ORGANO DEL SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO VENETO
GENNAIO 2006 - N. 1 - QUADRIMESTRALE
POSTE ITALIANE S.p.A. SPEDIZIONE IN A.P. - D.L. 353/2003 (Conv. in Legge n. 46 del 27 febbraio 2004), art. 1, comma 2, DCB BL
La 6^
Delegazione
Speleologica
del CNSAS
si presenta
soMMario
1
57° CONGRESSO CISA/IKAR
di Fabio Bristot
LA 6^ DELEGAZIONE SPELEOLOGICA
DEL CNSAS SI PRESENTA
di Antonino Bileddo
2
UN SALUTO CORDIALE
di Giancarlo Zella
UN SOCCORSO GLOBALIZZATO
di Roberto De Rocco
4 UN NUOVO RAPPORTO
CON LA REGIONE VENETO È POSSIBILE:
IL CNSAS PRESENTA UN PROPRIO
DISEGNO DI LEGGE
del Consiglio SASV - CNSAS
Falco in manovra
dopo aver sbarcato
le squadre
sulla Torre Grande
6 ESTATE 2005, MARMOLADA:
SOCCORSI D'ALTRI TEMPI
di Denis Valente
7
VAL CLUSA 2005
ESERCITAZIONE NAZIONALE
DI SOCCORSO IN FORRA
di Antonino Bileddo
9 INCIDENTE AEREO DI CIMA DEL PORCO
di Siro Offelli
10 IL CEMOCO E LE SUE FINALITÀ
di Claudio Bolzan
11
EUREKA: UN SOFTWARE PER LA GESTIONE
DEGLI INTERVENTI DI RICERCA PERSONA
di Fabio Bristot
DATI:
12 S.O.S.
NUOVAMENTE SUL DATABASE
REGIONALE
PREVENZIONE QUESTA SCONOSCIUTA
di Fabio Bristot
13 PER ABBASSARE I CAMPANILI...
di Gianmario Meneghin
"L'IMPORTANTE È RI-TROVARSI"
di Patrizio Deola
14 UN INTERVENTO DIVERSO DAL SOLITO
di Angelo Rigoni Stern
SCUOLA INTERREGIONALE PER TECNICI
15 LA
DI SOCCORSO SPELEOLOGICO
di Giovanni Ferrarese
IL DOVERE DI ESSERE I PIÙ BRAVI.
16 ALCUNE SINCERE RIFLESSIONI
SULL'ATTIVITÀ FORMATIVA
di Michele Barbiero
17 GLI UOMINI DEL PIANO,
OVVERO I MONTANARI DI CITTÀ
di Ernesto Chesta
18 UN FELICE ANNIVERSARIO
di Maudi De March
19 IL DIFFICILE MESTIERE
DELL'ADDETTO STAMPA: COSA DEVE FARE
UNA DONNA PER FARSI PRENDERE
IN CONSIDERAZIONE
OVVERO DEL SALTO DEL VARANO
di Michela Canova
20 UNA MOSTRA DEL CIVETTA
E DEL SOCCORSO ALPINO AD ALLEGHE
di Luca De Zordo
DAL 12 AL 16 OTTOBRE 2005 A CORTINA D’AMPEZZO, SI È TENUTO IL 57° CONGRESSO DELLA CISA/IKAR,
ORGANIZZATO NUOVAMENTE DAL CNSAS DOPO GLI
INCONTRI DI SAINT VINCENT DEL 1997, LECCO 1986,
AOSTA 1975, RIFUGIO MONZINO 1968, TORINO 1963
E CAPANNA MARINELLI NELL'ORMAI LONTANO 1959
Un record di presenze sia in
termini di delegati sia in termini di nazioni presenti. Possiamo
dire che la CISA – IKAR a Cortina
è stata quella che ha avuto, da
sempre, il maggior numero di
partecipanti.
I membri presenti sono stati
224, in rappresentanza di 32
nazioni, tra le quali Sud Africa
ed Argentina, oltre a paesi
come la Grecia, invitata come
osservatore e che entrerà a far
parte del consesso mondiale
dal prossimo anno, quando la
riunione plenaria si terrà nella
vicina Slovenia.
Erano state attivate anche le
ambasciate italiane a Belgrado
e in Cina per la presenza di
rappresentanti di queste nazioni, ma purtroppo le lungaggini
burocratiche hanno vanificato
queste aspettative.
Come corollario all’evento
sono state realizzate alcune
simpatiche iniziative, tra cui
una cartolina con annullo filatelico speciale ed uno stand
espositivo che, tramite i relativi costi di sponsorizzazione, ha
permesso di abbattere i notevoli costi della manifestazione.
hanno partecipato 27 ditte specializzate in materiale tecnico
di soccorso e alcuni primari
produttori di abbigliamento,
oltre che enti istituzionali come
la Regione Veneto. La serata di
gala alla presenza di numerose
autorità è stata, infine, allietata
dal Coro Cadore e dal Gruppo
Folk di Livinallongo
Senza entrare nelle tematiche e problematiche specificatamente trattate delle singole Commissioni (Medica,
Terrestre, Aerea e Valanghe),
i cui lavori saranno resi noti
appena disponibili le versioni
ufficiali, il tema centrale del
Congresso è stato generalmente quello della ricerca di persone disperse. Una problematica complessa, che come tale,
andava affrontata.
Nell’incantevole scenario
delle 5 Torri, complice anche
una solare giornata autunnale,
si è svolta la dimostrazione pratica
che, in poco
più di due
ore, tramite
simulazioni operative
svoltesi in contemporanea, ha
riproposto gli
scenari operativi più comuni
nelle missioni di
soccorso. Sono
state ripresentate le tecniche in
uso sul territorio
nazionale e cioè
continua a pag. 3
L a
6^ Zona
Speleologica è organizzata in 5 Stazioni di
soccorso: 3 in Veneto (Verona, Vicenza, Veneto Orientale), 1 in Trentino e 1 in Alto Adige.
Le due Stazioni del Trentino-Alto
Adige dipendono operativamente
dalla 6^ Delegazione, ma sono del
tutto autonome dal punto di vista
amministrativo.
Vi è poi un nucleo di soccorritori in
forra, trasversale alle due realtà,
che raggruppa i diversi volontari
che si occupano di questa particolare disciplina per così dire emergente nel nostro paese.
La nostra è la Delegazione Speleologica più numerosa
d’Italia e proprio per questo è tra
le più complete avendo Tecnici
formati in ogni specializzazione.
I volontari complessivamente
sono 11, di cui 77 veneti, 2
trentini e 1 altoatesini (dati
200).
continua a pag. 5
2
Salute a tutti, sono Giancarlo Zella, padovano e dal
2005 Vice Presidente del
Soccorso Alpino e Speleologico.
Ho 63 anni e sono entrato nel Soccorso Alpino
nel lontano 1977.
Dal 1980 a tutto il 1995
ho
guidato la Stazione di
a
ll
lo Ze
Padova, competente per
Giancidaenrte del Soccorso Alpino
Vice Pres gico Veneto
i colli Euganei e Berici.
e Speleolo di presentazione...
in una foto
Nel 2003 sono stato
chiamato a far parte del
Colleggio dei Revisori dei Conti del SASV
e, provenendo da questo particolare settore, in
qualità di Vice Presidente non potevo non occuparmi, in primis, dell’amministrazione.
Non sono laureato in economia e commercio
e non sono nemmeno ragioniere, ma da imprenditore, ora quasi del tutto “ex”, poiché in pensione, conosco con quali principi deve lavorare
un’amministrazione: efficienza e trasparenza
prima di tutto.
E più questi principi vengono ben applicati,
più è seria un’azienda o, nel nostro caso, un’associazione.
Nel nostro caso migliorare si può e si deve e
Un
saluto
cordiale
ampic
nato in arr
... e impeg e Piccola
sulla Torr go
del Falzare
ata
quando si avverte che buona volontà e disponibilità
non mancano, allora è solo questione di tempo per
affinare i processi.
Certo, di lavoro ce n'è e non solo nel campo delle
cifre, anche in quello organizzativo.
O, meglio, potremo dire ri-organizzativo, perché
il Soccorso Alpino e Speleologico Veneto sino ad ora
ha funzionato egregiamente, ma... in una regione con,
chiamiamole pure “vecchie” suddivisioni in Delegazioni, in passato c’è stata incomprensione, scollamento, diffidenza.
Ora però che la telematica ha contribuito ad annullare le distanze e con i quadri dirigenti del SASV pienamente consapevoli che l’unione fa la forza, si sente
ancor più l’esigenzqa l’esigenza di lavorare sodo e
raggiungere, finalmente insieme, obiettivi qualificanti
per tutta l’organizzazione.
Anche i segni esterni contribuiscono a questo, dimostrazione concreta che unificare si può: i gilet ormai distribuiti a tutte le Stazioni, i fuori strada tutti
uguali o quasi (unificheremo la livrea di quel paio che
ancora hanno una colorazione diversa) sono segnali
assolutamente tangibili in questa direzione.
La strada giusta è stata intrapresa. Ora, se ci convinciamo definitivamente che tutti assieme si può fare
davvero molto, per il Soccorso Alpino e Speleologico
Veneto, questa strada non sarà certamente in salita.
Giancarlo Zella
VICE PRESIDENTE SASV-CNSAS
Il CNSAS Veneto è riconosciuto
dalla Regione Veneto all’interno
della Legge n. 33/02; la Legge n.
74/01 garantisce un rapporto privilegiato, oltre che obbligatorio, con
il Servizio Sanitario Nazionale; la
Legge n. 225/92 attribuisce al CNSAS nell’ambito delle proprie competenze, il concorso nell’organizzazione di operazioni di protezione
Civile in caso di eventi calamitosi; il
provvedimento di Legge n. 289/02
risolve in maniera definitiva i dubbi interpretativi legati ai contenuti
agli art.1 e 2 della citata Legge n.
74/01, disponendo che: “il soccorso
in montagna, in grotta, in ambienti
ostili ed impervi, è, di norma, attribuito al CNSAS del CAI ed a Bergrettungs – Dienst (BDR) dell’Alpenverein
Sudtrol (AVS)” e che “al CNSAS ed al
B.D.R. spetta il coordinamento dei
soccorsi in caso di presenza d altri
enti organizzazioni, con l’esclusione
delle grandi emergenze e calamità”.
Il CNSAS Veneto è, inoltre, una
organizzazione di Volontariato detta ApS, riconosciuta dalla Regione
Veneto con provvedimento n. 96
del 9 luglio 2004. Al proprio interno, nella percentuale di circa il 6%,
ci sono Soci che svolgono prestazioni percependo indennità attraverso contratti Co.Co.pro. ai sensi
del D.Lgs n. 276/03.
A margine di questa caratterizzazione giuridica, a fronte dell’estrema trasparenza legata alle
riforme che il nostro Soccorso Alpino ha voluto attuare, nonostante
la passione e l’esperienza assolutamente unica,
gli aspetti che
alla fine contano sono i
crudi
numeri: quelli
dell’attività
di soccorso
e quelli dell’attività di
formazione.
negli ultimi otto anni
la nostra attività
è, infatti, rappresentata da 3.179 missioni di soccorso, con 4.071 persone soccorse
di cui 1.812 illesi, 1.936 feriti, 8
dispersi e 315 deceduti. il tutto
corrispondente all’impegno di
24.572 giornate/uomo!
per riassumere tutto ciò, a cinquant’anni dalla nostra nascita, l’anno scorso, con non poche difficoltà,
siamo riusciti a condensare 500
pagine di un volume enciclopedico
che aveva anche lo scopo di rimarcare, oltre alla nostra storia, le competenze del Soccorso Alpino. una
questione di dignità, dunque, più
che di autocompiacimento.
Nonostante questo, ci ritroviamo ancora qui a “predicare” il nostro
lavoro, paradossalmente per evitare
l’omologazione ed un certo cattivo
gusto che avanza.
Mi spiego. Come tutti i fenomeni di successo - ed il nostro eviden-
con maggiore attenzione: il rischio è
la banalizzazione di un modello di
soccorso e del senso autentico del
vivere in montagna da cui non dovremmo mai separarci.
Allo stesso modo sono certo che
il lavoro svolto con dedizione e serietà alla lunga paghi anche in una
società dello spettacolo: la nostra
sostanza conta più dell’immagine
e la credibilità si costruisce meglio
dimostrando di essere affidabili con
i fatti che con le chiacchiere. Le sole
comparse mediatiche diventeranno
alla fine un proverbio: il fumo venduto al posto dell’arrosto.
Noi abbiamo scelto prima la
strada di fornire un servizio, poi di
raccontarlo, evitando però il più
possibile l’enfasi, la retorica e i luoghi comuni.
Risparmiare, quindi, sugli aggettivi per abbondare nell’informazione di sostanza equivale ad essere
propositivi: in tal senso la proposta
di legge che a visto la luce a fine
anno, a fronte di un lavoro attento e
passionale di Rufus e di tutto il Consiglio del Soccorso Alpino e Speleologico Veneto, credo possa rimarcare in modo veramente importante il
nostro essere Soccorso Alpino.
Roberto De Rocco
DELEGATO 2ª ZONA DELEGAZIONE BELLuNESE
soccorso...
pillole di
Un soccorso
temente lo è -, “dire di fare soccorso”
ha mobilitato schizzofreniche schiere di replicanti, alcuni in completa
buona fede, altri attratti dal miraggio di apparenti facili “guadagni”.
prevale poi, in taluni settori dei
nuovi “profeti” del soccorso, l’idea
che la gestione di una struttura e
di un soccorso faccia parte di un
bagaglio genetico (dato dalla
patacca alcuni pensano) !,
come l’estro poetico, la
propensione a navigare, la tendenza alla
santità... mix storicamente noto alle popolazioni italiche.
Di recente ho
letto che anche la
C.R.I., con “La mia
montagna amica”,
promuove la conoscenza dell’ambiente
montano... favorisce
l’armonioso inserimento
facendo acquisire la consapevolezza delle diversità... consiglia
comportamenti adeguati per muoversi in sicurezza... e tante altre amenità di questo genere.
Il prestare soccorso per la sola
performance esula dal nostro orizzonte. Ciò nonostante sono convinto che questo crescente fenomeno
debba essere tenuto sotto controllo
CORSO TECNICI DI CENTRALE
Terminato dopo l’iter formativo previsto il 3° Corso per Tecnici di
Centrale Operativa. Sono stati dichiarati idonei al servizio, dopo una
selezione piuttosto dura e comprensiva di tutte le problematicità e
criticità che un buon TCO deve saper affrontare:
Mauro Frigo (Capo Stazione di Auronzo),
Gianni Mezzomo (Stazione di Feltre),
Marco Zago (Stazione di Belluno).
CISA IKAR
57° Congresso - Cortina, 12-16 ottobre 2005
segue da pag. 1
L'elicottero dell'Aiut
Alpin Dolomites
nel corso della
dimostrazione
alle 5 Torri
grado di
esprimere
momenti
importanti
ed assolutamente
significativi
dal
punto di
vista tecnico e scienFalco durante
tifico. Oltre
l'effettuazione
al classidel gancio baricentrico
co lavoro
sulla Via Miriam
con UCRS
e con le
squadre
posizionate “a pettine” o a
“V”, sono
stati presentanti
software
gestionali
dedicati, applicativi informatici per l’uso dei
GPS e dei telefoni
satellitari che alcuni
servizi regionali, tra
cui Lombardia, Valle
d’Aosta, Veneto e
Friuli, hanno sviluppato per sottolineare
che l’argomento è di
pressante attualità.
Ad
amalgamare tutto ciò è stato
indispensabile il contributo dei tecnici
intervenuti da fuori
Il Presidente CNSAS della Lombardia, Danilo Barbisotti con il
zona, tra i quali gli
Delegato della 6ª Delegazione Speleologica, Toni Bileddo
Istruttori SNATE e
e il Vice Presidente del CNSAS nazionale, Valerio Zani
SNATS, oltre ai vari
Tecnici del Soccorso
Speleo giunti per l’occasione
fattibile ed auspicabile.
Ogni fase dell’evento è stata dai Servizi Regionali di mezza
ripresa con camera card sul Italia.
Ancora più indispensabile,
casco degli operatori e da altre
telecamere in parete, che rim- però, tutto il supporto logistibalzavano in real time sui maxi co ed organizzativo garantito
schermi posizionati all’interno alla manifestazione e messo in
di una tenso struttura in grado atto dalla 2ª Zona - Delegazione
di ospitare tutti i congressisti. Bellunese. Questa realtà ha
Le stesse modalità sono state saputo coinvolgere solo per la
usate anche per riprendere i dimostrazione 132 Tecnici, 14
lavori della ricerca in superficie mezzi fuoristrada, 2 centri di
che si svolgeva in contempo- coordinamento e 1 quad.
