124 Bibliografia -ja (-ya). diw-ya, di-wi-jo ~(fyoe;, ~(fyo" di-wi-je-u ~LfytUe;, egli si aspetta che i-je-re-ja sia scritto pure con -e-wi-ja. Poiché questa grafia non appare ha concluso che il suffisso -elcx fosse pregreco come il suffisso -eue; (p. 248). Ma per la spiegazione delle forme in -e-ja ed -e-wi-ja, formate sul suffisso -eue; non occorre pensare al pregreco: c'è una soluzione più accettabile: quando si aggiunge il suffisso -iii, il w dell' -eu si conserva: pe-di-e-wi-ja IIe81e:f(cx, ma davanti al grado ridotto di questo suffisso -j~, ·il w sparisce: i-je-re-ja < ierew-j~ (cf. M. D. Petrusevski, "Ling. Balk. " VI, 1963, p. 20; A. Heubeck, " Sprache " 9, 1963, 196 sg.). C. Sur l'emPloi de la particule -qe (IX 289-336). Si rileva la mancanza di KCX( e si suppone *Kcx·n, ka-si in ka-si-ko-no, indicato dal Lejeune. Questo era l'argomento del rapporto di R. al IV Colloquio di Cambridge. Per definire meglio l'uso di -qe l'autore ha aggiunto un capitolo Sur l'emPloi de la particule -de (X 337-350). Dal punto di vista pratico dell'amministrazione palaziale, secondo il R. le particelle -de, -qe e l'assenza della particella hanno lo stesso significato. Ma dal punto di vista grammaticale -de rileva un nuovo aspetto della seconda frase rispetto alla prima, -qe significa continuazione della enumerazione, e la mancanza della particella - uno stile conciso. Esaminando queste particelle nel loro contesto, l'autore dimostra che la sintassi degli archivi micenei, anche se povera, ha i suoi mezzi per sfumare il pensiero. Ma le interpretazioni di alcune frasi, specialmente quelle di asyndeton, p. es. wa-na-so-i po-se-da-o-ne ecc. prese dal Palmer, sono arbitrarie e non convincenti. D. Sur quelques mots mycéniens (pp. 351-389). Qui si trattano parole rare ed insolite con etimologia incerta. Le interpretazioni si fanno sui risultati dei suoi lavori precedenti. Anche qui predomina il metodo etimologico. Il R. coerente alla sua tesi che le nasali sonanti t!" tt hanno sempre il timbro a come vocale di appoggio, tenta di spiegare gli esempi dove si suppongono questi suoni in miceneo, arcado-ciprio ed eolico con una assimilazione regressiva: ò,,6/&."&.; ncxp6 Incxp&.; Il,, « *ò,,6) < &.,,6; ko-no-ni-Pi KO"O"(e; < KCX"O,,(e;. Ma ncxp6 non è assimilato in *nopo!! R. rifiuta l'interpretazione &.!J.IP(-gw'ftos per a-pi-qo-to e propone &'!J.IPLXwOLTOC;, per po-ru-qo-ta noMxwOLTOe;. La vocale o di e-ne-wosecondo lui· non deriva da ~, ma è forma analogica su ÒKTO-, qe-to-ro-. Indubbiamente ci sono esempi di assimilazione ed analogia, ma tutti gli esempi con una alternanza di a : o non si possono spiegare in questo modo. È significativo che il timbro o s'incontra nelle parole dove si suppongono liquide e nasali sonanti, cioè un tratto caratteristico dell'arcado-ciprio ed eolico. Lo studioso olandese arditamente ha affrontato moltissimi e i più difficili problemi del greco miceneo. Il lavoro ha un contenuto ricco ed eterogeneo. Fornito di una descrizione dettagliata del contenuto all'inizio e di un esauriente indice alla fine, il libro si può consultare facilmente. Ma, poiché la problematica che vi si tratta è difficile, il lettore deve tornare spesso ad esso, indipendentemente dal fatto se è d'accordo con le idee dell'autore o no. P. HR. IUEVSKI Schede bibliografiche. G. BAss e altri, Cape Gelidonya: a bronze age Shipwreck, in "Transaction of the American Philosophical Society", new series, 57, part 8, 1967, pp. 