CAPITOLO 3
La biblioteca comunale
La biblioteca comunale di Soriano nel Cimino si inserisce in una realtà
regionale debole: per motivi storici, legati all’influenza che sulla cultura ha
avuto lo Stato della Chiesa, e morfologici (è altissimo nel Lazio il numero
dei paesi al di sotto dei mille abitanti), solo il 35% dei comuni ha una
biblioteca locale; la prima provincia, per numero di biblioteche, è quella di
Latina, segue Viterbo, Roma, Frosinone e in ultimo, con solo 15
biblioteche su 73 comuni, la provincia di Rieti1.
Questo quadro poco rassicurante, però, è rasserenato dall’esistenza di
alcune splendide realtà, come appunto quella di Soriano nel Cimino, che,
come vedremo nei capitoli seguenti, ha tutti i numeri per essere
considerata una biblioteca all’avanguardia non solo rispetto alla situazione
regionale, ma anche rispetto ad un quadro nazionale.
La biblioteca comunale di Soriano nel Cimino è stata istituita nel
Maggio 1977.
1
Questi dati sono stati forniti durante il Primo Convegno regionale dedicato alla promozione della
lettura per bambini e ragazzi, svoltosi ad Anagni il 29 e 30 maggio 2003.
81
La sua istituzione si inserisce in un contesto politico molto interessante
per la storia delle biblioteche nel nostro paese. Viene istituita nel fervore
che segue la legge regionale n. 30 del 1975 - “Sviluppo delle biblioteche
di Enti locali o di interesse locale e degli archivi storici ad essi affidati”- ,
inserita nel progetto di programmazione della regione Lazio e voluta
dall’allora assessore regionale alla cultura Tullio De Mauro.
Un primo esperimento, nel Lazio, di istituire una biblioteca pubblica in
ogni comune, fu effettuato nella Provincia di Rieti nel 1962, ma il
fallimento di questo tentativo, che portò le biblioteche create a chiudere
entro un triennio, condizionò la nascita e lo sviluppo di esperienze
analoghe, ritardando, anche, la formazione del Sistema bibliotecario della
Provincia di Viterbo, inizialmente previsto per il 1965. Si è dovuto
attendere la creazione delle regioni a statuto ordinario, nel 1970, e la
separazione della Soprintendenza bibliografica del Lazio da quella
dell’Umbria, per vedere la nascita di questo sistema bibliotecario. Nella
Provincia di Viterbo si sviluppa il Piano L, dove “L” stava per libro:
prevedeva l’istituzione di una biblioteca pubblica in ogni comune che ne
avesse fatto richiesta e la creazione di un centro rete affidato alla
Biblioteca provinciale “Anselmo Anselmi.” I comuni dovevano occuparsi di
individuare e reperire i locali idonei e il personale; la Soprintendenza
regionale si preoccupava di assicurare un primo arredo (tavoli, scaffali,
sedie e schedari), di destinare un iniziale fondo librario di circa trecento
libri (già inventariati, timbrati e catalogati) e di assicurare un contributo
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mensile di lire 40.000. La biblioteca provinciale fungeva anche da Centro
di
alimentazione
del
Sistema,
acquistando
i
volumi
secondo
i
suggerimenti che provenivano dalle singole biblioteche e consegnandoli
loro già catalogati e pronti per essere inseriti negli scaffali.
Questa impostazione iniziale, nella quale la biblioteca di Soriano va
subito ad inserirsi, rimase pressoché invariata per circa dieci anni; poi,
decisioni di carattere amministrativo finirono per modificare e incrinare i
rapporti tra il centro e le singole biblioteche.
La storia dei primi anni di vita della biblioteca di Soriano, è una storia
fatta di difficoltà, problemi economici e carenza di personale.
In quegli anni, non esisteva in tutta la provincia un solo comune che
prevedesse nella propria pianta organica la figura del bibliotecario. Per i
primi sei mesi, della biblioteca si sono occupati due impiegati comunali, i
quali cercavano di garantire l’apertura due o tre pomeriggi a settimana,
prendendo il finanziamento regionale di lire 40.000 mensili come
straordinario. Dopo questo breve periodo, la biblioteca viene gestita da
Gabriella Evangelistella, che ottiene il posto di ruolo solo nel 1980 e che
da allora è l’anima e l’asse portante della biblioteca stessa.
