indice
PREMESSA
1.Che cosa si può fare in concreto nella vita quotidiana
2. Persona o famiglia ecologista moderata
pag. 3
pag. 5
ENERGIA
1. L’energia termica per il riscaldamento
2. L’energia per raffreddare l’aria
3. Come sono costruite le case
4. l’energia elettrica per riscaldare l’acqua
5. L’energia elettrica per tutti gli altri usi
6. Gli elettrodomestici: acquisto e uso
7. Casa sprecona - casa risparmiosa
8. Inquinamento elettromagnetico
9. L’energia elettrica per illuminare
10. Le pile/le batterie
11. Esempi di buone pratiche degli enti locali
pag. 8
pag. 12
pag. 13
pag. 15
pag. 17
pag. 19
pag. 23
pag. 25
pag. 26
pag. 27
pag. 28
TRASPORTI
1. Automobile: difficile farne a meno, però…
2. La qualità dell’aria che respiriamo
3. Le emissioni oggi
4. Altri combustibili e motori
5. Consigli per la guida e per la manutenzione dell’auto
6. Al posto dell’automobile
7. La mobilità non è solo la mia auto…
8. Consigli per il riciclaggio a fine vita
9. Che tipo sei…?
10. Altra mobilità
11. Esempi di buone pratiche degli enti locali
pag. 30
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RIFIUTI
1. L’abbandono del rifiuto nell’ambiente
2. Le raccolte differenziate
3. Ecoisole
4. Cassonetti stradali e condominiali
5. Acquisti alimentari
6. Il fumo di sigaretta
7. I materiali presenti in casa
8. Usa e getta / Uso e riuso
9. Inquinamenti poco pericolosi ma fastidiosi
10. Un elenco di rifiuti: il rifiutolo
11. Esempi di buone pratiche degli enti locali
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pag. 49
pag. 50
ACQUA
1. Perdite d’acqua
2. Cosa gettiamo negli scarichi del gabinetto e del lavandino
3. Quanto inquiniamo l’acqua
4. I detersivi
5. I prodotti per l’igiene
6. Si può bere l’acqua del rubinetto
7. Le acque minerali
8. Chiudere i rubinetti e…. altro
9. Fai da te poco ecologico
10. Segnalare gli inquinamenti
11. Esempi di buone pratiche degli enti locali
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12. Trasformare i consigli e le azioni in metodo didattico
pag. 61
Nota bene:
LEGENDA
il simbolo del Museo A come Ambiente nel testo compare quando il tema di
cui si parla è affrontato in un exhibit/animazione nei percorsi di visita.
PER ESSERE PIU’ “LEGGERI”
CON L’AMBIENTE
che cosa si può fare in concreto
nella vita quotidiana?
UNA PARTE DEL FUTURO DELL’AMBIENTE
E’ IL RIFIUTO DEGLI SPRECHI
Periodicamente apprendiamo dai mass media che qualche personaggio ci indica
quali sono le buone azioni da fare per “risparmiare” l’ambiente: in tempi recenti
i giornali hanno riportato le parole del sindaco di Londra, Ken Livingstone, che
chiedeva ai propri cittadini di non tirare lo sciacquone del gabinetto (a volte
infatti le vecchie cassette d’acqua del wc riescono a rovesciare nella tazza fino
a 69 litri d’acqua potabile: uno spreco!), proponendo così una austerity idrica
a tutti i londinesi.
LE “BUONE PRATICHE” POSSIBILI
Nel 2005 l’ex - leader politico del Giappone Junichiro Koizumi (su ispirazione
della ministra dell’ambiente Yuriko Koike) è comparso in tv, in maniche di
camicia, per invitare i suoi concittadini a non esagerare con i condizionatori,
fissando il massimo della temperatura a 28°: durante l’estate torrida meglio
togliersi la giacca piuttosto che usare troppa energia per stare al fresco.
Sui giornali italiani ha fatto eco al sindaco di Londra Fulco Pratesi, noto ecologista
italiano: “nello sciacquone per la pipì bastano 3 litri e per il resto al massimo
sei”. Poi ha aggiunto “Sono ecologista, mi lavo ogni sette giorni! La doccia al
sabato, o il bagno in una vasca con poca acqua, senza schiuma: non siamo così
sporchi, L’igiene è una fissazione. Basta una doccia ogni tre giorni. Poi certo
bisogna lavarsi a pezzi: piedi, parti delicate e ascelle, strofinando dove serve”.
E così via di consiglio in consiglio.
LA PREOCCUPAZIONE E’ REALE
Abbiamo riportato piccoli esempi, ma oggi il problema del risparmio della
natura in generale e di quello energetico in particolare è un tema che non
possiamo più permetterci di evitare. Sintetizzando: l’uomo utilizza da sempre
le risorse del pianeta per rendere più facile e gradevole la propria vita. Ma l’uso
esagerato e continuo delle risorse naturali, oltre all’improbabile capacità di
sopportare a lungo le azioni dell’uomo sta provocando rapidamente
modificazioni profonde e forse irreversibili nell’ambiente.
ATTENZIONE ALLE AZIONI DI VITA QUOTIDIANA
Lo stesso Pratesi è l’estensore dell’introduzione al (forse) primo libretto di
ECOgalateo, pubblicato nel 1987 come supplemento alla rivista La Nuova
Ecologia (con le simpaticissime vignette di Sergio Staino): un vero e proprio
manuale per la vita quotidiana, in gran parte influenzato da abitudini già diffuse
in altri paesi europei, nel tentativo di dimostrare che modificare le consuetudini
di tutti i giorni è un ottimo punto di partenza per sviluppare azioni più ampie.
Da allora è iniziata una pubblicistica (poco diffusa e purtroppo ripresa in forma
troppo schematica sui media di massa) che citiamo in nota e che ha prodotto
anche opuscoli e libricini durante le annuali settimane dell’energia sostenibile,
piuttosto che della giornata mondiale dell’ambiente, o del giorno dell’acqua.
INCORAGGIARE BUONE PRATICHE
Non ci pare un approccio didattico quello adottato da molti titoli di manuali
tradotti nella nostra lingua e più o meno “trasferiti”, senza adeguamenti e
modifiche, nella nostra realtà italiana da altri Paesi (Stati Uniti, Germania…)
che fanno spesso riferimento a come “salvare il mondo”.
I consigli e le indicazioni che troverete in questo opuscolo non vogliono
assolutamente mettere in discussione la ricerca della comodità nella vita
quotidiana o stravolgere radicalmente il vostro stile di vita. Volendolo, tutti
siamo sicuramente in grado di cambiare alcuni comportamenti da “consumismo
esasperato”, che possono essere chiamati “stili di vita”. In generale in questo
opuscolo, ci limitiamo a suggerire di riflettere, di fare scelte intelligenti, che di
certo migliorano, in modo semplice e senza fatica, non solo la qualità della
propria esistenza ma anche quella degli altri e dell’ambiente, senza intaccare
il livello delle abitudini acquisite. Non tutte le proposte sono adatte a chiunque
e applicabili a livello di massa; bisogna scegliere quelle più credibili e efficaci,
senza esagerare. Alcuni soggetti elargitori di consigli tendono a diventare dei
“fondamentalisti”, talmente rigidi, da giungere a risultati opposti: richiedere
comportamenti così al limite da indurre negli altri il rifiuto ad adottare buone
pratiche significa spesso farsi “mettere da parte” anche come utili esempi da
imitare.
Non servono rigide prescrizioni, né comportamenti imposti: i consigli e le
riflessioni devono diventare i riferimenti perché ciascuno inizi un proprio
percorso, “molla” che possa essere motivo successivo di approfondimento e
verifiche ulteriori.
Quando si comincia a stare attenti alle proprie azioni e ad usare l’acqua o
l’energia in modo razionale, si scopre che non si rinuncia a nessuna comodità,
che è questione di abitudine e che adottare piccoli accorgimenti è molto più
semplice di quanto uno pensi.
PICCOLI PASSI, MA IMPORTANTI
E’ molto importante l’orizzonte culturale dentro il quale emergono queste
proposte, idee concrete, consigli preziosi, nuove abitudini e comportamenti.
M.K. Gandhi scriveva: “noi dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo
vedere”: è un’ idea semplice, è un tentativo saggio di collegare le soluzioni “a
piccoli passi” con le soluzioni generali, “planetarie”, vedendone l’effettivo
collegamento. Per cambiare l’automatismo delle abitudini c’è bisogno di
informazioni corrette, di sapere che cosa le nostre azioni generano in termini
di danni ambientali; il cambiare comportamento porta anche a essere molto
più attenti alle decisioni di chi ci governa; di chi, sulla base del consenso dei
cittadini che riesce a sollecitare, può scegliere tra alternative varie e condivise.
Per ogni aspetto rilevante di degrado ambientale, si può cominciare dal proprio
“cortile”, cioè da se stessi, dalla propria famiglia.
Per fare un esempio concreto: vi sono molti studi che dimostrano che una
famiglia media italiana potrebbe risparmiare, senza rinunciare al comfort
attuale, solo in base ad attenzioni razionali, il 40% delle spese di riscaldamento
e il 10% delle spese dei consumi degli elettrodomestici!
PICCOLO, MA EFFICACE
E allora tanti hanno deciso di scrivere agli “altri” per convincerli: “pensate di
non avere responsabilità dirette? di non essere capaci di modificare i vostri
comportamenti? di non avere peso nelle scelte in campo ambientale? che non
abbia senso fare piccole cose quando ci devono essere grandi scelte a monte?”.
Bette Reese ci prende in giro, ma è convincente:
“Se sei convinto di essere troppo piccolo per essere efficace, allora non ti sei
mai trovato nel letto con una zanzara!”.
NON SOLO PARLARE, MA FARE
In tutte le culture troviamo frasi degne di essere utilizzate come simbolo della
nostra attenzione ai piccoli gesti di tutti i giorni.
Per citarne alcune:
“Fa qualunque cosa tu possa fare, sogna quello che puoi, inizialo (…) Comincia
subito.” (J.Wolfgang Goethe)
“Non basta rimanere a fissare i gradini, bisogna salire le scale.” (V.Havner)
“Meglio accendere una candela che maledire l’oscurità!” (proverbio cinese)
“Noi in quanto individui, siamo tenuti a fare qualcosa, anche se ci sembra di
poco conto.” (Dalai Lama)
“Non vi sono passeggeri sulla navicella spaziale Terra: facciamo parte tutti
dell’equipaggio!” (Marshall McLuhan)
Insomma, un’interessante spinta a non parlare solamente, ma a “fare”, perché
“agire” è uno dei pilastri dell’educazione in generale, quindi anche dell’educazione
ambientale.
LOCALE, MA ANCHE GENERALE
C’è chi critica questa filosofia, sostenendo che certi problemi si possono risolvere
solo a livello internazionale e non si può fingere di poter fare individualmente
qualcosa di efficace. Spesso, però, questo atteggiamento, che ha anche elementi
di verità (ci vogliono scelte concordate a livello politico!), finisce con l’essere
un alibi per la propria pigrizia.
Il concetto oggi, per quasi tutti i temi ambientali, è che non esiste una soluzione,
ma molte soluzioni; tra queste certamente il concetto di risparmio e la sua
pratica.
Siamo tutti sollecitati in ogni forma dalle pubblicità, dal mondo iperconsumista
in cui viviamo ed è importante ragionare sulla sobrietà e sulla capacità che
abbiamo di scelte consapevoli.
Alcuni critici vanno molto oltre e sostengono che “non è più sufficiente
risparmiare o limitare i consumi, per salvare l’ambiente dobbiamo de-crescere,
far tornare indietro la società industriale e di mercato!” Una discussione
complessa che invece di essere presentata come nuovo slogan o come
nuova ideologia dovrebbe essere esaminata attentamente con tutte le
conseguenze sia per i paesi sviluppati che per quelli in via di sviluppo. Passiamo
sempre ai “raggi x” tutte le posizioni, i pro i contro, facciamoci venire dei
dubbi… e saremo più liberi e indipendenti, più capaci di pensare con la propria
testa. Ma non è questa le sede per discuterne.
NUOVE TECNOLOGIE?
Nella discussione ambientale spesso troviamo posizioni che sono diffidenti nei
confronti della tecnologie. Scienza, nuove tecnologie, criteri di efficienza possono
aiutarci nello sforzo di adottare comportamenti diversi e nell’opuscolo vi sono
tanti esempi. Possono essere interessanti per l’ambiente, anche se vanno
verificati, controllati, ragionati. A volte azioni che paiono corrette e
rigorosamente ecologiche, perche evitano il ricorso alle tecnologie, se esaminate
attentamente, non sono affatto “pulite” come sostengono… Abituiamoci a
vedere ogni cosa da più punti di vista.
ECO-INFORMATI CON DUBBI…
Il Museo è convinto che l’attenzione all’educazione ambientale e ai propri
comportamenti debba essere collocata, per dirla con uno slogan, né tra gli ecoottimisti, né tra gli eco-pessimisti, ma tra gli “eco-informati con dubbi”.
Dunque il lavoro che segue è un tentativo di proporre percorsi, di arrivare a
parlare dei grandi temi ambientali, sociali e politici a partire dal proprio
quotidiano e dai propri possibili comportamenti, con grande realismo e con un
po’ di utopia insieme.
NON E’ UNA GUIDA, NON E’ UN MANUALE
…è un opuscolo che propone consigli su cui riflettere e scegliere.
PERSONA O FAMIGLIA ECOLOGISTA MODERATA?
Per questo vi proponiamo un gioco, prima di proseguire nella lettura del testo.
Munitevi di penna e verificate se siete in grado di essere considerati una persona
o famiglia “ecologista moderata”. Ovviamente rispondete con sincerità, senza
ingannarvi. Vedrete che è molto difficile e lontano dalle vostre abitudini fare
tutte le cose possibili e “facili” indicate nel test.
ENERGIA/trasporti
la temperatura del riscaldamento di casa vostra è regolata per non
superare i 20°C
usate i mezzi pubblici per il 50-70% degli spostamenti
avete sostituito le lampadine a incandescenza con lampadine fluorescenti
avete provveduto a coibentare la casa e installare doppi vetri
utilizzate come combustibile, se possibile, il metano
fate controllare da un tecnico, ogni anno, la caldaia dell’impianto di
riscaldamento
acquistate elettrodomestici energeticamente più efficienti
ACQUA
siete attenti ai consumi dell’acqua
non utilizzate, per ogni uso, l’acqua calda
normalmente utilizzate per bere l’acqua del rubinetto
riparate immediatamente le perdite d’acqua del vostro impianto idraulico
non gettate nel water e nel lavandino prodotti chimici dannosi
usate detersivi, detergenti, prodotti d’igiene solo se ecologici
RIFIUTI
negli acquisti siete attenti a valutare anche il tipo di imballaggi che avvolgono
le merci
sapete leggere le etichette dei materiali che acquistate
se possibile riducete i rifiuti domestici evitando l’”usa e getta”
fate la raccolta differenziata dei materiali divisibili e anche dell’umido
non fumate, siete attenti alle azioni rumorose, conoscete le onde
elettromagnetiche
utilizzate prodotti del riciclaggio e verificate se ad esempio il meccanico,
il gommista, l’elettrauto…riciclano l’olio delle auto, le gomme, le batterie
OBBLIGATI O CONVINTI? RESPONSABILI.
Adesso che avete provato, tiratevi su le maniche e applicatevi, non perché
qualcuno vi obbliga, ma perché ne siete convinti. Il fatto di far coincidere le
buone azioni ambientali ove possibile con risparmi economici è certamente
anche un incentivo maggiore a proseguire sulla strada intrapresa.
La proposta non è quella di diventare degli eroi, ma riguarda il valore di certe
piccole azioni quotidiane corrette che possono essere vissute come grandi e
nobili gesti: sono di sicuro più forti di tante parole, perché sono davvero concrete,
di esempio per tutti.
DALLE BUONE PRATICHE ALLE MOTIVAZIONI.
Lo schema culturale che vi proponiamo è quello di partire dalle buone pratiche
per risalire alle motivazioni, fare un percorso a ritroso, anche in termini di
conoscenza, per capire perché dovremmo fare così, perché è importante diffondere
azioni a livello di massa, perché è utile occuparci dell’ambiente in cui viviamo per
migliorarlo… per non avere una “impronta ecologica” troppo pesante per il
nostro pianeta! Non tutti devono pensarla allo stesso modo, ma a tutti si può
chiedere di ragionare con la propria testa e di percorre strade di riduzione dello
spreco a livello di massa.
ENERGIA: IL PROBLEMA DEI PROBLEMI
Vi proponiamo un’analisi lucida e spietata delle difficoltà odierne delle persone
e famiglie ad essere un po’esperte di rifiuti, un po’esperte di acqua…; di come
siamo spesso del tutto “digiuni” dei temi riguardanti l’energia.
(Paul Roberts Dopo il petrolio – sull’orlo di un mondo pericoloso Einaudi ed.)
“Nella gran parte del mondo industriale, neanche i cittadini più istruiti hanno la
più pallida idea di che cosa sia l’energia o di quale ruolo svolga nella loro vita e
nell’economia in senso lato. Oltre a sapere quanto costa la benzina, la maggior
parte dei consumatori capisce ben poco di energia. Ben pochi sono in grado di
dire quanto consumano nell’arco di una giornata o di un anno, oppure da dove
proviene l’energia che utilizzano. Ad esempio pensano che l’elettricità provenga
per lo più da dighe idroelettriche (in Italia, per esempio, si ottiene per lo più dal
metano: 70%).
Un’ignoranza simile avvolge praticamente ogni elemento dell’economia energetica:
la nostra è una cultura di analfabeti dell’energia.
Ma non c’è da stupirsi. Mentre gli abitanti delle nazioni povere conoscono alla
perfezione ogni aspetto dell’energia che utilizzano, ogni pezzo di legno e ogni
litro di gas che usano per cucinare, perché è frutto di una dura ricerca e di duro
lavoro, nelle moderne società del benessere, dove questi costi rappresentano
una frazione minima delle spese generali, l’energia non è certo un argomento di
conversazione.
Magari ci lamentiamo della benzina ad alto costo e censuriamo le guerre per il
petrolio, ma i dettagli pratici dell’energia- che cos’è, da dove viene, quanta ne
usiamo o come ne potremmo usare di meno - non trovano spazio sulle pagine
dei giornali o nelle aule scolastiche. E’ come se l’energia fosse considerata
importante a livello nazionale e internazionale ma non nella nostra vita di tutti
i giorni.
Dalle nostre bollette siamo in grado di capire quanta energia abbiamo utilizzato?
Le etichette energetiche degli elettrodomestici sono ormai un dato assodato?
Siamo in grado di farci influenzare negli acquisti non solo dal prezzo di acquisto
ma anche dai costi di gestione annui?
I consumatori non riescono a comportarsi in maniera razionale quando devono
acquistare l’energia o i prodotti che la consumano: cercano di spendere meno
al momento, anche se questo può comportare costi più elevati nel lungo periodo.
Ecco perché si spreca tanta energia.”
In Italia consumiamo circa 5000 kwh a testa, prodotti con idrocarburi di vario
tipo, equivalenti a 120 bidoni di petrolio, emettendo circa 40 t. di CO2 che per
essere assorbita ha bisogno di circa 52.000 kmq di bosco.
AZIONI ECOLOGICHE E RISPARMI
E’ straordinario scoprire che spesso la coincidenza tra buone pratiche ambientali
e risparmio economico è forte. Anche per questo motivo c’è un orizzonte
praticabile per azioni possibili, che possono essere considerate troppo limitate,
ma che intanto producono, nel momento in cui si scopre che dipendono solo da
noi e dalla conoscenza delle tecnologie oggi disponibili, ottimismo utile per far
scattare la voglia di fare, di agire, di essere attenti in prima persona.
Sappiamo bene che ciò non basta, ne siamo coscienti, ci vuole altro… ma se siamo
convinti, andremo avanti, faremo anche quest’ “altro”.
Siamo stati indecisi se dedicare un capitolo agli “acquisti”, poi li abbiamo inclusi
negli argomenti descritti. Quanto influisce nelle scelte approssimate la fretta e
quanto produce sprechi? Come viene organizzata la spesa quotidiana? Come
vengono decisi i grandi acquisti (es. grandi elettrodomestici)? Quanto si è coscienti
della capacità di influire sui produttori con le scelte di acquisto e quindi quanto
potere d’acquisto ognuno di noi ha tra le mani? …Per arrivare a chiedersi “che
cosa vuol dire cibo naturale”? A che cosa servono gli additivi e i conservanti ?
Insomma quando si va a fare la spesa quali criteri si adottano… Sono tutti temi
direttamente collegati agli argomenti su cui, di seguito, vi proponiamo di ragionare.
CI SONO I CONTROLLI E I PIANI DI AZIONE
E’ importante sapere che non si è da soli in questo tipo di scelte, anzi, vi sono
ormai molti enti e associazioni che informano e stimolano ad andare in questa
direzione. Nuove leggi, normative e incentivi: in questi anni si è moltiplicato
l’impegno degli enti nei confronti dello sviluppo sostenibile; vi sono attività di
conoscenza e di monitoraggio, di controllo permanente, accanto a piani di azione,
di interventi e alla verifica della loro efficacia. Tutto ciò è sottoposto a spinte,
verifiche, discussioni con tutte le forme di organizzazione e di partecipazione
della società, a partire ad esempio dalle associazioni ecologiste e di volontariato,
che criticano, denunciano e propongono.
Se ognuno di noi conosce quali sono i problemi più importanti, può anche
individuare le soluzioni più corrette e influenzare o confermare le scelte ragionate
da parte di chi governa a livello locale, nazionale, internazionale…
UN METODO DIDATTICO DI RELAZIONI
Tentare di ridurre anche di poco la nostra impronta ecologica ci permette di
parlare di etica delle responsabilità: ma questo approccio è anche un buon
metodo didattico, un buon filone per parlare concretamente di energia, di
trasporti, di rifiuti, di acqua, …e spesso anche di chimica, di fisica, di psicologia,
di alimentazione, di responsabilità, di relazioni sociali, di economia… Per capire
il “perché”, per scoprire che l’ambiente è un groviglio di relazioni da conoscere
e da identificare, per poter operare in termini di sostenibilità, per il presente e
il futuro.
GUARDATEVI INTORNO
Le associazioni ecologiste, le associazioni dei consumatori, altri… pubblicano da
anni decaloghi e manuali sui vari temi; gli enti forniscono consigli e riferimenti
di legge per le agevolazioni ad es. auto ecologiche, pannelli solari; Torino e la
Provincia di Torino hanno uno Sportello Ambiente, InformAmbiente; la provincia
di Biella ha sperimentato, sull’esempio di esperienze estere, C.Ambie.R.E.Sti
(consumi, ambiente, risparmio, energia, stili di vita) una consulenza alle famiglie
che vogliono modificare i propri comportamenti in tema di consumi (raccolte
in gruppi locali con l’aiuto di un tutor); l’Arpa e la Regione Piemonte sono
attentissimi a diffondere la conoscenza delle leggi, la conoscenza degli incentivi
e delle buone pratiche per i singoli, come per le aziende e gli enti locali;
le aziende di servizi di pubblica utilità diffondono consigli e indicazioni…
Noi suggeriamo l’uso parallelo dei libri didattici del Museo, anche, per approfondire
i consigli e le indicazioni di “buone pratiche” qui di seguito indicate, dove potete
trovare la spiegazione del “perché”, dei vantaggi ambientali, anche a partire dalla
conoscenza del funzionamento delle tecnologie che ci circondano…
Buona lettura e buon lavoro, individuale e collettivo.
Nota bene
La responsabilità dei testi dell’opuscolo è del Museo che lo ha redatto e non delle
strutture e enti che sono soci del Museo.
7
ENERGIA
Vi siete mai chiesti “Quanto
consuma la mia casa?”
Eppure se uno acquista un’automobile
è una delle prime domande che
rivolge.
“Il Secchio bucato è una immagine
efficace del modo in cui usiamo
l’energia. Più della metà se ne va in
sprechi, inefficienze e usi impropri.”
(M. Pallante)
Esiste una “fonte” di energia pulita di
grosse potenzialità:
il risparmio energetico.
Una famiglia di 3-4 persone
orientativamente consuma
annualmente:
3000 kWh elettrici, 6000 kWh termici
per il riscaldamento degli ambienti e
3000 kWh termici per il riscaldamento
dell’acqua calda sanitaria. La stessa
famiglia utilizzando accorgimenti
suggeriti (specie coibentazione,
elettrodomestici a basso consumo,
ecc.) potrebbe consumare
annualmente:
1500 kWh elettrici, 3500 kWh termici
per il riscaldamento degli ambienti e
2000 kWh termici per il riscaldamento
dell’acqua calda sanitaria.
IMPARARE A LEGGERE
LE BOLLETTE
Bisogna imparare a leggere le bollette
del gas, della luce e le spese di
riscaldamento, specie quando siamo
in una casa condominiale, per rendersi
conto di quanta energia consumiamo.
In casa è utile osservare:
l’energia termica per il
riscaldamento (e il
raffreddamento) degli
ambienti, per il riscaldamento
dell’acqua.
l’energia elettrica per tutti gli
altri usi (illuminazione e
funzionamento degli
elettrodomestici e delle
apparecchiature elettroniche).
L’energia utilizzata in casa, in Italia,
corrisponde al 20% circa dei consumi
totali.
In media i consumi energetici
domestici sono ripartiti in : 50-60 %
riscaldamento; 10-20% acqua calda;
20-30% illuminazione ed
elettrodomestici. L’illuminazione
domestica, in media, incide dall’8 al
15%.
Seguiamo questo schema, sapendo
che, soprattutto in tema di
riscaldamento, le condizioni
dell’edificio modificano i consumi:
l’esposizione delle casa – sia in inverno
che in estate – ;
la collocazione degli ambienti
maggiormente utilizzati;
l’ampiezza delle finestre.
E anche la collocazione di alberi
intorno alla casa per ombreggiare,
rompere il flusso del vento, un prato
per ridurre il rilascio del calore delle
superfici asfaltate. E poi (come
vedremo di seguito) l’isolamento
termico delle pareti, dei sottotetti e
tetti. E poi anche i colori con cui
dipingiamo l’interno e l’esterno, che
assorbono e riflettono la luce in modo
diverso.
approfondimento al Museo
piano energia
Exhibit n.
1. L’energia
termica per il
riscaldamento
Per riscaldare per un giorno un
appartamento di 130 metri quadrati
occorre tanta energia quanta è
necessaria a un’automobile di media
cilindrata per percorrere il tragitto
Torino/ Venezia.
Il riscaldamento degli edifici in Italia
consuma più di tutto il sistema dei
trasporti.
Le varie forme per riscaldarsi
IL METANO E’ MEGLIO
Dal punto di vista ambientale (e anche
di costi) è più interessante il
riscaldamento a metano di quello a
gasolio (che contribuisce in modo
massiccio all’inquinamento dell’aria:
in questi ultimi anni, dove si è diffusa
la sua sostituzione, l’aria della città è
migliorata). Il rapporto in Italia oggi
è di 3 a 1.
Nota. Per scaldarsi e per fare energia
si utilizzano anche legna e carbone,
ma in quantità molto limitata nel
nostro paese.
approfondimento al Museo
Exhibit n.
piano energia
8
TELERISCALDAMENTO:
ANCORA DI PIU’
Meglio ancora il riscaldamento
attraverso la cogenerazione
(produrre insieme energia elettrica e
termica) e il teleriscaldamento
(spostamento dell’acqua calda a
distanza).
Pochi sanno che Torino oggi ha il
primato del teleriscaldamento tra le
grandi città europee (un quarto della
città). La centrale principale è a
Moncalieri, quelle integrative a
Moncalieri, Mirafiori Nord, Bit, Le
Vallette).
E’ il classico modo di dire: “due
piccioni con una fava”: il calore
prodotto dall’acqua, per fare
l’elettricità, viene trasferito dalla
centrale elettrica in città, attraverso
tubazioni coibentate sotterranee, fino
a casa (120°/pressione massima 16
bar). Qui uno scambiatore scalda
l’acqua del riscaldamento domestico.
Nella zona Sud di Torino (ma la
tubazione si sta estendendo ormai
fino al centro di Torino), l’utenza
collegata è circa il 70% (260.000
abitanti).
Nelle case non vi sono più caldaie e
bruciatori, serbatoi per il
combustibile, canne fumarie. Sono
state spente oltre 3500 caldaie a
combustione e altre 1500 sono in
procinto di esserlo. Il punto di
emissioni è concentrato nella centrale
elettrica, che è anche più
controllabile, con più facile riduzione
di emissioni. Le conseguenze di questa
scelta sono un minore impatto
ambientale (non solo in quantità ma
anche in qualità), maggiore sicurezza,
risparmio economico dal 5 al 20%
sulla bolletta, riduzione dei costi di
manutenzione della caldaia e
accessori. E’ uno dei motivi per cui il
ricorso a gasolio per il riscaldamento
a Torino è sceso al 10% del totale (a
Milano è al 40%).
In molti paesi si sono realizzate forme
di teleriscaldamento, sempre
partendo dalla centrale elettrica o dal
termovalorizzatore (es. Brescia) o da
caldaie che vanno a legna (cippato) e
che collegano più edifici pubblici (nelle
zone di Ivrea, Biella, Cuneo).
Vi sono impianti di cogenerazione
(microcogenerazione) per singole
utenze come centri commerciali,
piscine, ospedali, condomini, scuole…
approfondimento al Museo
Exhibit n.
piano energia
IL TIPO DI CALDAIA
Ci sono tipi di caldaie più attente ai
consumi? Sì, le caldaie ad alta
efficienza e le caldaie a
condensazione. Ad esempio:
i fumi che escono dalla caldaia
normale sono a temperatura molto
alta – circa 110°; nelle caldaie a
condensazione vengono trattati per
recuperare il calore residuo,
innalzando così il rendimento (si
ottengono risparmi fino al 16-17% di
combustibile).
Sono le caldaie con la tecnologia più
avanzata : i prodotti della
combustione passano attraverso uno
speciale scambiatore dove il vapore
acqueo condensa, cedendo calore,
in modo che i gas di scarico
fuoriescono a circa 40°. La caldaia a
condensazione a parità di energia
fornita consuma meno combustibile:
si spende un po’ di più all’inizio ma si
risparmia molto sulle bollette del gas.
