ANUU MIGRATORISTI
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Supplemento di Bergamo Settimanale N. 16 del 22/12/2000 - Sped. in a.p. - 45% - art. 2 - comma 20/B Legge n. 662 del 23/12.96 - Tabella B - Filiale di Bergamo - Autorizzazione DC/DCI/13/2000/IB - Iscrizione al Tribunale di Bergamo n. 40 del 5/9/2000
LA NOSTRA TERRA
GESTIONE DEI BORDI DEI CAMPI COLTIVATI
AGRICOLTURA, FAUNA SELVATICA E AMBIENTE
2001
O
I
Introduzione...........................................6
Bordi dei campi e inquinamenti
diffusi...................................................10
R
Bordi dei campi ed erosione....................8
Bordi dei campi e lombrichi...................14
A
Bordi dei campi e piante spontanee........12
Bordi dei campi e fauna selvatica...........18
M
Bordi dei campi e artropodi...................16
una fonte di opportunità nuove...............20
Proposte di gestione.............................. 21
M
I bordi delle parcelle coltivate,
S
Alcuni indirizzi utili............................... 25
O
Per saperne di più................................ 24
4
IL MESSAGGIO
DELL’ANUU MIGRATORISTI
Con La Nostra Terra 2001, l’ANUU Migratoristi ritorna, dopo due pubblicazioni consecutive su specie migratorie
di particolare fascino – Beccaccia e Colombaccio – al tema della gestione territoriale in senso lato: e la scelta, come
primo numero del nuovo millennio di questa collana, è caduta su di una porzione di territorio di campagna della
quale non si parla quasi mai, pur essendo diffusissima ovunque, ovvero il bordo dei campi coltivati. Non, quindi,
ciò che sta nel campo, e neppure ciò che è altro dal campo, come la foresta o la palude, bensì quella fascia di terreno situata tra un campo ed un altro, oppure che separa il coltivo dalla vegetazione circostante, sia essa bosco
o siepe. Riteniamo estremamente importante cominciare a dedicare specifica attenzione a questo non-ambiente,
che può invece divenire tale – con grande profitto per la fauna selvatica – grazie ad un impegno certo rilevante,
ma che trova conforto nei risultati quasi insperati che si possono conseguire. Si paventano conflitti con le pratiche
agricole intensive? Forse di primo acchito, mentre in realtà le nuove opportunità che si creano per le aziende agricole, giustificano appieno l’avvio di questa esperienza. Ci sembra che la collaborazione instauratasi in molti ATC
e CA tra mondo venatorio ed agricoltori, unita alle risorse finanziarie ormai tutt’altro che scarse, costituisca il
banco di prova privilegiato per dare concreta attuazione alle indicazioni contenute in questa brochure. Una prassi che, per ora, dobbiamo illustrare avvalendoci dell’esperienza altrui – grazie alla cortese concessione dell’Office
National de la Chasse et de la Faune Sauvage e della società di ricerca ZENECA Sopra, che già hanno lavorato
in Francia sulle precise linee-guida che andrete a verificare nelle pagine seguenti – ma che ci auguriamo divenga
anche, in tempi ragionevoli, patrimonio delle nostre campagne, tramite il tavolo del buon governo del territorio
instaurato tra Organizzazioni professionali agricole ed UNAVI.
Buona, e costruttiva, lettura a tutti.
Il Comitato Esecutivo
ANUU Migratoristi
IL MESSAGGIO
DI GERARD TENDRON
Siamo veramente lieti dell’iniziativa dell’ANUU di pubblicare una versione in italiano della brochure “Bordi dei
campi coltivati”, realizzata dall’ONCFS/Office National de la Chasse et de la Faune Sauvage e dalla società
ZENECA Sopra.
La fauna selvatica costituisce un patrimonio europeo che occorre preservare tramite una gestione durevole degli
habitat. Le tecniche gestionali descritte in questo opuscolo, concorrono al miglioramento delle condizioni vitali delle
specie migratrici terrestri, in particolare degli Alaudidi, dei Columbidi e dei Turdidi.
Diffondendo queste informazioni tecniche, l’ANUU contribuisce efficacemente alla gestione integrata della fauna
selvatica e degli ambienti naturali.
Gérard Tendron
Direttore Generale dell’ONCFS
5
PREFAZIONE
Molto tempo fa si è instaurata una cooperazione fra l’Office National de la
Chasse e gli Industriali per la Tutela delle Piante, testimoniata dalle regolari
riedizioni dell’opuscolo “Choisissez et dosez” (“Scegliete e dosate”). La gestione
delle terre lasciate a maggese si è recentemente rivelata un campo di lavoro e di
scambio molto costruttivo. Inoltre, il centro di ecotossicologia dell’ONC a Saint
Benoist offre alle imprese impegnate nella promozione della tutela ragionata
delle colture uno strumento di conoscenza per prevenire i rischi che potrebbero
derivare dall’uso di alcune sostanze attive. La cooperazione tecnica esistente fra
ONC, Ricerca e Industriali continua incessantemente a rinnovarsi.
Jeremy MACKLIN
L’efficace rete SAGIR informa sul fenomeno delle intossicazioni
accidentali e dei rischi diffusi. Tuttavia devono essere ancora effettuati molti
interventi per garantire la sopravvivenza della fauna selvatica, il riassetto
della diversità biologica e la qualità delle risorse d’acqua.
L’ONC è attualmente impegnata al fianco delle Federazioni dei Cacciatori e delle
associazioni rivolte al futuro e, grazie a una lotta su tutti i fronti, vuole ridare
speranza a chi si batte per la conservazione della vita selvatica, garante
dell’armonia sociale.
Gérard TENDRON
Impegnata nella promozione di pratiche agricole conformi agli obiettivi
dell’agricoltura ragionata, ZENECA SOPRA tenta di sensibilizzare i consiglieri
agricoli e gli agricoltori stessi. Tale iniziativa s’inserisce in un progetto
internazionale del gruppo ZENECA per il quale il rispetto dell’ambiente
costituisce uno dei pilastri del proprio codice etico.
Quindi, ZENECA SOPRA e l’ONC sono oggi lieti di offrire la loro esperienza per
una cooperazione tecnica che metta in sinergia le proposte di soluzione elaborate in seno ad ogni istituzione specializzata, pubblica o privata. La ricostituzione della struttura ecologica del territorio agricolo e la gestione integrata dei bordi
dei campi rappresentano concrete prospettive per il futuro.
L’opera è realizzabile. Essa getta basi tecniche nuove per raggiungere tutti
assieme lo stesso obiettivo: adeguare le pratiche della produzione agricola in
modo valido dal punto di vista economico, raggiungendo criteri di grande
qualità per quanto riguarda sia i prodotti della terra sia l’ambiente naturale.
Il Direttore Generale
Di ZENECA SOPRA
Il Direttore dell’Ufficio Nazionale
della Caccia e
della Fauna Selvatica/ONCFS
Jeremy MACKLIN
Gérard TENDRON
6
INTRODUZIONE
Il bordo di un campo è fisicamente lo spazio non coltivato
che separa il margine della zona seminata da un ostacolo
naturale (corso d’acqua, bosco, boschetto o foresta)
oppure realizzato dall’uomo (siepe, sentiero, altri appezzamenti).
Paesaggio a campo aperto nell'est della Francia con
grandi appezzamenti e intervalli molto ridotti fra i campi
Paesaggio con zone ombrose e umide nel Pays d'Auge
Il bordo degli appezzamenti agricoli sembra rispondere a obiettivi molto
diversi, a seconda dell’ottica con cui viene analizzato. Gli agricoltori, i
cacciatori, i naturalisti e gli abitanti delle città gli rivolgeranno
un’attenzione diversa, in funzione della loro sensibilità di osservatori o
utenti.
Così il bordo del campo può essere:
- Un semplice spazio che delimita l’appezzamento in seno a
un’azienda che dipende dallo stesso proprietario, oppure fra due
aziende i cui appezzamenti sono contigui.
- L’intervallo fra un campo coltivato e una siepe. Nelle zone
di allevamento spesso si utilizzano come margini dei campi siepi vive
destinate a separare i pascoli gli uni dagli altri e ad evitare la fuga del
bestiame; nelle zone ad arboricoltura, tali margini sono costituiti da
pioppi o da cipressi atti a proteggere gli alberi da frutto dal vento.
- Il bordo può essere altresì considerato come zona di transito per le
macchine agricole (capezzagna).
- Una normale zona di caccia... un luogo in cui cresce l’erba…
- Un elemento del paesaggio rurale… un semplice luogo per
passeggiare in campagna.
In un’ottica prettamente agricola, il più delle volte tale spazio è ridotto al
minimo indispensabile poiché non essendo dedicato alla coltura è
concepito come una perdita di spazio, quindi “non redditizio”.
Eppure, dal punto di vista venatorio esso rappresenta una zona
favorevole al mantenimento delle popolazioni animali che possono così
circolare, ripararsi, riprodursi e nutrirsi.
Assenza d'intervallo fra due appezzamenti coltivati
Inoltre, per l’attività agricola, un bordo di campo, se ben “concepito” e in
seguito gestito adeguatamente, rappresenta una fonte di nuove
opportunità.
Attualmente, l’esame dei lavori condotti da esperti di origine e di motivazione diversa, ci porta a pensare che i bordi dei campi possono rappresentare:
- Vantaggi concreti legati direttamente agli strumenti di lavoro e alla pra
tica degli agricoltori: gestione dei suoli e dell’acqua, fertilizzazione e
protezione delle colture…
- Altre fonti di interesse sono legate alla gestione del territorio, al paesaggio e all’immagine della produzione agricola stessa: tutela del patrimonio suolo, della fauna selvatica, della flora spontanea, della biodiversità in generale…
La siepe e il bordo dai molteplici impieghi
Per rendere concreti tali vantaggi potenziali, che costituiscono gli elementi essenziali di una “agricoltura sostenibile”, bisogna chiedersi
quale sia il concetto di tali spazi e quali sistemi di gestione proporre per
assicurare il futuro dei bordi dei campi.
