Influenza, istruzioni per l’uso il Trentino www.provincia.tn.it novembre 2009 Mensile della Provincia autonoma di Trento anno XLV – numero 293 AGRICOLTURE Ospiti d’onore alla fiera svizzera > pagine 22-23 SCIENZE Museo, il percorso delle meraviglie > pagine 24-25 CULTURE Million Dollar Man sceglie Trento > pagine 30-31 SPORT Trentino Volley sulla vetta del mondo > pagina 44 Bilancio 2010, un patto condiviso 4.550 milioni di euro le risorse a disposizione Attenzione a fasce deboli, welfare, edilizia agevolata e servizi per le famiglie > pagine 3-6 NAZ/220/2008 il Trentino – novembre 2009 2 L’argomento Scienze Un patto di sistema Tutte le cifre per un anno 3 4 Salute Nuova influenza da conoscere La sanità parla euroregionale 8 10 Persone Al timone dell’ARCA Il percorso delle meraviglie Territorio La guerra nel Parco C’è del permafrost da difendere Million Dollar Man L’attualità dell’archeologia Piccola bussola nel mare grande L’Europa orientale a Levico 250 viaggi nella modernità Il ciclo della musica Il pittore prospettico 12 14 Notizie Turismo trentino da record 16 Lettera Da Malpensa a Gardolo 19 Innovazione L’opportunità è digitale 26 28 Culture Fotonotizie 3 Governi, 5 mila in elicottero 24 30 32 34 36 38 40 41 42 Sportivamente 20 Trentino mondiale 44 1964, sulla strada del vino 45 Ieri Agricolture Olma, Trentino ospite d’onore 22 Rivista mensile della Provincia autonoma di Trento Anno XLV – numero 293 novembre 2009 Piazza Dante n. 15, 38122 Trento Tel. 0461 494684-37 www.riviste.provincia.tn.it Direttore responsabile: Giampaolo Pedrotti Europa Toc toc si può entrare il Trentino Coordinatore editoriale: Carlo Martinelli Redazione: Pier Francesco Fedrizzi, Mauro Neri, Marco Pontoni, Lorenzo Rotondi, Fausta Slanzi, Corrado Zanetti Vanda Campolongo, Marina Malcotti, Elisabetta Valduga, Silvia Vernaccini Amministrazione: Orietta Frisinghelli, Mariarosa Pontalti Hanno collaborato: Marzia Bortolameotti, Sandra Chighizola, Claudio Cucco, Elisabetta Curzel, Adele Gerardi, Francesco Suomela Girardi, Federica Mormando, Marina Rosset, Alessandra Saletti, Arianna Tamburini, Daniele Valersi In copertina: immagine di Sonia Lunardelli - Mugrafik. Fotografie: Archivio: Ufficio stampa Provincia autonoma di Trento; Museo Tridentino di scienze naturali (Hugo Muñoz); Archivio Foto FIVP; Soprintendenza per i beni librari, archivistici e archeologici; Azienda per il turismo Madonna di Campiglio-Pinzolo-Val Rendena; Agf Bernardinatti, Piero Cavagna, Giovanni Cavulli, Romano Magrone, Daniele Mosna, Matteo Rensi, Dino Panato. Impaginazione: Artimedia - Trento Volete ricevere IL TRENTINO ad un indirizzo diverso? C’è un indirizzo da modificare? Ci sono più destinatari nella stessa famiglia? Non volete più ricevere la rivista? Dubbi, domande, curiosità, chiarimenti, consigli, critiche, suggerimenti, [email protected] complimenti? Il numero verde e l’indirizzo email sono a vostra disposizione. Stampa: S.I.E. Spa Società Iniziative Editoriali - Trento Registrazione del Tribunale di Trento n. 100 del 13.08.1963 – iscrizione nel R.O.C. n. 480 il Trentino – novembre 2009 L’argomento 3 Un patto di sistema Bilancio 2010: verso un’unica piattaforma produttiva Lorenzo Dellai Presidente della Provincia autonoma di Trento A bbiamo approvato il Bilancio 2010 avendo alle spalle non solo una fitta trama di consultazioni intessuta con le forze economiche e sociali e con gli enti locali, ma anche l’esperienza maturata durante tutto quest’anno (e parte del 2008) con la manovra anticrisi, che come sappiamo ha rappresentato uno sforzo importante in termini di risorse stanziate come pure di elaborazione di proposte, di misure concrete che in parte resteranno, anche quando gli effetti della crisi saranno passati. Pensiamo ad esempio al reddito minimo di garanzia, che ha sancito un principio fondamentale: in Trentino nessuna persona, nessun nucleo familiare dovrà vivere con un reddito inferiore ad un livello minimo che consenta di condurre un’esistenza dignitosa. Si tratta di un “no” secco alla povertà, pronunciato da una terra che la povertà l’ha conosciuta e quindi sa di che cosa parla; e visto che questo principio per noi non è sindacabile, esso sarà parte integrante anche delle politiche sociali del futuro, a partire da questo 2010 nel quale, ci auguriamo, si cominceranno a vedere i segni della ripresa economica. La nuova manovra contiene anche altre misure importanti, che vanno a valorizzare i punti di forza del Trentino, perché nei momenti di crisi non si può solo giocare in difesa, bisogna attrezzarsi al fine di ripartire con slancio, con fiducia. E per fortuna in Trentino i punti di forza non mancano: scuola e formazione professionale, università, innovazione, ricerca, infrastrutture, trasporti, nonché un’amministrazione che ha dimostrato, in un anno così carico di iniziative straordinarie, di saper lavorare bene, velocemente e con competenza. Ma, di nuovo, la cosa forse più importante da sottolineare è che l’imperativo di fare sistema, di costruire un’unica piattaforma produttiva, fortemente coesa e competitiva, comincia ad essere raccolto da tutti gli attori del sistema. Dal dialogo sviluppato con le categorie economiche, con i sindacati, con i comuni, ha preso forma un protocollo d’intesa destinato ad orientare le politiche di sviluppo future. Un vero e proprio “patto di sistema” i cui pilastri sono in sostanza la qualità sociale, la qualificazione della spesa pubblica e la creazione di valore, ad ogni livello, partendo soprattutto dal capitale umano, dai trentini e dalle trentine. Rimando alle pagine che seguono per i dettagli sulle varie voci di bilancio. Vorrei però sottolineare un’ultima cosa: la significativa riduzione delle spese discrezionali, che nel 2010 calano del 16% rispetto al 2008, in particolare, con un calo del 50% delle spese di consulenza. Anche questo un piccolo segnale che vogliamo lanciare: si può fare tanto, tantissimo, con meno. Destinando magari le risorse così recuperate ad investimenti strategici, cosa che dovremo fare con sempre maggiore decisione negli anni che verranno. nnn 4.550 milioni le risorse del bilancio 2010 più 1,8% la variazione rispetto al bilancio 2009 1.069 milioni la spesa corrente per la sanità 709 milioni la spesa corrente per scuola e formazione meno 50% per le consulenze meno 16% per spese discrezionalI 4 il Trentino – novembre 2009 L’argomento Tutte le cifre per un anno Un’attenzione particolare per le fasce più deboli Marco Pontoni A pprovato dalla Giunta provinciale il Bilancio 2010. Il Bilancio imposta la manovra programmatica per l’intera legislatura – cioè fino al 2012 – come delineata dal Piano di sviluppo provinciale. Le risorse a disposizione sono pari a 4.550,00 milioni di euro, con un +1,8% rispetto all’anno precedente. Sia l’incidenza della spesa corrente che di quella in conto capitale rimangono sostanzialmente invariate rispetto al 2009. Le principali voci di investimento riguardano le seguenti materie: scuola e formazione; istruzione universitaria; cultura e sport; assistenza; sanità; enti locali; comunicazione e trasporti (reti informatiche, viabilità e trasporti); edilizia abitativa; ambiente e territorio; lavoro; imprese; interventi di contesto (ricerca, progetti integrati di sviluppo); energia; razionalizzazione della pubblica amministrazione. Un’attenzione particolare viene rivolta alle fasce di popolazione più deboli, alle misure innovative di welfare, all’edilizia agevolata (con un nuovo piano straordinario, selettivo in quanto ad obiettivi e target di riferimento), ai servizi per le famiglie. Al tempo stesso la manovra investe sui punti di forza del Trentino – innovazione, ricerca, infrastrutture di qualità, buona amministrazione – al fine di rendere la sua piattaforma produttiva ancora più competitiva. Durante il percorso che ha portato all’approvazione della manovra si è sviluppato un dialogo serrato e proficuo con le forze economiche e sociali, dal quale è scaturito un protocollo d’intesa destinato ad orientare le politiche di sviluppo future. Si è delineato insomma – come sottolineato dal presidente Lorenzo Dellai – un vero e proprio “patto di sistema” che poggia su tre pilastri: qualità sociale (raggiungibile anche attraverso l’adozione di politiche di sistema innovative); qualificazione della spesa (in particolare per contenere e qualificare la spesa corrente, in accordo con i sindacati); creazione di valore (dentro e fuori l’ente pubblico, anche in accordo con il mondo imprenditoriale e produttivo). La “palestra” all’interno della quale si è testata la capacità del Trentino di fare sistema è stata quella del piano anticrisi, contenente misure significative, alcune delle quali (come il reddito minimo di garanzia) destinate ad entrare in maniera permanente nell’insieme degli stru- menti a disposizione dell’amministrazione pubblica, dei cittadini e delle imprese. La manovra di Bilancio ha come principali obiettivi proprio quelli di portare a compimento quanto previsto dal “pacchetto anticongiunturale” e di preparare il Trentino a cogliere le opportunità che si presenteranno nella fase della ripresa. Per fare questo una prima grande scommessa è quella fatta sul “capitale umano”, ovvero sulle politiche riguardanti la scuola e la formazione in genere, l’istruzione universitaria, la cultura, le infrastrutture telematiche. Nel campo socio-sanitario verrà messo a regime fra l’altro l’intervento relativo al “reddito minimo di garanzia” e verranno azzerate le tariffe dei servizi pubblici a carico delle famiglie dal terzo figlio in poi; sostanzialmente fisiologico invece l’aumento del 3,7% della spesa corrente alla voce sanità. Nel campo dell’edilizia abitativa proseguirà il finanziamento del Piano straordinario di Itea SpA, e si “spingerà” maggiormente sul fronte dell’edilizia agevolata, con un nuovo piano di edilizia sociale, rivolto in particolare ai giovani e alle fasce “intermedie” (che non hanno i requisiti per rivolgersi all’Itea ma al tempo stesso in difficoltà a muoversi sul libero mercato). Non verrà re- 101 milioni per proseguire il progetto banda larga 109 milioni per interventi sugli ospedali periferici 171 milioni per l’edilizia pubblica e agevolata 72 milioni per i progetti di formazione giovani 150 milioni agli interventi per ambiente e territorio il Trentino – novembre 2009 plicato il piano straordinario delle ristrutturazioni in funzione anticrisi, ma saranno incentivati gli interventi per l’edilizia di qualità. Per quanto riguarda le comunicazioni e i trasporti, continuerà l’impegno sul fronte del “Trentino digitale” e verrà avviato il progetto Metroland. Proseguirà anche l’impegno riguardante il sostegno del lavoro e delle imprese e si potenzieranno i finanziamenti alla ricerca. Spazio anche ad azioni di sistema che andranno concertate con il Governo, in particolar modo sul piano sociale: la Provincia intende infatti avanzare la richiesta di una nuova norma di attuazione dello Statuto per vedersi affidare l’intera materia riguardante gli ammortizzatori sociali. Oggi esiste infatti com’è noto una pluralità di strumenti, dell’Inps (disoccupazione e cassa integrazione), della Provincia in maniera diretta e della Provincia su delega regionale. “È giunto il tempo – ha spiegato Dellai – di disporre nelle nostre mani di tutti gli strumenti necessari ad avviare una politica complessiva sul tema del lavoro, che troverà sistemazione in una nuova legge di settore.” Impostazione programmatica per il 2010 e per l’intera legislatura G li obiettivi principali sono i seguenti: – completare e rafforzare la manovra anticongiunturale; – definire strategie e azioni innovative di natura strutturale per favorire una rapida uscita dalla crisi; – promuovere uno sviluppo locale duraturo e sostenibile. Sulla base di quanto indicato dal Psp-Piano di sviluppo provinciale per la XIV legislatura, viene data priorità ad investimenti e azioni che favoriscano il rafforzamento della competitività del sistema produttivo e il sostegno alle misure di protezione dal rischio di perdita del posto di lavoro, consentendo al Trentino di superare la crisi congiunturale e avviando un nuovo ciclo virtuoso di sviluppo. Tema centrale è il rafforzamento del capitale territoriale (concetto utilizzato da Ocse e Ue), inteso come insieme di risorse materiali, immateriali e umane, di beni pubblici e competenze private, di reti di cooperazione e valori sociali. Prospettive finanziarie di legislatura L e stime per il 2010 sono di un Bilancio pari a 4.550 milioni di euro (4.467 nel 2009), con un +1,86% rispetto al 2009. Le prospettive per il prosieguo della legislatura – cioè fino al 2012 – sono condizionate da diversi fattori, fra cui: la consistenza del patto di stabilità, le dinamiche dell’economia, l’attuazione del federalismo fiscale. Sul piano delle entrate i “nodi” principali sono rappresentati dall’Irap in agricoltura (il Governo ha impugnato la legge provinciale che proroga l’agevolazione dell’1% per l’Irap “agricola” attualmente in vigore), dal fondo per la non-autosufficienza, dalle politiche tariffarie. La prospettiva è di attivare azioni significative per l’incremento delle risorse a disposizione del sistema provinciale da destinare a investimenti produttivi o per contenere le dinamiche di spesa del settore socio-sanitario, in particolare attraverso la promozione di: fondi sanitari integrativi; un mercato secondario per i titoli emessi dalle società provinciali; programmi di edilizia a canone moderato; politiche regionali di risparmio previdenziale. 5 10 milioni PER IL FONDO MIGLIORAMENTO QUALITà DELLA SCUOLA 24 milioni PER L’ACCORDO DI PROGRAMMA CON L’UNIVERSITà 150 milioni PER LA NUOVA COMPETENZA NELLE FERROVIE 33 milioni per le strutture E servizi assistenziali 102 milioni PER SISTEMAZIONE IDRAULICA E FORESTALE 6 il Trentino – novembre 2009 Politiche di spesa Contenimento della spesa corrente I n Trentino i livelli di spesa pubblica sono più alti rispetto ai corrispondenti valori nazionali. L’incidenza della spesa pubblica sul Pil è del 46%, contro il 42% del valore nazionale. Fra le voci che incidono maggiormente ci sono la spesa sanitaria, il comparto scuola, la spesa dei comuni, gli investimenti del settore pubblico. Opportune azioni di programmazione – tese ad una razionalizzazione e ad un contenimento della spesa corrente – portano a formulare una previsione di spesa corrente pari al 62,1% del totale della spesa pubblica nel 2010 (sostanzialmente invariata rispetto al 2009) e del 63,9% nel 2013. In questo modo si potranno recuperare risorse per investimenti per 85 milioni di euro. Significativa la riduzione delle spese discrezionali, che calano del 16% rispetto al 2008, in particolare, con un calo del 50% delle spese di consulenza. Sono inoltre promosse azioni per orientare la realizzazione di opere pubbliche e private agevolate a criteri di maggiore sobrietà ed essenzialità. S i prevedono in particolar modo: – azioni finalizzate al contenimento delle spese di gestione di tutti gli enti e i soggetti del settore pubblico provinciale; – azioni specifiche su enti e soggetti collegati alla finanza provinciale (agenzie ed enti funzionali; società controllate, altri enti del settore pubblico). nnn +1,8% +1,0% 4.427,7 4.550,0 4.470,5 +9,6% +1,1% 3.955,7 +7,5% -2,1% 3.997,7 +2,1% per interventi a favore delle imprese 258 milioni per investimenti di Trentino Sviluppo Spa 20 milioni Trentino, il trend delle risorse di bilancio (stanziamenti in milioni di euro) +1,1% 193 milioni per interventi a sostegno del lavoro 148 milioni per la viabilità 63 milioni per Metroland 4041,4 3.992,7 3.914,9 3679,8 +5,3% 79 milioni 3.495,7 +12,2% 3.115,6 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 per l’Agenzia provinciale depurazione 8 il Trentino – novembre 2009 Salute Nuova influenza da conoscere Pandemia in arrivo? Ecco tutto ciò che dovete sapere C virus che non possono causare l’influenza, ma sono in grado di promuovere la formazione di anticorpi. Oltre alle proteine del virus, il vaccino contiene un “adiuvante”, cioè un composto in grado di favorire una risposta più efficace. Questo vaccino non impedirà l’insorgere dell’influenza stagionale. osì l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari ha informato la popolazione trentina sulla nuova influenza. 1. Che cos’è la nuova influenza H1N1? La nuova influenza H1N1 è provocata da un virus nuovo e molto diverso dai normali virus influenzali che si è diffuso in molti Paesi del mondo. Come altri virus influenzali, il virus H1N1 si diffonde da una persona all’altra con la tosse, gli starnuti e, talvolta, attraverso oggetti contaminati dal virus. Questa nuova influenza è imprevedibile ma gli esperti sanitari nazionali ed internazionali prevedono una forte diffusione di questa malattia nei prossimi mesi. Attualmente la nuova influenza non è più grave dell’influenza stagionale. Però, a differenza dell’influenza stagionale, colpisce maggiormente le fasce di età più giovani. I sintomi della nuova influenza, comuni a quelli dell’influenza stagionale, comprendono: –Spossatezza –Febbre –Mal di gola –Dolori muscolari –Brividi –Tosse –Raffreddore Alcuni soggetti possono presentare vomito e diarrea. La maggior parte delle persone guarisce entro una settimana, ma come per l’influenza stagionale alcuni soggetti possono sviluppare polmonite o altre complicanze anche molto gravi. fluenzali stagionali, il loro organismo ha sviluppato la capacità di sconfiggere i virus. La nuova influenza H1N1 è causata da un virus influenzale nuovo, molto diverso dai virus dell’influenza stagionale. La maggior parte delle persone sono poco o per nulla immuni nei confronti di questo virus: il loro organismo non è infatti pronto a difendersi. 2. Cosa distingue la nuova influenza H1N1 dall’influenza stagionale? I virus dell’influenza stagionale cambiano di anno in anno, ma sono strettamente correlati l’uno all’altro. I soggetti che hanno contratto l’influenza in passato godono in genere di una certa immunità verso i virus in- 3. Il vaccino contro la nuova influenza H1N1 Il vaccino “stimola” le difese naturali dell’organismo, rendendole pronte nel caso di esposizione al virus H1N1. Quando una persona viene vaccinata riceve, con una iniezione nel muscolo del braccio, nella coscia nei bambini, alcune proteine del COMBATTI LA NUOVA INFLUENZA IN TRE MOSSE 4. Chi deve sottoporsi alla vaccinazione contro la nuova influenza l’H1N1 e quando? Prima della vaccinazione ogni persona riceverà copia del foglietto illustrativo del prodotto con le informazioni dettagliate sul vaccino. La prima fase è iniziata lunedì 9 novembre. Presso i servizi vaccinali dei distretti potranno vaccinarsi: –categorie essenziali: personale sanitario, forze dell’ordine, vigili del fuoco (il personale di altri servizi ritenuti essenziali verrà vaccinato in un secondo momento); –bambini di età da 6 mesi a 14 anni con malattie croniche; –bambini di età da 6 mesi a 2 anni nati gravemente pretermine; LAVA SPESSO LE MANI CON ACQUA E SAPONE specialmente dopo aver tossito o starnutito il Trentino – novembre 2009 –bambini che frequentano l’asilo nido; –donne al secondo e terzo trimestre di gravidanza. Presso il proprio medico di famiglia: –persone di età da 15 a 64 anni con malattie croniche; –donne al secondo e terzo trimestre di gravidanza; –donne che hanno partorito da meno di 6 mesi. Nella seconda parte della campagna, inizio previsto per fine gennaio, verrà offerta la vaccinazione ai soggetti di età compresa tra i 6 mesi e i 27 anni non precedentemente vaccinati. 5. Alcune persone non dovrebbero vaccinarsi o dovrebbero attendere? Non deve sottoporsi a vaccinazione contro la nuova influenza chi soffre di una forma grave, potenzialmente letale, di allergia alle uova o ad una delle sostanze contenute nel vaccino. È bene informare l’incaricato della vaccinazione qualora si soffra di allergie gravi e anche nel caso abbia sofferto di: –una grave reazione allergica dopo la somministrazione del vaccino contro l’influenza stagionale; –la sindrome di Guillain Barré (una grave forma di paralisi, chiamata anche GBS). Anche se queste evenienze potrebbero non rappresentare una 9 Numeri telefonici degli ambulatori vaccinali dei Distretti sanitari Alta Valsugana Bassa Valsugana e Tesino Primiero Alto Garda e Ledro Fiemme Fassa Giudicarie e Rendena Valle di Non Val di Sole Vallagarina Trento, Valle dei Laghi, Rotaliana, Paganella, Cembra controindicazione al vaccino, il personale medico vi potrà aiutare a decidere. Se siete ammalati – malattie acute con febbre – è consigliabile attendere prima di sottoporsi alla vaccinazione. In caso di raffreddore leggero o di altre malattie lievi non è, generalmente, necessario attendere. Il vaccino contro la nuova influenza H1N1 può essere somministrato in concomitanza con il vaccino contro l’influenza stagionale. 