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Cammino di vita,
d’amore,
di fede e di speranza
Lettera pastorale
d i m o n s . O. S c h m i t t h a e u s l e r,
vicario apostolico di Phnom Penh
C
«Noi siamo i molti rami del bell’albero che il Signore ha piantato nella
nostra terra, e ognuno è chiamato a
compiere la missione di vita che il Signore ha affidato ai suoi apostoli». A
un anno dal suo insediamento come
vicario apostolico di Phnom Penh
mons. Olivier Schmitthaeusler, il più
giovane vescovo cattolico oggi in Asia,
indirizza ai fedeli del suo vicariato
(cioè la «diocesi» delle terre di missione come la Cambogia) una lunga
lettera pastorale, Cammino di vita,
cammino d’amore, cammino di fede,
cammino di speranza. Amore, creatività, partecipazione, perseveranza
(1.1.2011), in cui definisce il progetto
per la sua «piccola ma vivace» Chiesa
particolare, nata 455 anni fa, segnata
dal martirio sotto la dittatura khmer
e lentamente rinata a partire dagli
anni Novanta. «Non abbiamo altra
missione se non quella di annunciare
la buona novella», dice il vicario, e
mentre imposta una serie di proposte
strutturate non perde di vista che Cristo «ci chiama a un dovere di memoria e di riconciliazione affinché il
nostro popolo possa costruire il proprio avvenire nella pace e nella verità».
Opuscolo in nostro possesso. Nostra traduzione
dal francese. Cf. Regno-att. 4,2011,96.
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ari fratelli e sorelle tanto amati in Cristo Gesù!
È nato per noi un salvatore: la pace sia con
voi.
È l’amore di Cristo che ci spinge! (cf. 2Cor
5,14).
Nella pace e nella gioia del Natale, vi invio questa
lunga lettera pastorale. A pochi mesi dal mio insediamento come vicario apostolico di Phnom Penh, vi potrà
sembrare ambiziosa... ma questo testo è il frutto di molti
anni di riflessione, d’ascolto, di esperienze e di preghiera.
Dal 2002 al 2010 ho avuto la responsabilità pastorale di Kampot e di Takeo; dal 2002 l’incarico della
Commissione per l’educazione del vicariato e soprattutto, dal 2007, accanto a mons. Emile (Destombes; ndt),
ho potuto imparare a conoscere il nostro vicariato e le
sue realtà come vicario delegato.
Mi è stata inoltre di riferimento l’inchiesta Vent’anni
d’annuncio del Vangelo nel vicariato di Phnom Penh condotta nell’anno 2009 presso tutte le comunità cristiane,
gli istituti missionari, le congregazioni religiose, i laici
missionari, le istituzioni cattoliche e le ONG cattoliche
presenti nel vicariato.
«Nessuno mi toglierà questo vanto! Infatti annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una
necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio
il Vangelo!» (1Cor 9,15-16).
San Paolo ci invita a gloriarci nel Signore (cf. Rm
5,11), e anch’io vi invito a farlo.
Fratelli e sorelle, poniamo il nostro orgoglio e la nostra ambizione a servizio del Signore e della sua Chiesa.
Poniamo tutta la nostra gioia e tutto il nostro amore
nella costruzione di questa Chiesa che ci è stata data in
eredità.
Questa lettera è indirizzata a tutti e a ciascuno di voi
in particolare.
In essa vengono fatte delle proposte, vengono dati
degli orientamenti. Nel corso di questo anno 2011, saremo invitati a discuterli e applicarli a vari livelli:
– consigli episcopali;
– consigli presbiterali;
– consigli pastorali;
– comunità parrocchiali, istituti missionari, con-
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gregazioni religiose, laicato missionario, istituzioni cattoliche e organizzazioni non governative (ONG) cattoliche.
I.
Una Chiesa in missione
È l’amore di Cristo che ci spinge...
È con questa certezza che dobbiamo considerare i dieci
anni a venire. È a causa di Gesù e del suo amore che ci
spinge che siamo invitati in modo urgente a fare dell’annuncio del Vangelo la nostra priorità. Siamo chiamati più
che mai a far sì che buona novella sia lievito nel nostro
paese.
Il Regno dei cieli è come il lievito che silenziosamente fa
gonfiare la pasta, ma è anche come il piccolo seme che diventerà un albero grande e bello dove gli uccelli verranno a
cercare rifugio e riparo.
La Chiesa è invitata non soltanto ad annunciare questo
Regno, ma a costruirlo oggi.
A . Rendiamo grazie
Rendiamo grazie per il lavoro compiuto negli ultimi vent’anni... Al ritorno di mons. Ramousse e di p. Emile nel
1989 la Chiesa non era che una manciata di cristiani, i quali
avevano vissuto la loro fede con coraggio e perseveranza in
quegli anni di desolazione e di persecuzione. Oggi abbiamo
38 comunità in tutto il vicariato, un seminario maggiore, un
centro per le comunicazioni sociali, un centro per la catechesi, una sede diocesana con un servizio dinamico per la
pastorale giovanile, per la liturgia e i sacramenti, l’educazione cattolica, il mondo della sanità e il mondo del lavoro,
una trentina di associazioni missionarie, congregazioni religiose o associazioni laicali, delle ONG cattoliche attive nel
vivo delle sfide sociali.
La Chiesa cattolica è piccola ma vivace, con una presenza che va ben oltre i confini del gruppo dei battezzati
(circa 14.000). Siamo lieti d’accogliere nel nostro seno una
comunità vietnamita che s’impegna a pregare nella nostra
lingua per manifestare che siamo una sola e medesima
Chiesa e partecipiamo insieme a una sola e medesima missione: essere testimoni del Vangelo della vita di fronte a ogni
uomo.
Rendiamo grazie per i numerosi battesimi celebrati in
particolare nelle campagne. Siamo felici di accogliere
questa nuova generazione di cattolici, che riflette anche le
attese della società in materia di educazione e di formazione.
Rendiamo grazie per i numerosi programmi socio-educativi che danno priorità assoluta ai più poveri e a quanti
vengono rifiutati dalla società, nello sforzo di farsi prossimo
di ciascuno.
Il piccolo granello di senapa, discretamente, diviene un
albero frondoso e offre spazi di pace e di libertà fra i suoi
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bei rami. Intravedo una ventina di rami rigogliosi su cui vorrei che ci posassimo insieme! Ma innanzitutto voglio parlare delle radici e del tronco: è dal tronco e dalle sue radici
che tutti i rami possono svilupparsi per divenire luoghi di
accoglienza e di vita.
B. Radici: la nostra fede in Gesù Cristo,
la nostra storia
Le radici sono la fede in Gesù Cristo che si è radicata
nella terra del nostro paese da 455 anni. La nostra terra l’ha
accolta. La nostra terra è varia, ricca e fertile ai bordi del
Mekong, altrove è più sabbiosa, talvolta più arida, oppure
più acida...
Ma il Verbo vi si è fatto carne e ha abitato la nostra cultura, e molto più i nostri cuori e le nostre vite. Ha abitato le
nostre angosce e le nostre tristezze, le nostre gioie e le nostre
speranze.
Ricordiamo mons. Joseph Salas, i preti e le suore cambogiani che su questa terra hanno dato la vita, ricordiamo
tutti quei cristiani anonimi che hanno accettato di amare
con tutte le proprie forze, nel silenzio e spesso a prezzo della
vita, in nome della fede in Gesù Cristo.
Oggi, nel 2010, è grazie a tutti questi testimoni della
fede, morti o viventi, che egli è sempre qui, vivo, nella nostra terra.
Ci prende per mano per condurci su cammini di vita e
di amore, di fede e di speranza. È lui, con la Parola e la comunità ecclesiale, il nostro rifugio; è lui il nostro sostegno; è
lui la nostra luce; è lui che ci rialza rivelando il valore della
vita, della vita di ciascuno; è lui che ci dona la forza per combattere le ingiustizie e la miseria; è lui che ci spinge affinché
siamo testimoni della sua vita nella nostra società; è lui che
ci richiama a un dovere di memoria e di riconciliazione affinché il nostro popolo possa costruire il proprio avvenire
nella pace e nella verità; è lui ancora che ci chiama a vivere
la buona novella, poiché essa è la nostra unica missione, è il
tronco del nostro albero: vivere il Vangelo e annunciarlo in
opere e in verità.
C . Missione: l’annuncio della buona novella
Il tronco è il popolo di Dio che annuncia la buona novella. Annunciare la buona novella è la missione che abbiamo ricevuto da Gesù stesso: «Andate dunque e fate
discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e
del Figlio e dello Spirito Santo (...). Ed ecco, io sono con voi
tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,19-20). È sulla
nostra terra cambogiana, ove terra e acqua si fondono armoniosamente, che siamo chiamati a essere annunciatori
della buona novella:
– perché crediamo che Gesù è l’unico salvatore e con la
sua morte e la sua risurrezione apre un cammino di vita e
di speranza;
– perché crediamo che Gesù trasforma le nostre vite e
che il Vangelo è una buona novella che libera dalle catene
dell’ingiustizia e dell’angoscia;
– perché crediamo che Dio ha creato l’uomo e la donna
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a sua immagine e somiglianza e ama ciascun uomo e ciascuna donna in ciò che hanno di unico e di vero e dà a ciascuno e ciascuna la medesima dignità: quella di figlio e di
figlia di Dio;
– perché crediamo che lo Spirito è già presente e all’opera nel cuore di ciascuno;
– perché crediamo nell’amore misericordioso di Dio che
ci rialza e ci libera dal peccato per donarci una vita nuova.