Le caldaie piccole o grandi sono
sottoposte per leggi a interventi di
controllo e manutenzione periodica:
l’intervento serve sia per garantire la
sicurezza sia per limitare le emissioni
per l’ambiente.
IMPIANTO CENTRALIZZATO
O AUTONOMO?
Dipende dalle esigenze del
consumatore. In entrambi i casi la
direzione corretta è di consumare
l’energia solo dove e quando serve.
Difficile dire se si utilizza più o meno
energia con l’impianto del
riscaldamento centralizzato o con la
caldaietta autonoma. Ci sono i pro e
i contro in entrambi i casi; o meglio
non ci sarebbero dubbi per l’impianto
centralizzato se ci fossero delle
condizioni di gestione - oggi possibili,
ma poco praticate.
Gli impianti di riscaldamento specie
nei condomini con impianti
centralizzati di vecchio tipo, non
progettati con cura, spesso
producono sbalzi di temperatura tra
appartamento e appartamento. Ad
esempio per garantire un comfort
sufficiente all’inquilino dell’ultimo
piano gli abitanti dei piani intermedi
devono aprire le finestre per il troppo
caldo. Di qui spesso si è sviluppata la
tendenza a realizzare o sostituire
impianti centralizzati con impianti
individuali.
NOVITA’: CENTRALIZZATO
MA CON
CONTABILIZZAZIONE
AUTONOMA
I vantaggi di un impianto centralizzato
sono: maggiore efficienza, meno
fiamme accese, migliore controllo
delle emissioni e della sicurezza. Gli
svantaggi sono dovuti al fatto che
quasi mai la spesa è collegata al
consumo, si paga in base ad un solo
parametro: i metri quadri
dell’alloggio. Ogni alloggio invece oggi
potrebbe regolare in maniera
autonoma la temperatura grazie ad
esempio alle valvole termostatiche.
Moderni sistemi di ripartizione si
possono applicare anche ai vecchi
impianti: tutte tecnologie applicabili;
è sufficiente esserne a conoscenza,
9
mettersi d’accordo all’interno del
condominio, con gli altri inquilini.
Invece la flessibilità di gestione è
spesso un sogno grazie all’inerzia degli
amministratori e di molti condomini.
I vantaggi di un impianto autonomo
sono: la possibilità di regolare il
riscaldamento in base alle proprie
esigenze; oggi vi sono piccole caldaie
molto sicure rispetto a qualsiasi
problema di perdita.
Gli svantaggi sono: tanti punti di
combustione invece di uno solo e la
verifica periodica più discontinua
rispetto sia alle emissioni (e quindi la
regolazione) sia alla sicurezza; anche
in questo caso bisogna, dopo un certo
numero di anni provvedere alla
sostituzione della caldaia con modelli
più recenti e più attenti ai consumi e
alla sicurezza.
I termostati programmabili
consentono un utilizzo che tiene
conto dell’effettiva presenza delle
persone nell’alloggio.
APPARECCHI PER LA
TERMOREGOLAZIONE E LA
CONTABILIZZAZIONE
Per risparmiare energia sia in caso di
impianti centralizzati che individuali
è sufficiente montare su ogni
radiatore le valvole termostatiche al
posto di quelle manuali (si chiamano
“regolatori locali”).
Regolano automaticamente l’afflusso
di acqua calda. Indicativamente:
applicare ai termosifoni una valvola
termostatica ha ad esempio un costo
di circa 26€ se l’attacco è predisposto
(radiatori più moderni); altrimenti di
65€.
Si può così regolare la temperatura
di ogni singolo locale secondo le
proprie esigenze: una apposita
manopola graduata regola - in
automatico - l’afflusso di acqua calda
in base alla temperatura scelta,
controllando, in automatico, gli
apporti di calore esterno e interno e
quelli dipendenti da situazioni
ambientali. Una sonda infatti misura
la temperatura ambiente e fa reagire
la valvola.
Si possono fare calcoli sulla
convenienza: l’introduzione delle
valvole termostatiche produce in
genere un risparmio di energia
intorno al 20%.
L’installazione delle apparecchiature
per la termoregolazione e la
contabilizzazione del calore è
obbligatoria nei nuovi edifici e quando
si ristrutturano quelli vecchi.
LO SPRECO NELLE SECONDE
CASE
Se una gestione intelligente è valida
per gli alloggi in città, immaginiamo
quanto possa essere ancora più
importante per gli alloggi (seconde
case) al mare o in montagna, che in
genere vengono scaldati pur essendo
vuoti o occupati pochi giorni all’anno.
Uno spreco enorme senza motivo.
Sovente in questi luoghi,
il riscaldamento, ancora più che in
città, utilizza spesso gasolio.
Si può cambiare gestione? Dipende
molto dalla nostra volontà e dalla
capacità degli amministratori.
approfondimento al Museo
Exhibit n.
piano energia
LA CONTABILIZZAZIONE
DEL CALORE OVUNQUE?
Oggi si può parlare in generale di
vantaggi dell’impianto centralizzato,
perché vi sono tecnologie che ne
diminuiscono i tradizionali svantaggi:
si possono realizzare impianti
centralizzati con la contabilizzazione
individuale del calore e la
termoregolazione autonoma delle
temperature.
La caldaia rimane sempre unica per
tutti, ma ogni proprietario o inquilino
ha la possibilità, attraverso particolari
dispositivi, di spegnere, ridurre o
aumentare (entro il limite di legge di
20 °) la temperatura del locale che
occupa. Grazie a contatori individuali
ciascuno paga solo il calore che ha
effettivamente consumato e utilizza
il riscaldamento solo quando serve.
Invece di trasformare un impianto
centralizzato in impianti individuali
può convenire installare la
contabilizzazione del calore.
In genere in questo caso si decide di
pagare una quota fissa per tutti (a
seconda dell’impianto si può stabilire
dal 20 al 50%) e la parte restante in
base al consumo individuale risultante
dagli apparecchi appositi di
contabilizzazione.
MICRO COGENERAZIONE
10
La cogenerazione di energia elettrica
e riscaldamento produce risparmi di
circa il 35/40%. Oggi è possibile anche
con impianti di nuova tecnologia e di
piccola taglia, già ampliamente diffusi.
E’ possibile realizzare una
microgenerazione diffusa nel
territorio per rispondere alle esigenze
di produzione di elettricità e calore
per alberghi, comunità, grandi edifici
civili (combustione gas metano).
Indicativamente i tempi di
ammortamento di un impianto di
microgenerazione è inversamente
proporzionale al tempo di utilizzo.
Ad esempio per 8000 ore annue il
tempo di ammortamento è di 3,3
anni; per 3000 ore annue è di 8,7 anni.
Installare questi impianti nei
condomini è quasi impossibile perché
la società di distribuzione di energia
elettrica ha contratti di fornitura con
ogni singola famiglia mentre per
installare la cogenerazione sarebbe
necessario un contatore per tutto il
condominio e la facilitazione della
connessione alla rete nazionale.
Il CSE?
Che cosa è il Contratto Servizio
Energia? Il CSE è una soluzione
innovativa: persegue il massimo di
risparmio energetico fornendo il
comfort richiesto dagli utenti, specie
quando gli inquilini di un condominio
non possono spendere per nuovi
impianti di riscaldamento.
L’impianto viene ammodernato da
terzi (ditte specializzate) che lo
gestiscono fornendo il combustibile:
la ditta avrà interesse a consumare
meno combustibile possibile e gli
utenti avranno interesse a far girare
il meno possibile i contatori
nell’ambito del tipo di servizio
stabilito.
Può introdurre un circuito virtuoso
di risparmio, ma deve essere un
contratto molto ben definito e
controllato (da consultare
associazioni dei consumatori e
tecnici).
RADIATORI O PANNELLI
RADIANTI?
In casa vostra sono installati radiatori
o pannelli radianti?
In genere l’uso di pannelli a pavimento
o a muro sono poco diffusi. Le prime
esperienze di realizzazione non
hanno convinto molte persone,
perché la temperatura troppo elevata
dell’acqua nei tubi produceva gonfiori
alle gambe a chi stava molto in casa,
ecc.
Oggi la tecnologia si è evoluta, è
applicabile anche nel caso di
ristrutturazioni. Va presa in
considerazione, a seconda del tipo di
abitazione, con calcoli e costi alla
mano. Ad esempio: sono impianti più
adatti per una utenza che non è tutto
il giorno nei locali.
E’ molto interessante sotto vari
aspetti (anche in termini di comfort)
per la capacità di fornire una grande
uniformità di riscaldamento.
Nota. I pannelli radianti, in certe
condizioni da verificare, possono
essere collegati ai pannelli solari.
DOVE SONO COLLOCATI
I RADIATORI?
I radiatori spesso vengono collocati
sotto le finestre o dentro nicchie: è
un errore energetico grave.
L’aria calda non deve essere dispersa
e deve poter garantire una buona
movimentazione e aerazione.
Consigli pratici: i radiatori vanno
sfiatati per evitare che l’aria riduca
l’efficacia del calore emanato; è utile
collocare, sulla parete a cui sono
appoggiati, materiali isolanti che
riflettono il calore.
LA MANUTENZIONE
DELLA CALDAIA
La manutenzione periodica si divide in:
manutenzione ordinaria (in
genere una volta all'anno)
manutenzione con verifiche
strumentali del rendimento di
combustione a seconda delle
potenza:
a-caldaia inferiore a 35 kW
una volta ogni due anni;
b-caldaia da 35 kW a 350 kW
una volta all'anno;
c-caldaia superiore a 350 kw
due volte all'anno
La manutenzione periodica permette:
più qualità dell'ambiente,
perché riduce il livello di
inquinamento
più funzionalità, perché rende
l'impianto più efficiente in
termini energetici e più sicuro.
più risparmio energetico,
ottenuto con minori consumi a
parità di rendimento termico
meno spesa per la famiglia,
perché determina una
diminuzione delle spese di
riscaldamento
Le tubazioni della rete di
distribuzione dell’acqua calda devono
essere coibentate, protette da un
adeguato strato di materiale isolante.
approfondimento al Museo
piano energia
Exhibit n.
CHE COS’È LA POMPA DI
CALORE?
Un apparecchio che raffredda e
riscalda gli ambienti in base alle
esigenze di chi vi abita: una caldaia e
un condizionatore insieme. E’ una
alternativa alla caldaia a gasolio o a
gas.
In specifico, trasferisce calore da un
ambiente a temperatura più bassa ad
11
un altro a temperatura più alta. Opera
con il principio del frigorifero e del
condizionatore.
In sintesi: è un circuito chiuso
costituito da vari componenti – un
compressore, un condensatore, una
valvola di espansione, un evaporatore
– percorso da un particolare fluido
(frigorigeno) che a seconda delle
condizioni di temperatura e di
pressione in cui si trova, assume lo
stato liquido e di vapore. Il vantaggio
della pompa di calore deriva dalla sua
capacità di fornire più energia di
quella impiegata per il suo
funzionamento, estraendola dall’aria
o acqua con cui è messa a contatto.
Per ogni kWh consumato di energia
elettrica fornisce 2 kWh di calore al
luogo che deve scaldare (o
raffreddare, invertendo la funzione).
La scelta e l’utilizzo sono da valutare
attentamente:
i costi di installazione con modifiche
degli impianti normali; è veramente
sostitutivo o è aggiuntivo; il rumore;
la manutenzione necessaria;
la possibilità del doppio uso –
riscaldamento / condizionatore; la
possibilità pratica dell’utilizzo della
sorgente da cui ricavare calore o
freddo (aria, acqua, terreno in genere
combinata: aria – acqua; acqua –
acqua; terra – acqua) ecc.
Come per altre apparecchiature citate
prima per ora l’utilizzo è poco diffuso
non solo per una non conoscenza, ma
perché si adatta a casi particolari.
E’ più adatto a certe strutture, aventi
vicino le condizioni minime necessarie:
potrebbe essere maggiormente
utilizzato in strutture d’uso collettivo
come ambienti commerciali, piscine,
mense.
2. L’energia per
raffreddare l’aria
L’utilizzo di materiali isolanti e doppi
vetri è utile non solo per trattenere
il caldo d’inverno, ma anche per
mantenere il fresco d’estate.
E’ possibile, a seconda
dell’esposizione, ricorrere a materiali
da collocare sui muri perimetrali
esterni e frangisole sulle singole
aperture, per impedire al sole di
entrare (secondo varie modalità e
forme). Anche le tapparelle e i
tendaggi sono dei frangisole.
Se tenute chiuse durante i giorni
molto caldi, aiutano a ridurre il
riscaldamento della casa.
Tutte le forme di ombreggiatura nei
viali, in giardino e in qualsiasi luogo
(compreso il verde sui balconi) sono
utili per modificare il micro-clima in
cui l’alloggio è inserito.
CONDIZIONI DI FORNITURA
DELL’ENERGIA ELETTRICA
La potenza impegnata è quella che
l’azienda distributrice (tipo l’ENEL o
l’AEM a Torino) deve tenere a
disposizione dell’utente in qualsiasi
momento.
Si può scegliere tra diversi valori di
potenza: 1,5 – 3- 6- 10 kW.
1,5 kW è una potenza adeguata se
non si adoperano grandi
elettrodomestici come lavatrice o
lavastoviglie; con 3 kW si possono
usare anche questi elettrodomestici
purché ci si limiti ad usarne uno alla
volta; 6 o 10 kW sono necessari
quando, oltre a tali apparecchi, si
impiegano scaldacqua, condizionatori
di una certa potenza, fornelli elettrici,
comunque più elettrodomestici
contemporaneamente che
necessitano di molta energia.
Oggi le bollette energetiche sono
sempre più alte sia per la nostra poca
attenzione ai consumi, sia per le
pessime abitudini di acquisto e di
utilizzo degli elettrodomestici,
sia per motivi fiscali, per la crisi
petrolifera che provoca l’aumento
progressivo dei combustibili, con alti
e bassi.
GLI ORARI NOTTURNI: CI
VUOLE IL CONTRATTO
Chi utilizza la lavatrice e il ferro da
stiro soprattutto al sabato e
domenica e alla sera, può verificare
con il fornitore dell’energia elettrica
il vantaggio di passare al contratto a
tariffa “bioraria” (se – come detto –
è stato sostituito il contatore vecchio
con il nuovo digitale: si paga meno
l’energia (-26%) nell’orario tra le 19
e l’una di notte. In media il consumo
annuo a famiglia è di 3500 kW; a
spanne significa il 7% in meno, circa.
I CONDIZIONATORI
12
Negli ultimi anni si è diffuso l’utilizzo
dei condizionatori che costringe
spesso a rivedere il contratto con
l’azienda distributrice portando il
contatore a 6-10 kwh.
L’alimentazione di un condizionatore
di media potenza per una sola ora
equivale al consumo di un frigorifero
da 300 litri per 24 ore.
Consigli d’uso dei condizionatori,
quando non se ne può fare a meno.
Utilizziamoli con buon senso
lasciando la temperatura fissa ad un
valore abbastanza alto, per esempio
da 24°C a 28°C - a seconda dell’umidità
- senza pretendere di abbassare a
20°C la temperatura interna, quando
quella esterna è di 34°C-38°C.
La temperatura ottimale in estate è
di circa 25-26° con una umidità del
55-60%.
D’inverno aumentare la temperatura
di un grado sopra i 20° è molto
costoso in termini di energia:
Ogni grado in più di temperatura
ambiente fa consumare il 6-7% in più
di combustibile.
Ma d’estate abbassarla di un grado
sotto i 28° è ancora più dispendioso.
Quando fa caldo, come quando fa
freddo bisogna tenere le finestre
chiuse.
Dal 2003 è applicata sui
condizionatori l’etichetta energetica
dalla classe A alla classe G.
IL MOTORE INVERTER
Un condizionatore medio di 2,06 kW
di potenza refrigerante – classe A –
con temperatura impostata
correttamente rispetto a quella
esterna per 500 ore annue ha un
consumo di circa 320 kWh. Se ha il
motore “inverter”il consumo scende
anche del 40% perché anziché
attaccare e staccare di continuo, si
riducono i giri, mantenendo costante
la temperatura senza assorbire
troppa energia per ripristinarla.
Al posto del condizionatore il
ventilatore è efficace per favorire
l’evaporazione del sudore e lo
scambio di calore tra pelle del corpo
e aria. In media i ventilatori
consumano quanto una lampadina.
Nota. Anche nell’estate 2006 (luglio)
i condizionatori hanno spinto il
consumo di elettricità così in alto da
toccare il record assoluto di consumo
nazionale mai raggiunto fino ad oggi
(54.500 megawatt).
approfondimento al Museo
Lab. n.
piano energia
3. Come sono
costruite le case
Per il riscaldamento innanzitutto si
tratta di abbassarlo o semplicemente
rispettare le norme che ci chiedono
di non superare in casa i 20°C.
Ogni volta che si supera di 1° questo
valore si consuma il 6-8 % in più di
energia; percentuale che aumenta se
fuori il clima è più rigido.
INDICAZIONI PRATICHE DI
COIBENTAZIONE
Come ridurre le dispersioni del tetto,
delle pareti perimetrali e delle
finestre?
Un’esposizione favorevole della casa
contribuisce a diminuire il consumo
di energia per il riscaldamento
invernale e il raffreddamento estivo.
Il massimo dell’apporto energetico
del sole e il minimo irraggiamento
solare estivo (aiutato da schermature
e da una ventilazione naturale)
avviene in abitazioni a forma di
parallelepipedo, con una facciata
lunga, disposta lungo l’asse est-ovest,
con le camere da letto e il bagno a
est, la cucina ad ovest e il soggiorno
a sud.
In Italia e in Piemonte (con legislazioni
mirate) è in corso di attuazione la
direttiva europea sul rendimento
energetico nell’edilizia. Nelle nuove
costruzioni è obbligatoria una
certificazione sulla prestazione
energetica degli edifici. L’obiettivo è
di ridurre i consumi energetici del
30%, di non superare i 70 kWh / mq
all’anno.
Una specie di Etichetta energetica
come quella degli elettrodomestici,
applicata agli edifici.
Una Carta d’indentità dei consumi
della casa da citare negli atti notarili,
che si rifletterà sui valori degli alloggi
nella compra-vendita.
Oggi gli edifici esistenti nella scala da
A (basso consumo) a G (alto
consumo), si collocano in gran parte
(69%) nelle fasce G e F .
EFFICIENZA ENERGETICA
MISURABILE
L’indice dell’efficienza energetica degli
edifici è il fabbisogno energetico per
metro quadrato all’anno (kWh/mqa)
necessario per il riscaldamento, per
la produzione di acqua calda e per il
raffrescamento estivo.
Gran parte del parco edilizio italiano
ha un fabbisogno energetico di circa
220-250 kWh/mqa (pessimo!); gli
edifici conformi alle normative recenti
hanno consumi di 80-100 kWh/mqa.
Quando si parla di edifici a basso
consumo i valori sono tra i 30-50 kWh,
di edifici passivi se la domanda di
energia è inferiore ai 15 kWh/mqa e
di edifici a consumo energetico zero
quando la domanda energetica è di
0 kWh/mqa.
In Europa non vi sono ancora concetti
e normative omogenee, anche se si
stanno avvicinando
CASA PASSIVA
Gli edifici passivi sono costruiti in
modo da rendere superfluo l’impianto
di riscaldamento convenzionale
consentendo il riscaldamento tramite
il sistema di ventilazione; non a
scapito del comfort e della qualità.
Il concetto di “casa passiva” consiste
nella capacità di mantenere costante
la temperatura di un’abitazione
grazie alle modalità con cui è
costruita.
13
Prevede l’uso di forme di isolamento:
ad esempio lo spessore delle pareti
esterne da 20 cm a 50 cm (in questo
caso si tratta ad esempio di
rivestimenti di lana di roccia su
entrambi i lati del muro).
CERTIFICAZIONE
DI PRESTAZIONE
ENERGETICA
Nella certificazione influiscono:
l’esposizione, la dimensione delle
superfici vetrate, l’isolamento dei
serramenti, delle murature, degli
involucri, dei rendimenti energetici
degli impianti di produzione di acqua
calda sanitaria, degli impianti di
riscaldamento, i consumi idrici, la
climatizzazione estiva, le emissioni di
CO2, ecc.
ETICHETTA ENERGETICA
PER GLI EDIFICI
Le leggi europee, nazionali, regionali
sull’efficienza energetica degli edifici
e le loro prestazioni di consumi
energetici.
Una sintesi.
Le prime norme:
dal primo luglio 2007 in caso di
compravendita di un intero immobile
(per gli edifici superiori ai 1000 mq)
sarà obbligatoria la certificazione
energetica.
Dal primo luglio 2008 lo stesso obbligo
riguarderà gli edifici sotto i 1000 mq
(sempre in caso di compravendita
dell’intero immobile)
Dal primo luglio 2009 l’etichetta
energetica diventerà obbligatoria
anche per vendere un singolo
appartamento (cioè nel momento in
cui viene immesso sul mercato).
Dal primo gennaio 2008 e poi dal 2010
scatteranno standard per limitare le
case nuove che dissipano calore
inutilmente (ogni anno in Italia si
costruiscono 250 mila nuovi alloggi).
Nei nuovi edifici (e in quelli
ristrutturati), con superficie utile
superiore a 1000 mq, almeno la metà
del fabbisogno di acqua calda dovrà
essere ottenuta usando il solare
termico, i nuovi edifici dovranno
essere schermati dai raggi del sole;
14
ci saranno incentivi per le caldaie ad
alta efficienza.
LA MANUTENZIONE;
COME DIFENDERE LE CASE
DAL FREDDO MA ANCHE
DAL CALDO
Consigli
a seconda della dimensione
della casa, sarebbe bene
riscaldare le stanze che si
utilizzano effettivamente.
le temperature dovrebbero
rimanere tra i 18 e i 20 gradi e
in camera da letto 16°.
per legge, la temperatura non
deve superare in un alloggio i
20° con 2° di tolleranza
di notte, diminuire la
temperatura dell’ambiente in
modo drastico, chiudere le
tende e abbassare le tapparelle
per evitare fughe di calore,
consente di ridurre l’utilizzo di
energia del 10%.
se ci si assenta per più giorni,
conviene regolare, con il
termostato, il riscaldamento su
12-15° per evitare successivi
dispendi energetici, quando si
riporta la temperatura a valori
normali.
le valvole termostatiche
mantengono la temperatura
costante sul valore scelto,
anche a zone. Con le valvole
termostatiche in un alloggio
medio si può risparmiare il 20%
di energia; il costo di ognuna è
facilmente riassorbibile.
tende, rivestimenti, mobili e
divani davanti ai caloriferi
impediscono l’irradiazione e
richiedono il 5% in più di
energia.
l’alloggio ha bisogno di aria
dall’esterno per rinnovare l’aria
che respiriamo: per abbassare
il livello di cattivi odori,
emissioni di collanti, moquette,
legni trattati, di anidride
carbonica, microrganismi che
provocano allergie, per
riequilibrare l’umidità.
L’aerazione dell’alloggio va
effettuata abbassando il
riscaldamento e spalancando
tutte le finestre per 4-6 minuti.
controllare periodicamente che
vi sia acqua a sufficienza nel
sistema di riscaldamento.
da tempo sono in vendita
cassonetti per le tapparelle (da
cui in genere entra aria fredda),
che non mettono in contatto
l’interno con l’esterno
dell’alloggio.
ISOLAMENTO DEGLI EDIFICI
E DEGLI ALLOGGI
Con mezzi semplici e spese esigue è
possibile chiudere eventuali fessure
ed eliminare gli spifferi. Esempi:
Tetto: isolare il sottotetto con
materiali isolanti; collocare
isolanti direttamente sotto le
tegole; isolare i soffitti
dell’ultimo piano con pannelli.
Finestre: dotare le finestre di
doppi vetri; applicare materiali
antispifferi; isolare i cassonetti
delle tapparelle.
L’obiettivo è l’utilizzo di
serramenti aventi una
trasmittanza media (riferita
al sistema telaio+vetro) non
superiore a 2,3 W/mqk.
Pareti: isolare le pareti
dall’esterno applicando uno
strato di isolante; applicare
all’interno pannelli di
cartongesso o altro materiale
(lana di roccia, fibra di legno
pressata, sughero…); applicare
un’intercapedine in caso di
ristrutturazione o nuova
costruzione; inserire uno strato
isolante con superficie
termoriflettente (si consuma
fino al 6% in meno di energia
termica) dietro ai caloriferi.
Tra le tante segnaliamo due
soluzioni per le pareti esterne:
muratura a cassa vuota:
1- intonaco interno;
2- muratura in laterizio
semplice 8cm;
3- camera d’aria;
4- isolamento termico 8 cm;
5- intonaco su facciata interna del
laterizio;
6- muratura in laterizio
semiportante 12 cm;
7- intonaco esterno.
muratura a cappotto:
1- intonaco interno;
2- muratura in laterizio
semiportante 25 cm;
3- isolamento termico 8 cm;
4- intonaco esterno.
I pennelli isolanti nei muri
perimetrali, nel solaio del tetto
o in cantina danno un risparmio
fino al 30%, i doppi vetri riducono
le dispersioni di calore fino al 40%;
i feltri autoadesivi lungo i bordi delle
finestre, delle porte, dei cassettoni
delle finestre riducono gli sprechi.
approfondimento al Museo
piano energia
Exhibit n.
LA PROGETTAZIONE DEGLI
EDIFICI
“I nostri edifici sono stati progettati
con l’obiettivo di contenere il più
possibile i costi di costruzione e non
il dispendio di energia. Gli impianti
elettrici sono un esempio eloquente.
I costruttori sanno benissimo che i fili
di rame più grossi conducono
l’elettricità in maniera più efficiente,
con meno dispersione sotto forma di
calore rispetto ai fili più sottili. Il filo
più grosso si ripagherebbe in soli 5
mesi facendo consumare meno
energia elettrica. “ Si consumerebbe
più rame, ma oggi il rame è un
materiale di riciclo….
(Paul Roberts Dopo il petrolio –
sull’orlo di un mondo pericoloso
Einaudi ed.)
LA BIOEDILIZIA
Vi sono molte proposte di bioedilizia
che iniziano ad essere adottate.
In una casa progettata per essere
ecologica si possono introdurre
ulteriori misure: la tecnologia ci
propone doppi e tripli vetri; materiali
non nocivi come cementi naturali
(alcuni assorbono anidride carbonica
durante la maturazione); pitture
ecologiche (prive di oli e agenti chimici
pericolosi) a base vegetale.
Esempio di vetrocamera a tripli vetri:
1- lastra semplice 4 mm; 2- camera
d’aria 15 mm; 3- due lastre accoppiate
3+3 mm (stratificato).
Oggi una casa, sempre progettata e
costruita appositamente per un
elevato risparmio energetico, con vari
accorgimenti e materiali particolari
può costare anche il 15-20% in più
(fino al 30-40%) delle case tradizionali,
ma il rapporto energia risparmiata
negli anni e alto costo di partenza è
molto interessante. In 5/6 anni è
possibile l’ammortamento per gli
aspetti energetici.
VERDE SUI TETTI.
Dove possibile (sono casi particolari)
sulla copertura degli edifici si
inseriscono membrane speciali per
piante grasse che non crescono oltre
i 3 cm e che vivono anche su pendenze
del 40%, senza essere annaffiate:
garantiscono una differenza di
temperatura tra interno ed esterno
di 8° C.
4. L’energia per
riscaldare l’acqua
In casa, il 20% dell’energia serve per
scaldare l’acqua. Tutti gli scaldacqua
dovrebbero essere a gas. cioè
scaldacqua istantanei. Meglio il
modello ad accensione elettronica,
rispetto a quello a fiamma pilota,
perché riduce lo spreco di una
fiammella sempre accesa, anche
15
quando non viene utilizzato.
Lo scaldabagno elettrico è da evitare
(scalda-acqua ad accumulo). Chi lo
possiede, dovrebbe sapere che il suo
uso incide anche per il 40% sulla
bolletta. Scaldare l’acqua con
l’elettricità è un enorme spreco di
energia. Si calcola che in Italia vi siano
ancora 8 milioni di scaldabagni
elettrici (soprattutto al Sud e nelle
isole). Se non è sostituibile con uno
scaldacqua a gas, impariamo ad
usarlo. Accendiamolo 1-2 ore prima
dell’utilizzo, limitiamo il suo
funzionamento al tempo necessario,
grazie al timer, programmiamolo ad
una temperatura non superiore ai 4555° oppure facciamolo funzionare
nelle ore notturne.
In cucina una pentola di 3 litri impiega
10 minuti a bollire con il coperchio e
13 minuti senza (il 30% in più!). Perché
non usare il coperchio?
Più calda è l’acqua, più energia state
consumando. E’ proprio necessario
lavare e lavarsi con l’acqua
superbollente? No: una temperatura
tra i 44° e 48° è già in grado di uccidere
i batteri e consuma meno energia; la
si può ottenere costante con valvole
termostatiche applicate allo scaldaacqua.
L’ENERGIA DAL SOLE: DUE
PANNELLI DIVERSI
Il pannello solare fotovoltaico è una
lastra di silicio opportunamente
trattata cablata e protetta, che genera
energia elettrica quando esposta alla
radiazione solare.
Il pannello solare termico è una
serpentina di tubi fissata su una lastra
metallica: l’acqua che scorre
all’interno della serpentina si scalda
quando esposta alla radiazione solare.
PANNELLI SOLARI TERMICI
Un’alternativa, dove è possibile (per
esempio nelle case mono o
bifamiliari), è quella di utilizzare i
pannelli solari termici che producono
acqua calda per gli usi domestici
(bagno, cucina, lavatrice, lavastoviglie).
16
Bisogna analizzare il rapporto costi
e produzione di energia, tempo di
ammortamento, ecc.
Si possono usare anche nei condomini,
se il sistema di acqua calda è
centralizzato.
Si possono collegare alla lavatrice
alimentata a doppio flusso di acqua
calda (vedi paragrafo). Inoltre
possono anche scaldare la casa, se si
sostituiscono i termosifoni con i
pannelli radianti sotto il pavimento,
che richiedono una temperatura
dell’acqua in circolazione non
superiore ai 35° (contro i 60-70° C dei
termosifoni).
PANNELLI SOLARI
FOTOVOLTAICI
I pannelli solari fotovoltaici
trasformano l’energia del sole in
energia elettrica. Ad oggi l’efficienza
di conversione è di circa 10%.
Si installano sui tetti di qualsiasi tipo
di abitazione o in cortile o giardino,
se non ombreggiati.
