indice PREMESSA 1.Che cosa si può fare in concreto nella vita quotidiana 2. Persona o famiglia ecologista moderata pag. 3 pag. 5 ENERGIA 1. L’energia termica per il riscaldamento 2. L’energia per raffreddare l’aria 3. Come sono costruite le case 4. l’energia elettrica per riscaldare l’acqua 5. L’energia elettrica per tutti gli altri usi 6. Gli elettrodomestici: acquisto e uso 7. Casa sprecona - casa risparmiosa 8. Inquinamento elettromagnetico 9. L’energia elettrica per illuminare 10. Le pile/le batterie 11. Esempi di buone pratiche degli enti locali pag. 8 pag. 12 pag. 13 pag. 15 pag. 17 pag. 19 pag. 23 pag. 25 pag. 26 pag. 27 pag. 28 TRASPORTI 1. Automobile: difficile farne a meno, però… 2. La qualità dell’aria che respiriamo 3. Le emissioni oggi 4. Altri combustibili e motori 5. Consigli per la guida e per la manutenzione dell’auto 6. Al posto dell’automobile 7. La mobilità non è solo la mia auto… 8. Consigli per il riciclaggio a fine vita 9. Che tipo sei…? 10. Altra mobilità 11. Esempi di buone pratiche degli enti locali pag. 30 pag. 30 pag. 31 pag. 33 pag. 35 pag. 36 pag. 37 pag. 38 pag. 39 pag. 40 pag. 41 RIFIUTI 1. L’abbandono del rifiuto nell’ambiente 2. Le raccolte differenziate 3. Ecoisole 4. Cassonetti stradali e condominiali 5. Acquisti alimentari 6. Il fumo di sigaretta 7. I materiali presenti in casa 8. Usa e getta / Uso e riuso 9. Inquinamenti poco pericolosi ma fastidiosi 10. Un elenco di rifiuti: il rifiutolo 11. Esempi di buone pratiche degli enti locali pag. 42 pag. 42 pag. 44 pag. 45 pag. 46 pag. 47 pag. 47 pag. 48 pag. 49 pag. 49 pag. 50 ACQUA 1. Perdite d’acqua 2. Cosa gettiamo negli scarichi del gabinetto e del lavandino 3. Quanto inquiniamo l’acqua 4. I detersivi 5. I prodotti per l’igiene 6. Si può bere l’acqua del rubinetto 7. Le acque minerali 8. Chiudere i rubinetti e…. altro 9. Fai da te poco ecologico 10. Segnalare gli inquinamenti 11. Esempi di buone pratiche degli enti locali pag. 52 pag. 52 pag. 53 pag. 53 pag. 54 pag. 55 pag. 56 pag. 56 pag. 58 pag. 58 pag. 60 12. Trasformare i consigli e le azioni in metodo didattico pag. 61 Nota bene: LEGENDA il simbolo del Museo A come Ambiente nel testo compare quando il tema di cui si parla è affrontato in un exhibit/animazione nei percorsi di visita. PER ESSERE PIU’ “LEGGERI” CON L’AMBIENTE che cosa si può fare in concreto nella vita quotidiana? UNA PARTE DEL FUTURO DELL’AMBIENTE E’ IL RIFIUTO DEGLI SPRECHI Periodicamente apprendiamo dai mass media che qualche personaggio ci indica quali sono le buone azioni da fare per “risparmiare” l’ambiente: in tempi recenti i giornali hanno riportato le parole del sindaco di Londra, Ken Livingstone, che chiedeva ai propri cittadini di non tirare lo sciacquone del gabinetto (a volte infatti le vecchie cassette d’acqua del wc riescono a rovesciare nella tazza fino a 69 litri d’acqua potabile: uno spreco!), proponendo così una austerity idrica a tutti i londinesi. LE “BUONE PRATICHE” POSSIBILI Nel 2005 l’ex - leader politico del Giappone Junichiro Koizumi (su ispirazione della ministra dell’ambiente Yuriko Koike) è comparso in tv, in maniche di camicia, per invitare i suoi concittadini a non esagerare con i condizionatori, fissando il massimo della temperatura a 28°: durante l’estate torrida meglio togliersi la giacca piuttosto che usare troppa energia per stare al fresco. Sui giornali italiani ha fatto eco al sindaco di Londra Fulco Pratesi, noto ecologista italiano: “nello sciacquone per la pipì bastano 3 litri e per il resto al massimo sei”. Poi ha aggiunto “Sono ecologista, mi lavo ogni sette giorni! La doccia al sabato, o il bagno in una vasca con poca acqua, senza schiuma: non siamo così sporchi, L’igiene è una fissazione. Basta una doccia ogni tre giorni. Poi certo bisogna lavarsi a pezzi: piedi, parti delicate e ascelle, strofinando dove serve”. E così via di consiglio in consiglio. LA PREOCCUPAZIONE E’ REALE Abbiamo riportato piccoli esempi, ma oggi il problema del risparmio della natura in generale e di quello energetico in particolare è un tema che non possiamo più permetterci di evitare. Sintetizzando: l’uomo utilizza da sempre le risorse del pianeta per rendere più facile e gradevole la propria vita. Ma l’uso esagerato e continuo delle risorse naturali, oltre all’improbabile capacità di sopportare a lungo le azioni dell’uomo sta provocando rapidamente modificazioni profonde e forse irreversibili nell’ambiente. ATTENZIONE ALLE AZIONI DI VITA QUOTIDIANA Lo stesso Pratesi è l’estensore dell’introduzione al (forse) primo libretto di ECOgalateo, pubblicato nel 1987 come supplemento alla rivista La Nuova Ecologia (con le simpaticissime vignette di Sergio Staino): un vero e proprio manuale per la vita quotidiana, in gran parte influenzato da abitudini già diffuse in altri paesi europei, nel tentativo di dimostrare che modificare le consuetudini di tutti i giorni è un ottimo punto di partenza per sviluppare azioni più ampie. Da allora è iniziata una pubblicistica (poco diffusa e purtroppo ripresa in forma troppo schematica sui media di massa) che citiamo in nota e che ha prodotto anche opuscoli e libricini durante le annuali settimane dell’energia sostenibile, piuttosto che della giornata mondiale dell’ambiente, o del giorno dell’acqua. INCORAGGIARE BUONE PRATICHE Non ci pare un approccio didattico quello adottato da molti titoli di manuali tradotti nella nostra lingua e più o meno “trasferiti”, senza adeguamenti e modifiche, nella nostra realtà italiana da altri Paesi (Stati Uniti, Germania…) che fanno spesso riferimento a come “salvare il mondo”. I consigli e le indicazioni che troverete in questo opuscolo non vogliono assolutamente mettere in discussione la ricerca della comodità nella vita quotidiana o stravolgere radicalmente il vostro stile di vita. Volendolo, tutti siamo sicuramente in grado di cambiare alcuni comportamenti da “consumismo esasperato”, che possono essere chiamati “stili di vita”. In generale in questo opuscolo, ci limitiamo a suggerire di riflettere, di fare scelte intelligenti, che di certo migliorano, in modo semplice e senza fatica, non solo la qualità della propria esistenza ma anche quella degli altri e dell’ambiente, senza intaccare il livello delle abitudini acquisite. Non tutte le proposte sono adatte a chiunque e applicabili a livello di massa; bisogna scegliere quelle più credibili e efficaci, senza esagerare. Alcuni soggetti elargitori di consigli tendono a diventare dei “fondamentalisti”, talmente rigidi, da giungere a risultati opposti: richiedere comportamenti così al limite da indurre negli altri il rifiuto ad adottare buone pratiche significa spesso farsi “mettere da parte” anche come utili esempi da imitare. Non servono rigide prescrizioni, né comportamenti imposti: i consigli e le riflessioni devono diventare i riferimenti perché ciascuno inizi un proprio percorso, “molla” che possa essere motivo successivo di approfondimento e verifiche ulteriori. Quando si comincia a stare attenti alle proprie azioni e ad usare l’acqua o l’energia in modo razionale, si scopre che non si rinuncia a nessuna comodità, che è questione di abitudine e che adottare piccoli accorgimenti è molto più semplice di quanto uno pensi. PICCOLI PASSI, MA IMPORTANTI E’ molto importante l’orizzonte culturale dentro il quale emergono queste proposte, idee concrete, consigli preziosi, nuove abitudini e comportamenti. M.K. Gandhi scriveva: “noi dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere”: è un’ idea semplice, è un tentativo saggio di collegare le soluzioni “a piccoli passi” con le soluzioni generali, “planetarie”, vedendone l’effettivo collegamento. Per cambiare l’automatismo delle abitudini c’è bisogno di informazioni corrette, di sapere che cosa le nostre azioni generano in termini di danni ambientali; il cambiare comportamento porta anche a essere molto più attenti alle decisioni di chi ci governa; di chi, sulla base del consenso dei cittadini che riesce a sollecitare, può scegliere tra alternative varie e condivise. Per ogni aspetto rilevante di degrado ambientale, si può cominciare dal proprio “cortile”, cioè da se stessi, dalla propria famiglia. Per fare un esempio concreto: vi sono molti studi che dimostrano che una famiglia media italiana potrebbe risparmiare, senza rinunciare al comfort attuale, solo in base ad attenzioni razionali, il 40% delle spese di riscaldamento e il 10% delle spese dei consumi degli elettrodomestici! PICCOLO, MA EFFICACE E allora tanti hanno deciso di scrivere agli “altri” per convincerli: “pensate di non avere responsabilità dirette? di non essere capaci di modificare i vostri comportamenti? di non avere peso nelle scelte in campo ambientale? che non abbia senso fare piccole cose quando ci devono essere grandi scelte a monte?”. Bette Reese ci prende in giro, ma è convincente: “Se sei convinto di essere troppo piccolo per essere efficace, allora non ti sei mai trovato nel letto con una zanzara!”. NON SOLO PARLARE, MA FARE In tutte le culture troviamo frasi degne di essere utilizzate come simbolo della nostra attenzione ai piccoli gesti di tutti i giorni. Per citarne alcune: “Fa qualunque cosa tu possa fare, sogna quello che puoi, inizialo (…) Comincia subito.” (J.Wolfgang Goethe) “Non basta rimanere a fissare i gradini, bisogna salire le scale.” (V.Havner) “Meglio accendere una candela che maledire l’oscurità!” (proverbio cinese) “Noi in quanto individui, siamo tenuti a fare qualcosa, anche se ci sembra di poco conto.” (Dalai Lama) “Non vi sono passeggeri sulla navicella spaziale Terra: facciamo parte tutti dell’equipaggio!” (Marshall McLuhan) Insomma, un’interessante spinta a non parlare solamente, ma a “fare”, perché “agire” è uno dei pilastri dell’educazione in generale, quindi anche dell’educazione ambientale. LOCALE, MA ANCHE GENERALE C’è chi critica questa filosofia, sostenendo che certi problemi si possono risolvere solo a livello internazionale e non si può fingere di poter fare individualmente qualcosa di efficace. Spesso, però, questo atteggiamento, che ha anche elementi di verità (ci vogliono scelte concordate a livello politico!), finisce con l’essere un alibi per la propria pigrizia. Il concetto oggi, per quasi tutti i temi ambientali, è che non esiste una soluzione, ma molte soluzioni; tra queste certamente il concetto di risparmio e la sua pratica. Siamo tutti sollecitati in ogni forma dalle pubblicità, dal mondo iperconsumista in cui viviamo ed è importante ragionare sulla sobrietà e sulla capacità che abbiamo di scelte consapevoli. Alcuni critici vanno molto oltre e sostengono che “non è più sufficiente risparmiare o limitare i consumi, per salvare l’ambiente dobbiamo de-crescere, far tornare indietro la società industriale e di mercato!” Una discussione complessa che invece di essere presentata come nuovo slogan o come nuova ideologia dovrebbe essere esaminata attentamente con tutte le conseguenze sia per i paesi sviluppati che per quelli in via di sviluppo. Passiamo sempre ai “raggi x” tutte le posizioni, i pro i contro, facciamoci venire dei dubbi… e saremo più liberi e indipendenti, più capaci di pensare con la propria testa. Ma non è questa le sede per discuterne. NUOVE TECNOLOGIE? Nella discussione ambientale spesso troviamo posizioni che sono diffidenti nei confronti della tecnologie. Scienza, nuove tecnologie, criteri di efficienza possono aiutarci nello sforzo di adottare comportamenti diversi e nell’opuscolo vi sono tanti esempi. Possono essere interessanti per l’ambiente, anche se vanno verificati, controllati, ragionati. A volte azioni che paiono corrette e rigorosamente ecologiche, perche evitano il ricorso alle tecnologie, se esaminate attentamente, non sono affatto “pulite” come sostengono… Abituiamoci a vedere ogni cosa da più punti di vista. ECO-INFORMATI CON DUBBI… Il Museo è convinto che l’attenzione all’educazione ambientale e ai propri comportamenti debba essere collocata, per dirla con uno slogan, né tra gli ecoottimisti, né tra gli eco-pessimisti, ma tra gli “eco-informati con dubbi”. Dunque il lavoro che segue è un tentativo di proporre percorsi, di arrivare a parlare dei grandi temi ambientali, sociali e politici a partire dal proprio quotidiano e dai propri possibili comportamenti, con grande realismo e con un po’ di utopia insieme. NON E’ UNA GUIDA, NON E’ UN MANUALE …è un opuscolo che propone consigli su cui riflettere e scegliere. PERSONA O FAMIGLIA ECOLOGISTA MODERATA? Per questo vi proponiamo un gioco, prima di proseguire nella lettura del testo. Munitevi di penna e verificate se siete in grado di essere considerati una persona o famiglia “ecologista moderata”. Ovviamente rispondete con sincerità, senza ingannarvi. Vedrete che è molto difficile e lontano dalle vostre abitudini fare tutte le cose possibili e “facili” indicate nel test. ENERGIA/trasporti la temperatura del riscaldamento di casa vostra è regolata per non superare i 20°C usate i mezzi pubblici per il 50-70% degli spostamenti avete sostituito le lampadine a incandescenza con lampadine fluorescenti avete provveduto a coibentare la casa e installare doppi vetri utilizzate come combustibile, se possibile, il metano fate controllare da un tecnico, ogni anno, la caldaia dell’impianto di riscaldamento acquistate elettrodomestici energeticamente più efficienti ACQUA siete attenti ai consumi dell’acqua non utilizzate, per ogni uso, l’acqua calda normalmente utilizzate per bere l’acqua del rubinetto riparate immediatamente le perdite d’acqua del vostro impianto idraulico non gettate nel water e nel lavandino prodotti chimici dannosi usate detersivi, detergenti, prodotti d’igiene solo se ecologici RIFIUTI negli acquisti siete attenti a valutare anche il tipo di imballaggi che avvolgono le merci sapete leggere le etichette dei materiali che acquistate se possibile riducete i rifiuti domestici evitando l’”usa e getta” fate la raccolta differenziata dei materiali divisibili e anche dell’umido non fumate, siete attenti alle azioni rumorose, conoscete le onde elettromagnetiche utilizzate prodotti del riciclaggio e verificate se ad esempio il meccanico, il gommista, l’elettrauto…riciclano l’olio delle auto, le gomme, le batterie OBBLIGATI O CONVINTI? RESPONSABILI. Adesso che avete provato, tiratevi su le maniche e applicatevi, non perché qualcuno vi obbliga, ma perché ne siete convinti. Il fatto di far coincidere le buone azioni ambientali ove possibile con risparmi economici è certamente anche un incentivo maggiore a proseguire sulla strada intrapresa. La proposta non è quella di diventare degli eroi, ma riguarda il valore di certe piccole azioni quotidiane corrette che possono essere vissute come grandi e nobili gesti: sono di sicuro più forti di tante parole, perché sono davvero concrete, di esempio per tutti. DALLE BUONE PRATICHE ALLE MOTIVAZIONI. Lo schema culturale che vi proponiamo è quello di partire dalle buone pratiche per risalire alle motivazioni, fare un percorso a ritroso, anche in termini di conoscenza, per capire perché dovremmo fare così, perché è importante diffondere azioni a livello di massa, perché è utile occuparci dell’ambiente in cui viviamo per migliorarlo… per non avere una “impronta ecologica” troppo pesante per il nostro pianeta! Non tutti devono pensarla allo stesso modo, ma a tutti si può chiedere di ragionare con la propria testa e di percorre strade di riduzione dello spreco a livello di massa. ENERGIA: IL PROBLEMA DEI PROBLEMI Vi proponiamo un’analisi lucida e spietata delle difficoltà odierne delle persone e famiglie ad essere un po’esperte di rifiuti, un po’esperte di acqua…; di come siamo spesso del tutto “digiuni” dei temi riguardanti l’energia. (Paul Roberts Dopo il petrolio – sull’orlo di un mondo pericoloso Einaudi ed.) “Nella gran parte del mondo industriale, neanche i cittadini più istruiti hanno la più pallida idea di che cosa sia l’energia o di quale ruolo svolga nella loro vita e nell’economia in senso lato. Oltre a sapere quanto costa la benzina, la maggior parte dei consumatori capisce ben poco di energia. Ben pochi sono in grado di dire quanto consumano nell’arco di una giornata o di un anno, oppure da dove proviene l’energia che utilizzano. Ad esempio pensano che l’elettricità provenga per lo più da dighe idroelettriche (in Italia, per esempio, si ottiene per lo più dal metano: 70%). Un’ignoranza simile avvolge praticamente ogni elemento dell’economia energetica: la nostra è una cultura di analfabeti dell’energia. Ma non c’è da stupirsi. Mentre gli abitanti delle nazioni povere conoscono alla perfezione ogni aspetto dell’energia che utilizzano, ogni pezzo di legno e ogni litro di gas che usano per cucinare, perché è frutto di una dura ricerca e di duro lavoro, nelle moderne società del benessere, dove questi costi rappresentano una frazione minima delle spese generali, l’energia non è certo un argomento di conversazione. Magari ci lamentiamo della benzina ad alto costo e censuriamo le guerre per il petrolio, ma i dettagli pratici dell’energia- che cos’è, da dove viene, quanta ne usiamo o come ne potremmo usare di meno - non trovano spazio sulle pagine dei giornali o nelle aule scolastiche. E’ come se l’energia fosse considerata importante a livello nazionale e internazionale ma non nella nostra vita di tutti i giorni. Dalle nostre bollette siamo in grado di capire quanta energia abbiamo utilizzato? Le etichette energetiche degli elettrodomestici sono ormai un dato assodato? Siamo in grado di farci influenzare negli acquisti non solo dal prezzo di acquisto ma anche dai costi di gestione annui? I consumatori non riescono a comportarsi in maniera razionale quando devono acquistare l’energia o i prodotti che la consumano: cercano di spendere meno al momento, anche se questo può comportare costi più elevati nel lungo periodo. Ecco perché si spreca tanta energia.” In Italia consumiamo circa 5000 kwh a testa, prodotti con idrocarburi di vario tipo, equivalenti a 120 bidoni di petrolio, emettendo circa 40 t. di CO2 che per essere assorbita ha bisogno di circa 52.000 kmq di bosco. AZIONI ECOLOGICHE E RISPARMI E’ straordinario scoprire che spesso la coincidenza tra buone pratiche ambientali e risparmio economico è forte. Anche per questo motivo c’è un orizzonte praticabile per azioni possibili, che possono essere considerate troppo limitate, ma che intanto producono, nel momento in cui si scopre che dipendono solo da noi e dalla conoscenza delle tecnologie oggi disponibili, ottimismo utile per far scattare la voglia di fare, di agire, di essere attenti in prima persona. Sappiamo bene che ciò non basta, ne siamo coscienti, ci vuole altro… ma se siamo convinti, andremo avanti, faremo anche quest’ “altro”. Siamo stati indecisi se dedicare un capitolo agli “acquisti”, poi li abbiamo inclusi negli argomenti descritti. Quanto influisce nelle scelte approssimate la fretta e quanto produce sprechi? Come viene organizzata la spesa quotidiana? Come vengono decisi i grandi acquisti (es. grandi elettrodomestici)? Quanto si è coscienti della capacità di influire sui produttori con le scelte di acquisto e quindi quanto potere d’acquisto ognuno di noi ha tra le mani? …Per arrivare a chiedersi “che cosa vuol dire cibo naturale”? A che cosa servono gli additivi e i conservanti ? Insomma quando si va a fare la spesa quali criteri si adottano… Sono tutti temi direttamente collegati agli argomenti su cui, di seguito, vi proponiamo di ragionare. CI SONO I CONTROLLI E I PIANI DI AZIONE E’ importante sapere che non si è da soli in questo tipo di scelte, anzi, vi sono ormai molti enti e associazioni che informano e stimolano ad andare in questa direzione. Nuove leggi, normative e incentivi: in questi anni si è moltiplicato l’impegno degli enti nei confronti dello sviluppo sostenibile; vi sono attività di conoscenza e di monitoraggio, di controllo permanente, accanto a piani di azione, di interventi e alla verifica della loro efficacia. Tutto ciò è sottoposto a spinte, verifiche, discussioni con tutte le forme di organizzazione e di partecipazione della società, a partire ad esempio dalle associazioni ecologiste e di volontariato, che criticano, denunciano e propongono. Se ognuno di noi conosce quali sono i problemi più importanti, può anche individuare le soluzioni più corrette e influenzare o confermare le scelte ragionate da parte di chi governa a livello locale, nazionale, internazionale… UN METODO DIDATTICO DI RELAZIONI Tentare di ridurre anche di poco la nostra impronta ecologica ci permette di parlare di etica delle responsabilità: ma questo approccio è anche un buon metodo didattico, un buon filone per parlare concretamente di energia, di trasporti, di rifiuti, di acqua, …e spesso anche di chimica, di fisica, di psicologia, di alimentazione, di responsabilità, di relazioni sociali, di economia… Per capire il “perché”, per scoprire che l’ambiente è un groviglio di relazioni da conoscere e da identificare, per poter operare in termini di sostenibilità, per il presente e il futuro. GUARDATEVI INTORNO Le associazioni ecologiste, le associazioni dei consumatori, altri… pubblicano da anni decaloghi e manuali sui vari temi; gli enti forniscono consigli e riferimenti di legge per le agevolazioni ad es. auto ecologiche, pannelli solari; Torino e la Provincia di Torino hanno uno Sportello Ambiente, InformAmbiente; la provincia di Biella ha sperimentato, sull’esempio di esperienze estere, C.Ambie.R.E.Sti (consumi, ambiente, risparmio, energia, stili di vita) una consulenza alle famiglie che vogliono modificare i propri comportamenti in tema di consumi (raccolte in gruppi locali con l’aiuto di un tutor); l’Arpa e la Regione Piemonte sono attentissimi a diffondere la conoscenza delle leggi, la conoscenza degli incentivi e delle buone pratiche per i singoli, come per le aziende e gli enti locali; le aziende di servizi di pubblica utilità diffondono consigli e indicazioni… Noi suggeriamo l’uso parallelo dei libri didattici del Museo, anche, per approfondire i consigli e le indicazioni di “buone pratiche” qui di seguito indicate, dove potete trovare la spiegazione del “perché”, dei vantaggi ambientali, anche a partire dalla conoscenza del funzionamento delle tecnologie che ci circondano… Buona lettura e buon lavoro, individuale e collettivo. Nota bene La responsabilità dei testi dell’opuscolo è del Museo che lo ha redatto e non delle strutture e enti che sono soci del Museo. 7 ENERGIA Vi siete mai chiesti “Quanto consuma la mia casa?” Eppure se uno acquista un’automobile è una delle prime domande che rivolge. “Il Secchio bucato è una immagine efficace del modo in cui usiamo l’energia. Più della metà se ne va in sprechi, inefficienze e usi impropri.” (M. Pallante) Esiste una “fonte” di energia pulita di grosse potenzialità: il risparmio energetico. Una famiglia di 3-4 persone orientativamente consuma annualmente: 3000 kWh elettrici, 6000 kWh termici per il riscaldamento degli ambienti e 3000 kWh termici per il riscaldamento dell’acqua calda sanitaria. La stessa famiglia utilizzando accorgimenti suggeriti (specie coibentazione, elettrodomestici a basso consumo, ecc.) potrebbe consumare annualmente: 1500 kWh elettrici, 3500 kWh termici per il riscaldamento degli ambienti e 2000 kWh termici per il riscaldamento dell’acqua calda sanitaria. IMPARARE A LEGGERE LE BOLLETTE Bisogna imparare a leggere le bollette del gas, della luce e le spese di riscaldamento, specie quando siamo in una casa condominiale, per rendersi conto di quanta energia consumiamo. In casa è utile osservare: l’energia termica per il riscaldamento (e il raffreddamento) degli ambienti, per il riscaldamento dell’acqua. l’energia elettrica per tutti gli altri usi (illuminazione e funzionamento degli elettrodomestici e delle apparecchiature elettroniche). L’energia utilizzata in casa, in Italia, corrisponde al 20% circa dei consumi totali. In media i consumi energetici domestici sono ripartiti in : 50-60 % riscaldamento; 10-20% acqua calda; 20-30% illuminazione ed elettrodomestici. L’illuminazione domestica, in media, incide dall’8 al 15%. Seguiamo questo schema, sapendo che, soprattutto in tema di riscaldamento, le condizioni dell’edificio modificano i consumi: l’esposizione delle casa – sia in inverno che in estate – ; la collocazione degli ambienti maggiormente utilizzati; l’ampiezza delle finestre. E anche la collocazione di alberi intorno alla casa per ombreggiare, rompere il flusso del vento, un prato per ridurre il rilascio del calore delle superfici asfaltate. E poi (come vedremo di seguito) l’isolamento termico delle pareti, dei sottotetti e tetti. E poi anche i colori con cui dipingiamo l’interno e l’esterno, che assorbono e riflettono la luce in modo diverso. approfondimento al Museo piano energia Exhibit n. 1. L’energia termica per il riscaldamento Per riscaldare per un giorno un appartamento di 130 metri quadrati occorre tanta energia quanta è necessaria a un’automobile di media cilindrata per percorrere il tragitto Torino/ Venezia. Il riscaldamento degli edifici in Italia consuma più di tutto il sistema dei trasporti. Le varie forme per riscaldarsi IL METANO E’ MEGLIO Dal punto di vista ambientale (e anche di costi) è più interessante il riscaldamento a metano di quello a gasolio (che contribuisce in modo massiccio all’inquinamento dell’aria: in questi ultimi anni, dove si è diffusa la sua sostituzione, l’aria della città è migliorata). Il rapporto in Italia oggi è di 3 a 1. Nota. Per scaldarsi e per fare energia si utilizzano anche legna e carbone, ma in quantità molto limitata nel nostro paese. approfondimento al Museo Exhibit n. piano energia 8 TELERISCALDAMENTO: ANCORA DI PIU’ Meglio ancora il riscaldamento attraverso la cogenerazione (produrre insieme energia elettrica e termica) e il teleriscaldamento (spostamento dell’acqua calda a distanza). Pochi sanno che Torino oggi ha il primato del teleriscaldamento tra le grandi città europee (un quarto della città). La centrale principale è a Moncalieri, quelle integrative a Moncalieri, Mirafiori Nord, Bit, Le Vallette). E’ il classico modo di dire: “due piccioni con una fava”: il calore prodotto dall’acqua, per fare l’elettricità, viene trasferito dalla centrale elettrica in città, attraverso tubazioni coibentate sotterranee, fino a casa (120°/pressione massima 16 bar). Qui uno scambiatore scalda l’acqua del riscaldamento domestico. Nella zona Sud di Torino (ma la tubazione si sta estendendo ormai fino al centro di Torino), l’utenza collegata è circa il 70% (260.000 abitanti). Nelle case non vi sono più caldaie e bruciatori, serbatoi per il combustibile, canne fumarie. Sono state spente oltre 3500 caldaie a combustione e altre 1500 sono in procinto di esserlo. Il punto di emissioni è concentrato nella centrale elettrica, che è anche più controllabile, con più facile riduzione di emissioni. Le conseguenze di questa scelta sono un minore impatto ambientale (non solo in quantità ma anche in qualità), maggiore sicurezza, risparmio economico dal 5 al 20% sulla bolletta, riduzione dei costi di manutenzione della caldaia e accessori. E’ uno dei motivi per cui il ricorso a gasolio per il riscaldamento a Torino è sceso al 10% del totale (a Milano è al 40%). In molti paesi si sono realizzate forme di teleriscaldamento, sempre partendo dalla centrale elettrica o dal termovalorizzatore (es. Brescia) o da caldaie che vanno a legna (cippato) e che collegano più edifici pubblici (nelle zone di Ivrea, Biella, Cuneo). Vi sono impianti di cogenerazione (microcogenerazione) per singole utenze come centri commerciali, piscine, ospedali, condomini, scuole… approfondimento al Museo Exhibit n. piano energia IL TIPO DI CALDAIA Ci sono tipi di caldaie più attente ai consumi? Sì, le caldaie ad alta efficienza e le caldaie a condensazione. Ad esempio: i fumi che escono dalla caldaia normale sono a temperatura molto alta – circa 