7
Per esempio:
- Che tipo di fattori nocivi per l’attività agricola possono nascondere i bordi dei campi? Qual è il potenziale per le piante spontanee? Gli insetti dannosi? Le malattie delle colture?
- Quali reali interessi rappresentano per la gestione dell’inquinamento? La tutela delle acque di superficie che
ha condotto allo studio delle strisce prative può essere associata a un rinnovato interesse per i bordi degli appezzamenti coltivati?
- E ovviamente: come gestire i bordi dei campi? E a quale prezzo? E ancora: il bordo può essere assimilato al maggese?
I maggesi offrono la possibilità di creare, sostentare e mantenere i bordi dei campi che eserciteranno le loro diverse funzioni.
L’efficacia di un maggese disposto su strisce lineari è ottimale. Tuttavia, la regolamentazione relativa al ritiro dei terreni agricoli dalla
produzione è eccessiva poiché obbliga
gli agricoltori al rispetto, per tutti i tipi
di maggese, di una superficie uguale o
superiore a 0,3 ha con una larghezza
minima di 20 m. Quindi in generale
l’agricoltore preferisce raggruppare i
propri maggesi all’interno di uno o
pochi appezzamenti, a potenziale limitato.
Dall’altro lato, l’esperienza positiva per
la fauna dei maggesi “Ambiente e
fauna selvatica” (set-aside faunistico)
porta ad avere una nuova visione sulla
gestione dei bordi dei campi. Grazie a
una sana gestione di tali spazi, risulta
possibile utilizzarli direttamente per
favorire il mantenimento o il rinnovaInterno
Primi Metri
Siepe
Bordo del campo
mento delle popolazioni di selvaggina.
SIEPE, BORDO E COLTURE DI CEREALI:
CONTRIBUTO ALLA FAUNA SELVATICA
Anche se ognuno degli aspetti
descritti qui a fianco è stato
oggetto di studi indipendenti gli
uni dagli altri, fino a oggi le
ricerche condotte per conciliare
i loro diversi interessi non sono
state numerose. La problematica “bordo di campo” offre il
vantaggio di poter raccogliere i
diversi specialisti attorno a un
progetto che raggruppa soggetti di mutuo interesse.
L’obiettivo è quello di proporre
soluzioni economiche e semplici da mettere in pratica, per
permetterne l’utilizzo da parte
di un gran numero di persone.
R
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Pernice
Fagiano
Lepre
Allodola
e altri
passeracei
Passeracei
Colombaccio
Colombaccio
Passeracei
Fagiano
Pernice
Fagiano
Lepre
Pernice
Fagiano
Lepre
Allodola e altri
passeracei
Allodola
dell’appezzamento
dell’appezzamento
Lepre
Lepre
Otarda
Allodola
Pernice
Lepre
Pernice
Pernice
Quaglia
Lepre
Allodola e altri
passeracei
Albanella reale
Quaglia
Allodola
8
BORDI DEI CAMPI ED EROSIONE
Le cause dell’erosione
In diverse regioni europee,
l’erosione è un fenomeno
conosciuto e temuto.
Tale processo naturale è
accentuato dall’azione
dell’uomo che trasforma il
paesaggio. In queste
regioni l’attività agricola può
aggravare la situazione
riducendo le barriere naturali
oppure modificando il manto
erboso o la struttura del suolo
All’origine dei fenomeni di
erosione vi sono due elementi:
l’acqua e il vento. Con la loro
azione, particelle di terra o di
materia organica si spostano,
trasportate da un appezzamento
all’altro o trasferite verso la
parte bassa delle pendici, dei
corsi d’acqua, provocando perdite di materiale a volte considerevoli. Le conseguenze sono
significative sia a livello delle
zone coltivate (perdita di elementi minerali, degrado della
struttura…) sia a livello ambientale (rete viaria, torbidità delle
acque…)
Nei nostri climi, l’azione combinata
della pioggia e del ruscellamento
costituisce un fattore importante per
l’erosione del suolo. Innanzitutto, sulla
superficie del suolo nudo, la sua struttura si distrugge sotto l'impatto delle
gocce di pioggia. L’infiltrazione diminuisce progressivamente e viene a
formarsi così una crosta.
Successivamente ha inizio il ruscellamento, a causa della diminuzione
della porosità. Il ruscellamento si raccoglie, dilava la terra e la porta via,
scavando le zone di scorrimento sino
a farle diventare dei fossati.
Ovviamente non tutti i tipi di suolo
presentano la stessa sensibilità
all’erosione. Il fenomeno è limitato in
Tipo di suolo/Coltura
Erosione misurata
In grandi colture
Esempio delle zone limacciose
del Nord/Nord est
(basso tasso di argilla e materia organica)
Perdita media: 20 t/ha/anno
Compresa fra 11 e 100 t/ha/anno
Situazione delle colline e
terrazze del Sud ovest
Da 50 a 100 t/ha/anno
Regione del Sud
est a clima
mediterraneo
Importanza del fenomeno
Come si manifesta?
Regioni
In situazione di
colture perenni
su versanti
diverse situazioni, ma può avere
aspetti molto visibili, quasi drammatici. Ciò dipende da fattori diversi,
legati alle caratteristiche proprie del
suolo o alla sua topografia. Possiamo
così notare che la ricchezza in ambito
organico favorisce l’infiltrazione dell’acqua limitando quindi l’erosione.
Un alto tasso d’argilla contribuisce
altresì a una migliore stabilità del
suolo. Anche la pendenza svolge un
ruolo fondamentale capace di condizionare la velocità del ruscellamento,
aumentando così la capacità di
asportare gli elementi.
Aziende vitivinicole in Alsazia, Champagne,
Beaujolais…
In Francia, le superfici colpite dall’erosione sono stimate a più di un milione di
ettari. Esistono zone particolarmente sensibili (vedi tabella).
I danni sugli appezzamenti agricoli sono
ingenti:
- Sradicamento delle piante e distruzione
del seminato;
- Copertura del seminato di depositi di
terra;
- Dilavamenti che costituiscono ostacoli
per le pratiche di coltivazione;
- Economia d’acqua del suolo disturbata
dalla diminuzione della riserva utile;
- Perdita del patrimonio nel momento in
cui l’erosione comporta conseguenze
dirette sulla riserva utile o quando la
rimozione degli elementi fini e dei materiali organici aumenta la sensibilità dei
suoli alla compressione.
Fattori facilitanti:
-
suoli limacciosi
lavori meccanici pesanti
arature parallele alle pendici
suoli nudi d’inverno
temporali...
Perdite comprese fra 0,4 e 7t/ha/anno
- temporali estivi
- suolo con una pendenza fra 10° e più di 20°
- lavorazione meccanica del suolo e
in misura minima, diserbo chimico…
Fino a 40 o 50 t/ha/anno su appezzamenti
coltivati nei Maures
- piogge invernali
- arature che lasciano il suolo nudo d’inverno…
(Fonte: Stanislas WICHEREK, La Recherche n°268)
9
Contributo dei bordi dei campi
alla lotta all’erosione.
Nel momento in cui viene costituito il
bordo degli appezzamenti coltivati,
esso agisce come un freno alla perdita di materiali, e questo grazie a
due fenomeni in particolare:
1. La sedimentazione: lo scorrimento rallentato dalla forte rugosità
dell’erba favorisce la sedimentazione delle particelle solide. Le particelle
più grosse sono intrappolate per
prime. Le più fini sono trattenute se il
bordo ha una larghezza sufficiente.
L’efficacia della filtrazione dipende
da diversi fattori, in particolare dalla
portata del ruscellamento nonché
dal pendio e dalle caratteristiche
proprie della superficie erbosa.
2. L’infiltrazione: una parte del
ruscellamento s’infiltra, poiché generalmente una superficie erbosa ha
una permeabilità superiore a quella
di un suolo lavorato. Tuttavia, tale
capacità d’infiltrazione può essere
ridotta dallo schiacciamento (calpestio degli animali, tracciato di
ruota…) o dalla saturazione d'acqua (praterie idromorfe).
La capacità di un bordo di ridurre
gli effetti dell’erosione dipende quindi dalle sue caratteristiche peculiari.
La porosità è un criterio importante,
poiché condiziona le capacità d’infiltrazione. Allo stesso modo la natura, la densità e l’altezza del manto
vegetale che cresce sul bordo influiscono sull’intensità dell’erosione. Tali
fattori dipendono quindi dal tipo di
vegetazione del bordo (come dimo-
Velocità limite del ruscellamento prima dell’erosione (m/s)
Specie
Pendenza
massima %
Suoli resistenti
all'erosione
Suoli
facilmente erosi
Dente di cane
<5
5-10
>10
2.4
2.1
1.8
1.8
1.2
0.9
Gramigna dei prati
Festuca
arundinacea
<5
5-10
>10
2.1
1.8
1.5
1.5
1.2
0.9
Mescolanza
di graminacee
<5
5-10
1.5
1.2
1.2
0.9
Festuca rossa
<5
1.1
0.8
strato nella tabella qui sopra) nonché dalla sua “anzianità” e dimensioni.
Dobbiamo inoltre considerare la
situazione del bordo del campo se
confrontata agli appezzamenti colpiti dall’erosione e dalla morfologia
globale del bacino di raccolta.
E’meglio concepire i bordi in funzione degli effetti desiderati. Se si tratta
innanzitutto di individuare il ruscellamento diffuso in seno a un appezzamento, il bordo da prendere in
considerazione è prima quello che si
trova a valle dell’appezzamento
considerato. Tuttavia, in un vallone
coltivato dove possono esistere zone
di concentrazione dei ruscellamenti,
i bordi prativi si troveranno preferibilmente in questa zona.
Infine, è interessante creare un
bordo lungo le rive, completamente
a valle, per proteggere i corsi
d’acqua.
