Case del Popolo
nel Friuli
Occidentale
Prime sedi
dell’organizzazione
socialista
a Torre di Pordenone
ed a
Castelnovo del Friuli.
Gian Luigi Bettoli
Casa del Popolo di Prato Carnico
Stampato in proprio, 2 febbraio 2002.
1
1. Il territorio.
Fare riferimento al territorio del Friuli occidentale significa assumere in
qualche modo un presupposto arbitrario, che in questo caso è dato dal sorgere, nel
1968, della Provincia di Pordenone.
Ora, è ben vero che la rivendicazione dell’autonomia provinciale nasce a
Pordenone già negli anni successivi all’unione del Friuli con l’Italia1; ma ciò non
toglie che essa in quell’epoca rappresenti probabilmente solo l’opinione della nobiltà
e della borghesia della cittadina, che per altro non costituisce che il secondo centro
del territorio, sopravanzata dal punto di vista demografico ed industriale dal centro
serico di San Vito al Tagliamento.2
In quegli anni il riferimento di tutto il territorio era la città di Udine, sia per
ragioni amministrative, sia per la comunanza culturale e linguistica di gran parte del
territorio occidentale. Ma la stessa città venetofona di Sacile, che oggi fa parte dal
punto di vista ecclesiastico della Diocesi di Vittorio Veneto - a differenza del Friuli
occidentale e di gran parte del Portogruarese, che costituiscono la Diocesi di
Concordia-Pordenone - all’epoca apparteneva (anche se solo il centro cittadino)
all’Arcidiocesi di Udine.3
L’ambito geografico della ricerca nasce quindi da una scelta dell’autore, che
si è voluto rivolgere ad un territorio geografico, sociale e politico che, soprattutto per
quanto riguarda il periodo considerato, è stato accomunato da una limitata
attenzione da parte degli storici. Una carenza probabilmente dovuta alla lontananza
dai centri di ricerca accademici, ma anche alla chiusura culturale dei gruppi dirigenti
della sinistra, che non hanno saputo né riflettere né tramandare la memoria del
passato del movimento operaio.
2. Gli studi storici sul movimento operaio nel Friuli
occidentale.
Hanno fatto da precursori alcuni studi più lontani di Mario Lizzero, dedicati
ai due episodi principali della resistenza al fascismo a Pordenone: le Barricate di
Torre del 1921 e lo sciopero dei cotonifici del 1928.4
La proposta viene formulata per la prima volta sul settimanale liberale pordenonese Il Tagliamento
nel 1872: cfr. RINALDI, Carlo, Il giornalismo politico friulano dall’unità d’Italia alla resistenza, Udine,
Comitato per la preparazione e realizzazione editoriale e stampa della storia del giornalismo friulano
dall’unità d’italia al fascismo, 1986, pag. 336.
2 In occasione del censimento del 31 dicembre 1871 San Vito al Tagliamento aveva 8578 abitanti,
mentre Pordenone seguiva con 8269. Cfr.: COLA, Gaetano, Cento anni di opere pubbliche in Friuli,
Udine, Del Bianco, 1967, pag. 45. Fra le attività di produzione serica a San Vito al Tagliamento, va
ricordata quella impiantata nel ‘700 dai Linussio in località Casa Bianca.
3 CICONI, Giandomenico, Udine e la sua provincia, Udine, Arti Grafiche Friulane, 1992, pag. 192.
4LIZZERO, Mario, Gloriose battaglie antifasciste, Pordenone, Federazione Comunista, 1958;
LIZZERO, Mario, Scioperano i tessili di Pordenone, in: Il prezzo della libertà. Episodi di lotta
antifascista, Roma, ANPPIA, 1958, pagg. 130-135 (i due testi presentano poche secondarie
differenze fra loro).
