qualche settimana, la
necessaria risintonizzazione dei canali da
parte di quei cittadini che vivono in quelle aree dove ancora oggi alcuni programmi
non si ricevono in modo ottimale.
La transizione non ha trovato i Trentini
impreparati. Una ricerca, portata avanti dal
dipartimento di Sociologia dell’Università
di Trento, ha rilevato che più del 90% della
popolazione era “molto bene a conoscenza”
di questo passaggio e un ulteriore quota (attorno al 7%) ha affermato di esserne a conoscenza, sebbene in maniera superficiale.
Solo l’1% dei contattati non sapeva del cambiamento del segnale.
nnn
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22
il Trentino – novembre 2009
Agricolture
Olma, Trentino ospite d’onore
Agricoltura e alimentazione alla fiera di San Gallo
Adele Gerardi
L
a Provincia autonoma
di Trento è stata l’ospite d’onore del Cantone di San Gallo in occasione
della 67ª edizione dell’OLMA
(Ostschweizer Land- und Milchwirtschaftliche Ausstellung),
la fiera svizzera dell’agricoltura e
dell’alimentazione, che si svolge
nella città del Gallus ogni anno
in ottobre. Si tratta di un appuntamento molto noto non solo
in tutta la Svizzera, ma anche
nei territori alpini confinanti di
Austria e Baviera. Si potrebbe
definire una sorta di Oktoberfest
rosso crociata. Ogni anno sono
migliaia i visitatori che, tra un
bratwurst e una birra, affollano
la cittadina svizzera. Sono stati
385 mila, per la precisione, in
questa edizione 2009.
Ospite d’onore, accanto al
Trentino, anche la Provincia
autonoma di Bolzano. Alle due
province alpine è stata dedicata
infatti, nell’ambito della mani-
festazione, una mostra-vetrina
dell’ampia gamma dei loro prodotti enogastronomici e delle loro opportunità turistiche.
Ogni giorno nello stand, color
rosso, allestito nel Padiglione 9,
sei miniseminari enogastronomici hanno fatto conoscere al
pubblico svizzero l’eccellenza
delle bollicine del TRENTODOC, ma anche dei rossi come
il Teroldego Rotaliano, associati
maiali e ascensori, OLMA Dà I NUMERI
659 espositori, 25 mostre speciali e stand informativi hanno occupato all’OLMA 2009
una superficie espositiva netta di 27.383 metri quadri . L’intera superficie utilizzata,
suddivisa in otto padiglioni espositivi a 14 livelli e nell’area esterna, ammonta a
circa 49 mila metri quadri. Tra le 25 mostre speciali: Viaggio all’interno della Terra è
stata dedicata al progetto di energia geotermica della città di San Gallo. I visitatori,
attraverso un suggestivo e avventuroso viaggio, hanno potuto scoprire cosa si
nasconde nei sotterranei di San Gallo. All’interno di un ascensore denominato Geolift
si passava virtualmente davanti a pescecani e sauri, scendendo fino a 4400 metri
di profondità, ove scorre l’acqua calda, a oltre 150 gradi, utilizzata dalla centrale
geotermica. L’ energia geotermica per le sue caratteristiche di rinnovabilità sarà
infatti una delle possibili alternative per il futuro. Non basta. Oltre 200 giovani
falegnami delle associazioni di mastri falegnami di San Gallo e di Thur-Linth si sono
sfidati per conquistare un posto ai campionati. Ed OLMA, per la prima volta, ha
offerto un servizio SMS, tramite cui richiedere i risultati delle corse di maiali (una
delle attrazioni più curiose, con tanto di scommesse), così come gli eventi salienti
quotidiani.
al Trentingrana o alle mele renette della Val di Non. Successo
tra il pubblico per tutti i prodotti: dalla grappa al puzzone
di Moena. Galeotta la presentazione, al pubblico e alla stampa,
del Trentino come “terra di contrasti”, dove lo scenario mediterraneo degli sport d’acqua sui
laghi – con tanto di palme e ulivi
esaltato dal particolare bouquet
dell’olio d’oliva del Garda – fa da
contraltare al fascino nordico dei
paesaggi delle Dolomiti con le
miriadi di opportunità di sport
e vacanze sulla neve. Un’offerta
turistica a tutto tondo, dunque,
non lontana dalla porta di casa.
Gli svizzeri non amano percorrere molti chilometri per fare
una vacanza, anche se “esotica”,
e scoprire le eccellenze trentine
li ha sorpresi favorevolmente:
«Fino ad oggi il Trentino era
In alto il carro allegorico a tema.
Nella pagina a fianco il Coro Cima Verde
di Vigo Cavedine, lo stand del Trentino,
l’Associazione musicale Böhmische
Judicarien, e la sfilata delle manze
di razza Bruna e di razza Rendena.
per me solo una terra di passaggio nei viaggi verso il sud,
ma adesso so che posso anche
fermarmi lì per le vacanze» così
ha affermato Hanspeter Egli, direttore dell’OLMA, degustando
una trota iridea con un bicchiere di spumante Mach. Insomma
nei giorni della fiera si è concretizzato l’augurio contenuto nel
messaggio di saluto e di ringraziamento al Cantone di San Gallo del presidente della Provincia
autonoma di Trento, Lorenzo
Dellai. «Questa fiera rappresenta per noi una preziosa occasione per far conoscere il Trentino,
le sue peculiarità e i suoi punti di
forza, il suo paesaggio e, perché
no, anche i nostri progetti futuri.
Ad iniziare da quello che ci vede
protagonisti nella costruzione di
un’idea di futuro che, partendo
dalla comune identità di terre
alpine, sappia valorizzare l’uomo
e l’ambiente perseguendo il benessere dell’uno e dell’altro, facendo sentire all’Europa la voce
di piccoli territori orgogliosi dei
propri valori, ostinatamente legati alle proprie tradizioni, alla
propria storia e cultura ma al
il Trentino – novembre 2009
tempo stesso determinati, come
lo è in particolare il Trentino, a
puntare sull’eccellenza».
L’inaugurazione ufficiale della mostra è stata affidata – in segno di grande stima – all’armonia delle voci del coro trentino
Cima Verde, che si è esibito sul
palco dello Stadt Theater alla
presenza delle massime autorità svizzere e, per la Provincia
di Trento, dell’assessore alla cultura, ai rapporti europei e alla
cooperazione, Franco Panizza. Nell’incontro ufficiale con
Hans-Rudolf Merz, presidente
della Confederazione elvetica,
l’assessore Panizza ha voluto ribadire l’importanza che hanno
per il Trentino le collaborazioni
transfrontaliere, non solo nello
scenario europeo contemporaneo, ma soprattutto nel contesto
della salvaguardia dei territori
alpini e delle loro tradizioni. «La
partecipazione delle due Province autonome di Trento e Bolzano ad Olma rappresenta un’ulteriore tappa nella costruzione
di una rete di relazioni e rapporti transfrontalieri che sappiano
valorizzare e porre all’attenzione della Comunità europea le
specificità e le esigenze dei territori alpini. La presenza della
Provincia di Trento qui, inoltre,
è ancor più significativa perché
segna un’azione concreta per la
salvaguardia dell’agricoltura di
montagna intesa come settore
di produzione di qualità che,
in contrasto con la produzione
massificata, si pone come chiave
di volta per gestire la globalizzazione dei mercati» ha aggiunto
200
i partecipanti
trentini
alla sfilata
per le vie
del centro
svizzero
l’assessore Panizza. Evento clou
del soggiorno svizzero è stato il
corteo coreografico che ha sfilato attraverso le vie del centro di
San Gallo e che per tradizione
simboleggia il tributo all’ospite d’onore. La folta delegazione
trentina, circa 200 tra appartenenti ai gruppi folcloristici e
alle bande musicali, ha riscosso
molti applausi: 37 mila i visitatori dell’OLMA in questa giornata. Il corteo è confluito nell’Arena, utilizzata per l’occasione
come teatro di esibizione per le
tre bande musicali folcloristiche
del Trentino: la Banda Musicale
Folkloristica Magnifica Comunità di Folgaria, la Banda Folkloristica di Telve e l’Associazione
musicale Boemische Judicarien.
La cerimonia si è chiusa con uno
spettacolo di danza del gruppo
El Guindol della Val di Peio.
A rappresentare il Trentino,
oltre ai prodotti culinari, c’era
a OLMA anche un’esposizione permanente di animali delle razze bovine alpine più note
come la Bruna e la Rendena e i
cavalli Norici, che hanno trainato, provvisti dei finimenti d’occasione, due carri allegorici a
tema con le mele e il vino come
protagonisti. Una proposta fantasiosa e colorata, innovativa
nella forma, ideata da Luigi Leveghi ed allestita dai ragazzi del
Comitato della Festa dell’uva di
Verla di Giovo.
OLMA è stata l’occasione
per presentare al pubblico svizzero il Progetto Superbrown,
al quale da più di vent’anni le
Federazioni degli allevatori del
Trentino e dell’Alto Adige collaborano per il miglioramento genetico della razza bovina. «Per il
Trentino – ha spiegato l’assessore provinciale ad agricoltura,
foreste, turismo e promozione,
Tiziano Mellarini – l’agricoltura è un patrimonio di grande
valore, unico nel suo genere, e
contribuisce a rendere la nostra
provincia una terra originale.
Avere la possibilità di prendere
parte ad una vetrina delle pro-
23
duzioni tipiche, in cui anche la
nostra agricoltura di montagna
è protagonista, rappresenta un
vero e proprio punto di contatto
tra il mondo “verde” e l’utenza
dei cittadini».
La Trentino Spa ha curato
tutta la sezione relativa ai prodotti trentini, mentre quella
zootecnica è stata affidata alla
Federazione Allevatori della
Provincia di Trento, rappresentata ad Olma dal presidente
Silvano Rauzi e dal direttore
Claudio Valorz.
OLMA ha significato per il
Trentino probabilmente molto
più che una tappa di mercato,
perché nei momenti di scambio
con il pubblico svizzero e con gli
altoatesini, si è avvertita – a detta di tutti – una forte empatia, al
di là delle differenze di lingua e
di cultura. Si è manifestata l’esistenza concreta di un particolare
codice comune di comunicazione non verbale, fatto di sapori,
di odori, di azioni affini, non
esplicitate, ma date per ovvie,
riconosciute dalle comunità che
vivono di agricoltura di montagna: un’unità nella diversità.
nnn
24
il Trentino – novembre 2009
Scienze
Il percorso delle meraviglie
Le nuove sale permanenti del Museo di scienze naturali
Elisabetta Curzel
C
omincia così fin dall’infanzia: quando un
bimbo raccoglie una
pietra, un legnetto o una conchiglia lo fa solitamente perché
sono strani, colorati o luccicanti. L’anomalia, la bellezza,
il carattere insolito e persino la
mostruosità degli oggetti naturali sono infatti alla base della
fascinazione che da sempre
l’uomo subisce nei confronti
della natura. Come omaggio a
questo meccanismo di risposta estetica ed emozionale, il
Museo Tridentino di Scienze Naturali apre le nuove sale
permanenti con una rivisitazione della Wunderkammer.
Eliminati armadi e stipetti di
antica memoria, l’arredamento realizzato dall’architetto
Maria Cristina Stanchina utilizza cubi bianchi, luce bianca
e pareti bianche: protagonisti
diventano così gli oggetti: uova
gigantesche o piccolissime,
crani di foggia e stazza impensata, scheletri o gusci di animali difficili da immaginare. Di
lì comincia il viaggio.
Il percorso – che occupa
parte del primo e secondo piano della sede storica del museo,
Palazzo Sardagna (la splendida
architettura di transizione tra
stile rinascimentale e stile barocco situata in via Calepina,
a Trento) – vuole anzitutto
coniugare elementi apparentemente contrastanti. «Sono sale
permanenti, ma effimere al
tempo stesso: dureranno infatti solo un paio d’anni – spiega
l’architetto Stanchino – fino al
trasferimento nella nuova sede
ideata da Renzo Piano. Volevamo rinnovare l’esistente,
ma conservare al tempo stesso
parte degli arredi tradizionali.
Abbiamo investito molto sui
contenuti e sulla coerenza sti-
listica del percorso: il risultato
è una sistemazione che fa da
ponte temporale verso il nuovo Muse».
Le sezioni ospitate nelle
nuove sale parlano di biodiversità, geologia e preistoria alpina. Dopo la Wunderkammer,
il design ragiona nello spazio
per eliminazione: tolti i diorami (ovvero le ambientazioni in
scala dei vari scenari, protetti
da vetrine), gli oggetti si avvicinano al visitatore fino alla sala
ja, wunderkammer
Veniva chiamato Wunderkammer (“Camera delle meraviglie” in tedesco) l’ambiente
in cui, tra Cinquecento e Settecento, i collezionisti conservavano raccolte di oggetti
straordinari. Considerate da alcuni “antenate” dei musei – benché mancassero di
regole per la sistemazione degli oggetti – le Wunderkammen contenevano oggetti
inconsueti provenienti dalla natura (i cosiddetti Naturalia) oppure creati dall’uomo
(Artificialia).