DISEGNO: Strisce prative per limitare il ruscellamento
In alcuni settori nei quali l’erosione comporta gravi problemi, si è potuto dimostrare che
un semplice bordo largo 6
metri, inerbato con una miscela di graminacee seminata
(loglio perenne, festuca rossa,
festuca arundinacea, gramigna) può arginare il fenomeno, anche in occasione di
piogge diluviali. Per essere
efficace, è necessario considerare elementi fondamentali
come l’anzianità del manto
erbaceo, la densità e la qualità dell’allignamento, che comporta una porosità maggiore e
offre una migliore resistenza
al ruscellamento: gli effetti
saranno semplicemente più
forti. Sul bordo dei fiumi, l’introduzione di un vero e proprio intervallo con le zone coltivate permette di ridurre il
rischio di “colate” e di sprofondamenti, facilitando così la
circolazione d’acqua, migliorandone la qualità e tutelando
allo stesso tempo il patrimonio
costituito dalle terre agricole.
Per le colture, i bordi ben
ideati sono relativamente facili
da mettere in opera e permettono di limitare considerevolmente gli effetti devastanti a
volte riscontrati.
10
BORDI DEI CAMPI E INQUINAMENTI DIFFUSI
L’acqua può trascinare
prodotti
Da ormai più di 50 anni le
produzioni moderne fanno
ricorso a fertilizzanti e a
prodotti per la difesa delle
piante. La creazione di norme
di qualità elevate per l’acqua
potabile ha portato gli
agricoltori a usare in modo
più ragionato questi
In occasione di piogge sufficientemente forti, l’acqua che scorre nei
campi porta con sé particelle terrose
e sostanze di diverso tipo, in particolar modo frazioni di fertilizzanti
(fosforati e azotati) o prodotti fitosanitari irrorati. A seconda delle proprietà fisico-chimiche, tali sostanze
vengono trasportate in soluzione,
sospese o fissate alle particelle colloidali. Tale meccanismo può tranquillamente verificarsi senza che vi sia
un’erosione visibile.
Le perdite derivano da diversi fattori,
soprattutto dal tempo trascorso fra
l’applicazione del prodotto e le precipitazioni, dal volume del corso
d’acqua, dalla quantità impiegata,
dalla pendenza del terreno… Così,
il più delle volte, la percentuale delle
perdite è inferiore allo 0,5%, anche
se può raggiungere circa il 10% in
condizioni sfavorevoli.
Quali sono le conseguenze?
Le acque piovane, seguendo uno
scorrimento naturale, finiscono nelle
riserve di acqua, di superficie o sotterranee. Una frazione di fertilizzanti
e di alcuni prodotti fitosanitari può
subire lo stesso destino se non viene
dispersa nell’ambiente, saldamente
fissata o assorbita dai vegetali nel
corso del suo trasferimento.
Innanzitutto, l’aumento delle concentrazioni comporta un costo supplementare per il trattamento delle acque
(la questione dei nitrati è ben nota). In
alcuni casi, l’arrivo di sostanze inquinanti nell’ambiente può apportare
interventi per evitare che
tracce di tali sostanze, anche
se lievi, possano uscire dagli
appezzamenti per finire nelle
acque superficiali o nelle
falde sotterranee. L’utilizzo
dei bordi dei campi quale
barriera a tali trasferimenti,
costituisce un’efficace soluzione per la salvaguardia della
qualità dell’acqua.
Mg di nitrati per litro
Evoluzione constatata dalla quantità di nitrati, in un
ruscello bretone
(Fonte: Agricoltura intensiva e qualità delle acque. Ed. INRA, 1998).
una modifica dell’equilibrio biologico,
e ciò può avere un impatto sulla flora
e sulla fauna acquatica, a seconda
delle loro caratteristiche ecotossicologiche. In un acquitrino, per esempio,
l’inquinamento provocato dal fosforo
può provocare una rottura dell’equilibrio nutrizionale. Come conseguenza
si può avere una proliferazione di
alghe, un mancato riciclo dei rifiuti
organici, una variazione del pH…
Tale attacco alla qualità dell’ambiente
degrada gli habitat della fauna naturale che vive dentro e attorno ai punti
d’acqua. Inoltre altera il valore estetico e diminuisce il potenziale ludico
dell’ambiente (divertimenti acquatici):
11
i danni economici sono stimati a due
miliardi di franchi all’anno, senza
considerare il deprezzamento patrimoniale.
Contributo dei bordi dei campi
alla depurazione delle acque
di ruscellamento
In Francia sono stati condotti esperimenti che hanno permesso di misurare la capacità di depurazione delle
strisce prative piantate volontariamente. I risultati permettono di cogliere più
facilmente i vantaggi di rispettare o
creare dei bordi di campi.
Queste agiscono su più livelli.
Innanzitutto permetteranno di rallentare lo scorrimento, il che facilita la sedimentazione delle particelle in sospensione. Le più fini fra queste, più lente
da sedimentare e spesso ricche di
sostanze assorbite, saranno trattenute
se la larghezza del bordo è sufficiente: si tratta di un parametro importante da prendere in considerazione.
In secondo luogo, la loro copertura
erbosa permette che una parte delle
sostanze si fissi: ecco che in questo
modo svolge un ruolo simile a quello
del filtro, rappresentato dall’attraversamento di uno strato di suolo dall’acqua che vi si infiltra.
Tale manto consente inoltre una
migliore penetrazione delle acque di
ruscellamento: la loro permeabilità è
maggiore rispetto a quella di un suolo
lavorato. La zona delle radici,
ambiente particolarmente ben strutturato che ospita un’attività biologica
piuttosto ricca, favorisce la ritenzione
e il degrado delle sostanze.
Così, l’età e la composizione del
manto erboso influiscono anche sull’efficacia di tali bande. Per esempio,
sappiamo che le graminacee offrono
il vantaggio di occupare rapidamente
la superficie del suolo con una densità
di vegetazione notevole che ben presto costituisce una rugosità capace di
rallentare il ruscellamento.
Come per l’erosione, l’efficacia dei
bordi dipende dalla loro disposizione.
In funzione delle caratteristiche del
ruscellamento in seno agli appezzamenti, la situazione permetterà loro di
svolgere un ruolo più o meno importante. Inoltre è necessario sapere che
la loro efficacia diminuisce nel
momento in cui la portata del ruscellamento aumenta, e la loro efficacia è
molto limitata, se esistono, dalla parte
del bacino di raccolta, dei “corto circuiti” (ruscelletti, fossati…) che trasferiscono direttamente le colature verso i
punti di raccolta dell’acqua.
D’altronde, la loro efficacia può diminuire d’inverno nelle zone idromorfe
dei terreni bassi, nei quali l’acqua
s’infiltra più difficilmente a causa della
saturazione del suolo.
Infine, i bordi hanno un’azione indiretta, ovvero quella di ridurre l’effetto
delle derive di polverizzazione. Il loro
insediamento sui bordi dei fiumi o di
superfici d’acqua assicura, allontanando le colture dalla riva, una protezione
contro gocce di polverizzazione trasportate dal vento. Tale ruolo di schermo dipende ovviamente dalla larghezza e dall’altezza della copertura, quindi dall’età e dalla composizione.
Efficacia in % delle sostanze
Effetto depuratore di una striscia prativa di
6,12 o 18 metri disposta sul bordo di campo (Fonte: ITCF 1997).
6 mètres
12 mètres
18 mètres
Lindano
Atrazina
Atrazina
Atrazina
Metabolito1 Metabolito 2
Dispositivo sperimentale per lo studio delle fasce
prative in piede di pendio
Un bordo di campo riduce
quindi il trasferimento attraverso la corrente delle sostanze che provengono dall’uso di
fertilizzanti o di prodotti fitosanitari, qualunque siano le
loro proprietà fisicochimiche.
La sua efficacia è legata a
caratteristiche interne (età,
composizione, larghezza),
nonché al modo in cui viene
disposto in seno al bacino di
raccolta.
La sua capacità di limitare l’inquinamento è fondamentale
per la tutela dell’ambiente.
Svolge un ruolo importante sia
a livello della salvaguardia
della qualità delle acque sia
del mantenimento di un habitat sano per l’uomo e per la
fauna selvatica.
12
BORDI DEI CAMPI E PIANTE SPONTANEE
La flora dei bordi dei campi
I bordi dei campi rappresentano
uno spazio sul quale la flora
naturale si sviluppa in funzione
del potenziale del suolo
e della fertilità
dell’ambiente. Tale flora può
essere considerata in modo
estremamente diverso, se
osservata con i criteri tipici
dell’agricoltore, del cacciatore,
del botanico o del responsabile
dell’assetto territoriale.
La flora naturale spontanea che si
insedia sui bordi degli appezzamenti coltivati presenta una composizione e una densità estremamente
variabili. Le specie botaniche che la
compongono rispettano un ciclo
vegetativo annuale, anche se in
realtà alcune sono biennali o perenni. Possiamo trovare le graminacee
(festuche, dactylis, fienarola, avena
selvatica, alopecuro…) e le dicotiledoni (caglio, poligoni, convolvolo…)
L’agricoltore, costantemente obbligato ad affrontare il problema delle
piante spontanee nelle proprie colture, guarda con diffidenza questo
inerbimento, del quale fanno parte
numerose specie contro le quali
deve lottare e di cui teme l’invasione proprio a partire dai bordi delle
colture. Generalmente, non tenta di
trarre direttamente profitto da questa vegetazione per
migliorare il suo sistema
produttivo, la gestione del
suolo, suo patrimonio, o
la tutela dell’ambiente.
D’altronde, l’interesse a
conservare la biodiversità
botanica per beneficiare
della sua influenza positiva sulle catene alimentari
viene raramente considerato.
Papaveri e matricarie (dicotiledoni)
Bromo dei prati (graminacee) sul bordo di colture cerealicole
Infine, bisogna notare che
a volte le bordure presentano una flora piuttosto
rara. Più di un centinaio
di specie presenti nei
campi attualmente coltivati sono in fase di estinzione: un’attenta gestione
dei bordi dei campi può
contribuire a ripristinare
la diversità della flora.
Quali sono i rischi
obiettivi per le
colture vicine?