1
2
Roberto Barraco ha dedicato la sua tesi di laurea al periodo successivo alla
prima guerra mondiale, con l’attenzione rivolta soprattutto alla costruzione del
Partito Comunista nel Pordenonese.5
Teresina Degan ha realizzato un’opera di più ampio respiro dedicata alle
lotte delle operaie tessili dalla metà dell’Ottocento fino alla grande crisi del 1954 che
ha ridimensionato il polo cotoniero pordenonese: opera che costituisce il testo
principale per la storia del movimento operaio di quest’area, basata anche sulla
conoscenza di prima mano di molti dei dirigenti sindacali e politici di quelle lotte.6
Sempre Teresina Degan e Giuseppe Mariuz hanno studiato i movimenti
contadini nella Bassa Pordenonese del primo dopoguerra, soprattutto l’episodio del
Soviet di Pravisdomini, iniziativa nata dall’amministrazione socialista eletta in quel
comune sulla base della spinta delle leghe contadine rosse.7
Sigfrido Cescut ha studiato l’esperienza del primo dopoguerra ad Aviano,
inserendola in un lavoro sulle origini della cooperazione di consumo nell’area
pedemontana occidentale.8
Otello Bosari ha lavorato invece sulle precondizioni storiche, ricercando le
radici del moderatismo politico friulano nell’epoca veneta ed asburgica, giungendo
fino ai decenni dell’unificazione nazionale ma fermandosi sostanzialmente prima
del costituirsi delle organizzazioni operaie e socialiste.9
Recentemente Teresina Degan ha pubblicato uno studio sugli Arditi del
popolo (la milizia armata antifascista attiva per un periodo nel contrastare lo
squadrismo) nel Pordenonese.10
Tutti questi studi sono stati dedicati prevalentemente al Pordenonese,
trascurando l’area montana. Colma almeno parzialmente questa lacuna un recente
studio di Luigi Antonini Canterin, dedicato alle Società Operaie nello
(BARRACO, Roberto), Il pordenonese negli anni venti: la roccaforte del socialismo, Pordenone,
Circolo A. Gramsci, 1973. Barraco, presidente del Circolo Gramsci, ha voluto che la sua opera
uscisse anonima.
6 DEGAN, Teresina, Industria tessile e lotte operaie a Pordenone 1840-1954, Udine, Del Bianco,
1981.
7 DEGAN, Teresina, Il Soviet di Pravisdomini, in Storia contemporanea in Friuli, anno V, n. 6, Udine,
Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione, 1975; MARIUZ, Giuseppe, Leghe
bianche e rosse in un’area rurale friulana. Irruenza e declino delle lotte di massa nel Sanvitese 191920, in Storia Contemporanea in Friuli, anno XVIII, n. 19, Udine, Istituto Friulano per la Storia del
Movimento di Liberazione, 1988.
8 CESCUT, Sigfrido, Cooperative ad Aviano, Roveredo in Piano, Montereale, Palse; Trieste, La
Cronaca, 1998;
9 BOSARI, Otello, Trasformazioni e innovazioni nell’area compresa tra Livenza e Tagliamento tra la
fine delle guerre napoleoniche e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, in Qualestoria, Bollettino
dell’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli-Venezia Giulia, anno XII,
n. 1, Trieste, marzo 1984; BOSARI, Otello, Dalla caduta della Repubblica di S. Marco alla
Restaurazione: le radici del moderatismo nella Destra Tagliamento, in Qualestoria, anno XII, n. 3,
dicembre 1985; BOSARI, Otello, Le vicende dell’epoca risorgimentale tra Livenza e Tagliamento: dai
movimenti degli anni ‘40 alla liberazione regia del ‘66, in Qualestoria, anno XIV, n. 3, novembre 1986;
BOSARI, Otello, L’immagine e l’influenza della rivoluzione d’ottobre in Friuli, in Qualestoria, anno
XVI, n. 3, dicembre 1988.
10 DEGAN, Teresina, Gli Arditi del popolo nel Pordenonese, in Storia contemporanea in Friuli, anno
XXX, n. 31, Udine, Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione, 2001.
5
3
Spilimberghese, dove si trovano vari riferimenti all’organizzazione socialista nella
zona11
Manca però per quest’area, così come in generale per il socialismo friulano
(con la lodevole eccezione della produzione relativa alla Carnia) un’opera di
insieme, come quelle che ci sono state fornite da Tessitori per il movimento cattolico
o comunque paragonabile alla grande mole di studi sul socialismo triestino e
giuliano. Per avere un’opera che delinei almeno parzialmente la storia del
socialismo friulano nel suo complesso occorre riferirsi alla biografia dedicata al suo
maggiore esponente.12
Complessivamente l’attenzione degli storici, rivolta parzialmente al primo
dopoguerra, appare concentrata soprattutto sulla successiva fase della Resistenza,
lasciando scoperta la ricerca sulle origini del movimento operaio in regione.
3. Le fonti.
Purtroppo oggi lo studio sulle origini del socialismo friulano può essere
realizzata solo su fonti archivistiche, avendo perso per sempre la possibilità di
consultare quelle biblioteche viventi che (con tutte le cautele necessarie per la
consultazione di queste fonti) ne sono state/i le protagoniste ed i protagonisti.13
Le fonti orali sono quindi ormai di seconda mano oppure risalenti ai primi
anni di vita dei testimoni, e quindi possono permettere solo uno sguardo limitato alla
realtà considerata. Le fonti scritte invece sono ancora in gran parte da sfruttare: sia
quelle giornalistiche che quelle d’archivio.