Precedentemente al 1977 non era esistita a Soriano nessun tipo di
biblioteca o centro lettura. Così, la nuova istituzione ha dovuto costruire la
sua raccolta partendo esclusivamente dal fondo iniziale garantito dai
finanziamenti regionali. Come è facilmente intuibile, la “fame di libri” ha
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caratterizzato i primi anni dell’attività bibliotecaria. Il primo passo è stato
quello di rendere circolanti le biblioteche scolastiche tramite la biblioteca
comunale; questo speciale collegamento (esperimento unico nella
provincia) ha permesso di aumentare l’offerta della comunale di 1610 libri
e, nello stesso tempo, ha permesso che il patrimonio librario scolastico
venisse finalmente catalogato per materia e per autore (fino ad allora gli
era stata garantita la sola registrazione). Viene mantenuto uno stretto
legame anche con il Sistema Bibliotecario Provinciale che garantisce, nel
1979, 1081 libri circolanti. Per incrementare il patrimonio, da subito si
inizia, anche, una ricerca di poesie in dialetto edite ed inedite, tesi di
laurea e pubblicazioni di vario tipo su Soriano che vadano a costituire un
embrione di sezione locale (partita da una situazione di totale assenza di
materiale sulla storia locale, già nel 1981 la biblioteca affermava di essere
in grado di potere offrire qualcosa in più della bibliografia ufficiale riportata
dagli storici locali). Importante scoperta è stata quella dell’esistenza di un
ex centro di lettura nella frazione di Chia, dal quale si sono recuperati 815
libri.
Le difficoltà relative al patrimonio non sono le uniche che una
biblioteca di prima istituzione, come quella di Soriano, ha dovuto
affrontare. Dai timbri alle scaffalature, tutto mancava alla nuova biblioteca,
e ricostruendo la sua storia, ci si trova davanti alla testimonianza di
numerosi appelli alle varie amministrazioni comunali, quasi sempre poco
disponibili, per l’acquisto delle attrezzature più indispensabili e perfino per
84
l’installazione della linea telefonica, “poiché le esigenze cui deve
rispondere una piccola biblioteca sono esattamente le stesse di una
biblioteca di grandi dimensioni” (relazione tecnica 1979); ”anche per la
richiesta di mezzi essenziali come scaffali e schedari, la bibliotecaria
viene considerata quasi come una questuante e ogni cosa che serve alla
biblioteca è relegata, ancora, alla fine del bilancio e considerata come
bene voluttuario” (relazione tecnica 1981).
Fin dall’inizio, la biblioteca ebbe chiaro quale avrebbe dovuto essere il
suo ruolo nell’ambito della realtà comunale nella quale operava. La
biblioteca istituita a Soriano nel Cimino non è mai stata una biblioteca a
carattere storico e di conservazione, come la maggior parte delle
biblioteche del Lazio, ma da subito si è identificata come una biblioteca
per il pubblico, con l’intento di divenire punto di riferimento per tutti i
cittadini; nel regolamento per la biblioteca comunale approvato dal
consiglio comunale il 30 ottobre 1978 all’art.1 si dice: “La biblioteca del
Comune di Soriano nel Cimino è istituita come servizio pubblico e sociale
da rendere alla cittadinanza e come centro vivo e attivo di cultura.”
Nello stesso atto all’art. 2 si esplicitano gli scopi di questa istituzione,
che, per la loro lungimiranza e rilevanza per l’argomento da me trattato,
ritengo sia utile riportare:
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“a) offrire ai cittadini, con criteri di imparzialità e pluralismo nel
confronto delle varie opinioni, i mezzi per l’informazione, la formazione e
l’aggiornamento professionale e culturale e l’utilizzazione del tempo libero;
b) conservare e tutelare l’integrità del patrimonio librario antico e di
pregio;
c) promuovere una migliore conoscenza della storia locale, delle
tradizioni, del costume, dell’ambiente attraverso la creazione e la
valorizzazione di una Sezione locale.”
Nel corso del tempo, le attività svolte dalla biblioteca o in
collaborazione con essa (di cui di seguito si parlerà ampiamente), hanno
dimostrato la fedeltà a questi principi, che, anzi, sono andati ancor più
maturando e dei quali ci si è resi ancor più consapevoli.