110°; nelle caldaie a condensazione vengono trattati per recuperare il calore residuo, innalzando così il rendimento (si ottengono risparmi fino al 16-17% di combustibile). Sono le caldaie con la tecnologia più avanzata : i prodotti della combustione passano attraverso uno speciale scambiatore dove il vapore acqueo condensa, cedendo calore, in modo che i gas di scarico fuoriescono a circa 40°. La caldaia a condensazione a parità di energia fornita consuma meno combustibile: si spende un po’ di più all’inizio ma si risparmia molto sulle bollette del gas. Le caldaie piccole o grandi sono sottoposte per leggi a interventi di controllo e manutenzione periodica: l’intervento serve sia per garantire la sicurezza sia per limitare le emissioni per l’ambiente. IMPIANTO CENTRALIZZATO O AUTONOMO? Dipende dalle esigenze del consumatore. In entrambi i casi la direzione corretta è di consumare l’energia solo dove e quando serve. Difficile dire se si utilizza più o meno energia con l’impianto del riscaldamento centralizzato o con la caldaietta autonoma. Ci sono i pro e i contro in entrambi i casi; o meglio non ci sarebbero dubbi per l’impianto centralizzato se ci fossero delle condizioni di gestione - oggi possibili, ma poco praticate. Gli impianti di riscaldamento specie nei condomini con impianti centralizzati di vecchio tipo, non progettati con cura, spesso producono sbalzi di temperatura tra appartamento e appartamento. Ad esempio per garantire un comfort sufficiente all’inquilino dell’ultimo piano gli abitanti dei piani intermedi devono aprire le finestre per il troppo caldo. Di qui spesso si è sviluppata la tendenza a realizzare o sostituire impianti centralizzati con impianti individuali. NOVITA’: CENTRALIZZATO MA CON CONTABILIZZAZIONE AUTONOMA I vantaggi di un impianto centralizzato sono: maggiore efficienza, meno fiamme accese, migliore controllo delle emissioni e della sicurezza. Gli svantaggi sono dovuti al fatto che quasi mai la spesa è collegata al consumo, si paga in base ad un solo parametro: i metri quadri dell’alloggio. Ogni alloggio invece oggi potrebbe regolare in maniera autonoma la temperatura grazie ad esempio alle valvole termostatiche. Moderni sistemi di ripartizione si possono applicare anche ai vecchi impianti: tutte tecnologie applicabili; è sufficiente esserne a conoscenza, 9 mettersi d’accordo all’interno del condominio, con gli altri inquilini. Invece la flessibilità di gestione è spesso un sogno grazie all’inerzia degli amministratori e di molti condomini. I vantaggi di un impianto autonomo sono: la possibilità di regolare il riscaldamento in base alle proprie esigenze; oggi vi sono piccole caldaie molto sicure rispetto a qualsiasi problema di perdita. Gli svantaggi sono: tanti punti di combustione invece di uno solo e la verifica periodica più discontinua rispetto sia alle emissioni (e quindi la regolazione) sia alla sicurezza; anche in questo caso bisogna, dopo un certo numero di anni provvedere alla sostituzione della caldaia con modelli più recenti e più attenti ai consumi e alla sicurezza. I termostati programmabili consentono un utilizzo che tiene conto dell’effettiva presenza delle persone nell’alloggio. APPARECCHI PER LA TERMOREGOLAZIONE E LA CONTABILIZZAZIONE Per risparmiare energia sia in caso di impianti centralizzati che individuali è sufficiente montare su ogni radiatore le valvole termostatiche al posto di quelle manuali (si chiamano “regolatori locali”). Regolano automaticamente l’afflusso di acqua calda. Indicativamente: applicare ai termosifoni una valvola termostatica ha ad esempio un costo di circa 26€ se l’attacco è predisposto (radiatori più moderni); altrimenti di 65€. Si può così regolare la temperatura di ogni singolo locale secondo le proprie esigenze: una apposita manopola graduata regola - in automatico - l’afflusso di acqua calda in base alla temperatura scelta, controllando, in automatico, gli apporti di calore esterno e interno e quelli dipendenti da situazioni ambientali. Una sonda infatti misura la temperatura ambiente e fa reagire la valvola. Si possono fare calcoli sulla convenienza: l’introduzione delle valvole termostatiche produce in genere un risparmio di energia intorno al 20%. L’installazione delle apparecchiature per la termoregolazione e la contabilizzazione del calore è obbligatoria nei nuovi edifici e quando si ristrutturano quelli vecchi. LO SPRECO NELLE SECONDE CASE Se una gestione intelligente è valida per gli alloggi in città, immaginiamo quanto possa essere ancora più importante per gli alloggi (seconde case) al mare o in montagna, che in genere vengono scaldati pur essendo vuoti o occupati pochi giorni all’anno. Uno spreco enorme senza motivo. Sovente in questi luoghi, il riscaldamento, ancora più che in città, utilizza spesso gasolio. Si può cambiare gestione? Dipende molto dalla nostra volontà e dalla capacità degli amministratori. approfondimento al Museo Exhibit n. piano energia LA CONTABILIZZAZIONE DEL CALORE OVUNQUE? Oggi si può parlare in generale di vantaggi dell’impianto centralizzato, perché vi sono tecnologie che ne diminuiscono i tradizionali svantaggi: si possono realizzare impianti centralizzati con la contabilizzazione individuale del calore e la termoregolazione autonoma delle temperature. La caldaia rimane sempre unica per tutti, ma ogni proprietario o inquilino ha la possibilità, attraverso particolari dispositivi, di spegnere, ridurre o aumentare (entro il limite di legge di 20 °) la temperatura del locale che occupa. Grazie a contatori individuali ciascuno paga solo il calore che ha effettivamente consumato e utilizza il riscaldamento solo quando serve. Invece di trasformare un impianto centralizzato in impianti individuali può convenire installare la contabilizzazione del calore. In genere in questo caso si decide di pagare una quota fissa per tutti (a seconda dell’impianto si può stabilire dal 20 al 50%) e la parte restante in base al consumo individuale risultante dagli apparecchi appositi di contabilizzazione. MICRO COGENERAZIONE 10 La cogenerazione di energia elettrica e riscaldamento produce risparmi di circa il 35/40%. Oggi è possibile anche con impianti di nuova tecnologia e di piccola taglia, già ampliamente diffusi. E’ possibile realizzare una microgenerazione diffusa nel territorio per rispondere alle esigenze di produzione di elettricità e calore per alberghi, comunità, grandi edifici civili (combustione gas metano). Indicativamente i tempi di ammortamento di un impianto di microgenerazione è inversamente proporzionale al tempo di utilizzo. Ad esempio per 8000 ore annue il tempo di ammortamento è di 3,3 anni; per 3000 ore annue è di 8,7 anni. Installare questi impianti nei condomini è quasi impossibile perché la società di distribuzione di energia elettrica ha contratti di fornitura con ogni singola famiglia mentre per installare la cogenerazione sarebbe necessario un contatore per tutto il condominio e la facilitazione della connessione alla rete nazionale. Il CSE? Che cosa è il Contratto Servizio Energia? Il CSE è una soluzione innovativa: persegue il massimo di risparmio energetico fornendo il comfort richiesto dagli utenti, specie quando gli inquilini di un condominio non possono spendere per nuovi impianti di riscaldamento. L’impianto viene ammodernato da terzi (ditte specializzate) che lo gestiscono fornendo il combustibile: la ditta avrà interesse a consumare meno combustibile possibile e gli utenti avranno interesse a far girare il meno possibile i contatori nell’ambito del tipo di servizio stabilito. Può introdurre un circuito virtuoso di risparmio, ma deve essere un contratto molto ben definito e controllato (da consultare associazioni dei consumatori e tecnici). RADIATORI O PANNELLI RADIANTI? In casa vostra sono installati radiatori o pannelli radianti? In genere l’uso di pannelli a pavimento o a muro sono poco diffusi. Le prime esperienze di realizzazione non hanno convinto molte persone, perché la temperatura troppo elevata dell’acqua nei tubi produceva gonfiori alle gambe a chi stava molto in casa, ecc. Oggi la tecnologia si è evoluta, è applicabile anche nel caso di ristrutturazioni. Va presa in considerazione, a seconda del tipo di abitazione, con calcoli e costi alla mano. Ad esempio: sono impianti più adatti per una utenza che non è tutto il giorno nei locali. E’ molto interessante sotto vari aspetti (anche in termini di comfort) per la capacità di fornire una grande uniformità di riscaldamento. Nota. I pannelli radianti, in certe condizioni da verificare, possono essere collegati ai pannelli solari. DOVE SONO COLLOCATI I RADIATORI? I radiatori spesso vengono collocati sotto le finestre o dentro nicchie: è un errore energetico grave. L’aria calda non deve essere dispersa e deve poter garantire una buona movimentazione e aerazione. Consigli pratici: i radiatori vanno sfiatati per evitare che l’aria riduca l’efficacia del calore emanato; è utile collocare, sulla parete a cui sono appoggiati, materiali isolanti che riflettono il calore. LA MANUTENZIONE DELLA CALDAIA La manutenzione periodica si divide in: manutenzione ordinaria (in genere una volta all'anno) manutenzione con verifiche strumentali del rendimento di combustione a seconda delle potenza: a-caldaia inferiore a 35 kW una volta ogni due anni; b-caldaia da 35 kW a 350 kW una volta all'anno; c-caldaia superiore a 350 kw due volte all'anno La manutenzione periodica permette: più qualità dell'ambiente, perché riduce il livello di inquinamento più funzionalità, perché rende l'impianto più efficiente in termini energetici e più sicuro. più risparmio energetico, ottenuto con minori consumi a parità di rendimento termico meno spesa per la famiglia, perché determina una diminuzione delle spese di riscaldamento Le tubazioni della rete di distribuzione dell’acqua calda devono essere coibentate, protette da un adeguato strato di materiale isolante. approfondimento al Museo piano energia Exhibit n. CHE COS’È LA POMPA DI CALORE? Un apparecchio che raffredda e riscalda gli ambienti in base alle esigenze di chi vi abita: una caldaia e un condizionatore insieme. E’ una alternativa alla caldaia a gasolio o a gas. In specifico, trasferisce calore da un ambiente a temperatura più bassa ad 11 un altro a temperatura più alta. Opera con il principio del frigorifero e del condizionatore. In sintesi: è un circuito chiuso costituito da vari componenti – un compressore, un condensatore, una valvola di espansione, un evaporatore – percorso da un particolare fluido (frigorigeno) che a seconda delle condizioni di temperatura e di pressione in cui si trova, assume lo stato liquido e di vapore. Il vantaggio della pompa di calore deriva dalla sua capacità di fornire più energia di quella impiegata per il suo funzionamento, estraendola dall’aria o acqua con cui è messa a contatto. Per ogni kWh consumato di energia elettrica fornisce 2 kWh di calore al luogo che deve scaldare (o raffreddare, invertendo la funzione). La scelta e l’utilizzo sono da valutare attentamente: i costi di installazione con modifiche degli impianti normali; è veramente sostitutivo o è aggiuntivo; il rumore; la manutenzione necessaria; la possibilità del doppio uso – riscaldamento / condizionatore; la possibilità pratica dell’utilizzo della sorgente da cui ricavare calore o freddo (aria, acqua, terreno in genere combinata: aria – acqua; acqua – acqua; terra – acqua) ecc. Come per altre apparecchiature citate prima per ora l’utilizzo è poco diffuso non solo per una non conoscenza, ma perché si adatta a casi particolari. E’ più adatto a certe strutture, aventi vicino le condizioni minime necessarie: potrebbe essere maggiormente utilizzato in strutture d’uso collettivo come ambienti commerciali, piscine, mense. 2. L’energia per raffreddare l’aria L’utilizzo di materiali isolanti e doppi vetri è utile non solo per trattenere il caldo d’inverno, ma anche per mantenere il fresco d’estate. E’ possibile, a seconda dell’esposizione, ricorrere a materiali da collocare sui muri perimetrali esterni e frangisole sulle singole aperture, per impedire al sole di entrare (secondo varie modalità e forme). Anche le tapparelle e i tendaggi sono dei frangisole. Se tenute chiuse durante i giorni molto caldi, aiutano a ridurre il riscaldamento della casa. Tutte le forme di ombreggiatura nei viali, in giardino e in qualsiasi luogo (compreso il verde sui balconi) sono utili per modificare il micro-clima in cui l’alloggio è inserito. CONDIZIONI DI FORNITURA DELL’ENERGIA ELETTRICA La potenza impegnata è quella che l’azienda distributrice (tipo l’ENEL o l’AEM a Torino) deve tenere a disposizione dell’utente in qualsiasi momento. Si può scegliere tra diversi valori di potenza: 1,5 – 3- 6- 10 kW. 1,5 kW è una potenza adeguata se non si adoperano grandi elettrodomestici come lavatrice o lavastoviglie; con 3 kW si possono usare anche questi elettrodomestici purché ci si limiti ad usarne uno alla volta; 6 o 10 kW sono necessari quando, oltre a tali apparecchi, si impiegano scaldacqua, condizionatori di una certa potenza, fornelli elettrici, comunque più elettrodomestici contemporaneamente che necessitano di molta energia. Oggi le bollette energetiche sono sempre più alte sia per la nostra poca attenzione ai consumi, sia per le pessime abitudini di acquisto e di utilizzo degli elettrodomestici, sia per motivi fiscali, per la crisi petrolifera che provoca l’aumento progressivo dei combustibili, con alti e bassi. GLI ORARI NOTTURNI: CI VUOLE IL CONTRATTO Chi utilizza la lavatrice e il ferro da stiro soprattutto al sabato e domenica e alla sera, può verificare con il fornitore dell’energia elettrica il vantaggio di passare al contratto a tariffa “bioraria” (se – come detto – è stato sostituito il contatore vecchio con il nuovo digitale: si paga meno l’energia (-26%) nell’orario tra le 19 e l’una di notte. In media il consumo annuo a famiglia è di 3500 kW; a spanne significa il 7% in meno, circa. I CONDIZIONATORI 12 Negli ultimi anni si è diffuso l’utilizzo dei condizionatori che costringe spesso a rivedere il contratto con l’azienda distributrice portando il contatore a 6-10 kwh. L’alimentazione di un condizionatore di media potenza per una sola ora equivale al consumo di un frigorifero da 300 litri per 24 ore. Consigli d’uso dei condizionatori, quando non se ne può fare a meno. Utilizziamoli con buon senso lasciando la temperatura fissa ad un valore abbastanza alto, per esempio da 24°C a 28°C - a seconda dell’umidità - senza pretendere di abbassare a 20°C la temperatura interna, quando quella esterna è di 34°C-38°C. La temperatura ottimale in estate è di circa 25-26° con una umidità del 55-60%. D’inverno aumentare la temperatura di un grado sopra i 20° è molto costoso in termini di energia: Ogni grado in più di temperatura ambiente fa consumare il 6-7% in più di combustibile. Ma d’estate abbassarla di un grado sotto i 28° è ancora più dispendioso. Quando fa caldo, come quando fa freddo bisogna tenere le finestre chiuse. Dal 2003 è applicata sui condizionatori l’etichetta energetica dalla classe A alla classe G. IL MOTORE INVERTER Un condizionatore medio di 2,06 kW di potenza refrigerante – classe A – con temperatura impostata correttamente rispetto a quella esterna per 500 ore annue ha un consumo di circa 320 kWh. Se ha il motore “inverter”il consumo scende anche del 40% perché anziché attaccare e staccare di continuo, si riducono i giri, mantenendo costante la temperatura senza assorbire troppa energia per ripristinarla. Al posto del condizionatore il ventilatore è efficace per favorire l’evaporazione del sudore e lo scambio di calore tra pelle del corpo e aria. In media i ventilatori consumano quanto una lampadina. Nota. Anche nell’estate 2006 (luglio) i condizionatori hanno spinto il consumo di elettricità così in alto da toccare il record assoluto di consumo nazionale mai raggiunto fino ad oggi (54.500 megawatt). approfondimento al Museo Lab. n. piano energia 3. Come sono costruite le case Per il riscaldamento innanzitutto si tratta di abbassarlo o semplicemente rispettare le norme che ci chiedono di non superare in casa i 20°C. Ogni volta che si supera di 1° questo valore si consuma il 6-8 % in più di energia; percentuale che aumenta se fuori il clima è più rigido. INDICAZIONI PRATICHE DI COIBENTAZIONE Come ridurre le dispersioni del tetto, delle pareti perimetrali e delle finestre? Un’esposizione favorevole della casa contribuisce a diminuire il consumo di energia per il riscaldamento invernale e il raffreddamento estivo. Il massimo dell’apporto energetico del sole e il minimo irraggiamento solare estivo (aiutato da schermature e da una ventilazione naturale) avviene in abitazioni a forma di parallelepipedo, con una facciata lunga, disposta lungo l’asse est-ovest, con le camere da letto e il bagno a est, la cucina ad ovest e il soggiorno a sud. In Italia e in Piemonte (con legislazioni mirate) è in corso di attuazione la direttiva europea sul rendimento energetico nell’edilizia. Nelle nuove costruzioni è obbligatoria una certificazione sulla prestazione energetica degli edifici. L’obiettivo è di ridurre i consumi energetici del 30%, di non superare i 70 kWh / mq all’anno. Una specie di Etichetta energetica come quella degli elettrodomestici, applicata agli edifici. Una Carta d’indentità dei consumi della casa da citare negli atti notarili, che si rifletterà sui valori degli alloggi nella compra-vendita. Oggi gli edifici esistenti nella scala da A (basso consumo) a G (alto consumo), si collocano in gran parte (69%) nelle fasce G e F . EFFICIENZA ENERGETICA MISURABILE L’indice dell’efficienza energetica degli edifici è il fabbisogno energetico per metro quadrato all’anno (kWh/mqa) necessario per il riscaldamento, per la produzione di acqua calda e per il raffrescamento estivo. Gran parte del parco edilizio italiano ha un fabbisogno energetico di circa 220-250 kWh/mqa (pessimo!); gli edifici conformi alle normative recenti hanno consumi di 80-100 kWh/mqa. Quando si parla di edifici a basso consumo i valori sono tra i 30-50 kWh, di edifici passivi se la domanda di energia è inferiore ai 15 kWh/mqa e di edifici a consumo energetico zero quando la domanda energetica è di 0 kWh/mqa. In Europa non vi sono ancora concetti e normative omogenee, anche se si stanno avvicinando CASA PASSIVA Gli edifici passivi sono costruiti in modo da rendere superfluo l’impianto di riscaldamento convenzionale consentendo il riscaldamento tramite il sistema di ventilazione; non a scapito del comfort e della qualità. Il concetto di “casa passiva” consiste nella capacità di mantenere costante la temperatura di un’abitazione grazie alle modalità con cui è costruita. 13 Prevede l’uso di forme di isolamento: ad esempio lo spessore delle pareti esterne da 20 cm a 50 cm (in questo caso si tratta ad esempio di rivestimenti di lana di roccia su entrambi i lati del muro). CERTIFICAZIONE DI PRESTAZIONE ENERGETICA Nella certificazione influiscono: l’esposizione, la dimensione delle superfici vetrate, l’isolamento dei serramenti, delle murature, degli involucri, dei rendimenti energetici degli impianti di produzione di acqua calda sanitaria, degli impianti di riscaldamento, i consumi idrici, la climatizzazione estiva, le emissioni di CO2, ecc. ETICHETTA ENERGETICA PER GLI EDIFICI Le leggi europee, nazionali, regionali sull’efficienza energetica degli edifici e le loro prestazioni di consumi energetici. Una sintesi. Le prime norme: dal primo luglio 2007 in caso di compravendita di un intero immobile (per gli edifici superiori ai 1000 mq) sarà obbligatoria la certificazione energetica. Dal primo luglio 2008 lo stesso obbligo riguarderà gli edifici sotto i 1000 mq (sempre in caso di compravendita dell’intero immobile) Dal primo luglio 2009 l’etichetta energetica diventerà obbligatoria anche per vendere un singolo appartamento (cioè nel momento in cui viene immesso sul mercato). Dal primo gennaio 2008 e poi dal 2010 scatteranno standard per limitare le case nuove che dissipano calore inutilmente (ogni anno in Italia si costruiscono 250 mila nuovi alloggi). Nei nuovi edifici (e in quelli ristrutturati), con superficie utile superiore a 1000 mq, almeno la metà del fabbisogno di acqua calda dovrà essere ottenuta usando il solare termico, i nuovi edifici dovranno essere schermati dai raggi del sole; 14 ci saranno incentivi per le caldaie ad alta efficienza. LA MANUTENZIONE; COME DIFENDERE LE CASE DAL FREDDO MA ANCHE DAL CALDO Consigli a seconda della dimensione della casa, sarebbe bene riscaldare le stanze che si utilizzano effettivamente. le temperature dovrebbero rimanere tra i 18 e i 20 gradi e in camera da letto 16°. per legge, la temperatura non deve superare in un alloggio i 20° con 2° di tolleranza di notte, diminuire la temperatura dell’ambiente in modo drastico, chiudere le tende e abbassare le tapparelle per evitare fughe di calore, consente di ridurre l’utilizzo di energia del 10%. se ci si assenta per più giorni, conviene regolare, con il termostato, il riscaldamento su 12-15° per evitare successivi dispendi energetici, quando si riporta la temperatura a valori normali. le valvole termostatiche mantengono la temperatura costante sul valore scelto, anche a zone. Con le valvole termostatiche in un alloggio medio si può risparmiare il 20% di energia; il costo di ognuna è facilmente riassorbibile. tende, rivestimenti, mobili e divani davanti ai caloriferi impediscono l’irradiazione e richiedono il 5% in più di energia. l’alloggio ha bisogno di aria dall’esterno per rinnovare l’aria che respiriamo: per abbassare il livello di cattivi odori, emissioni di collanti, moquette, legni trattati, di anidride carbonica, microrganismi che provocano allergie, per riequilibrare l’umidità. L’aerazione dell’alloggio va effettuata abbassando il riscaldamento e spalancando tutte le finestre per 4-6 minuti. controllare periodicamente che vi sia acqua a sufficienza nel sistema di riscaldamento. da tempo sono in vendita cassonetti per le tapparelle (da cui in genere entra aria fredda), che non mettono in contatto l’interno con l’esterno dell’alloggio. ISOLAMENTO DEGLI EDIFICI E DEGLI ALLOGGI Con mezzi semplici e spese esigue è possibile chiudere eventuali fessure ed eliminare gli spifferi. Esempi: Tetto: isolare il sottotetto con materiali isolanti; collocare isolanti direttamente sotto le tegole; isolare i soffitti dell’ultimo piano con pannelli. Finestre: dotare le finestre di doppi vetri; applicare materiali antispifferi; isolare i cassonetti delle tapparelle. L’obiettivo è l’utilizzo di serramenti aventi una trasmittanza media (riferita al sistema telaio+vetro) non superiore a 2,3 W/mqk. Pareti: isolare le pareti dall’esterno applicando uno strato di isolante; applicare all’interno pannelli di cartongesso o altro materiale (lana di roccia, fibra di legno pressata, sughero…); applicare un’intercapedine in caso di ristrutturazione o nuova costruzione; inserire uno strato isolante con superficie termoriflettente (si consuma fino al 6% in meno di energia termica) dietro ai caloriferi. Tra le tante segnaliamo due soluzioni per le pareti esterne: muratura a cassa vuota: 1- intonaco interno; 2- muratura in laterizio semplice 8cm; 3- camera d’aria; 4- isolamento termico 8 cm; 5- intonaco su facciata interna del laterizio; 6- muratura in laterizio semiportante 12 cm; 7- intonaco esterno. muratura a cappotto: 1- intonaco interno; 2- muratura in laterizio semiportante 25 cm; 3- isolamento termico 8 cm; 4- intonaco esterno. I pennelli isolanti nei muri perimetrali, nel solaio del tetto o in cantina danno un risparmio fino al 30%, i doppi vetri riducono le dispersioni di calore fino al 40%; i feltri autoadesivi lungo i bordi delle finestre, delle porte, dei cassettoni delle finestre riducono gli sprechi. approfondimento al Museo piano energia Exhibit n. LA PROGETTAZIONE DEGLI EDIFICI “I nostri edifici sono stati progettati con l’obiettivo di contenere il più possibile i costi di costruzione e non il dispendio di energia. Gli impianti elettrici sono un esempio eloquente. I costruttori sanno benissimo che i fili di rame più grossi conducono l’elettricità in maniera più efficiente, con meno dispersione sotto forma di calore rispetto ai fili più sottili. Il filo più grosso si ripagherebbe in soli 5 mesi facendo consumare meno energia elettrica. “ Si consumerebbe più rame, ma oggi il rame è un materiale di riciclo…. (Paul Roberts Dopo il petrolio – sull’orlo di un mondo pericoloso Einaudi ed.) LA BIOEDILIZIA Vi sono molte proposte di bioedilizia che iniziano ad essere adottate. In una casa progettata per essere ecologica si possono introdurre ulteriori misure: la tecnologia ci propone doppi e tripli vetri; materiali non nocivi come cementi naturali (alcuni assorbono anidride carbonica durante la maturazione); pitture ecologiche (prive di oli e agenti chimici pericolosi) a base vegetale. Esempio di vetrocamera a tripli vetri: 1- lastra semplice 4 mm; 2- camera d’aria 15 mm; 3- due lastre accoppiate 3+3 mm (stratificato). Oggi una casa, sempre progettata e costruita appositamente per un elevato risparmio energetico, con vari accorgimenti e materiali particolari può costare anche il 15-20% in più (fino al 30-40%) delle case tradizionali, ma il rapporto energia risparmiata negli anni e alto costo di partenza è molto interessante. In 5/6 anni è possibile l’ammortamento per gli aspetti energetici. VERDE SUI TETTI. Dove possibile (sono casi particolari) sulla copertura degli edifici si inseriscono membrane speciali per piante grasse che non crescono oltre i 3 cm e che vivono anche su pendenze del 40%, senza essere annaffiate: garantiscono una differenza di temperatura tra interno ed esterno di 8° C. 4. L’energia per riscaldare l’acqua In casa, il 20% dell’energia serve per scaldare l’acqua. Tutti gli scaldacqua dovrebbero essere a gas. cioè scaldacqua istantanei. Meglio il modello ad accensione elettronica, rispetto a quello a fiamma pilota, perché riduce lo spreco di una fiammella sempre accesa, anche 15 quando non viene utilizzato. Lo scaldabagno elettrico è da evitare (scalda-acqua ad accumulo). Chi lo possiede, dovrebbe sapere che il suo uso incide anche per il 40% sulla bolletta. Scaldare l’acqua con l’elettricità è un enorme spreco di energia. Si calcola che in Italia vi siano ancora 8 milioni di scaldabagni elettrici (soprattutto al Sud e nelle isole). Se non è sostituibile con uno scaldacqua a gas, impariamo ad usarlo. Accendiamolo 1-2 ore prima dell’utilizzo, limitiamo il suo funzionamento al tempo necessario, grazie al timer, programmiamolo ad una temperatura non superiore ai 4555° oppure facciamolo funzionare nelle ore notturne. In cucina una pentola di 3 litri impiega 10 minuti a bollire con il coperchio e 13 minuti senza (il 30% in più!). Perché non usare il coperchio? Più calda è l’acqua, più energia state consumando. E’ proprio necessario lavare e lavarsi con l’acqua superbollente? No: una temperatura tra i 44° e 48° è già in grado di uccidere i batteri e consuma meno energia; la si può ottenere costante con valvole termostatiche applicate allo scaldaacqua. L’ENERGIA DAL SOLE: DUE PANNELLI DIVERSI Il pannello solare fotovoltaico è una lastra di silicio opportunamente trattata cablata e protetta, che genera energia elettrica quando esposta alla radiazione solare. Il pannello solare termico è una serpentina di tubi fissata su una lastra metallica: l’acqua che scorre all’interno della serpentina si scalda quando esposta alla radiazione solare. PANNELLI SOLARI TERMICI Un’alternativa, dove è possibile (per esempio nelle case mono o bifamiliari), è quella di utilizzare i pannelli solari termici che producono acqua calda per gli usi domestici (bagno, cucina, lavatrice, lavastoviglie). 