SOCIETA’ ITALIANA DI FARMACIA OSPEDALIERA E DELLE
ATTIVITA’ TERRITORIALI SEZIONE REGIONALE DELLA TOSCANA
Delegato Regionale Dott.ssa Margherita Rinaldi
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DALL’ESPERIENZA EUROPEA LA PROPOSTA DI UN DIPARTIMENTO DELLE
ATTIVITA’ FARMACEUTICHE DI AREA VASTA
I PRESUPPOSTI
o Il piano sanitario regionale 2002-2004
o La delibera della Regione Toscana n. 144 del 25 settembre 2002
"Riorganizzazione delle funzioni tecnico-amministrative delle Aziende
Sanitarie; costituzione dei Consorzi di Area Vasta."
o Le attività del Farmacista del Servizio Sanitario negli altri paesi europei.
(Allegato 1)
o Le attività dei gruppi di lavoro SIFO toscani (Allegato 2)
RIFLESSIONI OGGETTIVE: I CAMBIAMENTI POSSONO
RAPPRESENTARE UNA POSITIVA OPPORTUNITÀ PROFESSIONALE
L’allungamento della vita ed una maggiore richiesta di salute e partecipazione dei
cittadini alla sua gestione, muta radicalmente i rapporti sino ad oggi consolidati
tra i sanitari e le istituzioni (azienda –comune – circoscrizione – regione). La rapida
evoluzione tecnica e farmacologica richiede un continuo aggiornamento ed una
specificità in tutti i settori della farmaceutica: la struttura organizzativa deve
adeguarsi.
Da una parte si stanno creando nuovi spazi di intervento ( nella prevenzione della
malattia, nella riabilitazione, nell’assistenza in fase acuta, cronica o terminale
garantendo l’integrazione tra assistenza ospedaliera e territoriale ) dall’altra il
trend in aumento della spesa sanitaria rende imperante il monitoraggio in tempo
reale per poter intervenire sulle criticità.
Il farmacista europeo, portato grazie alle sue conoscenze in campo farmacologico
e tecnologico a concentrare il suo interesse su tematiche cliniche, ha cambiato la
filosofia professionale: non fa più solo preparazione e dispensazione ma partecipa
alla gestione clinica del paziente mettendo in pratica la pharmaceutical care,
puntando allo sviluppo della personalizzazione dei rapporti col paziente sia
ricoverato che sul territorio creando una fonte insostituibile di professionalità
verso i malati e di ricchezza professionale per la propria attività.
La riorganizzazione del servizio sanitario regionale e la costituzione dei Consorzi
di Area Vasta permettono ora, anche nel nostro paese, di evidenziare la capacità
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del farmacista italiano di contribuire ad una corretta politica sanitaria;
producendo infatti beni e servizi, consulenze, informazioni e vigilanza, è in grado
di garantire l’appropriatezza delle prescrizioni in tutto il percorso terapeutico
dall’ospedale al territorio evidenziando la credibilità di un Servizio Sanitario
Regionale efficace ed efficiente che veda al primo posto il bene “salute del
cittadino”.
Il farmacista è in grado di elaborare i modelli europei, proporre una progettualità
innovativa e assumersi delle responsabilità nei processi decisionali, anche di fronte
alle autorità politiche.
I
FARMACISTI
TOSCANI APRONO QUINDI LE PORTE AI CAMBIAMENTI ORGANIZZATIVI,
SPERIMENTALI E FUTURI, DISCUTENDO LE PROSPETTIVE DERIVANTI DAL PIANO SANITARIO
REGIONALE ALLOCANDO LA PROPRIA SQUADRA NEL CONTESTO DEI NUOVI SCENARI, UTILIZZANDO LA
PROFESSIONALITÀ E L’ESPERIENZA ACQUISITA PER DISEGNARE NUOVI PERCORSI.
CRITICITA’ OGGETTIVE DELLA FARMACEUTICA
o
o
o
o
o
o
Scarsa integrazione tra le Unità Operative Ospedaliere e Territoriali
Difficie collaborazione e dialogo
Rapporti personali interpersonali spesso conflittuali
Motivazione azzerata e scarsa richiesta di formazione innovativa
Impiego non sempre appropriato di risorse umane ed economiche
Offerta di un servizio farmaceutico rigido non orientato ai nuovi obiettivi di
area vasta ed alle esigenze di integrazione delle professionalità e di centralità
del cittadino.
GLI OBIETTIVI DI UN NECESSARIO CAMBIAMENTO
o Creare un servizio farmaceutico in linea con gli obiettivi regionali, con la
farmacia clinica sviluppata al pari degli altri stati europei che soddisfi le
esigenze reali di salute del cittadino e non presti il campo ad azioni speculative
delle multinazionali
o Creare un prodotto di qualità integrato con le altre professionalità coinvolte
o Ridefinire ruoli, professionalità , opportunità e quindi motivazione
o Creare una nuova leader-ship
o Creare un’area della farmaceutica flessibile, adattabile ai nuovi scenari definiti
dal progresso scientifico, dall’economia e dalla politica.
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o Passare da un sistema rigido, verticale, non comunicante ad un team
trasversale, fortemente motivato dove si individui il cambiamento come
possibilità di crescita (collettiva e personale) eliminando la competitività quale
elemento centrale per sostituirlo con il concetto di collaborazione e crescita
collettiva.
IL METODO
o Proporre una formazione non standardizzata ma finalizzata alle esigenze ed
alle competenze correlate con le altre professioni
o Formare i dirigenti farmacisti sulle criticità ospedaliere e territoriali
o Lavorare per obiettivi minimi, all’interno di un processo, che siano chiari,
trasparenti, condivisi e raggiungibili
o Distribuire benefici economici e di posizione in base alla professionalità, alla
capacità, incentivando o disincentivando a seconda dei risultati ottenuti con
precisi sistemi di verifica
o Snellire e rendere efficaci i percorsi operativi privilegiando la qualità e
l’efficienza
IL MEZZO
o Un Dipartimento delle attività farmaceutiche
PERCHE’ UN DIPARTIMENTO?
Nella legislazione recente ( DL n. 229 del 1999) “il dipartimento è il modello
ordinario di gestione operativa delle aziende sanitarie”.
In un programma di riordino delle attività farmacutiche, nell’ottica di un processo
di coinvolgimento e responsabilizzazione, un livello organizzativo sovraordinato alle
diverse attività che coinvolgono il settore farmaceutico, come il modello
dipartimentale integrato tra le varie professionalità, deputato alla
programmazione delle attività, valutazione dei risultati, integrazione operativa e
cooordinamento tecnico-professionale è la scelta più appropriata.
Il modello dipartimentale è stato ideato per unire le Unità Operative e i servizi
che facevano capo ad una singola disciplina medica come ad esempio il
dipartimento Oncologico, Cardiovascolare e così via.
L’impostazione storica di Unità Operative a se stanti si adatta sempre meno alla
moderna medicina per la crescente e indispensabile necessità di affrontare i
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problemi con un approccio multidisciplinare, l’unico in grado di soddisfare appieno il
bisogno di salute del malato.
Il dipartimento rappresenta la forma tipica e prevalente di una nuova articolazione
organizzativa che favorisce il passaggio da un sistema basato su divisioni e servizi
istituzionalmente separati ad un sistema fondato su aggregazioni organiche ( già
ipotizzato con l’idea delle aree omogenee individuate dalla legge 412/91 ).
Il dipartimento per questo ben si adatta a riordinare le attività farmaceutiche
attraverso lo svolgimento integrato delle funzioni; in particolare i dipartimenti a
carattere interaziendale come quello proposto per le attività farmaceutiche, sono
adatti ad una tipologia funzionale.
L’esigenza dell’aggregazione dipartimentale nasce anche dalla necessità di
coordinare attività diverse che coinvolgono diverse personalità specialistiche e
garantiscono dignità ed autonomia scientifico culturale alla professione.
Caratteristica del dipartimento è la versatilità come capacità di adattarsi alle
esigenze di area vasta in maniera continua, attraverso lo sviluppo di obiettivi
unitari coordinati funzionalmente.
Questo modello organizzativo consente l’allocazione ottimale delle risorse
compreso un migliore utilizzo del personale, funzionali a progetti obiettivo
specifici e predeterminati.