Almeno per tutte queste ragioni l’amore ci spinge ad annunciare la buona novella ai nostri fratelli e alle nostre sorelle.
Davvero non abbiamo altra missione se non quella di
annunciare la buona novella: «Lo Spirito del Signore è sopra
di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha
mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare
ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in
libertà gli oppressi» (Lc 4,18).
Noi siamo i molti rami del bell’albero che il Signore ha
piantato nella nostra terra e ognuno è chiamato a compiere
la missione di vita che il Signore ha affidato ai suoi apostoli.
Vorrei rivolgermi a ciascuno di questi rami affinché insieme, nella pace e nella gioia, possiamo diventare l’ombra
fresca e rassicurante sotto cui è bello andare a sedersi, incontrarsi, condividere, rigenerarsi quando il sole è a picco,
ma anche quando infuria la tempesta o si avvicina il crepuscolo.
II.
Alle comunità ecclesiali
A . A voi, comunità cristiane
Voi siete il primo ambiente in cui il Vangelo è accolto e
vissuto, condiviso e annunciato. Nelle sette province della
città di Phnom Penh che compongono il nostro vicariato
apostolico si trovano 38 comunità. Queste ultime sono ripartite in 5 settori pastorali (Phnom Penh, Champa, Kompong Som, Takeo e Kampot) e sono accompagnate da 12
presbiteri e alcuni religiosi e frati.
Voi siete queste piccole cellule ecclesiali in cui la Parola
è ascoltata e annunciata, l’eucaristia celebrata e condivisa,
la carità vissuta fra di voi e con i più poveri.
Voi siete i primi discepoli e i primi testimoni di Cristo
vivente presso i vostri fratelli e sorelle buddhisti.
La vostra responsabilità è impegnativa e bella: permettere alle comunità di rafforzarsi e di svilupparsi.
Fin dal 1990, mons. Yves Ramousse e p. Emile Destombes avevano strutturato le comunità attorno alle tre
missioni fondamentali: l’annuncio della buona novella, la
lode e la carità. Ogni comunità era invitata a istituire dei comitati che si occupassero di catechesi, di liturgia e di carità.
Nel corso di questi ultimi vent’anni sono nate nuove piccole comunità, in particolare nelle campagne, composte soprattutto da giovani provenienti da famiglie buddhiste. Sono
comunità recenti e fragili, non avendo ancora potuto sviluppare radici profonde, e hanno spesso difficoltà a costituire i tre
comitati a causa della mancanza di cristiani formati.
Ogni anno vengono celebrati in media fra i 60 e gli 80
battesimi di adulti: si tratta ancora una volta essenzialmente
di giovani contadini che vivono nelle campagne o che si trovano a Phnom Penh e Kompong Som nelle scuole dei salesiani e delle salesiane di don Bosco.
La maggioranza di questi nuovi cristiani si reca a Phnom
Penh allo scopo di proseguire lì gli studi superiori o per cercare un lavoro. I centri studenteschi cattolici ne accolgono
alcuni ma per la maggior parte si arrangiano da soli. Arrivati a Phnom Penh, questi nuovi battezzati fanno spesso fatica a inserirsi in una comunità parrocchiale.
Ciascuna comunità, in campagna come in città, deve
porsi questa domanda fondamentale: come organizzare la
nostra comunità per meglio vivere e annunciare la buona novella?
Proposte:
– impegnarsi a strutturare ogni comunità attorno alle tre
missioni: catechesi, liturgia, carità;
– offrire formazione a tutti gli operatori parrocchiali, ma
anche a ogni battezzato;
– assicurare una catechesi di qualità;
– essere missionari: stimolare, invitare, accogliere;
– avere cura dei più poveri, dei malati, di quanti sono rifiutati dalla società;
– formulare proposte per i fanciulli, i giovani, le famiglie,
gli adulti;
– tempi di preghiera: veglia di Taizé il sabato sera, adorazione del ss. Sacramento, lectio divina, rosario, ritiri;
– ...
B. A voi fanciulli, adolescenti e giovani
La nostra è una Chiesa giovane, a immagine della nostra
società. Rendo grazie a Dio per tutte le meraviglie che ha
compiuto mediante la vostra vitalità e la vostra speranza.
Alcuni di voi sono nati in una famiglia cattolica, molti altri
hanno scoperto la fede grazie ad amici che vi hanno portato
alla Chiesa. Siamo felici di accogliervi nella vostra diversità
di origine e di età e vorremmo che poteste trovare in noi dei
fratelli e delle sorelle che vi amano. La Chiesa è una grande
famiglia in cui è bello vivere!
Nel 2009 è stato creato un servizio diocesano per la pastorale giovanile. In due anni esso è riuscito a istituire una
pastorale strutturata e dinamica che offre incontri regolari ai
giovani dei diversi settori pastorali. A esso va la nostra riconoscenza e l’incoraggiamento a proseguire.
Nelle comunità o presso le congregazioni religiose vengono proposte svariate attività ai fanciulli e ai giovani.
Auspico che il servizio diocesano venga rafforzato affinché si possa sviluppare un’azione mirata per fanciulli, adolescenti e giovani in maniera differenziata, che si possano
anche meglio coordinare gli sforzi compiuti dagli uni e dagli
altri, e si possano stimolare le comunità affinché divengano
sempre più luoghi di vita e d’incontro col Cristo vivente per
tutti questi giovani che cercano un senso alla propria vita.
Proposte:
– rafforzare l’équipe della pastorale giovanile ampliando
l’azione alla pastorale dei fanciulli e degli adolescenti;
– nominare un assistente a tempo pieno;
– ogni comunità intensifichi la propria pastorale;
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– coordinare meglio le diverse proposte / istituzioni;
– stabilire una rete di responsabili;
– ...
C . A voi, comunità vietnamite
Le comunità vietnamite rappresentano circa il 60% dei
cattolici del vicariato. Insediate in Cambogia da molti anni,
sono state invitate da mons. Ramousse e poi da mons. Destombes a far parte integrante della pastorale del vicariato
in particolare celebrando l’eucaristia e svolgendo la catechesi in cambogiano.
Vi sono tre tipi di gruppi: il settore pastorale di Champa;
le comunità vietnamite insediate in un settore pastorale in
cui vi sono anche comunità cambogiane; i vietnamiti integrati in parrocchie cambogiane. La pastorale per ognuno di
questi tre gruppi è sensibilmente diversa ma ha lo stesso fine,
costruire la Chiesa che è nel vicariato di Phnom Penh.
Cari amici, insieme noi siamo la Chiesa che è nel vicariato di Phnom Penh. Un solo battesimo, una sola fede, un
solo amore ci uniscono. Non vi sono più né giudei né greci...
vi sono dei discepoli di Gesù Cristo. Voi vi siete insediati in
Cambogia da molti anni, i vostri figli vi sono nati e per la
maggior parte vi rimarranno. Avete la vostra cultura e le vostre tradizioni, la vostra fede trasmessa a molti fra di voi dai
vostri avi: queste realtà sono belle e vanno preservate. Ma la
scelta da voi fatta di venire qui in Cambogia vi invita anche
ad apprendere la lingua cambogiana, a scoprire la cultura
del paese per meglio inserirvi nella società che vi accoglie.
La scelta operata dai miei predecessori è fondamentale
e va approfondita. Al fine di costruire una Chiesa di comunione, la famiglia dei cristiani radunata nell’unità attorno a
Cristo risorto, faccio appello a una pastorale d’insieme in cui
le differenze siano accolte e rispettate, in cui ognuno sia chiamato a prendere il proprio posto nella famiglia di Cristo.
Da alcuni anni molti fratelli e sorelle vietnamiti sono venuti ad aiutare le comunità del settore pastorale di Champa;
invito tutti a leggere il punto 5 di questo documento, perché
anche voi siete missionari in questa Chiesa che vi accoglie.
Il programma di alfabetizzazione iniziato dal Catholic
Office for Emergency Relief and Refugees (ONG dei vescovi thailandesi; ndt) e continuato dal vicariato aiuta centinaia di fanciulli ad apprendere i rudimenti della lingua
cambogiana. Da due anni abbiamo avviato un programma
pilota a Champa presso la scuola primaria. Invito a sviluppare e meglio strutturare questi programmi al fine di permettere a tanti fanciulli di accedere alle classi superiori del
sistema scolastico cambogiano. Ne va del loro avvenire, ma
in una certa misura ne va anche di una migliore gestione
della pastorale d’insieme.
Proposte:
– realizzazione di una pastorale d’insieme;
– formazione catechetica;
– rafforzamento del programma scolastico;
– riunioni di incontro/condivisione con i responsabili pastorali;
– formazione cristiana dei giovani;
– nuova ripartizione dei settori pastorali;
– ...
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D. A voi, comunità straniere
Giunte fra di noi per alcuni mesi o per alcuni anni, siete
parte del nostro vicariato. In esso viene assicurato un servizio pastorale in inglese, francese e coreano.