Ecco perché, in questo conranea.
Proprio le prove della ricer- testo, vanno ricordati tutti quei
ca in superficie sono state in Tecnici che, fuori dai riflettocalate, recuperi e medicalizzazione dell’infortunato, sia con
l’utilizzo del verricello dell’EC
135 dell’Aiut Alpin Dolomites,
sia con il gancio baricentrico
del K2 del SUEM di Pieve di
Cadore.
Altri due elicotteri, un EC 145
ed un A 109 Power di Agusta,
sponsor principale dell’evento,
hanno contribuito al trasporto
di gruppi di partecipanti, mentre un Robinson 44 riprendeva
dall’alto le varie manovre. Nella
spaccatura della Cima Sud della
Torre Grande si è invece tenuta
la dimostrazione delle manovre
speleo, anch’esse con l’effettuazione di calate e recuperi
dall’indubbio spessore tecnico. È stato, infatti, anche un
momento importante per dimostrare che questa sinergia fra
ambiente alpino e speleo, come
avviene in Italia a differenza di
molti altri paesi, è uno scenario
ri della dimostrazione, hanno
sapientemente garantito il funzionamento dell’organizzazione, montando capannoni, piegando magliette, distribuendo
panini, spostando cavi, garantendo l’accessibilità alle aree...
permettendo insomma l’evento in sé. Tutto ciò con grande
serenità ed umiltà.
Già alla fine dell’esercitazione sono
giunti i primi timidi
riconoscimenti per la
grande mole di lavoro
sviluppato e per la sua
indubbia spettacolarità. È stato con il passare del tempo, però, che
il
consenso di
numerosi
paesi partecipanti
è andato
via
via
aumentando. Ciò
è
stato
testimoniato dalle
numerose e-mail
e lettere
per venute in sede
nazionale
e in segreteria del
SASV che
hanno sottolineato
la bontà
dell’organizzazione e la superba
dimostrazione
delle 5 Torri.
Va anche ricordato in questa sede per onestà intellettuale la polemica con la quale la
Stazione CNSAS di Cortina ha
manifestato il proprio disagio,
Un particolare
della manovra
del Soccorso
Speleologico
Recupero
con il palo
pescante
rispetto al mancato
coinvolgimento del
proprio personale
nel corso dell’evento. In una riunione
appositamente convocata, alla presenza di tutti i Volontari
della
Stazione,
il Presidente ha
ammesso alcune sue responsabilità al riguardo, scusandosi
con sincerità per l’accaduto. Lo
stesso ha fatto il Capo Stazione,
Paolo Bellodis, che ha riconosciuto alcune colpe, pur esprimendo un giudizio lusinghiero
sull’evento.
Infine alcune considerazioni.
Quanto del lavoro svolto a
Cortina dal CNSAS Nazionale
abbia influito positivamente
sulla granitica impostazione
della CISA/IKAR e sul ruolo del
CNSAS al suo interno, ancora
non lo sappiamo con certezza.
I tempi stanno cambiando
ed anche questo 57° Congresso
della CISA-IKAR avrà contribuito a lasciare un segno inequivocabile sul ruolo dell’Italia
all’interno della stessa organizzazione, in termini di prestigio, ma soprattutto in termini
di sostanza ed operatività, la
stessa che ha saputo mettere
in campo il CNSAS Veneto e
Bellunese.
Ciò non può non essere
motivo di orgoglio e farci diventare sempre più consapevoli
che la nostra organizzazione
non teme confronti esterni…
ma, paradossalmente, teme talvolta più quelli interni.
Fabio Bristot - Rufus
Presidente SASV - CNSAS
4
UN NUOVO
RAPPORTO
CON LA
REGIONE
VENETO
È POSSIBILE
mente esistenti, offrendo alla Regione Veneto soluzioni legislative
e normative giuridicamente fondate, concrete e percorribili proprio
perché rivolte a dare soluzioni efficaci all’intera materia trattata.
Il tutto all’interno di una proposta così detta globale che non abbisogna, quindi, di iter particolarmente tortuosi o di emendamenti
quali-quantitativi di sorta, poiché il prodotto finale è la sintesi ed il
necessario perfezionamento di quanto già esistente.
In ogni caso, a scanso di equivoci e per correttezza formale
si propongono di seguito nell’ALLEGATO 1 alcune valutazioni di
merito che illustrano in particolare l’analisi delle criticità e delle
contestuali soluzioni elaborate dal CNSAS Veneto, attraverso la formulazione di un disegno di legge ad hoc dedicato e la conseguente
abrogazione degli articoli concernenti il CNSAS Veneto contenuti
all’interno della Legge Regionale n. 33/02.
Il lavoro sino a qui svolto dal CNSAS Veneto è di per sé un invito ad affrontare speditamente la questione, poiché rappresenta
– come detto – la completa e puntuale ridefinizione dei rapporti
L’ASSEMBLEA DEI CAPI E VICE CAPI STAZIONE TENUTASI IN PEDAVENA IL 15 NOVEM- con la Regione Veneto ed un’ottimizzazione dei rapporti operativi
BRE SCORSO, NEL CORSO DELLA QUALE ERANO STATE APPROVATE LE LINEE GUIDA con il Servizio Sanitario Regionale. Azione tanto più necessaria,
ED IL TESTO DELLA PROPOSTA DI LEGGE REGIONALE ELABORATO DAL CONSIGLIO DEL quanto più si considera la necessità di pianificare prioritariamente
le politiche dell’Urgenza e dell’Emergenza Medica nel territorio reSASV, HA PERMESSO A QUEST’ULTIMO DI DEFINIRE E PERFEZIONARE LA DOCUMENTAgionale montano, concependo, altresì, una forte integrazione con
ZIONE TRASMESSA AL CONSIGLIO REGIONALE E ALLA GIUNTA DELLA REGIONE VENETO
il sistema della Protezione Civile regionale e locale,
oltre che con il Sistema Turismo legato in genere al
La mole di lavoro sviluppata dal Consi“sistema montagna veneta”.
glio SASV-CNSAS è stata davvero notevole
Va, inoltre, ricordato in questo particolare consia in termini di perfezionamento della protesto il ruolo del Club Alpino Italiano, da sempre
posta di legge e della conseguente convenattore fondamentale di alcune delle politiche della
zione sia in termini di incontri vari tenutisi a
montagna e il cui ruolo, all’interno della stessa Leglivello politico.
ge Regionale n. 33/02, dovrà essere riconsiderato
Consci di aver fatto il massimo delle nostante le complesse attribuzioni che gli competono
stre possibilità, attendiamo ora i prossimi
ed il fatto che il CAI stesso continua ad essere punto
mesi, sperando che quanto promesso dai
di riferimento socio-culturale, non solo della monvari Assessori e Consiglieri Regionali contagna, ma dell’intera regione. Fermo restando che
tattati possa essere mantenuto con la stesil rapporto con il CNSAS Veneto resterà inalterato,
sa serietà con la quale il CNSAS Veneto ha
poiché il CAI è da sempre bacino privilegiato da cui
operato in tutti questi anni.
attingere le proprie forze e risorse umane.
Di seguito il testo della lettera inoltrata
Tutto ciò premesso gentilmente si richiede che il
alla Regione Veneto.
Sig. Presidente del Consiglio Regionale ed Sig. ri Capi
"Con la presente si ripropone, così come
Gruppo possano accordare, dando anche formale
già avvenuto nel corso del triennio 2002/2004,
seguito ai colloqui intervenuti, il proprio avvallo biperaltro in forma disorganica da parte della
partisan alla proposta di legge di cui all’ALLEGATO
scrivente organizzazione di soccorso, la pro2, rendendosi parte responsabile nel sottoscriverla e
posta di una complessiva ridefinizione del
nell’avviare l’iter di approvazione, fermo restando
rapporto tra Regione Veneto e Soccorso Alpila necessità di fare anche delle audizioni consiliari,
no e Speleologico Veneto, nella certezza che
momenti
Il Vice Presidente della Regione Veneto,
le attuali criticità/opportunità possano venire
imporLuca Zaia, dopo la conferenza stampa
definitivamente tematizzate, quindi recepite
tanti per
di presentazione dell'attività
e portate a soluzione da parte della Regione
del Soccorso Alpino e Speleologico Veneto
dare comVeneto.
piutezza
Tutto ciò a fronte della presentazione anae velocità
litica del status quo, legislativo e normativo da una parte, opera- al raggiungimento di un
tivo e gestionale dall’altra, che ha condotto il CNSAS Veneto ad obiettivo che è di per sé
interpretare un ruolo maturo (…) e proponendosi come interlocu- una prima risposta contore istituzionale serio e per questa ragione degno che le proprie creta, offerta alle molteistanze siano valutate con estrema attenzione.
plici problematiche della
Fasi di
Il CNSAS Veneto è stato, dunque, attento a presentare in forma montagna veneta.
assemblaggio
compiuta un lavoro di sintesi in grado di offrire risposte alle proSi resta a completa
della
documentazione
blematiche di ordine legislativo, burocratico ed economico attual- disposizione di Codesto
trasmessa in
Spettabile Consiglio ReRegione Veneto
gionale per intraprenIl CNSAS impegnato in alcuni momenti
dere un percorso di coldi carattere istituzionale. Le immagini
laborazione che offrirà
si riferiscono ad alcuni incontri estivi
– ne siamo certi – in tempi brevi reciproche soddisfazioni, oltre
con il Ministro alle Politiche Agricole
a garantire migliori servizi alla collettività ed in genere, fuor di
Gianni Alemanno e con Romano Prodi
retorica, alla montagna veneta.
Infine, un invito ad analizzare con la dovuta sensibilità gli ALLEGATI proposti perché sono assolutamente significativi ed utili
per comprendere la complessiva e complessa attività del CNSAS
Veneto, nella speranza che siano buon viatico anche per apprezzare il nostro lavoro.
Salutiamo con cordialità, anticipatamente ringraziando per la
fattiva collaborazione resa alla scrivente organizzazione di soccorso che, da oltre 51 anni, garantisce un presidio fondamentale
per la montagna, per i sui cittadini e per l’utenza turistica."
Il CNSAS
presenta
un proprio
disegno di
legge
IL CONSIGLIO
SASV - CNSAS
La 6^ Delegazione Speleologica
del CNSAS si presenta
segue da pag. 1
Ma tanti spesso si domandano:
“che ci stanno a fare
gli speleologi all’interno del SASV?”.
Bene, vediamo se
finalmente grazie
a “L’Agazon” riusciremo a conoscerci meglio e a dare un senso
a quella scritta “Speleologico” che
compare nello stemma del nostro
sodalizio.
sportabile velocemente verso le
strutture sanitarie e il suo recupero, dunque, è più improntato sulla
qualità del trasporto che non sulla velocità. Il soccorso speleologico, infatti, da sempre fornisce un
soccorso medicalizzato portando, per quanto possibile, l’ospedale sul luogo dell’incidente.
Spesso sono necessari Tecni-
Gli interventi
di soccorso
Gli interventi di soccorso speleologico vengono di norma gestiti dal Delegato di Zona (o dal
suo Vice) che assume il ruolo di
Direttore delle Operazioni. E’ a
quest’ultimo, dunque, che vanno preferibilmente fatte afferire
le chiamate di soccorso. In alternativa possono essere chiamati
i Capi Stazione competenti per
territorio.
La capillare diffusione presso
tutti i gruppi speleologici d’Italia
dei recapiti del soccorso consente di ricevere nella maggior parte
dei casi la chiamata in modo diretto e tempestivo. Infatti in tutti
Il soccorso
in grotta
Spesso ci si dimentica che
molte delle nostre montagne
sono vuote. Si pensi che in Veneto ci sono oltre 7.000 grotte
esplorate e inserite nel catasto
delle cavità della Regione Veneto. A queste vanno aggiunte le
circa 1400 grotte del Trentino e
le circa 300 dell’Alto Adige, disseminate in tutto l’arco alpino e
prealpino.
Molte di queste sono caratterizzate da un’alta frequentazione di speleologi di tutta Italia
per la loro particolarità e bellezza,
cito un esempio per tutti: il “Bus
dela Rana” a Malo (VI) che con i
suoi circa 27 chilometri di gallerie, cunicoli, sale e fiumi sotterranei è una delle mete preferite per
corsi di speleologia, gite e uscite
di gruppi scout provenienti da
tutta Europa.
Diversi abissi poi, raggiungono profondità ragguardevoli, ponendo serie complicazioni
in caso di intervento di soccorso.
Alcuni di questi sfiorano persino i
1000 metri di profondità.
Gli incidenti sono per fortuna
non molto frequenti, ma la complessità degli ambienti (strettoie,
cunicoli allagati, laghi, pozzi,
temperature rigide, fango, ...) rende gli interventi di soccorso estremamente complessi. È spesso necessario l’impiego di più squadre,
composte ognuna da almeno
16-20 Tecnici, che si alternano in
turni di lavoro anche di 30 ore
consecutive!
Alla luce di quest'analisi è evidente come un soccorso in grotta
non possa prescindere dalla costante presenza dei medici sin
dalle prime fasi dell’intervento.
Nella maggior parte dei casi l’infortunato non è purtroppo tra-
Il Presidente del Parco delle Dolomiti Bellunesi, prof. Guido De Zordo, a destra,
assieme al Delegato e Vice Delegato della 6ª Delegazione Speleologica e ad alcuni tecnici
ci con particolari competenze,
quali disostruttori abilitati all’uso
di esplosivi per allargare le strettoie per il passaggio della barella
o speleosubacquei per il superamento di tratti completamente
allagati. Per questo motivo il Soccorso Speleologico si è dotato di
un’organizzazione che consente
di gestire le emergenze a livello nazionale, con commissioni
operative, formate da Tecnici
altamente specializzati, che, in
caso di necessità, convergono sul
luogo dell’incidente arrivando da
tutta Italia.
In conseguenza di tutto ciò,
gli interventi si possono protrarre anche per più giorni. In questi
casi, all’esterno della grotta viene
organizzato un supporto logistico con tendoni, ponti radio,
generatori e quant’altro possa
servire per gestire ogni evenienza, sovente in luoghi che sono
difficilmente raggiungibili con i
normali mezzi di trasporto.
Ovviamente anche i nostri
tecnici vengono frequentemente
chiamati ad intervenire nelle
emergenze delle altre regioni,
sia per l’elevato numero di Tecnici specializzati presenti, sia per il
buon numero di Volontari in grado di operare alle alte profondità.
Per questo motivo si organizzano anche esercitazioni congiunte con le altre Delegazioni
Speleologiche.
i corsi di speleologia di primo livello organizzati
dal CAI e dalla
Società Speleologica Italiana,
vengono tenute
lezioni di prevenzione e sul
soccorso da Volontari del CNSAS.
Gli interventi
vengono sempre portati avanti in collaborazione con la
struttura nazionale avvisando
il Responsabile
Nazionale del Coordinamento
Speleologico, la Commissione
Medica, la Commissione Disostruzione, le Delegazioni Speleologiche confinanti e gli Addetti
Stampa.
Il Soccorso
Speleosubacqueo
In Veneto e in Trentino sono
presenti anche numerose cavità
allagate e risorgenze carsiche.
Sono sparse in tutto il territorio
ma sono concentrate per lo più in
provincia di Vicenza e di Treviso.
In provincia di Vicenza si trovano
alcune tra le più importanti e famose risorgenze italiane: Oliero,
Elefante Bianco, Fontanazzi; solo
per citarne alcune.
Questi ambienti sono particolarmente rischiosi e necessitano
di una notevole preparazione
specifica. La Speleologia Subacquea è considerata, non a torto,
come una delle attività sportive
più ad alto rischio. Nonostante
ciò, o forse sarebbe meglio dire,
proprio per questo, è in voga
nell’ambiente dei subacquei
la frequentazione delle grotte
sommerse e il nostro territorio è
ovviamente una delle mete preferite dei club subacquei di tutta
Italia.
L’attività subacquea si suddivide per quanto riguarda il soccorso in due categorie: il recupero
di infortunati o pericolanti oltre
tratti di grotta allagati, anche
con l’eventuale ospedalizzazione, oltre il sifone ed il recupero
nelle risorgenze carsiche. Inutile rimarcare come la quantità di
materiali impiegati (bombole di
miscele e di ossigeno, compressori, zavorre, contenitori stagni,
ecc.) in questo tipo di attività sia
ragguardevole.
La Delegazione sta investendo in questo campo già da alcuni
anni, facendo conseguire ai propri
Tecnici brevetti internazionali
per l’uso di gas respiratori speciali, quali Nitrox e Trimix, ponendo
i nostri specialisti sicuramente all’avanguardia in questo settore.
