31 a.C.
Ottaviano, figlio adottivo di Cesare, sconfigge nella battaglia di Azio
Cleopatra e Antonio.
30 a.C.
Ottaviano conquista l’Egitto, che diventa provincia romana.
27 a.C.
Inizio dell’impero di Ottaviano, con il titolo di Augusto.
27 a.C.
La Grecia diventa provincia senatoria di Roma con capitale Corinto.
14 d.C.
Morte di Augusto.
23 d.C.
Distruzione della Biblioteca di Alessandria.
82 d.C.
Dione di Prusa viene cacciato da Roma per ordine di Domiziano.
93 d.C.
Epitteto di Ierapoli viene cacciato da Roma, in seguito ai provvedimenti
di Domiziano contro le scuole filosofiche.
I-II sec. d.C.
Attivo lo storico Plutarco di Cheronea.
124 d.C.
L’imperatore filelleno Adriano visita Atene.
II sec. d.C.
Attivo Luciano di Samosata, esponente dei neosofisti.
205 d.C.
Nascita di Plotino, il più grande esponente del neoplatonismo.
212 d.C.
L’imperatore Caracalla, con la Constitutio Antoniniana, concede la cittadinanza romana a tutti gli uomini liberi dell’impero.
260-268 d.C.
L’imperatore Gallieno promuove un’effimera rinascenza ellenica.
267 d.C.
Popolazioni germaniche invadono la Grecia e distruggono Argo, Corinto
e Atene.
273 d.C.
Distruzione del Museo di Alessandria.
286 d.C.
Diocleziano crea l’Impero d’Oriente e l’Impero d’Occidente.
306 d.C.
Costantino il Grande sale al trono.
313 d.C.
Editto di Milano con cui Costantino concede libertà di culto ai cristiani.
330 d.C.
Costantino trasferisce la capitale dell’impero da Roma a Bisanzio.
330-379 d.C.
Basilio Magno esorta i giovani a un consapevole uso della cultura pagana.
219
Età greco-romana e cristiana
Parte Quarta
Età greco-romana e cristiana
363 d.C.
Morte dell’imperatore Giuliano, detto l’Apostata per aver tentato
di restaurare il paganesimo.
380 d.C.
Teodosio, con l’Editto di Tessalonica, proclama il cristianesimo
religione di Stato. Si instaura un clima di integralismo religioso,
si vieta ai non cristiani la partecipazione alla vita pubblica.
391 d.C.
Distruzione del Serapeo di Alessandria.
395 d.C.
Scissione definitiva dell’impero romano in impero d’Oriente e
impero d’Occidente.
415 d.C.
Massacro ad Alessandria dei filosofi neoplatonici.
425 d.C.
Teodosio II fonda un’università a Costantinopoli.
476 d.C.
Deposizione dell’imperatore Romolo Augustolo e disgregazione
dell’impero d’Occidente a causa delle invasioni barbariche.
526-565 d.C.
Regno di Giustiniano in Oriente.
529 d.C.
Giustiniano chiude l’Accademia, scuola neoplatonica di Atene, e
ne requisisce il patrimonio.
1) Il contesto storico-culturale: il valore dell’integrazione
Parte Quarta
«Quando Roma assoggettò tutto il Mediterraneo e arrivò a chiamarlo
«mare nostrum» non riuscì a imporvi la lingua e la cultura latina
nelle zone di lingua e cultura greca. Nel grande impero universale
romano rimase sempre, più o meno latente, il dualismo Grecia-Roma.
Virgilio aveva riconosciuto l’eccellenza dei Greci nelle arti figurative, nelle lettere e nelle scienze naturali, rivendicando ai Romani
la superiorità della forza militare, del diritto, dell’amministrazione
dello Stato». (Giovanni D’Anna).
Il processo di integrazione nella società romana della classe intellettuale greca inizia nel II sec. a.C. con Polibio — primo modello di
letterato organico al potere — per completarsi nei primissimi secoli
dell’era cristiana, quando molti studiosi di provenienza ellenica ottengono la cittadinanza romana e rivestono importanti cariche politiche. Già
il circolo culturale degli Scipioni, ceto aristocratico romano bilingue e
220
filellenico, si propone quale erede dei Greci, trovando in questo legame
ideale una legittimazione per la gestione del potere politico romano.
