Protezione della popolazione RIVISTA DI ANALISI DEI RISCHI E PREVENZIONE, PIANIFICAZIONE E ISTRUZIONE, CONDOTTA E INTERVENTO 12 / MARZO 2012 Costruzioni di protezione in Svizzera Un posto protetto per ogni abitante Pagina 7 Walter Egger, presidente onorario del CTIF «I corpi pompieri devono reclutare i giovani» Pagina 4 Impianti di protezione Centrali nucleari Protezione dei beni culturali Ulteriori capacità in caso di catastrofe Nuovo materiale informativo Spazio per altri trent’anni Pagina 13 Pagina 20 Pagina 24 www.protpop.ch 2 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 SOMMARIO 4 EDITORIAL 3 PRIMO PIANO «I corpi pompieri devono reclutare i giovani»4 Alla fine di novembre Walter Egger si è dimesso dalla carica di presidente del comitato mondiale durante la conferenza congiunta del Comitato tecnico internazionale di prevenzione ed estinzione del fuoco (CTIF) e della Federazione svizzera dei pompieri (FSP). DOSSIER: COSTRUZIONI DI PROTEZIONE 13 Costruzioni di protezione in Svizzera 7 Il Parlamento ha deciso di mantenere il principio secondo cui si deve garantire «un posto protetto per ogni abitante», e quindi anche l’obbligo di costruire rifugi. Nuovi rifugi dovranno però essere realizzati solo in edifici di grandi dimensioni. Elementi omologati, ma niente lusso10 Le costruzioni di protezione sono concepite come infrastrutture semplici, robuste ed economiche. Gli elementi della costruzione devono soddisfare requisiti elevati. 16 Impianti protetti del servizio sanitario13 Il servizio sanitario coordinato (SSC) ha conferito lo statuto speciale a sette ospedali protetti, che devono essere sempre pronti per far fronte alle emergenze. I Cantoni mantengono «attivi» anche altri ospedali protetti e posti sanitari protetti. Controllo periodico dei rifugi: Giro d’ispezione dei rifugi privati16 Abbiamo accompagnato una squadra di militi della protezione civile incaricata di ispezionare i rifugi privati nell’Uerkental, Canton Argovia. Raccontiamo la mattinata trascorsa con loro. ISTRUZIONE 20 Collaborazione didattica tra ISP e UFPP19 COOPERAZIONE Protezione d’emergenza in prossimità delle centrali nucleari20 NOVITÀ DELL’UFPP CANTONI 25 ASSOCIAZIONI 27 22 28 SERVIZI 30 L’ULTIMA PAROLA 31 Copertina: Un milite della PCi durante un controllo periodico dei rifugi. PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 EDITORIALE Cari lettori Ho iniziato a occuparmi della pianificazione e della realizzazione di costruzioni di protezione negli anni ’70, agli albori della mia carriera professionale. Mettere in atto la «Concezione 71» è stato uno dei compiti principali della mia lunga attività presso la Confederazione. L’ampliamento dell’infrastruttura di protezione civile attraverso l’obbligo generalizzato di costruire rifugi per la popolazione e impianti di protezione per le organizzazioni e il servizio sanitario era, insieme all’allarme, all’organizzazione e all’istruzione, uno dei pilastri della protezione della popolazione. Grazie a quest’orientamento sono state realizzate costruzioni funzionali, robuste e durature in tutta la Svizzera. La «Concezione 71» non si basava però solo su scenari bellici specifici, ma su principi di validità generale. Quest’approccio ha comportato maggiori sforzi pianificatori, ma si è rivelato lungimirante. Le costruzioni esistenti offrono infatti una buona protezione di base anche in caso di catastrofi e situazioni d’emergenza. Un’infrastruttura di protezione equilibrata rimane come sempre il pilastro della protezione della popolazione. Realizzare un sistema analogo sarebbe un’impresa impensabile al giorno d’oggi. Dobbiamo pertanto aver cura dell’infrastruttura disponibile, anche perché i mezzi finanziari necessari per il suo mantenimento sono minimi rispetto ai benefici. Sono quindi molto soddisfatto che la revisione della legge sulla protezione della popolazione e sulla protezione civile garantisca la salvaguardia del valore delle costruzioni esistenti. Alla fine di febbraio del 2012 lascerò l’UFPP per raggiunti limiti d’età. Alla fine della mia carriera professionale posso costatare con soddisfazione che i principi e gli obiettivi della «Concezione 71» vengono mantenuti con i dovuti adeguamenti alle condizioni attuali. Bruno Hostettler Condirettore UFPP (fino alla fine del 2012) Leggete anche l’articolo a pagina 23: Partenza di Bruno Hostettler 3 4 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 PRIMO PIANO Walter Egger, presidente onorario del comitato mondiale dei pompieri «I corpi pompieri devono reclutare i giovani» Il sessantasettenne Walter Egger vanta una lunga e brillante carriera nei pompieri. Alla fine di novembre egli si è dimesso dalla carica di presidente del comitato mondiale durante la conferenza congiunta del Comitato tecnico internazionale di prevenzione ed estinzione del fuoco (CTIF) e della Federazione svizzera dei pompieri (FSP). Ci ha rilasciato la seguente intervista. Signor Egger, Lei è stato avviato alla carriera nei pompieri dalla famiglia? Si può dire di sì. Fare il pompiere è una vera tradizione di famiglia. Il mio padrino era comandante dei pompieri di Adlikon (ZH). Da bambino ero molto affascinato da come girava con il berretto in mano dopo le esercitazioni e distribuiva monete da cinque franchi ai suoi subordinati. Ero molto orgoglioso del fatto che il capo fosse uno della famiglia. Dall’epoca della Sua entrata nei pompieri negli anni ’60 sono cambiate molte cose? Moltissime. Oggi gli attrezzi e il materiale sono decisamente migliori. All’epoca portavamo ad esempio pantaloni neri di fustagno. Il progresso è sicuramente un fatto positivo, ma solleva la domanda fino a dove possiamo spingerci senza pretendere troppo dai pompieri di milizia. Mi riferisco all’uso di attrezzi molto tecnologici come le autoscale e le termocamere a infrarossi. I pompieri volontari sono costretti a frequentare i corsi necessari nel loro tempo libero. Di recente Lei ha organizzato una conferenza intitolata «Organizzazioni di salvataggio: professione o hobby?». Qual è la risposta a questa domanda? Per l’anno europeo del volontariato ho voluto sollevare la domanda se è ancora possibile prestare servizio nei pompieri al di fuori dell’orario di lavoro e fino a che punto si possono ancora strapazzare i pompieri di milizia. Il titolo della conferenza ha acceso un vivace dibattito. Uno dei presenti ha spiegato che fare il pompiere non è soltanto un hobby. Tuttavia non si può dare una risposta definitiva. Secondo Lei i pompieri dovrebbero essere ancora più professionalizzati? I grossi agglomerati urbani dispongono già di pompieri professionisti, poiché in questi casi sono necessari. Ma fino a che punto vogliaWalter Egger, nato nel 1944, entrò a far parte dei pompieri di Adlikon (ZH) a diciannove anni. Falegname mo o possiamo spingerci? A di formazione e comproprietario di un mobilificio, egli intraprese una brillante carriera nei pompieri da mio avviso la situazione atoperatore di apparecchi fino a comandante. Assunse la presidenza del consorzio dei pompieri di tuale è la soluzione ideale. Dielsdorf, della federazione cantonale dei pompieri e dal 1998 al 2004 della Federazione svizzera dei Servono entrambi, sia i pompieri (FSP). Nel comitato mondiale (CTIF) è stato dapprima cassiere, poi segretario generale e dal pompieri professionisti che 2004 al 2011 presidente. Nel 2011 è stato nominato presidente onorario del CTIF. Nel 2006 ha ricevuto il quelli di milizia. I corpi pomdottorato honoris causa dall’università di San Pietroburgo. pieri di milizia assumono anWalter Egger vive tuttora con la sua consorte ad Adlikon presso Regensdorf, dove è stato attivo in politiche un ruolo sociale, sopratca per 20 anni. tutto nelle regioni rurali. Walter Egger PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 PRIMO PIANO «Si pone la domanda fino a che punto si possono ancora strapazzare i pompieri di milizia». Molti corpi pompieri faticano però a reclutare nuove leve. Un relatore proveniente dalla Germania ci ha spiegato che i comuni di uno stato federale faticano a garantire la sicurezza dei cittadini. In Francia mancano giovani volontari per i corpi pompieri. E anche una parte dei comuni svizzeri riescono a raggiungere a fatica l’organico regolamentare. Credo che dipenda molto da come si dirige il corpo pompieri. Come in un’associazione di calcio, i responsabili devono dare il buon esempio e coinvolgere le persone. Si devono reclutare i giovani. Come si possono attirare i giovani? Ritengo che sia importante promuovere le associazioni dei giovani pompieri. Negli ultimi dieci o quindici anni sono stati compiuti molti progressi in questo senso. Si organizzano concorsi e gare per giovani pompieri. Ma in Austria e Germania sono più avanti di noi. Ciò che vale per le associazioni di calcio, vale anche per i pompieri: bisogna conquistare l’attenzione dei bambini prima che entrino a far parte degli scout, della squadra di pallacanestro o del velo club locale. Bisogna attirarli pre- sto offrendo attività interessanti. Ci troviamo in una buona posizione nella gara per assicurarci le giovani leve. I pompieri esercitano infatti un forte fascino sui bambini. Molti dicono «da grande voglio fare il pompiere», e chi da bambino non ha mai giocato con il camion dei pompieri? Se durante un’esercitazione di salvataggio al terzo piano chiediamo chi vuole scendere per primo con l’autoscala, gli adulti arretrano di un passo mentre i bambini si fanno subito avanti. Dobbiamo sfruttare questo fascino. Si è discussa a più riprese la possibilità di introdurre un obbligo generale di prestare servizio, che comprenderebbe anche i pompieri. Qual è la Sua opinione in merito? «Mai dire mai», perché non sappiamo come si presenterà il settore della sicurezza tra quindici anni. Parlando con i responsabili dei Paesi con pompieri volontari emerge tuttavia che in generale si vuole mantenere il sistema attuale. In Svizzera non credo che ci discosteremo dalle legislazioni cantonali e dalle strutture politiche decentralizzate. Finché tutto funziona con le regole attuali, le autorità non si preoccupano di cambiare il sistema. Mi chiedo poi se 5 6 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 PRIMO PIANO non sono in grado di far fronte ad alluvioni o periodi di siccità. In caso di catastrofi serve l’intervento della protezione civile e dell’esercito con le loro truppe e il loro materiale pesante. La collaborazione tra le organizzazioni deve quindi essere chiaramente definita. Ma noi pompieri e in generale tutti i soccorritori abbiamo lo stesso obiettivo. Inoltre siamo persone flessibili e volenterose. Le differenze tra i corpi pompieri dei vari Cantoni sono molto pronunciate? Una delle principali differenze risulta dal fatto che solo 19 dei 26 Cantoni hanno un’assicurazione immobiliare cantonale. Nei rimanenti 7 sono le agenzie private ad assicurare gli immobili. Le assicurazioni immobiliari cantonali assumono una parte consistente dei costi dei pompieri e sussidiano le attrezzature, gli equipaggiamenti e l’approvvigionamento idrico. Non ho però riscontrato particolari differenze di mentalità. «Ritengo che sia importante promuovere le associazioni dei giovani pompieri». una persona obbligata a prestare servizio nei pompieri s’impegnerebbe in prima linea anche in caso di sinistro. Che cosa ne pensa dell’eterogeneità cantonale? Sarebbe utopistico cercare di riunire tutti i Cantoni sotto un unico mantello ed affermare: «funziona solo così!». Non avrebbe ad esempio senso distribuire la stessa quantità di assorbenti per idrocarburi o di materiale specifico a tutti i Cantoni. Il Canton Zugo deve disporre di un sistema di soccorso diverso da quello del Canton Uri. Il Canton Basilea-Città deve far fronte a minacce diverse da quelle del Canton Grigioni. È tuttavia necessaria una collaborazione stretta, una specie di holding. Oggi