Influiscono sulle decisioni gli svantaggi:
vengono avvertiti l’alto costo e la resa
non continuativa, l’ancora limitato
rendimento… elementi che
rappresentano un freno alla larga
diffusione.
I pannelli fotovoltaici sono una
tecnologia meno efficiente e matura
dei pannelli termici. Si tratta di
compiere attente valutazioni e
preventivi per poter decidere quando
e come è utile ricorrere a questa
tecnologia. Dipende dalle singole
situazioni, dalle specifiche esigenze,
dalle strutture, da quanta elettricità
si ricava, dagli ammortamenti, dalla
gestione, ecc. …e dagli incentivi.
approfondimento al Museo
Exhibit n.
piano energia
CONOSCERE CONTRIBUTI,
AGEVOLAZIONI E DETRAZIONI
Incentivi per il solare.
Negli anni passati le Regioni, in
accordo con il Ministero dell’ambiente,
hanno finanziato l’installazione degli
impianti solari (e anche per
l’isolamento di edifici) a fondo
perduto con formule percentuali
diverse. Attenzione: periodicamente
gli Enti riaprono bandi di contributi
e agevolazioni. Dal 2005 è possibile
fare domanda (purtroppo ad oggi i
tempi di attuazione sono ancora
lunghi e il tetto dei contributi limitato)
per vendere l’elettricità ricavata dal
solare alla rete nazionale con forti
incentivi. Si è imitato il modello
tedesco che ha ottenuto in Germania
una larga diffusione degli investimenti
nel solare da parte dei cittadini
soprattutto attraverso
l’incentivazione di un alto pagamento
dell’elettricità effettivamente
prodotta e riversata in rete. Si chiama
“conto energia”: si può pagare
l’impianto di tasca propria e vendere
l’energia prodotta al gestore elettrico
nazionale ricevendo - ad esempio- per
gli impianti da 1 a 20 kWp una cifra
di 0,45 € al kWh (il prezzo normale
è di circa 18 centesimi) quindi due
volte e mezzo il prezzo!
Per maggiori informazioni: www.gse.it
Calcolo approssimato: consumo
medio annuo di energia 3000 kWh:
potenza installata solare fotovoltaico
2 kWp (16 mq); produzione media
annua di 2.600 kWh corrisponde a
risparmio + incentivo di 1.640 € /anno;
costo impianto 15.000 € (iva inclusa);
ammortamento in circa 8-9 anni;
guadagno totale anni successivi (fino
a 20 anni) circa 18.000 €.
Al momento in cui scriviamo il
Ministero non ha aumentato il
quantitativo degli incentivi per il solare
che è fissato fino a 85 megawatt
all’anno fino al 2015. Consultate il sito
www.grtn.it o il numero verde 800
161616 del Gestore dei Sistemi Elettrici.
Incentivi per i lavori di
ristrutturazione
La legge prevede delle detrazioni
fiscali per le spese di recupero edilizio
tra cui le opere finalizzate a risparmio
energetico. Informatevi ! (vedi
pubblicazioni Enea – Ente per le Nuove
Tecnologie, l’Energia e l’Ambiente)
www.enea. it; Sportello Ambiente
Provincia di Torino 011/8613800/1/2;
InformAmbiente - Città di Torino 800-018235.
In genere le leggi finanziarie hanno
concesso detrazioni del 41%
d’imposta sulle spese sostenute per
i lavori di recupero del patrimonio
edilizio e per gli interventi finalizzati
al conseguimento di risparmi
energetici (fissando ad es. un tetto
per calcolare la detrazione per i
lavori svolti – 2006: 48.000 €.).
Ad esempio la finanziaria 2006
all’art.22 prevede le agevolazioni
tributarie per la riqualificazione
energetica degli edifici.
Un altro esempio: l’allegato
energetico del Regolamento edilizio
di Torino prevede per le nuove
costruzioni, una serie di requisiti che
vengono incentivati con sconti sugli
oneri di urbanizzazione (fino al 50%
del loro importo).
Un altro esempio: la Provincia di
Torino riapre periodicamente il
bando di assegnazione di contributi
per gli interventi di isolamento
termico degli edifici.
5. Tutti gli usi di
energia elettrica
L’ORARIO DI USO
DELL’ENERGIA ELETTRICA
E’ interessante esaminare la curva
dell’andamento del fabbisogno
giornaliero di potenza di energia
elettrica a livello nazionale o locale.
Cresce fortemente dalle ore 7 alle ore
9 per stabilizzarsi con alternanza in
alcuni orari (ore 13 / ore 19 fino alle
21 quando ritorna a valori medio
bassi. Oggi chi ha i nuovi contatori
informatizzati (che permettono la
lettura a distanza), può usufruire di
sconti sull’elettricità se utilizza gli
elettrodomestici nelle ore notturne,
in alcune fasce orarie differenziate
nei costi (per un uso consolidato
bisognerà tuttavia aspettare che siano
cambiati ovunque i contatori).
E’ possibile far funzionare la lavatrice
e la lavapiatti in orari notturni, con
meno costi, perché l’elettricità nelle
ore notturne viene prodotta ma
utilizzata in forma molto minore.
Nota. La lavatrice fa rumore?
Da tempo sono acquistabili speciali
conchiglie (da collocare sotto i
piedini), che assorbono le vibrazioni
e il rumore del funzionamento,
disturbando molto meno i vicini di
casa.
GLI ELETTRODOMESTICI:
ACQUISTO E USO
Provate a scrivere un elenco degli
elettrodomestici che avete in casa.
Vi aiutiamo, per non dimenticarne
qualcuno.
In cucina: affettatrice, apriscatole,
bistecchiera, centrifuga, coltello
elettrico, congelatore, cucina
(forno e piastre) elettrica, forno
a microonde, friggitrice,
frigorifero, frullatore, frullino,
gelatiera, grattugia, grill,
lavastoviglie, macchina per caffè
espresso, macchina per caffè
americano, macchina per il pane,
scalda biberon, spremiagrumi,
tostapane, tritatutto, yogurtiera.
In altri luoghi della casa: lavatrice,
asciugabiancheria, aspirapolvere,
battitappeto, lucidatrice,
scaldabagno, vasche con
idromassaggio, asciugacapelli,
rasoio elettrico, arriccia capelli,
spazzolino elettrico, casco per
capelli, depilatore, rasoio,
impianto stereo con
amplificatore, giradischi, piastra,
sintonizzatore, lettore compact
disc e dvd, interfono,
video/radioregistratore, orologio,
radiosveglia, computer,
stampante, condizionatore
d’aria, ferro da stiro, macchina
per cucire, scopa elettrica,
stiratrice, televisore,
termocoperta, termoventilatore,
ascensore, trapano, barbecue…
E poi ancora?
approfondimento al Museo
piano energia
Exhibit n.
17
Dall’elenco si ricava che quasi ogni
gesto manuale ormai ha una macchina
corrispondente. Sono proprio
necessarie tutte? Utilizzare l’energia
umana riducendo quella elettrica nelle
piccole attività domestiche non è
certo una pratica sbagliata. Ad
esempio lo spremi agrumi, il coltello,
la grattugia, l’apriscatole, lo
spazzolino da denti elettrici? E’ vero
che i consumi e il tempo di utilizzo di
ognuno di questi apparecchi è basso,
ma la somma di tanti piccoli
consumi…produce un grande
consumo!
L’ACQUISTO DI UN
ELETTRODOMESTICO
Nella vita di un elettrodomestico,
specie quelli che funzionano di
continuo, come il frigorifero e il
congelatore, il costo maggiore non
riguarda l’acquisto, ma il consumo di
energia.
E’ importante conoscere e saper
leggere l’etichetta energetica, per
effettuare la scelta migliore.
La classe di efficienza va da A ++
(ultraefficienti) e A (consumi bassi)
fino a G (consumi elevati). La classe
A consuma, ad esempio per i
frigoriferi, in media anche un terzo
in meno dello stesso prodotto di dieci
anni fa.
Ne consegue che:
conviene acquistare un
elettrodomestico con consumi
bassi anche se il costo iniziale
è maggiore;
mantenere un
elettrodomestico vecchio di
oltre 10-15 anni comporta
spesso spreco di energia e
maggiore spesa (è meglio
prevedere la sostituzione di un
elettrodomestico costruito
prima del 1990).
SAPER LEGGERE
L’ETICHETTA ENERGETICA
L’etichetta energetica è prevista per
frigorifero, congelatore, lavatrice,
asciugatrice, lavasciugatrice,
lavastoviglie.
Le informazioni riportate
sull’etichetta sono utili per
confrontare i consumi, insieme ad
altre caratteristiche che solitamente
non vengono riportate sul libretto di
istruzione, come la rumorosità e
l’efficacia del risciacquo, l’uso di
minore acqua e detersivo.
L’etichetta energetica è obbligatoria
a livello europeo dal 1995. In Italia la
normativa per i frigoriferi è operativa
dal novembre ’98, mentre per le
lavatrici dal maggio ’99 e via via per
gli altri prodotti.
l’etichetta di per sé non
confronta prodotti diversi;
non esiste un rapporto effettivo
tra prezzo elevato e maggiore
efficienza del prodotto (non è
detto che per consumare meno
un elettrodomestico debba
costare di più);
sull’etichetta energetica ci sono
una serie di frecce di lunghezza
crescente, ognuna di colore
diverso
nel settore 1 viene identificato
l’elettrodomestico (marchio del
costruttore e nome del
modello);
nel settore 2 sono riportate
una serie di frecce colorate di
lunghezza crescente, associate
ad una lettera dell’alfabeto
(dalla A alla G), che indicano le
classi di efficienza energetica.
La lunghezza e i colori delle
frecce sono legati ai consumi.
I consumi decrescono andando
dalla linea lunga di colore rosso
(G, alti consumi), fino alla linea
corta, di colore verde (A: bassi
consumi). In questo spazio può
essere anche riportato il
simbolo Ecolabel (eco etichetta della Comunità
Europea per i prodotti
compatibili con l’ambiente
concedibile in base ad analisi e
controlli appositi).
i modelli di classe A in media
riducono i consumi del 30%
rispetto alla classe C
nel settore 3 è indicato il
consumo di energia espresso in
kWh/anno. Il consumo indicato
è quello che si avrebbe tenendo
l’apparecchio sempre in
funzione a porte chiuse (es.
frigorifero). Il consumo reale
dipende dal modo in cui viene
utilizzato e dal luogo in cui è
installato.
18
nel settore 4 vengono forniti i
dati sulla capacità
dell’apparecchio, per esempio
per un frigorifero:
volume utile complessivo in litri
degli scomparti per conservare
il cibo fresco;
volume utile complessivo in litri
degli scomparti per conservare
il cibo congelato;
il codice a stelle per individuare
il tipo di scomparto per i cibi
congelati, che ne indica la
temperatura: 1 stella: - 6 C°; 2
stelle: - 12 C°; 3 stelle: - 18 C°;
4 stelle: - 18 C° (congelamento
cibi freschi)
nel settore 5 viene definita la
rumorosità dell’apparecchio.
Dagli anni ottanta ad oggi sono stati
fatti molti passi avanti dal punto di
vista tecnologico: gli elettrodomestici
consumano circa la metà, ma non
basta!
In tutti gli elettrodomestici vi è stata
una forte innovazione tecnologica,
tesa a ridurre i consumi.
Per le lavatrici: è stato
introdotto il lavaggio
intelligente e la capacità
variabile a controllo
elettronico, lavatrice ad acqua
fredda, lavatrice a doppia presa
per introdurre acqua
preriscaldata al momento del
lavaggio, programmazione, ad
esempio per fasce notturne.
Per le lavastoviglie: minori
consumi di acqua (in dieci anni
si è passati in media da 45 a 25
litri- anche a 15 litri); le
lavastoviglie tradizionali
consumano, per il ciclo più
lungo, circa 2,5 Kwh; i modelli
nuovi, tra 1,4 e 1,8 KWh; cicli di
lavaggio intelligente a basse
temperature; una minore
quantità di detersivo (da 60 gr
a 18 gr.); la possibilità di
effettuare cicli ridotti o rapidi.
Come per le lavatrici, anche per
le lavastoviglie è possibile la
programmazione differita
(esempio nelle ore notturne).
approfondimento al Museo
Exhibit n.
piano energia
Due modi per risparmiare energia:
acquistare un elettrodomestico
efficiente e adatto alla
dimensione della propria
famiglia (perché comperare un
frigorifero molto capiente, che
anche con pochi prodotti
all’interno consuma una grande
quantità di energia, quando si
è solo in due in famiglia?)
utilizzarli correttamente,
evitando sprechi dovuti al
nostro comportamento
6. Gli
elettrodomestici:
acquisto e uso
DA ELETTRODOMESTICO AD
ELETTRODOMESTICO
Il consumo di energia elettrica di un
elettrodomestico non dipende solo
dal tipo di apparecchio e da quanto
consuma, ma anche dal tempo di
utilizzo e dalle nostre abitudini.
Esaminiamo i consigli di base,
passando in rassegna i principali tipi
di elettrodomestici.
FRIGORIFERO E
CONGELATORE
posizionare il frigorifero o il
congelatore in luoghi aerati
(lasciare almeno dieci
centimetri tra la parete e il
retro dell’apparecchio),
lontano da fonti di calore
(fornelli, finestre soleggiate,
termosifoni, …)
abbassare il termostato del
frigorifero al minimo se non
dovete conservare alimenti
facilmente degradabili
regolare il termostato del
frigorifero/congelatore su
temperature ragionevoli (per
una buona conservazione e non
correre il rischio di gelare gli
alimenti, è sufficiente una
temperatura di +6°/+7°)
dopo aver surgelato i cibi alla
temperatura più fredda,
riportare la regolazione del
congelatore in posizione di
conservazione
evitare di lasciare la porta del
frigorifero o del congelatore
aperta più del necessario
sostituire le guarnizioni della
porta del frigorifero se sono
deteriorate
spegnere il frigorifero/
congelatore se rimane vuoto
(periodi di assenza prolungata)
sbrinare regolarmente il
congelatore: uno strato di brina
superiore ai 5 mm. funziona da
isolante e fa aumentare i
consumi energetici
dell’apparecchio
non riporre cibi ancora caldi
19
perché formano brina e
riscaldano altri alimenti,
facendo lavorare di più
l’apparecchio
rimuovere regolarmente la
polvere dalla serpentina sul
retro del frigorifero, in modo
da consentire un migliore
scambio termico con l’aria
LAVATRICE
scegliere il programma di
lavaggio adatto al tipo di bucato
(es. evitare il prelavaggio che
assorbe molta energia)
utilizzare la lavatrice a pieno
carico oppure usare il tasto
mezzo carico (se presente).
Molte lavatrici riducono
automaticamente il consumo
di acqua e di energia in caso di
minori quantità
preferire programmi di lavaggi
a bassa temperatura: i detersivi
sono attivi ugualmente e la fase
di riscaldamento dell’acqua è
quella dove si consuma
maggiore energia
programmi di lavaggio tra i 40
e i 60° vanno bene per tutti i
tipi di bucato, meno per
biancheria molto, molto sporca
non eccedere nelle dosi di
detersivo: più detersivo non
significa migliore lavaggio, ma
solo maggiore inquinamento e
minore efficacia nel risciacquo
per la lavasciuga ricordare che
l’elettricità consumata durante
l’asciugatura è pari a quella
usata nella fase di lavaggio
se la lavatrice è predisposta per
un doppio attacco, alimentarla
tramite lo scaldabagno a gas o
collegato all’impianto solare
termico
azionare la lavatrice negli orari
non di “punta” dei consumi
elettrici
Il consumo della lavatrice
dipende oltre che dalla
temperatura del lavaggio anche
dalla durezza dell’acqua
(un’acqua dura – con elevato
contenuto di calcare – richiede
più detersivo). Per facilitare
l’azione del detersivo e per fare
funzionare più a lungo la
serpentina di riscaldamento
dell’acqua si può aggiungere
un anticalcare ad ogni lavaggio.
Solo se necessario in alcune
zone dove è sicura la presenza
della durezza dell’acqua per
motivi geologici-si può
utilizzare un addolcitore
all’arrivo nell’alloggio
(apparecchiatura che invece è
inutile in molti altri casi).
LASTOVIGLIE
utilizzare la lavastoviglie a
pieno carico (un ciclo di solo
risciacquo consente di
mantenere umide le stoviglie
prima di completare il carico)
prima del lavaggio asportare i
residui più grossi di cibo dalle
stoviglie per evitare
l’intasamento del filtro e
assicurarsi che i forellini dei
bracci rotanti non siano ostruiti
da residui di cibo o impurità
per non ridurre l’efficacia di
lavaggio
preferire lavaggi a bassa
temperatura
se la lavastoviglie è predisposta
per un doppio attacco,
alimentarla tramite lo
scaldabagno a gas o l’impianto
solare termico.
quando non è strettamente
necessario e se la lavastoviglie
è predisposta, evitare la fase
finale di asciugatura delle
stoviglie
non eccedere nelle dosi di
detersivo: più detersivo non
significa migliore lavaggio, ma
solo maggiore inquinamento e
minore efficacia nel risciacquo
ASCIUGATRICI
20
Questo elettrodomestico, utile
solo per chi non sa dove far
asciugare i panni, assorbe
moltissima energia. Nelle
etichette energetiche in genere
fa parte della classe C . Richiede
anche il doppio dell’energia
consumata per un bucato a 90°.
FORNELLI E FORNI
Dal punto di vista dell’ambiente
e dell’energia necessaria è
meglio cucinare con il gas (più
efficiente) che con l’elettricità.
CONSIGLI ENERGETICI PER
CUCINARE
usare stoviglie più efficienti:
acciaio inox e alluminio.
l’uso della pentola a pressione
riduce i tempi di cottura di
almeno un terzo e i consumi di
energia del 50-70%. Inoltre
conserva maggiormente le
sostanze contenute nel cibo.
il bollitore elettrico porta ad
ebollizione l’acqua con metà
energia rispetto al fornello
elettrico.
un tostapane consuma il 70%
in meno del forno elettrico. Il
fornello a gas ovviamente
risparmia maggiore energia.
sul fornello non utilizzare
pentole di diametro inferiore
alle fiamma, per non disperdere
il calore.
Un forno elettrico tradizionale
consuma circa 3 volte più energia di
un forno a microonde e di un forno a
gas (tempi di cottura e potenza
assorbita sono inferiori).
Nonostante ciò, l’uso dei forni a gas
è in forte riduzione. In commercio
non se ne trovano quasi più: vengono
privilegiati i forni elettrici per motivi
di sicurezza e perché consentono di
regolare con maggiore precisione la
temperatura. Tra i forni elettrici sono
migliori quelli ventilati (con
circolazione forzata di aria calda)
perché hanno un tipo di cottura più
rapida e uniforme, consumano il 30%
in meno e possono essere utilizzati a
temperature più basse.
In un forno, due terzi dell’energia
complessiva si disperde, il 15% riscalda
le pareti del forno e solo il 6-7% cuoce
i cibi.
Per molte funzioni si possono
utilizzare i forni a microonde che
consumano meno energia (circa la
metà di un forno elettrico di classe
A). Oggi i forni a microonde in
commercio sono provvisti di grill, per
cui sono più simili ai forni tradizionali.
Resiste il mito che il forno a
microonde faccia male alla salute
modificando le caratteristiche del
cibo: ma le microonde non sono
ionizzanti e quindi non producono
modificazioni alla struttura
molecolare degli alimenti. Il
microonde è più adatto a cuocere
porzioni piccole.
LAVATRICI A DOPPIO
FLUSSO D’ACQUA
Elettrodomestici come la lavatrice
consumano molta energia per
riscaldare l’acqua.
Non sono purtroppo molto diffuse,
ma si possono installare lavatrici (e
lavastoviglie) a doppio ingresso
d’acqua: da un tubo entra l’acqua
fredda, dall’altro l’acqua calda che è
collegato allo scaldabagno a gas (o ai
pannelli termici solari), permettendo
così di ridurre l’uso di energia elettrica
e di risparmiare.
Predisporre gli impianti per il doppio
flusso in fase di nuova costruzione o
di ristrutturazione non costa o costa
molto poco. La loro diffusione
otterrebbe grandi benefici ambientali.
Ad esempio conto medio: lavatrice
classe A+ modello medio 1040 Wh
consumo; la lavatrice a doppio flusso
145 Wh; risparmio di 895 Wh.
21
Nota. In sintesi
CONSUMI ANNUI MEDI DEGLI
ELETTRODOMESTICI PER UNA
FAMIGLIA TIPO DI 3-4 PERSONE
(esclusa l’illuminazione che si aggira
sui 30 kWh mensili ed è l’equivalente
dei consumi di una lavatrice o di un
frigorifero)
Nota. ENERGIA ELETTRICA (kwh) e
POTENZA ELETTRICA (W)
Per misurare i consumi di energia
elettrica di un apparecchio si usa il
kWh (chilowattora) che corrisponde
al consumo di dieci lampade da
100 W (watt) se rimangono accese
per un’ora. La potenza elettrica di un
apparecchio si misura in W (chilowatt
= kW significa 1000 W). La potenza di
solito è indicata sulle etichette degli
apparecchi: quanto più alta è la
potenza tanto più quell’apparecchio
richiede corrente.
22
STAND BY
Un apparecchio o elettrodomestico
lasciato in modalità di stand by (cioè
non è spento, ma in preaccensione)
continua ad assorbire corrente, anche
se non per tutti gli apparecchi nello
stesso modo. I televisori e i
videoregistratori sono
particolarmente “spreconi”. Il
consumo finisce con l’essere alto,
specie se si considera la quantità di
apparecchiature ormai presenti nelle
nostre case.
Una “ciabatta” provvista di
interruttore che collega più dispositivi
(anche con spia colorata di rosso o
arancione di accensione) aiuta a
evitare di dimenticarsi gli apparecchi
accesi.
Un esempio di calcolo.
Se un videoregistratore viene in media
utilizzato un’ora al giorno, resta in
preaccensione per le restanti 23. Il
consumo di elettricità in stand by è
di 15 W, che moltiplicato per 23 ore
diventa 345 W, che moltiplicati per
365 giorni raggiungono il valore di 126
kW all’anno (circa 30 € che
moltiplicati per 10 anni - la vita media
di un apparecchio - arrivano a circa
300 €: il costo di un apparecchio
nuovo).
Anche il carica batteria dei telefonini
assorbe energia se lasciato nella presa:
bisogna staccarlo dopo averlo
utilizzato per ricaricare il cellulare.
Spesso invece lo lasciamo in modo
permanente attaccato alla presa che
abbiamo destinato a questo utilizzo.
Attenzione: i valori della tabella che
segue sono puramente indicativi
NUOVE TECNOLOGIE
AIUTANO
Le aziende produttrici hanno fatto
passi avanti: ad esempio con le attuali
tecnologie il consumo per stand-by è
sceso in media ad 1W contro i 9W
degli anni precedenti.
Molte hanno deciso di inserire
sull’apparecchiatura l’informazione
del consumo in stand by: per il
televisore / videoregistratore /
computer / stampante è opportuno
acquistare prodotti che dichiarino
il valore di potenza assorbita in
stand by.
SICUREZZA
acquistare solo apparecchi con
il marchio europeo CE.
7. Casa sprecona Casa risparmiosa
Nella tabella che segue indichiamo
valori annuali puramente indicativi
la stufetta elettrica è un
elettrodomestico proibitivo dal
punto di vista dell’energia come
da quello della sicurezza, così
come lo scaldabagno elettrico.
ci sono nuove e piccole tecnologie
da considerare a seconda del tipo
di alloggio e situazione in cui uno
si trova : ad esempio solo in
alcune situazioni sono degni di
attenzione piccoli scalda acqua
elettrici istantanei da collocare
su un singolo rubinetto.
le spine vanno inserite o
disinserite, afferrando il corpo
isolante e non tirando il filo.
non usare più prese collegate
tra di loro, ma impiegare prese
multiple (ciabatte)
non lasciare apparecchi elettrici
in bagno sui bordi di lavandini
e vasche, né usarli a piedi nudi
chiudere il gas dalla chiavetta
centrale, quando si esce di casa.
23
Nota.
C’è poca differenza nella casa
sprecona e quella risparmiosa tra
questi apparecchi:
24
FERRO DA STIRO
2 ore e mezza a settimana 100 kWh
ALTRI APPARECCHI
Aspirapolvere, piccoli
elettrodomestici 100 kWh
approfondimento al Museo
piano energia
Exhibit n.
8. Inquinamento
elettromagnetico
CAMPI E ONDE
ELETTOMAGNETICHE.
Siamo sempre stati immersi in un
“fondo” elettromagnetico naturale:
producono onde elettromagnetiche
il sole, le stelle, alcuni fenomeni
metereologici (scariche
elettrostatiche).
La Terra stessa genera un campo
magnetico. A queste fonti si sono
sempre più aggiunte le sorgenti
artificiali che hanno origine dalle
cariche elettriche e dal movimento
delle cariche stesse (corrente
elettrica). I campi elettrici e
magnetici si propagano nello spazio
sotto forma di onde
elettromagnetiche.
In particolare è alle radiazioni
elettromagnetiche non ionizzanti
(le frequenze fino alla luce visibile)
con frequenza inferiore a quella
della luce infrarossa che ci si riferisce
quando si parla di inquinamento
elettromagnetico.
Frequenze estremamente basse
(ELF) 0Hz – 300 Hz in casa linee
elettriche, elettrodomestici
Radiofrequenze (RF) 300 HZ –
300 GHz cellulari, ripetitori radio
TV, forni a microonde…
Ai due gruppi di frequenze sono
associati meccanismi di interazione
diverse con la materia vivente e
diversi rischi potenziali per la salute
umana.
i campi ad alta frequenza (RF)
cedono energia ai tessuti sotto
forma di riscaldamento,
i campi a bassa frequenza (ELF)
inducono invece delle correnti nel
corpo umano.
LE ONDE
ELETTROMAGNETICHE
SONO INQUINANTI?
Ovunque ci sia elettricità ci sono campi
elettrici e campi magnetici più o meno
intensi a seconda della tensione della
corrente elettrica. Bisogna conoscere,
non allarmarsi, distinguere.
Per esempio:
Fuori casa: trasmettitori,
ripetitori, tralicci, radar, cabine
elettriche…
In casa: gli apparecchi elettrodomestici, si dividono in
due gruppi:
utilizzano energia elettrica per
trasformarla in calore, freddo,
movimento, luce (forno,
aspirapolvere, frullatore, phon,
ecc.);
trasformano l’energia elettrica in
un’altra forma di energia che
serve a comunicare o agire a
distanza (cordless, cellulare,
telecomando, forni a microonde,
ecc.).
Il corpo umano è sede di correnti
energetiche, che possono essere
modificate dall’energia dei campi
elettromagnetici, ad esempio
trasformandosi in calore nel corpo.
I rischi sanitari non sempre sono
certezze, ma impongono
atteggiamenti di cautela.
approfondimento al Museo
Exhibit n.
piano rifiuti
CAUTELA SIGNIFICA…
Le onde elettromagnetiche
degli apparecchi domestici
hanno un raggio di azione
molto ridotto; in genere 2-3
metri. Ad esempio, le radiazioni
televisive sono massime ad un
metro e aumentano molto
dietro l’apparecchio. Ne
consegue che allontanandoci
anche poco dalla sorgente si è
meno esposti ai campi
elettromagnetici.
Un aspetto di cautela riguarda
il telefono cellulare: pur non
sapendo oggi se i campi
generati dall’apparecchio
telefonico siano effettivamente
dannosi per la salute, l’uso
dell’auricolare ci permette di
essere prudenti, allontanando
l’antenna dalla nostra testa.
L’intensità di emissione e la
vicinanza ai tramettitori
radiolelevisivi e tralicci ad alta
tensione hanno importanza.
Si possono avere effetti biologici dei
campi elettromagnetici se
l’esposizione ai campi è troppo
intensa, con livelli molto più ampi di
quelli che possiamo riscontrare
nell’ambiente casalingo in cui viviamo
normalmente.
Non esporsi ai ripetitori radiotelevisivi
e ai tralicci ad alta tensione per il
trasporto dell’energia elettrica.
La distanza di sicurezza dalle case
delle linee ad alta tensione è di almeno
100 metri; dai ripetitori più potenti
almeno 150 metri; anche i ripetitori
meno potenti come quelli della
telefonia mobile devono trovarsi
almeno a 50 metri dalle abitazioni.
25
9. L’energia
elettrica per
illuminare
Per illuminare un ambiente senza
consumare troppa energia, la
proposta più interessante è
rappresentata dalle lampade
fluorescenti a basso consumo
energetico.
L’ILLUMINAZIONE
DOMESTICA CAMBIA
A parità di illuminazione, assorbono
un quinto di energia di una lampadina
tradizionale. Un esempio: 10.000 ore
di una lampada fluorescente da 15 W,
pari ad una ad incandescenza di 75
W, fa risparmiare circa 600 kWh (oltre
80 €) che equivalgono a 320 kg evitati
di anidride carbonica.
Usano gli stessi attacchi delle
lampadine tradizionali, sono
particolarmente utili nei luoghi dove
la luce rimane accesa per più ore al
giorno. Non è necessario spegnerle in
continuazione. Si trovano in tutti i
negozi di elettricità e supermercati.
Sono disponibili in tutte le forme e
colori. Si possono scegliere luci molto
calde. Hanno una durata da 6 a 12
volte superiore alle lampadine
tradizionali. Il costo, mediamente 46 volte più alto delle lampadine
tradizionali, viene ammortizzato in
meno di un anno in un alloggio medio.
Nota. Le lampadine a fluorescenza di
ultima generazione hanno dentro di
sé sempre meno vapori di mercurio
(si sta cercando di eliminarli del
tutto). Contengono una piccola
quantità di questo metallo tossico,
quindi vanno considerate rifiuti tossici
ed una volta esaurite, non vanno
gettate nei rifiuti domestici, ma
consegnate alle ecoisole.
SPEGNERE LA LUCE.
per evitare anche un piccolo
spreco, è buona abitudine
spegnere le luci e gli
26
elettrodomestici quando non
si utilizzano. Le nuove
tecnologie permettono oggi di
realizzare impianti domestici
con sensori di presenza a zone,
che accendono le luci solo se
una stanza è occupata e che le
spengono automaticamente
quando si esce di casa (i costi
non sono eccessivi e sono in
diminuzione).
una lampada grande è più
efficiente di tante lampade
piccole: sono da evitare i
lampadari centrali a più
lampadine.
nell’arredare la casa,
posizionare le scrivanie e i
tavoli da lavoro vicino alle
finestre. Prevedere una
quantità di luce sufficiente per
le attività che lo richiedono.
