SCHEDA STORICA del CONVENTO DI ANZIO trascritta e adattata da Agostino Mallucci da B.Theuli - A.Coccia, La Provincia Romana dei Frati Minori Conventuali dall’origine ai nostri giorni, Roma 1967, pp. 120-129.1 Anticamente Anzio, Antium, fu una delle più importanti città dei Volsci. Prima d'essere sottomessa, resistette a lungo a Roma, ma finalmente, nell'anno 468 a.C., si arrese, “non per un nuovo attacco del nemico, ma perché la disfatta e la perdita del campo aveva abbattuto gli animi, ab infelici pugna castrisque amissis cecederant animi” 2. Entrata nell'orbita romana divenne uno dei luoghi di soggiorno preferiti non solo dai cittadini ma anche dagli Imperatori, come ci fa capire Svetonio nelle vite dei Cesari e Cicerone nelle sue lettere ad Atticum. Vi nacque l'imperatore Caligola3 e Nerone4, che vi stabilì una colonia di pretoriani, il domicilio dei più ricchi centurioni e vi fece costruire un sontuoso porto, ubi et portum operis sumptuosissimi fecit 5. Era ornata di ville, templi e teatro. E tra i suoi templi era celebre quello dedicato alla Dea Fortuna, alla quale, Orazio nell'ode che comincia: “O diva, gratum quae regis Antium” (1,35), dopo di averne esaltata la potenza e descritto il corteggio, rivolge una calda preghiera affinché sia propizia alle armi romane. Famosa è la ritrovata statua della fanciulla di Anzio. Con l'avvento del Cristianesimo divenne anche un centro di fede cristiana e sede episcopale fino al sec. V, quando fu unita ad Albano. Tra i suoi Vescovi è ricordato Gaudenzio e Vindemio: “Celeberrima fuit apud Priscos civitas Antii, praecipua Volscorum sedes. Dum ibi dominabantur etnici, templa magnifice ibi extructa ... quum vero plenitudo temporis advenit et veritas innotuit Christum sequuta est, suosque habuit Episcopos ad integrum usque saeculum V. Ultimum tandem Episcopum quendam fuisse Vindemium, sedente Papa Simmaco, ex historicis eruitur” 6 . Con più precisione parla il Cardinale Vescovo di Albano nella relazione del 1837: “Antium, perillustris quondam civitas, scrive, suos habuit Episcopos, nam Gaudentius Antiatinus Antistes Romano Concilio se subscripsit anno 465, itemque Vindemius Episcopus Antiati praesens fuit Romanae Synodo anno 499 ... ”7. Dopo la caduta dell'impero romano verso il sec. VI si iniziò anche la decadenza di Anzio, che poi fu devastata e saccheggiata dai Saraceni. Innocenzo XII (1691-1700) la richiamò a nuova vita, facendovi ricostruire il porto ed anche una chiesa dedicata a S. Antonio di Padova, che Benedetto XIV (1740-1758) fece diventare parrocchia. Ma fino al sec. XIX restò sempre un piccolo centro di pescatori. Anzio moderna si è sviluppata soprattutto nella seconda metà del sec. XIX. La chiesa fu affidata ai nostri religiosi e quando, nel 1746, fu fatta parrocchia, il Parroco ebbe il nome di Presidente, termine che ritiene tuttora. Un breve compendio della sua storia lo troviamo sempre quasi in tutte le visite ad limina dei Cardinali di Albano. In quella del 1760, quattordici anni dopo l'erezione della parrocchia, leggiamo: “ ... hic portus et clarus et celeberrimus tempore romanae reipubblicae et dominantibus romanis imperatoribus; sed in ruinis sepultus usque ad Innocentium XII. Ipse enim novam extruxit Pilam seu Molem supra unam partem antiqui portus et a fundamentis ecclesiam aedificare curavit, consulendo simul et navigantium securitati et animorum Christifidelium ac praecipue Captivorum Remigum saluti. De anno 1746 ecclesia haec sub invocatione S. Antonii Patavini fuit in Parochialem erecta per Breve Benedicti XIV et in Parrochum electus religiosus Ordinis S. Francisci Conventualium ab E.mo Card. Corsini dicti Portus Protectore, cum indulto alios successores Parochos sub nomine Praesidentium deputandi, praevia approbatione Ordinarii, cui est subiectus. Eiusque honorarium in summa scutorum 8 quolibet mense praestatur per R.C. Apostolicam, praeter alia scuta 4 pro alio religiaso socio et coadiutore in cura animarum. Reperitur quoque Oratorium S. Mariae Pietatis in qua celebratur sacrum et pro coemeteria deservit...” 