16 Bisogna analizzare il rapporto costi e produzione di energia, tempo di ammortamento, ecc. Si possono usare anche nei condomini, se il sistema di acqua calda è centralizzato. Si possono collegare alla lavatrice alimentata a doppio flusso di acqua calda (vedi paragrafo). Inoltre possono anche scaldare la casa, se si sostituiscono i termosifoni con i pannelli radianti sotto il pavimento, che richiedono una temperatura dell’acqua in circolazione non superiore ai 35° (contro i 60-70° C dei termosifoni). PANNELLI SOLARI FOTOVOLTAICI I pannelli solari fotovoltaici trasformano l’energia del sole in energia elettrica. Ad oggi l’efficienza di conversione è di circa 10%. Si installano sui tetti di qualsiasi tipo di abitazione o in cortile o giardino, se non ombreggiati. Influiscono sulle decisioni gli svantaggi: vengono avvertiti l’alto costo e la resa non continuativa, l’ancora limitato rendimento… elementi che rappresentano un freno alla larga diffusione. I pannelli fotovoltaici sono una tecnologia meno efficiente e matura dei pannelli termici. Si tratta di compiere attente valutazioni e preventivi per poter decidere quando e come è utile ricorrere a questa tecnologia. Dipende dalle singole situazioni, dalle specifiche esigenze, dalle strutture, da quanta elettricità si ricava, dagli ammortamenti, dalla gestione, ecc. …e dagli incentivi. approfondimento al Museo Exhibit n. piano energia CONOSCERE CONTRIBUTI, AGEVOLAZIONI E DETRAZIONI Incentivi per il solare. Negli anni passati le Regioni, in accordo con il Ministero dell’ambiente, hanno finanziato l’installazione degli impianti solari (e anche per l’isolamento di edifici) a fondo perduto con formule percentuali diverse. Attenzione: periodicamente gli Enti riaprono bandi di contributi e agevolazioni. Dal 2005 è possibile fare domanda (purtroppo ad oggi i tempi di attuazione sono ancora lunghi e il tetto dei contributi limitato) per vendere l’elettricità ricavata dal solare alla rete nazionale con forti incentivi. Si è imitato il modello tedesco che ha ottenuto in Germania una larga diffusione degli investimenti nel solare da parte dei cittadini soprattutto attraverso l’incentivazione di un alto pagamento dell’elettricità effettivamente prodotta e riversata in rete. Si chiama “conto energia”: si può pagare l’impianto di tasca propria e vendere l’energia prodotta al gestore elettrico nazionale ricevendo - ad esempio- per gli impianti da 1 a 20 kWp una cifra di 0,45 € al kWh (il prezzo normale è di circa 18 centesimi) quindi due volte e mezzo il prezzo! Per maggiori informazioni: www.gse.it Calcolo approssimato: consumo medio annuo di energia 3000 kWh: potenza installata solare fotovoltaico 2 kWp (16 mq); produzione media annua di 2.600 kWh corrisponde a risparmio + incentivo di 1.640 € /anno; costo impianto 15.000 € (iva inclusa); ammortamento in circa 8-9 anni; guadagno totale anni successivi (fino a 20 anni) circa 18.000 €. Al momento in cui scriviamo il Ministero non ha aumentato il quantitativo degli incentivi per il solare che è fissato fino a 85 megawatt all’anno fino al 2015. Consultate il sito www.grtn.it o il numero verde 800 161616 del Gestore dei Sistemi Elettrici. Incentivi per i lavori di ristrutturazione La legge prevede delle detrazioni fiscali per le spese di recupero edilizio tra cui le opere finalizzate a risparmio energetico. Informatevi ! (vedi pubblicazioni Enea – Ente per le Nuove Tecnologie, l’Energia e l’Ambiente) www.enea. it; Sportello Ambiente Provincia di Torino 011/8613800/1/2; InformAmbiente - Città di Torino 800-018235. In genere le leggi finanziarie hanno concesso detrazioni del 41% d’imposta sulle spese sostenute per i lavori di recupero del patrimonio edilizio e per gli interventi finalizzati al conseguimento di risparmi energetici (fissando ad es. un tetto per calcolare la detrazione per i lavori svolti – 2006: 48.000 €.). Ad esempio la finanziaria 2006 all’art.22 prevede le agevolazioni tributarie per la riqualificazione energetica degli edifici. Un altro esempio: l’allegato energetico del Regolamento edilizio di Torino prevede per le nuove costruzioni, una serie di requisiti che vengono incentivati con sconti sugli oneri di urbanizzazione (fino al 50% del loro importo). Un altro esempio: la Provincia di Torino riapre periodicamente il bando di assegnazione di contributi per gli interventi di isolamento termico degli edifici. 5. Tutti gli usi di energia elettrica L’ORARIO DI USO DELL’ENERGIA ELETTRICA E’ interessante esaminare la curva dell’andamento del fabbisogno giornaliero di potenza di energia elettrica a livello nazionale o locale. Cresce fortemente dalle ore 7 alle ore 9 per stabilizzarsi con alternanza in alcuni orari (ore 13 / ore 19 fino alle 21 quando ritorna a valori medio bassi. Oggi chi ha i nuovi contatori informatizzati (che permettono la lettura a distanza), può usufruire di sconti sull’elettricità se utilizza gli elettrodomestici nelle ore notturne, in alcune fasce orarie differenziate nei costi (per un uso consolidato bisognerà tuttavia aspettare che siano cambiati ovunque i contatori). E’ possibile far funzionare la lavatrice e la lavapiatti in orari notturni, con meno costi, perché l’elettricità nelle ore notturne viene prodotta ma utilizzata in forma molto minore. Nota. La lavatrice fa rumore? Da tempo sono acquistabili speciali conchiglie (da collocare sotto i piedini), che assorbono le vibrazioni e il rumore del funzionamento, disturbando molto meno i vicini di casa. GLI ELETTRODOMESTICI: ACQUISTO E USO Provate a scrivere un elenco degli elettrodomestici che avete in casa. Vi aiutiamo, per non dimenticarne qualcuno. In cucina: affettatrice, apriscatole, bistecchiera, centrifuga, coltello elettrico, congelatore, cucina (forno e piastre) elettrica, forno a microonde, friggitrice, frigorifero, frullatore, frullino, gelatiera, grattugia, grill, lavastoviglie, macchina per caffè espresso, macchina per caffè americano, macchina per il pane, scalda biberon, spremiagrumi, tostapane, tritatutto, yogurtiera. In altri luoghi della casa: lavatrice, asciugabiancheria, aspirapolvere, battitappeto, lucidatrice, scaldabagno, vasche con idromassaggio, asciugacapelli, rasoio elettrico, arriccia capelli, spazzolino elettrico, casco per capelli, depilatore, rasoio, impianto stereo con amplificatore, giradischi, piastra, sintonizzatore, lettore compact disc e dvd, interfono, video/radioregistratore, orologio, radiosveglia, computer, stampante, condizionatore d’aria, ferro da stiro, macchina per cucire, scopa elettrica, stiratrice, televisore, termocoperta, termoventilatore, ascensore, trapano, barbecue… E poi ancora? approfondimento al Museo piano energia Exhibit n. 17 Dall’elenco si ricava che quasi ogni gesto manuale ormai ha una macchina corrispondente. Sono proprio necessarie tutte? Utilizzare l’energia umana riducendo quella elettrica nelle piccole attività domestiche non è certo una pratica sbagliata. Ad esempio lo spremi agrumi, il coltello, la grattugia, l’apriscatole, lo spazzolino da denti elettrici? E’ vero che i consumi e il tempo di utilizzo di ognuno di questi apparecchi è basso, ma la somma di tanti piccoli consumi…produce un grande consumo! L’ACQUISTO DI UN ELETTRODOMESTICO Nella vita di un elettrodomestico, specie quelli che funzionano di continuo, come il frigorifero e il congelatore, il costo maggiore non riguarda l’acquisto, ma il consumo di energia. E’ importante conoscere e saper leggere l’etichetta energetica, per effettuare la scelta migliore. La classe di efficienza va da A ++ (ultraefficienti) e A (consumi bassi) fino a G (consumi elevati). La classe A consuma, ad esempio per i frigoriferi, in media anche un terzo in meno dello stesso prodotto di dieci anni fa. Ne consegue che: conviene acquistare un elettrodomestico con consumi bassi anche se il costo iniziale è maggiore; mantenere un elettrodomestico vecchio di oltre 10-15 anni comporta spesso spreco di energia e maggiore spesa (è meglio prevedere la sostituzione di un elettrodomestico costruito prima del 1990). SAPER LEGGERE L’ETICHETTA ENERGETICA L’etichetta energetica è prevista per frigorifero, congelatore, lavatrice, asciugatrice, lavasciugatrice, lavastoviglie. Le informazioni riportate sull’etichetta sono utili per confrontare i consumi, insieme ad altre caratteristiche che solitamente non vengono riportate sul libretto di istruzione, come la rumorosità e l’efficacia del risciacquo, l’uso di minore acqua e detersivo. L’etichetta energetica è obbligatoria a livello europeo dal 1995. In Italia la normativa per i frigoriferi è operativa dal novembre ’98, mentre per le lavatrici dal maggio ’99 e via via per gli altri prodotti. l’etichetta di per sé non confronta prodotti diversi; non esiste un rapporto effettivo tra prezzo elevato e maggiore efficienza del prodotto (non è detto che per consumare meno un elettrodomestico debba costare di più); sull’etichetta energetica ci sono una serie di frecce di lunghezza crescente, ognuna di colore diverso nel settore 1 viene identificato l’elettrodomestico (marchio del costruttore e nome del modello); nel settore 2 sono riportate una serie di frecce colorate di lunghezza crescente, associate ad una lettera dell’alfabeto (dalla A alla G), che indicano le classi di efficienza energetica. La lunghezza e i colori delle frecce sono legati ai consumi. I consumi decrescono andando dalla linea lunga di colore rosso (G, alti consumi), fino alla linea corta, di colore verde (A: bassi consumi). In questo spazio può essere anche riportato il simbolo Ecolabel (eco etichetta della Comunità Europea per i prodotti compatibili con l’ambiente concedibile in base ad analisi e controlli appositi). i modelli di classe A in media riducono i consumi del 30% rispetto alla classe C nel settore 3 è indicato il consumo di energia espresso in kWh/anno. Il consumo indicato è quello che si avrebbe tenendo l’apparecchio sempre in funzione a porte chiuse (es. frigorifero). Il consumo reale dipende dal modo in cui viene utilizzato e dal luogo in cui è installato. 18 nel settore 4 vengono forniti i dati sulla capacità dell’apparecchio, per esempio per un frigorifero: volume utile complessivo in litri degli scomparti per conservare il cibo fresco; volume utile complessivo in litri degli scomparti per conservare il cibo congelato; il codice a stelle per individuare il tipo di scomparto per i cibi congelati, che ne indica la temperatura: 1 stella: - 6 C°; 2 stelle: - 12 C°; 3 stelle: - 18 C°; 4 stelle: - 18 C° (congelamento cibi freschi) nel settore 5 viene definita la rumorosità dell’apparecchio. Dagli anni ottanta ad oggi sono stati fatti molti passi avanti dal punto di vista tecnologico: gli elettrodomestici consumano circa la metà, ma non basta! In tutti gli elettrodomestici vi è stata una forte innovazione tecnologica, tesa a ridurre i consumi. Per le lavatrici: è stato introdotto il lavaggio intelligente e la capacità variabile a controllo elettronico, lavatrice ad acqua fredda, lavatrice a doppia presa per introdurre acqua preriscaldata al momento del lavaggio, programmazione, ad esempio per fasce notturne. Per le lavastoviglie: minori consumi di acqua (in dieci anni si è passati in media da 45 a 25 litri- anche a 15 litri); le lavastoviglie tradizionali consumano, per il ciclo più lungo, circa 2,5 Kwh; i modelli nuovi, tra 1,4 e 1,8 KWh; cicli di lavaggio intelligente a basse temperature; una minore quantità di detersivo (da 60 gr a 18 gr.); la possibilità di effettuare cicli ridotti o rapidi. Come per le lavatrici, anche per le lavastoviglie è possibile la programmazione differita (esempio nelle ore notturne). approfondimento al Museo Exhibit n. piano energia Due modi per risparmiare energia: acquistare un elettrodomestico efficiente e adatto alla dimensione della propria famiglia (perché comperare un frigorifero molto capiente, che anche con pochi prodotti all’interno consuma una grande quantità di energia, quando si è solo in due in famiglia?) utilizzarli correttamente, evitando sprechi dovuti al nostro comportamento 6. Gli elettrodomestici: acquisto e uso DA ELETTRODOMESTICO AD ELETTRODOMESTICO Il consumo di energia elettrica di un elettrodomestico non dipende solo dal tipo di apparecchio e da quanto consuma, ma anche dal tempo di utilizzo e dalle nostre abitudini. Esaminiamo i consigli di base, passando in rassegna i principali tipi di elettrodomestici. FRIGORIFERO E CONGELATORE posizionare il frigorifero o il congelatore in luoghi aerati (lasciare almeno dieci centimetri tra la parete e il retro dell’apparecchio), lontano da fonti di calore (fornelli, finestre soleggiate, termosifoni, …) abbassare il termostato del frigorifero al minimo se non dovete conservare alimenti facilmente degradabili regolare il termostato del frigorifero/congelatore su temperature ragionevoli (per una buona conservazione e non correre il rischio di gelare gli alimenti, è sufficiente una temperatura di +6°/+7°) dopo aver surgelato i cibi alla temperatura più fredda, riportare la regolazione del congelatore in posizione di conservazione evitare di lasciare la porta del frigorifero o del congelatore aperta più del necessario sostituire le guarnizioni della porta del frigorifero se sono deteriorate spegnere il frigorifero/ congelatore se rimane vuoto (periodi di assenza prolungata) sbrinare regolarmente il congelatore: uno strato di brina superiore ai 5 mm. funziona da isolante e fa aumentare i consumi energetici dell’apparecchio non riporre cibi ancora caldi 19 perché formano brina e riscaldano altri alimenti, facendo lavorare di più l’apparecchio rimuovere regolarmente la polvere dalla serpentina sul retro del frigorifero, in modo da consentire un migliore scambio termico con l’aria LAVATRICE scegliere il programma di lavaggio adatto al tipo di bucato (es. evitare il prelavaggio che assorbe molta energia) utilizzare la lavatrice a pieno carico oppure usare il tasto mezzo carico (se presente). Molte lavatrici riducono automaticamente il consumo di acqua e di energia in caso di minori quantità preferire programmi di lavaggi a bassa temperatura: i detersivi sono attivi ugualmente e la fase di riscaldamento dell’acqua è quella dove si consuma maggiore energia programmi di lavaggio tra i 40 e i 60° vanno bene per tutti i tipi di bucato, meno per biancheria molto, molto sporca non eccedere nelle dosi di detersivo: più detersivo non significa migliore lavaggio, ma solo maggiore inquinamento e minore efficacia nel risciacquo per la lavasciuga ricordare che l’elettricità consumata durante l’asciugatura è pari a quella usata nella fase di lavaggio se la lavatrice è predisposta per un doppio attacco, alimentarla tramite lo scaldabagno a gas o collegato all’impianto solare termico azionare la lavatrice negli orari non di “punta” dei consumi elettrici Il consumo della lavatrice dipende oltre che dalla temperatura del lavaggio anche dalla durezza dell’acqua (un’acqua dura – con elevato contenuto di calcare – richiede più detersivo). Per facilitare l’azione del detersivo e per fare funzionare più a lungo la serpentina di riscaldamento dell’acqua si può aggiungere un anticalcare ad ogni lavaggio. Solo se necessario in alcune zone dove è sicura la presenza della durezza dell’acqua per motivi geologici-si può utilizzare un addolcitore all’arrivo nell’alloggio (apparecchiatura che invece è inutile in molti altri casi). LASTOVIGLIE utilizzare la lavastoviglie a pieno carico (un ciclo di solo risciacquo consente di mantenere umide le stoviglie prima di completare il carico) prima del lavaggio asportare i residui più grossi di cibo dalle stoviglie per evitare l’intasamento del filtro e assicurarsi che i forellini dei bracci rotanti non siano ostruiti da residui di cibo o impurità per non ridurre l’efficacia di lavaggio preferire lavaggi a bassa temperatura se la lavastoviglie è predisposta per un doppio attacco, alimentarla tramite lo scaldabagno a gas o l’impianto solare termico. quando non è strettamente necessario e se la lavastoviglie è predisposta, evitare la fase finale di asciugatura delle stoviglie non eccedere nelle dosi di detersivo: più detersivo non significa migliore lavaggio, ma solo maggiore inquinamento e minore efficacia nel risciacquo ASCIUGATRICI 20 Questo elettrodomestico, utile solo per chi non sa dove far asciugare i panni, assorbe moltissima energia. Nelle etichette energetiche in genere fa parte della classe C . Richiede anche il doppio dell’energia consumata per un bucato a 90°. FORNELLI E FORNI Dal punto di vista dell’ambiente e dell’energia necessaria è meglio cucinare con il gas (più efficiente) che con l’elettricità. CONSIGLI ENERGETICI PER CUCINARE usare stoviglie più efficienti: acciaio inox e alluminio. l’uso della pentola a pressione riduce i tempi di cottura di almeno un terzo e i consumi di energia del 50-70%. Inoltre conserva maggiormente le sostanze contenute nel cibo. il bollitore elettrico porta ad ebollizione l’acqua con metà energia rispetto al fornello elettrico. un tostapane consuma il 70% in meno del forno elettrico. Il fornello a gas ovviamente risparmia maggiore energia. sul fornello non utilizzare pentole di diametro inferiore alle fiamma, per non disperdere il calore. Un forno elettrico tradizionale consuma circa 3 volte più energia di un forno a microonde e di un forno a gas (tempi di cottura e potenza assorbita sono inferiori). Nonostante ciò, l’uso dei forni a gas è in forte riduzione. In commercio non se ne trovano quasi più: vengono privilegiati i forni elettrici per motivi di sicurezza e perché consentono di regolare con maggiore precisione la temperatura. Tra i forni elettrici sono migliori quelli ventilati (con circolazione forzata di aria calda) perché hanno un tipo di cottura più rapida e uniforme, consumano il 30% in meno e possono essere utilizzati a temperature più basse. In un forno, due terzi dell’energia complessiva si disperde, il 15% riscalda le pareti del forno e solo il 6-7% cuoce i cibi. Per molte funzioni si possono utilizzare i forni a microonde che consumano meno energia (circa la metà di un forno elettrico di classe A). Oggi i forni a microonde in commercio sono provvisti di grill, per cui sono più simili ai forni tradizionali. Resiste il mito che il forno a microonde faccia male alla salute modificando le caratteristiche del cibo: ma le microonde non sono ionizzanti e quindi non producono modificazioni alla struttura molecolare degli alimenti. Il microonde è più adatto a cuocere porzioni piccole. LAVATRICI A DOPPIO FLUSSO D’ACQUA Elettrodomestici come la lavatrice consumano molta energia per riscaldare l’acqua. Non sono purtroppo molto diffuse, ma si possono installare lavatrici (e lavastoviglie) a doppio ingresso d’acqua: da un tubo entra l’acqua fredda, dall’altro l’acqua calda che è collegato allo scaldabagno a gas (o ai pannelli termici solari), permettendo così di ridurre l’uso di energia elettrica e di risparmiare. Predisporre gli impianti per il doppio flusso in fase di nuova costruzione o di ristrutturazione non costa o costa molto poco. La loro diffusione otterrebbe grandi benefici ambientali. Ad esempio conto medio: lavatrice classe A+ modello medio 1040 Wh consumo; la lavatrice a doppio flusso 145 Wh; risparmio di 895 Wh. 21 Nota. In sintesi CONSUMI ANNUI MEDI DEGLI ELETTRODOMESTICI PER UNA FAMIGLIA TIPO DI 3-4 PERSONE (esclusa l’illuminazione che si aggira sui 30 kWh mensili ed è l’equivalente dei consumi di una lavatrice o di un frigorifero) Nota. ENERGIA ELETTRICA (kwh) e POTENZA ELETTRICA (W) Per misurare i consumi di energia elettrica di un apparecchio si usa il kWh (chilowattora) che corrisponde al consumo di dieci lampade da 100 W (watt) se rimangono accese per un’ora. La potenza elettrica di un apparecchio si misura in W (chilowatt = kW significa 1000 W). La potenza di solito è indicata sulle etichette degli apparecchi: quanto più alta è la potenza tanto più quell’apparecchio richiede corrente. 22 STAND BY Un apparecchio o elettrodomestico lasciato in modalità di stand by (cioè non è spento, ma in preaccensione) continua ad assorbire corrente, anche se non per tutti gli apparecchi nello stesso modo. I televisori e i videoregistratori sono particolarmente “spreconi”. Il consumo finisce con l’essere alto, specie se si considera la quantità di apparecchiature ormai presenti nelle nostre case. Una “ciabatta” provvista di interruttore che collega più dispositivi (anche con spia colorata di rosso o arancione di accensione) aiuta a evitare di dimenticarsi gli apparecchi accesi. Un esempio di calcolo. Se un videoregistratore viene in media utilizzato un’ora al giorno, resta in preaccensione per le restanti 23. Il consumo di elettricità in stand by è di 15 W, che moltiplicato per 23 ore diventa 345 W, che moltiplicati per 365 giorni raggiungono il valore di 126 kW all’anno (circa 30 € che moltiplicati per 10 anni - la vita media di un apparecchio - arrivano a circa 300 €: il costo di un apparecchio nuovo). Anche il carica batteria dei telefonini assorbe energia se lasciato nella presa: bisogna staccarlo dopo averlo utilizzato per ricaricare il cellulare. Spesso invece lo lasciamo in modo permanente attaccato alla presa che abbiamo destinato a questo utilizzo. Attenzione: i valori della tabella che segue sono puramente indicativi NUOVE TECNOLOGIE AIUTANO Le aziende produttrici hanno fatto passi avanti: ad esempio con le attuali tecnologie il consumo per stand-by è sceso in media ad 1W contro i 9W degli anni precedenti. Molte hanno deciso di inserire sull’apparecchiatura l’informazione del consumo in stand by: per il televisore / videoregistratore / computer / stampante è opportuno acquistare prodotti che dichiarino il valore di potenza assorbita in stand by. SICUREZZA acquistare solo apparecchi con il marchio europeo CE. 7. Casa sprecona Casa risparmiosa Nella tabella che segue indichiamo valori annuali puramente indicativi la stufetta elettrica è un elettrodomestico proibitivo dal punto di vista dell’energia come da quello della sicurezza, così come lo scaldabagno elettrico. ci sono nuove e piccole tecnologie da considerare a seconda del tipo di alloggio e situazione in cui uno si trova : ad esempio solo in alcune situazioni sono degni di attenzione piccoli scalda acqua elettrici istantanei da collocare su un singolo rubinetto. le spine vanno inserite o disinserite, afferrando il corpo isolante e non tirando il filo. non usare più prese collegate tra di loro, ma impiegare prese multiple (ciabatte) non lasciare apparecchi elettrici in bagno sui bordi di lavandini e vasche, né usarli a piedi nudi chiudere il gas dalla chiavetta centrale, quando si esce di casa. 23 Nota. C’è poca differenza nella casa sprecona e quella risparmiosa tra questi apparecchi: 24 FERRO DA STIRO 2 ore e mezza a settimana 100 kWh ALTRI APPARECCHI Aspirapolvere, piccoli elettrodomestici 100 kWh approfondimento al Museo piano energia Exhibit n. 8. Inquinamento elettromagnetico CAMPI E ONDE ELETTOMAGNETICHE. Siamo sempre stati immersi in un “fondo” elettromagnetico naturale: producono onde elettromagnetiche il sole, le stelle, alcuni fenomeni metereologici (scariche elettrostatiche). La Terra stessa genera un campo magnetico. A queste fonti si sono sempre più aggiunte le sorgenti artificiali che hanno origine dalle cariche elettriche e dal movimento delle cariche stesse (corrente elettrica). I campi elettrici e magnetici si propagano nello spazio sotto forma di onde elettromagnetiche. In particolare è alle radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti (le frequenze fino alla luce visibile) con frequenza inferiore a quella della luce infrarossa che ci si riferisce quando si parla di inquinamento elettromagnetico. Frequenze estremamente basse (ELF) 0Hz – 300 Hz in casa linee elettriche, elettrodomestici Radiofrequenze (RF) 300 HZ – 300 GHz cellulari, ripetitori radio TV, forni a microonde… Ai due gruppi di frequenze sono associati meccanismi di interazione diverse con la materia vivente e diversi rischi potenziali per la salute umana. i campi ad alta frequenza (RF) cedono energia ai tessuti sotto forma di riscaldamento, i campi a bassa frequenza (ELF) inducono invece delle correnti nel corpo umano. LE ONDE ELETTROMAGNETICHE SONO INQUINANTI? Ovunque ci sia elettricità ci sono campi elettrici e campi magnetici più o meno intensi a seconda della tensione della corrente elettrica. Bisogna conoscere, non allarmarsi, distinguere. Per esempio: Fuori casa: trasmettitori, ripetitori, tralicci, radar, cabine elettriche… In casa: gli apparecchi elettrodomestici, si dividono in due gruppi: utilizzano energia elettrica per trasformarla in calore, freddo, movimento, luce (forno, aspirapolvere, frullatore, phon, ecc.); trasformano l’energia elettrica in un’altra forma di energia che serve a comunicare o agire a distanza (cordless, cellulare, telecomando, forni a microonde, ecc.). Il corpo umano è sede di correnti energetiche, che possono essere modificate dall’energia dei campi elettromagnetici, ad esempio trasformandosi in calore nel corpo. I rischi sanitari non sempre sono certezze, ma impongono atteggiamenti di cautela. approfondimento al Museo Exhibit n. piano rifiuti CAUTELA SIGNIFICA… Le onde elettromagnetiche degli apparecchi domestici hanno un raggio di azione molto ridotto; in genere 2-3 metri. Ad esempio, le radiazioni televisive sono massime ad un metro e aumentano molto dietro l’apparecchio. Ne consegue che allontanandoci anche poco dalla sorgente si è meno esposti ai campi elettromagnetici. Un aspetto di cautela riguarda il telefono cellulare: pur non sapendo oggi se i campi generati dall’apparecchio telefonico siano effettivamente dannosi per la salute, l’uso dell’auricolare ci permette di essere prudenti, allontanando l’antenna dalla nostra testa. L’intensità di emissione e la vicinanza ai tramettitori radiolelevisivi e tralicci ad alta tensione hanno importanza. Si possono avere effetti biologici dei campi elettromagnetici se l’esposizione ai campi è troppo intensa, con livelli molto più ampi di quelli che possiamo riscontrare nell’ambiente casalingo in cui viviamo normalmente. Non esporsi ai ripetitori radiotelevisivi e ai tralicci ad alta tensione per il trasporto dell’energia elettrica. La distanza di sicurezza dalle case delle linee ad alta tensione è di almeno 100 metri; dai ripetitori più potenti almeno 150 metri; anche i ripetitori meno potenti come quelli della telefonia mobile devono trovarsi almeno a 50 metri dalle abitazioni. 