In alto: area “bandus”.
A sinistra e nella pagina seguente:
spazi espositivi.
che ospita l’ormai celebre orso,
dove invece le bacheche degli
anni Settanta sono state mantenute, riverniciate e dotate
di led. Tra l’inizio e la fine del
percorso, stimoli multimediali a piacimento: per bambini,
che trovano nel gioco un siste-
il Trentino – novembre 2009
25
Dal municipio al muse
Il Museo Tridentino di Scienze Naturali
ha origine nel Settecento: a fine secolo,
alcuni notabili trentini costituirono il suo
primo nucleo presso il municipio della
città fornendo collezioni di minerali,
pietre e conchiglie, che si affiancavano
a reperti archeologici ed antichità. Nei
secoli successivi, il museo venne ospitato
presso Palazzo Thun e poi nell’odierna
Facoltà di Sociologia prima di approdare
nell’attuale sede di via Calepina. A
partire dal 2012, il museo diverrà MUSE
e verrà trasferito nella nuova sede,
progettata da Renzo Piano.
ma per apprendere, ma anche
per adulti dal palato esigente,
grazie a software che permettono di esplorare nel dettaglio
ambienti lontani. Un occhio
di riguardo è stato riservato
anche alle diverse modalità
di fruizione: il visitatore può
optare per un percorso preferenziale facilmente intuibile, e
muoversi come singolo, o può
approfondire la tematica che
interessa, consultando le guide o i dispositivi situati lungo
il cammino. Le nuove sale verranno presentate al pubblico
domenica 29 novembre, dalle
14 alle 22. La settimana che
precede l’evento è tutto un susseguirsi di appuntamenti grandi e piccoli. Da ricordare Se al
museo di notte, previsto lunedì
23 novembre dalle 21 alle 24
(con silent disco, light painting
e spettacoli al buio); l’appuntamento per i più piccoli con
Cristina D’Avena (venerdì 27
novembre, dalle 15 alle 18); e Il
museo come cantiere di espressione giovanile, organizzato in
collaborazione con il Gruppo
OASI (sabato 28, dalle ore 14
alle 24).
Per informazioni sul programma dell’intera settimana
è possibile consultare il sito
www.mtsn.tn.it
oppure telefonare al numero
0461 270 311.
nnn
26
il Trentino – novembre 2009
Territorio
La guerra nel Parco
Il Colbricón, i laghetti e la storia delle mine
Arianna Tamburini
U
n itinerario da percorrere prima che la neve
imbianchi le cime, ci
conduce nello straordinario
paesaggio del Parco naturale
Paneveggio-Pale di San Martino, che si estende nel Trentino
orientale tra le Dolomiti – di
recente bene dell’Unesco – e le
cime della catena del Lagorai.
L’itinerario inizia dal parcheggio di malga Rolle, poco
sotto il passo, a circa 1.900 metri di quota: di fronte a noi lo
spettacolo maestoso delle Pale
di San Martino. Qui si imbocca il sentiero SAT 348 che si
addentra nella fitta pineta del
parco, nei cui confini bisogna
prestare una particolare atten-
zione all’ambiente: si possono
percorrere solo i sentieri segnati e non bisogna raccogliere o
danneggiare flora e fauna. Una
passeggiata di circa mezz’ora
porta ai due laghetti di Colbricón (quota 1.922 m), incastonati in una conca boscosa, ai piedi
della cima omonima. Questi
specchi trasparenti, nelle giornate limpide, riflettono quasi
magicamente il paesaggio circostante; cielo, boschi e guglie
sembrano rincorrersi nell’acqua
a confondere lo sguardo. Aggirato il lago superiore e il piccolo
rifugio privato aperto nei mesi
più caldi, si raggiunge il passo di
Colbricón, da dove si diparte il
sentiero SAT 349. Si sale attraverso ripide balze rocciose per
addentrarsi nell’ampia conca
glaciale racchiusa a nord dall’imponente parete di cima Stradon
– Colbricón Piccolo (2.511 m) e
a sud dalle guglie della vetta superiore del Colbricón (2.602 m),
divenuta famosa per gli episodi
della prima guerra mondiale. In
questo paesaggio, disseminato
di detriti morenici, è frequente
imbattersi in marmotte e, se si
è più fortunati, in camosci che
presidiano come sentinelle le
guglie porfiriche.
In due ore di cammino si
raggiunge la sella (circa 2.400
m) che separa il Colbricón dal
In alto: le montagne si specchiano nel lago superiore di Colbricón.
Sotto: salita al Colbricón: in primo piano la cima orientale, sullo sfondo quella occidentale con i denti della cresta fatta esplodere.
Colbricón Piccolo. Qui il territorio, seppur a novant’anni di
distanza, ci parla ancora delle
ferite inferte dalla Grande Guerra; feritoie e ricoveri si aprono a
tratti lungo le pareti, mentre più
su, sulla cima occidentale del
Colbricón, gli aspri profili rocciosi parlano di una tremenda
guerra di mine, che sconvolse
l’orografia delle vette.
Il Colbricón e la Cavallazza,
alture dominanti il passo Rolle,
non rientravano originariamente nella linea di difesa allestita
dagli austriaci nell’ipotesi di
un’entrata dell’Italia nel conflitto contro l’Impero. Tuttavia,
con l’aprirsi del nuovo fronte
di guerra, gli austro-ungarici
occuparono entrambe le cime,
fortificandole con avamposti
nei mesi successivi.
Per tutto il 1915 le montagne non furono interessate dalle operazioni belliche, ma nel
1916, nel corso della controffensiva che l’esercito italiano
tenne lungo le montagne della
val di Fiemme (successiva alla
Strafexpedition), il Colbricón
divenne teatro di accesi scontri. Nel luglio del 1916, con
un’energica azione, gli italiani
conquistarono la Cavallazza, il
passo di Colbricón e l’omonima
cima orientale. In ottobre, dopo
un fuoco d’artiglieria preparatorio, gli italiani presero anche
la cima occidentale del Colbricón. Gli austriaci tentarono un
contrattacco che, seppur non
diede i risultati sperati, permise
di insediarsi poco sotto la vetta
appena persa. Da queste postazioni prepararono l’azione di
riconquista della cima occidentale del Colbricón, che venne
condotta ad inizio novembre
del 1916: con una decina di scale collocate una vicina all’altra,
il Trentino – novembre 2009
gli austro-ungarici riuscirono a
superare la parete rocciosa sorprendendo il presidio italiano.
Dopo la tregua forzata imposta dalle abbondanti nevicate,
i due eserciti ripresero le ostilità
nella primavera del 1917, con
una distruttiva guerra di mine.
La cresta rocciosa tra la cima
orientale italiana e quella occidentale austriaca era caratterizzata da tre guglie: nell’aprile del
1917 gli italiani fecero brillare la
guglia più vicina alla cima occidentale, utilizzata dagli austriaci come avamposto per scorgere
eventuali movimenti dell’esercito nemico.
Della ventina di uomini che
componevano il presidio imperiale, si salvarono solo in quattro. Le operazioni di recupero
delle vittime furono assai difficili, poiché lo scoppio della mina
italiana fece crollare anche la
galleria scavata nelle neve, che
collegava il presidio della guglia
alla cima occidentale del Colbricón.
Decisi a conquistare completamente il Colbricón, gli italiani progettarono una galleria
per far saltare l’intera cima occidentale. Gli austro-ungarici,
appena si accorsero delle intenzioni della parte avversa, iniziarono lo scavo di una caverna di
contromina, ma poiché erano
privi di mezzi meccanici dovettero lavorare manualmente e la
galleria progrediva soltanto 30
centimetri al giorno. Ritenendo di poter saltare in aria da un
momento all’altro, ridussero il
numero di uomini del presidio
posto sulla vetta della montagna. Contestualmente progettarono un’azione per individuare
l’ingresso della galleria italiana e
dedurne la direzione. A mezzanotte dell’11 luglio 1917 scattò
“l’azione Kiss” che, condotta con
una cinquantina di uomini, permise la conquista della seconda
e della terza guglia della cresta,
ma non la distruzione della galleria italiana, il cui ingresso era
situato in un posto protetto,
poco sotto le alture rocciose. Gli
austriaci riuscirono, tuttavia, a
far saltare il deposito di esplosivo degli italiani.
Sorpresi dall’azione, gli italiani affrettarono i loro lavori
e pochi giorni dopo, caricato il
fornello di mina con 8.000 kg
di esplosivo, fecero saltare la
montagna. La ridotta quantità
di esplosivo, accanto al posizionamento non abbastanza vicino
alla cima occidentale, distrusse
ulteriormente il primo dente e
parte della cima austriaca, senza però annientarne il presidio.
Nel corso dell’estate gli imperiali, per difendere ciò che
rimaneva del caposaldo, proseguirono lo scavo della loro
galleria di contromina, ma gli
italiani decisero di porre tra essi
e il presidio austriaco un cratere tale da arrestare qualunque
scavo. Nel settembre del 1917
scoppiò la terza mina, che distrusse completamente il primo
dente – del quale oggi rimangono solo detriti – lasciando però
quasi indisturbato il presidio
sulla cima occidentale del Colbricón, che fu bersagliato ripetutamente della artiglierie italiane. L’esito delle battaglie sul
fronte dell’Isonzo, con la scon-
In alto: la cima del Colbricón, con la valle
glaciale racchiusa dalle pareti della cresta
Cima Stradon-Piccolo Colbricón.
A sinistra: vista sul Piccolo Colbricón
da una postazione sulla superiore,
omonima, cima occidentale.
A destra: il lago superiore di Colbricón,
con il rifugio e l’omonima cima orientale.
1916
gli italiani
conquistano
la cima
del Colbricón
fitta italiana di Caporetto e il ripiegamento fino al Piave, allontanò la guerra dalle montagne
fiemmesi e, nel novembre del
1917, l’esercito italiano si ritirò
dal Colbricón e dal passo Rolle.
Rimasero i segni del conflitto:
dalla forcella fra le due vette
del Colbricón è ben visibile,
alzando gli occhi verso la cima
occidentale, la devastazione
causata dalla guerra di mine. È
27
su questa forcella che si chiude
l’escursione; il rientro può avvenire attraverso lo stesso percorso, oppure si può proseguire
lungo il sentiero SAT 349 fino
alla vicina forcella di Ceremana
(quota 2.428 m), scenografico
intaglio roccioso tra il Colbricón e cima Ceremana, presso
la quale si notano ancora i resti
del caposaldo militare austriaco
che presidiava quella posizione.
La forcella offre una splendida
visuale, nelle belle giornate, sul
gruppo delle Pale di San Martino. Da qui, un percorso più
impegnativo conduce verso
malga val Cigolera (1.880 m) e
nuovamente al passo di Colbricón. I più allenati possono scendere attraverso la val Ceremana
sul sentiero SAT 337, lungo le
retrovie austro-ungariche, ma
devono lasciare un’auto presso
il lago di Paneveggio (1.450 m
circa) e coprire un dislivello di
circa 1.000 metri.
nnn
28
il Trentino – novembre 2009
Territorio
C’è del permafrost da difendere
Un progetto di ricerca sul terreno ghiacciato in Trentino
I
l 24 per cento della superficie dell’emisfero settentrionale del nostro pianeta
è coperta da un terreno perennemente ghiacciato che prende
il nome di permafrost. Questo
terreno contiene una rilevante
quantità di ghiaccio ed è, naturalmente, impermeabile. Il permafrost, elemento caratterizzante dei paesaggi dell’Alaska e
della Siberia, rappresenta, come
si può facilmente immaginare,
una delle prime vittime del riscaldamento climatico globale. Proprio la degradazione del
permafrost che interessa vasti
territori situati oltre il Circolo
polare artico ha cominciato a
provocare ingenti danni a strutture, edifici, strade e ferrovie. Il
problema ha raggiunto una soglia d’allarme tale da attivare i
governi di Stati Uniti d’America
e Russia nella ricerca delle prime misure di contenimento.
I ghiacciai in Trentino
hanno raggiunto negli ultimi
anni una grande considerazione, un’attenzione non solo
riservata alle estese aree gelate
dell’Adamello, della Presanella e
delle cime del gruppo dell’Ortles-Cevedale, ma rivolta anche
ai ghiacciai minori presenti negli ambienti dolomitici come il
ghiacciaio della Marmolada, le
vedrette del Gruppo di Brenta,
il ghiacciaio della Fradusta sulle
Pale di San Martino.
Se per ghiacciai e vedrette è facile notare visivamente
le variazioni stagionali, il permafrost richiede, per lo studio
delle sue variazioni, procedure
complesse e strumentazioni
sensibili. Tuttavia anche il monitoraggio di questo particolare
aspetto dell’ambiente alpino ha
assunto una sempre maggiore
importanza.