8. La chiesa era, all'inizio, nella circoscrizione della parrocchia di Nettuno, ma il sacerdote del nostro Ordine, che ne aveva cura, aveva la facoltà di amministrare i sacramenti al variabile numero di anime che vi affluivano: “Non longe a Neptuno iacet antiquissimus Antii Portus, iamdudum temporis iniuria destruetus: a sedente Innocentio XII in partem reparatus pro navium appulsu cum militum praesidia, incerta et variabili animarum numero. Ecclesiam habet B. Antonio Patavino dicatam, in qua residet unus ex religiosis Min. Conventualium stipendio R.C. Apostolicae. Et licet sit intra limites Parochialis Ecl. Neptuni, habet tamen idem religiosus facultatem ... sacramenta ministrandi Castellano, Militibus et exteris in eodem portu permanentibus aliisque illuc confluentibus. Praeceptum vero Paschale annuae comunionis in Ecclesia Parochiali Neptuni adimplent” 9. Ed anche quando fu dichiarata parrocchia non attenne subita una completa autonomia. Per molto tempo fu filiale di quella di Nettuno e senza il fonte battesimale. Il 7 settembre 1747 il Card. Carafa, Vescovo di Albano, scriveva: “Ecclesia S. Antonii Portus Antii erecta fuit in Parochiam filialem Archipresbiteralis curatae Ecclesiae Collegiatae Neptuni, sine tamen fonte baptismali” 10. 1 I Il P.M°Bonaventura Theuli di Velletri OFMConv., Storico, Filosofo, Teologo e Vescovo († 1670), autore dell’opera Apparato Minoritico della Provincia di Roma, diviso in due parti, nel quale si rappresentano le fondazioni, le origini dei conventi, le strutture delle Chiese e memorie che vi si trovano, le qualità prerogative dei Padri insigni ed altre cose onorevoli della Provincia. (Dall’inizio fino al 1648). Il P.M°Antonio Coccia, alunno della stessa Provincia Romana OFMConv. ha aggiornato l’opera del Theuli documentando la storia dal 1652, epoca della prima soppressione, fino al 1967. 2 Livio, Hist.Rom. l. II, c. 65. 3 Svetonio, Caligula, c. 8, cfr. ibid. c. 49. 4 Svetonio, Nero, c. 6. 5 Svetonio, Nero, c. 9. 6 Visita ad Limina, Albano, ano 1777. Arch. 5. Cong. Concilii. Per la storia di Anzio, oltre i libri stampati, cfr. P. Filippo Rossi M. Conv., Storia di Anzio antico e moderno. Ms. C. 166. in Arch. Ceno SS. Apostoli. 7 Visita ad Limina, Albano, ano 1837. Arch. S. Cong. Concilii. 8 Visita ad Limina, Albano, an. 1760, 4 nov. Arch. S. Cong. Concilii. 9 Visita ad Limina, Albano, 17 dic. 1742. Arch. S. Cong. Concilii. 10 Visita ad Limina, Albano, 1747. Arch. S. Cong. Concilii. 1 Il fonte battesimale lo ebbe solo verso il 1823:“Paucis abhinc mensibus fonte baptismali, quo carebat, te adprobante, potitur Parochia” 11, scriveva il Cardinale nella sua relazione della stesso anno. La presentazione del Parroco per più di un secolo appartenne al Generale dell'Ordine, per cui il convento era annoverato tra i cosidetti de mensa Reverentissimi 12, tuttavia doveva sottoporsi all'esame, essere approvato dal Cardinale di Albano e sottostare al Vescovo in tutto ciò che si riferiva alla cura delle anime: “Eisque administratio, continua il Card. Carafa nella predetta relazione, et guberuium commissum fuit medio