In seguito, questa corrispondenza tra superiorità culturale e diritto al
potere diventerà una prassi costante, rivendicata dagli imperatori per
giustificare la funzione del loro ruolo.
Durante l’avvento dell’impero, molti intellettuali greci vivono a
Roma, protetti dall’aristocrazia romana e dalla corte, spesso come
maestri di retorica e filosofia, considerate discipline indispensabili
per avviare il cursus honorum (gavetta politica finalizzata alle più
alte candidature elettive) o la carriera di patronus (corrispondente
alla figura del nostro avvocato). Roma, infatti, attrae un gran numero di eruditi greci, diventando il nuovo punto di riferimento della
cultura tardo-ellenistica, dopo il declino di Alessandria come centro
culturale. Dopo la parentesi ellenistico-alessandrina, il baricentro
degli equilibri politici e militari si sposta nuovamente in Occidente.
Anche Atene, tuttavia, recupera il primato come città d’eccellenza
per gli studi filosofici.
Nella capitale si moltiplicano i cenacoli aperti a eruditi greci filoromani. La città ricompensa, con prestigio e benefici, soprattutto gli
intellettuali greci interessati alla storia dell’Urbe, favorendo sia i flussi
migratori degli studiosi ellenici verso l’Italia sia la produzione di opere
storiche.
In tale clima di osmosi culturale, i tentativi di operare una sintesi
credibile tra le due civiltà si fanno sempre più audaci: Dionigi d’Alicarnasso sostiene, ad esempio, la tesi dell’originaria grecità dei Romani;
Plutarco crea un’opera come le Vite parallele, tese a dimostrare la
compatibilità e i punti di contatto tra i più importanti esponenti del
mondo politico-militare sia greco sia romano.
221
Età greco-romana e cristiana
Per letteratura greca del periodo romano-cristiano si intende la
produzione che va dal 30 a.C. al 529 d.C. La cultura greca diventa
espressione ufficiale dell’Impero universale di Roma, contribuendo
alla fusione della cultura greco-latina con il cristianesimo.
2) Nuove tendenze culturali: la retorica e la seconda sofistica
La retorica in età ellenistica e imperiale produce molti manuali, introduce e sviluppa molte dottrine, tende sempre di più al tecnicismo e
all’erudizione. Tra il IV e il III sec. a. C., a Pergamo, Egesia di Magnesia
elabora uno stile fondato su un uso massiccio di stratagemmi retorici
e basato sul principio dell’anomalia: la scuola retorica improntata a
questo stile prende il nome di asianesimo, appunto perché fiorisce in
Asia Minore. A tale indirizzo di pensiero si contrappone, nel I sec. a.
C., l’atticismo, che assume come modello linguistico e stilistico l’attico
del V e IV secolo, affidandosi alle teorie analogiste degli alessandrini.
Per opera di retori di formazione stoica nasce una scuola intermedia
tra l’asianesimo e l’atticismo, che prende nome di rodiese, in quanto
elaborata a Rodi.
Tra gli atticisti si annoverano: Cecilio di Calatte (I sec. a.C.), Dionigi
di Alicarnasso (seconda metà I sec. a.C.), lo pseudo Longino autore
del trattato Sul sublime (I sec. a.C.).
L’espressione seconda sofistica si deve a Filostrato di Atene, anche se la continuità che essa intende richiamare, è più apparente che
reale. I sofisti nella Grecia antica erano dei professionisti del sapere,
artigiani del linguaggio e tecnici della parola. La loro riflessione, ma
soprattutto la loro attività di insegnamento e formazione pubblica, si
concentra in due periodi fondamentali, ciascuno contraddistinto da
caratteristiche proprie: quello della prima sofistica (V-IV sec. a.C.) e
quello della nuova sofistica (I/II-IV sec. d.C.).
Parte Quarta
La prima sofistica elabora una teoria del sapere pragmatica e
utilitaristica, responsabile di una rottura totale rispetto alle tradizionali ideologie religiose e filosofiche. La capacità di persuasione
e l’efficacia dei suoi propugnatori esercitano un evidente influsso
etico e politico sulla storiografia, sulla drammaturgia e sulla retorica.