25 9. L’energia elettrica per illuminare Per illuminare un ambiente senza consumare troppa energia, la proposta più interessante è rappresentata dalle lampade fluorescenti a basso consumo energetico. L’ILLUMINAZIONE DOMESTICA CAMBIA A parità di illuminazione, assorbono un quinto di energia di una lampadina tradizionale. Un esempio: 10.000 ore di una lampada fluorescente da 15 W, pari ad una ad incandescenza di 75 W, fa risparmiare circa 600 kWh (oltre 80 €) che equivalgono a 320 kg evitati di anidride carbonica. Usano gli stessi attacchi delle lampadine tradizionali, sono particolarmente utili nei luoghi dove la luce rimane accesa per più ore al giorno. Non è necessario spegnerle in continuazione. Si trovano in tutti i negozi di elettricità e supermercati. Sono disponibili in tutte le forme e colori. Si possono scegliere luci molto calde. Hanno una durata da 6 a 12 volte superiore alle lampadine tradizionali. Il costo, mediamente 46 volte più alto delle lampadine tradizionali, viene ammortizzato in meno di un anno in un alloggio medio. Nota. Le lampadine a fluorescenza di ultima generazione hanno dentro di sé sempre meno vapori di mercurio (si sta cercando di eliminarli del tutto). Contengono una piccola quantità di questo metallo tossico, quindi vanno considerate rifiuti tossici ed una volta esaurite, non vanno gettate nei rifiuti domestici, ma consegnate alle ecoisole. SPEGNERE LA LUCE. per evitare anche un piccolo spreco, è buona abitudine spegnere le luci e gli 26 elettrodomestici quando non si utilizzano. Le nuove tecnologie permettono oggi di realizzare impianti domestici con sensori di presenza a zone, che accendono le luci solo se una stanza è occupata e che le spengono automaticamente quando si esce di casa (i costi non sono eccessivi e sono in diminuzione). una lampada grande è più efficiente di tante lampade piccole: sono da evitare i lampadari centrali a più lampadine. nell’arredare la casa, posizionare le scrivanie e i tavoli da lavoro vicino alle finestre. Prevedere una quantità di luce sufficiente per le attività che lo richiedono. Tinteggiare le pareti con colori chiari (il bianco riflette l’80% della luce). Nei locali (garage, cantine, scale, soffitte…) dove è facile dimenticare la luce accesa, applicare un interruttore a tempo o sensori. In casi particolari, oggi è possibile utilizzare i camini solari, che introducono dal tetto la luce solare dentro casa. La spesa energetica è pari a zero e quindi l’investimento si recupera in fretta. approfondimento al Museo piano energia Exhibit n. IL CONSUMO CON I PROGETTI EUROPEI Greenlight è un primo progetto europeo che fornisce consigli. Che cosa si può fare, per esempio, in una scuola: utilizzare lampade fluorescenti di ultima generazione; alimentatori elettrici a basso consumo (che servono per far funzionare le lampade), sistemi di riflessione della luce che la indirizzano verso punti precisi dell’ambiente; i regolatori di luce rispetto alla luce che arriva dall’esterno; i rilevatori di presenza nei bagni, palestre, ecc. Il programma pur non prevedendo finanziamenti, offre il supporto tecnico e informativo (www.eugreenlight.org) per migliorare la qualità dell’illuminazione risparmiando sulla bolletta di scuole, uffici, negozi, supermercati… Greenbuilding è un secondo progetto che prende invece in considerazione tutto l’uso di energia dell’edificio, per verificare che cosa è migliorabile dal punto di vista del riscaldamento, della ventilazione e raffrescamento nei mesi caldi, dei consumi elettrici compresa l’illuminazione, ecc. La Commissione Europea sta conducendo in tutta l’Unione Europea una campagna di sensibilizzazione sui cambiamenti climatici e sui consumi energetici (e su tutto ciò che è possibile fare) dal titolo “CAMBIA” abbassa, spegni, ricicla, cammina… http:/ec.europa.eu/environment/cli mat/campaign/index_it.htm Nell’ambito del Programma “Energia Intelligente per l’Europa” (2003-2006) l’UE ha pubblicato il Libro Verde sull’efficienza energetica “fare di più con meno” sul risparmio energetico che può essere scaricato all’indirizzo: http://ec.europa.eu. COME GESTIRE L’ENERGIA E’ anche una professione… si stanno scoprendo e diffondendo le figure degli energy manager o le aziende di consulenza che aiutano le aziende di piccola, media e grande dimensione a fare le scelte migliori, analizzando tutti gli aspetti, monitorando tutti i consumi (le soluzioni sono simili a quelle illustrate per gli alloggi, ma anche specifiche per molte aziende): dalla lettura della bolletta, all’illuminazione, al riscaldamento ambientale, al condizionamento ambientale, all’uso di motori e azionamenti elettrici, all’uso di macchine per aria compressa, alla refrigerazione nel processo produttivo, alle necessità di riscaldamento in produzione, alla trasformazione dell’energia elettrica. SI PUÒ ACQUISTARE ELETTRICITÀ VERDE: LA LIBERALIZZAZIONE DEL MERCATO ELETTRICO Dal 1999 anche in Italia si è avviato il mercato libero dell’energia, dove l’energia elettrica non è più un monopolio, ma può essere prodotta, importata e venduta da soggetti privati e il cliente può scegliere il fornitore che meglio lo soddisfa: ad esempio quello che garantisce di aver prodotto l’elettricità con fonti rinnovabili. Dal luglio 2003 ciò è già possibile per i clienti come le imprese che in un anno consumano almeno 100.000 kWh (spesa circa 13.000 €): i nomi sono pubblicati nel sito www.autorità.energia.it . Dal luglio 2004 sono clienti idonei tutti gli usi “non civili”- aziende, attività commerciali, soggetti con partita iva; dal luglio 2007 saranno liberalizzati tutti gli usi: associazioni e aziende iniziano già a proporre agli utenti la prenotazione. In pratica: anche per gli alloggi si potrà scegliere il fornitore e l’energia da utilizzare. Sono già particolarmente attivi gli operatori elettrici che propongono energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili; cambiare fornitore non comporta alcuna modifica tecnica, nessuna interruzione del servizio; si può prenotare fin da oggi…leggendo bene i contratti. MERCATI PER L’AMBIENTE. Con la liberalizzazione dell’energia elettrica il sistema previsto dalla leggi nazionali e internazionali cerca di promuovere la produzione di energia da fonti rinnovabili. Si promuove lo sviluppo quindi di Certificati Verdi e di Titoli di Efficienza Energetica (Mercati per l’Ambiente). I produttori e gli importatori di energia da fonti fossili devono introdurre a partire dal 2002 in rete una quota di energia rinnovabile pari al 2%, di energia proveniente da fonti non rinnovabili, eccedente i 100 GWh prodotta o importata nell’anno precedente. E ogni anno dopo il 2004 deve essere incrementata annualmente di 0,35 punti percentuali. Nel 2004 la produzione nazionale da fonti rinnovabili è stata di 55.669 GWh con un incremento del 16% rispetto all’anno precedente. Anche se la quota corrisponde appena a un po’ più di 1/6 della produzione complessiva (303.321 GWh). 10. Le pile/le batterie E’ preferibile l’uso dell’elettricità della rete elettrica piuttosto che quella delle batterie. Se proprio non se ne può fare a meno, meglio usare le batterie ricaricabili con relativo carica batterie, in commercio ormai in tutti i negozi di elettricità. Leggere con attenzione sulle batterie a stilo o a bottone, il contenuto di metalli. In alternativa, vi sono calcolatrici, orologi portatili con celle solari, che funzionano anche in condizioni di scarsa illuminazione. BASSO CONTENUTO DI MERCURIO? Oggi le batterie a basso contenuto di mercurio - che utilizzano il metallo solo per prevenire l’accumulo di gas idrogeno - e le batterie che ne sono del tutto prive sono ormai utilizzabili per ogni esigenza. Tuttavia quantità significative di questo metallo tossico sono ancora riscontrabili nelle pile a bottone. Anche le pile alcaline cilindriche, specialmente quelle prodotte nelle fabbriche più obsolete, possono contenere quantità sorprendenti di mercurio, pur essendo ormai pratica di produzione non utilizzare più il mercurio. Negli ultimi anni, Stati Uniti e Europa hanno imposto restrizioni al contenuto di mercurio nelle batterie alcaline e hanno messo al bando le pile a bottone all’ossido di mercurio, 27 per il loro elevato grado di tossicità. Oggi le batterie a bottone possono contenere non più di 25 milligrammi di mercurio per pila (negli Stati Uniti), non devono superare il 2% del peso totale (in Europa). Ma le statistiche dicono che decine di migliaia di batterie all’ossido di mercurio di tutte le dimensioni vengono prodotte ed esportate ogni anno dall’Asia, ad es. dalla Cina, costituendo uno dei maggiori veicoli di diffusione del mercurio nel mondo. LE BATTERIE DELLE AUTOMOBILI Il Cobat (Consorzio delle batterie esauste d’automobile) è in grado di recuperare dagli elettrauti, meccanici e altri artigiani, prima che vengano abbandonate nel territorio il 92% delle batterie; le ricicla tritando la plastica, recuperando il piombo dal liquido, i metalli ecc. Però una parte viene abbandonata con grave rischio per l’ambiente soprattutto per il piombo contenuto; oppure inserita nei cassonetti della raccolta differenziata. E’ sufficiente andare a cambiare la batteria presso l’elettrauto e il problema è risolto: saranno loro a consegnare al Cobat il rifiuto. Quando invece si “fa da sé” con gli acquisti al supermercato, il fine vita è molto più incerto per l’ambiente e il risparmio è davvero poco! Bisogna chiedersi se la ricerca di piccoli risparmi economici che provocano facilmente comportamenti gravemente scorretti nei confronti dell’ambiente, siano pratiche sensate. Un altro esempio identico: il fai da te per il cambio dell’olio. Meglio rivolgersi a chi lo sa fare e lo recupera: i distributori di combustibili ad esempio. approfondimento al Museo Exhibit n. piano energia 11. Esempi di buone pratiche degli enti locali (senza pretesa di completezza) lo sviluppo della rete di teleriscaldamento (produzione di energia elettrica e di calore) a partire da impianti di produzione di elettricità oppure da termovalorizzatori (entrambi di grandi dimensioni) lo sviluppo di rete di teleriscaldamento a partire da una caldaia centralizzata che brucia ad esempio legno (cippato) per il riscaldamento di più edifici (piccole dimensioni) attuare una politica energetica attenta e di risparmio a partire dai propri edifici pubblici, con corsi rivolti ai tecnici comunali (dal risparmio, al solare, a modifiche tecniche, a coibentazioni, all’illuminazione…) sostituire le caldaie tradizionali con caldaie a condensazione e/o ad alto rendimento negli edifici pubblici. Le caldaie ad alto rendimento hanno caratteristiche particolari: la camera di fuoco si trova dentro ad un boiler, ad esempio di 300 litri di acqua; il prelievo dell’acqua è differenziato per temperatura: 45°-48° per i rubinetti e 80° per i caloriferi; ha un rendimento del 30% superiore a quelle normali. sostituire caldaie tradizionali negli edifici pubblici con microcaldaie a cogenerazione affidare in appalto la gestione del risparmio energetico degli edifici comunali al privato. Il risanamento energetico si finanzia con il risparmio ridurre i consumi di energia elettrica sostituendo negli edifici pubblici la lampadine tradizionali con lampade a basso consumo corsi di formazione e gruppi che si rivolgono a famiglie volontarie per fornire consigli su come ridurre i consumi energetici (ecoambasciatori per l’energia) campagna per la gestione delle caldaie con verifica periodica campagna per la conoscenza dell’etichetta energetica nell’acquisto degli elettrodomestici impianti specifici in edifici pubblici es. pannelli solari, pompe calore, idrogeno… 28 utilizzo di acqua fredda per il raffreddamento durante l’estate, dove d’inverno esiste la rete di teleriscaldamento fluorescenti a basso consumo per allargarne l’uso tra le famiglie; l’attivazione di Agenzie locali per l’energia e lo sviluppo sostenibile capaci di intervenire sul territorio, di dialogare con i principali soggetti, formate da enti pubblici, ex municipalizzate e altre strutture, capaci di lavorare per progetti concreti e visibili campagne per l’utilizzo effettivo da parte della famiglie delle fasce orarie più convenienti in termini di costi e di consumo (fasce notturne) definizione e applicazione, in linea con la legislazione europea, di requisiti nella costruzione e gestione degli edifici, di isolamento termico, di efficienza energetica estensione dell’utilizzo di energia rinnovabile, pannelli solari, su edifici di edilizia popolare, sulle scuole sviluppo di occasioni di cogenerazione tramite biogas (discariche, depuratori, ecc) sviluppo di certificazioni e marchi di sostenibilità in generale (in specifico, ad esempio, presso categorie come gli impianti di ricezione turistica) sviluppo di produzione elettrica presso luoghi ancora sfruttabili in questa direzione (canali, impianti di trasferimento di acqua potabile…); aiutare lo sviluppo di energie rinnovabili, con la possibilità delle nuove società – operatori elettrici che si accostano all’attuale monopolio – di sfruttare cadute d’acqua, canali, per la produzione di energia aiutare lo sviluppo del solare ad esempio con l’Agenzia che si occupa delle case popolari, oltre che con la pubblicizzazione di agevolazioni e leggi in merito favorire sportelli per il pubblico che aiutino: a- il controllo della manutenzione degli impianti di riscaldamento; b- la conoscenza dell’evoluzione continua delle tecnologie per l’uso efficiente dell’energia; c- le possibili e diverse forme di agevolazione. LE CERTIFICAZIONI EUROPEE Per gli enti Locali esistono metodologie e strumenti quali ad esempio il Regolamento Europeo EMAS (Reg.CE 761/2001). Possono essere certificate organizzazioni pubbliche che partecipano allo sviluppo di un sistema ambientale con regole precise, verifiche costanti, pubblicizzazione presso i cittadini delle concrete politiche e obiettivi di miglioramento individuati, con un impegno ad un miglioramento continuo delle prestazioni ambientali, oltre che al controllo e prevenzione di potenziali fenomeni di inquinamento. Per le aziende private, in aggiunta al certificato Emas, vi è anche l’ ISO 14001, se si impegnano al rispetto di una serie di regole e al miglioramento programmato delle prestazioni ambientali, che spesso sono anche prestazioni economiche. In sintesi: utilizzo di forme di riscaldamento e raffrescamento adottando tecnologie nuove o energie rinnovabili per piscine pubbliche, mense e altre strutture collettive Norma ISO 14001: aiuta l’impresa a migliorare il rispetto delle norme in materia per rispondere alle esigenze dei clienti e della propria immagine, quindi come un’opportunità, in funzione delle proprie capacità economiche e dimensioni strutturali. attenzione all’uso dell’illuminazione pubblica da parte delle aziende delegate: utilizzo di lampade a lunga durata e basso consumo; accensione e disattivazione dell’illuminazione secondo le necessità; Emas: la dichiarazione ambientale, convalidata da un verificatore accreditato a livello nazionale, consente di presentare con grande trasparenza l’operato dell’organizzazione e gli impegni che si assume per gli anni futuri. verifica del livello di fondo dell’illuminazione cittadina riducendola quando non necessario; sostituzione dei semafori con rotonde accordi con aziende per una gestione rinnovata dei semafori (luci led) con minore consumo favorire distribuzione lampadine Per quanto riguarda la certificazione ambientale dei prodotti esiste il sistema europeo di etichettatura ecologica dei prodotti e servizi (Reg. CE 1980/2000) detto Ecolabel Europeo. 29 TRASPORTI L’auto continua ad essere sinonimo di libertà. Ma è davvero così? Ad es. nelle città con forte traffico o sulle autostrade in giorni di esodo, o sulle tangenziali intasate, o quando si è alla vana ricerca di un parcheggio. L’auto ha modellato le città a propria somiglianza, creando problemi ambientali molto forti: le emissioni nocive; il contributo all’effetto serra; ma anche l’uso dello spazio, del territorio, delle strade… 1. Automobile: difficile farne a meno, però… Bisogna almeno essere coscienti dei casi in cui l’uso dell’auto, anziché una necessità, diventa un’abitudine alla quale non si sa rinunciare solo per pigrizia. Le auto oggi percorrono una distanza due volte superiore con la stessa quantità di combustibile rispetto agli anni ’80, ma non basta! I consumi medi annui in Italia per la mobilita` urbana individuale: 8,5 miliardi di litri di benzina, 4,5 miliardi di litri di gasolio. Nota. Dopo aver progettato motori a basso consumo e ad emissioni ridotte, l’aumento del traffico e delle auto circolanti rischia di vanificare l’interessante e continuo sforzo tecnico. CHE COSA SI PUÒ FARE ancora, sia per risparmiare energia, sia per ridurre le emissioni? E per l’uso del territorio che viene invaso dalla auto…? Ad esempio: scegliere autoveicoli più piccoli e leggeri che corrispondano a meno consumi e meno emissioni evitare le auto a grande cilindrata e i SUV (sport utility vehicles): fuoristrada che sono adatti a percorsi sterrati e che vengono utilizzati in città (circa 700 mila immatricolati in Italia). Il problema principale è rappresentato dai consumi. Studi e valutazioni ci dicono che consumano rispetto alle auto normali più vendute fino al 60-70% in più alle auto della stessa cilindrata fino al 20-30% in più Non è meglio indirizzare l’acquisto dell’auto verso le effettive esigenze? Le automobili vecchie non solo consumano di più, ma inquinano di più, in particolare in termini di inquinamenti nocivi. Infatti negli ultimi anni vi sono state grandi trasformazioni nei due tipi di motori più diffusi: il benzina e il diesel. Oggi il rendimento del motore benzina è circa 32-36%, del motore diesel circa il 40%. Le leggi europee e la tendenza dei costruttori a sviluppare ricerche per presentarsi su un mercato sempre più sensibile ai problemi ambientali hanno fatto sì che oggi si sia arrivati ai modelli Euro 4. “Un veicolo Euro 0 inquina quanto 40 veicoli Euro 4” dice una Pubblicità della Regione Piemonte. 2. La qualità dell’aria che respiriamo Dopo le elevate emissioni inquinanti registrate negli anni ’70, la qualità dell’aria nella nostra città e in Piemonte ha ottenuto significativi miglioramenti tra il 1985 e il 1995; negli ultimi 10 anni il trend di miglioramento è più lento per alcuni degli inquinanti. Ma non basta! Mentre per il biossido di zolfo, il monossido di carbonio e il benzene, la situazione è sostanzialmente rispettosa dei limiti fissati dalla normativa europea, per il PM 10 (polveri sottili), gli ossidi di azoto e l’ozono, i limiti sono superati con modalità e frequenze preoccupanti. Si è ottenuta la riduzione nell’aria delle emissioni di: 30 Piombo (fonte: veicoli benzina). Grazie all’introduzione dei catalizzatori (1993), inoltre il piombo è stato eliminato dal combustibile per evitare il loro avvelenamento. Parallelamente si è ridotto il numero di Ottano a 95. Biossido di zolfo SO2 (fonte: veicoli a benzina e diesel e riscaldamento). Grazie all’eliminazione dello zolfo nei processi di raffinazione del combustibile, dai 2000 microgrammi degli anni ’70 è stato ridotto a 50 microgrammi dall’inizio degli anni 2000; incomincia ora la distribuzione dei combustibili a 10 microgrammi che diventeranno obbligatori dal 2009; per il riscaldamento è stata determinante la diffusione del metano. Benzene (fonte: veicoli benzina, inquinamento da fumo). Grazie alla riduzione del contenuto di benzene nelle benzine dal 5 all’1% con processi di raffinazione evoluti; l’abbattimento del benzene residuo allo scarico con i catalizzatori a tre vie (scarichi del motore a benzina). Monossido di carbonio CO (fonte: veicoli, soprattutto benzina). In misura molto minore le altre fonti: centrali termoelettriche, impianti di riscaldamento ed impianti industriali. E’ stato abbattuto grazie ai catalizzatori. Le riduzioni dei valori sono state ottenute grazie a: per la mobilità: forte riduzione degli inquinanti nel combustibile per motori, sostituzione di mezzi non ecologici nel trasporto pubblico; notevole innovazione nei motori (combustione e post combustione) grazie alla pressione delle normative; il progressivo ringiovanimento del parco circolante. per il riscaldamento: meno utilizzo di gasolio, più utilizzo di metano, ampia diffusione a Torino del teleriscaldamento; Il settore trasporti si conferma come la principale fonte di inquinamento: del 60-64% delle emissioni di ossido di azoto, del 5357,5% delle emissioni del PM10, del 34% delle emissioni del CO2. In Piemonte: Le emissioni del settore civile (riscaldamento) rappresentano il 4,7% delle emissioni di PM10, il 6,2% delle emissioni di NOx, il 10,1% delle emissioni di CO, l’11,3 delle emissioni di SOx ; il 25% delle emissioni di CO2. Gli usi finali di energia per la climatizzazione degli edifici e per la produzione di acqua calda sanitaria rappresentano 1/3 dei consumi di fonti energetiche e delle conseguenti emissioni. Il settore delle attività produttive rappresenta il 37,6% delle emissioni di PM10, il 29,5% delle emissioni di NOx, il 12% delle emissioni di CO, il 37% di CO2. (dati ARPA Piemonte) Nota. Oggi il fumo di tabacco rappresenta la maggior fonte individuale di benzene per la popolazione. Nel sangue dei fumatori (20 sigarette al giorno) sono state individuate concentrazioni di benzene circa doppie rispetto ai non fumatori. approfondimento al Museo piano energia Lab. n. 3. Le emissioni oggi L’IQA è l’indice della qualità dell’aria (indicazione tendenziale di quanto sia pulita o inquinata l’aria che respiriamo), pubblicato ogni giorno sul sito della Provincia di Torino, in base ai rilevamenti effettuati dall’ARPA. In Piemonte la qualità dell’aria, secondo i monitoraggi del 2005 (dati ARPA), presenta una situazione negativa: i valori misurati per i PM 10 sono abbondantemente superiori ai valori limite imposti dalla normativa comunitaria. Per esempio a Torino (situazione urbana simile alle altre in Piemonte): 2005: 149 superamenti limite giornaliero 2005: 55 mg/mc media annua (limiti legislativi: limite giornaliero di protezione della salute umana: 50 mg/mc; limite annuale di protezione della salute umana: 40 mg/mc) Per migliorare la qualità dell’aria con riduzione delle emissioni che ancora creano problemi specie in città, l’attenzione è rivolta a: inquinanti fotochimici, ozono, benzene, idrocarburi policiclici aromatici e in particolare: ossidi di azoto NOx (fonte: vetture benzina e diesel e veicoli pesanti), presente anche in qualsiasi tipo di combustione delle attività domestiche (riscaldamento) ed industriali (centrali termoelettriche e industrie). il PM 10 è un materiale particolato di diametro inferiore ai 10 micron che rappresenta l’emergenza ambientale, specie 31 nella pianura padana in Italia, che ha caratteristiche meteoclimatiche ed orografiche non favorevoli alla dispersione degli inquinanti. Il PM 10 è costituito da un insieme di sostanze presenti in atmosfera allo stato solido o liquido. Una classificazione chimica complessa, a partire dalla frazione grossolana fino alla frazione fine: polvere minerale, sale marino, carbonio elementare, materiale organico, metalli e metalli pesanti, nitrati, solfati e ammonio (gli ultimi tre costituiscono frazione fine). All’interno del PM 10 si distinguono un PM 2,5 (particelle con diametro inferiore ai 2,5 micron) e un PM 1 ( inferiore ad un micron). Il 60% del PM 10 è costituito dalla frazione inferiore a 2,5 micron. Le dimensioni ridotte permettono alle particelle di rimanere sospese in aria per lunghi periodi. Il PM 10 ha una costituente naturale e una fonte derivante dalle attività umane, tra le quali gli impianti industriali, gli impianti di riscaldamento, il traffico veicolare (valutazione: intorno all’80%; di cui il traffico veicolare intorno al 53%). Le emissioni del traffico non sono soltanto quelle dovute ai fumi di combustione, ma anche ad esempio all’abrasione dei freni dei pneumatici, al risollevamento delle polveri già depositate al suolo prodotte dal passaggio dei veicoli (valutazione: nella quota del 53% il 35% è emesso allo scarico, il 18% è dovuto al risollevamento prodotto dal transito). Una ulteriore suddivisione tra fonti primarie e fonti secondarie mette in evidenza che il PM 10 si forma in atmosfera a partire, ad esempio dall’anidride solforosa, dagli ossidi di azoto, e dai composti organici volatili. Questi gas reagiscono tra di loro, di più in estate, e con altre sostanze presenti nell’aria per formare solfati, nitrati e sali di 32 ammonio. Gli inquinanti critici del PM 10 sono in parte di origine secondaria, cioè dovuti al processo evolutivo di altri inquinanti, per cui, oltre alla riduzione delle emissioni primarie di polveri e di NO2, è necessario provvedere anche alla riduzione delle emissioni dei principali precursori (NOx, SOx, ecc.). L’inquinamento “da ozono”, più comunemente detto smog estivo, non va confuso con il problema del buco dell’ozono. A livello del suolo, l’ozono (gas formato da tre atomi di ossigeno O3) è in basse concentrazioni, tranne nelle aree in cui la presenza di alcuni inquinanti chimici può indurne la formazione. Si forma in particolare con ossidi di azoto, composti organici volatili che reagiscono a causa della presenza della intensa luce del sole (reazioni fotochimiche) e dell’alta temperatura. I massimi valori nelle giornate calde sono raggiunti dalle 12 alle 18 soprattutto in zone meno interessate dalle attività umane. Bambini, anziani, donne in gravidanza …è bene che non escano nelle ore più calde. CHE COSA È L’EURO 4? Le auto nuove – prodotte dal 1° gennaio 2005 rispettano i limiti Euro 4 fissati dalla Direttiva Europea. Per il motore a benzina: le emissioni di CO, HC e NOx sono “prossime a zero”, grazie anche al catalizzatore a tre vie (post trattamento). I valori del particolato degli attuali motori benzina ad iniezione indiretta sono nulle e ciò dipende dalla natura intrinseca della combustione. Nel 1970 un’auto a benzina non controllata, per il monossido di carbonio, inquinava 100; oggi inquina 2 cioè 50 volte meno. La riduzione è stata pari al 98%. Il limite Euro 4: 1,0 g/km. Nello stesso periodo, per gli ossidi di azoto, la riduzione è stata di 55 volte: riduzione percentuale del 98%. Il limite Euro 4: 0,08 g/km. Il particolato: quello delle vetture benzina è sempre stato trascurabile e oggi, con la benzina senza piombo e l’uso dei catalizzatori, questo tipo di inquinante è inesistente. Non esiste un limite. Per il motore diesel: nel 1983 un’auto a gasolio non controllata, per il monossido di carbonio inquinava 100; oggi inquina 6 cioè 16 volte meno. La riduzione è stata pari al 94%. Il limite Euro 4: 0,5 g/km Per gli ossidi di azoto la vettura inquina 5 volte meno con una riduzione percentuale dell’ 81%. Il limite Euro 4: 0,25 g/km. Per il particolato la vettura inquina 11 volte meno con una riduzione percentuale pari al 91%. Il limite Euro 4: 0,025 g/km. Il PM10 viene abbattuto grazie alle nuove marmitte con “trappole” per il particolato. Nota. In città l’efficienza delle marmitte catalitiche spesso è ridotta a causa della temperatura bassa raggiunta nella brevità degli spostamenti. Il consumo di un litro di benzina immette nell’aria 2,32 chilogrammi di CO2; il consumo di un litro di gasolio: 2,63 chilogrammi di CO2. Per ogni Km in meno di utilizzo di un’auto di media cilindrata si risparmiano circa 215 gr di CO2. Non esiste catalizzatore per auto che possa trasformare la CO2 presente nei gas di scarico in carbonio ed ossigeno. La riduzione di CO2 si ottiene solo con: la minore circolazione dei mezzi e minori consumi la sostituzione del combustibile e inoltre con la promozione di altri risparmi energetici: per esempio, riduzione del peso delle vetture (nel passare da una Panda ad una berlina importante o SUV, le emissioni di CO2 in media raddoppiano); pneumatici a bassa resistenza di rotolamento (i pneumatici “larghi” vanno nella direzione opposta); miglioramento del coefficiente aerodinamico; motori “evoluti” a bassi consumi; riduzione delle prestazioni: allungamento dei rapporti dei cambi… 4. Altri motori e combustibili Anche per le emissioni nocive si possono migliorare ancora: Nota. CO monossido di carbonio, HC idrocarburi incombusti, NOx ossidi di azoto, PM particolato. Data di entrata in vigore delle direttive europee anti inquinamento: Euro1 (1.1.1993); Euro2 (1.1.1997); Euro3 (1.1.2001); Euro4 (1.1.2006). ACQUISTARE UN’AUTO OGGI (se necessario…) Quindi, facciamo attenzione, quando comperiamo un’auto, a sceglierla non solo per il colore, per le prestazioni, per lo status, ma anche per quanto offre in tema di consumi, sicurezza, emissioni e produzione di CO2. IN TERMINE DI MINORE CO2 INVECE I PROGRESSI SONO DIFFICILI Le auto e i mezzi commerciali rilasciano CO2, uno dei principali imputati dell’effetto serra. la composizione dei combustibili, utilizzare carburanti alternativi per i motori a scoppio. Si tratta di cambiare combustibile: (le scelte principali possibili) Metano, GPL, biodiesel (acido grasso esterificato) ricavato da qualsiasi olio vegetale (soia, grano, mais, semi d’uva, colza, semi di cotone, arachidi, semi di girasole, anche olio da cucina riciclato, ecc.) le tecniche di iniezione e di postrattamento dei motori benzina e diesel attraverso la ricerca Si riusciranno a raggiungere gli obiettivi