Attualmente l’operatività del
nucleo è di ben 80 metri di pro-
fondità e stiamo lavorando per
raggiungere i 100 metri (si pensi
per avere un termine di paragone, che il limite imposto agli Enti
dello Stato è al massimo di 50
metri).
In conclusione il SASV, grazie
anche alla presenza della Delegazione Speleologica, con le sue
molteplici sfaccettature, può di
certo vantarsi di poter portare
soccorso a 360 gradi in una moltitudine di situazioni e di ambienti,
dalle cime delle vette dolomitiche fino agli abissi più profondi e
remoti.
Antonino Bileddo
Delegato
6ª Delegazione Speleologica
6
Estate 2005
L
'estate appena trascorsa
è stata caratterizzata da
numerosi, quanto impegnativi, interventi di soccorso che
hanno visto come teatro operativo la parete sud della Regina delle Dolomiti.
Il primo "soccorso", ha interessato, loro malgrado, due forti
alpinisti rimasti bloccati in un canalino ghiacciato a poche decine
di metri dall'uscita della via "Ideale". In questa occasione, personale della Stazione CNSAS della "Val
pettorina", quasi alla scadenza
delle effemeridi, è stato trasportato con l'elicottero del SuEM 118
di pieve di Cadore in prossimità
dell'uscita della via. Qui sono stati allestiti tutti gli ancoraggi per
lo svolgimento della manovra di
soccorso. Dopo aver recuperato
i due alpinisti, che non presentavano nessun problema fisico, gli
stessi sono stati accompagnati
fino alla base del ghiacciaio e
quindi al passo Fedaia dove sono
arrivati a notte inoltrata.
Dopo pochi giorni, nel tardo
pomeriggio, è giunta alla Centrale Operativa del SuEM 118 di
pieve di Cadore un'altra richiesta
di soccorso dalla parete sud della
Marmolada. Questa volta, quattro
alpinisti sono rimasti bloccati dal
maltempo a circa metà della via
"Vinatzer". Vista l'impossibilità di
un immediato intervento aereo,
a causa delle avverse condizioni
meteo presenti in zona e l'ormai
approssimarsi del buio, viene
deciso di inviare gli uomini della
squadra di soccorso a punta Rocca, luogo questo dove esce la via.
Da subito si prospetta un intervento complicato, anche perchè
è in corso una violenta bufera di
neve. Vengono quindi allertate
Una parte della
squadra del Soccorso
Alpino che ha operato
in parete
Il personale sanitario
provvede a sedare i
sintomi di ipotermia
dovuti alla lunga
esposizione in parete
degli alpinisti
Soccorsi d'altri tempi
Una fase del recupero di quattro alpinisti in
difficoltà sulla via Don Quichotte in Marmolada.
Bloccati dalle condizioni meteo assai inclementi
e dal verglas a 180 metri dalla cima,
verranno recuperati solo alle due di notte
dopo un'operazione assai complessa
anche le Stazioni CNSAS di Alleghe, Livinallongo, Selva di Cadore e Val Biois, che in poco tempo
fanno giungere a Malga Ciapela
parecchi uomini. Tutti vengono
trasportati fino al "Serauta" con
la funivia per proseguire poi lungo il ghiacciaio con il gatto delle
nevi. Dal bordo superiore di questo sino alla cima di punta Rocca
viene attrezzato un percorso con
corde fisse. Infine, quando tutto
il sistema per il recupero degli
alpinisti è stato allestito, compare in cielo una schiarita. Questo
permette un veloce intervento
dell'elicottero che con due abili
rotazioni riesce a prelevare direttamente in parete i quattro rocciatori. Tutto il personale CNSAS
rientra al passo Fedaia percorrendo a piedi il ghiacciaio.
pochi giorni dopo, altra chiamata di soccorso dalla parete sud
della Marmolada. Quattro alpinisti sono rimasti bloccati dal maltempo a centottanta metri dall'uscita della via "Don Quichotte".
Condizioni meteo proibitive,
pioggia sotto i 2.700 metri, neve
in quota e temperature sotto lo
zero. L’elicottero tenta invano di
avvicinarsi alla parete.
Vengono subito allertate le
Stazioni CNSAS contermini in
quanto anche questa operazione di soccorso si prospetta molto
laboriosa e tecnicamente impegnativa. Ore 20, 28 Tecnici delle
Stazioni CNSAS della Val pettorina, Val Biois, Alleghe e Selva di
Cadore, ai quali si aggiungono
successivamente il presidente
regionale e il Capo Stazione di
Longarone, convergono a Malga
Ciapela. La funivia è stata aperta
appositamente, il personale con
una notevole quantità di materiale raggiunge così il "Serauta",
dove tutto viene trasbordato sul
gatto delle nevi e con questo percorso poi un buon tratto di ghiacciaio.
Si rende, quindi, necessario
attraversare parecchi crepacci, tra
cui quello terminale, percorrere
il tratto culminale del ghiacciaio,
che si presenta particolarmente
ripido, e salire infine un canalino
roccioso piuttosto insidioso e ricoperto di neve fresca. per questa
ragione vengono attrezzate, tra
ghiaccio e roccia, alcune centinaia di metri con corde fisse fino
a raggiungere la cresta della Marmolada d'Ombretta, in un punto
contermine all’uscita della via, il
tutto per permettere un sicuro
avvicinamento del personale.
Sotto un tempo inclemete
viene allestito l'occorrente per la
calata di un soccorritore fino agli
alpinisti e per il loro successivo
recupero. L'operazione viene effettuata due volte, in quanto per
ogni singolo recupero vengono
tratti in salvo due rocciatori. Tutte e due le volte scende nel buio
della "sud", per complessivi 400
metri, il Tecnico della Stazione Val
pettorina Luca Barbana, in quanto profondo conoscitore delle
vie alpinistiche che si sviluppano
MARMOLADA
lungo la parete della "Regina". Le
manovre di calata iniziano verso le 23.30, alle 02 i quattro gli
alpinisti sono recuperati e alle
04 tutto il personale impiegato
nell'operazione di soccorso, dopo
aver recuperato l'attrezzatura utilizzata per le manovre, raggiunge
la stazione della funivia del Serauta, con la quale viene poi trasportato a valle.
per la buona riuscita dell'operazione, importantissimo è stato
l'apporto del Volontario Dante
Del Bon, gestore del Rifugio O.
Falier all'Ombretta, che, da quest'ultimo, forniva via radio le indicazioni sulla corretta direzione di
calata per raggiungere i quattro
alpinisti.
Da segnalare, che per la prima volta in Italia, in questa occasione è stato utilizzato in una
operazione reale di soccorso un
nuovo argano a motore di fabbricazione francese, argano da poco
in dotazione alla
Stazione CNSAS
Gli alpinisti
della Val pettorial momento
na. Lo strumento
del loro recupero
ha sicuramente
facilitato l'operazione, rendendola più sicura e
veloce.
Infine, è doveroso ringraziare la Società
"Tofana – Marmolada",
proprietaria della funivia che sale in
Marmolada ed,
in particolare, il
Capo servizi Luciano Sorarù e i
suoi collaboratori che hanno sempre aperto l'impianto per consentire il trasporto
in quota veloce e sicuro delle
squadre, oltre a mettere a disposizione i gatti delle nevi (nda: l’impianto per tutta l’estate è rimasto
chiuso per lavori di ristrutturazione e potenziamento).
Questa sensibilità ha consentito al personale del CNSAS di
risparmiare parecchie ore di marcia faticosa ed evitato di dover
percorrere il ghiacciaio di notte
alla luce delle lampade frontali.
Ghiacciaio che nel periodo estivo è particolarmente pericoloso
vista l'abbondante presenza di
crepacci.
Gli interventi di soccorso sopra citati ed altri, di minor impegno, hanno messo in evidenza
l'ottimo affiatamento esistente
tra le varie Stazioni CNSAS dell'Agordino e l'alto grado di professionalità raggiunto dai Tecnici
Volontari, segno sempre più evidente che il concetto di interoperatività deve essere portato
sempre più a regime.
Denis Valente
STAZIONE CNSAS VAL pETTORINA
7
Val Clusa 2005
Esercitazione
Nazionale
di Soccorso in Forra
L’ESERCITAZIONE
Era da diverso tempo che si
programmava di farci un’esercitazione. Già lo scorso anno, infatti,
venne rimandata a causa delle
condizioni meteo avverse. Ad
inizio anno durante il Consiglio
di Zona, mentre stendiamo il programma di Delegazione, Costalunga (Capo Stazione di Vicenza)
la ripropone con forza. La sfida
viene subito accettata: la “sesta”
organizza l’esercitazione e invitiamo a darci man forte i lombardi e
la COMFOR Speleo.
Ne parlo con Fabio Bristot e
con Roberto De Rocco (Delegato
della 2^ Zona Bellunese) che mi
danno il loro pieno appoggio. Saranno loro ad interessarsi per farci
mettere a disposizione l’elicottero
del SuEM 118 per il trasporto del
materiale a monte.
Viene individuato un possibile ingresso per una squadra dopo
poco meno di un terzo del percorso e si stende un rilievo di massima della forra: sono più di 500
m di dislivello, con uno sviluppo
di 3,5 Km. Ci sono circa 60 punti
fra salti, saltini e toboga, di cui 40
sono da discendere con l’utilizzo
di tecniche particolari.
Decidiamo di simulare un
intervento nella parte alta. Due
squadre si daranno il cambio recuperando la barella per i primi
3/4 del percorso fino alla briglia.
Meglio lasciar stare il tratto a valle: se dovesse piovere non sappiamo come si comporterebbero le
paratie, meglio evitare sorprese.
Le pubblicazioni danno il tratto percorribile in 7 ore, ma i nostri
garantiscono che una squadra di
persone esperte, per quanto numerosa, la può percorrere in 5-6
ore.
Ora tutto è pronto e deciso.
Resta un problema: siamo sul
confine col parco Delle Dolomiti
Bellunesi, quel parco dove il torrentismo è vietato e non viene
rilasciato il permesso di sorvolo
con gli elicotteri se non in caso
di incidente; quello dove i tor-
IL SOCCORSO IN FORRA
Le discese delle gole acquatiche o per dirlo in una parola, il canyoning o
torrentismo, sono un’attività che negli anni passati veniva per lo più praticata dagli speleologi. Oggi, invece, è una disciplina assai in voga ed il moltiplicarsi di associazioni, agenzie e guide che accompagnano i turisti nelle
forre lo confermano. Numerose pubblicazioni italiane ed estere descrivono
la grande quantità di itinerari presenti sul nostro territorio, attirando moltissimi appassionati da tutta Europa. In Veneto le forre esplorate si trovano
per lo più in provincia di Verona e di Belluno, anche se non mancano quelle
in provincia di Vicenza e di Treviso.
Il Soccorso Speleologico, occupandosi del soccorso in forra da
parecchi anni, ha istituito un’apposita Commissione per studiare le
tecniche più idonee per il soccorso e
per tutte le problematiche connesse,
non poche davvero.
Gli incidenti, al contrario di
quanto si è portati a credere, sono
frequenti e spesso sono risolvibili velocemente dalle squadre di Soccorso
Alpino, altri, quando gli infortunati
non sono facilmente raggiungibili,
diventano assai complessi.
Molte forre, infatti, hanno lunghi
tratti dove è impossibile raggiungere
gli infortunati dall’alto a causa delle
alte e strette pareti spesso franose
ed è necessario trasportare un eventuale ferito lungo il corso del torrente
fino al primo punto di uscita. È in questi casi che il soccorso organizzato
gioca un ruolo fondamentale. Sono necessari tecniche e materiali specifici,
quali barelle galleggianti e stagne, trapani e radio opportunamente resi
impermeabili e squadre composte da almeno 16-20 Tecnici, in grado di restare in acqua per parecchie ore e pronti ad operare anche di notte.
La 6ª Delegazione opera in stretta collaborazione con le Stazioni di
Soccorso Alpino dove vi siano Tecnici addestrati in tal senso. Per quanto
riguarda la provincia di Verona, collaboriamo da anni ormai con la locale
Stazione di Soccorso Alpino per gli interventi in forra nella zona di competenza . Per quanto riguarda il bellunese, invece, i nostri tecnici forristi provenienti da Verona, Vicenza e Trento sono a disposizione per gli interventi
più complessi.
L’alta professionalità raggiunta dai nostri soccorritori è riconosciuta in
tutta Italia. Ne sono una prova le lezioni tenute ai vari corsi di soccorso in
diverse parti del territorio nazionale e l’importante contributo tecnico dato
alla realizzazione della nuova barella galleggiante che stiamo assemblando e distribuendo in tutti i Servizi Regionale per conto della Commissione Forre Nazionale. Ad ulteriore conferma di ciò, il fatto che due, dei dieci
Istruttori Nazionali della costituenda Scuola Nazionale Soccorso in Forra
del CNSAS, proverranno dalla 6ª Delegazione.
La Val Clusa
riassume in estrema
sintesi le seguenti caratteristiche tecniche:
non particolarmente
difficile, molto
acquatica e lunga, con
pochissime vie di fuga
rentisti vengono invitati dagli
agenti della forestale a rivestirsi e
a cambiare zona. Sì c’è la 162…
basta una comunicazione… ma
come facciamo con l’elicottero? E
poi l’area individuata per il campo base è all’interno del parco, in
una proprietà della forestale. Roberto e Fabio si mettono in moto
ed organizzano un incontro con il
presidente ed il Direttore. L’esito è
entusiasmante: il parco sarà addiFasi
preparatorie
rittura partner in questa esercitazione: ci verranno concessi tutti
i nulla osta del caso e vengono
gettate le basi per una convenzione col SASV di reciproca collaborazione, per quanto attiene
le esercitazioni, gli interventi di
soccorso e il monitoraggio del
territorio, comprese le cavità e le
forre. Il tutto viene annunciato ai
giornalisti in un’apposita conferenza stampa.
venerdì 15 luglio
Ore 14. Arrivano i primi Tecnici, si preparano i materiali, si
monta il campo base.
Alle 17.30 arriva l’elicottero in
barba alle nubi minacciose che si
stanno addensando sulle cime attorno a noi. Con una prima rotazione si sbarca col verricello uno
continua a pag. seguente
8
Esercitazione Nazionale
di Soccorso in Forra
Imbarellamento
continua dalla pag. precedente
dei nostri. Occorrono altre due
rotazioni col gancio baricentrico
per il trasporto dei materiali stimati nel peso di circa 400 Kg.
ultimi dettagli di pianificazione per il giorno seguente, si fanno
le squadre e si dividono i compiti:
la prima squadra con tre squadre di attrezzisti composte da tre
persone ciascuna, otto Tecnici
che movimenteranno la barella,
mentre un barelliere a turno farà
da ferito. Caposquadra Franco
Fasi
della calata
Bignami (neo coordinatore della
COMFOR). Ci sarà in aggiunta anche una persona svincolata per
le riprese video. Con la seconda
squadra entreranno altri 16 Tecnici, ma cinque della prima resteranno a dar man forte anche alla
seconda. Caposquadra Giovanni
pizzorni. Anche qui un operatore
farà le riprese video.
Due persone a turno garantiranno dal sentiero il contatto
radio tra la forra e la base operativa.
Le nubi si fanno sempre più
minacciose. La sera, 30 km più a
sud, si scatena il finimondo: temporali e grandine in gran quantità. Chi è in viaggio ci telefona
preoccupato. Al campo non piove. Solo poche gocce… speriamo
in bene.
sabato 16 luglio
Sveglia alle 3.30, colazione
preparata dalla nostra logistica e
trattamento anti-zecche: la zona
ne è infestata. Briefing e partenza
della prima squadra alle 4.40. In
un’ora e mezza sono all’ingresso,
alle 6.40 entrano in forra i primi
… solo 10’ di ritardo.
Alle 7.30 il ferito è già raggiunto e imbarellato. Alle 7.40 inizia il
recupero.
L’appuntamento con la seconda squadra recupero è tra le 11 e
le 12. Ore 8.40 anche la seconda
squadra parte dal CB.
Ore 10.30: ci comunicano
dalla forra che hanno rotto uno
dei trapani. Occorre mandarne
un altro per la seconda squadra.
Mandiamo Corti, il Delegato della
Lombardia, con un trapano funzionante (chi ha detto che i Delegati sono solo dei politici?) mentre Casella ed io restiamo in base
alla direzione operazioni.
Alle 11.20 tutta la seconda
squadra è in forra all’appunta-
pillole di
soccorso...
