N el dare avvio alla nuova fase di gestione della Camera di Commercio di Vibo Valentia, abbiamo individuato nella Presidente Camera di Commercio partecipazione e nella condivisione i criteri cardine dell’azione di Vibo Valentia amministrativa quali imprescindibili fattori di riferimento per una migliore e concreta realizzazione dei fini istituzionali. Il nostro costante e convinto impegno è per la promozione dell’imprenditoria locale e del territorio tutto, in un circuito economico virtuoso e globale, puntando sull’emersione e la valorizzazione di tutto ciò che costituisce risorsa fruibile, o tale da rendere, per determinare quelle condizioni di competitività foriere di sviluppo e benessere. Si individuano e si intersecano, quindi, strategie d’azione e strumenti operativi. É così che abbiamo pensato Lìmen - Rivista della Camera di Commercio di Vibo Valentia – Bimestrale di Economia, Arte e Cultura. Un progetto ambizioso a cui affidare precise intenzioni. Lìmen non vuole trasferire asettiche informazioni, quanto piuttosto partecipare un Ente attivo e propositivo, aperto ai processi evolutivi del mercato in cui è contestualizzato il comparto produttivo che rappresenta e tutela. Un Ente dinamico e fortemente rappresentativo di tutte le categorie economiche e del territorio, proteso verso sinergie interistituzionali a largo raggio in una sintesi di competenze e di azioni condivise. E ancora, Lìmen vuol essere l’immagine riflessa della poliedricità e della versatilità di questa terra, proiettandone gli aspetti identitari più significativi del suo patrimonio storico e culturale, architettonico e artistico, naturalistico e paesaggistico, complessivamente intriso di un fermento intellettuale che ha segnato fama e notorietà di illustri uomini, latori di profumi e colori e di un riscatto che sebbene ancora in itinere, lascia intravedere il suo traguardo. Nulla in questo progetto è stato lasciato al caso. Compresa la scelta del nome. Lìmen, termine latino, rievoca le radici storiche del nostro territorio e nella sua accezione di “confine” vuol significare l’ambito di ogni azione, considerato non in senso statico e preclusivo, ma dinamico e propositivo. Lìmen, “soglia”, rappresenta anche il punto di arrivo, il traguardo che, attraverso l’attivazione, però, di un processo osmotico tra esperienze vissute e proiezioni future, porta a nuove sfide, a nuove interazioni interdisciplinari e intersettoriali per confronti dialettici su cui costruire piattaforme di sviluppo armonico integrato e compatibile con le moderne istanze di globalizzazione. E globalizzante è la funzione dell’economia, primo elemento distintivo della rivista. L’economia è il catalizzatore di tutte le espressioni vitali del territorio e delle sue specificità fatte di cultura, arte, enogastronomia, turismo, artigianato, agricoltura, commercio non avulse da contesti dei nuovi saperi e della new tecnology che contrassegnano comunque le propensioni avanguardistiche di un territorio pronto ad inserirsi nei processi universali di evoluzione culturale e sociale, di internazionalizzazione economica e produttiva. Lìmen poi, dal greco, per assonanza fonetica, è il “porto”. E proprio il Porto di Vibo Marina consideriamo un riferimento economico da potenziare e valorizzare nella sua duplice caratterizzazione di scalo turistico e commerciale da inserire, unitamente a quello di Tropea, nei più importanti circuiti marittimi e vacanzieri. Lìmen, dunque, vetrina di inconfutabili parametri di dinamismo e competitività della Camera di Commercio di Vibo Valentia e di un territorio capace di fronteggiare le criticità con orgoglio e carattere, anche quando improvvise e imprevedibili, come il nubifragio che lo scorso tre luglio ha colpito inesorabilmente popolazione e imprese. Conoscenza, attrattività, curiosità, interesse, approfondimento: questa è la missione di Lìmen, che auspichiamo di partecipare e condividere con ciascuno di Voi. Il direttore editoriale Michele Lico novembre/dicembre 2006 1 Il direttore responsabile Enrico De Girolamo PRESIDENTE Michele Lico CONSIGLIO CAMERALE GIUNTA CAMERALE per il settore AGRICOLTURA Filoreto Fondacaro Ercole Massara Domenico Petrolo Paolo Pileggi Michele Vartuli per il settore ARTIGIANATO Rosario Carbone Francesco Gioghà Paolo Pecora per il settore COMMERCIO Sergio Consolo Mario Malfarà Sacchini Rita Tassone Antonino Tavella per il settore COOPERATIVE Antonello Meddis per i settori CREDITO, ASSICURAZIONI E SERVIZI ALLE IMPRESE Giuseppe Macrì Antonino Nicocia per il settore INDUSTRIA Giuseppe Caffo Antonio Gentile Michele Lico per il settore TURISMO Giuseppe Rito per i settori TRASPORTI E SPEDIZIONI Bruno Ruscio per le ORGANIZZAZIONI SINDACALI DEI LAVORATORI Bruno Valeriano La Fortuna Michele Lico – Presidente Francesco Gioghà- Vice Presidente Giuseppe Caffo Sergio Consolo Bruno Valeriano La Fortuna Ercole Massara Antonello Meddis Paolo Pileggi Giuseppe Rito REVISORI DEI CONTI Michele Montagnese – Presidente Massimo Corso Francesco Schiumerini SEGRETARIO GENERALE F.F. Dr. Antonio Gallo Cantafio O gni volta che nasce un nuovo giornale, grande o piccolo che sia, si consuma un evento speciale, carico di significati e aspettative. A questa regola non fa eccezione il primo numero di Lìmen, la nuova rivista di economia, arte e cultura della Camera di Commercio di Vibo Valentia. Definire questa pubblicazione un “house organ” sarebbe inesatto, perché con questa dicitura si indica generalmente uno strumento di comunicazione interna a un’azienda o un Ente pubblico. Limen, invece, ha l’ambizione di essere molto di più, perché non è destinato esclusivamente alla circolazione nell’ambito degli uffici camerali, ma piuttosto mira a veicolare all’esterno l’attività e gli obiettivi programmatici dell’Ente, dando conto ai lettori dei risultati conseguiti e delle iniziative promosse, aumentando in questo modo il grado di visibilità della Camera di Commercio e stimolando un ampio confronto sui temi cruciali dello sviluppo locale. È questa la bussola che ci ha guidati nella realizzazione di questo primo numero, che consegna al lettore l’espressione concreta di un progetto di grande respiro, destinato a diventare un punto di riferimento nel panorama editoriale calabrese e non solo. Lìmen, infatti, si propone di varcare i confini provinciali e regionali, sollecitando l’interesse di chiunque voglia conoscere o approfondire la realtà vibonese, non soltanto con riferimento al suo tessuto economico, ma anche all’arte, alle tradizioni, alle specificità territoriali che rendono questo spicchio di Calabria uno scrigno di storia e cultura. Con la nascita di Lìmen, quindi, si concretizza il progetto del presidente della Camera di Commercio, Michele Lico, che ha fortemente voluto la realizzazione di una rivista autorevole e ricca nei contenuti, ma dinamica e accattivante nella grafica, che potesse diventare strumento di crescita per il territorio vibonese, contribuendo a dare all’Ente camerale quella centralità che merita nelle dinamiche di sviluppo. Non a caso l’articolo portante di questo primo numero riguarda il porto di Vibo Marina e l’analisi delle sue eccezionali potenzialità che, se correttamente valorizzate, possono diventare il fulcro del rilancio socio-economico dell’intera provincia. Un’idea progettuale che nel corso dell’ultimo anno è stata rilanciata in varie occasioni dai vertici camerali e che ora trova nelle pagine della nostra rivista una sintesi estremamente esaustiva e documentata, disegnando i contorni di un futuro ambizioso ma possibile. E poi turismo, prodotti tipici, fondi strutturali, artigianato, studi economici, ambiente, arte… settantadue pagine fitte di notizie e puntuali riferimenti documentali, proiezioni e previsioni, idee e progetti. Un risultato reso possibile grazie alla determinazione della Camera di Commercio, ma che sarebbe stato irraggiungibile senza la dedizione e l’entusiasmo dimostrato dalla nostra redazione. Un ringraziamento particolarmente sentito va anche agli autorevolissimi componenti del Comitato scientifico, che con i loro articoli hanno contribuito ad arricchire questo primo numero e che ci accompagneranno nel percorso intrapreso. per le ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI Luciano Prestia 2 novembre/dicembre 2006 novembre/dicembre 2006 3 SOMMARIO DIRETTORE EDITORIALE Michele Lico Presidente CCIAA DIRETTORE RESPONSABILE 6 Porto, lo sviluppo salpa da quì 40 Una strategia condivisa per lo sviluppo locale 12 Il nuovo volto della Camera di Commercio 42 Ambiente, valore aggiunto dello sviluppo 14 L’Anagrafe delle Imprese cresce ancora ma cambia pelle 44 Tonno Callipo, campione del Made in Italy 16 Prodotti Tipici, ecco i sapori giusti per fare sviluppo integrato 46 Piccoli artigiani crescono 22 Decennale con... primato! 50 Il Patto Territoriale dalle origini a oggi 26 Fare impresa? É sempre più un affare di donne 56 Osservatorio Economico Provinciale Rapporto 2006 29 Il nuovo Por e la sfida del fututo 61 Un Castello per Museo 33 Progetto Ne.Mo 66 Enotrio Sguardo, memoria, immaginazione 36 Alluvione, la Camera di Commercio a sostegno delle imprese Enrico De Girolamo COMITATO SCIENTIFICO Tonino Ceravolo storico Francesco De Grano dirigente Regione Calabria Giuseppe Fiorillo arciprete Duomo di San Leoluca Silvestro Greco biologo Maria Teresa Iannelli direttrice Museo V. Capialbi Andrea Lanza economista Giacinto Namia storico Vito Teti antropologo REDAZIONE Maurizio Caruso Frezza Rosanna De Lorenzo Raffaella Gigliotti Anselmo Pungitore PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Francesco Romano STAMPA Romano Arti Grafiche Tropea (VV) FOTO © Archivio Romano Arti Grafiche © Studio Krom © Archivio C.C.I.A.A. Direzione e redazione Camera di Commercio di Vibo Valentia tel 0963.44011 - fax 0963.44090 [email protected] Registrazione Tribunale n° 3 del 2006 4 novembre/dicembre 2006 “Guardare avanti” La missione che ci siamo dati come Ente camerale è quella di rimuovere gli ostacoli che si frappongono allo sviluppo del porto e di avviare una reale fase di collaborazione con tutte le Istituzioni per realizzare nel breve così come nel lungo periodo interventi strategici condivisi Michele Lico presidente della Camera di Commercio di Vibo Valentia PORTO lo sviluppo salpa da qui di Maurizio Caruso Frezza P artire da quello che già c’è. Verificarne il valore presente e futuro e lavorarci sopra per trasformarlo in risorsa reale ed effettiva per lo sviluppo. È da questa impostazione che tra il 2002 ed il 2003 la Camera di Commercio ha avviato, per la prima volta nella sua attività di studio del sistema economico provinciale la ricerca su scala sub-comunale di “risorse economiche” nascoste o sottovalutate del territorio vibonese. Il primo risultato di questo approccio è stato dapprima la scoperta (o riscoperta) di un polo metalmeccanico vibonese export-oriented specializzato in impiantistica industriale petrolchimica e in carpenteria pesante industriale e, successivamente, l’esistenza di un porto, quello di Vibo Marina, vero e proprio fulcro di “un sistema produttivo locale ben definito, economicamente e geograficamente” e vero e proprio potenziale cantiere di sviluppo per l’economia locale. Per rendersi conto di questo basta ribaltare il punto di vista abituale (da terra), posizionarsi “al centro dello specchio d’acqua”, rivolgere lo sguardo dal mare verso l’entroterra: così facendo il porto di Vibo Marina appare non già solo una infrastruttura materiale fatta di banchine e punti di ormeggio ma un prolungamento quasi naturale, un anello iniziale di strutture produttive variegate che lasciano prefigurare vivaci attività e ricche relazioni intersettoriali. All’esame attento dei dati ci si trova, poi, di fronte ad un porto che conferma di essere il cardine di un sistema imprenditoriale dotato di un potenziale notevole di sviluppo, sufficientemente ampio ed articolato sia pure oggi ancora non sufficientemente organizzato e, perciò, frenato nel suo dinamismo naturale. In questo senso il porto di Vibo Marina si distingue da molte altre realtà portuali in quanto è “geneticamente strutturante” per l’intero territorio economico: non esisterebbe cioè l’attuale sistema produttivo, e direi anche l’attuale sviluppo demografico ed urbano delle frazioni costiere della città capoluogo di provincia, se non ci fosse il porto e se il porto stesso non avesse nel corso degli anni novembre/dicembre 2006 7 Trasporto merci nel porto di Vibo Valentia Marina Arrivi per tipologia di merce sbarcata/imbarcata - serie storica 1999-2005 Prodotti petroliferi Anno Altri prodotti Totale (v.ass.) (%) (v.ass.) (%) (v.ass.) (%) 1999 232 88,5% 30 11,5% 262 100% 2000 201 79,1% 53 20,9% 254 100% 2001 216 81,8% 48 18,2% 264 100% 2002 200 74,9% 67 25,1% 267 100% 2003 181 62,8% 107 37,2% 288 100% 2004 190 70,6% 79 29,4% 269 100% 2005 200 70,9% 82 29,1% 282 100% Fonte: ns. elaborazioni su dati Capitaneria di Porto Vibo V. Marina dato impulso e motivo di essere ad attività produttive e industriali, turistiche e commerciali, legate direttamente o indirettamente al mare o ai commerci marittimi. Oggi sul porto si trovano, difatti, a convivere importanti settori privati e pubblici: da una parte, i trasporti mercantili petroliferi, metalmeccanici e cementieri, la nautica da diporto e la cantieristica connessa, la pesca e la maricoltura e le attività turistico-commerciali; dall’altra, Amministrazioni civili e militari come la Capitaneria di Porto, la Guardia di Finanza e le Dogane. Questi settori, insieme, definiscono una strutturazione di elevata specificità di questa microarea rispetto al territorio circostante. Negli anni il porto di Vibo Marina si è sviluppato, infatti, come una realtà complessa e polifunzionale. Ha seguito percorsi autonomi e manifestato relazioni interne durature, anche se spesso con grandi difficoltà, ed è stato così in grado di auto-mantenersi pur in assenza di interventi direzionali centrali. Ha amplificato negli anni il suo carattere polifunzionale ed oggi si presenta come una risorsa reale e tangibile che apre spazio a leve economiche e strategiche altamente integrabili e promettenti in relazione agli spazi fisici e di mercato disponibili. Si tratta di cinque leve, che di seguito si sintetizzano, e sulle quali oggi si dovrebbe andare a definire un dibattito propositivo finalizzato a condividere tra i diversi Enti coinvolti (Capitaneria di Porto e Genio Civile OO.MM., Regione, Amministrazione comunale, Camera di Commercio) soluzioni progettuali concrete e impegni congiunti per il loro raggiungimento in tempi certi. 8 novembre/dicembre 2006 Si tratta più precisamente: • della leva commerciale-industriale, rappresentata dallo sviluppo connesso ai trasporti mercantili e al settore manifatturiero con particolare riferimento al polo metalmeccanico presente nell’area industriale di Portosalvo che alimenta la quota prevalente del traffico marittimo per l’estero in partenza da Vibo Marina; • della leva del comparto della pesca e della maricoltura; • della leva del diporto nautico, rimessaggio e delle attività connesse; • della leva del trasporto marittimo veloce per merci e passeggeri; • della leva escursionistica e turistica connessa alla organizzazione della capacità attrattiva del borgo marinaro di Vibo Marina (come la riuscita nel 2005 dell’evento “Il faro – Uomini che lasciano il segno” e dell’happening connesso al concerto di Nek quest’estate, hanno, tra l’altro, pienamente confermato). Queste leve possono essere manovrate per promuovere lo sviluppo di questa area approntando tutta una serie di interventi che possono essere di fatto fin da oggi proponibili e realizzabili in quanto di moderata entità. L’integrazione sinergica di tutte queste cinque leve di sviluppo sarebbe, inoltre, in grado di generare nuovo valore aggiunto per l’economia dell’intera area comunale e provinciale, allargherebbe i confini economici del porto e lo qualificherebbe come “centro” di un “distretto” produttivo reale e come “volano” di sviluppo economico e sociale. A questi interventi se ne aggiungono altri due, richiesti e condivisi da più parti e da più anni ma ancora mai affrontati con impegno realizzativo: lo spostamento verso l’interno dei depositi costieri gravanti sull’infrastruttura portuale, da una parte (che consentirebbe di recuperare a nuove utilizzazioni funzionali lo spazio a ridosso delle banchine) e, dall’altra, il prolungamento del molo di sopraflutto per l’eliminazione del fenomeno della risacca (che di fatto rende inutilizzabile tutto il quadrante sud interno del porto ed aggrava il fenomeno dell’insabbiamento dei fondali). Si tratta di interventi di una certa complessità che comportano adeguati impegni finanziari ma che si reputano, alla luce anche di stime effettuate in recenti studi di fattibilità (S.T.U. Amministrazione Comunale Vibo Valentia e Camera di Commercio) comunque economicamente sostenibili oltre che reperibili attraverso formule di finanza regionale agevolata o di progetto pubblico-privato. È anche per questo che oggi il porto di Vibo Marina merita attenzione e priorità di intervento, che merita di essere rilanciato alla grande come elemento centrale sul quale costruire una linea strategica di azione tale da imprimere non solo al porto ma a tutta la città di Vibo Valentia e alla provincia intera una decisiva accelerazione di sviluppo. Oggi, rispetto anche a soli tre anni fa, gli elementi per laNella foto di pagina 6 e 7 una navi commerciali attraccata alla banchina Bengasi del Porto di Vibo Marina (Agenzia Gottellini). In alto, una veduta aerea del porto. novembre/dicembre 2006 9 vorare in questa direzione con obiettivi concreti ci sono tutti: • gli studi realizzati dalla Camera di Commercio sui sistemi produttivi locali e sulle strategie di sviluppo e di marketing territoriale; • i piani territoriali di coordinamento dell’Amministrazione provinciale; • gli studi di fattibilità realizzati dal Comune di Vibo Valentia per la riqualificazione dell’area Pennello di Vibo Valentia Marina, che ha compreso anche la formulazione di ipotesi di intervento per una ampia parte dell’area portuale; • le elaborazioni tecniche effettuate dal Genio Civile Opere Marittime di Reggio Calabria, che ha in cura la progettazione esecutiva degli interventi previsti nell’Intesa Generale Quadro tra il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e la Regione Calabria del 2002; • le attività avviate di aggiornamento del PRG del Comune di Vibo Valentia; • la progettualità del Consorzio di sviluppo industriale volta a ridisegnare le funzioni delle diverse aree industriali; • i rapporti di analisi di Assindustria e delle altre Associazioni di categoria o sindacali, tanto per citare solo i più recenti contributi acquisiti sull’economia vibonese; • la disponibilità collaborativa, e ancor prima la sua stessa esistenza, offerta dagli imprenditori associati nella Consulta Economica Portuale di Santa Venere, esperienza originale di coesione dal basso e di grande maturità per la realtà locale storicamente disgregata in quanto finalizzata a promuovere lo sviluppo integrato del sistema portuale. Il 15 febbraio scorso, inoltre, su proposta del presidente della Camera di Commercio, Michele Lico, l’allora comandante della Capitaneria di Porto di Vibo Marina, Alfio Di Stefano, ha riunito per la prima volta dopo diversi anni un tavolo di discussione con le maggiori istituzioni (Ministero, Regione, Provincia, Comune e Camera di Commercio) sulle prospettive future di sviluppo economico ed infrastrutturale del porto. Ne è emersa una volontà comune intesa a prefigurare un preciso percorso per favorire interventi già programmati e per avviare la definizione di un nuovo Piano regolatore del porto più funzionale e coerente con le esigenze di sviluppo del territorio. Impegno subito rispettato dal comandate Di Stefano che il 3 marzo ha invitato l’Ufficio Genio Civile Opere marittime “a voler attivare le necessarie azioni per la predisposizione del nuovo Piano Regolatore Portuale ai sensi dell’art. 5 della Legge 28 gennaio 1994 n. 84, operando sinergicamente con il Comune di Vibo Valentia” e chiedendo alla Regione Calabria “di voler individuare le risorse necessarie alla realizzazione delle opere discendenti dal futuro Piano”. A questo si aggiunge la rimodulazione del Patto Territoriale specializzato in turismo, gestito da Vibo Sviluppo S.p.A., che ha destinato 1.500.000 euro per interventi infrastrutturali specifici per lo sviluppo della funzione tu- Tonnellate di merci movimentate Prodotti petroliferi Sansa Grano Cemento e Clinker Impianti metalmeccanici Totale 2003 818.931 27.171 126.868 11.974 2004 869.882 3.210 26.681 138.769 7.958 2005 871.012 24.590 176.849 7.815 984.944 1.046.500 1.080.266 Fonte: ns. elaborazioni su dati Ag. Gottellini ristica del porto ed il recente protocollo di intesa firmato dal sindaco del Comune di Vibo Valentia, Francesco Sammarco, e dal presidente della Camera di Commercio, Michele Lico, finalizzato a promuovere la collaborazione operativa tra i due Enti in materia di interventi economici e di pianificazione infrastrutturale per lo sviluppo integrato del sistema produttivo portuale di Vibo Marina. Tutto questo lascia oggi ulteriormente ben sperare. Anche perché il vecchio rimorchiatore Strenuus, rocamente, dal molo Cortese, questa volta è pronto a chiamare a raccolta; ricordando che è arrivato il momento di far sul serio, agganciando le cime e tirandosi dietro tutti con forza e decisione. Perché lo sviluppo questa volta può salpare da qui, dal porto di Vibo Marina. Nella pagina a sinistra, una battuta di pesca in maricultura (MarpescaCoop S. Francesco di Paola). Sopra, un cantiere navale (Marnav). Nel collage sotto, in senso orario, una biologa a lavoro (Lab Biomarina-Nautilus); mezzi della Guardia di Finanza in azione (GdF-ROAN Vibo Marina); il rimorchiatore Strenuus (Calabria Navigazione S.r.l.); la stiva di carico di una nave commerciale. Il rilancio del Porto in dieci interventi 1 Miglioramento della viabilità turistica lungo Via Emilia con la realizzazione di un percorso pedonale e ciclabile ed il banchinamento del fronte spiaggia di accesso all’area dei pontili per la nautica da diporto con spazi attribuibili ad attività commerciali e di servizio al turismo nautico. 