ANUU MIGRATORISTI Via Baschenis, 11/c - 24122 Bergamo Tel. 035.243.825 - Fax 035.236.925 E-mail: [email protected] Supplemento di Bergamo Settimanale N. 16 del 22/12/2000 - Sped. in a.p. - 45% - art. 2 - comma 20/B Legge n. 662 del 23/12.96 - Tabella B - Filiale di Bergamo - Autorizzazione DC/DCI/13/2000/IB - Iscrizione al Tribunale di Bergamo n. 40 del 5/9/2000 LA NOSTRA TERRA GESTIONE DEI BORDI DEI CAMPI COLTIVATI AGRICOLTURA, FAUNA SELVATICA E AMBIENTE 2001 O I Introduzione...........................................6 Bordi dei campi e inquinamenti diffusi...................................................10 R Bordi dei campi ed erosione....................8 Bordi dei campi e lombrichi...................14 A Bordi dei campi e piante spontanee........12 Bordi dei campi e fauna selvatica...........18 M Bordi dei campi e artropodi...................16 una fonte di opportunità nuove...............20 Proposte di gestione.............................. 21 M I bordi delle parcelle coltivate, S Alcuni indirizzi utili............................... 25 O Per saperne di più................................ 24 4 IL MESSAGGIO DELL’ANUU MIGRATORISTI Con La Nostra Terra 2001, l’ANUU Migratoristi ritorna, dopo due pubblicazioni consecutive su specie migratorie di particolare fascino – Beccaccia e Colombaccio – al tema della gestione territoriale in senso lato: e la scelta, come primo numero del nuovo millennio di questa collana, è caduta su di una porzione di territorio di campagna della quale non si parla quasi mai, pur essendo diffusissima ovunque, ovvero il bordo dei campi coltivati. Non, quindi, ciò che sta nel campo, e neppure ciò che è altro dal campo, come la foresta o la palude, bensì quella fascia di terreno situata tra un campo ed un altro, oppure che separa il coltivo dalla vegetazione circostante, sia essa bosco o siepe. Riteniamo estremamente importante cominciare a dedicare specifica attenzione a questo non-ambiente, che può invece divenire tale – con grande profitto per la fauna selvatica – grazie ad un impegno certo rilevante, ma che trova conforto nei risultati quasi insperati che si possono conseguire. Si paventano conflitti con le pratiche agricole intensive? Forse di primo acchito, mentre in realtà le nuove opportunità che si creano per le aziende agricole, giustificano appieno l’avvio di questa esperienza. Ci sembra che la collaborazione instauratasi in molti ATC e CA tra mondo venatorio ed agricoltori, unita alle risorse finanziarie ormai tutt’altro che scarse, costituisca il banco di prova privilegiato per dare concreta attuazione alle indicazioni contenute in questa brochure. Una prassi che, per ora, dobbiamo illustrare avvalendoci dell’esperienza altrui – grazie alla cortese concessione dell’Office National de la Chasse et de la Faune Sauvage e della società di ricerca ZENECA Sopra, che già hanno lavorato in Francia sulle precise linee-guida che andrete a verificare nelle pagine seguenti – ma che ci auguriamo divenga anche, in tempi ragionevoli, patrimonio delle nostre campagne, tramite il tavolo del buon governo del territorio instaurato tra Organizzazioni professionali agricole ed UNAVI. Buona, e costruttiva, lettura a tutti. Il Comitato Esecutivo ANUU Migratoristi IL MESSAGGIO DI GERARD TENDRON Siamo veramente lieti dell’iniziativa dell’ANUU di pubblicare una versione in italiano della brochure “Bordi dei campi coltivati”, realizzata dall’ONCFS/Office National de la Chasse et de la Faune Sauvage e dalla società ZENECA Sopra. La fauna selvatica costituisce un patrimonio europeo che occorre preservare tramite una gestione durevole degli habitat. Le tecniche gestionali descritte in questo opuscolo, concorrono al miglioramento delle condizioni vitali delle specie migratrici terrestri, in particolare degli Alaudidi, dei Columbidi e dei Turdidi. Diffondendo queste informazioni tecniche, l’ANUU contribuisce efficacemente alla gestione integrata della fauna selvatica e degli ambienti naturali. Gérard Tendron Direttore Generale dell’ONCFS 5 PREFAZIONE Molto tempo fa si è instaurata una cooperazione fra l’Office National de la Chasse e gli Industriali per la Tutela delle Piante, testimoniata dalle regolari riedizioni dell’opuscolo “Choisissez et dosez” (“Scegliete e dosate”). La gestione delle terre lasciate a maggese si è recentemente rivelata un campo di lavoro e di scambio molto costruttivo. Inoltre, il centro di ecotossicologia dell’ONC a Saint Benoist offre alle imprese impegnate nella promozione della tutela ragionata delle colture uno strumento di conoscenza per prevenire i rischi che potrebbero derivare dall’uso di alcune sostanze attive. La cooperazione tecnica esistente fra ONC, Ricerca e Industriali continua incessantemente a rinnovarsi. Jeremy MACKLIN L’efficace rete SAGIR informa sul fenomeno delle intossicazioni accidentali e dei rischi diffusi. Tuttavia devono essere ancora effettuati molti interventi per garantire la sopravvivenza della fauna selvatica, il riassetto della diversità biologica e la qualità delle risorse d’acqua. L’ONC è attualmente impegnata al fianco delle Federazioni dei Cacciatori e delle associazioni rivolte al futuro e, grazie a una lotta su tutti i fronti, vuole ridare speranza a chi si batte per la conservazione della vita selvatica, garante dell’armonia sociale. Gérard TENDRON Impegnata nella promozione di pratiche agricole conformi agli obiettivi dell’agricoltura ragionata, ZENECA SOPRA tenta di sensibilizzare i consiglieri agricoli e gli agricoltori stessi. Tale iniziativa s’inserisce in un progetto internazionale del gruppo ZENECA per il quale il rispetto dell’ambiente costituisce uno dei pilastri del proprio codice etico. Quindi, ZENECA SOPRA e l’ONC sono oggi lieti di offrire la loro esperienza per una cooperazione tecnica che metta in sinergia le proposte di soluzione elaborate in seno ad ogni istituzione specializzata, pubblica o privata. La ricostituzione della struttura ecologica del territorio agricolo e la gestione integrata dei bordi dei campi rappresentano concrete prospettive per il futuro. L’opera è realizzabile. Essa getta basi tecniche nuove per raggiungere tutti assieme lo stesso obiettivo: adeguare le pratiche della produzione agricola in modo valido dal punto di vista economico, raggiungendo criteri di grande qualità per quanto riguarda sia i prodotti della terra sia l’ambiente naturale. Il Direttore Generale Di ZENECA SOPRA Il Direttore dell’Ufficio Nazionale della Caccia e della Fauna Selvatica/ONCFS Jeremy MACKLIN Gérard TENDRON 6 INTRODUZIONE Il bordo di un campo è fisicamente lo spazio non coltivato che separa il margine della zona seminata da un ostacolo naturale (corso d’acqua, bosco, boschetto o foresta) oppure realizzato dall’uomo (siepe, sentiero, altri appezzamenti). Paesaggio a campo aperto nell'est della Francia con grandi appezzamenti e intervalli molto ridotti fra i campi Paesaggio con zone ombrose e umide nel Pays d'Auge Il bordo degli appezzamenti agricoli sembra rispondere a obiettivi molto diversi, a seconda dell’ottica con cui viene analizzato. Gli agricoltori, i cacciatori, i naturalisti e gli abitanti delle città gli rivolgeranno un’attenzione diversa, in funzione della loro sensibilità di osservatori o utenti. Così il bordo del campo può essere: - Un semplice spazio che delimita l’appezzamento in seno a un’azienda che dipende dallo stesso proprietario, oppure fra due aziende i cui appezzamenti sono contigui. - L’intervallo fra un campo coltivato e una siepe. Nelle zone di allevamento spesso si utilizzano come margini dei campi siepi vive destinate a separare i pascoli gli uni dagli altri e ad evitare la fuga del bestiame; nelle zone ad arboricoltura, tali margini sono costituiti da pioppi o da cipressi atti a proteggere gli alberi da frutto dal vento. - Il bordo può essere altresì considerato come zona di transito per le macchine agricole (capezzagna). - Una normale zona di caccia... un luogo in cui cresce l’erba… - Un elemento del paesaggio rurale… un semplice luogo per passeggiare in campagna. In un’ottica prettamente agricola, il più delle volte tale spazio è ridotto al minimo indispensabile poiché non essendo dedicato alla coltura è concepito come una perdita di spazio, quindi “non redditizio”. Eppure, dal punto di vista venatorio esso rappresenta una zona favorevole al mantenimento delle popolazioni animali che possono così circolare, ripararsi, riprodursi e nutrirsi. Assenza d'intervallo fra due appezzamenti coltivati Inoltre, per l’attività agricola, un bordo di campo, se ben “concepito” e in seguito gestito adeguatamente, rappresenta una fonte di nuove opportunità. Attualmente, l’esame dei lavori condotti da esperti di origine e di motivazione diversa, ci porta a pensare che i bordi dei campi possono rappresentare: - Vantaggi concreti legati direttamente agli strumenti di lavoro e alla pra tica degli agricoltori: gestione dei suoli e dell’acqua, fertilizzazione e protezione delle colture… - Altre fonti di interesse sono legate alla gestione del territorio, al paesaggio e all’immagine della produzione agricola stessa: tutela del patrimonio suolo, della fauna selvatica, della flora spontanea, della biodiversità in generale… La siepe e il bordo dai molteplici impieghi Per rendere concreti tali vantaggi potenziali, che costituiscono gli elementi essenziali di una “agricoltura sostenibile”, bisogna chiedersi quale sia il concetto di tali spazi e quali sistemi di gestione proporre per assicurare il futuro dei bordi dei campi. 