I NUMERI
DELL'ESERCITAZIONE
47 partecipanti:
35 del Soccorso Speleologico
12 del Soccorso Alpino:
• 21 dalla 6^ Zona Speleologica
(Veneto Trentino Alto Adige)
così suddivisi:
− 5 dalla Stazione di Trento
− 5 dalla stazione di Vicenza
− 8 dalla Stazione di Verona
− 3 dalla Stazione Veneto Orientale
• 7 dalla 9^ Zona Speleologica
(Lombardia)
• 4 dalla 11^Zona Speleologica
(Marche)
• 3 dalla 13^ Zona Speleologica
(Liguria)
• 1 dalla 1^ Zona Alpina
(Friuli Venezia Giulia)
• 6 dalla 2^ Zona Alpina (Bellunese)
• 1 dalla 3^ Zona Alpina (Alto Adige)
• 4 dalla 11^ Zona Alpina
(Prealpi Venete)
Di questi
36 sono entrati in forra,
4 erano addetti alla direzione operazioni
7 addetti alle comunicazioni,
alla logistica e altri servizi.
mento e alle 12 avviene il primo
passaggio di consegne tra gli
attrezzisti. Alle 13 viene presa in
consegna la barella dalla seconda
squadra.
Tutto procede bene, viaggiano spediti. Solo per alcuni brevi
SITO E MAIL
Anni di promesse, ma anche pochi che, nonostante gli impegni assunti, si siano dati da fare
per raggiungere l’obiettivo di avere un sito web degno di questo nome. Dal 2003, infatti, l’home
page del sito era pronta, ma solo con le prossime settimane sarà possibile navigare nel sito ufficiale del CNSAS Veneto, una volta che le varie pagine verranno riempite dei vari contenuti.
Allo scopo di rendere il sito un’entità veneta e non solo bellunese, si è deciso di cambiare dominio, ovvero di passare a www.cnsas.veneto.it. Questa realizzazione permetterà di uniformare e
creare ex novo anche la rete mail delle Stazioni CNSAS del Veneto. A queste verranno trasmesse
tutte le possibili indicazioni per configurare la nuova casella di posta elettronica e sincronizzarla
con quella già in uso dal Capo Stazione o suo delegato. Si anticipa che le e-mail saranno del tipo
[email protected], [email protected].
Anche questo strumento diventerà un’occasione per comunicare con maggiore celerità, aumentando contestualmente la base delle comunicazioni per una crescita dell’intera organizzazione.
[email protected]
periodi non abbiamo il contatto
radio ma i Tecnici sul sentiero si
spostano in continuazione alla ricerca della copertura migliore.
Alle 14 circa, sul salto da 25,
come avevamo già previsto, c’è
un rallentamento della manovra.
C’è un’uscita difficile preceduta
da un toboga. passato quello, tutto procede per il meglio. La barella trova sempre gli armi pronti
davanti a sé.
Alle 18 circa, la barella è alla
base dell’ultimo salto prima della
briglia, con un’ora di anticipo sul
previsto.
CONCLUSIONI
È generale la soddisfazione
per la buona riuscita dell’esercitazione. Se si considera che le squadre di recupero erano composte
da Tecnici di varia provenienza,
sia geografica che tecnica, si può
affermare che c’è stato un buon
affiatamento.
Lo scopo dell’esercitazione era
quello di testare gli schemi di movimento degli uomini e dei materiali messi a punto dalla COMFOR
in questi ultimi anni e possiamo
affermare che hanno funzionato
egregiamente. La barella non si
è quasi mai fermata ad aspettare che gli armi fossero pronti. Le
tecniche ormai diffuse nei numerosi corsi nazionali tenuti dalla
COMFOR, che tendono il più possibile a semplificare gli armi delle
calate, hanno dimostrato la loro
efficacia e rapidità.
Ovviamente è la barella stagna galleggiante, che consente
di sfruttare l’acqua come aiuto
alla progressione anziché come
un ostacolo, che ha fatto la differenza.
Insomma, abbiamo dimostrato che, dove non è possibile
sforrare agevolmente un ferito, il
CNSAS è in grado di lavorare per
diverse ore in ambiente di difficoltà medio-alta con elevata efficacia ed efficienza.
Antonino Bileddo
DELEGATO
6ª DELEGAZIONE SpELEOLOGICA
9
V
L'incidente aereo di Cima del Porco
erso le 13,15 di sabato 21 maggio 2005, tre
volontari del Gruppo di
protezione Civile di Caltrano, che
si trovavano nella zona di Malga
Fonte per rilevare e segnare sentieri, avevano notato un aereo da
turismo proveniente da sud che
volava piuttosto basso in direzione del ciglio meridionale dell’altopiano, tra Cima Fonti e Cima del
porco. poi, lo persero di vista dietro
un costone boscoso e, poco dopo
sentirono in lontananza un forte
rumore d’impatto, mentre era cessato improvvisamente quello del
motore dell’aereo.
Convinti che al velivolo fosse
capitato un incidente, i tre avevano tentato di dare l’allarme col
cellulare dal luogo in cui si trovavano, ma senza riuscire a farlo per
mancanza di copertura, dovettero
scendere fino al Rifugio Tacabanda
per telefonare al 118 con l’apparecchio fisso del locale.
La centrale operativa del SuEM
di Vicenza, ricevuta la segnalazione una ventina di minuti dopo
l’incidente, allertava alle 13,40 la
Stazione di Arsiero del Soccorso
Alpino, nella cui zona di compeStabilizzazione del
tenza rientrava la località dell'inpaziente superstite
cidente aereo, affidando ad essa
la scelta della procedura d’intervento. Si decideva di mettere in
preallarme l’eliambulanza del 118
Verona Emergenza, compiendo prima la ricerca dell’aereo caduto con un
elicottero militare dotato della strumentazione adatta per questo tipo di
ricerche e competente per legge. La Stazione del CNSAS richiedeva al
RCC del COFA di poggio Renatico il mezzo aereo. La sala operativa del
RCC dirottava subito in zona un elicottero A 119 dell’Esercito, già in volo,
proveniente da Bolzano con rotta su Livorno. L’elicottero atterrava poco
prima delle 14 in località Campigoli di Velo d’Astico per sbarcare un generale di Corpo d’Armata e il suo aiutante, che stava trasportando, ed
imbarcare un soccorritore della Stazione CNSAS di Arsiero pratico della
zona dell’incidente.
La ricerca aerea fu ostacolata all’inizio da nubi basse a cumulo che coprivano solo i monti sui quali più probabilmente era avvenuto l’impatto.
perciò l’elicottero fu costretto a sorvolarle e costeggiarne i margini, captando subito in alcuni punti il segnale emesso dalla radio d’emergenza
dell’aereo precipitato. Radio che si era messa automaticamente in trasmissione al momento dell’urto.
La rapida dissoluzione delle nubi permise quindi di concentrare la ricerca nella zona in cui il segnale si percepiva più forte. Questa fu controllata attentamente dall’alto per oltre mezz’ora con ripetuti passaggi a pet-
pillole di
soccorso...
NUOVI UFFICI
Con l’inizio dell’anno la sede SASV-CNSAS e della 2ª Zona Delegazione Bellunese si è ampliata con quattro vani ed un servizio
igienico allo stesso livello dei precedenti e con essi comunicanti.
Le sale esistenti ed a voi note verranno completate negli arredi e
meglio usate come locali di rappresentanza, riunioni, conferenze,
corsi.
I nuovi locali, opportunamente arredati, sono ora strutturati
per ospitare l’ufficio amministrativo delle nostre segretarie, Grazia e Daniela, un ufficio operativo verrà destinato al presidente,
al Delegato e al Vice Delegato della 2ª Zona Bellunese, una capiente Sala Consigliare e una Sala Tecnica/Sala Riunioni, infine un
magazzino ove alloggiare i materiali in arrivo per le Stazioni, oltre
all’archivio.
un piccolo locale sarà infine occupato da Dolomiti Emerency
che in via dell’Artigianato ha trasferito la sua sede operativa. In
primavera sarà inaugurata la sede così ampliata, allestendo e terminando gli esterni in maniera consona.
tine. Alle 14,40 vennero avvistati
i rottami dell’aereo, precipitato
dentro un fitto bosco di abeti,
in località Sarsena, sul versante
sudovest di Cima del porco, a
circa 1300 metri di quota.
Con l’aereo, un Tb 10 Tobago a quattro posti da turismo,
immatricolato I-CEDA, erano decollati alle 11,30 dall’aeroporto
di parma il pilota S.S. e l’amico
S.F.
poiché nelle vicinanze non
c’erano aree adatte all’atterraggio, e l’elicottero militare era
privo di verricello, il soccorritore
della Stazione di Arsiero venne
sbarcato in hovering sul ciglio di
una strada sterrata, posta qualche centinaio di metri più a valle. Risalito nel bosco in cerca del
relitto dell’aereo e raggiuntolo
una decina di minuti più tardi,
trovò il passeggero parzialmente fuori dai rottami della carlinga, ferito molto gravemente, ma
ancora cosciente. Il pilota, invece, incastrato malamente tra le
lamiere non dava segni di vita.
Nella zona era impossibile telefonare col cellulare,
perciò il soccorritore
del CNSAS dopo aver
verificato le condizioni del ferito, ridiscese
Il Capo Stazione di Arsiero
momentaneamente
Siro Offelli ed il Tecnico
in strada per chiedere
di Elisoccorso,
l’immediato intervenpochi istanti prima
to dell’elicottero del
dell'arrivo dell'elicottero
118 Verona Emergendel Suem 118
za, tramite la radio di
di Verona Emergenza
che provvederà ad
un’auto dei Carabiospedalizzare il paziente
nieri appena arrivata
nel luogo in cui il velivolo militare era stato
visto concentrare le
sue ricerche e sbarcare il soccorritore.
L’elicottero
del
118, giunto verso le
15,20 in vista dell’auto dei Carabinieri e indirizzato da questi sul
punto dell’incidente,
riusciva a calare col
verricello, in una piccola radura adiacente,
un tecnico di elisoccorso del CNSAS con le attrezzature necessarie e una
dottoressa del SuEM che, verificate le condizioni del ferito, gli praticava
quattro trasfusioni, somministrandogli anche della morfina per calmargli
il dolore.
Dopo circa un’ora, necessaria per stabilizzare l’infortunato ed estrarlo
con la massima cautela dalle lamiere accartocciate, l’uomo veniva immobilizzato su una tavola spinale e verricellato col tecnico del CNSAS sull’elicottero del 118, che lo ha trasferiva all’ospedale di Vicenza per il ricovero
nel reparto rianimazione. Le lesioni più evidenti riportate erano la quasi
totale amputazione del piede destro, la frattura scomposta ed esposta
di tibia e perone della gamba sinistra sotto il ginocchio, la frattura dell’avambraccio destro e numerose ferite agli arti inferiori e al viso per l’urto contro il parabrezza anteriore, rottosi in schegge taglienti.
In seguito, arrivavano sul luogo dell’incidente anche nove soccorritori della limitrofa Stazione CNSAS di Asiago, allertata dal tecnico di elisoccorso al decollo dell’elicottero da Verona, che hanno collaborato con
i Vigili del Fuoco di Asiago giunti alla stessa ora con le loro attrezzature,
su richiesta del comandante della Stazione Carabinieri di Chiuppano, per
tagliare le lamiere accartocciate ed estrarre il corpo del pilota deceduto
che veniva in seguito rimosso.
Siro Offelli
CApO STAZIONE CNSAS DI ARSIERO
10
Centro Mobile di Coordinamento
Il Ce.Mo.Co. e le sue finalità
Claudio Bolzan,
Capo Stazione
di Longarone
ha curato
con Gianni Sitta
tutti gli
allestimenti
del Ce.Mo.Co.
Il Ce.Mo.Co., in altre parole il
Centro Mobile di Coordinamento, è andato a sostituire il vecchio Daily 4x4, ormai oneroso
nella manutenzione ordinaria e
soprattutto inadatto a garantire
una gestione efficace ed un coordinamento reale degli interventi
legati alla ricerca persone disperse e alle emergenze complesse.
Proprio gli interventi richiamati, nell’ultimo quinquennio,
hanno fatto registrare una crescita davvero esponenziale e, se è
vero che spesso possono essere
assimilate a falsi allarmi (il disperso viene ritrovato entro l’ora),
è altrettanto innegabile che in
svariate occasioni si sono svol-
ALLESTIMENTI
SPECIFICI
RADIO E
COMUNICAZIONI
1. Rak radio
Apparato veicolare
su frequenza CNSAS.
2. Rak radio
n. 2 Apparati veicolari
su frequenza CNSAS
(2 metri) e SUEM 118.
3. Altoparlanti interni
ed esterni n. 2 lato Dx
e lato Sn.
4. n. 3 Antenne apparati
radio.
5. n. 1 Antenne apparati
telefonici.
6. Alimentazione
esterna telefono+forza
(220W).
7.Predisposizione palo
telescopico per parabola
e/o altre apparecchiature
elettromeccaniche.
8. Interfaccia per
collegamento internet
(modem satellitare
o altra tecnologia).
te operazioni di ricerca davvero
complesse.
Con una nuova filosofia, dunque, a livello regionale si è deciso
di investire risorse nell’acquisto
del Ce.Mo.Co., dotandolo di quelle strumentazioni e di quegli apparati tecnologici che lo rendono
una sorta di ufficio viaggiante,
realizzato proprio per le specifiche esigenze del CNSAS.
È logico che, per quanto avveniristico possa essere il mezzo che
le Stazioni avranno in dotazione,
questo, senza Tecnici Volontari
con un’innata propensione alla
logistica e qualificati ad utilizzare
le strumentazioni contenute, sarà
ben poco utile.
Si è, quindi, deciso che verrà
effettuata un’apposita formazio-
Le strumentazioni interne
del Ce.Mo.Co. nel corso
di un addestramento
di ricerca persona dispersa
pianificato dalla
Stazione di Schio
ne per quelle figure che
avranno il compito di gestire tutte le fasi degli interventi sopra richiamati che
– lo ripetiamo – non possono più essere affrontati
in modo casuale ed estemporaneo.
I piani formativi, ancora
in corso di studio, riguarderanno la creazione delle
figure sotto indicate, ognuna delle quali avrà dei compiti assolutamente precisi.
1. Direttore delle Operazioni e delle Emergenze
Complesse.
2. Coordinatore delle Ricerche e delle Emergenze Complesse.
3. Capo Squadra Ricerca Persone
Disperse.
S o l o
con queste
modalità e
con queste
figure,
si
potrà gestire con reale
efficacia ed
efficienza la
ricerca ed,
in genere,
le
emergenze complesse.
Nei riquadri sono
riportate, in
estrema sintesi, alcune
ALLESTIMENTI
SPECIFICI
LOGISTICI
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
Coibentazione ed
in sonorizzazione.
Gruppo fari diversi
incassati sul telaio in alto.
Gruppo elettrogeno
3 kW diesel.
Gruppo webasto.
Gruppo prese diverse
per carica apparati radio,
telefonici, GPS, ecc..
Gruppo prese diverse
per carica apparati frontali
e diversi.
Cassettiere ed armadi
diversi.
Tenda/veranda
esterna conglobata
nel telaio
Una fase particolare
della ricerca
delle caratteristiche tecniche del
Ce.Mo.Co. L’investimento complessivo è stato di 70.973,99 euro,
al quale dovrebbero aggiungersi
le decine di ore di lavoro che diversi Tecnici delle Stazioni, oltre a
noi, hanno impiegato per garantire uno strumento estremamente utile a tutte le Stazioni CNSAS
del Veneto.
Claudio Bolzan
Capo Stazione CNSAS di Longarone
Stazione CNSAS di Belluno
Gianni Sitta
Il Ce.Mo.Co., ovvero il
Centro Mobile di Coordinamento
in una prospettiva esterna
ALLESTIMENTI
HARDWARE E
SOFTWARE
1.
2.
3.
4.
n. 1 PC fisso
con stabilizzazione
(masterizzatore CD e DVD,
scheda di rete,
scheda grafica
128RAM, modem
GPRS, Office Professional, XP Professional),
a torre
+ Notebook
n. 1 monitor 19 LCD
con stabilizzazione
Stampante a colori A4
a laser di cera
con stabilizzazione
Software (pacchetto
office e grafica)
- database
su tutti
i Volontari
con min.
NOME e
COGNOME,
INDIRIZZO
COMPLETO,
STAZIONE
E QUALIFICA,
NR TELEFONI,
PROFESSIONE,
ecc.
- database
tutti numeri
Stazioni / SUEM
118 / VV.F. /
CC / PS / CFS ecc..
- database su tutti
Comuni/Comunità
Montane/Amministrazioni diverse/Enti dello
Stato/Questura/ ecc.
5. Software gestione
cartografia
6. Gruppo continuità per PC
7. Carta tecnica regionale,
altre carte e ortofoto.