nel 2009 ossia i limiti proposti dalla Commissione Europea per le auto Euro 5? Benzina: HC da 100 a 75 mg/km - 25%; NOx da 80 a 60 mg/km - 25%; CO invariato 1000 mg/km; Diesel: NOx da 250 a 200 mg/Km - 20%; CO invariato 500 mg/km; PM da 25 a 5 mg/km - 80% approfondimento al Museo Exhibit n. piano energia 33 QUALI SONO LE AUTO PIÙ ECOLOGICHE SUL MERCATO OGGI? La Fiat sembra puntare su alcune gamme e prodotti a metano; i produttori giapponesi sulle ibride. Per tutte le scelte vi è ancora incertezza e soprattutto vi è, nel nostro Paese, una scarsa attenzione ai distributori, alle strutture che permettono di allargare l’uso di auto che utilizzano cambustibili diversi. In Italia i distribuitori GPL sono più diffusi (1200), il metano ancora poco (500), tranne in alcune zone (Emilia Romagna). Un kg di metano equivale ad 1,5 litri di benzina e costa oltre 0,7 € (costo oggi variabile). Il rifornimento è veloce: pochi minuti. Gli incentivi della Provincia di Torino e della Città di Torino al 2005 erano (un esempio: da verificare la situazione ad oggi presso Informambiente - Città di Torino numero verde 800-018235; Sportello Ambiente - Provincia di Torino - 011/8613800/1/2): per i privati cittadini: fondi ministeriali per acquisto mezzi nuovi (1500 €); trasformazione (650 €) (per la trasformazione entro l’anno dalla prima immatricolazione). per i veicoli commerciali: acquisto o leasing nuovi veicoli a seconda del modello da 1500 € a 6000 €. per i comuni, comunità montane, enti pubblici: finanziamento fino al 50% da parte della Provincia di Torino. OLTRE IL BENZINA E IL DIESEL Per quanto riguarda i motori, accanto al benzina e al diesel, citiamo tre diverse soluzioni che sono praticate e allo studio: i motori a metano pro Alto potere calorifico; minore costo del combustibile (per esempio, – 58% rispetto alla benzina, – 40% rispetto al diesel); elevata stabilità di combustione; eliminazione delle emissioni più critiche: particolato, benzene, Idrocarburi Polinucleari Aromatici (IPA); gli idrocarburi emessi infatti sono costituiti quasi esclusivamente dal metano, l’ idrocarburo con la minore tendenza alla formazione di Ozono. Emissione di NO x (ossidi di azoto): - 50% della benzina; sicurezza (si disperde rapidamente verso l’alto). Emissioni di CO2: - 25% rispetto alla benzina (che scende a -22% a causa del maggior peso vettura determinato dalle bombole); disponibilità ad incentivi pubblici per l’acquisto di mezzi privati (auto e veicoli commerciali)… I vantaggi sono maggiori per il trasporto urbano collettivo (taxi, veicoli commerciali leggeri, bus, auto delle Amministrazioni, ecc.). Le previsioni dell’Unione Europea: 10% auto a metano al 2020. È valida l’esenzione del bollo in Piemonte per i veicoli nuovi a metano e GPL. contro Bombole voluminose e pesanti per avere più autonomia possibile; scarsa rete di distribuzione (per ora). confronto Metano - GPL Il Metano riduce le emissioni di CO2 del 25%, il GPL circa del 10%. Il metano si trova naturalmente nel sottosuolo; il GPL è ricavato dal petrolio estraendo il butano ed il propano con percentuali variabili. Il Gpl è più pesante dell’aria; il metano più leggero. Le auto a metano sono in produzione; l’impianto GPL è realizzato a cura di aziende specializzate. Rispetto ai veicoli a benzina, il consumo GPL è + 20%; mentre è uguale a quello dei veicoli a metano. La spesa del carburante: benzina 100; GPL 70; metano 35. Nota. Le auto a metano possono accedere e sostare in tutte le autorimesse, anche sotterranee, quelle a GPL possono sostare solo fino al primo piano interrato. le vetture ibride con due motori: uno termico (a benzina, diesel, metano…) e uno elettrico, collegati tra di loro. Il primo alimenta il secondo, il secondo è utilizzabile fino a certe velocità urbane, per esempio 50 km all’ora e si spegne quando sta fermo, ecc. 34 LE AUTO A DUE MOTORI (ibride a motore termico + motore elettrico) il peggior rendimento dei motori termici si ha quando il funzionamento è al minimo e nelle zone di scarso uso della potenza (in città). Al contrario in queste condizioni, il motore elettrico offre il miglior rendimento. Con il doppio motore a bordo: si spegne il motore tradizionale; al minimo si avvia e si accelera il veicolo alle basse velocità con il motore elettrico; ricarica costante del motore elettrico con il motore a combustione interna. Oggi i sistemi del tipo micro-ibrido (l’elettrico viene utilizzato per funzioni di stop&start del motore termico) assicurano il più alto rapporto costi / benefici specie nella mobilità urbana con frequenti fermate nel traffico: consumi – 25/30%. I costi di acquisto sono ancora più elevati rispetto ai benzina e diesel. le vetture a idrogeno (per ora ancora sostanzialmente in fase di sperimentazione); gli esperimenti su autobus; su motorini. si incentiva l’uso di miscele con biocombustibili (da luglio 2006 gli automobilisti possono fare il pieno con diesel e benzina miscelati con carburante di origine agricola). Per ora la legge obbliga i produttori di carburante ad una quota minima dell’1%, in seguito con quote percentuali in crescita fino al 2010. approfondimento al Museo Exhibit n. piano energia 5. Consigli per la guida e la manutenzione dell’auto a seconda della strada percorsa, usare sempre la marcia più alta possibile. Per tutte le cilindrate le marce si cambiano con questa sequenza: dopo pochi metri in seconda; tra i 25 e 30 km orari, la terza; tra i 35 e 45 km orari, la quarta; tra 50 e 55 km orari, la quinta evitare i carichi inutili. Ogni 100 kg in più, l’auto consuma 0,5 litri di benzina in più ogni 100 km. per il tempo strettamente necessario. Così vale per altri accessori in funzione quando non servono usare i freni il meno possibile. Abituarsi a prevedere l’ostacolo in modo da togliere il piede dall’acceleratore e lasciare che la vettura rallenti da sola. Un uso limitato dei freni fa risparmiare dal 5% all’8% di carburante rispettare i limiti di velocità indicati. Marciando a 110 km/h anziché a 130 km/h consumate il 18% di carburante in meno senza sensibili variazioni in termini di tempo (per un percorso di 150 km, 12 minuti in più) non far girare il motore a freddo per riscaldarlo mantenere una velocità costante e non guidare a scatti con improvvise accelerazioni rispettare i controlli manutentivi dell’auto, anche dopo la scadenza della garanzia, e il controllo degli scarichi ogni anno (il bollino blu) controllare al distributore di combustibili la pressione dei pneumatici. Se leggeremente sgonfi fanno consumare il 2-3 % in più di carburante; con un veicolo a pieno carico, i pneumatici vanno gonfiati di 0,2-0,3 bar oltre il valore previsto: una pressione maggiore a pieno carico, riduce i consumi del 2% controllare e sostituire il filtro dell’aria a scadenze previste: un intasamento del filtro del 5% causa un aumento dei consumi del 2,5% Conclusione: Si calcola che uno stile di guida non a scatti, che tiene conto degli accorgimenti sopra indicati può portare fino a un risparmio annuo del 30% (ad esempio su una media di 15.000 km annui percorsi, con spesa media di 1400/1500 € di benzina, è possibile risparmiare anche 400 €). spegnere il motore e riaccendere se la fermata ad un semaforo è oltre i 30-45 secondi Note. il motore appena avviato ha un consumo pari a 30-40 litri per 100 km, dopo il primo chilometro di strada è intorno ad un consumo di 20 litri, solo dopo i primi 3-4 km si stabilizza al livello medio di consumo i condizionatori sono ormai di serie: sono utili sotto il sole caldissimo, ma richiedono maggiore carburante: per esempio 0,8 litri di benzina ogni 100 km. Usateli il minimo indispensabile. Sono più attenti i climatizzatori automatici dove è possibile regolare la temperatura controllate periodicamente la pressione dei pneumatici presso il vostro distributore? Certamente no. Eppure la pressione dei pneumatici è importante anche per i consumi (oltre che per la sicurezza!): pneumatici appena sotto la pressione consigliata provocano i portapacchi aumentano i consumi fino al 13-15% 35 un incremento del consumo anche del 3% (2-3 € ogni pieno), perché aumenta la superficie di contatto col terreno e quindi anche l’attrito. E’ necessaria più energia e quindi più benzina o gasolio (a seconda della velocità). in Piemonte, il bollino blu è obbligatorio per tutti i veicoli fin dal primo anno di immatricolazione. L’operazione “bollino blu” è un’iniziativa che permette di verificare lo stato di salute della propria auto in termini di emissioni e di manutenzione. Può essere effettuato nelle officine convenzionate. 6. Al posto dell’automobile Molti di noi potrebbero arrivare ad utilizzare l’automobile solo quando realmente necessario, ma dovrebbero incontrare comode alternative, adeguate alle nostre necessità. Purtroppo non è sempre così… le alternative attuali da prendere in considerazione sono: 1- A PIEDI Per la salute è molto importante camminare. Molte classi e scuole stanno organizzando per ora momenti dimostrativi e studi dei percorsi, (ma in alcuni casi è diventata un’abitudine continuativa); il percorso casa-scuola e viceversa a piedi (oppure anche in bici), con situazioni protette. La spinta proviene dai lavori sulla sicurezza stradale, concorsi e materiali degli enti locali, delle Province, della Regione per limitare l’uso dell’auto. Alla base di queste proposte non vi sono solo motivi ambientali, ma anche di salute generale (es. movimento contro obesità). Nota. I pedoni sulle strisce pedonali hanno la precedenza: a volte chi è autista se ne dimentica troppo facilmente. Anche questo è alla base 36 di un comportamento civile e attento all’ambiente! 2- IN BICI E’ un problema culturale, di abitudine, ma anche di possibilità di disporre effettivamente di piste ciclabili protette, che permettano in sicurezza di percorrere strade e zone. Sono stati fatti molti passi avanti ovunque, spesso, più rivolti al tempo libero che all’effettivo uso per gli spostamenti obbligati, in città. 3- SUL MEZZO PUBBLICO I mezzi pubblici consumano meno dell’auto, inquinano in proporzione meno, anche perché va considerato il rapporto emissioni / numero dei passeggeri. Non tutti i mezzi pubblici sono uguali dal punto di vista dei consumi, delle emissioni e quindi dell’ambiente, ovviamente dipende dall’energia con cui sono messi in moto: i tram vanno ad elettricità; gli autobus a gasolio sono diversi da quelli a metano; i treni (passante ferroviario o collegamenti dalla prima e seconda cintura per Torino) sono elettrici: le navette elettriche sono come i tram; così la metro. Lo sviluppo del metano e dei mezzi elettrici per i trasporti pubblici è una delle soluzioni per ora più interessante (con meno impatto) dal punto di vista ambientale, utile per l’abbattimento delle emissioni nocive. A Torino è in corso un grande investimento in questa direzione; la metropolitana fornirà un prezioso contributo alla mobilità sostenibile, se attirerà passeggeri che prima si spostavano in auto. 4- AL POSTO DELL’AUTO IN PROPRIETÀ… IL CAR -SHARING Il car sharing (auto in condivisione) è una soluzione proposta nelle grandi città che prevede un abbonamento ad un’auto non di proprietà, da prelevare in un parcheggio apposito poco distante da casa (massimo 10 minuti a piedi), solo quando serve davvero, su prenotazione (anche solo 5 minuti prima). Il vantaggio per la collettività è una diminuzione del numero delle seconde e terze auto in circolazione e auto più nuove quindi più sicure e meno inquinanti, in funzione a Torino. I calcoli dicono che il servizio di autonoleggio (car sharing) è conveniente se chi lo utilizza in un anno non supera i 10.000 km, quindi non deve utilizzare l’auto tutti i giorni. la provocazione: tutti in taxi è il titolo di un libro di Guido Viale (che condanna le automobili senza appello). Una provocazione che fa riflettere sui costi complessivi oggi dell’auto (costi economici oltre che ambientali!). La tesi esplicita sostenuta: non vi sono solo costi alti di acquisto e poi di mantenimento di un’auto, ma il solo possederla è dubbio che sia economico se si considerano anche ad esempio il deprezzamento nel tempo, le riparazioni, l’assicurazione, il bollo, il garage, i parcheggi, l’uso del suolo…) 7. La mobilità, non solo la mia auto... una pratica in diffusione Proprio per i crescenti costi dell’auto in proprietà va diffondendosi la pratica dell’auto permanente in affitto per x anni. La rata mensile assicura un’auto sempre nuova, l’annullo delle “noie” legate al possesso (assicurazione, bollo, riparazioni…), il ricambio in caso di incidente. Da un punto di vista ambientale: il vantaggio è di far circolare auto di ultima generazione, quindi più attente ai consumi e emissioni. Dobbiamo arrivare proprio ovunque con l’auto? anche a poca distanza dal bar o dal ristorante in cui vogliamo consumare colazione o pranzo o cena? O in centro alla grande città, mentre ormai si possono utilizzare i sempre maggiori parcheggi di scambio in periferia, dove lasciare l’auto e salire sulle navette (spesso elettriche o a metano), sulle linee normali di mezzo pubblico (tram, autobus, metro) che portano in centro città. Nota. Una buona pratica legata allo sviluppo dell’ informatica è il collegamento di sempre maggiori semafori ad un sistema informatico centralizzato, che non solo controlla ma può fornire informazioni utili per realizzare percorsi alternativi; agisce in modo da collaborare con i mezzi pubblici in arrivo agli incroci e favorisce il loro passaggio, abbreviando il percorso complessivo degli autobus e dei tram nell’attraversare la città. (Vedi esempio Torino: la struttura 5T) Lo sviluppo di informatica intelligente (che dialoga con la strada e con centri informativi in tempo reale) anche a bordo dell’auto apre ulteriori possibilità di miglioramento della mobilità e della sua gestione in tempo reale. Con lo sviluppo della comunicazione informatica tramite pannelli stradali o anche a bordo dell’auto si possono avere in tempo reale informazioni per non perdere tempo: ad esempio, se ci sono posti liberi al parcheggio di scambio, quando parte la prossima navetta, quanto tempo ci metterà ad andare in centro… I PASSAGGI IN AUTO E ALTRE SOLUZIONI Chi va a scuola o al lavoro ogni giorno e non è costretto a muoversi dal punto che ha raggiunto, può con qualche sforzo, ma con grandi risultati organizzarsi in modo da distribuire e ricevere passaggi, così da evitare l’abitudine oggi troppo diffusa: una testa, un’auto. Ci si può organizzare per utilizzare nel percorso casa/lavoro, casa/scuola una sola auto (car pooling). Per trovare e inventare soluzioni comode, si è sviluppata una legislazione che favorisce la creazione di una figura che dovrebbe studiare e aiutare con soluzioni innovative la mobilità: si chiama mobility manager. Un esempio: a Prato in Toscana, molte realtà di lavoro sono sotto i 100 dipendenti, e collocate in un’area vasta comune a tanti altri soggetti. Il Manager è servito a mettere insieme le varie situazioni, coordinarle e creare soluzioni efficaci di mobilità e nuove sperimentazioni per i trasporti casa - lavoro. Un’occasione per provare a utilizzare i mezzi pubblici è la mobilità in caso di tempo libero, quando si vuole andare in centro città in giorni di festa, oppure per spostarsi alla sera. In questo ultimo caso, dato che si complicano in certe zone gli aspetti di sicurezza, e quindi di libertà di movimento specie per le donne, alcune città stanno sperimentando un autobus che svolge il ruolo di un taxi: viene prenotato, non si muove lungo un percorso fisso, ritira e riporta le persone sotto casa. 37 8. Consigli per il riciclaggio a fine vita Che cosa succede ad un’auto a fine vita? Chi la progetta sta pensando anche a rispettare l’ambiente? L’automobile è un prodotto complesso (15.000 pezzi) ma un “oggetto” che anche a fine vita non deve procurare danni all’ambiente. La nuova progettazione cerca di provvedere a: riduzione delle famiglie dei materiali utilizzati (per le plastiche) marchiatura dei componenti per riconoscere i materiali realizzazione di componenti monomateriali alleggerimento dei materiali (ad esempio acciai alto resistenziali); utilizzazione di materiali plastici riciclati a parziale integrazione del materiale vergine per alcuni componenti (ad es. canalizzazioni d’aria, contenitore filtro aria, archi passaruota, canaline cavi) Per la gestione dei veicoli a fine vita: si assicura la messa in sicurezza dei veicoli (oli, batterie, air bags) si utilizzano tecnologie di triturazione dell’auto a fine vita che permettono di separare i materiali recuperabili e convenienti per il riciclaggio, anzitutto i metalli di ogni tipo (alluminio, ferro, acciaio, rame) si avviano componenti e materiali alle filiere di reimpiego, riciclo e recupero 38 ad es. Allo smontaggio il refrigerante contenuto nell’impianto di condizionamento dell’automobile non contiene più l’R12 una delle cause del buco dell’ozono, ma una sostanza (refrigerante 134 a) che è comunque un gas serra circa 1300 volte più efficace nell’aumentare l’effetto serra del CO2. Il condizionatore emette in atmosfera in media l’8% del refrigerante ogni anno, per fori o difetti di costruzione o usura. E’ stato calcolato che l’impatto sul clima equivale a 1,3 milioni di tonnellate di anidride carbonica nel mondo. UN OBIETTIVO RAVVICINATO? La direttiva europea (2000/53) illustra i criteri per la corretta gestione dei veicoli a fine vita; i principali obiettivi sono le marcature dei materiali plastici, la messa al bando dei metalli pesanti e dal 2009 il raggiungimento della recuperabilità del veicolo fino al 95% in peso - di cui 10% al massimo mediante recupero energetico tramite termovalorizzazione. GLI ARTIGIANI DELLA MANUTENZIONE quando andate in officina (dal meccanico, dall’elettrauto, dal gommista) ma anche dai distributori di combustibili verificate che venga riciclato l’olio vecchio dove viene collocato? (apposito consorzio per gli oli usati) le gomme usate - chi le ritira? (il gommista) le batterie esaurite sono consegnate ai riciclatori? (l’apposito Consorzio nazionale Cobat) INQUINAMENTO ACUSTICO L’auto e i mezzi di trasporto specie in città creano una situazione di inquinamento acustico notevole causa di tanti elementi di stress e di salute. Quando siete al volante o viaggiate con persone accanto che guidano, osservate il vostro e il loro comportamento nel traffico: come vi comportate con il rombo del motore? le sgommate, il clacson, il volume dell’autoradio? …Siete tra quelli che… come se intorno a voi non ci fosse nessuno, soprattutto nelle ore serali e notturne…! Per strada magari non c’è nessuno, ma nelle case che si affacciano sulle strade? In particolare d’estate quando si è costretti a tenere le finestre aperte per il caldo? approfondimento al Museo Exhibit Parte esterna DATI SU CUI PENSARE, DA APPROFONDIRE Il traffico automobilistico mondiale con le sue emissioni contribuisce all’effetto serra per circa il 18% (nei paesi come l’Italia per circa il 33%). Il settore dei trasporti dal 1990 al 2004 ha contribuito all’effetto serra con un aumento delle emissioni del 25%. L’Italia nel mondo è al quarto posto per numero di veicoli circolanti: come vengono utilizzati? Per andare a lavorare: 2/3 degli italiani utilizza l’auto, il 5,7% (ma è il 10,5% nelle grandi città) usano motocicli; il 16,9% utilizza i piedi o la bici. I mezzi pubblici urbani hanno come utenti il 7-8% della popolazione. Dati delle immatricolazioni in Piemonte: (2004) 2.677.725 autovetture; 304.079 motocicli; autocarri 300.000 circa; autobus 6.030 618 automobili ogni 1000 abitanti. INCIDENTI Oltre il 90% degli incidenti stradali avvengono per errori umani: attenti al vostro comportamento, anche questo è ambiente. Nota. Il traffico stradale: uno dei principali rischi per la vita dei cittadini in Europa. Nella Comunità Europea (15 paesi) significativi sviluppi hanno interessato la sicurezza dei veicoli negli ultimi 25 anni, i morti sono in calo tuttavia il numero annuo di morti (42000) e feriti (1.600.000) e i costi sociali ed economici associati (stimabili tra i 160 ed i 250 miliardi di Euro) sono ancora enormi e inaccettabili. 9. Che tipo sei…? approfondimento al Museo Exhibit n. piano energia Questionario “Sei un tipo…?” Piedi/bici; auto/moto; autobus/metro/tram; treno/passante ferroviario… (il Museo A come Ambiente ha curato il padiglione sul tema dell’auto alla mostra di Experimenta 2006, in stretta collaborazione con il Centro Ricerche Fiat; da cui è tratto questo questionario). Nel rispetto dell’ambiente è importante il comportamento diretto ma anche la percezione dei problemi che inducono il comportamento. Viaggiare per strada e` di gran lunga il modo di spostarsi più pericoloso. IN ITALIA i trasporti consumano 1/3 dell’energia necessaria. automobili e motocicli sono i mezzi di trasporto che vengono utilizzati per l’83% della mobilità un’auto a benzina consuma in media per percorrere 45 km l’equivalente di energia necessaria a illuminare un appartamento di una famiglia media per due settimane due terzi degli spostamenti in automobile non raggiungono i 10 km, circa la metà non arriva a 5 km, 1/3 è inferiore ai 3 km un’auto media che procede a circa 90/100 km all’ora consuma per 100 km circa 6 litri di benzina, oltre il doppio se procede a 50 km all’ora (ad es. in città) le automobili nei centri urbani occupano circa il 60% della superficie complessiva. Rispetto alle tue esigenze di mobilità. Riesci ad utilizzare altri mezzi accanto all’auto? No se Sì piedi bici motorino – moto autobus/tram metrò/treno Che cosa potrebbe spingerti ad utilizzare di più i mezzi pubblici e meno il mezzo privato? valide alternative all’auto da parte dei mezzi pubblici (passaggio continuo, rispetto 39 orari, meno affollamento, meno cambi di mezzo…) tempo di percorrenza generale competitivo In futuro vorresti che le automobili fossero… maggiore sicurezza anche nelle ore notturne meno presenti nella nostra vita sistemi di scambio validi in città tra auto e mezzo pubblico più avanzate tecnologicamente non è possibile fare a meno dell’auto per il lavoro e per la spesa più potenti e più comode Pensi di poter prendere in considerazione il car sharing per i tuoi spostamenti? purché comodo (ad es. dove lascio l’auto dopo l’uso: vicino a casa?) perché più conveniente che avere un auto di proprietà perché abbassa il numero di auto in circolazione e nei parcheggi perché mi rende meno pigro ad utilizzare i mezzi pubblici a disposizione troppo complicato usufruirne Quale innovazione ti interessa maggiormente nel campo della mobilità, nel prossimo futuro? auto elettriche e (a più lungo periodo) auto a idrogeno nuovi combustibili (biodiesel, metano,…) lo sviluppo della metropolitana le corsie dedicate alle bici maggiore diffusione autobus a metano organizzarsi con altri per usare un mezzo unico di trasporto motori a benzina e diesel che inquinano meno L’automobile oggi è… una delle più importanti invenzioni dell’età moderna un mezzo che ci rende più liberi e indipendenti; un semplice mezzo di trasport una costrizione alla quale ci dobbiamo sottoporre un problema L’automobile ha migliorato o peggiorato la qualità della nostra vita? migliorato sensibilmente; peggiorato sensibilmente; 40 peggiorato l’ambiente migliorato per alcuni aspetti, peggiorato per altri; migliorato la nostra vita, ma più sicure meno inquinanti Quali innovazioni vorreste avere da subito nella vostra auto? un sistema sempre più sicuro di prevenzione degli incidenti e di protezione dei passeggeri un sistema per rendere più facile il parcheggio un sistema per reperire tutte le informazioni necessarie durante il viaggio anche in tempo reale un sistema per rendere impossibile il furto dell’auto un motore non inquinante, senza emissioni di CO2 10. Altra mobilità L’auto è la grande imputata delle emissioni e della qualità dell’aria, ma sul banco degli accusati non bisogna dimenticare anche i veicoli commerciali, che sono responsabili per il 40% del totale. I VEICOLI COMMERCIALI Sono mezzi molto sfruttati, circolano molto anche se vecchi e malandati e poco curati nelle manutenzioni, ecc. Oggi vengono prodotti, in tutte le gamme mezzi commerciali che vanno a metano; per i nuovi acquisti sono previsti periodicamente incentivi da parte degli enti pubblici. Anche in questo caso i problemi sono rappresentati dai servizi di distribuzione. I TIR I mezzi commerciali e in particolare i Tir muovono merci che ci riguardano, e viaggiano per lunghi percorsi. Anche i Tir hanno dovuto sottostare a severe leggi che hanno negli ultimi 20 anni spinto i produttori a rinnovare i motori, i loro consumi e le loro emissioni. Un camion di 20 anni fa consuma e produce emissioni e rumore come una ventina di mezzi moderni. Ma non basta ancora. La buona pratica di far viaggiare le merci in ferrovia ha preso poco piede e quindi i mezzi su gomma, i grandi Tir, sono i protagonisti ad oggi della mobilità dei prodotti di qualsiasi tipo. Dobbiamo seguire con attenzione tutti i tentativi per favorire il trasferimento su ferrovia. E SPOSTARSI IN AEREO…! Un motore a reazione, come quelli in uso nei jet di linea, brucia più di un chilo di combustibile al secondo. Percorsi brevi hanno in proporzione consumi più elevati, dato che un terzo del carburante viene bruciato nella fase di decollo. Esaminiamo un viaggio di 6.000 km. (Italia-Usa) con un jumbo jet con 400 posti: si consumano 160 litri circa per passeggero, corrispondenti all’emissione di 4.000 kg. di anidride carbonica a testa. Progressi per la riduzione di emissioni e di uso del combustibile sono in corso nei nuovi progetti e nelle nuove realizzazioni delle aziende produttrici di nuovi aerei…ma non si tratta di tempi brevi. 11. Esempi di buone pratiche degli enti locali (senza pretesa di completezza) Per stimolare l’uso della mobilità descritta in questo punto è necessario che nelle città si incrementino sempre di più politiche volte a: pedonalizzare aree del centro pubblico e aree per ogni quartiere sviluppare piste ciclabili sicure costruire parcheggi che facilitino la possibilità di scambio dell’auto con mezzi pubblici chiusura del traffico urbano in ore precise riduzione o chiusura del traffico in alcune zone problematiche zone a circolazione riservata (corsie preferenziali) per bici, mezzi pubblici, ecologici, ecc. proibire l’uso di mezzi vecchi (euro 1 e euro 2) nelle aree cittadine in giorni e ore fissate limiti di velocità e arredi urbani che costituiscono barriere alla velocità e all’uso improprio dell’auto ridisegnare zone della città capovolgendo la priorità dell’auto a favore dei pedoni e delle biciclette e pensare l’uso dello spazio non per il parcheggio auto controllo severo dei divieti introdotti più mezzi pubblici ecologici o meno inquinanti (es. metano) in sostituzione di quelli a gasolio, più inquinanti (con l’aiuto di stanziamenti in supporto ai Comuni da parte dello Stato centrale) più mezzi pubblici, frequenza maggiore, informazioni sulle frequenza e i tempi di percorrenza delle fermate sviluppo di metro, linee ferroviarie-passanti ferroviari, tram, nelle grandi città, preferendo l’uso dell’elettricità ai combustibili fossili e integrando sempre di più le varie forme di trasporto incentivi per acquisti di auto e mezzi commerciali ecologici es. metano, GPL diffusione di distributori di carburanti ecologici esempi più specifici di buone pratiche modificare il trasporto di materiali e prodotti agli esercizi commerciali in centro città, sostituendo i mezzi di trasporto tradizionali, commerciali, con mezzi di consegna ecologici; razionalizzazione della consegna merci nei centri storici alcuni propongono un pedaggio per entrare nel centro storico destinando i fondi all’ampliamento dei trasporti pubblici e alla sostituzione dei mezzi inquinanti sviluppo di reti di percorsi sicuri casa- scuola (a piedi o in bicicletta) anche progettati dagli stessi utilizzatori, sistemazione delle zone esterne alle scuole con disincentivazione del traffico automobilistico e aumento della sicurezza creazione di figure di mobility manager per la redazione di un piano di spostamenti casa lavoro (abbassando a cento il numero minimo di dipendenti di un’azienda invitata a dotarsi di mobility manager, previsto oggi per legge a 300 dipendenti) incentivi per l’uso e la diffusione del car sharing (auto in condivisione) agevolazioni per la trasformazione dell’alimentazione dei motori a metano o a gpl e l’acquisto di auto e mezzi commerciali che utilizzano questi carburanti distributori biodisel da trazione favorire rete di pendolari per autorganizzazione del trasporto casa/lavoro; incentivare auto collettive in affitto per trasporto utilizzo di filtri antipolveri sottili sulle flotte di autobus non rinnovabili immediatamente diffusione dell’uso costante di navette elettriche per determinati utilizzi. 