Nel nuovo regolamento, approvato il 10 dicembre 1998, la biblioteca si
definisce “servizio informativo e culturale di base da rendere alla
comunità.” E nell’articolo dedicato agli scopi si dice:
“La biblioteca svolge funzioni di documentazione, organizzazione ed
uso pubblico dell’informazione sul territorio o in ambiti tematici,
contribuendo allo sviluppo della conoscenza e della ricerca, promovendo,
anche attraverso la lettura, la crescita civica e democratica dei cittadini e
la consapevole partecipazione alla vita associata.
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A questo scopo, incrementa e valorizza le proprie raccolte, sulla base
di specifiche indagini sulle esigenze dell’utenza (…)”
È qui evidente il modo in cui il dibattito sulla promozione della lettura,
di cui si è parlato nella prima parte della trattazione, è stato recepito da
questa istituzione: la biblioteca di Soriano nel Cimino, nella persona della
sua bibliotecaria, condivide l’importanza dell’abitudine alla lettura nella
formazione del ragazzo per la sua crescita personale, intellettuale e per
una sua partecipazione attiva nella società, tanto da inserire l’obiettivo
della diffusione della lettura nel suo regolamento ufficiale, ritenendolo uno
tra i principali obblighi da lei perseguiti.
Principio e filo conduttore delle scelte fatte dalla biblioteca è quindi
questo
offrirsi
cittadinanza.
come
Nelle
lo
strumento
dichiarazioni
per
della
l’esercizio
effettivo
bibliotecaria
della
Gabriella
Evangelistella, la biblioteca è il mezzo attraverso il quale ogni cittadino
riesce ad acquisire le informazioni e la documentazione necessarie tanto
al soddisfacimento dei più semplici e banali bisogni della vita quotidiana
(dal costo di un certo tipo di auto, alle informazioni sulla surgelazione
domestica), quanto alla costruzione del proprio ruolo individuale nella
comunità a cui appartiene. Anche l’installazione nei locali della biblioteca
di postazioni telematiche segue questa linea: questo è il solo luogo
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pubblico dove l’accesso alle reti è offerto non solo come una disponibilità
di computer, ma come momento di integrazione tra le diverse fonti e
tipologie informative e, soprattutto, con l’assistenza di specifiche
professionalità, esperte nella consulenza all’utente nel processo della
ricerca e della documentazione.
E’ una struttura al servizio di tutta la comunità:
-
dei cittadini portatori di esigenze informative di base
-
di coloro che devono operare sulla comunità locale, come un
amministratore chiamato a governarla
-
di qualsiasi professionista, operatore economico, imprenditore che
vi svolge una attività
-
di quella fascia di utenti che chiede alla biblioteca di essere una
finestra aperta sul mondo
Parlare della storia della biblioteca di Soriano nel Cimino, per prima
cosa, ci porta a parlare della storia della sua sede. La sede di una
biblioteca è uno degli elementi che, con maggior, peso influiscono
sull’efficacia dei servizi, vuoi per l’impatto esterno e di immagine che una
bella biblioteca ha su tutta la collettività, vuoi perché una sede idonea è di
per sé l’indicatore della considerazione nella quale viene tenuto il servizio
di informazione e lettura da cittadini e amministratori pubblici, e questo
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vale sia per i servizi inseriti in grosse realtà metropolitane, sia per quelli
inseriti in piccoli centri abitativi, come Soriano.2 Inizialmente, la sede della
neo-istituzione fu individuata nei locali comunali di Piazza Marconi: si
tratta di un locale di circa 60 mq suddiviso in tre vani, con all’entrata un
grosso camino che nei primi tempi veniva utilizzato per riscaldare gli
ambienti; oggi è sede dell’ufficio anagrafe del comune. Ci si è presto
accorti dell’inadeguatezza di questi spazi. Nella premessa al testo curato
da Gabriella Evangelistella3 nel 1984 sulla biblioteca, il sindaco di allora,
Marcello Giovannini, ammette che “la struttura attuale, in seguito
all’incremento del patrimonio librario e all’afflusso sempre maggiore di
frequentatori, ha evidenziato tutti i suoi limiti. Di qui l’idea di destinare i
locali di Palazzo Catalani, in via Roma, a sede della Biblioteca Comunale,
del Museo di Storia Civica e dell’Archivio Storico.” In realtà, nei fatti,
l’amministrazione comunale ha dimostrato di non essere, poi, così vicina
ai problemi strutturali, e non solo, della sua biblioteca comunale, come
invece sembrava far trasparire dalle sue dichiarazioni; e il desiderato
trasferimento nella nuova sede non ha potuto avere luogo fino al 1990,
nonostante nel 1984 i lavori di ristrutturazione fossero già iniziati e che per
essi il Comune aveva già ricevuto quello che il sindaco stesso definiva un
2
Nel rapporto sull’analisi della struttura e dei servizi delle biblioteche di base in Italia, svolta
dall’AIB nel 2002, è indicato che laddove viene aperta una nuova sede della biblioteca si verificano
nell’arco di pochi anni incrementi molto significativi di utenza e di prestito, addirittura del 50%,
testimoniando la tendenza della popolazione di apprezzare ambienti confortevoli e servizi ben
organizzati.