Il dipartimento consente inoltre l’utilizzo ottimale delle risorse, ivi comprese
quelle umane e professionali; e rappresenta la scelta opportuna per il superamento
della dicotomia ospedale-territorio, per l’integrazione delle attività
farmaceutiche, per il riordino dell’area e per l’esplicitazione della farmaceutica
specialistica nel percorso terapeutico del paziente.
Questo modello organizzativo può poi favorire lo sviluppo di una cultura basta sulla
progettualità e sulla multidisciplinarietà.
I GERENTI DEL DIPARTIMENTO
I farmacisti del Servizio Sanitario Regionale, tramite l’organizzazione
dipartimental-funzionale, rinnovano il loro ruolo/apporto nei confronti del
Consorzio di Area Vasta, del Comitato di Area Vasta, della Società della Salute e
dei Percorsi Sanitari Integrati ( forme attraverso cui il Servizio Sanitario
Regionale attua l’assistenza farmaceutica ).
L’assetto organizzativo è infatti in grande evoluzione e tutte le strutture/attori
dovranno integrarsi per lo sviluppo dei Percorsi Sanitari Integrati, deputati a
garantire i livelli assistenziali.
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ANALISI DELLE OPPORTUNITA’ E DELLE CRITICITA’ DI UN DIPARTIMENTO
DELLE ATTIVITA’ FARMACEUTICHE
Analizzando le opportunità si possono evidenziare:
1) opportunità per il farmacista
o migliore utilizzo dei professionisti con affermazione delle diverse
specializzazioni
o miglioramento del rapporto professionaista cliente (inteso come paziente
esterno e come utente interno)
o punto di riferimento del Servizio Sanitario Regionale per il farmaco
2) opportunità per il Servizio Sanitario Regionale
o una diminuzione dei costi dovuti al personale
o migliore allocazione delle risorse economiche destinate alla farmaceutica
ospedaliera e territoriale
o possibilità di erogare nuovi servizi
Analizzando le criticità si possono vedere:
o disomogeneità delle situazioni di partenza
o adeguamento delle strutture organizzative esistenti
o familiarizzazione ed accettazione del personale dei nuovi ruoli
IL DIPARTIMENTO DELLE ATTIVITA’ FARMACEUTICHE: QUALE? COME?
QUALE?
Un dipartimento funzionale flessibile interaziendale, a livello di Area Vasta.
COME?
Un dipartimento applicato alla pratica della farmaceutica clinica intorno al
cittadino, orientato verso la medicina specialistica ospedaliera, verso la medicina
di base, verso il contesto sociale distrettuale.
Si intendono comprese nel dipartimento tutte le attività farmaceutiche che
accompagnano il paziente nel suo percorso diagnostico, terapeutico riabilitativo,
domiciliare.
Il dipartimento prevede un cooordinamento a livello di Comitato di Area vasta.
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L’organizzazione operativa del dipartimento tiene conto dei criteri di efficacia,
efficienza ed equità.
Al dipartimento viene attribuito uno specifico budget inteso come contrattazione
di risorse economiche ed umane assegnate a fronte di obiettivi da raggiungere
nell’ambito di programmi gestionali sperimentali di area vasta.
Questo tipo di dipartimento svolge la sua attività in maniera orizzontale e
interconnesso con le altre attività e professionalità sanitarie.
Le unità operative aziendali che costituiscono il dipartimento rimangono titolari
delle responsabilità inerenti alle funzioni sanitarie aziendali proprie, ma devono
essere inserite in un contesto più ampio orientato alla gestione integrata dei
problemi di natura clinico ed assistenziale della disciplina di riferimento.
La dipartimentalizzazione porta alcune attività del farmacista ad una
omogeneizzazione nell'area vasta favorendo i percorsi terapeutici e la continuità
assistenziale e vede la nascita di nuove responsabilità per area di attività,
mettendo in luce le figure professionalmente valide mai emerse.
In funzione della complessità di un organizzazione funzionale di questo tipo
abbiamo immaginato il dipartimento delle attività farmaceutiche con una struttura
a matrice.
LE MACROATTIVITA’ FARMACEUTICHE (matrice orizzontale)
PRODUZIONE
INFORMAZIONE INDIPENDENTE-FORMAZIONE
VIGILANZA
MONITORAGGIO-APPROPRIATEZZA
CONTINUITA’ ASSISTENZIALE
PROGRAMMAZIONE E RICERCA
Tutte queste macroattività potranno essere svolte a livello locale nelle varie ASL,
la produzione potrà essere diversificata e razionalizzata con collaborazione
dipartimentale in cui una farmacia, specializzata in una determinata produzione
clinica, potrà preparare anche per le altre del dipartimento.
Nella produzione saranno previsti anche i Laboratori per il controllo di qualità
( anche con accentramento della funzione in un solo centro regionale ben
organizzato).
Ogni macroarea dovrà essere specificatamente coordinata a livello di direzione
dipartimentale ma con meccanismo snello, non burocratico né verticistico, con un
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coordinamento forte che avrà un suo responsabile in un professista che opera
nelle ASL in quel settore.
LE UNITA’ OPERATIVE FARMACEUTICHE DEL DIPARTIMENTO (matrice
verticale)
La nuova farnaceutica aziendale non è più nettamenmte separata in farmacia
ospedaliera e territoriale ma basata su aree di attività, collegate tra loro dalla
farmaceutica di continuità.
Le farmacie aziendali non sono più isolate ma sedi situate in luoghi od ospedali
diversi collegate tra loro in rete, e capaci di integrarsi operaticamente e di
svilupparsi-differenziarsi per specificità di attività o di sviluppo delle macroaree
orizzontali.
Tale organizzazione delle U.O. dipartimentali concorda con lo spirito del
Consorzio, inteso come unione di attività funzionalmente collegate e coordinate.
ASL 1
ASL 2
ASL …..n
OSPEDALE
CONTINUITA’
TERRITORIO
OSPEDALE
CONTINUITA’
TERRITORIO
OSPEDALE
CONTINUITA’
TERRITORIO
AZIENDA
OSPEDALIERA
OSPEDALE
CONTINUITA’
Le attività che caratterizzano le macroaree saranno svolte nelle ASL nella
Farmacia Ospedaliera, nella Farmacia di Continuità e nella Farmacia Territoriale
GLI INCONTRI DELLE COMPETENZE ( matrice trasversale )
Questa è la parte dipartimentale in cui si colloca la ricerca nell’ambito della
farmaceutica ; ricerca intesa come team multidisciplinare di elaborazione delle
conoscenze per applicare le attività aziendali correlate con la farmaceutica stessa
e rendere la gestione del farmaco un prendersi cura delle persone e delle
patologie attraverso l’informazione-formazione.
Da non sottovalutare la formazione e lo sviluppo nel campo delle medicine non
convenzionali che alleggeriscono in modo non indifferente la spesa sanitaria e
trovano approvazione da parte di molti cittadini.
L’applicazione delle evidenze coinvolge operatori, sanitari, cittadini.
Applicativamente il coordinamento del dipartimento metterà a disposizione nei
team multidisciplinari una task force di farmacisti del Servizio Sanitario Regionale
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appartenenti ad una qualsiasi o a tutte le ASL dipartimentali, specializzati (per
esperienza e formazione) in cinque aree principali:
ONCOLOGIA
CARDIOVASCOLARE
INFETTIVOLOGIA
MEDICINA D’URGENZA – CURE PALLIATIVE
RICERCA SPERIMENTALE
La professione farmaceutica potrà così svilupparsi in maniera completamente
trasversale, incontrando le Asl verticalizzate a livello aziendale nelle tre attività,
ospedaliera, di continuità, territoriale, incrociandosi poi per le competenze in
macroaree orizzontali, con le altre professionalità mediche ed infermieristiche
della Sanità.
LA DIREZIONE DI DIPARTIMENTO
Ha funzioni di indirizzo, programmazione, ricerca a seconda delle indicazioni
regionali e del Comitato di Area Vasta verso le U.O. delle singole aziende; tira le
fila e coordina ciascuna delle attività trasversali anche tramite l’affidamento di
responsabilità funzionali a specifiche figure di settore.
Al coordinamento fanno capo le commissioni di area vasta e i gruppi di lavoro.