2 Riorganizzazione del naviglio istituzionale e peschereccio tramite un pontile centrale di raccordo che possa andare a migliorare le condizioni di servizio agli operatori e limitare l’ormeggio in rada. 3 Realizzazione di una adeguata struttura per il mercato ittico e per le aree di servizio alla pesca e alla maricoltura. 4 L’ampliamento degli spazi in acqua destinati alla nautica da diporto. 5 Ampliamento delle aree parcheggio a servizio del flusso veicolare turistico su entrambi i versanti portuali con riferimento in particolare allo sviluppo dei collegamenti con le isole Eolie (per i quali sarebbe opportuno anche la stipula di eventuali accordi con la Regione Sicilia). 6 Attivazione dei servizi ro-ro per trasporto marittimo passeggeri 7 Miglioramento dei collegamenti con la grande viabilità esterna (collegamento stradale con l’area industriale e passante ferroviario per il centro urbano ed il porto). 8 Recupero urbanistico e funzionale della fascia di edifici di Via Amerigo Vespucci per il raccordo degli stessi con le attività balneari, della nautica da diporto, della pesca e dei servizi portuali. 9 Riorganizzazione spaziale della logistica mercantile e della cantieristica nautica con lo sviluppo di aree portuali e interne dedicate da una parte alla spedizione dei “grandi carichi” e dall’altra al ricovero annuale “a secco” di un gran numero di imbarcazioni intorno alle quali sviluppare i servizi di manutenzione ordinaria e straordinaria e di assistenza tecnica specializzata per la cantieristica nautica e navale. 10 Recupero e restauro del patrimonio edilizio esistente attraverso il quale ricostruire l’identità di “borgo marinaro” (centro storico e lungomare in raccordo con gli interventi di riqualificazione già attuati su Via Michele Bianchi) e proporre la valorizzazione del porto come centro di eventi spettacolistici, ricreativi e sportivi di rilievo. novembre/dicembre 2006 11 VOLTO della Camera di Commercio C he cos’è un logo se non l’immagine riflessa e stilizzata di un modo di essere, di uno stile. Logos, nella sua antica accezione greca è “discorso”. La sintesi comunicativa per eccellenza, espressività estremizzata di ciò che vogliamo trasmettere e di come gli altri vogliamo ci interpretino. Un abito che veste nella quotidianità azioni e propensioni predisponendo ad approcci di simpatia o empatia. Il logo di un Ente: una metafora esplicita dei tratti identitari del territorio in cui lo stesso è radicato, fatti di storia, ambiente, paesaggio, cultura, arte, imprenditoria, costume. Si rinnova, perciò, il logo della Camera di Commercio di Vibo Valentia. La precedente stilizzazione viene arricchita e completata da ulteriori elementi identificativi il territorio; per l’Ente, altrettanti campi di interesse e di intervento in una più complessiva e coordinata programmazione di sviluppo. L’originaria anfora e le onde del mare, evocativi di uno spirito produttivo e di risorse ambientali, vengono sapientemente incastonate in un contesto grafico suggestivo e maggiormente evocativo. Una ricerca accurata ha espresso il nuovo “volto” della Camera di Commercio di Vibo Valentia. Forte il significato simbolico di ciascun elemento grafico, singolarmente considerato e, nella contestualizzazione, complessivamente riproducente l’effigie di una statuetta antica. Richiami ad aspetti storici, ambientali, artistici, culturali, economici e produttivi del territorio nella loro valenza di patrimonio fruibile, di risorsa e traino per processi di sviluppo a cui l’Ente camerale in- 12 novembre/dicembre 2006 tende partecipare quale soggetto attivo, protagonista di proposte e di risposte. Il logo scelto riproduce il volto di una statuetta greca esposta nel Museo Archeologico Statale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia e rinvenuta nell’area sacra in località Cofino; è attribuita ad un artigiano hipponiate del V sec. A.C. Nella riproduzione stilizzata, il volto femminile ha il capo cinto da una corona (cercine); sulla guancia destra un contenitore simile ad una brocca; la composizione è inscritta in un cerchio ideale definito dalla didascalia esplicativa. Un elemento storico-culturale che richiama anche l’alto livello produttivo e qualitativo che da sempre contraddistingue il territorio provinciale; l’associazione poi con l’anfora e il mare, quest’ultimo rappresentato dalle onde stilizzate sulla fronte della giovinetta, è un riconoscimento alle capacità dell’imprenditoria locale che già in epoca graca e romana aveva creato una fitta rete commerciale a breve e ad ampio raggio, sia atLa statuetta greca che ha ispirato il nuovo logo della Camera di Commercio di Vibo Valenria. Il reperto, risalente al V seco a.C. è custodito nel Museo Vito Capialbi. traverso le rotte marittime sia attraverso la rete di comunicazione terrestre. Il mare poi evoca gli aspetti paesaggistici della costa, forte richiamo per un turismo costantemente in crescita. La chioma rappresenta l’increspatura dei monti dell’entroterra, ulteriore giacimento di ricchezza e di operosità. La scelta di un logo con riferimenti tipici dell’età greco-romana diventa simbolica in quanto rappresentativa di valori socioeconomici del passato che mantengono caratteri di contemporaneità in un patrimonio variegato da scoprire e da fruire. Il riferimento alle radici classiche non vuole avere nulla di retorico o nostalgico ma stabilire una connessione immediatamente proiettata verso un futuro dinamico e produttivo. Il logo della Camera di Commercio di Vibo Valentia, è associato al nuovo brand adottato dal sistema camerale e realizzato da Unioncamere Italiana per garantire uniformità a tutto il sistema camerale. Anche qui il simbolismo non è lasciato al caso. La lettera C di “Camere di Commercio” e la I di “Italia” si allungano e si fondono formando un contenitore dinamico che richiama la prua di una nave e che accoglie al suo interno le diverse realtà del sistema camerale. Anche il colore comunica valore (il rosso nobiliare degli stemmi storici dell’araldica ed è un colore caldo che trasmette energia. La forma accoglie, raccoglie e valorizza coloro che vengono ospitati al suo interno. L’obiettivo è stato quello di creare un’identità comune di sistema, aggregando consenso nel rispetto delle identità locali. Il sistema camerale italiano è infatti un grande sistema integrato. Si è cercato di dare visibilità ad una struttura complessa valorizzando allo stesso tempo, attraverso un segno unico anche le varie realtà di cui esso si compone. L’associazione dei due loghi, decodificati così gli aspetti simbolici, dà il senso di un sistema camerale sintetico avvolgente, dinamico nel suo complesso, a cui la realtà della camera di Commercio di Vibo Valentia dà il suo contributo con le identità e le peculiarità del proprio territorio e della sua gente. L’attuale città di Vibo Valentia, da tempo è stata identificata con la greca Hipponion, sub colonia di Locri Epizefiri, (ubicata sulla costa ionica calabrese) e successivamente sede del Municipium romano di Valentia. L’arrivo dei Greci nel territorio dell’attuale provincia vibonese, come in tutto il resto della Magna Grecia, segna un’autentica rivoluzione nella vita degli indigeni che di li a poco vengono letteralmente “grecizzati”. I Greci costruiscono le loro città secondo spazi predefiniti, realizzano le abitazioni, ma anche gli edifici pubblici e la viabilità, utilizzando una tecnica edilizia fino ad allora sconosciuta ai locali. Perfino gli usi e i costumi, le pratiche religiose, l’organizzazione politica e sociale del territorio assumono connotazioni greche, senza più lasciare spazio alle tradizioni indigene. Nel II sec. a. C., l’istituzione della colonia di Valentia, al cui nome si aggiunse, nell’uso, quello italicizzato di Vibona, va intesa come parte integrante del sistema difensivo costiero romano, istituito già al tempo delle lotte annibaliche. La città possedeva tutte le peculiarità richieste dai Romani per la deduzione della colonia: un polo strategico a guardia di una zona costiera che domina un retroterra adatto allo sfruttamento agricolo; ed il porto che ebbe un ruolo importante durante le guerre civili, poichè divenne base indispensabile nelle operazioni condotte sullo Stretto, da Cesare ed Ottaviano contro Pompeo. Anche nel corso dell’età imperiale la città è un centro vitale ed attivo, polo di riferimento di un vasto territorio intensamente sfruttato. Un ruolo sicuramente importante ha continuato ad avere il porto alla marina che le ricerche archeologiche hanno identificato in due moli subacquei rinvenuti in località Trainiti; esso diventa veicolo per il commercio, e determina il fiorire di vasti complessi insediativi che specializzano e differenziano la loro produttività anche in funzione dell’esportazione a breve e a più ampio raggio. Val la pena di ricordare che il porto di Valentia costituisce l’unica possibilità di approdo lungo la costa tirrenica a sud di Napoli, quasi tappa obbligata per le comunicazioni con la Sicilia. D’altra parte, la città, ubicata com’è, lungo le maggiori direttrici viarie, coagula e smista i prodotti del territorio anche per via terrestre. Sia in età greca che in epoca romana, dunque, l’attuale provincia vibonese, era parte integrante del territorio di competenza della città greca prima e di quella romana poi. A partire dal VII sec. a.C. e fino a tutta l’età romana, la città di Hipponion- Valentia diventa, infatti, il punto di riferimento politico economico per il territorio in esame. novembre/dicembre 2006 Le origini di Vibo Valentia Il nuovo di Rosanna De Lorenzo 13 di Raffaella Gigliotti C ontinua a crescere e ad irrobustirsi il tessuto economico vibonese. Sono 14.938 le imprese che, alla fine del 2005, risultano registrate presso il Registro delle Imprese gestito dalla Camera di Commercio di Vibo Valentia. Il 2005 si è chiuso con un saldo positivo di 151 nuove imprese, per un tasso di crescita1 della base imprenditoriale pari a +1,02% (tendenzialmente in linea con il tasso medio nazionale + 1,34%), risultato della differenza tra le 991 imprese che tra gennaio e dicembre dello scorso anno si sono iscritte e le 840 che, nello stesso arco temporale, si sono cancellate. Sono questi i risultati di maggior rilievo che emergono per la provincia di Vibo Valentia dalle Andamento demografico delle imprese della provincia di Vibo Valentia nel periodo 1998-2005 (tutti i settori) ANNO 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 VIBO VALENTIA Calabria Italia elaborazioni di Movimprese, la rilevazione trimestrale sul movimento demografico delle imprese condotta da Infocamere, la società consortile di informatica delle Camere di Commercio italiane. Nel 2005 il tasso di cessazione2 per la provincia di Vibo Valentia si attesta sul 5,68%. In Calabria è del 4,32%, in Italia è del 5,69%. Ma la forte tenuta dello spirito imprenditoriale è testimoniata dalle nuove iscrizioni. 6,70% il tasso di iscrizione3 nel 2005 registratosi nella provincia di Vibo Valentia, perfettamente in linea con quello regionale e poco più basso rispetto a quello nazionale (7,03%). ISCRIZIONI CESSAZIONI SALDO 1.130 1.181 1.216 1.143 1.115 1.066 1.161 741 704 724 670 751 746 712 389 477 492 473 364 320 449 TASSO DI CRESCITA 3,30 3,92 3,89 3,59 2,67 2,29 3,13 991 12.143 421.291 840 7.836 341.014 151 4.307 80.277 1,02 2,38 1,34 6,70 6,70 7,03 LE DINAMICHE PER FORMA GIURIDICA Le imprese vibonesi nascono sempre più robuste. In termini assoluti tengono le ditte individuali. 751 le Ditte Individuali nate nel 2005 – il 75,8% della natalità complessiva (939 unità le Ditte Individuali nate nel 2004 - 80,9%); 717 quelle cessate nello stesso periodo - ben l’85,6% della mortalità complessiva (613 unità le Ditte Individuali cessate nel 2004, 52,8%). Continua, però, l’aumento delle imprese costituite in forma societaria: ben 118 (il 78,15% del saldo) sono società di capitali, cresciute in dodici mesi del 6,57%. Significativa anche la dinamica delle “altre forme” nel 2005 – sostanzialmente cooperative e consorzi – che registrano un tasso di crescita pari al 3,15%. In Calabria le società di capitali sono cresciute del 6,69% ed in Italia del 4,44%. Tassi di Crescita a Vibo Valentia, in Calabria ed in Italia per forma giuridica Anno 2005 (tutti i settori) VIBO VALENTIA CALABRIA ITALIA Società di capitale Società di persone Ditte Individuali Altre Forme 6,57 6,69 4,44 1,09 4,16 1,15 0,31 1,41 0,49 3,15 2,64 0,62 LE DINAMICHE SETTORIALI Cresce, ma cambia pelle il tessuto economico vibonese. Agricoltura (+2,74%), attività immobiliari, informatica, ricerca, servizi alle imprese (+1,83%) e alberghi e ristoranti (+0,37%), i settori più dinamici. Manifatturiero (-2,88%), intermediazione monetaria e finanziaria (-2,19%), trasporti (-1,53%), commercio (-0,86%) e costruzioni (-0,12%), chiudono l’anno, invece, in rosso. Segnali, questi, di un contesto economico che muta. Se da un lato, infatti, gran parte dei settori tradizionali soffre la concorrenza sui mercati globali e perde impre- Imprese Iscritte e Cessate 2005, Registrate 2004 e tassi di crescita per settore di attività in provincia di Vibo Valentia Tassi di crescita cresce ancora ma cambia pelle 5,68 4,32 5,69 registrate L’Anagrafe delle Imprese TASSO DI ISCRIZIONE cessate VIBO VALENTIA CALABRIA ITALIA TASSO DI CESSAZIONE se, dall’altro, si scorgono, tuttavia, segnali confortanti, caratterizzati dall’aumento delle imprese operanti su attività più innovative o a maggiore contenuto di qualità, design e ricerca (+2,10% servizi professionali ed imprenditoriali; +1,36% informatica e attività connesse). iscritte Tassi di Cessazione e di Iscrizione a Vibo Valentia, in Calabria ed in Italia ANNO 2005 (tutti i settori) Agricoltura Attività Immobiliari/ Informatica/Ricerca e Sviluppo/Altre Attività Professionali Alberghi e Ristoranti Costruzioni Commercio Trasporti Intermediazione monetaria e finanziaria 197 116 2.957 +2,74 44 33 602 +1,83 53 103 276 17 50 105 316 23 817 1.703 4.627 392 +0,37 -0,12 -0,86 -1,53 11 14 137 -2,19 Manifatturiero 43 89 1.595 -2,88 Settori di attività L’anagrafe delle imprese, dunque, fotografa l’imprenditoria della provincia mostrando specificamente come essa reagisce alle modificazioni strutturali dell’economia e risponde alle sfide del mercato. La foto che ne deriva alla fine dell’anno trascorso è quella di una classe imprenditoriale cosciente del fatto che per competere diventa indispensabile salire rapidamente il livello e promuovere un nuovo e più solido modello, dove alla creatività si deve necessariamente aggiungere la capacità di gestire reti, alleanze e filiere produttive, ed investire di più in ricerca e risorse umane. 1. Il tasso di crescita delle imprese è calcolato effettuando il rapporto percentualizzato tra il saldo anagrafico delle imprese verificatosi nel corso del 2005 (iscrizioni - cessazioni verificatesi nell’anno 2005) e lo stock di imprese registrate al 31 dicembre 2004. 2. Il tasso di cessazione delle imprese è calcolato effettuando il rapporto percentualizzato tra il numero delle cessazioni verificatesi nel corso del 2005 e lo stock di imprese registrate al 31 dicembre 2004. 3. Il tasso di iscrizione delle imprese è calcolato effettuando il rapporto percentualizzato tra il numero delle iscrizioni verificatesi nel corso del 2005 e lo stock di imprese registrate al 31 dicembre 2004. novembre/dicembre 2006 15 Per impostare una strategia di sviluppo locale integrato, i prodotti agroalimentari possono rappresentare il trait d’union tra i vari settori economici dell’intera provincia vibonese: dall’agricoltura all’industria, dall’artigianato al turismo, dai servizi alle imprese al commercio. TIPICI Prodotti ecco i sapori giusti per fare sviluppo integrato di Maurizio Caruso Frezza N egli ultimi anni si sono andati affermando nuovi modelli di produzione e di consumo che hanno riscoperto e rilanciato un forte e diffuso interesse per i prodotti agro-alimentari tradizionali e per i prodotti tipici1, alternativa ad un consumo standardizzato e omologato di massa e comunque indifferenziato. È il risultato delle profonde trasformazioni che hanno interessato in questi ultimi decenni il mondo dell’alimentazione e che hanno fatto sì che l’alimentazione abbia ormai perso la funzione originaria strettamente nutritiva per arricchirsi, attraverso il potere evocativo del cibo, di valori simbolici e culturali in grado di identificare domande specifiche di consumatori e nuove modalità di fruizione del prodotto alimentare stesso. La maggiore attenzione alla salubrità e alla naturalità del prodotto, da una parte, e la ricerca di specificità e tradizionalità (in contrapposizione ad un modello consumistico che deprezza e uniforma valori e consumi) hanno indotto già da alcuni anni, in particolare, diverse marche industriali ad inserire nella gamma dei propri prodotti linee e assortimenti in grado di esaltare, e non solo nella comunicazione, questi aspetti ed in particolare di far sperimentare, almeno nelle promesse, nuove esperienze sensoriali al consumatore stesso. Anche la segmentazione tematica di prodotto adottata dalle label commerciali segue questo orientamento di mercato: questo nuovo modo di organizzare e presentare l’offerta commerciale ha riguardato inizialmente i prodotti biologici, i prodotti dietetici ed i prodotti etnici e attualmente sta investendo decisamente anche l’area delle produzioni tradizionali e dei prodotti tipici regionali. Il risultato è che sono in crescita progressiva sia il numero e le categorie di prodotti sia gli operatori coinvolti nella produzione, commercializzazione, tutela, valorizzazione e controllo dei prodotti alimentari tipici o tradizionali. Nel food, il consumatore è infatti sempre alla ricerca di novità, nella qualità come nel gusto. E in un mercato stabile come quello agroalimentare questi aspetti diventano elementi chiave di innovazione2. Il giro di affari dei prodotti tipici certificati sottolinea d’altra parte che non si tratta più di un settore di nicchia ma di una realtà produttiva di tutto rispetto che trasversalmente attraversa tutto il sistema produttivo agro-alimentare italiano, da Nord a Sud: 9 miliardi di euro al consumo nel 2004 (con trend in crescita) pari ad oltre il 4% del fatturato dell’industria alimentare e con un valore alla produzione di circa 5 miliardi di euro (il 10% della produzione agricola lorda vendibile)3 . Si tratta di un elevato valore aggiunto che fa riferimento alla qualità e alla tradizione dei prodotti italiani, al loro legame con il territorio e con la cultura e la storia di ciascun luogo, che valorizza l’imprenditoria locale e che proietta sul mercato l’amore tipicamente italiano per l’antico saper fare. Il 2005 in particolare è stato un anno decisivo per il sistema agro-alimentare italiano che ha visto riconfermato il suo peso di leader assoluto nei prodotti di alta qualità. Oggi l’Italia è infatti al primo posto in Europa per numero di denominazioni protette: sono infatti ben 153 le produzioni nazionali che attualmente possono fregiarsi del marchio Dop (Denominazione di origine protetta) o IGP (Indicazione geografica protetta) pari al 21,5% delle Fonte: Ismea – novembre 2005 (in Mipaf ,2006) 1. Il prodotto tipico fa riferimento a un’area geografica determinata, caratterizzata dalla manifestazione di una competenza diffusa e riconosciuta di produzione. Il prodotto tradizionale non fa, invece, riferimento diretto a una origine geografica puntuale, ma ha per oggetto la valorizzazione di una composizione o di un metodo di produzione impiegato di lunga consuetudine. Spesso i due termini vengono considerati sinonimi: la differenza è che la “specificità” è riferita, nel primo caso, a un luogo geografico e nel secondo caso ad una “tradizione di produzione” (prodotto tipico/non tipico di un dato luogo; prodotto tradizionale/ nuovo rispetto all’origine temporale del metodo di produzione applicato). 