41 RIFIUTI 1. L’abbandono del rifiuto nell’ambiente C’è ancora chi abbandona in giro oggetti e imballaggi, specie quando si reca nei prati, in campagna, nei parchi, in montagna e nei boschi; o quando va a sciare o a fare gite, o sulle spiagge dove le abitudini dei bagnanti sono spesso terribili per l’ambiente. Sì, questi rifiuti sono troppi. Che dire? Tutti dovrebbero sapere che sacchetti, lattine, bottiglie lasciati nell’ambiente costringono la natura ad accogliere oggetti non biodegradabili e a un superlavoro di anni (a volte di secoli), per eliminarli… Non è difficile portarsi dietro i resti di quanto si è consumato e smaltirli negli appositi cassonetti. approfondimento al Museo Exhibit n. piano rifiuti Spesso da pochi materiali abbandonati si formano delle vere e proprie discariche abusive che peggiorano sempre di più le conseguenze nell’ambiente. In città vengono abbandonati sui marciapiedi, in strada, sulle panchine, sulle aiuole, ovunque… bottiglie, lattine, cartoni della pizza. Chi ci deve pensare a raccoglierli? Gli operatori ecologici non passano sempre e ovunque. Quando si va ad una manifestazione di massa in strada, nelle piazze, come negli stadi: partite, concerti, ecc. perché le persone non si preoccupano dei rifiuti che producono? approfondimento al Museo piano rifiuti Exhibit n. VANDALISMO C’è chi si accanisce ogni giorno o notte su cassonetti, aiuole, panchine, autobus, materiali pubblici, con graffiti 42 e bombolette spray… tutte azioni che richiedono poi opere di sostituzione e di riparazione con costi molti alti, con fondi che potrebbero servire ad altri scopi. L’abitudine in campagna di bruciare i rifiuti in bidoni, in buche per terra (o in città i cassonetti bruciati per vandalismo) liberano nell’aria una considerevole quantità di sostanze tossiche, comprese le diossine e tanta CO2. Scrivere sulla corteccia di un albero non va bene: è un danno all’ambiente. E perché non dovrebbe esserlo anche rovinare un arredo urbano, un muro, un cassonetto? Quanta energia ci vuole per sostituire questi materiali? E quindi quanto danno all’ambiente anche in modo indiretto? Essere contro il vandalismo aiuta l’ambiente. E a scuola bisognerebbe ricordarsi di parlare e far ragionare anche su questi aspetti “urbani”. 2. Le raccolte differenziate Le indicazioni legislative e culturali degli ultimi anni cercano di attuare la politica delle “Erre”: Ridurre, Riusare, Riciclare, Rivalorizzare. approfondimento al Museo Exhibit n. piano rifiuti RIDURRE: significa cercare di ridurre il superfluo negli acquisti, acquistare prodotti con poco imballaggio, evitare l’usa e getta… per arrivare a ridurre la produzione dei rifiuti. Ridurre spetta anche ai produttori che hanno la responsabilità di alleggerire o semplificare gli imballaggi, di produrli con monomateriali, di utilizzare materiali riciclati, e anche materiali ecologici. RIUSARE: significa usare più volte gli stessi oggetti, se possibile ripararli, utilizzare i vuoti a rendere, passare ad altri ciò che non si usa più se ancora in buono stato (vestiti, giocattoli, ecc.) invece di gettarli via. RICICLARE: significa fare con attenzione le raccolte differenziate. E’ molto più facile di quanto si pensi; è un comportamento che dopo alcune incertezze iniziali diventa automatico; non è una perdita di tempo perché dura pochi minuti; richiede di ragionare in termini di separazione. Bisogna dividere i materiali dell’immondizia e non mischiarli, nel momento in cui “si producono”. Le raccolte consolidate sono la carta, il vetro, l’alluminio, l’acciaio. Un po’ meno la plastica. Oggi, la scommessa è indirizzare ogni rifiuto per la sua strada, compreso l’umido, lo scarto di materiale organico, che spesso costituisce dal 30 al 40% dell’immondizia. La raccolta differenziata richiede che le nostre cucine possano ospitare diversi sacchetti o recipienti accanto alla pattumiera indifferenziata. In un ambiente organizzato, anche se con problemi di spazio, è sufficiente un piccolo gesto per trasformare l’immondizia in risorsa. La modalità più comoda è quella di utilizzare sacchetti di plastica resistente per ogni materiale (i sacchetti sono facilmente ripiegabili e occupano poco spazio quando sono vuoti); una piccola pattumiera per i materiali organici. approfondimento al Museo piano Exhibit n. rifiuti LA COMPOSTIERA IN GIARDINO Nelle case dove si sono giardini, in cascine con i cortili e in altre situazione simili, l’organico viene inserito in una apposita compostiera domestica, che essendo aerata favorisce la trasformazione in prodotto secco e in compost. E’ una situazione ottimale per l’ambiente: il rifiuto non esce neppure dalla casa dove viene prodotto. approfondimento al Museo Exhibit n. piano rifiuti A COSA SERVONO GLI IMBALLAGGI? Gli imballaggi devono: garantire la massima sicurezza possibile, proteggendo il prodotto da alterazioni generate da fattori climatici (raggi solari, pioggia, umidità), da vibrazioni, strappi, ecc. essere compatibili con il prodotto confezionato dal punto di vista igienico-sanitario,fornendo un effetto barriera ai gas, al vapore acqueo, ai microbi e ai vari solventi; permettere una fruizione comoda e nel minor tempo possibile essere facilmente trasportabili, apribili, richiudibili, più leggeri possibile devono portare un messaggio informativo chiaro e utile per i consumatori I prodotti hanno per lo più bisogno quindi di essere impacchettati o confezionati; ma c’è modo e modo, varie scelte e quantità; il consumatore attento può premiare le ditte che sono responsabili su questo piano; anche perché questi materiali una volta giunti all’interno delle nostre case e svolta la loro funzione rapidamente si trasformano in rifiuti da smaltire. IL SISTEMA DEL “PORTA A PORTA”. Oggi, il tentativo in ogni città e paese (più difficile da compiere nelle grandi città – ma a Torino nelle zone dove si stanno sperimentando nuovi metodi porta a porta si è arrivati al 58% di raccolta), è quello di realizzare la raccolta differenziata porta a porta, eliminando i cassonetti stradali e sostituendoli con cassonetti interni ai cortili con sacchetti lasciati sui marciapiedi, davanti a casa, in giorni prestabiliti. Vi sono situazioni molto diverse a seconda delle zone e dei consorzi, delle province. L’obiettivo della raccolta differenziata è quello di fare rientrare nel ciclo produttivo le materie prime che finirebbero in discarica. Per questo è importante che ognuno sappia e sia informato sull’effettivo utilizzo dei materiali raccolti: dove vanno a finire, dove vengono trasformati, quali sono i prodotti reintrodotti nel mercato. Il riciclaggio risparmia anche energia, ed è ormai parte dell’economia italiana. La raccolta porta a porta non è l’unica soluzione al problema dei rifiuti, ma oggi è quella che contribuisce a raggiungere alte percentuali di differenziazione, superare l’obiettivo del 50%, percentuale che non si raggiunge con i soli cassonetti stradali. La raccolta porta a porta ha i suoi pro (più quantità, più qualità nella raccolta, più comodità essendo sotto casa,ecc) e i suoi contro (i cassonetti devono trovare una buona collocazione nei cortili). I Comuni che la introducono non hanno problemi quando informano bene i cittadini e definiscono bene i nuovi criteri di ripartizione dei costi. La spesa per la raccolta differenziata, così come i ricavi della vendita dei materiali e dei contributi ottenuti dal CONAI e dai suoi Consorzi di filiera: Comieco (carta e cartone) Corepla (plastica) Cial (alluminio) Coreve (vetro, acciaio, materiali ferrosi), che ridistribuisce ai Comuni le quote pagate dai produttori di imballaggi deve essere trasparente, trasmessa ai cittadini in modo chiaro, per poter permettere una discussione e informazione seria sull’ammontare della tassa rifiuti da loro pagata. 43 RIVALORIZZARE: Dopo la raccolta differenziata, è possibile allora trattare l’immondizia indifferenziata in appositi stabilimenti per estrarre materiali utili e per produrre CDR (combustibile da rifiuti) per i termovalorizzatori riducendo la quantità di rifiuti in discarica. Con il CDR avviato alla combustione nei termovalorizzatori si produce elettricità e acqua calda e si recupera così energia. Quanto rimane dopo la combustione, finisce in discarica. Bisogna ragionare su come integrare bene queste diverse soluzioni, invece di contrapporle tra di loro. Note. Un dato: una bottiglia di acqua minerale da 1,5 litri (di plastica) può dare energia ad una lampadina di 60 watt per circa 1 ora. Un tipo di rifiuto molto diffuso presso commercianti e supermercati sono i prodotti in scadenza. Si buttano? Vi sono associazioni no profit che si prestano a ritirare questi prodotti e distribuirli prima della scadenza, a mense e famiglie bisognose (dal progetto Buon Samaritano dell’Amiat di Torino al Banco Alimentare). approfondimento al Museo piano rifiuti Exhibit n. 3. Ecoisole Gli ecocentri o ecoisole sono spazi custoditi e attrezzati in cui i cittadini gratuitamente e gli operatori economici a pagamento, possono conferire i rifiuti urbani ingombranti. Sono strutture per la consegna di materiali che vanno diffondendosi, purtroppo a volte ancora poche e lontane, non sempre aperte in orari comodi per il pubblico. Presso i centri di multiraccolta si possono consegnare anche i rifiuti ingombranti: mobili elettrodomestici (frigoriferi, cucine, lavastoviglie, lavatrici, televisori, computer, telefoni, ecc.) sanitari (wc, vasche da bagno, lavabi, ecc.). I residui di ristrutturazioni e macerie in quantità devono essere invece portati in discarica a cura delle ditte che effettuano i lavori edili, senza alcun onere economico aggiuntivo per gli utenti. I rifiuti ingombranti non possono essere depositati nei cassonetti stradali o vicino ad essi. Alcune aziende di gestione dei rifiuti li ritirano a domicilio previo contatto telefonico. PRODOTTI COMPLESSI I materiali chiamati “ingombranti” sono spesso un’emergenza (solo il 20% circa oggi è intercettato da apposite strutture); purtroppo vengono spesso abbandonati nell’ambiente, per strada in città, vicino e dentro ai cassonetti, quando invece devono essere raccolti separatamente. Che fine fanno i prodotti di elettronica di largo consumo quando diventano rifiuti? Molti prodotti si guastano, ma spesso li gettiamo anche solo perché passano di moda, o invecchiano tecnologicamente, oppure vengono considerati superati dal nostro gusto estetico... Se dobbiamo cambiare prodotti tecnologici preoccupiamoci di smaltirli bene. La legge (in lenta applicazione) prevede che possano essere riportati anche presso i commercianti, i rivenditori di apparecchiature nuove. E’ importante che tutti trovino la strada giusta finale che è quella di stabilimenti che li “smontano”, li triturano, li trattano per a- metterli in sicurezza; b- neutralizzare i prodotti nocivi contenuti in alcune apparecchiature; c- ricavare il massimo di materiali per il riciclaggio. I prodotti sono o dovrebbero essere sempre più pensati da chi li produce per essere trattati a fine vita. RIFIUTI URBANI PERICOLOSI Presso i centri di multiraccolta si possono consegnare tutti i rifiuti urbani pericolosi, che devono essere separati dagli altri. Si distinguono per i simboli riportati sui loro contenitori. QUALI SONO? Pile e batterie a secco estratte da radio, transistor, calcolatrici, giochi, walkman che possono essere anche portate ai punti di raccolta convenzionati (rivenditori, scuole, sedi di circoscrizioni e enti pubblici). 44 Farmaci scaduti e siringhe (possono essere portati anche presso farmacie convenzionate, senza inserire le confezioni di cartone e il foglietto illustrativo di carta). Vernici, pitture, colori, coloranti, inchiostri. Smacchiatori e solventi (acquaragia, trielina, ecc.) Insetticidi e antiparassitari, colle, collanti e stucchi. Prodotti fotografici. Combustibili solidi e liquidi. Accumulatori (batterie) per auto e autoveicoli. Olio minerale per autotrazione. Olio vegetale esausto. Mercurio approfondimento al Museo Exhibit n. piano rifiuti 4. Cassonetti stradali e condominiali La raccolta porta a porta si sta diffondendo nelle piccole città, ora anche nelle grandi, con modalità diverse. Ma, soprattutto nelle grandi città dominano ancora i cassonetti stradali (verde scuro o metallici per la raccolta indifferenziata e di colori diversi per le raccolte differenziate, comprese le campane per vetro e alluminio). Qual è il comportamento corretto nei confronti dei cassonetti e della zona stradale adiacente, ma anche dei cortili condominiali? legare i sacchetti della raccolta indifferenziata e non gettare dentro i rifiuti sfusi e sparsi non abbandonare sacchetti fuori dal cassonetto (anche nel caso sia pieno) non abbandonare vicino ai cassonetti i cosiddetti rifiuti ingombranti, come mobili, sedie, poltrone; televisori, batterie, elettrodomestici, fornelli e frigoriferi, lavatrici; devono essere portati alle ecoisole oppure lasciati vicino a cassonetti o in luoghi indicati, ma solo dopo telefonate di accordo per il ritiro, all’azienda di smaltimento di zona non abbandonare vicino ai cassonetti per materiali differenziati o per la raccolta indifferenziata le scatole di cartone non utilizzare il cassonetto per la raccolta indifferenziata per i materiali oggetto delle raccolte differenziate non abbandonare dentro ai cassonetti per la raccolta differenziata (carta, plastica, umido) i rifiuti indifferenziati nei cassonetti della raccolta differenziata togliere plastica e sacchetti dalla carta; sciacquare vetro e alluminio; non inserire porcellane e altri rifiuti nel vetro; evitare il più possibile di gettare nell’umido anche i sacchetti di plastica che lo contengono: utilizzare invece gli appositi sacchetti biodegradabili come il mater bi (amido di mais) distinguere i materiali che non devono essere gettati nell’immondizia ma portati all’ecoisola o in appositi altri cassonetti: pile (presso rivenditori); medicinali (presso farmacie); vestiti (presso associazioni di raccolta o cassonetti stradali appositi); la situazione più critica: vernici con solventi e prodotti chimici, oli di frittura (da collocare in appositi recipienti e poi consegnare periodicamente presso le ecoisole). approfondimento al Museo Exhibit n. piano rifiuti SCOPRIRE LA PRODUZIONE La carta riciclata ormai raggiunge un grado di bianco molto alto, è difficile distinguerla dall’altra prodotta dalla cellulosa delle piante. L’uso del cloro per ottenere il bianco (anche nelle paste cellulosiche provenienti da fibre vergini che subiscono il processo di imbianchimento) è stato ridotto ed è stato largamente rimpiazzato dal biossido di cloro e da altri prodotti che non contengono cloro. I marchi ecologici più diffusi (es. Ecolabel) tengono conto di questa attenzione nel processo di produzione e segnalano i prodotti ecologici sulla base dei materiali di cui sono composti e del processo produttivo con cui sono realizzati. approfondimento al Museo Laboratorio piano rifiuti ATTENTI ALLE FAVOLE URBANE Il riciclo è parte del nostro sistema economico e dell’economia di tutta l’Europa. Alcuni materiali si prestano di più, altri di meno. E’ molto importante che le raccolte differenziate si facciano bene, creando meno problemi possibili alle aziende di trasformazione. E’ sempre più importante prestare attenzione anche alla qualità, non solo alla quantità nella differenziazione. Ci sono a volte partite di materiali raccolti così male e con tante impurità che finiscono nella raccolta indifferenziata, se non si può cercare ancora di intervenire. 45 Ma attenzione! Chi dice: “poi tanto rimettono tutto insieme!”, si racconta una favola urbana. La raccolta differenziata fatta bene non risolve tutto, ma è certo una parte importante del trattamento dei rifiuti. Il cartone oggi in Italia è al 95% prodotto dal riciclo; la carta e i cartoncini prodotti con il macero da riciclo sono ormai prodotti competitivi; le plastiche (non si possono riciclare insieme) hanno i loro problemi, ma sono ampiamente utilizzate per la produzione di oggetti riciclati come i tubi, le canaline, e altri materiali per l’edilizia, film per imballaggi, tessuto pile…; dai pneumatici si ricavano materiali di coibentazione, pavimentazione per campi da gioco, segnali stradali; l’alluminio è un materiale prezioso utilizzato per tutti gli usi, anche riciclato. Nota. Un dato 2005: in Italia 108.000 tonnellate di oli lubrificanti rigenerati sono ritornati sul mercato con un risparmio di circa 80 milioni di euro sulla bolletta petrolifera (e per l’ambiente!). 5. Acquisti alimentari Non ci sono ricette per l’acquisto del cibo che siano sempre valide: ognuno di noi segue le sue abitudini, le sue preferenze, le sue necessità in rapporto con la sua salute oltre che con l’ambiente. Anche in questo caso però non è difficile diventare consumatori consapevoli e responsabili. ALCUNE MINIME INDICAZIONI Non è così importante dove fate gli acquisti: dal produttore, nel negozio sotto casa, al mercato, nei supermercati o ipermercati… Fondamentale è invece seguire alcuni criteri nella scelta dei prodotti: Acquistate prodotti che sono stati coltivati vicino a voi, nella vostra comunità: le merci spesso 46 fanno giri complicatissimi prima di arrivare al luogo dove li comperate. La legge impone a chi vende di segnalare il luogo di origine dei prodotti. Comperate da chi si è abituato a indicare la provenienza delle merci. Ricordatevi la stagionalità dei prodotti (ad esempio della frutta e della verdura) e cercate di rispettarla. Comperare verdura e frutta fresca di stagione ha dei vantaggi ambientali perché richiede un basso consumo energetico per la produzione, la conservazione e il trasporto (che già cambia tra coltivazioni in campo e coltivazioni in serra); crea meno imballaggio e permette la scelta della quantità voluta da chi compera. Una buona gestione dell’economia familiare consiglia di acquistare la merce di cui si ha effettivamente bisogno, nella quantità che si ritiene possa essere utilizzata nei tempi previsti, prima della scadenza, con alcuni prodotti in maggiore abbondanza di altri per motivi di “magazzino”. Quando usciamo per acquisti, è davvero così difficile utilizzare le borse di tela (ce le regalano per vari motivi a tante manifestazioni, conserviamole per andare a fare gli acquisti)? Sono borse piccole e leggere, che possono essere facilmente portate con noi e utilizzate quando ci servono. Si possono anche riutilizzare gli shopper di plastica. Dopo anni di attenzione a disincentivare l’uso degli shopper “a gogo!”, alcuni supermercati oggi ci regalano decine di sacchetti ad ogni spesa che facciamo: sono piccoli e leggeri, ma provate a moltiplicarli per il numero di persone che passano in un supermercato e otterrete subito tonnellate di plastica che possono essere potenzialmente lasciate nell’ambiente! Qualche supermercato più sensibile cerca di produrre gli shopper con materiali alternativi alla plastica (carta, oppure il derivato dall’amido di mais; plastiche a base di alcol). Possiamo organizzarci in gruppi di acquisto: molte famiglie si mettono insieme per far arrivare i prodotti da luoghi sicuri, ad esempio da coltivazioni biologiche di produttori locali, anche per controllare l’utilizzo di inquinanti; per acquistare prodotti all’ingrosso con pochi imballaggi; per collaborare al commercio equo e solidale. Vi sono botteghe, negozi e reparti di supermercati che si sono specializzati in ambiente, sociale, biologico: capite, verificate, frequentate, scegliete… Ci fermiamo qui ma il discorso sull’alimentazione, sugli acquisti in rapporto all’ambiente, e anche sulla salute è un argomento molto vasto e importante, da approfondire. approfondimento al Museo Exhibit n. piano rifiuti 6. Il fumo di sigaretta CHI FUMA E’ 3 O 4 QUATTRO VOLTE COLPEVOLE NEI CONFRONTI DELL’AMBIENTE E DELLE ALTRE PERSONE Il fumo diretto da sigaretta fa male alla salute: è un forte cancerogeno, non ci sono incertezze e scuse. Sono tante e molto chiare le analisi epidemiologiche che lo dimostrano. E gli effetti collaterali del fumo passivo, respirato indirettamente, da chi vive in stanze dove si fuma (dopo la legge contro il fumo in Italia rimangono gli alloggi privati o zone riservate appositamente per i fumatori) sono identici a quelli di chi fuma direttamente. Il fumo da tabacco è uno dei più pericolosi inquinanti dell’aria di casa. Contiene una miscela di composti chimici tra i quali alcuni molto tossici. Penetra nei materiali come tende, tessuti, tappeti, moquettes, legni avvelenando lentamente l’aria e provocando nausea, emicranie, difficoltà respiratorie, tumori. (Vedi ancora il fumo di tabacco p.31) La permanenza in casa del fumo. Rispettare le leggi sul fumo vuol dire non imporre ad altri il fumo passivo. Anche in casa, dove il suo accumulo è talmente alto che fumando 12 sigarette al giorno (in un ambiente di circa 75 mc.) si costringono le persone che abitano nello stesso luogo a respirare, anche di notte, la stessa quantità di fumo passivo emesso nel momento di utilizzo della sigaretta. Le particelle nocive rimangono in casa per circa 3 anni (lo dicono le sempre maggiori sperimentazioni di laboratorio). In Italia non possono esistere situazioni di autocombustione: se scoppia un incendio è perché qualcuno ha appiccato il fuoco, volontariamente, o perché gli è scappato “di mano” a causa del vento, un falò (in genere è proibito bruciare le sterpaglie!) per bruciare arbusti o immondizia, oppure – e sono tanti i casi- perché un fumatore ha gettato nei boschi e sulla spiaggia, o dall’auto, un mozzicone di sigaretta. I mozziconi, quando non provocano incendi, rimangono nell’ambiente, lasciando tracce di componenti nocivi e, a seconda della situazione, impiegano uno o due anni prima di scomparire, se sono con il filtro, altrimenti sei mesi; sono un bel problema per gli operatori ecologici che puliscono le strade con la scopa e che incontrano mozziconi ovunque, specie alle fermate dei mezzi pubblici e davanti a tanti locali (anche se vi sono i contenitori appositi!) approfondimento al Museo Exhibit n. piano rifiuti 7. I materiali presenti in casa L’ARIA IN CASA L’aria interna alla casa (di cui si parla purtroppo molto poco) può essere molto più inquinata di quella esterna, ricevendo contaminanti da quest’ultima e producendone in proprio con i materiali che spesso costituiscono l’arredamento. La casa, a seconda degli arredi e dei materiali utilizzati, è una grande “spugna” che assorbe inquinanti grazie alla composizione delle pareti e degli elementi di cui è composta. Ad esempio: il legno viene trattato con colle, formaldeide, vernici tossiche, i tessuti come le moquette e le imbottiture sono impregnati di colle e prodotti chimici. In casa spesso il benzene è il doppio di quello rilevato per strada; la formaldeide è un gas incolore e dall’odore acre, contenuto principalmente in colle, solventi, pannelli di legno truciolare e rivestimenti plastici, comunemente utilizzati nella fabbricazione di mobili e pavimenti. Le sostanze contenute nei materiali vengono rilasciate poco per volta e non è sufficiente aerare l’ambiente. E’ importante quindi conoscere (e fare attenzione) i materiali utilizzati per l’arredamento, anche se in Italia non vi sono ancora normative valide su questi aspetti per i costruttori di materiali edilizi e di arredamento. Le sostanze sospette o dichiarate tossiche in casa sono (esempi): i PBDE (difenileteri polibromurati) - ritardanti di fiamma (in 47 asciugacapelli, materassi e cuscini di gommapiuma, tessuti, imbottiture, tappeti) - sospettati di provocare ritardo dello sviluppo ftalati - additivi chimici di largo uso (ad esempio per dare flessibilità al vinile, consistenza alle lozioni, prolunghe, carte da parati, tapparelle viniliche, smalto per le unghie, deodoranti, lacca spay, giocattoli di plastica, alcune pellicole di plastica,…) - sospettati di provocare disturbi allo sviluppo sessuale maschile… pesticidi (frutta e verdura, fiori coltivati, saponi antimicrobici, collari antipulci…) - sospettati di provocare asma, disturbi neurologici, immunologici… perfluoorati – nei rivestimenti antigraffio e antimacchia, tessuti arredamento, pentole antiaderenti - sospettati di provocare cancro negli animali Il punto fondamentale è stabilire a quali livelli tali sostanze diventano realmente pericolose per la salute (le ricerche sono in corso). Per ogni settore di arredamento vi sono oggi varie scelte: ad esempio pitture ecologiche ad acqua e a base vegetale, prive cioè di oli e agenti chimici e solventi (in molti casi possono aiutare i marchi ecologici). La ricerca è importante: si stanno studiando nuovi materiali che possono rendere autopulente un’abitazione. In particolare, il biossido di titanio, un composto in grado di compiere una fotocatalisi degli inquinanti, utilizza la luce solare per ossidare composti e sostanze pericolose facendole diventare innocue. Si sperimentano colle ecologiche: adesivi a base vegetale, per esempio soia, privi di solventi e di altri composti tossici. Le piante d’appartamento possono dare un contributo in questa direzione. Si è scoperto che il filodendro, la dracena e lo spatifillo sono efficaci nel rimuovere la formaldeide. 