11
EUREKA
(*)
UN SOTWARE PER LA GESTIONE
DEGLI INTERVENTI DI RICERCA PERSONA
F
oglietti sdrucidi sparsi qua
e là, pennarelli che non
vanno mentre le penne non ci
sono mai state, poche cartine e
per lo più sbiadite, fotocopie delle zone di ricerca pronte solo per
il giorno dopo, nomi dei Volontari
che ci dovevano essere e non si
trovano più, ed ancora... prese di
corrente inesistenti a cui invece
dover attaccare caricabatteria
diversi e il pc del Volontario di
turno, cofani delle macchine sui
quali appoggiare notes e carte
Angelo Devich
alle prese con
la prima versione di Eureka
Particolare di una cartina
utilizzata per la ricerca
di una persona dispersa
pillole di
soccorso...
topografiche... sono alcuni degli
aspetti che in questi anni hanno
caratterizzato le ricerche persone.
Con la dovuta autocritica si è detto, dunque, basta a quella gestione caotica, cercando al contempo
di mettere in campo un modello
gestionale serio e strutturato che
sapesse abbracciare tutta la problematica.
Il Ce.Mo.Co. è stato il primo
passo, l’ultimo sarà la formazione dei Direttori delle Operazioni
e dei Coordinatori di Ricerca: in
mezzo ci sta l’elemento che coniuga i primi due.
Il progetto “Eureka”, frutto della cooperazione dei Servizi Regionali del Veneto e del Friuli, è stato
interamente finanziato con fondi
comunitari derivati dal progetto
Italia-Austria “Interreg III”, gli stessi che hanno permesso la realizzazione del software SMS ALERT,
VERSO UNA POLIZZA RTC AUTO
UNICA A LIVELLO VENETO
Il Consiglio del SASV – CNSAS ha deliberato di uniformare con
un’unica polizza le assicurazioni di tutti i mezzi in dotazione al CNSAS Veneto. Allo stato delle cose il quadro è il seguente: vi sono oltre
5 compagnie assicurative con le quali esistono contratti assicurativi
diversi, variano i massimali assicurati da realtà a realtà, i costi sono
assai variabili, con differenze oltremodo marcate che raggiungono
anche il 65/70% di differenza. Con un’unica gara a livello regionale, oltre a garantire minori oneri
di segreteria, verranno contenuti i prezzi i modo assai significativo. Al riguardo, si stimano risparmi per ca. 6/8.000 euro all’anno ed una notevole semplificazione amministrativa. Oltre a ciò, è
stato anche deciso di stipulare una polizza kasco per tutti i mezzi dei Tecnici Volontari impegnati
in missioni di soccorso, in esercitazioni pratico-teoriche e riunioni.
Con la stessa delibera il Consiglio ha determinato anche altre linee guida per pervenire a bandire ulteriori gare per quanto concerne ad esempio le polizze vita (più complesse nella gestione),
nella volontà di aumentare le coperture assicurative dei Tecnici Volontari.
Si ricorda che verranno a breve trasmesse ai Capi Stazione le schede relative ai mezzi in dotazione di pertinenza della Stazione (mezzo, marca, tipo, polizza, massimale, premio, ecc.). Ogni
scheda, se necessario, andrà corretta con estremo scrupolo e riconsegnata alla Segreteria del
SASV per le correzioni del caso. Senza questa verifica sarà impossibile pervenire alla gara regionale, con le conseguenti perdite di tempo e denaro per tutta l'organizzazione.
l’acquisizione di 40 apparati portatili e la produzione
di supporti dedicati alla
prevenzione.
Il software Eureka è stato concepito nei primi mesi
del 2003, quando si è fatta
la dovuta analisi delle criticità derivate dalla gestione delle ricerche persone
disperse. Solo successivamente, grazie alla presentazione del progetto e all’arrivo dei fondi comunitari,
è stato possibile elaborarlo
compiutamente attraverso
un lavoro certosino e non
privo di difficoltà. prova
ne sono le oltre 15 riunioni
convocate allo scopo.
Eureka, nato dall’esame
degli interventi di ricerca
svoltisi negli ultimi 10 anni,
permetterà e faciliterà l’organizzazione e la gestione del personale impegnato nella ricerca e la
pianificazione delle risorse strumentali presenti. A questo deve
aggiungersi l’ausilio di livelli cartografici multipli (Carta Tabacco,
ortofoto del Veneto, Carta Tecnica Regionale, ecc.) che aumenteranno la capacità di conoscere
le caratteristiche del terreno, la
pianificazione dell’attività delle
squadre ed il loro monitoraggio
sul terreno tramite radio o cellulare, report temporali dei tracciati
delle zone setacciate, cronologico degli eventi più importanti ed
altri applicativi utili (es. uso GpS
in real time).
Eureka, primo sofware di questo tipo a livello di CNSAS Nazionale, sarà dunque disponibile per
fine gennaio nella sua prima versione.
Quindi, sarà necessario testarlo per una stagione e ritornare
poi a fine anno ad apportare, se
necessarie, le modifiche per ottimizzarne le qualità e la resa.
un lavoro d’equipe importante quello corrisposto negli ultimi
mesi, nel corso dei quali, Roberto
De Rocco, Angelo Devich, Gianni
Mezzomo, Claudio Scardanzan e
Matteo Tabacchi, sono stati i qualificati attori del progetto, concertando con il CNSAS del Friuli le
azioni più importanti.
Fabio Bristot - Rufus
pRESIDENTE SASV - CNSAS
(*) Eùreka: che significa letteralmente “ho trovato”, deriva dal greco
antico eurisko, trovare. Espressione
diventata poi famosa per merito di
Archimede, scienziato e filosofo presocratico.
12
.s.o.s. dati
nuovamente sul database regionale
Tramite apposite proSoccorso Alpino e inforcedure automatizzate di
matica... Cosa c'entrano?
S
estrazione dei dati, questi
A prima vista potrebREKA
(Rap OFTWA
U
E
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R
software utilizzeranno, dunbero sembrare argomenti
E
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i info GECO
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que, le informazioni provetotalmente estranei. Da
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nienti dall’archivio centrale,
tempo in realtà non lo
(Rice
in modo veloce ma sopratsono più.
DATABASE
tutto preciso.
Le nuove tecnologie
SOFTWARE
SOFTWARE SMS ALERT
CENTRALE
La scelta di centralizzare
ci mettono a disposizione
REGIONE VENETO
(Allertamento Volontari)
l'archivio è stata dettata dal
sempre nuovi apparati e
DEL SASV
fatto che solo una gestioprogrammi: a noi la capane di questo tipo permette
cità di valutare quelli più
WEB
ARE I
W
univocità, uniformità e coninteressanti e soprattutto
T
F
SO IVERS
trollo dei dati inseriti. Queutili.
D
sto però richiede una certa
Alcuni di questi struorganizzazione (nda: certa
menti fanno ormai parte
DELEGATI
nel senso di corretta) e sodella nostra dotazione
CAPI STAZIONE
prattutto la collaborazione
quotidiana ed altri sono in
COORDINATORI
di quanti a vario titolo sono
procinto di essere utilizzaECC.
coinvolti, Capi Stazione in
ti. una cosa li accomuna: la
primis.
necessità di avere un archivio omogeneo di informaAlcune note di fondamentale importanza:
zioni e dati ai quali attingere. per questo motivo diventa indispensabile
Alcune note di fondamentale importanza:
poter disporre di una base dati centralizzata, flessibile e continuamen• Ogni variazione anagrafica dello status dei Volontari (iscritto,
te aggiornata e, soprattutto, precisa.
aspirante, indirizzo, numeri di telefono, ecc) va OBBLIGATORIACon questo obiettivo è stato costituito un gruppo di lavoro, compoMENTE segnalata al Capo Stazione/Delegato e alla Segreteria del
sto da persone con diverse competenze, che si sono dedicate ad anaSASV.
lizzare prima, e creare, poi, la base-dati centrale del Soccorso Alpino e
• Le variazioni, quindi, non vanno fatte su altri archivi (es. archivio
Speleologico Veneto. Consolidando la situazione esistente e aggiunreperibilità telefoniche presso il SuEM 118).
gendo le nuove funzionalità, si è posta particolare attenzione a soddi• Con il mese di febbraio verranno trasmesse ai Capi Stazione tutsfare le attuali esigenze e, contemporaneamente, a come permettere
te le schede relative ai Volontari. Queste andranno corrette con
eventuali future implementazioni.
scrupolo ed attenzione e rispedite alla Segreteria del SASV.
Di primaria importanza, dunque, la gestione dei dati riguardanti le
Da quella data, una volta ricorrette ed inserite nel database regioStazioni ed il relativo personale CNSAS. Relativamente a questi aspetti
il sistema è stato concepito per permetterne varie interrogazioni al fine nale, gli errori dipenderanno sempre meno dalla Segreteria e sempre
di ricavare dati e statistiche, secondo le più disparate esigenze. L'altro più dai Capi Stazione e dai Volontari. un invito, dunque, alla massima
aspetto fondamentale di cui si è tenuto conto è stata la necessità di collaborazione proprio perché nella misura in cui verrà data, sarà possibile ottimizzare il nostro database.
alimentare in modo semplice i vari applicativi in dotazione:
1
Continua lo sforzo del Soccorso Alpino e Speleologico per cercare di strutturare e dare
continuità ai temi della prevenzione.
Un’altra realizzazione importante, dopo il cd rom “Un
Agazon per Amico”, è stata predisposta per aumentare
nell’utenza la consapevolezza dei rischi e pericoli connessi all’attività nell’ambiente ostile.
A fine gennaio saranno, infatti, in distribuzione i volumetti tascabili “Montagna Sicura”, un supporto tascabile
di 16 pagine, realizzati in tre lingue (italiano, tedesco ed
inglese), con una tiratura di complessive 60.000 copie.
Gli stessi riprendono i temi già sviluppati nell’Agazon,
temi che, già di per sé, rappresentavano una sintesi
equilibrata ed una buona base per sviluppare anche in
futuro aspetti più tematici della prevenzione.
La realizzazione è stata possibile grazie ai finanziamenti comunitari derivati dal Progetto INTERREG
III Italia-Austria, progetto sviluppato di concerto con
l’Amministrazione Provinciale di Belluno e la Regione Veneto. Il costo dell’edizione è stato pari a 9.500
euro.
Infine, un invito ai Capi e Vice Capi Stazione: garantite la distribuzione capillare nel vostro territorio
(Sezioni CAI, Rifugi, Scuole elementari e Medie, ecc.)
dei volumetti senza lasciarli “dormire” nei magazzini come spesso è accaduto per analoghe iniziative.
Fabio Bristot - Rufus
pillole di
1
PREVENZIONE QUESTA SCONOSCIUTA
soccorso...
CARTE
CARBURANTE
ADDIO
Si anticipa la notizia
che, nel corso dei primi
mesi dell’anno, verrà stipulata una convenzione
per facilitare i rifornimenti dei mezzi in dotazione
alle Stazioni e alle Delegazioni. La convenzione verrà stipulata con la compagnia di distribuzione che
offrirà i migliori vantaggi
economici e gestionali.
Questa azione servirà anche a semplificare tutta
la procedura dei rimborsi
spese ai Tecnici Volontari
che da sempre anticipano
i soldi per i rifornimenti
ed ai disguidi, quasi fisiologici, che talvolta ne derivano (carte carburante
fantasma, rimborsi mai
restituiti, ecc.). ulteriori
indicazioni verranno comunicate con apposita
nota a tutte le Stazioni.
1
Per abbassare i campanili...
Come tutti sappiamo i campanili sorgono numerosi in tutto
il nostro territorio. pensare che
questo non si riproduca anche a
livello del Soccorso Alpino è una
semplice utopia. Questo stato
nismo o l’arrampicata, conduce
automaticamente a sviluppare
un affiatamento che risulta subito evidente anche nei soccorsi.
Arrivare a collaborare in
modo automatico nelle normali
esercitazioni, anche senza dover
essere obbligati a farlo, magari
per necessità legate ad alcune
pianificazioni di carattere provinciale (addestramenti elco), porterà a evitare frasi del tipo ”a no, noi
non siamo della vostra Stazione,
non facciamo le cose così” (campanilismo negativo).
Mantenere la propria identità
territoriale (campanilismo positivo) resta comunque importante
per valorizzare il lavoro dei singoli
e per radicare il concetto di gruppo, per svolgere attività di prevenzione e promozione nel proprio
territorio, per far comprendere
come e quanto il Soccorso Alpino
sia un presidio importante per la
montagna. Aspetto che le istituzioni e gli enti devono saper riconoscere, sostenendo anche con
sovvenzioni questo ruolo che da
oltre trent’anni interpreta il Soccorso Alpino del Centro Cadore.
Queste sono solo delle consi-
"L'importante è ri-trovarsi"
AMICIZIA… ARRAMPICATE,
CAMMINATE, SCI ALPINISMO,
INSOMMA UN BEL PO’ DI
ESERCITAZIONI PER MOTIVARE ED ESSERE MOTIVATI, MA
SOPRATTUTTO PER CEMENTARE LEGAMI TRA I VOLONTARI ED AUMENTARE IL SENSO DI GRUPPO.
PENSO CHE SOPRATTUTTO I
PIÙ GIOVANI SIANO QUELLI
CHE, PARTECIPANDO ATTIVAMENTE ALLA VITA DI STAZIONE, DEBBANO ESSERE IN
QUALCHE MODO MAGGIORMENTE COINVOLTI ED A LORO
DEBBA ANDARE TUTTA LA
NOSTRA ATTENZIONE.
I più anziani, anche se brontolano, hanno compreso a fondo
questa necessità: con la loro presenza incoraggiano tutti noi e con
la loro disponibilità continuano a
dimostrare ancora quella passione che li ha spinti ad entrare nel
Soccorso Alpino e a farvi ancora
parte dopo tanti anni di assidua
partecipazione.
Tutto questo l’ho colto con
nitidezza in una delle ultime
esercitazioni estive, che ha visto anche la presenza molto
gradita del Sindaco di Falcade,
Stefano Murer, sempre molto
attento alle associazioni di volontariato. In quest’occasione,
abbiamo fatto una serie di prove e calate con la barella Kong
usando il TuBA: un nuovo attrezzo di facile uso e, a nostro
avviso, di ottima funzionalità;
quindi recupero con uso delle
caruccole Kendler, ripasso di
altre manovre per tutti i Tecnici
Volontari.
Solita discussione, che è
sempre costruttiva, “ma... mi”,
“ma... ti”, “kela olta”, “sarie stat
meio” , “no sarie stat pedo”, dalla
quale si è capita l’importanza di
trovarsi più volte insieme per migliorare, durante le esercitazioni e
gli interventi, la nostra professionalità.
Tanto più valido questo ragionamento, quanto più si considera
che, già pochi giorni dopo, nel
corso di un intervento notturno
in Marmolada (Via Don Quichotte…), abbiamo registrato come il
Tuba si sia dimostrato uno strumento assolutamente efficace e
sicuro per le calate (2 calate con
giunzione di corde e relativo passaggio dei nodi per circa 180 metri) che si sono svolte senza alcun
problema sia per il passaggio dei
nodi (sempre problematico con
l’uso delle piastrine), sia per l’attorcigliamento delle corde che
non si è avuto, anche considerando che le corde erano bagnate ed
a tratti addirittura gelate!!).
Al di la del TuBA, però, è emersa l’importanza di essere un sodalizio per l’appunto solidale. prima
di tutto fra noi stessi.
Grazie a tutti!
Patrizio Deola
CApO STAZIONECNSAS VAL BIOIS
Gianmario Meneghin,
Capo Stazione CNSAS
del Centro Cadore
derazioni che possono diventare
reali, quindi, percorribili semplicemente con un po’ di disponibilità, correttezza ed umiltà nei
confronti dei compagni e spesso
amici delle altre Stazioni.
È un futuro al quale credo, è
un futuro che deve essere il nostro traguardo.
Gianmario Meneghin
CApO STAZIONE CNSAS
CENTRO CADORE
soccorso...
pillole di
Gianmario Meneghin,
in attività
di cose reale, talvolta, comporta
anche il così detto campanilismo di Stazione, radicato in noi
da quando esiste il soccorso e
prima ancora da quando è nato
l’alpinismo. Esiste in ogni caso il
campanilismo positivo e quello
negativo.
Non credo, però, che ciò possa pregiudicare la condizione
operativa prossima e futura per
la quale arriveremo a lavorare
tutti insieme, integrando sempre
di più l’operatività tra le Stazioni,
anche se ciò deve avvenire con
molta tranquillità e senza pressioni troppo forti.