Ringrazio tutti coloro che si prendono a cuore la missione d’accompagnamento delle comunità straniere.
È importante che ciascuno si senta accolto e possa trovare un luogo per nutrire la propria fede.
Espatriare significa affrontare lo sconvolgimento dei propri punti di riferimento, doversi adattare a un nuovo modo
di vita. Il sostegno di una comunità cristiana è importante e
per alcuni può essere determinante.
La scoperta della vita della Chiesa che è in Cambogia
deve essere anche un’occasione per tutti e un arricchimento
per ciascuno.
Auspico che vengano gettati ponti fra la Chiesa locale e
le differenti comunità straniere. Siamo tutti fratelli e sorelle
in Cristo.
Proposte:
– gettare ponti: scambi, incontri con le comunità locali;
– conferenza sulla Chiesa cambogiana;
– collaborazione fra le differenti comunità straniere...
– partecipazione ai momenti forti della Chiesa cambogiana;
– pastorale marittima;
– ...
III.
A quanti sono al servizio
dell’annuncio della buona novella
Nei punti seguenti (A-B-C) mi rivolgo ai presbiteri, ai religiosi e religiose e ai laici cambogiani e stranieri, poiché ritengo che formiamo una sola e medesima Chiesa della quale
siamo tutti al servizio.
Ma aggiungo un paragrafo particolare (D) destinato a
tutti gli operatori della pastorale stranieri nel vicariato presenti per un tempo limitato o per sempre.
A . A voi, presbiteri
a. A causa di Gesù
Paolo nelle sue lettere usa spesso quest’espressione: «a
causa di Gesù». Sono stato li lì per sceglierlo come motto
(poi scelto «caritas Christi urget nos»; ndt), poiché la ragione,
l’unica ragione del mio sì è Gesù. Ognuno di noi ha fatto
questa esperienza dell’incontro con Cristo ed è per questa
esperienza personale che è nato in noi il desiderio di servirlo
per amarlo meglio e per meglio offrirlo al mondo.
Quando Saulo sulla via di Damasco fa questo incontro
con colui che perseguita, che sconvolgimento nella sua vita!
A causa di Gesù, diviene l’apostolo delle genti.
Quando mons. Salas e tutti i nostri fratelli e sorelle cambogiani sono partiti per le risaie per stare con la loro gente
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fino alla fine, è proprio a causa di Gesù che hanno accettato
di offrire la propria vita.
Quando Giovanni Paolo II, allo stremo della salute e
delle forze, ha continuato a guidare la Chiesa, lo ha fatto, ancora una volta, a causa di Gesù.
Quando alla domanda del vescovo: «Vuoi diventare sacerdote?» abbiamo risposto: «Sì, lo voglio», è sempre a
causa di Gesù.
Tutto il nostro ministero, tutto il nostro impegno nella
società, in definitiva tutta la nostra vita hanno un senso a
causa di Gesù. Più ancora, la nostra fedeltà trova la sua fonte
e la sua forza nella fedeltà di Cristo al Padre suo e, cosa più
straordinaria, nella fedeltà di Cristo a ciascuno di noi.
Ci capita d’essere stanchi, pigri, sopraffatti, vuoti. Egli
è là.
Ci capita di smarrire i riferimenti, di non saper più pregare. Egli è là.
Ci capita di non avere più la forza di dire sì. Egli è sempre là.
È l’esperienza più intima e più sconvolgente che possiamo fare nella nostra vita di sacerdoti: la fedeltà di Cristo
per noi.
Questa fedeltà indefettibile di Cristo («ecco, io sono con
voi tutti i giorni»: Mt 28,20) è la fonte della nostra gioia, di
quella gioia perfetta che Cristo ha posto in noi (cf. Gv 17,13)
Io prego perché ciascuno possa essere pienamente consapevole di questa fedeltà di Cristo in ogni momento della
vita. Che possiamo vivere di questa fedeltà affinché a poco
a poco non siamo più noi, ma Cristo che vive in noi.
b. Vivere da fratelli
«I presbiteri, costituiti nell’ordine del presbiterato mediante l’ordinazione, sono tutti tra loro uniti da intima fraternità sacramentale; ma in modo speciale essi formano un
unico presbiterio nella diocesi al cui servizio sono assegnati
sotto il proprio vescovo. (...) Tutti i presbiteri, cioè, hanno la
missione di contribuire a una medesima opera, sia che esercitino il ministero parrocchiale o sopraparrocchiale, sia che
si dedichino alla ricerca dottrinale o all’insegnamento, sia
che esercitino un mestiere manuale – condividendo le condizioni di vita degli operai (...) – sia infine che svolgano altre
opere d’apostolato od ordinate all’apostolato. È chiaro che
tutti lavorano per la stessa causa, cioè per l’edificazione del
corpo di Cristo (...).
Pertanto, è assai necessario che tutti i presbiteri, sia diocesani sia religiosi, si aiutino a vicenda in modo da essere
sempre cooperatori della verità. Pertanto, ciascuno è unito
agli altri membri di questo presbiterio da particolari vincoli
di carità apostolica, di ministero e di fraternità (...) manifestando così quell’unità con cui Cristo volle i suoi resi perfetti in uno, affinché il mondo sappia che il Figlio è stato
inviato dal Padre» (Presbyterorum ordinis, n. 8; EV 1/1267).
Cari fratelli sacerdoti, quest’amicizia e questa fraternità
fra di noi sono vitali per ognuno e per la Chiesa intera. Sì,
è bene per noi ritrovarci e condividere le nostre gioie e le
nostre pene. Sì, è bene avere fratelli sui quali poter contare.
Sì, è bene vivere e lavorare insieme a causa di Gesù.
Proposte:
– concedersi di trascorrere insieme momenti di tempo libero;
– riunioni del presbiterio;
– ritiri/ritrovi;
– forum di condivisione e di scambio;
– ...
B. A voi, religiosi e religiose
Voi fate parte di 18 istituti religiosi presenti nel vicariato.
La vostra presenza è un dono di Dio per la nostra
Chiesa. Il vostro amore per Cristo e la Chiesa, la vostra passione per gli uomini e le donne d’ogni estrazione sono una
testimonianza forte ed essenziale che ci rendete con entusiasmo e semplicità.
Questo numero considerevole di istituti sottolinea la diversità dei carismi e offre alla Chiesa la possibilità d’essere
presente nei numerosi areopaghi della società e in particolare presso i più miseri.
La sanità, l’educazione, lo sviluppo rurale, i fanciulli e i
giovani, le ragazze, i disabili, i malati di AIDS, gli orfani... i
campi in cui operate sono numerosi e offrite una speranza
che riconforta tanti cuori.
Le nostre sorelle carmelitane sono una presenza silenziosa di preghiera e di gioia che inonda tutte le nostre attività dal Nord al Sud, dall’Est all’Ovest del vicariato.
Fra di noi e fra di voi deve continuare a svilupparsi una
collaborazione che abbia sempre più a cuore una vera comunione spirituale. Mi sembra che sia una tale comunione
spirituale, sempre più approfondita, che può permettere di
meglio percepire l’orizzonte evangelico comune al quale
siamo tutti chiamati e uno scambio di doni nella reciprocità
e la complementarità delle vocazioni ecclesiali (cf. Lumen
gentium, n. 13).
Ed è una felice circostanza che alcune ragazze e alcuni
giovani cambogiani si lascino interpellare dalla testimonianza della vostra vita al servizio del Vangelo. E rendo grazie con voi e prego perché tanti cuori si aprano alla chiamata
dello Spirito. Il gruppo Samuel e il gruppo Emmanuel si
adoperano intensamente per aiutare queste ragazze e questi giovani a scoprire il senso della vita religiosa, e la chiamata che il Signore può rivolgere loro a servire la nostra
piccola Chiesa.
Proposte:
– avere un delegato episcopale alla vita consacrata;
– favorire gli incontri;
– partecipare alle attività delle parrocchie, del consiglio pastorale;
– mettersi all’ascolto dei segni dei tempi e rispondere alle
nuove sfide;
– istituire un gruppo di ragazze e di giovani al servizio
delle comunità di campagna: le piccole sorelle e i piccoli fratelli
delle campagne;
– ...
C . A voi, laici impegnati
Il vostro posto è essenziale nella nostra piccola Chiesa.
Penso ai laici che hanno accettato responsabilità a livello
delle comunità parrocchiali, della catechesi, della pastorale
giovanile, dei mezzi di comunicazione ma anche ai laici che
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lavorano nelle ONG cattoliche o ancora ai dieci gruppi di
laici missionari impegnati nel vicariato.
Il lavoro di corresponsabilità condivisa è segno della vitalità della nostra comunità ecclesiale.
La presenza sempre più numerosa di giovani laici cambogiani negli organismi diocesani è una grande gioia e una
forza inestimabile per lo sviluppo della nostra Chiesa ma è
anche un appello pressante perché assicuriamo una formazione continua sempre più adeguata alle necessità di ciascuno.
È insieme che costruiamo la Chiesa e le diamo la possibilità d’impegnarsi là dove il Signore ci chiama.
Auspico che possiamo sviluppare queste collaborazioni
con amore e speranza.