Le fonti giornalistiche sono essenzialmente i quotidiani ed i periodici
dell’epoca. Si pensi che nel primo decennio del Ventesimo Secolo in Friuli i
quotidiani distribuiti e letti, con corrispondenti locali, sono molti più di quelli di
adesso, anche se con una dimensione limitata a quattro facciate. Abbiamo i liberali
moderati Giornale di Udine e La Patria del Friuli; il clericale Il Crociato, che poi
cambia nome per diventare Il Corriere del Friuli; ma a sinistra ci sono i
radicaldemocratici Il Friuli (che nel 1905 cede il posto a Il Paese) ed Il Gazzettino di
Venezia; infine per alcuni anni i socialisti stampano pure loro a Venezia un
quotidiano: Il Giornaletto. Ai quali si aggiungono per il partito socialista i quattro
settimanali che si susseguono avventurosamente dal 1893 fino alla proclamazione
dello stato di guerra nel 1915 e poi dal 1919 al 1925: L’Avvenire, L’Operaio, L’Evo
ANTONINI CANTERIN, Luigi, Come un frutto spontaneo della libertà. Società operaie, Scuole di
disegno e Cooperative nel distretto di Spilimbergo (1866-1917), San Giorgio della Richinvelda,
Banca di Credito Cooperativo di San Giorgio e Meduno, 2000.
12 ALATRI, Paolo, Giovanni Cosattini (1878-1954). Una vita per il Socialismo e la Libertà, Tricesimo,
Aviani, 1994.
13 Vorrei sottolineare questa differenza di genere perché, nel caso del movimento operaio
pordenonese, si trattava soprattutto di una classe operaia femminile, molto combattiva anche se le
discriminazioni sociali e politiche dell’epoca non permettevano alle migliaia di tessitrici di votare e di
esprimere i quadri dirigenti della lotta, essendo riservata praticamente solo agli uomini la
partecipazione alla vita pubblica. Ma la stampa dell’epoca sottolinea ripetutamente il protagonismo
delle donne nelle lotte e nelle manifestazioni, e la stessa conservazione del voto ai partiti di sinistra,
fra le elezioni di prima e dopo il fascismo a Pordenone, testimonia non solo la sotterranea e dura
resistenza di una città operaia e socialista, ma il chiaro orientamento politico di quelle donne che si
recarono a votare per la prima volta nel 1946.
11
4
Nuovo ed infine, dando continuità alla scadenza settimanale dal 1904 in poi, Il
Lavoratore Friulano.
Soprattutto quest’ultimo (ma, per il territorio da noi considerato e per i primi
anni, anche L’Evo Nuovo ed Il Paese settimanale) è una vera e propria miniera di
notizie che non si limita solo ad Udine ma dà frequenti ed a volte interessantissime
corrispondenze dai più disparati centri della provincia. Un materiale che deve
essere studiato più a fondo, per ricostruire i dispersi fili di una presenza socialista
molto più articolata ed importante di quanto oggi non si riconosca.
Le fonti giornalistiche rimangono la principale voce dei socialisti di quei
tempi: con una flessibilità insospettata, che porta ad esempio qualche sezione, in
polemica con gli avversari interni, ad utilizzare la stampa radicale per dar voce alle
proprie iniziative: è il caso di una violenta polemica che oppone il gruppo di giovani
che nei primi anni del secolo promuove il movimento socialista a Pordenone alla
federazione a guida rivoluzionaria, ma anche quello di dieci anni dopo della sezione
socialista di Spilimbergo, a guida rivoluzionaria, contro la federazione provinciale
allora a guida riformista.
Purtroppo a Pordenone non sono state conservate le fonti archivistiche
interne al movimento operaio: quello che non è stato fatto dalla violenza fascista,
dalla dittatura e della guerra è stato disperso da gruppi dirigenti tanto ignoranti
quanto presuntuosi, che forse pensavano (pensano) di aver costruito le loro fortune
dal nulla. Inoltre chi, come Teresina Degan, ha studiato gli archivi pubblici ha
riscontrato dispersioni di materiale tanto strane come - sicuramente in alcuni casi mirate ad occultare le responsabilità di chi si compromise con la dittatura.