7 Per esempio: - Che tipo di fattori nocivi per l’attività agricola possono nascondere i bordi dei campi? Qual è il potenziale per le piante spontanee? Gli insetti dannosi? Le malattie delle colture? - Quali reali interessi rappresentano per la gestione dell’inquinamento? La tutela delle acque di superficie che ha condotto allo studio delle strisce prative può essere associata a un rinnovato interesse per i bordi degli appezzamenti coltivati? - E ovviamente: come gestire i bordi dei campi? E a quale prezzo? E ancora: il bordo può essere assimilato al maggese? I maggesi offrono la possibilità di creare, sostentare e mantenere i bordi dei campi che eserciteranno le loro diverse funzioni. L’efficacia di un maggese disposto su strisce lineari è ottimale. Tuttavia, la regolamentazione relativa al ritiro dei terreni agricoli dalla produzione è eccessiva poiché obbliga gli agricoltori al rispetto, per tutti i tipi di maggese, di una superficie uguale o superiore a 0,3 ha con una larghezza minima di 20 m. Quindi in generale l’agricoltore preferisce raggruppare i propri maggesi all’interno di uno o pochi appezzamenti, a potenziale limitato. Dall’altro lato, l’esperienza positiva per la fauna dei maggesi “Ambiente e fauna selvatica” (set-aside faunistico) porta ad avere una nuova visione sulla gestione dei bordi dei campi. Grazie a una sana gestione di tali spazi, risulta possibile utilizzarli direttamente per favorire il mantenimento o il rinnovaInterno Primi Metri Siepe Bordo del campo mento delle popolazioni di selvaggina. SIEPE, BORDO E COLTURE DI CEREALI: CONTRIBUTO ALLA FAUNA SELVATICA Anche se ognuno degli aspetti descritti qui a fianco è stato oggetto di studi indipendenti gli uni dagli altri, fino a oggi le ricerche condotte per conciliare i loro diversi interessi non sono state numerose. La problematica “bordo di campo” offre il vantaggio di poter raccogliere i diversi specialisti attorno a un progetto che raggruppa soggetti di mutuo interesse. L’obiettivo è quello di proporre soluzioni economiche e semplici da mettere in pratica, per permetterne l’utilizzo da parte di un gran numero di persone. R I P A R O A L I M E N T A Z I O N E R I P R O D U Z I O N E Pernice Fagiano Lepre Allodola e altri passeracei Passeracei Colombaccio Colombaccio Passeracei Fagiano Pernice Fagiano Lepre Pernice Fagiano Lepre Allodola e altri passeracei Allodola dell’appezzamento dell’appezzamento Lepre Lepre Otarda Allodola Pernice Lepre Pernice Pernice Quaglia Lepre Allodola e altri passeracei Albanella reale Quaglia Allodola 8 BORDI DEI CAMPI ED EROSIONE Le cause dell’erosione In diverse regioni europee, l’erosione è un fenomeno conosciuto e temuto. Tale processo naturale è accentuato dall’azione dell’uomo che trasforma il paesaggio. In queste regioni l’attività agricola può aggravare la situazione riducendo le barriere naturali oppure modificando il manto erboso o la struttura del suolo All’origine dei fenomeni di erosione vi sono due elementi: l’acqua e il vento. Con la loro azione, particelle di terra o di materia organica si spostano, trasportate da un appezzamento all’altro o trasferite verso la parte bassa delle pendici, dei corsi d’acqua, provocando perdite di materiale a volte considerevoli. Le conseguenze sono significative sia a livello delle zone coltivate (perdita di elementi minerali, degrado della struttura…) sia a livello ambientale (rete viaria, torbidità delle acque…) Nei nostri climi, l’azione combinata della pioggia e del ruscellamento costituisce un fattore importante per l’erosione del suolo. Innanzitutto, sulla superficie del suolo nudo, la sua struttura si distrugge sotto l'impatto delle gocce di pioggia. L’infiltrazione diminuisce progressivamente e viene a formarsi così una crosta. Successivamente ha inizio il ruscellamento, a causa della diminuzione della porosità. Il ruscellamento si raccoglie, dilava la terra e la porta via, scavando le zone di scorrimento sino a farle diventare dei fossati. Ovviamente non tutti i tipi di suolo presentano la stessa sensibilità all’erosione. Il fenomeno è limitato in Tipo di suolo/Coltura Erosione misurata In grandi colture Esempio delle zone limacciose del Nord/Nord est (basso tasso di argilla e materia organica) Perdita media: 20 t/ha/anno Compresa fra 11 e 100 t/ha/anno Situazione delle colline e terrazze del Sud ovest Da 50 a 100 t/ha/anno Regione del Sud est a clima mediterraneo Importanza del fenomeno Come si manifesta? Regioni In situazione di colture perenni su versanti diverse situazioni, ma può avere aspetti molto visibili, quasi drammatici. Ciò dipende da fattori diversi, legati alle caratteristiche proprie del suolo o alla sua topografia. Possiamo così notare che la ricchezza in ambito organico favorisce l’infiltrazione dell’acqua limitando quindi l’erosione. Un alto tasso d’argilla contribuisce altresì a una migliore stabilità del suolo. Anche la pendenza svolge un ruolo fondamentale capace di condizionare la velocità del ruscellamento, aumentando così la capacità di asportare gli elementi. Aziende vitivinicole in Alsazia, Champagne, Beaujolais… In Francia, le superfici colpite dall’erosione sono stimate a più di un milione di ettari. Esistono zone particolarmente sensibili (vedi tabella). I danni sugli appezzamenti agricoli sono ingenti: - Sradicamento delle piante e distruzione del seminato; - Copertura del seminato di depositi di terra; - Dilavamenti che costituiscono ostacoli per le pratiche di coltivazione; - Economia d’acqua del suolo disturbata dalla diminuzione della riserva utile; - Perdita del patrimonio nel momento in cui l’erosione comporta conseguenze dirette sulla riserva utile o quando la rimozione degli elementi fini e dei materiali organici aumenta la sensibilità dei suoli alla compressione. Fattori facilitanti: - suoli limacciosi lavori meccanici pesanti arature parallele alle pendici suoli nudi d’inverno temporali... Perdite comprese fra 0,4 e 7t/ha/anno - temporali estivi - suolo con una pendenza fra 10° e più di 20° - lavorazione meccanica del suolo e in misura minima, diserbo chimico… Fino a 40 o 50 t/ha/anno su appezzamenti coltivati nei Maures - piogge invernali - arature che lasciano il suolo nudo d’inverno… (Fonte: Stanislas WICHEREK, La Recherche n°268) 9 Contributo dei bordi dei campi alla lotta all’erosione. Nel momento in cui viene costituito il bordo degli appezzamenti coltivati, esso agisce come un freno alla perdita di materiali, e questo grazie a due fenomeni in particolare: 1. La sedimentazione: lo scorrimento rallentato dalla forte rugosità dell’erba favorisce la sedimentazione delle particelle solide. Le particelle più grosse sono intrappolate per prime. Le più fini sono trattenute se il bordo ha una larghezza sufficiente. L’efficacia della filtrazione dipende da diversi fattori, in particolare dalla portata del ruscellamento nonché dal pendio e dalle caratteristiche proprie della superficie erbosa. 2. L’infiltrazione: una parte del ruscellamento s’infiltra, poiché generalmente una superficie erbosa ha una permeabilità superiore a quella di un suolo lavorato. Tuttavia, tale capacità d’infiltrazione può essere ridotta dallo schiacciamento (calpestio degli animali, tracciato di ruota…) o dalla saturazione d'acqua (praterie idromorfe). La capacità di un bordo di ridurre gli effetti dell’erosione dipende quindi dalle sue caratteristiche peculiari. La porosità è un criterio importante, poiché condiziona le capacità d’infiltrazione. Allo stesso modo la natura, la densità e l’altezza del manto vegetale che cresce sul bordo influiscono sull’intensità dell’erosione. Tali fattori dipendono quindi dal tipo di vegetazione del bordo (come dimo- Velocità limite del ruscellamento prima dell’erosione (m/s) Specie Pendenza massima % Suoli resistenti all'erosione Suoli facilmente erosi Dente di cane <5 5-10 >10 2.4 2.1 1.8 1.8 1.2 0.9 Gramigna dei prati Festuca arundinacea <5 5-10 >10 2.1 1.8 1.5 1.5 1.2 0.9 Mescolanza di graminacee <5 5-10 1.5 1.2 1.2 0.9 Festuca rossa <5 1.1 0.8 strato nella tabella qui sopra) nonché dalla sua “anzianità” e dimensioni. Dobbiamo inoltre considerare la situazione del bordo del campo se confrontata agli appezzamenti colpiti dall’erosione e dalla morfologia globale del bacino di raccolta. E’meglio concepire i bordi in funzione degli effetti desiderati. Se si tratta innanzitutto di individuare il ruscellamento diffuso in seno a un appezzamento, il bordo da prendere in considerazione è prima quello che si trova a valle dell’appezzamento considerato. Tuttavia, in un vallone coltivato dove possono esistere zone di concentrazione dei ruscellamenti, i bordi prativi si troveranno preferibilmente in questa zona. Infine, è interessante creare un bordo lungo le rive, completamente a valle, per proteggere i corsi d’acqua. DISEGNO: Strisce prative per limitare il ruscellamento In alcuni settori nei quali l’erosione comporta gravi problemi, si è potuto dimostrare che un semplice bordo largo 6 metri, inerbato con una miscela di graminacee seminata (loglio perenne, festuca rossa, festuca arundinacea, gramigna) può arginare il fenomeno, anche in occasione di piogge diluviali. Per essere efficace, è necessario considerare elementi fondamentali come l’anzianità del manto erbaceo, la densità e la qualità dell’allignamento, che comporta una porosità maggiore e offre una migliore resistenza al ruscellamento: gli effetti saranno semplicemente più forti. Sul bordo dei fiumi, l’introduzione di un vero e proprio intervallo con le zone coltivate permette di ridurre il rischio di “colate” e di sprofondamenti, facilitando così la circolazione d’acqua, migliorandone la qualità e tutelando allo stesso tempo il patrimonio costituito dalle terre agricole. Per le colture, i bordi ben ideati sono relativamente facili da mettere in opera e permettono di limitare considerevolmente gli effetti devastanti a volte riscontrati. 