Proposte:
– curare la formazione permanente;
– essere sempre più e meglio missionari;
– rispondere a nuove chiamate;
– organizzare incontri fra tutti i laici impegnati (consacrati o no, cambogiani e stranieri);
– ...
D. A tut ti i missionari: rinascere in Cambogia
Questo punto si rivolge ai miei cari fratelli missionari,
sacerdoti, religiosi, religiose e laici. Siete stati inviati in Cambogia per mettervi al servizio della sua Chiesa insieme ai
nostri confratelli sacerdoti cambogiani. Avete accolto con
generosità questa chiamata alla vita missionaria, accettando
di lasciare il vostro paese, la vostra famiglia, le vostre radici
per scoprire una terra nuova, un popolo nuovo, una Chiesa
in cammino.
Benvenuti e grazie per la vostra disponibilità.
Questa esperienza di sradicamento non è senza effetto
per la vostra vita di preti, di religiosi e religiose e di laici missionari. Si tratta di una rottura allo scopo di entrare in un
mondo nuovo, per portare uno sguardo nuovo sulle realtà
della società e della Chiesa che vi accolgono. Si tratta di una
vera e propria rinascita: «In verità, in verità io ti dico, se uno
non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio» (Gv
3,3). È necessario che facciamo nostro questo dialogo fra
Gesù e Nicodemo. Non possiamo continuare a guardare il
mondo e la Chiesa qui dal nostro punto di vista: vi è una
vera conversione da accettare, certamente imparandone la
lingua e scoprendone la cultura, ma imparandone anche il
linguaggio del cuore, quello degli apostoli il giorno della
Pentecoste.
Per rinascere, occorre accettare di morire, di calarsi nel
terreno cambogiano con pazienza, umiltà e amore. Queste
tre virtù devono esser coltivate con passione affinché ciascuno possa rinascere in verità e costruire la Chiesa e la società con i suoi fratelli e sorelle cambogiani che devono
diventare i propri fratelli e sorelle di sangue.
Il cammino è lungo, arduo ma è l’unica condizione grazie alla quale la nostra Chiesa sia realmente la Chiesa che è
in Cambogia, una vera Chiesa locale e universale.
Essere stranieri è una povertà che occorre accettare
come una grazia, non per essere uno straniero qualunque,
ma uno straniero che accetta di rinascere in questa terra e
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con questa gente... non per dirigere ma per servire, non per
supplire ma per formare, non per occupare lo spazio ma per
annunciare un altro: Cristo vivente e risorto che trascende
lo spazio e i confini, le culture e il tempo.
È lungo questo cammino che avanzeremo insieme. Semplicemente. Caritatevolmente. Fraternamente.
Proposte:
– formazione alla lingua e alla cultura per un periodo adeguato;
– tempi di immersione nell’ambiente cambogiano;
– conferenze e formazione;
– incontri con i nuovi arrivati (sacerdoti, religiosi, frati,
laici);
– tempi di condivisione con gli «anziani»;
– ...
E . A voi, seminaristi, a voi, che siete in ricerca
Voi siete l’avvenire della Chiesa.
La pastorale delle vocazioni e la formazione dei seminaristi è un tutt’uno.
La situazione della nostra Chiesa è molto particolare,
poiché abbiamo due preti cambogiani e due seminaristi per
un totale di 140 operatori pastorali.
Una delle cause di tale situazione è la storia recente, ma
anche il ridotto numero di battezzati, molti dei quali sono
giovani «cristiani di prima generazione», nati da genitori
buddhisti.
Sappiamo che la famiglia è un ambiente essenziale per
lo sviluppo delle vocazioni. Molti dei nostri cristiani stanno
per sposarsi e formare delle famiglie cristiane...
Tuttavia da 10 anni è stato istituito un organismo per le
vocazioni, il gruppo Emmanuel, che accoglie tantissimi giovani desiderosi di riflettere sulla vita sacerdotale.
Alcune iniziative sono già state avviate anche da istituti
religiosi per offrire ai giovani spazi di riflessione e di formazione umana e spirituale.
Lo spirito «soffia dove vuole» e quando vuole (cf. Gv
3,8). Vorrei tuttavia sottolineare con forza che, nella situazione attuale della nostra Chiesa, così particolare, è fondamentale che prima di ogni altra cosa sia proposta e
valorizzata la vocazione alla vita presbiterale diocesana. Il
fondamento della Chiesa locale sono i sacerdoti locali. E la
priorità delle priorità di ognuno, di ogni battezzato membro delle nostre comunità, del vescovo, dei sacerdoti, delle
religiose e religiosi, o ancora dei laici impegnati è la costruzione della Chiesa locale: in altre parole, è nostro dovere primario chiamare dei giovani a servire la Chiesa come preti
diocesani.
Abbiamo la grazia di avere un seminario nel vicariato
di Phnom Penh che accoglie anche i nostri fratelli seminaristi di Kompong Cham e di Battambang. A partire dall’anno pastorale 2010, i vescovi hanno preso la coraggiosa
decisione di offrire una formazione teologica in cambogiano.
Saluto il coraggio dei monss. Emile, Kike e Antony e sostengo questo orientamento, affidando all’intercessione di
san Giovanni Maria Vianney i formatori e certamente i nostri cari seminaristi, che insieme si lanciano in questa bella
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e grande avventura: riflettere e comprendere la fede nella
nostra lingua.
A voi che siete in ricerca, a voi che siete entrati in seminario: sappiate che la vocazione alla vita di sacerdote diocesano riempie un’esistenza. Le comunità cristiane vi
attendono. Il vostro vescovo prega per voi ogni giorno. Prendete a cuore questo tempo di discernimento e di formazione
per divenire santi sacerdoti secondo il cuore di Dio.
Proposte:
– sviluppare la pastorale delle vocazioni: gruppo Emmanuel, giornata per le vocazioni, veglia di preghiera...
– rendere le comunità più consapevoli del loro ruolo (vocazione, preghiera);
– chiamare, mobilitare i sacerdoti;
– sviluppare una pastorale familiare;
– valorizzare la vita del sacerdote diocesano;
– un’attenzione tutta particolare al seminario da parte del
vescovo ma anche dei preti e delle comunità cristiane;
– ...
IV.
Una Chiesa che annuncia,
che prega, che ama
Catechesi, liturgia e carità sono le tre missioni essenziali
della Chiesa.
A . A voi, responsabili della formazione cristiana
La formazione cristiana è vitale per la nostra Chiesa. È
una priorità sulla quale dobbiamo impegnare tutte le nostre
forze e tutta la nostra immaginazione con fede e determinazione.
Vi sono due tipi di formazione: di base e d’approfondimento. Responsabile della formazione non è soltanto il Centro cambogiano cattolico per la catechesi (CCCC), che è
una struttura interdiocesana, ma tutti coloro che hanno incarichi nelle comunità cristiane o hanno la possibilità di fornire elementi di formazione: vescovi, sacerdoti, religiosi e
religiose e laici.
a. Formazione di base
Si tratta della formazione dei catecumeni, ma anche
della catechesi per i fanciulli cattolici, o ancora l’iniziazione
ai sacramenti. Sono stati pubblicati dei sussidi per aiutare la
catechesi a tutti i livelli. Come li utilizziamo? Di quali mezzi
ci dotiamo per formare meglio i catechisti?
b. Formazione d’approfondimento
È un’urgenza per il nostro vicariato. In questi ultimi vent’anni centinaia di nuovi battezzati hanno ricevuto una formazione di base, ma non hanno ancora potuto veramente
approfondire la loro fede e comprendere meglio la vita della
Chiesa. Spero ardentemente che veda la luce una formazione di approfondimento per consentire lo sviluppo di una
cultura biblica, di una riflessione sui misteri della fede, una
comprensione dell’insegnamento della Chiesa, una vita spi-
rituale meglio nutrita, uno sguardo cristiano sulla società.
Questa formazione riguarda innanzitutto ogni cristiano,
neofita o di lungo corso, che desidera formarsi per vivere
meglio la propria fede in famiglia, nella Chiesa e nella società. Essa riguarda poi i volontari che accettano di fare catechismo. Riguarda anche coloro che sono chiamati a
divenire responsabili di comunità cristiane. Riguarda infine
quanti accetteranno di svolgere un servizio diocesano: pastorale dei fanciulli e dei giovani, catechesi, liturgia, carità...
Questa formazione è un appello a mobilitarsi rivolto a
tutti coloro che hanno la possibilità di divenire formatori,
per aiutare la nostra Chiesa in modo concreto ed efficace a
costruirsi in profondità. Ne va del suo futuro.
Proposte
– per la formazione di base: stretta collaborazione con il
CCCC: diffusione dei sussidi di catechesi, seminari di formazione...
– per la formazione d’approfondimento: istituzione di una
scuola di formazione cristiana aperta a tutti;
– ...
B. A voi, responsabili della liturgia
Ogni comunità è attenta alla preparazione delle diverse
liturgie (eucaristie, momenti di preghiera, celebrazioni dei
sacramenti, principali festività...), e dal 2007 a livello di vicariato abbiamo una commissione apposita.