è quantomeno possibile conseguire un diploma d’istruttore dei pompieri riconosciuto in tutta la Svizzera. Qualcuno deve però assumere il coordinamento. Si riferisce alla Coordinazione svizzera dei pompieri (CSP)? Esatto. La Federazione svizzera dei pompieri non ha la facoltà di ordinare ai Cantoni ciò che devono fare. È quindi importante il ruolo di una CSP politicamente legittimata. La CSP è per così dire il potere esecutivo. E la Confederazione non dovrebbe immischiarsi? No, è sempre meglio partecipare che stare a guardare. Per certi sinistri entrano in azione altre organizzazioni, in cui la Confederazione assume un ruolo centrale. È importante chiarire le sinergie. Sta parlando della protezione della popolazione? Esatto. I pompieri hanno sotto controllo gli eventi quotidiani, il cosiddetto Daily Business, ma con i loro organici In qualità di presidente mondiale Lei avrà visto molti modelli di pompieri. Sono stato in 50 Paesi e ognuno ha le sue particolarità. Non è possibile copiare tale e quale una soluzione. La tradizione che i pompieri hanno in Svizzera non si può ad esempio trasferire in Bulgaria o in Romania, dove i pompieri sono nati dall’esercito. Al Nord si è già cercato di privatizzare i pompieri. In Inghilterra e negli USA si punta soprattutto sui pompieri a tempo parziale. In Sudamerica esistono pompieri professionisti che non dispongono però di un equipaggiamento ed entrano in azione con gli abiti civili. Avrà sicuramente molti aneddoti da raccontare? Ho visto le cose più incredibili. Anni fa un sindaco dell’America centrale ci spiegò che la sua città era suddivisa in tre zone d’intervento. Quando qualcuno gli chiese quali pompieri fossero responsabili della zona sud, egli rispose candidamente «quelli che hanno la benzina per arrivarci». Ora che ha concluso la sua carriera nei pompieri, che cosa farà? Ho in previsione due o tre progetti privati, ma non escludo di dedicarmi anche a qualche progetto umanitario. In Romania mi è stato chiesto di collaborare nella Croce verde ambiente. In quest’organizzazione potrei sfruttare la mia rete di relazioni internazionali. Mi sono però ritirato dai pompieri e dalla politica. È giunto il momento di lasciare il posto alla prossima generazione. Signor Egger, La ringrazio per l’intervista. Intervistatore: Pascal Aebischer Redattore capo «Protezione della popolazione», UFPP PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 DOSSIER Costruzioni di protezione Un posto protetto per ogni abitante Il 1° gennaio 2012 sono entrate in vigore la revisione della legge federale sulla protezione della popolazione e sulla protezione civile (LPPC) e la modifica dell’ordinanza sulla protezione civile (OPCi). Il Parlamento ha deciso di mantenere il principio secondo cui si deve garantire «un posto protetto per ogni abitante», e quindi anche l’obbligo di costruire rifugi. Nuovi rifugi dovranno però essere realizzati solo in edifici di grandi dimensioni. Costruzioni di protezione Ubicazione di condotta protetta Ubicazione protetta per il personale e il materiale degli elementi d’intervento della PCi Compendio delle costruzioni di protezione. Rifugio pubblico Rifugio privato Ospedale protetto Posti di cura protetti per lo 0,6% della popolazione (pazienti) Rifugio per beni culturali Rifugi Impianti del servizio sanitario Centro sanitario protetto Impianto d’apprestamento IAP Posto di comando PC Impianti di protezione Protezione della Protezione della Protezione dei popolazione popolazione beni culturali mobili 7 8 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 DOSSIER I bombardamenti aerei e gli attacchi con gas tossici della Prima guerra mondiale segnarono una svolta nella strategia bellica. Da allora in poi anche la popolazione civile era direttamente minacciata. Con l’avvento del nazionalsocialismo in Germania i propositi di disarmo del periodo interbellico si rivelarono un’illusione. La Svizzera si preoccupò quindi maggiormente della protezione della popolazione e tra il 1934 e il 1935 creò la «Protezione aerea passiva», organizzata in forma militare. La costruzione di rifugi antiaerei era però ancora facoltativa. Durante la Prima guerra mondiale, in caso d’allarme bombardieri la popolazione cercava riparo, quando era possibile, in rifugi sotterranei di fortuna. Gli effetti dei bombardamenti a tappeto della Seconda guerra mondiale e del lancio della prima bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki nel 1945 indussero nel dopoguerra ad adottare misure durature per proteggere la popolazione svizzera. Negli anni ’50 si cercò in un primo tempo di riattivare la protezione aerea passiva, che era stata smobilitata insieme all’esercito. Il decreto federale del 21 dicembre 1950 concernente le costruzioni di protezione antiarea rese obbligatoria la realizzazione di rifugi nei nuovi edifici dei comuni più grandi e delle città. Il tentativo di emanare un atto legislativo per la costruzione di rifugi negli edifici esistenti fallì nella votazione popolare del 5 ottobre 1952. Fino al Impianti di protezione e rifugi Si distinguono due tipi di costruzione di protezione: gli impianti di protezione e i rifugi. Gli impianti di protezione comprendono posti di comando, impianti d’apprestamento, centri sanitari protetti e ospedali protetti e servono principalmente a garantire l’attività di condotta e l’operatività dei mezzi della protezione della popolazione. I rifugi servono a proteggere la popolazione o a conservare in un luogo sicuro beni culturali mobili. L’Ufficio federale della protezione della popolazione (UFPP) elabora le basi tecniche per la pianificazione, la realizzazione e la salvaguardia del valore dell’infrastruttura di protezione. La Confederazione coordina, approva, finanzia e sorveglia i provvedimenti volti a garantire l’infrastruttura edilizia e tecnica e omologa gli elementi da montare nelle costruzioni di protezione. I cantoni e i comuni applicano le direttive con il sostegno della Confederazione. In Svizzera si applica il principio secondo cui ogni abitante deve disporre di un posto protetto in un rifugio nelle vicinanze del proprio domicilio. Al momento della costruzione di un nuovo edificio abitativo vige generalmente l’obbligo di realizzare un rifugio. Il proprietario dell’immobile deve equipaggiare il rifugio e provvedere alla sua manutenzione. Nelle zone in cui non vi sono posti protetti a sufficienza, i comuni sono tenuti a costruire rifugi (pubblici), ad equipaggiarli e a provvedere alla loro manutenzione. Se al momento della costruzione di un edificio abitativo non si realizza un rifugio o se il fabbisogno di posti protetti nella zona di valutazione è già coperto, il proprietario dell’immobile deve versare un contributo sostitutivo. 1960 vennero realizzati rifugi per 1’158’000 persone, che non soddisfano però più i requisiti attuali. Per la loro costruzione vennero versati sussidi per circa 30 milioni di franchi. Il boom della costruzione di rifugi negli anni ’60 e ’70 La corsa agli armamenti nucleari della Guerra fredda pose al centro dell’attenzione il tema della costruzione di rifugi in Svizzera. Il concetto dell’«evacuazione verticale», ossia della protezione sottoterra dagli attacchi nemici, richiedeva un’infrastruttura moderna. Secondo la legge federale del 4 ottobre 1963 sull’edilizia di protezione civile (LEPCi), nei comuni con più di mille abitanti si dovevano realizzare rifugi moderni nei nuovi edifici, nelle aggiunte edilizie e negli edifici ristrutturati. Le costruzioni destinate alle organizzazioni di protezione civile (gli attuali impianti di protezione) erano già state integrate nella legge federale sulla protezione civile (LPCi) l’anno prima. Fino al 2004 le costruzioni di protezione erano disciplinate da due leggi diverse e dalle relative ordinanze. Il boom edilizio degli anni ’60 e ’70 comportò anche un ampliamento dell’infrastruttura di protezione. La «Concezione 71» introdusse il principio «un posto protetto per ogni abitante (nelle vicinanze del domicilio)» e segnò definitivamente il punto di svolta. Nel 1978 l’obbligo di creare un’organizzazione di protezione civile fu esteso a tutti i comuni e la costruzione di rifugi diventò obbligatoria anche per i piccoli comuni. Fino al 1980 la costruzione di rifugi privati era sussidiata dallo Stato. Negli anni ’80 vennero adottate le prime misure di risparmio. La diversificazione dei sussidi federali secondo le capacità finanziarie permetteva anche ai cantoni finanziariamente più deboli di adempiere al proprio mandato e di colmare più rapidamente le lacune. La fine della Guerra fredda e l’aumento delle catastrofi naturali e tecnologiche determinarono un cambiamento delle priorità. Con i concetti direttivi del 26 febbraio 1992 e del 17 ottobre 2001 il Consiglio federale orientò maggiormente la protezione civile alla gestione di catastrofi e situazioni d’emergenza. La salvaguardia del valore delle costruzioni di protezione I rifugi si prestano bene come alloggi d’emergenza in caso di catastrofi. La permanenza in cantina o nel rifugio è ad esempio una misura prevista dalla strategia dei provvedimenti in caso d’incidente in una centrale nucleare. Gli impianti vengono parzialmente utilizzati anche in tempo di pace, anche se sono stati concepiti per il caso di conflitto armato. Negli anni ’90 la Svizzera disponeva ormai di rifugi per la maggior parte della popolazione. L’accento si spostò quindi dalla costruzione di nuovi rifugi alla salvaguardia del valore dell’infrastruttura di protezione esistente. PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 DOSSIER In tutta la Svizzera vi sono 8,6 milioni di posti protetti. Tuttavia in circa 900 comuni non vi sono ancora posti protetti a sufficienza. Attualmente in tutta la Svizzera vi sono 8,6 milioni di posti protetti. Tuttavia in circa 900 comuni, soprattutto grandi città, non vi sono ancora posti protetti a sufficienza. Oltre ai rifugi si contano circa 2’300 impianti di protezione, di cui pressappoco la metà sono impianti combinati che riuniscono due o più tipi d’impianto. Un conflitto armato con ripercussioni in Svizzera è oggi ipotizzabile solo dopo un periodo di preallarme di diversi anni. In questo intervallo di tempo non è però possibile realizzare ex novo l’infrastruttura di protezione. Nella sessione estiva 2011 le Camere federali si sono quindi espresse a favore della salvaguardia del valore dei rifugi e del mantenimento dell’obbligo di costruire rifugi, non da ultimo sullo sfondo della recente catastrofe nucleare di Fukushima. Sono state però decise alcune modifiche; la revisione della legge prescrive ad esempio la costruzione di rifugi nei nuovi edifici solo a partire da un certo numero di locali (cfr. riquadro a lato). Le costruzioni di protezione assumeranno quindi anche in futuro un ruolo importante per la protezione della popolazione. Il «Rapporto del Consiglio federale sulla strategia Protezione della popolazione e protezione civile 2015+» prevede pertanto la salvaguardia del loro valore. Heinz Herzig Collaboratore scientifico Strategia, UFPP Che cosa è cambiato? La revisione della legge federale sulla protezione della popolazione e sulla protezione civile (LPPC) e dell’ordinanza sulla protezione civile (OPCi) entrate in vigore il 1° gennaio 2012 comporta alcuni cambiamenti per la costruzione di rifugi: •Finora era obbligatorio costruire un rifugio (a partire da 5 posti) negli edifici a partire da 8 locali; d’ora in poi si dovranno costruire rifugi solo in grandi edifici a partire da 38 locali se nella regione non vi sono posti protetti a sufficienza. •I cantoni rimangono come finora responsabili per le eccezioni. Nei comuni o nelle zone di valutazione con meno di mille abitanti, essi possono ordinare la realizzazione di rifugi anche se il numero dei locali è inferiore a 38. •Se non costruisce il rifugio, il proprietario dell’immobile deve versare un contributo sostitutivo che varia da un minimo di 400 a un massimo di 800 franchi per posto protetto invece dell’importo massimo finora vigente di 1’500 franchi. •I contributi sostitutivi non vengono più versati ai comuni, bensì ai cantoni che possono così procedere a una perequazione intercomunale. •D’ora in avanti i contributi sostitutivi possono essere utilizzati anche per la salvaguardia del valore dei rifugi privati. Sono destinati secondo il seguente ordine di priorità: 1. Rifugi pubblici, 2. Rinnovamento di rifugi privati, 3. Altre misure di protezione civile. 