10 BORDI DEI CAMPI E INQUINAMENTI DIFFUSI L’acqua può trascinare prodotti Da ormai più di 50 anni le produzioni moderne fanno ricorso a fertilizzanti e a prodotti per la difesa delle piante. La creazione di norme di qualità elevate per l’acqua potabile ha portato gli agricoltori a usare in modo più ragionato questi In occasione di piogge sufficientemente forti, l’acqua che scorre nei campi porta con sé particelle terrose e sostanze di diverso tipo, in particolar modo frazioni di fertilizzanti (fosforati e azotati) o prodotti fitosanitari irrorati. A seconda delle proprietà fisico-chimiche, tali sostanze vengono trasportate in soluzione, sospese o fissate alle particelle colloidali. Tale meccanismo può tranquillamente verificarsi senza che vi sia un’erosione visibile. Le perdite derivano da diversi fattori, soprattutto dal tempo trascorso fra l’applicazione del prodotto e le precipitazioni, dal volume del corso d’acqua, dalla quantità impiegata, dalla pendenza del terreno… Così, il più delle volte, la percentuale delle perdite è inferiore allo 0,5%, anche se può raggiungere circa il 10% in condizioni sfavorevoli. Quali sono le conseguenze? Le acque piovane, seguendo uno scorrimento naturale, finiscono nelle riserve di acqua, di superficie o sotterranee. Una frazione di fertilizzanti e di alcuni prodotti fitosanitari può subire lo stesso destino se non viene dispersa nell’ambiente, saldamente fissata o assorbita dai vegetali nel corso del suo trasferimento. Innanzitutto, l’aumento delle concentrazioni comporta un costo supplementare per il trattamento delle acque (la questione dei nitrati è ben nota). In alcuni casi, l’arrivo di sostanze inquinanti nell’ambiente può apportare interventi per evitare che tracce di tali sostanze, anche se lievi, possano uscire dagli appezzamenti per finire nelle acque superficiali o nelle falde sotterranee. L’utilizzo dei bordi dei campi quale barriera a tali trasferimenti, costituisce un’efficace soluzione per la salvaguardia della qualità dell’acqua. Mg di nitrati per litro Evoluzione constatata dalla quantità di nitrati, in un ruscello bretone (Fonte: Agricoltura intensiva e qualità delle acque. Ed. INRA, 1998). una modifica dell’equilibrio biologico, e ciò può avere un impatto sulla flora e sulla fauna acquatica, a seconda delle loro caratteristiche ecotossicologiche. In un acquitrino, per esempio, l’inquinamento provocato dal fosforo può provocare una rottura dell’equilibrio nutrizionale. Come conseguenza si può avere una proliferazione di alghe, un mancato riciclo dei rifiuti organici, una variazione del pH… Tale attacco alla qualità dell’ambiente degrada gli habitat della fauna naturale che vive dentro e attorno ai punti d’acqua. Inoltre altera il valore estetico e diminuisce il potenziale ludico dell’ambiente (divertimenti acquatici): 11 i danni economici sono stimati a due miliardi di franchi all’anno, senza considerare il deprezzamento patrimoniale. Contributo dei bordi dei campi alla depurazione delle acque di ruscellamento In Francia sono stati condotti esperimenti che hanno permesso di misurare la capacità di depurazione delle strisce prative piantate volontariamente. I risultati permettono di cogliere più facilmente i vantaggi di rispettare o creare dei bordi di campi. Queste agiscono su più livelli. Innanzitutto permetteranno di rallentare lo scorrimento, il che facilita la sedimentazione delle particelle in sospensione. Le più fini fra queste, più lente da sedimentare e spesso ricche di sostanze assorbite, saranno trattenute se la larghezza del bordo è sufficiente: si tratta di un parametro importante da prendere in considerazione. In secondo luogo, la loro copertura erbosa permette che una parte delle sostanze si fissi: ecco che in questo modo svolge un ruolo simile a quello del filtro, rappresentato dall’attraversamento di uno strato di suolo dall’acqua che vi si infiltra. Tale manto consente inoltre una migliore penetrazione delle acque di ruscellamento: la loro permeabilità è maggiore rispetto a quella di un suolo lavorato. La zona delle radici, ambiente particolarmente ben strutturato che ospita un’attività biologica piuttosto ricca, favorisce la ritenzione e il degrado delle sostanze. Così, l’età e la composizione del manto erboso influiscono anche sull’efficacia di tali bande. Per esempio, sappiamo che le graminacee offrono il vantaggio di occupare rapidamente la superficie del suolo con una densità di vegetazione notevole che ben presto costituisce una rugosità capace di rallentare il ruscellamento. Come per l’erosione, l’efficacia dei bordi dipende dalla loro disposizione. In funzione delle caratteristiche del ruscellamento in seno agli appezzamenti, la situazione permetterà loro di svolgere un ruolo più o meno importante. Inoltre è necessario sapere che la loro efficacia diminuisce nel momento in cui la portata del ruscellamento aumenta, e la loro efficacia è molto limitata, se esistono, dalla parte del bacino di raccolta, dei “corto circuiti” (ruscelletti, fossati…) che trasferiscono direttamente le colature verso i punti di raccolta dell’acqua. D’altronde, la loro efficacia può diminuire d’inverno nelle zone idromorfe dei terreni bassi, nei quali l’acqua s’infiltra più difficilmente a causa della saturazione del suolo. Infine, i bordi hanno un’azione indiretta, ovvero quella di ridurre l’effetto delle derive di polverizzazione. Il loro insediamento sui bordi dei fiumi o di superfici d’acqua assicura, allontanando le colture dalla riva, una protezione contro gocce di polverizzazione trasportate dal vento. Tale ruolo di schermo dipende ovviamente dalla larghezza e dall’altezza della copertura, quindi dall’età e dalla composizione. Efficacia in % delle sostanze Effetto depuratore di una striscia prativa di 6,12 o 18 metri disposta sul bordo di campo (Fonte: ITCF 1997). 6 mètres 12 mètres 18 mètres Lindano Atrazina Atrazina Atrazina Metabolito1 Metabolito 2 Dispositivo sperimentale per lo studio delle fasce prative in piede di pendio Un bordo di campo riduce quindi il trasferimento attraverso la corrente delle sostanze che provengono dall’uso di fertilizzanti o di prodotti fitosanitari, qualunque siano le loro proprietà fisicochimiche. La sua efficacia è legata a caratteristiche interne (età, composizione, larghezza), nonché al modo in cui viene disposto in seno al bacino di raccolta. La sua capacità di limitare l’inquinamento è fondamentale per la tutela dell’ambiente. Svolge un ruolo importante sia a livello della salvaguardia della qualità delle acque sia del mantenimento di un habitat sano per l’uomo e per la fauna selvatica. 