Non ci si dimentichi, infatti,
che l’obbiettivo principale e comune, che deve essere tenuto
sempre presente, è portare soccorso a chi ne ha bisogno con
efficacia ed assoluta efficienza,
oltre che con rapidità.
A mio avviso, un buon metodo che facilita questo percorso,
è condividere con i componenti
delle diverse Stazioni le passioni
che sono inerenti alla montagna
e per ciò anche al CNSAS. Il condividere, dunque, passioni quale
può essere l’alpinismo, lo sci alpi-
CORSO
BASICO
COMPUTER
Con 14 iscritti, tra i quali ben
5 Capi Stazione, si è concluso il
1° Corso Basico per Computer
tenuto presso la sede della 2^
Zona Delegazione Bellunese.
un esperimento lusinghiero nei risultati, poiché le attese sono state
finalizzate concretamente, anche
grazie alla partecipazione attenta
dei Tecnici Volontari che hanno
sottolineato la bontà dell’iniziativa.
Ciò è segno inequivocabile
dell’importanza del progetto che,
come anticipato, ha d e s i d e r a t o
offrire a tutta la struttura del CNSAS strumenti conoscitivi diversi
da quelli tradizionali.
Questa iniziativa, con il 2006,
andrà a regime e permetterà un
percorso per aumentare l’alfabetizzazione informatica di quei
Tecnici Volontari che vorranno
iscriversi, segnando con la propria
volontà di partecipazione un’apertura mentale ed una predisposizione al confronto importante per
la crescita di tutto il CNSAS.
A breve verrà attivato il 1°
Corso Avanzato per Computer, un
invito, quindi, a farsi avanti telefonando alla Segreteria.
14
Un intervento diverso
dal solito
La squadra
della Stazione CNSAS
di Asiago
il
7 ottobre è pervenuta alla nostra Stazione una
richiesta di soccorso un po’ curiosa. Gli abitanti
di primolano, paese della Valsugana, da alcune notti, sentivano abbaiare e ululare dei cani in
lontananza. Venne raccontato il fatto ad un guardiacaccia del posto che individuò in poco tempo
il proprietario dei cani. Quest’ultimo riuscì così a
scorgere, con il proprio binocolo, i cani da caccia,
fermi su una cengia e là bloccati da ben nove giorni, sulla destra orografica della Valsugana nel comune di Enego. I due segugi si erano, per così dire,
incrodati su una serie di pareti alte una ottantina di
metri, intervallate da tratti di pendio molto ripido,
ricoperto da arbusti e piccole conifere.
Sempre più spesso
le Stazioni CNSAS
sono chiamate
al recupero
di animali
La nostra squadra, quindi, si
attivò per il soccorso dei poveri
animali vista la zona particolarmente ostile da raggiungere e
soprattutto in ragione del tempo
trascorso senza che le bestie avessero potuto cibarsi di alcunché.
Scendemmo con il Defender nel fondovalle per individuare con esattezza il posto per
un'eventuale calata o per una
risalita dal basso. Decidemmo di
effettuare il soccorso calandoci
dall’alto, proprio per il motivo che
era alquanto pericoloso raggiungere i due animali dal fondo valle,
data la consistenza della roccia,
molto friabile ed assai insidiosa
per la presenza di grandi blocchi
instabili. uno di noi rimase sul
pillole di
soccorso...
posto con la radio allo scopo di
fornire indicazioni esatte a quanti
si sarebbero calati, mentre con il
resto della squadra risalimmo la
provinciale per arrivare nella contrada di Coldarco di Sotto, fino
a raggiungere l’ex Forte “Stella”,
baluardo in pietra risalente alla
Guerra del ‘15 – ‘18.
Sotto una pioggia battente,
attrezzammo con delle corde
fisse prima, un sentierino molto
esposto, poi alcune cenge fino
a portarci, con le indicazioni del
nostro compagno più a valle, sulla verticale dei due segugi. Dopo
oltre duecento metri di calata,
raggiungemmo finalmente i cani,
stupiti di vedere arrivare dall’alto
la loro salvezza.
I più “bagnati” furono gli ulti-
mi venti metri: sopra di noi, una
paretina strapiombante faceva da
impluvio, convogliando una scrosciante cascata d’acqua sopra le
nostre teste… (protette però da
casco…!).
Fu proprio grazie a quel periodo molto piovoso e a quel impluvio che i due segugi riuscirono a
sopravvivere per più di una settimana su quelle rocce.
Imbragati i cani, con due corde doppie ci riportammo velocemente sotto le pareti. un’altra
buona ora di cammino lungo il
ripido pendio boscoso per raggiungere il fondovalle e il simpatico, ma non banale, intervento
potè dirsi concluso.
Angelo Rigoni Stern
CApO STAZIONE CNSAS DI ASIAGO
ELISOCCORSO
per
volontà
della Regione Veneto – Assessorato
alla Sanità, è stato
deciso di pervenire alla formulazione di un’unica gara
per l’appalto dei
servizi di elisoccorso, considerato
che allo stato ogni
singola uLSS, sede
di SuEM 118 con Base di Elisoccorso (pieve di Cadore, padova, Treviso, Verona e Venezia – Lido) esperiva in proprio la gara.
Il CNSAS Veneto, anche in considerazione della ventilata ipotesi che venisse realizzata ex novo una non ben definita società di
gestione del servizio di elisoccorso su base regionale (nda: una società con capitale pubblico... della serie se le cose vanno male paga
ancora il tananai, ovverosia il pantalon), ha messo le mani avanti,
scrivendo all’Assessore alla Sanita una nota piuttosto dettagliata
su questa ipotesi assolutamente ritenuta, per le più oggettive valutazioni, impercorribile.
Al contempo è stata, però, valutata positivamente la proposta di pervenire ad una gara unificata degli appalti, lasciando in
ogni caso facoltà di firma dei singoli contratti alle uLSS interessate.
Questa condizione permette, infatti, di mantenere inalterati i rapporti diretti con le Società esercenti, contatti assolutamente
indispensabili per non contrarre i livelli dei servizi erogati con lungaggini burocratiche e con tempi estenuanti.
Il CNSAS Veneto – unico caso nel panorama del CNSAS Nazionale
– è riuscito ad inserire nella Commissione per la stesura del capitolato speciale e in quella per l’aggiudicazione della gara Giorgio Cocco
e Fabio Bristot, nella precisa volontà di tutelare il ruolo e le specificità
dello stesso CNSAS, aumentandone, là dove possibile, il peso specifico.
Il percorso è ancora piuttosto lungo, ma non si mancherà di trasmettere notizie sugli eventi più significativi, fermo restando che se dovesse
essere nuovamente prospettata la costituzione di una società con capitale pubblico e privato (vedasi più sopra), il CNSAS Veneto assumerà
le iniziative del caso, pena il vedere degradare il servizio di elisoccorso
veneto ad una sorta di lento carrozzone, trascinato da cavalli, nella migliore delle ipotesi, alquanto bolsi.
SOFTWARE GECO
Il programma realizzato per la gestione dei rapporti informativi è a
regime in tutte le 29 Stazioni del CNSAS Veneto e nelle 3 Basi di Elisoccorso SAR della regione. Geco, una volta che tutti, soprattutto alcuni
Tecnici di Elisoccorso, avranno appresso l’importanza di inserire correttamente tutte le indicazioni fornite dai campi, permetterà di ottenere dei risultati statistici davvero rilevanti, garantendo al contempo la
tenuta di un archivio storico considerevole, sia per qualità dei dati, sia
per quantità. In ogni caso, allo scopo di ageolare il lavoro delle Stazioni
e dei Tecnici verrà realizzata una brochure illustrativa.
1
Scuola Interregionale
per TECNICI di
Soccorso Speleologico
d
Come previsto dal piano formativo nazionale, la Scuola Interregionale si occupa della verifica e ammissione degli aspiranti Volontari
(AOS) e della formazione, verifica
ed aggiornamento degli Operatori
di Soccorso Speleologico (OSS) e
dei Tecnici di Soccorso Speleologico (TSS). Per quanto riguarda le
altre qualifiche previste, la formazione è invece di competenza della
Scuola Nazionale Tecnici di Soccorso Speleologico che si occupa
perciò della formazione, verifica
ed aggiornamento dei Tecnici Specialisti in Recupero (TSR), dei Tecnici Specialisti in Coordinamento
Operativo (TCO), degli Istruttori
Regionali (IRTECS) e degli Istruttori Nazionali (INTECS).
Oltre a questo, in stretta collaborazione con il Coordinamento
Speleologico, viene curata, sempre
a livello nazionale, la formazione
avanzata dei quadri e, in accordo
con le Commissioni Nazionali, la
formazione dei Tecnici specialisti
(disostruttori, speleosubacquei,
personale sanitario, forristi).
In attesa però dell’entrata a regime del piano
formativo nazionale, la
Scuola Interregionale della
6^ Delegazione, per potere
proseguire efficacemente
il percorso didattico da
tempo intrapreso, ha deciso di procedere autonomamente alla selezione, formazione
e verifica dei propri
Istruttori Regionali.
Anche per la parte relativa al soccorso
in forra si è pensato di
seguire una via autonoma, in attesa della costituzione definitiva della
Scuola Nazionale Tecnici di Soccorso in Forra,
visto poi, che in questo
campo specifico, l’esperienza maturata in anni
di interventi e di esercitazioni ha permesso
di sviluppare tecniche e materiali innovativi ed adatti
alle problematiche dell’ambiente.
La formazione, l’aggiornamento
e la verifica degli Aspiranti, degli
Operatori e dei Tecnici di Soccorso in Forra sono parallele a quelle
delle pari qualifiche del Soccorso
Speleologico con alcuni moduli
formativi comuni ed altri separati
ed indipendenti.
Un altro dei punti di forza dell’attività formativa della Scuola
Interregionale è quello relativo ai
tecnici specialisti ed in particolare agli speleosubacquei che,
proprio nel Veneto, si trovano ad
operare in una delle aree più a
rischio d’Italia, vista la presenza
di alcune delle grotte allagate più
fonde, estese e frequentate d’Italia e d’Europa all’interno delle
quali vengono effettuate spedizioni esplorative molto impegnative.
Per questi motivi il Nucleo
Speleosubacqueo di Delegazione,
ha elaborato un piano formativo
specifico per i propri Aspiranti e
per i Tecnici Speleosubacquei, che
prevede la frequentazione di
corsi altamente specialistici e la certificazione da
parte di enti certificatori
internazionali, ponendolo così all’avanguardia a
livello nazionale.
Anche per i Tecnici specialisti in
disostruzione la
Scuola di Delegazione promuove,
secondo le direttive nazionali
del GLD (Gruppo
Lavoro Disostruzione) una formazione regionale rivolta
ai TSS interessati a
specializzarsi
nelle
tecniche per l’allargamento delle strettoie
in grotta, propedeutica
alla formazione nazionale.
Attualmente il Corpo Docenti è composto da 16 IRTECS (14
veneti, 1 trentino ed
1altoatesino), di cui 4
Squadre del Soccorso
Speleo all'opera
specializzati nel soccorso in forra,
2 in soccorso speleosubacqueo ed
un referente della Commissione
Medica Nazionale, completano
l’organico Istruttori un INTECS e
due Istruttori Nazionali della Scuola Nazionale Soccorso in Forra.
Per tirare un po’ le somme di
quanto fatto nei cinque anni 20002005, si possono esaminare alcuni
dati: 52 nuovi aspiranti hanno partecipato alla verifica di ammissione V1 e 49 di essi sono risultati
idonei, 43 operatori hanno partecipato alla verifica V2 per diventare
tecnici e ben 41 sono stati giudicati idonei.
Alla luce di queste cifre, si può
affermare che circa il 40% della Delegazione è composto da Tecnici
giovani e formati secondo le linee
dettate dalla Scuola Interregionale
e Nazionale e se a questi si aggiungono i TSR, i TCO, gli INTECS e gli
IRTECS (che seguono la formazione nazionale) possiamo dire che
circa il 70% della Delegazione è
composto da Tecnici formati secondo le nuove linee didattiche ed
aggiornati sulle nuove tecniche.
Resta in ogni caso da lavorare sul
restante 30% di Tecnici con un capillare lavoro di aggiornamento.
A livello di impegno profuso da
Istruttori e Tecnici partecipanti alla
formazione, facciamo riferimento
ai dati del 2004, anno in cui ci sono
state 88 giornate/uomo IRTECS e
151 giornate/uomo allievi, per un
totale di 239 giornate/uomo complessive. A queste vanno aggiunte
le 112 giornate/uomo dedicate all’attività formativa nazionale.
In conclusione, possiamo affermare che l’esperienza maturata in
questi anni conferma la validità del
progetto formativo proposto dalla
Scuola Interregionale della 6^ Delegazione, che persegue una linea
di formazione avanzata e specialistica, mantenendo però centrale il
ruolo delle Stazioni nell’addestramento dei propri Tecnici.
Giovanni Ferrarese
DIRETTORE
DELLA SCUOLA INTERREGIONALE
soccorso...
pillole di
a più di 15 anni all’interno della 6ª Delegazione Speleologica, uno degli obiettivi primari è quello della formazione e dell’aggiornamento dei
propri Tecnici e, proprio per la grande esperienza maturata, il “gruppo di
lavoro sulla formazione” ha contribuito in modo determinante alla creazione
dell’attuale livello didattico del CNSAS Nazionale. Nel 1998 questo gruppo si è
trasformato in una vera e propria Scuola di Delegazione, dotata di un piano
formativo e di un corpo docente qualificato (seconda struttura di questo tipo
in Italia). Nel 2000, poi, si è intrapreso l’iter formativo attuale con le verifiche
di ammissione e di mantenimento per le varie qualifiche previste dal piano
formativo, fino ad arrivare, nel 2002, alla costituzione ufficiale della “Scuola
Interregionale Tecnici di Soccorso Speleologico”, con l’approvazione del regolamento e del piano formativo da parte dei Servizi regionali e provinciali di Veneto, Trentino ed Alto Adige (la 6ª Delegazione Speleologica, infatti, comprende
operativamente anche le Stazioni di Trento e Bolzano).
DOLOMITI
EMERGENCY
Il 15 dicembre scorso
è stato sottoscritto il
nuovo statuto di Dolomiti Emergency. Questa
azione si è resa necessaria dal momento che il
vecchio statuto presentava delle limitazioni di carattere tecnico-giuridico
notevoli, non permettendo una gestione operativa efficace ed efficiente,
se non a fronte di improbabili convocazioni di
tutti i Soci... oltre 4.000.
È stata anche l’occasione per rafforzare Dolomiti Emergency, ora
più rappresentativa per
l’autorevole presenza di
altre importanti associazioni di volontariato, tra le
quali il Comitato d’Intesa
tra le Associazioni Volontaristiche della provincia
di Belluno, le Sezioni del
Club Alpino Italiano della
provincia, Coordinamento Volontari delle Ambulanze Agordino e Val di
Zoldo, Eva Alpago e Seas
Comelico Superiore).
per il CNSAS era presente il Delegato Roberto
De Rocco che, assieme
ad Angelo Devich, sta
operando per rafforzare
l’associazione e renderla
sempre più un patrimonio in cui gli abitanti della
montagna, e non solo gli
addetti ai lavori, dovrebbero riconoscersi.
16
Il dovere di essere
i più bravi
ALCUNE SINCERE RIFLESSIONI SULL’ATTIVITA’ FORMATIVA
Il titolo è sicuramente provocatorio, ma rispecchia fedelmente il momento storico che il CNSAS sta vivendo.
Da più parti si affacciano nel
panorama del soccorso in montagna gli enti e le organizzazioni più diverse. Questi cercano
di sfruttare tutte le opportunità
possibili per accaparrarsi sempre
più spesso l’onore, molto meno
spesso l’onere, del soccorso.
Sta a noi, noi soccorritori intendo, non offrire loro questa
vacua opportunità, non certo per
mania di protagonismo, ma perché siamo coscienti che al momento attuale, solo il personale
del CNSAS è in grado di offrire a
coloro i quali lo necessitano, un
soccorso portato secondo i canoni di rapidità ed efficienza, ma
soprattutto su tutti i terreni: non
dobbiamo vergognarci di essere
bravi!
Allo stesso modo non dobbiamo commettere il grossolano errore di pensare di essere arrivati!
Momenti operativi
del 7° ed 8° Corso per
Tecnici di Soccorso Alpino
Momenti di formazione
estiva ed invernale
al 7° ed 8° Corso
per Tecnici
di Soccorso Alpino
di ingresso (Verifiche V1) ragazzi
sempre più preparati. Segno che
anche all’interno delle Stazioni
gli aspiranti vengono seguiti in
modo più attento di quanto succedeva in un recente passato.