Tinteggiare le pareti con colori
chiari (il bianco riflette l’80%
della luce). Nei locali (garage,
cantine, scale, soffitte…) dove
è facile dimenticare la luce
accesa, applicare un
interruttore a tempo o sensori.
In casi particolari, oggi è
possibile utilizzare i camini
solari, che introducono dal
tetto la luce solare dentro casa.
La spesa energetica è pari a
zero e quindi l’investimento si
recupera in fretta.
approfondimento al Museo
piano energia
Exhibit n.
IL CONSUMO CON I
PROGETTI EUROPEI
Greenlight è un primo progetto
europeo che fornisce consigli.
Che cosa si può fare, per esempio,
in una scuola: utilizzare lampade
fluorescenti di ultima generazione;
alimentatori elettrici a basso consumo
(che servono per far funzionare le
lampade), sistemi di riflessione della
luce che la indirizzano verso punti
precisi dell’ambiente; i regolatori di
luce rispetto alla luce che arriva
dall’esterno; i rilevatori di presenza
nei bagni, palestre, ecc.
Il programma pur non prevedendo
finanziamenti, offre il supporto
tecnico e informativo (www.eugreenlight.org) per migliorare la
qualità dell’illuminazione
risparmiando sulla bolletta di scuole,
uffici, negozi, supermercati…
Greenbuilding è un secondo progetto
che prende invece in considerazione
tutto l’uso di energia dell’edificio, per
verificare che cosa è migliorabile dal
punto di vista del riscaldamento, della
ventilazione e raffrescamento nei
mesi caldi, dei consumi elettrici
compresa l’illuminazione, ecc.
La Commissione Europea sta
conducendo in tutta l’Unione Europea
una campagna di sensibilizzazione sui
cambiamenti climatici e sui consumi
energetici (e su tutto ciò che è
possibile fare) dal titolo “CAMBIA”
abbassa, spegni, ricicla, cammina…
http:/ec.europa.eu/environment/cli
mat/campaign/index_it.htm
Nell’ambito del Programma “Energia
Intelligente per l’Europa” (2003-2006)
l’UE ha pubblicato il Libro Verde
sull’efficienza energetica “fare di più
con meno” sul risparmio energetico
che può essere scaricato all’indirizzo:
http://ec.europa.eu.
COME GESTIRE L’ENERGIA
E’ anche una professione… si stanno
scoprendo e diffondendo le figure
degli energy manager o le aziende di
consulenza che aiutano le aziende di
piccola, media e grande dimensione
a fare le scelte migliori, analizzando
tutti gli aspetti, monitorando tutti i
consumi (le soluzioni sono simili a
quelle illustrate per gli alloggi, ma
anche specifiche per molte aziende):
dalla lettura della bolletta,
all’illuminazione, al riscaldamento
ambientale, al condizionamento
ambientale, all’uso di motori e
azionamenti elettrici, all’uso di
macchine per aria compressa, alla
refrigerazione nel processo
produttivo, alle necessità di
riscaldamento in produzione, alla
trasformazione dell’energia elettrica.
SI PUÒ ACQUISTARE
ELETTRICITÀ VERDE: LA
LIBERALIZZAZIONE DEL
MERCATO ELETTRICO
Dal 1999 anche in Italia si è avviato il
mercato libero dell’energia, dove
l’energia elettrica non è più un
monopolio, ma può essere prodotta,
importata e venduta da soggetti
privati e il cliente può scegliere il
fornitore che meglio lo soddisfa: ad
esempio quello che garantisce di aver
prodotto l’elettricità con fonti
rinnovabili.
Dal luglio 2003 ciò è già possibile per
i clienti come le imprese che in un
anno consumano almeno 100.000
kWh (spesa circa 13.000 €): i nomi
sono pubblicati nel sito
www.autorità.energia.it .
Dal luglio 2004 sono clienti idonei tutti
gli usi “non civili”- aziende, attività
commerciali, soggetti con partita iva;
dal luglio 2007 saranno liberalizzati
tutti gli usi: associazioni e aziende
iniziano già a proporre agli utenti la
prenotazione.
In pratica: anche per gli alloggi si potrà
scegliere il fornitore e l’energia da
utilizzare. Sono già particolarmente
attivi gli operatori elettrici che
propongono energia elettrica
prodotta da fonti rinnovabili;
cambiare fornitore non comporta
alcuna modifica tecnica, nessuna
interruzione del servizio; si può
prenotare fin da oggi…leggendo bene
i contratti.
MERCATI PER L’AMBIENTE.
Con la liberalizzazione dell’energia
elettrica il sistema previsto dalla leggi
nazionali e internazionali cerca di
promuovere la produzione di energia
da fonti rinnovabili. Si promuove lo
sviluppo quindi di Certificati Verdi e
di Titoli di Efficienza Energetica
(Mercati per l’Ambiente).
I produttori e gli importatori di
energia da fonti fossili devono
introdurre a partire dal 2002 in rete
una quota di energia rinnovabile pari
al 2%, di energia proveniente da fonti
non rinnovabili, eccedente i 100 GWh
prodotta o importata nell’anno
precedente. E ogni anno dopo il 2004
deve essere incrementata
annualmente di 0,35 punti
percentuali. Nel 2004 la produzione
nazionale da fonti rinnovabili è stata
di 55.669 GWh con un incremento del
16% rispetto all’anno precedente.
Anche se la quota corrisponde appena
a un po’ più di 1/6 della produzione
complessiva (303.321 GWh).
10. Le pile/le
batterie
E’ preferibile l’uso dell’elettricità della
rete elettrica piuttosto che quella
delle batterie. Se proprio non se ne
può fare a meno, meglio usare le
batterie ricaricabili con relativo carica
batterie, in commercio ormai in tutti
i negozi di elettricità.
Leggere con attenzione sulle batterie
a stilo o a bottone, il contenuto di
metalli.
In alternativa, vi sono calcolatrici,
orologi portatili con celle solari, che
funzionano anche in condizioni di
scarsa illuminazione.
BASSO CONTENUTO DI
MERCURIO?
Oggi le batterie a basso contenuto di
mercurio - che utilizzano il metallo
solo per prevenire l’accumulo di gas
idrogeno - e le batterie che ne sono
del tutto prive sono ormai utilizzabili
per ogni esigenza. Tuttavia quantità
significative di questo metallo tossico
sono ancora riscontrabili nelle pile a
bottone. Anche le pile alcaline
cilindriche, specialmente quelle
prodotte nelle fabbriche più obsolete,
possono contenere quantità
sorprendenti di mercurio, pur
essendo ormai pratica di produzione
non utilizzare più il mercurio.
Negli ultimi anni, Stati Uniti e Europa
hanno imposto restrizioni al
contenuto di mercurio nelle batterie
alcaline e hanno messo al bando le
pile a bottone all’ossido di mercurio,
27
per il loro elevato grado di tossicità.
Oggi le batterie a bottone possono
contenere non più di 25 milligrammi
di mercurio per pila (negli Stati Uniti),
non devono superare il 2% del peso
totale (in Europa).
Ma le statistiche dicono che decine di
migliaia di batterie all’ossido di
mercurio di tutte le dimensioni
vengono prodotte ed esportate ogni
anno dall’Asia, ad es. dalla Cina,
costituendo uno dei maggiori veicoli
di diffusione del mercurio nel mondo.
LE BATTERIE DELLE
AUTOMOBILI
Il Cobat (Consorzio delle batterie
esauste d’automobile) è in grado di
recuperare dagli elettrauti, meccanici
e altri artigiani, prima che vengano
abbandonate nel territorio il 92%
delle batterie; le ricicla tritando la
plastica, recuperando il piombo dal
liquido, i metalli ecc. Però una parte
viene abbandonata con grave rischio
per l’ambiente soprattutto per il
piombo contenuto; oppure inserita
nei cassonetti della raccolta
differenziata.
E’ sufficiente andare a cambiare la
batteria presso l’elettrauto e il
problema è risolto: saranno loro a
consegnare al Cobat il rifiuto.
Quando invece si “fa da sé” con gli
acquisti al supermercato, il fine vita
è molto più incerto per l’ambiente e
il risparmio è davvero poco!
Bisogna chiedersi se la ricerca di
piccoli risparmi economici che
provocano facilmente comportamenti
gravemente scorretti nei confronti
dell’ambiente, siano pratiche sensate.
Un altro esempio identico: il fai da
te per il cambio dell’olio.
Meglio rivolgersi a chi lo sa fare e lo
recupera: i distributori di combustibili
ad esempio.
approfondimento al Museo
Exhibit n.
piano energia
11. Esempi di
buone pratiche
degli enti locali
(senza pretesa di completezza)
lo sviluppo della rete di
teleriscaldamento (produzione
di energia elettrica e di calore) a
partire da impianti di produzione
di elettricità oppure da
termovalorizzatori (entrambi di
grandi dimensioni)
lo sviluppo di rete di
teleriscaldamento a partire da
una caldaia centralizzata che
brucia ad esempio legno
(cippato) per il riscaldamento di
più edifici (piccole dimensioni)
attuare una politica energetica
attenta e di risparmio a partire
dai propri edifici pubblici, con
corsi rivolti ai tecnici comunali
(dal risparmio, al solare, a
modifiche tecniche, a
coibentazioni, all’illuminazione…)
sostituire le caldaie tradizionali
con caldaie a condensazione e/o
ad alto rendimento negli edifici
pubblici. Le caldaie ad alto
rendimento hanno
caratteristiche particolari: la
camera di fuoco si trova dentro
ad un boiler, ad esempio di 300
litri di acqua; il prelievo dell’acqua
è differenziato per temperatura:
45°-48° per i rubinetti e 80° per
i caloriferi; ha un rendimento del
30% superiore a quelle normali.
sostituire caldaie tradizionali
negli edifici pubblici con
microcaldaie a cogenerazione
affidare in appalto la gestione del
risparmio energetico degli edifici
comunali al privato.
Il risanamento energetico si
finanzia con il risparmio
ridurre i consumi di energia
elettrica sostituendo negli edifici
pubblici la lampadine tradizionali
con lampade a basso consumo
corsi di formazione e gruppi che
si rivolgono a famiglie volontarie
per fornire consigli su come
ridurre i consumi energetici
(ecoambasciatori per l’energia)
campagna per la gestione delle
caldaie con verifica periodica
campagna per la conoscenza
dell’etichetta energetica
nell’acquisto degli
elettrodomestici
impianti specifici in edifici pubblici
es. pannelli solari, pompe calore,
idrogeno…
28
utilizzo di acqua fredda per il
raffreddamento durante l’estate,
dove d’inverno esiste la rete di
teleriscaldamento
fluorescenti a basso consumo per
allargarne l’uso tra le famiglie;
l’attivazione di Agenzie locali per
l’energia e lo sviluppo sostenibile
capaci di intervenire sul
territorio, di dialogare con i
principali soggetti, formate da
enti pubblici, ex municipalizzate
e altre strutture, capaci di
lavorare per progetti concreti e
visibili
campagne per l’utilizzo effettivo
da parte della famiglie delle fasce
orarie più convenienti in termini
di costi e di consumo (fasce
notturne)
definizione e applicazione, in linea
con la legislazione europea, di
requisiti nella costruzione e
gestione degli edifici, di
isolamento termico, di efficienza
energetica
estensione dell’utilizzo di energia
rinnovabile, pannelli solari, su
edifici di edilizia popolare, sulle
scuole
sviluppo di occasioni di
cogenerazione tramite biogas
(discariche, depuratori, ecc)
sviluppo di certificazioni e marchi
di sostenibilità in generale (in
specifico, ad esempio, presso
categorie come gli impianti di
ricezione turistica)
sviluppo di produzione
elettrica presso luoghi ancora
sfruttabili in questa direzione
(canali, impianti di trasferimento
di acqua potabile…);
aiutare lo sviluppo di energie
rinnovabili, con la possibilità delle
nuove società – operatori elettrici
che si accostano all’attuale
monopolio – di sfruttare cadute
d’acqua, canali, per la produzione
di energia
aiutare lo sviluppo del solare ad
esempio con l’Agenzia che si
occupa delle case popolari, oltre
che con la pubblicizzazione di
agevolazioni e leggi in merito
favorire sportelli per il pubblico
che aiutino:
a- il controllo della manutenzione
degli impianti di riscaldamento;
b- la conoscenza dell’evoluzione
continua delle tecnologie per l’uso
efficiente dell’energia;
c- le possibili e diverse forme di
agevolazione.
LE CERTIFICAZIONI
EUROPEE
Per gli enti Locali esistono
metodologie e strumenti quali ad
esempio il Regolamento Europeo
EMAS (Reg.CE 761/2001). Possono
essere certificate organizzazioni
pubbliche che partecipano allo
sviluppo di un sistema ambientale
con regole precise, verifiche
costanti, pubblicizzazione presso i
cittadini delle concrete politiche e
obiettivi di miglioramento
individuati, con un impegno ad un
miglioramento continuo delle
prestazioni ambientali, oltre che al
controllo e prevenzione di
potenziali fenomeni di
inquinamento.
Per le aziende private, in aggiunta al
certificato Emas, vi è anche
l’ ISO 14001, se si impegnano al
rispetto di una serie di regole e al
miglioramento programmato delle
prestazioni ambientali, che spesso
sono anche prestazioni economiche.
In sintesi:
utilizzo di forme di riscaldamento
e raffrescamento adottando
tecnologie nuove o energie
rinnovabili per piscine pubbliche,
mense e altre strutture collettive
Norma ISO 14001: aiuta l’impresa
a migliorare il rispetto delle
norme in materia per rispondere
alle esigenze dei clienti e della
propria immagine, quindi come
un’opportunità, in funzione delle
proprie capacità economiche e
dimensioni strutturali.
attenzione all’uso
dell’illuminazione pubblica da
parte delle aziende delegate:
utilizzo di lampade a lunga durata
e basso consumo; accensione e
disattivazione dell’illuminazione
secondo le necessità;
Emas: la dichiarazione
ambientale, convalidata da un
verificatore accreditato a livello
nazionale, consente di presentare
con grande trasparenza l’operato
dell’organizzazione e gli impegni
che si assume per gli anni futuri.
verifica del livello di fondo
dell’illuminazione cittadina
riducendola quando non
necessario;
sostituzione dei semafori con
rotonde
accordi con aziende per una
gestione rinnovata dei semafori
(luci led) con minore consumo
favorire distribuzione lampadine
Per quanto riguarda la certificazione
ambientale dei prodotti esiste il
sistema europeo di etichettatura
ecologica dei prodotti e servizi
(Reg. CE 1980/2000) detto Ecolabel
Europeo.
29
TRASPORTI
L’auto continua ad essere sinonimo
di libertà. Ma è davvero così?
Ad es. nelle città con forte traffico o
sulle autostrade in giorni di esodo, o
sulle tangenziali intasate, o quando
si è alla vana ricerca di un
parcheggio.
L’auto ha modellato le città a
propria somiglianza, creando
problemi ambientali molto forti: le
emissioni nocive; il contributo
all’effetto serra; ma anche l’uso dello
spazio, del territorio, delle strade…
1. Automobile:
difficile farne a
meno, però…
Bisogna almeno essere coscienti dei
casi in cui l’uso dell’auto, anziché una
necessità, diventa un’abitudine alla
quale non si sa rinunciare solo per
pigrizia.
Le auto oggi percorrono una
distanza due volte superiore con la
stessa quantità di combustibile
rispetto agli anni ’80, ma non basta!
I consumi medi annui in Italia per la
mobilita` urbana individuale: 8,5
miliardi di litri di benzina, 4,5
miliardi di litri di gasolio.
Nota.
Dopo aver progettato motori a
basso consumo e ad emissioni
ridotte, l’aumento del traffico e
delle auto circolanti rischia di
vanificare l’interessante e continuo
sforzo tecnico.
CHE COSA SI PUÒ FARE
ancora, sia per risparmiare energia,
sia per ridurre le emissioni?
E per l’uso del territorio che viene
invaso dalla auto…? Ad esempio:
scegliere autoveicoli più piccoli e
leggeri che corrispondano a meno
consumi e meno emissioni
evitare le auto a grande cilindrata
e i SUV (sport utility vehicles):
fuoristrada che sono adatti a
percorsi sterrati e che vengono
utilizzati in città (circa 700 mila
immatricolati in Italia). Il
problema principale è
rappresentato dai consumi. Studi
e valutazioni ci dicono che
consumano rispetto
alle auto normali più vendute fino al
60-70% in più
alle auto della stessa cilindrata fino
al 20-30% in più
Non è meglio indirizzare l’acquisto
dell’auto verso le effettive esigenze?
Le automobili vecchie non solo
consumano di più, ma inquinano di
più, in particolare in termini di
inquinamenti nocivi. Infatti negli
ultimi anni vi sono state grandi
trasformazioni nei due tipi di motori
più diffusi: il benzina e il diesel.
Oggi il rendimento del motore
benzina è circa 32-36%, del motore
diesel circa il 40%.
Le leggi europee e la tendenza dei
costruttori a sviluppare ricerche per
presentarsi su un mercato sempre
più sensibile ai problemi ambientali
hanno fatto sì che oggi si sia arrivati
ai modelli Euro 4. “Un veicolo Euro 0
inquina quanto 40 veicoli Euro 4”
dice una Pubblicità della Regione
Piemonte.
2. La qualità
dell’aria che
respiriamo
Dopo le elevate emissioni inquinanti
registrate negli anni ’70, la qualità
dell’aria nella nostra città e in
Piemonte ha ottenuto significativi
miglioramenti tra il 1985 e il 1995;
negli ultimi 10 anni il trend di
miglioramento è più lento per alcuni
degli inquinanti. Ma non basta!
Mentre per il biossido di zolfo, il
monossido di carbonio e il benzene,
la situazione è sostanzialmente
rispettosa dei limiti fissati dalla
normativa europea, per il PM 10
(polveri sottili), gli ossidi di azoto e
l’ozono, i limiti sono superati con
modalità e frequenze preoccupanti.
Si è ottenuta la riduzione nell’aria
delle emissioni di:
30
Piombo (fonte: veicoli
benzina).
Grazie all’introduzione dei
catalizzatori (1993), inoltre
il piombo è stato eliminato dal
combustibile per evitare il loro
avvelenamento. Parallelamente
si è ridotto il numero di Ottano
a 95.
Biossido di zolfo SO2 (fonte:
veicoli a benzina e diesel e
riscaldamento). Grazie
all’eliminazione dello zolfo nei
processi di raffinazione del
combustibile, dai 2000
microgrammi degli anni ’70 è
stato ridotto a 50 microgrammi
dall’inizio degli anni 2000;
incomincia ora la distribuzione
dei combustibili a 10
microgrammi che diventeranno
obbligatori dal 2009; per il
riscaldamento è stata
determinante la diffusione del
metano.
Benzene (fonte: veicoli benzina,
inquinamento da fumo). Grazie
alla riduzione del contenuto di
benzene nelle benzine dal 5
all’1% con processi di
raffinazione evoluti;
l’abbattimento del benzene
residuo allo scarico con i
catalizzatori a tre vie (scarichi
del motore a benzina).
Monossido di carbonio CO
(fonte: veicoli, soprattutto
benzina). In misura molto
minore le altre fonti: centrali
termoelettriche, impianti di
riscaldamento ed impianti
industriali. E’ stato abbattuto
grazie ai catalizzatori.
Le riduzioni dei valori sono state
ottenute grazie a:
per la mobilità: forte riduzione
degli inquinanti nel combustibile
per motori, sostituzione di mezzi
non ecologici nel trasporto
pubblico; notevole innovazione
nei motori (combustione e post
combustione) grazie alla
pressione delle normative; il
progressivo ringiovanimento del
parco circolante.
per il riscaldamento: meno
utilizzo di gasolio, più utilizzo di
metano, ampia diffusione a
Torino del teleriscaldamento;
Il settore trasporti si conferma
come la principale fonte di
inquinamento: del 60-64% delle
emissioni di ossido di azoto, del 5357,5% delle emissioni del PM10, del
34% delle emissioni del CO2.
In Piemonte:
Le emissioni del settore civile
(riscaldamento) rappresentano il
4,7% delle emissioni di PM10, il 6,2%
delle emissioni di NOx, il 10,1% delle
emissioni di CO, l’11,3 delle emissioni
di SOx ; il 25% delle emissioni di CO2.
Gli usi finali di energia per la
climatizzazione degli edifici e per la
produzione di acqua calda sanitaria
rappresentano 1/3 dei consumi di
fonti energetiche e delle conseguenti
emissioni.
Il settore delle attività produttive
rappresenta il 37,6% delle emissioni
di PM10, il 29,5% delle emissioni di
NOx, il 12% delle emissioni di CO, il
37% di CO2. (dati ARPA Piemonte)
Nota. Oggi il fumo di tabacco
rappresenta la maggior fonte
individuale di benzene per la
popolazione. Nel sangue dei
fumatori (20 sigarette al giorno)
sono state individuate
concentrazioni di benzene circa
doppie rispetto ai non fumatori.
approfondimento al Museo
piano energia
Lab. n.
3. Le emissioni oggi
L’IQA è l’indice della qualità dell’aria
(indicazione tendenziale di quanto
sia pulita o inquinata l’aria che
respiriamo), pubblicato ogni giorno
sul sito della Provincia di Torino, in
base ai rilevamenti effettuati
dall’ARPA.
In Piemonte la qualità dell’aria,
secondo i monitoraggi del 2005 (dati
ARPA), presenta una situazione
negativa: i valori misurati per i PM
10 sono abbondantemente superiori
ai valori limite imposti dalla
normativa comunitaria.
Per esempio a Torino (situazione
urbana simile alle altre in
Piemonte):
2005: 149 superamenti limite
giornaliero
2005: 55 mg/mc media annua
(limiti legislativi: limite giornaliero
di protezione della salute umana:
50 mg/mc; limite annuale di
protezione della salute umana:
40 mg/mc)
Per migliorare la qualità dell’aria
con riduzione delle emissioni che
ancora creano problemi specie in
città, l’attenzione è rivolta a:
inquinanti fotochimici, ozono,
benzene, idrocarburi policiclici
aromatici e in particolare:
ossidi di azoto NOx (fonte:
vetture benzina e diesel e veicoli
pesanti), presente anche in
qualsiasi tipo di combustione
delle attività domestiche
(riscaldamento) ed industriali
(centrali termoelettriche e
industrie).
il PM 10 è un materiale
particolato di diametro inferiore
ai 10 micron che rappresenta
l’emergenza ambientale, specie
31
nella pianura padana in Italia, che
ha caratteristiche
meteoclimatiche ed orografiche
non favorevoli alla dispersione
degli inquinanti.
Il PM 10 è costituito da un insieme
di sostanze presenti in atmosfera
allo stato solido o liquido. Una
classificazione chimica complessa,
a partire dalla frazione
grossolana fino alla frazione fine:
polvere minerale, sale marino,
carbonio elementare, materiale
organico, metalli e metalli pesanti,
nitrati, solfati e ammonio (gli
ultimi tre costituiscono frazione
fine). All’interno del PM 10 si
distinguono un PM 2,5 (particelle
con diametro inferiore ai 2,5
micron) e un PM 1 ( inferiore ad
un micron). Il 60% del PM 10 è
costituito dalla frazione inferiore
a 2,5 micron. Le dimensioni
ridotte permettono alle particelle
di rimanere sospese in aria per
lunghi periodi.
Il PM 10 ha una costituente
naturale e una fonte derivante
dalle attività umane, tra le quali
gli impianti industriali, gli impianti
di riscaldamento, il traffico
veicolare (valutazione: intorno
all’80%; di cui il traffico veicolare
intorno al 53%).
Le emissioni del traffico non sono
soltanto quelle dovute ai fumi di
combustione, ma anche ad
esempio all’abrasione dei freni
dei pneumatici, al risollevamento
delle polveri già depositate al
suolo prodotte dal passaggio dei
veicoli (valutazione: nella quota
del 53% il 35% è emesso allo
scarico, il 18% è dovuto al
risollevamento prodotto dal
transito).
Una ulteriore suddivisione tra
fonti primarie e fonti secondarie
mette in evidenza che il PM 10 si
forma in atmosfera a partire, ad
esempio dall’anidride solforosa,
dagli ossidi di azoto, e dai
composti organici volatili.
Questi gas reagiscono tra di loro,
di più in estate, e con altre
sostanze presenti nell’aria per
formare solfati, nitrati e sali di
32
ammonio.
Gli inquinanti critici del PM 10
sono in parte di origine
secondaria, cioè dovuti al
processo evolutivo di altri
inquinanti, per cui, oltre alla
riduzione delle emissioni
primarie di polveri e di NO2, è
necessario provvedere anche alla
riduzione delle emissioni dei
principali precursori (NOx, SOx,
ecc.).
L’inquinamento “da ozono”, più
comunemente detto smog estivo,
non va confuso con il problema
del buco dell’ozono.
A livello del suolo, l’ozono (gas
formato da tre atomi di ossigeno
O3) è in basse concentrazioni,
tranne nelle aree in cui la
presenza di alcuni inquinanti
chimici può indurne la
formazione. Si forma in
particolare con ossidi di azoto,
composti organici volatili che
reagiscono a causa della presenza
della intensa luce del sole
(reazioni fotochimiche) e dell’alta
temperatura. I massimi valori
nelle giornate calde sono
raggiunti dalle 12 alle 18
soprattutto in zone meno
interessate dalle attività umane.
Bambini, anziani, donne in
gravidanza …è bene che non
escano nelle ore più calde.
CHE COSA È L’EURO 4?
Le auto nuove – prodotte dal
1° gennaio 2005 rispettano i limiti
Euro 4 fissati dalla Direttiva
Europea.
Per il motore a benzina:
le emissioni di CO, HC e NOx sono
“prossime a zero”, grazie anche al
catalizzatore a tre vie (post
trattamento).
I valori del particolato degli attuali
motori benzina ad iniezione
indiretta sono nulle e ciò dipende
dalla natura intrinseca della
combustione.
Nel 1970 un’auto a benzina non
controllata, per il monossido di
carbonio, inquinava 100;
oggi inquina 2 cioè 50 volte meno.
La riduzione è stata pari al 98%. Il
limite Euro 4: 1,0 g/km.
Nello stesso periodo, per gli ossidi di
azoto, la riduzione è stata di 55
volte: riduzione percentuale del
98%.
Il limite Euro 4: 0,08 g/km.
Il particolato: quello delle vetture
benzina è sempre stato trascurabile
e oggi, con la benzina senza piombo
e l’uso dei catalizzatori, questo tipo
di inquinante è inesistente.
Non esiste un limite.
Per il motore diesel:
nel 1983 un’auto a gasolio non
controllata, per il monossido di
carbonio inquinava 100; oggi
inquina 6 cioè 16 volte meno.
La riduzione è stata pari al 94%.
Il limite Euro 4: 0,5 g/km
Per gli ossidi di azoto la vettura
inquina 5 volte meno con una
riduzione percentuale dell’ 81%.
Il limite Euro 4: 0,25 g/km.
Per il particolato la vettura inquina
11 volte meno con una riduzione
percentuale pari al 91%. Il limite
Euro 4: 0,025 g/km.
Il PM10 viene abbattuto grazie alle
nuove marmitte con “trappole” per
il particolato.
Nota. In città l’efficienza delle
marmitte catalitiche spesso è
ridotta a causa della temperatura
bassa raggiunta nella brevità degli
spostamenti.
Il consumo di un litro di benzina
immette nell’aria 2,32 chilogrammi
di CO2; il consumo di un litro di
gasolio: 2,63 chilogrammi di CO2.
Per ogni Km in meno di utilizzo di
un’auto di media cilindrata si
risparmiano circa 215 gr di CO2.
Non esiste catalizzatore per auto
che possa trasformare la CO2
presente nei gas di scarico in
carbonio ed ossigeno.
La riduzione di CO2
si ottiene solo con:
la minore circolazione dei mezzi
e minori consumi
la sostituzione del combustibile
e inoltre con la promozione di
altri risparmi energetici: per
esempio, riduzione del peso delle
vetture (nel passare da una Panda
ad una berlina importante o SUV,
le emissioni di CO2 in media
raddoppiano); pneumatici a bassa
resistenza di rotolamento (i
pneumatici “larghi” vanno nella
direzione opposta);
miglioramento del coefficiente
aerodinamico; motori “evoluti” a
bassi consumi; riduzione delle
prestazioni: allungamento dei
rapporti dei cambi…
4. Altri motori e
combustibili
Anche per le emissioni nocive si
possono migliorare ancora:
Nota.
CO monossido di carbonio,
HC idrocarburi incombusti,
NOx ossidi di azoto,
PM particolato.
Data di entrata in vigore delle
direttive europee anti
inquinamento: Euro1 (1.1.1993);
Euro2 (1.1.1997); Euro3 (1.1.2001);
Euro4 (1.1.2006).
ACQUISTARE UN’AUTO
OGGI (se necessario…)
Quindi, facciamo attenzione, quando
comperiamo un’auto, a sceglierla
non solo per il colore, per le
prestazioni, per lo status, ma anche
per quanto offre in tema di consumi,
sicurezza, emissioni e produzione di
CO2.
IN TERMINE DI MINORE CO2
INVECE I PROGRESSI SONO
DIFFICILI
Le auto e i mezzi commerciali
rilasciano CO2, uno dei principali
imputati dell’effetto serra.
la composizione dei combustibili,
utilizzare carburanti alternativi
per i motori a scoppio. Si tratta
di cambiare combustibile: (le
scelte principali possibili) Metano,
GPL, biodiesel (acido grasso
esterificato) ricavato da qualsiasi
olio vegetale (soia, grano, mais,
semi d’uva, colza, semi di cotone,
arachidi, semi di girasole, anche
olio da cucina riciclato, ecc.)
le tecniche di iniezione e di
postrattamento dei motori
benzina e diesel attraverso la
ricerca
Si riusciranno a raggiungere gli
obiettivi nel 2009 ossia i limiti
proposti dalla Commissione
Europea per le auto Euro 5?