Il “problema permafrost”,
per il quale si è espresso recentemente anche il presidente
degli Stati Uniti Barack Obama,
può sembrare estraneo alle nostre valli, ma non lo è affatto.
L’arco alpino è, infatti, interessato da questo fenomeno, presente sporadicamente ad altitudini superiori ai 2.600 metri.
Non sono soltanto ghiacciai e
vedrette a caratterizzare il paesaggio dell’alta montagna, ma
anche i rock glacier forme caratteristiche dell’ambiente periglaciale costituite da depositi
di materiale sciolto frammisto
a ghiaccio. I rock glacier sono
i principali indicatori della presenza di permafrost in ambiente montano.
Sopra: misura della temperatura della
superficie del suolo alla base del manto
nevoso. Ghiacciaio delle Lobbie.
Sotto: il ghiacciaio dell’Adamello ripreso
dal rock glacier del Maroccaro.
La degradazione del permafrost a causa dei cambiamenti
climatici in atto, e la conseguente fusione del ghiaccio
presente nei rock glacier, può
provocare l’instabilità dei versanti alpini che li ospitano, con
il conseguente innesco di fenomeni franosi. Tali fenomeni in
alcuni casi possono interessare
le vie di transito e le infrastrutture in alta quota.
Studiare e monitorare la situazione del permafrost e dei
rock glacier, è una necessità davanti alla quale tutti i territori
alpini d’Europa hanno dimostrato una concreta sensibilità.
Per questo è nato il progetto internazionale di ricerca Perma-
il Trentino – novembre 2009
NET, che si pone come obiettivo quello di coinvolgere tutti
i Paesi dello Spazio Alpino per
affrontare problematiche ed
eventuali situazioni di rischio,
attraverso una rete di monitoraggio comune.
Diversi i partner che costituiscono il gruppo di ricerca
per il Trentino: ad affiancare il
Servizio Geologico della Provincia autonoma di Trento, vi
sono l’Università di Pavia con
il dottor Roberto Seppi del
Dipartimento di Scienze della
Terra, l’Università di Padova
con il professor Alberto Carton del Dipartimento di Geografia, l’Università di Trento,
con il professor Riccardo Rigon
del Dipartimento di Ingegneria
Civile e Ambientale e direttore
del CUDAM, il Centro Universitario per la Difesa Idrogeologica dell’Ambiente Montano, il
geologo Matteo Zumiani e l’ingegner Matteo Dall’Amico di
Mountain-eering. Partecipano
infine, in qualità di osservatori,
l’Ente Nazionale Esercenti Funiviari, il Parco Naturale Adamello Brenta Geopark e la Società degli Alpinisti Tridentini.
Si stima che la diffusione
del permafrost nella nostra
provincia sia limitata rispetto
all’estensione del territorio e
confinata nelle aree periglaciali di alta quota, ovvero sopra i
2.600 metri. Proprio in queste
zone, a partire dall’estate del
2008, è cominciata l’attività del
gruppo di ricerca trentino.
Le prime indagini hanno
interessato i gruppi montuosi
dell’Ortles-Cevedale, dell’Adamello-Presanella e la Marmolada. Individuate le prime
sedi di potenziale presenza del
permafrost, le ricerche si sono
concentrate sull’Adamello per
una prima fase di approfondimento.
Nei pressi del rifugio ai Caduti dell’Adamello sono stati
attrezzati due fori profondi
circa 20 metri, situati immediatamente a valle del rifugio, nei
quali è stata collocata una cate-
29
Sopra: il ghiacciaio delle Lobbie nell’agosto del 2009.
Sotto: messa in opera dei sensori per rilevare la temperatura della superficie del suolo presso la vedetta della Presena.
na di termometri ad acquisizione automatica, per monitorare
l’escursione termica del sottosuolo. I risultati di un anno di
indagini hanno confermato che
il terreno, a partire da circa 15
metri di profondità, è rimasto
sempre congelato e che pertanto il sito individuato sull’Adamello è caratterizzato dalla
presenza di permafrost.
Al momento attuale non si
conosce la profondità massima del terreno perennemente
congelato, anche se, secondo
alcune stime, nella catena alpina esso dovrebbe spingersi
fino ad almeno 120-150 metri
di profondità. Presso il rifugio
vengono regolarmente condotte, inoltre, anche misure inclinometriche del pendio.
Un altro risultato di concreta importanza conseguito
dal gruppo di ricerca trentino,
e argomento di rilevanza del
progetto PermaNET, è la realizzazione del catasto dei rock glacier presenti sul territorio. Nel
catasto sono inclusi i rock gla-
cier attivi e quelli relitti. I primi
si spostano a valle con velocità
che varia da alcuni centimetri
ad alcuni decimetri all’anno, i
secondi non contengono più
ghiaccio al loro interno e sono
privi di movimento. I dati contenuti nel catasto dei rock gla-
cier saranno a breve utilizzati
per perfezionare un modello di
distribuzione del permafrost in
Trentino.
Fin dal 2001 nel Gruppo
dell’Adamello i ricercatori stanno studiando due rock glacier
particolarmente rappresentativi, misurandone annualmente
gli spostamenti.
Dopo questi primi importanti risultati, nei prossimi mesi
gli studi proseguiranno seguendo le metodiche già impostate,
con frequenti contatti internazionali. Lo scopo è di arrivare,
quanto prima, a concretizzare una rete di siti sensibili che
copra tutta l’area delle Alpi,
consentendo di minimizzare
i rischi naturali, di contribuire
allo sviluppo sostenibile del territorio e all’implementazione di
buone pratiche di gestione dello stesso. (at)
nnn
30
il Trentino – novembre 2009
Culture
Million Dollar Man sceglie Trento
La storia del ricercatore americano e di un finanziamento record
Alessandra Saletti
S
heref S. Mansy, classe
1975, giovane e brillante
ricercatore statunitense
dell’Università di Denver in Colorado sarà in Italia per i prossimi cinque anni per fare ricerca
presso il CIBIO, il Centro di
biologia integrata dell’Università
di Trento. La sua missione sarà
quella di studiare l’origine della vita, lavorando alla sintesi di
una cellula artificiale. La notizia,
che circola già da qualche tempo
negli ambienti scientifici, suscita
interesse anche fuori dai confini del mondo accademico per
il calibro dello scienziato e per
la ricca “dote” che porta con sé
a Trento: complessivamente un
milione di dollari, da spendere
per fare ricerca.
Mansy, infatti, nonostante
la giovane età, si è già distinto a livello internazionale per i
suoi studi di biologia sintetica
e per questi ha ricevuto il consistente finanziamento messo a
disposizione dalla Fondazione
Armenise-Harvard per il programma Career Development
Awards. Ogni anno la Fondazione sostiene uno o due scienziati
dotati di particolari capacità con
l’obiettivo di contribuire a creare
nuove aree di ricerca nel settore delle scienze biologiche nel
nostro Paese, incentivando la
mobilità internazionale e favorendo rapporti di collaborazione
tra gli scienziati italiani e la Harvard Medical School di Boston
(HMS). Dal 1996 fino ad oggi la
Fondazione ha investito in Italia
oltre 14 milioni di dollari creando 12 laboratori per i beneficiari
del Career Development Award,
finanziando tre PhD presso la
Harvard Medical School e premiando 21 giovani giornalisti
scientifici.
Per il 2009 la Fondazione ha
dunque deciso di credere in Sheref Mansy che, per portare avanti
la sua attività di ricerca – vale a
dire per pagare il suo stipendio e
quello degli altri membri del suo
gruppo e per sostenere le spese
per le apparecchiature necessarie – riceverà un finanziamento di 200mila dollari
l’anno per cinque anni. E
proprio a Trento Mansy ha
scelto di investire per proseguire la sua promettente
carriera scientifica, convinto
dalle ottime premesse
del centro CIBIO
e dall’attenzione
che da qualche
tempo l’Ateneo
trentino riserva
agli studi sulla
biologia integrata. Per l’Università di Trento
riuscire a battere l’agguerrita
concorrenza
internazionale
e ad attrarre un
giovane talento
statunitense è un ulteriore segnale della positiva reputazione
che l’ateneo si sta conquistando
nella comunità scientifica, soprattutto in settori emergenti e
strategici come quelli legati alle
scienze della vita.
L’attività di ricerca di Mansy,
infatti, si concentra proprio sulla replicazione cellulare: quella
proprietà, affascinante e al tempo stesso ancora misteriosa, che
costituisce il fondamentale presupposto della vita sulla Terra.
A Trento Mansy proseguirà la
sua attività, premiata recentemente da una pubblicazione
Il ricercatore statunitense
Sheref Mansy;
nella pagina successiva
con il presidente della
Provincia Dellai e con il
rettore dell’Università
Davide Bassi.
sull’importante rivista “Nature”,
cercando di dare sostanza all’intuizione secondo cui la vita comincerebbe da semplici vescicole, prima che da cellule. E lo farà
tentando di ricreare in laboratorio delle cellule artificiali, partendo da componenti biologici
primari, in modo da osservare
più facilmente i meccanismi di
replicazione genetica all’interno
delle vescicole che stanno alla
base della divisione cellulare. Le
competenze e le tecnologie che
entreranno in campo in questa
indagine sono fortemente transdisciplinari: vanno infatti dalla
chimica delle proteine e dei lipidi alla biologia molecolare, dalla
biofisica alla nuova biologia sintetica. Ma che cos’è in realtà la
vita? E come si può ricostruire
qualcosa che già di per sé è tanto difficile da definire? «Queste
domande mettono in luce come
la riproduzione in laboratorio
di strutture analoghe alle cellule
primordiali sia una sfida formidabile», commenta Alessandro
Quattrone, direttore del CIBIO
di Trento e artefice del contatto con Mansy. «Purtroppo non
esistono in natura indizi che ci
possano suggerire come fosse
il Trentino – novembre 2009
la prima cellula comparsa sulla Terra», e di come la stessa si
sia moltiplicata e sia evoluta. La
ricostruzione in laboratorio di
questo processo ancestrale, che
risale a circa 3,5 miliardi di anni
fa, non ci permetterebbe soltanto di capire finalmente quali
fenomeni chimici presiedono
all’emergere della vita, ma anche di realizzare applicazioni di
importanza cruciale in ambito,
ad esempio, di sostenibilità ambientale: penetrare il segreto più
basilare della vita per riconciliarci, in un certo senso, con essa.»
«Per cominciare questo
cammino, come ricercatori, partiremo dal basso – spiega Mansy – osservando e tentando di
ricreare la ricca varietà di fattori
e condizioni, come la concentrazione di proteine, l’attrazione di
ioni, la viscosità o l’attività enzimatica, che caratterizzano una
vescicola.
Questo innovativo approccio dal basso rende più evidente
come le differenti reazioni biochimiche si influenzino l’un l’altra e come si combinino nel formare una cellula perfettamente
funzionante. In questo modo
è più facile comprendere quali
siano i requisiti minimi di cui le
31
cellule devono essere in possesso
per replicarsi e per far emergere
la vita. Ciò serve anche per
capire, attraverso tecniche
spettroscopiche, come esse
si evolvano in natura dando
origine a sistemi più complessi, che divengono poi compartimentali, a cominciare
dalla strutturazione e
poi dalla replicazione
del materiale di immagazzinamento
dell’informazione genetica, il
DNA. Così i
primi passi, che
muoveremo nel
mansy e il premio nobel
Ha lavorato insieme a lui per alcuni anni, sullo stesso oggetto di
ricerca ovvero la prima cellula rudimentale apparsa sulla terra
dotata di un genoma. Ha firmato, con lui, varie pubblicazioni
scientifiche. Già. Sheref Mansy conosce bene il nuovo premio
Nobel per la Medicina Jack Szostak. Mansy, il ricercatore
statunitense che ha scelto il CIBIO, Centro di biologia integrata,
dell’Università di Trento per condurre nei prossimi cinque anni i
suoi studi sulle origini della vita utilizzando il ricco premio (un
milione di dollari) ricevuto dalla Fondazione Armenise-Harvard,
ha infatti lavorato nel team di Szostak. «L’ho conosciuto alla
Harvard Medical School – spiega – posso dire sia stato lui ad
appassionarmi ai temi di cui mi sto occupando ora a Trento:
scoprire il mistero della vita. Jack Szostak precedentemente
si era occupato di altri ambiti di ricerca, quelli per i quali ora
ha vinto il Nobel. Poi, una decina di anni fa, ha cambiato i
suoi interessi ed ha cominciato, appunto, a indagare l’origine
della vita. Non c’è da sorprendersi. I grandi scienziati cercano
sempre nuove sfide e svelare il mistero della vita è sicuramente
quella più grossa». Mansy è rimasto in contatto: «L’ho sentito
tre settimane fa». Qualche rimpianto per essersene andato,
per cinque anni, dalla Harvard Medical School a Trento? «No,
nessun rimpianto. La ricerca ha un continuo bisogno di nuovi
stimoli e noi ricercatori abbiamo bisogno di nuovi contatti e
collaborazioni con realtà diverse. Aiuta a crescere».
comprendere questo meccanismo e nel riprodurre la cellula
ancestrale, partiranno proprio
dalla ricostruzione dei compartimenti che danno luogo al processo di replicazione cellulare».