La neosofistica (o seconda sofistica) è sia un movimento culturale
sia un importante fenomeno di costume, affermatosi tra il I e il II
sec. d.C. La vasta produzione scritta è accomunata dall’elevato livello
stilistico e dalla fedele adesione ai precetti della retorica.
222
I neosofisti accolgono le innovazioni e le conquiste retoriche della
sofistica antica. Ricorrendo a un’oratoria di esasperato formalismo,
ripropongono il programma, la tecnica e le finalità della prosa d’arte
del V secolo a.C. La produzione letteraria dei neosofisti è ricchissima
per quantità ed eterogeneità: trattati, opere erudite, novelle, encomi,
libelli satirici, declamazioni, dispute.
La neosofistica si differenzia, tuttavia, dalla sua illustre precedente, per il fatto di insegnare l’ars dicendi in ambienti prevalentemente
extrascolastici, spesso a fini di lucro e senza apportare significative
innovazioni tecniche e stilistiche. Le diatribe e le opere dialettiche
composte per la scuola riguardano, infatti, soprattutto temi filosofici:
Massimo di Tiro (metà del II sec. d.C.) compone le diatribe Se si debba
preferire la vita del cinico, Se Socrate abbia fatto bene a non difendersi.
Sulla polemica retorica tra asianesimo e atticismo, che interessa
in realtà il più vasto mondo culturale, la neosofistica non prende
posizioni nette. Nei neosofisti diminuisce inoltre il peso della componente filosofica, è più importante quello della politica e la retorica
che, sganciata dalle occasioni di utilità pratica, diventa prosa d’arte e
spettacolo d’eloquenza.
Filostrato di Atene (II- III sec. d.C.). Detto il Maggiore, scrive insieme a Eunapio di Sardi (IV-V sec. d.C.) le Vite dei sofisti. L’opera si
concentra su nuovi elementi d’interesse riguardante i sofisti del tempo
di Nerone e di Adriano: Nicete di Smirne, Scopeliano di Clazomene,
Polemone di Laodicea, Lolliano di Efeso, Apollonio di Tiana, Dione
Crisostomo di Prusa, Favorino di Arelate, Erode Attico, Elio Aristide,
Luciano di Samosata.
Filostrato compone anche la Vita di Apollonio di Tyana, in otto
libri, un romanzo biografico tra i più originali, avente per protagonista
un guaritore e taumaturgo. L’autore costruisce la trama sull’artificio del
ritrovamento di un manoscritto, divenuto in seguito, fino ai nostri giorni,
un vero e proprio topos narrativo È inoltre inventore dei dialoghi L’eroico
223
Età greco-romana e cristiana
Claudio Eliano (170-235 d.C.). Autore di una Storia degli animali
in diciassette libri, compila una raccolta in quattordici libri di aneddoti
e detti di uomini illustri intitolata Varia storia.
e Ginnastico, la raccolta in due libri dal titolo Immagini, con le descrizioni di sessantacinque quadri. Anche Filostrato Minore (III sec. d.C.)
si cimenta in una raccolta di diciassette Immagini di genere ecfrastico
(riguardante appunto la descrizione particolareggiata di un’opera d’arte).
Di Polemone di Laodicea (88-145 d.C.) abbiamo due declamazioni in stile asiano: due padri si contendono l’onore di pronunciare
l’orazione celebrativa per i rispettivi figli caduti a Maratona.
Dione di Prusa (40-112 d.C.). Detto Crisostomo, è fondatore di
una scuola retorica, esponente di primo piano della neosofistica.
Possediamo un corpus di circa ottanta orazioni di ottima fattura e di
argomento morale: declamazioni di contenuto sofistico, discorsi fittizi
paradossali (Elogio del pappagallo, Elogio della zanzara, Elogio della
chioma), esercitazioni, orazioni epidittiche, diatribe. Celebre l’orazione
Euboico in cui elogia la vita semplice.
Favorino di Arelate (85-145 d.C.). Retore di origine gallo-romana,
perfetto conoscitore della lingua greca e amico di Plutarco, dirige una
scuola di retorica a Roma. Compone i Memorabili in cinque libri, in
cui sono racchiuse le biografie di famosi filosofi, e i Discorsi pirroniani
(pronunciati cioè dal fondatore dello scetticismo filosofico) in dieci libri.