8. Usa e getta / Uso e riuso 48 Senza molta fatica è facile identificare i prodotti che si ispirano alla filosofia dell’usa e getta: in genere possono essere sostituiti da altri senza difficoltà. E’ sufficiente fare attenzione quando si fa la spesa. I piatti e le posate di plastica sono il simbolo principale di questo spreco, ma anche tovaglioli di carta, bicchieri di plastica, ecc. Oggi si trovano in commercio gli stessi prodotti in forma riciclabile (es. speciali trattamenti di distillazione del mais), oppure quando è possibile, si può ricorrere a posate di metallo e a bicchieri di vetro. Anche nelle mense, nelle feste di compleanno, nelle manifestazioni facciamo attenzione a questi aspetti. Ci sono decine di proposte alternative. Quanti oggetti buttati potrebbero essere recuperati! Facciamoli circolare! Bisogna abituarsi a non riempire di oggetti i solai o le cantine, ma a rimetterli in circolazione, regalandoli ad altri, portandoli in appositi negozi che vendono l’usato, facendo circolare tra gli amici ad esempio i giocattoli, i libri, frequentando mercatini dell’usato per portare materiale (non solo per acquistarlo!); donandoli ad associazioni di volontariato che raccolgono oggetti usati da rivendere o da distribuire a chi ne ha bisogno (es. vestiti); organizzando vendite in piazza nella propria scuola o con altre scuole (a Torino da lungo tempo si tiene La Fiera della Fantasia ora Festival Under 15 che ogni anno impegna classi di decine di scuole medie ed elementari, per vendere materiali raccolti o autoprodotti con un obiettivo sociale di volta in volta deciso con i ragazzi. Info: Assessorato alle risorse educative della Città di Torino, Iter). Federambiente e Osservatorio Nazionale sui rifiuti (www.Federfarambiente.it) indicano tra le azioni per la prevenzione e minimizzazione dei rifiuti urbani le seguenti azioni: compostiera domestica; nei mercati riuso di cassette per ortofrutta; ridurre gli imballaggi per liquidi alimentari (bottiglie plastica); utilizzo di pannolini lavabili (oggi prodotti da alcune ditte); stovigliame monouso no usa e getta; shopper biodegradabili; utilizzo per beneficenza di alimenti ancora commestibili; spina per la distribuzione detersivi e detergenti liquidi; diminuzione farmaci e riconsegna presso farmacie se scaduti; ecc. BELLE LE MODE SE DURANO E’ diventato una moda: mettere in circolazione e condividere gratuitamente un libro con persone sconosciute; seguire su internet il viaggio del libro abbandonato (si chiama bookcrossing). E’ stato lanciato in Italia dalla trasmissione di Radio 3 Fahrenheit (RAI). IL COMPORTAMENTO SCORRETTO DI MOLTI ARTIGIANI E MANUTENTORI Il settore delle costruzioni fornisce un notevole contributo alla produzione di rifiuti, derivato soprattutto dalle demolizioni, ma anche da attività di manutenzione ordinaria e straordinaria. Gli artigiani non dovrebbero chiedere costi aggiuntivi per lo smaltimento dei materiali sostituiti, e soprattutto dovrebbero provvedere ad uno smaltimento corretto in discarica o nelle ecoisole, dove i materiali – rifiuto vengono ritirati a un costo stabilito a seconda del peso e del tipo di materiale. Invece spesso capita che siano i primi a creare delle zone, in città e fuori, che si trasformano in discariche abusive, dove conferiscono gli scarti anche in pieno giorno, indifferenti ai rischi di multe e ai regolamenti. Le segnalazioni alle guardie ecologiche volontarie sono importanti per ridurre questi abusi. Spesso però ci passa tra le mani materiale che non abbiamo idea di dove deve essere indirizzato per rispettare l’ambiente. Non possiamo dare una tabella di indicazioni perché ogni zona ha indicazioni diverse a seconda della raccolta che pratica (porta a porta, stradale con cassonetti differenziati, stradale ancora con cassonetti indifferenziati accanto a quelli differenziati, ecc.). Dalla Guida pratica del cittadino dell’Amiat di Torino il rifiutologo è un lungo elenco di rifiuti con accanto la loro destinazione preferibile. Noi riproduciamo solo l’elenco: ognuno di voi può riprodurlo con due colonne accanto dove indicare contenitore e destinazione. Dove siete incerti potete informarvi anche presso il Museo oltre che presso le vostre aziende di smaltimento. 9. Inquinamenti poco pericolosi ma fastidiosi ELENCO RIFIUTI: CHEWING GUM: LE “CICCHE” Rimuovere le gomme spiaccicate su strade, marciapiedi e muri è difficile e molto costoso. Fino a quando la ricerca non inventerà la cicca biodegradabile, bisognerebbe buttare i chewing gum nei cestini. In Italia si consumano ogni giorno quasi 20 milioni di gomme da masticare, in genere gettate dove capita, tanto che le strade e le piazze delle città sono punteggiate da macchie nerastre difficili da rimuovere. Si calcolano 5 macchie di cicche ogni metro quadro di suolo pubblico. LA CACCA DEI CANI Quanta cacca di cane viene sparsa in città ogni anno? In una grande città seimila cani di varie taglie ne producono 876 tonnellate all’anno. L‘educazione in questo senso, da parte dei padroni dei cani, si è sviluppata poco: il sistema “sacchetto e paletta” che è sicuramente il migliore, non è stato ancora molto preso in considerazione in Italia. Molti comuni hanno collocato in alcune aree distributori di sacchetti e palette per raccogliere la cacca dei cani. 10. Un elenco di rifiuti: il rifiutologo Non c’è bisogno di una laurea per dividere i rifiuti, soprattutto bisogna fare bene e con decisione le principali raccolte differenziate (compreso l’umido- organico) e privilegiare le principali divisioni. accendini, accumulatori, agende in carta e/o cartoncino, antine di mobili in ferro, antiparassitari, apparecchiature elettroniche (Tv, stampanti, Pc, calcolatrici, fax…), aspirapolvere, assorbenti igienici, avanzi di pasti freddi di cucina, bacinelle, barattoli in banda stagnata vuoti e puliti, barattoli per gelati, batterie per auto, bicchieri di plastica usa e getta, bicchieri di vetro, bicchieri usa e getta per macchine da caffè, biro, biscotti, bombolette spray, borse in pelle/tela, nylon contenitore, bottiglie di plastica delle bevande, bottiglie di vetro senza tappo, brik del latte o dei succhi di frutta, bucce della frutta, buste per alimenti in genere (pasta, riso, patatine, salatini, caramelle, surgelati,ecc), buste di nylon, calendari, capelli, caraffe di vetro, carne, carta assorbente per cucina, carta non unta o bagnata, carta sporca di prodotti non organici, carta da pacchi, carta del pane, carta da forno, carta lucida da disegno, carta per alimenti (formaggi o affettati), cartone ondulato, cartoni delle pizze se non unti, cartucce per stampanti, cassette audio, cassette della frutta in legno, cassette della frutta in plastica, cassette di cartone per la frutta, cassette sporche, unte, cavi, cd audio e informatici, cenere da sigaretta, cenere del caminetto, ceramiche varie/cocci, cerchioni dei pneumatici, cerotti, chiusura dello yogurt in carta stagnata, cibo (avanzi sia crudi sia cucinati), colle, computer, contenitori da cucina in plastica, contenitori di prodotti per l’igiene delle casa e della persona, contenitore multi-unità di snack, cereali e merendine in cartoncino, contenitore sale e zucchero di cartone, coperte, damigiane, demolizioni da manutenzioni domestiche, depliant se non plastificati, divani, dvd, elettrodomestici in genere, erba, escrementi di animali, faldoni per 49 uffici senza anelli, farmaci, filtri, floppy disk, fogli pubblicitari, volantini, avvisi, fogliame, fondi di caffè o di tè, formaggi, fotografie e prodotti fotografici (per es. negativi); frutta, fornelli elettrici, giocattoli di qualsiasi genere, giornali di ogni genere, grucce appendiabiti della tintoria, grucce appendiabiti in plastica/legno, gusci d’uovo, insetti, insetticidi, lampadine a incandescenza, lastre in vetro, lattine per bevande e per olio, lavabi, lavatrici, legno da potatura, lettiere di animali domestici, libri, liquidi alimentari (latte, succo di frutta), lische, materassi, medicinali, mobili, mouse, mozziconi di sigarette e sigari, neon/lampadine a fluorescenza, noccioli della frutta, occhiali, olio esausto per auto, olio da frittura, ossi, pallet, pane, pannolini, pasta, peli e piume, pellicole di cellophane, pesce, piatti di plastica usa e getta, piatti in ceramica, pieghevoli, pile per elettrodomestici e telefonini, pneumatici senza cerchione, polistirolo da imballaggio, poltrone, polvere, posate di plastica usa e getta, quaderni, ramaglie, residui da orto, resti di lana, riviste non plastificate, rubinetteria, sacchetti dell’aspirapolvere, sacchetti/buste e tabulati di carta, sanitari, scaffali in ferro, scarpe, scarponi da sci, scatole di cartone, scatole e lattine in banda stagnata, sci, scontrini fiscali, sdraio, sedie, segatura non unta, semi, sfalci da giardini/prati/potature, siringhe, smacchiatori e solventi, spazzola per i capelli, spazzolino da denti, specchi, stampanti, stoffa in genere contenitore, stracci puliti, strutture in ferro, stucchi, tamponi per timbri, tapezzerie, tappi di sughero, tappi di metallo, tastiere per computer, tetrapak, toner di stampanti e fotocopiatrici, tovaglioli di carta, tubetto del dentifricio o del lucido da scarpe, uova, vasche da bagno, vaschette del gelato o per alimenti, vasetti di vetro senza tappo, vasetti dello yogurt, vassoi per alimenti, verdura, vernici, vestiario (abiti e accessori, zainetti), vetri da serramenti o rotti, videocassette. (*) in arancio i materiali da portare agli ecocentri CHE COSA NON DEVE ANDARE NELLA RACCOLTA INDIFFERENZIATA PERCHE’ PERICOLOSO pile e batterie a secco; farmaci scaduti, siringhe; vernici, pitture, colori, coloranti, inchiostri, colle, collanti, stucchi; smacchiatori e solventi; insetticidi e antiparassitari; prodotti fotografici, combustibili solidi e liquidi, accumulatori per auto e autoveicoli, olio minerale per autotrazione, olio vegetale esausto, mercurio. 11. Esempi di buone pratiche degli enti locali (senza pretesa di completezza) l’impegno a sviluppare il più possibile la raccolta differenziata con sistemi economici ed efficaci (es. il porta a porta o sistema equivalente che facilita la raccolta di oltre il 50% del rifiuto in modo differenziato): la coscienza che la legge europea e italiana non permette più di nascondere tra le pieghe del bilancio comunale i costi dello smaltimento dell’immondizia e quindi il passaggio da tassa a tariffe collegandola il più possibile a quanti rifiuti ognuno effettivamente produce lo sforzo di risolvere il problema dei propri rifiuti nel proprio “cortile” (cioè nel proprio territorio) non in quello degli altri favorire la produzione di energia elettrica da biogas ricavato dai rifiuti e dai fanghi dei depuratori incentivare il compostaggio domestico dove possibile in modo che i rifiuti umidi non escano da casa curare la presenza sul proprio territorio di cestini e recipienti appositi per evitare l’immondizia per strada il controllo del rispetto delle norme relative alle deiezioni dei cani, la creazione di luoghi attrezzati l’incentivazione ai commercianti e ai mercati del rispetto delle raccolte differenziate istituire forme istituzionali e volontari di controllo contro le discariche abusive 50 istituzione tramite le aziende deputate di sempre maggiori luoghi per ospitare ecoisole, con orari che garantiscano l’accessibilità per il conferimento istituzione nell’ambito dell’anno di giornate apposite di raccolta dei prodotti complessi e ingombranti premi e agevolazioni per le scuole attive su questi temi nel proprio edificio e nelle zone circostanti inserimento della prevenzione dei rifiuti come parte della formazione scolastica e professionale progetti di riduzione dei rifiuti negli uffici pubblici l’impegno a trovare collocazione nel territorio di discariche controllate per rifiuti tossici e industriali controllandone la produzione e la gestione giornate di pulizia istituzionale e volontaria di zone abbandonate o che si intendono recuperare tavoli di confronto, consultazioni, assemblee, informazioni, attività di sensibilizzazione continue e di spiegazione delle scelte di localizzazione di discariche e termovalorizzatori favorire sistemi virtuosi di raccolta e redistribuzione di prodotti in procinto di scadere promuovere gruppi attivi di aiuto e di controllo delle guardie ecologiche o di volontari cercare il confronto con i cittadini per la collocazione di discariche, stabilimenti / impianti per la selezione, ecoisole, termovalorizzatori…offrendo informazioni, tecnici, sedi di discussione GLI ACQUISTI VERDI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Alcuni enti locali in Provincia di Torino stanno lavorando intorno ai progetti APE (Acquisti Pubblici Ecologici). Si tratta di introdurre nelle procedure di acquisto degli enti determinate specifiche ambientali per alcune tipologie di prodotti (es. carta e pubblicazioni, autoveicoli, mobilio, attrezzature informatiche…). Tale prassi è incoraggiata dalla nuova normativa sugli appalti e su questo tema sarà emanato un apposito piano nazionale. Si tratta non solo di applicare in concreto un decreto legge del 2003 che obbliga gli enti pubblici a coprire almeno il 30% del proprio fabbisogno con prodotti realizzati con materiali riciclati, ma anche a tenere conto di tutti gli impatti del ciclo di vita di ogni acquisto pubblico di beni e servizi. Nota. Le spese destinate agli acquisti pubblici rappresentano dal 9 al 25% del PIL dei paesi europei e possono essere una spinta importante per lo sviluppo dei prodotti rispettosi per l’ambiente. Bibliografia minima Ecogalateo, a cura di Silvia Zamboni, Ecologia 1987 (pezzo storico!) Manuale pratico di ecologia quotidiana, a cura di Marinella Coreggia, Oscar Mondadori 2000 (pezzo quasi storico) Ecologia essenziale. 20 domande chiave 20 risposte chiare, di John Janovy Jr., Edizioni Ambiente 2000 Ognuno può fare la differerenza, a cura di Julia Butterfly Hill, Corbaccio editori 2002 (ci stiamo avvicinando!) Ecologia domestica – guida pratica per il consumatore intelligente, di Gianni Moriani Ed. Muzzio ambiente 2002 "Caro Sindaco new global - i nuovi stili di vita nella politica locale", di Marco Boschini, EMI, 2004 Economia leggera - L'ecoefficienza dal Fattore 4 al business sostenibile, di Raimund Bleischwitz e Peter Hennicke, Ed. Ambiente, Saggistica e manuali, 2004 50 piccole cose da fare per salvare il mondo e risparmiare denaro, Apogeo edizioni, 2005 (anno edizione italiana) 50 cose da fare per aiutare la terra, a cura di “the EarthWorks Goup”, Salano editore, 2005 (anno edizione italiana) Salvare il mondo senza essere Superman, di Roberto Rizzo, Einaudi editore 2005 Comuni virtuosi - nuovi stili di vita nelle pubbliche amministrazioni, di Marco Boschini, EMI, 2005 Le città contro l’effetto serra cento buoni esempi da imitare, a cura di Karl Ludwig Schibel e Silvia Zamboni, Edizioni Ambiente 2005 Uso razionale dell’energia in casa Risparmio energetico, comfort e sicurezza di Giacomo Korn, Ed. Muzzio ambiente 2003 Indicatori ambientali 100 indicatori per valutare l’ambiente in Piemonte Arpa 2006 La Relazione sullo Stato dell’Ambiente del Piemonte, Regione Piemonte 2006 51 ACQUA Se comprendiamo tutta l’acqua del mondo in 100 litri, quella dolce, potabile da utilizzare da parte degli uomini sarebbe meno di metà di un cucchiaino di caffè. Anche nelle regioni come il Piemonte, dove in genere (tranne in alcune zone e in alcune estati) l’acqua è abbondante, non sprecarla significa evitare di sottrarla al sottosuolo, utilizzare meno energia e lavoro per renderla potabile… Siamo abituati a sentirci dire: “chiudi il rubinetto quando ti lavi i denti!” (e va bene!); “è meglio fare la doccia del bagno, non stiamo troppo sotto la doccia…”; tutti consigli importanti, se accostati anche all’attenzione a che cosa facciamo quando stiamo sotto la doccia… ad esempio quanti prodotti chimici versiamo su di noi e nell’acqua? NON SPRECARLA MA ANCHE NON INQUINARLA Oltre alla quantità, il nostro comportamento deve fare ancora più attenzione a quanto gettiamo negli scarichi, a quanto inquiniamo, a quanto passa attraverso le nostre mani, le nostre case, le nostre città. approfondimento al Museo piano acqua Exhibit n. 1. Perdite d’acqua Non è difficile capire se vi sono perdite d’acqua nel proprio condominio o in casa: macchie di umidità nei muri dove passano i tubi, lo sciacquone del water che lascia scolare acqua perché la guarnizione è difettosa o consumata; i rubinetti che non chiudono perfettamente, il tubo della doccia che gocciola perché la gomma interna si è bucata; la pompa per innaffiare il giardino che perde acqua da più punti, ecc. Anche una piccola perdita può sprecare tantissima acqua nel corso di un anno. Un goccia riempie una tazzina in 10 minuti, 10.000 litri in un anno, come se bevessimo 70 bicchieri al giorno! Un altro calcolo: se un rubinetto perde 60 gocce al minuto, in un mese diventano oltre 1000 litri d’acqua. In un anno una vaschetta può perdere anche 80.000 litri d’acqua: come se una persona facesse tre volte al giorno il bagno! Contrattate l’intervento dell’idraulico, rivolgetevi alle Associazioni dei Consumatori sia per indicazioni, che per consigli e controlli. approfondimento al Museo piano acqua Exhibit n. CONTATORI PER L’ACQUA La mancanza di contatori individuali è sicuramente uno dei motivi che non aiuta il risparmio. Non è semplice introdurre in vecchi edifici i contatori individuali per l’acqua in modo che ciascuno paghi in base al proprio consumo (criterio che dovrebbe valere per ogni servizio). Abbiamo verificato alcuni casi: un condominio medio pagherebbe circa 1/3 in meno introducendo i contatori individuali perché immediatamente si riducono i consumi. Una famiglia oggi in media consuma 80 € all’anno. Non si tratta di grandi cifre per il portafoglio, ma di grandi cifre per l’ambiente! LE PERDITE DEI TUBI E CONDOTTE Il mestiere di chi gestisce gli acquedotti è anche quello di intercettare le perdite nelle tubazioni e condotte, ripararle e impedire che prima di arrivare a destinazione si perda molta acqua potabile, perché non si è intervenuti a riparare i tubi di portata. La Smat a Torino ha brevettato un sistema per intervenire, a minor costo e tempo, in caso di rotture e di necessità di sostituzione o di riparazione di tubi sotterranei. 2. Che cosa gettiamo negli scarichi del gabinetto e del lavandino 52 Facciamo attenzione all’uso intelligente dell’apertura del rubinetto, ma guardiamo anche gli scarichi dei lavandini e dei WC. Mozziconi di sigarette, scovolini per le orecchie, assorbenti igienici, vernici, sabbia per le lettiere di gatti e cani, oli, sostanze chimiche, vernici, solventi, medicinali, avanzi di cucina. I WC e i lavandini non sono bidoni per la spazzatura. Perché gettare tutti questi oggetti nelle fognature, scambiandole per discariche di rifiuti? Il materiale gettato viene ritrovato nelle acque reflue che giungono ai depuratori, rendendo più difficile il loro lavoro. Nota. Ci sono aziende e persone che passano porta a porta a proporre quella che smerciano come la soluzione dell’organico o umido: trituratori sotto il lavandino che permettono di scaricare con l’acqua i materiali organici. Pensate un momento al disastro ambientale rappresentato dallo spostare massicciamente il problema della raccolta differenziata dell’umido dal cassonetto alle fogne. Questa operazione richiederebbe depuratori enormi, potenziati, con costi conseguenti; quando piove forte, lo straripamento di canali fognari potrebbe alimentare quanto già succede: la dispersione di materiali fuori dalle fogne stesse, e così via. UN CASO PARTICOLARE Chissà perché chi utilizza gli scovolini per pulirsi le orecchie o per altre operazioni di cosmesi poi li butta nel gabinetto e non nella pattumiera. L’abitudine di gettarli in grande quantità negli scarichi impediva ai depuratori di funzionare bene, perché gli scovolini bloccavano, ad esempio i miscelatori delle vasche di ossidazione. Alcuni anni fa il governo italiano ha dovuto approvare una legge che ha imposto ai fabbricanti e importatori di scovolini di produrli con bastoncini idrosolubili (es. mater bi – mais) invece che di plastica. Adesso gli scovolini in commercio sono biodegradabili. 3. Quanto inquiniamo l’acqua Bisogna ridurre l’“arsenale” chimico che si ha in casa, oltre che per sicurezza (tenerlo lontano dalla portata dei bambini e comperare i prodotti che hanno adottato i tappi di sicurezza “premi e gira”) anche per motivi ambientali. L’ambiente casalingo deve essere pulito ma non sterilizzato. Ad esempio, i bambini che crescono in un ambiente troppo sterilizzato fanno fatica a sviluppare un sistema immunitario robusto. Perché usare in modo massiccio i disinfettanti? L’uso dei detersivi pone un problema sia di qualità, sia di quantità. Molti tendono ad esagerare nel dosaggio con il criterio: più detersivo uguale più pulito. Quando addirittura non si usano deodoranti e additivi che non servono a pulire, ma solo a dare un’idea di pulito. Vengono proposti troppi tipi di detersivi rispetto agli usi specifici essenziali: spesso bastano saponi e alcol contro l’unto, aceto e bicarbonato contro il calcare. Per quanto riguarda la qualità, purtroppo la legislazione è ancora carente. Non impone sulle etichette l’effettivo impatto ambientale. Anche se sarebbe proibito utilizzarle, parole come biologico ed ecologico (se non seguite da efficaci spiegazioni e controlli) vengono vantate come parole chiave, motivo di acquisto, senza effettiva corrispondenza alla realtà. 4. I detersivi Che cosa contengono? Tensioattivi per emulsionare lo sporco grasso; abrasivi per rimuovere meccanicamente lo sporco; modificatori di pH; sequestranti per addolcire l’acqua; candeggianti (es. ipoclorito o perborato di sodio) per decomporre lo sporco ossidandolo; enzimi per decomporre lo sporco formato da proteine grassi e carboidrati; solventi come etanolo, IPA o ammoniaca; e tanti altri componenti per il controllo della schiumosità, profumi, coloranti, sbiancanti ottici, emulsionanti… Ci vogliono criteri specifici. Si fa presto a dire: un detersivo concentrato di tensioattivi bisogna anche capire quali?; un ammorbidente a seconda della durezza dell’acqua della zona bisogna dire quali? dove?; un candeggiante per i capi bianchi e molto sporchi, ma con quale concentrazione? Enzimi di vario tipo che cosa vuol dire? quali? I tensioattivi sintetici, componenti che servono per rimuovere lo sporco, sono prodotti con parti della raffinazione del petrolio e si accumulano nelle acque perché non si riescono a degradare; i tensioattivi naturali sono prodotti a partire da grassi vegetali, si degradano meglio di quelli sintetici; ma alcuni (saponi, laurilcitrato sono più compatibili di altri). Tensioattivi non ionici fanno brillare le stoviglie ma sono poco degradabili e fanno male al nostro organismo. A ben vedere gli ammorbidenti non servono a lavare ma ad evitare che il 53 calcare dell’acqua si fermi nelle fibre del tessuto dando un’impressione di ruvido e non di morbidezza. E’ proprio necessario? Questi prodotti danneggiano i microrganismi che vivono nelle acque di superficie. A leggere le etichette vi sono oltre 400 tipi di detersivi, che si differenziano per avere almeno 30 tipi di ingredienti, alcuni assolutamente inutili e poco simpatici per l’ambiente es. gli sbiancanti ottici (che fanno apparire il bucato più bianco) i profumi, gli antidepositanti, ecc. Detersivi con marchio Ecolabel Alcuni detersivi hanno ottenuto il marchio Ecolabel (marchio con la figura del fiore e del simbolo dell’Unione Europea). Hanno le seguenti caratteristiche: formula concentrata (con i detersivi concentrati si può usare metà dose) uso limitato di sostanze dannose per gli ambienti acquatici maggiore biodegradabilità e limitata contribuzione alla crescita delle alghe nell’acqua utilizzo di minori imballaggi (con le ricariche si riducono gli imballaggi al 25%) istruzioni per lavare in modo ecocompatibile I produttori di beni e servizi, per ottenere questo marchio sono sottoposti a rigidi controlli e il loro prodotto deve avere un ridotto impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita: produzione, utilizzo, smaltimento finale. I criteri accertati, prima di permettere l’uso del marchio, sono: gli impatti sulla qualità dell’aria, dell’acqua, la protezione del suolo, la riduzione dei rifiuti, il risparmio energetico, la gestione delle risorse naturali, la prevenzione del cambiamento climatico (emissioni CO2), la protezione della fascia di ozono, la sicurezza ambientale, il rumore, la biodiversità… 54 I DETERSIVI NEGLI ELETTRODOMESTICI Le lavatrici e le lavastoviglie dovrebbero essere utilizzate a pieno carico per non sprecare detersivo: quelle più recenti ne richiedono una quantità minore, prevedono programmi rapidi ed escludono il prelavaggio (se non necessario). Una lavastoviglie moderna consuma in media 25 litri di acqua, ma vi sono modelli in commercio che se la cavano con 15 litri; negli anni Ottanta consumavano 50 litri d’acqua. A mano si consuma una quantità 3 volte maggiore di detersivo, anche se si è attenti a non sprecare. Ciò detto, per una valutazione ambientale attenta, bisogna considerare anche i consumi complessivi della lavastoviglie: la sua costruzione, i suoi consumi di energia elettrica e non solo di acqua, ecc. I DETERGENTI PER LA PULIZIA DELLA CASA POSSONO ESSERE SCELTI AL MOMENTO DELL’ACQUISTO: senza ricorrere alle ricette della bisnonna, ci sono prodotti biologici, organici, o sicuramente meno chimici di altri. Molti prodotti sono anche assorbibili attraverso la pelle, inalati al momento dell’uso. Siamo sicuri ad esempio che non si può fare a meno della trielina, del prodotto a schiuma spray per pulire il forno, dell’ammoniaca per pulire il pavimento? Un esempio: Solventi organoclorurati come la trielina hanno bisogno, per essere diluiti, di una quantità enorme di acqua: un litro di trielina richiede l'equivalente di un palazzo di 5 piani pieno d'acqua. 5. I prodotti per l’igiene Quantità e qualità dei prodotti di igiene con cui si accompagnano i lavaggi (oltre che la loro durata!): i cosmetici, i saponi liquidi, gli shampo ecc. sono prodotti che a volte contengono un vasto arsenale chimico. Qui i vocaboli diventano sempre più difficili e bisognerebbe distinguere sulle etichette che cosa fa male spesso anche al corpo, oltre che all’ambiente. Allume, xilolo, composti policiclici, nitro, fenilendiammina, triclosan, metili bromoglutaronitrile, sodio laurilsolfato, resorcina, alfa - naftolo… tanti sono stati proibiti a livello europeo, ma sono ancora in commercio, altri sono stati ridotti. I cosmetici naturali vanno meglio, ma non tutti quelli che vengono così definiti sono indenni dal contenere materiali nocivi o presupposti tali. Al momento dell’acquisto si possono ad esempio scartare quelli che contengono composti nitro-muscosi, paraffina o derivati dal petrolio a favore di prodotti vegetali. Bisogna cercare di affidarsi a marchi di qualità ecologica (ecolabel), sperando che si moltiplichino in fretta, che si estendano a sempre maggiori prodotti. Molte persone utilizzano lacche per i capelli. Un esempio di come anche i cosmetici possono trasformarsi in nemici della salute in casa, non solo dell’ambiente esterno: le lacche per capelli (il 5 % del contenuto è rappresentato da sostanze attive, il 95% da solventi e gas propellenti) contengono acetone; lo smalto per unghie è fonte di etilacetato e in molti profumi è presente il metilacetato. Possono provocare irritazione della pelle, delle mucose, mal di testa continuo, bruciore di gola o stanchezza. In particolare patiscono questa forma di inquinamento quanti hanno problemi respiratori o ipersensibilità a qualche sostanza. LE LAVANDERIE Spesso spostiamo solo il problema all’esterno, per esempio in lavanderia. Un luogo dove possono essere prese precauzioni: molti le prendono, anche sulla base di controlli. Anche in questo settore cominciano ad esserci alternative alle sostanze inquinanti: molte lavanderie sono attente ai prodotti che utilizzano. Si stanno aprendo lavanderie eco-friendly sull’esempio degli USA: dove non vengono usati solventi chimici. Ma è un tema che va approfondito. DOVE VA A FINIRE TUTTA LA CHIMICA CHE SPARGIAMO NELL’ACQUA? I prodotti chimici che finiscono negli impianti fognari incontrano il depuratore che li elimina in gran parte, ma è possibile che in qualche misura arrivino nei fiumi, nel sistema delle acque, inquinandole. Se poi percorrono altre strade, come ad esempio gli erbicidi o i pesticidi utilizzati in agricoltura, che vengono trasportati dall’acqua piovana nel terreno, possono arrivare ovunque: nei torrenti, nei fiumi, nei laghi, nelle acque sotterranee. Dobbiamo sempre ricordare che, anche se non lo vediamo, nelle falde sotterranee c’è tanta acqua, per lo più potabile, da cui ricaviamo gran parte di quella che usiamo e che una volta inquinata è ancora più difficile ripulire rispetto all’acqua che scorre in superficie. approfondimento al Museo piano acqua Exhibit n. 6. Si può bere l’acqua del rubinetto L’opinione più diffusa - a giudicare dall’enorme consumo di acque minerali con la conseguente necessità di smaltire bottiglie di plastica - è che sia meglio bere l’acqua in bottiglia. Eppure l’acqua del rubinetto è acqua potabile che viene fornita: batteriologicamente pura (senza microrganismi, batteri, larve di parassiti né presenta indici di inquinamento da sostanze in decomposizione) pura da sostanze chimiche che possano danneggiare, anche per accumulo o prolungata somministrazione, l’uomo inodore, incolore (non deve contenere sostanze disciolte che la rendano sporca o colorata o che diano un odore o un sapore particolare). Migliaia di analisi pubbliche e interne all’azienda di produzione e distribuzione controllano in modo permanente l’acqua del nostro rubinetto: si può quindi essere sicuri nell’utilizzo come alimento. In genere le acque erogate dagli acquedotti e centri di produzione sono classificabili come acque oligominerali (hanno un residuo fisso inferiore ai 500 mg/litro). Sono acque con un basso tenore di sodio, una quantità di calcio medio basso e di magnesio medio alta. approfondimento al Museo piano acqua Exhibit n. ATTENZIONE ALLE PUBBLICITA’ INGANNEVOLI Per il sodio. In Italia l’apporto di sodio fornito dall’alimentazione a ciascuno di noi, è in media di 4 gr invece dei 2,4 gr. consigliati per legge : il 10% è contenuto naturalmente in alimenti e bevande (quindi ininfluente) (*) 55 il 55% è sodio aggiunto nei prodotti trasformati (leggere bene le etichette e controllare i cibi) il 35% è aggiunto individualmente (*) bevendo due litri di acqua al giorno, anche se fosse – ma non lo è – satura di sodio, si può arrivare al valore massimo del 10%! E’ chiaro quindi perché qualsiasi pubblicità di acqua in bottiglia che fa riferimento al sodio è ingannevole. Per i nitrati (che provengono dall’uso dei fertilizzanti inorganici). L’acqua degli acquedotti ha valori molto al di sotto dei limiti di legge indicati: nell’acqua potabile di acquedotto hanno un valore limite di 50 mg al litro; nelle acque minerali hanno un valore limite di 45 mg al litro; nell’acqua consigliata per i neonati, 10 mg al litro. I nitrati nella dieta possono arrivare da carne (per circa 450 mg al kg), da frutta e verdura (per circa 1300 mg al kg), pochissimo da latticini e acqua. Bevendo 2 litri di acqua al giorno con acqua che contiene nitrati al limite di legge, l’apporto medio è del 7-11%. IL SAPORE Da un punto di vista organolettico l’acqua del rubinetto può sembrare a molti meno gradevole dell’acqua in bottiglia, perché possono essere presenti in essa sottoprodotti della disinfezione (necessari per garantire le caratteristiche igienico sanitarie lungo tutta la rete di distribuzione) come il cloro. E’ sufficiente collocarla in una bottiglia e lasciarla per alcune ore in frigorifero; il disinfettante evapora e il gusto migliora. Vi sono filtri per l’acqua che possono essere installati prima del rubinetto della cucina in modo permanente. Assicurano l’eliminazione di impurità, di pesticidi e erbicidi, batteri e metalli… L’utilizzo del filtro richiede manutenzione per evitare che diventi ricettacolo di batteri: bisogna cambiare la cartuccia del filtro periodicamente altrimenti si peggiora la situazione invece di migliorarla. Ma attenzione che l’acqua potabile è, fino al rubinetto, garantita da chi la “produce” e distribuisce (i gestori degli acquedotti) come bevibile e priva di tutti quegli elementi che abbiamo citato. Il filtro può forse servire a migliorare il gusto, che se modificato dal cloro, è eliminabile, come detto, tramite l’evaporazione, lasciando depositare l’acqua per un po’ in una caraffa. 