Un lavoro con la stessa finalità di quello realizzato recentemente da alcuni altri gruppi di
ricerca (ad esempio dell’università americana di Harvard) che
hanno modellato in laboratorio
una cellula primitiva (o protocellula) in grado di costruire, copiare e contenere il DNA, partendo
però da un approccio “dall’alto”,
che non permette di acquisire tante preziose informazioni.
Un’avventura scientifica affascinante, che ha inizio presso il CIBIO dell’Università di Trento.
nnn
32
il Trentino – novembre 2009
Culture
L’attualità dell’archeologia
A Riva del Garda meeting europeo con 51 sessioni scientifiche
Francesco Suomela Girardi
L
a civiltà in cui il pensare
storicamente era il criterio più alto dell’agire
umano sembra ormai appartenere quasi a un’altra condizione antropologica del nostro
genere. Eppure, è legittimo sospettare che proprio nel passato
più recente, come oggi, si siano
gettate e si stiano formando le
basi di un umanesimo di seconda specie, universale? Attualmente la ricerca archeologica,
intesa sempre più anche come
codice di metodo, si estende ad
ogni età e a ogni luogo (si pensi,
solo in Trentino, alla sua applicazione alle evidenze materiali
della prima guerra mondiale, in
contesti spesso estremi, come
quello dell’alta montagna). Da
tempo la vetusta Altertumwissenschaft, la Scienza delle Antichità, di matrice ottocentesca, è
stata bandita persino dai salotti
delle schermaglie filologiche.
Altissimo ormai è il livello delle
specializzazioni, talvolta forse a
scapito dell’intelligenza dei denominatori comuni, e questo
proprio perché il passato, l’oggetto del discorso archeologico,
appartengono a un “fondo culturale” largamente diffuso, più
di quanto l’esistenza ordinaria
lasci intravedere.
Che l’archeologia, soprattutto recente, abbia nei propri geni
la vocazione all’interdisciplinarità, al prestito metodologico,
è non solo palese, grazie pure
all’affinamento degli strumenti
divulgativi, ma forse quasi invidiabile da parte delle altre scienze storiche. Il gran teatro di questa “verità” è andato in scena su
finire dell’estate appena scorsa a
Riva del Garda, dove più di 500
archeologi dell’European Association of Archaeologists (EAA)
si sono dati appuntamento dal
15 al 20 settembre per l’annua-
2010
il meeting
si terrà
all’Aja
600 iscritti, 40 nazioni
Il 15° Meeting annuale dell’Associazione degli Archeologi
Europei, organizzato dal Settore Beni archeologici della
Soprintendenza per Beni librari archivistici e archeologici della
Provincia autonoma di Trento e dal Comune di Riva del Garda,
attraverso il Museo, ha registrato oltre 600 iscritti, provenienti da
40 nazioni (tra i Paesi extraeuropei i rappresentanti di Stati Uniti,
Russia, Serbia, Israele, Canada, Macedonia, Australia, Islanda,
le Meeting, giunto ormai al 15°
appuntamento
(all’Italia, dopo
l’edizione di Ravenna nel 1997,
spetterebbe un ipotetico primato dell’ospitalità). Una candidatura, quella di Riva, già avanzata a Zara
(Croazia) nel 2007, fortemente
voluta dall’allora Soprintendenza per i Beni archeologici, a cui
inevitabilmente, ma con pari
motivazione, si sono affiancate
le istituzioni territoriali dell’Alto Garda.
Federico Halbherr, Paolo
Orsi, Giuseppe Gerola, ma anche Pia Laviosa Zambotti, e ancora Bernardino Bagolini, Renato Perini: sono i monumenti,
Egitto, Giappone, Taiwan, Turchia). Ai lavori di questa edizione,
ospitata al Centro Congressi, si è aggiunta una delegazione della
Pan African Association for archaeology, in previsione del proprio
meeting dell’anno prossimo a Dakar, in Senegal. Franco Nicolis,
funzionario della Soprintendenza archeologica e responsabile
del Comitato organizzatore del Meeting di Riva, da quest’anno è
anche membro dell’Executive Board dell’EAA.
le figure di caratura
internazionale,
alla cui memoria ci si appella
ogni qualvolta
il Trentino rivendica – a diritto
– un posto nella storia
della disciplina archeologica (ai
primi tre è dedicata l’esposizione temporanea sull’archeologia
italiana nel Mediterraneo, organizzata dal Museo Civico di
Rovereto e allestita fino al 30
giugno 2010 nel capoluogo lagarino, a Palazzo Alberti).
Sarà il potere evocativo della trazione, o la tentazione di
farsi scudo dei “padri”, tuttavia,
l’appello in via esclusiva ai nomi
illustri del “nostro” album di famiglia è una debolezza che fa
torto alla ricerca e ai suoi risultati dei giorni nostri: Soprintendenza e Università in particolare, con qualche altra istituzione,
appartengono a buon diritto
all’archeologia europea, non
meno per le capacità relazionali con i partner scientifici, non
solo del vecchio continente.
Un meeting, etimologicamente, ha per obiettivo modalità di confronto più aperte (e
imprevedibili) rispetto a quelle
congressuali. Di qui il merito
della macchina organizzativa
apparecchiata al Centro Congressi, con cui va diviso il successo di una delle edizioni più
riuscite nella storia di questo
appuntamento.
Fitto il calendario dei lavori, per un totale di 51 sessioni
In alto: Fiavè-Carera: frammenti
di ciotola con decorazione cruciforme
(Bronzo antico).
Sotto: l’archeologo Federico Halbherr
(al centro), in posa durante una spedizione.
il Trentino – novembre 2009
scientifiche, suddivise in sei
blocchi tematici che sono da
citare almeno a titolo esemplificativo della ricchezza delle proposte: a) nuovi approcci all’interpretazione archeologica; b)
archeologia oggi; c) tutela del
patrimonio, identità, interazione e cambiamento culturale; d)
cultura materiale; e) ritualità e
aspetti simbolici; f ) scienza e
archeologia. Pur nella necessaria ingiustizia di un resoconto a
spot, la dimostrazione palpabile di quanto l’archeologia abbia
da tempo lasciato la sua eburnea torre di mera erudizione
l’hanno fornita alcune serie di
incontri anche di più evidente
attualità. Per tutti la sessione
dedicata all’“Archeologia del riciclo”, inteso quest’ultimo come
processo antropologico fondamentale, determinato storicamente da cause naturali o culturali, o quella posta sotto il titolo
di “Innovazione ed evoluzione”,
volta ad approfondire i concetti
di questa diade nell’evidenza archeologica, in rapporto ai costi
e ai benefici “ecologici”, non solo
in termini ambientali. Ancora,
la tendenza allo sconfinamento
della disciplina archeologica è
stata testimoniata dalle relazioni
su “Archeologie e paesaggi sonori” e dal confronto sull’“Archeologia dei prigionieri di guerra”.
Per “Archeologia oggi”, uno dei
focus più sensibili è stato offerto dall’esame dei rapporti, ancora troppo spesso conflittuali,
tra lo sviluppo infrastrutturale
del territorio e la tutela del patrimonio culturale. Tra i tanti
obiettivi del prossimo futuro
ci sarà quello, ormai ineludibile, di una pacificata convivenza
tra le esigenze dello sviluppo e
al contempo della salvaguardia
delle testimonianze del passato,
auspicabilmente in seno a un
quadro giuridico e normativo
sempre più condiviso, almeno
a livello europeo (si spera sulla
scorta dei modelli nazionali più
virtuosi). A quest’ordine di problemi ha fatto riferimento anche
la tavola rotonda su “Continuità
e discontinuità della collaborazione internazionale nell’ambito
dell’archeologia di emergenza”.
Di gran voga, oggi – come
L’eaa (european association of archaeologists
L’Associazione Europea degli Archeologi, attualmente presieduta da Friedrich Lüth
(Ger), è forse quella più rappresentativa a livello continentale della categoria, con più
di 1.100 iscritti, tra cui figurano molti professionisti di ambiti contigui. In occasione
del Meeting inagurale del 1994 di Ljubljana (Slovenia), l’EAA ha formalizzato i propri
obiettivi statutari, tra cui figurano:
– la promozione dello sviluppo della ricerca e lo scambio dell’informazione
archeologica;
– la gestione e l’interpretazione del patrimonio archeologico europeo;
– la promozione di standard scientifici e deontologici per la professione archeologica;
– la promozione della cooperazione con organizzazioni che hanno finalità simili.
Tra le iniziative dell’Associazione, il Meeting, quest’anno alla sua 15ª edizione, ha un
ruolo preminente insieme all’attività editoriale dell’ European Journal of Archaeology
(EJA) e a quella dei gruppi di lavoro (Working groups).
Sopra: le terme romane di piazzale Pilati
a Riva del Garda.
Sotto: statua stele maschile di Arco.
33
le edizioni del meeting
1994: Ljubljana (Slovenia)
1995: Santiago de Compostela (Spagna)
1996: Riga (Lettonia)
1997: Ravenna (Italia)
1998: Göteborg, (Svezia)
1999: Bournemouth (Regno Unito);
2000: Lisbona (Portogallo);
2001: Esslingen am Neckar (Germania)
2002: Tessalonica (Grecia)
2003: San Pietroburgo (Russia)
2004: Lione (Francia)
2005: Cork (Irlanda)
2006: Cracovia (Polonia)
2007: Zara (Croazia)
2008: La Valletta (Malta)
2009: Riva del Garda (Italia)
2010: L’Aja (Olanda)
2011: Oslo (Norvegia)
2012: Helsinki (Finlandia)
si è potuto registrare anche a
Riva – sono gli studi nel campo dei rituali e dei sistemi simbolici antichi (in particolare di
quelli legati alla sfera funeraria,
non a caso in un’epoca, la nostra, in cui la morte è stata integralmente sanitarizzata). Nel
settore delle scienze applicate
all’archeologia, infine, le relazioni tra l’attività vulcanica e
l’uomo sono state al centro di
alcuni degli appuntamenti più
suggestivi, come peraltro risulta palpabile anche a una rapida
lettura del volume (in inglese)
degli abstract degli interventi.
Ricca anche la cornice: oltre alle sessioni poster e all’area
espositiva riservata agli editori,
Il Museo di Riva del Garda ha
curato per tutto l’arco temporale del meeting e nei giorni seguenti un calendario di iniziative rivolte al pubblico più vasto.
Tutto ciò avendo come bussola
l’equazione, non retorica, secondo cui il patrimonio è territorio, da rendere al suo legittimo proprietario: il cittadino.
nnn
34
il Trentino – novembre 2009
Culture
Piccola
bussola
nel mare
grande
Federica Mormando
Fotoservizio: Matteo Rensi
L’avventura
editoriale
della Erickson
di Gardolo
La direttrice Paola Pasotto.
In alto: rendering della nuova sede
a Gardolo.
A fianco: relax al “Giardino Zen”
nella sede della Erickson.
S
ono 150 i nuovi titoli ogni anno, 1.400 in
catalogo, 21 riviste, 150 software didattici,
corsi di formazione in presenza e on line,
convegni nazionali e internazionali che riuniscono fino a quattromila partecipanti. Ci lavorano
in 70, più una quarantina di collaboratori. Milleduecento, per ora, gli autori: da “grandi firme”
come Morin e Bauman ad autori giovani, che già
parlano il linguaggio del futuro. È la casa editrice Erickson, che da Trento diffonde nel mondo,
e dal mondo porta a Trento, pedagogia, didattica,
psicologia, lavoro sociale: testi, software, incontri,
grandi protagonisti.
Quella della Erickson è la storia di un viaggio
straordinario partito da Trento. Dario Ianes e Fabio Folgheraiter erano allievi brillanti e persone
curiose. Liceo, Università (psicologia a Padova)
insieme; a loro non bastava studiare testi tradotti:
troppe discordanze dagli originali. Così si facevano mandare quelli “veri”: Fabio amava Wittgenstein, Dario i grandi della psicologia. Dopo la laurea, quando in Italia la pedagogia per le persone
in difficoltà era solo all’inizio, i due hanno deciso
di pubblicare per la prima volta opere di pedagogisti d’Oltreoceano. Avevano ventiquattro anni,
e nasceva, nel 1979, il Centro studi sui problemi
della riabilitazione e dell’inserimento sociale dei
disabili. Ricerca, consulenza, formazione di operatori e amministratori di servizi sociali e scolastici. Dario faceva anche psicoterapia ai bambini.
Fabio invece preferiva le terapie sistemiche, non
voleva ritenere patologico il singolo isolato. Oggi
il suo libro Relational social work è pubblicato
negli Stati Uniti, in Austrialia e Inghilterra, dove
è docente a Birmingham oltreché presidente del
corso di laurea alla Cattolica di Milano. È stato
questo l’ascolto alle esigenze di un Paese dove,
oggi, il 20% della popolazione scolastica ha problemi d’apprendimento e svantaggi socioculturali.