Brevi Sanctitatis Suae Religiosis Conventualibus Parroco et Vicecurato, nominando a Rev.mo Padre Generali Ordinis, accedente consensu E.mi Cardinalis Protectoris Praedicti Portus pro tempore existentis et apprabando per examen ad curam animarum coram examinatoribus Synodalibus Episcopi Albanensis, cui in totum subiacent in iis quae ad curam animarum spectant, quive iustis de causis ab eodem Episcopo amoveri possit et valeat. Emolumentum vero pro congrua eorundem ministrorum subministratur a RC. Apostolica in scutis octo singulis mensibus, quod totum in praefato Breve continetur” 13 . Ed in realtà il Ministro Generale continuò ad eleggere il Presidente e Parroco della chiesa fino ai primi anni del nostro secolo. Essendosi dimesso il 17 ottobre 1901 il P. M. Emanuele Alonge, a causa della sua infermità, il Min. Generale Lorenzo Caratelli, presentò il P. Leone Turco della Provincia Romana, che allora aveva 27 anni, il cui zelo era noto al Vescovo il quale nella sua lettera scrive: “Dopo la rinuncia del RP. Alonge V. P. Rev.ma non poteva presentarmi all'ufficio di Presidente e Parroco di Anzio persona più gradita del R P. Leone Turco. Invero le belle qualità per le quali Ella me lo raccomanda erano già in parte a me note; confidando dunque che il suo ministero debbo essere in aedificationem volentieri accetto la proposta che Ella mi ha fatto ... ” 14. Così il Card. Agliardi il 28 ottobre 1901. Ma fu l'ultima presentazione, poiché dal 1908 troviamo il convento sottoposto alla giurisdizione del Provinciale della Romana e posto tra i conventi della Custodia Marittima. Nel Capitolo Provinciale di quest'anno leggiamo infatti: “Pro conventu SS. Pii et Antonii electus fuit R P. Leo Turco in guardianum”. Quando poi le Custodie, dopo la prima guerra mondiale, furono pavidamente ridotte, il convento fu posto sotto la Custodia Romana cui tuttora appartiene, in contrasto con la ragione o giusto criterio che aveva portato alla antichissima divisione delle Custodie. Furono inoltre presentati come coadiutori nello stesso anno 1901 il P. Antonino Grossi ed il P. Antonio Buzzelli, che vennero accettati. Naturalmente Anzio, si era ingrandita e perciò la Parrocchia aveva bisogno di maggior personale. Ma l'aumento della popolazione era avvenuto nella seconda metà del sec. XIX, poiché nella prima metà la popolazione era ancora poca. Nel 1823 il Cardinale scriveva che in Anzio “fixos habel lares familiae 103, capita 462, communionem recipientes 325, unusque sacerdos: qui vero vagantur, milites sunt, et operibus pubblicis damnati, modo sunt 266”15. E nel 1837 scriveva: “Continet familias 102, animas 336”16 . Del resto dallo stato di anime fatto nel 1906 risultano 1756 persone. Per molto tempo non ebbe scuole, solo dopo la rivoluzione francese fu aperta la prima scuola e questa solo per i ragazzi. Nella visita ad limina del 1819 il Vescovo scriveva: “Vi è parimenti un maestro di scuola aperta per i ragazzi”. Ed ancora: “Adest praeceptor pro pueris, pro puellis autem scholam non inveni”. La scuola per le ragazze sorse più tardi. Se ne parla nella visita ad limina del 1837, nella quale leggiamo: “Parochialis ecclesia unica in Dioecesi sub regimine Regularium Divo Antonio Patavino sacra est. In ea adest Hospitium PP. Conventualium ubi quattuor sacerdotes religiosi commorantur, quorum unus, qui curam animarum habet, Praesidentis titulo gaudet et a R. Camera apostolica sexaginta scutata quolibet mense percipit pro sui et familiae substentatione. Religiosus Praeses a Ministro Generali praesentatur et ab ordinario approbatur amovibilis ad