9 10 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 DOSSIER Costruzioni di protezione Componenti omologati, ma niente lusso Le costruzioni di protezione proteggono dagli effetti delle armi moderne, in particolare delle armi nucleari, delle armi convenzionali e degli aggressivi chimici. Sono concepite come infrastrutture semplici, robuste ed economiche. Gli elementi della costruzione devono soddisfare requisiti elevati. Le costruzioni protette sono concepite per il caso di conflitto armato, ma si possono utilizzare anche come alloggi di fortuna in caso di catastrofi e situazioni d’emergenza. Non si può tuttavia escludere del tutto che la Svizzera venga direttamente o indirettamente coinvolta in un conflitto armato. All’epoca attuale i belligeranti impiegano non solo armi convenzionali, ma anche armi di distruzione di massa, in particolare armi nucleari, chimiche e biologiche. Non è ovviamente possibile garantire una protezione assoluta di tutta la popolazione svizzera contro bombardamenti mirati, ma si può garantire una protezione estesa contro gli effetti delle armi moderne di distruzione di massa. Grazie alla loro struttura robusta, le costruzioni di protezione proteggono infatti anche dagli effetti delle armi di nuova generazione. Le costruzioni di protezione devono proteggere la popolazione non solo da pericoli e minacce nucleari, biologiche e chimiche (NBC), ma anche dagli effetti meccanici di ordigni nucleari e convenzionali, ossia da onde d’urto, scosse sotterranee e proiezioni di detriti e macerie. Secondo l’ordinanza sulla protezione civile (articolo 37), le nuove costruzioni di protezione devono proteggere dagli effetti delle armi moderne, in particolare: •dagli effetti delle armi nucleari a una distanza dal nucleo dell’esplosione tale che l’onda d’urto non superi la pressione di 100 chilopascal (kPa); •dagli effetti delle armi convenzionali quando l’impatto è vicino alla costruzione; •contro la penetrazione di aggressivi chimici e biologici. Costruzioni di protezione standardizzate I principali elementi delle costruzioni di protezione sono l’involucro esterno, le valvole d’immissione e d’espulsione dell’aria, i filtri NBC e gli apparecchi di ventilazione. Le costruzioni sono standardizzate (vedi figura a p. 10), ma possono essere di diversi tipi e dimensioni. I rifugi con 50 posti protetti al massimo hanno un unico scomparto, una porta d’entrata blindata e un cunicolo d’evasione risp. un’uscita di soccorso. Quest’ultimi fungono anche da presa d’aria per l’apparecchio di ventilazione Apparecchio di ventilazione Valvola antiesplosione e prefiltro Uscita di soccorso Presa d’aria Filtro antigas Schema di un rifugio con più di 50 posti (e una chiusa). PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 DOSSIER installato nel rifugio. L’apertura per l’espulsione dell’aria e il gabinetto (a secco) si trovano presso l’entrata. I rifugi con più di 50 posti comprendono due o più scomparti con al massimo 50 posti protetti ciascuno e sono dotati di una chiusa subito dopo l’entrata. Oltre alla chiusa, i rifugi con più di 100 posti dispongono di un locale separato per i gabinetti. Le costruzioni di protezione sono equipaggiate in funzione della loro destinazione: installazioni per la condotta nei posti di comando, installazioni ospedaliere negli impianti protetti del servizio sanitario, ecc. Per svolgere la loro funzione specifica sono dotati di elementi supplementari oltre a quelli menzionati. Ossigeno, umidità, spazio I rifugi sono progettati in modo da permettere anche un lungo soggiorno. I parametri di progettazione si fondano su calcoli, test ed esperienze pratiche. Gli apparecchi di ventilazione devono immettere nel rifugio una quantità d’aria che garantisca almeno il 18% di ossigeno. In caso di regime normale ogni persona fruisce di 3 m3 d’aria fre- sca all’ora, in caso di regime con filtro soltanto la metà. Il volume prescritto di almeno 2,5 m3 per persona permette inoltre di spegnere per diverse ore la ventilazione nel rifugio chiuso. Il calore e l’umidità prodotti dagli occupanti del rifugio vengono condotti all’esterno dalle pareti, dai pavimenti e dai soffitti del rifugio. Non sono necessari riscaldamenti per l’inverno né condizionatori per l’estate. La superficie prescritta di almeno 0,5 m2 per persona è ragionevole. I letti e i ripiani devono però essere posizionati in modo da garantire spazio sufficiente per muoversi. 250 componenti omologati Pur sembrando spartani, i rifugi soddisfano elevati standard tecnologici. L’Ufficio federale della protezione della popolazione (UFPP), all’epoca Ufficio federale della protezione civile (UFPC), ha edito tutta una serie di istruzioni e normative tecniche per i diversi componenti. Solo i componenti che soddisfano tali requisiti vengono omologati e possono essere installati nei rifugi. Letti Valvola di sovrappressione Porta blindata Valvola di sovrappressione Latrina a secco Rifugio Chiusa 11 12 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 DOSSIER La ventilazione e i filtri antigas sono elementi fondamentali del rifugio. I filtri antigas servono a filtrare l’aria contaminata immessa nel rifugio. Il LABORATORIO SPIEZ esegue i test necessari per verificare la capacità di ritenzione di aerosol e gas, la resistenza alla pressione e al flusso d’aria e l’ermeticità di questi filtri. L’apparecchio di ventilazione serve a immettere una quantità sufficiente d’aria nel rifugio. Il LABORATORIO SPIEZ esegue i test necessari per verificare la resa d’aria per unità di tempo, lo sforzo fisico necessario per girare la manovella (in caso di blackout) e l’affidabilità dell’apparecchio di ventilazione. Vengono eseguiti anche altri test: resistenza delle valvole al flusso d’aria, precisione dei misuratori di portata d’aria ed ermeticità degli elementi di chiusura. Test di resistenza all’onda d’urto su filtro antigas. La divisione Infrstruttura dell’UFPP è responsabile dell’omolagazione. Coordina l’esecuzione dei test sui componenti da omologare e gestisce una banca dati con tutti i componenti omologati. Le omologazioni ufficiali sono iniziate nel 1964. Oggi la banca dati comprende circa 70 detentori d’omologazione (produttori e distributori) e 250 componenti omologati. La maggior parte dei test vengono eseguiti dal LABORATORIO SPIEZ. Omologazione dei componenti dei rifugi Il LABORATORIO SPIEZ, una divisione dell’UFPP, è l’organo accreditato STS 055 per l’omologazione dei componenti delle costruzioni di protezione. Certi test richiedono infrastrutture speciali e complesse, ad esempio per simulare gli effetti meccanici delle esplosioni. Nel caso specifico si prova la resistenza meccanica dei componenti alle onde d’urto e alle scosse sotterranee causate dall’esplosione. Valvole antiesplosione, passaggi di tubi e cavi, filtri antigas, apparecchi di ventilazione, pompe, lampade, gruppi elettrogeni, letti, ecc. devono superare il test per essere omologati. Marchio di qualità riconosciuto I detentori delle omologazioni (produttori e distributori) sono tenuti a rispettare rigorosamente i criteri di qualità. L’UFPP sorveglia che i prodotti siano conformi alle norme attraverso audit. Chi non soddisfa più i requisiti o abusa delle omologazioni viene sanzionato. Alcune aziende svizzere si sono specializzate nella fabbricazione di componenti per rifugi, come ad esempio apparecchi di ventilazione, filtri antigas, valvole e porte blindate. Per il costante calo della costruzione di rifugi in Svizzera, il volume delle ordinazioni è però fortemente diminuito. Molte ditte si sono quindi rivolte al mercato estero. Grazie all’elevata qualità e all’omologazione da parte della Confederazione, i loro prodotti godono di un’ottima reputazione all’estero. La Svizzera mantiene così il know-how necessario. La durata di vita approssimativa delle costruzioni di protezione è di 100 anni, mentre quella dei singoli componenti è limitata a 40–50 anni. Presto si dovranno quindi sostituire molte componenti delle costruzioni di protezione. Si prevede infatti che a partire dal 2020 gli apparecchi di ventilazione e altre componenti dei rifugi obbligatori non saranno più a norma. Kurt Grimm Manager di progetto, divisione Infrastruttura UFPP André Zahnd Capo Protezione collettiva, LABORATORIO SPIEZ, UFPP PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 DOSSIER Impianti protetti del servizio sanitario Capacità supplementari per il caso di catastrofe Gli impianti protetti del servizio sanitario sono stati costruiti in tutta la Svizzera durante la Guerra fredda, ma l’attuale dispositivo di protezione della popolazione può ancora contare su di essi in caso di catastrofe e situazioni d’emergenza. Il servizio sanitario coordinato (SSC) ha conferito lo statuto speciale a sette ospedali protetti, che devono essere sempre pronti per far fronte alle emergenze. I Cantoni mantengono «attivi» anche altri ospedali protetti e posti sanitari protetti. Non s’immaginerebbe mai che sotto alcuni ospedali acuti vi siano spazi per accogliere un numero elevato di pazienti. 13 14 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 DOSSIER curare i casi e i feriti più gravi. Negli ospedali sotterranei si praticano solo interventi d’emergenza. Ubicazione dei sette ospedali protetti «attivi con statuto speciale SSC» (Burgdorf, Coira, Herisau, Lugano, Neuchâtel, Sierre, Stans). Negli anni ’70 e ’80 sono stati realizzati posti letto per il 2 per cento della popolazione in impianti protetti del servizio sanitario. In tutta la Svizzera erano disponibili circa 120 mila posti protetti per il caso di conflitto armato. Dopo la fine della Guerra fredda, gli scenari della politica di sicurezza sono mutati. La Riforma 95 della protezione civile e dell’esercito ne ha tenuto conto prescrivendo posti letto protetti solo per l’1,5 per cento della popolazione. Le successive riforme della protezione della popolazione e dell’esercito XXI hanno poi introdotto le disposizioni tuttora in vigore, secondo cui i Cantoni sono tenuti a realizzare posti letto protetti (sotterranei) per almeno lo 0,6 percento della popolazione. Capacità d’accoglienza e di cura supplementari Gli impianti protetti del servizio sanitario completano l’infrastruttura ordinaria e possono essere utilizzati per aumentare temporaneamente le capacità: •in caso di un afflusso in massa di pazienti (incidente ferroviario, maxitamponamento, incidente chimico, ecc.); •nel caso in cui una regione sia stata isolata da una valanga e che il maltempo non permetta di trasportare i pazienti con l’elicottero; •dopo un incidente presso una centrale nucleare o in caso di altri pericoli legati alla radioattività. Gli spazi, il materiale e il personale degli impianti protetti sotterranei sono tuttavia limitati. Si tratta quindi soprattutto di prestare cure a pazienti con patologie o ferite lievi. In questo modo si liberano capacità in superficie per Ospedali protetti «attivi con statuto speciale SSC» Considerato il quadro attuale della politica di sicurezza non è più necessario tenere sempre pronti tutti gli impianti del servizio sanitario. Per aumentare rapidamente le capacità d’accoglienza e di cura in caso di catastrofi e situazioni d’emergenza, il SSC ha designato «attivi con statuto speciale