6. Quali sono i rischi associati al vaccino contro la nuova influenza H1N1? Un vaccino, come qualsiasi altro farmaco, può causare problemi seri, come una reazione allergica grave. Il rischio che un qualunque vaccino provochi danni seri o la morte è tuttavia estremamente raro. Il virus contenuto nel vaccino inattivato contro la nuova influenza H1N1 è ucciso, quindi non è possibile contrarre l’influenza dal vaccino. I rischi associati al vaccino COPRI BOCCA E NASO CON UN FAZZOLETTO IN CASO DI TOSSE O STARNUTI se il fazzoletto non è disponibile, copri bocca e naso con il gomito o la spalla, non con le mani Via S. Pietro, 2 - Pergine Viale Vicenza, 9 - Borgo Valsugana Via Roma, 1 - Tonadico Via Donatori di Sangue, 1 - Arco Via Dossi, 17 - Cavalese Via Milano, 11 - Pozza di Fassa Via Presanella, 16 - Tione Via Degasperi, 31 - Cles Via 4 Novembre, 8 - Malè Piazza Leoni, 11/A - Rovereto Centro Servizi Sanitari pal. B - Viale Verona - Trento H1N1 sono analoghi a quelli associati al vaccino inattivato per l’influenza stagionale. Reazioni lievi: –irritazione, rossore, sensibilità o rigonfiamento nel punto d’iniezione; –svenimento (per lo più negli adolescenti); –cefalea, dolori muscolari –febbre; –nausea. Qualora insorgano tali disturbi, questi in genere si manifestano subito dopo l’iniezione e durano 1-2 giorni. Reazioni gravi: Le reazioni allergiche potenzialmente letali ai vaccini sono molto rare. Qualora si verifichino, in genere questo succede da pochi minuti fino a qualche ora dopo la somministrazione. 7. Cosa fare in caso di reazione grave? In caso di una reazione allergica grave che può manifestarsi con 0461 515200 0461 755611 0439 764424 0464 532936 0462 242289 0462 761000 0465 331411 0463 660780 0463 909430 0464 403726 0461 902247 difficoltà respiratoria, raucedine o dispnea, orticaria, pallore, debolezza, tachicardia o vertigini oppure febbre alta o nel bambino con un comportamento anomalo è necessario: –chiamare un medico o portare immediatamente l’interessato dal medico; –dire al medico cosa è successo, la data e l’ora in cui si è verificato l’evento e quando è stato somministrato il vaccino. 8. Come si possono ottenere ulteriori informazioni? –Rivolgetevi al vostro medico o chiamate il Servizio Igiene del vostro Distretto sanitario –consultate il sito dell’Azienda sanitaria http://www.apss.tn.it/ Prima della vaccinazione vi sarà consegnato il foglietto illustrativo del vaccino e vi sarà chiesto il consenso informato scritto. nnn RIMANI A CASA SE SEI MALATO per evitare di trasmettere virus influenzali ad altri 10 il Trentino – novembre 2009 Salute La sanità parla euroregionale Collaborazione tra Trento, Bolzano e Innsbruck Lorenzo Rotondi S i riempie ogni giorno di più di contenuti operativi e concreti il disegno euroregionale. L’otto settembre scorso, alle cantine Rotari di Mezzocorona, Trentino, Alto Adige e Tirolo hanno posto le basi per una forte collaborazione in campo sanitario. Hanno aperto uno spazio di confronto su questioni di comune interesse riguardo al funzionamento e alla qualità dei rispettivi sistemi sanitari. I temi su cui si è iniziato a lavorare sono strategici: la programmazione dell’offerta sanitaria con attenzione alle sinergie ottenibili con reti integrate di strutture specialistiche e con la mobilità professionale; i servizi sanitari con riferimento alle procedure di accesso alle cure, alla appropriatezza delle prestazioni erogate e ai percorsi di assistenza integrata sociale e sanitaria; le tecniche a supporto della sanità e in particolare le tecnologie per l’e-health e gli studi epidemiologici. Un’agenda di impegni per il confronto e la cooperazione in ambito sanitario è stata sottoscritta dagli assessori alla salute della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, della Provincia autonoma di Bolzano, Richard Theiner, e del Land Tirol, Berhard Tilg. In particolare si è decisa l’adozione di un insieme di indicatori comuni per il confronto su base annuale in ordine al funzionamento e agli esiti dei rispettivi sistemi sanitari; la realizzazione di confronti su specifici aspetti funzionaliorganizzativi dei servizi sanitari e lo svolgimento di studi ed analisi epidemiologiche con riferimento a specifiche patologie di particolare comune rilevanza; l’approvazione entro un anno di un’intesa per favorire iniziative di formazione comuni e per l’offerta di stage formativi presso le rispettive istituzioni cliniche e L’ASSISTENZA DOMICILIARE Strutture per anziani: una componente cruciale dell’offerta sanitaria sul territorio è quella relativa ai servizi di accoglienza residenziale. Complementare a questo servizio è poi l’assistenza domiciliare, che nella Provincia di Trento (integrata, occasionale o programmata) ha in carico 18.960 utenti, per la Provincia di Bolzano il dato complessivo è di 5.973 utenti, ma a questi vanno aggiunti i circa 9.000 non auto sufficienti che ricevono l’assegno di cura e buoni servizio per l’assistenza domiciliare. 476 i medici di assistenza di base nella provincia di Trento di ricerca; l’organizzazione entro il mese di giugno del 2010 di un seminario di informazione e studio circa lo sviluppo delle tecnologie per l’informazione e la comunicazione con specifica attenzione al collegamento informatico dei medici di famiglia con le strutture ospedaliere e dei servizi sanitari con il cittadino; l’organizzazione a turno tra il Land Tirolo e le Province autonome di Bolzano e di Trento di un incontro annuale di confronto e discussione sulle attività condotte in comune. «Attribuisco a questo incontro un particolare significato – ha detto il presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai in occasione della firma – innanzitutto politico istituzionale, perché oggi si scrive una pagina importante del grande libro della cooperazione transfrontaliera. Siamo chiamati a riempire di contenuti concreti il grande disegno dell’Euroregione. Quella che un tempo era una collaborazione su singoli progetti deve diventare oggi una comune visione di futuro. In questo quadro il lavoro di oggi è particolarmente significativo perché la salute è un tema molto importante per i nostri cittadini. Più riusciamo a riempire di contenuti concreti questa idea di euroregione più avremo successo. Andiamo verso tempi nei quali è impensabile che ogni territorio possa sviluppare eccellenze in tutti i campi e quindi è necessario realizzare collaborazioni importanti e mettere in rete le nostre strutture. In questo modo potremo costruire un sistema che non ha paragoni in tutta Europa». il Trentino – novembre 2009 “Dalla parte dei cittadini” Intervista all’assessore Ugo Rossi Perché il Trentino cerca la collaborazione con Tirolo e Alto Adige in campo sanitario? Perché Trentino, Alto Adige e Tirolo sono territori con caratteristiche fisiche e demografiche simili, perché siamo accomunati da una storia comune di buona amministrazione della cosa pubblica e anche perché i nostri sistemi sanitari sono tutti di buon livello se non di eccellenza e quindi è relativamente facile trovare spazi di collaborazione a vantaggio dei cittadini. Quali esperienze di collaborazione si sono già attuate e quali potranno essere realizzate nel prossimo futuro grazie all’incontro di Mezzocorona? In realtà non è una novità la collaborazione in campo sanitario. Da anni lavoriamo assieme per quanto riguarda i trapianti e devo dire che questo esempio di collaborazione transfrontaliera è per noi ormai un punto fermo nelle politiche sanitarie. Con Tirolo e Alto Adige ci siamo impegnati ad approfondire i rapporti, passando per una precisa analisi sul funzionamento e la qualità dei rispettivi sistemi sanitari. L’idea è quella di lavorare assieme sulla programmazione dell’offerta sanitaria facendo attenzione alle sinergie che possiamo ottenere mettendo in rete le strutture specialistiche e favorendo anche la mobilità professionale. Vogliamo approfondire anche le rispettive procedure di accesso alle cure, valutare l’appropriatezza delle prestazioni sanitarie e dei percorsi di assistenza. Una frontiera di particolare interesse è rappresentata dall’e-health e dagli studi epidemiologici. Quali vantaggi per i cittadini? Ci poniamo l’obiettivo di continuare a dare ai cittadini dei tre territori una sanità di qualità razionalizzando gli interventi e mettendoci reciprocamente a disposizione, nelle modalità che stabiliremo e nella misura che sarà possibile, strutture e personale. È 11 impensabile infatti che è ogni territorio possa sviluppare eccellenze in tutti i campi e quindi siamo chiamati a realizzare collaborazioni e a mettere in relazione le nostre strutture. Abbiamo la possibilità di costruire un’esperienza unica in Europa che dia concretezza e tangibilità al principio del protagonismo delle regioni nella casa comune europea. Quali difficoltà si incontreranno in questo nuovo percorso di collaborazione e come si potranno superare? Una componente fondamentale del lavoro sarà conoscere le “grandezze” su cui si opera, le relazioni economiche, sociali ed epidemiologiche in gioco. I flussi informativi e la loro analisi saranno quindi un elemento indispensabile a supporto delle decisioni. Ci sarà poi molto lavoro da fare anche sul fronte dell’adattamento dei rispettivi ordinamenti visto che è prevedibile che si riscontreranno differenze nelle norme che regolano l’accesso, il costo e la somministrazione delle prestazioni in campo sanitario. I prossimi passi? Cominceremo adottando un set di indicatori per il confronto su base annuale in ordine al funzionamento e agli esiti dei rispettivi sistemi sanitari. Ci confronteremo costantemente su specifici aspetti funzionali-organizzativi dei servizi sanitari e faremo studi ed analisi epidemiologiche con riferimento a specifiche patologie di particolare comune rilevanza. Metteremo in campo iniziative di formazione comuni e stage presso le rispettive istituzioni cliniche e di ricerca. Nel giugno del prossimo anno organizzeremo inoltre un seminario di informazione e studio circa lo sviluppo delle Tecnologie per l’informazione e la comunicazione (ICT), con specifica attenzione al collegamento informatico dei medici di famiglia con le strutture ospedaliere e dei servizi sanitari con il cittadino. nnn 12 il Trentino – novembre 2009 Persone Al timone dell’ARCA La battaglia di Valeria contro anoressia e bulimia Marzia Bortolameotti L a storia di chi, ad un certo punto, si sente una sorta di pioniere, di esploratore. C’è il deserto attorno e tu devi affrontare una traversata che nessuno ha mai fatto, prima. Perché quel deserto è tutto nuovo, è sconosciuto. E quando lo nominavano, anni fa, sembravano parlare di chissaché. Questa è la storia di una donna coraggiosa. Certo, non si può e non si vuole dimenticare chi, con lei ed attorno a lei, ha creduto in questa traversata. Ma l’impegno e la costanza, la tenacia e il sorriso comunque mai venuto meno, assegnano un ruolo per una volta speciale a Valeria Chini, che di ostacoli ne ha già superati molti (ed ha aiutato molti altri a superarne altrettanti). Questa è dunque la storia di Valeria Chini che a Trento, 13 anni fa, ha fatto nascere un punto di riferimento per l’anoressia e la bulimia. È da quel momento in poi che queste malattie subdole e pericolose hanno smesso di essere un tabù: c’era finalmente un luogo dove poterne parlarne apertamente, per cercare di sconfiggerle. È anche dal pungolo che l’ARCA – questo il nome scelto dall’associazione – ha saputo rappresentare che un anno dopo è nato il Centro per il trattamento dei disturbi alimentari, struttura dell’Azienda sanitaria. Tredici anni di battaglie: il termine non è eccessivo. E sta di fatto che in virtù del suo impegno nel sociale, era lo scorso giugno, Valeria Chini ha ricevuto l’onorificenza di Cavaliere al Commissariato del Governo di Trento. Un riconoscimento per tutti questi anni di duro lavoro e per aver fondato un’associazione che tutt’oggi appare necessaria, eccome, per il Trentino. Quel giorno, siatene certi, accanto al sorriso la signora Valeria sfoggiava anche qualche lacrima. Quanto tempo. Era il 1996 quando Valeria Chini fondò l’ARCA, assieme al marito Biagio Surace (altra tempra tenace, ora presidente dell’associazione). Oggi attorno alla sede di via Vittorio Veneto gravitano un LA STORIA DI UNA CORAGGIOSA PATTUGLIA DI VOLONTARI A.R.C.A., Associazione ricerca comportamento alimentare, nasce nel 1996, a Trento. Nasce dall’impegno di Valeria Chini, Biagio Surace e di una pattuglia di altri soci, tutti volontari – allora come oggi. Nasce come gruppo aperto a genitori, familiari, ragazze e ragazzi che direttamente o indirettamente hanno conosciuto anoressia o bulimia. Già. Se fino a qualche anno si poteva pensare che anoressia e bulimia riguardassero soprattutto le ragazze, oggi si deve constatare che non solo si abbassa drammaticamente l’età di chi finisce nelle spire di un cammino dolorosa, ma si nota che sono in aumento vertiginoso i ragazzi coinvolti. L’ARCA – nel tempo l’associazione è diventata proprio questo, simbolicamente: una scialuppa di salvataggio, spesso, per chi rischia di essere trascinato via dalla corrente di una società malata ed impazzita, dove, per dirla con le parole stupite ed amare di un volontario, la paura della fame ha lasciato il posto alla paura del cibo – non ha ovviamente intenti diagnostici o terapeutici. Si propone invece come punto d’incontro, di dialogo e di consiglio per tutti coloro che si trovano di fronte a queste malattie e non sanno come affrontarle. In particolar modo l’ARCA promuove: gruppi di auto-aiuto per genitori e familiari mirati al confronto delle esperienze, alla ricerca di comportamentali costruttivi all’interno della famiglia e alla scoperta delle persone in essa presenti. Gruppi di auto-aiuto indirizzati a ragazze e ragazzi con la presenza di volontari ed incontri informativi aperti a tutti, in sede o in sale pubbliche, tenuti da specialisti e riguardanti sia aspetti medici che psicologici. Con ARCA collaborano inoltre alcuni terapeuti che operano nel privato e dai quali può venire un sostegno per chi si trova in difficoltà. Negli anni l’ARCA ha saputo offrire – grazie alla rete di volontari, alla formazione continua, ai contatti con le strutture sanitarie del territorio (non sempre facili, va detto, specie negli anni in cui anoressia e bulimia sembravano questioni da extraterrestri: oggi per fortuna la consapevolezza è decisamente aumentata, in tutti e l’ARCA non è certo estranea a questa accresciuta sensibilità, anzi) – un punto di riferimento importante. E si fa volere bene. Non è un caso che nell’estate appena trascorsa l’edizione di “Rock al Lack”, che da anni vede protagonisti a Santa Colomba il Comune di Albiano e l’associazione Albiano senza frontiere, sia stata dedicata (parte dell’incasso compreso) all’ARCA. Nel ricordo di Sabrina, una ragazza portata via, come si leggeva nell’opuscolo della festa, “dalla brutta bestia dell’anoressia”. E non è un caso se il prossimo 22 novembre, domenica, all’auditorium S. Chiara di Trento, l’associazione Des Etoiles, scuola di ballo, festeggerà i suoi 20 anni di attività con uno spettacolo di solidarietà in collaborazione e a favore dell’ARCA. “Tutti a bordo - destinazione musical” il titolo. Un sogno, una nave, un viaggio: questo lo spirito. Quello dell’ARCA, a ben guardare. Il sogno di vedere debellate anoressia e bulimia; una nave che non può che essere, ovviamente, un’arca; un viaggio, quello di un gruppo di uomini e donne che non sono rimasti a guardare quando un nemico nuovo e sconosciuto si è affacciato alle loro vite. L’ARCA ha sede a Trento, in via Vittorio Veneto, 24. È aperta il martedì e il giovedì dalle 17 alle 19, tel. e fax 0461 390051 [email protected] il Trentino – novembre 2009 Valeria Chini: da 13 anni al timone dell’ARCA, l’associazione impegnata nella lotta per contrastare i disturbi alimentari. centinaio di persone e, soprattutto, una pattuglia di volontari (donne per la maggior parte). «Abbiamo fortemente voluto l’ARCA a partire certamente da una nostra esperienza personale – spiega Valeria – in un momento nel quale sembrava ancora strano, per non dire impossibile, che anche i ragazzi dovessero fare i conti con anoressia e bulimia. Oggi invece i maschi sono in aumento e l’età media di chi affronta questi subdoli nemici si è abbassata: abbiamo casi di bambine che già a nove anni soffrono di disturbi alimentari. Ma c’era anche la voglia di confrontarci fra di noi e salvare la famiglia, perché queste patologie vanno a minare la stabilità e la serenità dell’intero nucleo familiare. Così ci siamo ritrovati con altri, con gli stessi problemi nostri. La dimensione dell’aiuto reciproco, del confronto, anche dello studio e della formazione, è stata da subito ciò che ci ha tenuto assieme. ARCA è anche una bella comunità, pur nel dolore e nel dramma che spesso ci arrivano addosso». Valeria e Biagio sono stati tra i primi a parlare senza paura e apertamente di anoressia e bulimia in Trentino. Si parla di malattie che oggi colpiscono in Italia migliaia e migliaia di giovani. Hanno imparato ad affrontare le cause, quantomeno ad individuarle: «L’anoressia e la bulimia sono sintomi di un male più profondo, sono sempre disagi psicologici. Sono la spia di una dolorosa mancanza di autostima, spesso. Non ci credo quando mi dicono che una ragazza diventa anoressica solo perché vuole avere una taglia 40. Bisogna chiedersi perché non si vede bene con la sua taglia: questo è il punto. Le ragazze anoressiche solitamente vedono un’immagine di sé distorta. Sono bravissime a scuola, hanno una spiccata sensibilità, hanno una marcia in più e sono buone, ma sono senza autostima, una mancanza che deriva da una sofferenza interiore e dalla paura di crescere. Purtroppo i messaggi che manda la società moderna parlano di una 22 novembre: all’Auditorium di Trento il musical per sostenere l’associazione donna perfetta, magra e bellissima che è madre, moglie e allo stesso tempo donna in carriera. Un’immagine impossibile da eguagliare. Fondamentalmente falsa». Per Valeria la questione non è quindi tanto – verrebbe da dire, banalmente – quella del cibo. Giocano un ruolo negativo anche taluni siti internet dove le ragazze trovano in rete solidarietà per la scelta di non mangiare, nonché trucchi e ricette fai da te – logicamente disastrosi – per perdere peso velocemente. «Quando è nata l’associazione il nostro obiettivo era che i figli venissero curati sul nostro territorio. Un anno dopo siamo quindi riusciti ad avere il centro per il trattamento dei disturbi alimentari. Prima c’era 13 uno sportello, oggi c’è un intero piano. Nel 2000 è nata anche la comunità di Spini di Gardolo». Una cosa la si può dire: l’ARCA non è un’associazione terapeutica, semmai un punto d’incontro e d’ascolto gratuito, dove i genitori o “le ragazze”, come le chiama Valeria, possono trovare prima di tutto un clima di serenità. «Lavoriamo con loro, instauriamo un rapporto di fiducia, diamo spazio al dialogo. Molte famiglie che affrontano questo dramma – perché di questo si tratta, di un tornado che sconvolge non solo la vita dei ragazzi, ma anche quella della famiglia, degli amici, a volte – puntano a portare i propri figli in clinica fuori dal Trentino. La nostra esperienza ci dice che sei mesi di ricovero non risolvono il problema, la ricaduta è sempre in agguato. Dall’anoressia e dalla bulimia si può guarire, ma ci vogliono anni di sofferenza, aiuti esterni e la forza e la volontà dei genitori. A loro consigliamo di essere uniti nelle loro decisioni. Devono saper fissare, in casa, regole precise». Certo, nella storia di chi ha gravitato attorno all’ARCA ci sono state vicende di “non ritorno”. Qualche ragazza non ce l’ha fatta. Ma molte altre invece si sono rialzate e sono ritornate a camminare con le proprie gambe, riprendendo gli studi o il lavoro e trovando un compagno per la vita. Qualcuna di loro adesso collabora come volontaria con l’ARCA e in occasione di conferenze e dibattiti diventa testimonial per mettere al servizio degli altri la propria storia di sofferenza, la propria esperienza di chi ha rivisto il sereno. Proprio come capita a chi sta su un’arca, attraversa una tempesta terribile ma, alla fine, rivede il cielo. Di questa arca la signora Valeria è stata dapprima costruttrice, poi timoniera. Vi pare poco? nnn 14 il Trentino – novembre 2009 Fotonotizie 3 Governi Innsbruck: Seduta congiunta, con foto di gruppo, per le Giunte delle Province autonome di Trento e Bolzano e del Land del Tirolo. 