nutum tam ipsius Generalis quam Ordinarii. Reperitur quoque Oratorium Sanctae Mariae Pietatis ... Non deest Praeceptor pro pueris et Magistra cum adiutrice pro puellis” 17. In seguito fu proposto che i nostri religiosi assumessero la direzione delle scuole di Anzio, fu anche redatto un programma di reciproche condizioni che il 19 gennaio 1863 fu trasmesso al Cardinale Vescovo di Albano18. Ma ignoriamo quale fosse il risultato. I papi ebbero sempre per la Parrocchia di Anzio una speciale predilezione e ripetutamente concessero ai fedeli straordinarii favori. Così il 30 maggio 1721 Innocenzo XIII col Breve Ad augendam fedelium religionem etc. concede l'indulgenza plenaria a tutti coloro che visiteranno la chiesa di S. Antonio nella domenica seguente la sua festa. Benedetto XIV col Breve Ad augendam fidelium religionem etc. del 31 dic. 1753 estende a sette anni l'indulgenza da acquistarsi la domenica dopo la festa di S. Antonio. Pio VII il 30 agosto 1822 concede l'indulgenza plenaria nel giorno della festa di S. Antonio a tutti coloro che visiteranno la chiesa; e Pio IX, il 17 dicembre 1867, col Breve Dilecte fili etc. concede al Parroco P. Buffa la facoltà di poter impartire la benedizione apostolica con l'indulgenza plenaria in articulo mortis 19. Ma crescendo i fedeli, questa chiesa si mostrava troppo piccola per poterli tutti contenere raccolti nella preghiera. Perciò Pio IX, che più volte si era recato ad Anzio, come ricorda anche una lapide posta in una casa vicina alla piazza S. Antonio, volle che ne sorgesse un'altra più grande, capace di accogliere tutti i fedeli. La costruzione di questa nuova chiesa in altra località fu iniziata nel 1851 dall'architetto Caietano Morichini e portata a termine nel 1856. A ricordo del fatto fu posta a sinistra della facciata la seguente lapide: NE ANTIAS POPULUS MAGIS IN DIES AUGESCENS PRISTINAE INNOCENTIANAE ECCLESIAE ANGUSTIA IN UNUM CONVENIRE AD SACRA PROHIBERETUR PIUS IX PONTIFEX MAXIMUS COMMODITATI AC DEVOTIONI PROSPICIENS INTER COETERA BENIFICIA IN EUM COLLATA Visita ad Limina, Albano, 1823. Arch. S. Cong. Concilii. Benché la facoltà di erigere il fonte battesimale fosse già stata concessa da Pio VII, col Breve del 21 gennaio 1821 conservato nell'archivio del Convento. 12 RO, A-84, f. 64 13 Visita ad Limina, Albano, 1747, 7 sett .. Arch. S. Cong. Concilii. 14 Provincia Romana, B. I, fase. 37, H, Arch. Gen. SS. Apostoli. 15 Visita ad Limina, Albano, 1823: Arch. S. Cong. Concilii. 16 Visita ad Limina, Albano, 1837. Arch. S. Cong. Concilii. 17 Visite ad Limina, Albano, anno 1919 e 1937. Arch. S. Cong. Concilii. 18 RO. A-84 f. 38. 19 I citati Brevi in pergamena si trovano nell'archivio parrocchiale. 11 2 ANTIUM PLURIES PRAESENTIA HONESTANDO PERAMPLUM HOC TEMPLUM CUM AEDE FRANCISCALIBUS EXCIPIENDIS QUAEIS A CONVENTU NOMEN MUNIFICENTISSIME ERIGI IUSSIT OPUS COEPTUM AN. REP. SAL. MDCCCLI CURANTE ANGELO GALLIO EQ. TORQ. AERAR. PROPRAEF. ABSOLUTUM AN. MDCCCLV CAIETANO EQ. MORICHINO ARCHITECTO. Fu però consacrata solo nel 1885 come dalla seguente lapide posta a destra della facciata: ANNO CRR. MDCCCLXXXV VII IDUS SEPTEMBRIS PRIDIE SOLEMNE MARIAE NASCENTIS VIR EMINENTISSIMUS RAPHAEL MONACO LA VALLETTA EPISCOPUS ALBANENSIS SUMMUS MAGISTER CRIMINIBUS EXPIANDIS AEDEM CURIALEM PII IX MUNIFICENTIA A FUND. EXTRUCTAM CANONICORUM NEPTUNENSIUM MINISTERIIS USUS TRINAE CELEBRITATIS COERIMONIIS CONSECRAVIT ATQUE ANNIVERSARIO RECOLENDO DIEM DOMINICUM MENSIS OCT. TERTIUM INDIXIT FRANCISCO M. BUFFA CURIONE EX ORD. FRANCISCALIUM ATRATORUM La chiesa è di ispirazione classica, come si