È stata la prima risposta organizzata nel momento in cui si iniziava a considerare queste realtà in
Italia.
Nel 1984 i due fondano a Trento il Centro Studi Erickson, dove da subito pubblicano i prodotti più importanti della letteratura internazionale,
scrivendo loro stessi molte opere. Nel 1989 entra
in scena Riccardo Mazzeo, da principio editor unico e che ora, continuando a fare l’editor, si occupa
anche di letteratura internazionale e di comunicazione. «Oltre a Ianes e Folgheraiter eravamo in
quattro: un’amministratrice, un contabile, un fotocompositore ed io. In catalogo, 29 titoli. Da allora
è stata una crescita continua. E adesso, una svolta:
con la direttrice Paola Pasotto».
Con Paola Pasotto la prospettiva si è allargata:
aumentano le nuove tecnologie, il lavoro in rete,
la vendita di libri all’estero, i testi che aiutano a
insegnare veicolando l’apprendimento per vie più
intuitive e strategiche di quelle già sperimentate.
È un messaggio di grande speranza, verso la soluzione del problema di come permettere a tutti,
ognuno per le sua strada, di raggiungere il proprio
personale sapere, integrando le diverse modalità e
i differenti saperi nell’ottica di una società armonica. La direttrice è un tornado gentile: «Erickson
è innovazione e scelta. Una scelta fondamentale è
il Trentino – novembre 2009
la nuova sede di Gardolo, ancorata al territorio, in
una continuità non confusiva fra persone e natura
e persona e persona, in un piacevole articolarsi di
spazi che rende visibili le persone senza alterarne la privacy – spiega –. I nostri lettori comprano
formazione. L’interesse educativo è l’integrazione
scolastica nella centralità della persona, nella crescita cognitiva e relazionale. La collana “Capire
con il cuore” ne è un esempio: tratta temi pure difficili in una dimensione divulgativa».
I libri, anche di autori giovani, sono dedicati
a genitori e professionisti di tutto il mondo. Un
esempio: Con la testa tra le favole, libro e Cd-Rom,
è tradotto in spagnolo per Spagna e Sud-America,
ed ora lo sta comprando una casa editrice inglese.
Sono dieci favole in cui gli animali hanno comportamenti, emozioni e delusioni tipici di ogni persona e aiutano i bambini a farcela attraversando i
grandi problemi della vita. Un altro libro tradotto
in più Paesi è La speciale normalità, di Dario Ianes, appena pubblicato in Germania e in uscita in
Brasile.
Di questa casa editrice crescono continuamente la diffusione nel mondo e gli ambiti d’interesse. Dai libri di educazione speciale alla collana di
psicologia, alle ventuno riviste dedicate dapprima
all’insegnamento per i disabili, poi ai bisogni educativi speciali per aiutare i professionisti a sintonizzarsi sulla pluralità di istanze della scolaresca.
E poi ancora al welfare, per grandi e piccini. Esplorare il catalogo è un percorso fra tutte le valenze
delle vicende umane e della storia di ogni infanzia. Infinito è l’interesse per l’insegnamento con le
nuove tecnologie: il linguaggio predominante dei
video e della rete può motivare all’apprendimento
anche ragazzi oppositivi e deboli, facendo vivere
loro un’esperienza memorabile. La propensione
all’infrastruttura delle nuove generazioni è qui riempita di contenuti. Importanti e innovative, fra
le altre, le opere per la cura di dislessia e disgrafia,
disturbi sempre più diffusi e ancora misteriosi.
La Erickson è una realtà che diffonde in tutto il
mondo moltissimi prodotti, in una straordinaria e
unica molteplicità fermamente centrata nell’aiuto
a vivere e crescere, oggi e domani. Basti pensare ai
software didattici che coprono matematica, lettura
e scrittura, dislessia, abilità cognitive, educazione
alle emozioni, storia, geografia, scienze, lingue,
intercultura, test, creatività e laboratori, autismo,
counseling, strumenti per l’integrazione.
All’offerta editoriale sempre più allargata corrisponde quella della formazione: corsi anche residenziali nella nuova sede, per istituzioni, scuole,
ASL. E, ogni due anni a Rimini, il convegno sull’integrazione scolastica con relatori fra i più importanti a livello internazionale. La settima edizione
di quest’anno, sempre diretta da Dario Ianes e
Andrea Canevaro, ha ricevuto la medaglia quale
premio di rappresentanza da parte del Presidente
della Repubblica. In questa occasione Erickson ha
anche lanciato, attraverso Facebook, una campagna per rilevare gli interessi e i bisogni dei lettori. Il convegno infatti offre, oltre alle relazioni, 80
workshop distribuiti fra gli argomenti più votati:
disturbi specifici di apprendimento, iperattività,
cooperazione, apprendimento cooperativo. La ricerca continua, e così lo sviluppo di una piattaforma per la valutazione della capacità di apprendimento, cioè di servizi e contenuti supportati dalla
tecnologia. Le migliori prassi per le tecnologie didattiche quest’anno sono anche in concorso, con
la partecipazione della ricercatrice Jenny Gage,
una delle più riconosciute al mondo.
Dal 4 novembre è in libreria il primo romanzo
pubblicato da Erickson – Dove dorme l’ornitorinco.
La storia di Laura con l’alcol, di Franco Baldo – un
romanzo per nulla banale in cui tanti si possono
ritrovare, un nuovo modo di entrare con amicizia
nella storia di tantissimi.
La vitalità di questa straordinaria e coraggiosa
realtà trentina, unica in Italia ad essere così articolata e mobile, così attuale e aperta, si riassume nelle parole di Dario Ianes: lo scopo è «l’educazione
al senso di essere nel mondo. Questa è una piccola
bussola per navigare un mare molto grande».
nnn
Paola Pasotto con Riccardo Mazzeo,
editor, e Giorgio Dossi, a destra,
presidente della Erickson.
35
36
il Trentino – novembre 2009
Culture
L’Europa Orientale a Levico
La curiosa vicenda culturale del Csseo
Marina Rosset
A
vent’anni dalla caduta del muro di Berlino, espressioni come
“bolscevico” e “gulag”, “sovkoz”
e “kolkoz”, Patto di Varsavia e
cortina di ferro trovano spazio
solo nei libri di storia. Le ultime
generazioni incontrano il comunismo di Stalin e Mao nel loro
percorso scolastico solo quando
la storia contemporanea riesce a
superare lo scoglio della Seconda guerra mondiale. Più spesso
rimangono figure di qualche
manifesto o stampe di magliette
anni Ottanta, senza un riferimento spazio temporale preciso,
senza una connotazione sociale
e politica chiara.
Nel 2009, per sapere qualcosa di più sull’area soggetta al
comunismo, in molti da tutto
il mondo si rivolgono a un’associazione di Levico Terme: il
Csseo (Centro studi sulla storia
dell’Europa orientale). Qui, nel
cuore della Valsugana, dal 1997
un gruppo di studiosi apre una
finestra sul vecchio Est comunista attraverso una ricca raccolta
di materiale che va da pubblicazioni a documenti provenienti
dagli archivi degli Stati Uni-
ti, dell’Europa dell’est e dell’ex
Unione Sovietica. Migliaia e migliaia di fascicoli e libri trovano
spazio tra gli scaffali delle case
dei soci, in sale adibite a biblioteche e magazzini della zona, in
attesa di poter essere disposti
in bella mostra in una sede più
consona e accessibile.
A dirigere chi da anni collabora alla realizzazione di questo
archivio, c’è Fernando Orlandi,
romagnolo di nascita e trentino
d’adozione. «Sono arrivato a Levico nel febbraio di venticinque
anni fa, per caso», spiega risalendo velocemente il suo percorso.
«Nella mia carriera, sono stato il
direttore editoriale di due case
editrici, Reverdito e L’Editore,
ma la mia passione è la storia, in
particolare quella dell’area co-
Il patrimonio Csseo con uno sguardo al futuro
In poco più di dieci anni di lavoro, Csseo ha messo insieme
quasi trentamila libri. Molti testi sono stati donati da enti e
biblioteche, altri da amici e simpatizzanti.
Nella raccolta Csseo si trovano testi di divulgazione, trattati
ed enciclopedie tematiche. Ci sono poi migliaia di microfilm
e microfiches e milioni di pagine digitalizzate. Entro la fine
dell’anno, è prevista l’uscita di vari lavori, tra i quali uno di
Zhang Jie sulla Cina e l’arma atomica a partire da documenti
d’archivio del ministero cinese, e due testi di Giovanni Bensi,
uno sui conflitti nel Caucaso e uno sulle radici ideologiche
munista a partire dagli anni Cinquanta. Sono diventato storico e
ricercatore animato da questo
sentimento e oggi posso dire di
essere un buon conoscitore delle
vicende del comunismo sin nei
suoi aspetti meno noti e a volte
inconfessabili».
Condividere l’interesse per
l’area mitteleuropea, è stata la
molla che ha messo insieme il
primo gruppo di studiosi che
nell’ottobre del 1997 ha fonda-
30
mila libri
e documenti
raccolti
nella sede
da Fernando
Orlandi
dei taliban. Inoltre, uscirà (con anastatica del pubblicato) un
lavoro in tedesco sulla Tiroli Katona Ujság, giornale ungherese
stampato a Bolzano nel corso della Grande guerra.
Grazie a una collaborazione con l’Università di Trento, sarà dato
alle stampe anche un lavoro (sempre in tedesco) che raccoglie
gli articoli di Robert Musil apparsi sul Tiroler Soldaten-Zeitung,
oltre che l’edizione digitale, un dvd, di questa straordinaria
rivista. Per qualsiasi informazione, è possibile rivolgersi
direttamente all’indirizzo di posta elettronica [email protected].
www.csseo.org
to a Levico Terme il Csseo. «Lo
scopo che ci siamo prefissati è
stato sin da principio lo studio
di due aree: quella dell’Europa
dell’est e l’ex Unione sovietica»,
spiega ancora Orlandi. «Le nostre iniziative seguono principalmente due filoni: lo studio e
la divulgazione. Il primo viene
fatto dai singoli elementi del
gruppo, dalla collaborazione tra
di noi o dall’intervento di esterni e si realizza in pubblicazioni
relative alla materia. La divulgazione avviene invece attraverso
eventi come convegni locali, internazionali o mostre».
Il materiale raccolto e prodotto per la realizzazione di
studi e manifestazioni confluisce poi nell’immenso archivio
dell’ente, che conta ormai quasi trentamila testi. Ma come fa
una persona a sapere cosa può
trovare tra la raccolta Csseo?
«Generalmente i contatti avvengono per conoscenza diretta
dei nostri soci», spiega Orlandi.
«Abbiamo soci sparsi in mezzo
mondo. Inoltre, abbiamo una
mailing list con oltre diecimila
contatti a cui inviamo notizie
su ciò che facciamo aggiornate
costantemente. Molti studiosi
partecipano ai nostri convegni e
girano a noi le richieste di amici e collaboratori, perché sanno
che nel nostro archivio si trovano materiali che pochi altri possono vantarsi di possedere».
Elencare testi e trascrizioni
sarebbe impossibile. Già entrando in casa di Orlandi si ha
la sensazione di essere finiti
nel seminterrato di una gran-
Fernando Orlandi nella sede
del Csseo a Levico Terme.
il Trentino – novembre 2009
37
Fernando Orlandi: dall’editoria alla storia per passione
«Chi non è rivoluzionario a vent’anni – si dice – è senza cuore». Non fa eccezione
Fernando Orlandi, presidente Csseo al quale si adatta anche la seconda parte
dell’aforisma: «Chi lo è a quaranta è senza cervello». Così infatti Orlandi racconta
il suo approccio al comunismo: «Ho iniziato occupandomi di Cina da studente
rivoluzionario e sono diventato uno storico per passione, aderendo a un progetto sugli
studi comparativi sul comunismo. Ho vissuto a Hong Kong, studiando e lavorando
all’Uri. E ho letto tutti gli scritti di Mao in lingua». Conoscendo in modo approfondito
il comunismo, Orlandi ha perso la carica rivoluzionaria e ha scoperto la passione per
la storia. «Con lo studio e la consapevolezza di quanto male ha fatto il comunismo,
da sostenitore ne sono diventato critico», afferma. Lo studio e la raccolta di materiali,
i viaggi nei Paesi comunisti ed ex comunisti, la ricerca negli archivi più o meno
accessibili sono diventati nel tempo una passione e un lavoro. Tanto da permettere al
Csseo di creare uno degli archivi sull’Europa comunista più interessanti in Italia.
de biblioteca tematica. Ma ci
sono fascicoli che non passano
inosservati. Pile e pile di stampe
rappresentano la rassegna stampa su alcuni temi chiave: «Ogni
giorno ci arrivano migliaia di
articoli tradotti in inglese che
coprono più o meno tutta la
stampa mondiale», sorride Or-
landi. «Io ne leggo solo alcuni,
qualche centinaio di pagine. Ciò
che riteniamo pertinente viene
conservato».