5 mila in elicottero Grande folla a Mattarello per la festa dei cinquant’anni del Nucleo Elicotteri della Provincia autonoma di Trento. il Trentino – novembre 2009 Click Hofer La fotografia di Georg Niederkofler che ha vinto il concorso Scatta il futuro! organizzato per le celebrazioni hoferiane “La storia incontra il futuro 1809-2009”. Pista! Inaugurata, in occasione dello storico Palio della Quercia allo stadio di Rovereto, la nuova e moderna pista di atletica. 15 16 il Trentino – novembre 2009 Turismo trentino da record Rispetto al 2008 gli arrivi in Trentino, nella scorsa estate, sono aumentati del 5,4% e le presenze del 3,7%. In agosto un autentico boom con una crescita di quasi l’11% negli arrivi e del 9,3% nelle presenze. Si dimostra vincente la strategia di legare l’immagine del nostro territorio allo sport e ai grandi eventi, nel rispetto della sua identità. Nei marosi della crisi, l’estate turistica del Trentino realizza un risultato positivo superiore a qualsiasi aspettativa. Un risultato che conferma la vitalità di un sistema capace di “fare squadra” e rivelarsi prezioso antidoto anticongiunturale per tutta la provincia. Da sottolineare come una delle ragioni del trend positivo del Trentino turistico stia anche nei finanziamenti che la Provincia ha destinato alle imprese del settore (strutture ricettive, piste, impianti, stabilimenti termali) negli ultimi 5 anni. Tra il 2004 e il 2008 si sono registrati ben 1500 interventi, per un totale di 250 milioni di contributi pubblici che hanno attivato investimenti complessivi per 1 miliardo di euro. Questi finanziamenti hanno determinato una crescita qualitativa di tutto il comparto turistico. Notizie Trentino e Russia: via agli scambi È la politica dei piccoli ma concreti passi quella che informa le due lettere d’intenti sottoscritte, al termine di una fitta giornata di visite e incontri, tra il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, il viceministro al turismo, sport e politiche giovanili della Federazione russa, Gunnadiy Pilipenhko, il ministro del turismo della Repubblica russa di Altai, Euvgeni Vladimirovich Larin, ed il presidente del Comitato per il turismo della Repubblica di Adigheya-Krasnodar, Vladimir Nicolaevich Petrov. La collaborazione tra Trentino e Russia si svilupperà, in particolare, nel campo dell’impiantistica sciistica, ma si è aperta la strada anche ad altre forme di partnership. Nel 2013 la Val di Fiemme ospiterà, per la terza volta, i Campionati del mondo di sci nordico e l’anno successivo sono in programma a Sochi, in Russia, le Olimpiadi invernali. Di una giornata all’insegna dell’amicizia ha parlato anche l’assessore al turismo Tiziano Mellarini: «Stamane abbiamo messo a conoscenza dei Russi il nostro potenziale turistico, frutto di un vero sistema del quale i Russi hanno condiviso l’impostazione. È iniziata un’importante azione di comarketing: la possibilità di uno scambio frequente tra i loro e i nostri operatori turistici. Un’azione di rilievo sarà posta dal Comitato organizzatore delle Olimpiadi alla formazione degli operatori. Altro aspetto riguarda la presenza del Trentino alle fiere in Russia, una presenza che sarà allargata anche a zone fino ad ora non frequentate. Altre iniziative potranno infine essere sviluppate in campo sportivo con il coinvolgimento di alcuni protagonisti dello sport: abbiamo atleti di fama mondiale e questo sarà motivo per dare forza ai nostri rispettivi prodotti». La ripresa? Arriverà in primavera È toccato a Innocenzo Cipolletta, presidente dell’Università di Trento e del Gruppo Ferrovie dello Stato, chiudere l’incontro con gli attori del sistema economico e sociale per la verifica e il monitoraggio periodico della manovra anticongiunturale varata dalla Giunta provinciale. L’occasione, anche, per un importante annuncio: dal 14 dicembre – con gli orari invernali – verrà potenziato il servizio ferroviario tra Bolzano, Trento, Verona e Roma. Le previsioni? Cipolletta ritiene «che è probabile una stagnazione anche nei prossimi mesi, mentre solo nella primavera del 2010 vedremo segni confortanti di ripresa». Che fare, nel frattempo? «Dobbiamo supportare il redddito di chi ha perso il lavoro, i Paesi che lo faranno di più e nel modo più appropriato, saranno i primi a trarne beneficio. Dunque rafforzare la competività vuol dire sostenere la crescita. In questo contesto segnalo la scarsa patrimonializzazione delle aziende, eppure è là che dobbiamo tornare, non è il momento di avere famiglie ricche e aziende povere. E in questa fase è più che mai centrale l’elemento dell’istruzione e della formazione permanente. Infine, la necessità di una politica della ricerca, lo sviluppo delle infrastrutture (sapendo che l’efficienza di un territorio è data dalla manutenzione e dalla gestione efficace ed intelligente del sistema infrastrutturale), la capacità di perseguire tanto la produzione di energie alternative quanto una corretta gestione dei rifiuti». Il Trentino nel 2050 Cassa integrazione per 116 imprese Sono 116 le imprese trentine per le quali è stata autorizzata la cassa integrazione in deroga. Lo rende noto l’Agenzia del Lavoro nel consueto aggiornamento settimanale relativo allo stato di avanzamento delle azioni straordinarie per l’occupazione promosse dalla Provincia autonoma. Per quanto riguarda il sostegno al reddito per le persone sospese dal lavoro a causa della crisi, i lavoratori che ne hanno fino ad ora beneficiato sono 1.222, oltre la metà dei quali a tempo determinato. Il Servizio statistica della Provincia autonoma di Trento ha presentato il modello di proiezione demografica dell’evoluzione della popolazione residente trentina fino all’anno 2050. I dati sono utili per indirizzare scelte strategiche e politiche sul futuro della nostra provincia. La popolazione residente crescerà fino a raggiungere, nel 2030, le 620mila unità. In aumento gli anziani, i residenti con cittadinanza straniera (dagli attuali 42.500 ai 65mila tra una decina di anni), il numero delle famiglie (nel prossimo trentennio raggiungeranno il numero di 290mila) e i single saranno la quota maggiore con 90mila unità. www.statistica.provincia.tn.it il Trentino – novembre 2009 17 Calendario scolastico: si cambia? Aperto sul portale della scuola trentina, www.vivoscuola.tn.it, il Forum per suggerimenti e proposte sul calendario scolastico. Come anticipato dall’assessore provinciale all’istruzione e allo sport, Marta Dalmaso, il Forum è aperto a tutta la comunità, a cominciare ovviamente dal mondo della scuola. Resterà attivo fino a venerdì 4 dicembre 2009. Si può intervenire anche con semplici messaggi e-mail o con il cartaceo per via epistolare. L’assessore leggerà «attentamente tutti i contributi utili per una riflessione più mirata prima della decisione della Giunta provinciale sull’articolazione del calendario per l’anno scolastico 2010/2011». Nella home page di vivoscuola, il Forum è collocato bene in vista e vi si può accedere e registrarsi agevolmente. Oltre alle regole e ai suggerimenti per l’utilizzo del Forum stesso, vengono ricordati i “vincoli” che anche la nostra Provincia deve rispettare nel decidere il calendario scolastico, ma c’è anche la possibilità di consultare una documentazione sulle delibere, sulla normativa e sulle scelte in vigore negli altri paesi europei. e-mail: [email protected] cartaceo: Norma Borgogno c/o vivoscuola, Palazzo Istruzione via Gilli 3, 38121 Trento Ecco la carta a scalare Dal 23 ottobre non occorre avere il biglietto o l’abbonamento per viaggiare in Trentino; infatti si può avere tutto in una tessera che può essere usata su tutti i mezzi pubblici, con una maggiore convenienza. La carta a scalare può essere su tessera “anonima” oppure su tessera “nominativa”. A differenza della carta a scalare nominativa, che è personale (la ricarica avviene sulla smart card degli abbonati), la carta a scalare anonima può essere scambiata, ad esempio in ambito familiare e può essere utilizzata contemporaneamente da più utenti. La carta scalare è ora utilizzabile in tutto il territorio provinciale e si può acquistare in tutte le biglietterie di Trentino trasporti esercizio e Trenitalia, e si può ricaricare anche presso tutte le Casse Rurali. Con la carta a scalare non serve più che l’utente acquisti i biglietti di volta in volta, nè sul servizio urbano nè su quello extraurbano, la carta contiene tutti i biglietti, può essere caricata dell’importo desiderato dall’utente, e gli viene di volta in volta scalato l’importo corrispondente al viaggio effettuato, il credito non ha scadenza e più un utente viaggia più ottiene sconti alla ricarica successiva, sconti che possono arrivare anche al 60 per cento. www.trasporti.provincia.tn.it Giovani, Trentino e Calabria insieme Al Palazzetto di Levico Terme, durante la seconda edizione della Fiera delle idee, in una giornata dedicata ai Piani giovani e alle iniziative rivolte ai ragazzi, il Trentino e la Calabria hanno sancito la loro collaborazione nell’ambito delle politiche giovanili. Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, e il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, hanno firmato un Protocollo d’Intesa per lo sviluppo di progetti a favore dei giovani che dà una veste ufficiale ad un rapporto di lunga data, nato tanti anni fa con Monsignor Bregantini, che ha operato come vescovo in una terra molto complicata, la Locride. «Con la firma di questo protocollo – ha concluso il presidente Dellai – noi vogliamo dare organicità e sistematicità alla nostra collaborazione e dare un contributo seppur piccolo alla ricostruzione di un tessuto nazionale unitario». Nuovi spazi per gli immigrati Nuove sale, al 4° piano dell’edificio di via Zambra 11 a Trento, sopra il Cinformi, arredate e attrezzate anche per la visione di contenuti video a disposizione delle Associazioni di cittadini immigrati che hanno difficoltà a trovare una sede per la loro attività. I nuovi spazi polivalenti, realizzati dal Centro informativo per l’immigrazione della Provincia autonoma di Trento, verranno utilizzati, tra l’altro, per lo svolgimento di corsi di lingua italiana e per l’attività formativa rivolta alle Associazioni sugli aspetti giuridici e fiscali del terzo settore. Il camper dei consumatori Il “camper dei consumatori”, la struttura mobile che ha il compito di sensibilizzare la popolazione sulla consapevolezza e la conoscenza di forme di tutela nel settore del commercio (truffe e raggiri; utenze, servizi pubblici e telecomunicazioni; prodotti difettosi; pubblicità ingannevole; tutela dati personali; assicurazioni, banche e servizi finanziari; assistenza nell’indirizzo delle procedure di conciliazione; alimentazione e salute; costruzioni, e compravendita immobili; viaggi ecc.), si sposta nelle vallate e nei centri periferici del Trentino. Diffondere informazioni di carattere educativo e accrescere nei consumatori la consapevolezza del proprio ruolo e dei propri diritti all’interno del sistema economico, rientra nei compiti istituzionali dell’ente pubblico. L’iniziativa prevede l’estensione del servizio di consulenza ed assistenza già presente nella sede di via Petrarca a Trento. Informazioni sul progetto e sul calendario delle uscite sul sito www.centroconsumatori.tn.it. 18 il Trentino – novembre 2009 Filiera foresta-legno La costituzione, entro la fine dell’anno, di una società dei produttori forestali; la definizione di una piattaforma tecnologica provinciale per la filiera foresta-legno; un progetto pluriennale di formazione e di alta formazione per il settore; la messa a punto di un progetto strategico per la filiera: questi alcuni dei progetti ai quali lavorerà la Cabina di regia della filiera foresta-legno-energia e contenuti nel Piano d’azione di legislatura 2009-2013. Un piano che si configura come un vero e proprio “patto per il legno” che riconosca l’importanza strategica di questa risorsa naturale. Notizie Tecnologia nei boschi L’innovazione si fa strada nei boschi del Trentino, in particolare nelle tecnologie applicate alle operazioni di taglio e trasporto del legname. Recentemente nella Foresta di Paneveggio, in Val di Fiemme, il Servizio foreste e fauna della Provincia autonoma di Trento ed il Cnr Ivalsa (Istituto per la valorizzazione delle specie arboree) hanno presentato, in un cantiere dimostrativo, un nuovo macchinario per l’esbosco via cavo del legname tagliato. Si tratta di una innovativa teleferica a lunga distanza – progettata da una ditta della Valle di Non – montata su una torretta trasportabile su autocarro, un prodotto di eccellenza del know-how trentino il cui utilizzo è destinato a velocizzare le operazioni di esbosco, aumentando la produttività, l’economicità e la sicurezza sul lavoro, con notevoli benefici per le imprese boschive e per l’industria del legno. Il Trentino esempio per gli USA Flora e fauna: le regole La legge provinciale 11/2007 (Governo del territorio forestale e montano, dei corsi d’acqua e delle aree protette) si arricchisce di un nuovo regolamento attuativo in materia di tutela della flora, fauna, funghi e tartufi, approvato dalla Giunta provinciale. Nel Regolamento si stabilisce che sono considerate tipiche dell’ambiente alpino, e come tali protette, tutte le specie erbacee, arbustive, di muschi e licheni che hanno diffusione naturale e spontanea nel territorio della provincia di cui sono vietate l’estirpazione di piante, tuberi, radici, rizomi e stoloni, nonché la vendita o la commercializzazione, anche solo di parti di esse. Il console americano per gli Affari politico-economici Benjamin Wohlauer, è stato ricevuto dal vicepresidente Alberto Pacher. «Con l’elezione del presidente Barack Obama – ha sottolineato il console Wohlauer – negli Stati Uniti stiamo assistendo ad un fiorire di sensibilità ecologiche per noi del tutto nuove. Abbiamo quindi bisogno di esempi da studiare e, se possibile da imitare. Il Consolato americano in Italia ha deciso quindi di partire proprio dal Trentino per individuare buone pratiche e per trovare nuovi partner nel campo della ricerca». «Quello della eco-compatibilità – ha risposto il vicepresidente Pacher, – è un tema in Trentino molto sentito e sul quale la Provincia sta facendo molti investimenti. Già la Microsoft ha scelto il Trentino e i suoi centri di ricerca come partner di innovazione: siamo pronti a verificare anche con i nuovi governanti statunitensi tutte le possibili forme di collaborazione». Inaugurata la scuola materna di Onna L’assessore alla solidarietà internazionale e alla convivenza della Provincia autonoma di Trento, Lia Giovanazzi Beltrami, ha partecipato ad Onna alla cerimonia di inaugurazione e avvio del servizio di refezione scolastica della scuola materna intitolata a “Giulia Carnevale”, in memoria della giovane studentessa, vittima del terremoto del sei aprile scorso, che l’aveva progettata. Nel corso della cerimonia l’assessore ha anche dato la notizia, molto apprezzata dai presenti, che entro la fine di novembre sarà consegnata anche la chiesa di Onna, alla cui ricostruzione stanno collaborando volontari della Val di Sole e nella quale è impegnato anche l’Ente Sviluppo Porfido di Albiano. Mezzi agricoli, guida sicura Una vera e propria “scuola di formazione e qualificazione degli operatori all’uso in sicurezza dei mezzi agricoli”; questa la decisione scaturita dalla Giunta provinciale per garantire, attraverso specifici corsi teorico-pratici, la sicurezza degli operatori che utilizzano nel loro lavoro trattori e altri mezzi analoghi. La morfologia del territorio trentino, l’importanza che l’agricoltura assume nel quadro economico locale e in parte anche la stessa sottovalutazione dei rischi da parte degli operatori fanno sì che gli incidenti in questo settore continuino ad essere elevati. La struttura operativa sulla quale sarà incardinata l’attività di formazione è quella della Scuola provinciale antincendi, che a Marco di Rovereto già dispone di un centro di addestramento. Scuola di territorio È nata la Scuola di governo del territorio e del paesaggio, la cui gestione è affidata alla Trentino School of Management. Prevista dalla riforma urbanistica e dal terzo Piano urbanistico della storia dell’Autonomia, la Scuola ha come obiettivo quello di promuovere e diffondere una vera cultura del paesaggio, elemento costitutivo dell’identità e della tradizione trentina e componente essenziale di una pianificazione che vede paesaggio, territorio e sviluppo in equilibrata relazione. Rivolta alla formazione del personale di tutte le comunità locali, la Scuola promuove e realizza iniziative formative in materia di governo del territorio e fornisce supporto a Comuni e Comunità per l’attuazione della Riforma istituzionale. Così la Provincia autonoma di Trento investe sulla formazione di amministratori, tecnici e liberi professionisti per dare piena attuazione alle nuove leggi di pianificazione urbanistica e di riforma istituzionale. il Trentino – novembre 2009 Lettera Da Malpensa a Gardolo in 95 minuti Il comandante Zanlucchi e il primo volo in elicottero, nel 1959 Spettabile redazione, leggo con attenzione e orgoglio, il numero di ottobre de Il Trentino dedicato ai primi 50 anni di attività del soccorso aereo della Provincia di Trento. Desidero tuttavia per amore del vero, portare la Vostra attenzione su alcune inesattezze che mi colpiscono anche perché mi coinvolgono personalmente e mi riferisco, nello specifico, a quanto contenuto nella pagina 3 e 4 dell’articolo firmato Corrado Zanetti. Leggo della fondazione nel lontano 1958 dell’elisoccorso e dell’arrivo a Trento del primo elicottero il 14 gennaio 1959. Come risulta dal mio libretto di volo il Bell 47 I-TREJ fu da me portato da Malpensa a Gardolo con un volo non stop durato 95 minuti. Allora, infatti, ero già in possesso del brevetto commerciale di elicotterista oltre al brevetto di volo di 3° grado svolgendo io, ai tempi, la professione di pilota collaudatore presso l’azienda aereo- Da sinistra: Bruno Avi, Lorenzo Dellai, Ernesto Zanlucchi e la moglie Lidia Gius. nautica G. Caproni di Gardolo. Da quella data in poi ebbe inizio la intensa e spesso “avventurosa” attività di soccorso in montagna e dei primi interventi ambientali nell’ambito della Provincia autonoma di Trento. Tutta l’attività dei primi anni fu portata avanti esclusivamente da coloro che nell’articolo vengono definiti “due nomi storici”, ovvero il sottoscritto Ernesto Zanlucchi e Ilario Stringari, primo tecnico motorista con il quale organizzammo il servizio. Solo successivamente, in risposta ad una domanda di servizio in continua espansione, nac- 19 que l’esigenza di un secondo pilota. Io stesso fui istruttore di volo di Riccardo Degasperi, poi ancora di Giovanni Maiola e di Giuseppe Simonetti, il penultimo dei quali dagli anni Novanta in poi assunse la responsabilità della gestione dell’attività di volo che si è andata sviluppando fino agli alti livelli odierni. Ritengo pertanto che quanto scritto, riguardo il ruolo del pilota Riccardo Degasperi al quale va un affettuoso ricordo, non corrisponde a come si sono svolti i fatti che ormai possono essere definiti “storici”, e sui quali esiste localmente ampia documentazione. Concludo ricordando a questa spettabile Redazione, che a conferma di quanto esposto, il 16 ottobre 2009, all’ interno della celebrazione della ricorrenza, lo stesso presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai mi ha conferito (nella foto) una targa al merito in cui si dice (cito testualmente) “…la Comunità Trentina esprime riconoscenza e ringraziamento al valoroso e coraggioso pilota che per primo affrontò le missioni di soccorso in montagna”. Comandante Ernesto Zanlucchi 20 il Trentino – novembre 2009 Innovazione L’opportunità è digitale Così il Trentino ha dato l’addio alla “vecchia” televisione C entotrenta canali, più qualità e risoluzione nell’immagine e la possibilità da casa di partecipare a quiz, sondaggi e in futuro di trovare informazioni personalizzate e perfino di dialogare con la pubblica amministrazione. Questo è la tivù digitale e queste le opportunità che offre, in continua evoluzione ed espansione. Anche il Trentino, come altre realtà italiane, ha dato l’addio alla vecchia tivù analogica e il benvenuto alla nuova televisione. La transizione al segnale digitale è infatti iniziata in Trentino la notte del 15 febbraio, quando a Trento, Rovereto ed in altri comuni sull’asse dell’Adige, dove vivono oltre 130 mila abitanti, con lo switch over hanno visto “oscurarsi” Rai2 e Rete4, che hanno iniziato a trasmettere con la nuova tecnologia. Quello di febbraio è stato un primo passaggio per arrivare preparati all’appuntamento del 15 ottobre. In questo lasso di tempo, grazie alle campagne di comunicazione messe in campo dalla Provincia autonoma di Trento e dal Ministero dello Sviluppo economico, la maggior parte dei trentini si è dotata di decoder, interattivo o zapper, oppure ne ha approfittato per cambiare il vecchio apparecchio e dotarsi di una tivù integrata: almeno un trentino su quattro lo ha fatto. In vista dello spegnimento del segnale analogico e della transizione a quello digitale, la Provincia autonoma di Trento ha dedicato particolare attenzione a chi ha più di 75 anni, beneficiari anche del contributo statale di 50 euro per acquistare un decoder interattivo. Gli anziani del Trentino hanno potuto contare sull’assistenza domiciliare garantita dai consorzi Consolida e Cla che, su appuntamento da fissare chiamando il numero verde 800 961 924, hanno ricevuto a casa un tecnico per collegare il decoder o procedere con la sintonizzazione dei canali. Per avere maggiori informazioni sul digitale, dalla copertura del segnale fino ai problemi di ricezione e sintonizzazione dei canali, il Ministero ha attivato un ulteriore numero verde aperto a tutti: 800 022 000. Anche la Rai ha messo a disposizione i propri tecnici, con uno sportello aperto nel periodo della transizione in via Belenzani a Trento dove i cittadini hanno potuto trovare consigli pratici e suggerimenti per vedere la nuova televisione. Gli spot informativi sono passati in continuazione sulle emittenti televisive e radiofoniche. I quotidiani locali hanno messo a In alto: antenne e ripetitori sulla cima della Paganella. disposizione una casella di posta elettronica e un numero di telefono per le richieste d’aiuto, al quale rispondevano gli operatori di Create-Net, esperti del settore. Il 15 ottobre è così iniziata la transizione alla televisione digitale, costantemente monitorata da una task force del Ministero dello Sviluppo economico e dal personale della Provincia autonoma di Trento. La task force ha seguito da piazza Dante lo switch off in tutte le nove zone del Trentino, partendo dalle valli Giudicarie per concludersi con Trento e Rovereto. Oggi siamo entrati in una fase di assestamento del nuovo sistema di trasmissione in modalità digitale, che prevede il perfezionamento degli impianti presenti in Trentino e che comporterà, per qualche settimana, la necessaria risintonizzazione dei canali da parte di quei cittadini che vivono in quelle aree dove ancora oggi alcuni programmi non si ricevono in modo ottimale. La transizione non ha trovato i Trentini impreparati. Una ricerca, portata avanti dal dipartimento di Sociologia dell’Università di Trento, ha rilevato che più del 90% della popolazione era “molto bene a conoscenza” di questo passaggio e un ulteriore quota (attorno al 7%) ha affermato di esserne a conoscenza, sebbene in maniera superficiale. Solo l’1% dei contattati non sapeva del cambiamento del segnale. nnn La nuova carta a scalare valida su tutti i servizi di trasporto della provincia di Trento Tutti i biglietti che vuoi in una sola tessera NOMINATIVA ancora più sconti ANONIMA cedibile È CONVENIENTE più viaggi meno paghi COME SI USA MEZZI URBANI: ricordati di validare SEMPRE al momento della salita MEZZI EXTRAURBANI: ricordati di validare SEMPRE sia al momento della salita che al momento della discesa UTILIZZABILE SU TUTTO IL TERRITORIO PROVINCIALE – – – – tutti i mezzi urbani e extraurbani di Trentino Trasporti Esercizio i treni della ferrovia Trento-Malè la funivia Trento-Sardagna i treni della ferrovia del Brennero nella tratta tra Borghetto e Mezzocorona – i treni della ferrovia della Valsugana nella tratta tra Trento e Primolano RITIRA E RICARICA la carta PRESSO LE BIGLIETTERIE di Trentino trasporti Esercizio S.p.A., di Trenitalia S.p.A. e presso la stazione di valle della Funivia Trento-Sardagna RICARICA la carta quanto vuoi PRESSO LE CASSE RURALI DAL 23 OTTOBRE 2009 PER LE PRIME 3.000 TESSERE ANONIME NON SI PAGANO 4 EURO DEL COSTO DELLA TESSERA 22 il Trentino – novembre 2009 Agricolture Olma, Trentino ospite d’onore Agricoltura e alimentazione alla fiera di San Gallo Adele Gerardi L a Provincia autonoma di Trento è stata l’ospite d’onore del Cantone di San Gallo in occasione della 67ª edizione dell’OLMA (Ostschweizer Land- und Milchwirtschaftliche Ausstellung), la fiera svizzera dell’agricoltura e dell’alimentazione, che si svolge nella città del Gallus ogni anno in ottobre. Si tratta di un appuntamento molto noto non solo in tutta la Svizzera, ma anche nei territori alpini confinanti di Austria e Baviera. Si potrebbe definire una sorta di Oktoberfest rosso crociata. Ogni anno sono migliaia i visitatori che, tra un bratwurst e una birra, affollano la cittadina svizzera. Sono stati 385 mila, per la precisione, in questa edizione 2009. Ospite d’onore, accanto al Trentino, anche la Provincia autonoma di Bolzano. Alle due province alpine è stata dedicata infatti, nell’ambito della mani- festazione, una mostra-vetrina dell’ampia gamma dei loro prodotti enogastronomici e delle loro opportunità turistiche. Ogni giorno nello stand, color rosso, allestito nel Padiglione 9, sei miniseminari enogastronomici hanno fatto conoscere al pubblico svizzero l’eccellenza delle bollicine del TRENTODOC, ma anche dei rossi come il Teroldego Rotaliano, associati maiali e ascensori, OLMA Dà I NUMERI 659 espositori, 25 mostre speciali e stand informativi hanno occupato all’OLMA 2009 una superficie espositiva netta di 27.383 metri quadri . L’intera superficie utilizzata, suddivisa in otto padiglioni espositivi a 14 livelli e nell’area esterna, ammonta a circa 49 mila metri quadri. Tra le 25 mostre speciali: Viaggio all’interno della Terra è stata dedicata al progetto di energia geotermica della città di San Gallo. I visitatori, attraverso un suggestivo e avventuroso viaggio, hanno potuto scoprire cosa si nasconde nei sotterranei di San Gallo. All’interno di un ascensore denominato Geolift si passava virtualmente davanti a pescecani e sauri, scendendo fino a 4400 metri di profondità, ove scorre l’acqua calda, a oltre 150 gradi, utilizzata dalla centrale geotermica. L’ energia geotermica per le sue caratteristiche di rinnovabilità sarà infatti una delle possibili alternative per il futuro. Non basta. Oltre 200 giovani falegnami delle associazioni di mastri falegnami di San Gallo e di Thur-Linth si sono sfidati per conquistare un posto ai campionati. Ed OLMA, per la prima volta, ha offerto un servizio SMS, tramite cui richiedere i risultati delle corse di maiali (una delle attrazioni più curiose, con tanto di scommesse), così come gli eventi salienti quotidiani. al Trentingrana o alle mele renette della Val di Non. Successo tra il pubblico per tutti i prodotti: dalla grappa al puzzone di Moena. Galeotta la presentazione, al pubblico e alla stampa, del Trentino come “terra di contrasti”, dove lo scenario mediterraneo degli sport d’acqua sui laghi – con tanto di palme e ulivi esaltato dal particolare bouquet dell’olio d’oliva del Garda – fa da contraltare al fascino nordico dei paesaggi delle Dolomiti con le miriadi di opportunità di sport e vacanze sulla neve. Un’offerta turistica a tutto tondo, dunque, non lontana dalla porta di casa. Gli svizzeri non amano percorrere molti chilometri per fare una vacanza, anche se “esotica”, e scoprire le eccellenze trentine li ha sorpresi favorevolmente: «Fino ad oggi il Trentino era In alto il carro allegorico a tema. Nella pagina a fianco il Coro Cima Verde di Vigo Cavedine, lo stand del Trentino, l’Associazione musicale Böhmische Judicarien, e la sfilata delle manze di razza Bruna e di razza Rendena. per me solo una terra di passaggio nei viaggi verso il sud, ma adesso so che posso anche fermarmi lì per le vacanze» così ha affermato Hanspeter Egli, direttore dell’OLMA, degustando una trota iridea con un bicchiere di spumante Mach. Insomma nei giorni della fiera si è concretizzato l’augurio contenuto nel messaggio di saluto e di ringraziamento al Cantone di San Gallo del presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai. «Questa fiera rappresenta per noi una preziosa occasione per far conoscere il Trentino, le sue peculiarità e i suoi punti di forza, il suo paesaggio e, perché no, anche i nostri progetti futuri. Ad iniziare da quello che ci vede protagonisti nella costruzione di un’idea di futuro che, partendo dalla comune identità di terre alpine, sappia valorizzare l’uomo e l’ambiente perseguendo il benessere dell’uno e dell’altro, facendo sentire all’Europa la voce di piccoli territori orgogliosi dei propri valori, ostinatamente legati alle proprie tradizioni, alla propria storia e cultura ma al il Trentino – novembre 2009 tempo stesso determinati, come lo è in particolare il Trentino, a puntare sull’eccellenza». L’inaugurazione ufficiale della mostra è stata affidata – in segno di grande stima – all’armonia delle voci del coro trentino Cima Verde, che si è esibito sul palco dello Stadt Theater alla presenza delle massime autorità svizzere e, per la Provincia di Trento, dell’assessore alla cultura, ai rapporti europei e alla cooperazione, Franco Panizza. Nell’incontro ufficiale con Hans-Rudolf Merz, presidente della Confederazione elvetica, l’assessore Panizza ha voluto ribadire l’importanza che hanno per il Trentino le collaborazioni transfrontaliere, non solo nello scenario europeo contemporaneo, ma soprattutto nel contesto della salvaguardia dei territori alpini e delle loro tradizioni. «La partecipazione delle due Province autonome di Trento e Bolzano ad Olma rappresenta un’ulteriore tappa nella costruzione di una rete di relazioni e rapporti transfrontalieri che sappiano valorizzare e porre all’attenzione della Comunità europea le specificità e le esigenze dei territori alpini. La presenza della Provincia di Trento qui, inoltre, è ancor più significativa perché segna un’azione concreta per la salvaguardia dell’agricoltura di montagna intesa come settore di produzione di qualità che, in contrasto con la produzione massificata, si pone come chiave di volta per gestire la globalizzazione dei mercati» ha aggiunto 200 i partecipanti trentini alla sfilata per le vie del centro svizzero l’assessore Panizza. Evento clou del soggiorno svizzero è stato il corteo coreografico che ha sfilato attraverso le vie del centro di San Gallo e che per tradizione simboleggia il tributo all’ospite d’onore. La folta delegazione trentina, circa 200 tra appartenenti ai gruppi folcloristici e alle bande musicali, ha riscosso molti applausi: 37 mila i visitatori dell’OLMA in questa giornata. Il corteo è confluito nell’Arena, utilizzata per l’occasione come teatro di esibizione per le tre bande musicali folcloristiche del Trentino: la Banda Musicale Folkloristica Magnifica Comunità di Folgaria, la Banda Folkloristica di Telve e l’Associazione musicale Boemische Judicarien. La cerimonia si è chiusa con uno spettacolo di danza del gruppo El Guindol della Val di Peio. A rappresentare il Trentino, oltre ai prodotti culinari, c’era a OLMA anche un’esposizione permanente di animali delle razze bovine alpine più note come la Bruna e la Rendena e i cavalli Norici, che hanno trainato, provvisti dei finimenti d’occasione, due carri allegorici a tema con le mele e il vino come protagonisti. Una proposta fantasiosa e colorata, innovativa nella forma, ideata da Luigi Leveghi ed allestita dai ragazzi del Comitato della Festa dell’uva di Verla di Giovo. OLMA è stata l’occasione per presentare al pubblico svizzero il Progetto Superbrown, al quale da più di vent’anni le Federazioni degli allevatori del Trentino e dell’Alto Adige collaborano per il miglioramento genetico della razza bovina. «Per il Trentino – ha spiegato l’assessore provinciale ad agricoltura, foreste, turismo e promozione, Tiziano Mellarini – l’agricoltura è un patrimonio di grande valore, unico nel suo genere, e contribuisce a rendere la nostra provincia una terra originale. Avere la possibilità di prendere parte ad una vetrina delle pro- 23 duzioni tipiche, in cui anche la nostra agricoltura di montagna è protagonista, rappresenta un vero e proprio punto di contatto tra il mondo “verde” e l’utenza dei cittadini». La Trentino Spa ha curato tutta la sezione relativa ai prodotti trentini, mentre quella zootecnica è stata affidata alla Federazione Allevatori della Provincia di Trento, rappresentata ad Olma dal presidente Silvano Rauzi e dal direttore Claudio Valorz. OLMA ha significato per il Trentino probabilmente molto più che una tappa di mercato, perché nei momenti di scambio con il pubblico svizzero e con gli altoatesini, si è avvertita – a detta di tutti – una forte empatia, al di là delle differenze di lingua e di cultura. Si è manifestata l’esistenza concreta di un particolare codice comune di comunicazione non verbale, fatto di sapori, di odori, di azioni affini, non esplicitate, ma date per ovvie, riconosciute dalle comunità che vivono di agricoltura di montagna: un’unità nella diversità. nnn 24 il Trentino – novembre 2009 Scienze Il percorso delle meraviglie Le nuove sale permanenti del Museo di scienze naturali Elisabetta Curzel C omincia così fin dall’infanzia: quando un bimbo raccoglie una pietra, un legnetto o una conchiglia lo fa solitamente perché sono strani, colorati o luccicanti. L’anomalia, la bellezza, il carattere insolito e persino la mostruosità degli oggetti naturali sono infatti alla base della fascinazione che da sempre l’uomo subisce nei confronti della natura. Come omaggio a questo meccanismo di risposta estetica ed emozionale, il Museo Tridentino di Scienze Naturali apre le nuove sale permanenti con una rivisitazione della Wunderkammer. Eliminati armadi e stipetti di antica memoria, l’arredamento realizzato dall’architetto Maria Cristina Stanchina utilizza cubi bianchi, luce bianca e pareti bianche: protagonisti diventano così gli oggetti: uova gigantesche o piccolissime, crani di foggia e stazza impensata, scheletri o gusci di animali difficili da immaginare. Di lì comincia il viaggio. Il percorso – che occupa parte del primo e secondo piano della sede storica del museo, Palazzo Sardagna (la splendida architettura di transizione tra stile rinascimentale e stile barocco situata in via Calepina, a Trento) – vuole anzitutto coniugare elementi apparentemente contrastanti. «Sono sale permanenti, ma effimere al tempo stesso: dureranno infatti solo un paio d’anni – spiega l’architetto Stanchino – fino al trasferimento nella nuova sede ideata da Renzo Piano. Volevamo rinnovare l’esistente, ma conservare al tempo stesso parte degli arredi tradizionali. Abbiamo investito molto sui contenuti e sulla coerenza sti- listica del percorso: il risultato è una sistemazione che fa da ponte temporale verso il nuovo Muse». Le sezioni ospitate nelle nuove sale parlano di biodiversità, geologia e preistoria alpina. Dopo la Wunderkammer, il design ragiona nello spazio per eliminazione: tolti i diorami (ovvero le ambientazioni in scala dei vari scenari, protetti da vetrine), gli oggetti si avvicinano al visitatore fino alla sala ja, wunderkammer Veniva chiamato Wunderkammer (“Camera delle meraviglie” in tedesco) l’ambiente in cui, tra Cinquecento e Settecento, i collezionisti conservavano raccolte di oggetti straordinari. Considerate da alcuni “antenate” dei musei – benché mancassero di regole per la sistemazione degli oggetti – le Wunderkammen contenevano oggetti inconsueti provenienti dalla natura (i cosiddetti Naturalia) oppure creati dall’uomo (Artificialia). In alto: area “bandus”. A sinistra e nella pagina seguente: spazi espositivi. che ospita l’ormai celebre orso, dove invece le bacheche degli anni Settanta sono state mantenute, riverniciate e dotate di led. Tra l’inizio e la fine del percorso, stimoli multimediali a piacimento: per bambini, che trovano nel gioco un siste- il Trentino – novembre 2009 25 Dal municipio al muse Il Museo Tridentino di Scienze Naturali ha origine nel Settecento: a fine secolo, alcuni notabili trentini costituirono il suo primo nucleo presso il municipio della città fornendo collezioni di minerali, pietre e conchiglie, che si affiancavano a reperti archeologici ed antichità. Nei secoli successivi, il museo venne ospitato presso Palazzo Thun e poi nell’odierna Facoltà di Sociologia prima di approdare nell’attuale sede di via Calepina. A partire dal 2012, il museo diverrà MUSE e verrà trasferito nella nuova sede, progettata da Renzo Piano. ma per apprendere, ma anche per adulti dal palato esigente, grazie a software che permettono di esplorare nel dettaglio ambienti lontani. Un occhio di riguardo è stato riservato anche alle diverse modalità di fruizione: il visitatore può optare per un percorso preferenziale facilmente intuibile, e muoversi come singolo, o può approfondire la tematica che interessa, consultando le guide o i dispositivi situati lungo il cammino. Le nuove sale verranno presentate al pubblico domenica 29 novembre, dalle 14 alle 22. La settimana che precede l’evento è tutto un susseguirsi di appuntamenti grandi e piccoli. Da ricordare Se al museo di notte, previsto lunedì 23 novembre dalle 21 alle 24 (con silent disco, light painting e spettacoli al buio); l’appuntamento per i più piccoli con Cristina D’Avena (venerdì 27 novembre, dalle 15 alle 18); e Il museo come cantiere di espressione giovanile, organizzato in collaborazione con il Gruppo OASI (sabato 28, dalle ore 14 alle 24). Per informazioni sul programma dell’intera settimana è possibile consultare il sito www.mtsn.tn.it oppure telefonare al numero 0461 270 311. nnn 26 il Trentino – novembre 2009 Territorio La guerra nel Parco Il Colbricón, i laghetti e la storia delle mine Arianna Tamburini U n itinerario da percorrere prima che la neve imbianchi le cime, ci conduce nello straordinario paesaggio del Parco naturale Paneveggio-Pale di San Martino, che si estende nel Trentino orientale tra le Dolomiti – di recente bene dell’Unesco – e le cime della catena del Lagorai. L’itinerario inizia dal parcheggio di malga Rolle, poco sotto il passo, a circa 1.900 metri di quota: di fronte a noi lo spettacolo maestoso delle Pale di San Martino. Qui si imbocca il sentiero SAT 348 che si addentra nella fitta pineta del parco, nei cui confini bisogna prestare una particolare atten- zione all’ambiente: si possono percorrere solo i sentieri segnati e non bisogna raccogliere o danneggiare flora e fauna. Una passeggiata di circa mezz’ora porta ai due laghetti di Colbricón (quota 1.922 m), incastonati in una conca boscosa, ai piedi della cima omonima. Questi specchi trasparenti, nelle giornate limpide, riflettono quasi magicamente il paesaggio circostante; cielo, boschi e guglie sembrano rincorrersi nell’acqua a confondere lo sguardo. Aggirato il lago superiore e il piccolo rifugio privato aperto nei mesi più caldi, si raggiunge il passo di Colbricón, da dove si diparte il sentiero SAT 349. Si sale attraverso ripide balze rocciose per addentrarsi nell’ampia conca glaciale racchiusa a nord