Il direttore di dipartimento è uno dei dirigenti delle strutture complesse che lo
compongono e si assume i seguenti compiti:
o concorda il modello organizzativo funzionale con il Comitato di area vasta;
o promuove le verifiche dell’applicazione degli indirizzi generali indicati dal
Comitato di area Vasta;
o rappresenta il dipartimento verso gli altri responsabili di area vasta, con il
consorzio, il comitato, la società della salute;
o coordina le attività trasversali e si rapporta con i farmacisti responsabili di
specifiche funzioni e attività professionali, individuate nell’ambito delle aree di
attività;
o presiede le commissioni di area vasta ed i collegi tecnici di valutazione;
o gestisce le risorse economiche budgettarie attribuite al dipartimento.
ATTIVITA’ E MANAGEMENT DELLE MACROAREE FARMACEUTICHE
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VIGILANZA
CONTINUITA’’
PRODUZIONE
MONITORAGGIO
APPROPRIATEZZA
INFORMAZIONE INDIPENDENTE
FORMAZIONE
PROGRAMMAZIONE RICERCA
Le macroaree sono affidate alla direzione di un farmacista responsabile con
provata esperienza.
Sono rappresentate e portate avanti da farmacisti che:
o operano sia nella farmacia ospedaliera che in quella territoriale
o si interfacciano per la cura del paziente nell’ambito dei percorsi terapeutici
o facilitano gli accessi al servizio farmaceutico
o attuano processi organizzativi nell’ambito delle funzioni dell’area
o interagiscono con medici (specialisti o di base), strutture aziendali ed
interaziendali, professionisti di varie discipline (infermieri, dietiste,
riabilitatori ecc) nonché con altre aree della farmaceutica e con strutture
locali, organizzative, direzionali;
o verificano congruità delle prestazioni e delle prescrizioni, in linea con gli
indirizzi ministeriali e regionali, nel rispetto della normativa vigente;
o sono attenti alle politiche sanitarie e al rispetto del budget, sorvegliando sulla
attenta gestione ed allocazione delle risorse economiche;
o sviluppano e valorizzano le risorse umane che collaborano nel contesto
dell’area, affidando responsabilità ed incentivando profesionalemnte i
collaboratori;
o programmano e pianificano progetti finalizzati a specifici obiettivi
professionali o alla qualificazione, ammodernamento, funzionalità dei servizi.
QUALI MACROAREE NELLA FARMACIA OSPEDALIERA?
La produzione della farmacia ospedaliera ha superato il concetto improduttivo di
galenica tradizionale per occuparsi efficacemente solo di galenica clinica intesa
come produzione di orphan drug, nutrizione personalizzata, iniettabili
personalizzati, radiofarmaci, farmaci citotossici, allestimento centralizzato in
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laboratori clinici certificati di preparazioni pronte in siringa a dosaggi
personalizzati, farmaci di emergenza già pronti in siringa ( adrenalina,
noradrenalina, isoprenalina, atropina…..) per le sale operatorie; profilassi e terapia
antibiotica personalizzata; terapie per il trattamento del dolore acuto e cronico a
dosaggi personalizzati pronte in sacche od infusori; allestimento di terapie anche
orali personalizzate di prodotti o dosaggi non reperibili in commercio (dosaggi
pediatrici o neonatali); terapie oncologiche personalizzate, sacche di nutrizione
parenterale non standard; radiofarmaci, marcatura di leucociti e eritrociti.
Il farmacista rimane centro di aggregazione della Vigilanza attiva sia sui farmaci
che sui dispositivi medici e medico diagnostici svolta con coinvolgimento del
personale medico ed infermieristico integrando con dati di evidenza e di
informazione.
Nell’ambito della ricerca si occupa della Segreteria del Comitato Etico Locale con
consulenza scientifica, gestione dei campioni sperimentali e sviluppo delle medicine
alternative.
IL FARMACISTA DI REPARTO
Per una gestione ottimale del bene farmaco è indispensabile un sistema
informatizzato di prescrizione medica e di cartella clinica (carrelli intelligenti
piuttosto che armadi elettronici piuttosto che palmares) con medicheria
infermieristica di allestimento terapie centralizzata per aree omogenee di reparti
es. chirurgie, medicine, rianimazioni ecc.
L’informatizzazione deve interessare tutto il circuito distributivo attuando
politiche efficaci con processi innovativi (e-procurement, just in time ecc.) dei
quali i farmacisti restano garanti anche in termini di economicità.
L’attività del farmacista di reparto o di dipartimento specialista di area è di
promuovere la Medicina dell'evidenza collaborando con il medico prescrittore,
informare sull’ appropriatezza dell'uso dei farmaci in base alle disposizioni
nazionali e regionali sia nella prescrizione ospedaliera che in dimissione entrando
nel team di assistenza.
Ogni ospedale dovrà essere dotato di un farmacista facilitatore. Il farmacista
faciliatore è una figura che non è controllore, complicatore, esperto di…… ma un
promotore di informazione indipendente che ,tramite nuovi approcci, rende
possibile il colloquio tra professionisti, determinando anche il superamento della
consegna di sterili report di consumo introducendo una presentazione critica degli
stessi. E’ una figura che agisce da catalizzatore per uscire da schemi rigidi e
prefissati che deve far accettare le differenze eed il confronto-collaborazione
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come valore e non come elemento di pericolo. Risvegliando la capacità critica del
medico e talvolta la sua dignità professionale, si otterrà il suo coinvolgimento per
correggere atteggiamenti prescrittivi non fondati su evidenze scientifiche con
conseguente prevenzione di errori, miglioramento della terapia paziente,
facilitazione dei percorsi assistenziali.
Il farmacista in Reparto può intervenire nella vigilanza raccogliendo in tempo reale
le segnalazioni relative ai suoi settori: emovigilanza, farmacovigilanza,
dispositivovigilanza, e biovigilanza.
E’ un promotore della farmaco epidemiologia elaborata dall'accesso ai dati
informatici di consumo; in base a questi elabora anche i costi-paziente che
contribuiscono a determinare un reale budget di Reparto.
I dati della farmacovigilanza e della farmacoepidemiologia possono essere rilevati
per singolo paziente e non più per Reparto ed essere correlati quindi alle
patologie: questo è uno dei molteplici aspetti non sempre evidenziati della
pharmaceutical care.
Il farmacista ha la custodia e gestione (computerizzata a lotti) dei campioni di
farmaco in sperimentazione clinica in doppio controllo con il monitor industriale.
I vantaggi evidenti della presenza del farmacista in reparto consistono in una
razionalizzazione delle presenze di farmaci, dispositivi, diagnostici attraverso la
prescrizione e quindi l’approvvigionamento finalizzato al singolo paziente evitando
gli sprechi e determinando un risparmio del tempo infermiere-caposala dedicato
alle vecchie liste di approvvigionamento ed all’armadio di reparto. (40-45 minuti).
La diminuzione degli errori terapeutici è un goal prima di tutto etico ma anche
economico: nei paesi anglosassoni è stato stimato che l’errore di terapia causa
7000 decessi/anno ed è responsabile del 27% delle reazioni avverse; studi
appositi dimostrano che la presenza di un farmacista nel team di reparto
diminuisce la morbidità e la mortalità dovuta ad errore.
Il Servizio di Farmacia si conferma strumento efficace per l’appropriatezza
prescrittiva e quindi fondamentale per l’efficienza di tutto il Sistema Sanitario
Regionale.
LA FARMACEUTICA DI CONTINUITA’
Queste attività sono attualmente svolte in Regione Toscana nella Farmacia
Ospedaliera o nella Farmacia Territoriale. L’ideale sarebbe che ci fosse una
struttura (non fisica ma funzionale) apposita, la Farmacia di Continuità che possa
fornire al paziente in dimissione o in assistenza protetta (ADI, Hospice, dialisi
peritoneale, ecc.) tutto quello che necessita: farmaci in dimissione, nutrizione
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enterale o parenterale, dispositivi medici, terapie orfane ed anche terapie non
convenzionali ove richiesto.
La collocazione fisica delle farmacie di continuità potrebbe essere organizzata
per Poli distributivi correlati e coordinati con i centri di assistenza territoriale ed
ospedaliera previsti dal nuovo piano sanitario regionale.