Parte Quarta
Erode Attico (101-177 d.C.). Del più brillante sofista del II secolo,
ci è pervenuta una sola orazione, Sullo stato, comunque sufficiente a
lasciar trapelare l’alta competenza stilistica dell’autore, secondo l’applicazione dei criteri atticisti.
Elio Aristide (117-180 d.C.). In quanto retore di professione, viaggia
in Asia, in Egitto e in Italia. Diventato ipocondriaco per le proprie condizioni di salute, Aristide si rivolge ad Asclepio per ottenere soccorso.
Nel 155 d.C. pronuncia il celebre ed entusiasta panegirico dal titolo
Encomio di Roma, in cui esalta con accenti d’esaltazione l’impero di
Roma. Il suo corpus comprende circa cinquanta orazioni di vario genere:
notevoli i sei autobiografici Discorsi sacri, in cui registra i propri sogni,
anticipando di secoli la tecnica del flusso di coscienza.
224
Tra i retori si distingue per la limpidezza e la spontaneità a cui riporta
la prosa attica e per la satira graffiante. Luciano è un retore itinerante
(viaggia in Gallia, Italia e Asia minore), studioso della lingua e della
letteratura greca, letterato, filosofo ed erudito laico di impostazione
cinico-epicurea.
Il suo corpus, interamente in prosa, comprende circa ottanta opere
di vario argomento: declamazioni, esercizi retorici, dialoghi, opere
epistolari, romanzi, novelle, libelli, scritti polemici contro le credenze
tradizionali, epigrammi. Nonostante l’enorme varietà tematica della
sua produzione, negli anni della maturità, il dialogo costituisce per
Luciano il genere letterario prediletto. I suoi dialoghi moraleggianti di
stile intermedio tra il serio e il faceto rappresentano una novità assoluta
nel panorama culturale dell’impero: Dialoghi degli dèi, Dialoghi marini,
Dialoghi delle cortigiane, Dialoghi dei morti (quest’ultimi, ambientati
in un ipotetico oltretomba, ricordano la diatriba cinica popolare e la
satira menippea). Tra le novelle, ricordiamo Lucio o l’asino, sul tema
della metamorfosi paradossale di un uomo trasformato in asino per
errore. Tra gli scritti retorici bisogna citare almeno l’Elogio della mosca
e il Tribunale delle vocali.
L’opera principale rimane la Storia vera: la narrazione parodistica
in prima persona di un viaggio impossibile, oltre le colonne d’Ercole,
con sbarchi sulla luna, sull’isola dei sogni e sull’isola dei Beati, può
essere considerato l’archetipo del romanzo fantastico.
Luciano porta a termine anche il trattato epistolare Come si deve
scrivere la storia, in polemica con gli etnografi e i sedicenti storiografi
che, in realtà, risultano parziali, faziosi, superficiali, se non apertamente
ruffiani. Tra gli scritti con accenni autobiografici si classificano: Sogno,
Apologia e Due volte accusato, il dialogo spassoso di tono parodistico Simposio, i discorsi dal tono polemico Fuggitivi, Vite all’incanto,
Pescatore; In Morte di Peregrino, pamphlet in forma epistolare in cui
Luciano si scaglia contro il fanatismo e la superstizione dei cristiani
descrivendo la vita di questo filosofo cinico, dispregiatore del corpo e
ingannatore di vocazione.
225
Età greco-romana e cristiana
2.1 Luciano di Samosata (120-185 d.C.)
3) La filosofia
Parte Quarta
L’imperatore romano Marco Aurelio (121-180 d.C.), studioso di
retorica e filosofia, è un profondo amante della cultura e della lingua
dei Greci. L’apprende fin da bambino e vi ricorre nei suoi scritti di
meditazione, preferendola al latino come lingua dell’interiorità. Egli
inaugura il genere letterario del colloquio interiore con i Colloqui con
se stesso, diario e al tempo stesso testamento filosofico-morale impregnato di stoicismo. La filosofia qui tende a presentarsi non più come
ricerca di una spiegazione razionale e globale della realtà esterna, ma
come guida e terapia dell’anima.
Il filosofo greco e asceta Plotino di Licopoli (205-270 d.C.) è il
fondatore del neoplatonismo, l’ultima grande corrente di pensiero
della cultura postclassica dell’antichità. Nel periodo greco-romano,
infatti, la diffusione capillare del cristianesimo comincia a infliggere
duri colpi alla filosofia classica, costretta a ripiegarsi su se stessa, senza
più riuscire a coltivare una speculazione originale. Plotino ambisce a
recuperare integralmente il pensiero platonico.