Ma rimangono ancora, anche se in alcuni casi si segnalano distruzioni14, gli
archivi delle amministrazioni locali. Amministrazioni che, in molti casi, sono state
dirette da esponenti del Partito Socialista, prima probabilmente come singoli
all’interno di giunte liberal-democratiche e poi organicamente come giunte
socialiste.15
Ed infine bisognerebbe dare un’occhiata agli archivi di quelli che, all’epoca,
erano i principali avversari dei socialisti: i preti. Oggi l’anticlericalismo appare come
un fenomeno del passato, che può essere resuscitato in forme molto limitate solo
dalle prese di posizione della parte più arretrata delle gerarchie cattoliche, volte a
recuperare spazi nel campo educativo od a limitare diritti civili ormai acquisiti dalla
società.
A Pravisdomini parziali per l’azione dei partigiani volta a far sparire le liste di leva ed impedire la
chiamata dei coscritti da parte della Repubblica di Salò; a Barcis completa per l’incendio di tutto il
paese da parte dei nazi-fascisti dopo la caduta della Repubblica partigiana della Carnia.
15 Nel primo decennio del Novecento amministratori socialisti si trovano a Sacile (l’avv. Enrico
Fornasotto è assessore), Montereale Cellina (è assessore Domenico Fassetta, poi emigrante a
Venezia), Barcis (è assessore Giovanni Bet, muratore emigrante), Sequals (assessore della frazione
di Lestans è il negoziante Evaristo Bettoli) e Pinzano al Tagliamento (dove inizialmente aderisce al
Psi il sindaco G.B. Scatton, ed è assessore il muratore emigrante Giovanni Sguerzi).
Prima della guerra i socialisti conquistano l’amministrazione comunale di Frisanco con il sindaco Gio
Batta Lorenzon: in quella occasione si auspica che essa dimostri una maggiore coerenza di altre nei
paesi limitrofi, dove i compagni eletti non si sono comportati da socialisti nel loro ufficio: una notizia
tutta da verificare perché non abbiamo trovato altro su queste amministrazioni: cfr. Il Lavoratore
Friulano, n. 420 del 20 ottobre 1912, pag. 2, FRISANCO.
Nell’ottobre 1920 vengono elette le seguenti amministrazioni socialiste nel Friuli occidentale:
Pordenone, Vallenoncello, Cordenons, Fontanafredda, Pravisdomini, Cordovado, Spilimbergo,
Pinzano al Tagliamento, Maniago e Barcis.
14
5
Ma un secolo fa erano ancora calde le ferite del Risorgimento, combattuto
(anche) contro una chiesa cattolica schierata contro la democrazia, contro
l’illuminismo, contro il liberalismo e la rivoluzione e quindi anche contro quel loro
prodotto italiano ch’era il movimento di unificazione nazionale. Nello schieramento
politico che si rifaceva al Risorgimento, i socialisti si erano assunti la parte dei più
coerenti difensori di quella pregiudiziale, che può essere capita solo andando con il
pensiero a quella che è stata la “discriminante antifascista” in quest’ultimo
cinquantennio. I socialisti peraltro erano ricambiati dalla chiesa cattolica, che li
considerava come il male peggiore: ambedue gli schieramenti, collocati ai due poli
opposti del campo politico, erano d’accordo nel considerare che lo scontro finale,
messa da parte la classe dirigente liberale, sarebbe stato fra loro.
Anche in Friuli nei primi anni del Novecento emergono personalità e gruppi
nel mondo cattolico che pensano di combattere la loro battaglia utilizzando gli
strumenti della democrazia, dando vita ad un movimento sociale e sindacale
cattolico in concorrenza diretta con i socialisti. Queste realtà, ostacolate nella
Arcidiocesi di Udine, vengono invece favorite in modo tacito dal vescovo di
Concordia mons. Isola, che lascia mano libera a don Lozer a Torre, don Concina a
Prata e don Annibale Giordani a Spilimbergo ed alla direzione de La Concordia.
Sarà proprio una creatura di quest’ultimo, con l’attivo appoggio soprattutto suo e di
don Lozer, a diventare l’unico deputato della democrazia cristiana (l’Unione
democratica nazionale) nell’anteguerra: l’avvocato Marco Giordani, che diventerà il
deputato del collegio di Spilimbergo-Maniago nel 1913.
In due località, che rappresentano diverse polarità di organizzazione
sociale, il movimento socialista si caratterizza per l’impegno per la realizzazione
della Casa del Popolo, cioè della sede ove possono riunirsi tutte le organizzazioni
operaie, dalla lega di resistenza16 alla cooperativa di consumo, dalla cooperativa di
lavoro al circolo del Psi, dal circolo di cultura popolare alla sezione del Segretariato
dell’Emigrazione. Si tratta del sobborgo operaio di Torre a Pordenone e del
comune collinare di Castelnovo del Friuli, località di contadini-muratori emigranti a
nord di Spilimbergo.