Il sistema attuale di autorizzazioni alla fornitura di farmaceutica integrativa
come alimenti per particolari patologie, è obsoleto e eccessivamente
burocraticizzato. Sarebbe bene instaurare nuovi sistemi autorizzativi per via
telematica e distributivi anche attraverso ticket mensili.
Considerando la mera distribuzione una attività non più idonea per una
professionalità farmaceutica attuale, la consegna di questi farmaci-presidi si
accompagna alla presa in carico (possibilmente dal farmacista “esperto” in quel
campo) del paziente alla dimissione seguendolo nel percorso terapeutico e
rilevandone l’esito.
Gli input informativi che piovono continuamente sulla popolazione attraverso i
media sono spesso dannosi per la salute e portano a sprechi e terapie inutilmente
gravose sull’individuo. La disponibilità professionale del farmacista, in correlazione
da ciascuna azienda con la centrale di informazione a livello di area vasta, può
certamente dare risultati in termini di buon uso dei farmaci, dove possibile anche
integrati con le medicine non convenzionali, dei dispositivi e dei diagnostici.
La presenza in questa fase assistenziale di professionisti pubblici è una garanzia
per il cittadino e per il suo diritto alla salute. Oggi si è sviluppata all’interno della
Farmacologia clinica La farmacologia sociale (Social pharmacology) che studia
principalmente le cause di una diffusione ingiustificata dell’uso di alcuni farmaci e
le conseguenze sull’esposizione della popolazione a queste sostanze, identificando
sempre più spesso nel farmacista ( in questo caso farmacista di comunità, con
forte impegno sociale) la figura più idonea ad informare-formare il cittadino
attraverso un rapporto diretto e personalizzato come la farmacia di continuità può
facilitare.
Ecco perché i poli della farmacia di continuità dovrebbero essere dei punti di
afferenza anche solo informativa con l’accesso aperto anche ai cittadini che non
hanno necessità di “ritirare” qualcosa ma semplicemente per informazioni e
consigli affermando la presenza di un efficace servizio sanitario pubblico
integrandolo con il sistema di prevenzione che è ben sviluppato nell’educazione alla
salute.
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QUALI MACROAREE SUL TERRITORIO?
La farmaceutica territoriale vede lo sviluppo correlato alla prescrizione sul
territorio ed all’assistenza convenzionata di almeno quattro delle macroaree in cui
abbiamo diviso le attività farmaceutiche di Area Vasta.
In questo caso l’informazione EBM viene indirizzata essenzialmente ai medici di
famiglia ed ai pediatri di libera scelta, la ricerca e sperimentazione possono
attuarsi con i nuovi accessi previsti dal Ministero della Salute per la
Sperimentazione clinica territoriale.
Fondamentale la vigilanza che in questo caso va dal controllo della lettura ottica
delle ricette allo studio della prescrizione medica, ai registri USL,
all’appropriatezza con particolare riferimento al rispetto delle indicazioni di
registrazione dei farmaci e della prescrivibilità secondo le note CUF. E’ primario
anche sul territorio il farmacista facilitatore, completamente spogliato da forme
di mero controllo burocratico.
La formazione per medici ed operatori sanitari potrà essere fatta scegliendo
insieme agli altri professionisti della sanità i farmacisti a seconda delle loro
competenze-specialità per partecipare per la parte farmaco ad un lavoro di
gruppo promotore di sviluppo culturale e scientifico.
Si supera il concetto di farmacista o ASL come inquisitore o vigilantes ma si
profila una nuova cooperazione tra ASL e Case di Cura, RSA, Carceri con
l’istituzione del farmacista referee (indicazioni facilitatorie sulla prescrizione e la
sua induzione territoriale per le Case di Cura e la stesura di protocolli adeguati
negli altri casi) completamente mancante in queste strutture.
ATTIVITA' FARMACEUTICHE A LIVELLO DIPARTIMENTALE
CAPITOLATI TECNICI
I PRONTUARI REPERTORI
PROGRAMMAZIONE E RICERCA
CENTRO DI INFORMAZIONE
I farmacisti in base alle loro competenze e specializzazioni, indipendentemente
dalla ASL nella quale operano, a livello dipartimentale partecipano alla stesura dei
capitolati, quali tecnici esperti, insieme agli specialisti medici, per l’acquisizione di
gara farmaci, dispositivi, diagnostici; la competenza professionale sarà messa a
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disposizione dei provveditori continuando una sinergia professionale che ha già
dato nel passato, a livello aziendale, risultati di efficienza ed efficacia sempre
molto positivi.
In un dipartimento è necessario unificare e definire i PTO per farmaci, dispositivi
medici e medico diagnostici, in conformità alle direttive regionali, prontuari
commentati (indicazioni, note, valutazioni farmacoeconomiche ecc.).
Determinante è anche stabilire una politica del farmaco nel campo delle infezioni
ospedaliere con i dati provenienti dalle CIO aziendali senza dimenticare di
osservare le Medicine non convenzionali: collaborazione con la Commissione
regionale sulle medicine non convenzionali, in particolare per il conseguimento di
standard qualitativi adeguati e per lo studio di misure di farmacovigilanza anche
attraverso interventi educativi.
Il dipartimento con la sua direzione si fa carico della definizione degli indirizzi di
programmazione e ricerca da svolgere a livello aziendale nelle macroaree
orizzontali , del coordinamento di queste ultime e del monitoraggio delle attività
farmaceutiche sia in termini economici che culturali-epidemiologici.
Il coordinamento collega ed integra attività e competenze tra Ospedale e
Territorio.
Almeno per ogni dipartimento deve essere operativa una centrale di informazione
e promozione del buon uso del farmaco, in collaborazione con l’Educazione
sanitaria e con le direttive regionali, secondo l'EBM, con un organizzazione sul
modello francese ad esempio con collegamento telefonico gratuito per tutti i
cittadini.
I farmacisti collaboreranno con la Regione nella stesura periodica di bollettini
informativi.
L’INTEGRAZIONE CON LE ALTRE PROFESSIONALITA’: COME?
A tutti i livelli dove si svolgono attività farmaceutiche queste non potranno più
essere isolate, a sé stanti, ma dovranno attuarsi sempre in accordo con le
professionalità mediche ed infermieristiche coinvolte tramite gruppi di lavoro o
team operativi.
Per implementare questo cambiamento radicale nelle proprie abitudini di
farmacista ospedaliero o territoriale ( spesso abituati a non muoversi dalla propria
farmacia anche se componenti di team multidisciplinari) i farmacisti SIFO della
Sezione Toscana hanno programmato per il 2003-2004 una formazione specifica
con corsi di comunicazione condotti da Società esperte nel campo, corsi per la
figura nuova del farmacista facilitatore ed hanno focalizzato la loro attività
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scientifica in 4 aree di specisalizzazione già individuate come cardine per i
rapporti con gli interlocutori medici ed infermieri.
I gruppi di lavoro della SIFO toscana sono impegnati già da tempo in attività che
vanno dalla clinica al management. Nell’allegato 2 sono riportati i lavori terminati o
in itinere, sotto forma di abstract da presentare al Congresso Nazionale 2003,
quale esempio concreto della professionalità dei farmacisti del Servizio Sanitario
Regionale.
BIBLIOGRAFIA
A. Colicchia “Modelli di organizzazione dipartimentale” Master Universitario per
Manager di Dipartimenti Farmaceutici 2001-2002
Hospital Pharmacy in The West Midlands Hospital Pharmacy www.wmhp.org
Hospital pharmacy in Norvay www.uib.no
A. M. Liebbe “Vers le circuit ideal du medicament a’ l’Hopital : un modle au centre
hospitalier de Compiegne » www.phfr.org
Opportunities for pharnacist in the United Kingdom www.y-axis.com
L. Pazzagli « Reengeneering dell’Area Farmaceutica di un’Azienda Sanitaria” Corso
di Perfezionamento in gestione del sistema sanitarrio: principi, strumenti e metodi
1999-2000
D. Scala “Stage nel Servizio d’Informazione Medico-Farmaceutico della Farmacia
Centrale degli Ospedali di Parigi” Bollettino SIFO 48, I, 2002
G. Taddei “Modelli di organizzazione dipartimentale” Master Universitario per
Manager di Dipartimenti Farmaceutici 2001-2002
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ALLEGATO 1
LE ESPERIENZE EUROPEE
Anche se i paesi europei hanno un back ground e realtà molto diverse tra loro, con
i recenti cambiamenti in campo sanitario, in tutta Europa le attività del farmacista
del Servizio Sanitario stanno rapidamente evolvendo verso la pharmaceutical
care: prendersi cura del singolo paziente nell’intero suo percorso di cura .