Benzina:
HC da 100 a 75 mg/km - 25%;
NOx da 80 a 60 mg/km - 25%;
CO invariato 1000 mg/km;
Diesel:
NOx da 250 a 200 mg/Km - 20%;
CO invariato 500 mg/km;
PM da 25 a 5 mg/km - 80%
approfondimento al Museo
Exhibit n.
piano energia
33
QUALI SONO LE AUTO PIÙ
ECOLOGICHE SUL MERCATO
OGGI?
La Fiat sembra puntare su alcune
gamme e prodotti a metano; i
produttori giapponesi sulle ibride.
Per tutte le scelte vi è ancora
incertezza e soprattutto vi è, nel
nostro Paese, una scarsa attenzione
ai distributori, alle strutture che
permettono di allargare l’uso di auto
che utilizzano cambustibili diversi.
In Italia i distribuitori GPL sono più
diffusi (1200), il metano ancora
poco (500), tranne in alcune zone
(Emilia Romagna). Un kg di metano
equivale ad 1,5 litri di benzina e
costa oltre 0,7 € (costo oggi
variabile). Il rifornimento è veloce:
pochi minuti.
Gli incentivi della Provincia di Torino
e della Città di Torino al 2005 erano
(un esempio: da verificare la
situazione ad oggi presso
Informambiente - Città di Torino numero verde 800-018235;
Sportello Ambiente - Provincia di
Torino - 011/8613800/1/2):
per i privati cittadini: fondi
ministeriali per acquisto mezzi
nuovi (1500 €); trasformazione
(650 €) (per la trasformazione
entro l’anno dalla prima
immatricolazione).
per i veicoli commerciali:
acquisto o leasing nuovi veicoli a
seconda del modello da 1500 € a
6000 €.
per i comuni, comunità montane,
enti pubblici: finanziamento fino
al 50% da parte della Provincia di
Torino.
OLTRE IL BENZINA E IL DIESEL
Per quanto riguarda i motori, accanto
al benzina e al diesel, citiamo tre
diverse soluzioni che sono praticate
e allo studio:
i motori a metano
pro
Alto potere calorifico; minore
costo del combustibile (per
esempio, – 58% rispetto alla
benzina, – 40% rispetto al diesel);
elevata stabilità di combustione;
eliminazione delle emissioni più
critiche: particolato, benzene,
Idrocarburi Polinucleari
Aromatici (IPA); gli idrocarburi
emessi infatti sono costituiti quasi
esclusivamente dal metano, l’
idrocarburo con la minore
tendenza alla formazione di
Ozono. Emissione di NO x (ossidi
di azoto): - 50% della benzina;
sicurezza (si disperde
rapidamente verso l’alto).
Emissioni di CO2: - 25% rispetto
alla benzina (che scende a -22%
a causa del maggior peso vettura
determinato dalle bombole);
disponibilità ad incentivi pubblici
per l’acquisto di mezzi privati
(auto e veicoli commerciali)… I
vantaggi sono maggiori per il
trasporto urbano collettivo (taxi,
veicoli commerciali leggeri, bus,
auto delle Amministrazioni, ecc.).
Le previsioni dell’Unione Europea:
10% auto a metano al 2020. È
valida l’esenzione del bollo in
Piemonte per i veicoli nuovi a
metano e GPL.
contro
Bombole voluminose e pesanti
per avere più autonomia
possibile; scarsa rete di
distribuzione (per ora).
confronto Metano - GPL
Il Metano riduce le emissioni di
CO2 del 25%, il GPL circa del 10%.
Il metano si trova naturalmente
nel sottosuolo; il GPL è ricavato
dal petrolio estraendo il butano
ed il propano con percentuali
variabili. Il Gpl è più pesante
dell’aria; il metano più leggero.
Le auto a metano sono in
produzione; l’impianto GPL è
realizzato a cura di aziende
specializzate. Rispetto ai veicoli
a benzina, il consumo GPL è +
20%; mentre è uguale a quello
dei veicoli a metano. La spesa del
carburante: benzina 100; GPL 70;
metano 35.
Nota. Le auto a metano possono
accedere e sostare in tutte le
autorimesse, anche sotterranee,
quelle a GPL possono sostare solo
fino al primo piano interrato.
le vetture ibride con due motori:
uno termico (a benzina, diesel,
metano…) e uno elettrico, collegati
tra di loro. Il primo alimenta il
secondo, il secondo è utilizzabile
fino a certe velocità urbane, per
esempio 50 km all’ora e si spegne
quando sta fermo, ecc.
34
LE AUTO A DUE MOTORI (ibride a
motore termico + motore elettrico)
il peggior rendimento dei motori
termici si ha quando il
funzionamento è al minimo e nelle
zone di scarso uso della potenza (in
città). Al contrario in queste
condizioni, il motore elettrico offre
il miglior rendimento.
Con il doppio motore a bordo:
si spegne il motore tradizionale; al
minimo si avvia e si accelera il
veicolo alle basse velocità con il
motore elettrico; ricarica costante
del motore elettrico con il motore a
combustione interna. Oggi i sistemi
del tipo micro-ibrido (l’elettrico
viene utilizzato per funzioni di
stop&start del motore termico)
assicurano il più alto rapporto
costi / benefici specie nella mobilità
urbana con frequenti fermate nel
traffico: consumi – 25/30%.
I costi di acquisto sono ancora più
elevati rispetto ai benzina e diesel.
le vetture a idrogeno (per ora
ancora sostanzialmente in fase
di sperimentazione);
gli esperimenti su autobus;
su motorini.
si incentiva l’uso di miscele con
biocombustibili (da luglio 2006
gli automobilisti possono fare il
pieno con diesel e benzina
miscelati con carburante di
origine agricola). Per ora la legge
obbliga i produttori di carburante
ad una quota minima dell’1%, in
seguito con quote percentuali in
crescita fino al 2010.
approfondimento al Museo
Exhibit n.
piano energia
5. Consigli
per la guida e
la manutenzione
dell’auto
a seconda della strada percorsa,
usare sempre la marcia più alta
possibile. Per tutte le cilindrate
le marce si cambiano con questa
sequenza: dopo pochi metri in
seconda; tra i 25 e 30 km orari,
la terza; tra i 35 e 45 km orari,
la quarta; tra 50 e 55 km orari,
la quinta
evitare i carichi inutili.
Ogni 100 kg in più, l’auto consuma
0,5 litri di benzina in più ogni
100 km.
per il tempo strettamente
necessario. Così vale per altri
accessori in funzione quando non
servono
usare i freni il meno possibile.
Abituarsi a prevedere l’ostacolo
in modo da togliere il piede
dall’acceleratore e lasciare che la
vettura rallenti da sola. Un uso
limitato dei freni fa risparmiare
dal 5% all’8% di carburante
rispettare i limiti di velocità
indicati. Marciando a 110 km/h
anziché a 130 km/h consumate
il 18% di carburante in meno
senza sensibili variazioni in
termini di tempo (per un
percorso di 150 km, 12 minuti
in più)
non far girare il motore a freddo
per riscaldarlo
mantenere una velocità costante
e non guidare a scatti con
improvvise accelerazioni
rispettare i controlli manutentivi
dell’auto, anche dopo la scadenza
della garanzia, e il controllo degli
scarichi ogni anno (il bollino blu)
controllare al distributore di
combustibili la pressione dei
pneumatici. Se leggeremente
sgonfi fanno consumare il 2-3 %
in più di carburante; con un
veicolo a pieno carico,
i pneumatici vanno gonfiati di
0,2-0,3 bar oltre il valore previsto:
una pressione maggiore a pieno
carico, riduce i consumi del 2%
controllare e sostituire il filtro
dell’aria a scadenze previste:
un intasamento del filtro del 5%
causa un aumento dei consumi
del 2,5%
Conclusione:
Si calcola che uno stile di guida non
a scatti, che tiene conto degli
accorgimenti sopra indicati può
portare fino a un risparmio annuo
del 30% (ad esempio su una media di
15.000 km annui percorsi, con spesa
media di 1400/1500 € di benzina, è
possibile risparmiare anche 400 €).
spegnere il motore e riaccendere
se la fermata ad un semaforo è
oltre i 30-45 secondi
Note.
il motore appena avviato ha un
consumo pari a 30-40 litri per 100
km, dopo il primo chilometro di
strada è intorno ad un consumo
di 20 litri, solo dopo i primi
3-4 km si stabilizza al livello
medio di consumo
i condizionatori sono ormai di
serie: sono utili sotto il sole
caldissimo, ma richiedono
maggiore carburante: per
esempio 0,8 litri di benzina ogni
100 km. Usateli il minimo
indispensabile. Sono più attenti i
climatizzatori automatici dove è
possibile regolare la temperatura
controllate periodicamente la
pressione dei pneumatici presso
il vostro distributore?
Certamente no. Eppure la
pressione dei pneumatici è
importante anche per i consumi
(oltre che per la sicurezza!):
pneumatici appena sotto la
pressione consigliata provocano
i portapacchi aumentano i
consumi fino al 13-15%
35
un incremento del consumo
anche del 3% (2-3 € ogni pieno),
perché aumenta la superficie di
contatto col terreno e quindi
anche l’attrito. E’ necessaria più
energia e quindi più benzina o
gasolio (a seconda della velocità).
in Piemonte, il bollino blu è
obbligatorio per tutti i veicoli
fin dal primo anno di
immatricolazione. L’operazione
“bollino blu” è un’iniziativa che
permette di verificare lo stato di
salute della propria auto in
termini di emissioni e di
manutenzione. Può essere
effettuato nelle officine
convenzionate.
6. Al posto
dell’automobile
Molti di noi potrebbero arrivare ad
utilizzare l’automobile solo quando
realmente necessario, ma
dovrebbero incontrare comode
alternative, adeguate alle nostre
necessità.
Purtroppo non è sempre così…
le alternative attuali da prendere in
considerazione sono:
1- A PIEDI
Per la salute è molto importante
camminare.
Molte classi e scuole stanno
organizzando per ora momenti
dimostrativi e studi dei percorsi,
(ma in alcuni casi è diventata
un’abitudine continuativa);
il percorso casa-scuola e viceversa
a piedi (oppure anche in bici), con
situazioni protette. La spinta
proviene dai lavori sulla sicurezza
stradale, concorsi e materiali degli
enti locali, delle Province, della
Regione per limitare l’uso dell’auto.
Alla base di queste proposte non
vi sono solo motivi ambientali,
ma anche di salute generale
(es. movimento contro obesità).
Nota. I pedoni sulle strisce pedonali
hanno la precedenza: a volte chi è
autista se ne dimentica troppo
facilmente. Anche questo è alla base
36
di un comportamento civile e
attento all’ambiente!
2- IN BICI
E’ un problema culturale, di
abitudine, ma anche di possibilità
di disporre effettivamente di piste
ciclabili protette, che permettano
in sicurezza di percorrere strade e
zone. Sono stati fatti molti passi
avanti ovunque, spesso, più rivolti
al tempo libero che all’effettivo uso
per gli spostamenti obbligati,
in città.
3- SUL MEZZO PUBBLICO
I mezzi pubblici consumano meno
dell’auto, inquinano in proporzione
meno, anche perché va considerato
il rapporto emissioni / numero dei
passeggeri.
Non tutti i mezzi pubblici sono
uguali dal punto di vista dei consumi,
delle emissioni e quindi
dell’ambiente, ovviamente dipende
dall’energia con cui sono messi in
moto: i tram vanno ad elettricità;
gli autobus a gasolio sono diversi da
quelli a metano; i treni (passante
ferroviario o collegamenti dalla
prima e seconda cintura per Torino)
sono elettrici: le navette elettriche
sono come i tram; così la metro.
Lo sviluppo del metano e dei mezzi
elettrici per i trasporti pubblici è
una delle soluzioni per ora più
interessante (con meno impatto)
dal punto di vista ambientale, utile
per l’abbattimento delle emissioni
nocive.
A Torino è in corso un grande
investimento in questa direzione;
la metropolitana fornirà un
prezioso contributo alla mobilità
sostenibile, se attirerà passeggeri
che prima si spostavano in auto.
4- AL POSTO DELL’AUTO
IN PROPRIETÀ…
IL CAR -SHARING
Il car sharing (auto in condivisione)
è una soluzione proposta nelle
grandi città che prevede un
abbonamento ad un’auto non di
proprietà, da prelevare in un
parcheggio apposito poco distante
da casa (massimo 10 minuti a piedi),
solo quando serve davvero, su
prenotazione (anche solo 5 minuti
prima). Il vantaggio per la
collettività è una diminuzione del
numero delle seconde e terze auto
in circolazione e auto più nuove
quindi più sicure e meno inquinanti,
in funzione a Torino.
I calcoli dicono che il servizio di
autonoleggio (car sharing) è
conveniente se chi lo utilizza in un
anno non supera i 10.000 km, quindi
non deve utilizzare l’auto tutti i
giorni.
la provocazione:
tutti in taxi è il titolo di un libro di
Guido Viale (che condanna le
automobili senza appello). Una
provocazione che fa riflettere sui
costi complessivi oggi dell’auto
(costi economici oltre che
ambientali!).
La tesi esplicita sostenuta: non vi
sono solo costi alti di acquisto e poi
di mantenimento di un’auto, ma il
solo possederla è dubbio che sia
economico se si considerano anche
ad esempio il deprezzamento nel
tempo, le riparazioni,
l’assicurazione, il bollo, il garage,
i parcheggi, l’uso del suolo…)
7. La mobilità,
non solo la mia
auto...
una pratica in diffusione
Proprio per i crescenti costi
dell’auto in proprietà va
diffondendosi la pratica dell’auto
permanente in affitto per x anni.
La rata mensile assicura un’auto
sempre nuova, l’annullo delle “noie”
legate al possesso (assicurazione,
bollo, riparazioni…), il ricambio
in caso di incidente.
Da un punto di vista ambientale:
il vantaggio è di far circolare auto
di ultima generazione, quindi più
attente ai consumi e emissioni.
Dobbiamo arrivare proprio ovunque
con l’auto? anche a poca distanza dal
bar o dal ristorante in cui vogliamo
consumare colazione o pranzo o
cena? O in centro alla grande città,
mentre ormai si possono utilizzare
i sempre maggiori parcheggi di
scambio in periferia, dove lasciare
l’auto e salire sulle navette (spesso
elettriche o a metano), sulle linee
normali di mezzo pubblico (tram,
autobus, metro) che portano in
centro città.
Nota. Una buona pratica legata allo
sviluppo dell’ informatica è il
collegamento di sempre maggiori
semafori ad un sistema informatico
centralizzato, che non solo controlla
ma può fornire informazioni utili
per realizzare percorsi alternativi;
agisce in modo da collaborare con i
mezzi pubblici in arrivo agli incroci e
favorisce il loro passaggio,
abbreviando il percorso complessivo
degli autobus e dei tram
nell’attraversare la città. (Vedi
esempio Torino: la struttura 5T)
Lo sviluppo di informatica
intelligente (che dialoga con la
strada e con centri informativi
in tempo reale) anche a bordo
dell’auto apre ulteriori possibilità
di miglioramento della mobilità e
della sua gestione in tempo reale.
Con lo sviluppo della comunicazione
informatica tramite pannelli stradali
o anche a bordo dell’auto si possono
avere in tempo reale informazioni
per non perdere tempo: ad esempio,
se ci sono posti liberi al parcheggio
di scambio, quando parte la
prossima navetta, quanto tempo
ci metterà ad andare in centro…
I PASSAGGI IN AUTO E
ALTRE SOLUZIONI
Chi va a scuola o al lavoro ogni
giorno e non è costretto a muoversi
dal punto che ha raggiunto, può con
qualche sforzo, ma con grandi
risultati organizzarsi in modo da
distribuire e ricevere passaggi, così
da evitare l’abitudine oggi troppo
diffusa: una testa, un’auto.
Ci si può organizzare per utilizzare
nel percorso casa/lavoro, casa/scuola
una sola auto (car pooling).
Per trovare e inventare soluzioni
comode, si è sviluppata una
legislazione che favorisce la
creazione di una figura che
dovrebbe studiare e aiutare con
soluzioni innovative la mobilità: si
chiama mobility manager.
Un esempio: a Prato in Toscana,
molte realtà di lavoro sono sotto i
100 dipendenti, e collocate in
un’area vasta comune a tanti altri
soggetti. Il Manager è servito a
mettere insieme le varie situazioni,
coordinarle e creare soluzioni
efficaci di mobilità e nuove
sperimentazioni per i trasporti
casa - lavoro.
Un’occasione per provare a
utilizzare i mezzi pubblici è la
mobilità in caso di tempo libero,
quando si vuole andare in centro
città in giorni di festa, oppure per
spostarsi alla sera.
In questo ultimo caso, dato che si
complicano in certe zone gli aspetti
di sicurezza, e quindi di libertà di
movimento specie per le donne,
alcune città stanno sperimentando
un autobus che svolge il ruolo di un
taxi: viene prenotato, non si muove
lungo un percorso fisso, ritira e
riporta le persone sotto casa.
37
8. Consigli per il
riciclaggio a fine
vita
Che cosa succede ad un’auto a fine
vita? Chi la progetta sta pensando
anche a rispettare l’ambiente?
L’automobile è un prodotto
complesso (15.000 pezzi) ma un
“oggetto” che anche a fine vita non
deve procurare danni all’ambiente.
La nuova progettazione cerca di
provvedere a:
riduzione delle famiglie dei
materiali utilizzati (per le
plastiche)
marchiatura dei componenti
per riconoscere i materiali
realizzazione di componenti
monomateriali
alleggerimento dei materiali
(ad esempio acciai alto
resistenziali);
utilizzazione di materiali
plastici riciclati a parziale
integrazione del materiale
vergine per alcuni componenti
(ad es. canalizzazioni d’aria,
contenitore filtro aria, archi
passaruota, canaline cavi)
Per la gestione dei veicoli a fine vita:
si assicura la messa in sicurezza
dei veicoli (oli, batterie,
air bags)
si utilizzano tecnologie di
triturazione dell’auto a fine vita
che permettono di separare
i materiali recuperabili e
convenienti per il riciclaggio,
anzitutto i metalli di ogni tipo
(alluminio, ferro, acciaio, rame)
si avviano componenti e
materiali alle filiere di
reimpiego, riciclo e recupero
38
ad es. Allo smontaggio il refrigerante
contenuto nell’impianto di
condizionamento dell’automobile
non contiene più l’R12 una delle
cause del buco dell’ozono, ma una
sostanza (refrigerante 134 a) che
è comunque un gas serra circa 1300
volte più efficace nell’aumentare
l’effetto serra del CO2.
Il condizionatore emette in
atmosfera in media l’8% del
refrigerante ogni anno, per fori o
difetti di costruzione o usura.
E’ stato calcolato che l’impatto sul
clima equivale a 1,3 milioni di
tonnellate di anidride carbonica nel
mondo.
UN OBIETTIVO
RAVVICINATO?
La direttiva europea (2000/53)
illustra i criteri per la corretta
gestione dei veicoli a fine vita;
i principali obiettivi sono le
marcature dei materiali plastici,
la messa al bando dei metalli pesanti
e dal 2009 il raggiungimento della
recuperabilità del veicolo fino al 95%
in peso - di cui 10% al massimo
mediante recupero energetico
tramite termovalorizzazione.
GLI ARTIGIANI DELLA
MANUTENZIONE
quando andate in officina (dal
meccanico, dall’elettrauto, dal
gommista) ma anche dai distributori
di combustibili verificate che
venga riciclato l’olio vecchio dove viene collocato? (apposito
consorzio per gli oli usati)
le gomme usate - chi le ritira?
(il gommista)
le batterie esaurite sono
consegnate ai riciclatori?
(l’apposito Consorzio nazionale
Cobat)
INQUINAMENTO ACUSTICO
L’auto e i mezzi di trasporto specie
in città creano una situazione di
inquinamento acustico notevole
causa di tanti elementi di stress e
di salute.
Quando siete al volante o viaggiate
con persone accanto che guidano,
osservate il vostro e il loro
comportamento nel traffico: come
vi comportate con il rombo del
motore? le sgommate, il clacson,
il volume dell’autoradio? …Siete tra
quelli che… come se intorno a voi
non ci fosse nessuno, soprattutto
nelle ore serali e notturne…!
Per strada magari non c’è nessuno,
ma nelle case che si affacciano sulle
strade? In particolare d’estate
quando si è costretti a tenere le
finestre aperte per il caldo?
approfondimento al Museo
Exhibit Parte esterna
DATI SU CUI PENSARE, DA
APPROFONDIRE
Il traffico automobilistico mondiale
con le sue emissioni contribuisce
all’effetto serra per circa il 18% (nei
paesi come l’Italia per circa il 33%).
Il settore dei trasporti dal 1990
al 2004 ha contribuito all’effetto
serra con un aumento delle
emissioni del 25%.
L’Italia nel mondo è al quarto posto
per numero di veicoli circolanti:
come vengono utilizzati?
Per andare a lavorare: 2/3 degli
italiani utilizza l’auto, il 5,7% (ma è il
10,5% nelle grandi città) usano
motocicli; il 16,9% utilizza i piedi o
la bici. I mezzi pubblici urbani
hanno come utenti il 7-8%
della popolazione.
Dati delle immatricolazioni in
Piemonte: (2004)
2.677.725 autovetture; 304.079
motocicli; autocarri 300.000 circa;
autobus 6.030
618 automobili ogni 1000 abitanti.
INCIDENTI
Oltre il 90% degli incidenti stradali
avvengono per errori umani: attenti
al vostro comportamento, anche
questo è ambiente.
Nota. Il traffico stradale: uno dei
principali rischi per la vita dei
cittadini in Europa.
Nella Comunità Europea (15 paesi)
significativi sviluppi hanno
interessato la sicurezza dei veicoli
negli ultimi 25 anni, i morti sono in
calo tuttavia il numero annuo di
morti (42000) e feriti (1.600.000) e
i costi sociali ed economici associati
(stimabili tra i 160 ed i 250 miliardi
di Euro) sono ancora enormi e
inaccettabili.
9. Che tipo sei…?
approfondimento al Museo
Exhibit n.
piano energia
Questionario “Sei un tipo…?”
Piedi/bici; auto/moto;
autobus/metro/tram;
treno/passante ferroviario…
(il Museo A come Ambiente ha
curato il padiglione sul tema
dell’auto alla mostra di Experimenta
2006, in stretta collaborazione con il
Centro Ricerche Fiat; da cui è tratto
questo questionario). Nel rispetto
dell’ambiente è importante il
comportamento diretto ma anche la
percezione dei problemi che
inducono il comportamento.
Viaggiare per strada e` di gran lunga
il modo di spostarsi più pericoloso.
IN ITALIA
i trasporti consumano 1/3
dell’energia necessaria.
automobili e motocicli sono i
mezzi di trasporto che vengono
utilizzati per l’83% della mobilità
un’auto a benzina consuma in
media per percorrere 45 km
l’equivalente di energia necessaria
a illuminare un appartamento di
una famiglia media per due
settimane
due terzi degli spostamenti in
automobile non raggiungono i
10 km, circa la metà non arriva a
5 km, 1/3 è inferiore ai 3 km
un’auto media che procede a circa
90/100 km all’ora consuma per
100 km circa 6 litri di benzina,
oltre il doppio se procede a
50 km all’ora (ad es. in città)
le automobili nei centri urbani
occupano circa il 60% della
superficie complessiva.
Rispetto alle tue esigenze di
mobilità. Riesci ad utilizzare
altri mezzi accanto all’auto?
No
se Sì
piedi
bici
motorino – moto
autobus/tram
metrò/treno
Che cosa potrebbe spingerti ad
utilizzare di più i mezzi pubblici
e meno il mezzo privato?
valide alternative all’auto da
parte dei mezzi pubblici
(passaggio continuo, rispetto
39
orari, meno affollamento, meno
cambi di mezzo…)
tempo di percorrenza generale
competitivo
In futuro vorresti che le
automobili fossero…
maggiore sicurezza anche nelle
ore notturne
meno presenti nella nostra vita
sistemi di scambio validi in città
tra auto e mezzo pubblico
più avanzate tecnologicamente
non è possibile fare a meno
dell’auto per il lavoro e per la
spesa
più potenti e più comode
Pensi di poter prendere in
considerazione il car sharing per
i tuoi spostamenti?
purché comodo (ad es. dove
lascio l’auto dopo l’uso: vicino a
casa?)
perché più conveniente che avere
un auto di proprietà
perché abbassa il numero di auto
in circolazione e nei parcheggi
perché mi rende meno pigro ad
utilizzare i mezzi pubblici a
disposizione
troppo complicato usufruirne
Quale innovazione ti interessa
maggiormente nel campo della
mobilità, nel prossimo futuro?
auto elettriche e (a più lungo
periodo) auto a idrogeno
nuovi combustibili (biodiesel,
metano,…)
lo sviluppo della metropolitana
le corsie dedicate alle bici
maggiore diffusione autobus a
metano
organizzarsi con altri per usare
un mezzo unico di trasporto
motori a benzina e diesel che
inquinano meno
L’automobile oggi è…
una delle più importanti
invenzioni dell’età moderna
un mezzo che ci rende più liberi
e indipendenti;
un semplice mezzo di trasport
una costrizione alla quale ci
dobbiamo sottoporre
un problema
L’automobile ha migliorato o
peggiorato la qualità della
nostra vita?
migliorato sensibilmente;
peggiorato sensibilmente;
40
peggiorato l’ambiente
migliorato per alcuni aspetti,
peggiorato per altri;
migliorato la nostra vita, ma
più sicure
meno inquinanti
Quali innovazioni vorreste avere
da subito nella vostra auto?
un sistema sempre più sicuro di
prevenzione degli incidenti e di
protezione dei passeggeri
un sistema per rendere più facile
il parcheggio
un sistema per reperire tutte le
informazioni necessarie durante
il viaggio anche in tempo reale
un sistema per rendere
impossibile il furto dell’auto
un motore non inquinante, senza
emissioni di CO2
10. Altra mobilità
L’auto è la grande imputata delle
emissioni e della qualità dell’aria, ma
sul banco degli accusati non bisogna
dimenticare anche i veicoli
commerciali, che sono responsabili
per il 40% del totale.
I VEICOLI COMMERCIALI
Sono mezzi molto sfruttati,
circolano molto anche se vecchi e
malandati e poco curati nelle
manutenzioni, ecc. Oggi vengono
prodotti, in tutte le gamme mezzi
commerciali che vanno a metano;
per i nuovi acquisti sono previsti
periodicamente incentivi da parte
degli enti pubblici. Anche in questo
caso i problemi sono rappresentati
dai servizi di distribuzione.
I TIR
I mezzi commerciali e in particolare
i Tir muovono merci che ci
riguardano, e viaggiano per lunghi
percorsi. Anche i Tir hanno dovuto
sottostare a severe leggi che hanno
negli ultimi 20 anni spinto i
produttori a rinnovare i motori,
i loro consumi e le loro emissioni.
Un camion di 20 anni fa consuma e
produce emissioni e rumore come
una ventina di mezzi moderni.
Ma non basta ancora.
La buona pratica di far viaggiare
le merci in ferrovia ha preso poco
piede e quindi i mezzi su gomma, i
grandi Tir, sono i protagonisti ad
oggi della mobilità dei prodotti di
qualsiasi tipo.
Dobbiamo seguire con attenzione
tutti i tentativi per favorire il
trasferimento su ferrovia.
E SPOSTARSI IN AEREO…!
Un motore a reazione, come quelli
in uso nei jet di linea, brucia più di un
chilo di combustibile al secondo.
Percorsi brevi hanno in proporzione
consumi più elevati, dato che un
terzo del carburante viene bruciato
nella fase di decollo.
Esaminiamo un viaggio di 6.000 km.
(Italia-Usa) con un jumbo jet
con 400 posti: si consumano 160 litri
circa per passeggero, corrispondenti
all’emissione di 4.000 kg. di anidride
carbonica a testa.
Progressi per la riduzione di
emissioni e di uso del combustibile
sono in corso nei nuovi progetti e
nelle nuove realizzazioni delle
aziende produttrici di nuovi
aerei…ma non si tratta di tempi
brevi.
11. Esempi di
buone pratiche
degli enti locali
(senza pretesa di completezza)
Per stimolare l’uso della mobilità
descritta in questo punto è
necessario che nelle città si
incrementino sempre di più
politiche volte a:
pedonalizzare aree del centro
pubblico e aree per ogni quartiere
sviluppare piste ciclabili sicure
costruire parcheggi che facilitino
la possibilità di scambio dell’auto
con mezzi pubblici
chiusura del traffico urbano in
ore precise
riduzione o chiusura del traffico
in alcune zone problematiche
zone a circolazione riservata
(corsie preferenziali) per bici,
mezzi pubblici, ecologici, ecc.
proibire l’uso di mezzi vecchi
(euro 1 e euro 2) nelle aree
cittadine in giorni e ore fissate
limiti di velocità e arredi urbani
che costituiscono barriere alla
velocità e all’uso improprio
dell’auto
ridisegnare zone della città
capovolgendo la priorità dell’auto
a favore dei pedoni e delle
biciclette e pensare l’uso dello
spazio non per il parcheggio auto
controllo severo dei divieti
introdotti
più mezzi pubblici ecologici o
meno inquinanti (es. metano)
in sostituzione di quelli a gasolio,
più inquinanti (con l’aiuto di
stanziamenti in supporto ai
Comuni da parte dello Stato
centrale)
più mezzi pubblici, frequenza
maggiore, informazioni sulle
frequenza e i tempi di
percorrenza delle fermate
sviluppo di metro, linee
ferroviarie-passanti ferroviari,
tram, nelle grandi città,
preferendo l’uso dell’elettricità
ai combustibili fossili e
integrando sempre di più le varie
forme di trasporto
incentivi per acquisti di auto e
mezzi commerciali ecologici es.
metano, GPL
diffusione di distributori di
carburanti ecologici
esempi più specifici di buone
pratiche
modificare il trasporto di
materiali e prodotti agli esercizi
commerciali in centro città,
sostituendo i mezzi di trasporto
tradizionali, commerciali, con
mezzi di consegna ecologici;
razionalizzazione della consegna
merci nei centri storici
alcuni propongono un pedaggio
per entrare nel centro storico
destinando i fondi
all’ampliamento dei trasporti
pubblici e alla sostituzione dei
mezzi inquinanti
sviluppo di reti di percorsi sicuri
casa- scuola (a piedi o in
bicicletta) anche progettati dagli
stessi utilizzatori, sistemazione
delle zone esterne alle scuole
con disincentivazione del traffico
automobilistico e aumento
della sicurezza
creazione di figure di mobility
manager per la redazione di un
piano di spostamenti casa lavoro (abbassando a cento il
numero minimo di dipendenti di
un’azienda invitata a dotarsi di
mobility manager, previsto oggi
per legge a 300 dipendenti)
incentivi per l’uso e la diffusione
del car sharing (auto in
condivisione)
agevolazioni per la
trasformazione
dell’alimentazione dei motori a
metano o a gpl e l’acquisto di auto
e mezzi commerciali che
utilizzano questi carburanti
distributori biodisel da trazione
favorire rete di pendolari per
autorganizzazione del trasporto
casa/lavoro; incentivare auto
collettive in affitto per trasporto
utilizzo di filtri antipolveri sottili
sulle flotte di autobus non
rinnovabili immediatamente
diffusione dell’uso costante di
navette elettriche per
determinati utilizzi.