Gli studi sulla vegetazione
dimostrano che la flora
dei bordi non è necessa-
riamente legata a quella che infesta
le colture vicine. In media,
meno del 25% delle specie
censite nei bordi sono
presenti nei primi 2,5 metri
della coltura. Fra queste, una
percentuale ancora più scarsa è
composta da specie piuttosto nocive
per le colture. E fra le specie che
invadono le colture a partire dal
bordo, un numero piuttosto elevato
non dimostra una buona resistenza
agli interventi sulle colture. È questo
il caso del bromo dei prati.
Eppure, malgrado sia stato dimostrato che un numero limitato di
specie nocive si trova in seno sia
alle bordure che alle colture, ciò
non significa che alcune di queste
non possano costituire un vero e
proprio problema.
Generalmente, la maggior parte
delle infestanti regolari (alopecuro,
loglio perenne, centonchio, veronica…) viene controllata in modo
adeguato dagli erbicidi selettivi disponibili. Tuttavia, il controllo di altre
specie quali la gramigna, l’agrostide stolonifera, il caglio, la romice, il
cardo… spesso è più difficile. Il
rischio per la coltura può essere
consistente: sappiamo per esempio
che la resa del grano può essere
ridotta del 5% a partire da due
cespi di caglio al m2. Ciò significa
che questi ultimi costituiscono un
gruppo di infestanti la cui espansione dovrà essere limitata a partire
dal bordo per evitare che gli
appezzamenti ne vengano contaminati.
Inoltre dobbiamo sottolineare che le
piante spontanee in generale sono
più vigorose nei bordi che nelle colture (numero di talli e lunghezza
media dello stelo più elevato). Ciò
comporta anche una produzione
superiore di semi, che aumenta il
loro potenziale di disseminazione:
la scorta di semi per esempio è due
volte superiore per la fienarola e
circa dieci volte superiore per il
centonchio.
13
Perché conservare
questa flora?
Se la flora dei bordi dei campi
costituisce un rischio potenziale per
le colture vicine, essa presenta però
anche aspetti positivi.
Innanzitutto, si tratta di una fonte
diretta di nutrimento per la
selvaggina. Molti uccelli in età
adulta hanno un regime alimentare
fondamentalmente erbivoro: si
nutrono di frutta e semi d’estate e in
autunno, mentre di foglie e steli
verdi d’inverno o in primavera. Essi
inoltre sfruttano ancor più tale possibilità poiché i campi lavorati
lasciano per lunghi mesi le terre
prive di qualunque risorsa.
Tale flora erbacea rappresenta
altresì uno spazio propizio per
l’accoppiamento e la nidificazione. La presenza di un manto
costituisce un riparo privilegiato
per le specie predabili (piccoli
mammiferi, passeracei, uccelli giovani…), che in questo modo si riparano dai predatori.
Infine, la flora eterogenea dei bordi
contribuisce alla biodiversità. Gli
insetti che vi dimorano sono numerosi e vari, spesso indifferenti di
fronte alle colture, a volte utili o
potenziali nocivi. Generalmente la
loro presenza è connessa a una
specie vegetale particolare: per
esempio vari esperimenti hanno
dimostrato che l’erba mazzolina e
la bambagione sono favorevoli allo
Flora ricca di specie
Bordo seminato
sviluppo del carabo. Al di sotto del
manto, i lombrichi sono più numerosi rispetto all’interno del campo
coltivato.
Questi esseri viventi rappresentano
un’importante risorsa alimentare, un
apporto di proteine privilegiato per
gli animali che se ne nutrono.
In un ambito diverso, dobbiamo
sottolineare che la ricchezza della
flora dei bordi può costituire un elemento favorevole alla qualità
globale del paesaggio delle
campagne.
Se la flora spontanea si sviluppa a
partire dalla giacenza di semi sotto
la superficie del suolo, tuttavia tale
giacenza si rivela talvolta insufficiente per la nascita di un manto
abbastanza ricco e denso. In questo
caso, la semina volontaria è una
buona alternativa. La scelta delle
specie da seminare va fatta in funzione del tipo di suolo, del clima e
delle esigenze agronomiche del
manto da piantare.
Se la flora delle bordure dei
campi presenta un rischio
potenziale variabile di contaminazione per gli appezzamenti vicini, la sua conoscenza permette di determinare
sistemi di gestione adatti.
Potrà quindi essere utilizzata a
seconda dell’interesse del coltivatore, conservando allo
stesso tempo preziosi vantaggi
per la tutela dell’ambiente,
quali l’aumento della biodiversità botanica e animale, nonché un auspicabile miglioramento dei paesaggi rurali, tutti
questi elementi essenziali per
l’agricoltura del futuro.
14
BORDI DEI CAMPI E LOMBRICHI
L’importanza dei
lombrichi nell’ambiente
Il ricorso a una profonda
lavorazione annuale del suolo e
l’utilizzo di alcuni prodotti
fitosanitari hanno contribuito a
diminuire la popolazione dei
lombrichi. Anche se spesso sono
poco conosciuti, i lombrichi
svolgono un ruolo fondamentale
in ambito agricolo e risultano
essere risorsa alimentare per la
fauna selvatica. Essendo un
ambiente propizio allo sviluppo
dei lombrichi, i bordi dei campi
sono un’efficace soluzione per
facilitarne il ripopolamento.
Le gallerie scavate dai lombrichi
creano una porosità che permette la circolazione dell’aria e dell’acqua, nonché la penetrazione
delle radici. Esiste una correlazione fra la biomassa dei lombrichi e la velocità d’infiltrazione
dell’acqua nel suolo. Altri esperimenti hanno persino dimostrato
che le gallerie dei lombrichi si
collegavano ai canali scavati
dall’uomo per far evacuare l’acqua in eccesso. In questo modo i
lombrichi contribuiscono al drenaggio del suolo, il che peraltro
riduce il ruscellamento e quindi
anche l’erosione.
Grazie all’incorporazione della
lettiera nel suolo e alla formazione di aggregati stabili, ovvero
una mescolanza di materie
organiche e di particelle argillose, i lombrichi contribuiscono
inoltre alla creazione della struttura granulare del suolo. Si tratta
di importanti agenti per la lotta
al costipamento. Tale attività di
sotterramento della lettiera porta
alla creazione di humus, il cui
ulteriore degrado contribuisce
altresì a liberare elementi minerali direttamente assimilabili
dalle piante.
Inoltre, la stimolazione di un’importante parte della microflora e
la produzione di deiezioni favoriscono la crescita delle piante.
I lombrichi costituiscono una
risorsa alimentare importante
per un gran numero di animali.
Essendo la prima massa animale
terrestre, forniscono ai loro predatori una grande quantità di
proteine “animali” con un alto
valore nutrizionale (aminoacidi
indispensabili, acidi grassi,
iodio…). Grazie alla loro
abbondanza e alla loro distribu-
Come l’acqua, le radici delle piante coltivate
approfittano delle gallerie scavate dai
lombrichi per infiltrarsi in profondità
zione nel paesaggio, contribuiscono al successo della riproduzione di molti animali:
Beccaccino, Pavoncella, Merlo,
Fagiano, Cinghiale, Volpe…
Un ruolo fondamentale
per l’agricoltura
L’attività dei lombrichi ha per l’agricoltura innegabili effetti benefici, che dobbiamo prendere in
considerazione. Innanzitutto i
lombrichi hanno una grande
influenza sulla fertilità del suolo,
e ciò dipende soprattutto dal
tasso di decomposizione della
lettiera vegetale e della rimessa
in circolazione dei suoi componenti, sotto l’azione degli organismi viventi del suolo. I lombrichi
quindi sono agenti talmente attivi
che influenzano la crescita vegetale in diversi modi. Innanzitutto,
aumentando l’introduzione della
materia organica nel suolo, producono sostanze necessarie al
metabolismo delle piante e inoltre, migliorando la porosità del
suolo, favoriscono la circolazio-
15
a lungo termine.
L’introduzione dei lombrichi nei
frutteti ha inoltre permesso di
dimostrare che essi favorivano lo
sviluppo delle radici e lo sfruttamento del suolo: 8 anni dopo la
loro introduzione, il numero
delle radici con un diametro
inferiore a 0,5 mm superava del
138% quello osservato in appezzamenti privi di lombrichi.
I bordi dei campi per il
mantenimento e
il rinnovo delle popolazioni
ne dell’aria e dell’acqua.
Alcuni esperimenti hanno dimostrato che la produzione vegetale
era significativamente più elevata in presenza dei lombrichi: la
resa aumentava fino al 111%
nella prima fase e circa al 30%
Un esperimento condotto nel
Loiret ha permesso di dimostrare
che le biomasse misurate sulle
bande erbose superavano il livello di popolamento di lombrichi
generalmente osservato. Tale ricchezza così elevata è giustificata
dalla mancata asportazione
della materia vegetale prodotta e
dal mancato ricorso ad alcune
pratiche agricole nefaste come il
lavoro del suolo profondo e ripetuto ogni anno, nonché l’utilizzo
di alcune sostanze chimiche
nocive per i lombrichi.
I bordi dei campi quindi possono essere concepiti come
una riserva di lombrichi, utile
per il ripopolamento degli
appezzamenti coltivati, ma
costituiscono altresì una risorsa alimentare importante per
un gran numero di specie selvatiche. Per raggiungere tale
obiettivo, le bordure erbose
devono essere falciate in
autunno per consentire alla
Beccaccia e agli altri consumatori di lombrichi di raggiungere i lombrichi stessi:
infatti una vegetazione rasa
facilita il loro nutrimento.
Il bordo di campo: una riserva biologica di lombrichi
(Fonte: Atti del XXIII Congresso dell’U.I.B.C., 1997).
(Diminuzione delle popolazioni a causa delle pratiche di coltivazione).
Bordo di campo
Zona coltivata
Popolazioni di lombrichi
riscontrate grazie
a sondaggi
16
BORDI DEI CAMPI E ARTROPODI
Per esempio, per i pidocchi dei
cereali è stato dimostrato che non
c’è rapporto fra il livello di infestazione delle prode e quello dei
campi di cereali adiacenti.