Qualche importante esempio: la Repubblica Ceca, la Gran Bretagna, la Norvegia, la
Francia.
Repubblica Ceca
Già dal 1960 esisteva in questo paese un servizio sanitario nazionale con farmacie
ospedaliere e territoriali completamente finanziate dallo stato senza la necessità
di un pareggio di bilancio in quanto soggetti di diritto pubblico e non privato; le
farmacie ospedaliere facevano anche servizio al pubblico.
Nel 1989 il cambiamento: entrano come paganti del bene “salute” le assicurazioni;
le farmacie territoriali assumono il ruolo economico-privatistico; negli ospedali
con più di 300 posti letto è obbligatoria per legge la farmacia ospedaliera con un
direttore di farmacia.
Le farmacie ospedaliere sono ancora oggi aperte ai pazienti in dimissione e
competitive con le farmacie territoriali.
Nel 1995 si istituisce il controllo dell'uso appropriato dei farmaci in ospedale
basato sui Prontuari stesi ed aggiornati molto frequentemente dalla Commissione
Terapeutica Ospedaliera.
Da due anni le attività di base del farmacista ospedaliero si sono arricchite con
l'attività del farmacista in reparto (sancita dalla associazione dei farmacisti
ospedalieri cechi con un documento del 2001) che si è inserito gradualmente nello
staff ospedaliero contribuendo all’uso appropriato della farmacoterapia.
Servizi offerti dalle Farmacie Ospedaliere Ceche:
Funzioni tecniche della farmacia supportate da personale qualificato:
Preparazione dei farmaci personalizzati
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Preparazione dei reagenti
Ricostituzione dei farmaci in ambiente asettico
Ricostituzione di farmaci sterili
Nutrizione parenterale personalizzata
Ricostituzione di farmaci citotossici
Funzioni professionali di Team:
Commissione Terapeutica Ospedaliera
Gruppo di lavoro per la stesura dei prontuari
Commissione infezioni ospedaliere
Informazione
Le attività specifiche del farmacista sono nella Commissione Terapeutica
ospedaliera come membro coinvolto nella stesura dei prontuari, nell’informazione,
nel gruppo di lavoro che decide la politica degli antibiotici e nel controllo dei
farmaci di reparto.
Regno Unito
I farmacisti del Servizio Sanitario nel Regno Unito sono da sempre considerati gli
esperti del farmaco e sono coinvolti in tutti gli aspetti della terapia, dalla
preparazione, alla ricerca allo sviluppo ed al monitoraggio degli effetti.
Dagli anni ’90 hanno rifiutato la qualifica riduttiva di semplici distributori ed
hanno sviluppato gli aspetti clinici della professione, interagendo con il paziente
attraverso l’applicazione della pharmaceutical care, specializzandosi e
qualificandosi (settori principali oncologia, pediatria).
All’interno del National Health Service ci sono le due facce della professione: il
farmacista ospedaliero e il farmacista di comunità.
Il farmacista di comunità è a contatto con la popolazione, ha il compito di
dispensare i farmaci fornendo insieme consigli sull’uso, la sicurezza, le interazioni
dei singoli medicinali; risponde anche ai quesiti posti dalla gente comune; ha il
compito di rendersi garante dell’applicazione delle leggi e dei diritti nonché del
rispetto dell’etica in campo farmaceutico; ha il controllo e monitoraggio delle
prescrizioni sia dal punto di vista dell’appropriatezza che della farmacoeconomia.
Il farmacista ospedaliero è responsabile della sicurezza, appropriatezza e costoefficacia delle terapie ospedaliere; gestisce il farmaco completamente
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dall’approvvigionamento (logistica completamente informatizzata) alla
preparazione e dispensazione di farmaci e dispositivi.
Fondamentale è la sua attività in reparto: durante il giro di visite discute con i
medici la scelta più appropriata dei farmaci e contribuisce insieme alle altre
professionalità di reparto alla definizione della dose, forma e tempi di
somministrazione più appropriati.
E’ affidata al farmacista il controllo e la rilevazione delle reazioni avverse o
inaspettate nella somministrazione dei farmaci.
Il farmacista è’ il promotore di momenti interdisciplinari di lettura e disamina di
casi clinici ed ha compiti di formazione in campo terapeutico per lo staff
ospedaliero.
Norvegia
In questo stato gli ospedali sono solo pubblici, in parte a carico dello Stato, la
maggior parte finanziati dalle Contee. I farmacisti del Servizio Sanitario si
specializzano nei vari settori clinici e lavorano o nella Farmacia Ospedaliera o nel
Dipartimento del Farmaco o sono Farmacisti di Reparto.
Una parte delle farmacie ospedaliere è anche aperta al pubblico.
I compiti dei farmacisti pubblici si estrinsecano in 5 settori:
Produzione
Economia
Statistica
Ward Pharmacy
Nursinh homes
La produzione riguarda materiali sterili e non sterili ma sempre finalizzata a
preparazioni non disponibili sul mercato; comprende la ricostituzione di
antiblastici, la nutrizione parenterale per pazienti esterni e alcune terapie in
home care.
Nel campo economico i farmacisti sono coinvolti dal 1995 nei processi di
approvvigionamento attraverso anche processi innovativi ( e-procurement, just in
time…) dei quali restano garanti.
Vengono affidati ai farmacisti studi statistici sia di natura economica che
terapeutica.
La ward pharmacy: dal 1970 i farmacisti norvegesi hanno scelto di lavorare (alcuni
farmacisti in maniera esclusiva) con le professionalità di reparto all’inizio con
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l’obiettivo di diminuire gli errori terapeutici poi con la trasformazione in attività
clinica comprendente anche la partecipazione alle commissioni terapeutiche per il
prontuario e ai gruppi di lavoro in campo farmaceutico.
Le case di cura (Nursing homes) in Norvegia sono considerate parte integrante
dell’assistenza ospedaliera e i farmacisti le visitano 4 volte l’anno come
supervisori del farmaco e per partecipare alla definizione di protocolli terapeutici.
Francia
Dal 1946 insieme al servizio sanitario nazionale, finanziato con quota salariale del
12,8%, nascono le mutue e assicurazioni. Oggi convivono pubblico ed il privato ed il
cittadino è libero di scegliere, la qualità è alta, ma anche i costi.
Da anni si cerca di coniugare qualità e razionalizzazione della spesa come a Parigi
dove tutti i numerosi ospedali sono serviti da una unica efficiente farmacia
ospedaliera che ha specializzato nei vari settori le sue numerose sedi. E’ la più
grande farmacia di Francia e, per conto dell’Assistance Pubblique des Hopitaux de
Paris, che riunisce 50 ospedali con 30.000 posti letto, si occupa della produzione
acquisto e distribuzione di farmaci e dispositivi ospedalieri. La sua attività, a
modello dipartimentale, si esplica attraverso 6 settori:
Approvvigionamento
Settore industriale
Laboratorio galenico
Laboratori per il controllo di qualità
Vendita all’esterno
Informazione medico scientifica
Di particolare interesse anche per il nostro Paese il servizio di informazione nel
quale i farmacisti si adoperano per raggiungere l’obiettivo di promuovere una
informazione critica ed indipendente al fine di migliorare la pratica clinica.
Il modello francese più avanzato è comunque quello di Compiegne dove è stata
utilizzata la tecnologia informatica per ottenere la razionalizzazione di un servizio
di qualità e dove predomina la figura del farmacista di reparto. In questo sistema
si coniuga un’efficace prescrizione, una distribuzione personalizzata e
informatizzata che vede il farmacista in Reparto attore nell’evidenziare
sicurezza, interazioni, efficacia dei tempi modi di somministrazione della singola
terapia raggiungendo in concomitanza un ottimo rapporto costi benefici riducendo
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la spesa farmaceutica in percentuale considerevole (11-40% a seconda dei reparti)
ed i costi del tempo/personale.
Con questo modello il servizio sanitario francese ha saputo coniugare la necessità
di contenere i suoi alti costi attraverso un buon uso delle tecnologie informatiche,
con un servizio di grande qualità.