12 BORDI DEI CAMPI E PIANTE SPONTANEE La flora dei bordi dei campi I bordi dei campi rappresentano uno spazio sul quale la flora naturale si sviluppa in funzione del potenziale del suolo e della fertilità dell’ambiente. Tale flora può essere considerata in modo estremamente diverso, se osservata con i criteri tipici dell’agricoltore, del cacciatore, del botanico o del responsabile dell’assetto territoriale. La flora naturale spontanea che si insedia sui bordi degli appezzamenti coltivati presenta una composizione e una densità estremamente variabili. Le specie botaniche che la compongono rispettano un ciclo vegetativo annuale, anche se in realtà alcune sono biennali o perenni. Possiamo trovare le graminacee (festuche, dactylis, fienarola, avena selvatica, alopecuro…) e le dicotiledoni (caglio, poligoni, convolvolo…) L’agricoltore, costantemente obbligato ad affrontare il problema delle piante spontanee nelle proprie colture, guarda con diffidenza questo inerbimento, del quale fanno parte numerose specie contro le quali deve lottare e di cui teme l’invasione proprio a partire dai bordi delle colture. Generalmente, non tenta di trarre direttamente profitto da questa vegetazione per migliorare il suo sistema produttivo, la gestione del suolo, suo patrimonio, o la tutela dell’ambiente. D’altronde, l’interesse a conservare la biodiversità botanica per beneficiare della sua influenza positiva sulle catene alimentari viene raramente considerato. Papaveri e matricarie (dicotiledoni) Bromo dei prati (graminacee) sul bordo di colture cerealicole Infine, bisogna notare che a volte le bordure presentano una flora piuttosto rara. Più di un centinaio di specie presenti nei campi attualmente coltivati sono in fase di estinzione: un’attenta gestione dei bordi dei campi può contribuire a ripristinare la diversità della flora. Quali sono i rischi obiettivi per le colture vicine? Gli studi sulla vegetazione dimostrano che la flora dei bordi non è necessa- riamente legata a quella che infesta le colture vicine. In media, meno del 25% delle specie censite nei bordi sono presenti nei primi 2,5 metri della coltura. Fra queste, una percentuale ancora più scarsa è composta da specie piuttosto nocive per le colture. E fra le specie che invadono le colture a partire dal bordo, un numero piuttosto elevato non dimostra una buona resistenza agli interventi sulle colture. È questo il caso del bromo dei prati. Eppure, malgrado sia stato dimostrato che un numero limitato di specie nocive si trova in seno sia alle bordure che alle colture, ciò non significa che alcune di queste non possano costituire un vero e proprio problema. Generalmente, la maggior parte delle infestanti regolari (alopecuro, loglio perenne, centonchio, veronica…) viene controllata in modo adeguato dagli erbicidi selettivi disponibili. Tuttavia, il controllo di altre specie quali la gramigna, l’agrostide stolonifera, il caglio, la romice, il cardo… spesso è più difficile. Il rischio per la coltura può essere consistente: sappiamo per esempio che la resa del grano può essere ridotta del 5% a partire da due cespi di caglio al m2. Ciò significa che questi ultimi costituiscono un gruppo di infestanti la cui espansione dovrà essere limitata a partire dal bordo per evitare che gli appezzamenti ne vengano contaminati. Inoltre dobbiamo sottolineare che le piante spontanee in generale sono più vigorose nei bordi che nelle colture (numero di talli e lunghezza media dello stelo più elevato). Ciò comporta anche una produzione superiore di semi, che aumenta il loro potenziale di disseminazione: la scorta di semi per esempio è due volte superiore per la fienarola e circa dieci volte superiore per il centonchio. 13 Perché conservare questa flora? Se la flora dei bordi dei campi costituisce un rischio potenziale per le colture vicine, essa presenta però anche aspetti positivi. Innanzitutto, si tratta di una fonte diretta di nutrimento per la selvaggina. Molti uccelli in età adulta hanno un regime alimentare fondamentalmente erbivoro: si nutrono di frutta e semi d’estate e in autunno, mentre di foglie e steli verdi d’inverno o in primavera. Essi inoltre sfruttano ancor più tale possibilità poiché i campi lavorati lasciano per lunghi mesi le terre prive di qualunque risorsa. Tale flora erbacea rappresenta altresì uno spazio propizio per l’accoppiamento e la nidificazione. La presenza di un manto costituisce un riparo privilegiato per le specie predabili (piccoli mammiferi, passeracei, uccelli giovani…), che in questo modo si riparano dai predatori. Infine, la flora eterogenea dei bordi contribuisce alla biodiversità. Gli insetti che vi dimorano sono numerosi e vari, spesso indifferenti di fronte alle colture, a volte utili o potenziali nocivi. Generalmente la loro presenza è connessa a una specie vegetale particolare: per esempio vari esperimenti hanno dimostrato che l’erba mazzolina e la bambagione sono favorevoli allo Flora ricca di specie Bordo seminato sviluppo del carabo. Al di sotto del manto, i lombrichi sono più numerosi rispetto all’interno del campo coltivato. Questi esseri viventi rappresentano un’importante risorsa alimentare, un apporto di proteine privilegiato per gli animali che se ne nutrono. In un ambito diverso, dobbiamo sottolineare che la ricchezza della flora dei bordi può costituire un elemento favorevole alla qualità globale del paesaggio delle campagne. Se la flora spontanea si sviluppa a partire dalla giacenza di semi sotto la superficie del suolo, tuttavia tale giacenza si rivela talvolta insufficiente per la nascita di un manto abbastanza ricco e denso. In questo caso, la semina volontaria è una buona alternativa. La scelta delle specie da seminare va fatta in funzione del tipo di suolo, del clima e delle esigenze agronomiche del manto da piantare. Se la flora delle bordure dei campi presenta un rischio potenziale variabile di contaminazione per gli appezzamenti vicini, la sua conoscenza permette di determinare sistemi di gestione adatti. Potrà quindi essere utilizzata a seconda dell’interesse del coltivatore, conservando allo stesso tempo preziosi vantaggi per la tutela dell’ambiente, quali l’aumento della biodiversità botanica e animale, nonché un auspicabile miglioramento dei paesaggi rurali, tutti questi elementi essenziali per l’agricoltura del futuro. 14 BORDI DEI CAMPI E LOMBRICHI L’importanza dei lombrichi nell’ambiente Il ricorso a una profonda lavorazione annuale del suolo e l’utilizzo di alcuni prodotti fitosanitari hanno contribuito a diminuire la popolazione dei lombrichi. Anche se spesso sono poco conosciuti, i lombrichi svolgono un ruolo fondamentale in ambito agricolo e risultano essere risorsa alimentare per la fauna selvatica. Essendo un ambiente propizio allo sviluppo dei lombrichi, i bordi dei campi sono un’efficace soluzione per facilitarne il ripopolamento. Le gallerie scavate dai lombrichi creano una porosità che permette la circolazione dell’aria e dell’acqua, nonché la penetrazione delle radici. Esiste una correlazione fra la biomassa dei lombrichi e la velocità d’infiltrazione dell’acqua nel suolo. Altri esperimenti hanno persino dimostrato che le gallerie dei lombrichi si collegavano ai canali scavati dall’uomo per far evacuare l’acqua in eccesso. In questo modo i lombrichi contribuiscono al drenaggio del suolo, il che peraltro riduce il ruscellamento e quindi anche l’erosione. Grazie all’incorporazione della lettiera nel suolo e alla formazione di aggregati stabili, ovvero una mescolanza di materie organiche e di particelle argillose, i lombrichi contribuiscono inoltre alla creazione della struttura granulare del suolo. Si tratta di importanti agenti per la lotta al costipamento. Tale attività di sotterramento della lettiera porta alla creazione di humus, il cui ulteriore degrado contribuisce altresì a liberare elementi minerali direttamente assimilabili dalle piante. Inoltre, la stimolazione di un’importante parte della microflora e la produzione di deiezioni favoriscono la crescita delle piante. I lombrichi costituiscono una risorsa alimentare importante per un gran numero di animali. Essendo la prima massa animale terrestre, forniscono ai loro predatori una grande quantità di proteine “animali” con un alto valore nutrizionale (aminoacidi indispensabili, acidi grassi, iodio…). Grazie alla loro abbondanza e alla loro distribu- Come l’acqua, le radici delle piante coltivate approfittano delle gallerie scavate dai lombrichi per infiltrarsi in profondità zione nel paesaggio, contribuiscono al successo della riproduzione di molti animali: Beccaccino, Pavoncella, Merlo, Fagiano, Cinghiale, Volpe… Un ruolo fondamentale per l’agricoltura L’attività dei lombrichi ha per l’agricoltura innegabili effetti benefici, che dobbiamo prendere in considerazione. Innanzitutto i lombrichi hanno una grande influenza sulla fertilità del suolo, e ciò dipende soprattutto dal tasso di decomposizione della lettiera vegetale e della rimessa in circolazione dei suoi componenti, sotto l’azione degli organismi viventi del suolo. I lombrichi quindi sono agenti talmente attivi che influenzano la crescita vegetale in diversi modi. Innanzitutto, aumentando l’introduzione della materia organica nel suolo, producono sostanze necessarie al metabolismo delle piante e inoltre, migliorando la porosità del suolo, favoriscono la circolazio- 15 a lungo termine. L’introduzione dei lombrichi nei frutteti ha inoltre permesso di dimostrare che essi favorivano lo sviluppo delle radici e lo sfruttamento del suolo: 8 anni dopo la loro introduzione, il numero delle radici con un diametro inferiore a 0,5 mm superava del 138% quello osservato in appezzamenti privi di lombrichi. I bordi dei campi per il mantenimento e il rinnovo delle popolazioni ne dell’aria e dell’acqua. Alcuni esperimenti hanno dimostrato che la produzione vegetale era significativamente più elevata in presenza dei lombrichi: la resa aumentava fino al 111% nella prima fase e circa al 30% Un esperimento condotto nel Loiret ha permesso di dimostrare che le biomasse misurate sulle bande erbose superavano il livello di popolamento di lombrichi generalmente osservato. Tale ricchezza così elevata è giustificata dalla mancata asportazione della materia vegetale prodotta e dal mancato ricorso ad alcune pratiche agricole nefaste come il lavoro del suolo profondo e ripetuto ogni anno, nonché l’utilizzo di alcune