Allo stesso modo, le specie di
pidocchi riscontrate sono ben poco
legate a quelle di cui conosciamo
l’influenza nociva sul grano.
Ripartizione del numero
totale di pidocchi fra
un bordo di campo
e la vicina
coltura di grano.
Gli artropodi (insetti,
aracnidi, acari…) svolgono un
Numero medio di
2
pidocchi su 6m .
ruolo fondamentale in seno
alla catena alimentare. Alcune
specie sono fitofaghe, quindi
eventualmente nocive per
le colture. Altre invece
Bordo di campo
Grano a 5 m
Grano a 42 m
Grano a 85 m
attaccano altri artropodi,
(Fonte: J.N. REBOULET – ACTA, 1997).
molluschi…e costituiscono
quindi uno strumento di lotta
Pidocchi
Bordo di campo (%)
Grano (%)
contro alcuni insetti dannosi.
Rhopalosiphum – padi
0,37
8,04
Molte di queste costituiscono
Sitobion avenae
0,04
38,95
Metopoliophium dirhodum
4,58
17,65
Schizaphis graminum
4,31
16,55
Myzus festucae
0
9,28
Altri pidocchi
90,69
7,55
delle prede facenti parte
del regime alimentare di altri
animali, soprattutto degli uccelli.
I bordi dei campi:
fonte di insetti nocivi?
Gli artropodi sono numerosi nei
bordi dei campi a causa del riparo
e delle risorse alimentari che vi trovano. Per questo motivo il margine
degli appezzamenti agricoli è
spesso concepito come un potenziale ritrovo di insetti dannosi per
le colture vicine. A questo proposito bisogna sapere che:
- il numero di specie che vivono in
un bordo di campo è molto più
elevato rispetto a quello che si
trova nella coltura stessa;
- tale diversità è legata alla natura
della flora delle bordure e ai metodi di gestione applicati;
- la maggior parte delle specie di
artropodi è associata a vegetali
precisi e che il passaggio dal
bordo alla coltura non è quindi
assolutamente sistematico.
Eppure esiste un rischio di trasferimento per altre colture e altri insetti
dannosi. Così, sappiamo che i
pidocchi del girasole vivono bene
anche sui trifogli. La dorifora della
patata può essere trovata sulla
morella, mentre altri insetti, come le
nottue o le cicaline, possono trovarsi sulle graminacee selvatiche.
Conoscendo tali connessioni, la
gestione della flora dei bordi dei
campi si rivela comunque possibile
per evitare la contaminazione delle
colture adiacenti.
I bordi dei campi:
serbatoio di insetti utili?
La maggior parte degli insetti nocivi per le colture possiede una serie
di nemici naturali che contribuisce
a limitarne la diffusione. La vici-
nanza di una siepe e l’esistenza
del bordo stesso offrono a tali
insetti utili un riparo, un luogo dove
deporre le uova e dove svernare,
risorse alimentari complementari…
ciò tende a favorire la loro presenza e ne consolida l’impatto sulle
popolazioni degli insetti dannosi.
Ecco alcuni esempi conosciuti:
Carabo
17
Micro-imenottero
Il gruppo dei carabidi comprende
numerose specie di predatori polivalenti. Le larve e gli adulti esercitano la loro attività soprattutto a livello del suolo, a spese delle uova e
delle larve dei coleotteri, dei bruchi,
dei pidocchi, delle lumache e delle
chiocciole.
Alcuni sono predatori efficaci delle
larve di dorifora e delle ninfe di
punteruolo. È stato provato che l’inserimento di alcune graminacee
necessarie all’ibernamento dei
carabidi (dactylis e soprattutto bambagione) favorisce il loro sviluppo. I
risultati ottenuti sono eccellenti con
popolazioni che giungono fino a
1500 carabidi/m2. Studi svedesi
hanno dimostrato che i carabidi
erano più numerosi in presenza di
una flora spontanea diversificata.
colza e le minatrici delle foglie in
arboricoltura. L’abbondanza dei
micro-imenotteri dipende dalla
composizione della flora del bordo
del campo: è stato dimostrato che
sono 5 volte più numerosi sulle
leguminose che sulle graminacee.
Così, offrendo un luogo favorevole
allo sviluppo di tali insetti utili, il
bordo del campo contribuisce a
controllare in modo preciso gli
insetti dannosi alle colture.
In arboricoltura e in numerosi
vigneti, diverse specie di acari, i
typhlodromi contribuiscono a regolare la popolazione di acari fitofagi. Il loro regime alimentare comprende anche altre risorse, animali
o vegetali come il polline.
Alcuni studi italiani hanno dimostrato che essi potevano vivere in
seno alla bordura erbosa degli
appezzamenti coltivati. Così, popolazioni abbondanti in Typhlodromus
pyri si ritrovano sugli amaranti, sui
denti di leone e sulle piantaggini.
L’uso di prodotti per proteggere le
colture, a impatto limitato su queste
specie di insetti utili, e la conservazione di specie ospiti sui bordi delle
vigne e dei frutteti permettono di
trarre beneficio da tali popolazioni.
essenziali per il loro sviluppo:
buona alimentazione degli adulti,
dimensioni delle nidiate, tasso di
sopravvivenza dei pulcini…
Bisogna precisare che la trinciatura
sistematica della vegetazione delle
bordure in primavera è una tecnica
che limita il numero di insetti che vi
vivono e distrugge i nidi degli uccelli.
Averla che imbecca i piccoli
Gli insetti-preda
Sappiamo inoltre che la maggior
parte degli insetti dannosi alle colture subiscono il parassitismo naturale di svariate specie di microimenotteri che limitano la loro
nocività. La loro azione è particolarmente efficace contro i pidocchi
dei cereali e delle patate, contro le
pieridi, le nottue, i punteruoli della
Typhlodromos
Il regime alimentare di molti animali
(soprattutto uccelli) è composto per
la maggior parte da insetti. Alla
fine della primavera e in estate, tale
risorsa si rivela particolarmente
importante. Per la Pernice, gli insetti
rappresentano il 20% della razione
degli adulti e sono indispensabili
per l’alimentazione dei giovani che
si nutrono soprattutto di formiche,
di pidocchi e di coleotteri (sia dannosi che utili).
L’esistenza di un bordo di campo
dalla flora variata, che offre una
fonte privilegiata di alimenti,
influenza positivamente le popolazioni avicole e stabilisce criteri
Le prode quindi costituiscono
un’importante riserva di artropodi. La maggior parte di
queste specie non è pregiudizievole per le colture e, grazie
alla conoscenza delle specie
vegetali alle quali sono associate, è possibile controllare i
loro spostamenti. La presenza
di insetti utili è un fenomeno
estremamente positivo nell’ambito di una tutela ragionata delle colture. Gli artropodi
rappresentano così delle
prede la cui abbondanza è un
elemento essenziale per il
mantenimento e lo sviluppo
delle popolazioni di uccelli.
18
BORDI DEI CAMPI E FAUNA SELVATICA
Con il passare del tempo, la
crescente influenza delle
comunità umane sull’ambiente e
le modificazioni legate
all’attività agricola hanno
portato a modifiche importanti
per l’ambiente, che a volte hanno
condotto alla rarefazione di alcune specie animali,
compresa la selvaggina. Se da un
lato i cacciatori e gli
agricoltori spesso non sono d’accordo sull’argomento,
dall’altro la gestione dei bordi dei
campi può costituire una soluzione
di interesse comune.
Le cause del declino
della piccola
stanziale
Le trasformazioni che l’uomo ha portato all’ambiente esercitano un’importante pressione sulla fauna selvatica (e soprattutto sulla piccola stanziale). In agricoltura, il paesaggio
delle zone a coltura intensiva è stato
assolutamente modificato in
seguito alla diminuzione dell’importanza delle zone umide,
delle siepi, degli stagni, delle
bande erbose… ovvero
ambienti indispensabili alla
fauna. La creazione di grandi
appezzamenti con bordure
separatrici strette limita i ‘corridoi‘ che favoriscono la circolazione delle specie selvatiche e
dirada i territori necessari ai loro
bisogni biologici.
In seguito, la modifica generale delle
pratiche di coltivazione ha portato
ad altri squilibri, fra i quali:
- capacità di lavoro sempre maggiore delle macchine che migliorano
l’efficacia ma ingenerano dei rischi
(per esempio mietitrici o falciatrici
rapide a barra di taglio larga);
- riduzione della durata del periodo
intermedio fra mietitura e aratura,
periodo durante il quale la selvaggina si nutre dei semi rimasti sul
campo;
- scomparsa nella rotazione di colture che favoriscono la riproduzione di
alcune specie (per esempio la diminuzione delle superfici di erba medica e quindi delle popolazioni di
Gallina prataiola);
- efficacia della tutela delle colture
che riduce la presenza negli spazi
coltivati delle erbacce o degli insetti
nocivi che costituiscono una delle
risorse alimentari della fauna selvati-
ca;
- sviluppo dell’irrigazione che favorisce le colture fitte, limita la qualità
dei rifugi e porta all’abbandono dei
nidi.
Una predazione ancor più efficace
dei rapaci e dei mammiferi carnivori, dovuta alla rarefazione della
copertura, porta altresì alla diminuzione delle popolazioni.
Alcune specie sono particolarmente
colpite (Starna, Allodola) oppure
considerate come specie da proteggere (Gallina prataiola).
Una delle manifestazioni più chiare
del declino della selvaggina di piccola taglia è l’eclatante diminuzione
dei carnieri. Tale effetto viene riscontrato in diversi paesi, anche se su
scala diversa a seconda delle specie.
Comunque è stata registrata un’importante diminuzione del tasso di
sopravvivenza degli uccelli adulti.
Tasso di sopravvivenza
degli uccelli adulti
La Starna nel Centro-Nord della Francia
Pernice rossa
(Fonte: Bollettino Mensile dell’ONC, n°242)
19
Per arginare la diminuzione della
popolazione della piccola selvaggina e per ridurre gli effetti nefasti di
un’agricoltura intensiva, i bordi dei
campi sono un’opzione interessante
da prendere in considerazione.