La summa del suo pensiero è contenuta nelle Enneadi che raggruppano, in sei gruppi di nove trattati ciascuno, i cinquantaquattro
trattati della sua produzione. La filosofia di Plotino si fonda sulla
concezione di un principio perfetto e trascendente (l’Uno), da cui discendono l’intelletto e l’anima; l’Uno, l’intelletto e l’anima costituiscono
le tre forme della realtà soprasensibile. L’uomo che condivide l’anima
universale può, se vuole, ricongiungersi all’assoluto mediante l’estasi,
cioè lo slancio mistico.
Il neoplatonismo si distingue in varie scuole di pensiero che esercitano un forte influsso sul pensiero cristiano, sulla teologia medievale
e sul pensiero moderno: il neoplatonismo, il cristianesimo e la filosofia
medievale hanno in comune la ricerca di una verità trascendentale e
il rifiuto della realtà oggettiva.
Nel III sec. d.C. fiorisce il neoplatonismo, l’ultimo grande movimento culturale pagano che non manca di esercitare una forte influenza
sul pensiero cristiano, allora molto attivo e combattivo nell’imporre
un sistema alternativo di valori. Il neoplatonismo, sviluppando te226
matiche etico-religiose, tenta di conciliare la filosofia greco-romana
di stampo neopitagorico e giudaico e la cultura orientale con il
pensiero platonico. Le principali scuole neoplatoniche sorgono ad
Atene, in Siria, a Pergamo e Alessandria.
Nel 529 d.C., la chiusura della scuola neoplatonica di Atene da parte
dell’imperatore Giustiniano determina la diaspora degli intellettuali,
segno della fine della civiltà greca antica.
Giamblico (215-325 d.C.). Commentatore di Platone e di Aristotele
e allievo di Porfirio, fonda una scuola neoplatonica in Siria, orientata
a una fusione sincretistica del neoplatonismo, del pitagorismo e del
pensiero teologico orientale. Scrive una Silloge delle dottrine pitagoriche
in dieci libri, una Teologia caldaica, un Trattato sugli dèi, uno scritto
Sull’anima, l’opera Sui misteri.
Queste tendenze unificatrici non sono affatto isolate, tanto che nel
II-III secolo vengono redatti i cosiddetti Scritti ermetici, appartenenti
a una tradizione dottrinale mistica e asiatica, non estranea al neopitagorismo e al neoplatonismo.
L’imperatore Flavio Claudio Giuliano detto Giuliano l’Apostata
(331-363 d.C.) è uomo d’azione e di lettere: appassionato difensore
della cultura classica, e degli studi filosofico-letterari che coltiva per
tutta la vita, convinto della superiorità culturale della civiltà ellenica,
aderisce al neoplatonismo e rinnega il cristianesimo (da cui l’epiteto
di Apostata). Una volta salito al trono imperiale (361 d.C.) si impegna
nel tentativo di restaurare l’utopia di un paganesimo orientaleggiante,
escludendo i cristiani dall’insegnamento.
227
Età greco-romana e cristiana
Proclo di Costantinopoli (410-485 d.C.). Appartiene alla scuola
neoplatonica di Atene. Studia Omero e Esiodo. A lui viene attribuita una
Crestomazia, una sorta di storia letteraria utilissima per le informazioni
che offre sulla poesia epica e sulla lirica arcaica greca. Scrive inoltre
Sulla teologia di Platone e cura dei commenti per alcuni dialoghi di
Platone (Timeo, Parmenide, Teeteto, Cratilo, Repubblica, Alcibiade) e
per il primo libro degli Elementi di Euclide.
Compone molte opere in uno stile ispirato alla retorica neosofistica,
tra cui cinque orazioni (due celebrative dedicate all’imperatore Costanzo
II, una encomiastica per l’imperatrice Eusebia, una apologetica Al senato
di Atene, e una consolatoria dal titolo Consolazione a se stesso per la
partenza dell’amico Sallustio); trattati e scritti in difesa della sua riforma
restauratrice (Al Sole, Alla madre degli dèi); libelli satirici e mordaci
contro i suoi predecessori e contro gli abitanti di Antiochia, ostili al
suo tentativo di ripristino del paganesimo (I cesari, Contro la barba,
vista come provocatorio simbolo di ascesi profana); un epistolario con
numerose lettere di grande interesse storico, come l’Epistola a Temistio.