2. Il Sole 24 Ore - Rapporti Largo Consumo del 3 febbraio 2006 - Nel carrello vince l’innovazione - Prodotti tipici, salutistici, freschi, gastronomia e piatti pronti trainano le vendite nei grandi supermercati. Secondo l’indagine Iri-Infoscan, i “driver” dell’innovazione nell’alimentare in questo momento sono costituiti dal complesso dei segmenti legati a salutismo e benessere, ma anche alla gratificazione (il cioccolato marcia a pieni giri) i prodotti ad alto contenuto di servizio per il consumatore (insalate e piatti pronti o surgelati di pronto uso) e le specialità tipiche e locali (innovazione di prodotto più premiante della promozione). 3. MIPAF, 2006 Guida ai prodotti agroalimentari italiani di qualità novembre/dicembre 2006 17 706 denominazioni riconosciute a livello europeo4. Di queste, 10 (9 Dop e 1 Igp ) sono relative a produzioni che si realizzano in Calabria con importanti riconoscimenti in corso che coinvolgono direttamente anche la provincia di Vibo Valentia come in particolare per la Igp Cipolla rossa di Tropea-Calabria e la Igp Peperoncino di Calabria. Presentata di recente, inoltre, da parte del Consorzio Gelatieri Artigiani di Pizzo la domanda per il riconoscimento dell’Igp per il Tartufo di Pizzo che va a potenziare il marchio collettivo Il gelato di Pizzo – Pizzo Ice Cream già adottato per le tre specialità di punta della gelateria artigianale di Pizzo (oltre al Tartufo, la Nocciola imbottita ed il Cioccolato imbottito). A questo si aggiungono, inoltre, anche 4100 prodotti tradizionali regionali (di cui 209 riconosciuti in Calabria) e 453 vini la cui qualità è certificata e riconosciuta con i marchi Doc, Docg o Igt (di cui 25 in Calabria). I prodotti tipici ed i prodotti tradizionali si configurano, tuttavia, come qualcosa in più che opportunità di business per l’impresa che li produce o li commercializza. I prodotti calabresi Dop e Igp Tipologia di denominazione Settore merceologico Alto Crotonese DOP Oli d’oliva Bergamotto di Reggio Calabria DOP Oli essenziali Bruzio DOP Oli d’oliva Caciocavallo Silano DOP Formaggi Capocollo di Calabria DOP Salumi Clementine di Calabria IGP Frutta fresca Lametia DOP Oli d’oliva Pancetta di Calabria DOP Salumi Salsiccia di Calabria DOP Salumi Soppressata di Calabria DOP Salumi Prodotto Fonte: elaborazione su dati Mipaf aggiornamento 11/03/2006 Se solo pochi anni fa sembravano destinati ad essere dimenticati – in quanto sinonimo di arretratezza – i prodotti tipici ed i prodotti tradizionali oggi sono stati scoperti essere dei formidabili catalizzatori di sviluppo in grado di eliminare o, quantomeno, attenuare le criticità che spesso connotano il mondo agricolo e agro-alimentare soprattutto nelle aree meno sviluppate. I prodotti tipici ed i prodotti tradizionali si sono infatti candidati a tutti gli effetti ad essere delle vere e proprie 18 novembre/dicembre 2006 leve strategiche per uno sviluppo sostenibile ed integrato, dei veri e propri elementi premianti sui quali andare a costruire il vantaggio competitivo ed il marketing di territori nei quali culture e produzioni “minori” o “contadine” possono finalmente divenire protagoniste di “innovazione” e di “coesione territoriale, economica e sociale”. Il prodotto tipico ed il prodotto tradizionale in quanto tali interpretano, infatti, la “memoria storica” e la “coscienza popolare” di un determinato territorio, assumono, cioè, la funzione, secondo l’efficace definizione data da Davide Paolini, di “medium” del territorio in cui trovano origine, di “apportatore” principe di valore per l’intera filiera turistica ed agro-alimentare, di risorsa o, meglio, di “giacimento” intrinseco del territorio stesso. Perché, come ricorda efficacemente anche Domenico Cersosimo: «Il territorio comprende lo spazio fisico, le caratteristiche antropiche, il patrimonio di valori, di storia e di cultura della comunità locale. Tali elementi definiscono l’identità di un territorio, svolgono un ruolo determinante per lo sviluppo del contesto locale e spiegano il suo differenziale di crescita rispetto ad altre aree geografiche. Essi rappresentano le risorse “immobili”, i “marcatori di identità di un territorio” e delimitano le sue opportunità, piuttosto che i suoi vincoli, di sviluppo locale. In tale prospettiva le produzioni tipiche locali costituiscono uno di questi “marcatori” contribuendo alla formazione dell’identità territoriale” in quanto elemento di identità e di notorietà». I prodotti tipici ed i prodotti tradizionali, di conseguenza, diventano per il consumatore e per il turista, la più efficace espressione condensata della “originalità” di un luogo rispetto ad altri. Suoi testimoni, silenziosi ma determinanti, in grado di riportare non solo alle differenze geografiche e climatiche che ne hanno condizionato il processo produttivo nel tempo ma anche di far arrivare il consumatore/turista fino alle 4. Le denominazioni Dop e Igp sono disciplinate dal Regolamento CE n. 2081/92. Ai fini del regolamento, la Dop identifica la denominazione di un prodotto la cui produzione, trasformazione ed elaborazione devono aver luogo in un’area geografica determinata e caratterizzata da una perizia riconosciuta e constatata; l’Igp designa il prodotto che gode di una certa notorietà e il cui il legame con il territorio è presente in almeno uno degli stadi della produzione, della trasformazione o dell’elaborazione del prodotto. Il sistema del tipico comunitario comprende anche la denominazione Specialità Tradizionale Garantita (Stg), che a differenza delle precedenti, non fa riferimento a un’origine ma ha per oggetto quello di valorizzare una composizione tradizionale del prodotto o un metodo di produzione tradizionale. La denominazione Stg è disciplinata dal Regolamento CE n. 2082/92, che individua, tra gli altri, i prodotti riconosciuti con il marchio collettivo Label Rouge francese, con il marchio Jamon Iberico spagnolo ed il marchio Feta greca ed in Italia la Mozzarella STG di latte vaccino. radici della storia, dei riti, e del vissuto quotidiano di una comunità; capace di fargli sperimentare i saperi (ed i sapori) più profondi e nascosti, tramandati da generazione in generazione e di condurlo, attraverso l’esperienza gratificante delle sensazioni (odori, gusti, suoni, visioni e contatti) alla scoperta di mondi, culture e costumi nuovi. È partendo da queste considerazioni che oggi la riscoperta, la tutela e la valorizzazione dei prodotti tipici e dei prodotti tradizionali può diventare uno dei nuovi strumenti dello “sviluppo locale” e della “coesione economica e sociale” di un territorio, la nuova chiave di volta per politiche di sviluppo locale in grado di coinvolgere la vasta platea locale dei portatori di interessi. È il caso, in particolare, dei piccoli imprenditori agricoli e agro-alimentari che ripongono in questi prodotti le speranze di acquisire e accrescere i vantaggi competitivi sui mercati, sempre più soggetti a una concorrenza basata sul prezzo, degli imprenditori dell’agriturismo e del turismo rurale e agli operatori commerciali di vicinato che intorno ai prodotti tipici e tradizionali possono legare il valore aggiunto del loro servizio e possono animare turisticamente borghi e centri storici dimenticati, nonché degli amministratori pubblici locali che possono trovare nei prodotti tipici e tradizionali un modo efficace non solo per valorizzare le attività agricole ed agroalimentari presenti sul territorio, ma anche per creare o consolidare l’immagine della località di produzione nei confronti degli utenti esterni (consumatori, turisti, ecc.), per rafforzare l’identità della comunità locale e per promuovere attività di tipo sostenibile e multireddito (agricoltura, artigianato, turismo rurale); e infine ai consumatori e ai cittadini che sono sempre più orientati alla ricerca e all’acquisto di prodotti alimentari con standard di tipicità, salubrità e qualità elevati. Il prodotto tipico e tradizionale, pertanto, come strumento strategico di sviluppo, come bene collettivo e non più solo bene individuale: per rafforzare e promuovere in modo integrato e multivalente l’immagine e l’identità di un determinato territorio; per rafforzare il grado di coesione interno della comunità sociale ed economica, soprattutto nelle 5. La Denominazione di Origine Controllata (Doc) indica i vini che rispondono a requisiti, condizioni produttive e caratteristiche qualitative particolari, stabilite da un disciplinare di produzione. In particolare, si fa riferimento all’utilizzo di vitigni raccolti nella regione di origine. La Denominazione di origine controllata e garantita (Docg) fa riferimento ai vini che hanno i requisiti della Doc e che possiedono caratteristiche di particolare pregio, di cui il disciplinare di produzione prevede l’accertamento. L’Indicazione geografica Tipica (Igt) è, invece, un riconoscimento di qualità attribuita ai vini da tavola caratterizzati da aree di produzione generalmente ampie e con disciplinare produttivo poco restrittivo. Anche in questo caso l’indicazione può essere accompagnata da altre menzioni, quali quella del vitigno. 6. Per l’elenco generale dei prodotti tradizionali, Dop e IGP italiani si rimanda alle apposite sezioni del sito del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali www.politicheagricole.it 7. Si citano a tal proposito i successi riscontrati ormai in tutta Italia da manifestazioni dedicate alla degustazione dei prodotti tipici locali o tradizionali, a forte orientamento al marketing del prodotto e del territorio (di origine o di location dell’evento) e a carattere multiregionale come, per esempio, la manifestazione “Elementi, sapori, suoni e colori del Mediterraneo” svoltasi nel Porto di Napoli dall’1-4/10/2004 con il patrocinio del Mipaf e del Map , delle Amministrazioni pubbliche locali ed anche della Regione Calabria, o a valenza nazionale ed internazionale come “il Salone del Gusto” di Torino promossa ogni due anni dal Movimento Slow Food e dalla Regione Piemonte. novembre/dicembre 2006 19 8. Da “I luoghi del gusto. Cibo e territorio come risorsa di marketing” di Davide Paolini, Ed.. Baldini Castoldi Dalai, Anno 2000 - “I giacimenti gastronomici sparsi per il territorio italiano non sono semplicemente cibi da assaggiare o mezzi di convivialità, ma soprattutto “medium” per produrre ricchezza nei territori dove hanno una loro origine storico-tradizionale. Hanno le stesse valenze delle opere d’arte, per cui possono diventare meta turistica laddove non ci sono altre attrattive, se non quei profumi e sapori. L’Italia possiede un patrimonio gastronomico che può non solo attirare turisticamente creando valore nel territorio, ma anche sviluppare molte aree depresse della penisola, dove mai sarebbe arrivato un viaggiatore” (estratto) 9. Da “Prodotti tipici e sviluppo locale- il caso dei “giacimenti gastronomici” della provincia di Vibo Valentia” a cura di D. Cersosimo con la collaborazione di F.Alfano, M. Caruso Frezza, G.Farace e A.Fortunato, Ed. CCIAA Vibo Valentia, anno 2004 e da “Mezzogiorno” di D. Cersosimo, Ed. Donzelli, anno 2000 I principali prodotti tipici o tradizionali della provincia di Vibo Valentia aree marginali dove sono più scarse le opportunità di crescita economica tradizionale, dando il giusto valore alle sue diverse componenti; per ridefinire i percorsi di crescita e di sviluppo delle piccole imprese agricole ed alimentari, turistiche e commerciali attraverso opportune forme organizzative; per favorire l’affermazione di modelli organizzativi improntati all’integrazione delle tecnologie moderne con i processi tradizionali ed artigianali, alla qualità e alla formulazione di salde regole di certificazione e di garanzia pubblica. E su questi temi diviene possibile anche a Vibo Valentia, contesto ricco di tradizioni gastronomiche notoriamente conosciute e apprezzate, lanciare una organica e coerente politica finalizzata alla riscoperta e promozione economica dei prodotti tipici e tradizionali vibonesi. Si tratta in primo luogo di saper valorizzare esperienze avviate negli ultimi anni o in corso da parte di soggetti istituzionali locali come la Provincia, la Camera di Commercio, il Cogal Monte Poro e delle Serre, le Comunità Montane, le varie Amministrazioni comunali e da parte delle associazioni di categoria e dei diversi Patti territoriali, Pit, Pis, Piar, Leader+ e quant’altro di emanazione europea; ed in secondo luogo di selezionare e compattare il sistema imprenditoriale, costruendo integrazione intersettoriale (agricoltura, manifatturiero alimentare, artigianato artistico, turismo e servizi) e territoriale (con il patrimonio ambientale, storico culturale e tra aree costiere e aree interne). Il lavoro è impegnativo, ma questa volta potrebbe essere forse più facile, considerato l’argomento e la confluenza generale di interesse che si potrebbe avere. “Imbandire” il tavolo di lavoro di buone esperienze e di buone intenzioni, che ci sono, di buoni prodotti tipici e tradizionali, che ci sono, e di buoni produttori tipici e tradizionali, che ci sono pure ma che bisogna oggi iniziare seriamente a scoprire, a preparare e a far crescere. Carni fresche e loro preparazioni ‘nduia (nella foto) carne caprina calabrese carne di maiale salata carne ovina calabrese carne podolica calabrese ciccioli cotenne di maiale frittole gelatina di maiale guanciale lardo pancetta arrotolata salsiccia con finocchietto selvatico soppressata affumicata Bevande analcoliche, distillati e liquori amaro alle erbe liquore alla liquirizia liquore di agrumi (nella foto) Formaggi cacioricotta pecorino del Monte Poro pecorino misto (nella foto) pecorino primo sale provola Grassi (burro, margarina, oli) olio extra vergine di oliva “colli di Tropea” (nella foto) Paste fresche e prodotti di panetteria, pasticceria, biscotteria e confetteria ‘nzullini anicini biscotti alle mandorle e al miele cotognata crispelle dolci crispelle salate crostini di grano frese bianche frese integrali frese al peperoncino granita liquirizia frutti alla martorana mostaccioli mozzetti nacatole biscotti “ossa di morto” pane casereccio pasta col ferretto pasta di mandorle pasta fileja (nella foto) paste con lo zucchero pezzo duro pignolata al miele pignolata con la glassa bianca e al cioccolato sanguinaccio stomatico susumelle taglierini e ciciri taralli bianchi taralli morbidi tarallini ai semi di anice tarallini ai semi di finocchio tarallini al peperoncino tartufo di pizzo torroncino torrone con mandorle torrone gelato zeppole di San Giuseppi Preparazioni di pesci, molluschi e crostacei acciughe marinate acciughe salate alici salate alici salate e pepate alici sott’olio bottarga di tonno frittelle di neonata involtini di pesce spada involtini di spatola, pesce sciabola, vela, spatola pesce spada alla ghiotta pesce spada arrosto con il sarmoriglio rosamarina sarde salate sarde salate e pepate sardella salata di crotone tonno sott’olio tortiera di alici Prodotti della gastronomia frittata pasquale frittele di fiori di zucca maccheroni con il sugo di capra melanzane ripiene pancotto, brodo pieno peperonata alla calabrese polpette di melanzana pomodori ripieni uova strapazzate con pomodoro Prodotti di origine animale (miele, prodotti lattiero caseari escluso il burro) miele di arancio calabrese miele di castagno calabrese miele di eucalipto calabrese ricotta (nella foto) ricotta affumicata ricotta di capra affumicata ricotta di pecora ricottone salato Prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati asparago selvatico della Calabria broccoli di rapa castagne di Calabria ceci abbrustoliti cicoria selvatica calabrese cicorie selvatiche sott’olio cipolla rossa di Tropea collane di peperoni secchi confettura di pomodori rossi fagiolo di Caria fichi d’india di Calabria (nella foto) fichi essiccati fichi freschi cotti al forno fichi ripieni, finocchietto selvatico di calabria funghi misti di bosco sott’olio funghi porcini sott’olio insalatata di arance involtini di melanzane marmellata di arance marmellata di cipolla rossa di Tropea marmellata di clementine marmellata di limoni marmellata di mandarini melanzane sott’olio mele di montagna olive in salamoia olive nella giara olive nere infornate olive schiacciate olive sotto sale origano selvatico della Calabria peperoncini piccanti ripieni peperoncini sott’olio peperoncino di Spilinga peperoncino piccante calabrese pomodori secchi pomodori secchi sott’olio tritato di peperoncino zucchini sott’olio (ns. selezione da repertorio ufficiale MIPAF, 2004) novembre/dicembre 2006 21 ritardo 1-5 giorni ritardo 6-10 giorni ritardo maggiore di 10 giorni CALABRIA - TEMPI DI EVASIONE PRATICHE REGISTRO DELLE IMPRESE MESE DI FEBBRAIO 2006 evase entro i termini teragire con il sistema delle pubbliche amministrazioni, approssimandosi alla copertura totale. La Smart Card abilitava l’utente all’apposizione della firma per via telematica, conferendo riconoscibilità al soggetto autore dell’inoltro della pratica. La sostituzione con la Carta Nazionale dei Servizi, attraverso la mediazione del sito internet Telemaco, al quale è necessario collegarsi per poi accedere alla Camera di Commercio di riferimento, consente l’ampliamento dell’offerta di servizi all’utenza. Via internet presentazione di pratiche (istanze, denunce, ecc.), fruizione diretta e immediata di visure e certificati oltre alla possibilità di monitorare costantemente la situazione della propria società o impresa relativamente all’adempimento delle scadenze amministrative e contabili. Una svolta epocale, dunque per la Camera di Commercio. Transizione, assestamento e vigenza sotto l’egida costante di Infocamere, struttura informatica dell’intero sistema camerale nazionale. La Camera di Commercio di Vibo Valentia non è mancata all’appuntamento e si è tempestivamente attivata per essere al passo con ogni esigenza richiesta dal cambiamento. Formazione di operatori (commercialisti, notai, amministratori), supporto e assistenza tecnico-giuridica ed informatica con corsi nella sede istituzionale o presso studi ed uffici pubblici e privati hanno consentito di attivare quanto previsto dalle nuove disposizioni legislative diffondendo la conoscenza delle procedure e realizzando risultati ottimali. E sempre la Camera di Commercio di Vibo Valentia, in linea con quanto previsto dalla normativa del Registro Imprese e in ragione di una precisa strategia e percentuale evasione Il Registro Imprese, il cuore pulsante della Camera di Commercio. Lì sono custoditi, tappa dopo tappa, i fotogrammi vitali di ogni cellula produttiva del territorio. Archivio storico, dunque, ma anche anagrafe corrente; termometro di natalità, vigenza ed epilogo di uno spirito imprenditoriale radicato nelle tradizioni ma proteso all’innovazione. Basta un click, e con chirurgica precisione, scorrono all’occhio dell’operatore, dati e dati che sezionano, delineano, ricompongono, motivano condotte imprenditoriali, acclarando linearità di condotta nel segno della trasparenza e della legalità. Un servizio continuo, preciso, puntuale, quello del Registro Imprese che è quest’anno giunto a una tappa storica: la celebrazione del suo decennale. Era il 19 febbraio del 1996 ed anche la Camera di Commercio di Vibo Valentia istituiva il Registro Imprese. Per le pratiche, progressivo e radicale sconvolgimento di logistica e di prassi. Il passaggio di tutti gli atti fin allora depositati presso la cancelleria commerciale del Tribunale competente, l’obbligo della tenuta di un registro elettronico/informatico, l’archiviazione ottica degli atti consequenziale al dispositivo di presentazione della documentazione societaria, compresi i bilanci, per via telematica, ha senz’altro comportato un salto di qualità nell’erogazione del servizio, testimoniato anche da un’utenza pedissequa al cambiamento. Muta, e si attiva un nuovo parametro relazionale, anche con le Pubbliche Amministrazioni. Ora quasi a regime il rilascio del dispositivo digitale, trasformatosi da Smart Card in Carta Nazionale dei Servizi che consente di dialogare e di in- di cui evase Il Registro delle Imprese della Camera di Commercio di Vibo Valentia compie 10 anni e consolida il suo record di efficienza: primo in Italia nell’evasione delle pratiche. e bollatura di libri contabili e registri, tutto questo e altro che riguarda la vita sociale passa sotto l’occhio telescopico del Registro Imprese. I dati del mese di febbraio consolidano questa tendenza, ormai da un semestre modus agendi della Camera di Commercio di Vibo Valentia. Decennale con primato, dunque, in ragione di un ultimo semestre in pool position, “speculare - fa rilevare Francesco Molinaro, responsabile del servizio - al trainante dinamismo e alla concretezza del presidente Lico che ha rafforzato nel personale lo spirito di appartenenza, la fidelizzazione al servizio, complementari ad una già nota gentilezza, cortesia e disponibilità verso l’utenza”. Risorse umane competenti in ogni servizio, motivate e coinvolte in modello di maggiore efficacia ed efficienza per la “customers satisfaction”. Totale pratiche DECENNALE con... primato! filosofia del presidente Michele Lico, celebra il decennale del servizio con un primato di grande rilievo. Statistiche alla mano e con comparazione nazionale, l’Ente, negli ultimi sei mesi, è risultato ai primi posti, e per tre volte, al primo posto in assoluto, per