SSC» sette ospedali protetti in tutta la Svizzera. Questi ospedali protetti sempre pronti per il caso d’emergenza si trovano a Burgdorf, Coira, Herisau, Lugano, Neuchâtel, Sierre e Stans. Non sono stati intenzionalmente scelti ospedali ubicati in grandi città che potrebbero essere bersagli di attentati terroristici biologici e chimici o più vulnerabili in caso di terremoto. I tragitti per il trasporto dei pazienti sono probabilmente più lunghi, ma le vie d’accesso sono meno ostacolate che nei centri urbani e industriali. Il funzionamento di questi ospedali protetti SSC è quindi garantito più a lungo, a condizione che le strade e l’approvvigionamento energetico non subiscano interruzioni locali. I Cantoni provvedono affinché gli ospedali protetti SSC siano sempre pronti ad entrare in esercizio. La temperatura dei locali deve situarsi tra 16 e 18 gradi Celsius per poter accogliere rapidamente pazienti e praticare interventi d’emergenza nel giro di dodici ore. Impianti protetti «attivi» dei Cantoni I Cantoni tengono pronti anche altri ospedali protetti. Il 1° gennaio 2012 sono entrate in vigore le nuove direttive che disciplinano la prontezza operativa degli ospedali e dei centri sanitari protetti. Sono ancora definiti «attivi» solo gli impianti che nel dispositivo cantonale per catastrofi e situazioni d’emergenza sono previsti come ubicazioni per il servizio sanitario e che sono preparati a tale scopo. Attualmente la Svizzera dispone di 31 ospedali protetti «attivi» e di 17 centri sanitari protetti «attivi». Gli ospedali protetti «inattivi» e i centri sanitari protetti «inattivi» vengono invece tenuti pronti solo per il caso di conflitto armato. Benché siano collegati a un ospedale acuto, gli ospedali protetti «inattivi» non vengono utilizzati per il servizio sanitario in tempo di pace. I centri sanitari protetti «inattivi» non sono invece collegati a un ospedale acuto e non vengono utilizzati come centri di trattamento e di cura in tempo di pace. Compiti dell’esercito In questo concetto assume un ruolo importante anche l’esercito. I Cantoni e gli ospedali acuti hanno stipulato un accordo di prestazioni (per ora valido fino alla fine del 2015) per la collaborazione civile-militare e l’aiuto sussidiario secondo cui l’accoglienza di 36 pazienti e gli interventi d’emergenza sono garantiti dalle unità civili nelle PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 DOSSIER prime 12 ore e dai battaglioni ospedalieri mobili dell’esercito dopo 12 ore al più presto e 36 ore al più tardi. Non è necessario che le sale operatorie siano completamente operative e sterili e che dispongano di equipaggiamenti supplementari (ventilazione e sterilizzatori). Un ospedale protetto «attivo con statuto speciale SSC» dispone di locali dove si possono montare altri 64 letti militari (non a castello). La farmacia militare conserva il materiale in una sede esterna. Il diritto di disporre degli ospedali protetti «attivi con statuto speciale SSC» rimane, fintanto che è possibile, presso l’ospedale civile, il Cantone di stanza o la regione designata dalla Conferenza dei direttori cantonali della sanità (CDS). La preparazione e l’istruzione delle unità sanitarie e dei moduli speciali del servizio sanitario dell’esercito sono incentrate sui compiti seguenti: •supporto modulare agli ospedali civili nell’esercizio autonomo (completo o parziale) dei sette ospedali protetti «attivi con statuto speciale SSC»; •rinforzo modulare del personale degli ospedali civili o della sanità pubblica; •esercizio autonomo (completo o parziale) degli ospedali militari sotterranei. Nell’autunno 2013 è prevista un’esercitazione sanitaria combinata con un addestramento di decontaminazione NBC presso l’ospedale regionale dell’Emmental a Burgdorf. Bruno Messerli Segretariato Servizio sanitario coordinato SSC Ospedali protetti «attivi» e centri sanitari protetti «attivi» Si conferisce lo statuto «attivo» a un ospedale protetto collegato a un ospedale acuto che rientra nel piano cantonale per il caso di catastrofe e che adempie una particolare funzione nell’ambito del Servizio sanitario coordinato (SSC). L’ospedale protetto «attivo» è parte di un ospedale acuto e deve quindi soddisfare gli stessi requisiti di qualità. In qualsiasi situazione la responsabilità gestionale e medica rimane presso l’ospedale acuto (anche in caso di aiuto sussidiario dell’esercito nell’ambito del SSC). L’ospedale protetto «attivo» è preparato per accogliere almeno 32 pazienti (cure) entro 24 ore. Anche il centro sanitario protetto «attivo» rientra nel piano cantonale per il caso di catastrofe. Non è però collegato a un ospedale acuto; può anche essere un ex posto sanitario di soccorso oppure, eccezionalmente, nelle zone discoste, un ex posto sanitario. Come l’ospedale protetto «attivo» è pronto (personale e materiale) ad accogliere almeno 32 pazienti (cure) entro 24 ore. Servizio sanitario coordinato (SSC) Il Servizio sanitario coordinato (SSC) si occupa innanzi tutto di coordinare la collaborazione tra diverse organizzazioni e istituzioni quando i mezzi quotidiani della sanità pubblica non sono più sufficienti per gestire un evento. Coordina l’intervento e l’impiego del personale, del materiale e delle installazioni degli organi civili e militari. Il suo obiettivo è garantire le migliori prestazioni mediche possibili a tutti i pazienti in qualsiasi situazione. La sua direzione compete all’incaricato del Consiglio federale per il SSC, che è contemporaneamente il medico in capo dell’esercito svizzero. 15 16 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 DOSSIER Controllo periodico dei rifugi Giro d’ispezione dei rifugi privati Dagli anni ’60, al momento della costruzione di un nuovo edificio abitativo i proprietari sono tenuti a realizzare ed equipaggiare un rifugio. Oggi si punta sulla salvaguardia del valore di questa infrastruttura, e uno degli strumenti impiegati a tal fine è il controllo periodico dei rifugi. Abbiamo accompagnato una squadra di militi della protezione civile incaricata di ispezionare i rifugi privati nell’Uerkental, Canton Argovia. Raccontiamo la mattinata trascorsa con loro. Il primo rifugio da ispezionare è quello di Klaus Kröchel, ma arriviamo troppo presto e il pensionato ci prega gentilmente di ripassare mezz’ora più tardi poiché deve finire la colazione. Il capogruppo Markus Reichhardt e i suoi colleghi Matthias Lüscher e Radomir Vasic non insistono, siamo davvero in anticipo e possiamo tornare più tardi. Questa mattina il terzetto in uniforme è impegnato tra Aarau e Zofingen. L’organizzazione regionale di protezione civile Uerkental li ha convocati al corso di ripetizione per svolgere un compito particolare: ispezionare i rifugi di diverse decine di edifici privati. Su incarico dei comuni, tre gruppi come il nostro sono impegnati per due giorni nello svolgimento del «controllo periodico dei rifugi», in breve «CPR». Ci siamo incontrati con Albin Suter, comandante dell’organizzazione di protezione civile, già alle sette del mattino per il rapporto giornaliero. Egli ha spiegato il procedimento da seguire e ha distribuito una lista di controllo di 17 pagine ai nove ispettori di milizia presenti. Tutti i proprietari erano già stati informati in merito al controllo con almeno un mese di anticipo. Per Markus Reichhardt non è la prima ispezione. «Non bisogna aver paura di dimenticare qualcosa. La cosa più importante è essere gentili con i proprietari», spiega ai novizi. Klaus Kröchel abita a Bottenwil, a meno di 20 km dalla centrale nucleare di Gösgen. In caso d’incidente, in un attimo sarebbe al sicuro nel suo rifugio. Tuttavia il suo rifugio non è stato realizzato per proteggere dalle radiazioni della centrale atomica di Gösgen, entrata in esercizio nel 1979, ma rientra nel piano nazionale di costruzione di rifugi sviluppato negli anni ’60 e ’70. «Un posto protetto in un rifugio per ogni abitante» è ancora oggi l’obiettivo delle autorità, motivo per cui i committenti di nuovi edifici privati sono tuttora tenuti a realizzare un rifugio o a versare un contributo sostitutivo. Il quartiere di Blumenrain, dove vive il signor Kröchel, è sorto circa 40 anni fa, e come lui anche i suoi vicini hanno adempiuto in modo esemplare all’obbligo di costruire un rifugio. «Si tratta ora di controllare lo stato della struttura e il funzionamento delle apparecchiature tecniche» spiega il capogruppo Reichhardt. Klaus Kröchel è soddisfatto: «Anche se non lo userò mai, è sempre meglio avere a disposizione un rifugio funzionante.» Un’opinione condivisa da molti altri proprietari cui rendiamo visita quella mattina. La maggior parte dei rifugi sono stati adibiti a cantina o magazzino. Raramente questi locali vengono utilizzati solo per il loro scopo originario. Visita su appuntamento La mezz’ora è trascorsa. Puntuale il capogruppo Reichhardt suona per la seconda volta il campanello del signor Kröchel. Questa volta si dimostra disponibile e accompagna i controllori in cantina. Nonostante sia stato informato in anticipo del controllo, la ragione della visita non gli è del tutto chiara. «Ha a che fare con la catastrofe in Giappone?» chiede agli ispettori. Chiusura stagna non più garantita All’interno del rifugio si sta stretti. Oltre alle abbondanti scorte di vino, gli ispettori notano in particolare un difetto che potrebbe compromettere la sicurezza del rifugio. La chiusura stagna dell’uscita di sicurezza, che porta all’esterno attraverso un cunicolo e che è costituita da un coperchio blindato dello spessore di 20 cm, non è più garantita. «Sul telaio di metallo si è formata della ruggine e PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 DOSSIER Spazio limitato: sono decine i dettagli da controllare in un rifugio privato. la guarnizione di gomma si sta sgretolando. Se dell’acqua piovana dovesse entrare nel cunicolo, potrebbe penetrare nella cantina», spiega il capogruppo. I dettagli da controllare sono numerosi e possono arrivare fino a un centinaio. Secondo le istruzioni del comandante basta mezz’ora per controllare i rifugi di piccole dimensioni, che in questa zona misurano spesso solo 15 m2. Radomir Vasic osserva più da vicino la porta blindata per rispondere alle seguenti domande: le leve sono bloccate? La grossa vite filettata è fissata correttamente? La porta è ingrassata a sufficienza? In seguito Matthias Lüscher ispeziona l’impianto di ventilazione. Dopo aver chiuso tutte le porte e tutti i coperchi, rimane da solo nel locale e mette in funzione la ventilazione. Il rumore delle valvole segnala che il funzionamento massimo è stato raggiunto. Macchie di ruggine, guarnizioni danneggiate, porte bloccate e tutti gli altri difetti vengono messi a verbale dagli ispettori. Alcuni giorni più tardi il proprietario del rifugio viene informato per iscritto sull’esito del controllo e sugli eventuali danni da riparare. Benché abbia ormai 40 anni, il rifugio del signor Kröchel è, come la maggior parte dei rifugi controllati, in buono stato. «Basta far sostituire da un fabbro i pezzi danneggiati dalle intemperie. Ma il provvedimento non è imperativo», gli viene comunicato. Gli ispettori colgono inoltre l’occasione per informare i proprietari su come rendere più sicuro il cunicolo d’evasione dai ladri. Un pericolo a cui Klaus Kröchel non aveva pensato. Uso privato lecito Nel frattempo siamo giunti all’altro domicilio da controllare, quello di Willi Schweizer, il cui rifiugiosi trova di fianco al garage. «All’inizio il rifugio non era stato pianificato; l’obbligo di realizzare un rifugio è entrato in vigore solo poco prima dell’inizio dei lavori» ci spiega il proprietario. Oggi è contento di avere un rifugio che 17 18 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 DOSSIER richiede anche un certo colpo d’occhio. Nel rifugio della famiglia Schweizer mancano ad esempio i letti e la