RIEPILOGO DEI SETTORI IN CUI SONO MAGGIORMENTE IMPEGNATI I
FARMACISTI NEI VARI PAESI EUROPEI
Repubblica
Ceca
PRODUZIONE
INFORMAZIONE
FORMAZIONE
VIGILANZA
APPROPRIATEZZA
MONITORAGGIO
CONTINUITA’
RICERCA
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Regno Unito Norvegia
Francia
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ALLEGATO 2
PROGETTO DI LAVORO SU RILEVAZIONE DI SEGNALAZIONI DI SOSPETTE
REAZIONI AVVERSE DA DISPOSITIVI MEDICI
Calvani Anna Maria, M. T. Torracca, M. Rinaldi
Il Gruppo di lavoro SIFO Toscana sui Dispositivi Medici
Il Gruppo di lavoro SIFO Toscana sulla Vigilanza
OBIETTIVI
Il dispositivo medico ha assunto in questi ultimi anni un ruolo sempre più
importante nella cura del malato e quindi anche la gestione di tali sistemi da parte
del farmacista ha richiesto notevoli sforzi ed un impegno sempre maggiore.
Il progetto di lavoro si prefigge lo scopo di sensibilizzare gli operatori sanitari sul
problema della vigilanza estesa proprio a questi sistemi raccogliendo e
classificando le segnalazioni di sospette reazioni avverse.
MATERIALI E METODI
Il farmacista ospedaliero o territoriale che ha curato il progetto nella propria
azienda ha provveduto a reclutare medici appartenenti alle diverse categorie
professionali che, con il supporto del personale infermieristico, si sono impegnati a
valutare tutte le sospette reazioni avverse rilevabili nell’ambito della propria
attività lavorativa. Presupposto del progetto è stato quello di fornire agli attori
coinvolti materiale informativo compresa la scheda di segnalazione prodotta dal
Ministero della Salute.
RISULTATI
Le schede pervenute sono state raccolte, classificate e inviate al gruppo di studio
che ha coordinato il progetto. Il periodo di rilevazione andava da aprile 2003 a
ottobre 2003 quindi la raccolta dei dati è ancora in itinere. Le Aziende che hanno
formalmente dato la loro adesione sono state: Azienda Ospedaliera Careggi R.
Pasqualetti, G. Burchini), Azienda Ospedaliera Pisana (M. Pani), ASL 1 Massa e
Carrara ( S. Tonazzini, M. Rinaldi), ASL 7 Siena (A. D’Arpino), ASL 9 Grosseto
( D. Antoonelli, M. T. Torracca), ASL 10 Firenze (A.M. Calvani, S. Renzi, C.
Ceccarelli, B. Faginali, M. Buccini, G. Borselli, S. Cappelletti),
CONCLUSIONI
Nonostante non abbiano aderito un gran numeri di partecipanti la dislocazione
delle aziende e territori dove operano i colleghi aderenti al progetto è uniforme
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nel territorio della nostra regione e ci prospetta il raggiungimento di risultati
interessanti.
MONITORAGGIO DELLA NUTRIZIONE RTIFICIALE DOMICILIARE NELLA
REGIONE TOSCANA ANNO 2000 – 2001 SU UNCAMPIONE DI POPOLAZIONE
DI 1.700.000 ABITANTI
R Silvano, L. Casini Az. U.S.L. n. 10 di Firenze, G. Masoni Az. U.S.L. n. 12 di
Viareggio, G. Di Marzo Az. U.S.L. n.3 di Pistoia, M.L. Camilli e F. Lena Az. U.S.L.
n.6 di Livorno bassa Val di Cecina, C. Silvis ed A. Costagliola Az. U.S.L. n. 6
Livorno, Sarteschi e M. Rinaldi Az. U.S.L. n.1 di Massa e Carrara, A. D’Arpino
Az. U.S.L. n. 7 di Siena zona Senese e Val d’Elsa (Gruppo SIFO Toscana area
Nutrizione Artificiale)
Premessa: la malnutrizione, in ospedale e sul territorio, costituisce un problema
clinico importante e diffuso che spesso assume caratteristiche di “patologia nella
patologia”.
Essa incide negativamente sul decorso della malattia ed aumenta il ricorso
all’ospedalizzazione ed incrementa i costi sanitari e sociali. La malnutrizione
determina un peggioramento della qualità della vita.
La Giunta Regionale Toscana ha emanato le direttive per l’attuazione di programmi
per l’assistenza nutrizionale artificiale per la persona a domicilio I farmacisti
forniscono le risorse tecniche strumentali per la realizzazione e la conduzione
della nutrizione artificiale in ospedale e sul territorio. In virtù dello specifico
bagaglio professionale essi oltre a garantire gli aspetti farmaceutici della NA
(Nutrizione Artificiale), sono i più idonei al monitoraggio ed alla valutazione del
congruo utilizzo delle risorse distribuite, in quanto possono effettuare ciò in modo
capillare e sistematico.
Essi nell’ambito del team nutrizionale sono attori principali nella valutazione
dell’appropriatezza e razionalità dell’attuazione della NA. Questo è uno dei
compiti istituzionali definiti nelle linee guida e “standard of practice” europei ed
americani (www.nutritioncare.org).
Gli obiettivi immediati del progetto sono di monitorare l’entità e l’omogeneità
dell’attuazione della NAD (Nutrizione Artificiale Domiciliare) sul territorio
regionale, in collaborazione e supporto alla Regione Toscana.
I metodi per conseguire il monitoraggio sono stati:
 La compilazione di un questionario annuale da parte dei referenti farmacisti
toscani che hanno aderito al progetto
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 L’analisi e l’esposizione dei dati.
 Il confronto dei dati del 2000, con quelli del 2001 ed i dati europei ed italiani
del 1997.
Risultati: la popolazione residente toscana ammontava a circa 3 400 000 persone.
Nel 2000 è stata analizzata una popolazione di 1 587 000 persone su 3 400 000.
Nel 2001 è stata analizzata una popolazione di 1 704 000 persone su 3 400 000.
Nel 2001, rispetto al 2000 i pazienti in NAD sono aumentati in percentuale del 8
%.
Le giornate di NAD sono aumentate nel 2001, rispetto al 2000 nella percentuale
del 2 %.
Le giornate di NED (Nutrizione Enterale Domiciliare) nel 2001 verso il 2000 sono
aumentate del 3%.
I pazienti in NED nel 2001 sono aumentati del 2.5% rispetto al 2000. Si evidenzia
una diminuzione della NED nelle patologie oncologiche ed un aumento nell’ictus e
nel morbo di Alzhaimer. Le giornate di NPD (Nutrizione Parenterale Domiciliare)
nel 2001 verso il 2000 sono aumentate del 5 %, mentre i pazienti in NPD sono
diminuiti del 10.8%. Nel 2000 la durata media NPD era di 20.1 gg/paziente,
mentre nel 2001 ammontava a 23.7 gg/ paziente (+17.9%)
L’incidenza di complicanze in NPD è diminuita nell’anno 2001 rispetto l’anno 2000
(infettive – 38.1%).
Conclusioni:
Ogni azienda, dopo aver recepito le direttive della Regione, ha disposto percorsi
non sovrapponibili in conformità a motivazioni dettate da molteplici variabili. Ogni
singolo referente (team) può valutare e confrontare tali dati con la realtà di
competenza, in un contesto cognitivo che può dare indicazioni alla definizione di
strategie
evolutive
in
materia.
In generale emerge, tra l’anno 2000 e l’anno 2001, un moderato aumento
dell’utilizzo della NAD.
NED: nell’anno 2001 rispetto l’anno 2000 la durata media in gg della NED è
diminuita del 10.7%
Si evidenzia una diminuzione percentuale delle complicanze che può essere
interpretata come un indicatore positivo del processo evolutivo clinico-gestionale.