sostanze chimiche nocive per i lombrichi. I bordi dei campi quindi possono essere concepiti come una riserva di lombrichi, utile per il ripopolamento degli appezzamenti coltivati, ma costituiscono altresì una risorsa alimentare importante per un gran numero di specie selvatiche. Per raggiungere tale obiettivo, le bordure erbose devono essere falciate in autunno per consentire alla Beccaccia e agli altri consumatori di lombrichi di raggiungere i lombrichi stessi: infatti una vegetazione rasa facilita il loro nutrimento. Il bordo di campo: una riserva biologica di lombrichi (Fonte: Atti del XXIII Congresso dell’U.I.B.C., 1997). (Diminuzione delle popolazioni a causa delle pratiche di coltivazione). Bordo di campo Zona coltivata Popolazioni di lombrichi riscontrate grazie a sondaggi 16 BORDI DEI CAMPI E ARTROPODI Per esempio, per i pidocchi dei cereali è stato dimostrato che non c’è rapporto fra il livello di infestazione delle prode e quello dei campi di cereali adiacenti. Allo stesso modo, le specie di pidocchi riscontrate sono ben poco legate a quelle di cui conosciamo l’influenza nociva sul grano. Ripartizione del numero totale di pidocchi fra un bordo di campo e la vicina coltura di grano. Gli artropodi (insetti, aracnidi, acari…) svolgono un Numero medio di 2 pidocchi su 6m . ruolo fondamentale in seno alla catena alimentare. Alcune specie sono fitofaghe, quindi eventualmente nocive per le colture. Altre invece Bordo di campo Grano a 5 m Grano a 42 m Grano a 85 m attaccano altri artropodi, (Fonte: J.N. REBOULET – ACTA, 1997). molluschi…e costituiscono quindi uno strumento di lotta Pidocchi Bordo di campo (%) Grano (%) contro alcuni insetti dannosi. Rhopalosiphum – padi 0,37 8,04 Molte di queste costituiscono Sitobion avenae 0,04 38,95 Metopoliophium dirhodum 4,58 17,65 Schizaphis graminum 4,31 16,55 Myzus festucae 0 9,28 Altri pidocchi 90,69 7,55 delle prede facenti parte del regime alimentare di altri animali, soprattutto degli uccelli. I bordi dei campi: fonte di insetti nocivi? Gli artropodi sono numerosi nei bordi dei campi a causa del riparo e delle risorse alimentari che vi trovano. Per questo motivo il margine degli appezzamenti agricoli è spesso concepito come un potenziale ritrovo di insetti dannosi per le colture vicine. A questo proposito bisogna sapere che: - il numero di specie che vivono in un bordo di campo è molto più elevato rispetto a quello che si trova nella coltura stessa; - tale diversità è legata alla natura della flora delle bordure e ai metodi di gestione applicati; - la maggior parte delle specie di artropodi è associata a vegetali precisi e che il passaggio dal bordo alla coltura non è quindi assolutamente sistematico. Eppure esiste un rischio di trasferimento per altre colture e altri insetti dannosi. Così, sappiamo che i pidocchi del girasole vivono bene anche sui trifogli. La dorifora della patata può essere trovata sulla morella, mentre altri insetti, come le nottue o le cicaline, possono trovarsi sulle graminacee selvatiche. Conoscendo tali connessioni, la gestione della flora dei bordi dei campi si rivela comunque possibile per evitare la contaminazione delle colture adiacenti. I bordi dei campi: serbatoio di insetti utili? La maggior parte degli insetti nocivi per le colture possiede una serie di nemici naturali che contribuisce a limitarne la diffusione. La vici- nanza di una siepe e l’esistenza del bordo stesso offrono a tali insetti utili un riparo, un luogo dove deporre le uova e dove svernare, risorse alimentari complementari… ciò tende a favorire la loro presenza e ne consolida l’impatto sulle popolazioni degli insetti dannosi. Ecco alcuni esempi conosciuti: Carabo 17 Micro-imenottero Il gruppo dei carabidi comprende numerose specie di predatori polivalenti. Le larve e gli adulti esercitano la loro attività soprattutto a livello del suolo, a spese delle uova e delle larve dei coleotteri, dei bruchi, dei pidocchi, delle lumache e delle chiocciole. Alcuni sono predatori efficaci delle larve di dorifora e delle ninfe di punteruolo. È stato provato che l’inserimento di alcune graminacee necessarie all’ibernamento dei carabidi (dactylis e soprattutto bambagione) favorisce il loro sviluppo. I risultati ottenuti sono eccellenti con popolazioni che giungono fino a 1500 carabidi/m2. Studi svedesi hanno dimostrato che i carabidi erano più numerosi in presenza di una flora spontanea diversificata. colza e le minatrici delle foglie in arboricoltura. L’abbondanza dei micro-imenotteri dipende dalla composizione della flora del bordo del campo: è stato dimostrato che sono 5 volte più numerosi sulle leguminose che sulle graminacee. Così, offrendo un luogo favorevole allo sviluppo di tali insetti utili, il bordo del campo contribuisce a controllare in modo preciso gli insetti dannosi alle colture. In arboricoltura e in numerosi vigneti, diverse specie di acari, i typhlodromi contribuiscono a regolare la popolazione di acari fitofagi. Il loro regime alimentare comprende anche altre risorse, animali o vegetali come il polline. Alcuni studi italiani hanno dimostrato che essi potevano vivere in seno alla bordura erbosa degli appezzamenti coltivati. Così, popolazioni abbondanti in Typhlodromus pyri si ritrovano sugli amaranti, sui denti di leone e sulle piantaggini. L’uso di prodotti per proteggere le colture, a impatto limitato su queste specie di insetti utili, e la conservazione di specie ospiti sui bordi delle vigne e dei frutteti permettono di trarre beneficio da tali popolazioni. essenziali per il loro sviluppo: buona alimentazione degli adulti, dimensioni delle nidiate, tasso di sopravvivenza dei pulcini… Bisogna precisare che la trinciatura sistematica della vegetazione delle bordure in primavera è una tecnica che limita il numero di insetti che vi vivono e distrugge i nidi degli uccelli. Averla che imbecca i piccoli Gli insetti-preda Sappiamo inoltre che la maggior parte degli insetti dannosi alle colture subiscono il parassitismo naturale di svariate specie di microimenotteri che limitano la loro nocività. La loro azione è particolarmente efficace contro i pidocchi dei cereali e delle patate, contro le pieridi, le nottue, i punteruoli della Typhlodromos Il regime alimentare di molti animali (soprattutto uccelli) è composto per la maggior parte da insetti. Alla fine della primavera e in estate, tale risorsa si rivela particolarmente importante. Per la Pernice, gli insetti rappresentano il 20% della razione degli adulti e sono indispensabili per l’alimentazione dei giovani che si nutrono soprattutto di formiche, di pidocchi e di coleotteri (sia dannosi che utili). L’esistenza di un bordo di campo dalla flora variata, che offre una fonte privilegiata di alimenti, influenza positivamente le popolazioni avicole e stabilisce criteri Le prode quindi costituiscono un’importante riserva di artropodi. La maggior parte di queste specie non è pregiudizievole per le colture e, grazie alla conoscenza delle specie vegetali alle quali sono associate, è possibile controllare i loro spostamenti. La presenza di insetti utili è un fenomeno estremamente positivo nell’ambito di una tutela ragionata delle colture. Gli artropodi rappresentano così delle prede la cui abbondanza è un elemento essenziale per il mantenimento e lo sviluppo delle popolazioni di uccelli. 18 BORDI DEI CAMPI E FAUNA SELVATICA Con il passare del tempo, la crescente influenza delle comunità umane sull’ambiente e le modificazioni legate all’attività agricola hanno portato a modifiche importanti per l’ambiente, che a volte hanno condotto alla rarefazione di alcune specie animali, compresa la selvaggina. Se da un lato i cacciatori e gli agricoltori spesso non sono d’accordo sull’argomento, dall’altro la gestione dei bordi dei campi può costituire una soluzione di interesse comune. Le cause del declino della piccola stanziale Le trasformazioni che l’uomo ha portato all’ambiente esercitano un’importante pressione sulla fauna selvatica (e soprattutto sulla piccola stanziale). In agricoltura, il paesaggio delle zone a coltura intensiva è stato assolutamente modificato in seguito alla diminuzione dell’importanza delle zone umide, delle siepi, degli stagni, delle bande erbose… ovvero ambienti indispensabili alla fauna. La creazione di grandi appezzamenti con bordure separatrici strette limita i ‘corridoi‘ che favoriscono la circolazione delle specie selvatiche e dirada i territori necessari ai loro bisogni biologici. In seguito, la modifica generale delle pratiche di coltivazione ha portato ad altri squilibri, fra i quali: - capacità di lavoro sempre maggiore delle macchine che migliorano l’efficacia ma ingenerano dei rischi (per esempio mietitrici o falciatrici rapide a barra di taglio larga); - riduzione della durata del periodo intermedio fra mietitura e aratura, periodo durante il quale la selvaggina si nutre dei semi rimasti sul campo; - scomparsa nella rotazione di colture che favoriscono la riproduzione di alcune specie (per esempio la diminuzione delle superfici di erba medica e quindi delle popolazioni di Gallina prataiola); - efficacia della