41
RIFIUTI
1. L’abbandono del
rifiuto
nell’ambiente
C’è ancora chi abbandona in giro
oggetti e imballaggi, specie quando si
reca nei prati, in campagna, nei parchi,
in montagna e nei boschi; o quando
va a sciare o a fare gite, o sulle spiagge
dove le abitudini dei bagnanti sono
spesso terribili per l’ambiente.
Sì, questi rifiuti sono troppi. Che dire?
Tutti dovrebbero sapere che sacchetti,
lattine, bottiglie lasciati nell’ambiente
costringono la natura ad accogliere
oggetti non biodegradabili e a un
superlavoro di anni (a volte di secoli),
per eliminarli… Non è difficile portarsi
dietro i resti di quanto si è consumato
e smaltirli negli appositi cassonetti.
approfondimento al Museo
Exhibit n.
piano rifiuti
Spesso da pochi materiali
abbandonati si formano delle vere e
proprie discariche abusive che
peggiorano sempre di più le
conseguenze nell’ambiente.
In città vengono abbandonati sui
marciapiedi, in strada, sulle panchine,
sulle aiuole, ovunque… bottiglie,
lattine, cartoni della pizza. Chi ci deve
pensare a raccoglierli? Gli operatori
ecologici non passano sempre e
ovunque.
Quando si va ad una manifestazione
di massa in strada, nelle piazze, come
negli stadi: partite, concerti, ecc.
perché le persone non si preoccupano
dei rifiuti che producono?
approfondimento al Museo
piano rifiuti
Exhibit n.
VANDALISMO
C’è chi si accanisce ogni giorno o notte
su cassonetti, aiuole, panchine,
autobus, materiali pubblici, con graffiti
42
e bombolette spray… tutte azioni che
richiedono poi opere di sostituzione
e di riparazione con costi molti alti,
con fondi che potrebbero servire ad
altri scopi.
L’abitudine in campagna di bruciare
i rifiuti in bidoni, in buche per terra
(o in città i cassonetti bruciati per
vandalismo) liberano nell’aria una
considerevole quantità di sostanze
tossiche, comprese le diossine e tanta
CO2.
Scrivere sulla corteccia di un albero
non va bene: è un danno all’ambiente.
E perché non dovrebbe esserlo anche
rovinare un arredo urbano, un muro,
un cassonetto? Quanta energia ci vuole
per sostituire questi materiali? E
quindi quanto danno all’ambiente
anche in modo indiretto? Essere
contro il vandalismo aiuta l’ambiente.
E a scuola bisognerebbe ricordarsi di
parlare e far ragionare anche su questi
aspetti “urbani”.
2. Le raccolte
differenziate
Le indicazioni legislative e culturali
degli ultimi anni cercano di attuare
la politica delle “Erre”: Ridurre,
Riusare, Riciclare, Rivalorizzare.
approfondimento al Museo
Exhibit n.
piano rifiuti
RIDURRE: significa cercare di
ridurre il superfluo negli acquisti,
acquistare prodotti con poco
imballaggio, evitare l’usa e getta…
per arrivare a ridurre la
produzione dei rifiuti.
Ridurre spetta anche ai
produttori che hanno la
responsabilità di alleggerire o
semplificare gli imballaggi, di
produrli con monomateriali, di
utilizzare materiali riciclati, e
anche materiali ecologici.
RIUSARE: significa usare più volte
gli stessi oggetti, se possibile
ripararli, utilizzare i vuoti a
rendere, passare ad altri ciò che
non si usa più se ancora in buono
stato (vestiti, giocattoli, ecc.)
invece di gettarli via.
RICICLARE: significa fare con
attenzione le raccolte
differenziate. E’ molto più facile
di quanto si pensi; è un
comportamento che dopo alcune
incertezze iniziali diventa
automatico; non è una perdita di
tempo perché dura pochi minuti;
richiede di ragionare in termini
di separazione. Bisogna dividere
i materiali dell’immondizia e non
mischiarli, nel momento in cui
“si producono”. Le raccolte
consolidate sono la carta, il vetro,
l’alluminio, l’acciaio.
Un po’ meno la plastica.
Oggi, la scommessa è indirizzare
ogni rifiuto per la sua strada,
compreso l’umido, lo scarto di
materiale organico, che spesso
costituisce dal 30 al 40%
dell’immondizia. La raccolta
differenziata richiede che le nostre
cucine possano ospitare diversi
sacchetti o recipienti accanto alla
pattumiera indifferenziata. In un
ambiente organizzato, anche se con
problemi di spazio, è sufficiente un
piccolo gesto per trasformare
l’immondizia in risorsa. La modalità
più comoda è quella di utilizzare
sacchetti di plastica resistente per
ogni materiale (i sacchetti sono
facilmente ripiegabili e occupano
poco spazio quando sono vuoti); una
piccola pattumiera per i materiali
organici.
approfondimento al Museo
piano
Exhibit n.
rifiuti
LA COMPOSTIERA IN
GIARDINO
Nelle case dove si sono giardini, in
cascine con i cortili e in altre
situazione simili, l’organico viene
inserito in una apposita compostiera
domestica, che essendo aerata
favorisce la trasformazione in
prodotto secco e in compost.
E’ una situazione ottimale per
l’ambiente: il rifiuto non esce
neppure dalla casa dove viene
prodotto.
approfondimento al Museo
Exhibit n.
piano rifiuti
A COSA SERVONO GLI
IMBALLAGGI?
Gli imballaggi devono:
garantire la massima sicurezza
possibile, proteggendo il
prodotto da alterazioni generate
da fattori climatici (raggi solari,
pioggia, umidità), da vibrazioni,
strappi, ecc.
essere compatibili con il prodotto
confezionato dal punto di vista
igienico-sanitario,fornendo un
effetto barriera ai gas, al vapore
acqueo, ai microbi e ai vari
solventi;
permettere una fruizione
comoda e nel minor tempo
possibile essere facilmente
trasportabili, apribili, richiudibili,
più leggeri possibile
devono portare un messaggio
informativo chiaro e utile per i
consumatori
I prodotti hanno per lo più bisogno
quindi di essere impacchettati o
confezionati; ma c’è modo e modo,
varie scelte e quantità; il
consumatore attento può premiare
le ditte che sono responsabili su
questo piano; anche perché questi
materiali una volta giunti all’interno
delle nostre case e svolta la loro
funzione rapidamente si
trasformano in rifiuti da smaltire.
IL SISTEMA DEL “PORTA A
PORTA”.
Oggi, il tentativo in ogni città e paese
(più difficile da compiere nelle grandi
città – ma a Torino nelle zone dove si
stanno sperimentando nuovi metodi
porta a porta si è arrivati al 58% di
raccolta), è quello di realizzare la
raccolta differenziata porta a porta,
eliminando i cassonetti stradali e
sostituendoli
con cassonetti interni ai cortili
con sacchetti lasciati sui
marciapiedi, davanti a casa,
in giorni prestabiliti.
Vi sono situazioni molto diverse a
seconda delle zone e dei consorzi,
delle province. L’obiettivo della
raccolta differenziata è quello di
fare rientrare nel ciclo produttivo
le materie prime che finirebbero in
discarica. Per questo è importante
che ognuno sappia e sia informato
sull’effettivo utilizzo dei materiali
raccolti: dove vanno a finire, dove
vengono trasformati, quali sono i
prodotti reintrodotti nel mercato.
Il riciclaggio risparmia anche
energia, ed è ormai parte
dell’economia italiana.
La raccolta porta a porta non è
l’unica soluzione al problema dei
rifiuti, ma oggi è quella che
contribuisce a raggiungere alte
percentuali di differenziazione,
superare l’obiettivo del 50%,
percentuale che non si raggiunge
con i soli cassonetti stradali.
La raccolta porta a porta ha i suoi
pro (più quantità, più qualità
nella raccolta, più comodità
essendo sotto casa,ecc) e i suoi
contro (i cassonetti devono
trovare una buona collocazione
nei cortili).
I Comuni che la introducono non
hanno problemi quando informano
bene i cittadini e definiscono bene i
nuovi criteri di ripartizione dei costi.
La spesa per la raccolta
differenziata, così come i ricavi della
vendita dei materiali e dei contributi
ottenuti dal CONAI e dai suoi
Consorzi di filiera: Comieco (carta e
cartone) Corepla (plastica) Cial
(alluminio) Coreve (vetro, acciaio,
materiali ferrosi), che ridistribuisce
ai Comuni le quote pagate dai
produttori di imballaggi deve essere
trasparente, trasmessa ai cittadini
in modo chiaro, per poter
permettere una discussione e
informazione seria sull’ammontare
della tassa rifiuti da loro pagata.
43
RIVALORIZZARE: Dopo la
raccolta differenziata, è possibile
allora trattare l’immondizia
indifferenziata in appositi
stabilimenti per estrarre
materiali utili e per produrre CDR
(combustibile da rifiuti) per i
termovalorizzatori riducendo la
quantità di rifiuti in discarica. Con
il CDR avviato alla combustione
nei termovalorizzatori si produce
elettricità e acqua calda e si
recupera così energia. Quanto
rimane dopo la combustione,
finisce in discarica. Bisogna
ragionare su come integrare bene
queste diverse soluzioni, invece
di contrapporle tra di loro.
Note.
Un dato: una bottiglia di acqua
minerale da 1,5 litri (di plastica) può
dare energia ad una lampadina di 60
watt per circa 1 ora.
Un tipo di rifiuto molto diffuso
presso commercianti e
supermercati sono i prodotti in
scadenza.
Si buttano? Vi sono associazioni no
profit che si prestano a ritirare
questi prodotti e distribuirli prima
della scadenza, a mense e famiglie
bisognose (dal progetto Buon
Samaritano dell’Amiat di Torino al
Banco Alimentare).
approfondimento al Museo
piano rifiuti
Exhibit n.
3. Ecoisole
Gli ecocentri o ecoisole sono spazi
custoditi e attrezzati in cui i
cittadini gratuitamente e gli
operatori economici a pagamento,
possono conferire i rifiuti urbani
ingombranti. Sono strutture per la
consegna di materiali che vanno
diffondendosi, purtroppo a volte
ancora poche e lontane, non sempre
aperte in orari comodi per il
pubblico. Presso i centri di
multiraccolta si possono consegnare
anche i rifiuti ingombranti: mobili
elettrodomestici (frigoriferi, cucine,
lavastoviglie, lavatrici, televisori,
computer, telefoni, ecc.) sanitari
(wc, vasche da bagno, lavabi, ecc.).
I residui di ristrutturazioni e
macerie in quantità devono essere
invece portati in discarica a cura
delle ditte che effettuano i lavori
edili, senza alcun onere economico
aggiuntivo per gli utenti.
I rifiuti ingombranti non possono
essere depositati nei cassonetti
stradali o vicino ad essi. Alcune
aziende di gestione dei rifiuti li
ritirano a domicilio previo contatto
telefonico.
PRODOTTI COMPLESSI
I materiali chiamati “ingombranti”
sono spesso un’emergenza (solo il
20% circa oggi è intercettato da
apposite strutture); purtroppo
vengono spesso abbandonati
nell’ambiente, per strada in città,
vicino e dentro ai cassonetti, quando
invece devono essere raccolti
separatamente.
Che fine fanno i prodotti di
elettronica di largo consumo
quando diventano rifiuti?
Molti prodotti si guastano, ma
spesso li gettiamo anche solo perché
passano di moda, o invecchiano
tecnologicamente, oppure vengono
considerati superati dal nostro
gusto estetico... Se dobbiamo
cambiare prodotti tecnologici
preoccupiamoci di smaltirli bene.
La legge (in lenta applicazione)
prevede che possano essere
riportati anche presso i
commercianti, i rivenditori di
apparecchiature nuove.
E’ importante che tutti trovino la
strada giusta finale che è quella di
stabilimenti che li “smontano”, li
triturano, li trattano per a- metterli
in sicurezza; b- neutralizzare i
prodotti nocivi contenuti in alcune
apparecchiature; c- ricavare il
massimo di materiali per il
riciclaggio. I prodotti sono o
dovrebbero essere sempre più
pensati da chi li produce per essere
trattati a fine vita.
RIFIUTI URBANI PERICOLOSI
Presso i centri di multiraccolta si
possono consegnare tutti i rifiuti
urbani pericolosi, che devono essere
separati dagli altri. Si distinguono
per i simboli riportati sui loro
contenitori.
QUALI SONO?
Pile e batterie a secco estratte da
radio, transistor, calcolatrici,
giochi, walkman che possono
essere anche portate ai punti di
raccolta convenzionati
(rivenditori, scuole, sedi di
circoscrizioni e enti pubblici).
44
Farmaci scaduti e siringhe
(possono essere portati anche
presso farmacie convenzionate,
senza inserire le confezioni di
cartone e il foglietto illustrativo
di carta).
Vernici, pitture, colori, coloranti,
inchiostri.
Smacchiatori e solventi
(acquaragia, trielina, ecc.)
Insetticidi e antiparassitari, colle,
collanti e stucchi. Prodotti
fotografici. Combustibili solidi e
liquidi.
Accumulatori (batterie) per auto
e autoveicoli.
Olio minerale per autotrazione.
Olio vegetale esausto.
Mercurio
approfondimento al Museo
Exhibit n.
piano rifiuti
4. Cassonetti
stradali e
condominiali
La raccolta porta a porta si sta
diffondendo nelle piccole città,
ora anche nelle grandi, con modalità
diverse. Ma, soprattutto nelle grandi
città dominano ancora i cassonetti
stradali (verde scuro o metallici per
la raccolta indifferenziata e di colori
diversi per le raccolte differenziate,
comprese le campane per vetro e
alluminio).
Qual è il comportamento corretto
nei confronti dei cassonetti e della
zona stradale adiacente, ma anche
dei cortili condominiali?
legare i sacchetti della raccolta
indifferenziata e non gettare
dentro i rifiuti sfusi e sparsi
non abbandonare sacchetti fuori
dal cassonetto (anche nel caso
sia pieno)
non abbandonare vicino ai
cassonetti i cosiddetti rifiuti
ingombranti, come mobili, sedie,
poltrone; televisori, batterie,
elettrodomestici, fornelli e
frigoriferi, lavatrici; devono essere
portati alle ecoisole oppure
lasciati vicino a cassonetti o in
luoghi indicati, ma solo dopo
telefonate di accordo per il ritiro,
all’azienda di smaltimento di
zona
non abbandonare vicino ai
cassonetti per materiali
differenziati o per la raccolta
indifferenziata le scatole di
cartone
non utilizzare il cassonetto per
la raccolta indifferenziata per i
materiali oggetto delle raccolte
differenziate
non abbandonare dentro ai
cassonetti per la raccolta
differenziata (carta, plastica,
umido) i rifiuti indifferenziati
nei cassonetti della raccolta
differenziata togliere plastica e
sacchetti dalla carta; sciacquare
vetro e alluminio; non inserire
porcellane e altri rifiuti nel vetro;
evitare il più possibile di gettare
nell’umido anche i sacchetti di
plastica che lo contengono:
utilizzare invece gli appositi
sacchetti biodegradabili come il
mater bi (amido di mais)
distinguere i materiali che non
devono essere gettati
nell’immondizia ma portati
all’ecoisola o in appositi altri
cassonetti: pile (presso
rivenditori); medicinali (presso
farmacie); vestiti (presso
associazioni di raccolta o
cassonetti stradali appositi);
la situazione più critica: vernici
con solventi e prodotti chimici,
oli di frittura (da collocare in
appositi recipienti e poi
consegnare periodicamente
presso le ecoisole).
approfondimento al Museo
Exhibit n.
piano rifiuti
SCOPRIRE LA PRODUZIONE
La carta riciclata ormai raggiunge
un grado di bianco molto alto, è
difficile distinguerla dall’altra
prodotta dalla cellulosa delle piante.
L’uso del cloro per ottenere il bianco
(anche nelle paste cellulosiche
provenienti da fibre vergini che
subiscono il processo di
imbianchimento) è stato ridotto ed
è stato largamente rimpiazzato dal
biossido di cloro e da altri prodotti
che non contengono cloro.
I marchi ecologici più diffusi (es.
Ecolabel) tengono conto di questa
attenzione nel processo di
produzione e segnalano i prodotti
ecologici sulla base dei materiali di
cui sono composti e del processo
produttivo con cui sono realizzati.
approfondimento al Museo
Laboratorio piano rifiuti
ATTENTI ALLE FAVOLE
URBANE
Il riciclo è parte del nostro sistema
economico e dell’economia di tutta
l’Europa. Alcuni materiali si prestano
di più, altri di meno. E’ molto
importante che le raccolte
differenziate si facciano bene, creando
meno problemi possibili alle aziende
di trasformazione.
E’ sempre più importante prestare
attenzione anche alla qualità, non solo
alla quantità nella differenziazione.
Ci sono a volte partite di materiali
raccolti così male e con tante impurità
che finiscono nella raccolta
indifferenziata, se non si può cercare
ancora di intervenire.
45
Ma attenzione! Chi dice: “poi
tanto rimettono tutto insieme!”,
si racconta una favola urbana.
La raccolta differenziata fatta bene
non risolve tutto, ma è certo una
parte importante del trattamento dei
rifiuti. Il cartone oggi in Italia è al 95%
prodotto dal riciclo; la carta e i
cartoncini prodotti con il macero da
riciclo sono ormai prodotti
competitivi; le plastiche (non si
possono riciclare insieme) hanno i
loro problemi, ma sono ampiamente
utilizzate per la produzione di oggetti
riciclati come i tubi, le canaline, e altri
materiali per l’edilizia, film per
imballaggi, tessuto pile…; dai
pneumatici si ricavano materiali di
coibentazione, pavimentazione per
campi da gioco, segnali stradali;
l’alluminio è un materiale prezioso
utilizzato per tutti gli usi, anche
riciclato.
Nota. Un dato 2005: in Italia 108.000
tonnellate di oli lubrificanti rigenerati
sono ritornati sul mercato con un
risparmio di circa 80 milioni di euro
sulla bolletta petrolifera (e per
l’ambiente!).
5. Acquisti
alimentari
Non ci sono ricette per l’acquisto del
cibo che siano sempre valide: ognuno
di noi segue le sue abitudini, le sue
preferenze, le sue necessità in
rapporto con la sua salute oltre che
con l’ambiente.
Anche in questo caso però non è
difficile diventare consumatori
consapevoli e responsabili.
ALCUNE MINIME
INDICAZIONI
Non è così importante dove fate gli
acquisti: dal produttore, nel negozio
sotto casa, al mercato, nei
supermercati o ipermercati…
Fondamentale è invece seguire alcuni
criteri nella scelta dei prodotti:
Acquistate prodotti che sono
stati coltivati vicino a voi, nella
vostra comunità: le merci spesso
46
fanno giri complicatissimi prima
di arrivare al luogo dove li
comperate.
La legge impone a chi vende di
segnalare il luogo di origine dei
prodotti. Comperate da chi si è
abituato a indicare la provenienza
delle merci.
Ricordatevi la stagionalità dei
prodotti (ad esempio della frutta
e della verdura) e cercate di
rispettarla. Comperare verdura
e frutta fresca di stagione ha dei
vantaggi ambientali perché
richiede un basso consumo
energetico per la produzione, la
conservazione e il trasporto (che
già cambia tra coltivazioni in
campo e coltivazioni in serra);
crea meno imballaggio e
permette la scelta della quantità
voluta da chi compera.
Una buona gestione
dell’economia familiare consiglia
di acquistare la merce di cui si ha
effettivamente bisogno, nella
quantità che si ritiene possa
essere utilizzata nei tempi
previsti, prima della scadenza,
con alcuni prodotti in maggiore
abbondanza di altri per motivi di
“magazzino”.
Quando usciamo per acquisti, è
davvero così difficile utilizzare le
borse di tela (ce le regalano per
vari motivi a tante manifestazioni,
conserviamole per andare a fare
gli acquisti)? Sono borse piccole
e leggere, che possono essere
facilmente portate con noi e
utilizzate quando ci servono.
Si possono anche riutilizzare gli
shopper di plastica.
Dopo anni di attenzione a
disincentivare l’uso degli shopper
“a gogo!”, alcuni supermercati
oggi ci regalano decine di
sacchetti ad ogni spesa che
facciamo: sono piccoli e leggeri,
ma provate a moltiplicarli per il
numero di persone che passano
in un supermercato e otterrete
subito tonnellate di plastica che
possono essere potenzialmente
lasciate nell’ambiente!
Qualche supermercato più
sensibile cerca di produrre gli
shopper con materiali alternativi
alla plastica (carta, oppure il
derivato dall’amido di mais;
plastiche a base di alcol).
Possiamo organizzarci in gruppi
di acquisto: molte famiglie si
mettono insieme per far arrivare
i prodotti da luoghi sicuri, ad
esempio da coltivazioni
biologiche di produttori locali,
anche per controllare l’utilizzo
di inquinanti; per acquistare
prodotti all’ingrosso con pochi
imballaggi; per collaborare al
commercio equo e solidale.
Vi sono botteghe, negozi e reparti
di supermercati che si sono
specializzati in ambiente, sociale,
biologico: capite, verificate,
frequentate, scegliete…
Ci fermiamo qui ma il discorso
sull’alimentazione, sugli acquisti in
rapporto all’ambiente, e anche sulla
salute è un argomento molto vasto e
importante, da approfondire.
approfondimento al Museo
Exhibit n.
piano rifiuti
6. Il fumo di
sigaretta
CHI FUMA E’ 3 O 4 QUATTRO
VOLTE COLPEVOLE NEI
CONFRONTI DELL’AMBIENTE
E DELLE ALTRE PERSONE
Il fumo diretto da sigaretta fa
male alla salute: è un forte
cancerogeno, non ci sono
incertezze e scuse. Sono tante e
molto chiare le analisi
epidemiologiche che lo
dimostrano. E gli effetti collaterali
del fumo passivo, respirato
indirettamente, da chi vive in
stanze dove si fuma (dopo la
legge contro il fumo in Italia
rimangono gli alloggi privati o
zone riservate appositamente
per i fumatori) sono identici a
quelli di chi fuma direttamente.
Il fumo da tabacco è uno dei più
pericolosi inquinanti dell’aria di
casa. Contiene una miscela di
composti chimici tra i quali alcuni
molto tossici. Penetra nei
materiali come tende, tessuti,
tappeti, moquettes, legni
avvelenando lentamente l’aria e
provocando nausea, emicranie,
difficoltà respiratorie, tumori.
(Vedi ancora il fumo di tabacco
p.31)
La permanenza in casa del fumo.
Rispettare le leggi sul fumo vuol
dire non imporre ad altri il fumo
passivo. Anche in casa, dove il suo
accumulo è talmente alto che
fumando 12 sigarette al giorno
(in un ambiente di circa 75 mc.)
si costringono le persone che
abitano nello stesso luogo a
respirare, anche di notte, la stessa
quantità di fumo passivo emesso
nel momento di utilizzo della
sigaretta. Le particelle nocive
rimangono in casa per circa 3 anni
(lo dicono le sempre maggiori
sperimentazioni di laboratorio).
In Italia non possono esistere
situazioni di autocombustione:
se scoppia un incendio è perché
qualcuno ha appiccato il fuoco,
volontariamente, o perché gli è
scappato “di mano” a causa del
vento, un falò (in genere è
proibito bruciare le sterpaglie!)
per bruciare arbusti o
immondizia, oppure – e sono
tanti i casi- perché un fumatore
ha gettato nei boschi e sulla
spiaggia, o dall’auto, un
mozzicone di sigaretta.
I mozziconi, quando non
provocano incendi, rimangono
nell’ambiente, lasciando tracce
di componenti nocivi e, a seconda
della situazione, impiegano uno
o due anni prima di scomparire,
se sono con il filtro, altrimenti sei
mesi; sono un bel problema per
gli operatori ecologici che
puliscono le strade con la scopa
e che incontrano mozziconi
ovunque, specie alle fermate dei
mezzi pubblici e davanti a tanti
locali (anche se vi sono i
contenitori appositi!)
approfondimento al Museo
Exhibit n.
piano rifiuti
7. I materiali
presenti in casa
L’ARIA IN CASA
L’aria interna alla casa (di cui si parla
purtroppo molto poco) può essere
molto più inquinata di quella esterna,
ricevendo contaminanti da
quest’ultima e producendone in
proprio con i materiali che spesso
costituiscono l’arredamento. La casa,
a seconda degli arredi e dei materiali
utilizzati, è una grande “spugna” che
assorbe inquinanti grazie alla
composizione delle pareti e degli
elementi di cui è composta. Ad
esempio: il legno viene trattato con
colle, formaldeide, vernici tossiche, i
tessuti come le moquette e le
imbottiture sono impregnati di colle
e prodotti chimici. In casa spesso il
benzene è il doppio di quello rilevato
per strada; la formaldeide è un gas
incolore e dall’odore acre, contenuto
principalmente in colle, solventi,
pannelli di legno truciolare e
rivestimenti plastici, comunemente
utilizzati nella fabbricazione di mobili
e pavimenti.
Le sostanze contenute nei materiali
vengono rilasciate poco per volta e
non è sufficiente aerare l’ambiente.
E’ importante quindi conoscere (e
fare attenzione) i materiali utilizzati
per l’arredamento, anche se in Italia
non vi sono ancora normative valide
su questi aspetti per i costruttori di
materiali edilizi e di arredamento.
Le sostanze sospette o dichiarate
tossiche in casa sono (esempi):
i PBDE (difenileteri polibromurati)
- ritardanti di fiamma (in
47
asciugacapelli, materassi e cuscini
di gommapiuma, tessuti,
imbottiture, tappeti) - sospettati
di provocare ritardo dello
sviluppo
ftalati - additivi chimici di largo
uso (ad esempio per dare
flessibilità al vinile, consistenza
alle lozioni, prolunghe, carte da
parati, tapparelle viniliche, smalto
per le unghie, deodoranti, lacca
spay, giocattoli di plastica, alcune
pellicole di plastica,…) - sospettati
di provocare disturbi allo sviluppo
sessuale maschile…
pesticidi (frutta e verdura, fiori
coltivati, saponi antimicrobici,
collari antipulci…) - sospettati di
provocare asma, disturbi
neurologici, immunologici…
perfluoorati – nei rivestimenti
antigraffio e antimacchia, tessuti
arredamento, pentole
antiaderenti - sospettati di
provocare cancro negli animali
Il punto fondamentale è stabilire a
quali livelli tali sostanze diventano
realmente pericolose per la salute
(le ricerche sono in corso).
Per ogni settore di arredamento vi
sono oggi varie scelte: ad esempio
pitture ecologiche ad acqua e a base
vegetale, prive cioè di oli e agenti
chimici e solventi (in molti casi
possono aiutare i marchi ecologici).
La ricerca è importante: si stanno
studiando nuovi materiali che
possono rendere autopulente
un’abitazione. In particolare, il
biossido di titanio, un composto in
grado di compiere una fotocatalisi
degli inquinanti, utilizza la luce
solare per ossidare composti e
sostanze pericolose facendole
diventare innocue. Si sperimentano
colle ecologiche: adesivi a base
vegetale, per esempio soia, privi di
solventi e di altri composti tossici.
Le piante d’appartamento possono
dare un contributo in questa
direzione. Si è scoperto che il
filodendro, la dracena e lo spatifillo
sono efficaci nel rimuovere la
formaldeide.
8. Usa e getta /
Uso e riuso
48
Senza molta fatica è facile
identificare i prodotti che si
ispirano alla filosofia dell’usa e
getta: in genere possono essere
sostituiti da altri senza difficoltà.
E’ sufficiente fare attenzione
quando si fa la spesa. I piatti e le
posate di plastica sono il simbolo
principale di questo spreco, ma
anche tovaglioli di carta, bicchieri
di plastica, ecc.
Oggi si trovano in commercio gli
stessi prodotti in forma riciclabile
(es. speciali trattamenti di
distillazione del mais), oppure
quando è possibile, si può
ricorrere a posate di metallo e a
bicchieri di vetro. Anche nelle
mense, nelle feste di compleanno,
nelle manifestazioni facciamo
attenzione a questi aspetti. Ci
sono decine di proposte
alternative.
Quanti oggetti buttati potrebbero
essere recuperati! Facciamoli
circolare! Bisogna abituarsi a non
riempire di oggetti i solai o le
cantine, ma a rimetterli in
circolazione, regalandoli ad altri,
portandoli in appositi negozi che
vendono l’usato, facendo circolare
tra gli amici ad esempio i
giocattoli, i libri, frequentando
mercatini dell’usato per portare
materiale (non solo per
acquistarlo!); donandoli ad
associazioni di volontariato che
raccolgono oggetti usati da
rivendere o da distribuire a chi ne
ha bisogno (es. vestiti);
organizzando vendite in piazza
nella propria scuola o con altre
scuole (a Torino da lungo tempo
si tiene La Fiera della Fantasia ora
Festival Under 15 che ogni anno
impegna classi di decine di scuole
medie ed elementari, per vendere
materiali raccolti o autoprodotti
con un obiettivo sociale di volta
in volta deciso con i ragazzi. Info:
Assessorato alle risorse educative
della Città di Torino, Iter).
Federambiente e Osservatorio
Nazionale sui rifiuti
(www.Federfarambiente.it) indicano
tra le azioni per la prevenzione e
minimizzazione dei rifiuti urbani le
seguenti azioni: compostiera
domestica; nei mercati riuso di
cassette per ortofrutta; ridurre gli
imballaggi per liquidi alimentari
(bottiglie plastica); utilizzo di
pannolini lavabili (oggi prodotti da
alcune ditte); stovigliame monouso
no usa e getta; shopper biodegradabili;
utilizzo per beneficenza di alimenti
ancora commestibili; spina per la
distribuzione detersivi e detergenti
liquidi; diminuzione farmaci e
riconsegna presso farmacie se scaduti;
ecc.