conveniva ad un luogo famoso nell'antichità per i suoi edifici. Davanti la facciata si eleva un portico con quattro colonne che echeggiano la sobrietà e maiestosità dorica. Nell'interno è a tre navate, e dedicata a S. Pio V e S. Antonio di Padova. Aveva tre soli altari, quello maggiore ed altri due 20. Ai primi del novecento furono aggiunti altri altari dal Parroco P. Leone Turco. E precisamente nel 1902 fu eretta quello della Vergine di Pompei; nel 1904 quello del SS. Crocifisso con quadro dell'Addolorata, e nello stesso anno in occasione del cinquantesima della proclamazione del domma fu decorato ed abbellito quello dell'Immacolata con una bella statua della Vergine. Nel 1905 furono restaurate le due navate della chiesa ed eretto l'altare di S. Francesco21. Il convento era grande ed addossato alla chiesa come lo è tuttora. Aveva tre piani, cioè il pian terreno, il primo e secondo piano, oltre il terrazzo e l'orto22. Nel 1858 vi dimorò Pio IX durante il periodo della villeggiatura. Con la soppressione fu incamerato dal Demanio e solo una piccola parte fu lasciata ad abitazione del Parroco. Ma il P. M° Francesco Buffa di Sezze, diventato parroco di Anzio il 25 giugno 1866, seppe difendere talmente bene i diritti della parrocchia contro le pretese del Demanio che, con decreto del 30 marzo 1877, riebbe tutto il convento. Dallo “Stato d'anime ... 31 marzo 1906”, fatta dal Parroco Leone Turco e conservato nell'archivio parrocchiale, conosciamo la serie dei Parroci eletti dal Ministro Generale dell'Ordine, molti dei quali furono della Provincia Romana, che trascriviamo ad litteram: “1746 erezione della Parrocchia, P.M° Bronchi, primo parroco. 1750, P.M° Bonaventura Bartolini. 1773, P.M° Giuseppe Antonetti, dotto. 1781, P.M° Leonardo Luigi Valtz. 1783, P. M° Alessandro de Paolis, ex provinciale. 1799, P. Giuseppe Bacchiari. 1830, P. Vittore Fiaschi. 1832, P.M° Giuseppe Balestra. 1836, P.M° Giuseppe Gualtieri. 1842, P. M° Francesco Lombardi, ex provinciale. 1855, P.M° Innocenzo Urbani, ex provinciale. 1866, P.M° Francesco Buffa. 1892, P.M° Emanuele Alonge. 1910, P. Leone Turco”. Col crescere della popolazione, fu necessario aumentare l'assistenza. Perciò, anche prima della soppressione, i viceparroci divennero tre, come lo sono tuttora. Tra sacerdoti e fedeli regnava l'armonia. La parrocchia era una famiglia, ed il P. Leone Turco, nel suo lungo parrocato, poteva dire di averli tutti battezzati e di averne benedette le nozze. Ma venne la seconda guerra mondiale (1939-1945), alla quale partecipò anche l'Italia a fianco della Germania contro la Francia e gli Anglo-americani dal giugno del 1940. Anzio dovette sopportare, come quasi tutte le città, i bombardamenti. E per colmo della sua sciagura, dopo l'armistizio italiano dell'8 settembre 1943, dovette subire le penose conseguenze dello sbarco dei soldati anglo-americani. La popolazione fu costretta ad abbandonare le abitazioni e cercare un rifugio occasionale verso le Falasche e i campi; e così si venne a trovare tra due fuochi, da una parte gli anglo-americani che avevano occupato Anzio e Nettuno, dall'altra i tedeschi che dominavano sui colli albani e a Roma. La chiesa ed il convento furono chiusi. I religiosi cercarono di salvare il salvabile in vista dei giorni che si presentavano tristi e seguirono il popolo come pastori. Una parte fu imbarcata e portata nella Calabria e con questa si trovò anche il Parroco Leone Turco, ormai vecchio, ed il P. Enrico Pigliacampi. Poterono ritornare solo il 2 novembre 1944. Il vecchio parroco annoda nel suo diario: “Dopo un Calvario di più di un anno di paure, di stenti, di fame, siamo tornati alla disgraziata e distrutta Anzio”23 . Ed era la verità, costatata dai Gaetano Morichini, Descrizione e consegna della ven. Chiesa di S. Antonio e Pio di Porto d'Anzio e convento annesso. l Agosto 1866. Arch. della parrocchia. Cfr. Lo “Stato d'anime ... 