3
La biblioteca comunale, a cura di Gabriella Evangelistella, Viterbo, Agnesotti, 1984, p. 5.
89
“cospicuo contributo erogato dalla regione Lazio che ha accolto il
progetto.”
Il trasferimento ha dato alla biblioteca una nuova dignità e soprattutto
gli spazi adeguati per portare avanti con successo tutte le attività di cui da
sempre si era fatta carico, tanto che la storia stessa dell’istituzione,
nell’idea di chi ci lavora e anche di chi ne usufruisce, è divisa in due:
prima e dopo il trasferimento.
Il Palazzo Catalani, in via Roma, dove nell’aprile del 1990 è stata
trasferita la biblioteca, è stato donato al comune negli anni ’50 dal
sorianese Tito Catalani; è costituito da quattro piani (compresi il
seminterrato,4 che dal 1991 è sede dell’archivio storico e il piano
mansardato), per un’estensione complessiva di 626 mq. Appena trasferiti
nei nuovi ampi spazi, che poi sono stati più volte modificati e adattati, via
via, alle nuove esigenze, si sono ricavati un’ampia e luminosa sala lettura,
una emeroteca, una sala per ragazzi e una saletta per la fruizione di
audiovisivi.
Il timore che la diversa ubicazione della sede, meno centrale,
provocasse una disaffezione alla frequenza della biblioteca, si è rivelato
4
L’area del seminterrato è articolata in cinque vani, di cui quattro destinati all’archivio storico e uno
al deposito per la biblioteca. Il trasferimento dei documenti dell’archivio (tranne le pergamene, il
libro delle copie, il catasto 1427 e lo statuto membranaceo, conservati in una cassetta metallica
entro un armadio posto nell’anticamera attigua alla stanza del Sindaco) nella sede attuale è
avvenuto in modo discontinuo e senza adeguata supervisione, cosicché la documentazione è stata
accatastata a terra in maniera disordinata e confusa rendendo assai difficoltosa la successiva
riordinazione per gruppi omogenei. I lavori di riordinamento si sono svolti in tre fasi e sono stati
terminati il 31 agosto 1997.
90
infondato: gli utenti hanno conservato l’abitudine al servizio. Oggi, però, la
bibliotecaria parla del prezzo che purtroppo si è dovuto pagare: la piccola
biblioteca in piazza Marconi, al centro di una zona allora popolosa e
centrale, sembrava un piccolo bazar dove bastava allungare una mano
per trovare tutto quello che serviva; i bambini di allora, forse, anche, per
l’ubicazione stessa della biblioteca entro le mura, erano più autonomi,
venivano da soli, giocavano in strada, oggi, invece, devono essere
accompagnati e, per andare in biblioteca, devono organizzare la propria
giornata, cadenzata da corsi di nuoto, musica, lezioni private e partite a
calcetto, e quella dei propri genitori. La struttura più grande mette più
soggezione e rende l’utente meno autonomo; inoltre lei, personalmente,
come bibliotecaria, lamenta un contatto col pubblico meno diretto, per il
quale ammette di aver sofferto.
Tra l’aprile 2002 e il febbraio 2003, la sede della biblioteca ha dovuto
subire nuovi disagi. Si è resa necessaria la ristrutturazione di una parte
del solaio e parte dell’edificio è stata chiusa al pubblico. La sezione
ragazzi, la cui ubicazione coincideva con la parte da ristrutturare, è stata
perciò trasferita nel vicino chiostro di S. Agostino.