La liturgia è un luogo privilegiato dove la comunità cristiana incontra Dio. Mediante le varie forme liturgiche, è
Dio che viene celebrato e adorato. Il culto che gli è reso è
parte intrinseca della nostra vita cristiana. Ogni liturgia privata o pubblica è un momento d’incontro con il Dio vivente,
e per ciò stesso deve essere degna e preparata con cura.
La liturgia è anche un luogo in cui è possibile esprimere
le proprie specifiche sensibilità. La Chiesa cattolica ha stabilito delle norme liturgiche, ma queste lasciano spazi di libertà per consentire a ogni popolo di manifestare la propria
peculiare sensibilità religiosa e la propria cultura.
La nostra Chiesa, a partire dalla riforma liturgica intrapresa dal concilio Vaticano II, ha preso alcune decisioni particolari per adattare la liturgia alla cultura khmer: forma
della celebrazione eucaristica (...), festa del Pchum Ben (...)
e ha tentato nuove esperienze, in particolare in occasione
della celebrazione dei matrimoni o del nuovo anno. Sono
stati composti dei canti, sono state adattate delle salmodie,
sono stati ideati paramenti liturgici.
Auspico che questo lavoro venga approfondito. Sarà il
mandato della commissione liturgica e per i sacramenti di
concerto con gli ordinari della Cambogia. Un altro compito
della commissione sarà quello di formare gruppi liturgici
parrocchiali per aiutare una migliore comprensione del mistero della liturgia e a celebrare in maniera sempre più
degna.
Poiché la liturgia è il luogo dell’incontro con Dio, essa
deve essere particolarmente curata in ogni occasione: semplice orazione, rosario, eucaristia feriale o domenicale, solennità, sacramenti... ognuno deve trovarvi il proprio posto
e deve sentirsi a proprio agio per rendere grazie al Signore
della vita.
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La liturgia è espressione del nostro amore vero per Dio
e della nostra gioia di celebrarlo.
La bellezza della liturgia è un cammino incontro a Dio.
Proposte:
– istituzione di una nuova commissione liturgica e per i sacramenti;
– formazione di gruppi liturgici;
– riflessione approfondita su liturgia e inculturazione;
– gruppi di ministranti per il servizio all’altare;
– collegamento fra commissione liturgica e commissione
per l’arte sacra;
– ...
C . A voi, responsabili della carità –
Collaborazione con le ONG cat toliche
«Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e
Dio rimane in lui» (1Gv 4,16).
È la grande rivelazione del Nuovo Testamento: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito.
(Gv 3,16).
È con questa nuova certezza scolpita nel più profondo
del cuore che la carità di Cristo ci spinge a uscire da noi
stessi per essere testimoni della bontà infinita di Dio verso
ogni uomo e ogni donna.
La nostra responsabilità è individuale e collettiva.
Individuale innanzitutto, poiché ciascuno deve farsi carico di coltivare la carità nella propria vita quotidiana.
Ognuno di noi è chiamato a vivere e ad agire come Cristo
stesso. Tutta la sua vita è un inno alla carità, ogni suo gesto,
ogni parola, ogni sguardo esprimono con delicatezza come
Dio ci ama: i poveri, i malati, i rifiutati della società, i peccatori, i ricchi, i fanciulli, le vedove. Gesù rialza, perdona,
Gesù ama «con i fatti e nella verità» (1Gv 3,18). È di questo
amore che siamo amati ed è questo amore che dobbiamo
condividere e offrire. È la natura stessa della nostra vita di
discepoli di Cristo, è nostra responsabilità e nostro specifico
dovere che ognuno deve vivere realmente, senza adagiarsi
semplicemente sull’operato dei gruppi caritativi.
Infine collettivamente. È responsabilità di ogni comunità cristiana farsi carico della carità verso i più poveri, i più
deboli, i malati. Invito ogni comunità cristiana a creare o a
rafforzare i gruppi caritativi sotto la guida dei propri pastori
e di quei cristiani incaricati di questo compito. Non si tratta
semplicemente di delegare questo impegno a qualche
gruppo venuto da fuori; si tratta piuttosto di prendere a
cuore questa responsabilità in modo esplicito in nome della
comunità cristiana, per esprimere la sollecitudine di Dio per
ogni uomo e per ogni donna. «Da questo tutti sapranno che
siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv
13,35).
A livello di vicariato, auspico inoltre che riusciamo a coordinare meglio le nostre attività caritative in collaborazione
con Caritas Cambogia e le ONG cattoliche che lavorano
con efficacia nei campi della sanità, dell’handicap, dello sviluppo rurale o dell’educazione.
Abbiamo già gruppi attivi per la pastorale della sanità e
del mondo del lavoro. Nei mesi a venire questi due gruppi
elaboreranno delle proposte per tutto il vicariato per arri-
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vare a essere più vicini ai malati e a quanti lavorano nelle
fabbriche, ma anche al mondo delle carceri.
Siamo servi inutili, non facciamo che il nostro dovere:
facciamolo nella pace e nell’amore per la gioia degli uomini.
«Chi esercita la carità in nome della Chiesa non cercherà mai di imporre agli altri la fede della Chiesa. Egli sa
che l’amore nella sua purezza e nella sua gratuità è la miglior testimonianza del Dio nel quale crediamo e dal quale
siamo spinti ad amare. Il cristiano sa quando è tempo di
parlare di Dio e quando è giusto tacere di lui e lasciar parlare solamente l’amore. Egli sa che Dio è amore (cf. 1Gv
4,8) e si rende presente proprio nei momenti in cui nient’altro viene fatto fuorché amare». (BENEDETTO XVI, Deus caritas est, n. 31; EV 23/1594)
Proposte:
– istituzione di un coordinatore diocesano per le attività caritative;
– rafforzamento dei gruppi caritativi in ogni comunità;
– seminari di formazione e riflessione per i gruppi caritativi, ritiri e tempi di preghiera specifici;
– sviluppo della collaborazione con Caritas Cambogia,
apertura di un centro d’ascolto Caritas per il vicariato di
Phnom Penh;
– istituzione di un fondo diocesano per le opere di carità;
– coordinamento delle ONG cattoliche;
– ...
V.
Una Chiesa che vive
A . Per un rinnovamento degli organismi
consultivi e della curia diocesana
Uno dei mandati del vescovo è quello di governare.
Per adempiere bene a questa missione così importante per
il cammino della nostra Chiesa, il vescovo si deve attorniare di organismi consultivi.
Per i prossimi tre anni, propongo di organizzare tali
organismi nel seguente modo:
1. Il consiglio episcopale ristretto che si riunisce tutte le
settimane per gestire gli affari correnti e preparare la discussione delle questioni più importanti. Membri di questo consiglio ristretto sono: il vicario delegato e il
segretario generale.
2. Il consiglio episcopale allargato che si riunisce una
volta al mese per trattare le questioni di rilievo che toccano la vita del vicariato. Prendono parte a questo consiglio allargato: il vicario delegato e il segretario generale (i
quali inoltre rappresentano il settore pastorale di Phnom
Penh); tre presbiteri designati dal vescovo che rappresentano i settori di Champa (1), di Kompong Som (1) e di
Tampot/Takeo (1); una religiosa e due laici impegnati nei
principali campi della pastorale. Questi ultimi tre membri
sono nominati dal vescovo.
3. Il consiglio presbiterale. È il consiglio dei sacerdoti
con i quali si affronteranno le questioni pastorali e gli
orientamenti del vicariato. Sono membri di questo consi-
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glio il vicario delegato, il segretario generale, tutti i sacerdoti che operano nelle comunità cristiane a tempo pieno
compresi quelli che stanno imparando la lingua (2o anno),
il rettore del seminario maggiore, il coordinatore del Centro degli studenti cattolici e due sacerdoti eletti fra i missionari presenti nel vicariato che non sono nel ministero
parrocchiale. Questo consiglio si riunirà almeno cinque
volte all’anno.
4. Il consiglio pastorale. Questo organo, che si riunirà
almeno due volte all’anno, sarà composto da sacerdoti,
suore e frati, laici missionari e cristiani impegnati nelle attività pastorali del vicariato o nelle comunità. Il criterio di
scelta dei suoi membri non è ancora stato fissato. Questo
consiglio aiuterà il nostro vicariato ad adempiere meglio
alla sua triplice missione di santificare, insegnare e governare.
5. La curia diocesana. Essa riunisce i diversi organismi
diocesani che hanno l’ufficio presso il centro diocesano:
giovani, pastorale della salute e del mondo del lavoro, educazione cattolica, liturgia, catechesi e sacramenti. Occorre
aggiungere l’organismo per le finanze e lo sviluppo, il polo
della comunicazione e il nuovo ufficio della cancelleria e
degli archivi (in vescovado). La curia è, sotto la responsabilità diretta del vescovo, al servizio di tutte le comunità
cristiane per aiutare la formazione, l’approfondimento
della fede e permettere una migliore condivisione degli
sforzi di ciascuno nell’annuncio di Cristo. Questa curia
sarà in futuro rinnovata e rafforzata. Conto sul vostro sostegno e la vostra partecipazione attiva per il bene della
missione che il Signore affida a ognuno.
B. Per un rinnovamento
della gestione finanziaria
La buona gestione finanziaria, la chiarezza e la trasparenza della contabilità sono importanti per offrire al
vicariato la possibilità di adempiere alla propria missione.