4. Pordenone, isola industriale e socialista.
La situazione sociale del Friuli dei primi del Novecento è quanto di più
tradizionale si possa immaginare. Un mondo di piccolissimi coltivatori, privi di un
reddito sufficiente per vivere sulla propria terra, costretti a vendere la loro forza
lavoro a proprietari terrieri che sono in gran parte i nobili transitati dal Patriarcato
medioevale all’Italia unita, senza ricevere grosse scosse dalla Repubblica di
Venezia e dall’Austria. I privilegi feudali sono ancora vivi nei primi anni
dell’unificazione italiana. Nella pianura mezzadria e colonia si affiancano alla piccola
proprietà.
16 Cioè il sindacato di mestiere, che riunisce non tutti i lavoratori dello stabilimento (come siamo
abituati a concepirlo oggi, con il moderno sindacato industriale organizzato per categorie, anche se
oggi messo in crisi dalle varie tipologie di terziarizzazione, appalto e precarizzazione della
manodopera) ma tutti quelli che svolgono quella determinata professione: in un cotonificio possono
perciò convivere una lega dei tessili, una degli edili ed una dei meccanici.
6
La valvola di sfogo che permette ai friulani di sopravvivere, ed anche di
ribellarsi e di evolversi socialmente, è l’emigrazione che, fino alla caduta degli imperi
germanico ed austroungarico, si connota come emigrazione temporanea. Gli
emigranti partono in primavera per ritornare ad autunno inoltrato, e trovano
occupazione soprattutto nei grandi lavori edili dell’Europa centro-orientale, sia
direttamente che attraverso il pesantissimo lavoro nelle fornaci.
L’industrializzazione, così come le innovazioni colturali nell’agricoltura,
arrivano molto tardi... con un’eccezione. L’eccezione è l’area di Pordenone che, sia
per le condizioni idrogeologiche che per la presenza di abbondante manodopera a
basso prezzo, permette dalla metà dell’Ottocento l’insediamento di una serie di
grandi stabilimenti di produzione cotoniera, con l’intervento di capitali nazionali ed
internazionali. Sorgono quindi, prima nelle frazioni pordenonesi di Torre e Rorai
Grande due stabilimenti del Cotonificio Veneziano, poi a Pordenone ed a Fiume
Veneto due stabilimenti del Cotonificio Amman, ed infine il Cotonificio Makò a
Cordenons. Un insediamento di molte migliaia di operai (soprattutto donne) con un
basso raggio di pendolarità.
Il Pordenonese si caratterizza come un’isola di industrializzazione, con una
percentuale di operai pari a circa il 50% della popolazione totale, e questo incide nel
comportamento politico e sociale dei cittadini. Radicali e socialisti si organizzano
quasi contemporaneamente negli ultimi anni dell’Ottocento, e conquistano il
comune a più riprese: nel 1902 eleggendo prosindaco il radicale Polese ; dal 1905
al 1909 con sindaco il radicale on. Galeazzi e nuovamente (ma in un clima di ormai
consumata distinzione fra i due partiti, a causa della guerra di Libia) nel 1914 con
sindaco l’avv. Carlo Policreti.
E’ praticamente un portato del suffragio universale e della rottura epocale
creata dalla guerra mondiale e dalla rivoluzione russa la vittoria schiacciante dei
socialisti, con due terzi dei voti, dell’ottobre del 1920. Dopo un ventennio di
appoggio esterno ai radicali, i socialisti governano per la prima volta, direttamente e
da soli, mentre i loro alleati sono diventati da anni i principali portavoce
dell’interventismo ed alcuni di loro stanno inesorabilmente slittando verso il
nascente fascismo: il più famoso è Piero Pisenti, assessore radicale nel 1914 e
fondatore nel dopoguerra del Partito del Lavoro, che confluisce subito dopo nel
fascismo divenendone il principale esponente friulano.17
La conquista socialista di Pordenone sancisce un ruolo acquisito fin
dall’anteguerra, quando il Psi, pur di fronte ad un suffragio elettorale maschile
fortemente limitato da condizioni di censo ed istruzione, si afferma stabilmente
come il partito di maggioranza relativa in città. Ma non va sottovalutato il lavoro
svolto unitariamente da socialisti e radicali che, pur partendo da posizioni
interclassiste, sono sinceramente schierati dalla parte della classe operaia: lo si
vede per esempio con l’azione dell’amministrazione Galeazzi durante i grandi
scioperi dei cotonieri dell’Amman del 1906 e degli edili del 1907. Ma socialisti e
radicali condividono gran parte delle iniziative pubbliche, soprattutto quando si fa
riferimento alla Società Operaia, alle iniziative commemorative del Risorgimento, al
Primo Maggio e perfino in alcune iniziative di chiaro contenuto irredentistico della
Società Trento e Trieste. Pur provenendo dal comune filone del liberalismo, con il
17 Al ruolo politico del Pisenti nel primo dopoguerra è dedicato principalmente il libro di: PREZIOSI,
Anna Maria, Borghesia e fascismo in Friuli negli anni 1920-22, Roma, Bonacci, 1980. Cfr. inoltre:
LYTTELTON, Adrian, La conquista del potere. Il fascismo dal 1919 al 1929. Roma-Bari, Laterza,
1974, pagg. 267-269 e 445-446.