l’evasione delle pratiche nei tempi previsti, sia in termini numerici che temporali, ovviamente, non trascurando la qualità. Molte pratiche, quasi tutte, vengono evase nella stessa giornata di presentazione. Non risultano giacenze. E considerata la tipologia degli atti presentati al registro imprese, il primato non è da poco. Tutti gli atti che riguardano le società di capitale, cooperative incluse, così come le società di persone, comprese le forme semplificate, le ditte individuali; ma anche bilanci, situazioni patrimoniali dei consorzi, trasferimenti di quote societarie, vidimazione sigla provincia di Rosanna De Lorenzo CS 1.337 1.232 92.1% 82.9% 2.3% 1.9% 5.0% CZ 839 780 93.0% 83.1% 1.5% 0.5% 7.9% KR 438 438 100% 96.8% 1.8% 1.1% 0.2% RC 1.119 1.076 96.2% 90.9% 2.0% 1.3% 2.0% VV 410 409 99.8% 99.0% 0.0% 0.2% 0.5% TOTALE 218.315 207.170 94.9% 68.5% 8.0% 5.1% 13.3% Graduatoria province calabresi per % di evasione delle pratiche Graduatoria province calabresi per evasione delle pratiche entro i termini Graduatoria province calabresi per evasione delle pratiche con ritardo da 1 a 5 giorni provincia % evasione pratiche provincia evase entro i termini provincia ritardo 1-5 giorni per evasione pratiche KR 100% VV 99.0% VV 0.0% VV 99.8% KR 96.8% CZ 1.5% RC 96.2% RC 90.9% KR 1.8% CZ 93.0% CZ 83.1% RC 2.0% CS 92.1% CS 82.9% CS 2.3% Fonte: Sistema Informativo PRIAMO - Infocamere 22 novembre/dicembre 2006 novembre/dicembre 2006 23 AG AL AN AO AP AQ AR AT AV BA BG BI BL BN BO BR BS BZ CA CB CE CH CL CN CO CR CS CT CZ EN FE FG FI FO FR GE GO GR IM IS KR LC LE LI LO LT LU MC ME MI MN MO totale pratiche pratiche evase 1.111 1.722 1.724 535 1.690 947 1.573 882 1.151 4.054 3.829 835 569 796 5.144 1.133 4.856 1.514 1.990 810 2.619 1.409 588 2.783 2.059 1.304 1.337 2.648 839 314 1.440 1.793 4.787 1.853 1.493 3.260 487 1.055 917 285 438 1.110 1.984 1.475 755 1.756 1.658 1.424 1.464 20.567 1.608 3.569 1.017 1.610 1.715 533 1.634 897 1.534 866 1.060 3.553 3.810 770 561 738 5.127 948 4.516 1.511 1.934 759 2.518 1.322 518 2.780 2.049 1.293 1.232 2.446 780 261 1.388 1.758 3.992 1.853 1.394 3.112 467 1.046 877 276 438 1.053 843 1.474 733 1.716 1.648 1.373 1.279 19.397 1.497 3.507 percentuale evasione 91.5% 93.5% 99.5% 99.6% 96.7% 94.7% 97.5% 98.2% 92.1% 87.6% 99.5% 92.2% 98.6% 92.7% 99.7% 83.7% 93.0% 99.8% 97.2% 93.7% 96.1% 93.8% 88.1% 99.9% 99.5% 99.2% 92.1% 92.4% 93.0% 83.1% 96.4% 98.0% 83.4% 100% 93.4% 95.5% 95.9% 99.1% 95.6% 96.8% 100% 94.9% 42.5% 99.9% 97.1% 97.7% 99.4% 96.4% 87.4% 94.3% 93.1% 98.3% pratiche evase entro i termini 57.7% 58.9% 87.9% 41.5% 39.4% 60.6% 81.8% 85.6% 71.2% 30.4% 82.4% 38.0% 89.3% 42.2% 94.1% 28.8% 39.7% 67.5% 60.2% 42.2% 40.8% 68.6% 61.1% 87.2% 89.6% 73.9% 82.9% 57.6% 83.1% 62.4% 64.9% 80.9% 43.5% 90.3% 68.9% 60.2% 31.8% 91.5% 63.8% 66.3% 96.8% 80.3% 15.5% 90.9% 66.2% 82.0% 93.2% 71.1% 60.5% 60.2% 71.0% 75.8% ritardo 1-5 giorni 11.5% 13.6% 2.6% 37.2% 19.8% 15.4% 6.2% 5.2% 2.7% 15.4% 5.2% 7.5% 6.7% 19.2% 2.7% 7.4% 11.3% 21.0% 12.0% 13.3% 12.4% 4.8% 4.8% 6.7% 4.7% 14.1% 2.3% 6.3% 1.5% 4.8% 11.0% 10.2% 8.9% 5.6% 7.6% 11.5% 12.3% 3.5% 8.4% 8.4% 1.8% 4.0% 4.2% 3.9% 8.3% 4.4% 3.1% 7.2% 9.6% 8.1% 10.7% 6.2% ritardo 6-10 giorni 4.5% 8.0% 2.1% 10.8% 11.7% 5.0% 2.8% 3.1% 2.2% 8.8% 1.5% 11.1% 1.4% 13.3% 1.3% 10.8% 8.5% 6.9% 7.7% 11.7% 19.0% 3.1% 4.6% 3.1% 2.8% 4.3% 1.9% 5.7% 0.5% 3.5% 6.6% 3.0% 10.5% 1.9% 4.6% 5.6% 6.2% 1.9% 5.6% 7.0% 1.1% 2.1% 3.6% 2.0% 6.1% 3.0% 0.5% 3.7% 4.8% 4.8% 2.9% 4.6% ritardo maggiore di 10 giorni 17.8% 13.0% 7.0% 10.1% 25.8% 13.7% 6.7% 4.3% 16.0% 33.0% 10.4% 35.6% 1.2% 18.0% 1.5% 36.7% 33.5% 4.4% 17.4% 26.4% 23.9% 17.5% 17.7% 2.8% 2.5% 6.8% 5.0% 22.9% 7.9% 12.4% 13.9% 4.0% 20.5% 2.1% 12.3% 18.2% 45.6% 2.3% 17.9% 15.1% 0.2% 8.6% 19.2% 3.1% 16.4% 8.3% 2.7% 14.4% 12.4% 21.2% 8.5% 11.6% ITALIA - Tempi di evasione pratiche registro delle imprese mese di febbraio 2006 ITALIA - Tempi di evasione pratiche registro delle imprese mese di febbraio 2006 sigla provincia sigla provincia totale pratiche pratiche evase percentuale evasione pratiche evase entro i termini ritardo 1-5 giorni ritardo 6-10 giorni ritardo maggiore di 10 giorni MS MT NA NO NU OR PA PC PD PE PG PI PN PO PR PS PT PV PZ RA RC RE RG RI RM RN RO SA SI SO SP SR SS SV TA TE TN TO TP TR TS TV UD VA VB VC VE VI VR VT VV TOTALE 893 525 7.644 1.375 582 376 2.523 1.160 3.858 1.232 2.422 1.919 971 1.536 1.842 1.820 1.480 1.517 908 1.799 1.119 2.694 894 574 16.427 1.607 1.043 3.516 1.221 464 967 893 1.509 1.291 1.450 1.220 1.767 10.523 1.132 933 1.004 3.526 1.937 3.220 505 660 3.485 3.239 3.537 1.223 410 218.315 888 487 7.561 1.367 537 361 2.253 1.122 3.366 1.195 2.399 1.906 967 1.506 1.603 1.811 1.477 1.340 813 1.792 1.076 2.692 632 544 15.598 1.583 1.012 3.475 1.215 463 963 822 1.498 1.291 1.422 1.214 1.761 10.079 1.006 930 995 3.300 1.809 3.197 504 655 3.326 2.900 3.463 1.172 409 207.170 99.4% 92.8% 98.9% 99.4% 92.3% 96.0% 89.3% 96.7% 87.2% 97.0% 99.1% 99.3% 99.6% 98.0% 87.0% 99.5% 99.8% 88.3% 89.5% 99.6% 96.2% 99.9% 70.7% 94.8% 95.0% 98.5% 97.0% 98.8% 99.5% 99.8% 99.6% 92.0% 99.3% 100% 98.1% 99.5% 99.7% 95.8% 88.9% 99.7% 99.1% 93.6% 93.4% 99.3% 99.8% 99.2% 95.4% 89.5% 97.9% 95.8% 99.8% 94.9% 84.1% 65.0% 87.1% 63.4% 64.1% 68.9% 28.7% 79.0% 55.8% 74.8% 91.2% 86.0% 55.3% 41.7% 54.8% 88.5% 75.3% 47.1% 70.0% 85.3% 90.9% 73.0% 41.9% 75.8% 81.3% 80.8% 78.1% 85.9% 89.2% 86.6% 89.3% 75.0% 58.1% 95.4% 78.6% 94.8% 77.8% 64.9% 65.1% 91.0% 78.8% 56.9% 67.2% 79.7% 97.2% 67.3% 44.8% 57.3% 73.6% 78.9% 99.0% 68.5% 1.1% 5.1% 2.4% 17.7% 7.2% 15.7% 9.7% 7.9% 6.5% 2.0% 3.6% 4.3% 23.9% 9.4% 5.5% 5.5% 15.3% 8.5% 6.2% 8.9% 2.0% 9.9% 6.5% 11.0% 4.0% 5.2% 7.7% 8.2% 3.6% 6.5% 6.5% 1.5% 14.1% 2.5% 4.9% 0.8% 8.9% 15.2% 11.4% 6.6% 5.8% 8.3% 9.2% 6.0% 2.0% 20.8% 11.1% 6.9% 11.7% 2.8% 0.0% 8.0% 0.6% 3.0% 2.3% 10.1% 5.3% 4.0% 9.5% 3.4% 6.2% 3.0% 1.7% 3.5% 11.8% 2.7% 3.7% 2.3% 4.5% 6.9% 3.3% 2.2% 1.3% 7.6% 5.4% 3.8% 5.0% 1.2% 2.8% 1.8% 2.5% 5.0% 2.0% 1.1% 14.2% 1.1% 5.8% 0.7% 4.2% 6.8% 3.8% 1.2% 5.5% 9.0% 7.0% 2.3% 0.4% 8.0% 8.0% 5.9% 5.1% 2.4% 0.2% 5.1% 13.7% 19.6% 7.1% 8.2% 15.6% 7.4% 41.5% 6.4% 18.7% 17.2% 2.6% 5.4% 8.5% 44.2% 23.0% 3.2% 4.7% 25.8% 10.0% 3.2% 2.0% 9.4% 16.9% 4.2% 4.7% 11.3% 8.4% 2.9% 4.3% 1.7% 1.8% 14.4% 12.8% 1.1% 8.8% 3.2% 8.7% 8.9% 8.6% 0.9% 9.1% 19.3% 10.1% 11.3% 0.2% 3.2% 31.5% 19.4% 7.5% 11.8% 0.5% 13.3% Fonte: Sistema Informativo PRIAMO - Infocamere 24 novembre/dicembre 2006 novembre/dicembre 2006 25 IL COMITATO IMPRENDITORIALITÀ FEMMINILE DI VIBO VALENTIA Fare impresa? È sempre più un affare di di Raffaella Gigliotti C DONNE reative e intraprendenti, determinate e colte, caparbie ed emancipate, costanti e coerenti: sono loro, le donne imprenditrici che contano, e crescono. Rimossa, con acuto soprano, l’etichetta - ormai logora e sgualcita - dell’inferiorità di ruolo rispetto alla predominanza numerica dell’impresa al maschile, rivendica- 26 novembre/dicembre 2006 no tenacemente pari opportunità nella conquista delle ambite stanze dei bottoni, dimostrando straordinarie capacità organizzative e di pianificazione qualitativa dei risultati. Le donne imprenditrici, le interpreta così, Michele Lico - presidente della Camera di Commercio di Vibo Valentia - e così le dipinge nel suo discorso di benvenuto alle componenti del neo Comitastratore Delegato di una soto Imprenditorialità Femmicietà di servizi professionali nile, rinnovato il 9 febbraio alle imprese, in rappresenPresidente 2006 dalla Giunta Camerale, tanza della ConfcooperatiFrancesca Gerace (Coldiretti) attraverso le designazioni ve; Karen Sarlo, giornalista Componenti pervenute dalle Associazioni di professione, in Comitato Giuseppina Cigaina (Cna) Imprenditoriali di Categoria per conto della Confapi; Marinella De Grano (Concooperative) attive sul territorio. Tina Soriano, artigiana oraStefania Froia (Confcommercio) Un Comitato eccezionalmente fa, per Confartigianato; Karen Sarlo (Confapi) assortito per l’ampia rappreMichela Tulino, insurance Liberata Soriano (Confartigianato) sentanza delle attività produtagent, per Confindustria. Rita Tassone (Consiglio Camerale) tive, le poliedriche professio«È necessario agire sinerCarmela Maria Tripodi (Confesercenti) nalità e la varietà delle formagicamente, rigettando ogni Michela Tulino (Confindustria) zioni culturali e manageriali. forma di protagonismo steUn Comitato di tendenza, fatrile ed inefficace - dicono to di donne solidali e forti, di in coro -. Occorre che queidee e programmi. sto Comitato crei un tavolo unitario di discussione e di Ne è Presidente Francesca Gerace, espressione della confronto, affinché il tessuto imprenditoriale femminile Coldiretti, eletta col consenso unanime delle compopossa crescere nel segno della solidarietà e del progresnenti. so». Sguardo limpido e lungo, degno di una imprenditrice Pronte ad offrire competenze, professionalità ed espeattenta e misurata. rienze, a servizio del Comitato, anche le altre compoIn lei si identifica l’anima autentica del Comitato. nenti: Stefania Froia della Confcommercio, Carmela La sua storia, la storia di tante donne pioniere che amaTripodi per la Confesercenti, Giuseppina Cigaina per la no la propria terra, ma di poche tra queste che la amano Cna ed in rappresentanza del Consiglio Camerale Rita al punto da volervi ritornare, anche quando altrove il Tassone, unica donna tra gli amministratori dell’Ente. successo è più facile e veloce da raggiungere. Una sto“La crescita dell’impresa femminile - ha detto il presiria di imprenditrice nata in Veneto, nelle costruzioni, dente della Camera di Commercio - è un fattore impore continuata in Calabria, in un settore diametralmentante per lo sviluppo del tessuto imprenditoriale ed è te opposto, una azienda all’avanguardia nel segmento intenzione della Camera valorizzarne l’esperienza per dell’agricoltura biologica. conseguire un salto di qualità nella capacità di far nasce“Sono rientrata con la voglia di partecipare al cambiare e consolidare le iniziative imprenditoriali che vedono mento, di invertire la rotta - spiega -. Sono stanca di protagoniste le donne. Il 22,7% (3.389 il valore assolusentir parlare ovunque e solo di una Calabria ultima in to) delle imprese registrate al Registro della Camera di tutte le classifiche; della provincia di Vibo Valentia ai Commercio di Vibo Valentia, nel secondo semestre 2005, primi posti, sì, ma delle graduatorie più negative. Queè a conduzione femminile. In particolare, commercio, sto ruolo mi gratifica e mi aiuterà a dare il contributo agricoltura, manifatturiero, turismo e servizi sono setallo sviluppo ed al riscatto che il nostro territorio merita tori in cui la rappresentanza di donne alla guida delle per vocazione ed intelligenze”. imprese raggiunge percentuali significative”. Convintamene ottimiste Marinella De Grano, AmminiMichele Lico assicura: - “La Camera di Commercio metterà a disposizione delle imprenditrici, o aspiranti tali, il proprio know-how nel campo della creazione e conNella foto grande, il Comitato Imprenditorialità Femminile di Vibo Vasolidamento d’impresa, della formazione, dell’accesso lentia. Da sinistra: Michela Tulino, Karen Sarlo, Marinella De Grano, al credito, dell’internazionalizzazione, orientandolo al Francesca Gerace, Tina Soriano, Giuseppina Cigaina, Stefania Froia femminile attraverso specifici progetti ed iniziative”. E e Carmela Tripodi. novembre/dicembre 2006 27 IL PROTOCOLLO D’INTESA TRA MINISTERO DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE E UNIONCAMERE di Francesco De Grano Il 20 maggio 1999 tra Ministero delle Attività Produttive e Unioncamere viene siglato il protocollo d’intesa – poi rinnovato per altri 3 anni nel 2003 – che prevede la costituzione di Comitati per la promozione dell’imprenditoria femminile presso le Camere di Commercio. Secondo questo protocollo ogni singolo Comitato è composto almeno da 5 membri, nominati dalla Giunta della Camera di Commercio, in rappresentanza del Consiglio camerale e delle Associazioni imprenditoriali di categoria e delle Organizzazioni sindacali impegnate nella promozione delle pari opportunità. I Comitati durano in carica tre anni, i componenti sono rieleggibili di norma per non più di due mandati e nominano al loro interno un Presidente. Questi i compiti dei Comitati: annuncia - work in progress - la realizzazione di un rapporto sulle imprese femminili della provincia di Vibo Valentia - il primo in questo settore. “Una sorta di monitoraggio agile, ma puntuale ed articolato, che mira a conoscere il tessuto imprenditoriale femminile: quante sono, dove sono e cosa fanno le donne imprenditrici vibonesi. Perchè conoscere il fenomeno è fondamentale e propedeutico a qualsiasi programmazione strategica dello sviluppo”. Nasce, dunque, sotto buoni auspici il nuovo Comitato Imprenditorialità Femminile della provincia di Vibo Valentia. Forte della vivacità intellettuale e professionale delle sue componenti. Forte del concreto sostegno della Camera di Commercio che, per la prima volta, riconosce manifestamente al Comitato il giusto ruolo di organismo propulsore dell’imprenditoria femminile. Un cocktail di forma e sostanza ben mixate, che perfettamente si addice ad un Comitato di donne imprenditrici che puntano ad una comune e non ardua impresa: competere ad armi pari. • 28 novembre/dicembre 2006 proporre suggerimenti nell’ambito della programmazione delle attività camerali, che riguardino lo sviluppo e la qualificazione della presenza delle donne nel mondo dell’imprenditoria; • partecipare alle attività delle Camere proponendo tematiche di genere in relazione allo sviluppo del’imprenditoria locale; • promuovere indagini conoscitive sulla realtà imprenditoriale locale, anche con studi di settore, per individuare le opportunità di accesso e di promozione delle donne nel mondo del lavoro e dell’imprenditoria in particolare; • promuovere iniziative per lo sviluppo dell’imprenditoria femminile, anche tramite specifiche attività di informazione, formazione imprenditoriale e professionale e servizi di assistenza manageriale mirata; • attivare iniziative volte a facilitare l’accesso al credito anche promuovendo la stipula delle convenzioni previste nell’ambito del Progetto per l’accesso delle imprenditrici alle fonti di finanziamento • curare la divulgazione nel territorio delle iniziative e delle attività di ricerca e studio sullo sviluppo locale promosse dalle Camere di Commercio; • proporre iniziative per attivare un sistema di collaborazioni sinergiche con gli enti pubblici e privati che sul territorio svolgono attività di promozione e sostegno all’imprenditoria femminile in generale. Nella foto, la presidente del Comitato Imprenditorialità femminile Francesca Gerace e il presidente della Camera di Commercio di Vibo Valentia Michele Lico POR Il nuovo e la sfida del futuro Circa 5 miliardi di euro sono destinati alla Calabria per la realizzazione del Programma operativo regionale 2007-2013. Sulla concreta capacità di spesa e di pianificazione degli interventi si gioca la partita decisiva dello sviluppo. Il 2006 è un anno di straordinaria importanza per il futuro della Calabria. In questo arco di tempo infatti la nostra Regione dovrà essere capace di vincere due sfide: realizzare compiutamente le azioni del Programma Operativo Regionale (POR) 2000-2006; impostare con efficacia le strategie della nuova programmazione 2007-2013. Riguardo alla prima delle due sfide - la completa attuazione del POR Calabria 2000-2006 - la nostra Regione è chiamata a dimostrare di essere capace ad impegnare e spendere le risorse comunitarie coerentemente con le strategie originarie, evitando, quanto più possibile, di ricorrere ai cosiddetti “progetti coerenti” o “progetti sponda”. In pratica, l’intera regione dovrà dimostrare il rispetto dei piani di spesa programmati e dunque evitare il rischio della restituzione delle risorse alla Commissione Europea (cosiddetta regola del n + 2). Giova precisare che il ricorso ai progetti coerenti, di per sé pacificamente ammessi dalla CE come sistema di spesa delle risorse comunitarie, rappresentano in realtà un escamotage utilizzato dalle Amministrazioni di tutta l’Unione europea – beneficiarie di Fondi comunitari quando sono in ritardo nell’attuazione dei programmi operativi. Un’amministrazione capace di rispettare le strategie, le azioni e le misure d’intervento di un programma pluriennale non ha bisogno di sfruttare tale sotterfugio, ma dimostra invece capacità di programmazione, di gestione e di attuazione di politiche di sviluppo, essendo in grado di attuare per tempo politiche di impatto positivo sulle territorio dell’intera comunità regionale. Ne discende che la sfida dei POR non è solo ed esclusivamente una sfida a chi spende di più, ma piuttosto una dimostrazione di idoneità alla gestione di programmi pluriennali e complessi, una vera e propria attestazione di qualità della “governance” dell’Amministrazione Regionale, degli Enti Locali coinvolti, delle imprese be- novembre/dicembre 2006 29 neficiarie, dei cittadini. In una parola, del Sistema Regione. L’attuale Amministrazione regionale si è trovata, al momento del suo insediamento, ad affrontare l’urgenza di evitare la perdita di una enorme mole di risorse: 740 milioni di euro, destinati dal POR 2000-2006 alla nostra Regione erano a rischio disimpegno. I mesi da luglio a dicembre sono stati una corsa contro il tempo per riattivare la macchina della spesa regionale, per stimolare le imprese e gli enti locali beneficiari di contributi a spendere i fondi loro assegnati, per individuare progetti già conclusi e dunque già spesi da trasferire sul POR per una loro rendicontazione. L’obiettivo, pur proibitivo, è stato raggiunto, con l’aiuto di tutti i soggetti coinvolti (Comuni, Province, Enti pubblici, Università ed imprese private) e con lo sforzo della macchina burocratica regionale, che ha dimostrato di saper affrontare l’emergenza e di essere capace di raggiungere tale importante obiettivo. Vinta questa sfida, l’Amministrazione Regionale è ora impegnata in una sfida ancora più impegnativa: la sfida della normalità. Normalità di programmazione ordinata, di gestione puntuale, di effettiva attuazione di programmi e progetti nel corso degli anni che vanno da quello attuale, il 2006, fino al 2008, ultimo anno di spesa ammesso per il POR 2000-2006. In questi prossimi tre anni, la Calabria dovrà dimostrare di saper spendere, e – aggiungo - spendere bene, le risorse ad essa destinate, pari a oltre 500 milioni di euro all’anno. Se ciò avverrà senza ricorso a progetti sponda, a spese coerenti ma non previste originariamente dal POR, potremo dire di aver raggiunto tre importanti risultati: 1) aver riavviato una programmazione con respiro pluriennale; 2) aver riattivato una struttura burocratica, capace di gestire programmi difficili ed articolati. 