tutela delle colture che riduce la presenza negli spazi coltivati delle erbacce o degli insetti nocivi che costituiscono una delle risorse alimentari della fauna selvati- ca; - sviluppo dell’irrigazione che favorisce le colture fitte, limita la qualità dei rifugi e porta all’abbandono dei nidi. Una predazione ancor più efficace dei rapaci e dei mammiferi carnivori, dovuta alla rarefazione della copertura, porta altresì alla diminuzione delle popolazioni. Alcune specie sono particolarmente colpite (Starna, Allodola) oppure considerate come specie da proteggere (Gallina prataiola). Una delle manifestazioni più chiare del declino della selvaggina di piccola taglia è l’eclatante diminuzione dei carnieri. Tale effetto viene riscontrato in diversi paesi, anche se su scala diversa a seconda delle specie. Comunque è stata registrata un’importante diminuzione del tasso di sopravvivenza degli uccelli adulti. Tasso di sopravvivenza degli uccelli adulti La Starna nel Centro-Nord della Francia Pernice rossa (Fonte: Bollettino Mensile dell’ONC, n°242) 19 Per arginare la diminuzione della popolazione della piccola selvaggina e per ridurre gli effetti nefasti di un’agricoltura intensiva, i bordi dei campi sono un’opzione interessante da prendere in considerazione. Alcuni esperimenti condotti in Gran Bretagna (le “Conservation headlands”) hanno comprovato la loro efficacia. Le specie maggiormente coinvolte sono la Starna, la Lepre, il Fagiano e il Capriolo. Innanzitutto i bordi dei campi rappresentano un apporto di risorse alimentari: cibo vegetale, semi, insetti, lombrichi… Infatti essi permettono soprattutto ai gruppi di insetti di cui si nutre la selvaggina di ricolonizzare l’ambiente poiché la loro sopravvivenza dipende dalle piante spontanee. Inoltre è stato dimostrato che le popolazioni di Starna nidificano preferibilmente fra i 10 e i 20 metri all’interno dell’appezzamento, motivo per cui nasce l’interesse a creare le bordure per permettere che la quantità di insetti accessibili ai pulcini aumenti: ne risulta un incremento del loro tasso di sopravvivenza. Le bordure costituiscono inoltre uno spazio vitale per la selvaggina: sono Evoluzione di una popolazione di Starna irregolarità climatica Numero delle coppie su 100 ha Contributo dei bordi dei campi al ripopolamento inizio del piano di gestione territoriale luoghi di passaggio ma anche ambienti che favoriscono la nidificazione. È stato constatato un aumento degli indici di riproduzione di numerose specie di uccelli. Inoltre, l’esistenza di un manto permanente permette alle specie-preda di difendersi dagli attacchi dei predatori. La densità del manto, legata alla sua composizione e alla sua cura, si rivela quindi un fattore importante poiché gioca sulle possibilità di circolazione, sulla capacità protettiva e sul benessere delle specie (umidità). Un altro ruolo che può svolgere il bordo del campo è quello di offrire all’avifauna un luogo privilegiato per svernare in un periodo durante il quale i suoli coltivati sono lasciati a nudo. insediamento delle striscie di maggese I bordi dei campi possono avere una certa importanza nel rapporto fra gli agricoltori e i cacciatori poiché rappresentano una risorsa alimentare, limitando così i danni prodotti dai grandi erbivori sulle colture. Per molte specie, costituiscono inoltre dei veri e propri “corridoi biologici” che permettono agli animali di spostarsi evitando gli spazi coltivati. Infine, nei bordi spesso vivono dei roditori, che sono prede fortemente ambite dai mammiferi carnivori e dai rapaci. Lo sviluppo dei bordi dei campi si rivela quindi una soluzione efficace per favorire lo sviluppo della piccola stanziale. Esso, nell’offrire un manto di protezione, uno spazio di nidificazione e delle risorse alimentari, permette di colmare alcune lacune provocate dalle zone di colture intensive. I numerosi studi che sono stati condotti in Europa dimostrano che il loro ruolo è estremamente benefico, che non ha alcun impatto negativo sull’attività agricola e che favorisce l’aumento delle popolazioni, un fattore facilmente riscontrabile grazie ai prelievi venatori conseguiti. 20 I BORDI DELLE PARCELLE COLTIVATE: UNA FONTE DI OPPORTUNITÀ NUOVE PER LA PRODUZIONE AGRICOLA E L’AMBIENTE Contributo positivo alle produzioni agricole Lotta all’erosione Favorisce l’abbondanza degli insetti utili Riserva di lombrichi Favorisce la riproduzione della selvaggina Migliora la diversità vegetale Riduce gli inquinamenti diffusi Contributo positivo alla qualità dell’ambiente 21 PROPOSTE DI GESTIONE Dopo aver preso in considerazione i diversi interessi rappresentati dai bordi dei campi coltivati, conviene rivolgere la nostra attenzione al modo in cui bisogna gestirli. La loro introduzione può derivare da un substrato preesistente da salvaguardare, gestire o curare. In altri casi, invece, il bordo dovrà essere creato completamente: per costituirlo ci si potrà basare su regolamentazioni in vigore come il “gelo” produttivo dei terreni (maggese classico o set-aside faunistico) o sugli incentivi offerti in alcune regioni per la creazione di bande erbose destinate alla tutela delle acque di superficie. In ognuno di questi casi il luogo in cui viene sistemato il bordo di campo ha un’importanza enorme in funzione del ruolo che si tenta di attribuirgli. Come allestire il proprio bordo di campo? Assenza di bordo di campo Effetti positivi limitati per la tutela dell’ambiente, per lo sviluppo della fauna selvatica e per la biodiversità. Banda di 6 m di larghezza Banda di 10 m di larghezza Banda di 20 m di larghezza Si tratta della forma maggiormente studiata i cui possibili effetti positivi sono conosciuti piuttosto bene. Su questi 6 m, il manto vegetale più auspicabile è a base di flora naturale. Se questa non fosse sufficiente, è possibile procedere ad una semina. Si tratta di un compromesso apparentemente interessante. Offre gli stessi vantaggi della banda di 6 m, gli effetti sono persino superiori, soprattutto nella lotta all’erosione o all’inquinamento. Attualmente è l’unica forma che permette di concepire il primo maggese. Su parcelle agricole di misure ridotte, una tale larghezza diventa impegnativa anche se possono esistere delle possibilità come quella di combinare il maggese industriale e il maggese ordinario di bordo campo. Una nuova regolamentazione, che autorizzasse una larghezza minima di 10 m per le bande a maggese, ci ricondurrebbe al sistema precedente. 22 Dove sistemare il proprio bordo di campo? Le strisce erbose che si trovano sul bordo di campo devono essere previste preferibilmente: - nella parte passa di un pendio o lungo un corso d’acqua al fine di beneficiare al massimo degli effetti protettivi contro l’erosione o gli inquinamenti diffusi; - lungo linee già esistenti (siepi, recinzioni, sentieri…); - sul limite di proprietà o lungo colture perenni… ecc. A titolo indicativo, ecco l’influenza che può rappresentare una banda di 6 metri in rapporto all’appezzamento esistente (Fonte: Game Conservancy Trust) Dimensione della parcella (ha) quanto più questa è diversificata e ricca in dicotiledoni. In caso di vegetazione molto povera di specie botaniche, si realizzi una semina di varie specie mescolate pluriennali (dactylis, festuca…associata al trifoglio bianco, al loto…) Come gestirla: diserbo o trinciatura? E’ da evitare: - di utilizzare sulle bordure erbicidi radicali a largo spettro che distruggono qualunque tipo di vegetazione per diversi mesi contrastando così il ruolo protettore del manto per la fauna e impedendo inoltre Percentuale rappresentata da una banda di 6 m 20 16 12 10 5,4 6,0 6,9 7,6 In questo caso vengono utilizzate tutti i bordi 8 6 8,5 9,8 In questo caso vengono utilizzati i 3/4 dei bordi 4 2 12,0 17,0 In questo caso viene utilizzata la metà dei bordi Sarà quindi più interessante creare nuovi bordi di campi lungo i grandi appezzamenti e cogliere in questo modo le possibilità offerte dal maggese obbligatorio (20 metri di larghezza secondo l’attuale regolamentazione). Nel caso di piccoli appezzamenti, possiamo considerare che la densità più alta di elementi fissi (siepi…) limita la necessità di creare dei bordi, che di conseguenza ridurrebbero le superfici coltivabili. Come gestire la vegetazione sul bordo del campo? Che tipo di vegetazione conservare sulle bordure? Quando possibile, conservare la vegetazione naturale, soprattutto alla bordura erbosa di svolgere il suo ruolo contro gli effetti del ruscellamento; - di utilizzare dosi elevate di erbicidi non selettivi in primavera poiché la vegetazione avrà bisogno di diverse settimane per ricoprire l’ambiente, potendo così favorire l’estensione del bromo e del caglio a partire dai semi conservati all’interno del suolo; - la trinciatura e lo sfalcio fra aprile e l’inizio di luglio (distruzione dei nidi e degli uccelli o dei mammiferi più giovani). Tale metodo può invece essere utilizzato in autunno per liberare il bordo, rendendo così i semi delle piante spontanee e i lombrichi accessibili agli uccelli. È preferibile: - l’utilizzo di dosi ridotte di erbicidi non selettivi (es: acido