Alcuni esperimenti condotti in Gran
Bretagna (le “Conservation headlands”) hanno comprovato la loro
efficacia. Le specie maggiormente
coinvolte sono la Starna, la Lepre, il
Fagiano e il Capriolo.
Innanzitutto i bordi dei campi rappresentano un apporto di risorse alimentari: cibo vegetale, semi, insetti,
lombrichi… Infatti essi permettono
soprattutto ai gruppi di insetti di cui
si nutre la selvaggina di ricolonizzare l’ambiente poiché la loro sopravvivenza dipende dalle piante spontanee. Inoltre è stato dimostrato che le
popolazioni di Starna nidificano
preferibilmente fra i 10 e i 20 metri
all’interno dell’appezzamento, motivo per cui nasce l’interesse a creare
le bordure per permettere che la
quantità di insetti accessibili ai pulcini aumenti: ne risulta un incremento
del loro tasso di sopravvivenza.
Le bordure costituiscono inoltre uno
spazio vitale per la selvaggina: sono
Evoluzione di una popolazione di Starna
irregolarità climatica
Numero delle coppie
su 100 ha
Contributo dei bordi dei
campi al ripopolamento
inizio del piano di
gestione territoriale
luoghi di passaggio ma anche
ambienti che favoriscono la nidificazione. È stato constatato un aumento
degli indici di riproduzione di numerose specie di uccelli. Inoltre, l’esistenza di un manto permanente permette alle specie-preda di difendersi
dagli attacchi dei predatori. La densità del manto, legata alla sua composizione e alla sua cura, si rivela
quindi un fattore importante poiché
gioca sulle possibilità di circolazione,
sulla capacità protettiva e sul benessere delle specie (umidità). Un altro
ruolo che può svolgere il bordo del
campo è quello di offrire all’avifauna
un luogo privilegiato per svernare in
un periodo durante il quale i suoli
coltivati sono lasciati a nudo.
insediamento delle
striscie di maggese
I bordi dei campi possono avere una
certa importanza nel rapporto fra gli
agricoltori e i cacciatori poiché rappresentano una risorsa alimentare,
limitando così i danni prodotti dai
grandi erbivori sulle colture. Per
molte specie, costituiscono inoltre dei
veri e propri “corridoi biologici” che
permettono agli animali di spostarsi
evitando gli spazi coltivati. Infine, nei
bordi spesso vivono dei roditori, che
sono prede fortemente ambite dai
mammiferi carnivori e dai rapaci.
Lo sviluppo dei bordi dei campi
si rivela quindi una soluzione
efficace per favorire lo sviluppo
della piccola stanziale. Esso,
nell’offrire un manto di protezione, uno spazio di nidificazione e delle risorse alimentari,
permette di colmare alcune
lacune provocate dalle zone di
colture intensive. I numerosi
studi che sono stati condotti in
Europa dimostrano che il loro
ruolo è estremamente benefico,
che non ha alcun impatto negativo sull’attività agricola e che
favorisce l’aumento delle popolazioni, un fattore facilmente
riscontrabile grazie ai prelievi
venatori conseguiti.
20
I BORDI DELLE PARCELLE COLTIVATE:
UNA FONTE DI OPPORTUNITÀ NUOVE
PER LA PRODUZIONE AGRICOLA E L’AMBIENTE
Contributo positivo alle produzioni agricole
Lotta
all’erosione
Favorisce l’abbondanza
degli insetti utili
Riserva
di lombrichi
Favorisce la riproduzione
della selvaggina
Migliora la
diversità vegetale
Riduce gli
inquinamenti diffusi
Contributo positivo alla qualità dell’ambiente
21
PROPOSTE DI GESTIONE
Dopo aver preso in
considerazione i diversi
interessi rappresentati dai
bordi dei campi coltivati,
conviene rivolgere la
nostra attenzione al modo
in cui bisogna gestirli.
La loro introduzione può derivare
da un substrato preesistente da
salvaguardare, gestire o curare.
In altri casi, invece, il bordo
dovrà essere creato completamente: per costituirlo ci si potrà basare su regolamentazioni in vigore
come il “gelo” produttivo dei terreni (maggese classico o set-aside
faunistico) o sugli incentivi offerti
in alcune regioni per la creazione di bande erbose destinate
alla tutela delle acque di superficie. In ognuno di questi casi il
luogo in cui viene sistemato il
bordo di campo ha un’importanza enorme in funzione del ruolo
che si tenta di attribuirgli.
Come allestire il proprio bordo di campo?
Assenza di bordo di campo
Effetti positivi limitati per la tutela
dell’ambiente, per lo sviluppo della
fauna selvatica e per la biodiversità.
Banda di 6 m di larghezza
Banda di 10 m di larghezza
Banda di 20 m di larghezza
Si tratta della forma maggiormente
studiata i cui possibili effetti positivi sono
conosciuti piuttosto bene. Su questi 6 m,
il manto vegetale più auspicabile è a
base di flora naturale. Se questa non
fosse sufficiente, è possibile
procedere ad una semina.
Si tratta di un compromesso apparentemente interessante. Offre gli stessi vantaggi
della banda di 6 m, gli effetti sono
persino superiori, soprattutto nella lotta
all’erosione o all’inquinamento.
Attualmente è l’unica forma che permette di
concepire il primo maggese. Su parcelle
agricole di misure ridotte, una tale larghezza
diventa impegnativa anche se possono esistere delle possibilità come quella di combinare il maggese industriale e il maggese
ordinario di bordo campo. Una nuova regolamentazione, che autorizzasse una larghezza minima di 10 m per le bande a maggese,
ci ricondurrebbe al sistema precedente.
22
Dove sistemare il proprio
bordo di campo?
Le strisce erbose che si trovano sul
bordo di campo devono essere
previste preferibilmente:
- nella parte passa di un pendio o
lungo un corso d’acqua al fine
di beneficiare al massimo degli
effetti protettivi contro l’erosione
o gli inquinamenti diffusi;
- lungo linee già esistenti (siepi,
recinzioni, sentieri…);
- sul limite di proprietà o lungo
colture perenni… ecc.
A titolo indicativo, ecco l’influenza che può rappresentare una
banda di 6 metri in rapporto
all’appezzamento esistente (Fonte:
Game Conservancy Trust)
Dimensione della parcella (ha)
quanto più questa è diversificata e
ricca in dicotiledoni.
In caso di vegetazione molto povera
di specie botaniche, si realizzi una
semina di varie specie mescolate
pluriennali (dactylis, festuca…associata al trifoglio bianco, al loto…)
Come gestirla: diserbo o
trinciatura?
E’ da evitare:
- di utilizzare sulle bordure erbicidi
radicali a largo spettro che
distruggono qualunque tipo di
vegetazione per diversi mesi contrastando così il ruolo protettore
del manto per la fauna e impedendo inoltre
Percentuale rappresentata da una banda di 6 m
20
16
12
10
5,4
6,0
6,9
7,6
In questo caso vengono utilizzate tutti i bordi
8
6
8,5
9,8
In questo caso vengono utilizzati i 3/4 dei bordi
4
2
12,0
17,0
In questo caso viene utilizzata la metà dei bordi
Sarà quindi più interessante creare nuovi bordi di campi lungo i
grandi appezzamenti e cogliere in
questo modo le possibilità offerte
dal maggese obbligatorio (20
metri di larghezza secondo l’attuale regolamentazione). Nel caso
di piccoli appezzamenti, possiamo considerare che la densità più
alta di elementi fissi (siepi…) limita la necessità di creare dei bordi,
che di conseguenza ridurrebbero
le superfici coltivabili.
Come gestire
la vegetazione
sul bordo del campo?
Che tipo di vegetazione conservare sulle bordure?
Quando possibile, conservare la
vegetazione naturale, soprattutto
alla bordura erbosa di svolgere il
suo ruolo contro gli effetti del
ruscellamento;
- di utilizzare dosi elevate di erbicidi non selettivi in primavera poiché la vegetazione avrà bisogno
di diverse settimane per ricoprire
l’ambiente, potendo così favorire
l’estensione del bromo e del
caglio a partire dai semi conservati all’interno del suolo;
- la trinciatura e lo sfalcio fra aprile
e l’inizio di luglio (distruzione dei
nidi e degli uccelli o dei mammiferi più giovani). Tale metodo può
invece essere utilizzato in autunno
per liberare il bordo, rendendo
così i semi delle piante spontanee
e i lombrichi accessibili agli uccelli.
È preferibile:
- l’utilizzo di dosi ridotte di erbicidi
non selettivi (es: acido solfonico)
in aprile o all’inizio di maggio,
adottando i consigli dati per
limitare le granigioni sul maggese (dose/ha e costi limitati) per
rallentare la crescita e la granigione del manto senza distruggerlo;
- al fine di evitare l’estensione di
piante spontanee concorrenziali
con le colture, realizzare nello
stesso periodo un trattamento di
delimitazione della zona coltivata
con gli stessi erbicidi utilizzati
nella loro dose “vivace” e senza
l’aggiunta di una specialità con
effetto radicale. Tali “strisce di
separazione”, con larghezza
variabile fra 1 m e 1,5 m (vedi
schema a lato) permettono di contenere l’invasione delle erbacce
rampicanti delle quali fanno parte
il vilucchio, la potentilla, l’agrostide stolonifero…
- la semina delle bordure con una
mescolanza di specie perenni
(festuca, trifoglio bianco…) ha un
potente effetto concorrenziale
sulle infestanti classiche delle colture, compreso il cardo. Una
semina ben riuscita di tali specie
permette di costituire con facilità
un bordo “efficace” per diversi
anni senza una nuova semina;
- in presenza di forti infestazioni di
bromo o di caglio, è possibile
intervenire puntualmente sulla
bordura con un anti-graminacee
o un anti-caglio specifico per
ridurre la loro proliferazione.
Come gestire i fertilizzanti e
la protezione fitosanitaria?
La protezione delle colture adiacenti al bordo del campo così
sistemato sarà condotta secondo
gli standard classici della coltura,
nel rispetto delle regole dell’omologazione e delle pratiche agricole raccomandate. Evitare al massimo le derive di polverizzazione
troppo marcate.