7
nuovo secolo i radicali sono chiaramente contrapposti ai moderati; i due tronconi del
liberalismo marciano anzi con un’alleanza quasi automatica, gli uni a sinistra, gli altri
con i clericali. Il patto unitario fra socialisti e radicali risulta più solido di quello fra gli
avversari di destra, almeno fino alle elezioni politiche del 1913, nelle quali il
socialista Giuseppe Ellero si candida al posto del radicale Carlo Policreti, sfiorando
l’elezione alla prima presentazione autonoma del Psi alla Camera a Pordenone.18
Il Psi, sorto a Pordenone alla fine del periodo della reazione di fine secolo,
vede eletto il suo primo consigliere nel 1899, e si costituisce come gruppo negli anni
successivi, grazie soprattutto all’attivismo di due rappresentanti sindacali degli
agenti di commercio (Luigi Scottà, morto prematuramente di malattia, e Gino
Rosso), ricevendo l’impulso fondamentale da due giovani avvocati, che iniziano la
propaganda socialista appena rientrati dall’università: Giuseppe Ellero e Guido
Rosso.
Ellero ed i Rosso sono figli di due esponenti tipici del radicalismo: Giuseppe
è figlio di Enea, reduce dei Mille, sindaco democratico, l’amministratore comunale
più presente nella Pordenone italiana dell’Ottocento. Guido e Gino Rosso sono figli
di Alessandro, agente dei conti Ottoboni ed eminente assessore della giunta
Galeazzi, il più duro nella battaglia contro i clericali ed anch’egli amministratore
estremamente presente. 19
Giuseppe Ellero sarà per molti anni consigliere, e poi assessore comunale,
e dal 1921 al 1924 sarà deputato socialista20; Guido Rosso sarà il sindaco del 1920.
Ambedue uniranno all’attività professionale una grande disponibilità per il lavoro
propagandistico e di organizzazione sindacale dei tessili, mettendo a disposizione la
loro professionalità sia per difendere i compagni nei tribunali, sia per mediare le
vertenze.
E’ proprio in un fabbricato di proprietà di Enea Ellero che il Psi fissa la sua
prima sede. E’ il nuovo settimanale socialista Il Lavoratore Friulano che ci comunica
nella sua prima uscita che il Partito socialista si va radicando a Pordenone ed alla
fine del 1904 si dà una prima sede organizzativa. Vi avranno sede il circolo
socialista e le leghe operaie e sarà dotata di sala per le riunioni, nella quale si
pensa da subito di organizzare un corso di conferenze educative. La sede è
collocata in centro, all’interno dell’albergo Stella d’oro in Corso Garibaldi e viene
presentata come il primo nucleo di una piccola Casa del Popolo.21 L’inaugurazione
avviene sabato 22 gennaio 1905 ed è l’occasione per un ampio intervento di Ellero
che fa un resoconto del lavoro svolto.
Altri dirigenti del partito sono Romano Sacilotto, cartolaio ed infaticabile
agit-prop del partito, sempre presente quando c’è da arredare un salone,
Viene rieletto per il collegio di Pordenone-Sacile il deputato liberale Attilio Chiaradia con 6618, sui
quali pesa l’ipoteca, come nella precedente elezione del 1909, dell’appoggio clericale (Chiaradia
prevale nettamente grazie al voto dei comuni d’origine di Sacile e Caneva); Giuseppe Ellero ottiene
5177 voti con una candidatura esclusivamente di partito, senza alleanza con i radicali, che solo in
parte fanno campagna elettorale per lui. Cfr.: Il Lavoratore Friulano, n. 478 del 9 novembre 1913,
pag. 1, Come si è votato in Friuli.
19MIO, Luigi, Industria e società a Pordenone dall’Unità alla fine dell’ottocento, Brescia, Paideia,
1983, pagg. 58-59 e 206-211.