4) La biografia
La biografia, come genere letterario autonomo, nasce in stretta correlazione con la storiografia. Erodoto, infatti, inserisce organicamente
nelle Storie curiosi e significativi elementi biografici. Ione di Chio (V
sec. a.C.) nelle Epidemìai tratteggia una serie di ritratti di personaggi
del suo tempo, incontrati in varie parti della Grecia, talvolta anche
aggiungendo notazioni fisiognomiche.
Tratti biografici presenta in età arcaica, oltre alla storiografia, anche
il componimento celebrativo in versi destinato a tessere le lodi di una
personalità illustre, ovvero l’encomio. Isocrate nell’Evagora, scritto intorno al 370 a.C. per narrare la vita e le gesta del re di Cipro, adotta la
celebrazione encomiastica nell’ambito di una narrazione biografica in
prosa, come fanno anche Polibio nella Vita di Filopemene, concepita
come vera e propria biografia encomiastica, e Senofonte nell’Agesilao
(biografia con fini propagandistici) e nella Ciropedia (storia romanzata
della giovinezza di Ciro). La scuola aristotelica promuove il genere
biografico come funzione di supporto nell’ambito delle ricerche storicoletterarie. Allo sviluppo del genere biografico danno infine notevole impulso i grammatici alessandrini che operano nell’ambito della Biblioteca.
Parte Quarta
4.1 Plutarco di Cheronea (50-125 d.C.)
Dopo gli studi ad Atene nell’Accademia platonica, intraprende dei
viaggi in Asia, Egitto e Italia. A Roma entra in contatto con personalità
228
«Noi ritroviamo una manifestazione delle virtù e dei vizi degli uomini
non soltanto nelle loro azioni più appariscenti: spesso un breve fatto, una frase, uno scherzo, rivelano il carattere di un individuo più
di quanto non facciano battaglie ove caddero diecimila morti, i più
grandi schieramenti di eserciti e assedi. Insomma, come i pittori colgono la somiglianza di un soggetto nel volto e nell’espressione degli
occhi, poiché lì si manifesta il suo carattere, e si preoccupano meno
delle altre parti del corpo, così anche a me deve essere concesso di
addentrarmi maggiormente in quei fatti o in quegli aspetti di ognuno,
ove si rivela il suo animo, e attraverso di essi rappresentarne la vita,
lasciando ad altri di raccontarne le grandi lotte».
[Vita di Alessandro, trad. C. Carena].
229
Età greco-romana e cristiana
di spicco della società dell’Urbe e tiene lezioni di grande successo tra
il pubblico, tanto da ottenere perfino la cittadinanza romana.
Scrittore tra i più prolifici dell’antichità, Plutarco compone una gran
quantità di opere (un catalogo delle opere gli attribuisce oltre duecento
testi) suddivisibili in due settori: opere principalmente biografiche e scritti
di argomento etico-filosofico. Le Vite Parallele, appartenenti al primo
genere, espongono le personalità esemplari del mondo greco e romano, accoppiate in modo da permetterne una valutazione comparativa.
I Moralia, ascrivibili al secondo tipo di produzione letteraria, raccolgono sentenze, episodi, temi dal contenuto e dell’aspirazione edificante.
Il corpo delle Vite comprende le biografie di ventitre coppie e
quattro biografie singole, tutte accomunate dal chiaro intento pedagogico e morale. Per Plutarco il carattere umano determina l’agire, ed
è comprensibile e valutabile dalle piccole e istintive azioni, piuttosto
che da quelle gloriose ma attentamente preparate, e quindi in un certo
modo artificiali, non attendibili. Egli soppesa la statura dei personaggi
soprattutto da come essi affrontano i bruschi rovesci della sorte causati
dalla cieca Tyche; la loro grandezza si rivela soprattutto nel momento
tragico e nella serena accettazione della morte.
Per questo decide di illustrare nelle Vite il carattere dei letterati,
dei politici e dei condottieri selezionati in quanto modelli etici, ma al
tempo stesso delineati a tutto tondo, così come il loro temperamento
si manifesta nelle circostanze concrete in cui si trovano.