3) aver trasferito risorse importanti al sistema regionale (enti pubblici e privati) al fine di contribuire alla sua crescita, al suo rafforzamento, al suo consolidamento. La sfida del 2006, dunque, è una sfida di rilevante importanza. Se questo primo obiettivo sarà raggiunto, potremo guardare con fiducia alla nuova programmazione 2007-2013, 30 novembre/dicembre 2006 ennesima occasione per il tanto auspicato salto di qualità della nostra Regione, ancora purtroppo relegata tra quelle a più basso tasso di sviluppo dell’intera Unione Europea, nonostante il recente ingresso di 10 nuovi Paesi nell’UE. Si calcola che le risorse a disposizione della Regione saranno pari a circa 5 miliardi di euro. Una somma rilevante, grazie alla quale è possibile avviare azioni realmente incisive per lo sviluppo del territorio regionale. Per fare ciò, occorre tenere presente che il periodo di programmazione 2007-2013 sarà importante per diversi motivi. Tra questi, i più rilevanti per il futuro della nostra regione sono il raggiungimento degli obiettivi europei proposti dalla Strategia di Lisbona e Goteborg, nonché la completa attuazione del Processo di Barcellona. Relativamente al primo, la futura programmazione dei Fondi Strutturali dovrà essere indirizzata verso politiche che incrementino la capacità di ricerca, di innovazione tecnologica, di sviluppo precompetitivo dell’economia europea. In questo senso, la Calabria dovrà individuare ed attuare le politiche più adatte per creare un ambiente sociale ed economico favorevole alla ricerca ed all’innovazione tecnologica. Ciò implica la necessità di investire con sempre maggiore sforzo sulla realizzazione o il comple- LA DICHIARAZIONE DI BARCELLONA La dichiarazione di Barcellona è l’atto finale della Conferenza ministeriale euromediterranea tenutasi a Barcellona il 27 e 28 novembre 1995. Dodici i paesi terzi mediterranei (PTM) coinvolti: Algeria, Cipro, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Malta, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia e Autorità palestinese. Il nuovo partenariato globale, finalizzato a realizzare un’area di libero scambio nel bacino del Mediterraneo si articola in tre assi principali: • il partenariato politico e di sicurezza mira a realizzare uno spazio comune di pace e di stabilità; • il partenariato economico e finanziario intende consentire la creazione di una zona di prosperità condivisa; • il partenariato sociale, culturale e umano intende sviluppare le risorse umane, favorire la comprensione tra culture e gli scambi tra le società civili. Con riferimento agli aspetti squisitamente economici, la Dichiarazione di Barcellona prevede la creazione di una zona di prosperità condivisa nel Mediterraneo, che presuppone necessariamente uno sviluppo socioeconomico sostenibile ed equilibrato nonché il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni, l’aumento del livello di occupazione e la promozione della cooperazione e dell’integrazione regionale. tamento delle infrastrutture di base (autostrade, strade, aeroporti, porti, depuratori, scuole ed ospedali) per rendere la nostra regione in linea con gli standard minimi infrastrutturali dell’Unione Europea. In assenza di infrastrutture di base adeguate, qualsiasi nuovo investimento privato comporta un costo-opportunità non facilmente sopportabile, le cui conseguenze sono la mancata convenienza ad investire (in specie da capitali esteri) pur in presenza di non trascurabili aiuti economici. Inoltre, per affrontare al meglio la sfida della ricerca e della competitività, occorrerà stringere con convinzione i legami tra settore pubblico e privato, in particolare tra sistema universitario e sistema delle imprese. Il mancato dialogo tra università e industrie è una delle tante cause della crisi perenne del sistema imprenditoriale calabrese, del suo nanismo (il 92 per cento delle imprese calabresi hanno meno di 5 addetti) e della sua incapacità ad affrontare i mercati esteri. La Calabria è, infatti, la Regione d’Italia con il più basso tasso di esportazione (0,1 per cento del Pil nazionale). Viceversa, l’industria calabrese, con l’aiuto delle ottime Università presenti, dovrà essere capace di rafforzare la propria capacità di innovare le proprie produzioni ed i propri servizi e realizzare contestuali azioni di rafforzamento delle proprie strutture e della propria offerta (soprattutto attraverso la creazione di consorzi e sistemi a rete delle Pmi operanti sul territorio). Infine, la Strategia di Lisbona sarà perseguibile solo se il capitale umano calabrese verrà preparato adeguatamente ad affrontare le sfide future. Ciò implica che occorrerà impostare una politica formativa e del lavoro basata sulle nuove conoscenze e sulle nuove tecnologie. Occorrerà avere il coraggio di formare, sin dalla scuola dell’obbligo, persone in grado di dialogare ed operare in un mondo oramai globalizzato, con tutte le implicazioni che tale termine comporta: dalla conoscenza delle lingue e dell’informatica, alle nuove tecnologie, alla matematica ed alla fisica, fino all’applicazione delle nuove metodologie tecniche utili anche alle produzioni più tipiche della nostra regione. Solo in questo modo, i giovani calabresi potranno trovare un ruolo adeguato alle loro aspettative ed essere essi stessi protagonisti del loro futuro. Per quanto riguarda, infine, la completa attuazione del Processo di Barcellona, l’impegno della Commis- sione europea è quello di realizzare, entro il 2010, una grande area di libero scambio nel Mediterraneo. Oltre 400 milioni di persone delle sponde nord e sud potranno viaggiare, operare, scambiare merci e servizi, senza dazi doganali e senza complicazioni burocratiche. La Calabria può godere della propria posizione privilegiata per avviare politiche di partenariato e di integrazione con governatorati strategici nel Magreb e nel Medio Oriente. La presenza di un porto, tra i principali d’Europa, quale quello di Gioia Tauro, potrà rappresentare il punto di partenza per la creazione di una grande ed avanzata piastra logistica tramite la quale far transitare le merci in tutta Europa. La Calabria potrebbe candidarsi ad essere la grande Porta d’Europa per il Sud e l’Est del Mondo (Cina ed India). Per fare ciò, la Calabria dovrà rafforzare la propria azione internazionale ed avviare una strategia ragionata finalizzata ad individuare su quali aree territoriali del Sud Mediterraneo puntare, tenendo conto dei settori strategici (ad esempio agroalimentare, tessile, produzioni meccaniche) e delle azioni pubbliche e private più opportune da intraprendere. Ovviamente, il presente contributo non esaurisce la disanima di tutti gli interventi utili alla crescita economica e sociale della nostra Regione. Si pensi al ruolo che dovrà giocare il turismo, vera e propria risorsa unica e non replicabile, le aree rurali, l’ambiente e l’agricoltura. Né si dimentichi la necessità di dare alla Calabria maggiore forza negoziale sia a Roma, a livello di governo centrale, che a Bruxelles, in sede di Commissione europea. La nostra regione ha finora sofferto di una pericolosa emarginazione e perifericità, e tale condizione ha contribuito a spingerla ai margini della crescita e dello sviluppo. È nostro compito agire perché la nostra Regione sia finalmente protagonista del proprio futuro. novembre/dicembre 2006 31 U di Antonello Meddis* Progetto NE.MO. n’industria globale in continua espansione, con un trend di crescita esponenziale in Europa così come nell’intero pianeta. Secondo le previsioni del Wto (Word Tourist Organization) il turismo diventerà la prima industria del XXI secolo e sarà uno dei primi tre settori nell’economia globale. I Paesi mediterranei protendono ad incrementi marginali sempre più apprezzabili in ragioni di politiche sociali e commerciali centrifughe rispetto alle polarizzazioni finora attuate. Flussi migratori, quelli vacanzieri, destinati a movimentare economie e a creare coesione tra regioni e culture differenti. Il turismo diventa poi fattore sociale stabilizzante soprattutto per la giovane Europa, che ha chiamato alla convivenza, sotto una legislazione e una moneta unica, identità territoriali differenti. Un settore così determinante per l’affermazione dell’economia dei servizi, con un apporto all’occupazione e al prodotto interno lordo dai numeri di gran lunga superiori a qualsiasi altro comparto produttivo. La stessa Commissione Europea, nel rapporto del Gruppo ad Alto Livello su Turismo e Occupazione, ha previsto per il turismo comunitario tassi di crescita significativi, stimando, fino al 2010, la possibilità di creare tra i 2,2 ed i 3,3 milioni di nuovi posti di lavoro, con positive ricadute sugli altri settori produttivi. Trainata dai processi nazionali, anche la Calabria si adegua al nuovo turismo globale, prospettando per ogni realtà territoriale approcci metodologici differenziati, coerenti con specifiche vocazioni. Obiettivo comune il “Turismo sostenibile”. In provincia di Vibo Valentia, la Confcooperative territoriale ha avvviato Ne.Mo Project, “New Model for tourism development in Vibo Valentia” per promuovere specifiche soluzioni innovative finalizzate a rafforzare la capacità di adattamento e anticipazione, delle imprese di settore e dei poteri pubblici locali, ai processi di cambiamento e di ristrutturazione in atto sia a livello internazionale che territoriale. Si intendono proporre strategie di sviluppo sostenibile attraverso azioni di diversificazione e interazioni con altri comparti produttivi (beni culturali e ambientali, agricoltura, artigianato, ecc), di valorizzazione delle risorse umane, di definizione di nuovi profili professionali, puntando su servizi di alta qualità. Al progetto, finanziato dall’art. 6 del Fse “Approcci innovativi alla gestione del cambiamento”aderiscono, in qualità di partner, Provincia, Comune e novembre/dicembre 2006 33 Camera di Commercio. L’intervento prevede, inoltre, la realizzazione di un programma di cooperazione transnazionale con la Grecia. Ne.Mo Project sperimenta modelli, strategie e strumenti secondo un approccio sistemico con il coinvolgimento di tutti gli attori locali. La partnership internazionale consente la rilevazione e l’adattamento di buone prassi e di metodologie innovative. I partner locali assicurano un buon ancoraggio del progetto al territorio, un efficace coinvolgimento degli stakeholders ed una serie di ipotesi di continuità delle azioni. Così interagiscono operatori, amministratori locali, responsabili di politiche per l’impiego, parti sociali, responsabili di strumenti di programmazione territoriale (Pit, Pis, Piar, Gal, Leader+, ecc), operatori dell’istruzione e della formazione , nonché, con approcci differenziati, la comunità tutta. Con Ne.Mo la provincia di Vibo Valentia avrà a disposizione gli strumenti per riposizionarsi sulla mappa del turismo nazionale e internazionale, enfatizzando le specificità che la differenziano dai principali competitors, e creando condizioni di visibilità anche a modelli di turismo alternativo rispetto a quello balneare attualmente dominante. L’analisi territoriale è pregiudiziale a qualsivoglia azione di successo. E da questa Ne.Mo. Project parte. La Provincia di Vibo Valentia, istituita nel 1995, occupa un segmento est-ovest della porzione centrale della penisola calabra, con una estensione costiera di circa 70 km, dalla città di Pizzo a quella di Nicotera; nell’entroterra le colline si trasformano progressivamente nella catena montuosa delle Serre. A fare da cerniera tra mari e monti è il promontorio del Poro, 710 m sopra il livello del mare. Sulle aree terrazzate costiere come sui pianialti si distribuiscono alcuni tra i più importanti centri provinciali e le relative popolose frazioni: Pizzo, Tropea, Parghelia, Joppolo, Briatico, sulla costa; Mileto e Vibo Valentia, nelle aree sommitali. Un territorio complessivamente poliedrico e versatile nelle sue risorse: dalla riviera, che at- 34 novembre/dicembre 2006 trae turismo balneare, all’immediato entroterra, ricettivo anche nei centri storici minori, fino alla parte montuosa meta di turismo alternativo. La domanda turistica si concentra particolarmente nella stagione estiva, con un forte incremento delle presenze straniere. Particolarmente queste ultime assicurano una apprezzabile destagionalizzazione del turismo nei periodi immediatamente precedenti e successivi a quello tipicamente vacanziero. Il settore alberghiero assorbe gran parte della domanda di soggiorno che, negli ultimi anni, è praticamente triplicata, grazie ad una offerta sempre più specializzata in pacchetti e offerte integrate per un’accoglienza di qualità. La diversificazione delle mete ha poi portato a considerare gli agriturismi, alla ricerca di tradizioni e tipicità, i siti artistici e archeologici, i percorsi naturalistici e religiosi. Un turismo, insomma, globale che associa alla vacanza propriamente intesa, anche il piacere di scoprire usi, storia e cultura delle popolazioni autoctone delle mete prescelte. Su queste premesse, il principale carattere innovativo del progetto Ne.Mo. è l’aver assunto il criterio della “sostenibilità” a elemento centrale delle strategie di sviluppo del turismo provinciale, finalizzandole all’anticipazione e alla gestione razionale delle dinamiche di cambiamento del settore e delle specifiche imprese. Un’innovazione orientata sia al processo, con la ricerca di nuovi approcci, nuovi metodi e nuovi strumenti, sia al contesto, nel tentativo di rafforzare una generalizzata consapevolezza e partecipazione. In particolare, si cerca di indurre gli attori pubblici e privati influenti a considerare attività di programmazione ordinaria l’individuazione delle stra- tegie di diversificazione e di riposizionamento del territorio e delle sue risorse. Un criterio di turismo sostenibile questo esattamente coerente con i dettami della Carta di Lanzarote, documento finale della Conferenza mondiale tenutasi nel 1995 nell’omonima isola delle Canarie. La Carta di Lanzarote prospetta uno sviluppo del turismo orientato alla sostenibilità e quindi rispettoso dell’ambiente, economicamente praticabile, eticamente e socialmente equo per le comunità locali. Il documento mette in evidenza la necessità di integrare aspetti naturali, culturali ed umani creando interrelazione tra industria turistica, ambiente e comunità locale in quanto soggetti del processo di sviluppo e, al contempo, oggetti dello stesso, subendo le trasformazioni generate dal meccanismo attivato. Il Progetto Ne.Mo. punta quindi sul Marketing territoriale per censire le risorse del territorio - secondo la logica della filiera turistica -, tracciare la mappa dell’offerta, individuare le esigenze della domanda e verificare la necessità di nuovi prodotti/servizi; e ancora, promuovere forme di progettazione condivisa e di partenariato tra imprenditori, enti e associazioni, in sintonia con la programmazione territoriale e la Carta Europea per il Turismo Sostenibile per poi individuare e attivare anche i possibili filoni di finanziamento. Ne.Mo. promuove, quindi, gli strumenti di informazione, comunicazione e assistenza tecnica per attivare il coinvolgimento e la partecipazione di tutti gli attori locali in rapporti collaborativi in cui ciascuno si senta interprete e protagonista del cambiamento. Anche i più giovani. E a conclusione della prima fase del progetto, il team di esperti ha pensato soprattutto a loro nell’elaborare e pubblicare la “Guida al Turismo sostenibile”, agevole e piacevole nella consultazione, destinata pure alle scuole per richiamare attenzione e sollecitare un dibattito attivo e propositivo. Una guida con un elemento accattivante, un grillo, Grijù, che accompagna nelle segmentazioni caratterizzanti lo sviluppo sostenibile, invitando alla partecipazione e incitando la provincia “a fare un salto in avanti”. Una sfida su cui avviare percorsi di crescita tali da determinare e non subire i processi del proprio sviluppo. * Project Leadee Nella pagina a sinistra, la copertina dell’opuscolo sullo sviluppo sostenibile realizzato da Confcooperative. In alto, “Grijù” il protagonista del fumetto. A destra, un ruscello delle Serre vibonesi. V ibo Valentia e dintorni, 3 luglio 2006, ore 10.00 circa. Su una superficie di quasi 15 Km quadrati, per circa tre ore consecutive cadono ininterrottamente e con inaudita violenza 190 millimetri di acqua piovana. Quattro i morti, tre uomini e un bambino di appena 15 mesi. Trecento gli sfollati; danni alle strutture pubbliche e alle abitazioni per circa 73 milioni di euro, quasi 800 le unità produttive che risultano danneggiate complessivamente per oltre 84 milioni di euro. Sono questi i numeri del nubifragio che, inaspettatamente quell’infausto giorno di inizio estate si è abbattuto sul territorio del capoluogo provinciale interessando particolarmente, nella fascia collinare intermedia, il centro abitato di Longobardi e, lungo il litorale, Bivona, con l’area industriale di Portosalvo, nonchè circoscritte zone di Rosanna De Lorenzo ALLUVIONE la Camera di Commercio a sostegno delle Imprese Il 3 luglio 2006 un violento nubifragio si è abbattuto su parte della provincia vibonese. Gravissime le conseguenze per le abitazioni civili e le imprese che operano nell’area di Vibo Marina, Bivona e Portosalvo. L’Ente camerale, in prima linea nella gestione dell’emergenza, ha quantificato in 84 milioni di euro i danni subiti dal sistema produttivo locale. 36 novembre/dicembre 2006 di Vibo Varina. Fortunatamente, e in maniera meno devastante, nell’intera provincia solo pochi altri Comuni hanno subito gli effetti del fenomeno atmosferico. Un fiume di fango, scendendo dalla montagna, ha travolto, nella sua corsa a valle, quanto ha trovato lungo il suo percorso: vegetazione, massi, autovetture e… uomini, inondando abitazioni fino a un livello tale da distruggere interi arredi e corredi. Immediatamente intuibile la portata dei danni a popolazione e imprese. Per la prima inagibilità di alloggi e disagi negli standard minimi di vita quotidiana; per il sistema economico una produttività rallentata o addiritNella foto grande la zona alluvionata di Vibo Marina dopo il nubifragio del 3 luglio 2006. In alto, le strade di Bivona coperte di fango (archivio Il Piccolo Vibonese).A sinistra, il tratto di costa interessato dall’evento atmosferico. novembre/dicembre 2006 37 tura bloccata dal grave, e in alcuni casi totale, pregiudizio per strutture, impiantistica e strumentazione così come per lavorati, semilavorati e scorte. Una situazione di emergenza gestita nell’immediatezza dalla Protezione civile, di concerto con le autorità locali e con l’ausilio di numerosi volontari, primi fra tutti gli stessi abitanti delle zone alluvionate. Il presidente del Consiglio dei Ministri Romano Prodi, il giorno successivo, 4 luglio, è a Vibo Valentia per testimoniare la presenza fattiva del Governo, intanto con uno stanziamento iniziale di 5 milioni di euro a cui fanno seguito, con successive ordinanze, la dichiarazione dello stato di emergenza e la determinazione dei criteri di intervento. Vana è risultata l’attesa per la dichiarazione dello stato di calamità, reclamata da pubblico e privato stante le proporzioni del disastro, dichiarazione che avrebbe di sicuro garantito interventi e benefici più rispondenti alle esigenze del territorio. La gestione dell’emergenza viene attribuita al Governatore della Calabria, Agazio Loiero, quale Commissario delegato. Questi individua i soggetti attuatori in Comune, Provincia e Camera di Commercio, con competenza rispettivamente l’uno sulla popolazione civile, l’altra per le infrastrutture, e l’ultima per la puntuale ricognizione e quantificazione dei danni alle attività produttive, fissando al 31 luglio la conclusione delle operazioni con la redazione di appositi elenchi contenenti la sommaria descrizione delle pratiche ed una proposta dell’ammontare della somma da liquidare a titolo di acconto. Fin qui una sommaria cronologia di azioni e procedure, da intervallare con le iniziative che i soggetti attuatori hanno posto in essere per una più razionale presenza istituzionale. In particolare la Camera di Commercio, per quanto di competenza, dopo una prima fase di monitoraggio e di costanti e continui contatti soprattutto con le altre autorità locali, regionali e nazionali, nonché con i rappresentanti delle associazioni di categoria e la Protezione civile, ha inteso partecipare la sua solidarietà e il suo sostegno con due atti immediati e concreti. All’indomani del nubifragio, infatti, la Giunta camerale ha deliberato lo stanziamento di 200 mila euro, «Questo nella convinzione – chiarisce il presidente della Camera di Commercio Michele Lico – che in casi del genere si è moralmente e responsabilmente chiamati, ognuno per propria competenza e capacità finanziaria, a concorrere tangibilmente e in tempi rapidi alla riorganizzazione di un territorio e 38 novembre/dicembre 2006 di un’economia fortemente provata da carenze di competitività. È pur vero, però, che la tempestività negli interventi, anche in tali situazioni di emergenza, deve essere pregiudizialmente sostenuta da una pianificazione logica e razionale, tanto più efficace quanto più concertata e condivisa tra le forze istituzionali, in modo da rendere rapide ed efficaci azioni urgenti da, però, inserire in un contesto di programmazione a medio e lungo termine». È l’obiettivo di fondo del Tavolo Tecnico di Concertazione a cui la Camera di Commercio chiama le forze politiche, sociali, sindacali, le associazioni di categoria, gli ordini professionali, soggetti pubblici e privati. Per proporre in via immediata e verso la propria sede la costituzione di un centro di coordinamento per l’assistenza alle imprese, nonchè di sostenere la costituzione del “Comitato delle Attività Produttive e Professionali Alluvionate” per interagire con le autorità competenti supportandole in scelte e valutazioni. Si organizza così il Centro Operativo Alluvione presso l’Ente camerale, un punto di coordinamento dove una task force composta da personale interno e da rappresentati delle categorie economiche, giornalmente, ciascuno nella propria postazione, assicura all’utenza puntuali e precise risposte per i settori Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura. A questi si affianca lo Sportello Tecnico degli ordini e dei collegi professionali (commercialisti, architetti, avvocati) per l’assistenza tecnica, fiscale e aziendale. Un servizio completato dall’attivazione di un numero verde, anche per consentire eventuali contatti preliminari o superare particolari disagi di mobilità. «Ci siamo adoperati organizzando in tempi rapidissimi questo centro di coordinamento presso la sede camerale - ha spiegato il presidente dell’Ente, Michele Lico - per una gestione più razionale dell’emergenza, affinché, seguendo un’interpretazione univoca dell’ordinanza del Commissario delegato all’emergenza, tutti gli operatori economici e le categorie interessate potessero attivare senza ritardo e correttamente le procedure previste per il ristoro dei danni subiti. Dal canto nostro, faremo il possibile perché ai disagi del nubifragio non debbano aggiungersi quelli della burocrazia, attivandoci per consentire in tempi rapidi la ripresa a regime delle attività economiche ora ferme o rallentate, anche in funzione di una complessiva e concertata gestione dello sviluppo dell’economia locale». Concertazione e condivisione: è questa l’unica metodo- logia per il recupero e il rilancio del territorio. Quanto accaduto a Vibo Valentia lo scorso 3 luglio evidenzia con maggior rigore come economia e territorio facciano parte di un binomio inscindibile, un tandem in cui il valore espresso dall’uno si confonde nell’altro, in un legame da consolidare con un’adeguata amministrazione delle risorse. Risorse che per la provincia di Vibo Valentia sono costituite, tra le altre, dal Porto di Vibo Marina da rivalutare nella sua vocazione di scalo turistico e commerciale e nella sua potenziale funzione di “porta sul Mediterraneo”; dal turismo e attività connesse, dalla logistica alla cultura, dall’agroalimentare ai servizi, dall’artigianato all’ambiente; e ancora: dalle aree industriali di Portosalvo, sede di alta tecnologia metalmeccanica, di agroalimentare di qualità e di cantieristica nautica, così come dal Distretto Industriale di Maierato. Risorse da valorizzare con interventi specifici che hanno come denominatore comune la ridefinizione e il potenziamento della rete di collegamento stradale. Senza la riqualificazione di infrastrutture materiali come il Porto, la ferrovia, il sistema di collegamento viario, e immateriali come i servizi, le telecomunicazioni e l’energia non sarà possibile garantire adeguata gestione del territorio nel rispetto delle sue precise vocazioni. La gestione dell’emergenza, quindi non per il ripristino dell’esistente, ma per una programmazione di sviluppo a più ampio respiro. «In questo contesto credo sia un nostro preciso dovere avviare un Nuovo Patto per Vibo - sostiene con decisione il presidente della Camera di Commercio -. Una concertazione attenta ad una ricostruzione protesa al rilancio. Il sistema imprenditoriale in questa occasione ha mostrato un forte scatto d’orgoglio, facendo fronte all’emergenza con proprie risorse economiche e umane, ripristinando standard produttivi seppur minimi a tutela estrema di produttività e occupazione. Ma questo non basta, occorrono misure straordinarie che vanno ben oltre quelle ad oggi adottate dal governo centrale. Occorre anche un rinnovato sistema di rete istituzionale che faccia delle alleanze metodo e contenuto di ogni azione. Su questo si misura la responsabilità e la capacità delle istituzioni di superare l’emergenza e riscattare il territorio per renderlo protagonista di nuovi e più innovativi processi di sviluppo competitivi». Nella foto, gli effetti dell’alluvione del 3 luglio 2006 sul tratto di costa interessato. novembre/dicembre 2006 39 Una strategia condivisa per lo SVILUPPO LOCALE di Andrea Lanza Percezione dei bisogni, valorizzazione delle risorse, analisi delle criticità, individuazione dei canali di investimento. La cartina della Provincia di Vibo Valentia. Nella pagina a fianco, la sede del Parlamento Europeo a Bruxelles. 