dall’imponente parete di cima Stradon – Colbricón Piccolo (2.511 m) e a sud dalle guglie della vetta superiore del Colbricón (2.602 m), divenuta famosa per gli episodi della prima guerra mondiale. In questo paesaggio, disseminato di detriti morenici, è frequente imbattersi in marmotte e, se si è più fortunati, in camosci che presidiano come sentinelle le guglie porfiriche. In due ore di cammino si raggiunge la sella (circa 2.400 m) che separa il Colbricón dal In alto: le montagne si specchiano nel lago superiore di Colbricón. Sotto: salita al Colbricón: in primo piano la cima orientale, sullo sfondo quella occidentale con i denti della cresta fatta esplodere. Colbricón Piccolo. Qui il territorio, seppur a novant’anni di distanza, ci parla ancora delle ferite inferte dalla Grande Guerra; feritoie e ricoveri si aprono a tratti lungo le pareti, mentre più su, sulla cima occidentale del Colbricón, gli aspri profili rocciosi parlano di una tremenda guerra di mine, che sconvolse l’orografia delle vette. Il Colbricón e la Cavallazza, alture dominanti il passo Rolle, non rientravano originariamente nella linea di difesa allestita dagli austriaci nell’ipotesi di un’entrata dell’Italia nel conflitto contro l’Impero. Tuttavia, con l’aprirsi del nuovo fronte di guerra, gli austro-ungarici occuparono entrambe le cime, fortificandole con avamposti nei mesi successivi. Per tutto il 1915 le montagne non furono interessate dalle operazioni belliche, ma nel 1916, nel corso della controffensiva che l’esercito italiano tenne lungo le montagne della val di Fiemme (successiva alla Strafexpedition), il Colbricón divenne teatro di accesi scontri. Nel luglio del 1916, con un’energica azione, gli italiani conquistarono la Cavallazza, il passo di Colbricón e l’omonima cima orientale. In ottobre, dopo un fuoco d’artiglieria preparatorio, gli italiani presero anche la cima occidentale del Colbricón. Gli austriaci tentarono un contrattacco che, seppur non diede i risultati sperati, permise di insediarsi poco sotto la vetta appena persa. Da queste postazioni prepararono l’azione di riconquista della cima occidentale del Colbricón, che venne condotta ad inizio novembre del 1916: con una decina di scale collocate una vicina all’altra, il Trentino – novembre 2009 gli austro-ungarici riuscirono a superare la parete rocciosa sorprendendo il presidio italiano. Dopo la tregua forzata imposta dalle abbondanti nevicate, i due eserciti ripresero le ostilità nella primavera del 1917, con una distruttiva guerra di mine. La cresta rocciosa tra la cima orientale italiana e quella occidentale austriaca era caratterizzata da tre guglie: nell’aprile del 1917 gli italiani fecero brillare la guglia più vicina alla cima occidentale, utilizzata dagli austriaci come avamposto per scorgere eventuali movimenti dell’esercito nemico. Della ventina di uomini che componevano il presidio imperiale, si salvarono solo in quattro. Le operazioni di recupero delle vittime furono assai difficili, poiché lo scoppio della mina italiana fece crollare anche la galleria scavata nelle neve, che collegava il presidio della guglia alla cima occidentale del Colbricón. Decisi a conquistare completamente il Colbricón, gli italiani progettarono una galleria per far saltare l’intera cima occidentale. Gli austro-ungarici, appena si accorsero delle intenzioni della parte avversa, iniziarono lo scavo di una caverna di contromina, ma poiché erano privi di mezzi meccanici dovettero lavorare manualmente e la galleria progrediva soltanto 30 centimetri al giorno. Ritenendo di poter saltare in aria da un momento all’altro, ridussero il numero di uomini del presidio posto sulla vetta della montagna. Contestualmente progettarono un’azione per individuare l’ingresso della galleria italiana e dedurne la direzione. A mezzanotte dell’11 luglio 1917 scattò “l’azione Kiss” che, condotta con una cinquantina di uomini, permise la conquista della seconda e della terza guglia della cresta, ma non la distruzione della galleria italiana, il cui ingresso era situato in un posto protetto, poco sotto le alture rocciose. Gli austriaci riuscirono, tuttavia, a far saltare il deposito di esplosivo degli italiani. Sorpresi dall’azione, gli italiani affrettarono i loro lavori e pochi giorni dopo, caricato il fornello di mina con 8.000 kg di esplosivo, fecero saltare la montagna. La ridotta quantità di esplosivo, accanto al posizionamento non abbastanza vicino alla cima occidentale, distrusse ulteriormente il primo dente e parte della cima austriaca, senza però annientarne il presidio. Nel corso dell’estate gli imperiali, per difendere ciò che rimaneva del caposaldo, proseguirono lo scavo della loro galleria di contromina, ma gli italiani decisero di porre tra essi e il presidio austriaco un cratere tale da arrestare qualunque scavo. Nel settembre del 1917 scoppiò la terza mina, che distrusse completamente il primo dente – del quale oggi rimangono solo detriti – lasciando però quasi indisturbato il presidio sulla cima occidentale del Colbricón, che fu bersagliato ripetutamente della artiglierie italiane. L’esito delle battaglie sul fronte dell’Isonzo, con la scon- In alto: la cima del Colbricón, con la valle glaciale racchiusa dalle pareti della cresta Cima Stradon-Piccolo Colbricón. A sinistra: vista sul Piccolo Colbricón da una postazione sulla superiore, omonima, cima occidentale. A destra: il lago superiore di Colbricón, con il rifugio e l’omonima cima orientale. 1916 gli italiani conquistano la cima del Colbricón fitta italiana di Caporetto e il ripiegamento fino al Piave, allontanò la guerra dalle montagne fiemmesi e, nel novembre del 1917, l’esercito italiano si ritirò dal Colbricón e dal passo Rolle. Rimasero i segni del conflitto: dalla forcella fra le due vette del Colbricón è ben visibile, alzando gli occhi verso la cima occidentale, la devastazione causata dalla guerra di mine. È 27 su questa forcella che si chiude l’escursione; il rientro può avvenire attraverso lo stesso percorso, oppure si può proseguire lungo il sentiero SAT 349 fino alla vicina forcella di Ceremana (quota 2.428 m), scenografico intaglio roccioso tra il Colbricón e cima Ceremana, presso la quale si notano ancora i resti del caposaldo militare austriaco che presidiava quella posizione. La forcella offre una splendida visuale, nelle belle giornate, sul gruppo delle Pale di San Martino. Da qui, un percorso più impegnativo conduce verso malga val Cigolera (1.880 m) e nuovamente al passo di Colbricón. I più allenati possono scendere attraverso la val Ceremana sul sentiero SAT 337, lungo le retrovie austro-ungariche, ma devono lasciare un’auto presso il lago di Paneveggio (1.450 m circa) e coprire un dislivello di circa 1.000 metri. nnn 28 il Trentino – novembre 2009 Territorio C’è del permafrost da difendere Un progetto di ricerca sul terreno ghiacciato in Trentino I l 24 per cento della superficie dell’emisfero settentrionale del nostro pianeta è coperta da un terreno perennemente ghiacciato che prende il nome di permafrost. Questo terreno contiene una rilevante quantità di ghiaccio ed è, naturalmente, impermeabile. Il permafrost, elemento caratterizzante dei paesaggi dell’Alaska e della Siberia, rappresenta, come si può facilmente immaginare, una delle prime vittime del riscaldamento climatico globale. Proprio la degradazione del permafrost che interessa vasti territori situati oltre il Circolo polare artico ha cominciato a provocare ingenti danni a strutture, edifici, strade e ferrovie. Il problema ha raggiunto una soglia d’allarme tale da attivare i governi di Stati Uniti d’America e Russia nella ricerca delle prime misure di contenimento. I ghiacciai in Trentino hanno raggiunto negli ultimi anni una grande considerazione, un’attenzione non solo riservata alle estese aree gelate dell’Adamello, della Presanella e delle cime del gruppo dell’Ortles-Cevedale, ma rivolta anche ai ghiacciai minori presenti negli ambienti dolomitici come il ghiacciaio della Marmolada, le vedrette del Gruppo di Brenta, il ghiacciaio della Fradusta sulle Pale di San Martino. Se per ghiacciai e vedrette è facile notare visivamente le variazioni stagionali, il permafrost richiede, per lo studio delle sue variazioni, procedure complesse e strumentazioni sensibili. Tuttavia anche il monitoraggio di questo particolare aspetto dell’ambiente alpino ha assunto una sempre maggiore importanza. Il “problema permafrost”, per il quale si è espresso recentemente anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, può sembrare estraneo alle nostre valli, ma non lo è affatto. L’arco alpino è, infatti, interessato da questo fenomeno, presente sporadicamente ad altitudini superiori ai 2.600 metri. Non sono soltanto ghiacciai e vedrette a caratterizzare il paesaggio dell’alta montagna, ma anche i rock glacier forme caratteristiche dell’ambiente periglaciale costituite da depositi di materiale sciolto frammisto a ghiaccio. I rock glacier sono i principali indicatori della presenza di permafrost in ambiente montano. Sopra: misura della temperatura della superficie del suolo alla base del manto nevoso. Ghiacciaio delle Lobbie. Sotto: il ghiacciaio dell’Adamello ripreso dal rock glacier del Maroccaro. La degradazione del permafrost a causa dei cambiamenti climatici in atto, e la conseguente fusione del ghiaccio presente nei rock glacier, può provocare l’instabilità dei versanti alpini che li ospitano, con il conseguente innesco di fenomeni franosi. Tali fenomeni in alcuni casi possono interessare le vie di transito e le infrastrutture in alta quota. Studiare e monitorare la situazione del permafrost e dei rock glacier, è una necessità davanti alla quale tutti i territori alpini d’Europa hanno dimostrato una concreta sensibilità. Per questo è nato il progetto internazionale di ricerca Perma- il Trentino – novembre 2009 NET, che si pone come obiettivo quello di coinvolgere tutti i Paesi dello Spazio Alpino per affrontare problematiche ed eventuali situazioni di rischio, attraverso una rete di monitoraggio comune. Diversi i partner che costituiscono il gruppo di ricerca per il Trentino: ad affiancare il Servizio Geologico della Provincia autonoma di Trento, vi sono l’Università di Pavia con il dottor Roberto Seppi del Dipartimento di Scienze della Terra, l’Università di Padova con il professor Alberto Carton del Dipartimento di Geografia, l’Università di Trento, con il professor Riccardo Rigon del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale e direttore del CUDAM, il Centro Universitario per la Difesa Idrogeologica dell’Ambiente Montano, il geologo Matteo Zumiani e l’ingegner Matteo Dall’Amico di Mountain-eering. Partecipano infine, in qualità di osservatori, l’Ente Nazionale Esercenti Funiviari, il Parco Naturale Adamello Brenta Geopark e la Società degli Alpinisti Tridentini. Si stima che la diffusione del permafrost nella nostra provincia sia limitata rispetto all’estensione del territorio e confinata nelle aree periglaciali di alta quota, ovvero sopra i 2.600 metri. Proprio in queste zone, a partire dall’estate del 2008, è cominciata l’attività del gruppo di ricerca trentino. Le prime indagini hanno interessato i gruppi montuosi dell’Ortles-Cevedale, dell’Adamello-Presanella e la Marmolada. Individuate le prime sedi di potenziale presenza del permafrost, le ricerche si sono concentrate sull’Adamello per una prima fase di approfondimento. Nei pressi del rifugio ai Caduti dell’Adamello sono stati attrezzati due fori profondi circa 20 metri, situati immediatamente a valle del rifugio, nei quali è stata collocata una cate- 29 Sopra: il ghiacciaio delle Lobbie nell’agosto del 2009. Sotto: messa in opera dei sensori per rilevare la temperatura della superficie del suolo presso la vedetta della Presena. na di termometri ad acquisizione automatica, per monitorare l’escursione termica del sottosuolo. I risultati di un anno di indagini hanno confermato che il terreno, a partire da circa 15 metri di profondità, è rimasto sempre congelato e che pertanto il sito individuato sull’Adamello è caratterizzato dalla presenza di permafrost. Al momento attuale non si conosce la profondità massima del terreno perennemente congelato, anche se, secondo alcune stime, nella catena alpina esso dovrebbe spingersi fino ad almeno 120-150 metri di profondità. Presso il rifugio vengono regolarmente condotte, inoltre, anche misure inclinometriche del pendio. Un altro risultato di concreta importanza conseguito dal gruppo di ricerca trentino, e argomento di rilevanza del progetto PermaNET, è la realizzazione del catasto dei rock glacier presenti sul territorio. Nel catasto sono inclusi i rock gla- cier attivi e quelli relitti. I primi si spostano a valle con velocità che varia da alcuni centimetri ad alcuni decimetri all’anno, i secondi non contengono più ghiaccio al loro interno e sono privi di movimento. I dati contenuti nel catasto dei rock gla- cier saranno a breve utilizzati per perfezionare un modello di distribuzione del permafrost in Trentino. Fin dal 2001 nel Gruppo dell’Adamello i ricercatori stanno studiando due rock glacier particolarmente rappresentativi, misurandone annualmente gli spostamenti. Dopo questi primi importanti risultati, nei prossimi mesi gli studi proseguiranno seguendo le metodiche già impostate, con frequenti contatti internazionali. Lo scopo è di arrivare, quanto prima, a concretizzare una rete di siti sensibili che copra tutta l’area delle Alpi, consentendo di minimizzare i rischi naturali, di contribuire allo sviluppo sostenibile del territorio e all’implementazione di buone pratiche di gestione dello stesso. (at) nnn 30 il Trentino – novembre 2009 Culture Million Dollar Man sceglie Trento La storia del ricercatore americano e di un finanziamento record Alessandra Saletti S heref S. Mansy, classe 1975, giovane e brillante ricercatore statunitense dell’Università di Denver in Colorado sarà in Italia per i prossimi cinque anni per fare ricerca presso il CIBIO, il Centro di biologia integrata dell’Università di Trento. La sua missione sarà quella di studiare l’origine della vita, lavorando alla sintesi di una cellula artificiale. La notizia, che circola già da qualche tempo negli ambienti scientifici, suscita interesse anche fuori dai confini del mondo accademico per il calibro dello scienziato e per la ricca “dote” che porta con sé a Trento: complessivamente un milione di dollari, da spendere per fare ricerca. Mansy, infatti, nonostante la giovane età, si è già distinto a livello internazionale per i suoi studi di biologia sintetica e per questi ha ricevuto il consistente finanziamento messo a disposizione dalla Fondazione Armenise-Harvard per il programma Career Development Awards. Ogni anno la Fondazione sostiene uno o due scienziati dotati di particolari capacità con l’obiettivo di contribuire a creare nuove aree di ricerca nel settore delle scienze biologiche nel nostro Paese, incentivando la mobilità internazionale e favorendo rapporti di collaborazione tra gli scienziati italiani e la Harvard Medical School di Boston (HMS). Dal 1996 fino ad oggi la Fondazione ha investito in Italia oltre 14 milioni di dollari creando 12 laboratori per i beneficiari del Career Development Award, finanziando tre PhD presso la Harvard Medical School e premiando 21 giovani giornalisti scientifici. Per il 2009 la Fondazione ha dunque deciso di credere in Sheref Mansy che, per portare avanti la sua attività di ricerca – vale a dire per pagare il suo stipendio e quello degli altri membri del suo gruppo e per sostenere le spese per le apparecchiature necessarie – riceverà un finanziamento di 200mila dollari l’anno per cinque anni. E proprio a Trento Mansy ha scelto di investire per proseguire la sua promettente carriera scientifica, convinto dalle ottime premesse del centro CIBIO e dall’attenzione che da qualche tempo l’Ateneo trentino riserva agli studi sulla biologia integrata. Per l’Università di Trento riuscire a battere l’agguerrita concorrenza internazionale e ad attrarre un giovane talento statunitense è un ulteriore segnale della positiva reputazione che l’ateneo si sta conquistando nella comunità scientifica, soprattutto in settori emergenti e strategici come quelli legati alle scienze della vita. L’attività di ricerca di Mansy, infatti, si concentra proprio sulla replicazione cellulare: quella proprietà, affascinante e al tempo stesso ancora misteriosa, che costituisce il fondamentale presupposto della vita sulla Terra. A Trento Mansy proseguirà la sua attività, premiata recentemente da una pubblicazione Il ricercatore statunitense Sheref Mansy; nella pagina successiva con il presidente della Provincia Dellai e con il rettore dell’Università Davide Bassi. sull’importante rivista “Nature”, cercando di dare sostanza all’intuizione secondo cui la vita comincerebbe da semplici vescicole, prima che da cellule. E lo farà tentando di ricreare in laboratorio delle cellule artificiali, partendo da componenti biologici primari, in modo da osservare più facilmente i meccanismi di replicazione genetica all’interno delle vescicole che stanno alla base della divisione cellulare. Le competenze e le tecnologie che entreranno in campo in questa indagine sono fortemente transdisciplinari: vanno infatti dalla chimica delle proteine e dei lipidi alla biologia molecolare, dalla biofisica alla nuova biologia sintetica. Ma che cos’è in realtà la vita? E come si può ricostruire qualcosa che già di per sé è tanto difficile da definire? «Queste domande mettono in luce come la riproduzione in laboratorio di strutture analoghe alle cellule primordiali sia una sfida formidabile», commenta Alessandro Quattrone, direttore del CIBIO di Trento e artefice del contatto con Mansy. «Purtroppo non esistono in natura indizi che ci possano suggerire come fosse il Trentino – novembre 2009 la prima cellula comparsa sulla Terra», e di come la stessa si sia moltiplicata e sia evoluta. La ricostruzione in laboratorio di questo processo ancestrale, che risale a circa 3,5 miliardi di anni fa, non ci permetterebbe soltanto di capire finalmente quali fenomeni chimici presiedono all’emergere della vita, ma anche di realizzare applicazioni di importanza cruciale in ambito, ad esempio, di sostenibilità ambientale: penetrare il segreto più basilare della vita per riconciliarci, in un certo senso, con essa.» «Per cominciare questo cammino, come ricercatori, partiremo dal basso – spiega Mansy – osservando e tentando di ricreare la ricca varietà di fattori e condizioni, come la concentrazione di proteine, l’attrazione di ioni, la viscosità o l’attività enzimatica, che caratterizzano una vescicola. Questo innovativo approccio dal basso rende più evidente come le differenti reazioni biochimiche si influenzino l’un l’altra e come si combinino nel formare una cellula perfettamente funzionante. In questo modo è più facile comprendere quali siano i requisiti minimi di cui le 31 cellule devono essere in possesso per replicarsi e per far emergere la vita. Ciò serve anche per capire, attraverso tecniche spettroscopiche, come esse si evolvano in natura dando origine a sistemi più complessi, che divengono poi compartimentali, a cominciare dalla strutturazione e poi dalla replicazione del materiale di immagazzinamento dell’informazione genetica, il DNA. Così i primi passi, che muoveremo nel mansy e il premio nobel Ha lavorato insieme a lui per alcuni anni, sullo stesso oggetto di ricerca ovvero la prima cellula rudimentale apparsa sulla terra dotata di un genoma. Ha firmato, con lui, varie pubblicazioni scientifiche. Già. Sheref Mansy conosce bene il nuovo premio Nobel per la Medicina Jack Szostak. Mansy, il ricercatore statunitense che ha scelto il CIBIO, Centro di biologia integrata, dell’Università di Trento per condurre nei prossimi cinque anni i suoi studi sulle origini della vita utilizzando il ricco premio (un milione di dollari) ricevuto dalla Fondazione Armenise-Harvard, ha infatti lavorato nel team di Szostak. «L’ho conosciuto alla Harvard Medical School – spiega – posso dire sia stato lui ad appassionarmi ai temi di cui mi sto occupando ora a Trento: scoprire il mistero della vita. Jack Szostak precedentemente si era occupato di altri ambiti di ricerca, quelli