NPD: si nota una positiva riduzione delle complicanze. Per quanto concerne la
patologia principale motivante alla NPD, negli USA nel 1997 i pazienti neoplastici
ammontavano ad oltre il 40%. In Italia i dati del 1997 evidenziano un’alta
percentuale (62%) ed in Europa 39%, mentre nella popolazione toscana censita tali
percentuali ammontavano all’82.7% nel 2000 ed al 68.3% nel 2001. La durata
media della NPD, nella popolazione censita, seppur aumentata, rimane comunque
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bassa, e la popolazione era prevalentemente costituta da pazienti oncologici. La
NPD può portare benefici solo ai pazienti oncologici che hanno aspettative di vita
superiori a tre mesi. Nel 1997 il costo per paziente in NPD per anno, ammontava a
150 000 – 250 000 dollari in USA, e 55 000 sterline in UK. Emerge che i criteri di
eleggibilità alla NPD variano per ogni azienda, si evidnzia così l’esigenza di un
processo di accreditamento delle strutture per garantire una corretta ed
uniforme prescrizione.
ATTIVITA' DI INFORMAZIONE AL PAZIENTE: I NUOVI OPUSCOLI DEL
GRUPPO SIFO REGIONE TOSCANA
D.Cervini*, L. Pazzagli*, L. Bencivenni*, A.M.Calvani*, A.Ipponi*, S.Renzi*, M.
Rinaldi**, C. Scuffi***, P. Becagli#.
*ASL 10 Firenze, **ASL 1 Massa e Carrara, ***ASL 3 Pistoia, #ASL 11 Empoli.
Introduzione. Il Gruppo SIFO Informazione Scientifica della Regione Toscana è
costituito da farmacisti che si adoperano per diffondere l'informazione
scientifica a vario livello, e che hanno già avuto esperienze attive nel corso degli
anni precedenti. Recentemente c'è stata una variazione del gruppo in merito ai
farmacisti componenti, ma il programma precedentemente delineato è stato
condiviso e portato a termine.
Obiettivi. La diffusione dell'informazione a cittadini e pazienti rimane l'obiettivo
principale che il gruppo intende perseguire, sia per soddisfare i bisogni rilevati
quotidianamente da coloro che operano a stretto contatto con i pazienti, sia per
fronteggiare il delicato momento che sta attraversando il mondo dell'informazione
medico-scientifica, sempre più all’attenzione di istituzioni e mass media.
Materiali e metodi. L'informazione al paziente ancora una volta è stata
realizzata attraverso la stesura e la distribuzione di opuscoli che hanno
abbracciato tematiche di varia natura. Due opuscoli sono stati dedicati
all’omeopatia e ai preparati vegetali (rimedi che sempre più dilagano nella società
occidentale) ed uno ai farmaci oggetto di un'attività che quotidianamente mette
in contatto il farmacista ospedaliero/territoriale col paziente:
- L'omeopatia
(in questa brochure viene spiegata la differenza tra medicina tradizionale e
medicina omeopatica, e vengono forniti chiarimenti sulle sostanze che
costituiscono i rimedi omeopatici, sulle diluizioni, etc);
- Le erbe epatotossiche
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(vengono illustrati i possibili rischi, in particolare a carico del fegato, derivanti
dall'impiego di alcuni preparati di derivazione vegetale);
- La distribuzione diretta dei farmaci
(sono riportate informazioni di utilità per il paziente quali: tipo di farmaci
distribuiti, modalità prescrittive e di dispensazione, ecc).
Gli opuscoli sono stati distribuiti dai componenti del gruppo di lavoro nei punti
strategici di contatto col pubblico, quali farmacie ospedaliere e territoriali,
ambulatori medici, portinerie e distretti, molto spesso in via diretta sollecitando
così domande e riflessioni nei cittadini/pazienti.
Risultati e conclusioni. La favorevole accoglienza dimostrata dalla popolazione,
oltre ad incoraggiare il gruppo a proseguire l'attività intrapresa, fa ben sperare
per il recepimento educativo dei messaggi riportati.
Il ruolo attivo contribuisce inoltre a consolidare il rapporto di fiducia farmacistapaziente, a completare l’attività professionale e a collocare la figura del
farmacista quale protagonista dell'informazione e dell'educazione sanitaria.
Gli opuscoli realizzati sono visibili sul sito della SIFO Regione Toscana,
all'indirizzo www.sifotoscana.too.it.
IL REPERTORIO GALENICO: “ PREPARAZIONI GALENICHE DI PARTICOLARE
INTERESSE CLINICO”
A. D’Arpino ed il Gruppo di lavoro SIFO Toscana per la Galenica ( S. Baldassarri, E.
Balducci, M.T.Bianco, S. Biagini, G. Borselli, S. Cappelletti, A. Cappuccini, A.
D’Arpino, C. Dimino, S. Giorgi, F. Manteghetti, S. Matteoni, S. Moriconi, F. Pinelli,
M. Rinaldi, M.G. Rossetti, F. Romagnoli, S. Tonazzini, C. Varini)
OBIETTIVI
Quasi tutti gli ospedali sono dotati di prontuari galenici o formulari che derivano
sia da consuetudini storiche, sia da necessità terapeutiche che si presentano
quotidianamente. Si considera inoltre prioritario per il farmacista ospedaliero
dare sempre risposte soprattutto ai quesiti clinici con soluzioni non disponibili in
commercio. Con questo repertprio ci siamo posti lo scopo di fornire un aiuto per
tuyti i farmacisti che debbano risolvere problemi formulativi analoghi a quelli
riportati, proponendo soluzioni semplici.
MATERIALI E METODI
Per il repertorio si è pensato di risolvere quesiti clinici inerenti all’allestimento di
farmaci orfani o dosaggi e forme farmaceutiche non presenti in commercio e
ampliare la preparazione di miscele antalgiche o la preparazione di profilassi
antibiotica. Per far questo sono state raccolte le esperienze dei colleghi del
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gruppo di lavoro diversificate nei vari settori. I procedimenti di preparazione
delle varie monografie sono stati standardizzati dai farmacisti con convalida dei
processi intendendo per convalida l’applicazione documentata di un protocollo di
verifiche che preveda controlli di qualità e controlli sull’efficienza dei macchinari.
RISULTATI
Il Repertorio è stato completato con la prima versione 2002 ed è diviso in tre
sezioni: A) Preparazioni Varie, B) Farmaci a dosaggi particolari o personalizzati C)
Preparazioni a base di miscele antalgiche. IL numero delle preparazioni presenti è
limitato (una trentina) e le monografie sono riportate in ordine alfabetico.
CONCLUSIONI
Il Repertorio, disponibile anche in rete sul sito della SIFO Toscana, è uno
strumento di facile consultazione che propone soluzioni semplici ai problemi di
allestimento riproducibili anche in ospedali non forniti di particolari strumenti
tecnologici. E’ un elemento dinamico, in revisione continua, sia per l’evoluzione dei
processi tecnologici che per rappresentare nei contenuti una galenica moderna.
VACCINI: SICUREZZA E STABILITA’
A. Ipponi1, L. Bencivenni1, D. Cervini2, A. M. Calvani1, S. Renzi1, L. Pazzagli2, M.
Rinaldi3, C. Scuffi4, P. Becagli5.
1
U.O. Farmacia Ospedaliera - ASL 10 Firenze, 2 U.O. Farmaceutica TerritorialeASL 10 Firenze, 3 U.O. Farmacia Ospedaliera – ASL 1 di Massa e Carrara, 4 U.O.
Farmacia Ospedaliera – ASL 3 Pistoia, 5 U.O. Farmacia Ospedaliera – ASL11 di
Empoli
Società Italiana Farmacia Ospedaliera-Sezione Regionale Toscana-Gruppo
Informazione Scientifica.
OBIETTIVI: Lo scopo di questo studio è quello di sviluppare una breve dispensa
indirizzata agli operatori (infermieri, assistenti sanitari, farmacisti e medici) per
fornire precise informazioni riguardo alla sicurezza e stabilità dei vaccini.
L’aumento della copertura vaccinale ed il maggior spazio riservato dai mass-media
alle controversie sulla sicurezza ed utilità dei vaccini ha creato una maggiore
consapevolezza negli utenti sulla potenziale pericolosità dei vaccini. Anche se
l’immunizzazione ha ridotto con successo l’incidenza di diverse malattie virali e
batteriche, i vaccini possono causare effetti indesiderati sia di lieve entità sia, più
raramente, gravi. Allora quando è che un vaccino può essere definito sicuro? Come
si deve comportare un operatore per ridurre al minimo i rischi della vaccinazione?