7. Le acque minerali Le acque minerali sono anch’esse controllate, ma con criteri diversi: ad esempio sono lavorate in assenza di trattamenti di disinfezione. Di conseguenza per essere sicure, richiedono impianti avanzati per l’estrazione e l’imbottigliamento; così come sono importanti i contenitori nei quali vengono imbottigliate e le modalità con cui vengono conservate. Ad esempio, lungo tutto il percorso (trasporto, magazzino, luogo di vendita), prima dell’acquisto, dovrebbero essere conservate in un luogo fresco, buio, al riparo della luce del sole e del calore. Attenzione quindi anche ai tempi di smercio e alle condizioni di esposizione delle bottiglie di acqua. Ultimo consiglio: leggere bene l’etichetta. Nota. Il ricorso eccessivo degli italiani all’acqua minerale oggi produce una quantità enorme di rifiuti in plastica (in volume). ACQUE POTABILI IMBOTTIGLIATE Vi sono oggi in vendita acque “purificate”(potabili) da non confondere con le acque minerali: sono acque attinte da acquedotti o trattate come si trattano per gli acquedotti e poi confezionate. E’ una soluzione che può essere interessante solo per affrontare difficoltà di approvvigionamento idrico in caso di problemi locali. 8. Chiudere i rubinetti … e altro 56 E’ giusto imparare a chiudere il rubinetto invece di lasciar scorrere l’acqua: per lavarsi i denti, per farsi la barba (usi che richiedono poca acqua effettivamente necessaria e spesso raccoglibile in un bicchiere) o quando ci si sta insaponando sotto la doccia. In genere lasciando il rubinetto aperto se ne vanno in pochi minuti almeno 15 litri d’acqua. Oggi le tecnologie ci permettono di essere sempre attenti anche quando siamo distratti. Sono ancora troppe le vaschette dei wc che quando utilizzate, sprecano un’enorme quantità di acqua anche solo per piccoli bisogni. Sul mercato da anni esistono vaschette a doppio flusso, che possono essere utilizzate a seconda del bisogno grazie al doppio pulsante. In questo modo, la quantità di acqua utilizzata si è ridotta da 15-18 litri a 9 o 6 litri per le esigenze “maggiori” o 3 litri, per le esigenze “minori”. Chi ha la fortuna di avere una casa fuori città ha la possibilità di installare nel cortile o in giardino una cisterna per raccogliere l’acqua piovana e utilizzarla per il water, per innaffiare i fiori, per lavare l’auto… Ormai anche i costi sono accessibili. Anche in città nella progettazione e costruzione di nuovi condomini si possono prevedere gli spazi per una cisterna di acqua piovana, da utilizzare almeno per l’irrigazione del prato e del verde intorno alle case; più complesso il riutilizzo per gli sciaquoni. In questi casi vi sono ormai impianti tecnologici che scartano l’acqua di prima pioggia (circa 3mm di acqua), che potrebbe essere altamente inquinata; proseguono con un prefiltraggio a griglia che toglie i materiali solidi galleggianti; l’acqua immessa nel serbatoio di raccolta viene filtrata prima dell’uso con filtro a sabbia, disinfettata automaticamente e inviata nel serbatoio di stoccaggio da dove viene prelevata con pompa apposita. Per i rubinetti è possibile utilizzare il riduttore di flusso o aeratore a basso flusso (in molti nuovi alloggi o nei nuovi rubinetti è già presente): si tratta di un piccolo dispositivo collocato nella parte terminale del rubinetto in uscita. Si può applicare a qualsiasi rubinetto e costa pochi euro. La valvola, che miscela aria e acqua, è dotata di un dispositivo di ottimizzazione del getto che imprime all’acqua un movimento vorticoso. Di conseguenza il getto sembra più forte ed è altrettanto efficace e ricco con la metà di acqua utilizzata: il consumo si riduce del 50% (anche 10-20 litri al minuto a seconda del rubinetto). Questi semplici dispositivi, se il rubinetto non lo permette, possono essere inseriti anche nel flessibile. Decine di migliaia di litri in meno all’anno, buttati nel buco del lavandino. Vi sono i riduttori di flusso o rompigetto areato anche per i vari tipi di docce in commercio. In Piemonte la Regione ha deciso di incentivarne la diffusione distribuendoli agli alberghi e alle strutture di ricettività turistica. C’è chi ama fare il bagno e chi la doccia. Che cosa è meglio? Da un punto di visto dell’utilizzo della quantità d’acqua, certamente la doccia (a meno che se ne faccia un uso anomalo!). Ad esempio 30 litri in 5 minuti, che arrivano a 50-60 litri per i più lenti, ma che non raggiungono mai i 150-180 litri di acqua consumata per fare il bagno. Con i rubinetti miscelatori non è necessario fare scorrere l’acqua a lungo per trovare la temperatura ideale per il nostro corpo quando facciamo la doccia o ci laviamo la faccia. Ma ogni volta che apriamo un rubinetto, è proprio sempre indispensabile usare l’acqua calda? E’ uno spreco non solo di acqua ma anche di energia. Vedi il capitolo energia (scaldare l’acqua) I rubinetti miscelatori sono ormai da anni prodotti con doppi livelli di utilizzo, cioè permettono di regolare il flusso dell’acqua in base alle esigenze del momento: per esempio, quando vogliamo lavarci i denti o farci la barba è sufficiente lasciar scorrere anche solo un filo d’acqua. Per lavare la frutta e la verdura è meglio metterla in un contenitore e lasciarla a bagno, piuttosto che far scorrere l’acqua corrente. L’acqua può essere poi riutilizzata, per esempio, per bagnare le piante di casa. Chi ha un giardino spesso esagera a bagnarlo specie nelle stagioni calde (meglio bagnare verso sera perché è più lenta l’evaporazione). Basterebbe lasciare l’erba un po’ più alta perché così il prato ha bisogno di meno acqua; non è il caso di bagnare il giardino tutti i giorni. Gli impianti di irrigazione a micropioggia fanno risparmiare notevoli quantità d’acqua. approfondimento al Museo piano acqua Exhibit n. 57 In casa abbiamo elettrodomestici che devono riscaldare l’acqua che consumano (lavatrici e lavastoviglie) per svolgere la loro funzione. Oggi esistono in commercio elettrodomestici che non solo regolano l’acqua che utilizzano riducendola notevolmente, ma che non devono più riscaldarla tramite una resistenza elettrica, perché sono collegati direttamente alla caldaia a gas o all’impianto solare termico. Vedi su questi temi il capitolo energia- elettrodomestici. 9. Fai da te… poco ecologico In favore dell’ambiente, in genere, la pigrizia ci porta a non lavare l’auto in attesa della prossima pioggia, ma molti quando la lavano, purtroppo, fanno un uso massiccio di detersivo e di acqua senza curarsi di dove vanno a finire. Per un lavaggio si consumano fino a 100-130 litri di acqua, quando potrebbero bastare un paio di secchi e un utilizzo molto moderato di detersivo. Se poi queste operazioni vengono fatte nel giardino di casa, l’acqua si perde nel terreno e circola liberamente ovunque, mischiandosi con l’acqua piovana; la situazione peggiora se ci si trova vicino ad un fiume o un torrente perché si inquina oltre al terreno direttamente anche il corso d’acqua. Non sempre il fai da te è una buona pratica ambientale! Dal punto di vista economico, ma soprattutto ambientale, conviene recarsi presso le strutture predisposte (lavaggi autorizzati per auto), dove gli scoli dell’acqua vanno a finire nei depuratori e non nel terreno o nei corsi d’acqua. Anche se è sempre bene chiedersi: chi controlla gli scarichi di questi lavaggi? Vedi su questo tema il capitolo rifiuti. 10. Segnalare gli inquinamenti Vi sono strutture (per esempio l’ARPA Piemonte) che controllano lo stato delle acque superficiali e da alcuni anni anche lo stato delle falde di acqua sotterranea. Anche noi possiamo facilitare il loro compito, segnalando eventuali irregolarità. Ad esempio, le guardie ecologiche o le associazioni sul territorio segnalano scarichi illegali, abusivi, e altro. La classe di una scuola, se ben attrezzata e informata, può contribuire e aiutare su questi temi. Per definire gli stati ambientali dei corsi d’acqua si tiene conto dello stato chimico, determinato dalla presenza o meno di sostanze chimiche pericolose. Cinque i livelli di qualità delle acque: Elevato: quando la concentrazione degli inquinanti è assolutamente inferiore alla soglia prevista Buono: se invece si ha una concentrazione di agenti dannosi leggermente inferiore Sufficiente: quando la quantità di inquinanti è pari al limite massimo Scadente: se si ha un eccesso di concentrazione di sostanze chimiche pericolose Pessimo: quando la concentrazione di inquinanti è assolutamente superiore alla soglia LO STATO DEI FIUMI Un fiume è un sistema dinamico in continua evoluzione e soggetto a costanti modifiche: la qualità dell’acqua varia a seconda delle stagioni in relazione alle diverse portate (*) le temperature influiscono sulle reazioni chimico-fisiche che avvengono in acqua, accelerando o frenando la demolizione di sostanze organiche (*) Ad esempio, nel periodo estivo diminuiscono le portate degli scarichi urbani e industriali cittadini mentre, al contrario, aumentano quelle degli scarichi civili nelle zone di villeggiatura. I PRINCIPALI PROBLEMI DI INQUINAMENTO 58 che sopportano i torrenti, i fiumi, i laghi sono: oggetti in acqua, discarica immondizia sulle rive; batteria d’auto o cambio olio; schiume ad esempio per lavaggio auto; vernici e solventi o altre sostanze chimiche, metalli (anche da scarichi industriali); scarichi di fognatura senza depuratore; antiparassitari nelle coltivazioni (insetticidi, fungicidi, erbicidi) con diverse composizioni chimiche; scarichi diretti – senza depurazione - da liquami agricoli; perdita di combustibili o liquidi chimici per incidenti o incuria; scarichi industriali illegali o anche solo non ben depurati, ecc. l’elenco purtroppo è sempre estensibile… approfondimento al Museo piano acqua Exhibit n. ABBIAMO PARLATO DI CASE…MA NON SOLO In casa si possono adottare e diffondere i comportamenti citati in questo opuscolo, ma anche al lavoro e a scuola: negli uffici come negli edifici scolastici. Negli edifici scolastici si tratta di analizzare i consumi di elettricità, il tipo di apparecchi illuminanti, gli utilizzi, il riscaldamento, l’utilizzo dell’acqua nei gabinetti, … Ma anche in vacanza e nel tempo libero il pubblico può scegliere e privilegiare strutture di ricezione turistica che sono certificate perché si impegnano a pratiche di sostenibilità sui temi dell’energia, dell’acqua, dell’utilizzo dei materiali,… Ad es. gli alberghi e le strutture ricettive di vario tipo adottano misure obbligatorie e misure opzionali con il fine di raggiungere il punteggio necessario per essere certificati con il marchio Ecolabel Europeo (il fiore europeo) e possono diventare attori di un ambiente sostenibile e promotori di comunicazione e di educazione ambientale. Possono raggiungere questi obiettivi, in molti casi, senza grandi sforzi e senza modificare la qualità dei servizi. Alcune scelte determinano situazioni automatiche nell’uso (es. attrezzature ecoefficienti); altre richiedono l’aiuto attivo degli utenti; altre richiedono lavori e interventi più complessi; investimenti (spesso agevolati o con contributi) ad es. l’adottare fonti di energia rinnovabili. Il primo costo nel settore alberghiero è rappresentato dal personale: ma l’energia si colloca al secondo. Un edificio che adotta misure concrete in campo energetico può ottenere: consumi energetici ridotti e risparmio di costi, insieme alla diminuzione dell’inquinamento ambientale; diminuzione della produzione di energia con fonti e modalità convenzionali. Per l’acqua: adottare regolatori di flusso su rubinetti e docce consigli agli utenti sull’uso dei miscelatori, chiusura dei rubinetti, risparmi d’acqua… riutilizzo di acque bianche di scarico, uso di acqua piovana per giardino e per wc. Per l’illuminazione: pulizia e manutenzione delle lampade e luci sfruttare l’uso di luce naturale (nelle stanze) sostituzione delle lampadine a incandescenza con quelle fluorescenti a basso consumo sensori di presenza per l’accensione e spegnimento delle luci tessere di ingresso alle stanze che azionano lo spegnimento complessivo delle luci all’uscita spegnimento automatico delle luci in depositi e magazzini, cantine, e delle luci esterne (in casi particolari) regolazione dell’illuminazione basata sulla luce diurna disponibile in assenza di meccanismi automatici: indicazione alle persone come per es. spegnere le luci quando si lascia la camera Per il riscaldamento: riduzione dei consumi in base alle condizioni climatiche esterne (regolazione centrale) riduzione dei consumi in base all’uso: ogni stanza ha un termostato regolabile in assenza di meccanismi automatici: indicazione alle persone: es. non aprire le finestre inutilmente; abbassare il termostato del riscaldamento quando si lascia la camera; utilizzare l’aria condizionata solo 59 quando è necessaria e senza l’apertura delle finestre depuratore di Collegno che di Castiglione Torinese) miglioramento degli isolamenti termici dei muri, delle finestre (spifferi e doppi vetri) incentivare ad esempio nella nuova edilizia la contabilizzazione individuale di acqua potabile collocazione materiale riflettente dietro elementi di calore protezione delle falde acquifere sotterranee e sviluppo dei monitoraggi uso intelligente tendaggi in casi particolari: spegnimento automatico del condizionamento e/o impianto di riscaldamento quando le finestre sono aperte in casi di nuova costruzione: esposizione dell’edificio approfondimento al Museo Exhibit Bagni del Museo campagne di informazione sulla qualità dell’acqua del rubinetto sistemi di informazione con le associazioni dei consumatori delle condizioni di costo e di lavoro degli artigiani idraulici creare alternative all’uso di materiali nocivi come il sale per lo scioglimento del ghiaccio e della neve in inverno 11. Esempi di buone pratiche degli enti locali sviluppo dell’uso di acqua piovana per servizi collegati all’ente pubblico o alle aziende che si occupano del verde pubblico e di altri servizi, ponendola come requisito (senza pretesa di completezza) revisione di tutte gli usi dell’acqua per ottenere risparmi nei consumi e nei costi negli edifici pubblici far rispettare le norme degli scarichi delle acque; garantire forme di monitoraggio continuo aiutare l’azienda concessionaria a fare progetti di rinnovamento della rete dell’insieme del ciclo integrato delle acque (acqua potabile e fogne) favorire il massimo di diffusione di depuratori efficienti ed efficaci incentivare l’uso di impianti di raccolta e recupero di acqua piovana filtrata e immagazzinata progetti di restituzione al territorio per il riutilizzo nell’industria e in agricoltura di acqua depurata proveniente dai depuratori (ad es. a Torino la Smat realizza questo “ritorno indietro” ad utenti tramite una rete apposita sia per il 60 accesso e vivibilità delle sponde dei fiumi e dei torrenti sviluppo delle soluzioni come il teleriscaldamento e la cogenerazione per ottenere acqua calda disponibile distribuzione di materiali come i frangi flusso per rubinetti e docce a soggetti che li utilizzano ampiamente es. strutture turistiche Conclusioni Le famiglie italiane usano annualmente il 60% della ricchezza nazionale e oltre il 30% dei consumi energetici totali. Il 18% circa della spesa mensile di una famiglia media è destinato a spese per la manutenzione delle abitazioni, per i consumi di combustibili e energia; a cui si aggiunge il 12,45% per i trasporti e le telecomunicazioni. Il tutto si traduce in produzione di gas a effetto serra (CO2). Le famiglie italiane sono anche responsabili di circa il 27% delle emissioni nazionali. Il 10% delle emissioni è causato dal riscaldamento, il 9% dal trasporto privato, il 3% dai rifiuti urbani. 60 milioni circa di abitanti, emissioni di CO2 pro capite di 7,8 t annue significano che l’impegno e il contributo a migliorare l’uso delle risorse da parte delle famiglie può essere rilevante e indispensabile! Trasformare i consigli e le azioni in metodo didattico Qualche indicazione per trasformare le indicazioni e i consigli di comportamento sopra indicati in un efficace metodo didattico a scuola (a anche in famiglia, perché no?): è importante il coinvolgimento emotivo che si riesce a creare: trasformare il percorso proposto in una ricerca sulla realtà vicina, sul proprio territorio, sulla vita quotidiana, su tutte quelle cose che si pensa di conoscere e che invece si scopre di ignorare; una ricerca che può arrivare anche ad avere uno sbocco: la risposta alla domanda “cosa si può fare in concreto?” motivare la ricerca e capire i consigli vuol dire per ogni ragazzo e gruppo di studenti o classe, andare a vedere le conseguenze, “come funziona”, che cosa si vuole evitare e perché, avere spiegazioni per ogni affermazione, verificare, farsi venire dubbi e domande, tirare tutti i fili possibili delle relazioni scegliere una serie di consigli o un campo di applicazione e limitare l’attenzione a questo, per poi allargarlo successivamente; evidenziare le possibilità di praticabilità, di gestione dei consigli e delle indicazioni, vedere che cosa è necessario fare per riuscire: chi deve essere coinvolto; quali sono le condizioni migliori per poter agire in un certo modo esaminare la propria vita quotidiana e il proprio territorio vuol dire stare a sentire, parlare con molti; provare a selezionare e dare ordine e senso alle cose che vengono dette, alle informazioni che vengono trasmesse, distinguere le cose vere da quelle dubbie o approssimate il metodo per “fare inchiesta” o ricerca (si può dire così?) è quello di programmare insieme alla classe un percorso, non necessariamente lineare e con sequenze simili; informarsi; investigare; visitare Sfruttando tutte le relazioni possibili anche presenti tra i genitori, tra le imprese, aziende, associazioni, enti contattabili… bisogna pensare di applicarsi anche a quanto si ha vicino, a portata di mano, senza andare troppo lontano: ad esempio la propria scuola; come sentire le opinioni di altre classi, sensibilizzarle; come informare e discutere con i propri genitori e quelli di altre scuole un sistema utilizzato per altri temi, trasferibile anche nel campo ambientale è per esempio quello di adottare una situazione, un’area; controllare; scrivere; se è il caso anche protestare… con chi si ritiene abbia comportamenti scorretti o non si occupi di certi argomenti che invece riteniamo importanti per l’ambiente si può approfittare delle date ufficiali che richiamano l’attenzione su temi ambientali e soprattutto del 5 giugno Giornata Mondiale dell’ambiente. Un appuntamento che anche se collocato a fine percorso scolastico, può essere utilizzato per fare il punto della situazione; per far vedere ad ambiti più ampi che cosa si è fatto nella propria scuola; verificare quanti altri studenti in altre classi e scuole hanno affrontato le stesse questioni. Incontrarsi e confrontarsi… (*) (*) Nota: un piccolo riassunto di tanti appuntamenti: giornata internazionale delle città senz’auto, 22 settembre; settimana del marchio europeo Ecolabel, seconda settimana di settembre; settimana dell’energia per uno sviluppo sostenibile (Unisco), seconda settimana di novembre; giornata internazionale dei diritti degli animali, 10 dicembre; giornata mondiale dell’acqua, 22 marzo; il giorno della terra, 22 aprile; giornata europea dei parchi, 24 maggio; giornata mondiale dell’oceano (solo in alcuni paesi), 8 giugno; giornata mondiale del sole,18 giugno… …e poi con Internet è facile scoprire enti, associazioni, aziende, gruppi che avanzano proposte (da discutere e controllare sempre! ): ricordatevi che anche in Internet vi sono tante stupidaggini e cose non vere! In base al percorso compiuto con il Museo, si possono avere orientamenti e capacità di selezione, idee e materiali di approfondimento, possibilità di collegamento attraverso il Museo stesso gli enti locali sono al centro di tanti dei temi ambientali toccati e vi sono uffici utili per avere informazioni e consigli, materiali, confronti tra osservazioni generali e applicazione nella propria realtà territoriale. E’ ad esempio interessante il meccanismo dell’Agenda 21 che alcune realtà praticano (un altro sistema da conoscere insieme a quello sopra citato delle 61 certificazioni ambientali): un piano d’azione, partecipato dai rappresentanti della comunità locale, per rendere lo sviluppo locale più sostenibile, equo e rispettoso dell’ambiente, promosso dagli enti locali con articolazione di temi, obiettivi da raggiungere, tempi e verifiche. alla base di piani di intervento vi stanno le informazioni ambientali prodotte da enti e strutture che si occupano di monitoraggi permanenti (vedi ad esempio il libro “100 indicatori ambientali” – Arpa e Regione Piemonte). Un modello adottato dall’Arpa, messo a punto dall’Agenzia Europea dell’Ambiente, è il DPSIR (determinanti o fonti di pressione – attività antropiche, pressioni o effetti delle attività antropiche sull’ambiente, stato – le condizioni ambientali, la qualità dell’aria, acqua, suolo…, impatto – gli effetti sulla salute e la conservazione della natura, risposte – le misure adottate dai soggetti pubblici privati per prevenire e mitigare gli impatti negativi rappresentati da interventi strutturali, interventi prescrittivi, tecnologici, bonifiche, ecc.). con in mano una “bussola” virtuale rappresentata dalla propria capacità di essere liberi e indipendenti nei propri percorsi di educazione ambientale, gli insegnanti e le famiglie possono contattare aziende, agenzie, strutture, associazioni di volontariato, ecologiste, di Consumatori per sviluppare informazioni, dati, attività E’ POSSIBILE TENERSI IN CONTATTO CON IL MUSEO PER CHIEDERE INFORMAZIONI COME PER FAR CONOSCERE PERCORSI DIDATTICI, IDEE, AZIONI REALIZZATE… AVERE INDICAZIONI DI ALTRI LUOGHI A CUI RIVOLGERSI (vedi opuscolo n. 2 “ Il Museo A come Ambiente in rete – dal territorio al Museo, dal Museo al territorio) Il Museo oltre alla visita e ai laboratori, pubblica libri antologici per insegnanti e famiglie che aiutano a proseguire il percorso delineato in questo opuscolo: da “come e che cosa fare” a “perché?”, indagando sulle motivazioni, con ampie sfaccettature sui temi dell’energia, trasporti, rifiuti, acqua. FAI UN ACQUISTO INTELLIGENTE, REGALA QUOTE DI CO2 EVITATE Certamente il decalogo del consumatore intelligente contempla, ai primi posti, l’acquisto di tecnologia efficiente ed un uso senza sprechi dell’energia, una risorsa tanto indispensabile quanto preziosa. Oggi ci sono sistemi che garantiscono la difesa dell’ambiente pur consentendoci di utilizzare tutte le comodità “moderne”. Non tutti sanno che esiste la possibilità di ridurre l’inquinamento atmosferico che produciamo ogni giorno. Come? Ci sono aziende, tecnologicamente all’ avanguardia e particolarmente sensibili alle tematiche ambientali che hanno la capacità di stimare la quantità di anidride carbonica (CO2) che il nostro stile di vita e i nostri consumi energetici producono. Ottenuto questo valore sono in grado di compensarlo con un’equivalente quantità di anidride carbonica evitata grazie a progetti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili anziché di fonti fossili, da programmi di risparmio energetico o di riforestazione. Il consumatore responsabile può quindi compensare le tonnellate di anidride carbonica che produce, o regalare ad una persona che ama una tonnellata di emissioni evitate (semplicemente contattando una di queste società). Finalmente un regalo utile: compensando la CO2 prodotta dalla propria o dall’altrui attività si concorre alla diminuzione dell’effetto serra e dei conseguenti cambiamenti climatici. Un’idea originale, che dimostra la volontà di fare una scelta intelligente e responsabile in ogni occasione: dal battesimo al matrimonio, dal compleanno o Natale a S.Valentino, abbiamo la possibilità di donare ad una persona che amiamo un mondo migliore. INFO: Punto shop Museo A come Ambiente tel.011/0702535 Gli organi di gestione dell'Associazione A come Ambiente: 62 Presidente: Fiorenzo Alfieri; Direttore: Carlo Degiacomi (Città di Torino) Domenico Mangone, Vincenzo Simone, Saverio Mazza; (Provincia di Torino) Carlo Chiama, Angela Massaglia, Valter Giuliano, Dorino Piras, Maurizio Basile, Paolo Foietta, Valeria Veglia; (Regione Piemonte) Nicola De Ruggero, Gianni Oliva, Carlo Bonzanino, Paola Bragantini, Daniela Formento, Paolo Sammartino, Maria Piera Genta; (Amiat) Giorgio Giordano, Maurizio Magnabosco, Giuseppe Comin; (Smat) Giorgio Gilli, Paolo Romano, Marisa Di Lauro; (Coop.RTP) Manuele Degiacomi; (GTT) Giancarlo Guiati, Vanni Cappellato, Claudio De Consoli, Silvano Sarich; (Coop) Claudio Cucchiarati, Enrico Nada; (Cial) Gino Schiona, Stefano Stellini; (Corepla) Cesare Spreafico, Francesca Montemagno; (Comieco) Carlo Montalbetti, Manuela Kron; (Asja,biz) Agostino Re Rebaudengo, Barbara Rauseo; (Seta) Marta Levi, Luciano Pipino. 63