per i quali ora ha vinto il Nobel. Poi, una decina di anni fa, ha cambiato i suoi interessi ed ha cominciato, appunto, a indagare l’origine della vita. Non c’è da sorprendersi. I grandi scienziati cercano sempre nuove sfide e svelare il mistero della vita è sicuramente quella più grossa». Mansy è rimasto in contatto: «L’ho sentito tre settimane fa». Qualche rimpianto per essersene andato, per cinque anni, dalla Harvard Medical School a Trento? «No, nessun rimpianto. La ricerca ha un continuo bisogno di nuovi stimoli e noi ricercatori abbiamo bisogno di nuovi contatti e collaborazioni con realtà diverse. Aiuta a crescere». comprendere questo meccanismo e nel riprodurre la cellula ancestrale, partiranno proprio dalla ricostruzione dei compartimenti che danno luogo al processo di replicazione cellulare». Un lavoro con la stessa finalità di quello realizzato recentemente da alcuni altri gruppi di ricerca (ad esempio dell’università americana di Harvard) che hanno modellato in laboratorio una cellula primitiva (o protocellula) in grado di costruire, copiare e contenere il DNA, partendo però da un approccio “dall’alto”, che non permette di acquisire tante preziose informazioni. Un’avventura scientifica affascinante, che ha inizio presso il CIBIO dell’Università di Trento. nnn 32 il Trentino – novembre 2009 Culture L’attualità dell’archeologia A Riva del Garda meeting europeo con 51 sessioni scientifiche Francesco Suomela Girardi L a civiltà in cui il pensare storicamente era il criterio più alto dell’agire umano sembra ormai appartenere quasi a un’altra condizione antropologica del nostro genere. Eppure, è legittimo sospettare che proprio nel passato più recente, come oggi, si siano gettate e si stiano formando le basi di un umanesimo di seconda specie, universale? Attualmente la ricerca archeologica, intesa sempre più anche come codice di metodo, si estende ad ogni età e a ogni luogo (si pensi, solo in Trentino, alla sua applicazione alle evidenze materiali della prima guerra mondiale, in contesti spesso estremi, come quello dell’alta montagna). Da tempo la vetusta Altertumwissenschaft, la Scienza delle Antichità, di matrice ottocentesca, è stata bandita persino dai salotti delle schermaglie filologiche. Altissimo ormai è il livello delle specializzazioni, talvolta forse a scapito dell’intelligenza dei denominatori comuni, e questo proprio perché il passato, l’oggetto del discorso archeologico, appartengono a un “fondo culturale” largamente diffuso, più di quanto l’esistenza ordinaria lasci intravedere. Che l’archeologia, soprattutto recente, abbia nei propri geni la vocazione all’interdisciplinarità, al prestito metodologico, è non solo palese, grazie pure all’affinamento degli strumenti divulgativi, ma forse quasi invidiabile da parte delle altre scienze storiche. Il gran teatro di questa “verità” è andato in scena su finire dell’estate appena scorsa a Riva del Garda, dove più di 500 archeologi dell’European Association of Archaeologists (EAA) si sono dati appuntamento dal 15 al 20 settembre per l’annua- 2010 il meeting si terrà all’Aja 600 iscritti, 40 nazioni Il 15° Meeting annuale dell’Associazione degli Archeologi Europei, organizzato dal Settore Beni archeologici della Soprintendenza per Beni librari archivistici e archeologici della Provincia autonoma di Trento e dal Comune di Riva del Garda, attraverso il Museo, ha registrato oltre 600 iscritti, provenienti da 40 nazioni (tra i Paesi extraeuropei i rappresentanti di Stati Uniti, Russia, Serbia, Israele, Canada, Macedonia, Australia, Islanda, le Meeting, giunto ormai al 15° appuntamento (all’Italia, dopo l’edizione di Ravenna nel 1997, spetterebbe un ipotetico primato dell’ospitalità). Una candidatura, quella di Riva, già avanzata a Zara (Croazia) nel 2007, fortemente voluta dall’allora Soprintendenza per i Beni archeologici, a cui inevitabilmente, ma con pari motivazione, si sono affiancate le istituzioni territoriali dell’Alto Garda. Federico Halbherr, Paolo Orsi, Giuseppe Gerola, ma anche Pia Laviosa Zambotti, e ancora Bernardino Bagolini, Renato Perini: sono i monumenti, Egitto, Giappone, Taiwan, Turchia). Ai lavori di questa edizione, ospitata al Centro Congressi, si è aggiunta una delegazione della Pan African Association for archaeology, in previsione del proprio meeting dell’anno prossimo a Dakar, in Senegal. Franco Nicolis, funzionario della Soprintendenza archeologica e responsabile del Comitato organizzatore del Meeting di Riva, da quest’anno è anche membro dell’Executive Board dell’EAA. le figure di caratura internazionale, alla cui memoria ci si appella ogni qualvolta il Trentino rivendica – a diritto – un posto nella storia della disciplina archeologica (ai primi tre è dedicata l’esposizione temporanea sull’archeologia italiana nel Mediterraneo, organizzata dal Museo Civico di Rovereto e allestita fino al 30 giugno 2010 nel capoluogo lagarino, a Palazzo Alberti). Sarà il potere evocativo della trazione, o la tentazione di farsi scudo dei “padri”, tuttavia, l’appello in via esclusiva ai nomi illustri del “nostro” album di famiglia è una debolezza che fa torto alla ricerca e ai suoi risultati dei giorni nostri: Soprintendenza e Università in particolare, con qualche altra istituzione, appartengono a buon diritto all’archeologia europea, non meno per le capacità relazionali con i partner scientifici, non solo del vecchio continente. Un meeting, etimologicamente, ha per obiettivo modalità di confronto più aperte (e imprevedibili) rispetto a quelle congressuali. Di qui il merito della macchina organizzativa apparecchiata al Centro Congressi, con cui va diviso il successo di una delle edizioni più riuscite nella storia di questo appuntamento. Fitto il calendario dei lavori, per un totale di 51 sessioni In alto: Fiavè-Carera: frammenti di ciotola con decorazione cruciforme (Bronzo antico). Sotto: l’archeologo Federico Halbherr (al centro), in posa durante una spedizione. il Trentino – novembre 2009 scientifiche, suddivise in sei blocchi tematici che sono da citare almeno a titolo esemplificativo della ricchezza delle proposte: a) nuovi approcci all’interpretazione archeologica; b) archeologia oggi; c) tutela del patrimonio, identità, interazione e cambiamento culturale; d) cultura materiale; e) ritualità e aspetti simbolici; f ) scienza e archeologia. Pur nella necessaria ingiustizia di un resoconto a spot, la dimostrazione palpabile di quanto l’archeologia abbia da tempo lasciato la sua eburnea torre di mera erudizione l’hanno fornita alcune serie di incontri anche di più evidente attualità. Per tutti la sessione dedicata all’“Archeologia del riciclo”, inteso quest’ultimo come processo antropologico fondamentale, determinato storicamente da cause naturali o culturali, o quella posta sotto il titolo di “Innovazione ed evoluzione”, volta ad approfondire i concetti di questa diade nell’evidenza archeologica, in rapporto ai costi e ai benefici “ecologici”, non solo in termini ambientali. Ancora, la tendenza allo sconfinamento della disciplina archeologica è stata testimoniata dalle relazioni su “Archeologie e paesaggi sonori” e dal confronto sull’“Archeologia dei prigionieri di guerra”. Per “Archeologia oggi”, uno dei focus più sensibili è stato offerto dall’esame dei rapporti, ancora troppo spesso conflittuali, tra lo sviluppo infrastrutturale del territorio e la tutela del patrimonio culturale. Tra i tanti obiettivi del prossimo futuro ci sarà quello, ormai ineludibile, di una pacificata convivenza tra le esigenze dello sviluppo e al contempo della salvaguardia delle testimonianze del passato, auspicabilmente in seno a un quadro giuridico e normativo sempre più condiviso, almeno a livello europeo (si spera sulla scorta dei modelli nazionali più virtuosi). A quest’ordine di problemi ha fatto riferimento anche la tavola rotonda su “Continuità e discontinuità della collaborazione internazionale nell’ambito dell’archeologia di emergenza”. Di gran voga, oggi – come L’eaa (european association of archaeologists L’Associazione Europea degli Archeologi, attualmente presieduta da Friedrich Lüth (Ger), è forse quella più rappresentativa a livello continentale della categoria, con più di 1.100 iscritti, tra cui figurano molti professionisti di ambiti contigui. In occasione del Meeting inagurale del 1994 di Ljubljana (Slovenia), l’EAA ha formalizzato i propri obiettivi statutari, tra cui figurano: – la promozione dello sviluppo della ricerca e lo scambio dell’informazione archeologica; – la gestione e l’interpretazione del patrimonio archeologico europeo; – la promozione di standard scientifici e deontologici per la professione archeologica; – la promozione della cooperazione con organizzazioni che hanno finalità simili. Tra le iniziative dell’Associazione, il Meeting, quest’anno alla sua 15ª edizione, ha un ruolo preminente insieme all’attività editoriale dell’ European Journal of Archaeology (EJA) e a quella dei gruppi di lavoro (Working groups). Sopra: le terme romane di piazzale Pilati a Riva del Garda. Sotto: statua stele maschile di Arco. 33 le edizioni del meeting 1994: Ljubljana (Slovenia) 1995: Santiago de Compostela (Spagna) 1996: Riga (Lettonia) 1997: Ravenna (Italia) 1998: Göteborg, (Svezia) 1999: Bournemouth (Regno Unito); 2000: Lisbona (Portogallo); 2001: Esslingen am Neckar (Germania) 2002: Tessalonica (Grecia) 2003: San Pietroburgo (Russia) 2004: Lione (Francia) 2005: Cork (Irlanda) 2006: Cracovia (Polonia) 2007: Zara (Croazia) 2008: La Valletta (Malta) 2009: Riva del Garda (Italia) 2010: L’Aja (Olanda) 2011: Oslo (Norvegia) 2012: Helsinki (Finlandia) si è potuto registrare anche a Riva – sono gli studi nel campo dei rituali e dei sistemi simbolici antichi (in particolare di quelli legati alla sfera funeraria, non a caso in un’epoca, la nostra, in cui la morte è stata integralmente sanitarizzata). Nel settore delle scienze applicate all’archeologia, infine, le relazioni tra l’attività vulcanica e l’uomo sono state al centro di alcuni degli appuntamenti più suggestivi, come peraltro risulta palpabile anche a una rapida lettura del volume (in inglese) degli abstract degli interventi. Ricca anche la cornice: oltre alle sessioni poster e all’area espositiva riservata agli editori, Il Museo di Riva del Garda ha curato per tutto l’arco temporale del meeting e nei giorni seguenti un calendario di iniziative rivolte al pubblico più vasto. Tutto ciò avendo come bussola l’equazione, non retorica, secondo cui il patrimonio è territorio, da rendere al suo legittimo proprietario: il cittadino. nnn 34 il Trentino – novembre 2009 Culture Piccola bussola nel mare grande Federica Mormando Fotoservizio: Matteo Rensi L’avventura editoriale della Erickson di Gardolo La direttrice Paola Pasotto. In alto: rendering della nuova sede a Gardolo. A fianco: relax al “Giardino Zen” nella sede della Erickson. S ono 150 i nuovi titoli ogni anno, 1.400 in catalogo, 21 riviste, 150 software didattici, corsi di formazione in presenza e on line, convegni nazionali e internazionali che riuniscono fino a quattromila partecipanti. Ci lavorano in 70, più una quarantina di collaboratori. Milleduecento, per ora, gli autori: da “grandi firme” come Morin e Bauman ad autori giovani, che già parlano il linguaggio del futuro. È la casa editrice Erickson, che da Trento diffonde nel mondo, e dal mondo porta a Trento, pedagogia, didattica, psicologia, lavoro sociale: testi, software, incontri, grandi protagonisti. Quella della Erickson è la storia di un viaggio straordinario partito da Trento. Dario Ianes e Fabio Folgheraiter erano allievi brillanti e persone curiose. Liceo, Università (psicologia a Padova) insieme; a loro non bastava studiare testi tradotti: troppe discordanze dagli originali. Così si facevano mandare quelli “veri”: Fabio amava Wittgenstein, Dario i grandi della psicologia. Dopo la laurea, quando in Italia la pedagogia per le persone in difficoltà era solo all’inizio, i due hanno deciso di pubblicare per la prima volta opere di pedagogisti d’Oltreoceano. Avevano ventiquattro anni, e nasceva, nel 1979, il Centro studi sui problemi della riabilitazione e dell’inserimento sociale dei disabili. Ricerca, consulenza, formazione di operatori e amministratori di servizi sociali e scolastici. Dario faceva anche psicoterapia ai bambini. Fabio invece preferiva le terapie sistemiche, non voleva ritenere patologico il singolo isolato. Oggi il suo libro Relational social work è pubblicato negli Stati Uniti, in Austrialia e Inghilterra, dove è docente a Birmingham oltreché presidente del corso di laurea alla Cattolica di Milano. È stato questo l’ascolto alle esigenze di un Paese dove, oggi, il 20% della popolazione scolastica ha problemi d’apprendimento e svantaggi socioculturali. È stata la prima risposta organizzata nel momento in cui si iniziava a considerare queste realtà in Italia. Nel 1984 i due fondano a Trento il Centro Studi Erickson, dove da subito pubblicano i prodotti più importanti della letteratura internazionale, scrivendo loro stessi molte opere. Nel 1989 entra in scena Riccardo Mazzeo, da principio editor unico e che ora, continuando a fare l’editor, si occupa anche di letteratura internazionale e di comunicazione. «Oltre a Ianes e Folgheraiter eravamo in quattro: un’amministratrice, un contabile, un fotocompositore ed io. In catalogo, 29 titoli. Da allora è stata una crescita continua. E adesso, una svolta: con la direttrice Paola Pasotto». Con Paola Pasotto la prospettiva si è allargata: aumentano le nuove tecnologie, il lavoro in rete, la vendita di libri all’estero, i testi che aiutano a insegnare veicolando l’apprendimento per vie più intuitive e strategiche di quelle già sperimentate. È un messaggio di grande speranza, verso la soluzione del problema di come permettere a tutti, ognuno per le sua strada, di raggiungere il proprio personale sapere, integrando le diverse modalità e i differenti saperi nell’ottica di una società armonica. La direttrice è un tornado gentile: «Erickson è innovazione e scelta. Una scelta fondamentale è il Trentino – novembre 2009 la nuova sede di Gardolo, ancorata al territorio, in una continuità non confusiva fra persone e natura e persona e persona, in un piacevole articolarsi di spazi che rende visibili le persone senza alterarne la privacy – spiega –. I nostri lettori comprano formazione. L’interesse educativo è l’integrazione scolastica nella centralità della persona, nella crescita cognitiva e relazionale. La collana “Capire con il cuore” ne è un esempio: tratta temi pure difficili in una dimensione divulgativa». I libri, anche di autori giovani, sono dedicati a genitori e professionisti di tutto il mondo. Un esempio: Con la testa tra le favole, libro e Cd-Rom, è tradotto in spagnolo per Spagna e Sud-America, ed ora lo sta comprando una casa editrice inglese. Sono dieci favole in cui gli animali hanno comportamenti, emozioni e delusioni tipici di ogni persona e aiutano i bambini a farcela attraversando i grandi problemi della vita. Un altro libro tradotto in più Paesi è La speciale normalità, di Dario Ianes, appena pubblicato in Germania e in uscita in Brasile. Di questa casa editrice crescono continuamente la diffusione nel mondo e gli ambiti d’interesse. Dai libri di educazione speciale alla collana di psicologia, alle ventuno riviste dedicate dapprima all’insegnamento per i disabili, poi ai bisogni educativi speciali per aiutare i professionisti a sintonizzarsi sulla pluralità di istanze della scolaresca. E poi ancora al welfare, per grandi e piccini. Esplorare il catalogo è un percorso fra tutte le valenze delle vicende umane e della storia di ogni infanzia. Infinito è l’interesse per l’insegnamento con le nuove tecnologie: il linguaggio predominante dei video e della rete può motivare all’apprendimento anche ragazzi oppositivi e deboli, facendo vivere loro un’esperienza memorabile. La propensione all’infrastruttura delle nuove generazioni è qui riempita di contenuti. Importanti e innovative, fra le altre, le opere per la cura di dislessia e disgrafia, disturbi sempre più diffusi e ancora misteriosi. La Erickson è una realtà che diffonde in tutto il mondo moltissimi prodotti, in una straordinaria e unica molteplicità fermamente centrata nell’aiuto a vivere e crescere, oggi e domani. Basti pensare ai software didattici che coprono matematica, lettura e scrittura, dislessia, abilità cognitive, educazione alle emozioni, storia, geografia, scienze, lingue, intercultura, test, creatività e laboratori, autismo, counseling, strumenti per l’integrazione. All’offerta editoriale sempre più allargata corrisponde quella della formazione: corsi anche residenziali nella nuova sede, per istituzioni, scuole, ASL. E, ogni due anni a Rimini, il convegno sull’integrazione scolastica con relatori fra i più importanti a livello internazionale. La settima edizione di quest’anno, sempre diretta da Dario Ianes e Andrea Canevaro, ha ricevuto la medaglia quale premio di rappresentanza da parte del Presidente della Repubblica. In questa occasione Erickson ha anche lanciato, attraverso Facebook, una campagna per rilevare gli interessi e i bisogni dei lettori. Il convegno infatti offre, oltre alle relazioni, 80 workshop distribuiti fra gli argomenti più votati: disturbi specifici di apprendimento, iperattività, cooperazione, apprendimento cooperativo. La ricerca continua, e così lo sviluppo di una piattaforma per la valutazione della capacità di apprendimento, cioè di servizi e contenuti supportati dalla tecnologia. Le migliori prassi per le tecnologie didattiche quest’anno sono anche in concorso, con la partecipazione della ricercatrice Jenny Gage, una delle più riconosciute al mondo. Dal 4 novembre è in libreria il primo romanzo pubblicato da Erickson – Dove dorme l’ornitorinco. La storia di Laura con l’alcol, di Franco Baldo – un romanzo per nulla banale in cui tanti si possono ritrovare, un nuovo modo di entrare con amicizia nella storia di tantissimi. La vitalità di questa straordinaria e coraggiosa realtà trentina, unica in Italia ad essere così articolata e mobile, così attuale e aperta, si riassume nelle parole di Dario Ianes: lo scopo è «l’educazione al senso di essere nel mondo. Questa è una piccola bussola per navigare un mare molto grande». nnn Paola Pasotto con Riccardo Mazzeo, editor, e Giorgio Dossi, a destra, presidente della Erickson. 