178, figg. 162 nel testo. È la pubblicazione completa del recupero della nave sommersa, rinvenuta nel 1960 a Capo Gelidonya, sulla costa turca, ad opera dell'equiPe dell'Università di Pennsylvania. Bibliografia 125 La materia è divisa in quattordici capitoli scritti da vari specialisti; a G. Bass sono dovuti i capitoli sulla nave, sui lingotti di rame, sui bronzi, sugli oggetti vari, sui pesi, oltre alle conclusioni. P. Throckmorton ha curato i capitoli sulla scoperta e sul recupero (quest'ultimo insieme al Bass) con abbondanza di particolari tecnici; J. du Plat Taylor i capitoli sulle condizioni dei ritrovamenti e sugli accorgimenti usati per la conservazione, sugli oggetti di pietra, sui cesti rinvenuti nello scavo e, insieme a J. B. Hennessy, sulla ceramica. A. R. Schulman ha studiato gli scarabei e H. G. Buchholz il sigillo cilindrico. Vari specialisti hanno curato le appendici dedicate a problemi tecnici particolari. In base all'esame particolareggiato di tutti i ritrovamenti il Bass conclude che si tratta di una nave mercantile" fenicia" che è naufragata intorno al 1200 a. C. dopo esser partita dalla Siria alla volta dell'Egeo passando per Cipro. La cronologia ricavabile da numerosi fattori archeologici è confermata dall'esame del C 14. La "nazionalità" è rilevata dal tipo delle suppellettili appartenenti all'arredamento di bordo, tutte siropalestinesi; allo stesso ambiente appartengono il sigillo cilindrico e gli scarabei, il primo probabilmente di proprietà del mercante e gli altri dell'equipaggio. L'oggetto del commercio dovevano essere i metalli; a bordo c'erano i metalli puri necessari per la fusione del bronzo e una grande quantità di rottami di bronzo da rifondere. La presenza di strumenti idonei alla fusione fa pensare che la nave fosse attrezzata per la lavorazione del metallo. S. BATOVlé, J. BELOSEVlé, M. Suré, Nin, problems oj archaeological excavations, Zadar 1968, pp. 67, 44 tavv. fuori testo. Pubblicazione bilingue curata dal Museo Archeologico di Zadar nella quale è offerta una sintesi sullo stato delle conoscenze attuari relative all'archeologia di Nin, località che ha restituito abbondantissime tracce di vita per varie epoche (neolitico antico, età del ferro, età romana, medio evo). Il panorama si conclude con la esposizione dei futuri programmi di indagine. Cinq Années de Travaux de Recherches de la Section d'Archéologie Classique de l'Institut d'Histoire de la Culture Matérielle de l'Académie Polonaise des Sciences (I959-1963), Warzawa 1967, pp. 120. Pubblicazione a carattere bibliografico, comprendente 45 titoli divisi in sezioni dedicate rispettivamente ai problemi generali, alla civiltà egea, all'archeologia greca e all'età romana, specialmente nei suoi aspetti provinciali. P . FAURE, Le problème du cuivre dans la Crète antique, in " Atti del II Congresso Cretologico", Atene 1968, pp. 174-193. L'A. dimostra che Creta non è priva di minerali di rame, base necessaria per la fabbricazione del bronzo. Cita alcune testimonianze letterarie che lasciano supporre la estrazione locale del rame ed enumera venti località con filoni di carbonato o solfuro di rame che presentano tracce di frequentazione durante l'età del bronzo. A quelle di Creta si aggiungono altre zone minerarie nelle isolette costiere; ciò naturalmente non significa che l'isola fosse autonoma per il fabbisogno di rame, poiché certamente gran parte di esso veniva importato come pure lo stagno, necessario