40 novembre/dicembre 2006 P roviamo ad essere sinceri: il fatto che la provincia di Vibo risultasse agli ultimi posti quanto a reddito pro capite nell’ambito dell’Europa dei 15 lo potevamo, in fondo, anche accettare. Nel senso che stare in coda in una classifica1 comprendente ai primi posti aree quali le zone metropolitane di Londra, Lussemburgo, Parigi, Amburgo, Monaco di Baviera, Milano, Bruxelles e via di seguito, ci può anche stare. Ciò che forse un po’ ci ha sorpreso è verificare che la posizione della nostra provincia è rimasta più o meno invariata...in coda alla classifica, nonostante l’Europa si sia ampliata da 15 a 25 stati membri accogliendo nell’Unione alcuni paesi dell’Est dal recente sviluppo economico, dopo settanta anni di sottomissione al socialismo sovietico, tra cui Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria, Croazia e Slovenia, Estonia e Lettonia. In sostanza il fatto che alcuni di questi nuovi membri dell’UE presentassero province dalle performance macroeconomiche migliori delle nostre ha costituito una sorta di doccia fredda, che potrebbe però essere salutare se sarà utile a identificare un rimedio al ritardo di sviluppo del nostro territorio. È ovvio rimarcare - ma è bene rimarcarlo lo stesso - che il rimedio non consiste nell’identificare i responsabili di alcunché. Il perché del nostro ritardo è facilmente identificabile nell’assoluta mancanza di una strategia di sviluppo condivisa per il Sistema Territoriale della Provincia di Vibo. Negli ultimi venti anni ci siamo affidati alle taumaturgiche virtù economiche del turismo, peraltro senza progettarne una traiettoria strategica - di massa o d’elite? - ma confidando nell’autoorganizzazione degli operatori. Eppure, l’allargamento dell’Unione Europea ci suggerisce - se manteniamo l’umiltà necessaria - una possibile direzione di sviluppo, che poggi anzitutto sulla mobilitazione, con uno sforzo organico e sinergico, di tutte le energie della nostra Provincia, che non sono poche né trascurabili, e che le indirizzi verso una serie di obiettivi strategici. È quanto hanno fatto i paesi dell’Est di recente ingresso nell’UE, i quali hanno elaborato un piano strategico articolato su una serie di attività volte a promuovere le proprie risorse, ovvero ad attrarne di nuove dall’estero, il tutto dentro la cornice di un piano di incentivi fiscali. Quali possono essere i pilastri per un piano di sviluppo del Sistema Territoriale Vibonese? Non credo esista una risposta agevole a questa domanda, e in fondo me ne preoccuperei se vi fosse una risposta facile perchè non saprei spiegarla, come cittadino prima ancora che come studioso di sviluppo locale, il perché non siano stati adottati provvedimenti con essa coerenti. Le esperienze positive al riguardo indicano che le traiettorie di sviluppo non poggiano quasi mai su scelte preconcette, bensì puntano a rendere disponibili gli ingredienti per una ricetta di sviluppo che possa essere coronata da successo. Una ricetta così identificata dovrebbe comprendere alcuni elementi di base, tra i quali: a) l’ascolto del territorio, al fine di cogliere le percezioni e le impressioni di imprese, residenti, politici, rappresentanze e fruitori vari di servizi, in modo che quale che sia la traiettoria di sviluppo prescelta, questa non incrini la coesione sociale; b) l’identificazione delle risorse di valore già presenti sul territorio, al fine di promuoverle e valorizzarle; c) la ricognizione dei punti di debolezza, al fine di creare e/o attrarre le risorse in grado di migliorarli; d) l’identificazione delle risorse finanziarie disponibili su scala regionale, nazionale e europea, in modo da aumentare nella massima misura possibile la probabilità che i progetti di sviluppo trovino attuazione. Vi è poi un ulteriore ingrediente che, per analogia culinaria, dovremmo identificare nel lievito, vale a dire la capacità di qualsiasi sistema territoriale di dotarsi di una regia locale autorevole e indipendente in grado di garantire interlocuzione certa e diretta in tempi certi a tutti quei soggetti e enti esterni al territorio che sarà, molto probabilmente, necessario coinvolgere. E sulla capacità della nostra provincia di dotarsi di tale ‘lievito’ si giocherà il successo di qualsiasi piano di sviluppo territoriale. 1. I dati relativi all’economia delle regioni europee sono disponibili sempre e gratuitamente on line sul sito dell’enciclopedia virtuale Wikipedia (http://en.wikipedia.org) e sul sito dell’International Monetary Fund nella sezione relativa al World Economic Outlook (www.imf.org). novembre/dicembre 2006 41 AMBIENTE valore aggiunto di Silvestro Greco dello sviluppo I l sistema produttivo spesso vede il rispetto della natura come un ostacolo all’espansione economica. Stereotipo negativo, questo, superabile attraverso un equilibrato e saggio salto culturale, mirato a dimostrare, invece, che un’attività può essere parimenti efficiente anche quando il processo produttivo tien conto della tutela dell’ambiente. Una maggiore tutela dell’ambiente, infatti, pone le basi per una nuova visione produttiva e competitiva delle imprese. Ambiente, dunque, non come fonte di materie prime o quale vincolo limitante le opportunità di sviluppo. Ambiente quale vera chiave di successo nell’attività di impresa ed autentico valore aggiunto nello sviluppo sostenibile. Solo di recente si sono avuti segnali in questo senso, anche se meramente attribuibili all’emergere di nuove esigenze di marketing, piuttosto che vere e proprie manifestazioni di cambiamento delle logiche produttive e competitive. Porre attenzione all’ambiente significa, dal punto di vista dell’impresa: ottenere una serie innumerevole di vantaggi, di costo e di differenziazione; incrementare il proprio know-how, proiettandolo verso una evoluzione della cultura aziendale; disporre di uno strumento prezioso per migliorare la competitività e la penetrazione dei prodotti anche in settori maturi o in declino. Tutto ciò implica alcune considerazioni di fondo: profitto e tutela dell’ambiente non sono fattori contrastanti; il ruolo dell’ambiente, quale risorsa per le imprese, è destinato a crescere e ad essere esaltato adottando un approccio ecologico mirato alla competitività; la struttura aziendale deve subire mutamenti ed integrazioni tali da adeguarsi al nuovo approccio; le aziende che hanno sperimentato l’approccio ecologico hanno già ottenuto interessanti ritorni in termini di profittabilità e immagine al punto da percepirne la rilevanza strategica. Il rapporto tra ambiente naturale ed economia è sempre esistito ed è sempre stato molto forte. Ciò che deve ancora perfezionarsi è la modalità di questo legame. Per grandi linee, la relazione ambiente-economia si può suddividere in tre fasi principali: • Prima fase - L’ambiente è considerato sostanzialmente fonte illimitata di risorse. Dunque, ambiente quale elemento da sfruttare per ottenere la massimizzazione dei profitti e del benessere. • Seconda fase - L’ambiente è fonte di preziose risorse, ma ad esso ci si orienta attraverso una maggiore tutela. Necessaria, a tal scopo, sarà l’emanazione di una serie di provvedimenti e l’adozione di iniziative, che impongono soprattutto - a prescindere dalla loro efficacia - vincoli alle diverse attività umane. • Terza fase - È il sistema produttivo nel suo complesso che percepisce l’esigenza di una maggiore tutela dell’ambiente, fortemente stimolato anche dai consumatori, sempre più sensibili a questioni di stampo ecologico. È in questo specifico stadio che l’ambiente viene considerato realmente come una risorsa strategica, potenzialmente fonte di vantaggi competitivi, massimizzati in una prospettiva di lungo periodo. Allo stato attuale, la seconda e la terza fase coesistono, e ciò deriva fondamentalmente dal sovrapporsi di una serie di fattori che ritardano (o addirittura ostacolano) l’adozione di un approccio maggiormente eco-compatibile. Si tratta per lo più di fenomeni di resistenza al cambiamento legati al grado di maturità culturale del sistema e della singola impresa. Ad un primo livello (sistema) interventi atti a spingere verso il cambiamento sono assai complessi, considerato l’alto numero delle persone coinvolte e la difficoltà di modificare i fondamenti su cui per decenni il sistema economico ha poggiato saldamente le sue basi. Più facilmente praticabile è, invece, il nuovo orientamento ad approcci più “verdi”, da parte delle singole imprese (secondo livello) che, superate le inerzie interne alla propria struttura, possono decidere di innestare processi di tipo “centrifugo” dei costi produttivi ed organizzativi derivanti dall’adozione di uno stile aziendale eco-compatibile. Costi, ovviamente, molto alti, che costringono l’impresa a sostenere notevoli sforzi sotto l’aspetto finanziario e dal punto di vista della programmazione più accurata dei flussi monetari che ne derivano (i cui benefici, tra l’altro, si manifesteranno solo in un intervallo piuttosto esteso); sforzi dovuti anche a difficoltà tecnologiche, poiché l’adozione di un approccio eco-compatibile può richiedere l’implementazione di particolari tecnologie che possono far sorgere problemi di integrazione e di compatibilità con la realtà aziendale. Da non sottovalutare è, poi, un altro aspetto: la possibile mancanza di tale tecnologia e quindi la richiesta all’impresa di un ulteriore sforzo in termini di ricerca, di risorse economiche, di tempo (e perciò anche di maggiore incertezza-rischiosità). Tanti e variegati, dunque, gli ostacoli da superare per adottare un approccio in cui l’ambiente è tutelato nello svolgimento dell’attività di impresa. Ostacoli che, però, una volta eliminati, rendono questa soluzione fonte di opportunità e di vantaggi tali da costituire nel medio termine una scelta pressoché obbligata per competere efficacemente sui mercati. Nella fato, uno scorcio del Lago dell’Angitola novembre/dicembre 2006 43 di Raffaella Gigliotti TONNO CALLIPO campione del Made in Italy 44 novembre/dicembre 2006 P artita importante, quella giocata e vinta dalla Tonno Callipo nella sede più autorevole dell’imprenditoria italiana. Un match point prestigioso per l’azienda ed il suo titolare, per la provincia di Vibo Valentia e la sua Camera di Commercio. 12 maggio 2006. Giornata dell’Economia, promossa per il quarto anno consecutivo dall’Unione Nazionale delle Camere di Commercio Italiane. Nella suggestiva cornice della Sala Adrianea degli Orti Sallustiani, quattordici imprenditori, tra i circa 300 segnalati dalle Camere di Commercio di tutta Italia, sono stati premiati da Unioncamere, per dare un riconoscimento alla capacità di fare impresa. Solo due i premi assegnati ad aziende del Sud: delle due la Giacinto Callipo Conserve Alimentari Spa, che si è aggiudicata l’ambito premio “Impresa Longeva e di Successo” per il Settore Industria. La Callipo ha 93 anni ed il timone dell’azienda è ben saldo nelle mani della quarta generazione della famiglia. La prima azienda in Calabria (e tra le prime in Italia) ad inscatolare il pregiatissimo Tonno del Mediterraneo, pescato con il sistema delle tonnare fisse, il più attento alla salvaguardia della specie. Oggi la Callipo vanta una produzione media annua di 70.000 tonnellate. Con oltre 180 dipendenti ed una capacità produttiva annua di circa 15.000 tonnellate, commercializza in Italia il 92% della produzione, mentre il restante 8% viene distribuito nei paesi europei, quali Austria, Francia, Inghilterra, Germania, ed extraeuropei, tra cui Canada, Australia, Stati Uniti e Giappone. Da oltre 10 anni gode dell’autorizzazione della Food & Drug Administration per l’esportazione negli Usa. Dal 1996 adotta il sistema di autocontrollo Haccp sui rischi igienico-sanitari. A ritirare il premio Filippo Callipo, Amministratore Unico dell’impresa, accompagnato dal figlio Giacinto, ed il Presidente della Camera di Commercio di Vibo Valentia Michele Lico. Significativa la motivazione data da Callipo al riconoscimento conferitogli: «Dedico questo premio per la longevità ai miei avi, che sono ancora oggi il marchio distintivo dell’azienda, e dai quali ho assimilato la passione per la qualità e la forte dedizione al lavoro. Ma soprattutto, dedico questo riconoscimento ai miei collaboratori, che quotidianamente contribuiscono al successo dell’azienda, attraverso la condivisione degli obiettivi, con impegno serio ed autentica professionalità». «È un momento d’orgoglio - ha detto il Presidente Lico nel suo intervento - la premiazione di questa impresa, per la provincia di Vibo Valentia e per la Calabria. Un segnale forte di come, anche in una regione come la nostra, che manifesta ancora consistenti fattori di divario tra il Nord ed il Sud del Paese, le imprese crescono, si affermano e si distinguono nel panorama italiano con successo. La Callipo, dunque, è l’esempio di una impresa solida, una impresa del Sud, che ha trovato nella tenacia e nella capacità imprenditiva di chi la guida la forza per dimostrare che anche da noi la qualità è perseguibile. È l’esempio di una imprenditoria testarda che, a costo di sacrifici abnormi, insegue spasmodicamente l’ambizioso traguardo dell’eccellenza». Nella foto grande, il momento della premiazione: sul palco, da sinistra, Michele Lico e Filippo Callipo. Sopra, la squadra di volley Tonno Callipo che milita in serie A novembre/dicembre 2006 45 Piccoli ARTIGIANI crescono di Enrico De Girolamo Con il progetto “Intraprendere” la Provincia di Vibo Valentia promuove la nascita di nuove imprese nel settore dell’artigianato. In collaborazione con le associazioni di categoria e con Artigiancassa viene finanziato l’investimento iniziale attraverso l’erogazione di mutui a tasso agevolato garantiti dall’Amministrazione provinciale. U n plafond complessivo di un milione e 400.000 euro messo a disposizione da Artigiancassa per erogare prestiti a tasso agevolato fino ad un massimo di 60.000 euro, garantiti dalla Provincia, a favore dei giovani vibonesi che intendano avviare un’attività imprenditoriale. Sono questi i numeri di Intraprendere, il progetto finalizzato a promuovere la nuova imprenditoria nel settore dell’artigianato, ideato e varato dall’Amministrazione provinciale di Vibo Valentia, in collaborazione con Artigiancassa e le associazioni di categoria del comparto. Il progetto scaturisce dalla constatazione che uno dei maggiori ostacoli che impediscono la nascita di nuove imprese risiede proprio nelle difficoltà di accesso al credito bancario, soprattutto per chi deve partire da zero. Un ostacolo che spesso diventa insormontabile per i giovani, costretti a riporre nel cassetto la propria idea imprenditoriale a causa della mancanza di fondi. Con l’obiettivo di offrire una risposta concreta a questo problema, favorendo contestualmente nuove esperienze professionali in grado di contribuire allo sviluppo del sistema economico locale nel suo complesso, la Provincia di Vibo Valentia ha siglato a suo tempo una convenzione con Artigiancassa, Fidart Calabria, Cna, Confartigianato e Casartigiani, finalizzata alla realizzazione di questo progetto. L’intesa stabilisce i termini della collaborazione tra l’Amministrazione provinciale ed i partner coinvolti, attribuendo alle associazioni degli artigiani il compito di valutare le singole idee imprenditoriali, con un coinvolgimento diretto nella fase di istruttoria delle pratiche. Ad Artigiancassa - istituto di credito specializzato nel sostegno all’imprenditoria minore e artigiana - spetta invece il compito primario di erogare materialmente i prestiti. Provincia di Vibo Valentia Nella sostanza, i giovani intenzionati ad avviare un’attività di tipo artigianale possono rivolgersi allo sportello “Intraprendere” (attivo nella sede dell’Amministrazione provinciale), per esporre il proprio progetto. Superato questo approccio iniziale, che consiste in un breve colloquio per saggiare le motivazioni e lo spessore dell’idea imprenditoriale, l’aspirante imprenditore viene guidato nella redazione della domanda per l’accesso ai finanziamenti. Una volta recepite e protocollate dalla Provincia, le richieste vengono trasmesse ad un Comitato tecnico formato da rappresentanti delle associazioni di categoria coinvolte, che verifica, attraverso parametri rigorosamente oggettivi, l’aderenza dell’idea imprenditoriale proposta alle caratteristiche proprie dell’attività artigiana. Dopo questa prima scrematura, il Comitato tecnico supporta i candidati nella stesura del business plan, che deve necessariamente corredare l’istanza di finanziamento. A determinare il punteggio per la graduatoria finale concorrono una serie di criteri di premialità. Più favoriti, ad esempio, sono i progetti presentati da donne, disabili e soggetti socialmente svantaggiati (8 punti) oppure quelli aderenti a un determinato settore, come l’artigianato artistico (6 punti). Tra le premialità previste, però, quelle che assicurano l’attribuzione di un punteggio maggiore sono relative alle ipotesi di successione d’impresa (16 punti, ma esclusivamente nell’ambito dell’artigianato artisticotradizionale) e di creazione di un’attività non presente nel panorama produttivo locale (12 punti). Anche l’impiego di risorse proprie determina una posizione di vantaggio nella graduatoria finale: da un minimo di 4 punti, attribuiti a quei progetti che prevedono l’impiego di fondi propri fino al 20 per cento del finanziamento complessivo, fino a un massimo di 8 punti per chi è pronto a metterci di tasca propria almeno il 40 per cento del totale necessario. A parità di punteggio e nell’ottica di una procedura “a sportello”, quindi senza l’apertura di un bando al quale aderire nei limiti di un determinato arco temporale, prevale l’ordine cronologico di accettazione delle domande. Istruite le istanze e stilata la graduatoria finale in base alle premialità previste, l’ultima parola spetta ad Artigiancassa, che ha l’onere di erogare materialmente il prestito al tasso agevolato del 2 per cento. Dal canto suo, la Provincia, oltre a finanziare l’abbattimento del tasso d’interesse, garantisce i crediti concessi fino all’80 per cento dell’importo totale. In soldoni, Intraprendere prevede che per ogni idea imprenditoriale ritenuta conforme alle finalità dell’iniziativa, sia possibile erogare fino a 50.000 euro, soglia elevabile a 60.000 euro nel caso di imprese costituite in forma societaria, consortile o cooperativistica, oppure qualora l’iniziativa individuale sia proposta da soggetti appartenenti alle categorie