Tuttavia, per mantenere una
diversità interessante sui bordi,
conviene rispettare regole semplici per limitare la modifica del sito.
23
Fertilizzanti?
Per cercare di non favorire lo sviluppo
di specie spontanee “nitrofile”, evitare
al massimo l’uso di fertilizzanti su
questa zona.
Bordo di campo: mescolanza di
graminacee e di dicotiledoni
Coltura
Striscia di separazione
nella quale la vegetazione
è distrutta
Insetticidi?
In occasione dei trattamenti autunnali e
ancor di più per quelli primaverili,
evitare le derive di polverizzazione che
possono avere un effetto depressivo
sulle popolazioni di insetti utili e di
specie non-bersaglio importanti per il
nutrimento della selvaggina (Pernice…)
Fungicidi?
Nessuna restrizione.
Come orientare la scelta delle coperture sui bordi dei campi?
Questa tabella ricapitola i principali vantaggi e limiti conosciuti dei diversi tipi di copertura. Essi potranno aiutarvi nella scelta:
1. Assenza di bordo (intervallo assente o arato)
2. Manto conservato allo stato naturale, non trinciato, non diserbato
3. Trattamento erbicida totale con erbicidi persistenti
4. Manto naturale conservato con trinciature rase ripetute a partire dalla crescita vegetativa di primavera
5. Diserbo totale in primavera passando un erbicida a largo spettro che non lascia residui (acido solfonico) applicato in dose limitata
6. Manto conservato allo stato naturale per mezzo di una striscia di separazione di 1,20 m di larghezza nella quale la vegetazione viene distrutta in primavera con un erbicida fogliare
7. Semina volontaria di una miscela di specie a lungo ciclo (festuca, dactylis, trifoglio bianco…) conservata per diversi anni e separata dal campo da una striscia di 1,20 m (v. 6)
8. Semina volontaria di specie a medio ciclo (loglio perenne d’Italia, trifoglio incarnato...) rinnovata ogni due anni e separata dal campo da una striscia di 1,20 m (v. 6)
1
2
3
4
5
6
7
8
Popolazione di lombrichi
Frequentazione di insetti
Valore per la riproduzione della selvaggina
Interesse per l’alimentazione degli uccelli
Interesse come zona di concentrazione di carabidi
A seconda della densità
Tutela contro l’erosione
Freno all’inquinamento diffuso
Biodiversità vegetale
Fonte di piante spontanee delle colture
Legenda:
Privo di interesse
o negativo
Interesse limitato
o debole
Variabile
Ricerca di
diversi
modi di lavorazione
Integrazione tra copertura spontanea e
striscia di separazione
Interessante
Molto interessante
24
PER SAPERNE DI PIÙ
- ACTA, dicembre 1997 – Incidence des différent couverts végétaux des surface agricoles non
affectées à la Production sur la dissémination des pucerons et des cicadelles et sur les transmissions de viroses aux cultures voisines. Rel. JN. Reboulet – Min. dell’Agricoltura, della
Pesca e dell’Alimentazione – Direzione della Produzione e degli Scambi.
- AGRI-ENVIRONNEMENT 2000, 1996 – Intérêt et rôles des haies basses dans les plaines
céréalières.
- AUZET, A.V., 1987 – L’érosion des sols par l’eau dans les régions de grande culture –
Aspects agronomiques – Min. dell’Ambiente, Min. dell’Agricoltura, Centro di studi e di
Ricerche Eco-geografiche, Organizzazione - Ambiente.
- Associazione Regionale per lo Studio e il Miglioramento del Suolo, Chambres d’Agriculture
Eure et Seine Maritime – Lutter contre l’érosion: Bande de terre relassée, chemin d’Eau
enherbé.
- BERNARD J.L., GRANVAL P:, PASQUET G., 1998 – Les bords des champs cultivés: pour une
approche chhérente des attentes cynégétiques, agronomiques et environnementales –
Courrier de l’Environnement de l’INRA n°34, luglio 1998, pp. 21-32.
- CORPEN, 1998 – Dispositifs enherbés: un moyen de lutte contre la pollution des eaux par
les produits phytosanitaires – Opuscolo del Gruppo “dispositifs enherbés” del CORPEN.
- GRANVAL Ph., 1999 – Les vers de terre – Techniques culturales simplifiées, febbraio-marzo.
- Istituto Francese per l’Ambiente, Ministero dell’Assetto Territoriale e dell’Ambiente, ed. INRA,
agosto 1998 – Cartographie de l’aléa érosion des sols – Studi e Lavori dell’IFEN n°18.
- I.C.T.F., Agences de l’eau, 1998 – Etude de l’efficacité de dispositifs enherbés – Les Etudes
de l’Agence de l’Eau n°63.
- JAUZEIN P., 1995 – Flore des champs cultivés – ed. I.N.R.A.
- PASQUET G., 1995 – La Chasse Verte – ed. Hatier. Le Chasseur Français.
- RODRIGUEZ A. e MAMAROT J. 1995 – Jachères et salissement des terres – Phytoma –
La Défense des végétaux, n° 468.
- REITZ F. et al. 1999 – Influence de l’habitat et de la prédation sur la démographie des perdrix grises – Il bollettino mensile dell’Office national de la Chasse, n°240.
- N.W. SOTHERTON, Ph. GRANVAL, P. HAVET & N.J. AEBISCHER, 1998 – Atti del 23°
Congresso dell’Unione Internazionale dei Biologi della Selvaggina, Lione 1997, ed. Gibier
Faune Sauvage, Office National de la Chasse.
- Unione Nazionale delle Federazioni Dipartimentali dei Cacciatori e Ufficio Nazionale della
Caccia, 1994 – Guide Jachère Environnement et Faune Sauvage.
25
ALCUNI
INDIRIZZI UTILI...
- ACTA (Association de Coordination Technique Agricole)
149, rue de Bercy, 75595 Paris Cedex 12
- Association Nationale Petit Gibier
10, rue de Lisbonne – 75008 Paris
- Hommes et Territoires
Cité de l’Agriculture
13, Avenue des droits de l’Homme – 455921 Orléans Cedex 09
- Nature et Société
Les Baillis – 45600 St Florent – le – Jeune
- Office National de la Chasse
85 bis, Avenue de Wagram – 75017 Paris
- Réseau SAGIR
Office National de la Chasse
Domaine de St Benoist – 78610 Auffargis
- Union Nationale des Fédérations
Départementales des Chasseurs
48, Rue d’Alésia, 75014 Paris
- AACT/Associazione degli Amici delle Cacce Tradizionali
Conseil Régional de la Chasse de la Région P.A.C.A.
“Le Mercure B” - 80, rue Charles Duchesne
Pôle d’Activités d’Aix-les-Milles
13851 Aix-en-Provence cedex 3
Tel. (0)4/42900255 - Fax (0)4/42242374 - E-mail: [email protected]
- FACE/Federazione delle Associazioni Venatorie
e per la Conservazione della Fauna Selvatica dell’UE
82, rue François Pelletier str.
B - 1030 Bruxelles
Tel. (0)2/7326900 - Fax (0)2/7327072 - E-mail: [email protected]
- CIC/Consiglio Internazionale della Caccia e della
Salvaguardia della Fauna
Delegazione italiana
Via S. Antonio, 11 - 20122 Milano
Tel. 02/48519214 - Fax 02/58305005 - E-mail: [email protected]
- UNAVI/Unione Nazionale Associazioni Venatorie Italiane
Viale Tiziano, 80 - 00196 Roma
Tel. 06/3208429 - Fax 06/3202735 - E-mail: [email protected]
- ANUU Migratoristi
Ufficio Coordinamento tutela ambientale, ricerca
ornitologica, inanellamento
Via Baschenis, 11/c - 24122 Bergamo
Tel. 035/243825 - Fax 035/236925 - E-mail: [email protected]
Fotografie: P. Granval, J.L. Bernard; ZENECA Sopra
Realizzazione: A. Camus; J.L. Bernard; P. Granval; agenzia Kotao
Disegno: D. Gall
Opuscolo edito da ZENECA Sopra
Coordinatore della realizzazione italiana: Massimo Marracci
26
CITTADINI CACCIATORI,
IN ITALIA SIAMO UN MILIONE:
MOBILITIAMOCI PER AFFERMARE
SENZA TIMORE CHE:
LA CACCIA È NATURALE!
Dimostriamo che la nostra passione, perpetuatasi
attraverso i millenni, rientra nei quotidiani scenari
della natura; che il cacciatore del III millennio si
impegna nella gestione del territorio in
collaborazione con il mondo agricolo, suo partner
principale, in favore della fauna e dell’ambiente,
rendendo un prezioso servizio all’intera società;
che il cacciatore d’oggi s’interessa di studiare le
popolazioni di fauna selvatica per stimarne
l’entità, la distribuzione, lo stato di salute e, per
ciò che concerne l’avifauna migratoria,
analizzandone le traiettorie ed i flussi durante la
doppia migrazione annuale,
pre-nuziale e post-nuziale, prevedendone
censimenti anche nelle aree di svernamento.