BELLE LE MODE SE DURANO
E’ diventato una moda: mettere
in circolazione e condividere
gratuitamente un libro con persone
sconosciute; seguire su internet il
viaggio del libro abbandonato
(si chiama bookcrossing). E’ stato
lanciato in Italia dalla trasmissione
di Radio 3 Fahrenheit (RAI).
IL COMPORTAMENTO
SCORRETTO DI MOLTI
ARTIGIANI E MANUTENTORI
Il settore delle costruzioni fornisce
un notevole contributo alla
produzione di rifiuti, derivato
soprattutto dalle demolizioni, ma
anche da attività di manutenzione
ordinaria e straordinaria.
Gli artigiani non dovrebbero
chiedere costi aggiuntivi per lo
smaltimento dei materiali sostituiti,
e soprattutto dovrebbero
provvedere ad uno smaltimento
corretto in discarica o nelle ecoisole,
dove i materiali – rifiuto vengono
ritirati a un costo stabilito a seconda
del peso e del tipo di materiale.
Invece spesso capita che siano i
primi a creare delle zone, in città e
fuori, che si trasformano in
discariche abusive, dove
conferiscono gli scarti anche in pieno
giorno, indifferenti ai rischi di multe
e ai regolamenti. Le segnalazioni alle
guardie ecologiche volontarie sono
importanti per ridurre questi abusi.
Spesso però ci passa tra le mani
materiale che non abbiamo idea di
dove deve essere indirizzato per
rispettare l’ambiente. Non possiamo
dare una tabella di indicazioni perché
ogni zona ha indicazioni diverse a
seconda della raccolta che pratica
(porta a porta, stradale con cassonetti
differenziati, stradale ancora con
cassonetti indifferenziati accanto a
quelli differenziati, ecc.).
Dalla Guida pratica del cittadino
dell’Amiat di Torino il rifiutologo è
un lungo elenco di rifiuti con accanto
la loro destinazione preferibile.
Noi riproduciamo solo l’elenco:
ognuno di voi può riprodurlo con due
colonne accanto dove indicare
contenitore e destinazione.
Dove siete incerti potete informarvi
anche presso il Museo oltre che presso
le vostre aziende di smaltimento.
9. Inquinamenti
poco pericolosi ma
fastidiosi
ELENCO RIFIUTI:
CHEWING GUM: LE “CICCHE”
Rimuovere le gomme spiaccicate su
strade, marciapiedi e muri è difficile
e molto costoso. Fino a quando la
ricerca non inventerà la cicca
biodegradabile, bisognerebbe
buttare i chewing gum nei cestini.
In Italia si consumano ogni giorno
quasi 20 milioni di gomme da
masticare, in genere gettate dove
capita, tanto che le strade e le
piazze delle città sono punteggiate
da macchie nerastre difficili da
rimuovere. Si calcolano 5 macchie di
cicche ogni metro quadro di suolo
pubblico.
LA CACCA DEI CANI
Quanta cacca di cane viene sparsa in
città ogni anno? In una grande città
seimila cani di varie taglie ne
producono 876 tonnellate all’anno.
L‘educazione in questo senso, da
parte dei padroni dei cani, si è
sviluppata poco: il sistema
“sacchetto e paletta” che è
sicuramente il migliore, non è
stato ancora molto preso
in considerazione in Italia.
Molti comuni hanno collocato in
alcune aree distributori di sacchetti
e palette per raccogliere la cacca dei
cani.
10. Un elenco di
rifiuti: il rifiutologo
Non c’è bisogno di una laurea per
dividere i rifiuti, soprattutto bisogna
fare bene e con decisione le principali
raccolte differenziate (compreso
l’umido- organico) e privilegiare le
principali divisioni.
accendini, accumulatori, agende in
carta e/o cartoncino, antine di mobili
in ferro, antiparassitari,
apparecchiature elettroniche
(Tv, stampanti, Pc, calcolatrici, fax…),
aspirapolvere, assorbenti igienici,
avanzi di pasti freddi di cucina,
bacinelle, barattoli in banda stagnata
vuoti e puliti, barattoli per gelati,
batterie per auto, bicchieri di plastica
usa e getta, bicchieri di vetro, bicchieri
usa e getta per macchine da caffè,
biro, biscotti, bombolette spray, borse
in pelle/tela, nylon contenitore,
bottiglie di plastica delle bevande,
bottiglie di vetro senza tappo, brik
del latte o dei succhi di frutta, bucce
della frutta, buste per alimenti in
genere (pasta, riso, patatine, salatini,
caramelle, surgelati,ecc), buste di
nylon, calendari, capelli, caraffe di
vetro, carne, carta assorbente per
cucina, carta non unta o bagnata, carta
sporca di prodotti non organici, carta
da pacchi, carta del pane, carta da
forno, carta lucida da disegno, carta
per alimenti (formaggi o affettati),
cartone ondulato, cartoni delle pizze
se non unti, cartucce per stampanti,
cassette audio, cassette della frutta
in legno, cassette della frutta in
plastica, cassette di cartone per la
frutta, cassette sporche, unte, cavi,
cd audio e informatici, cenere da
sigaretta, cenere del caminetto,
ceramiche varie/cocci, cerchioni
dei pneumatici, cerotti, chiusura
dello yogurt in carta stagnata, cibo
(avanzi sia crudi sia cucinati), colle,
computer, contenitori da cucina in
plastica, contenitori di prodotti per
l’igiene delle casa e della persona,
contenitore multi-unità di snack,
cereali e merendine in cartoncino,
contenitore sale e zucchero di
cartone, coperte, damigiane,
demolizioni da manutenzioni
domestiche, depliant se non
plastificati, divani, dvd,
elettrodomestici in genere, erba,
escrementi di animali, faldoni per
49
uffici senza anelli, farmaci, filtri, floppy
disk, fogli pubblicitari, volantini, avvisi,
fogliame, fondi di caffè o di tè,
formaggi, fotografie e prodotti
fotografici (per es. negativi); frutta,
fornelli elettrici, giocattoli di qualsiasi
genere, giornali di ogni genere, grucce
appendiabiti della tintoria, grucce
appendiabiti in plastica/legno, gusci
d’uovo, insetti, insetticidi, lampadine
a incandescenza, lastre in vetro,
lattine per bevande e per olio, lavabi,
lavatrici, legno da potatura, lettiere
di animali domestici, libri, liquidi
alimentari (latte, succo di frutta),
lische, materassi, medicinali, mobili,
mouse, mozziconi di sigarette e sigari,
neon/lampadine a fluorescenza,
noccioli della frutta, occhiali, olio
esausto per auto, olio da frittura, ossi,
pallet, pane, pannolini, pasta, peli e
piume, pellicole di cellophane, pesce,
piatti di plastica usa e getta, piatti in
ceramica, pieghevoli, pile per
elettrodomestici e telefonini,
pneumatici senza cerchione,
polistirolo da imballaggio, poltrone,
polvere, posate di plastica usa e getta,
quaderni, ramaglie, residui da orto,
resti di lana, riviste non plastificate,
rubinetteria, sacchetti
dell’aspirapolvere, sacchetti/buste e
tabulati di carta, sanitari, scaffali in
ferro, scarpe, scarponi da sci, scatole
di cartone, scatole e lattine in banda
stagnata, sci, scontrini fiscali, sdraio,
sedie, segatura non unta, semi, sfalci
da giardini/prati/potature, siringhe,
smacchiatori e solventi, spazzola per
i capelli, spazzolino da denti, specchi,
stampanti, stoffa in genere
contenitore, stracci puliti, strutture
in ferro, stucchi, tamponi per timbri,
tapezzerie, tappi di sughero, tappi di
metallo, tastiere per computer,
tetrapak, toner di stampanti e
fotocopiatrici, tovaglioli di carta,
tubetto del dentifricio o del lucido da
scarpe, uova, vasche da bagno,
vaschette del gelato o per alimenti,
vasetti di vetro senza tappo, vasetti
dello yogurt, vassoi per alimenti,
verdura, vernici, vestiario (abiti e
accessori, zainetti), vetri da
serramenti o rotti, videocassette.
(*) in arancio i materiali da portare
agli ecocentri
CHE COSA NON DEVE
ANDARE NELLA RACCOLTA
INDIFFERENZIATA PERCHE’
PERICOLOSO
pile e batterie a secco; farmaci scaduti,
siringhe; vernici, pitture, colori,
coloranti, inchiostri, colle, collanti,
stucchi; smacchiatori e solventi;
insetticidi e antiparassitari; prodotti
fotografici, combustibili solidi e liquidi,
accumulatori per auto e autoveicoli,
olio minerale per autotrazione, olio
vegetale esausto, mercurio.
11. Esempi di
buone pratiche
degli enti locali
(senza pretesa di completezza)
l’impegno a sviluppare il più
possibile la raccolta differenziata
con sistemi economici ed efficaci (es.
il porta a porta o sistema
equivalente che facilita la raccolta di
oltre il 50% del rifiuto in modo
differenziato):
la coscienza che la legge europea
e italiana non permette più di
nascondere tra le pieghe del
bilancio comunale i costi dello
smaltimento dell’immondizia e
quindi il passaggio da tassa a
tariffe collegandola il più possibile
a quanti rifiuti ognuno
effettivamente produce
lo sforzo di risolvere il problema
dei propri rifiuti nel proprio
“cortile” (cioè nel proprio
territorio) non in quello degli altri
favorire la produzione di energia
elettrica da biogas ricavato dai
rifiuti e dai fanghi dei depuratori
incentivare il compostaggio
domestico dove possibile in modo
che i rifiuti umidi non escano da
casa
curare la presenza sul proprio
territorio di cestini e recipienti
appositi per evitare l’immondizia
per strada
il controllo del rispetto delle
norme relative alle deiezioni dei
cani, la creazione di luoghi
attrezzati
l’incentivazione ai commercianti
e ai mercati del rispetto delle
raccolte differenziate
istituire forme istituzionali e
volontari di controllo contro le
discariche abusive
50
istituzione tramite le aziende
deputate di sempre maggiori
luoghi per ospitare ecoisole, con
orari che garantiscano
l’accessibilità per il conferimento
istituzione nell’ambito dell’anno
di giornate apposite di raccolta
dei prodotti complessi e
ingombranti
premi e agevolazioni per le scuole
attive su questi temi nel proprio
edificio e nelle zone circostanti
inserimento della prevenzione
dei rifiuti come parte della
formazione scolastica e
professionale
progetti di riduzione dei rifiuti
negli uffici pubblici
l’impegno a trovare collocazione
nel territorio di discariche
controllate per rifiuti tossici e
industriali controllandone la
produzione e la gestione
giornate di pulizia istituzionale e
volontaria di zone abbandonate
o che si intendono recuperare
tavoli di confronto, consultazioni,
assemblee, informazioni, attività
di sensibilizzazione continue e di
spiegazione delle scelte di
localizzazione di discariche e
termovalorizzatori
favorire sistemi virtuosi di
raccolta e redistribuzione di
prodotti in procinto di scadere
promuovere gruppi attivi di aiuto
e di controllo delle guardie
ecologiche o di volontari
cercare il confronto con i cittadini
per la collocazione di discariche,
stabilimenti / impianti per la
selezione, ecoisole,
termovalorizzatori…offrendo
informazioni, tecnici, sedi di
discussione
GLI ACQUISTI VERDI
DELLA PUBBLICA
AMMINISTRAZIONE
Alcuni enti locali in Provincia di
Torino stanno lavorando intorno ai
progetti APE (Acquisti Pubblici
Ecologici). Si tratta di introdurre
nelle procedure di acquisto degli
enti determinate specifiche
ambientali per alcune tipologie di
prodotti (es. carta e pubblicazioni,
autoveicoli, mobilio, attrezzature
informatiche…). Tale prassi è
incoraggiata dalla nuova normativa
sugli appalti e su questo tema sarà
emanato un apposito piano
nazionale.
Si tratta non solo di applicare in
concreto un decreto legge del 2003
che obbliga gli enti pubblici a coprire
almeno il 30% del proprio
fabbisogno con prodotti realizzati
con materiali riciclati, ma anche a
tenere conto di tutti gli impatti del
ciclo di vita di ogni acquisto pubblico
di beni e servizi.
Nota. Le spese destinate agli acquisti
pubblici rappresentano dal 9 al 25%
del PIL dei paesi europei e possono
essere una spinta importante per lo
sviluppo dei prodotti rispettosi per
l’ambiente.
Bibliografia
minima
Ecogalateo,
a cura di Silvia Zamboni, Ecologia
1987 (pezzo storico!)
Manuale pratico di ecologia
quotidiana,
a cura di Marinella Coreggia, Oscar
Mondadori 2000 (pezzo quasi
storico)
Ecologia essenziale. 20 domande
chiave 20 risposte chiare,
di John Janovy Jr., Edizioni
Ambiente 2000
Ognuno può fare la differerenza,
a cura di Julia Butterfly Hill,
Corbaccio editori 2002 (ci stiamo
avvicinando!)
Ecologia domestica – guida pratica
per il consumatore intelligente,
di Gianni Moriani Ed. Muzzio
ambiente 2002
"Caro Sindaco new global - i nuovi
stili di vita nella politica locale",
di Marco Boschini, EMI, 2004
Economia leggera - L'ecoefficienza
dal Fattore 4 al business
sostenibile,
di Raimund Bleischwitz e Peter
Hennicke, Ed. Ambiente, Saggistica
e manuali, 2004
50 piccole cose da fare per salvare
il mondo e risparmiare denaro,
Apogeo edizioni, 2005 (anno
edizione italiana)
50 cose da fare per aiutare la terra,
a cura di “the EarthWorks Goup”,
Salano editore, 2005 (anno
edizione italiana)
Salvare il mondo senza essere
Superman,
di Roberto Rizzo, Einaudi editore
2005
Comuni virtuosi - nuovi stili di vita
nelle pubbliche amministrazioni,
di Marco Boschini, EMI, 2005
Le città contro l’effetto serra cento
buoni esempi da imitare,
a cura di Karl Ludwig Schibel e
Silvia Zamboni, Edizioni Ambiente
2005
Uso razionale dell’energia in casa
Risparmio energetico, comfort e
sicurezza
di Giacomo Korn, Ed. Muzzio
ambiente 2003
Indicatori ambientali 100 indicatori
per valutare l’ambiente in
Piemonte Arpa 2006
La Relazione sullo Stato
dell’Ambiente del Piemonte,
Regione Piemonte 2006
51
ACQUA
Se comprendiamo tutta l’acqua del
mondo in 100 litri, quella dolce,
potabile da utilizzare da parte degli
uomini sarebbe meno di metà di un
cucchiaino di caffè.
Anche nelle regioni come il
Piemonte, dove in genere (tranne in
alcune zone e in alcune estati)
l’acqua è abbondante, non sprecarla
significa evitare di sottrarla al
sottosuolo, utilizzare meno energia
e lavoro per renderla potabile…
Siamo abituati a sentirci dire:
“chiudi il rubinetto quando ti lavi i
denti!” (e va bene!); “è meglio fare
la doccia del bagno, non stiamo
troppo sotto la doccia…”; tutti
consigli importanti, se accostati
anche all’attenzione a che cosa
facciamo quando stiamo sotto la
doccia… ad esempio quanti prodotti
chimici versiamo su di noi e
nell’acqua?
NON SPRECARLA MA
ANCHE NON INQUINARLA
Oltre alla quantità, il nostro
comportamento deve fare ancora
più attenzione a quanto gettiamo
negli scarichi, a quanto inquiniamo, a
quanto passa attraverso le nostre
mani, le nostre case, le nostre città.
approfondimento al Museo
piano acqua
Exhibit n.
1. Perdite d’acqua
Non è difficile capire se vi sono
perdite d’acqua nel proprio
condominio o in casa: macchie di
umidità nei muri dove passano i tubi,
lo sciacquone del water che lascia
scolare acqua perché la guarnizione
è difettosa o consumata; i rubinetti
che non chiudono perfettamente, il
tubo della doccia che gocciola
perché la gomma interna si è bucata;
la pompa per innaffiare il giardino
che perde acqua da più punti, ecc.
Anche una piccola perdita può
sprecare tantissima acqua nel corso
di un anno. Un goccia riempie una
tazzina in 10 minuti, 10.000 litri in
un anno, come se bevessimo 70
bicchieri al giorno! Un altro calcolo:
se un rubinetto perde 60 gocce al
minuto, in un mese diventano oltre
1000 litri d’acqua.
In un anno una vaschetta può
perdere anche 80.000 litri d’acqua:
come se una persona facesse tre
volte al giorno il bagno! Contrattate
l’intervento dell’idraulico,
rivolgetevi alle Associazioni dei
Consumatori sia per indicazioni, che
per consigli e controlli.
approfondimento al Museo
piano acqua
Exhibit n.
CONTATORI PER L’ACQUA
La mancanza di contatori individuali
è sicuramente uno dei motivi che
non aiuta il risparmio.
Non è semplice introdurre in vecchi
edifici i contatori individuali per
l’acqua in modo che ciascuno paghi
in base al proprio consumo (criterio
che dovrebbe valere per ogni
servizio).
Abbiamo verificato alcuni casi: un
condominio medio pagherebbe circa
1/3 in meno introducendo i
contatori individuali perché
immediatamente si riducono i
consumi. Una famiglia oggi in media
consuma 80 € all’anno. Non si tratta
di grandi cifre per il portafoglio, ma
di grandi cifre per l’ambiente!
LE PERDITE DEI TUBI E
CONDOTTE
Il mestiere di chi gestisce gli
acquedotti è anche quello di
intercettare le perdite nelle
tubazioni e condotte, ripararle e
impedire che prima di arrivare a
destinazione si perda molta acqua
potabile, perché non si è intervenuti
a riparare i tubi di portata.
La Smat a Torino ha brevettato un
sistema per intervenire, a minor
costo e tempo, in caso di rotture e di
necessità di sostituzione o di
riparazione di tubi sotterranei.
2. Che cosa
gettiamo negli
scarichi del
gabinetto e del
lavandino
52
Facciamo attenzione all’uso
intelligente dell’apertura del
rubinetto, ma guardiamo anche gli
scarichi dei lavandini e dei WC.
Mozziconi di sigarette, scovolini per
le orecchie, assorbenti igienici,
vernici, sabbia per le lettiere di gatti
e cani, oli, sostanze chimiche, vernici,
solventi, medicinali, avanzi di cucina.
I WC e i lavandini non sono bidoni
per la spazzatura. Perché gettare
tutti questi oggetti nelle fognature,
scambiandole per discariche di
rifiuti? Il materiale gettato viene
ritrovato nelle acque reflue che
giungono ai depuratori, rendendo
più difficile il loro lavoro.
Nota. Ci sono aziende e persone che
passano porta a porta a proporre
quella che smerciano come la
soluzione dell’organico o umido:
trituratori sotto il lavandino che
permettono di scaricare con l’acqua
i materiali organici. Pensate un
momento al disastro ambientale
rappresentato dallo spostare
massicciamente il problema della
raccolta differenziata dell’umido dal
cassonetto alle fogne. Questa
operazione richiederebbe
depuratori enormi, potenziati, con
costi conseguenti; quando piove
forte, lo straripamento di canali
fognari potrebbe alimentare quanto
già succede: la dispersione di
materiali fuori dalle fogne stesse, e
così via.
UN CASO PARTICOLARE
Chissà perché chi utilizza gli
scovolini per pulirsi le orecchie o
per altre operazioni di cosmesi
poi li butta nel gabinetto e non
nella pattumiera. L’abitudine di
gettarli in grande quantità negli
scarichi impediva ai depuratori di
funzionare bene, perché gli scovolini
bloccavano, ad esempio i miscelatori
delle vasche di ossidazione.
Alcuni anni fa il governo italiano
ha dovuto approvare una legge che
ha imposto ai fabbricanti e
importatori di scovolini di produrli
con bastoncini idrosolubili
(es. mater bi – mais) invece che di
plastica. Adesso gli scovolini in
commercio sono biodegradabili.
3. Quanto
inquiniamo l’acqua
Bisogna ridurre l’“arsenale” chimico
che si ha in casa, oltre che per
sicurezza (tenerlo lontano dalla
portata dei bambini e comperare i
prodotti che hanno adottato i tappi
di sicurezza “premi e gira”) anche
per motivi ambientali.
L’ambiente casalingo deve essere
pulito ma non sterilizzato.
Ad esempio, i bambini che crescono
in un ambiente troppo sterilizzato
fanno fatica a sviluppare un sistema
immunitario robusto.
Perché usare in modo massiccio i
disinfettanti?
L’uso dei detersivi pone un
problema sia di qualità, sia di
quantità. Molti tendono ad
esagerare nel dosaggio con il
criterio: più detersivo uguale più
pulito. Quando addirittura non si
usano deodoranti e additivi che non
servono a pulire, ma solo a dare
un’idea di pulito. Vengono proposti
troppi tipi di detersivi rispetto agli
usi specifici essenziali: spesso
bastano saponi e alcol contro l’unto,
aceto e bicarbonato contro il
calcare. Per quanto riguarda la
qualità, purtroppo la legislazione è
ancora carente. Non impone sulle
etichette l’effettivo impatto
ambientale. Anche se sarebbe
proibito utilizzarle, parole come
biologico ed ecologico (se non
seguite da efficaci spiegazioni e
controlli) vengono vantate come
parole chiave, motivo di acquisto,
senza effettiva corrispondenza alla
realtà.
4. I detersivi
Che cosa contengono? Tensioattivi
per emulsionare lo sporco grasso;
abrasivi per rimuovere
meccanicamente lo sporco;
modificatori di pH; sequestranti per
addolcire l’acqua; candeggianti (es.
ipoclorito o perborato di sodio) per
decomporre lo sporco ossidandolo;
enzimi per decomporre lo sporco
formato da proteine grassi e
carboidrati; solventi come etanolo,
IPA o ammoniaca; e tanti altri
componenti per il controllo della
schiumosità, profumi, coloranti,
sbiancanti ottici, emulsionanti…
Ci vogliono criteri specifici.
Si fa presto a dire: un detersivo
concentrato di tensioattivi
bisogna anche capire quali?;
un ammorbidente a seconda della
durezza dell’acqua della zona
bisogna dire quali? dove?;
un candeggiante per i capi
bianchi e molto sporchi,
ma con quale concentrazione?
Enzimi di vario tipo
che cosa vuol dire? quali?
I tensioattivi sintetici, componenti
che servono per rimuovere lo
sporco, sono prodotti con parti della
raffinazione del petrolio e si
accumulano nelle acque perché non
si riescono a degradare; i tensioattivi
naturali sono prodotti a partire da
grassi vegetali, si degradano meglio
di quelli sintetici; ma alcuni (saponi,
laurilcitrato sono più compatibili di
altri).
Tensioattivi non ionici fanno brillare
le stoviglie ma sono poco degradabili
e fanno male al nostro organismo.
A ben vedere gli ammorbidenti non
servono a lavare ma ad evitare che il
53
calcare dell’acqua si fermi nelle fibre
del tessuto dando un’impressione
di ruvido e non di morbidezza. E’
proprio necessario? Questi prodotti
danneggiano i microrganismi che
vivono nelle acque di superficie.
A leggere le etichette vi sono oltre
400 tipi di detersivi, che si
differenziano per avere almeno
30 tipi di ingredienti, alcuni
assolutamente inutili e poco
simpatici per l’ambiente es. gli
sbiancanti ottici (che fanno apparire
il bucato più bianco) i profumi, gli
antidepositanti, ecc.
Detersivi con marchio Ecolabel
Alcuni detersivi hanno ottenuto il
marchio Ecolabel (marchio con la
figura del fiore e del simbolo
dell’Unione Europea).
Hanno le seguenti caratteristiche:
formula concentrata (con i
detersivi concentrati si può usare
metà dose)
uso limitato di sostanze dannose
per gli ambienti acquatici
maggiore biodegradabilità e
limitata contribuzione alla
crescita delle alghe nell’acqua
utilizzo di minori imballaggi (con
le ricariche si riducono gli
imballaggi al 25%)
istruzioni per lavare in modo
ecocompatibile
I produttori di beni e servizi, per
ottenere questo marchio sono
sottoposti a rigidi controlli e il loro
prodotto deve avere un ridotto
impatto ambientale durante l’intero
ciclo di vita: produzione, utilizzo,
smaltimento finale. I criteri
accertati, prima di permettere l’uso
del marchio, sono: gli impatti sulla
qualità dell’aria, dell’acqua,
la protezione del suolo, la riduzione
dei rifiuti, il risparmio energetico,
la gestione delle risorse naturali,
la prevenzione del cambiamento
climatico (emissioni CO2),
la protezione della fascia di ozono,
la sicurezza ambientale, il rumore,
la biodiversità…
54
I DETERSIVI NEGLI
ELETTRODOMESTICI
Le lavatrici e le lavastoviglie
dovrebbero essere utilizzate a pieno
carico per non sprecare detersivo:
quelle più recenti ne richiedono
una quantità minore, prevedono
programmi rapidi ed escludono
il prelavaggio (se non necessario).
Una lavastoviglie moderna consuma
in media 25 litri di acqua, ma
vi sono modelli in commercio che
se la cavano con 15 litri; negli anni
Ottanta consumavano 50 litri
d’acqua.
A mano si consuma una quantità
3 volte maggiore di detersivo,
anche se si è attenti a non sprecare.
Ciò detto, per una valutazione
ambientale attenta, bisogna
considerare anche i consumi
complessivi della lavastoviglie:
la sua costruzione, i suoi consumi
di energia elettrica e non solo di
acqua, ecc.
I DETERGENTI PER LA
PULIZIA DELLA CASA
POSSONO ESSERE SCELTI AL
MOMENTO DELL’ACQUISTO:
senza ricorrere alle ricette della
bisnonna, ci sono prodotti biologici,
organici, o sicuramente meno
chimici di altri. Molti prodotti sono
anche assorbibili attraverso la pelle,
inalati al momento dell’uso.
Siamo sicuri ad esempio che non si
può fare a meno della trielina, del
prodotto a schiuma spray per pulire
il forno, dell’ammoniaca per pulire il
pavimento?
Un esempio:
Solventi organoclorurati come la
trielina hanno bisogno, per essere
diluiti, di una quantità enorme di
acqua: un litro di trielina richiede
l'equivalente di un palazzo di 5
piani pieno d'acqua.
5. I prodotti per
l’igiene
Quantità e qualità dei prodotti di
igiene con cui si accompagnano i
lavaggi (oltre che la loro durata!):
i cosmetici, i saponi liquidi, gli
shampo ecc. sono prodotti che a
volte contengono un vasto arsenale
chimico.
Qui i vocaboli diventano sempre più
difficili e bisognerebbe distinguere
sulle etichette che cosa fa male
spesso anche al corpo, oltre che
all’ambiente.
Allume, xilolo, composti policiclici,
nitro, fenilendiammina, triclosan,
metili bromoglutaronitrile,
sodio laurilsolfato, resorcina,
alfa - naftolo… tanti sono stati
proibiti a livello europeo, ma sono
ancora in commercio, altri sono stati
ridotti.
I cosmetici naturali vanno meglio,
ma non tutti quelli che vengono così
definiti sono indenni dal contenere
materiali nocivi o presupposti tali.
Al momento dell’acquisto si possono
ad esempio scartare quelli che
contengono composti nitro-muscosi,
paraffina o derivati dal petrolio a
favore di prodotti vegetali.
Bisogna cercare di affidarsi a marchi
di qualità ecologica (ecolabel),
sperando che si moltiplichino in
fretta, che si estendano a sempre
maggiori prodotti.
Molte persone utilizzano lacche per
i capelli. Un esempio di come anche i
cosmetici possono trasformarsi in
nemici della salute in casa, non solo
dell’ambiente esterno: le lacche per
capelli (il 5 % del contenuto è
rappresentato da sostanze attive,
il 95% da solventi e gas propellenti)
contengono acetone; lo smalto
per unghie è fonte di etilacetato
e in molti profumi è presente il
metilacetato. Possono provocare
irritazione della pelle, delle mucose,
mal di testa continuo, bruciore di
gola o stanchezza.
In particolare patiscono questa
forma di inquinamento quanti
hanno problemi respiratori o
ipersensibilità a qualche sostanza.
LE LAVANDERIE
Spesso spostiamo solo il problema
all’esterno, per esempio in
lavanderia. Un luogo dove possono
essere prese precauzioni: molti le
prendono, anche sulla base di
controlli. Anche in questo settore
cominciano ad esserci alternative
alle sostanze inquinanti: molte
lavanderie sono attente ai prodotti
che utilizzano. Si stanno aprendo
lavanderie eco-friendly sull’esempio
degli USA: dove non vengono usati
solventi chimici. Ma è un tema che va
approfondito.
DOVE VA A FINIRE TUTTA
LA CHIMICA CHE
SPARGIAMO NELL’ACQUA?
I prodotti chimici che finiscono
negli impianti fognari incontrano
il depuratore che li elimina in gran
parte, ma è possibile che in qualche
misura arrivino nei fiumi, nel sistema
delle acque, inquinandole.
Se poi percorrono altre strade,
come ad esempio gli erbicidi o
i pesticidi utilizzati in agricoltura,
che vengono trasportati dall’acqua
piovana nel terreno, possono
arrivare ovunque: nei torrenti,
nei fiumi, nei laghi, nelle acque
sotterranee.
Dobbiamo sempre ricordare che,
anche se non lo vediamo, nelle falde
sotterranee c’è tanta acqua, per lo
più potabile, da cui ricaviamo gran
parte di quella che usiamo e che una
volta inquinata è ancora più difficile
ripulire rispetto all’acqua che scorre
in superficie.
approfondimento al Museo
piano acqua
Exhibit n.
6. Si può bere
l’acqua del
rubinetto
L’opinione più diffusa - a giudicare
dall’enorme consumo di acque
minerali con la conseguente
necessità di smaltire bottiglie di
plastica - è che sia meglio bere
l’acqua in bottiglia.
Eppure l’acqua del rubinetto è acqua
potabile che viene fornita:
batteriologicamente pura (senza
microrganismi, batteri, larve di
parassiti né presenta indici di
inquinamento da sostanze in
decomposizione)
pura da sostanze chimiche che
possano danneggiare, anche per
accumulo o prolungata
somministrazione, l’uomo
inodore, incolore (non deve
contenere sostanze disciolte che
la rendano sporca o colorata o
che diano un odore o un sapore
particolare).