latrina a secco. «Sono in soffitta» si affretta a spiegare il proprietario. Matthias Lüscher controlla un filtro dell’aria e in seguito mette in funzione l’impianto di ventilazione. può sfruttare come cantina. Marmellate, frutta in conserva, sciroppi fatti in casa, bottiglie di vino, vecchi giocattoli e attrezzi sportivi hanno trovato qui il loro posto ideale. L’unico limite alla quantità e alla varietà di oggetti che si possono conservare nel rifugio è posto dalle dimensioni del locale. Un tempo era consentito immagazzinarvi solo ciò che poteva essere evacuato nel giro di 24 ore. Oggi si è più flessibili. «Ma al più tardi dopo l’ordine delle autorità di renderli disponibili, ad esempio in vista di un conflitto armato, devono essere svuotati e preparati al loro scopo originale», spiega Hans Suter, collaboratore del coordinamento cantonale della protezione civile che nel corso della mattinata si è unito al gruppo di Markus Reichhardt. Per la Divisione del militare e della protezione della popolazione del Canton Argovia è importante che i controlli vengano effettuati in modo competente. «Di regola il controllo viene affidato a chi ha già svolto il CPR durante un corso di ripetizione; i principianti frequentano inoltre un corso di un giorno» spiega Suter. L’ispezione in loco «Qui da noi molte cose sono un po’ diverse» Per effettuare il controllo periodico dei rifugi bisogna essere dotati anche di un senso dell’orientamento molto sviluppato. Il giro d’ispezione attraverso paesi e quartieri sconosciuti è facilitato dal navigatore montato sull’autovettura privata di Reichhardt, ma anche così non è facile trovare tutti gli indirizzi. Dopo essere tornati indietro più volte e aver chiesto informazioni a numerosi passanti capiamo finalmente che a Bottenwil vi sono numeri civici dispari e pari sullo stesso lato della strada. «Qui da noi molte cose sono un po’ diverse» ci spiega con molta comprensione la proprietaria Rosa Schmid. Ma il disorientamento dei controllori non cessa quando entriamo nel rifugio. L’apparecchio di ventilazione, normalmente appeso alla parete, non si trova da nessuna parte. La signora Schmid ci svela il mistero: i singoli pezzi si trovano ancora nelle scatole di cartone, come fossero appena stati consegnati. Tuttavia nel verbale dell’ultimo controllo, che Markus Reichhardt ha portato con sé, non è indicato niente di particolare. La proprietaria spiega ai tre ispettori un po’ sorpresi: «I miei figli usavano la cantina come officina e per questo hanno tolto tutto il superfluo». Gli ispettori interrompono anzitempo il controllo e intimano alla proprietaria di far installare l’apparecchio da uno specialista. «L’indirizzario degli specialisti le verrà inviato insieme al verbale del controllo», le spiegano. Reichhardt, Lüscher e Vasic non sono dispiaciuti di finire prima del previsto. Se all’inizio erano in anticipo, nel frattempo hanno infatti accumulato un certo ritardo. E il gruppo non vuole certo perdere il prossimo appuntamento: il meritato pranzo presso l’impianto di protezione civile di Kölliken. Paul Knüsel Giornalista indipendente PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 19 ISTRUZIONE Collaborazione didattica tra ISP e UFPP Basi unitarie per l’analisi della situazione L’Istituto svizzero di polizia (ISP) e l’Ufficio federale della protezione della popolazione (UFPP) collaborano con successo nell’istruzione degli agenti di polizia in materia d’analisi della situazione. Questa collaborazione garantisce non solo un’istruzione di qualità, ma anche un’«unità di dottrina» nel campo dell’analisi della situazione in seno al sistema integrato di protezione della popolazione. Per assistere il capo intervento, la polizia ha creato la funzione di «aiutante della condotta», che fornisce prestazioni nel campo dell’analisi della situazione. Tra i suoi compiti principali rientra la tenuta del giornale e delle carte, spesso abbinata alla telematica. Oltre all’aiutante della condotta, molti corpi di polizia prevedono anche la funzione di «capo dell’analisi della situazione». Questo specialista si occupa innanzitutto di elaborare e presentare il quadro della situazione, ma può essere coinvolto anche nella valutazione della situazione. Tre corsi nell’attuale offerta didattica L’ISP offre tre corsi per specialisti in analisi della situazione della polizia: il corso di base per aiutanti della condotta, il corso di perfezionamento per diventare sostituto del capo dell’analisi della situazione e il corso complementare per diventare capo dell’analisi della situazione. Il corso di base per aiutanti della condotta è impartito da agenti esperti nella condotta e include scenari rilevanti per la polizia. Vi rientra anche lo scenario «EURO 08 plus», sviluppato dall’UFPP sulla base dei piani d’intervento che erano stati elaborati per quest’evento. Per «plus» s’intendono gli incidenti che sarebbero potuti succedere durante l’EURO 08, ma che per fortuna non si sono verificati. Il corso di perfezionamento per sostituti del capo dell’analisi della situazione e il corso complementare per capi dell’analisi della situazione sono entrambi impartiti dall’UFPP. Il corso di perfezionamento è incentrato sulla distinzione tra evento circoscritto ed evento esteso. Gli scenari didattici prevedono una collaborazione tra i partner della protezione della popolazione. I partecipanti imparano a sostituire il capo dell’analisi della situazione e a gestire un centro d’analisi della situazione con gli aiutanti della condotta. Il corso complementare per capi dell’analisi della situazione pone l’accento su due situazioni correlate: la situazione prioritaria per la protezione della popolazione (BREL) e la situazione prioritaria per la sicurezza (SIREL). I partecipanti apprendono ovviamente il compito principale del capo dell’analisi della situazione della polizia, ossia a preparare e presentare un rapporto sulla situazione, che include il quadro e la valutazione della situazione. L’istruzione è valida solo se si vedono i risultati nella pratica. Per un’«unità di dottrina» Gli specialisti in analisi della situazione della polizia vengono istruiti secondo gli stessi principi applicati nell’istruzione dei membri degli organi di condotta addetti all’analisi della situazione e degli ufficiali dell’esercito responsabili a livello di battaglione/divisione dell’informazione in caso di catastrofe e d’emergenza. In questo modo si garantisce un’«unità di dottrina». La collaborazione tra ISP e UFPP nel campo dell’istruzione assicura un’elevata qualità didattica e metodica grazie soprattutto al know-how degli esperti coinvolti. Il feedback dei partecipanti attesta la validità e il successo di questa collaborazione iniziata nel 2008. Gli agenti di polizia che hanno frequentato il corso confermano che la materia appresa è finalizzata alla pratica. 20 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 COOPERAZIONE Protezione d’emergenza in prossimità delle centrali nucleari Distribuzione di nuovo materiale informativo La prova delle sirene del 1° febbraio 2012 ha dimostrato ancora una volta che la Svizzera dispone di un sistema efficiente per dare l’allarme alla popolazione. In caso effettivo la popolazione allertata deve però adottare misure di protezione adeguate. È quindi importante che sia informata sui potenziali pericoli e sulle relative misure di protezione. Nell’ambito della prova delle sirene di quest’anno, tutti i fuochi in prossimità delle centrali nucleari hanno ricevuto nuovo materiale informativo sulla protezione d’emergenza in caso d’incidente in una centrale nucleare. Per la pianificazione delle misure di protezione, attorno alle quattro centrali nucleari svizzere di Beznau I e II (AG), Leibstadt (AG), Gösgen (SO) e Mühleberg (BE) sono state definite due zone d’emergenza (vedi riquadro). In collaborazione con l’UFPP, i Cantoni in cui si trovano queste zone (Argovia, Basilea Campagna, Berna, Friburgo, Lucerna, Neuchâtel, Soletta, Vaud e Zurigo) sono tenuti a informare la popolazione sul comportamento da adottare in caso d’incidente. Campagna congiunta di Confederazione e Cantoni Da tempo i Cantoni di sede delle centrali nucleari non avevano più a disposizione materiale informativo aggiornato. La campagna informativa di quest’anno ha finalmente colmato questa lacuna. Basandosi su un progetto lanciato dal Canton Friburgo, nel 2010 i Cantoni si sono accordati per procedere in modo congiunto. Essi informano la popolazione utilizzando tutti lo stesso materiale nell’ambito di una campagna coordinata dall’UFPP. Vi partecipano anche i gestori delle centrali nucleari, che sono legalmente tenuti ad assumere i costi Conferenza stampa del 31 gennaio 2012 (da sinistra a destra): Diego Ochsner, capo dell’Ufficio del militare e della protezione della popolazione del Canton Soletta; Willi Scholl, direttore dell‘UFPP; Philippe Knechtle, capo del servizio Protezione della popolazione dell’Ufficio della protezione della popolazione e del militare del Canton Friburgo; Kurt Münger, capo Comunicazione UFPP. per l’informazione della popolazione. Questi hanno quindi finanziato la realizzazione e la distribuzione del nuovo materiale informativo. All’inizio di febbraio questo materiale è stato distribuito per posta a tutti i fuochi delle zone d’emergenza 1 e 2 in prossimità delle centrali nucleari. Comprende un pieghevole con le istruzioni sul comportamento corretto da adottare in caso d’incidente nucleare, un opuscolo con approfondimenti sul tema e una cartina indicante le zone e i settori d’emergenza per ogni Comune. Tutti i fuochi hanno inoltre ricevuto una pratica custodia di plastica per conservare la documentazione e le compresse allo iodio che sono già state distribuite tra il 2004 e il 2005 alla popolazione delle zone 1 e 2 attorno alle centrali nucleari. In queste zone risiedono oltre un milione di persone e sono stati distribuiti oltre 600 mila dossier. Ulteriori misure per migliorare la protezione d’emergenza La campagna d’informazione non è una risposta all’incidente nella centrale nucleare di Fukushima del marzo 2011 poiché è stata pianificata molto prima. Anche il momento per la distribuzione del nuovo materiale informativo era già stato fissato prima di tali eventi. Dopo Fukushima sono stati però riveduti singoli punti. La catastrofe ha dimostrato che la protezione d’emergenza è importante non solo in previsione di incidenti in centrali nucleari, ma per l’intero spettro dei pericoli. A livello federale sono in corso altri progetti per migliorare la protezione d’emergenza. Nel maggio 2011 il Consiglio federale ha istituito il gruppo di lavoro interdipartimentale per verificare le misure di protezione d’emergenza in caso di eventi estremi in Svizzera (IDA NOMEX). Questo gruppo di lavoro, cui partecipano anche i Cantoni, è stato incaricato di esaminare, alla luce degli eventi di Fukushima, in che misura occorre adottare nuovi provvedimenti legislativi e organizzativi per migliorare la protezione d’emergenza in Svizzera. Sotto la direzione dell’UFPP si sta sviluppando anche il neo costituito Stato maggiore federale per eventi NBC e catastrofi naturali (SMF NBCN). In caso d’eventi di PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 COOPERAZIONE Tutti i fuochi in prossimità delle centrali nucleari hanno ricevuto nuovo materiale informativo sulla protezione d’emergenza in caso d’incidente in una centrale nucleare. portata nazionale questo stato maggiore riunisce tutti gli uffici federali competenti in modo da semplificare la condotta a livello federale. Ciò permette di evitare doppioni, ridurre il numero di stati maggiori speciali e garantire informazioni uniformi per tutti gli organi coinvolti. Kurt Münger Capo Comunicazione UFPP Altri link: il materiale informativo è disponibile nel sito www.protpop.ch Informazioni approfondite sulla protezione d’emergenza in prossimità di centrali nucleari sono pubblicate nei siti della Centrale nazionale d’allarme CENAL (www.cenal.ch), dell’Ispettorato federale della sicurezza nucleare IFSN (www.ensi.ch), del Servizio d’approvvigionamento di ioduro di potassio (www.jodtabletten.ch) e dei Cantoni di sede delle CN. Zone e settori attorno alle centrali nucleari La zona 1 comprende un’area con un raggio di circa 5 chilometri attorno alla centrale. In caso d’incidente grave, in quest’area potrebbe essere necessario adottare immediatamente le misure di protezione. La zona 2 confina con la zona 1 e comprende un’area con un raggio di circa 20 km. Un incidente grave potrebbe comportare un pericolo che esige l’adozione immediata di misure di protezione anche in questa zona. Tra il 2004 e il 2005 sono state distribuite compresse allo iodio a tutta la popolazione residente nelle zone 1 e 2. La zona 2 è suddivisa in sei settori sovrapposti di 120° ciascuno. Ciò permette di attivare in modo mirato l’allarme nei settori colpiti secondo le condizioni del vento. I confini delle zone e dei settori coincidono con i confini comunali. Il resto del territorio svizzero (fuori dal raggio di 20 km) corrisponde alla zona 3. In questa zona le eventuali misure di protezione sono ordinate dagli organi competenti in seno all’organizzazione d’emergenza. Le compresse allo iodio per la zona 3 sono stoccate in modo decentralizzato e vengono distribuite alla popolazione in caso d’evento. Pertanto in questa zona si rinuncia alla distribuzione del materiale informativo. 