per ottenere il bronzo ed inesistente a Creta. È comunque interessante sottolineare che Creta, potenza di prima grandezza nell'età del bronzo, non era completamente tributaria di altre regioni per l'approvvigionamento di rame. Bibliografia 126 R . HIGGINS, Minoan and Mycenaean Art, London 1967, pp. 216 con 241 figg. nel testo, di cui molte a colori, e una carta geografica. Agile ed aggiornata sintesi dell'arte egea nell'età del bronzo, divisa in cinque capitoli. I primi tre sono dedicati rispettivamente a Creta, alle Cicladi ed alla Grecia Continentale fino alla prima. metà del II millennio. Il IV e il V sono dedicati alle arti maggiori e minori nella tarda età del bronzo in tutto l'Egeo. È completato da numerose e belle riproduzioni corredate di lunghe didascalie esplicative, da una breve bibliografia, dalla lista delle illustrazioni e dall'indice analitico. Particolarmente lodevole la larga parte dedicata alle arti minori ed altrettanto lodevole l'invito finale dell'A. di considerare e valutare l'arte egea per il suo valore intrinseco e non come premessa dell'arte greca. S. LLOYD, Early Highland PeoPles oj Anatolia, London 1967, pp. 144, 146 figg. nel testo di cui molte a colori. Breve e sintetica trattazione di carattere divulgativo, fatta da uno dei maggiori specialisti di archeologia anatolica, divisa in capitoletti dedicati rispettivamente alla prima età dei metalli, a Kiiltepe nella prima e media età del bronzo, agli Ittiti, agli stati neo-ittiti, all'Urartu e ai Frigi. Il volumetto è completato da una bibliografia essenziale, dall'elenco delle illustrazioni e dall'indice analitico. S. MARINATOS, Excavations at Thera; ftrst preliminary Report (1967 Season) , Athens 1968, Biblioteca della Società Archeologica Ateniese, pp. 59, 88 figg. nel testo, 3 tavv. fuori testo. In questo opuscolo riccamente illustrato si dà notizia dei primi risultati degli scavi nell'isola di Tera che hanno messo a rumore il mondo scientifico e l'opinione pubblica. Per l'inizio degli scavi è stata scelta la località di Akrotiri, nel promontorio meridionale dell'isola. Si è trattato di una campagna di saggi i cui risultati sono estremamente promettenti: ad un primo esame sembra di poter dire che gli edifici dell'isola furono distrutti da un terremoto e che in seguito i loro resti furono sepolti dalla lava e dalla pomice eruttate dal vulcano. La distruzione, in base ad alcuni frammenti importati di ceramica del Tardo Minoico la, sembra da porre intorno al 1500 a . C., ma non mancano tracce di vita successive alla catastrofe. Non c'è che da augurare un felice proseguimento delle indagini che potranno fornire dati di grandissima importanza per molti problemi dell'archeologia egea. J. D. S. PENDLEBURY, The Archaeology ojCrete. An Introduction, London 1967, pp. XXXII + 400, 43 tavv. fuori testo, 53 figg. e 23 cartine nel testo. Ristampa dell'ormai classico panorama archeologico di Creta, dalle origini fino all'età romana. L. PRESS, Budownictwo Egejskie, Warszawa 1964, pp. 264, 149 illustrazioni nel testo, riassunto in francese (Architecture égéenne). Sintesi delle nostre conoscenze dell'architettura nel bacino dell'Egeo dal Neolitico alla fine dell'Età del Bronzo. Nel I capitolo sono esaminate le fonti e la bibliografia, nel II i materiali e la tecnica; a questo proposito l'A. avverte che la trattazione è lacunosa a causa della discontinuità 127 Bibliografia delle informazioni reperibili nelle relazioni di scavo. Il