35 36 il Trentino – novembre 2009 Culture L’Europa Orientale a Levico La curiosa vicenda culturale del Csseo Marina Rosset A vent’anni dalla caduta del muro di Berlino, espressioni come “bolscevico” e “gulag”, “sovkoz” e “kolkoz”, Patto di Varsavia e cortina di ferro trovano spazio solo nei libri di storia. Le ultime generazioni incontrano il comunismo di Stalin e Mao nel loro percorso scolastico solo quando la storia contemporanea riesce a superare lo scoglio della Seconda guerra mondiale. Più spesso rimangono figure di qualche manifesto o stampe di magliette anni Ottanta, senza un riferimento spazio temporale preciso, senza una connotazione sociale e politica chiara. Nel 2009, per sapere qualcosa di più sull’area soggetta al comunismo, in molti da tutto il mondo si rivolgono a un’associazione di Levico Terme: il Csseo (Centro studi sulla storia dell’Europa orientale). Qui, nel cuore della Valsugana, dal 1997 un gruppo di studiosi apre una finestra sul vecchio Est comunista attraverso una ricca raccolta di materiale che va da pubblicazioni a documenti provenienti dagli archivi degli Stati Uni- ti, dell’Europa dell’est e dell’ex Unione Sovietica. Migliaia e migliaia di fascicoli e libri trovano spazio tra gli scaffali delle case dei soci, in sale adibite a biblioteche e magazzini della zona, in attesa di poter essere disposti in bella mostra in una sede più consona e accessibile. A dirigere chi da anni collabora alla realizzazione di questo archivio, c’è Fernando Orlandi, romagnolo di nascita e trentino d’adozione. «Sono arrivato a Levico nel febbraio di venticinque anni fa, per caso», spiega risalendo velocemente il suo percorso. «Nella mia carriera, sono stato il direttore editoriale di due case editrici, Reverdito e L’Editore, ma la mia passione è la storia, in particolare quella dell’area co- Il patrimonio Csseo con uno sguardo al futuro In poco più di dieci anni di lavoro, Csseo ha messo insieme quasi trentamila libri. Molti testi sono stati donati da enti e biblioteche, altri da amici e simpatizzanti. Nella raccolta Csseo si trovano testi di divulgazione, trattati ed enciclopedie tematiche. Ci sono poi migliaia di microfilm e microfiches e milioni di pagine digitalizzate. Entro la fine dell’anno, è prevista l’uscita di vari lavori, tra i quali uno di Zhang Jie sulla Cina e l’arma atomica a partire da documenti d’archivio del ministero cinese, e due testi di Giovanni Bensi, uno sui conflitti nel Caucaso e uno sulle radici ideologiche munista a partire dagli anni Cinquanta. Sono diventato storico e ricercatore animato da questo sentimento e oggi posso dire di essere un buon conoscitore delle vicende del comunismo sin nei suoi aspetti meno noti e a volte inconfessabili». Condividere l’interesse per l’area mitteleuropea, è stata la molla che ha messo insieme il primo gruppo di studiosi che nell’ottobre del 1997 ha fonda- 30 mila libri e documenti raccolti nella sede da Fernando Orlandi dei taliban. Inoltre, uscirà (con anastatica del pubblicato) un lavoro in tedesco sulla Tiroli Katona Ujság, giornale ungherese stampato a Bolzano nel corso della Grande guerra. Grazie a una collaborazione con l’Università di Trento, sarà dato alle stampe anche un lavoro (sempre in tedesco) che raccoglie gli articoli di Robert Musil apparsi sul Tiroler Soldaten-Zeitung, oltre che l’edizione digitale, un dvd, di questa straordinaria rivista. Per qualsiasi informazione, è possibile rivolgersi direttamente all’indirizzo di posta elettronica [email protected]. www.csseo.org to a Levico Terme il Csseo. «Lo scopo che ci siamo prefissati è stato sin da principio lo studio di due aree: quella dell’Europa dell’est e l’ex Unione sovietica», spiega ancora Orlandi. «Le nostre iniziative seguono principalmente due filoni: lo studio e la divulgazione. Il primo viene fatto dai singoli elementi del gruppo, dalla collaborazione tra di noi o dall’intervento di esterni e si realizza in pubblicazioni relative alla materia. La divulgazione avviene invece attraverso eventi come convegni locali, internazionali o mostre». Il materiale raccolto e prodotto per la realizzazione di studi e manifestazioni confluisce poi nell’immenso archivio dell’ente, che conta ormai quasi trentamila testi. Ma come fa una persona a sapere cosa può trovare tra la raccolta Csseo? «Generalmente i contatti avvengono per conoscenza diretta dei nostri soci», spiega Orlandi. «Abbiamo soci sparsi in mezzo mondo. Inoltre, abbiamo una mailing list con oltre diecimila contatti a cui inviamo notizie su ciò che facciamo aggiornate costantemente. Molti studiosi partecipano ai nostri convegni e girano a noi le richieste di amici e collaboratori, perché sanno che nel nostro archivio si trovano materiali che pochi altri possono vantarsi di possedere». Elencare testi e trascrizioni sarebbe impossibile. Già entrando in casa di Orlandi si ha la sensazione di essere finiti nel seminterrato di una gran- Fernando Orlandi nella sede del Csseo a Levico Terme. il Trentino – novembre 2009 37 Fernando Orlandi: dall’editoria alla storia per passione «Chi non è rivoluzionario a vent’anni – si dice – è senza cuore». Non fa eccezione Fernando Orlandi, presidente Csseo al quale si adatta anche la seconda parte dell’aforisma: «Chi lo è a quaranta è senza cervello». Così infatti Orlandi racconta il suo approccio al comunismo: «Ho iniziato occupandomi di Cina da studente rivoluzionario e sono diventato uno storico per passione, aderendo a un progetto sugli studi comparativi sul comunismo. Ho vissuto a Hong Kong, studiando e lavorando all’Uri. E ho letto tutti gli scritti di Mao in lingua». Conoscendo in modo approfondito il comunismo, Orlandi ha perso la carica rivoluzionaria e ha scoperto la passione per la storia. «Con lo studio e la consapevolezza di quanto male ha fatto il comunismo, da sostenitore ne sono diventato critico», afferma. Lo studio e la raccolta di materiali, i viaggi nei Paesi comunisti ed ex comunisti, la ricerca negli archivi più o meno accessibili sono diventati nel tempo una passione e un lavoro. Tanto da permettere al Csseo di creare uno degli archivi sull’Europa comunista più interessanti in Italia. de biblioteca tematica. Ma ci sono fascicoli che non passano inosservati. Pile e pile di stampe rappresentano la rassegna stampa su alcuni temi chiave: «Ogni giorno ci arrivano migliaia di articoli tradotti in inglese che coprono più o meno tutta la stampa mondiale», sorride Or- landi. «Io ne leggo solo alcuni, qualche centinaio di pagine. Ciò che riteniamo pertinente viene conservato». Nella sede in centro a Levico, ci sono invece migliaia di fascicoli dalla copertina arancione: «Sono trascrizioni del Fbis (Foreing Broadcast Infor- mation Service, ndr), un’agenzia governativa americana. Abbiamo la raccolta completa delle annate dal 1973 al 1996. Si tratta dell’unica copia cartacea di questa proporzione presente in suolo europeo». Sempre in questa grande stanza piena di libri, in un armadio viene conservata anche una raccolta del quotidiano russo Nezavisimaya Gazeta con quasi quasi tutti i nume- ri pubblicati dalla nascita nel 1990. Tra gli altri quotidiani, al Csseo si trovano Kommersant, Segodnya, Izvestiya, oltre alla Jrl, Johnson’s Russia List, cioè una rassegna stampa sulla Russia, «che – precisa Orlandi – il governo americano ha ritenuto addirittura migliore di quella fatta dal suo stesso Dipartimento di Stato». nnn 38 il Trentino – novembre 2009 Culture 250 viaggi nella modernità Al Mart di Rovereto la collezione di Winterthur Claudio Cucco L a politica culturale del Mart di Rovereto ha un progetto che porta avanti fin dalla sua fondazione. Si tratta, cioè, di indagare ed esporre la cultura artistica del XX secolo ed essere un museo delle collezioni. E in questo caso, coerentemente con il suo obiettivo, espone la collezione del museo svizzero Kunstmuseum di Winterthur. Lo fa insieme a dei patners prestigiosi come il Museum der Moderne Salzburg e la Kunst- und Aufsetllung der Bundesrepublik Deutschland di Bonn, rinforzando le relazioni museali internazionali e aprendo a quel grande centro europeo che è l’arte e la cultura svizzera. Ma questa collezione ha una particolarità: quella di essere una somma di collezioni priva- 1. te realizzate dagli imprenditori locali e da grandi famiglie che si sono attivate all’inizio del secolo scorso. Pur essendo raccolte di opere che rispecchiano gusti e tendenze di personalità diverse all’unisono corrispondono, così raggruppate, ad un disegno ed ad un unico respiro che restituisce in maniera esaustiva la produzione artistica del Novecento. Un museo nel museo quindi, in perfetta sintonia con le proprie collezioni. Il percorso allestito permette al visitatore di vedere grandi opere e di ripercorrere in ordine cronologico tutte le correnti e le personalità che hanno operato nel corso di due secoli. La Modernità 3. comincia quando IL FUTURISMO FA TAPPA A BERLINO Fino all’11 gennaio 2010 una mostra a cura del Mart, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, offre al pubblico tedesco un’occasione unica per ammirare le opere del Futurismo. I linguaggi del futurismo. Letteratura, pittura, scultura, musica, teatro, fotografia, a cura di Gabriella Belli, celebra il centenario della maggiore avanguardia italiana del Novecento nella prestigiosa sede del Martin-Gropius-Bau, a Berlino. La selezione di opere della mostra si concentra in particolare sulla fase dello sviluppo del movimento futurista si lacera quella fusione che legava l’artista alla natura, quando la copiava. Quella frattura definitiva porta l’artista a cercare di vedere quello che c’è dietro e dentro di essa, in pratica a cogliere la sua anima. Da quel momento la disposizione dell’artista rispetto al mondo muta e il risultato è l’arte che si vede in questa mostra, dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri. In questo senso l’esposizione, che rispecchia i primordi e l’arte del secolo scorso, fa parte di un tipico modo di presentare le opere nelle istituzioni museali straniere dove la forte componente educativa è presente e che in Italia spesso manca. I musei stranieri educano e creano cultura e capacità di letture nei propri cittadini e con la collezione del museo di Winterthur ne abbiamo un lampante esempio. 250 opere di 96 artisti, tra pittura, disegni e sculture, sono questo il ricco ed articolato patrimonio di una piccola città come Winterthur. Si comincia il percorso della mostra con la pittura francese che procura al visitatore quella confidenza con la moder- successivo all’opera di Umberto Boccioni. Ne sono protagonisti Giacomo Balla, Gino Severini, Ardengo Soffici, Fortunato Depero, Enrico Prampolini, Tullio Crali ed Ernesto Thayaht, artisti che in modo differente e personalissimo, hanno dato corpo e originalità alle proposte di radicale rinnovamento del mondo e di estensione illimitata del fare artistico, contenute nella maggior parte delle dichiarazioni poetiche del movimento, a partire dal primo e celebre manifesto di Filippo Tommaso Marinetti del 1909. nità che, attraverso le avanguardie, lo porterà nel cuore pulsante del secolo a venire. Ecco allora le opere di Eugène Boudin Canale dell’Allèe-Verte, Bruxelles (1871), di 2. Jean-Baptiste Camille Corot Passiance, vicino a SaintAvit (Landes) 1872, di Claude Monet Barca arenata a Fècamp (1868), Paul Cèzanne Gli ippocastani del Jas de Bouffon (circa 1885) e di Vincent van Gogh Joseph Roulin (1888) o sempre di van Gogh I soffioni del 1889. Se questi sono esempi potenti della pittura nella modernità, nella scultura campeggia lo stesso atteggiamento e un’opera significativa proprio per questo ac- 4. 1. Niklaus Stoecklin (1896-1982), Fantasia, 1921. 2. Richard Hamilton (1922), Epifania, 1964-1989. 3. Vincent van Gogh (1789-1874), I soffioni, 1889. 4. Maurice Denis (1870-1943), Ritratto di Eva Meurier, 1891. il Trentino – novembre 2009 39 CAPOLAVORI DELLA MODERNITà Opere dalla collezione del Kunstmuseum Winterthur Progetto e catalogo a cura di Dieter Schwarz Direzione scientifica di Gabriella Belli Curatore tecnico: Beatrice Avanzi, Elisabetta Barisoni 5. coglie il visitatore: quella di Auguste Rodin che con il Pierre de Wissant (nudo monumentale, 1885 ca.) introduce tutta la plasticità moderna del movimento. Qui il movimento percepito del corpo scrive una pagina che simboleggia l’abbandono della visione classica della scultura, niente è più come prima, la staticità è assorbita nel vortice moderno. Anche le opere di Cèzanne e van Gogh, portano il linguaggio dell’arte, non nel senso del movimento, alla coscienza della modernità. Le loro opere sono la testimonianza in pittura dell’introduzione della coscienza nel concetto di natura. Non si arriva a raffigurarla così come fanno loro se non se Mart - Orari: Martedì - Domenica 10:00 - 18:00 Venerdì 10:00 - 21:00 Chiuso il Lunedì Rovereto, Mart- Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto Fino al 10 gennaio 2010 ne ha piena coscienza. Quello che pensano e dipingono questi artisti a fine Ottocento è quello che fa anche Ferdinand Hodler la cui influenza sull’arte svizzera dell’inizio del XX secolo è molto forte e proprio per questo a lui è dedicata un’intera sala. Anche se la sua pittura è fortemente connotata da una vena simbolista la sua espressività ha come oggetto di ricerca il colore e la forma. Un’altra sala è interamente dedicata a Félix Vallotton, del gruppo pittorico dei Nabis, e 8. vi si può vedere il famoso quadro I cinque pittori (1902-1903), che li ritrae quasi tutti. Insieme a lui, un po’ defilato, ci si sono Pierre Bonnard, Edouard Vuillard, Charles 9. Mart - Informazioni e prenotazioni Numero verde 800.397760 www.mart.trento.it 6. 7. Cotteti e Ker-Xavier Roussel. Un altro dipinto che merita attenzione è il suo Pont-Neuf del 1901. La collezione del museo, del gruppo Nabis, offre un nutrito gruppo di opere, ben 13 sono le opere di Pierre Bonnard e 6 quelle di Edouard Vuillard. Lo spazio dato all’arte svizzera è significativo dal momento che sono presenti anche le opere di Giovanni e Alberto Giacometti. Del primo, allievo di Segantini, il famoso Annetta, un suo Autoritratto e il bel St. Moritz (sole d’inverno) del 1916 mentre del secondo due sculture Testa che guarda e Donna distesa. Nel percorso si susseguono un po’ tutti i movimenti che hanno 5. Henri Rousseau (1844-1910), Per festeggiare il bambino, 1903. 6. Pablo Picasso (1881-1973), Due personaggi, 1934. 7. Ferdinand Hodler (1853-1918), Sguardo sull’infinito, 1913/14-1916. 8. Paul Klee (1879-1940), Fiorente, 1934. 9. Claude Monet (1840-1926), Varengeville, bassa marea, 1882. attraversato il secolo scorso, dal Surrealismo al Cubismo, al Realismo magico, la Nuova oggettività, ai lavori della Bauhaus, fino ad arrivare all’Astrattismo, all’Arte Concreta e alla Pittura astratta americana. Ma in tutto questo è interessante notare quanta arte italiana è presente in questa collezione. Un’intera sala è di Giorgio Morandi e un’altra è colma di opere di Lucio Fontana, Luciano Fabro, Piero Manzoni, Jannis Kounellis, Mario Merz e Marisa Merz, Giulio Paolini e Giuseppe Penone. Concludendo il percorso espositivo, rimane poi la sezione Finzioni in cui sono raccolte le ultime poetiche artistiche. Ci s’imbatte in Gerard Richter, alla cui opera è dedicata un’intera sala e se pensiamo alle opere viste all’inizio della mostra troviamo che l’artista, con i quadri Casa e Cascata, si misura ancora con la Natura. Chiudendo idealmente la mostra. nnn 40 il Trentino – novembre 2009 Culture Il ciclo della musica Così funziona l’attività didattica di base in Trentino Daniele Valersi Foto di Giovanni Cavulli N el numero precedente de Il Trentino si è concluso il viaggio attraverso le realtà musicali della nostra provincia: quattro puntate per quattrordici scuole. Dove abbiamo illustrato la “personalità” di ciascuna scuola, le diverse esigenze che si vanno ad incontrare e i vari settori di eccellenza. Preme ora dedicare un po’ d’attenzione a quella parte dell’attività didattica che accomuna questi quattordici istituti, vale a dire quei corsi di base disponibili tanto per l’utente che abita in Primiero tanto per quello dell’Alto Garda o dei due principali centri cittadini. Tutte le scuole musicali trentine sono tenute all’attuazione di programmi annuali approvati, denominati Orientamenti didattici, che sono omogenei per tutti gli istituti e si dividono in cicli, ciascuno relativo ad una fascia d’età. La frequenza dei corsi non è vincolata da alcuna restrizione: vi si può accedere dai sei mesi d’età fino ai novant’anni e oltre. Gli Orientamenti didattici attualmente vigenti sono stati inizialmente redatti da una commissione presieduta da Carlo Delfrati (specialista di chiara fama nella didattica della musica) e sono stati in seguito riela- borati, con il coinvolgimento di tutte le scuole. Il primo ciclo. È rivolto ai bambini di età dai sei mesi fino a 7 anni e mira a fondare una consapevolezza articolata della realtà sonora e musicale. Le attività di sensibilizzazione percettiva hanno per oggetto non solo gli eventi più propriamente musicali, ma ogni possibile stimolo acustico. Al termine del ciclo il bambino è in grado di cogliere percettivamente le diverse dimensioni del suono e di orientarsi all’interno di ciascuna: su un repertorio sonoro fatto di brani musicali di ogni genere e suoni di ambiente il bambino è sollecitato a operazioni di interpretazione e analisi. Il Secondo ciclo. È rivolto alla fascia d’età dagli 8 ai 13 anni ed è articolato secondo un criterio di progressività. A.Educazione audiopercettiva. L’esercizio dell’attenzione uditiva (o educazione dell’orecchio) mira alla progressiva assunzione e consapevolezza dei fondamenti costruttivi del linguaggio musicale. In particolare, l’allievo è guidato a riconoscere i fattori inerenti all’aspetto ritmico, a quello melodico, all’acustica musicale, all’armonia, ai principi costruttivi elementari. B.Ascolto. La musica nei messaggi multimediali (colonne sonore, balletto, canto ecc.), la simbolizzazione, l’uso so- ciale: le proposte d’ascolto spaziano sull’asse temporale (passato-presente) come su quello etnico e su quello dei generi (musica popolare, colta, d’intrattenimento ecc.). C.Attività creative vocali/strumentali. D.Attività vocale (individuale e corale). Mira a un progressivo autocontrollo delle principali funzioni della vocalità: respirazione, emissione, articolazione, risonanza. E. Strumento. In questo ciclo la pratica di strumenti si evolve nello studio sistematico di un particolare strumento. L’apprendimento dello strumento richiede da parte dell’allievo l’interiorizzazione sempre più articolata di atteggiamenti fondamentali: preventiva intonazione e percezione delle qualità del suono da produrre, consapevolezza e controllo della fisiologia del proprio gesto strumentale. F. Lettura e scrittura. La notazione tradizionale (pentagramma, figure di durata) è un momento essenziale della pratica sia strumentale sia vocale e si sviluppa in stretto rapporto con questa. Il terzo ciclo si rivolge alle fasce d’età successive ai 14 anni, articolandosi anch’esso lungo una linea progressiva che tocca tutti gli aspetti caratteristici del secondo ciclo. L’insegnamento tende qui a consolidare le conoscenze assegnate al secondo ciclo e a portarle ad un livello superiore quanto a maturità, conoscenza e abilità. Obiettivo del lavoro è educare l’allievo a operare scelte consapevoli, in ambito individuale tanto quanto in quello collettivo. Questi programmi vengono attuati con l’organizzazione di corsi annuali, di progetti in sinergia con la scuola pubblica, di corsi collettivi e lezioni individuali. L’attività che riesce più difficile da inserire in un progetto di scuola pubblica è l’avviamento strumentale, dato che la modalità obbligata per imparare uno strumento rimane la lezione individuale. nnn il Trentino – novembre 2009 Culture 41 Il pittore prospettico Così il Museo Diocesano celebra Andrea Pozzo I n occasione del trecentesimo anniversario della morte del celebre pittore e architetto gesuita di origine trentina Andrea Pozzo (Trento, 1642 – Vienna, 1709), il Museo Diocesano Tridentino organizza una mostra dedicata all’attività dell’artista in Italia settentrionale e dunque incentrata sia sull’interessante e ancora poco nota produzione giovanile in Lombardia, Piemonte e Liguria, negli anni che precedono il suo decisivo trasferimento a Roma (1681), sia sulle opere da lui eseguite per queste regioni e per il contesto trentino nella stagione della maturità. L’esposizione intende documentare la poliedrica personalità del gesuita, che fu attivo in qualità di pittore, architetto, allestitore di apparati effimeri e teorico della scienza prospettica e dell’architettura, mettendone in risalto i legami con gli ambienti culturali in cui operò e con i contesti di committenza da lui frequentati. Sarà il modo per presentare al pubblico la figura di questo indiscusso protagonista della civiltà e della spiritualità barocche – al quale mai fino ad ora è stata dedicata un’esposizione di carattere mono- Andrea pozzo (1642-1709) pittore e prospettico in Italia settentrionale Museo Diocesano Tridentino Piazza Duomo, Trento - Tel. 0461.234419 dal 19 dicembre al 5 aprile 2010 orario: 9.30-12.30; 14-17.30 chiuso martedì www.muesodiocesanotridentino.it grafico – riconoscendogli un ruolo di primo piano nel panorama culturale europeo fra Sei e Settecento. In particolare l’esposizione fornirà l’occasione per esplorare i risultati di straordinaria modernità conseguiti da Pozzo nelle opere realizzate in Italia settentrionale tra il settimo e l’ottavo decennio del Seicento, allorché il suo linguaggio estroso e teatrale, nobilitato da spettacolari invenzioni compositive, segnò un fondamentale momento di svolta all’interno della cultura figurativa di quell’area geografica. È noto che il riscatto della figura dell’artista, stigmatizzato in maniera implacabile dalla critica neoclassica, risale ad anni non lontani: solo verso la metà del XX secolo si comincia a mettere in luce il notevole contributo dato da Pozzo alla storia delle arti figurative del