Nella sede in centro a Levico, ci sono invece migliaia di
fascicoli dalla copertina arancione: «Sono trascrizioni del
Fbis (Foreing Broadcast Infor-
mation Service, ndr), un’agenzia
governativa americana. Abbiamo la raccolta completa delle
annate dal 1973 al 1996. Si tratta dell’unica copia cartacea di
questa proporzione presente in
suolo europeo». Sempre in questa grande stanza piena di libri,
in un armadio viene conservata
anche una raccolta del quotidiano russo Nezavisimaya Gazeta
con quasi quasi tutti i nume-
ri pubblicati dalla nascita nel
1990. Tra gli altri quotidiani, al
Csseo si trovano Kommersant,
Segodnya, Izvestiya, oltre alla Jrl,
Johnson’s Russia List, cioè una
rassegna stampa sulla Russia,
«che – precisa Orlandi – il governo americano ha ritenuto addirittura migliore di quella fatta
dal suo stesso Dipartimento di
Stato».
nnn
38
il Trentino – novembre 2009
Culture
250 viaggi nella modernità
Al Mart di Rovereto la collezione di Winterthur
Claudio Cucco
L
a politica culturale del
Mart di Rovereto ha un
progetto che porta avanti
fin dalla sua fondazione. Si tratta, cioè, di indagare ed esporre
la cultura artistica del XX secolo ed essere un museo delle
collezioni. E in questo caso,
coerentemente con il suo obiettivo, espone la collezione del
museo svizzero Kunstmuseum
di Winterthur. Lo fa insieme a
dei patners prestigiosi come il
Museum der Moderne Salzburg
e la Kunst- und Aufsetllung der
Bundesrepublik Deutschland di
Bonn, rinforzando le relazioni
museali internazionali e aprendo a quel grande centro europeo
che è l’arte e la cultura svizzera.
Ma questa collezione ha una
particolarità: quella di essere
una somma di collezioni priva-
1.
te realizzate dagli imprenditori
locali e da grandi famiglie che si
sono attivate all’inizio del secolo
scorso. Pur essendo raccolte di
opere che rispecchiano gusti e
tendenze di personalità diverse
all’unisono corrispondono, così
raggruppate, ad un disegno ed
ad un unico respiro che restituisce in maniera esaustiva la produzione artistica del Novecento.
Un museo nel museo quindi, in
perfetta sintonia con le proprie
collezioni. Il percorso allestito
permette al visitatore di vedere
grandi opere e di
ripercorrere in ordine cronologico
tutte le correnti e
le personalità che
hanno operato nel
corso di due secoli. La Modernità
3. comincia quando
IL FUTURISMO FA TAPPA A BERLINO
Fino all’11 gennaio 2010 una mostra a cura del Mart, Museo
di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, offre
al pubblico tedesco un’occasione unica per ammirare le opere
del Futurismo. I linguaggi del futurismo. Letteratura, pittura,
scultura, musica, teatro, fotografia, a cura di Gabriella Belli,
celebra il centenario della maggiore avanguardia italiana del
Novecento nella prestigiosa sede del Martin-Gropius-Bau,
a Berlino. La selezione di opere della mostra si concentra in
particolare sulla fase dello sviluppo del movimento futurista
si lacera quella fusione che legava l’artista alla natura,
quando la copiava. Quella frattura definitiva
porta l’artista a
cercare di vedere
quello che c’è dietro e dentro di essa,
in pratica a cogliere la
sua anima. Da quel momento la
disposizione dell’artista rispetto
al mondo muta e il risultato è
l’arte che si vede in questa mostra, dalla fine dell’Ottocento ai
giorni nostri. In questo senso
l’esposizione, che rispecchia i
primordi e l’arte del secolo scorso, fa parte di un tipico modo di
presentare le opere nelle istituzioni museali straniere dove la
forte componente educativa è
presente e che in Italia spesso
manca. I musei stranieri educano e creano cultura e capacità
di letture nei propri cittadini
e con la collezione del museo
di Winterthur ne abbiamo un
lampante esempio. 250 opere
di 96 artisti, tra pittura, disegni
e sculture, sono questo il ricco
ed articolato patrimonio di una
piccola città come Winterthur.
Si comincia il percorso della
mostra con la pittura francese
che procura al visitatore quella confidenza con la moder-
successivo all’opera di Umberto Boccioni. Ne sono protagonisti
Giacomo Balla, Gino Severini, Ardengo Soffici, Fortunato
Depero, Enrico Prampolini, Tullio Crali ed Ernesto Thayaht, artisti
che in modo differente e personalissimo, hanno dato corpo e
originalità alle proposte di radicale rinnovamento del mondo
e di estensione illimitata del fare artistico, contenute nella
maggior parte delle dichiarazioni poetiche del movimento,
a partire dal primo e celebre manifesto di Filippo Tommaso
Marinetti del 1909.
nità che, attraverso
le avanguardie, lo
porterà nel cuore pulsante del
secolo a venire.
Ecco allora le
opere di Eugène
Boudin
Canale dell’Allèe-Verte,
Bruxelles (1871), di
2.
Jean-Baptiste Camille Corot Passiance, vicino a SaintAvit (Landes) 1872, di Claude
Monet Barca arenata a Fècamp
(1868), Paul Cèzanne Gli ippocastani del Jas de Bouffon (circa
1885) e di Vincent van Gogh Joseph Roulin (1888) o sempre di
van Gogh I soffioni del 1889. Se
questi sono esempi potenti della pittura nella modernità, nella scultura campeggia lo stesso
atteggiamento e un’opera significativa proprio per questo ac-
4.
1. Niklaus Stoecklin (1896-1982),
Fantasia, 1921.
2. Richard Hamilton (1922),
Epifania, 1964-1989.
3. Vincent van Gogh (1789-1874),
I soffioni, 1889.
4. Maurice Denis (1870-1943),
Ritratto di Eva Meurier, 1891.
il Trentino – novembre 2009
39
CAPOLAVORI DELLA MODERNITà
Opere dalla collezione del Kunstmuseum Winterthur
Progetto e catalogo a cura
di Dieter Schwarz
Direzione scientifica di Gabriella Belli
Curatore tecnico: Beatrice Avanzi,
Elisabetta Barisoni
5.
coglie il visitatore: quella di Auguste Rodin che con il Pierre de
Wissant (nudo monumentale,
1885 ca.) introduce tutta la plasticità moderna del movimento. Qui il movimento percepito
del corpo scrive una pagina che
simboleggia l’abbandono della
visione classica della scultura,
niente è più come
prima, la staticità è assorbita nel
vortice moderno.
Anche le opere
di Cèzanne e van
Gogh, portano il
linguaggio dell’arte, non nel senso
del movimento,
alla coscienza della modernità. Le
loro opere sono la testimonianza
in pittura dell’introduzione della coscienza nel concetto di natura. Non si arriva a raffigurarla
così come fanno loro se non se
Mart - Orari:
Martedì - Domenica 10:00 - 18:00
Venerdì 10:00 - 21:00
Chiuso il Lunedì
Rovereto, Mart- Museo di Arte Moderna
e Contemporanea di Trento e Rovereto
Fino al 10 gennaio 2010
ne ha piena coscienza. Quello
che pensano e dipingono questi
artisti a fine Ottocento è quello
che fa anche Ferdinand Hodler
la cui influenza sull’arte svizzera
dell’inizio del XX secolo è molto
forte e proprio per questo a lui
è dedicata un’intera sala. Anche
se la sua pittura è fortemente
connotata da una
vena simbolista
la sua espressività
ha come oggetto
di ricerca il colore
e la forma. Un’altra sala è interamente dedicata
a Félix Vallotton,
del gruppo pittorico dei Nabis, e
8.
vi si può vedere
il famoso quadro I cinque pittori (1902-1903), che li ritrae
quasi tutti. Insieme a lui, un po’
defilato, ci si sono Pierre Bonnard, Edouard Vuillard, Charles
9.
Mart - Informazioni e prenotazioni
Numero verde 800.397760
www.mart.trento.it
6.
7.
Cotteti e Ker-Xavier Roussel.
Un altro dipinto che merita attenzione è il suo Pont-Neuf del
1901. La collezione del museo,
del gruppo Nabis, offre un nutrito gruppo di opere, ben 13
sono le opere di Pierre Bonnard
e 6 quelle di Edouard Vuillard.
Lo spazio dato all’arte svizzera
è significativo dal momento che
sono presenti anche le opere di
Giovanni e Alberto Giacometti.
Del primo, allievo di Segantini,
il famoso Annetta, un suo Autoritratto e il bel St. Moritz (sole
d’inverno) del 1916 mentre del
secondo due sculture Testa che
guarda e Donna distesa. Nel
percorso si susseguono un po’
tutti i movimenti che hanno
5. Henri Rousseau (1844-1910),
Per festeggiare il bambino, 1903.
6. Pablo Picasso (1881-1973),
Due personaggi, 1934.
7. Ferdinand Hodler (1853-1918),
Sguardo sull’infinito, 1913/14-1916.
8. Paul Klee (1879-1940), Fiorente, 1934.
9. Claude Monet (1840-1926),
Varengeville, bassa marea, 1882.
attraversato il secolo scorso,
dal Surrealismo al Cubismo, al
Realismo magico, la Nuova oggettività, ai lavori della Bauhaus,
fino ad arrivare all’Astrattismo,
all’Arte Concreta e alla Pittura
astratta americana. Ma in tutto questo è interessante notare
quanta arte italiana è presente in
questa collezione. Un’intera sala
è di Giorgio Morandi e un’altra è colma di opere di Lucio
Fontana, Luciano Fabro, Piero
Manzoni, Jannis Kounellis, Mario Merz e Marisa Merz, Giulio
Paolini e Giuseppe Penone.
Concludendo il percorso
espositivo, rimane poi la sezione Finzioni in cui sono raccolte
le ultime poetiche artistiche. Ci
s’imbatte in Gerard Richter, alla
cui opera è dedicata un’intera
sala e se pensiamo alle opere
viste all’inizio della mostra troviamo che l’artista, con i quadri
Casa e Cascata, si misura ancora con la Natura. Chiudendo
idealmente la mostra.
nnn
40
il Trentino – novembre 2009
Culture
Il ciclo della musica Così funziona l’attività didattica di base in Trentino
Daniele Valersi
Foto di Giovanni Cavulli
N
el numero precedente de Il Trentino si è
concluso il viaggio
attraverso le realtà musicali
della nostra provincia: quattro
puntate per quattrordici scuole. Dove abbiamo illustrato la
“personalità” di ciascuna scuola,
le diverse esigenze che si vanno
ad incontrare e i vari settori di
eccellenza. Preme ora dedicare
un po’ d’attenzione a quella parte dell’attività didattica che accomuna questi quattordici istituti, vale a dire quei corsi di base
disponibili tanto per l’utente
che abita in Primiero tanto per
quello dell’Alto Garda o dei due
principali centri cittadini.
Tutte le scuole musicali trentine sono tenute all’attuazione di
programmi annuali approvati,
denominati Orientamenti didattici, che sono omogenei per
tutti gli istituti e si dividono in
cicli, ciascuno relativo ad una fascia d’età. La frequenza dei corsi
non è vincolata da alcuna restrizione: vi si può accedere dai sei
mesi d’età fino ai novant’anni e
oltre.
Gli Orientamenti didattici
attualmente vigenti sono stati inizialmente redatti da una
commissione presieduta da Carlo Delfrati (specialista di chiara
fama nella didattica della musica) e sono stati in seguito riela-
borati, con il coinvolgimento di
tutte le scuole.
Il primo ciclo. È rivolto ai
bambini di età dai sei mesi fino
a 7 anni e mira a fondare una
consapevolezza articolata della
realtà sonora e musicale. Le attività di sensibilizzazione percettiva hanno per oggetto non solo
gli eventi più propriamente musicali, ma ogni possibile stimolo
acustico. Al termine del ciclo il
bambino è in grado di cogliere
percettivamente le diverse dimensioni del suono e di orientarsi all’interno di ciascuna: su
un repertorio sonoro fatto di
brani musicali di ogni genere e
suoni di ambiente il bambino è
sollecitato a operazioni di interpretazione e analisi.
Il Secondo ciclo. È rivolto
alla fascia d’età dagli 8 ai 13 anni
ed è articolato secondo un criterio di progressività.
A.Educazione audiopercettiva.
L’esercizio dell’attenzione uditiva (o educazione dell’orecchio) mira alla progressiva
assunzione e consapevolezza
dei fondamenti costruttivi
del linguaggio musicale. In
particolare, l’allievo è guidato
a riconoscere i fattori inerenti all’aspetto ritmico, a quello
melodico, all’acustica musicale, all’armonia, ai principi
costruttivi elementari.