protette. Il finanziamento può essere richiesto in tre diverse tranche e deve essere restituito in un arco temporale di cinque anni. Ipotizzando, quindi, un’erogazione media di 30mila euro a progetto, sarà possibile finanziare la nascita di circa 50 nuove imprese, con il relativo indotto occupazionale. Fino alla pausa estiva, le domande pervenute e trasmesse al comitato tecnico per la relativa istruttoria sono state 45, di cui 36 presentate da uomini e 9 da donne. L’età media dei richiedenti è di circa 33 anni, sebbene non esista un limite d’età per l’ammissione delle domande, mentre i settori di attività prevalenti riguardano l’agro-alimentare ed i servizi, anche se non mancano istanze relative al settore dei trasporti e a quello manifatturiero. Oltre a favorire la nascita di nuove attività imprenditoriali, Intraprendere punta anche a favorire il ricambio generazionale, che rappresenta una delle principali problematiche del comparto artigiano. Non a caso, infatti, tra le premialità previste, la più efficace in termini di punti assegnati è proprio quella relativa alla successione di impresa, che, come accennato, determina un incremento di 16 punti. Una volta ottenuto il prestito, la Provincia ed i partner coinvolti continueranno a monitorare per almeno due anni le aziende avviate, affinché vengano rispettati gli obiettivi dichiarati nei progetti e siano scongiurati rischi di chiusura. novembre/dicembre 2006 47 SCHEMA DEL BUSINESS PLAN CONDIZIONI E MODALITÀ DEL FINANZIAMENTO • • • • • • • • 48 Destinatari: aspiranti imprenditori senza limiti di età Importo: 50.000 euro, elevabile a 60.000 in caso di impresa costituita sotto forma societaria, di consorzio, cooperativa o se promossa da soggetti appartenenti alle categorie protette o da donne Erogazione: fino ad un massimo di 3 tranche Tasso: variabile pari all’Euribor + 2,80 % - 2 % (abbattimento finanziato dalla Provincia) Durata mutuo: massimo 5 anni Rimborso: rate mensili, trimestrali o semestrali posticipate Garanzia pubblica: Provincia di Vibo Valentia (80 per cento del finanziamento erogato) Penale per estinzione anticipata del mutuo: 2 per cento dell’importo rimborsato novembre/dicembre 2006 • • • • • • • • • • • L’idea imprenditoriale La motivazione dell’idea imprenditoriale Gli obiettivi del progetto Il prodotto/servizio offerto (caratteristiche ed elementi di differenziazione) Definizione del mercato di interesse (dimensioni, clienti, posizionamento e prospettive di sviluppo) Analisi della concorrenza e punti di forza rispetto ai concorrenti I fornitori Promozione e vendite La forma giuridica, la compagine sociale, i dipendenti Il patrimonio Il programma degli investimenti Il piano di copertura degli investimenti Lo stato patrimoniale preventivo Le previsioni economiche e finanziarie • Il conto economico previsione su tre anni • Il piano finanziario con analisi dei flussi di cassa per 6 mesi/1 anno Provincia di Vibo Valentia LE PREMIALITÀ PREVISTE DA INTRAPRENDERE Successione d’impresa (solo per settore artistico-tradizionale) punti 16 Iniziative promosse da donne, disabili e soggetti svantaggiati punti 8 Settore d’attività Tradizionale Servizi generici alla persona Manifatturiero Informatica-internet-elaborazione dati Agroalimentare Artistico tradizionale max punti punti punti punti punti punti punti 6 1 2 3 4 5 6 Impiego risorse proprie Fino al 20 per cento Dal 20 al 30 per cento Dal 30 al 40 per cento Dal 40 al 50 per cento max punti punti punti punti punti 8 4 5 6 8 Priorita’ territoriale Attività già esistente Attività non esistente sul territorio max punti 12 punti 4 punti 12 A parità di punteggio si tiene conto del numero di protocollo delle domande Il PATTO territoriale dalle origini a oggi a cura di Pasquale Barbuto Domenico Borello Amministratori delegati Vibo Sviluppo Il Patto Territoriale per la provincia di Vibo Valentia nasce nel dicembre del 1994 per iniziativa degli imprenditori, dei sindacati e della Camera di Commercio. Nella prima bozza già furono ipotizzati i modi dello sviluppo della nuova Provincia di Vibo Valentia, istituita nel 1993, ma diventata pienamente operativa soltanto all’inizio del ‘96. I l Patto Territoriale di Vibo Valentia è stato uno dei primi Patti approvati in Italia ed il primo in Calabria. Nel momento in cui si è costituito c’era molta incertezza sulle modalità di attuazione di questo strumento e sul metodo da utilizzare: in un’area in cui i soggetti sperimentavano per la prima volta il reciproco confronto e la negoziazione non è stato semplice convincere i diversi Enti ad aderire al Patto Territoriale e, soprattutto, far capire loro cosa il Patto fosse. Non avendo alcun modello di riferimento, né alcuna esperienza precedente a cui ispirarsi i soggetti locali si sono trovati per la prima volta a concertare lo sviluppo in una fase in cui lo strumento non aveva ancora caratteri definiti e la normativa era imprecisa e incerta. I promotori del Patto Territoriale attraverso numerosi incontri hanno progressivamente definito le linee di sviluppo del territorio ed individuati i principali obiettivi. Il raggiungimento di alcuni risultati ha via via acceso l’interesse di quanti avevano dimostrato scetticismo e diffidenza. Il primo Patto Territoriale è stato finanziato dal Cipe con Delibera del 23 aprile 1997, che assegna contributi a fondo perduto al Patto Territoriale di Vibo Valentia per 84 miliardi di vecchie lire a fronte di investimenti pubblici e privati per 99 miliardi di vecchie lire inerenti la realizzazione di 26 progetti imprenditoriali e 3 progetti infrastrutturali. Il Patto si avvia concretamente con l’emissione da parte del Ministero del Tesoro del Decreto n. 832/1998 e con l’emissione dei singoli Decreti di finanziamento. 50 novembre/dicembre 2006 provincia, gestiti dalla società Vibo Sviluppo SpA, hanno consentito di erogare 56 milioni di euro di contributi (centotto miliardi circa di vecchie lire) di cui 9 milioni nel solo anno 2005. Settantotto sono i progetti imprenditoriali completati mentre altri sette progetti sono in fase di attuazione. Nel 1999 la Vibo Sviluppo Spa diviene soggetto promotore del Patto Territoriale specializzato in turismo di Vibo Valentia e, successivamente, ne assume anche ruolo di Soggetto Responsabile Locale. Tale Patto prevede la realizzazione di 20 progetti imprenditoriali e cinque infrastrutturali con l’attivazione di investimenti per 87 miliardi di vecchie lire a fronte dei quali vengono concessi contributi a fondo perduto per 50 miliardi di vecchie lire. Nell’anno 2000 il Comitato per l’Occupazione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri individua il Patto Territoriale di Vibo Valentia quale strumento per risolvere la vertenza ex Nostromo e viene affidata alla Vibo Sviluppo la “mission” di reperire i finanziamenti ed individuare i soggetti imprenditoriali che ripristineranno i livelli produttivi ed occupazionali in precedenza assicurati dalla Nostromo. Nell’anno 2001, vista l’esperienza acquisita nella gestione degli strumenti della programmazione negoziata la concertazione locale individua la Vibo Sviluppo SpA quale Soggetto Responsabile Locale del Patto Territoriale specializzato in agricoltura di Vibo Valentia promosso dall’Amministrazione provinciale, che finanzia sessanta progetti imprenditoriali promuovendo investimenti per 56 miliardi di vecchie lire con la concessione di agevolazioni a fondo perduto per 33 miliardi vecchie lire. Oggi, dopo oltre dieci anni dall’avvio della prima esperienza della programmazione negoziata nella Provincia vibonese, i risultati non si sono fatti attendere. L’avvio e il successivo finanziamento di tre patti territoriali nella Nelle seguenti tabelle viene fornito un resoconto sullo stato di attuazione dei tre Patti territoriali e della rimodulazione del Patto di prima generazione. Dati assoluti - progetti imprenditoriali (Importi espressi in unità di euro) Patto generalista Progetti imprenditoriali Patto turismo Patto agricolo Patto ittico Totali 24 20 60 2 106 Investimenti previsti 36.330.677 36.247.011 28.897.313 17.609.114 119.084.115 Contributi previsti 29.517.061 18.141.065 17.471.897 12.407.887 77.537.910 17 18 43 78 Revoche e/o rinunce 4 2 14 20 Progetti in itinere 2 Progetti completati 3 2 7 Investimenti realizzati 26.559.000 28.575.600 21.955.000 11.138.254 88.227.854 Contributi erogati 17.778.000 14.396.000 11.149.000 7.828.123 51.151.123 Uno scorcio di Capo Vaticano, tra le principali località turistiche della provincia vibonese. novembre/dicembre 2006 51 Dati espressi in termini percentuali - progetti imprenditoriali Patto Patto Patto Patto ittico generalista turismo agricolo Progetti completati 70,83% 90,00% 71,67% 0,00% Investimenti realizzati 73,10% 78,84% 75,98% 63,25% Contributi erogati 60,23% 79,36% 63,81% 63,09% Programmi infrastrutturali (Importi espressi in milioni di euro) Patto generalista Patto turismo Patto agricolo Patto ittico Totali Infrastrutture previste 3 Investimenti previsti 8,780 Contributi previsti 8,780 Investimenti realizzati 5,267 5,267 Contributi erogati 5,267 5,267 5 8 - - Un Patto “Ben Avviato” Uno studio del ministero dell’Economia promuove il lavoro di Vibo Sviluppo. D a una Ricerca commissionata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione, d’intesa con il Ministero delle Attività produttive, Direzione Generale per il coordinamento degli incentivi alle imprese, con Cgil, Cisl e Uil e con Confindustria, nell’ambito del Pon “Assistenza tecnica e azioni di sistema” del Quadro Comunitario di Sostegno 20002006 denominata “La lezione dei Patti territoriali per la progettazione integrata territoriale nel Mezzogiorno” emerge una valutazione positiva del Patto Territoriale di Vibo Valentia che viene infatti considerato un Patto Territoriale “Ben Avviato”. Oggetto dello studio sono stati gli effetti dei Patti Territoriali sullo sviluppo locale delle aree interessate. In particolare, la ricerca ha la finalità di indagare sistematicamente i cambiamenti nel contesto socio-economico locale direttamente o indirettamente riconducibili all’esperienza avviata con il patto. Per quel che riguarda gli aspetti economici, l’attenzione è stata posta: a) sul grado di realizzazione delle iniziative previste (investimenti, occupazione); b) sull’interazione e effettiva integrazione tra le iniziative imprenditoriali e gli interventi infrastrutturali con creazione di esternalità; c) sui mutamenti intervenuti nelle tipologie di investimento delle imprese; d) sui mutamenti intervenuti nel funzionamento dei mercati (con particolare riferimento al mercato del lavoro e alla formazione professionale, all’emersione, ai rapporti di subfornitura, all’erogazione del credito, ecc.); Nella fato, gli approdi turistici nel porto di Vibo Marina e) sui mutamenti intervenuti nei rapporti con il contesto esterno, specie in relazione al “grado di attrattività” dell’area nei riguardi di nuovi investitori e clienti. Per quel che riguarda l’istituzione Patto, sono state indagate: il suo aspetto istituzionale interno, con particolare attenzione alla separazione e interazione fra stakeholders e managers; il ruolo dell’assistenza tecnica; la capacità dei patti di innescare una maggiore attitudine allo sviluppo di relazioni cooperative tra i soggetti pubblici e privati (capitale sociale), una visione condivisa dello sviluppo locale e un’accresciuta spinta alla progettualità locale, anche attraverso nuove iniziative, tra cui l’avvio di PIT o di altre esperienze con caratteristiche simili. Oltre alle caratteristiche strutturali del contesto economico e sociale, inoltre, sono stati considerati con attenzione il ruolo dei promotori, le modalità della concertazione tra i soggetti coinvolti e le sua evoluzione dalla fase di avvio a quella attuativa, le procedure di selezione dei progetti, le scelte organizzative perseguite nell’assetto delle società di gestione e nel loro funzionamento a regime. Per la scelta dei Patti Territoriali Ben Avviati sono stati utilizzati degli appositi indicatori volti a rilevare l’ “efficacia interna” del Patto lungo tre dimensioni: 1. prestazioni; 2. partenariato; 3. caratteristiche del progetto. Per quanto riguarda la prima dimensione si è fatto riferimento alla prestazione iniziale dei Patti, intesa come rapidità nell’avvio e nella implementazione delle iniziative programmate. Per i patti nazionali, è stato elaborato un indice di attivazione (velocità di attivazione delle erogazioni e delle iniziative programmate) costruito a partire da due indicatori: 1) la percentuale di agevolazioni effettivamente erogate nel marzo 2002 in rapporto a quelle teoricamente erogabili (quest’ultima voce tiene conto dei mesi di operatività del patto, ovvero indica - con riferimento al tempo trascorso dal loro avvio - la quota di agevolazioni erogabile rispetto al totale, immaginando una equidistribuzione delle attività e delle erogazioni sull’intera durata del patto); 2) la percentuale di iniziative avviate sul totale di quelle ammesse al finanziamento, rapportata ai mesi di operatività del Patto. L’indice è dato dalla media dei valori normalizzati dei due indicatori. Per quanto riguarda la seconda dimensione sono state utilizzate le informazioni provenienti da una ricerca Iter-Sviluppo Italia (2000) su 47 dei 61 patti territoriali a cui fa riferimento la nostra indagine. In particolare si è fatto ricorso ai dati riguardanti il livello di mobilitazione/coinvolgimento degli attori locali durante le fasi iniziali della procedura e alla tipologia finale della ricerca che classifica i patti sulla base di tre distinti assi fattoriali: 1. consenso (che rileva l’esistenza o meno di una estesa mobilitazione, di una efficace concertazione, di una solida e stabile coalizione di attori locali, basata su rapporti di fiducia reciproca); 2. partecipazione (che rileva il grado di coinvolgimento, consapevolezza e interesse mostrato sia dagli imprenditori interni al patto che da quelli esterni); 3. integrazione (che rileva il grado di identificazione/ integrazione con il patto da parte degli imprenditori che vi hanno aderito). Per quanto riguarda la terza dimensione è stato fatto ricorso a delle proxy, ovvero ad indicatori più semplici, utilizzati in chiave prevalentemente descrittiva: 1) Per rilevare la focalizzazione del Patto e la specializzazione settoriale delle iniziative imprenditoriali, sono stati utilizzatii codici Ateco degli investimenti e alcune informazioni reperite dalla ricerca Iter-Sviluppo Italia (concernenti il settore trainante del patto e la vocazione economica di partenza dell’area). In altri termini, la concentrazione settoriale degli investimenti è stata assunta come indicatore dell’esistenza di un progetto organico, dotato di un fuoco preciso. 2) Per valutare la rilevanza delle iniziative imprenditoriali sono stati utilizzati dati sull’entità dell’investimento e dell’occupazione aggiuntiva in rapporto all’occupazione iniziale delle imprese. 3) Per valutare l’esistenza di impegni vincolanti tra le istituzioni e gli attori collettivi è stato utilizzato il numero dei protocolli d’intesa sottoscritti a livello locale, ricavati dalla ricerca Iter-Sviluppo Italia (2000). novembre/dicembre 2006 53 I PATTI TERRITORIALI “BEN AVVIATI” SELEZIONATI PER LO STUDIO Piemonte Veneto Toscana Emilia Romagna Abruzzo Puglia Basilicata Campania Calabria Sicilia 54 novembre/dicembre 2006 Canavese Rovigo Maremma, Grossetana Valdichiana Ferrara Teramo, Sangro Aventino Lecce, Foggia, Nord Barese, Ofantino Area Sud-Basil. Benevento, Napoli Nord-Est Vibo Valentia, Locride, Cosentino Caltanissetta, Simeto Etna, Alto Belice Corleonese Valori dell’indice di attivazione per i PTBA nazionali inclusi nella ricerca (valori compresi tra 0 e 1) Valore medio dei 32 patti del Sud: 0,6 AREA SUD-BASILICATA 0,7 LECCE 0,7 BENEVENTO 0,7 LOCRIDE 0,7 CALTANISSETTA 0,6 SIMETO ETNA 0,6 COSENTINO 0,6 TERAMO 0,6 FOGGIA 0,6 VIBO VALENTIA 0,7 Valore medio dei 19 patti del Centro-Nord: 0,3 CANAVESE 0,3 MAREMMA GROSSETANA 0,3 FERRARA 0,5 ROVIGO 0,5 VALDICHIANA 0,3 DA NOVE ANNI AL SERVIZIO DEL TERRITORIO Il 7 luglio 1997 è stato costituito il soggetto responsabile, la “Vibo Sviluppo SpA”, che ha assunto la forma di società per azioni a prevalente capitale pubblico. Oltre ai promotori del Patto la Vibo Sviluppo SpA è stata costituita con la sottoscrizione di alcuni Comuni, delle Comunità montane, di associazioni di categoria, di istituti bancari e finanziari, degli imprenditori ammessi al primo Patto Territoriale. Oggi, le 433 azioni emesse dalla società sono possedute da 15 soggetti pubblici e da 41 soggetti privati. In termini percentuali i soci pubblici possiedono il 74,36% del capitale sociale mentre i soci privati possiedono il rimanente 25,64%. La società si propone di operare quale soggetto responsabile del coordinamento e dell’attuazione del Patto Territoriale per lo Sviluppo della Provincia di Vibo Valentia e dei successivi protocolli aggiuntivi, secondo le finalità previste dalle deliberazioni del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica sulla disciplina dei Patti Territoriali. A tal fine la società, quali propri compiti istituzionali per il perseguimento delle finalità del Patto, ha quelli di: - rappresentare in modo unitario gli interessi dei soggetti sottoscrittori dello stesso Patto; - attivare risorse finanziarie per consentire l’anticipazione o il cofinanziamento di eventuali contributi statali, regionali e comunitari, ivi compresa la promozione del ricorso alle sovvenzioni globali; - attivare le risorse tecniche ed organizzative necessarie alla realizzazione del Patto e dei protocolli aggiuntivi; assicurare il monitoraggio e la verifica dei risultati; - verificare il rispetto degli impegni e degli obblighi dei sottoscrittori del Patto ed assumere le iniziative ritenute necessarie in caso di inadempimenti o ritardi; - verificare e garantire la coerenza di nuove iniziative con l’obiettivo di sviluppo locale a cui è finalizzato il Patto; - promuovere la convocazione, ove necessario, di conferenze di servizi; - assumere ogni altra iniziativa utile alla realizzazione del Patto. La società si pone, inoltre, l’obiettivo di promuovere lo sviluppo sociale, economico ed occupazionale attraverso la valorizzazione dei sistemi locali ad essa collegati in sinergia con gli strumenti di pianificazione territoriale e operando come organismo intermediario di piani, programmi, progetti e sovvenzioni nelle forme di intervento previste dalle normative comunitarie, nazionali e regionali. In tale ambito e con tale prospettiva sono stati avviati diverse attività tra le quali, quella dell’istituzione dello Sportello Unico d’Area per le Attività Produttive a valenza provinciale con il coinvolgimento dei cinquanta Comuni. OSSERVATORIO di Raffaella Gigliotti economico provinciale Rapporto 2006 Dopo tre anni la Camera di Commercio ripropone questo prezioso strumento di indagine sulle dinamiche e potenzialità del sistema economico locale. 