Dal 1° gennaio le operazioni contabili quotidiane saranno gestite da un contabile cambogiano e da un assistente.
Ci rivolgeremo a una società specializzata in questo
ambito che ha accettato di svolgere gratuitamente uno
studio preliminare della situazione del vicariato e farci
delle proposte per realizzare una migliore gestione a servizio della missione e dell’annuncio della buona novella.
Noi non siamo una ONG, e vi è un patto di fiducia
stabilito fra il vicariato e ogni responsabile di comunità e
di progetto, ma dobbiamo rendere conto della gestione
dei beni che ci sono affidati sia dal vicariato sia dalle organizzazioni internazionali o da singoli donatori.
Contiamo anche d’istituire un servizio che aiuti a reperire fondi per le attività pastorali e caritative e di seguirne l’impiego al fine di permettere a tutti di dedicarsi
al proprio specifico mandato e avere una più equa ripartizione delle risorse secondo le necessità effettive di
ognuno.
È con la partecipazione di tutti che potremo meglio
gestire i nostri beni per andare all’essenziale: l’annuncio
della buona novella e la sua realizzazione nelle nostre vite.
C . Per la creazione di una commissione
per l’ar te sacra
L’arte è dimensione essenziale dell’espressione del cuore
e della sensibilità di un popolo. La cultura cambogiana fin
dalle sue origini si manifesta in un’arte che raggiunge il suo
culmine nel periodo angkoriano.
La finezza, l’eleganza, la delicatezza di tale arte si mostrano riunite già nel tempio di Bantey Srei e trovano il vertice nel maestoso tempio di Angkor.
Ma l’arte non può rimanere cristallizzata in un dato periodo: essa evolve con le generazioni e le influenze esterne.
Ogni epoca è segnata dal proprio stile: l’epoca del protettorato; l’epoca Sangkum in particolare con Van Molyvann (architetto cambogiano; ndt). I khmer rossi hanno annientato
qualunque forma di espressione artistica. Da una ventina
d’anni si tenta di recuperare le forme artistiche tradizionali
cambogiane (danza, musica, disegno, poesia, pittura), e sta
nascendo una nuova generazione di giovani artisti.
La Chiesa cattolica in tutto il mondo possiede un immenso patrimonio artistico e architettonico. La ricchezza di
tale patrimonio proviene dal lavoro creativo di artisti cristiani
che hanno voluto esprimere la fede attraverso le loro arti.
Ogni basilica, cattedrale, scultura, pittura od opera musicale
riflette di volta in volta un’epoca, un talento, una certa cultura
e sensibilità.
Auspico che anche la nostra Chiesa si possa inserire in
questo grande movimento d’espressione della fede attraverso
l’arte: le chiese e la loro decorazione, la musica e il canto, le
rappresentazioni pittoriche... il bello è un’espressione della
Verità e in fondo di Dio stesso.
Auspico la creazione di una commissione per l’arte sacra
per assistere coloro che vogliono costruire chiese e ristrutturarle, affinché questi spazi divengano luoghi sacri modellati
dall’arte cambogiana.
Auspico anche che tale commissione possa suscitare delle
vocazioni artistiche affinché giovani artisti cattolici possano
esprimere la loro fede con i criteri artistici e la sensibilità della
Cambogia d’oggi nei campi così variegati dell’architettura religiosa, della musica e del canto sacro, della pittura o della
scultura.
D. Per la creazione di uno spazio
pastorale e missionario
Con il Consiglio episcopale precedente avevamo preso in
esame la possibilità d’acquistare un terreno di superficie molto
vasta nella prima periferia di Phnom Penh, per avere la possibilità di creare uno spazio pastorale e missionario e gettare
le basi future del vicariato di Phnom Penh tanto sul piano finanziario quanto su quello pastorale.
Grazie alla benevolenza delle Missions Etrangères de
Paris, che sostengono il nostro vicariato con generosità e attenzione, abbiamo potuto acquistare questo terreno a Phnom
Penh Thmey.
La sua vasta superficie consentirà di ospitare una serie di
organismi e diverse strutture diocesane e interdiocesane,
come pure la costruzione di un centro d’accoglienza per le
grandi assemblee diocesane e nazionali.
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Sarà anche un luogo di presenza per la Chiesa in un quartiere nuovo di Phnom Penh in procinto di svilupparsi.
Questo grande progetto diocesano sarà discusso con tutti
gli operatori del vicariato: consigli, comunità e organismi diocesani, al fine di preparare insieme il futuro della nostra
Chiesa.
Confido sin d’ora sulla vostra preghiera.
VI.
Una Chiesa in dialogo
A . In dialogo con la Chiesa che è in Cambogia,
la CELaC e la FABC
Il primo luogo di dialogo è certamente all’interno della
nostra stessa Chiesa che è in Cambogia, ma anche, più in
generale, in Asia.
Desidero qui ricordare l’importanza della stretta collaborazione fra le tre circoscrizioni ecclesiastiche della Cambogia. L’anno 1968 ha visto la creazione delle prefetture
apostoliche di Battambang e Kompong Cham. Nel corso
degli anni, ogni circoscrizione ha acquisito la sua identità,
ma la collaborazione fra gli ordinari e, in senso più ampio,
fra le comunità cristiane per l’annuncio della buona novella
è essenziale e si vive quotidianamente.
I sinodi dei giovani e degli adulti, i corsi di formazione,
il seminario maggiore, il Centro nazionale per la catechesi,
il Centro nazionale cattolico per le comunicazioni sociali, la
Commissione interdiocesana per la traduzione, Caritas
Cambogia, le assemblee degli ordinari della Cambogia sono
altrettanti luoghi in cui la collaborazione e l’unità della
Chiesa si manifestano concretamente. È con gioia che invito ognuno ad approfondire queste relazioni e a continuare
nell’arricchimento reciproco.
Anche la Conferenza episcopale Laos-Cambogia
(CELaC) è un luogo ecclesiale di scambio e di comunione.
Dobbiamo continuare a riflettere su come migliorare la conoscenza tra le nostre Chiese per sostenerci e incoraggiarci
nella missione d’amore che ci è affidata.
Anche la Federazione delle conferenze episcopali d’Asia
(FABC) è un luogo d’incontro importante con le Chiese sorelle della regione asiatica. Tutti gli anni inviamo nostri delegati a diversi incontri. È una partecipazione che va
incoraggiata per favorire una migliore conoscenza reciproca
ma anche per formarsi e scambiarsi esperienze pastorali. La
lettura dei vari documenti elaborati dai vescovi asiatici è altresì fonte di formazione e di riflessione.
Non vanno dimenticati i contatti che si possono stringere con le Chiese vicine della Thailandia, del Vietnam, del
Myanmar o della Malesia e di Singapore attraverso l’intermediazione della nunziatura, ma anche con la partecipazione a manifestazioni o con l’accoglienza di sacerdoti,
religiosi e religiose originari di questi paesi.
Questo dialogo nella Chiesa e questa apertura a realtà
differenti sono una ricchezza inestimabile che ci interpella
e ci dona uno slancio missionario rinnovato.
Proposte:
– migliore comunicazione e informazione;
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– istituzione di commissioni interdiocesane;
– sviluppo di legami con le Chiese sorelle;
– diffusione dei documenti della FABC;
– ...
B. A voi, responsabili delle comunicazioni sociali
Le direttive principali che devono guidare il lavoro quotidiano dell’équipe del Centro nazionale cattolico per le comunicazioni sociali sono:
a) annunciare il Vangelo a tutti coloro che vogliono ascoltarlo;
b) camminare con i cristiani per favorire una Chiesa dinamica e partecipativa;
c) rispondere ai bisogni della società, alle sue attese e alle
sue speranze;
d) promuovere i valori cristiani per mezzo delle nuove
tecnologie di comunicazione.
Il Centro entra nel suo settimo anno di vita e offre numerosi strumenti per la comunicazione a tutta la Chiesa di
Cambogia: The Messenger, radio, video, sito web... a tutti voi
vada il nostro ringraziamento!
Mi sembra che occorra fare un passo ulteriore per il vicariato di Phnom Penh, aprendo una sezione del Centro per
Phnom Penh. Non si tratta di creare un nuovo centro, ma di
aprire un ufficio specifico per il vicariato di Phnom Penh al
fine di sviluppare la comunicazione all’interno della Cambogia e in particolare del vicariato, ma rivolta anche all’esterno
della Cambogia.
La comunicazione all’interno delle nostre comunità, delle
istituzioni cattoliche, delle congregazioni religiose che operano nel vicariato è importante per una migliore conoscenza
fra di noi.
La comunicazione della buona novella passa anche attraverso una lettura cristiana dell’attualità, della vita quotidiana, della cultura e dev’essere proposta diffusamente sia a
tutti i cristiani sia ai non cristiani.
Anche la comunicazione che riguarda la vita della nostra
Chiesa deve varcare le frontiere, non solo per i cambogiani
della diaspora, ma per tutti coloro ai quali, in Asia e nel
mondo, sta a cuore la nostra Chiesa.
Di questi tre luoghi della comunicazione ci dobbiamo far
carico in maniera particolare tutti noi, membri del vicariato
di Phnom Penh. Abbiamo la responsabilità di testimoniare la
speranza che abita in noi, e i media sono un veicolo speciale
per condividere questa speranza con tutti.