solfonico) in aprile o all’inizio di maggio, adottando i consigli dati per limitare le granigioni sul maggese (dose/ha e costi limitati) per rallentare la crescita e la granigione del manto senza distruggerlo; - al fine di evitare l’estensione di piante spontanee concorrenziali con le colture, realizzare nello stesso periodo un trattamento di delimitazione della zona coltivata con gli stessi erbicidi utilizzati nella loro dose “vivace” e senza l’aggiunta di una specialità con effetto radicale. Tali “strisce di separazione”, con larghezza variabile fra 1 m e 1,5 m (vedi schema a lato) permettono di contenere l’invasione delle erbacce rampicanti delle quali fanno parte il vilucchio, la potentilla, l’agrostide stolonifero… - la semina delle bordure con una mescolanza di specie perenni (festuca, trifoglio bianco…) ha un potente effetto concorrenziale sulle infestanti classiche delle colture, compreso il cardo. Una semina ben riuscita di tali specie permette di costituire con facilità un bordo “efficace” per diversi anni senza una nuova semina; - in presenza di forti infestazioni di bromo o di caglio, è possibile intervenire puntualmente sulla bordura con un anti-graminacee o un anti-caglio specifico per ridurre la loro proliferazione. Come gestire i fertilizzanti e la protezione fitosanitaria? La protezione delle colture adiacenti al bordo del campo così sistemato sarà condotta secondo gli standard classici della coltura, nel rispetto delle regole dell’omologazione e delle pratiche agricole raccomandate. Evitare al massimo le derive di polverizzazione troppo marcate. Tuttavia, per mantenere una diversità interessante sui bordi, conviene rispettare regole semplici per limitare la modifica del sito. 23 Fertilizzanti? Per cercare di non favorire lo sviluppo di specie spontanee “nitrofile”, evitare al massimo l’uso di fertilizzanti su questa zona. Bordo di campo: mescolanza di graminacee e di dicotiledoni Coltura Striscia di separazione nella quale la vegetazione è distrutta Insetticidi? In occasione dei trattamenti autunnali e ancor di più per quelli primaverili, evitare le derive di polverizzazione che possono avere un effetto depressivo sulle popolazioni di insetti utili e di specie non-bersaglio importanti per il nutrimento della selvaggina (Pernice…) Fungicidi? Nessuna restrizione. Come orientare la scelta delle coperture sui bordi dei campi? Questa tabella ricapitola i principali vantaggi e limiti conosciuti dei diversi tipi di copertura. Essi potranno aiutarvi nella scelta: 1. Assenza di bordo (intervallo assente o arato) 2. Manto conservato allo stato naturale, non trinciato, non diserbato 3. Trattamento erbicida totale con erbicidi persistenti 4. Manto naturale conservato con trinciature rase ripetute a partire dalla crescita vegetativa di primavera 5. Diserbo totale in primavera passando un erbicida a largo spettro che non lascia residui (acido solfonico) applicato in dose limitata 6. Manto conservato allo stato naturale per mezzo di una striscia di separazione di 1,20 m di larghezza nella quale la vegetazione viene distrutta in primavera con un erbicida fogliare 7. Semina volontaria di una miscela di specie a lungo ciclo (festuca, dactylis, trifoglio bianco…) conservata per diversi anni e separata dal campo da una striscia di 1,20 m (v. 6) 8. Semina volontaria di specie a medio ciclo (loglio perenne d’Italia, trifoglio incarnato...) rinnovata ogni due anni e separata dal campo da una striscia di 1,20 m (v. 6) 1 2 3 4 5 6 7 8 Popolazione di lombrichi Frequentazione di insetti Valore per la riproduzione della selvaggina Interesse per l’alimentazione degli uccelli Interesse come zona di concentrazione di carabidi A seconda della densità Tutela contro l’erosione Freno all’inquinamento diffuso Biodiversità vegetale Fonte di piante spontanee delle colture Legenda: Privo di interesse o negativo Interesse limitato o debole Variabile Ricerca di diversi modi di lavorazione Integrazione tra copertura spontanea e striscia di separazione Interessante Molto interessante 24 PER SAPERNE DI PIÙ - ACTA, dicembre 1997 – Incidence des différent couverts végétaux des surface agricoles non affectées à la Production sur la dissémination des pucerons et des cicadelles et sur les transmissions de viroses aux cultures voisines. Rel. JN. Reboulet – Min. dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione – Direzione della Produzione e degli Scambi. - AGRI-ENVIRONNEMENT 2000, 1996 – Intérêt et rôles des haies basses dans les plaines céréalières. - AUZET, A.V., 1987 – L’érosion des sols par l’eau dans les régions de grande culture – Aspects agronomiques – Min. dell’Ambiente, Min. dell’Agricoltura, Centro di studi e di Ricerche Eco-geografiche, Organizzazione - Ambiente. - Associazione Regionale per lo Studio e il Miglioramento del Suolo, Chambres d’Agriculture Eure et Seine Maritime – Lutter contre l’érosion: Bande de terre relassée, chemin d’Eau enherbé. - BERNARD J.L., GRANVAL P:, PASQUET G., 1998 – Les bords des champs cultivés: pour une approche chhérente des attentes cynégétiques, agronomiques et environnementales – Courrier de l’Environnement de l’INRA n°34, luglio 1998, pp. 21-32. - CORPEN, 1998 – Dispositifs enherbés: un moyen de lutte contre la pollution des eaux par les produits phytosanitaires – Opuscolo del Gruppo “dispositifs enherbés” del CORPEN. - GRANVAL Ph., 1999 – Les vers de terre – Techniques culturales simplifiées, febbraio-marzo. - Istituto Francese per l’Ambiente, Ministero dell’Assetto Territoriale e dell’Ambiente, ed. 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Gibier Faune Sauvage, Office National de la Chasse. - Unione Nazionale delle Federazioni Dipartimentali dei Cacciatori e Ufficio Nazionale della Caccia, 1994 – Guide Jachère Environnement et Faune Sauvage. 25 ALCUNI INDIRIZZI UTILI... - ACTA (Association de Coordination Technique Agricole) 149, rue de Bercy, 75595 Paris Cedex 12 - Association Nationale Petit Gibier 10, rue de Lisbonne – 75008 Paris - Hommes et Territoires Cité de l’Agriculture 13, Avenue des droits de l’Homme – 455921 Orléans Cedex 09 - Nature et Société Les Baillis – 45600 St Florent – le – Jeune - Office National de la Chasse 85 bis, Avenue de Wagram – 75017 Paris - Réseau SAGIR Office National de la Chasse Domaine de St Benoist – 78610 Auffargis - Union Nationale des Fédérations Départementales des Chasseurs 48, Rue d’Alésia, 75014 Paris - AACT/Associazione degli Amici delle Cacce Tradizionali Conseil Régional de la Chasse de la Région P.A.C.A. “Le Mercure B” - 80, rue Charles Duchesne Pôle d’Activités d’Aix-les-Milles 13851 Aix-en-Provence cedex 3 Tel. (0)4/42900255 - Fax (0)4/42242374 - E-mail: [email protected] - FACE/Federazione delle Associazioni Venatorie e per la Conservazione della Fauna Selvatica dell’UE 82, rue François Pelletier str. B - 1030 Bruxelles Tel. (0)2/7326900 - Fax (0)2/7327072 - E-mail: [email protected] - CIC/Consiglio Internazionale della Caccia e della Salvaguardia della Fauna Delegazione italiana Via S. Antonio, 11 - 20122 Milano Tel. 02/48519214 - Fax 02/58305005 - E-mail: [email protected] - UNAVI/Unione Nazionale Associazioni Venatorie Italiane Viale Tiziano, 80 - 00196 Roma Tel. 06/3208429 - Fax 06/3202735 - E-mail: [email protected] - ANUU Migratoristi Ufficio Coordinamento tutela ambientale, ricerca ornitologica, inanellamento Via Baschenis, 11/c - 24122 Bergamo Tel. 035/243825 - Fax 035/236925 - E-mail: [email protected] Fotografie: P. Granval, J.L. Bernard; ZENECA Sopra Realizzazione: A. Camus; J.L. Bernard; P. Granval; agenzia Kotao Disegno: D. Gall Opuscolo edito da ZENECA Sopra Coordinatore della realizzazione italiana: Massimo Marracci 26 CITTADINI CACCIATORI, IN ITALIA SIAMO UN MILIONE: MOBILITIAMOCI PER AFFERMARE SENZA TIMORE CHE: LA CACCIA È NATURALE! Dimostriamo che la nostra passione, perpetuatasi attraverso i millenni, rientra nei quotidiani scenari della natura; che il cacciatore del III millennio si impegna nella gestione del territorio in collaborazione con il mondo agricolo, suo partner principale, in favore della fauna e dell’ambiente, rendendo un prezioso servizio all’intera società; che il cacciatore d’oggi s’interessa di studiare le popolazioni di fauna selvatica per stimarne l’entità, la distribuzione, lo stato di salute e, per ciò che concerne l’avifauna migratoria, analizzandone le traiettorie ed i flussi durante la doppia migrazione annuale, pre-nuziale e post-nuziale, prevedendone censimenti anche nelle aree di svernamento. Di tutto questo, l’ANUU Migratoristi è promotrice attraverso numerose iniziative: 1) 2) 3) 4) 5) “Progetto Sorgo”, programma di colture a perdere realizzate in varie località del paese, in cooperazione con aziende agricole ed ATC; “Sky-Way Project”, studio e censimento visivo annuale delle migrazioni su tutto il territorio nazionale di specie sia cacciabili che protette, frutto di una convenzione ANUU-FIdC-Italcaccia; “Raccolta ali dei tordi”, operazione condotta sulle specie bottaccio e sassello sin dal 1984 per valutarne il successo riproduttivo (Age-ratio) e l’entità delle rispettive popolazioni concernenti