I Moralia sono una ricca raccolta di scritti eterogenei di notevole
dignità letteraria, prodotti di divulgazione erudita di tipo filosofico:
saggi retorici e filosofico-etici, scritti pedagogici, teologici e scientifici,
scritti in forma epistolare, opuscoli politici, opere dialogiche sull’amore,
scritti di letteratura e antiquaria, detti celebri.
5) La geografia descrittiva
I Greci ben presto si erano occupati dei problemi della terra e dei
fenomeni geografici, dei rapporti tra l’uomo e il territorio. Descrizioni
geografiche più o meno accurate si trovano già in Erodoto e in Polibio; si occupano esplicitamente di geografia Anassimandro di Mileto,
Ecateo, Pitagora, Parmenide, Aristotele, Ippocrate, Ipparco di Nicea,
Posidonio, Agatarchide e Artemidoro. Tuttavia, la geografia nasce come
disciplina scientifica vera e propria solo nel periodo ellenistico, grazie
all’espansionismo macedone.
Eratostene di Cirene (275-195 a.C.). Direttore della Biblioteca
di Alessandria, è il primo a compilare un’opera intitolata Geografia.
Parte Quarta
Strabone di Amasia (63 a.C.-24 d.C.). Storico soprattutto, ma
anche filosofo e geografo descrittivo di formazione stoica, scrive in
tarda età una Geografia antropocentrica in diciassette libri, contenente
preziose informazioni storico-geografiche ed etnografiche sulle varie
regioni: Iberia, Gallia e Britannia, Italia, Europa centrale e orientale,
Grecia e isole, Caucaso, Asia minore, India e Persia, Mesopotamia e
Arabia, Egitto, Etiopia e Libia. Strabone considera la storia, la geografia
e la filosofia discipline affini. In gioventù infatti compila anche dei
Commentari storici, in quarantatre libri.
Claudio Tolomeo (seconda metà II sec. d.C.). Astronomo, geografo e matematico, è attivo in Alessandria al tempo di Marco Aurelio.
Compone un trattato di astronomia in cui espone il sistema geocentrico
(teoria secondo la quale al centro dell’universo vi è la Terra, in opposizione al sistema eliocentrico, affermatosi grazie a Copernico, in base
230
a cui invece al centro vi è il Sole); uno scritto di astrologia in quattro
libri (Tetrabiblos); una Geografia descrittiva, con elementi di corografia
e cartografia, in otto libri corredati da mappe forse originali (Tolemeo
utilizza latitudine e longitudine per l’identificazione e localizzazione
dei luoghi, come i moderni sistemi di coordinate geografiche).
6) La letteratura periegetica
Nella Grecia antica l’interesse per i viaggi favorisce la compilazione
di opere periegetiche, ossia relazioni di itinerari con notizie di carattere antiquario, topografico, storico ed etnografico. Ecateo di Mileto
(560-480 a.C.), storico e geografo, scrive la prima Periegesi della Terra.
Questo genere letterario, favorito prevalentemente dagli spostamenti
e dalle esplorazioni dei luoghi esotici, riscuote fortuna soprattutto nel
periodo ellenistico e imperiale. In questa età vengono infatti finanziate
e intraprese alcune spedizioni esplorative per terra e per mare (peripli,
ossia descrizioni di rotte costiere) dirette sino all’Oceano Indiano. Autore di un periplo nel V sec. a.C., è il navigatore cartaginese Annone,
che esplora le coste occidentali dell’Africa sino al golfo della Guinea,
lasciando una relazione dei suoi viaggi, pervenutaci in greco con il
titolo Periplo di Annone.
Dionisio il Periegeta (II sec. d.C.). Compone un poema didascalico a carattere geografico di circa mille versi, dal titolo Periegesi
dell’ecumene.
231
Età greco-romana e cristiana
Pausania (II sec. d.C.). Può essere ritenuto l’esponente principale
della letteratura periegetica durante l’età imperiale. La sua Periegesi
della Grecia in dieci libri fornisce notizie autoptiche di natura antiquaria, etnografica, geografica e storica sulle regioni più importanti della
Grecia: Attica, Corinto e Argolide, Laconia, Messenia, Elide, Acaia,
Arcadia, Beozia e Focide.
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