«Non abbiate paura nemmeno della vostra debolezza e
della vostra inadeguatezza! Il divino maestro ha detto: “Io
sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt
28,20). Comunicate il messaggio di speranza, di grazia e di
amore di Cristo, mantenendo sempre viva, in questo mondo
che passa, l’eterna prospettiva del cielo, prospettiva che nessun mezzo di comunicazione potrà mai direttamente raggiungere: “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì,
né mai entrarono in cuore di uomo: queste ha preparato Dio
per coloro che lo amano” (1Cor 2,9)» (GIOVANNI PAOLO II,
lett. ap. Il rapido sviluppo, 24.1.2005, n. 14; EV 23/59).
Proposte:
– creazione all’interno del Centro nazionale di una sezione
per Phnom Penh;
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– fornire mezzi per la formazione;
– sensibilizzazione di tutti sull’importanza dei media;
– impegno di ciascuno per comunicare le informazioni;
– ...
C . Per uno sviluppo del dialogo interreligioso:
dialogo e annuncio
«Il dialogo interreligioso fa parte della missione evangelizzatrice della Chiesa». Con il dialogo «la Chiesa intende
scoprire i “germi del Verbo”, “raggi della verità che illumina
tutti gli uomini”, germi e raggi che si trovano nelle persone e
nelle tradizioni religiose dell’umanità. Il dialogo si fonda sulla
speranza e la carità e porterà frutti nello Spirito» (GIOVANNI
PAOLO II, enciclica Redemptoris missio, 7.12.1990, nn. 55.56;
EV 12/656.658).
La nostra piccola Chiesa cattolica vive in una società in
cui il buddhismo non solo è religione di stato, ma fa anche
parte integrante dell’identità cambogiana. Per questo il dialogo segna costantemente la nostra missione, poiché siamo a
continuo contatto con i buddhisti non solo attraverso le attività sociali della Chiesa, ma anche attraverso l’accoglienza di
osservatori e catecumeni provenienti dal mondo buddhista o
ancora attraverso le semplici attività quotidiane di ciascun
membro della Chiesa cattolica in Cambogia.
Dialogo e annuncio sono intrinsecamente legati e fanno
parte della nostra missione di diffondere la buona novella di
Gesù Cristo.
Esistono due livelli di dialogo: il dialogo istituzionale e il
«dialogo di vita e di cuore» (GIOVANNI PAOLO II, es. ap. postsinodale Ecclesia in Asia, 6.11.1999, n. 25; EV 18/1864).
Il dialogo istituzionale si pratica specialmente fra le autorità buddhiste e la Chiesa istituzione, rappresentata dal nunzio in occasione delle sue visite protocollari, o da me in
occasione dei vari incontri ufficiali. Avviene anche attraverso
i vari colloqui interreligiosi organizzati dall’associazione Religion for Peace di cui la Chiesa cattolica fa parte, la fondazione Adenauer o i seminari internazionali organizzati dai
governi di Asia-Oceano Pacifico.
Il dialogo di vita e di cuore è una missione alla quale
ognuno deve essere attento a livello delle comunità locali, ma
anche a livello individuale. Le feste buddhiste, gli incontri personali, le attività caritative sono occasioni privilegiate per imparare a conoscere meglio l’altro e interessarsi alla sua
religione e ai suoi riti.
Questo dialogo invita a una conoscenza reciproca sincera
e richiede dunque anche uno sforzo particolare da parte sia
dei missionari stranieri, sia dei cattolici autoctoni. Religione
buddhista, riti e pietà popolare sono legati alla cultura e ai
comportamenti quotidiani, al modo di percepire il mondo e
la società. Non si può prescindere dalla conoscenza della religione dell’altro e dalla comprensione della sua mentalità religiosa, per annunciare la buona novella in un linguaggio e in
gesti comprensibili.
Una nuova commissione speciale per il dialogo interreligioso sarà dunque presto istituita e le fornirò una lista di incarichi per aiutare il nostro vicariato a essere più dinamico in
questo dialogo e offrire occasioni di formazione specifica alle
comunità cristiane e ai missionari.
Si noti che ho fatto riferimento al buddhismo, ma queste
riflessioni possono essere riprese anche per le nostre relazioni
con l’islam.
Teniamo tutti a cuore questo aspetto così importante per
la missione.
«Sapendo che non pochi missionari e comunità cristiane
trovano nella via difficile e spesso incompresa del dialogo
l’unica maniera di rendere sincera testimonianza a Cristo e
generoso servizio all’uomo, desidero incoraggiarli a perseverare con fede e carità, anche là dove i loro sforzi non trovano
accoglienza e risposta. Il dialogo è una via verso il Regno e
darà sicuramente i suoi frutti, anche se tempi e momenti sono
riservati al Padre» (Redemptoris missio, n. 57; EV 12/660).
D. Per uno sviluppo delle relazioni ecumeniche:
comunione
«I fedeli cattolici nell’azione ecumenica devono senza
dubbio essere solleciti dei fratelli separati, pregando per loro,
comunicando a loro le cose della Chiesa, facendo i primi passi
verso di loro» (CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, decreto
Unitatis redintegratio, n. 4; EV 1/512).
La Chiesa cattolica è uno dei 27 gruppi censiti come appartenenti al cristianesimo da parte del Ministero dei culti e
delle religioni.
Questa diversità di denominazioni ci invita a essere attenti alla testimonianza che rendiamo come discepoli di Cristo. Non possiamo che portare nel cuore l’invocazione di
Gesù nella sua lunga preghiera alla vigilia della sua passione:
«Perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e
io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu
mi hai mandato» (Gv 17,21).
Questo desiderio di unità è al centro del messaggio cristiano, ma le differenze e talvolta i dissapori possono generare incomprensioni o addirittura scandalo per i non cristiani.
La Società biblica cambogiana aiuta un lavoro di base per
una traduzione comune della Bibbia, e anche gli incontri istituzionali permettono un dialogo e una migliore conoscenza
reciproca. Ma è importante che a livello locale siano portate
avanti in comune iniziative concrete d’incontro, di momenti
di preghiera (in particolare Taizé ci invita a questo), di gesti di
condivisione concreta in favore dei più poveri.
Invito ogni comunità a valorizzare la settimana di preghiera per l’unità di cristiani che si celebra tradizionalmente
in gennaio, affinché ognuno venga sensibilizzato riguardo a
questo aspetto importante e delicato, e che la preghiera ci
aiuti a rispettarci reciprocamente e a trovare un cammino di
comunione possibile.
Invito anche ogni comunità a designare una o due persone che si occupino di portare avanti queste relazioni ecumeniche e di prendere iniziative per azioni semplici e concrete.
«Quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di
Cristo. (...) Tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,27-28).
E . Per uno sviluppo delle relazioni
con il governo e le autorità locali
Il motto della Cambogia è «re, nazione, religione». Benché la religione nazionale sia il buddhismo, la Costituzione
cambogiana del 1993 prevede la libertà religiosa. Il 25 marzo
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C
hiese nel mondo
1994 sono state allacciate le relazioni diplomatiche fra il
Regno di Cambogia e la Santa Sede e il riconoscimento di
personalità giuridica alla Chiesa cattolica è stato concesso dal
governo reale il 5 novembre 1997.
La Cambogia ha un Ministero dei culti e delle religioni
che è il nostro abituale interlocutore per tutta la materia che
riguarda l’apertura di luoghi di culto, la costruzione di edifici
di culto o le diverse attività religiose. Tanti legami sono stati
tessuti nel corso di molti anni e le relazioni sono cordiali e fraterne con le più alte autorità.
Abbiamo anche instaurato numerosi rapporti con i Ministeri dell’agricoltura, dell’educazione e della sanità o ancora degli affari sociali per tramite dei diversi programmi
sociali della Chiesa cattolica.
Desidero incoraggiare l’approfondimento di questi legami
di fiducia e di rispetto per una partecipazione sempre più attiva al progresso della nazione, con la proposta della nostra visione dell’uomo, che invita allo sviluppo integrale di ogni
individuo considerato in tutte le dimensioni che lo compongono (morale, economica, sociale, politica, familiare, spirituale), e della nostra visione di una società di pace e di
giustizia, di rispetto e di diritto per ciascuno.
Le relazioni vanno altresì sviluppate a livello provinciale
e locale, nel rispetto delle convinzioni religiose di tutti per una
migliore comprensione e conoscenza reciproca. Invito ogni
responsabile di comunità a tessere legami cordiali con tutte le
autorità civili, dal capo del villaggio a quello della provincia.
È importante che le nostre attività siano conosciute e illustrate, in particolare quelle che riguardano lo sviluppo sociale,
Ulrich Berges - Rudolf Hoppe
Il povero e il ricco nella Bibbia
I temi della Bibbia 10
sociale attraversa tutta
Bibbia, divenendo questione teoloLgica.ala questione
Secondo lo schema della collana,
il testo espone che cosa i due Testamenti
dicono su argomenti chiave della fede:
ogni tema è presentato da due specialisti, uno per l’Antico e uno per il Nuovo
Testamento, che in un confronto conclusivo discutono le idee centrali. Il volume
ben realizza l’intento di sintesi e divulgazione, in ambito pastorale e di studio.