Il trasferimento ha coinciso con due fatti molto importanti per la vita
stessa della biblioteca: l’allontanamento della ludoteca comunale e il
rientro di un addetto alla distribuzione che, dopo aver lavorato molti anni
nell’istituzione bibliotecaria, ne era stato allontanato nel 1999; dopo aver
91
fatto causa all’amministrazione comunale, è potuto rientrare in servizio
proprio nell’anno del trasferimento.
L’aumento del personale è stato molto importante per il lavoro della
biblioteca: nella situazione eccezionale del distaccamento dalla sede della
sezione ragazzi, il nuovo addetto alla distribuzione è stato affidato a
questa delicata utenza, limitando i disagi, di organizzazione e di gestione,
che comunque si sono dovuti affrontare; quando la situazione, nel
febbraio del 2003, con molto ritardo rispetto ai tempi che si erano previsti,
è tornata alla normalità, la biblioteca ha potuto finalmente sfruttare con
maggior profitto il vantaggio di un personale più numeroso (l’indice di
dotazione di personale a tempo pieno è di 0,97 ogni duemila abitanti) ed
ha
potuto
aumentare
l’orario
d’apertura.
L’orario
d’apertura
è
un’indicazione primaria del grado di amichevolezza di una biblioteca
pubblica; la biblioteca di Soriano ha sempre cercato di ampliare il più
possibile la fascia di orario di apertura, così da rendersi accessibile alle
diverse esigenze di un utenza differenziata. Dal 2000 ha potuto garantire
32 ore di apertura; ora, nel 2003, la biblioteca è aperta tutte le mattine dal
lunedì al sabato e tutti i pomeriggi dal lunedì al venerdì, per un totale di 44
ore settimanali, rientrando perfettamente negli standard dell’IFLA, che
considera un indice di apertura degno di un buon servizio quello
compreso tra le 40 e le 60 ore di apertura5.
5
http://www.aib.it/aib/commiss/cnbp/guide-it.htm (15/10/2003)
92
L’allontanamento della ludoteca è stato, invece, motivo di grande
rincrescimento per la bibliotecaria, che aveva duramente lavorato per la
sua istituzione e gestione. La sua presenza all’interno della biblioteca
favoriva l’avvicinamento di mamme e bambini al mondo del libro: gli spazi
e i percorsi erano stati pensati in modo tale che i bambini che si recavano
in ludoteca si trovavano a camminare in mezzo a copertine colorate e
inciampavano in bacheche tematiche rinnovate periodicamente; anche le
mamme, i papà e i nonni si trovavano a dover passare nel “settore
d’ingresso” della biblioteca, ricco di servizi di orientamento e offerte di
lettura. La presenza di altri servizi, che attirano dentro l’edificio l’utenza
infantile, può essere molto utile; presenta qualche vantaggio, anche, il
catechismo nella vicina chiesa o la scuola comunale di musica a
cinquanta metri dalla biblioteca.
Attualmente, l’articolazione funzionale degli spazi e dei percorsi
individuati nella biblioteca di Soriano nel Cimino, si ispira al modello della
biblioteca a tre livelli, ideato dal tedesco Heinz Emunds alla fine degli anni
’70, “un modello funzionale di riorganizzazione della biblioteca da cui
deriva una riorganizzazione degli spazi. L’obiettivo è la soddisfazione
dell’utente.”6
6
LAURA RICCHINA, Progettare la multimedialità nella biblioteca a tre livelli: un modello orientato
all’utente, in La biblioteca amichevole, a cura di Ornella Foglieni, Milano, Ed. Bibliografica, 2000, p.
272.