tardo XVII secolo in Europa, nel momento cruciale di internazionalizzazione del linguaggio barocco elaborato in Italia. Dopo un secolo e mezzo in cui i contributi critici sull’attività del gesuita avevano riguardato specifici aspetti della sua vicenda biografica ed artistica, la pubblicazione delle monografie di Remigio Marini (1959) e Nino Carboneri (1961), dedicate la prima alla produzione pittorica del gesuita, la seconda a quella architettonica, colmavano un vuoto storiografico e ponevano le basi per i successivi approfondimenti sfociati nella monografia di Bernhard Kerber del 1971. A distanza di qualche decennio dalla pubblicazione di In alto: Madonna col Bambino e Angeli musicanti, collezione privata. A sinistra: particolare della pala con la Madonna in trono tra S. Michele e S. Giovanni Battista conservata nella cattedrale di Cuneo. questo testo e dalle indagini relative ai molteplici aspetti dell’opera del gesuita condotte tra gli altri da Vittorio de Feo (1988 e 1996), Giovanni Romano (1989) e Alberta Battisti (1996), i tempi sono maturi per promuovere un’iniziativa espositiva che favorisca al contempo l’approfondimento storico-critico della vicenda di Pozzo e la conoscenza della sua opera presso un pubblico non specialista. Il Museo Diocesano Tridentino rappresenta la cornice ideale per tale evento poiché espone, nell’ambito del percorso permanente, alcune significative opere di Andrea Pozzo, fra le quali si possono ricordare le celebri Prospettive un tempo conservate nella chiesa di San Francesco Saverio di Trento. In mostra, accanto ad una sezione introduttiva a carattere biografico nella quale verrà presentato il personaggio attraverso due autoritratti, saranno esposte in ordine cronologico numerose opere del gesuita – pale d’altare, dipinti di devozione privata, bozzetti – provenienti da edifici di culto e collezioni private della Lombardia, del Piemonte, della Liguria e del Trentino, oltre che da musei italiani e stranieri. Il percorso si presterà a letture di carattere stilistico ma chiarirà al visitatore anche il ruolo cruciale giocato da Andrea Pozzo nell’illustrare i temi iconografici e le nuove devozioni sviluppatesi a partire dalla Controriforma. nnn 42 il Trentino – novembre 2009 Europa Toc toc si può entrare? Il progetto Netcarity per quindici anziani del Trentino A novembre, circa quindici anziani della provincia di Trento daranno il benvenuto nelle proprie case al MobiTable, o più semplicemente “tavolino” per la forma a cui si ispira, progettato all’interno del progetto Netcarity, finanziato dalla Comunità Europea e finalizzato a realizzare tecnologie di supporto all’indipendenza della popolazione anziana nell’ambiente domestico. Il “tavolino”, le sue funzionalità e modo d’uso sono nate dalla collaborazione tra i ricercatori della Fondazione Bruno Kessler (Chiara Leonardi, Claudio Mennecozzi, Elena Not, Fabio Pianesi, Massimo Zancanaro) e dell’Istituto Regionale di Studi e Ricerca Sociale (Antonio Cristoforetti, Francesca Gennai, Silvia Gherardi, Giulia Rodeschini, Moreno Bighelli, Laura Ravanelli) e alcuni utenti del Centro Servizi di via Belenzani, dell’Università della Terza Età e del Tempo Disponibile e dell’RSA Grazioli di Povo, che hanno partecipato attivamente alle varie fasi della ricerca: dalla ricerca sociologica su stili di vita e problematiche della terza età alla definizione di scenari tecnologici, dall’elaborazione di linee guida per tecnologie adatte all’anziano alla sperimentazione di prototipi. Il MobiTable – composto da touch screen integrato in un supporto mobile – permette all’anziano di svolgere diverse attività interagendo con le dita o con la penna. L’agenda interattiva dà la possibilità di fissare gli appuntamenti della giornata, mentre l’area “Comunicazioni private” permette di comunicare con amici, parenti o nuove persone attraverso la video chiamata o l’invio di messaggi. Dalla volontà di creare una rete virtuale che stimoli la partecipazione alla vita pubblica e permetta di mantenere il contatto con l’esterno anche dalla propria abitazione, è nata la funzione “Bacheca Pubblica”: qui le persone trovano informazioni rispetto agli eventi culturali locali e alle istituzioni, recensioni di film o libri, notizie di cronaca, oppure possono inserire materiale (es. fotografie o poesie o ricette) da condividere. Passo fondamentale per disegnare questa tecnologia è stato lo studio dello spazio domestico e della vita degli anziani. Per far questo i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti di descrivere la loro casa e narrare la loro vita attraverso vari strumenti. Nel visitare virtualmente le stanze degli anziani, la sensazione è di attraversare spazi contaminati da emozioni diverse, veicolate dalla presenza di specifici “oggetti emotivi”, in particolare legati alla dimensione del ricordo e alla percezione di sicurezza. Gli spazi dedicati al ricordo si articolano in spazi intimi (es. la camera da letto), dove l’anziano tende a raccogliersi in solitudine e pensare al passato, e spazi sociali (es. la sala da pranzo), nella quale invece i ricordi vengono condivisi con altre persone. La dimensio- ne della sicurezza, invece, è percepita sia nei termini negativi di pericolo (pensiamo ai rischi della cucina o in bagno), sia nei termini positivi di luoghi sicuri dove rifugiarsi in tranquillità. La cucina è un posto speciale: ritenuta sia il luogo più pericoloso sia il “cuore” della casa, è il luogo dove gli anziani amano passare il loro tempo e sono disposti ad accettare nuove tecnologie. Regina della cucina è la radio, ritenuta la migliore compagna contro la solitudine. La camera da letto è invece considerata un luogo intimo e sacro dove è possibile trovare oggetti a cui si associa una forte legame affettivo, come le fotografie dei cari e i monili più significativi della propria vita. A questa stanza si contrappone la sala da pranzo, il luogo dove si ricevono gli ospiti e viene mostrata la propria identità pubblica. Sempre qui si raccolgono gli oggetti del “piacere”, legati al tempo libero, come libri, gomitoli di lana o cruciverba. Aprendo la loro casa, gli anziani hanno fatto capire anche come organizzano il proprio tempo affinché, come ha raccontato qualcuno, «la vita non diventi brutta». È stato così scoperto che il cosiddetto “fenomeno dell’accelerazione del tempo” vale anche per molti anziani, per cui “il tempo non è mai abbastanza”. Gran parte di loro passa il proprio tempo svolgendo attività definibili “produttive”: come frequentare lezioni all’università della terza età, fare volontariato o una vera e propria attività lavorativa, trasformando la propria casa in un laboratorio. Per chi ancora vive all’interno del proprio nucleo familiare oppure ha ancora un ruolo attivo nella vita dei figli, sono le attività di cura, in special modo legate alla crescita dei nipoti, a riempire le loro giornate. Solo una minoranza di anziani passa il proprio tempo dedicandosi ad attività di piacere, rivendicandone il diritto ora che «siamo liberi dagli obblighi lavorativi». L’immagine pertanto che ne emerge è di una popolazione anziana che sbriciola gli stereotipi che vedono gli anziani isolati e poco attivi, restituendo invece l’immagine di una fascia di età ricca di interessi e desiderosa di essere ancora d’aiuto e di confrontarsi con gli altri. Non manca però chi passa le proprie giornate in solitudine pensando ad un passato che continua a vivere attraverso oggetti, fotografie e vecchie lettere riordinate nelle domeniche vuote. Ed è soprattutto questo tipo di utente che il progetto Netcarity ha in mente. nnn il Trentino – novembre 2009 43 “Essere in Europa”: concluso il progetto giovani Nello scorso ottobre scorso, alla presenza del presidente Lorenzo Dellai, dell’assessore provinciale alla cultura Franco Panizza e dell’europarlamentare Herbert Dorfmann, sono stati consegnati gli attestati ai giovani che hanno partecipato al progetto formativo “Essere in Europa”. Si è concluso così, per quest’anno, il progetto che la Provincia autonoma di Trento (Servizio Rapporti Comunitari e Sviluppo Locale, Dipartimento Istruzione, Centro di Documentazione Europea e Format), in collaborazione con Europe Direct Trentino, ha intrapreso coinvolgendo i ragazzi appartenenti ai Piani Giovani di Ambito e di Zona. Il progetto è nato con l’intenzione di diffondere tra i giovani la conoscenza dell’Unione Europea e di stimolare in loro un sentimento di appartenenza all’Europa, ma anche di contribuire a divulgare i principi che stanno alla base dell’Unione e a far conoscere le opportunità offerte dalle istituzioni europee. Altro risultato importante atteso era quello di creare una rete di giovani che, al termine del percorso, potessero diventare a loro volta agenti di informazione e formazione sulle tematiche europee per il loro territorio. Dopo una prima fase di formazione comune che ha compreso anche una visita alle istituzioni europee a Bruxelles e Strasburgo, i ragazzi, divisi in quattro gruppi, hanno organizzato alcuni eventi sul loro territorio in occasione della festa dell’Europa e realizzato uno spot finalizzato a stimolare la partecipazione alle elezioni europee. I ragazzi hanno lavorato con entusiasmo e ogni gruppo di lavoro è riuscito a coinvolgere nelle iniziative altri gruppi locali. «Questa iniziativa – ha detto il presidente Lorenzo Dellai in apertura – incrocia due politiche: quelle per i giovani e quella che riguarda l’Europa. Il Trentino è strutturalmente a forte vocazione europea, però l’Europa da sola non si fa. C’è bisogno del contributo e della partecipazione di tutti, compresi i giovani. Il tempo che viviamo rende necessaria l’attenzione nei confronti di questa istituzione su cui si dice di tutto e di più. C’è chi la racconta come l’origine di tutti i mali, come una costrizione. Problemi naturalmente ce ne sono e di sicuro la costruzione europea manca ancora di tanti elementi importanti come quelli del protagonismo dei territori e del ruolo politico che è ancora limitato. C’è da dire però che per noi non vi è futuro al di fuori dell’Europa. Quindi tutte le iniziative che vanno nella direzione di far conoscere e sostenere l’Europa meritano sostegno e plauso». «L’Europa – ha aggiunto l’assessore Panizza – sembra lontana ma è molto vicina e non è fatta solo di vincoli ma anche di grandi prospettive. Ricordiamoci che l’Europa sta garantendo a tutti noi la pace da sessant’anni e in futuro si auspica che possa essere un attore importante e un fattore di equilibrio nello scacchiere internazionale». L’onorevole Dorfmann si è detto convinto che «la vicinanza tra le istituzioni europee e il territorio è molto importante anche perché la situazione non è facile soprattutto sul fronte della partecipazione al voto da parte dei cittadini e per la presenza nella politica europea di posizioni antieuropeiste». Nei prossimi anni, ha aggiunto, tra i temi centrali su cui l’Unione Europea dovrà impegnarsi ci sono il cambiamento climatico e la situazione ambientale, la situazione economica internazionale e le regole dell’economia, l’immigrazione, che è un tema da affrontare tutti assieme, collaborando tra stati, le politiche agricole, che dopo il 2013 richiederanno nuove misure, e infine l’allargamento. nnn 44 il Trentino – novembre 2009 Sportivamente Trentino mondiale I campioni del volley a Doha superano tutti «Dopo aver portato il Trentino a conquistare dapprima il titolo di campioni d’Italia e poi quello di campioni d’Europa, i ragazzi del volley hanno regalato ai loro tanti tifosi, ma anche ad una intera terra, un successo ancora più grande, ancora più esaltante. Non posso che stringermi in un grande abbraccio con il presidente Mosna, con l’allenatore Stoytchev e con tutti i giocatori che a Doha hanno saputo conquistare il trofeo più ambito». Così Lorenzo Dellai, presidente della Provincia autonoma di Trento ha commentato il grande risultato sportivo arrivato da Doha, nel Qatar, dove la Trentino Betclic ha conquistato il titolo di campione del mondo per club superando i polacchi dello Skra Belchatow. Alle parole del presidente Dellai hanno fatto seguito anche quelle di Marta Dalmaso, assessore allo sport e di Tiziano Mellarini, assessore alla promozione. Per l’assessore Dalmaso «essere diventati campioni del mondo costituisce anche un formidabile messaggio positivo per i tanti giovani che in Trentino si dedicano con passione alla pallavolo». Per l’assessore Mellarini «l’orgoglio di sapere che sulle maglie dei neo campioni del mondo di club c’è, in bella vista, il nostro marchio territoriale, quel Trentino che anche grazie al volley è sempre più conosciuto, ovunque». il Trentino – novembre 2009 Ieri 45 1964, SULLA STRADA DEL VINO Sfogliando “il Trentino”: produzioni tipiche e immagini rurali «Molteplici sono le iniziative per conservare e aumentare il prestigio dei vini locali. Comitato vitivinicolo della Camera di Commercio di Trento, Cantine sociali, cooperative, singoli produttori sono tutti impegnati nel delicato compito di conservare le caratteristiche dei loro prodotti trentini, di qualificarli e di renderli sempre più noti al pubblico. Tra le iniziative di vario genere che si sono assunte negli ultimi anni, merita una menzione particolare la progettata “strada del vino”. Il suo percorso sinuoso si addentra nelle migliori località collinari della valle dell’Adige, ricche di splendidi vigneti. L’interesse turistico della strada, assieme al suo nome di richiamo, dovrebbe senz’altro rappresentare un valido apporto alla conoscenza sempre più generalizzata dei vini locali, nella cornice invitante dei lunghi filari di viti». Un’immagine “rurale” confermata dalla fotografia a corredo di questo testo pubblicato su il Trentino nel novembre del 1964. Qui due grossi tini accolgono su di un carro l’uva dei generosi vigneti attorno: una strada in terra battuta immersa tra filari silenziosi punta su un fondovalle ancora scevro dai successivi sviluppi urbani e industriali. Un progresso che non ha però affatto compromesso la crescita dell’enologia in Trentino, così come lo stesso prosieguo della «progettata strada del vino». Itinerari e appuntamenti all’insegna del gusto e della natura, valorizzati dalle Strade del Vino e dei Sapori del Trentino, fanno infatti ormai parte della proposta turistica della nostra provincia. Sono ben sette i percorsi che sono Silvia Vernaccini L’inizio della strada del vino verso Faedo, da il Trentino, n. 6, novembre 1964. Vigneti a Mosana. Fototeca Trentino Spa - foto F. Flaganello. stati individuati e che si richiamano, ieri come oggi, alla Camera di Commercio di Trento, nello specifico nella Casa dei prodotti trentini ed Enoteca provinciale del Trentino con sede a Palazzo Roccabruna (tel. 0461 239853), un prestigioso riferimento per appassionati, operatori e consumatori dell’offerta eno-gastronomica trentina. L’amore e l’orgoglio per la propria terra, sentimenti uniti all’innata operosità dei Trentini, hanno favorito la cura e spesso anche il recupero di coltivazioni tipiche e delle relative produzioni locali, che trovano un giusto riconoscimento, appunto, nella Strada del Vino e dei Sapori delle Colline Avisiane, Faedo e Valle di Cembra; in quella della Piana Rotaliana; delle Dolomiti di Fassa, Fiemme e Primiero; della Vallagarina; delle Valli di Non e Sole, e infine, ma certamente solo per ora, in quella “dal Lago di Garda alle Dolomiti di Brenta”. www.stradedelvinodeltrentino.it www.palazzoroccabruna.it 46 n il Trentino – novembre 2009 Alessandro de Bertolini, La traversata delle Alpi in bicicletta, Curcu & Genovese, Trento, 2009, pp. 160, euro 15 Biblioteca A cura di Silvia Vernaccini n Lorenzo Baratter, La Grande Guerra delle minoranze. Ladini, Mòcheni e Cimbri, Gaspari Editore, Udine, 2008, pp. 128, euro 14,80 Dall’Adriatico al Mediterraneo in 17 giorni, 26 passi alpini e 1700 chilometri, recita il sottotitolo di questo libro che, assieme a cartografie, profili altimetrici, tappe, campeggi offre utili indicazioni all’appassionato (e ben allenato!) biker che intende affrontare la traversata delle Alpi: 10 frontiere, 5 Paesi, 31 metri di dislivello in salita! Una “alpiciclistica”, questa dalla Slovenia alla Francia, pensata e poi percorsa dallo stesso autore, Alessandro de Bertolini, giornalista e ricercatore presso la Fondazione del Museo storico del Trentino, che qui rivela la sua grande passione per la bicicletta, «il più bel modo per girare il mondo». A pedalare con lui, i trentini Riccardo Goi e Roberto Della Maria. Voluto dal Servizio Minoranze Linguistiche della Provincia di Trento, e con la collaborazione del Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto, questo libro racconta la storia delle popolazioni appartenenti alle tre minoranze linguistiche ancor’oggi presenti in Trentino – i Ladini della Val di Fassa, i Mòcheni della Valle del Fèrsina, i Cimbri di Luserna – negli anni della Grande Guerra. Vicende militari sulle quali l’autore, lo storico Lorenzo Baratter, fa risaltare soprattutto l’aspetto umano e civile, un’empatia trasmessa anche dall’articolato corredo fotografico, la cui valenza risulta fondamentale per meglio comprendere la dimensione di quel passato. n n Andrea Di Michele, Rodolfo Taiani, La Zona d’operazione delle Prealpi nella seconda guerra mondiale, Fondazione Museo storico del Trentino, Grenzen Confini, Trento, 2009, pp. 456, euro 22 È una corposa e come sempre ben curata pubblicazione questa che raccoglie gli atti del convegno di studi svoltosi nel marzo 2006, frutto della collaborazione tra l’Archivio provinciale di Bolzano, l’Istituto storico bellunese della resistenza e dell’età contemporanea e il Museo storico in Trento. L’obiettivo è quello di indagare l’articolata realtà dell’Alpenvorland inserendola nel più ampio contesto delle politiche di occupazione tedesca durante la seconda guerra mondiale. Entrambi gli autori sono dottori di ricerca in storia: Di Michele opera presso l’Archivio provinciale di Bolzano, Taiani presso la Fondazione Museo Storico del Trentino. n Gianni Faustini, Andreas Hofer. La storia, il mito, Valentina Trentini editore, Trento, 2009, pp. 124, euro 18 Le vicende legate all’insurrezione tirolese guidata dall’oste della Passiria, Andreas Hofer, costituiscono oggi un capitolo complesso e storicamente coinvolgente, ma il modo con il quale sono state in passato trattate ha dato spesso adito a manipolazioni interpretative. A inquadrare la storia in una realtà il più possibile obiettiva, volta anche a una comprensione nel segno della pacificazione e della convivenza, concorre questo libro del giornalista Gianni Faustini, un ampliamento e aggiornamento di una ricerca svolta venticinque anni orsono rivolta agli studenti delle scuole italiane del Trentino-AltoAdige/Südtirol. Marco Ischia, Arianna Tamburini, Sulle orme del tenente Hecht/ Auf den Spuren des Oberleutnants, Temi, Trento, 2009, pp. 484, euro 25 Era un uomo semplice ma di grande cultura, il tenente dei Kaiserjäger Felix Hecht von Eleda, un personaggio che ricevette la stima degli appassionati di storia bellica del Trentino occidentale, quando si trovarono a sfogliare i suoi diari. Li scrisse durante i due anni trascorsi (1915-17) sui monti tra il Cadria e lo Stivo e sul Corno di Cavento, e questo libro – in italiano e in tedesco – dall’esplicativo sottotitolo La linea difensiva austro-ungarica nella Grande Guerra, dalla cintura dei forti di Lardaro alla vetta del Cadria, accompagna, attraverso documenti e fotografie dell’epoca affiancate a quelle dell’oggi, alla scoperta e conoscenza di queste montagne. n Maria Adelaide Maviglia Roselli, Le Favole del Melo, Tivoli (Roma), 2008, pp. 76. Le offerte sono devolute all’Associazione Telefono Azzurro e-mail: [email protected] In un condominio chiamato “Golden”, su una pianta di melo in Val di Non, vivono i personaggi che animano Le Favole del Melo: sono Bruno il bruco, Ella la coccinella, Formy la formica, la famiglia di uccellini Pigoli, le gemelle cicale Cic e Ala, e poi ci sono Kal e Brone, Luma e Maco, Lillo il grillo. L’autrice, che è alla sua prima opera, per le illustrazioni si è avvalsa della colorata ironia di Patrizia Zambruno; in Trentino sarà ambientato anche il secondo libro di favole al quale sta già lavorando.