21 22 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 NOVITÀ DELL’UFPP Preparativi per SEISMO 12 Successo del seminario sui terremoti a Suhr Durante il mese di maggio 2012 avrà luogo l’esercitazione internazionale SEISMO 12 concernente la gestione di un grave terremoto. Per preparare l’esercitazione l’Ufficio federale della protezione della popolazione (UFPP) ha invitato le organizzazioni partecipanti a un seminario al quale sono intervenuti alcuni relatori di spicco. Oltre 400 responsabili della condotta e specialisti delle organizzazioni della protezione della popolazione, ed anche esponenti politici, quadri dell’esercito, scienziati e rappresentanti dell’economia, vi hanno partecipato Il 24 gennaio. La maggior parte è venuta dalla Svizzera, però anche La Consigliera di stato Esther Gassler, direttrice del Dipartimento dell’economia del Canton Soletta. la Germania era rappresentata da una cospicua delegazione. I presenti hanno ricevuto informazioni attendibili sui fenomeni sismici e le loro conseguenze, nonché sulle strutture e sui mezzi necessari, risp. disponibili per la gestione di un grave terremoto. Per esempio Marco Agnoloni, responsabile per la logistica presso il Ministero italiaMarco Agnoloni, responsabile per la logistica presso il Ministero italiano della protezione civile, racconta le sue no della protezione civile esperienze in occasione del terremoto di L’Aquila del 2009. in seguito al terremoto dell’Aquila, ha illustrato impressionanti novità sui compiti e sulle difficoltà relative alla gestione di un terremoto. Come rappresentante del mondo politico ha partecipato Esther Gassler, Consigliera di Stato solettese. La di- rettrice del Dipartimento dell’economia ha sottolineato di fungere da organo di vigilanza sullo stato maggiore cantonale di condotta, di essere presidente della Commissione di vigilanza dell’assicurazione immobiliare solettese e di occuparsi intensamente, a livello politico, dei pericoli derivanti dai terremoti e dei compiti politici di prevenzione legati a catastrofi come quelle. Per quanto riguarda tutto il ciclo d’esercitazione e di incontri SEISMO 12, ha sottolineato che: «Una tale esercitazione non richiede solo grandi sforzi personali, ma costa pure. Sono soddisfatta e vi ringrazio a nome della popolazione per il vostro impegno e quello delle vostre organizzazioni durante questo importante compito di gestione delle crisi e per la messa a disposizione dei mezzi necessari. Questo non è scontato, è una necessità. Risparmiare sulla prevenzione e sull’operatività sarebbe un errore». Un gran numero di stati maggiori e organi di condotta Il seminario sui terremoti è servito come preparazione per la grande esercitazione SEISMO 12 prevista in maggio 2012. Per lo scenario viene ipotizzato un grave terremoto a Basilea. Sullo sfondo di questi avvenimenti saranno le organizzazioni di stato maggiore a livello federale, gli organi di condotta dei Cantoni Basilea-Città, Basilea-Campagna, Argovia e Soletta, nonché le vicine regioni amministrative tedesche a partecipare a questa esercitazione. Alla preparazione e allo svolgimento dell’esercitazione parteciperanno anche numerose altre organizzazioni di stato maggiore, in particolare dei gestori delle infrastrutture importanti e dei fornitori di servizi. PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 NOVITÀ DELL’UFPP Personale Bruno Hostettler va in pensione Alla fine di febbraio, dopo oltre tre decenni al servizio della protezione della popolazione e della protezione civile, Bruno Hostettler è andato in pensione. Nella sua veste di vicedirettore ha contribuito in modo determinante allo sviluppo dell’Ufficio federale della protezione civile prima e dell’Ufficio federale della protezione della popolazione poi. Al termine della sua formazione come ingegnere civile PF, nel 1981 Bruno Hostettler iniziò a lavorare presso l’UFPC come capo della Sezione costruzioni, proprio nel periodo in cui le costruzioni di protezione vivevano un boom. La sua passione per le costruzioni era predestinata: suo padre era coinvolto in prima persona nella costruzione delle grandi dighe. Sin dall’inizio Bruno Hostettler si adoperò per la creazione di documenti di base e partecipò all’elaborazione delle istruzioni tecniche per le costruzioni di protezione. Presto diventò vicecapo della Divisione delle misure di costruzione: nel 1987 divenne vicedirettore e capo delle due divisioni delle costruzioni e del materiale, assumendo così la responsabilità per tre quarti del budget dell’Ufficio. Assunse quindi anche la direzione del settore Finanze. Da ingegnere civile a manager dei rischi Nel corso degli anni continuò a impegnarsi intensamente per l’allestimento delle documentazioni di base. Era membro della Sottocommissione di coordinamento per le opere di protezione contro l’effetto delle armi del gruppo di lavoro Tecnica della commissione di studio del Dipartimento di giustizia e polizia. Egli attribuiva grande importanza alla collaborazione internazionale, in particolare con la Svezia, un Paese all’avanguardia nei settori degli effetti delle armi, delle costruzioni di protezione, del materiale e della gestione dei rischi. All’inizio degli anni ’90, l’UFPC pubblicò il rapporto K ATANOS, la prima panoramica sistematica comparativa sulle catastrofi e le altre situazioni d’emergenza. Ancora oggi Bruno Hostettler va fiero di questo studio da lui a vviato e accompagnato. A suo dire si tratta del passo che lo ha portato dall’ingegnere civile al manager dei rischi. Il suo obiettivo era quello di creare, per le catastrofi e le altre situazioni d’emergenza, delle basi analoghe a quelle che esistevano per gli effetti delle armi. Nel 2001 Bruno Hostettler diventò vicedirettore dell’UFPC e assunse la direzione del support management. Gli stava particolarmente a cuore l’introduzione della garanzia della qualità, che realizzò con l’instaurazione di un sistema di condotta integrato. Nel progetto «Protezione della popolazione» Bruno Hostettler assunse contemporaneamente la direzione di tre progetti parziali: Costruzione e materiale, Ricerca e Sviluppo, e Finanze. È stato inoltre capo progetto al momento della creazione dell’UFPP ed ha assicurato la stesura dei documenti di condotta necessari per il nuovo Ufficio istituito nel 2003. Bruno Hostettler dispone di un bagaglio di conoscenze notevole. Molti stimano inoltre la sua capacità di concettualizzazione e di individuare immediatamente i punti deboli. Come membro della Piattaforma nazionale «Pericoli naturali» (PLANAT), Bruno Hostettler è riuscito a posizionare l’UFPP come partner riconosciuto anche in questo settore. Dall’apprezzamento di Willi Scholl, direttore dell’UFPP «Mi hanno sempre impressionato la sua professionalità e la sua sagacia. Un binomio supportato da un bagaglio di conoscenze notevole, una capacità analitica fuori dal comune e grande perseveranza. Di queste doti ha tratto profitto tutto l’Ufficio ed anch’io personalmente. Nella nostra collaborazione diretta ho apprezzato in particolare lo scambio di opinioni e la lealtà nel portare avanti le decisioni prese. La ringrazio a nome dell’UFPP per l’ottimo lavoro che in questi anni ha svolto nelle varie funzioni.» 23 24 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 NOVITÀ DELL’UFPP Archivio federale dei microfilm a Heimiswil Spazio per altri trent’anni Da circa trent’anni la Confederazione gestisce un archivio per microfilm a Heimiswil nell’Emmental. Nel rifugio creato nella caverna «Ried» sono state finora immagazzinate 68 mila copie di microfilm provenienti dai Cantoni. Alla fine del 2011 è stato costruito un secondo locale d’archivio per creare nuovo spazio. Nell’archivio di Heimiswil vengono depositati ogni anno da 1500 a 2000 microfilm contenenti informazioni sui beni culturali più preziosi dei Cantoni (monumenti storici, oggetti archeologici, collezioni di archivi e biblioteche). Questa procedura si fonda sull’articolo 12 dell’«Ordinanza sulla protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato» del 1984. In previsione del fatto che lo spazio disponibile si sarebbe esaurito alla fine del 2012, nell’estate del 2007 la sezione Protezione dei beni culturali dell’Ufficio federale della protezione della popolazione (UFPP) ha lanciato un progetto per la creazione di spazio supplementare. Si è deciso di costruire un nuovo locale d’archivio nella stessa sede per diversi buoni motivi: la temperatura di 10° Celsius della caverna «Ried» è ideale per conservare i microfilm, l’impianto di climatizzazione (30–40% di umidità relativa) era già concepito per un ampliamento e le procedure sono già collaudate. Considerati questi presupposti la decisione è stata facile. Conforme alle nuove prescrizioni I progettisti hanno potuto basarsi sulle nuove «Prescrizioni per la realizzazione, la manipolazione, il trattamento e lo stoccaggio di microfilm nel settore della protezione dei beni culturali» entrate in vigore nel 2010. Il nuovo archivio è stato realizzato in poco tempo poiché i lavori di progettazione e di costruzione non hanno creato problemi né subito ritardi. L’archivio è stato terminato nel novembre 2011. L’UFPP dispone così di un nuovo spazio ideale per la conservazione di microfilm e sufficiente per almeno altri trent’anni. Oltre all’archivio esistente (tutto a destra) nella caverna di Heimiswil è stato costruito un nuovo cubo moderno e conforme ai nuovi standard tecnologici di conservazione dei microfilm. Personale Alain Vuitel ritorna all’esercito Per affrontare una nuova sfida nel settore dello Sviluppo dell’esercito, Alain Vuitel ha rassegnato le sue dimissioni dalla carica di capo della Centrale nazionale d’allarme (CENAL) per fine febbraio 2012. La CENAL verrà diretta ad interim dal suo sostituto Gerald Scharding. D’intesa con il nuovo datore di lavoro, la direzione dell’UFPP ha deciso di liberare Alain Vuitel dalla sua attuale carica già alla fine di febbraio. Dopo tre anni Alain Vuitel ritorna quindi alla Difesa. Rimarrà a disposizione a tempo parziale come capo dello SM NBCN fino alla fine di maggio 2012 per l’esercitazione SEISMO. Verrà sostituito da Gerald Scharding, capo Informatica, capo intervento e comandante dell’elemento militare della CENAL, lo Stato maggiore del Consiglio federale CENAL (SM CF CENAL). Gerald