20 La sua più rilevante iniziativa rimane quella della stipula, insieme con il deputato mantovano, ma
eletto in Friuli come eroe di guerra Zaniboni, del “patto di pacificazione” con i fascisti nell’estate 1921:
iniziativa tanto negativa, quanto misteriosa, soprattutto per l’identità dei due promotori di parte
socialista, estranei al gruppo dirigente storico del Psi.
21 Il Lavoratore Friulano, n. 1 del 26 novembre 1904, La sede del Circolo.
18
8
organizzare una manifestazione o diffondere la stampa del partito, e Vincenzo
Degan, operaio tipografo e - insieme a Giuseppe Ellero - il consigliere comunale più
longevo del Psi pordenonese, dagli inizi del secolo con poche pause, fino alla
caduta della giunta nel 1922. Romano Sacilotto sarà protagonista di una delle storie
personali più coerenti ed estreme della resistenza nonviolenta dei socialisti al
fascismo: dopo essere stato assessore comunale all’annona nei terribili anni del
dopoguerra, dalla vittoria della dittatura al 1944 rimarrà volontariamente chiuso nella
sua abitazione con annesso magazzino all’ingrosso in Via Mazzini, lasciando gli
affari ed il negozio di dettagliante in Corso Vittorio Emanuele al figlio Bruno.
Accetterà di recarsi in campagna solo durante i bombardamenti alleati sulla vicina
ferrovia. Vincenzo Degan invece, dopo aver svolto la sua attività di amministratore
con particolare scrupolo, rimane un punto di riferimento per gli oppositori al regime,
che continuano ad incontrarsi presso di lui.22
Tutti insieme questi compagni sceglieranno di seguire i riformisti di Matteotti
e Turati nel 1922. Dopo aver seguito diversi percorsi personali (Ellero e Rosso
saranno costretti dai fascisti a trasferirsi rispettivamente a Milano ed a Venezia e
sembrano aver abbandonato la politica attiva nel ventennio fascista) ancora insieme
Guido Rosso, Ellero, Sacilotto e Degan saranno candidati alla testa della lista
socialista per le comunali di Pordenone del 1946, e seguiranno poi Saragat nel
1947 al momento della scissione socialdemocratica.
Ma, dopo l’inaugurazione della Casa del Popolo nel gennaio 1905, non
avremo più notizia di questa né di altre sedi a Pordenone.
5. Torre di Pordenone: il paese/cotonificio.
A fianco del nucleo di Pordenone, evidenziato perfino nelle cronache de Il
Lavoratore Friulano che quasi ogni settimana affiancano alla corrispondenza da
Pordenone anche quella da Torre, esiste un altro gruppo socialista: lo stesso circolo
socialista appare bicefalo, condiviso fra Pordenone e Torre.
La forza socialista di Torre viene dimostrata dall’elezione, nel 1899, proprio
del capolega dei tessili del Cotonificio Veneziano Ilario Fantuzzi.23 Fantuzzi
manterrà questo ruolo dirigente dei socialisti di Torre fino alla prima guerra
mondiale, svolgendo le funzioni di capolega, di presidente della cooperativa di
consumo e, successivamente, di presidente della Casa del Popolo.
E’ importante questa sottolineatura del nesso fra le varie istituzioni operaie.
La lega dei tessili di Torre è la più combattiva fra quelle del comprensorio
pordenonese, ed ha alle spalle la realtà di un piccolo paese che ormai da più di
mezzo secolo ha subito un processo di inurbamento spinto, trasformandosi in un
agglomerato operaio di tipo nuovo, con contraddizioni sociali esplosive, dovute al
radicale sradicamento degli operai dall’ambiente agricolo di provenienza. La
22 Le informazioni su Sacilotto e Degan durante il fascismo sono il risultato di un colloquio con la
prof.ssa Teresina Degan, che è la figlia di Vincenzo. Grazie a lei ho potuto conoscere la manualistica
professionale (dai manuali Hoepli a quella prodotta dai socialisti) sui quali ha studiato con grande
precisione e precisa conoscenza della materia questo operaio che ha saputo rappresentare con
onore la sua classe, dapprima come consigliere e poi come assessore comunale).
23 MIO, Luigi, Industria e società a Pordenone dall’Unità alla fine dell’ottocento, Brescia, Paideia,
1983, pag. 106.
9
propaganda ed il radicamento socialista ne sono quasi il portato naturale, cui non
potrà porre rimedio neanche l’azione spregiudicata di don Lozer.