B.Ascolto. La musica nei messaggi multimediali (colonne
sonore, balletto, canto ecc.),
la simbolizzazione, l’uso so-
ciale: le proposte d’ascolto
spaziano sull’asse temporale
(passato-presente) come su
quello etnico e su quello dei
generi (musica popolare, colta, d’intrattenimento ecc.).
C.Attività creative vocali/strumentali.
D.Attività vocale (individuale e
corale). Mira a un progressivo autocontrollo delle principali funzioni della vocalità:
respirazione, emissione, articolazione, risonanza.
E. Strumento. In questo ciclo la
pratica di strumenti si evolve
nello studio sistematico di un
particolare strumento. L’apprendimento dello strumento richiede da parte dell’allievo l’interiorizzazione sempre
più articolata di atteggiamenti fondamentali: preventiva
intonazione e percezione
delle qualità del suono da
produrre, consapevolezza e
controllo della fisiologia del
proprio gesto strumentale.
F. Lettura e scrittura. La notazione tradizionale (pentagramma, figure di durata) è
un momento essenziale della
pratica sia strumentale sia
vocale e si sviluppa in stretto
rapporto con questa.
Il terzo ciclo si rivolge alle fasce d’età successive ai 14 anni,
articolandosi anch’esso lungo
una linea progressiva che tocca
tutti gli aspetti caratteristici del
secondo ciclo. L’insegnamento
tende qui a consolidare le conoscenze assegnate al secondo
ciclo e a portarle ad un livello
superiore quanto a maturità,
conoscenza e abilità. Obiettivo
del lavoro è educare l’allievo a
operare scelte consapevoli, in
ambito individuale tanto quanto in quello collettivo.
Questi programmi vengono
attuati con l’organizzazione di
corsi annuali, di progetti in sinergia con la scuola pubblica,
di corsi collettivi e lezioni individuali. L’attività che riesce più
difficile da inserire in un progetto di scuola pubblica è l’avviamento strumentale, dato che
la modalità obbligata per imparare uno strumento rimane la
lezione individuale.
nnn
il Trentino – novembre 2009
Culture
41
Il pittore prospettico
Così il Museo
Diocesano celebra
Andrea Pozzo
I
n occasione del trecentesimo anniversario della morte del celebre pittore e
architetto gesuita di origine trentina Andrea Pozzo (Trento, 1642 – Vienna, 1709),
il Museo Diocesano Tridentino organizza
una mostra dedicata all’attività dell’artista
in Italia settentrionale e dunque incentrata
sia sull’interessante e ancora poco nota produzione giovanile in Lombardia, Piemonte e
Liguria, negli anni che precedono il suo decisivo trasferimento a Roma (1681), sia sulle
opere da lui eseguite per queste regioni e per
il contesto trentino nella stagione della maturità. L’esposizione intende documentare la
poliedrica personalità del gesuita, che fu attivo in qualità di pittore, architetto, allestitore di apparati effimeri e teorico della scienza
prospettica e dell’architettura, mettendone
in risalto i legami con gli ambienti culturali
in cui operò e con i contesti di committenza
da lui frequentati. Sarà il modo per presentare al pubblico la figura di questo indiscusso
protagonista della civiltà e della spiritualità
barocche – al quale mai fino ad ora è stata
dedicata un’esposizione di carattere mono-
Andrea pozzo (1642-1709)
pittore e prospettico in Italia
settentrionale
Museo Diocesano Tridentino
Piazza Duomo, Trento - Tel. 0461.234419
dal 19 dicembre al 5 aprile 2010
orario: 9.30-12.30; 14-17.30
chiuso martedì
www.muesodiocesanotridentino.it
grafico – riconoscendogli un ruolo di
primo piano nel panorama culturale europeo fra Sei e Settecento.
In particolare l’esposizione fornirà l’occasione per esplorare i risultati di straordinaria modernità conseguiti da Pozzo nelle
opere realizzate in Italia settentrionale tra
il settimo e l’ottavo decennio del Seicento,
allorché il suo linguaggio estroso e teatrale,
nobilitato da spettacolari invenzioni compositive, segnò un fondamentale momento di
svolta all’interno della cultura figurativa di
quell’area geografica.
È noto che il riscatto della figura dell’artista, stigmatizzato in maniera implacabile
dalla critica neoclassica, risale ad anni non
lontani: solo verso la metà del XX secolo si
comincia a mettere in luce il notevole contributo dato da Pozzo alla storia delle arti
figurative del tardo XVII secolo in Europa,
nel momento cruciale di internazionalizzazione del linguaggio barocco elaborato in
Italia. Dopo un secolo e mezzo in cui i contributi critici sull’attività del gesuita avevano
riguardato specifici aspetti della sua vicenda
biografica ed artistica, la pubblicazione delle
monografie di Remigio Marini (1959) e Nino
Carboneri (1961), dedicate la prima alla produzione pittorica del gesuita, la seconda a
quella architettonica, colmavano un vuoto
storiografico e ponevano le basi per i successivi approfondimenti sfociati nella monografia di Bernhard Kerber del 1971. A distanza
di qualche decennio dalla pubblicazione di
In alto: Madonna col Bambino e Angeli musicanti,
collezione privata.
A sinistra: particolare della pala con la Madonna in trono
tra S. Michele e S. Giovanni Battista conservata
nella cattedrale di Cuneo.
questo testo e dalle indagini relative ai molteplici aspetti dell’opera del gesuita condotte
tra gli altri da Vittorio de Feo (1988 e 1996),
Giovanni Romano (1989) e Alberta Battisti
(1996), i tempi sono maturi per promuovere un’iniziativa espositiva che favorisca al
contempo l’approfondimento storico-critico
della vicenda di Pozzo e la conoscenza della
sua opera presso un pubblico non specialista.
Il Museo Diocesano Tridentino rappresenta la cornice ideale per tale evento poiché
espone, nell’ambito del percorso permanente, alcune significative opere di Andrea Pozzo, fra le quali si possono ricordare le celebri
Prospettive un tempo conservate nella chiesa
di San Francesco Saverio di Trento.
In mostra, accanto ad una sezione introduttiva a carattere biografico nella quale
verrà presentato il personaggio attraverso
due autoritratti, saranno esposte in ordine
cronologico numerose opere del gesuita –
pale d’altare, dipinti di devozione privata,
bozzetti – provenienti da edifici di culto e
collezioni private della Lombardia, del Piemonte, della Liguria e del Trentino, oltre che
da musei italiani e stranieri.
Il percorso si presterà a letture di carattere stilistico ma chiarirà al visitatore anche
il ruolo cruciale giocato da Andrea Pozzo
nell’illustrare i temi iconografici e le nuove
devozioni sviluppatesi a partire dalla Controriforma.
nnn
42
il Trentino – novembre 2009
Europa
Toc toc si può entrare?
Il progetto Netcarity per quindici anziani del Trentino
A
novembre, circa quindici anziani della provincia di Trento daranno il
benvenuto nelle proprie case al
MobiTable, o più semplicemente “tavolino” per la forma a cui si
ispira, progettato all’interno del
progetto Netcarity, finanziato
dalla Comunità Europea e finalizzato a realizzare tecnologie di
supporto all’indipendenza della
popolazione anziana nell’ambiente domestico. Il “tavolino”,
le sue funzionalità e modo d’uso
sono nate dalla collaborazione
tra i ricercatori della Fondazione Bruno Kessler (Chiara Leonardi, Claudio Mennecozzi,
Elena Not, Fabio Pianesi, Massimo Zancanaro) e dell’Istituto Regionale di Studi e Ricerca
Sociale (Antonio Cristoforetti,
Francesca Gennai, Silvia Gherardi, Giulia Rodeschini, Moreno Bighelli, Laura Ravanelli) e
alcuni utenti del Centro Servizi
di via Belenzani, dell’Università della Terza Età e del Tempo
Disponibile e dell’RSA Grazioli
di Povo, che hanno partecipato
attivamente alle varie fasi della
ricerca: dalla ricerca sociologica
su stili di vita e problematiche
della terza età alla definizione di
scenari tecnologici, dall’elaborazione di linee guida per tecnologie adatte all’anziano alla
sperimentazione di prototipi.
Il MobiTable – composto
da touch screen integrato in un
supporto mobile – permette
all’anziano di svolgere diverse
attività interagendo con le dita
o con la penna. L’agenda interattiva dà la possibilità di fissare
gli appuntamenti della giornata,
mentre l’area “Comunicazioni
private” permette di comunicare con amici, parenti o nuove persone attraverso la video
chiamata o l’invio di messaggi.
Dalla volontà di creare una rete
virtuale che stimoli la partecipazione alla vita pubblica e permetta di mantenere il contatto
con l’esterno anche dalla propria abitazione, è nata la funzione “Bacheca Pubblica”: qui le
persone trovano informazioni
rispetto agli eventi culturali locali e alle istituzioni, recensioni
di film o libri, notizie di cronaca, oppure possono inserire materiale (es. fotografie o poesie o
ricette) da condividere.
Passo fondamentale per disegnare
questa tecnologia è
stato lo studio dello
spazio domestico
e della vita degli
anziani. Per far
questo i ricercatori
hanno chiesto ai partecipanti di
descrivere la loro casa e narrare
la loro vita attraverso vari strumenti.
Nel visitare virtualmente
le stanze degli anziani, la sensazione è di attraversare spazi
contaminati da emozioni diverse, veicolate dalla presenza
di specifici “oggetti emotivi”, in
particolare legati alla dimensione del ricordo e alla percezione
di sicurezza. Gli spazi dedicati
al ricordo si articolano in spazi
intimi (es. la camera da letto),
dove l’anziano tende a raccogliersi in solitudine e pensare
al passato, e spazi sociali (es. la
sala da pranzo), nella quale invece i ricordi vengono condivisi
con altre persone. La dimensio-
ne della sicurezza,
invece, è percepita sia nei termini
negativi di pericolo (pensiamo
ai rischi della cucina o in bagno),
sia nei termini
positivi di luoghi
sicuri dove rifugiarsi in tranquillità.
La cucina è un posto
speciale: ritenuta sia il
luogo più pericoloso sia
il “cuore” della casa, è il luogo
dove gli anziani amano passare
il loro tempo e sono disposti
ad accettare nuove tecnologie.
Regina della cucina è la radio,
ritenuta la migliore compagna
contro la solitudine. La camera da letto è invece considerata
un luogo intimo e sacro dove è
possibile trovare oggetti a cui si
associa una forte legame affettivo, come le fotografie dei cari
e i monili più significativi della
propria vita. A questa stanza
si contrappone la sala da pranzo, il luogo dove si ricevono gli
ospiti e viene mostrata la propria identità pubblica. Sempre
qui si raccolgono gli oggetti del
“piacere”, legati al tempo libero,
come libri, gomitoli di lana o
cruciverba.
Aprendo la loro casa, gli anziani hanno fatto capire anche
come organizzano il proprio
tempo affinché, come ha raccontato qualcuno, «la vita non
diventi brutta». È stato così
scoperto che il cosiddetto “fenomeno dell’accelerazione del
tempo” vale anche per molti
anziani, per cui “il tempo non
è mai abbastanza”. Gran parte
di loro passa il proprio tempo svolgendo attività definibili
“produttive”: come frequentare
lezioni all’università della terza
età, fare volontariato o una vera
e propria attività lavorativa, trasformando la propria casa in
un laboratorio. Per chi ancora
vive all’interno del proprio nucleo familiare oppure ha ancora un ruolo attivo nella vita dei
figli, sono le attività di cura, in
special modo legate alla crescita dei nipoti, a riempire le loro
giornate. Solo una minoranza di
anziani passa il proprio tempo
dedicandosi ad attività di piacere, rivendicandone il diritto ora
che «siamo liberi dagli obblighi
lavorativi». L’immagine pertanto che ne emerge è di una popolazione anziana che sbriciola gli
stereotipi che vedono gli anziani
isolati e poco attivi, restituendo
invece l’immagine di una fascia
di età ricca di interessi e desiderosa di essere ancora d’aiuto e di
confrontarsi con gli altri.
Non manca però chi passa
le proprie giornate in solitudine pensando ad un passato che
continua a vivere attraverso oggetti, fotografie e vecchie lettere riordinate nelle domeniche
vuote. Ed è soprattutto questo
tipo di utente che il progetto
Netcarity ha in mente.
nnn
il Trentino – novembre 2009
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“Essere in Europa”: concluso il progetto giovani
Nello scorso ottobre scorso, alla presenza del presidente
Lorenzo Dellai, dell’assessore provinciale alla cultura Franco Panizza e dell’europarlamentare Herbert Dorfmann,
sono stati consegnati gli attestati ai giovani che hanno
partecipato al progetto formativo “Essere in Europa”. Si è
concluso così, per quest’anno, il progetto che la Provincia
autonoma di Trento (Servizio Rapporti Comunitari e
Sviluppo Locale, Dipartimento Istruzione, Centro di
Documentazione Europea e Format), in collaborazione
con Europe Direct Trentino, ha intrapreso coinvolgendo i
ragazzi appartenenti ai Piani Giovani di Ambito e di Zona.