Fanno in questo senso eccezione
davvero poche realtà.
Di questi, coloro i quali risultano idonei e partecipano al successivo programma addestrativo
obbligatorio (Modulo OSA), di-
continua a pag. seguente
soccorso...
pillole di
Il livello che abbiamo raggiunto
deve rappresentare il punto dal
quale ripartire ogni volta, sempre,
per continuare a migliorarsi.
Arriviamo così ad un argomento che mi sta particolarmente a cuore: la formazione o, per
dirla più semplice, i corsi.
I famigerati corsi che fino a
qualche tempo fa seminavano il
panico all’interno delle Stazioni,
perché ritenuti superflui, inutili e
rivolti solamente a dei poveracci
destinati a diventare dei “manuali
con le gambe”, sono ora sempre
più spesso richiesti dalle stesse
Stazioni. Fortunatamente è avvenuta una profonda maturazione
e da qualche anno a questa parte
i risultati raggiunti confortano le
scelte del Soccorso Alpino Veneto.
Da circa 4 anni seguo, assieme
ad Angelo Devich ed al gruppo
degli Istruttori Regionali, l’organizzazione dei corsi per il SASV e
devo dire che i risultati ci stanno
confermando la bontà e l’utilità
del lavoro svolto.
partendo dalla base, ogni
anno vediamo arrivare all’esame
mostrano entusiasmo e curiosità
genuina per gli argomenti trattati
ed il loro impegno contribuisce
a migliorare nettamente il livello
dei corsi. Questo livello formativo si propone di fornire ai partecipanti delle nozioni tecniche di
base, che vanno poi completate
con l’addestramento all’interno
delle Stazioni e quindi messe in
pratica nell’attività di soccorso
che rimane sempre e comunque
la scuola migliore!
Nel 2005/2006 è in corso anche un evento formativo di livello avanzato: il Corso-Esame per
ottenere la qualifica di Tecnico di
Soccorso Alpino, come previsto
dal piano Formativo Nazionale e
Regionale.
Dopo aver partecipato a due
giorni di prove attitudinali, dei 40
iscritti, 30 hanno ottenuto risultato positivo e sono stati, quindi,
ammessi al Corso-Esame che ha
avuto inizio alla metà di Gennaio
con la parte invernale, durante la
quale sono stai trattati argomenti
inerenti ai soccorsi su valanga e
su cascata di ghiaccio.
Nel corso dei 5 giorni del modulo invernale, tutte le giornate
sono state impiegate per l’affinamento delle tecniche individuali e
l’apprendimento di metodologie
di soccorso di squadra, mentre
la sera è stata dedicata alla parte
teorica con delle lezioni sui vari
argomenti trattati già nella pratica o su quelli che si sarebbero
messi in atto l’indomani. Oltre a
ciò, è stata curata la parte sanitaria (BLS) che, non dobbiamo mai
dimenticarlo, riveste un’importanza sempre più determinante
nella qualità dei soccorsi.
Al modulo invernale, è seguito nel mese di giugno il modulo
estivo, dove si è entrati nei dettagli tecnico – pratici del soccorso
su roccia. Anche qui una parte
del tempo è stato impiegato a
perfezionare la tecniche individuali che, poi, sono state riprese
nell’attività in parete.
per quest’attività si è cercato
di rendere le prove quanto più
possibili aderenti alla realtà, ricreando su grandi pareti (Cima
CONVENZIONI
CON SOCIETÀ IMPIANTI
Continua l’iter di approvazione delle convenzioni stipulate dal
CNSAS con le Società esercenti di impianti a fune. Non è sempre,
ovunque, così semplice pervenire a regolarizzare il rapporto – troppi anni di lavoro svolto solertemente, quanto gratuitamente dalle
Stazioni, fanno evidentemente fatica ad essere rimossi dalle Società – , ma lentamente si sta entrando a regime in molti comprensori.
La convenzione con le Società impianti sono solo la volontà, dopo
decenni di inopinata deregulation, di normare con trasparenza i
rapporti, riconoscere al CNSAS un finanziamento minimo (talvolta
qualche “carubba”) e soprattutto garantire un servizio continuato,
tanto per i collaudi, quanto per le emergenze.
17
Gli uomini del piano...
Uomini del piano. C’è
del vero in questa
affermazione, ma con
vocazione montanara aggiungo io! La
nostra bella città –
Verona – distesa ai
piedi delle Prealpi Venete, respira da sempre l’aria frizzante dei
nostri 2000 metri che
ci proteggono a nord.
Le grandi tradizioni alpinistiche e la grande utenza
di appassionati sulle nostre
montagne hanno determinato e sollecitato la nascita
della nostra Stazione locale nel lontano
1971, ricorre
infatti il 35°
Anniversario
proprio nel
2006.
La squadra
della Stazione CNSAS
di Verona
.. . ovvero ittà
c
i
d
i
r
a
n
monta
Esercitazione invernale
sul Canalone
della Cima Val Dritta
Da allora molta acqua
è passata sotto i
"ponti organizzativi" della Stazione
di Verona. Già cinque Capi Stazione
si sono avvicendati,
compreso
ALCUNE SINCERE RIFLESSIONI SULL’ATTIVITÀ FORMATIVA
segue da pag. 16
Scotoni e Sass Pordòi ) le condizioni del soccorso vero e proprio.
Cinque giorni ancora molto intensi, che hanno visto Allievi ed Istruttori impegnati sul terreno durante il giorno ed in aula alla sera per le consuete lezioni
teoriche.
Tutto questo si è ripetuto nel mese di settembre e poi a gennaio 2006, in
quanto per non pregiudicare la qualità del 7° ed 8° Corso, proprio in funzione
dell’elevato numero di partecipanti, è stato deciso di formare due gruppi.
I vari moduli si completeranno poi nella primavera 2006, quando i due gruppi saranno riuniti per partecipare a due giorni di formazione sulla ricerca dispersi, sugli aspetti logistici legati alla struttura del CNSAS e sugli aspetti giuridicolegislativi. Argomenti questi che necessitano di essere trattati a parte, viste le
caratteristiche peculiari dei temi.
L’impegno profuso per dare il giusto contenuto qualitativo al programma di
formazione del Soccorso Alpino Veneto è stato da parte di tutti davvero notevole, ma le soddisfazioni dei risultati appagano di tutto. I partecipanti ai corsi
dimostrano un interesse crescente ed un entusiasmo che non si può non condividere ed apprezzare. Tutto ciò in un rapporto fra Istruttori ed Allievi ideale
e che fa dire a cuore aperto che certi episodi del passato sono ormai diventati
antichi ricordi.
A ciò credo abbia contribuito in modo determinante il fatto che le attività
sono state impostate sulla completa interattività fra chi insegna e chi impara,
con l’ovvio e conseguente risultato di una qualità del lavoro sempre migliore.
Per questo, voglio in conclusione ringraziare da parte mia e degli altri Istruttori, primi fra tutti gli allievi, che con la loro partecipazione hanno garantito il
livello qualitativo raggiunto nei corsi, poi tutte le strutture e località che andiamo pacificamente ad invadere con le nostre attività e che ci ricevono sempre
volentieri, menzionando in particolare la Società Impianti di Arabba che ormai
da anni ci garantisce una collaborazione davvero unica ed insostituibile.
L’attività di addestramento nelle Stazioni deve continuare, unitamente all’Attività Formativa Regionale, perché quello che siamo chiamati a fare ci impone il
dovere di essere i più bravi.
Momenti operativi
del 7° ed 8° Corso per
Tecnici di Soccorso Alpino
Michele Barbiero
Direttore Scuola Regionale
Soccorso Alpino
indegnamente
lo scrivente, e
nel frattempo
la Stazione è
molto cresciuta, complici anche i percorsi
formativi regionali.
Oggi, i nostri 25 Volontari
sono tutti Tecnici altamente
specializzati e
preparati: due
sono affermati
IRTec e ben cinque sono TE che svolgono regolare servizio nel polo sanitario
di Verona Emergenza, quattro
sono medici, un infermiere professionale, una guida alpina ed
i rimanenti si dividono tra TeSA
ed OSA. Tutti condividono la
stessa passione per la montagna
e il desiderio di mettersi in ogni
momento a disposizione per chi
si trova in difficoltà.
Cresce lo spessore tecnico e
cresce anche l’attività operativa,
basti pensare che in un decennio
gli interventi effettuati si sono triplicati: da una media di dieci solo
di qualche anno fa, siamo passati
ai venticinque/trenta delle ultime stagioni, alcuni dei quali dall’indubbio contenuto tecnico.
Questi volonterosi cittadini di
“pianura“ si trovano ad essere più
“montanari” di quello che si può
pensare, dentro e fuori la propria
persona, consapevoli che l’andar per i monti cementa, in ogni
dove, quell’amicizia che solo l’essere legati alla stessa corda fa nascere e condividere.
Nella certezza che sempre
più le nostre due Delegazioni si
implementeranno, a tutti vada
un cordiale augurio di un Felice
Anno Nuovo.
Ernesto Chesta
Stazione CNSAS di Verona
e già Vice Presidente Regionale
18
Un felice anniversario
Trent’anni. Nel 2006 saranno
trenta i cerchi accumulati nel legno
del tronco. La Stazione dell’Alpago è,
in sostanza, un faggio, sorto accanto
alle migliaia di fratelli che popolano
il Cansiglio e i boschi della Conca. Le
sue radici entrarono nella terra durante la primavera del 1976, quando
Isidoro Bona, Piergiovanni Fain, Enzo
Mazzoran, Rinaldo Oriano, Roberto
Fullin, Rissieri, Alvio ed Ettore Bona
iniziarono una serie di incontri con il
dott. Mario Brovelli e i Volontari della
Stazione di Longarone per sondare la possibilità di costituire, anche
in Alpago, un’autonoma Stazione
di Soccorso alpino, che vide “ufficialmente” la luce nel 1979, come
Stazione di Tambre per l’Alpago. Nel
nome originario, il voler sottolineare
come quelle radici affondassero nella terra di casa Bona, famiglia cui va
oggi il merito di essere rimasta “radice”, prima ancora che “nel” Soccorso,
nella comunità di Tambre e dintorni,
limpido esempio di casata old style
legata al vecchio patriarca Isidoro,
coesa dall’originario “cortivo”, vincolata a sangue nella propria terra,
montagna, tradizione. E a proposito
di cortivo… chi passa oggi accanto
a casa Bona può notare un vecchio
stemma a memoria della sede prima
della Stazione.
Sede che da una decina d’anni
ha trovato asilo presso la canonica
di Tambre, e che negli ultimi mesi si
sta… rimpicciolendo. Meglio: i muri,
poveretti, stanno sempre al loro posto. Nella stagione 2004/2005 sono
stati però i rami del faggio a spingere.
Con uno sguardo da Giano bifronte,
è infatti utile guardare al trentennio
della Stazione in duplice direzione
passato-futuro, perché proprio vecchio e nuovo si sono incontrati negli ultimi mesi dando fresca energia
alle attività del gruppo. Nel 2004 tre
nuovi Volontari, dopo tirocinio ed
esami OSA, sono, infatti, entrati a far
parte della Stazione. Stesso percorso
stanno seguendo altri due giovani
della Conca che, se tutto andrà per
il meglio, faranno salire a 18 i membri effettivi in servizio. Nuovi rami,
dunque, nella chioma della pianta,
nuovi “tubi” che “impareranno”, per
citare al contempo l’orso Alvio e la
nostra addetta stampa Michela. Vecchio e nuovo a braccetto, in un’ottica
di scambio tra esperienza e vitalità. Scambio e cambio che hanno
Trent’anni.
Nel 2006
saranno trenta
i cerchi accumulati
nel legno del tronco
coinvolto anche il passaggio
di testimone alla guida della
Stazione: Pierangelo Pedol e
Rudy D’Alpaos sono subentrati, come Capo e Vice Capo, a
Ettore Bona (al timone dal lontano 1986) e Oreste Bortoluzzi.
Niente più montagne di carte
e riunioni da scalare per Ettore,
animo da carpino duro e spigoloso, dispettoso, divertente
e diretto, né per il folletto Oreste, uscito dai boschi pagoti
con quel fare discreto e generoso, tutto nervo e pacatezza.
Le due guide alpine passano
la mano a una guida novella,
svedese fuori e latinissima dentro, e
a un futuro (in bocca al lupo) Tecnico “Tuttofare”, esempio massimo del
volontario davvero “a disposizione”
24 ore su 24.
Pierangelo e Rudy hanno così
raccolto l’esperienza dei predecessori e, in questi primi mesi di grande la-
La Stazione CNSAS dell'Alpago
al momento della consegna
della nuova divisa
voro, portato al meglio la nuova linfa
al tronco della Stazione. All’arrivo
del tanto sospirato Land Rover, nel
2004, si è aggiunto infatti di recente
un progressivo aggiornamento nell’attrezzatura e nell’abbigliamento
(anche l’occhio vuole la sua parte) a
disposizione dei Volontari. Se è vero
che l’habitus non è semplicemente
dato da amuleti esteriori, non va dimenticata la crescita dell’attenzione
dedicata alle esercitazioni di gruppo,
che nella primavera hanno impegnato quasi mensilmente la Stazione
tra “Lecchesi” varie e sit-in su nodi e
ancoraggi attorno a Pian Formosa.
Guardando indietro, vanno poi mes-
che affrontano incontri ravvicinati
con alberi e scarpate, battaglioni di
scout che improvvisano varianti di
Alta via, escursionisti che, con bimbi al seguito, inventano un improbabile “troi” sulla cresta del Guslon:
gli interventi cui è stata chiamata la
Stazione, seppur non numerosi o impegnativi come il recente recupero
sulla Don Quichotte alla Marmolada,
testimoniano la necessità di una presenza sempre attiva e poliedrica del
Soccorso nella Conca, ove la matrice
comune di molti incidenti continua a
essere la sottovalutazione dei peculiari pericoli che presenta il gruppo
Col Nudo-Cavallo, per tacer poi dei
se in agenda le verifiche OSA in Val
Salatis e Val Gallina (inverno ’04-’05),
le varie partecipazioni di appoggio
a manifestazioni scialpinistiche, dalla classica Transcavallo di casa alla
prima esperienza con gli amici della
Transclautana, passando attraverso
altri eventi sportivi e non della Conca,
cui la Stazione ha sempre dedicato
uomini e tempo. In agenda finiscono
anche le esercitazioni congiunte con
le compagne di sempre (Longarone
e Belluno), e con la neonata, già attivissima, Stazione delle Prealpi trevigiane, nuova realtà subito entrata
in sintonia con i Volontari alpagoti
anche grazie a impegnative “calate”
di prosecco.
“Basta na scarpada per farse
mal…” scrivevano proprio gli amici
trevigiani nel precedente “Agazòn”
e, guardando alla cronaca recente,
l’estate 2005 ha dimostrato una volta
in più la veridicità del motto. Ciclisti
casi, abbondanti lo scorso autunno,
di ricerca persona nel Cansiglio e
dintorni.
Esercitazione o pericolo reale,
ecco dunque che il moto di rinnovo
e ricambio che ha animato la Stazione non può che giovare alla causa del Soccorso in Alpago. Il faggio
continua a crescere, lentamente,
d’accordo, ma sfruttando trent’anni
di esperienza e di storia che ne hanno resa già dura la scorza. La piccola,
sempre più stretta, stanza parrocchiale di Tambre convertita in sede
può allora continuare a vedere nuovi
volti di “tubi”, ascoltare gorgoglianti
brontolamenti e burle dei “veci”. E tra
i veci, ancora può fare capolino sulla
porta “il” Vecio, Isidoro, midollo della
Stazione, con sorriso dolce e silenzio,
un silenzio da patriarca che non si
può non ascoltare.
Maudi De March
Stazione CNSAS Alpago
19
Un momento di pausa...
per far riposare
l'addetto stampa
to: io, il Capo, l’Alto, il Cucciolo, il pupone
ed il Serafico. Appuntamento alla stazione di Longarone, salita ad Erto, parcheggio dei mezzi, occhiata preoccupata al
baratro che sprofonda sotto il ponte, avvicinamento raso-precipizio al punto di
partenza (abbiamo anche fatto scappare tre camosci, piuttosto infastiditi dalla
nostra presenza), discesa al torrente, vestizione. L’atmosfera è divertita. Almeno,
io mi sto divertendo. per il momento. Mi
infilo nella muta, calzari, imbrago, scarponi, caschetto. Il Serafico scopre solo in
quel momento che sono una principiantissima, ma il suo sguardo allarmato, allora, mi sfugge. Il pupone sta già galleggiando in una pozza cristallina. Andiamo.