Scharding aveva già diretto ad interim la CENAL da gennaio a giugno 2009. PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 NOVITÀ DELL’UFPP/ CANTONI Centrale nazionale d’allarme CENAL Caduta dei satelliti UARS, ROSAT e Phobos Grunt Da settembre 2011 la Centrale nazionale d’allarme (CENAL) ha seguito la caduta di tre satelliti. Quale organo competente in caso di caduta di satelliti in Svizzera, la CENAL ha creato un nucleo operativo incaricato di raccogliere informazioni sulla traiettoria dei satelliti e di monitorare la situazione. I satelliti sono poi caduti molto lontano dalla Svizzera. Il compito principale della CENAL era trasmettere le ultime informazioni degli enti spaziali americani, tedeschi e russi ai partner della protezione della popolazione e in particolare alle unità d’intervento cantonali. Era impossibile stabilire con precisione dove e quando sarebbero caduti i satelliti. Visto che questi potevano contenere sostanze tossiche o radioattive, era importante informare le squadre d’intervento sui rischi che avrebbero potuto correre e sulla procedura da seguire in caso di caduta sul territorio nazionale. Pertanto gli operatori sono stati costantemente informati tramite la presentazione elettronica della situazione (PES). Le previsioni sul punto d’impatto diventavano sempre più precise con l’avvicinarsi del satellite alla Terra. Ma solo poco prima del suo rientro è stato possibile ridurre la potenziale zona d’impatto alle aree che il satellite sorvolava durante un’orbita al massimo. La CENAL ha informato anche i giornalisti sulla caduta dei satelliti. L’interesse dei media è però scemato dopo il primo caso. Sono arrivate decine di domande sul satellite americano UARS (settembre 2011), mentre il satellite tedesco ROSAT (ottobre 2011) e la sonda spaziale russa Phobos Grunt (gennaio 2012) sono caduti nell’oceano senza che la maggior parte dei mass media svizzeri ne parlasse. Canton Argovia Nuova carta dei pericoli d’alluvione Cresce la popolazione del Canton Argovia e con essa anche la densità dei beni di valore. I cambiamenti climatici determinano inoltre un aumento delle alluvioni. La nuova carta cantonale dei pericoli d’alluvione costituisce pertanto un’ottima base per proteggersi dai danni prevedibili. La carta dei pericoli mostra che circa 3’400 ettari (17% delle zone edificate del Canton Argovia) sono potenzialmente a rischio di inondazioni e che 1’500 ettari richiedono l’adozione di contromisure. Non esiste però una protezione assoluta contro le alluvioni. Pertanto l’obiettivo a medio e lungo termine è ridurre le aree a rischio note. Per gli edifici esistenti l’assicurazione immobiliare argoviese (AGV) può assumere fino al 40% dei costi d’investimento per le misure di protezione degli oggetti. In futuro sarà possibile costruire solo in luoghi non esposti ai pericoli naturali. Addestramento mirato dei pompieri Oltre a misure di pianificazione territoriale, è necessaria la realizzazione di opere di difesa contro le piene. Il diparti- mento delle costruzioni, dei trasporti e dell’ambiente del Cantona Argovia (BVU) ha già realizzato diversi progetti di protezione, mentre altri sono in elaborazione. I pompieri verranno inoltre addestrati in modo più mirato alla gestione di sinistri naturali. Nei prossimi anni si porrà l’accento soprattutto sui settori della condotta e dell’istruzione. Per quanto concerne l’equipaggiamento non sussistono per ora bisogni supplementari. In stretta collaborazione con i Comuni, il BVU ha esaminato circa 1’500 chilometri di corsi d’acqua per stimare il pericolo d’alluvione. Questi lavori sono stati supportati dall’assicurazione immobiliare e dall’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM). Per maggiori informazioni: www.zeitraumaargau.ch 25 26 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 CANTONI Organizzazione di protezione civile Nidvaldo Intervento di picchetto nel Cantone limitrofo Alla fine di ottobre 2011 le sezioni di picchetto Stanserhorn e Buochserhorn dell’organizzazione di protezione civile hanno assolto un’esercitazione d’intervento particolare nel Canton Uri. L’obiettivo era quello di istruire lo svolgimento di un intervento di picchetto in un Cantone limitrofo colpito dal maltempo. In seguito alla domanda d’aiuto autorizzata dal governo urano a causa del maltempo che ha colpito il territorio, lo scenario prevede l’intervento di una formazione di pionieri dell’organizzazione di protezione civile Nidvaldo. Alle ore sei le due sezioni di picchetto vengoLa maggior parte della sezione di picchetto arriva a no convocate tramite alGersau con l’autotraghetto Tellsprung. larme telefonico. Un’ora più tardi entrano in servizio nel centro della protezione della popolazione di Oberdorf. Dopo l’impartizione degli ordini ai capisezione viene allestita la prontezza operativa e di marcia. Con gli elicotteri un distaccamento avanzato si sposta nella zona sinistrata Krump a Erstfeld (centro della protezione civile del Canton Uri). Là vengono accolti dal capo intervento Bruno Achermann, ispettore dei pompieri e capo dell’istruzione di Sezioni di picchetto nel Canton Nidvaldo Le sezioni di picchetto sono le formazioni di primo intervento dell’organizzazione di protezione civile Nidvaldo nel settore degli interventi dei pionieri e di salvataggio. Una sezione di picchetto è costituita da ca. 35 pionieri (sei capigruppo e due capisezione inclusi). Possono essere convocati dalla polizia cantonale nidvaldese tramite il sistema d’allarme telefonico ed entro ca. un’ora dalla diffusione dell’allarme sono operativi. In passato queste formazioni di picchetto avevano fra l’altro assolto interventi in occasione dei due allagamenti di fine giugno 2011 a Wolfenschiessen e di ottobre 2011 a Buochs e Ennetbürgen. Il nuovo centro della protezione della popolazione di StansOberdorf serve da base logistica. protezione civile urano per il rapporto di coordinamento. Il resto della sezione di picchetto prende l’autotraghetto e arriva dall’Axenstrasse fino alla zona sinistrata. Il distaccamento avanzato assicura l’accesso verso la zona sinistrata e subito dopo vengono già presi in consegna i primi incarichi. Per i capisezione si tratta di una condotta complessa perché bisogna affidare diversi incarichi contemporaneamente. La direzione dell’intervento voleva verificare se i capisezione applicano correttamente il ritmo di condotta, soprattutto per quanto riguarda la comprensione del problema e la valutazione della situazione. Gli incarichi impartiti ai capisezione a intervalli regolari tramite rapporti, comprendono l’intero ventaglio del lavoro dei pionieri: ricerca di dispersi, spostamento e puntellatura di pietre ed elementi di calcestruzzo pesanti, evacuazione di acque, costruzione di uno sbarramento per l’acqua con elementi di calcestruzzo e legno, abbattimento di legname da tempesta, fissaggio di ancoraggi per cemento armato per tendere un cavo elettrico sopra la Reuss, deviazione di acque con tubi flessibili e costruzioni ausiliarie, recupero di morti e feriti, ecc. Pronti per un intervento fuori Cantone L’esercitazione ha mostrato che le due sezioni di picchetto dell’organizzazione di protezione civile Nidvaldo sono preparati anche per un intervento fuori Cantone. I diversi incarichi sono stati liquidati con piena soddisfazione. I pionieri hanno reso onore alle particolari condizioni d’esercizio, nonché all’interessante scenario, dimostrando un grande impegno. L’esercitazione è stata un gran successo. PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 CANTONI Esercizio dell’organizzazione di crisi Basilea-Città «Tentativo per il Guinness dei primati finisce in fiamme» «Tentativo per il Guinness dei primati finisce in fiamme», così recitava il titolo di un giornale riferendosi ai fatti che si sono verificati la notte del 24 novembre 2011 in una delle più note discoteche di Basilea. Per fortuna era solo un esercizio. Lo scenario dell’esercizio era un incendio scoppiato durante un tentativo di stabilire un record per il Guinness dei primati all’interno di una discoteca con 800 persone. Un cliente fuggito dal rogo è riuscito a chiamare il numero d’emergenza. Resesi subito conto della gravità della situazione, le squadre d’intervento della polizia, dei pompieri e dei sanitari hanno convocato l’Organizzazione cantonale di crisi (OCC) di Basilea-Città. L’OCC è formata da più elementi modulari subordinati a un unico capo intervento. Il comando della piazza sinistrata si è riunito in prossimità del luogo dell’incendio per organizzare le operazioni dopo la fase di caos. La missione era mettere in salvo persone e animali e limitare i danni all’ambiente e ai beni materiali. Oltre alla centrale operativa di Spiegelhof, è entrato in azione lo stato maggiore cantonale di crisi per coordinare l’intervento al livello superiore. Posto collettore centrale Come da tradizione svizzera, il Cantone Basilea-Città dispone di un posto collettore centrale per assistere e registrare le persone rimaste illese in caso di sinistro. In poche mosse è possibile trasformare il centro d’istruzione della protezione civile di Bäumlihof in un posto d’assistenza. Ogni parte del dispositivo d’emergenza (piazza sinistrata, stato maggiore, posto collettore) viene esercitata separatamente più volte all’anno. Una volta all’anno si svolRegistrazione e assistenza nel posto collettore Bäumlihof. ge un esercizio generale per mettere alla prova l’organizzazione nel suo insieme. L’esercizio del 24 novembre 2011, incentrato sul rogo in discoteca, è il secondo che l’OCC ha organizzato in collaborazione con la SFGCEFOCA (Condotta del servizio sanitario in caso di eventi maggiori). Mutazione di personale nel Canton Neuchâtel Jacques Magnin a capo della sicurezza civile e del militare Dal 1° gennaio 2012 il 45enne Jacques Magnin dirige il servizio della sicurezza civile e del militare (SSCM) del Canton Neuchâtel. Scelto per le sue comprovate competenze, il Consiglio di Stato neocastellano l’ha nominato alla fine di ottobre 2011. Prima di assumere la nuova carica, Jacques Magnin è stato sostituto del capo del Servizio incendi e soccorsi (SIS) del Canton Ginevra e contemporaneamente comandante aggiunto, con il grado di maggiore, dal 2011 al marzo 2011. Egli ha contribuito all’istituzione di un’accademia latina per l’istruzione dei pompieri professionisti e di altro personale d’intervento. Nato e cresciuto nel Canton Neuchâtel, Jacques Magnin è sposato e padre di due figli. Dopo gli studi a Neuchâtel ha occupato diversi posti dirigenziali in banca e ha raggiunto il grado di tenente colonnello nell’esercito. Per dirigere i 52 collaboratori del SSCM potrà quindi avvalersi della sua vasta esperienza nella direzione di personale professionista e di milizia. Fino alla fine del 2011 il servizio è stato diretto ad interim da Claude-Henri Schaller, segretario generale del Dipartimento di giustizia, sicurezza e finanze. 