III capitolo è una classificazione degli insediamenti umani nel bacino dell'Egeo ed esamina le cause delle differenze che sono di ordine geografico, economico e sociale. Il IV capitolo esamina le abitazioni, i santuari e le tombe nei diversi ambienti: Creta, Grecia continentale, Cicladi e costa dell'Asia Minore. Il volume è completato da una larga bibliografia, da due indici analitici e dall'elenco delle illustrazioni con le relative fonti. LUCIA V AGNETTI Pubblicazioni ricevute. Archeologia (a cura di Paola Càssola Guida). J. L. BENSON, A Mycenaean Vase in Toronto, «AJA l) 72-3, 1968, pp. 203-209, tavv. 65-68. Studio dettagliato di un'anfora conservata nel Royal Ontario Museum, erroneamente catalogata come risalente all'età del ferro cipriota (intorno al 900 a. C.), e identificata dal B. come micenea rodia (M III C 2) . Il vaso è decorato con cavalli e pesci. J. H. BETTS, Trees in tlle Wind on Cretan Sealings, • AJA. 72-2, 1968, pp. 149-150, tav. 6l. L'A. dimostra che alcune impronte di sigilli cretesi non raffigurano alberi scossi dal vento, come l'Evans e altri hanno interpretato, ma delfini o pesci volanti. K. BRANIGAN, Silver and Lead in Prepalatial Crete, «AJ A o 72-3, 1968, pp. 219-229. A completamento di due articoli apparsi in «AJA. 1967 (C. RENFREw, Cycladic Metallurgy alld tlle Aegeall Ea,ly B,01~ze Age, e K. BRANIGAN, Coppe, alld Brollze Workillg i1~ Ea,ly Bro1lze Age Crete), . l'A. discute qui dell'uso dell'argento e del piombo a Creta nella prima età del bronzo. Gli oggetti, pochi di numero e assai simili a quelli delle Cic1adi, della Troade e del continente greco nello stesso periodo, vengono descritti so=ariamente, studiati nella loro distribuzione geografica e datati tra l'AM I e il III. Come luogo di provenienza delle materie prime sono indicate le Cic1adi. Inoltre la tecnica metallurgica di queste isole esercitò una notevole influenza sulla metallurgia cretese e in generale su quella del mondo egeo (Grecia continentale, Troade). G. CADOGAN, An Egyptian Flint Knife from J(nossos, tav.28-b. (e ABSA» 61, 1966, pp. 147-148, fig. I, Nota su un coltello di selce di provenienza egizia rinvenuto a Cnosso, in un contesto medio-minoico, unica importazione del genere nell'Egeo durante l'età del bronzo. H. W. CATLING, A Mycenaean Puzzle from Lefkandi in Euboea, «AJA. 72-1, 1968, pp. 41-49, tavv. 21-24. Illustrazione di un frammento risalente al M III C, appartenuto ad un cratere della stessa forma del vaso « dei guerrieri. di Micene: vi è raffigurato un guerriero su carro. Il pezzo è importante in rapporto allo sviluppo del carro nell'Egeo. La storia del carro nell'Egeo durante la tarda età del bronzo viene divisa dall'A. in tre stadi principali. I (XVI-XV sec.): carro a fiancata cbiusa (<< with c1osed-frame box l), in cui è visibile solo il busto dell'auriga e dei passeggeri; tale tipo era usato indifferentemente per la guerra, la caccia e le cerimonie. II (XIV-XIII sec.): c. d. carro doppio (e dual chariot .), raffigurato quasi solo per cerimonie, sempre a fiancata chiusa, rettangolare, con sporgenza arrotondata (U doppio "). III (XII sec.): ritorno al carro da guerra, a fiancata aperta (<< open framework .), coi corpi dei passeggeri interamente visibili. I vari tipi vengono ampiamente discussi dall'A., illustrati con numerosi esempi e collegati, forse in maniera un po' troppo semplicistica, col sorgere (I fase), l'apogeo (II fase) e il declino (III fase) della potenza micenea.