D’ora in avanti la successione degli
eventi sarà un po’ strampalata. Cercherò
di elencare i principali avvenimenti,
come il senno di poi me li fa ricordare.
Ovviamente, alla mia testimonianza se
ne contrapporranno cinque di tutt’altro
avviso. Alla sbarra, sarà la mia parola
contro la loro. Che meraviglia: l’acqua è
congelata, però gli 8 millimetri di spessore, a parte il peso consistente, svolgono a pieno il loro dovere. Gli scarponi,
invece, sono del tutto inutili: è più il
tempo che passo a rialzarmi da paurosi
scivoloni, di quello impiegato a deambulare. Eccoci. prima calata. pochi metri.
Il Capo mi spiega il necessario. pazienza.
Imparerò. pazienza un corno. Devo imparare subito, altrimenti chi scende là
sotto. Ok. Devo usare solo la mano destra. La sinistra suggeriscono in cinque
di appoggiarla sul fondoschiena, perché
non mi venga la tentazione di appiccarmi dall’alto e mollare la fondamentale
IL DIFFICILE MESTIERE DELL’ADDETTO STAMPA
cosa deve fare una donna
per farsi prendere in considerazione
Ovvero del salto del varano
presa destra. Fatto.
Scendo. primo impatto prolungato
delle mie ginocchia
per tutta la lunghezza della parete. “Abbassa quel
culo. Allarga le
gambe”, credo sia il
pupone. Arrivata.
proseguiamo. C’è
uno scivolo molto
carino. Tocca a me.
Sotto il Serafico mi
fa segno di cercare
Un'immagine
d i
caratteristica
spodella forra
starm i
verso il centro della vasca. Impossibile. plano
diretta sotto l’incavo scavato dalla corrente. panico trattenuto. Mi tocca
morire. Sott’acqua (ne
respiro qualche decilitro)
penso, in totale fiducia
nei miei accompagnatori:
qualcuno allungherà la
zampetta per tirarmi fuori. Non succede niente.
Spingo i piedi sulla roccia
e, in qualche modo, rie-
mergo. L’Alto, dall’alto, guarda perplesso il Serafico. Il
Serafico è pacifico.
Mi dirà poi: “Non ti
agitavi tanto e dall’acqua spuntava il
caschetto”. Ottimo.
Avanti. Il Capo mi
rincuora. un bel
passaggino, dove
decido di ardere i
miei
scarponi.
“Cerca di muoverti
velocemente”. presi in parola. Scivolo e mi spalmo di
tetta destra sulla
roccia.
Adesso
sono un’amazzone perfetta. Devo solo
imparare a tirare con l’arco. A mezzo
metro di distanza c’è un saltino. Se voglio, mi fanno scendere con la corda. Se
si tuffano loro, posso farlo anche io, penso. Descrizione del mio tuffo del pupone
e dell’Alto: “Avanzata in linea retta con
tutti gli arti in movimento tipo rettile nel
vuoto e planata di faccia nell’acqua”. “Brava”, pensa il pupone, “si tuffa di testa”. Di
qui, il Salto del Varano. Il Cucciolo si sta
sbellicando dalle risate. E non sarà l’ultima volta. Avanti. Seguo addomesticata
qualsiasi cosa i miei maestri mi dicano,
senza mai obiettare. Salta! Salto. Molla!
Mollo. Scendi! Scendo. Vai! Vado. Altra
calata. Dovrei stare spostata verso destra. A sinistra, la corda potrebbe rimanere impigliata dietro il costone che nasconde la cascata. Ma perché la corda si
sposta? Alle mie spalle un coro di “No,
no, no!”. Sono sotto la cascata. Le cose
sono due: o rimango sotto il getto, tipo
ostrica di montagna, o mi lascio andare.
Vai con la seconda. Vai con altri decilitri
d’acqua inalata. Avanti. Altro dubbio. Se
respiro in immersione, o sono un anfibio, o sto affogando. pazienza. Imparerò
anche a fare il tritone. Finalmente la ricreazione, con pausa cicca in uno spiazzo solatio. Che bello siamo quasi alla
fine, mi convinco, ho superato la prova.
L’Alto mi svela che, più o meno, siamo a
metà e che la parte più difficile deve ancora arrivare. Ma come? “Sì, il passaggio
nella forra chiusa, un paio di calate, 10 e
20 metri, e la vasca rotante”. Vasca Rotante? E magari alabarda spaziale e magli
perforanti. Il Cucciolo e il pupone parlottano di una ceca in difficoltà in quel
punto l’anno scorso. In difficoltà un
tubo. È proprio morta. panico mal celato. Il Capo svolge la sua funzione portante e, con l’Alto e il Serafico, cerca di
minimizzare. Ma caspita! potevate
aspettare che la superassi! panico e ancora panico. Di nascosto scruto a 360
gradi le possibili vie di fuga. Secondo
me, qui l'elicottero può comodamente
scendere. Forse su quel costone potrei
arrampicarmi... perché non vedono i
miei occhioni supplichevoli? Avanti.
uno spettacolo meraviglioso che da
solo meritava tutti i miei annegamenti:
la forra si incunea tra due pareti di decicontinua a pag. 20
soccorso...
pillole di
Tutto è cominciato per caso da una
mia affermazione: “Torrentismo? Mi piacerebbe provare”. Affermazione captata
dalle orecchie-radar di “qualche” speleo
ed immagazzinata per essere riutilizzata
a tempo debito. L’occasione si verifica
con l’esercitazione nazionale in forra.
Anzi, due giorni prima, quando, in tre,
arrivano per fare un giretto in Val Zemola. una cosetta semplice da allargare
anche ad altri. pure all’addetto stampa
che, premessa, non ha mai fatto una calata con discensore in vita sua, né un
traverso, né quant’altro serva di base
per una gita del genere. Informo chi di
dovere della mia totale inesperienza.
“Non importa. Vuoi venire?”. E la sventurata rispose, direbbe il Manzoni. Beata
incoscienza. Eppure alla mia età dovrei
averla messa in un cassetto da lungo
tempo. Siamo in sei. userò degli pseudonimi, poi, ognuno si divertirà a riconoscere i personaggi di questo raccon-
PROGETTO INTERREG III
Concluso il progetto biennale che ha visto impegnata la Delegazione
2ª Zona Bellunese, di concerto con l’Amministrazione provinciale di Belluno
e la Regione Veneto, nella realizzazione di vari progetti inerenti le finalità
d’istituto del CNSAS. Nonostante il lavoro sia stato piuttosto oneroso, i risultati raggiunti sono stati considerevoli, basti considerare che la somma
complessiva di cui si è giovato il CNSAS Bellunese e quello Veneto per alcune iniziative, è stata pari ad € 88.620. Questa cifra rappresenta il coofinanziamento del 70% garantito dalla Comunità Europea. Il rimanente 30%
trova copertura nel CNSAS, nell’uLSS n. 1 di Belluno, nell’uLSS n. 2 di Feltre
e nell’Amministrazione provinciale.
RICHIESTE DI FINANZIAMENTI ALLA
REGIONE VENETO PER LA PROGETTAZIONE DELLA RETE RADIO SUI "2 METRI"
È stata perfezionata ed inoltrata alla Regione Veneto la richiesta di contributo straordinario per la definizione e realizzazione del progetto con il
quale si potrà passare alla nuova rete radio sui due metri. Se da una parte
il percorso è stato agevolato a livello nazionale con l’ottenimento di n. 4
frequenze sui 2 metri, dall’altra per essere operativi, dovremo attendere
una risposta dalla Regione Veneto – Assessorato alla protezione Civile, anche in ragione della somma richiesta che supera i € 390.000. La pazienza è
da sempre un nostro forte, per cui non ci resta che aspettare con fiducia,
anche se non mancheremo di farci sentire nei modi più opportuni per raggiungere il risultato.
RETE REPERIBILITÀ
uno dei risultati più importanti raggiunti nel medio periodo, è il fatto
che tutta l’organizzazione del CNSAS Veneto (Stazioni, Quadri Direttivi, Basi
di Elisoccorso, ecc.) ha raggiunto la piena uniformità nel metodo della reperibilità e nell’uso della rete telefonica aziendale. Con la prossima uscita
dell’AGAZON verrà inviato ad ogni Tecnico Volontario l’opuscolo dei numeri
di reperibilità/numeri utili, opuscolo che diventerà uno strumento sempre
più importante per garantire maggiore efficienza negli allertamenti ed una
maggiore comunicazione tra le singole Delegazioni.
PARCO
NAZIONALE
DOLOMITI
BELLUNESI
Nel primo
numero dell’Agazon, a firma del Capo
Stazione
di Belluno,
Mauro piccolin,
erano emerse
alcune valutazioni critiche sul rapporto con
l’Ente parco, dopo anni trascorsi
senza problema di sorta. La Delegazione ha voluto approfondire da subito la questione e,
grazie, alla sensibilità concretamente dimostrata dal presidente del parco Guido De Zordo e
dal Direttore Nino Martino, si è
velocemente pervenuti ad un
accordo formale che porterà
alla stipula di una convenzione. Questo documento servirà
a garantire le prerogative e le
necessità di carattere operativo
del CNSAS, ma servirà al contempo a rafforzare il legame
con lo stesso parco Nazionale
Dolomiti Bellunesi anche attraverso un rinnovato rapporto di
collaborazione culturale.
ALLEGHE
20
MOSTRA DEL CIVETTA
E
DEL
SOCCORSO ALPINO
persone soccorse, ai volti più
significativi dei personaggi
che hanno reso famosa una
delle pareti più spettacolari
esistenti.
Tutto il materiale in mostra, come hanno spiegato il
Luca De Zordo e Aldo De Toni,
rispettivamente Capo e Vice Capo
Stazione di Alleghe
È
stata inaugurata nel
mese di agosto l'esposizione "La montagna chiama... Mostra della Civetta
e del Soccorso Alpino",
un allestimento di fotografie,
di oggetti ed attrezzature relativi ai 51 anni di attività della
Stazione di Alleghe, ma che
hanno saputo anche narrare
sapientemente la storia alpinistica sul Civetta, dalle origini
ai giorni nostri.
Nella spaziosa “Sala Stoppani”, posta nelle Scuole Elementari di Alleghe, sono stati
disposti numerosi pannelli ed
allestite altrettante vetrofa-
nie, atte ad illustrare con oltre
350 foto e l’utilizzo di svariata
attrezzatura alpinistica e di
soccorso dell’epoca, la storia
più profonda della Civetta,
dei suoi rifugi, delle sue Guide
Alpine, ma anche ovviamente
dell'attività di soccorso che si
è svolta dagli anni ’20 ad epoche più recenti.
Grande cura è stata posta
in tutti gli allestimenti e alla
complessiva esposizione, garantendo un filo narrativo originale ed ordinato che va dagli
sviluppi delle tecniche di intervento, agli ambienti più caratteristici della Civetta, dalle
Alcuni particolari
della mostra allestita
dalla Stazione CNSAS
di Alleghe
IL DIFFICILE MESTIERE DELL’ADDETTO STAMPA
Michela
allo stremo
ne di metri. Sopra solo uno spicchio di
cielo. Il Pupone mi passa all’altezza del
ginocchio, in versione galleggiante a
dorso sopra zaino. Eccola! La vasca rotante. Ammutolisco. L’Alto sembra l’uomo ragno. Secondo me nasconde delle
ventose sparpagliate sul corpo. È dentro. Quello scivolo con quella cascata
spumeggiante che preme mi fa pensare
di chiamare il numero unico di emergenza. Scendono anche il Serafico, con
un doppio carpiato, ed il Cucciolo, in
quasi totale eleganza. Io non scendo.
Proprio no. Sto per scappare. Farò la
donna delle selve, nutrendomi di radici
e pesci crudi in eterno. Va bene, scendo.
“Ti facciamo una teleferica”, Il Capo è proprio un capo, non si discute, “tu scendi
sulla tua corda e ti assicuri alla teleferica.
Quando raggiungi il getto della cascata, ti
molli. L’Alto ti recupera”. Per chi non lo sapesse, la donna è annegata perché, sotto la cascata, si è bloccato il discensore.
Ubbidisco. Guardo l’Alto in basso. È una
figura rassicurante. Scendo. Cascata.
“Molla!”. Mollo. E sto ferma. Sotto la cascata. Adesso sì mi tocca veramente morire. Però non mi va mica molto bene.
Diamoci un contegno e reagiamo in
tempo zero (si fa per dire), con i soliti
spintoni sulla roccia. Sono in acqua. L’Alto mi fa emergere. Mentre rifletto, li
guardo. Avrei dovuto chiamarli Puponi
tutti e 5: i bambini sono in acqua, si
spruzzano e roteano nella vasca. Girano
e mulinellano, ridono e si tuffano senza
badare alla sottoscritta. Avrei bisogno di
carta e penna per comunicare loro un
paio di cosette. Avanti. Siamo al traverso. Calata. Anzi, non mi ricordo più. Forse calata senza traverso e traverso e calata dopo. Non importa. Per tirarmi su di
morale, mi dicono che ho tenuto le mani
nella giusta posizione. Anche i piedi, le
gambe e il culo. Io, tipo alligatore, solo
gli occhi in vista, proseguo inerte. “Cosa
stai facendo? Dove vai?”, il Cucciolo mi
agguanta per la collottola e mi depone
su una roccia, prima che il mio muto
viaggio prosegua in un salto di svariati
metri. Mi parla. Provo a leggere il labiale.
Pazienta, Cucciolo, fra qualche mese,
dopo adeguate cure, forse riuscirò a
Capo Stazione Luca De Zordo
ed i suoi due Vice, Orazio e
Lucio De Toni, proveniva dalla
Stazione di Alleghe e da alcune
altre Stazioni dell'Agordino.
È stato raccolto e catalogato in circa 5 mesi di attività,
attraverso un lavoro davvero
certosino di molti Tecnici Volontari della Stazione, che hanno iniziato l’opera da quando, nel mese di marzo, è nata
l'idea dell'esposizione: un tributo agli uomini della Civetta
nel loro rapporto con la montagna.
Nella sala erano presenti,
inoltre, alcune simulazioni di
intervento realizzate con il
supporto di manichini e che
hanno riprodotto particolari
tecniche operative. Accanto
(segue da pag. 19)
riacquistare l’uso della parola. Adesso
lasciami qui a meditare. C’è un bel masso tondo da risalire. Gli scarponi sono
virtualmente in cenere nel passaggio
della tetta. L’Alto, cosa già fatta in un
paio di altre occasioni, mi solleva di peso
per l’imbrago. Traverso di nuovo. Ultima
calata. Rimaniamo in cima ai 20 metri io
ed il Capo. Ho deciso. Odio i traversi.
Percorro l’ultimo tratto che mi separa
dalla fine della forra, consumando
l’estrema ciccia delle ginocchia. L’Alto, il
Cucciolo, il Serafico, il Pupone mi accolgono con un applauso. È finita. Finita?
Calma. Dobbiamo risalire sulla strada. I
due alpini preparano la corda per facilitarmi il percorso sopra una placca. Il Serafico mi aiuta con la maniglia. Ma si
può disidratarsi stando 5 ore nell’acqua?
Non ho più salivazione. Aiuto! Sono cosparsa di formiche assassine. Un passetto dietro l’altro. Diamoci brevi obiettivi.
Tipo raggiungere quel cespuglio, il ramo
di un frassino, un cespo di erbe. Sono
già tutti sulla strada. Io non la vedo ancora. Posso finalmente sdraiarmi di pancia sulle zolle erbose. Per la pendenza
sono quasi in piedi. Zecche, formiche,
spine, serpi. Non me ne frega niente. Arranco fino al parapetto della galleria. O
mi tirate su voi, o mi fossilizzo sul pilastro. Oltrepassato l’ostacolo. Non so se
baciare l’asfalto. La mia prima forra è
proprio finita.
alle tecnologie più avanzate, si
potevano riscoprire le attrezzature adoperate negli anni
'50, e anche precedentemente
negli anni '20, quando si sono
svolti sulla parete Nord Ovest
della Civetta i primi arditi soccorsi. Tra le curiosità più caratterizzanti la mostra, uno degli
zaini più vecchi utilizzati dal
Soccorso Alpino e dei chiodi
in ferro battuto originali, ritrovati sulla Solleder-Lettenbauer
dai primi alpinisti agordini che
la ripeterono.
La mostra che era patrocinata dal Comune di Alleghe ha
avuto nella vallata ed, in modo
particolare, tra i numerosi
ospiti e turisti che nella stagione estiva soggiornano ad Alleghe, notevoli apprezzamenti
ed una buona critica, tanto
che anche Rai 3 ha effettuato
un servizio speciale sulla mostra.
Luca De Zordo
Capo Stazione CNSAS di Alleghe
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