56 novembre/dicembre 2006 L a Camera di Commercio di Vibo Valentia, dopo circa tre anni, ha riproposto l’Osservatorio Economico Provinciale. Il primo rapporto risaliva al 1995, poi sospeso dal 2003, per privilegiare le attività di monitoraggio ed analisi legate alla Giornata dell’Economia, promossa dall’Unioncamere nazionale. L’iniziativa è stata riattualizzata attraverso la preziosa collaborazione scientifica e l’esperienza dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne, che ha realizzato l’indagine con l’apporto dell’Ufficio Studi e Statistica camerale. L’Osservatorio ha come principale obiettivo quello di fornire una puntuale ed aggiornata informazione economica sui fenomeni che caratterizzano le dinamiche di sviluppo dell’economia locale e dei principali settori economici. Il Rapporto è stato progettato quale: • sistema di osservazione e di informazione, integrato, articolato, flessibile e permanente dell’economia locale in grado di offrire, a cadenza annuale, un primo nucleo informativo quali-quantitativo sull’andamento economico congiunturale e sulle dinamiche strutturali in atto nel sistema economico della provincia; • strumento di conoscenza a supporto delle politiche dei servizi alle imprese, dello sviluppo locale e delle scelte di localizzazione degli investimenti; • strumento di concertazione che promuove l’incontro tra i soggetti locali dello sviluppo, principali fruitori dell’informazione, e favorisce, quindi, il dibattito sui problemi, i programmi e le azioni a favore dello sviluppo del territorio provinciale. Così strutturato l’Osservatorio Economico Provinciale di Vibo Valentia, oltre ad essere di supporto all’attività di programmazione della Camera di Commercio, si rivolge alle associazioni imprenditoriali di categoria, alle organizzazioni sindacali dei lavoratori, agli enti locali ed alle altre pubbliche amministrazioni presenti sul territorio, al sistema creditizio, alle singole imprese. Il rapporto è stato presentato nel corso di un convegno svoltosi il 18 luglio scorso, a cui hanno partecipato autorevoli esponenti del mondo politico, economico e del lavoro. L’incontro ha rappresentato un momento di verifica dello stato economico del territorio a cui il presidente della Camera di Commercio Michele Lico ha voluto dare il valore aggiunto dell’analisi e delle proposte relativamente alla situazione conseguente al nubifragio che ha interessato la provincia, ed in particolare l’area del Comune capoluogo, il 3 luglio scorso. “Un nuovo patto per Vibo Valentia e la concertazione per il governo dello sviluppo”: questo propone Lico a istituzioni, parti sociali, associazioni di categoria, per superare le criticità consolidate e le nuove emergenze; un rinnovato slancio di sistema in una logica di programmazione responsabile, condivisa e partecipata. Nella sua relazione di apertura dei lavori, il presidente ha ribadito questo concetto e formulato proposte concrete: «L’idea - ha chiarito - è quella di attivare una programmazione condivisa e partecipata che, partendo dalla gestione delle emergenze, diventi costante nell’amministrazione ordinaria del territorio, sia nella fase della pianificazione di prevenzione, che di sviluppo sostenibile, nel segno dell’efficacia, della trasparenza e della legalità e comprensiva di tutti i settori, dalle infrastrutture ai trasporti, dal turismo al sociale, dal culturale al produttivo. Quanto è accaduto il 3 luglio scorso richiama ad una gestione responsabile del territorio, che abbandoni l’autoreferenzialità istituzionale, preludio di isolamento operativo, ed attivi un nuovo slancio nella concertazione di interventi che tengano conto della poliedricità degli interessi coinvolti. Concertazione e condivisione di azione, dunque, quale unica metodologia strategica a vantaggio del territorio. Ora, le istanze delle imprese vanno oltre il mero assistenzialismo, rivendicando una nuova idea di sviluppo, identificabile come “Modello Vibo”, un modello virtuoso di rinascita e di crescita del sistema imprenditoriale, capace di risolvere le criticità del presente e di ripartire verso nuove sfide con progetti innovativi e lungimiranti». Puntuale ed esplicita la rappresentazione dei dati dell’Osservatorio affidata a Giuseppe Capuano, responsabile dell’Area Studi e Ricerche del Tagliacarne, che per sintetizzare al meglio l’analisi della condizione economica della provincia ha evidenziato un insieme di “fatti stilizzati”1, ossia l’insieme degli elementi legati alle ten1. Il concetto di “fatti stilizzati” fu introdotto per la prima vota in letteratura da Kaldor (5 sono quelli introdotti dall’Autore) e che a quarant’anni dalla loro introduzione costituiscono ancora un utile riferimento. Per un approfondimento sul tema rimandiamo a: L. Boggio e G. Serravalli (1999), Sviluppo e crescita economica, McGraw-Hill Libri Italia Srl, Milano. novembre/dicembre 2006 57 PRINCIPALI INDICATORI DEL MERCATO DEL LAVORO SUDDIVISI PER GENERE NELLE PROVINCE CALABRESI ED IN ITALIA Anno 2005 (valori %) tasso di occupazione 15-64 anni denze non di breve periodo2; denominati “fatti” perché si fondano su dati certi, “stilizzati” perché si riferiscono alle tendenze di medio periodo: il ciclo favorevole dell’economia vibonese; un’economia sostenuta nel medio – lungo periodo dalla vivacità dell’agricoltura, dell’industria e dei servizi; la tendenza alla terziarizzazione “tradizionale” dell’economia; il “riposizionamento” del manifatturiero dovuto alla centralità delle imprese minori, al lento ma costante cammino verso l’internazionalizzazione delle imprese ed all’”ispessimento” strutturale e qualitativo del tessuto imprenditoriale; la crescente importanza del turismo; la buona dotazione “quantitativa” delle infrastrutture di trasporto; la criticità delle relazioni banche - imprese; la buona disponibilità di manodopera, con alti tassi di disoccupazione e con disparità in un’ottica di pari opportunità; il miglioramento relativo del valore aggiunto pro capite. Su questi “fatti” si è acceso il dibattito alla tavola rotonda, che ha visto autorevoli presenze in Nicola Adamo, assessore Regionale alle Attività Produttive, Franco Sammarco, sindaco di Vibo Valentia, Lidio Vallone, assessore provinciale, Giuseppe De Grano, direttore generale Regione Calabria Affari Interni ed Internazionali, Giorgio Santini, responsabile Cisl Nazionale Politiche Attive del Lavoro, del Mezzogiorno e dello Sviluppo del Territorio; Sandro Pettinato, dirigente Area Servizi Finanziari e Infrastrutture Unioncamere; Giuseppe De Bartolo, preside Facoltà di Economia dell’Università della Calabria. Tutti, richiamando in più momenti i concetti essenziali della relazione iniziale del presidente Lico, anche con i preziosi spunti offerti dal moderatore, il giornalista Francesco Kostner, si sono trovati concordi nell’analisi, nell’indicazione delle priorità e nel metodo della concertazione proposto dal presidente e con la necessità di pensare alla modernizzazione del territorio soprattutto adesso, in questa fase critica, per far sì che la ricostruzione segua un percorso non di ripristino di un esistente con acclarate criticità, ma un percorso logico di prospettiva e di sviluppo. Dall’Osservatorio, dunque, per partire dall’analisi di ciò che si ha e lavorare sulla competitività del territorio e sulla competitività delle imprese. Uno strumento che la Camera di Commercio di Vibo Valentia ha voluto riproporre per favorire la circolazione delle informazioni, la sistematizzazione di scambi reciproci, il confronto e l’interazione, per “fare sistema” nei processi di sviluppo dell’economia locale in una logica di programmazione condivisa e partecipata. Nella formulazione originale Kaldor indica addirittura fatti o tendenze secolari comunque di lungo periodo: N.Kaldor (1961), “Capital Accumulation and Economic Growth”, in Lutz, F.A., Hague, D.C., (a cura di), The Theory of Capital, MacMillan, pp.177-179. Sopra, un momento del convegno nel corso del quale è stato presentato il Rapporto 2006 dell’Osservatorio Economico Provinciale. 2. 58 novembre/dicembre 2006 tasso di attività 15-64 anni tasso di disoccupazione maschi femmine maschi femmine maschi femmine Cosenza 58,7 30,6 65,4 36,6 10,1 16,3 Catanzaro 59,7 31,1 68,6 38,9 12,8 20,1 Reggio Calabria 58,4 33,2 68,5 41,3 14,4 19,4 Crotone 55,7 23,8 64,7 29,6 13,7 19,4 Vibo Valentia 57,0 30,0 64,0 36,2 10,9 17,2 Calabria 58,4 30,8 66,7 37,7 12,2 18,2 ITALIA 69,7 45,3 74,4 50,4 6,2 10,1 Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati ISTAT INDICI DI DOTAZIONE INFRASTRUTTURALE DI TRASPORTO DELLE PROVINCE DELLA CALABRIA – 2004 (ITALIA = 100) Rete stradale Rete ferroviaria Porti Aeroporti Vibo Valentia 136,4 257,4 217,8 228,5 Reggio Calabria 105,3 118,1 236,9 91,2 Cosenza 109,7 89,8 41,2 11,4 Catanzaro 106,8 86,1 34,4 93,2 Crotone 60,5 18,5 86,8 91,3 Calabria 105,3 102,0 105,1 69,8 Fonte: Istituto Tagliacarne novembre/dicembre 2006 59 Un CASTELLO per museo a cura di Maria Teresa Iannelli Vincenzo Ammendolia Il maniero Normanno-Svevo che domina Vibo Valentia custodisce tesori millenari. In tre anni oltre 20mila visitatori hanno decretato il successo del “Vito Capialbi”. I Una delle sale principali del Museo Vito Capialbi l dibattito che si è sviluppato, a partire dagli anni Novanta, ha prodotto una profonda riflessione sulla funzione dei Musei nella società contemporanea. La tematica tende ormai ad individuare nella “formazione culturale” la più importante finalità del Museo. In Italia si sta affermando, quindi, un nuovo modo di vivere il Museo: come servizio di promozione culturale legato alle realtà territoriali e sociali. L’allestimento del Museo archeologico nazionale di Vibo Valentia, nell’attuale sede del Castello NormannoSvevo, è stata un’occasione importante per verificare sul campo la fattibilità di un Museo-Servizio. La sintonia attuata tra le diverse professionalità concorrenti nell’allestimento di questo Museo, ha prodotto il risultato voluto nella considerazione di realizzare un organismo flessibile, capace di comunicare con l’esterno attraverso un linguaggio semplice ed immediatamente percepibile; un’istituzione aperta, che interagisce con il pubblico e con il territorio, mediante una costante attività di formazione culturale. Il Museo, già fondato nel 1969, é intitolato a Vito Capialbi, illustre studioso ottocentesco, ed insigne archeologo vibonese ed è stato inaugurato nel 1995; la sua esposizione ricostruisce la storia della città greca attraverso i reperti rinvenuti nelle quattro aree sacre di Hipponion (le stipi in località Scrimbia, quella del Cofino, della cava Cordopatri, del Belvedere-Telegrafo); si segnalano per la loro ricchezza i materiali provenienti dalla stipe Scrimbia costituiti oltreché da vasi anche di grandi dimensioni, importati da Corinto, dall’Attica, da Rodi, anche da un grande numero di pezzi relativi ad armature (elmi, cinturoni, scudi e schinieri); oggetti, questi ultimi, evidentemente dono di guerrieri, che per la raffinatezza della lavorazione e dei particolari decorativi, testimoniano l’alto livello tecnico raggiunto dagli artigiani hipponiati, nella lavorazione del bronzo, già in età arcaica (VI sec. a. C.). Al piano terra sono i corredi della necropoli tra cui acquista notevole rilievo, una lamina in oro di piccole dimensioni, su cui é incisa un’iscrizione greca relativa al culto orfico; la laminetta, tra quelle rinvenute in Magna Grecia è la più completa nel testo, la più antica (risale alla fine del V/inizi del IV sec. a .C.) ed è l’unica proveniente da un contesto di scavo certo e indagato con metodo scientifico. novembre/dicembre 2006 63 L’esposizione, nel pieno rispetto del contenitore, realizza soluzioni didattiche innovative ed originali che si propongono come esempio di nuovi sistemi di comunicazione museali. Le vetrine, studiate nella forma trapezoidale a cristalli inclinati, per realizzare l’effetto “trasparenza”, riescono a dare la sensazione di un rapporto diretto e senza interferenze con i reperti osservati; all’interno delle stesse, l’assenza di ripiani in cristallo, sostituiti con basi parallelepipede e la disposizione dei reperti, rispondono al criterio di ricostruirne le modalità di ritrovamento. Così, nell’esposizione delle aree sacre, sono stati riprodotti in una stessa vetrina, e i cumuli di reperti e la commistione di vari oggetti costruiti con materiali diversi, rispecchiando l’uso greco di accumulare gran numero di ex voto (ceramica, oggetti in bronzo, statuette), in buche scavate nel terreno (favisse), di cui è esposta una ricostruzione, molto apprezzata dal pubblico. L’impegno di rendere didattica l’esposizione è stato costante e caratterizza tutto il progetto museale, tanto che ha determinato la ricerca e la conseguente realizzazione di soluzioni espositive nuove, caratterizzate soprattutto dalla loro semplicità e leggibilità; ad esempio gli elmi in bronzo sono sostenuti da sagome di plexiglas, tagliate come profili di teste umane, per dare l’immediata lettura del pezzo; i pinakes relativi al culto della dea Persefone, sono esposti come “quadretti” appesi secondo la modalità d’uso originale, disposti su tavolette riproducenti le stesse dimensioni, sulle quali sono state disegnate le parti mancanti della scena rappresentata. Di recente, è stato realizzato un percorso “tattile integrato” che fa di questo Museo uno dei pochi in Italia attrezzati a questo scopo. La scelta progettuale si è indirizzata verso la realizzazione di postazioni in legno dipinto con il colore chiaro, simile a quello scelto per l’allestimento degli arredi interni delle vetrine; si tratta di tavoli provvisti di illuminazione autonoma, di piccole dimensioni, ma con basi dotate di contenitori a cassetta per ospitare gli oggetti archeologici, protette in alto, sul piano di appoggio, da maneggevoli lastre di plexiglas. Questi contenitori, disegnati dall’architetto e realizzati, nel laboratorio-falegnameria del Museo, da operai e restauratori interni, sono comode postazioni dove i non vedenti possono sedersi e toccare una grande varietà di materiali autentici, gli stessi che sono fruibili, con una diversa esposizione, dal pubblico vedente. Per i vibonesi, il nuovo allestimento del Museo archeologico nel Castello ha avuto un significato altamente simbolico perché è stato da essi percepito come il modo per riappropriarsi di un monumento che, nei ricordi della gente adulta, era solo un rudere abbandonato, preda degli sterpi. La suggestiva monumentalità dell’antico fortilizio, arricchita della esposizione dinamica e propositiva, che volge alla più moderna concezione di Museo, è diventata punto di riferimento per tutta la città. La dimensione del grande interesse che esercita questo Museo e del suo potenziale contributo, in termini di sviluppo economico, la rivela il numero dei visitatori che è passato da circa 13.000 per anno, nel primo triennio dell’attività, a circa 20.000 negli ultimi tre anni. Questo dato, al momento, si conferma stabile ed in controtendenza rispetto ai dati generali nazionali, che invece dichiarano una flessione dei fruitori. Il confronto con gli altri Musei territoriali archeologici calabresi, vede il nostro al secondo posto per numero di visitatori, dopo quello di Locri e prima di quello di Sibari. Nella foto grande, reperti risalenti al periodo greco rinvenuti a Vibo Valentia. Sopra, la Laminetta Aurea. novembre/dicembre 2006 65 A rtista artigiano, così amava definirsi Enotrio. L’uomo che con le ali dell’arte, figurativa e poetica, ha raccontato il suo Sud, coi suoi secolari ed irrisolti problemi. Un doveroso omaggio a Enotrio uomo e artista, che purtroppo ho conosciuto solo negli ultimi anni della sua vita. Catturato dalla sua forte personalità, dalla sua profonda cultura, ho colto di lui inconfondibili tratti caratteriali. Personaggio scabro, essenziale, ancora uso a considerare l’esistenza ed il lavoro come un materiale impervio, da trattarsi, da scavare, fino a raggiungere l’essenza delle cose e degli uomini, peso specifico indistruttibile dell’esprimersi e dell’esistere. È questa la strategia istintuale dell’artista. Enotrio Pugliese nasce a Buenos Aires l’11 maggio del 1920 da emigranti calabresi. Padre violoncellista. La sua passione artistica viene alimentata fin dall’infanzia vissuta in Calabria (dove la famiglia rientra per gravi motivi di salute della madre) in una casa colma di musica e di libri. “Paese in Calabria” olio su tavola - cm 70x79,7 “…È una Calabria che non si atteggia, non grida, non esplode, e si spoglia della violenza drammatica del suo paesaggio, del nero lucente delle sue passioni secolari”. (Carlo Levi) di Michele Lico 66 sguardo memoria immaginazione novembre/dicembre 2006 Da sinistra, Enotrio, Carlo Levi e Ugo Attardi Da sinistra, Domenico Purificato, Enotrio e Eliano Fantuzzi Musica e immagini quasi oniriche o angosciose e totalizzanti costituiscono nel suo animo un tutt’uno. Forse, non era ancora percezione consapevole dell’arte, ma si annunciava come un filo da svolgere, in fondo al quale si celava il suo senso immaginifico e stilistico del mondo. A Roma per motivi di studio (si iscrive alla Facoltà di Chimica) conosce e frequenta i più noti artisti dell’epoca. Con loro discute di linguaggio, segno, recupero, di nuovi formalismi. Enotrio ascolta, e insegue quelle trame dialogiche. Marino Marini e Sironi, i suoi due grandi amori della magia xilografica nel periodo romano. Ma la più forte rivelazione è data a Enotrio da alcuni tra i maggiori espressionisti tedeschi in quegli anni - Nolde, Feininger, Kollwitz, Barlach. Di essi lo attrae la durezza nell’attaccare il legno: dallo scavo, all’incisione, allo scarto. Tutto il resto è stile. Enotrio ormai ha fatto una scelta di campo: un linguaggio scolpito e, quindi, inequivocabile. Spessore dopo spessore, strato dopo strato, amorosamente, tenacemente, pazientemente. Partire dal nero più nero per arrivare novembre/dicembre 2006 67 alla luce. Ma nel bel mezzo di questa ricerca, ancora una volta, come spesso nella vita di Enotrio, un fatto emozionale lo coglie. Il padre si ammala, e cominciano i suoi lunghi viaggi in treno verso la Calabria. Mera parentesi emotiva? No, non fu una parentesi, raccontò Enotrio stesso: «La forte carica selettiva, che è implicita nella sofferenza umana, mi aiutò ad avvicinarmi all’esito della mia ricerca stilistica e di un mio mondo di immagini. Ci volevano dodici ore di viaggio per arrivare a Vibo Valentia e io impiegavo tutto quel tempo affacciato al finestrino a ripercorrere il lavoro mentale accumulato in quegli anni, ma stimolato pressantemente dalle immagini che scorrevano a squarci davanti ai miei occhi: uliveti, case contadine, paesi allucinati e abbarbicati su creste di monte, tetti asserragliati, come se la gente vivesse sotto un unico soffitto di tegole…». Nacquero da questa “parentesi” le xilografie ed i quadri di Enotrio della Calabria riscoperta, coi suoi paesi folti e stretti, con le sue case specchianti luce come biancherie stese al sole, con le sue piazze desolate e i suoi negozi insidiati da crepe e tarli. Enotrio sceglie l’ora meridiana come l’ora dell’annunciazione. Non dipinge e non incide figure umane e oggetti e situazioni di una Calabria con la maschera allegra e ricca della modernità. Scava nel profondo per rintracciare l’identità della sua terra e della sua gente. Dipinge e incide persone, non masse. Enotrio è pittore ed incisore “contro”, ma sostanzialmente affermativo, che dà voce a chi, nel nostro Sud e nel Sud del mondo, non ha voce. Cerca sempre di dar forma all’essere degli uomini e non all’avere. È da questo sguardo sul mondo, da questo punto di vista scomodo ma assai creativo che nascono le sue immagini tipiche ed inconfondibili. Una pittura ed una incisione all’osso con una tecnica scabra, proba, essenziale. Grande è l’opera selettiva di sfondamento del superfluo che Enotrio fa sulla natura e sulla realtà sociale. Riduce al minimo per un massimo di espressività e di concentrazione visiva. Tetti, paesi, cielo, mare, caselli e binari ferroviari, barche, figure di spalle o frontali fisse o di “Ufficio Cassa II Tonnara” olio su tela - cm 71x100 fianco in movimento, porte aperte o sprangate, foto al muro. E poi i colori: azzurro, nero, marrone, verde, grigio perlaceo. Costruzioni pittoriche ricche e complesse, nonostante la semplificazione ed il sintetismo. Enotrio pittore e incisore. Ma non solo. Enotrio anche poeta, che si esprime nel dialetto della sua regione in pensieri, strambotti e poesie. Nei suoi scritti assorbe modi tipici del dire popolare, ma ricrea con un linguaggio proprio, e un proprio ritmo, la freschezza originale delle fonti. Scritti ispirati dai tanti luoghi e oggetti che formano il suo paesaggio interiore, depositato nelle fulgenti immagini dei suoi quadri e delle sue incisioni. Anche nei suoi versi lo straordinario e sapiente equilibrio tra la trascrizione, l’imitazione e la creazione personale. Anzi, il fatto di non essere poeta per mestiere lo spinge verso la concordanza, al punto da non poter discernere quando Enotrio inventa e quando semplicemente testimonia. Solo l’orecchio attento saprà cogliere la forza con cui interpreta il ritmo della saggezza popolare. “Frisca e parti lu trenu/ chi vaci a lu cunfinu/. No nd’avi calabrisi/ senza chistu distinu.”. In questi versi il dramma di una cultura costretta alla diaspora. Emigrazione interna, europea, transoceanica. Crudele repressione che la storia esige senza placarsi. E tutto ciò è fatale. Tutto questo è “destino”. Di Enotrio, della sua pittura e della sua attività incisoria, Carlo Levi ha scritto: “…Di questa Calabria intima, fuori del moto e dell’angoscia della storia, dai una immagine che si arricchisce ripetendosi come si ripetono e si riflettono le vite individuali, che si affina sempre più semplificandosi, riducendosi all’essenziale: una linea di tetti sul bianco degli intonaci, un segno preciso ed evidente, senza retorica o pretenziosa sovrapposizione di nulla che non sia la verità del ricordo”. Nelle sue forti e dolenti figure Enotrio si riconosce umanamente e poeticamente. E la mano segue lo sguardo, la memoria e l’immaginazione; una mano veloce e precisa quasi seguisse un segreto movimento musicale che l’artista ha scavato dentro di sé cercando e ritrovando gente di Calabria. SIRINATA Hjuri servaggiu, spina di sipala, lu cori meu senza di tia s’ammala. Quando, comu la luna, ti ndi vai, la notti è longa e non abbrisci mai. TUTTI PARTIMU Tutti partimu e tutti la dassamu chista terra di petri e chistu mari e mu ‘ndi veni vogghja mu tornamu, avimu di mbecchjari. Enotrio Nella foto grande, “Bambina”, olio su tela - cm 60x40 A destra, “Giovane donna”, olio su tela - cm 35x24 novembre/dicembre 2006 71 Gli Uffici della Camera di Commercio Sede Viale G. Matteotti 89900 Vibo Valentia centralino 0963.44011 fax 0963.44090 Presidenza tel. 0963.547630 Segreteria Affari Generali e Personale tel. 0963.547437 Registro delle Imprese tel. 0963.44011 Ragioneria Provveditorato Economato Diritto Annuale tel. 0963.547645 Area Servizi Sviluppo Imprese e Regolazione del Mercato tel. 0963.547646 Area Servizi Programmazione Territoriale tel. 0963.44703 Orario di Servizio al Pubblico lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 9.00 alle ore 12.15 martedì e giovedì dalle ore 9.00 alle ore 12.15 e dalle ore 15.00 alle ore 16.30 72 novembre/dicembre 2006