27 28 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 ASSOCIAZIONI I samaritani nel sistema First Responder I primi ad arrivare sul posto Molte delle 1’100 sezioni samaritani attive a livello nazionale sono collegate alla centrale di soccorso (144). Esse mettono a disposizione il personale necessario per il pronto intervento e ne garantiscono l’istruzione e la qualità. Spesso un arresto del sistema cardiocircolatorio causa gravi lesioni cerebrali o addirittura la morte del paziente perché trascorre troppo tempo tra l’insorgenza e l’arrivo di soccorsi professionali. Per questo motivo in molte regioni sono stati creati dei dispositivi d’allarme con defibrillatori automatizzati esterni (AED), collegati con la centrale di soccorso (144). I soccorritori istruiti per il primo intervento vengono chiamati con il termine inglese «First Responder». Raggiungere il paziente in pochi minuti Nel Canton Vallese, caratterizzato da numerose vallate trasversali e difficili da raggiungere, esiste da diversi anni un sistema efficiente di pronto intervento. Il presidente della Federazione samaritani di Sion nonché responsabile del servizio di salvataggio della città, Stéphane Witschard, ci illustra sulla base di un esempio come funziona la collaborazione tra First Responder, che sono spesso samaritani, e il servizio di salvataggio. Due anni fa il servizio di salvataggio è stato chiamato dai responsabili della stazione sciistica di Nendaz per soccorrere un bimbo di 18 mesi che non dava più segni di vita. Per raggiungere la località l’ambulanza avrebbe impiegato 25 minuti, troppo per sperare di poter salvare il bambino. La sezione samaritani di Lungern (OW) fa parte di un sistema di First Responder. Nell’immagine una delle due casseforti dove sono custoditi gli zaini d’intervento per i First Responder. Tramite la rete dei First responder è però stato possibile rintracciare una samaritana che distava solo tre minuti dal luogo dell’incidente. Giunta sul posto ha trovato il bambino esanime tra le braccia della madre. Era stremato e respirava appena. La samaritana gli ha praticato la respirazione artificiale per venti minuti, fino all’arrivo dell’ambulanza. In seguito ha assistito i soccorritori dell’ambulanza e dell’elicottero giunto sul posto per trasportare il bambino all’ospedale cantonale di Sion. Grazie alla buona collaborazione tra tutti gli anelli della catena di salvataggio, due settimane più tardi i genitori hanno potuto riportare a casa il loro bambino. I medici gli hanno diagnosticato il diabete di tipo 1 e prescritto una terapia insulinica. Istruire, reclutare, equipaggiare Come mostra l’esempio del Canton Vallese, alcune associazioni samaritani sono già parte integrante dei gruppi di First Responder. Sono interessate a parteciparvi anche altre associazioni e federazioni del Cantone. I samaritani possono dare un contributo prezioso ai sistemi di pronto intervento: i capi corso e i capi tecnici possono essere impiegati nel reclutamento, nell’istruzione e nell’addestramento periodico dei membri, i samaritani possono far parte delle unità d’allarme e le sezioni samaritani garantiscono la qualità e la disponibilità del materiale. La cosa più importante è la buona collaborazione tra tutti gli attori della catena di salvataggio. Per questo motivo la FSS fa parte del gruppo di lavoro «First Responder», creato dall’Interassociazione di salvataggio. PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 29 ASSOCIAZIONI FSP: nuovi corsi sui pericoli naturali Pronti all’imprevisto Le forze d’intervento sono sempre più spesso chiamate a far fronte alle conseguenze di calamità naturali. In caso di eventi complessi è però spesso difficile trovare personale con il know-how necessario. Per questo motivo la Federazione svizzera dei pompieri (FSP) offre una serie di corsi sui pericoli naturali. Corsi improntati alla pratica È proprio su questa priorità che si basa la nuova serie di corsi sui pericoli naturali della FSP, impartiti in tedesco e dal 2013 anche in francese. I partecipanti apprendono a svolgere in modo mirato e sicuro i loro compiti in caso d’intervento. A livello strategico diverse istituzioni (Confederazione e Università) conducono ricerche per elaborare nuove basi d’intervento e migliorare la lotta contro le catastrofi. Per trasmettere queste nuove conoscenze ai suoi affiliati, la FSP ha improntato i nuovi corsi alla pratica. I partecipanti imparano quali informazioni possono ricavare dai prodotti dell’analisi dei pericoli e dalle pianificazioni, ma anche quali sono i limiti di questi strumenti di lavoro. I principali destinatari dei corsi sono i membri dei corpi pompieri, ma anche gli altri partner della protezione della popolazione e vari soccorritori privati. I corsi sono inoltre aperti ai quadri e agli specialisti che collaborano alla pianificazione e alla lotta contro le catastrofi a livello comunale. Insegnamenti utili I corsi prevedono sia una parte teorica, sia esercizi pratici. Nell’ottica della sicurezza delle forze d’intervento vengono trattati anche sinistri rari. I partecipanti imparano a utilizzare il nuovo manuale «Preparazione e impiego dei pompieri e delle forze d’intervento in caso di pericoli naturali» e apprendono quali piattaforme Internet contengono informazioni utili per la pianificazione e l’intervento. Per questi corsi la FSP ha puntato sin dall’inizio sulla concretezza e la durevolezza della materia trattata. I partecipanti saranno in grado di elaborare una sequenza d’esercizio per l’addestramento delle loro squadre, fare proposte concrete per l’istruzione al comandante o alla persona competente, menzionare le prescrizioni di sicurezza e utilizzare proficuamente il nuovo manuale sia in caso effettivo che durante negli esercizi. Conoscenze di base Pericoli naturali Basi Se straripa un torrente nell’abitato, frana un pendio, si allaga un’autorimessa, crolla una facciata sono i pompieri i primi ad intervenire. Negli ultimi anni essi sono stati sempre più spesso confrontati con vari tipi di calamità naturali. Tuttavia in caso di eventi inaspettati, estremi o con decorso imprevedibile, l’istruzione e l’esperienza dei responsabili non sono sempre sufficienti per reagire in modo efficace e garantire la sicurezza del personale d’intervento. Per ridurre il rischio di catastrofi naturali occorre innanzitutto adottare misure di prevenzione, lotta e ripristino concertate. Dato che non è possibile garantire una protezione (edilizia) assoluta dalle catastrofi naturali, si deve però puntare anche sulla preparazione delle forze d’intervento. Temi specifici Pericoli naturali Pianificazione d’intervento 1 giorno Quadri Pompieri PCi OComC Pericoli naturali Mezzi d’intervento 1 giorno Truppa Pompieri PCi Pericoli naturali Incendi boschivi 1 giorno 1 giorno Quadri Pompieri OComC PCi Panoramica dei corsi «Pericoli naturali FSP». Pericoli naturali Evacuazione 1 giorno Pericoli naturali ……………… -- Pompieri PCi OComC Quadri Pompieri PCi/OComC Polizia -- 30 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 SERVIZI Convegno della piattaforma PLANAT Nuovi strumenti per affrontare i pericoli naturali Il 20 e 21 marzo 2012 si terrà ad Aarau un convegno nazionale della Piattaforma nazionale per la protezione contro i pericoli naturali (PLANAT). Vi parteciperanno diverse centinaia di esperti in pericoli naturali, rappresentanti della protezione della popolazione e altri interessati di tutte le parti della Svizzera. Il piano d’azione 2009–2011 costituisce un’ulteriore pietra miliare nel campo della gestione dei pericoli naturali. Grazie a questo strumento la PLANAT ha individuato e trattato a fondo i punti chiave per la gestione dei percoli naturali. In occasione del convegno, esperti di vari settori tracceranno un bilancio dei progetti sulla base dei risultati conseguiti negli ultimi anni. Verranno illustrate soprattutto le singole fasi del ciclo di gestione integrale dei rischi. Durante i workshop della seconda giornata i partecipanti potranno approfondire i temi seguenti: obiettivi della protezione contro i pericoli naturali, pianificazione del territorio basata sui rischi, incidenza dell’agricoltura sui pericoli naturali e strumenti pratici per migliorare il dialogo e l’in- formazione sui pericoli naturali al fine di ridurre i rischi. Il dialogo sui rischi naturali sarà il tema di un workshop rivolto ai responsabili dell’informazione e della comunicazione. L’informazione mirata della popolazione in merito ai pericoli naturali è infatti uno degli strumenti chiave per sensibilizzare e responsabilizzare i cittadini alla protezione contro i pericoli naturali. Quale membro della PLANAT, l’Ufficio federale della protezione della popolazione (UFPP) ha collaborato strettamente al piano d’azione 2009–2011 e partecipa attivamente al convegno PLANAT 2012. Per maggiori informazioni: www.planat.ch Convegno della FSPC Dibattito sull’obbligo di prestare servizio Il 15 maggio 2012 la Federazione svizzera della protezione civile (FSPC) ha organizzato un convegno presso il centro paraplegici di Nottwil. I momenti salienti della giornata saranno la relazione sulla «protezione civile 2015 +» e il dibattito con ospiti di spicco sull’obbligo di prestare servizio. Il programma del mattino prevede dapprima dei workshop che permetteranno ai partecipanti di discutere temi quali l’istruzione (impieghi nel fine settimana), gli effettivi (reclutamento) e il materiale (basi d’appoggio della protezione civile). Seguirà una relazione sul futuro della protezione civile, basato sul rapporto che il Consiglio federale ha inviato ai Cantoni, ai partiti e alle associazioni lo scorso 11 novembre. Nel pomeriggio il giornalista televisivo Reto Brennwald modererà un dibattito sull’obbligo di prestare servizio. Hanno già confermato la loro partecipazione Peter Malama, Consigliere nazionale e membro della Commissione sulla politica di sicurezza, e il brigadiere Jean-Paul Theler, capo del personale dell’esercito. Per maggiori informazioni: www.szsv-fspc.ch IMPRESSUM Protezione della popolazione 12 / Marzo 2012 (anno 5) La rivista Protezione della popolazione è gratuita e disponibile in italiano, francese e tedesco. Editore: Ufficio federale della protezione della popolazione UFPP Coordinamento e redazione: P. Aebischer Redazione: A. Bucher, Ch. Fuchs, D. Häfliger, M. Haller, K. Münger, F. Simeon, H. Weber, N. Wenger Contatto: Ufficio federale della protezione della popolazione UFPP, Informazione, Monbijoustr. 51A, CH-3003 Berna, telefono +41 31 322 51 85, e-mail [email protected] Foto: p. 28 AED / sh, altro UFPP o su concessione Layout: Centro dei media elettronici CME, Berna Riproduzione: Gli articoli e le immagini pubblicati nella rivista Protezione della popolazione sono protette da copyright. La riproduzione è vietata senza l’autorizzazione della redazione. Tiratura: tedesco 8500 copie, francese 3500 copie, italiano 1000 copie. La rivista «Protezione della popolazione» è edita dall’Ufficio federale della protezione della popolazione (UFPP). Non è una pubblicazione ufficiale in senso stretto, bensì una piattaforma. Pertanto gli articoli non rispecchiano sempre il punto di vista dell’UFPP. PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 12 / MARZO 2012 31 L’ULTIMA PAROLA Costruzioni di protezione Come la vede ALEX ALEX è anche vignettista del quotidiano romando «La Liberté». Vive nella Valle della Broye nel Canton Friburgo. Prospettive N° 13, giugno 2012 La vostra opinione ci interessa Dossier [email protected] EVACUAZIONE Vi siamo grati per qualsiasi giudizio e suggerimento per i prossimi numeri. Ordinazione La rivista dell’Ufficio federale della protezione della p opolazione UFPP esce 3 volte all’anno in italiano, francese e tedesco. Potete ordinare le riviste e gli abbonamenti gratuiti al sito www.protpop.ch o all’indirizzo e-mail [email protected]. Alla fine della mia carriera professionale posso costatare con soddisfazione che i principi e gli obiettivi della «Concezione 71» vengono mantenuti con i dovuti adeguamenti alle condizioni attuali. Bruno Hostettler, Condirettore UFPP Pagina 3 «Ci troviamo in una buona posizione nella gara per assicurarci le giovani leve. I pompieri esercitano infatti un forte fascino. Molti dicono «da grande voglio fare il pompiere», e chi da bambino non ha mai giocato con il camion dei pompieri?» Walter Egger, presidente onorario del comitato mondiale dei pompieri Pagina 4 «La cosa più importante è essere gentili con i proprietari». Markus Reichhardt, ispettore di milizia per il controllo periodico dei rifugi, Organizzazione di protezione civile di Uerkental (AG) Pagina 16 Ufficio federale della protezione della popolazione UFPP Monbijoustrasse 51A CH-3003 Berna Telefono +41 31 322 51 85 E-mail: [email protected] www.protpop.ch