31 marzo 1906”., fatto dal P. Leone Turco. Arch. parrocchiale. 22 Cfr. Gaetano Morichini, Descrizione e consegna della ven. Chiesa etc., già citata. 23 P. Leone Turco, Diario Bellico, Arch. Parrocchiale. 20 21 3 nostri stessi occhi. La chiesa era restata in piedi, ma ove era il convento, c'era la piazza. Anche gli altri religiosi, che avevano condivise le pene del popolo in altre zone, tornarono per ricominciare daccapo. Il 7 agosto 1953 questo vecchio parroco, che, durante il suo provincialato coadiuvato dal P. Romolo Perrone, morto in Assisi dopo aver molto sofferto per mali fisici e pene morali, aveva dato un nuovo impulso alla Provincia e ci ricevette all'Ordine, andò a riposare il sonno dei giusti tra i suoi fedeli nel cimitero di Anzio, e gli successe il P. Vincenzo Vendetti di Cave, che fin dal 1946 era stato fatto superiore e viceparroco. Nel 1947 furono iniziati i lavori di ricostruzione del convento e di restauro della chiesa terminati nel 1954. A ricordo fu posta sulla colonna vicino l'altare di S. Antonio dal lato della balaustra la seguente lapide: CENTESIMO A FUNDATIONE ANNO ET B.V. IMMACULATAE DEFINITIONE DOGMATICA SS. PIO ET ANTONIO TEMPLUM HOC DICATUM BELLICIS E COELO FUERAT DIECTIS FERE DIRITUM GLOBIS P. VINCENTH VENDETTI PARROCHI EX AELEMOSINIS UNDIQUE COLLECTIS CURA IN INTEGRUM RESTITUTUM ET ORNATUM ANNO MCMLIV ---VIRGILIUS PINXIT ET MARIUS G. Attualmente la chiesa si presenta bene ed è bella. Sull'altare maggiore vi è l'immagine di Pio V in preghiera con un angelo che sembra fargli vedere le sorti della battaglia di Lepanto. Nelle due navate vi sono altri sei altari. A lato dell'altare maggiore, a sinistra entrando, vi è quello di S. Antonio con la statua sull'altare ed un bel quadro nella parete. E' l'altare privilegiato designato dal Generale Lorenzo Caratelli l’8 settembre 1902 vigore Brevis Benedicti XIV del 4 ottobre 1751. Poi viene quello dell' Addolorata con, sotto l'altare, la statua del Cristo morto. Quindi il terzo altare della Madonna di Pompei con statue ai lati di S. Luigi e S. Giuseppe. Ed una lapide posta sul primo pilastro ricorda il cinquantesimo di parrocato del P. Leone Turco e le persone che hanno contribuito ai restauri della chiesa. Sulla bussola vi è il nuovo organo. A destra il Fonte Battesimale e poi una lapide in memoria del soldato Enea Musilli, morto a 22 anni nella prima guerra in Austria. Da qui, andando verso l'altare maggiore, troviamo l'altare di S. Francesco con le statue di S. Emidio e S. Teresina ai lati; l'altare del S. Cuore con immagini ai lati di S. Rita e S. Francesco di Paola e, sotto l'altare, la statua di S. Rita; indi l'altare dell'Immacolata con un bel Crocifisso alla parete. Non resta più nulla dell'Oratorio di S. Maria della Pietà, né della primitiva chiesa di S. Antonio, che gli anziani ancora ricordano e sorgeva vicino il porto ove si trova l'attuale piazza S. Antonio. Il nuovo convento ha due piani, più il pian terreno, ed un arco dalla parte della chiesa mostra le vestigia dell'antico. Terminati i lavori più urgenti della casa e della chiesa, bisognò pensare all'assistenza religiosa della popolazione che andava crescendo, perché nel frattempo molte famiglie affluivano da altre zone e si stabilivano ad Anzio lungo il mare