Il progetto è nato con l’intenzione di diffondere tra i
giovani la conoscenza dell’Unione Europea e di stimolare
in loro un sentimento di appartenenza all’Europa, ma
anche di contribuire a divulgare i principi che stanno alla
base dell’Unione e a far conoscere le opportunità offerte
dalle istituzioni europee. Altro risultato importante atteso
era quello di creare una rete di giovani che, al termine
del percorso, potessero diventare a loro volta agenti di
informazione e formazione sulle tematiche europee per il
loro territorio. Dopo una prima fase di formazione comune
che ha compreso anche una visita alle istituzioni europee
a Bruxelles e Strasburgo, i ragazzi, divisi in quattro gruppi,
hanno organizzato alcuni eventi sul loro territorio in occasione della festa dell’Europa e realizzato uno spot finalizzato a stimolare la partecipazione alle elezioni europee.
I ragazzi hanno lavorato con entusiasmo e
ogni gruppo di lavoro è riuscito a coinvolgere nelle iniziative altri gruppi locali. «Questa
iniziativa – ha detto il presidente Lorenzo
Dellai in apertura – incrocia due politiche:
quelle per i giovani e quella che riguarda
l’Europa. Il Trentino è strutturalmente a
forte vocazione europea, però l’Europa da
sola non si fa. C’è bisogno del contributo
e della partecipazione di tutti, compresi i
giovani. Il tempo che viviamo rende necessaria l’attenzione nei confronti di questa
istituzione su cui si dice di tutto e di più. C’è chi la racconta
come l’origine di tutti i mali, come una costrizione. Problemi naturalmente ce ne sono e di sicuro la costruzione
europea manca ancora di tanti elementi importanti come
quelli del protagonismo dei territori e del ruolo politico
che è ancora limitato. C’è da dire però che per noi non vi è
futuro al di fuori dell’Europa. Quindi tutte le iniziative che
vanno nella direzione di far conoscere e sostenere l’Europa
meritano sostegno e plauso». «L’Europa – ha aggiunto
l’assessore Panizza – sembra lontana ma è molto vicina e
non è fatta solo di vincoli ma anche di grandi prospettive.
Ricordiamoci che l’Europa sta garantendo a tutti noi la
pace da sessant’anni e in futuro si auspica che possa
essere un attore importante e un fattore di equilibrio nello
scacchiere internazionale». L’onorevole Dorfmann si è
detto convinto che «la vicinanza tra le istituzioni europee e
il territorio è molto importante anche perché la situazione
non è facile soprattutto sul fronte della partecipazione al
voto da parte dei cittadini e per la presenza nella politica
europea di posizioni antieuropeiste». Nei prossimi anni, ha
aggiunto, tra i temi centrali su cui l’Unione Europea dovrà
impegnarsi ci sono il cambiamento climatico e la situazione ambientale, la situazione economica internazionale e
le regole dell’economia, l’immigrazione, che è un tema da
affrontare tutti assieme, collaborando tra stati, le politiche
agricole, che dopo il 2013 richiederanno nuove misure, e
infine l’allargamento.
nnn
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il Trentino – novembre 2009
Sportivamente
Trentino mondiale
I campioni del volley a Doha superano tutti
«Dopo aver portato il Trentino a conquistare dapprima il titolo di campioni d’Italia e poi
quello di campioni d’Europa, i ragazzi del volley hanno regalato ai loro tanti tifosi, ma
anche ad una intera terra, un successo ancora più grande, ancora più esaltante. Non
posso che stringermi in un grande abbraccio con il presidente Mosna, con l’allenatore
Stoytchev e con tutti i giocatori che a Doha hanno saputo conquistare il trofeo più
ambito». Così Lorenzo Dellai, presidente della Provincia autonoma di Trento ha
commentato il grande risultato sportivo arrivato da Doha, nel Qatar, dove la Trentino
Betclic ha conquistato il titolo di campione del mondo per club superando i polacchi
dello Skra Belchatow.
Alle parole del presidente Dellai hanno fatto seguito anche quelle di Marta Dalmaso,
assessore allo sport e di Tiziano Mellarini, assessore alla promozione. Per l’assessore
Dalmaso «essere diventati campioni del mondo costituisce anche un formidabile
messaggio positivo per i tanti giovani che in Trentino si dedicano con passione alla
pallavolo». Per l’assessore Mellarini «l’orgoglio di sapere che sulle maglie dei neo
campioni del mondo di club c’è, in bella vista, il nostro marchio territoriale, quel Trentino
che anche grazie al volley è sempre più conosciuto, ovunque».
il Trentino – novembre 2009
Ieri
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1964, SULLA STRADA DEL VINO
Sfogliando “il Trentino”:
produzioni tipiche e immagini rurali
«Molteplici sono le iniziative per conservare e aumentare il prestigio dei vini locali. Comitato vitivinicolo della Camera di Commercio di Trento, Cantine sociali, cooperative, singoli produttori
sono tutti impegnati nel delicato compito di conservare le caratteristiche dei loro prodotti trentini, di qualificarli e di renderli sempre più noti al pubblico. Tra le iniziative di vario genere che si
sono assunte negli ultimi anni, merita una menzione particolare
la progettata “strada del vino”. Il suo percorso sinuoso si addentra nelle migliori località collinari della valle dell’Adige, ricche di
splendidi vigneti. L’interesse turistico della strada, assieme al suo
nome di richiamo, dovrebbe senz’altro rappresentare un valido
apporto alla conoscenza sempre più generalizzata dei vini locali,
nella cornice invitante dei lunghi filari di viti».
Un’immagine “rurale” confermata dalla fotografia a corredo di
questo testo pubblicato su il Trentino nel novembre del 1964. Qui
due grossi tini accolgono su di un carro l’uva dei generosi vigneti
attorno: una strada in terra battuta immersa tra filari silenziosi
punta su un fondovalle ancora scevro dai successivi sviluppi urbani
e industriali. Un progresso che non ha però affatto compromesso
la crescita dell’enologia in Trentino, così come lo stesso prosieguo
della «progettata strada del vino». Itinerari e appuntamenti all’insegna del gusto e della natura, valorizzati dalle Strade del Vino e
dei Sapori del Trentino, fanno infatti ormai parte della proposta
turistica della nostra provincia. Sono ben sette i percorsi che sono
Silvia Vernaccini
L’inizio della strada del vino verso Faedo, da il Trentino, n. 6, novembre 1964.
Vigneti a Mosana. Fototeca Trentino Spa - foto F. Flaganello.
stati individuati e che si richiamano, ieri come oggi, alla Camera
di Commercio di Trento, nello specifico nella Casa dei prodotti
trentini ed Enoteca provinciale del Trentino con sede a Palazzo
Roccabruna (tel. 0461 239853), un prestigioso riferimento per appassionati, operatori e consumatori dell’offerta eno-gastronomica
trentina. L’amore e l’orgoglio per la propria terra, sentimenti uniti
all’innata operosità dei Trentini, hanno favorito la cura e spesso
anche il recupero di coltivazioni tipiche e delle relative produzioni locali, che trovano un giusto riconoscimento, appunto, nella
Strada del Vino e dei Sapori delle Colline Avisiane, Faedo e Valle
di Cembra; in quella della Piana Rotaliana; delle Dolomiti di Fassa,
Fiemme e Primiero; della Vallagarina; delle Valli di Non e Sole, e
infine, ma certamente solo per ora, in quella “dal Lago di Garda
alle Dolomiti di Brenta”.
www.stradedelvinodeltrentino.it
www.palazzoroccabruna.it
46
n
il Trentino – novembre 2009
Alessandro de Bertolini,
La traversata delle Alpi in bicicletta,
Curcu & Genovese,
Trento, 2009, pp. 160, euro 15
Biblioteca
A cura di Silvia Vernaccini
n
Lorenzo Baratter,
La Grande Guerra delle minoranze. Ladini, Mòcheni
e Cimbri,
Gaspari Editore, Udine, 2008, pp. 128, euro 14,80
Dall’Adriatico al Mediterraneo in 17 giorni, 26
passi alpini e 1700 chilometri, recita il sottotitolo di questo libro che, assieme a cartografie,
profili altimetrici, tappe, campeggi offre utili indicazioni all’appassionato (e ben allenato!) biker
che intende affrontare la traversata delle Alpi: 10
frontiere, 5 Paesi, 31 metri di dislivello in salita! Una “alpiciclistica”, questa dalla Slovenia alla
Francia, pensata e poi percorsa dallo stesso autore, Alessandro de Bertolini, giornalista e ricercatore presso la Fondazione del Museo storico del
Trentino, che qui rivela la sua grande passione
per la bicicletta, «il più bel modo per girare il
mondo». A pedalare con lui, i trentini Riccardo
Goi e Roberto Della Maria.
Voluto dal Servizio Minoranze Linguistiche della
Provincia di Trento, e con la collaborazione del
Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto,
questo libro racconta la storia delle popolazioni
appartenenti alle tre minoranze linguistiche ancor’oggi presenti in Trentino – i Ladini della Val
di Fassa, i Mòcheni della Valle del Fèrsina, i Cimbri di Luserna – negli anni della Grande Guerra.
Vicende militari sulle quali l’autore, lo storico
Lorenzo Baratter, fa risaltare soprattutto l’aspetto umano e civile, un’empatia trasmessa anche
dall’articolato corredo fotografico, la cui valenza
risulta fondamentale per meglio comprendere la
dimensione di quel passato.
n
n
Andrea Di Michele, Rodolfo Taiani,
La Zona d’operazione delle Prealpi nella seconda
guerra mondiale,
Fondazione Museo storico del Trentino,
Grenzen Confini, Trento, 2009, pp. 456, euro 22
È una corposa e come sempre ben curata pubblicazione questa che raccoglie gli atti del convegno di studi svoltosi nel marzo 2006, frutto della
collaborazione tra l’Archivio provinciale di Bolzano, l’Istituto storico bellunese della resistenza
e dell’età contemporanea e il Museo storico in
Trento. L’obiettivo è quello di indagare l’articolata realtà dell’Alpenvorland inserendola nel più
ampio contesto delle politiche di occupazione
tedesca durante la seconda guerra mondiale. Entrambi gli autori sono dottori di ricerca in storia:
Di Michele opera presso l’Archivio provinciale
di Bolzano, Taiani presso la Fondazione Museo
Storico del Trentino.
n
Gianni Faustini,
Andreas Hofer. La storia, il mito,
Valentina Trentini editore,
Trento, 2009, pp. 124, euro 18
Le vicende legate all’insurrezione tirolese guidata
dall’oste della Passiria, Andreas Hofer, costituiscono oggi un capitolo complesso e storicamente
coinvolgente, ma il modo con il quale sono state
in passato trattate ha dato spesso adito a manipolazioni interpretative. A inquadrare la storia
in una realtà il più possibile obiettiva, volta anche a una comprensione nel segno della pacificazione e della convivenza, concorre questo libro
del giornalista Gianni Faustini, un ampliamento
e aggiornamento di una ricerca svolta venticinque anni orsono rivolta agli studenti delle scuole
italiane del Trentino-AltoAdige/Südtirol.
Marco Ischia, Arianna Tamburini,
Sulle orme del tenente Hecht/ Auf den Spuren des
Oberleutnants,
Temi, Trento, 2009, pp. 484, euro 25
Era un uomo semplice ma di grande cultura, il
tenente dei Kaiserjäger Felix Hecht von Eleda,
un personaggio che ricevette la stima degli appassionati di storia bellica del Trentino occidentale, quando si trovarono a sfogliare i suoi diari.
Li scrisse durante i due anni trascorsi (1915-17)
sui monti tra il Cadria e lo Stivo e sul Corno di
Cavento, e questo libro – in italiano e in tedesco – dall’esplicativo sottotitolo La linea difensiva austro-ungarica nella Grande Guerra, dalla
cintura dei forti di Lardaro alla vetta del Cadria,
accompagna, attraverso documenti e fotografie
dell’epoca affiancate a quelle dell’oggi, alla scoperta e conoscenza di queste montagne.
n
Maria Adelaide Maviglia Roselli,
Le Favole del Melo, Tivoli (Roma), 2008, pp. 76.
Le offerte sono devolute all’Associazione
Telefono Azzurro
e-mail: [email protected]
In un condominio chiamato “Golden”, su una
pianta di melo in Val di Non, vivono i personaggi che animano Le Favole del Melo: sono Bruno
il bruco, Ella la coccinella, Formy la formica, la
famiglia di uccellini Pigoli, le gemelle cicale Cic
e Ala, e poi ci sono Kal e Brone, Luma e Maco,
Lillo il grillo. L’autrice, che è alla sua prima opera, per le illustrazioni si è avvalsa della colorata
ironia di Patrizia Zambruno; in Trentino sarà
ambientato anche il secondo libro di favole al
quale sta già lavorando.
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