Migliaia di analisi pubbliche e interne
all’azienda di produzione e
distribuzione controllano in modo
permanente l’acqua del nostro
rubinetto: si può quindi essere sicuri
nell’utilizzo come alimento.
In genere le acque erogate dagli
acquedotti e centri di produzione
sono classificabili come acque
oligominerali (hanno un residuo
fisso inferiore ai 500 mg/litro).
Sono acque con un basso tenore di
sodio, una quantità di calcio medio
basso e di magnesio medio alta.
approfondimento al Museo
piano acqua
Exhibit n.
ATTENZIONE ALLE
PUBBLICITA’ INGANNEVOLI
Per il sodio. In Italia l’apporto di
sodio fornito dall’alimentazione
a ciascuno di noi, è in media di
4 gr invece dei 2,4 gr. consigliati
per legge :
il 10% è contenuto naturalmente
in alimenti e bevande
(quindi ininfluente) (*)
55
il 55% è sodio aggiunto nei
prodotti trasformati
(leggere bene le etichette e
controllare i cibi)
il 35% è aggiunto individualmente
(*) bevendo due litri di acqua al
giorno, anche se fosse – ma non lo è
– satura di sodio, si può arrivare al
valore massimo del 10%!
E’ chiaro quindi perché qualsiasi
pubblicità di acqua in bottiglia che fa
riferimento al sodio è ingannevole.
Per i nitrati (che provengono
dall’uso dei fertilizzanti
inorganici). L’acqua degli
acquedotti ha valori molto al di
sotto dei limiti di legge indicati:
nell’acqua potabile di acquedotto
hanno un valore limite di 50 mg
al litro; nelle acque minerali
hanno un valore limite di 45 mg
al litro; nell’acqua consigliata per
i neonati, 10 mg al litro.
I nitrati nella dieta possono
arrivare da carne (per circa 450
mg al kg), da frutta e verdura
(per circa 1300 mg al kg),
pochissimo da latticini e acqua.
Bevendo 2 litri di acqua al
giorno con acqua che contiene
nitrati al limite di legge,
l’apporto medio è del 7-11%.
IL SAPORE
Da un punto di vista organolettico
l’acqua del rubinetto può sembrare
a molti meno gradevole dell’acqua
in bottiglia, perché possono essere
presenti in essa sottoprodotti della
disinfezione (necessari per
garantire le caratteristiche igienico
sanitarie lungo tutta la rete di
distribuzione) come il cloro.
E’ sufficiente collocarla in una
bottiglia e lasciarla per alcune ore in
frigorifero; il disinfettante evapora e
il gusto migliora.
Vi sono filtri per l’acqua che possono
essere installati prima del rubinetto
della cucina in modo permanente.
Assicurano l’eliminazione di
impurità, di pesticidi e erbicidi,
batteri e metalli… L’utilizzo del filtro
richiede manutenzione per evitare
che diventi ricettacolo di batteri:
bisogna cambiare la cartuccia del
filtro periodicamente altrimenti si
peggiora la situazione invece di
migliorarla.
Ma attenzione che l’acqua potabile
è, fino al rubinetto, garantita da chi
la “produce” e distribuisce (i gestori
degli acquedotti) come bevibile e
priva di tutti quegli elementi che
abbiamo citato.
Il filtro può forse servire a migliorare
il gusto, che se modificato dal cloro,
è eliminabile, come detto, tramite
l’evaporazione, lasciando depositare
l’acqua per un po’ in una caraffa.
7. Le acque
minerali
Le acque minerali sono anch’esse
controllate, ma con criteri diversi:
ad esempio sono lavorate in assenza
di trattamenti di disinfezione.
Di conseguenza per essere sicure,
richiedono impianti avanzati per
l’estrazione e l’imbottigliamento;
così come sono importanti i
contenitori nei quali vengono
imbottigliate e le modalità con cui
vengono conservate. Ad esempio,
lungo tutto il percorso (trasporto,
magazzino, luogo di vendita), prima
dell’acquisto, dovrebbero essere
conservate in un luogo fresco, buio,
al riparo della luce del sole e del
calore. Attenzione quindi anche ai
tempi di smercio e alle condizioni di
esposizione delle bottiglie di acqua.
Ultimo consiglio: leggere bene
l’etichetta.
Nota. Il ricorso eccessivo degli
italiani all’acqua minerale oggi
produce una quantità enorme di
rifiuti in plastica (in volume).
ACQUE POTABILI
IMBOTTIGLIATE
Vi sono oggi in vendita acque
“purificate”(potabili) da non
confondere con le acque minerali:
sono acque attinte da acquedotti o
trattate come si trattano per gli
acquedotti e poi confezionate. E’
una soluzione che può essere
interessante solo per affrontare
difficoltà di approvvigionamento
idrico in caso di problemi locali.
8. Chiudere i
rubinetti … e altro
56
E’ giusto imparare a chiudere il
rubinetto invece di lasciar scorrere
l’acqua: per lavarsi i denti, per farsi
la barba (usi che richiedono poca
acqua effettivamente necessaria e
spesso raccoglibile in un bicchiere) o
quando ci si sta insaponando sotto la
doccia. In genere lasciando il
rubinetto aperto se ne vanno in
pochi minuti almeno 15 litri d’acqua.
Oggi le tecnologie ci permettono di
essere sempre attenti anche quando
siamo distratti.
Sono ancora troppe le vaschette
dei wc che quando utilizzate,
sprecano un’enorme quantità di
acqua anche solo per piccoli
bisogni. Sul mercato da anni
esistono vaschette a doppio
flusso, che possono essere
utilizzate a seconda del bisogno
grazie al doppio pulsante. In
questo modo, la quantità di acqua
utilizzata si è ridotta da 15-18
litri a 9 o 6 litri per le esigenze
“maggiori” o 3 litri, per le esigenze
“minori”.
Chi ha la fortuna di avere una casa
fuori città ha la possibilità di
installare nel cortile o in giardino
una cisterna per raccogliere
l’acqua piovana e utilizzarla per
il water, per innaffiare i fiori, per
lavare l’auto… Ormai anche i costi
sono accessibili. Anche in città
nella progettazione e costruzione
di nuovi condomini si possono
prevedere gli spazi per una
cisterna di acqua piovana, da
utilizzare almeno per l’irrigazione
del prato e del verde intorno alle
case; più complesso il riutilizzo
per gli sciaquoni.
In questi casi vi sono ormai impianti
tecnologici che scartano l’acqua di
prima pioggia (circa 3mm di acqua),
che potrebbe essere altamente
inquinata; proseguono con un
prefiltraggio a griglia che toglie
i materiali solidi galleggianti; l’acqua
immessa nel serbatoio di raccolta
viene filtrata prima dell’uso con
filtro a sabbia, disinfettata
automaticamente e inviata nel
serbatoio di stoccaggio da dove
viene prelevata con pompa apposita.
Per i rubinetti è possibile
utilizzare il riduttore di flusso o
aeratore a basso flusso (in molti
nuovi alloggi o nei nuovi rubinetti
è già presente): si tratta di un
piccolo dispositivo collocato nella
parte terminale del rubinetto in
uscita. Si può applicare a qualsiasi
rubinetto e costa pochi euro.
La valvola, che miscela aria e
acqua, è dotata di un dispositivo
di ottimizzazione del getto che
imprime all’acqua un movimento
vorticoso. Di conseguenza il getto
sembra più forte ed è altrettanto
efficace e ricco con la metà di
acqua utilizzata: il consumo si
riduce del 50% (anche 10-20 litri
al minuto a seconda del
rubinetto). Questi semplici
dispositivi, se il rubinetto non lo
permette, possono essere inseriti
anche nel flessibile.
Decine di migliaia di litri in meno
all’anno, buttati nel buco del
lavandino.
Vi sono i riduttori di flusso o
rompigetto areato anche per i
vari tipi di docce in commercio.
In Piemonte la Regione ha deciso
di incentivarne la diffusione
distribuendoli agli alberghi e alle
strutture di ricettività turistica.
C’è chi ama fare il bagno e chi la
doccia. Che cosa è meglio? Da un
punto di visto dell’utilizzo della
quantità d’acqua, certamente la
doccia (a meno che se ne faccia
un uso anomalo!). Ad esempio 30
litri in 5 minuti, che arrivano a
50-60 litri per i più lenti, ma che
non raggiungono mai i 150-180
litri di acqua consumata per fare
il bagno.
Con i rubinetti miscelatori non è
necessario fare scorrere l’acqua
a lungo per trovare la
temperatura ideale per il nostro
corpo quando facciamo la doccia
o ci laviamo la faccia. Ma ogni
volta che apriamo un rubinetto,
è proprio sempre indispensabile
usare l’acqua calda? E’ uno spreco
non solo di acqua ma anche di
energia.
Vedi il capitolo energia (scaldare
l’acqua)
I rubinetti miscelatori sono ormai
da anni prodotti con doppi livelli
di utilizzo, cioè permettono di
regolare il flusso dell’acqua in
base alle esigenze del momento:
per esempio, quando vogliamo
lavarci i denti o farci la barba è
sufficiente lasciar scorrere anche
solo un filo d’acqua.
Per lavare la frutta e la verdura
è meglio metterla in un
contenitore e lasciarla a bagno,
piuttosto che far scorrere l’acqua
corrente. L’acqua può essere poi
riutilizzata, per esempio, per
bagnare le piante di casa.
Chi ha un giardino spesso esagera
a bagnarlo specie nelle stagioni
calde (meglio bagnare verso sera
perché è più lenta
l’evaporazione). Basterebbe
lasciare l’erba un po’ più alta
perché così il prato ha bisogno di
meno acqua; non è il caso di
bagnare il giardino tutti i giorni.
Gli impianti di irrigazione a micropioggia fanno risparmiare notevoli
quantità d’acqua.
approfondimento al Museo
piano acqua
Exhibit n.
57
In casa abbiamo elettrodomestici
che devono riscaldare l’acqua che
consumano (lavatrici e
lavastoviglie) per svolgere la loro
funzione. Oggi esistono in
commercio elettrodomestici che
non solo regolano l’acqua che
utilizzano riducendola
notevolmente, ma che non devono
più riscaldarla tramite una
resistenza elettrica, perché sono
collegati direttamente alla caldaia a
gas o all’impianto solare termico.
Vedi su questi temi il capitolo
energia- elettrodomestici.
9. Fai da te… poco
ecologico
In favore dell’ambiente, in genere, la
pigrizia ci porta a non lavare l’auto
in attesa della prossima pioggia, ma
molti quando la lavano, purtroppo,
fanno un uso massiccio di detersivo
e di acqua senza curarsi di dove
vanno a finire. Per un lavaggio si
consumano fino a 100-130 litri di
acqua, quando potrebbero bastare
un paio di secchi e un utilizzo molto
moderato di detersivo.
Se poi queste operazioni vengono
fatte nel giardino di casa, l’acqua si
perde nel terreno e circola
liberamente ovunque, mischiandosi
con l’acqua piovana; la situazione
peggiora se ci si trova vicino ad un
fiume o un torrente perché si
inquina oltre al terreno
direttamente anche il corso d’acqua.
Non sempre il fai da te è una buona
pratica ambientale!
Dal punto di vista economico, ma
soprattutto ambientale, conviene
recarsi presso le strutture
predisposte (lavaggi autorizzati per
auto), dove gli scoli dell’acqua vanno
a finire nei depuratori e non nel
terreno o nei corsi d’acqua.
Anche se è sempre bene chiedersi:
chi controlla gli scarichi di questi
lavaggi?
Vedi su questo tema il capitolo
rifiuti.
10. Segnalare gli
inquinamenti
Vi sono strutture (per esempio
l’ARPA Piemonte) che controllano lo
stato delle acque superficiali e da
alcuni anni anche lo stato delle falde
di acqua sotterranea. Anche noi
possiamo facilitare il loro compito,
segnalando eventuali irregolarità.
Ad esempio, le guardie ecologiche o
le associazioni sul territorio
segnalano scarichi illegali, abusivi, e
altro. La classe di una scuola, se ben
attrezzata e informata, può
contribuire e aiutare su questi temi.
Per definire gli stati ambientali dei
corsi d’acqua si tiene conto dello
stato chimico, determinato dalla
presenza o meno di sostanze
chimiche pericolose.
Cinque i livelli di qualità delle acque:
Elevato: quando la
concentrazione degli inquinanti
è assolutamente inferiore alla
soglia prevista
Buono: se invece si ha una
concentrazione di agenti dannosi
leggermente inferiore
Sufficiente: quando la quantità di
inquinanti è pari al limite
massimo
Scadente: se si ha un eccesso di
concentrazione di sostanze
chimiche pericolose
Pessimo: quando la
concentrazione di inquinanti è
assolutamente superiore alla
soglia
LO STATO DEI FIUMI
Un fiume è un sistema dinamico in
continua evoluzione e soggetto a
costanti modifiche:
la qualità dell’acqua varia a
seconda delle stagioni in relazione
alle diverse portate (*)
le temperature influiscono sulle
reazioni chimico-fisiche che
avvengono in acqua, accelerando
o frenando la demolizione di
sostanze organiche
(*) Ad esempio, nel periodo estivo
diminuiscono le portate degli scarichi
urbani e industriali cittadini mentre,
al contrario, aumentano quelle degli
scarichi civili nelle zone di villeggiatura.
I PRINCIPALI PROBLEMI DI
INQUINAMENTO
58
che sopportano i torrenti, i fiumi,
i laghi sono:
oggetti in acqua, discarica
immondizia sulle rive; batteria
d’auto o cambio olio; schiume ad
esempio per lavaggio auto; vernici e
solventi o altre sostanze chimiche,
metalli (anche da scarichi
industriali); scarichi di fognatura
senza depuratore; antiparassitari
nelle coltivazioni (insetticidi,
fungicidi, erbicidi) con diverse
composizioni chimiche; scarichi
diretti – senza depurazione - da
liquami agricoli; perdita di
combustibili o liquidi chimici per
incidenti o incuria; scarichi
industriali illegali o anche solo non
ben depurati, ecc.
l’elenco purtroppo è sempre
estensibile…
approfondimento al Museo
piano acqua
Exhibit n.
ABBIAMO PARLATO DI
CASE…MA NON SOLO
In casa si possono adottare e
diffondere i comportamenti citati in
questo opuscolo, ma anche al lavoro
e a scuola: negli uffici come negli
edifici scolastici.
Negli edifici scolastici si tratta di
analizzare i consumi di elettricità, il
tipo di apparecchi illuminanti, gli
utilizzi, il riscaldamento, l’utilizzo
dell’acqua nei gabinetti, …
Ma anche in vacanza e nel tempo
libero il pubblico può scegliere e
privilegiare strutture di ricezione
turistica che sono certificate perché
si impegnano a pratiche di
sostenibilità sui temi dell’energia,
dell’acqua, dell’utilizzo dei
materiali,…
Ad es. gli alberghi e le strutture
ricettive di vario tipo adottano
misure obbligatorie e misure
opzionali con il fine di raggiungere il
punteggio necessario per essere
certificati con il marchio Ecolabel
Europeo
(il fiore europeo)
e possono diventare attori di un
ambiente sostenibile e promotori
di comunicazione e di educazione
ambientale.
Possono raggiungere questi
obiettivi, in molti casi, senza grandi
sforzi e senza modificare la qualità
dei servizi.
Alcune scelte determinano
situazioni automatiche nell’uso
(es. attrezzature ecoefficienti);
altre richiedono l’aiuto attivo degli
utenti; altre richiedono lavori e
interventi più complessi;
investimenti (spesso agevolati o con
contributi) ad es. l’adottare fonti di
energia rinnovabili.
Il primo costo nel settore
alberghiero è rappresentato dal
personale: ma l’energia si colloca al
secondo. Un edificio che adotta
misure concrete in campo
energetico può ottenere:
consumi energetici ridotti e
risparmio di costi, insieme alla
diminuzione dell’inquinamento
ambientale; diminuzione della
produzione di energia con fonti e
modalità convenzionali.
Per l’acqua:
adottare regolatori di
flusso su rubinetti e docce
consigli agli utenti sull’uso dei
miscelatori, chiusura dei
rubinetti, risparmi d’acqua…
riutilizzo di acque bianche
di scarico, uso di acqua
piovana per giardino e per
wc.
Per l’illuminazione:
pulizia e manutenzione delle
lampade e luci
sfruttare l’uso di luce naturale
(nelle stanze)
sostituzione delle
lampadine a incandescenza
con quelle fluorescenti a
basso consumo
sensori di presenza per
l’accensione e spegnimento delle
luci
tessere di ingresso alle
stanze che azionano lo
spegnimento complessivo
delle luci all’uscita
spegnimento automatico
delle luci in depositi e
magazzini, cantine, e delle
luci esterne
(in casi particolari) regolazione
dell’illuminazione basata sulla
luce diurna disponibile
in assenza di meccanismi
automatici: indicazione alle
persone come per es.
spegnere le luci quando si
lascia la camera
Per il riscaldamento:
riduzione dei consumi in base alle
condizioni climatiche esterne
(regolazione centrale)
riduzione dei consumi in
base all’uso: ogni stanza ha
un termostato regolabile
in assenza di meccanismi
automatici: indicazione alle
persone: es. non aprire le finestre
inutilmente; abbassare il
termostato del riscaldamento
quando si lascia la camera;
utilizzare l’aria condizionata solo
59
quando è necessaria e senza
l’apertura delle finestre
depuratore di Collegno che di
Castiglione Torinese)
miglioramento degli
isolamenti termici dei
muri, delle finestre
(spifferi e doppi vetri)
incentivare ad esempio nella
nuova edilizia la
contabilizzazione individuale di
acqua potabile
collocazione materiale riflettente
dietro elementi di calore
protezione delle falde acquifere
sotterranee e sviluppo dei
monitoraggi
uso intelligente tendaggi
in casi particolari: spegnimento
automatico del
condizionamento e/o
impianto di riscaldamento
quando le finestre sono
aperte
in casi di nuova costruzione:
esposizione dell’edificio
approfondimento al Museo
Exhibit Bagni del Museo
campagne di informazione sulla
qualità dell’acqua del rubinetto
sistemi di informazione con le
associazioni dei consumatori
delle condizioni di costo e di
lavoro degli artigiani idraulici
creare alternative all’uso di
materiali nocivi come il sale per
lo scioglimento del ghiaccio e della
neve in inverno
11. Esempi di
buone pratiche
degli enti locali
sviluppo dell’uso di acqua piovana
per servizi collegati all’ente
pubblico o alle aziende che si
occupano del verde pubblico e di
altri servizi, ponendola come
requisito
(senza pretesa di completezza)
revisione di tutte gli usi dell’acqua
per ottenere risparmi nei
consumi e nei costi negli edifici
pubblici
far rispettare le norme degli
scarichi delle acque; garantire
forme di monitoraggio continuo
aiutare l’azienda concessionaria
a fare progetti di rinnovamento
della rete dell’insieme del ciclo
integrato delle acque (acqua
potabile e fogne)
favorire il massimo di diffusione
di depuratori efficienti ed efficaci
incentivare l’uso di impianti di
raccolta e recupero di acqua
piovana filtrata e immagazzinata
progetti di restituzione al
territorio per il riutilizzo
nell’industria e in agricoltura di
acqua depurata proveniente dai
depuratori (ad es. a Torino la
Smat realizza questo “ritorno
indietro” ad utenti tramite una
rete apposita sia per il
60
accesso e vivibilità delle sponde
dei fiumi e dei torrenti
sviluppo delle soluzioni come il
teleriscaldamento e la
cogenerazione per ottenere
acqua calda disponibile
distribuzione di materiali come i
frangi flusso per rubinetti e docce
a soggetti che li utilizzano
ampiamente es. strutture
turistiche
Conclusioni
Le famiglie italiane usano
annualmente il 60% della ricchezza
nazionale e oltre il 30% dei consumi
energetici totali. Il 18% circa della
spesa mensile di una famiglia media
è destinato a spese per la
manutenzione delle abitazioni, per i
consumi di combustibili e energia; a
cui si aggiunge il 12,45% per i trasporti
e le telecomunicazioni.
Il tutto si traduce in produzione di
gas a effetto serra (CO2). Le famiglie
italiane sono anche responsabili di
circa il 27% delle emissioni nazionali.
Il 10% delle emissioni è causato dal
riscaldamento, il 9% dal trasporto
privato, il 3% dai rifiuti urbani. 60
milioni circa di abitanti, emissioni di
CO2 pro capite di 7,8 t annue
significano che l’impegno e il
contributo a migliorare l’uso delle
risorse da parte delle famiglie può
essere rilevante e indispensabile!
Trasformare i
consigli e le azioni
in metodo
didattico
Qualche indicazione per trasformare
le indicazioni e i consigli di
comportamento sopra indicati in un
efficace metodo didattico a scuola
(a anche in famiglia, perché no?):
è importante il coinvolgimento
emotivo che si riesce a creare:
trasformare il percorso proposto
in una ricerca sulla realtà vicina,
sul proprio territorio, sulla vita
quotidiana, su tutte quelle cose
che si pensa di conoscere e che
invece si scopre di ignorare;
una ricerca che può arrivare
anche ad avere uno sbocco:
la risposta alla domanda “cosa si
può fare in concreto?”
motivare la ricerca e capire i
consigli vuol dire per ogni ragazzo
e gruppo di studenti o classe,
andare a vedere le conseguenze,
“come funziona”, che cosa si vuole
evitare e perché, avere
spiegazioni per ogni
affermazione, verificare, farsi
venire dubbi e domande, tirare
tutti i fili possibili delle relazioni
scegliere una serie di consigli o
un campo di applicazione e
limitare l’attenzione a questo,
per poi allargarlo
successivamente; evidenziare le
possibilità di praticabilità, di
gestione dei consigli e delle
indicazioni, vedere che cosa è
necessario fare per riuscire: chi
deve essere coinvolto; quali sono
le condizioni migliori per poter
agire in un certo modo
esaminare la propria vita
quotidiana e il proprio territorio
vuol dire stare a sentire, parlare
con molti; provare a selezionare
e dare ordine e senso alle cose
che vengono dette, alle
informazioni che vengono
trasmesse, distinguere le cose
vere da quelle dubbie o
approssimate
il metodo per “fare inchiesta” o
ricerca (si può dire così?) è quello
di programmare insieme alla
classe un percorso, non
necessariamente lineare e con
sequenze simili; informarsi;
investigare; visitare
Sfruttando tutte le relazioni
possibili anche presenti tra i
genitori, tra le imprese, aziende,
associazioni, enti contattabili…
bisogna pensare di applicarsi
anche a quanto si ha vicino, a
portata di mano, senza andare
troppo lontano: ad esempio la
propria scuola; come sentire le
opinioni di altre classi,
sensibilizzarle; come informare
e discutere con i propri genitori
e quelli di altre scuole
un sistema utilizzato per altri
temi, trasferibile anche nel campo
ambientale è per esempio quello
di adottare una situazione,
un’area; controllare; scrivere;
se è il caso anche protestare…
con chi si ritiene abbia
comportamenti scorretti o non
si occupi di certi argomenti che
invece riteniamo importanti per
l’ambiente
si può approfittare delle date
ufficiali che richiamano
l’attenzione su temi ambientali e
soprattutto del 5 giugno Giornata
Mondiale dell’ambiente.
Un appuntamento che anche se
collocato a fine percorso
scolastico, può essere utilizzato
per fare il punto della situazione;
per far vedere ad ambiti più ampi
che cosa si è fatto nella propria
scuola; verificare quanti altri
studenti in altre classi e scuole
hanno affrontato le stesse
questioni. Incontrarsi e
confrontarsi… (*)
(*) Nota: un piccolo riassunto di tanti
appuntamenti: giornata
internazionale delle città senz’auto,
22 settembre; settimana del
marchio europeo Ecolabel, seconda
settimana di settembre; settimana
dell’energia per uno sviluppo
sostenibile (Unisco), seconda
settimana di novembre; giornata
internazionale dei diritti degli animali,
10 dicembre; giornata mondiale
dell’acqua, 22 marzo; il giorno della
terra, 22 aprile; giornata europea
dei parchi, 24 maggio; giornata
mondiale dell’oceano (solo in alcuni
paesi), 8 giugno; giornata mondiale
del sole,18 giugno…
…e poi con Internet è facile
scoprire enti, associazioni,
aziende, gruppi che avanzano
proposte (da discutere e
controllare sempre! ): ricordatevi
che anche in Internet vi sono
tante stupidaggini e cose non
vere! In base al percorso
compiuto con il Museo, si
possono avere orientamenti e
capacità di selezione, idee e
materiali di approfondimento,
possibilità di collegamento
attraverso il Museo stesso
gli enti locali sono al centro di
tanti dei temi ambientali toccati
e vi sono uffici utili per avere
informazioni e consigli, materiali,
confronti tra osservazioni
generali e applicazione nella
propria realtà territoriale. E’ ad
esempio interessante il
meccanismo dell’Agenda 21 che
alcune realtà praticano (un altro
sistema da conoscere insieme a
quello sopra citato delle
61
certificazioni ambientali):
un piano d’azione, partecipato dai
rappresentanti della comunità
locale, per rendere lo sviluppo
locale più sostenibile, equo e
rispettoso dell’ambiente,
promosso dagli enti locali con
articolazione di temi, obiettivi da
raggiungere, tempi e verifiche.
alla base di piani di intervento vi
stanno le informazioni ambientali
prodotte da enti e strutture che
si occupano di monitoraggi
permanenti (vedi ad esempio il
libro “100 indicatori ambientali”
– Arpa e Regione Piemonte).
Un modello adottato dall’Arpa,
messo a punto dall’Agenzia
Europea dell’Ambiente, è il DPSIR
(determinanti o fonti di pressione
– attività antropiche, pressioni o
effetti delle attività antropiche
sull’ambiente, stato – le condizioni
ambientali, la qualità dell’aria,
acqua, suolo…, impatto – gli effetti
sulla salute e la conservazione
della natura, risposte – le misure
adottate dai soggetti pubblici
privati per prevenire e mitigare
gli impatti negativi rappresentati
da interventi strutturali,
interventi prescrittivi, tecnologici,
bonifiche, ecc.).
con in mano una “bussola”
virtuale rappresentata dalla
propria capacità di essere liberi
e indipendenti nei propri percorsi
di educazione ambientale, gli
insegnanti e le famiglie possono
contattare aziende, agenzie,
strutture, associazioni di
volontariato, ecologiste, di
Consumatori per sviluppare
informazioni, dati, attività
E’ POSSIBILE TENERSI IN
CONTATTO CON IL MUSEO PER
CHIEDERE INFORMAZIONI COME
PER FAR CONOSCERE PERCORSI
DIDATTICI, IDEE, AZIONI
REALIZZATE… AVERE
INDICAZIONI DI ALTRI LUOGHI A
CUI RIVOLGERSI (vedi opuscolo
n. 2 “ Il Museo A come Ambiente
in rete – dal territorio al Museo,
dal Museo al territorio)
Il Museo oltre alla visita e ai
laboratori, pubblica libri
antologici per insegnanti e
famiglie che aiutano a proseguire
il percorso delineato in questo
opuscolo: da “come e che cosa
fare” a “perché?”, indagando sulle
motivazioni, con ampie
sfaccettature sui temi
dell’energia, trasporti, rifiuti,
acqua.
FAI UN ACQUISTO INTELLIGENTE,
REGALA QUOTE DI CO2 EVITATE
Certamente il decalogo del consumatore intelligente contempla, ai primi posti,
l’acquisto di tecnologia efficiente ed un uso senza sprechi dell’energia, una risorsa
tanto indispensabile quanto preziosa. Oggi ci sono sistemi che garantiscono la
difesa dell’ambiente pur consentendoci di utilizzare tutte le comodità “moderne”.
Non tutti sanno che esiste la possibilità di ridurre l’inquinamento atmosferico
che produciamo ogni giorno. Come? Ci sono aziende, tecnologicamente all’
avanguardia e particolarmente sensibili alle tematiche ambientali che hanno la
capacità di stimare la quantità di anidride carbonica (CO2) che il nostro stile di
vita e i nostri consumi energetici producono. Ottenuto questo valore sono in
grado di compensarlo con un’equivalente quantità di anidride carbonica evitata
grazie a progetti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili anziché
di fonti fossili, da programmi di risparmio energetico o di riforestazione.
Il consumatore responsabile può quindi compensare le tonnellate di anidride
carbonica che produce, o regalare ad una persona che ama una tonnellata di
emissioni evitate (semplicemente contattando una di queste società).
Finalmente un regalo utile: compensando la CO2 prodotta dalla propria o
dall’altrui attività si concorre alla diminuzione dell’effetto serra e dei conseguenti
cambiamenti climatici. Un’idea originale, che dimostra la volontà di fare una
scelta intelligente e responsabile in ogni occasione: dal battesimo al matrimonio,
dal compleanno o Natale a S.Valentino, abbiamo la possibilità di donare ad una
persona che amiamo un mondo migliore.
INFO: Punto shop Museo A come Ambiente tel.011/0702535
Gli organi di gestione dell'Associazione A come Ambiente:
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Presidente: Fiorenzo Alfieri; Direttore: Carlo Degiacomi
(Città di Torino) Domenico Mangone, Vincenzo Simone, Saverio Mazza;
(Provincia di Torino) Carlo Chiama, Angela Massaglia, Valter Giuliano, Dorino Piras, Maurizio Basile,
Paolo Foietta, Valeria Veglia; (Regione Piemonte) Nicola De Ruggero, Gianni Oliva, Carlo Bonzanino,
Paola Bragantini, Daniela Formento, Paolo Sammartino, Maria Piera Genta;
(Amiat) Giorgio Giordano, Maurizio Magnabosco, Giuseppe Comin;
(Smat) Giorgio Gilli, Paolo Romano, Marisa Di Lauro; (Coop.RTP) Manuele Degiacomi;
(GTT) Giancarlo Guiati, Vanni Cappellato, Claudio De Consoli, Silvano Sarich;
(Coop) Claudio Cucchiarati, Enrico Nada; (Cial) Gino Schiona, Stefano Stellini;
(Corepla) Cesare Spreafico, Francesca Montemagno;
(Comieco) Carlo Montalbetti, Manuela Kron; (Asja,biz) Agostino Re Rebaudengo, Barbara Rauseo;
(Seta) Marta Levi, Luciano Pipino.
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