«Biblica - sez. I temi della Bibbia»
pp. 200 - € 19,00
educativo o sanitario. È nostro dovere informare le autorità a
tutti i livelli e riflettere con esse sulle necessità della popolazione e sull’impatto della nostra azione sociale.
Vi ringrazio per la collaborazione in questo importante
ambito.
VII.
Una Chiesa nella società
A . A voi, responsabili dell’educazione
L’educazione è una priorità per l’insieme del nostro paese,
affinché esso possa serenamente e profondamente ricostruirsi.
La Chiesa cattolica è presente in campo educativo con
molteplici progetti, in particolare attraverso le ONG cattoliche (Caritas, Jesuit Service, New Humanity...), i programmi
dei padri maristi, dei fratelli delle scuole cristiane, gli istituti
dei salesiani e delle salesiane di don Bosco (scuole materne,
elementari e tecniche).
Il vicariato di Phnom Penh è impegnato in diversi programmi: 25 scuole materne, il liceo S. Francesco – Takeo,
l’Istituto superiore S. Paolo – Takeo (informatica, agricoltura,
letteratura, inglese, turismo), il Centro per gli studenti cattolici, un centro culturale (Kampot), il programma di alfabetizzazione dei fanciulli vietnamiti.
Dal 2002 è stato istituito un Comitato per l’educazione
cattolica per riflettere sulla questione educativa e il suo posto
nel nostro vicariato. Tale Comitato ha elaborato una carta
per l’educazione cattolica a cui ispirare la nostra azione a favore dell’educazione.
Lo sviluppo dei programmi educativi gestiti dal vicariato
ha subito un’accelerazione, per cui nel 2009 è stato istituito un
coordinamento per le scuole materne.
Auspico che si rafforzi il coordinamento delle varie istituzioni educative sotto la tutela del vicariato. Auspico inoltre
una migliore concertazione fra il vicariato, le varie ONG cattoliche e le congregazioni religiose che portano avanti i programmi educativi, al fine di sviluppare una sinergia e poter
rispondere insieme adeguatamente alle sfide della società.
Proposte:
– istituzione di una direzione per l’insegnamento cattolico
nel vicariato al fine di gestire i programmi sotto la tutela del vicariato;
– organizzazione di riunioni consultive e di condivisione
con gli operatori in campo educativo;
– forum dell’educazione cattolica;
– pubblicazione di una carta comune per l’educazione cattolica;
– istituzione di un coordinamento/consiglio per tutti i programmi educativi presenti nel vicariato;
– ...
Nella stessa collana: Christian Frevel - Oda Wischmeyer,
Che cos'è l'uomo
B. Per una pastorale della famiglia
Prospettive dell’Antico e del Nuovo Testamento
I temi della Bibbia 11
La famiglia è la più piccola cellula della società e della
Chiesa. Essa è il primo luogo di formazione della persona e
di trasmissione della fede.
pp. 176 - € 18,40
EDB
Edizioni
Dehoniane
Bologna
Via Nosadella 6 - 40123 Bologna
Tel. 051 4290011 - Fax 051 4290099
www.dehoniane.it
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Nella nostra società, segnata dalla frattura nella trasmissione dei valori educativi e familiari sotto il regime di Pol Pot,
la Chiesa ha il dovere di preoccuparsi dell’educazione delle famiglie, e di fornire gli strumenti per consentire alle famiglie di
questa nuova generazione che sta per sorgere di formarsi e di
crescere.
Molti nuovi battezzati formano famiglie, e ciò rappresenta
un pressante appello alla nostra Chiesa perché sia in grado di
accompagnarli e aiutarli a discernere i segni dello Spirito, per
costruire una vita equilibrata in un ambiente d’amore e di pace.
Auspico l’istituzione di un’équipe per la pastorale familiare al fine d’aiutare i pastori delle comunità a comprendere
e aiutare meglio le coppie che si preparano al matrimonio e
le famiglie già costituite.
Vorrei che questo gruppo fosse anche di sostegno e una
fonte di proposte e di formazione per quanti s’impegnano
nell’aiuto a famiglie cristiane o non cristiane segnate dalla
malattia, dalla povertà, dalla violenza, dall’alcool, dalla prostituzione, dal divorzio...
«Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge
del Signore, fecero ritorno in Galilea (...). Il bambino cresceva
e si fortificava, pieno di sapienza» (Lc 2,39-40).
C . Per una rif lessione sulla dot trina sociale
della Chiesa
La grande enciclica sociale di Benedetto XVI, Caritas in
veritate, sottolinea che la Chiesa non ha «soluzioni tecniche da
offrire» (n. 9), e la sua dottrina sociale non è altro che un «annuncio della verità dell’amore di Cristo nella società» (n. 5;
Regno-doc. 15,2009,460.458).
Le sfide della nostra società, tuffata in maniera repentina
negli sconvolgimenti dell’economia mondiale, e il fenomeno
della globalizzazione ci invitano a soffermarci sugli avvenimenti, i quali si succedono talvolta così rapidamente che nessuno ha il tempo di considerarne tutti i pro e i contro.
La vita economica, sociale e politica interessa la Chiesa.
È importante che ogni battezzato possa, al proprio livello,
portare uno sguardo cristiano sugli eventi che lo riguardano
personalmente o che toccano il gruppo del quale fa parte.
Dall’enciclica Rerum novarum di Leone XIII del 1891,
passando per la Populorum progressio di Paolo VI nel 1967, la
Centesimus annus di Giovanni Paolo II nel 1991 e infine la
Caritas in veritate di Benedetto XVI nel 2009, la Chiesa ha
sviluppato una dottrina originale, talvolta poco conosciuta,
sulla vita sociale, economica e politica del mondo e delle società particolari.
Auspico che possiamo studiare questa dottrina sociale per
offrire a ognuno un panorama chiaro di ciò che la Chiesa
propone in questo campo ma soprattutto per poter diventare
operatore dinamici di una società di diritto, di giustizia e di
pace! Senza dimenticare l’interno della nostra stessa Chiesa.
Questo lavoro di formazione potrà essere fatto in collaborazione con la scuola di formazione alla vita cristiana ma
anche la pastorale della famiglia, il Centro per la catechesi e
il Centro cattolico per le comunicazioni sociali, e certamente
in tutte le comunità, le istituzioni ecclesiali, in particolare il
Centro per gli studenti cattolici, il seminario maggiore e le
congregazioni religiose nei loro percorsi di formazione permanente.
VIII.
Una Chiesa di martiri
Sangue dei mar tiri, seme di nuovi cristiani!
Al termine di questo cammino di vita, d’amore, di fede e
di speranza che abbiamo percorso insieme, la bella formula
di Tertulliano riecheggia nel mio cuore per dirvi quanto sia felice di servire questa Chiesa con voi, come sono felice di mettermi al vostro ascolto e di amarvi con tutto il cuore.
È con gioia ed entusiasmo che molto presto con i miei fratelli Kike e Antony apriremo l’inchiesta diocesana per il processo di beatificazione dei nostri amatissimi martiri.
E questo giorno in cui celebriamo Maria, madre di Dio,
volgiamoci alla nostra madre del cielo. Affidiamole le nostre
speranze e i nostri fardelli.
La notte di Natale, dal cuore materno di Maria è nato
Gesù bambino. Con umiltà e semplicità, pace e gioia, possiamo servire e amare come Maria.
Maria, regina della Cambogia, prega per noi.
Viva Gesù!
Viva la Chiesa!
Preghiera – O beata Chiesa di Cambogia
O beata Chiesa di Cambogia, terra di martiri!
In mezzo alla sofferenza del tuo popolo, / tu hai continuato a pregare e a lodare il Signore.
Nelle ore più buie della tua storia, / il pane eucaristico ha
continuato a essere spezzato fino allo stremo delle forze del
tuo pastore e dei suoi confratelli sacerdoti.
Affamato, disprezzato, spogliato, il tuo popolo non ha mai
cessato di amarti e di cantare la sua speranza.
O beata Chiesa di Cambogia / per tutte queste vite offerte nel
silenzio...
Morti o viventi, / ti hanno offerto uno scrigno di risaie
per santuario, / cuori oppressi per tabernacolo, / un giaciglio
di legno per altare.
O beata Chiesa amatissima,
la pace è ritrovata infine, ovunque germoglia la vita. /
Fanciulli e giovani vengono a unirsi agli anziani / testimoni
tutti del Cristo vivente sulla tua terra e i tuoi fiumi.
Nostra Signora della Cambogia veglia su di te / dal Calvario alla Cambogia, / Maria ti dona suo Figlio / perché tu
lo annunci, perché tu lo ami e lo faccia amare.
Beati noi che siamo questa Chiesa
che ti loda, / diffonde la tua parola di vita, / condivide la
tua carità.
L’amore di Cristo ci afferra, / abitati dalla fede e dalla speranza, / vogliamo divenire il tuo tempio santo / uniti nel cuore di Dio / per avere la vita in abbondanza / ora e sempre.
Amen.
Phnom Penh, 1° gennaio 2011, solennità di Maria madre
di Dio, Giornata mondiale per la pace.
OLIVIER SHMITTHAEUSLER mep,
vescovo servitore
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Cammino di vita, d`amore, di fede e di speranza