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Tutti i vaccini seguono la catena del freddo: la loro efficacia è assicurata quando
appropriatamente conservati. Ma qual è la corretta conservazione di un vaccino? E
come varia la sua stabilità in seguito all’esposizione a temperature non indicate?
MATERIALI E METODI: Il gruppo di studio si è avvalso di fonti autorevoli quali le
linee guida OMS relative alla sicurezza e alla termostabilità dei vaccini. Dati
informali ottenuti dalle ditte produttrici forniscono ulteriori informazioni sulla
stabilità.
RISULTATI: Il libretto-dispensa è composto da due parti. Nella prima si
espongono dati inerenti la sicurezza dei vaccini con tabelle relative al tipo e
all’incidenza delle reazioni avverse, alle controindicazioni vere e false ed alle
norme di buon comportamento dell’operatore nelle fasi di manipolazione e
somministrazione del vaccino, al fine di evitare ogni tipo di “errore
programmatico”. La seconda parte affronta il problema della stabilità dei vaccini,
secondo le indicazioni riportate nel foglietto illustrativo ed in seguito a stress
termico. Un’ulteriore tabella fornisce indicazioni sulle caratteristiche tecniche del
frigorifero deputato alla conservazione dei vaccini.
CONCLUSIONI: E’ stato ottenuto uno strumento che mette a disposizione
dell’operatore sanitario una serie di dati di facile consultazione per rispondere ai
quesiti più frequenti sulla sicurezza e stabilità dei vaccini. In un momento di
grande dibattito sull’opportunità o meno della vaccinazione è importante offrire
una maggiore conoscenza della probabilità d’insorgenza d’evento avverso dopo ogni
tipo di vaccinazione. Il compito dell’operatore è quello di ottimizzare la procedura
della vaccinazione e informare correttamente il cittadino che può meglio valutare
i rischi della non vaccinazione.
Le informazioni sulla stabilità forniscono agli operatori una procedura da seguire
nel caso di sporadiche ed involontarie interruzioni della catena del freddo
riducendo gli sprechi e garantendo l’efficacia della vaccinazione.
DISPONIBILITÀ DEGLI ANTIDOTI: CONFRONTO TRA DIVERSE REALTÀ
Erika Fiumalbi1, Margherita Rinaldi2
Sifo-Toscana 1,2; Servizio Farmaceutico AUSL Pistoia1; U.O. Farmacia Ospedaliera,
AUSL Massa e Carrara2
Obiettivi. Scopo principale dello studio è stato quello di valutare l'attuale
disponibilità antidotale presso le farmacie ospedaliere della regione Toscana,
confrontando questa situazione con realtà nazionali ed internazionali sulla base
di studi analoghi condotti in vari stati d'America, in Francia, in Grecia ed in
Spagna. Tale studio segue il progetto Sifo consistente nella realizzazione di un
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data-base on-line nazionale ovvero una mappatura degli antidoti che faciliti il loro
reperimento in caso di necessità.
Materiali e Metodi. Per realizzare lo studio è stato inviato per e-mail un
questionario a dirigenti di farmacia ospedaliera di 17 ospedali toscani, chiedendo
di indicare le quantità presenti relative a 15 antidoti. Le risposte sono state
ottenute in circa un mese. Una volta pervenuti i dati, essi sono stati valutati
andando a considerare come sufficiente o insufficiente la quantità di antidoto
dichiarata rispetto ad uno standard, ovvero la quantità necessaria per curare un
solo individuo adulto di circa 70kg.
Questo studio è stato inoltre allargato anche alla Forze Armate italiane, le quali
sono dotate di un presidio sanitario (DISA) utile in caso di intossicazione acuta,
contenente tutti gli antidoti considerati nello studio ed allestito presso lo
Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze.
Risultati. Dei 17 ospedali coinvolti 15 (88.2%) hanno risposto al questionario. Dallo
studio è emerso che solo 2 ospedali (13%) detengono un'adeguata quantità di
anticorpo Fab-antidigitale, antidoto salvavita, che deve essere somministrato a
pazienti intossicati con digossina entro 30 minuti dall'avvelenamento. Solamente
un ospedale (6,7%) ha disponibili tutti i 15 antidoti in quantità adeguate.
Conclusioni. Dallo studio è emerso che, in relazione alle caratteristiche degli
ospedali coinvolti, può variare la disponibilità antidotale: struttura ospedaliera
universitaria, grande bacino d'utenza, presenza nella struttura sanitaria di
un'unita per le cure d'emergenza, si correlano ad un' adeguata presenza di
antidoti. Contrariamente l'inadeguata quantità di antidoti è tipica di ospedali
piccoli ed isolati e di ospedali situati vicino a strutture d'emergenza accreditate
(per es. CAV) che possono consentire un rapido reperimento dell'antidoto in
questione.
Si può quindi concludere che dal confronto tra le varie realtà emerge una
situazione nazionale ed internazionale omogeneamente carente, poiché pochissimi
ospedali detengono la quantità di antidoti necessaria al trattamento di un singolo
paziente adulto, soprattutto per quanto riguarda gli antidoti più critici e costosi.
Il principale ostacolo all'approvvigionamento di queste sostanze è il notevole
costo, ostacolo che aumenta d'importanza considerando lo scarso utilizzo di alcuni
di questi antidoti e la rapida scadenza.
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PROGETTO PER LA REALIZAZIONE DI UNO STRUMENTO OPERATIVO UTILE
NELLA GESTIONE DEI FARMACI ANTIBLASTICI: REALIZZAZIONE DI UN
DATA BASE REGIONALE DI PROTOCOLLI TERAPEUTICI.
Desideri I*, Angeletti M*, Rinaldi M°, D’Arpino A^
Obiettivi. Il recepimento della normativa per la sicurezza e salute dei lavoratori
esposti a farmaci antiblastici in ambiente sanitario, ha prodotto una notevole
riduzione delle esposizioni nelle aziende sanitarie toscane, come risulta dalle
rilevazioni svolte (a cura del Dipartimento del Diritto alla Salute e delle
Politiche di Solidarietà della Regione Toscana).
La centralizzazione delle attività di manipolazione si è realizzata con tempistiche
diverse a seconda delle condizioni logistico-ambientali delle varie aziende
sanitarie, e ciò ha determinato differenti condizioni operative nelle diverse realtà.
Per questo motivo all’interno del gruppo di lavoro AREA ONCOLOGICA toscano si
è sentita l’esigenza di confrontare le esperienze acquisite, per produrre degli
strumenti operativi efficaci da mettere a disposizione dei colleghi che si occupano
della gestione dei farmaci antiblastici. Il progetto prevede la raccolta dei
protocolli terapeutici utilizzati nelle aziende sanitarie, mediante l’utilizzo di un
questionario informatico, che include dati relativi alle modalità di allestimento
(quantità, tipo di diluente, forma farmaceutica finale etc.); e l’identificazione dei
protocolli utilizzati per patologia e linea di trattamento, distinguendo quelli
standard da quelli sperimentali.
Materiali e Metodi. È stato messo a punto un programma basato su MICROSOFT
ACCESS che fornisce all’utente una maschera per l’inserimento/modifica dei
dati. La maschera prevede per alcuni campi (es.: p.a., diluente) la presenza di
valori predefiniti di uso più comune, che guidano l’utente nella compilazione del
modulo e rendono uniformi i records, mantenendo però la possibilità di inserire
valori non codificati.
Il modulo/questionario viene inviato alle diverse sedi per la compilazione da
realizzarsi entro un termine definito.
L’analisi dei dati viene realizzata con la creazione di un unico database per
evidenziare la distribuzione dei protocolli secondo patologia.
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Risultati e Conclusioni. L’idea di realizzare un database regionale di protocolli
terapeutici permetterà di conoscere e di confrontare gli approcci terapeutici
delle diverse realtà aziendali e di esaminare le problematiche relative
all’allestimento dei farmaci antiblastici con attenzione agli aspetti
farmaceutici.
L’analisi dei dati sarà orientata all’identificazione delle aree standardizzate e
uniformabili, da quelle non standardizzate, soprattutto con attenzione alla qualità
farmaceutica del prodotto finito.
Il risultato ultimo sarà la produzione di un documento (fruibile anche on-line), per
la consultazione delle informazioni e delle soluzioni raccolte.
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DALL`ESPERIENZA EUROPEA LA PROPOSTA DI UN