verso Ostia. I nostri già l'assistevano, avendo costruita nel 1948 una chiesa dalla parte cosiddetta delle Falasche, che oggi è parrocchia tenuta dal clero secolare. Ma era insufficiente. Per questo il P. Vincenzo Vendetti, il 22 novembre 1946, quando ancora era Viceparroco, acquistò dalla cooperativa «Tor Caldara» un terreno nella zona di Lavinio, ove fece sorgere una piccola cappella, che ancora esiste, ma non è più officiata, perché già vi sorge la nuova grande chiesa, che è parrocchia; e nel 28 ottobre 1961 acquistò un terreno nella località, più vicina ad Anzio detta Colonia, ove sorge un'altra parrocchia. E poi per andare incontro ai bisogni degli anziani del paese ha fatto sorgere un ricovero per vecchi nella località di Colonia, inaugurato da qualche anno. A tutte queste occupazioni e preoccupazioni pastorali per il bene spirituale delle anime si è aggiunta la direzione della Provincia fin dal 29 Agosto 1961, quando: fu eletto Ministro Provinciale. Direzione che esercita con bontà e prudenza, per cui nel 27 Agosto 1964 fu rieletto a tale carica a pieni voti. Tra i religiosi che hanno lavorato e lavorano con dedizione in questi ultimi tempi nella Parrocchia di Anzio ricordiamo tra i morti oltre il P. Leone Turco, il P. Raffaele Massimei, assistente dell'azione cattolica e ricercato direttore spirituale, morto a Roma il 26 sett. 1965, il P. Antonio Ingolotti, della Provincia Sarda, ordinato sacerdote nel 1924, sempre malaticcio, ma sempre assiduo nel confessionale, morto il 24 aprile 1966 con fama di santo. Molti vanno a toccare il suo confessionale come una reliquia; Fr. Giuseppe Massari, religioso laborioso ed amante del convento, morto il 22 maggio 1960. Poi tra i viventi ricordiamo il P. M° Angelo Fagiolo, già rettore e professore nei Collegi della Provincia e superiore nel Convento di Anzio, che ha scritto il bell'opuscolo: «Il dono di Dio », per favorire la pietà eucaristica nella Parrocchia. L'attuale superiore P. M.° Francesco Notargiacomo, laureato in Teologia e Lettere, e che all'attività parrocchiale unisce quella dell'insegnamento scolastico per la formazione della gioventù ai più elevati ideali. Il P. Giovanni Pace, amministratore e il P. Rocchi Quintino i quali tutti indefessamente lavorano nelle varie attività parrocchiali. Ad essi ultimamente si è aggiunto il P. Bonaventura De Angelis, definitore Perpetuo, che per 27 anni è stato missionario in Africa, sempre a contatto con gli indigeni nella foresta, per i quali costruiva le chiese della Missione e dei quali conosceva meglio d'ogni altro la lingua. Tra le Associazioni della Parrocchia, oltre la fiorente Azione Cattolica della quale fu delegata la Sig.na Emma Allegrini, morta in concetto di Santità e alcuni anni or sono si parlò di iniziare la causa, ricordiamo il Terzo Ordine, fondato nel 1895 dal P. Alonge Emmanuele; la Società Cattolica di M S, fondata il 4 febbraio 1900 dallo stesso Alonge; la Pia Unione della Vergine di Pompei, eretta nell'anno 1903 dal P. Leone Turco; la Confraternita dei Navigatori o Lega Marinara sub invocatione S. Antonii, eretta nel 18 novembre 1844; e la Confraternita del SS. Sacramento, che è la più antica. Risale ai primi anni della Parrocchia e decaduta durante la rivoluzione francese fu rimessa in vigore per volontà del Card. Vescovo di Albano il quale nella visita ad limina del 1819 così scriveva: “Societatem Ss. Sacramenti, nullo tamen fultam redditu, quem pene obsolevisse comperui, denuo colligendam et rite instituendam decrevi” 24. 24 Visite ad Limina, Albano, anno 1919. Arch. S. Cong. Concilii. 4