Di tutto questo, l’ANUU Migratoristi è promotrice
attraverso numerose iniziative:
1)
2)
3)
4)
5)
“Progetto Sorgo”, programma di colture a
perdere realizzate in varie località del paese,
in cooperazione con aziende agricole ed
ATC;
“Sky-Way Project”, studio e censimento visivo
annuale delle migrazioni su tutto il
territorio nazionale di specie sia
cacciabili che protette, frutto di una
convenzione ANUU-FIdC-Italcaccia;
“Raccolta ali dei tordi”, operazione
condotta sulle specie bottaccio e
sassello sin dal 1984 per valutarne
il successo riproduttivo (Age-ratio) e
l’entità delle rispettive popolazioni
concernenti l’Italia;
ricerche sulla migrazione notturna
dei grandi Turdidi tramite la
registrazione e la decodificazione
dei versi di richiamo emessi durante
il volo, grazie ad apposite Parabole
Bioacustiche posizionate in zone
strategiche, in collaborazione con
la Fondazione Europea Il Nibbio e
nell’ambito di un programma
promosso dall’AACT (Associazione
degli Amici delle Cacce
Tradizionali) nei Paesi del Bacino
del Mediterraneo;
“Progetto beccaccia” e “Progetto
6)
7)
beccaccino”, raccolta delle ali di entrambe le
specie in collaborazione col CNB (Club
Nazionale dei Beccacciai) francese e con
l’OMPO-Gruppo di Lavoro del CIC sugli
Uccelli Migratori del Paleartico Occidentale,
per gli stessi scopi di cui al punto 3);
collaborazione con enti e organismi nazionali
e internazionali, tra cui l’INFS-Istituto
Nazionale per la Fauna Selvatica, e la
Fondazione Europea Il Nibbio, ONG membro
IUCN e del Consiglio d’Europa, per gli studi
ornitologici attraverso l’inanellamento degli
uccelli e la gestione del territorio;
programma “European Habitat Conservation
Stamp”, promozione di un francobollo da
collezione i cui proventi, in accordo con ARCI
Caccia, Enalcaccia, Libera Caccia e Italcaccia
e la Coldiretti e in collaborazione con il Parco
Regionale toscano di Migliarino-S. RossoreMassaciuccoli, sono in corso d’investimento
nel recupero dell’importantissima zona umida
del Lago di Massaciuccoli.
27
LE PUBBLICAZIONI
DELL’ANUU MIGRATORISTI
“MIGRAZIONE
& CACCIA”
Periodico ufficiale bimestrale
dell’associazione su conservazione
ambientale, ornitologia, cacce tradizionali e cinofilia, inviato
gratuitamente a tutti i soci; esce nei mesi di gennaio, marzo,
maggio, luglio, settembre e novembre.
“LETTERA DEL
MIGRATORISTA”
Foglio bimestrale riservato ai dirigenti
dell’associazione, contenente tutte le
informazioni più aggiornate sulla vita
associativa, gli avvenimenti nazionali ed
internazionali su caccia ed ambiente e le
iniziative del mondo venatorio italiano e
comunitario; esce nei mesi di febbraio,
aprile, giugno, agosto, ottobre, dicembre.
“LETTERA
DEL LEGALE”
Foglio trimestrale riservato ai dirigenti dell’associazione,
agli operatori del diritto ed agli uffici istituzionali,
contenente le notizie più utili
in diritto ambientale e venatorio;
esce nei mesi di marzo,
giugno, settembre e dicembre.
28
LA
NOSTRA
TERRA 2000
Il Colombaccio
“SKI - WAY PROJECT”
“Ricerca nazionale
sulla migrazione
dell’avifauna”
Volume annuale giunto al suo 7° numero, su
censimenti visivi e valutazioni sul passo,
nidificazione e svernamento di specie sia
cacciabili che protette, realizzato con la
collaborazione di circa 200 osservatori
distribuiti nell’intera penisola.
29
IL FRANCOBOLLO PER LE ZONE
UMIDE DI EHCS: UN SUCCESSO
LUNGO DUE ANNI E MEZZO
Con lo spirare dell’anno 2000, si è chiusa ufficialmente l’operazione del Francobollo per le zone umide di European Habitat
Conservation Stamp, edizione italiana 1998/99. Mirato interamente alla gestione e recupero del Lago di Massaciuccoli, situato all’interno del Parco regionale toscano di Migliarino, San
Rossore, Massaciuccoli, il programma ha riunito per la prima
volta in coordinata ed efficace collaborazione le associazioni che
lo hanno organizzato e sostenuto con forza e l’Ente Parco.
Abbiamo così assistito con soddisfazione ad un lavoro congiunto tra mondo venatorio, agricolo, protezionistico e imprenditoriale, che ha dato frutti importanti e che ancora, ne siamo certi,
potrà darne in futuro. Il ricavato della cessione dei pregevoli
Francobolli da collezione e delle eleganti stampe incorniciate, ha
infatti permesso di:
• Sfalciare il falasco in diverse aree del padule circostante il
lago, favorendo la sosta primaverile e la riproduzione di circa
150 coppie di Germani reali (Anas platyrhynchos), oltreché di
altri Anatidi e Limicoli;
• Installare una torretta di osservazione al confine tra lago e
padule, nella zona nord, cominciando anche a realizzare dei
camminamenti tra i canneti per le osservazioni ornitologiche;
• Integrare le risorse per calibrare la regimentazione delle
acque, all’interno di un più ampio programma operativo LIFE
Nature, finanziato dall’Unione Europea;
• Presentare un interessante documentario sul Tarabuso
(Botaurus stellaris) a Massaciuccoli, Ardeide tipico delle zone
umide a canneto, presente in pochi altri siti in Italia e il cui
habitat si sta restringendo in tutto il Bacino del Mediterraneo,
che ha nel padule toscano il suo areale più importante del
nostro Paese;
• Ristrutturare la piccola chiesa di Coltano, nei pressi di una
delle sedi operative del Parco, dove annualmente si celebra la
ricorrenza di San Giovanni Gualberto, Patrono delle Guardie
forestali del Parco;
• “Adottare” Pippo Baudo e Katia Ricciarelli, nel corso del 46°
Festival pucciniano tenutosi a Torre del Lago nell’agosto 2000,
quali testimonial delle operazioni di recupero del
Massaciuccoli sulla scia del Francobollo, per proseguire nella
sensibilizzazione delle coscienze tramite nuovi programmi
promozionali che mirino a bloccare ogni scarico di reflui nelle
acque del lago.
L’ANUU Migratoristi, che è stata anima prima del Francobollo
italiano 1998/99, desidera perciò ringraziare ancora una volta
coloro – organizzazioni, enti, imprese, associazioni e singoli –
che hanno contribuito alla buona riuscita di quella che, all’inizio,
aveva tutte le caratteristiche di una grossa scommessa, ma che si
è rivelata ottima dimostrazione di quanto sia possibile costruire
insieme sul territorio, accantonando sciocchi e desueti pregiudizi,
privi di ragion d’essere perché nell’ambiente tutti viviamo e tutti
dobbiamo contribuire alla sua conservazione, anche per fruirne
in modo ragionevole e sostenibile. Ci auguriamo che il Maestro
Giacomo Puccini, che sul Massaciuccoli andò a caccia e creò le
sue indimenticabili melodie, dalle verdi praterie del cielo vegli
con soddisfazione e benevolenza a ciò che i viventi hanno iniziato per riportare il suo amato lago allo splendore di un tempo.
30
KATIA RICCIARELLI E PIPPO BAUDO
TESTIMONIAL PER SALVARE
IL LAGO DI PUCCINI
Al termine della quarantaseiesima edizione del
Festival pucciniano, la nuova iniziativa per salvare
il lago di Puccini, presentata dal Presidente del
Parco di Migliarino – San Rossore – Massaciuccoli,
ing. Stefano Maestrelli, ha avuto il pieno plauso di
Katia Ricciarelli e Pippo Baudo che si assumeranno
l’incarico di diventare testimonial, in Italia e in
Europa, proseguendo così il felice programma
europeo del Francobollo per l’ambiente di
European Habitat Conservation Stamp (E.H.C.S.),
iniziato il 4 settembre 1998. Non bastano più i
50.000 Francobolli europei per l’ambiente finora
esitati, che hanno permesso di programmare
importanti iniziative (dal taglio coordinato del falasco, ai camminamenti per le visite guidate, alla
torre di osservazione, al recupero dei fossini, al
ripristino della chiesetta di Coltano dedicata a San
Gualberto, patrono delle guardie forestali del
Parco, alla realizzazione del magnifico VHS sul
Tarabuso), ma occorre una più ampia presa di
coscienza per bloccare con adeguati urgenti provvedimenti ogni scarico di reflui nel lago onde
poterlo riportare al passato, sussistendone tutte le
condizioni operative. Le melodie di Puccini, nate su
questo lago, non possono permettere (ha detto
Pippo Baudo nell’ipotizzare nuove importanti iniziative promozionali) che il lago muoia per nostra
incuria. Così a Torre del Lago (ha evidenziato il
rappresentante italiano di EHCS, avv. Giovanni
Bana) si è preso un nuovo serio impegno per il
lago di Giacomo Puccini, sulla scia del Francobollo
europeo per l’ambiente realizzato in passato in
Danimarca (1995-96), Svezia (1996-97), Irlanda
(1997-98), e, dopo l’Italia, in Belgio (1999-2000).
UN FILMATO PER IL FRANCOBOLLO
DI MASSACIUCCOLI
A sostegno dell’iniziativa italiana per il lancio del Francobollo per la Conservazione della Natura
è stato edito un filmato in VHS dal titolo “Un francobollo per Massaciuccoli” della durata di circa
10 minuti con scene di archivio molto significative per dimostrare come deve essere urgente e forte
l’impegno di tutti per salvare il Lago di Massaciuccoli.
Le immagini contenute nel filmato sono state riprese fra gli anni 1970/1990. La situazione
ambientale, a quei tempi drammatica, sta ora lentamente migliorando. L’obiettivo da raggiungere
entro il 2000 è l’armonia e la collaborazione tra tutti coloro che amano la natura, per restituire al
Lago di Massaciuccoli il suo antico, incantevole aspetto.
Nel comitato di gestione dei fondi, oltre al Presidente del Parco di Migliarino San Rossore,
Massaciuccoli, vi sono pure i rappresentanti dell’ANUU Migratoristi, dell’ARCI Caccia, della Libera
Caccia, dell’Enalcaccia e dell’Italcaccia e cioè le organizzazioni che nell’ambito dell’UNAVI hanno
offerto il loro tangibile contributo operativo a livello europeo, nonché un rappresentante
dell’UNAVI Toscana, regione nella quale è ubicato il Lago di Massaciuccoli, e precisamente tra le
province di Lucca e Pisa.
Finito di stampare nel mese di dicembre 2000
Studio Lito Clap - Bergamo (Italy) - Tel. 035.317.404
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