93
Il primo livello di servizio consta in un “settore d’ingresso”, che
precede, fisicamente e funzionalmente, la sala lettura e il magazzino. È
uno spazio non molto grande, ma vi si trovano ubicati tutti i servizi di
accoglienza: c’è un bancone unico per il ricevimento del pubblico, per la
distribuzione e per il prestito, dove è posizionato anche il registro delle
presenze, che i visitatori firmano entrando; sulla sinistra, vicino l’entrata, è
disponibile un computer con una stampante, dove è possibile accedere al
catalogo o navigare in Internet. In questo piccolo spazio iniziale ci sono
espositori di forma e capienza diverse, che danno, già, un assaggio di ciò
che possiede la biblioteca: uno è dedicato alle ultime novità editoriali,
esposte di piatto per essere più facilmente individuabili da un occhio poco
abituato alla disposizione classica dei libri in biblioteca e, ancora non
perfettamente consapevole di cosa sta cercando, gli altri contengono libri
esposti secondo criteri tematici, che vengono periodicamente modificati a
seconda di quelli che si intuisce siano gli interessi del momento, o a
seconda di ciò che gli addetti ritengono sia doveroso pubblicizzare,
perché non adeguatamente utilizzato. In questa zona iniziale c’è anche
uno spazio dedicato ai volantini delle attività culturali promosse dalla
biblioteca stessa o fruibili dalla cittadinanza indipendentemente da essa;
vi si trovano qui opuscoli informativi sui servizi erogati dalla biblioteca,
bibliografie da essa autonomamente redatte sul suo patrimonio
bibliografico, gadget della biblioteca come buste informative o colorati
94
segnalibri e altro materiale analogo. Si trova qui anche una macchina del
caffè destinata al ristoro dell’utenza.
Prima ancora dell’entrata è disposta una piccola scaffalatura, l’angolo
del bibliobaratto dove sono inseriti alcuni libri che la biblioteca ha ritenuto
di dover scartare, o che, provenienti da donazioni, non sono stati fatti
entrare a far parte della raccolta per la presenza in catalogo di opere
equivalenti, meglio aggiornate o in miglior stato di conservazione. Gli
utenti hanno la possibilità di appropriarsi di questi testi barattandoli con
altri o pagando alla biblioteca la simbolica somma di 50 centesimi.
Da questo settore d’ingresso è subito facilmente visibile e accessibile
l’ufficio del personale e la sezione ragazzi.
Quello che, in una targa affissa alla parete è definito ufficio della
bibliotecaria, è in realtà una zona di passaggio dove è collocato materiale
documentario di diverso supporto (cd audio, videocassette); vi sono tre
terminali collegati alla rete e accessibili al pubblico, due stampanti e una
macchina fotocopiatrice a colori. Qui si fermano tutti quelli a cui è
necessario un aiuto nella ricerca di informazioni bibliografiche, o
informazioni generiche, chi vuole soddisfare curiosità o fermarsi a fare
due chiacchiere. È qui che è il cuore del vero servizio di reference.
Di seguito si entra nelle sale lettura dove la gran parte del materiale
librario è esposto a scaffali aperti, proprio come previsto dal modello di
Emunds; lo scopo è quello di rendere direttamente accessibile all’utenza,
senza la necessaria presenza del bibliotecario, che potrebbe inibire le
95
scelte o gli assaggi di lettura, il posseduto della biblioteca. La collocazione
dei libri è disposta secondo le classi Dewey, alle quali è fatta precedere la
numerosa sezione della narrativa adulti (N.A.), un angolo destinato alla
sezione locale (S.L.) e uno spazio in cui è disposto uno dei due fondi
speciali posseduti dalla biblioteca: si tratta del fondo Onofri-Guerrieri,
fornito alla biblioteca come donazione in continuazione e ricco di novità
editoriali, del quale è fornita in versione sia cartacea che telematica la
bibliografia speciale. Nell’idea originale della biblioteca a tre livelli, la
collocazione dovrebbe seguire criteri tematici e non
per sistemi di
classificazione, e dovrebbe unire insieme diverse tipologie di materiale
accomunate dall’appartenenza del loro contenuto alla stessa area
tematica. Una simile disposizione del patrimonio, pur condivisa dalla
bibliotecaria di Soriano nel Cimino, richiederebbe alla biblioteca stessa dei
sacrifici e degli sforzi non sostenibili dall’istituzione.
In fondo alle sale lettura vi è un angolo dedicato all’emeroteca: è un
angolo molto luminoso, circondato per due lati da vetrate, una delle quali
dà sul giardino della biblioteca; è arredato con un tavolo rotondo e divani
sui quali sedersi per leggere le numerose riviste e quotidiani ai quali la
biblioteca è abbonata. Nella vetrata che si affaccia sulla strada è allestita
una vetrina delle novità visibile dall’esterno. Anche il giardinetto è
attrezzato con tavolini e sedie e utilizzato nei mesi più caldi per leggere o
studiare.