l’Italia; ricerche sulla migrazione notturna dei grandi Turdidi tramite la registrazione e la decodificazione dei versi di richiamo emessi durante il volo, grazie ad apposite Parabole Bioacustiche posizionate in zone strategiche, in collaborazione con la Fondazione Europea Il Nibbio e nell’ambito di un programma promosso dall’AACT (Associazione degli Amici delle Cacce Tradizionali) nei Paesi del Bacino del Mediterraneo; “Progetto beccaccia” e “Progetto 6) 7) beccaccino”, raccolta delle ali di entrambe le specie in collaborazione col CNB (Club Nazionale dei Beccacciai) francese e con l’OMPO-Gruppo di Lavoro del CIC sugli Uccelli Migratori del Paleartico Occidentale, per gli stessi scopi di cui al punto 3); collaborazione con enti e organismi nazionali e internazionali, tra cui l’INFS-Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, e la Fondazione Europea Il Nibbio, ONG membro IUCN e del Consiglio d’Europa, per gli studi ornitologici attraverso l’inanellamento degli uccelli e la gestione del territorio; programma “European Habitat Conservation Stamp”, promozione di un francobollo da collezione i cui proventi, in accordo con ARCI Caccia, Enalcaccia, Libera Caccia e Italcaccia e la Coldiretti e in collaborazione con il Parco Regionale toscano di Migliarino-S. RossoreMassaciuccoli, sono in corso d’investimento nel recupero dell’importantissima zona umida del Lago di Massaciuccoli. 27 LE PUBBLICAZIONI DELL’ANUU MIGRATORISTI “MIGRAZIONE & CACCIA” Periodico ufficiale bimestrale dell’associazione su conservazione ambientale, ornitologia, cacce tradizionali e cinofilia, inviato gratuitamente a tutti i soci; esce nei mesi di gennaio, marzo, maggio, luglio, settembre e novembre. “LETTERA DEL MIGRATORISTA” Foglio bimestrale riservato ai dirigenti dell’associazione, contenente tutte le informazioni più aggiornate sulla vita associativa, gli avvenimenti nazionali ed internazionali su caccia ed ambiente e le iniziative del mondo venatorio italiano e comunitario; esce nei mesi di febbraio, aprile, giugno, agosto, ottobre, dicembre. “LETTERA DEL LEGALE” Foglio trimestrale riservato ai dirigenti dell’associazione, agli operatori del diritto ed agli uffici istituzionali, contenente le notizie più utili in diritto ambientale e venatorio; esce nei mesi di marzo, giugno, settembre e dicembre. 28 LA NOSTRA TERRA 2000 Il Colombaccio “SKI - WAY PROJECT” “Ricerca nazionale sulla migrazione dell’avifauna” Volume annuale giunto al suo 7° numero, su censimenti visivi e valutazioni sul passo, nidificazione e svernamento di specie sia cacciabili che protette, realizzato con la collaborazione di circa 200 osservatori distribuiti nell’intera penisola. 29 IL FRANCOBOLLO PER LE ZONE UMIDE DI EHCS: UN SUCCESSO LUNGO DUE ANNI E MEZZO Con lo spirare dell’anno 2000, si è chiusa ufficialmente l’operazione del Francobollo per le zone umide di European Habitat Conservation Stamp, edizione italiana 1998/99. Mirato interamente alla gestione e recupero del Lago di Massaciuccoli, situato all’interno del Parco regionale toscano di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli, il programma ha riunito per la prima volta in coordinata ed efficace collaborazione le associazioni che lo hanno organizzato e sostenuto con forza e l’Ente Parco. Abbiamo così assistito con soddisfazione ad un lavoro congiunto tra mondo venatorio, agricolo, protezionistico e imprenditoriale, che ha dato frutti importanti e che ancora, ne siamo certi, potrà darne in futuro. Il ricavato della cessione dei pregevoli Francobolli da collezione e delle eleganti stampe incorniciate, ha infatti permesso di: • Sfalciare il falasco in diverse aree del padule circostante il lago, favorendo la sosta primaverile e la riproduzione di circa 150 coppie di Germani reali (Anas platyrhynchos), oltreché di altri Anatidi e Limicoli; • Installare una torretta di osservazione al confine tra lago e padule, nella zona nord, cominciando anche a realizzare dei camminamenti tra i canneti per le osservazioni ornitologiche; • Integrare le risorse per calibrare la regimentazione delle acque, all’interno di un più ampio programma operativo LIFE Nature, finanziato dall’Unione Europea; • Presentare un interessante documentario sul Tarabuso (Botaurus stellaris) a Massaciuccoli, Ardeide tipico delle zone umide a canneto, presente in pochi altri siti in Italia e il cui habitat si sta restringendo in tutto il Bacino del Mediterraneo, che ha nel padule toscano il suo areale più importante del nostro Paese; • Ristrutturare la piccola chiesa di Coltano, nei pressi di una delle sedi operative del Parco, dove annualmente si celebra la ricorrenza di San Giovanni Gualberto, Patrono delle Guardie forestali del Parco; • “Adottare” Pippo Baudo e Katia Ricciarelli, nel corso del 46° Festival pucciniano tenutosi a Torre del Lago nell’agosto 2000, quali testimonial delle operazioni di recupero del Massaciuccoli sulla scia del Francobollo, per proseguire nella sensibilizzazione delle coscienze tramite nuovi programmi promozionali che mirino a bloccare ogni scarico di reflui nelle acque del lago. L’ANUU Migratoristi, che è stata anima prima del Francobollo italiano 1998/99, desidera perciò ringraziare ancora una volta coloro – organizzazioni, enti, imprese, associazioni e singoli – che hanno contribuito alla buona riuscita di quella che, all’inizio, aveva tutte le caratteristiche di una grossa scommessa, ma che si è rivelata ottima dimostrazione di quanto sia possibile costruire insieme sul territorio, accantonando sciocchi e desueti pregiudizi, privi di ragion d’essere perché nell’ambiente tutti viviamo e tutti dobbiamo contribuire alla sua conservazione, anche per fruirne in modo ragionevole e sostenibile. Ci auguriamo che il Maestro Giacomo Puccini, che sul Massaciuccoli andò a caccia e creò le sue indimenticabili melodie, dalle verdi praterie del cielo vegli con soddisfazione e benevolenza a ciò che i viventi hanno iniziato per riportare il suo amato lago allo splendore di un tempo. 30 KATIA RICCIARELLI E PIPPO BAUDO TESTIMONIAL PER SALVARE IL LAGO DI PUCCINI Al termine della quarantaseiesima edizione del Festival pucciniano, la nuova iniziativa per salvare il lago di Puccini, presentata dal Presidente del Parco di Migliarino – San Rossore – Massaciuccoli, ing. Stefano Maestrelli, ha avuto il pieno plauso di Katia Ricciarelli e Pippo Baudo che si assumeranno l’incarico di diventare testimonial, in Italia e in Europa, proseguendo così il felice programma europeo del Francobollo per l’ambiente di European Habitat Conservation Stamp (E.H.C.S.), iniziato il 4 settembre 1998. Non bastano più i 50.000 Francobolli europei per l’ambiente finora esitati, che hanno permesso di programmare importanti iniziative (dal taglio coordinato del falasco, ai camminamenti per le visite guidate, alla torre di osservazione, al recupero dei fossini, al ripristino della chiesetta di Coltano dedicata a San Gualberto, patrono delle guardie forestali del Parco, alla realizzazione del magnifico VHS sul Tarabuso), ma occorre una più ampia presa di coscienza per bloccare con adeguati urgenti provvedimenti ogni scarico di reflui nel lago onde poterlo riportare al passato, sussistendone tutte le condizioni operative. Le melodie di Puccini, nate su questo lago, non possono permettere (ha detto Pippo Baudo nell’ipotizzare nuove importanti iniziative promozionali) che il lago muoia per nostra incuria. Così a Torre del Lago (ha evidenziato il rappresentante italiano di EHCS, avv. Giovanni Bana) si è preso un nuovo serio impegno per il lago di Giacomo Puccini, sulla scia del Francobollo europeo per l’ambiente realizzato in passato in Danimarca (1995-96), Svezia (1996-97), Irlanda (1997-98), e, dopo l’Italia, in Belgio (1999-2000). UN FILMATO PER IL FRANCOBOLLO DI MASSACIUCCOLI A sostegno dell’iniziativa italiana per il lancio del Francobollo per la Conservazione della Natura è stato edito un filmato in VHS dal titolo “Un francobollo per Massaciuccoli” della durata di circa 10 minuti con scene di archivio molto significative per dimostrare come deve essere urgente e forte l’impegno di tutti per salvare il Lago di Massaciuccoli. Le immagini contenute nel filmato sono state riprese fra gli anni 1970/1990. La situazione ambientale, a quei tempi drammatica, sta ora lentamente migliorando. L’obiettivo da raggiungere entro il 2000 è l’armonia e la collaborazione tra tutti coloro che amano la natura, per restituire al Lago di Massaciuccoli il suo antico, incantevole aspetto. Nel comitato di gestione dei fondi, oltre al Presidente del Parco di Migliarino San Rossore, Massaciuccoli, vi sono pure i rappresentanti dell’ANUU Migratoristi, dell’ARCI Caccia, della Libera Caccia, dell’Enalcaccia e dell’Italcaccia e cioè le organizzazioni che nell’ambito dell’UNAVI hanno offerto il loro tangibile contributo operativo a livello europeo, nonché un rappresentante dell’UNAVI Toscana, regione nella quale è ubicato il Lago di Massaciuccoli, e precisamente tra le province di Lucca e Pisa. Finito di stampare nel mese di dicembre 2000 Studio Lito Clap - Bergamo (Italy) - Tel. 035.317.404