96
In tutto questo piano terra i disabili possono muoversi attraverso degli
scivoli nelle sale e ad essi è garantito l’accesso al banco prestiti e ai
computer; tra il personale stesso della biblioteca c’è un ragazzo disabile
che lavora come tirocinante guidato di lavoro in convenzione con la ASL.
Al piano superiore è ubicato il materiale librario facente parte della
classe 800, la letteratura, e in un’altra sala il secondo dei fondi speciali: il
fondo Carleo, ereditato dalla biblioteca come volontà testamentale e
corredato, anch’esso di bibliografia. Qui c’è anche uno spazio in cui è
possibile leggere ai bambini con l’ausilio di un videoproiettore, e un’ampia
sala destinabile a diversi usi (letture sceniche, riunioni, studio).
La zona mansardata, utilizzata negli anni passati da Il gruppo giovani,
è ora momentaneamente disattivata.
In grande considerazione è tenuta la SEZIONE RAGAZZI.
Nel dibattito che la vede ubicata in un edificio esterno e indipendente,
o in una sezione della biblioteca per gli adulti, o estesa nei diversi angoli
tra i documenti che sono destinati ai più grandi, la biblioteca di Soriano
prende una posizione definita, optando per la seconda soluzione.
“Pensare veramente lo spazio dei bambini in biblioteca è un’idea recente:
purtroppo, a un’utenza che costituisce spesso il 40%, a volte anche il
50%, degli utenti delle biblioteche di pubblica lettura, raramente
corrispondono superfici, arredi, patrimoni e finanziamenti adeguati. […]
Molte nuove strutture bibliotecarie all’estero hanno deciso, invece, di
97
collocare in posizione privilegiata, proprio i servizi ai ragazzi, con l’idea
che la loro visibilità sia positiva per la biblioteca nel suo insieme.”7
Questa è la linea seguita nella biblioteca pubblica di Soriano, dove un
terzo delle risorse finanziarie sono destinate ad accrescere il patrimonio
della sezione ragazzi.
Come è già stato visto, la sezione ragazzi è ubicata vicino l’entrata
immediatamente visibile e facilmente accessibile. Al suo interno è allestito
uno scaffale pedagogico, un settore dedicato a genitori a insegnanti ed
educatori con riviste, saggi, cataloghi, documentazione prodotta da altre
biblioteche, percorsi bibliografici tematici e altri materiali inerenti la lettura,
il libro e la letteratura per ragazzi.
La sala è circondata da libri collocati a scaffale aperto seguendo il
criterio alfabetico per autore; una segnaletica colorata aiuta a individuare
le lettere dell’alfabeto. Ci sono anche delle nicchie e degli scaffali messi in
evidenza dove sono posizionati libri suddivisi per collane o per case
editrici, elementi discriminanti che i bambini che frequentano la biblioteca
di Soriano e partecipano agli incontri scolastici in biblioteca con le loro
classi, dimostrano di saper conoscere bene. Si trovano poi sparse nella
sala
delle ceste e dei contenitori in cui i libri o gli albi colorati sono
posizionati periodicamente secondo criteri tematici, o anche mettendo in
evidenza l’autore o la collana del mese.
7
ANTONELLA AGNOLI, Biblioteca per ragazzi, Roma, AIB, 1999, p. 21.
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Una costruzione a castello separa questa parte della sala con un
angolo morbido destinato ai bambini da zero a cinque anni dove sono
giochi, album colorati, libri gioco e diverse edizioni dedicate ai più piccini.
La sala immediatamente attigua a questa, fa ancora parte della
sezione ragazzi ed è destinata alla zona divulgazione: qui ci sono le
enciclopedie, i vocabolari, i libri di scienze, di storia e di geografia ordinati
per classi Dewey. Questa zona si vorrebbe ripensata per aree di
interesse, suddivisione sicuramente più vicina all’utenza a cui è destinata
e che metterebbe i bambini in condizione di avere accesso ai documenti
con più facilità e con il minimo di assistenza da parte dei bibliotecari.
L’organizzazione degli spazi di questa sezione ragazzi consente sia la
possibilità di svolgere attività individuali (lettura e scelta dei libri, ricerche,
uso del computer – è presente un computer, anche se i bambini hanno
tranquillamente accesso anche agli altri terminali), sia la possibilità di
svolgere attività di gruppo (racconti ad alta voce, lavori con le classi).
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II Parte punto 2