I socialisti fondano nel 1903 il “Magazzino cooperativo fra operai ed addetti
agli stabilimenti del Cotonificio Veneziano di Torre di Pordenone e braccianti della
frazione di Torre di Pordenone”. Si tratta di una struttura fondamentale per la difesa
del reddito e delle condizioni di vita degli operai, che nasce in un rapporto
particolare con l’azienda, sfuggendo alle condizioni di forte controllo paternalistico
che per esempio vengono mantenute dal Cotonificio Amman sulla cooperativa dei
cotonieri di Pordenone.24
24 Atto pubblico del 15 agosto 1903, firmato per primo da Ilario Fantuzzi, di professione meccanico.
Ringrazio la prof.ssa Teresina Degan per avermi permesso la lettura di quest’atto che fa parte di una
sua ricerca in corso di realizzazione sulla storia di Torre.
L’elezione del Fantuzzi, presidente del Magazzino cooperativo di consumo di Torre, dimostra la
capacità dei socialisti di acquisire la gestione di strutture economiche di fondamentale importanza
per la condizione operaia, e di usarle come trampolino per la conquista del potere politico.
La conquista della gestione del Magazzino viene descritta dall’eterno concorrente/antagonista dei
socialisti a Torre, il parroco ed organizzatore sindacale cattolico don Giuseppe Lozer: il Magazzino
Cooperativo locale, (era) amministrato da socialisti. (...) L’art. 2 dello Statuto del Magazzino
Cooperativo prescriveva che la Società doveva rimanere estranea a partiti politici. Eppure era
infeudata al Partito Socialista. Socialisti sì, ma cattolici no! La bandiera del Magazzino
Cooperativo era stata benedetta nel 1895 sotto la prima amministrazione non socialista; (...).
A Torre di Pordenone venne aperto fin dal 1894 un Magazzino Cooperativo di spaccio
alimentari, vino, carne, legna in uno stabile del Cotonificio Veneziano, ceduto poi
gratuitamente, in posto centrale, dove oggi c’è l’Oratorio dei ragazzi e l’abitazione del
Cappellano.
Nei primi anni fu amministrato da persone equilibrate, rispettose, non partitanti. Ma dal 1900
fino al 1929, quando venne chiuso per fallimento, divenne il centro della propaganda
socialista. Non era un socialismo democratico, laburista col quale per me sarebbe stato ben
facile accordarmi, ma un socialismo fazioso, settario, antireligioso, e dopo la prima guerra
sfociato nel comunismo. Basti dire che quando passava la processione del venerdì santo, si
teneva aperto lo spaccio, si vociferava e si affettava carne insaccata per fare dispetto. Due
volte, al passaggio della processione del Corpus Domini, da una finestra del locale si
gettarono sul baldacchino dei calcinacci. Bravate banali, provocazioni idiote, che poi furono
scontate con un fallimento disastroso. Cfr.: LOZER, Giuseppe, Ricordi di un prete, Udine, Arti
Grafiche Friulane, 1960, pagg. 24, 25, 32 e seguenti.
Invece secondo fonti socialiste la loro guida sul Magazzino cooperativo di Torre è precedente e
coincide con la sua stessa creazione, guidata da Ilario Fantuzzi, come risulta anche dall’atto sopra
citato: cfr. Il Lavoratore Friulano, n. 252 del 31 luglio 1909, pag. 4.
E’ un notevole esempio di ipocrisia il racconto che fa don Lozer del fallimento del Magazzino
cooperativo, diventato nel frattempo Cooperativa sociale. Innanzitutto il Lozer tace del boicottaggio
fascista nei confronti delle istituzioni superstiti del movimento operaio, soprattutto le cooperative,
visto che i partiti e le organizzazioni sindacali erano stati sciolti da tempo. La soddisfazione del
parroco per la caduta degli storici avversari era evidentemente predominante sul comune sentimento
di opposizione al fascismo.
Ma quello che soprattutto a Lozer preme sottolineare è la sua vittoria, materializzatasi con
l’acquisizione dei beni della cooperativa avversaria, azione spacciata per carità cristiana. E i locali e
i terreni della Cooperativa socialista che mi ha respinto da socio nel settembre del 1903, sono
divenuti nel 1935 mia proprietà che ho poi donato alla Chiesa parrocchiale di Torre con
destinazione a ricreatorio della gioventù e abitazione del Cappellano. Non possiamo che
considerare queste bassezze come una grave caduta di stile, che purtroppo non ha lasciato indenne
un personaggio complesso ed importante come don Giuseppe Lozer.
Per tentare di ricostruire qualcosa di simile a quanto è accaduto, mi pare opportuno citare quanto un
giornalista del Manchester Guardian ebbe a scrivere da Molinella a proposito della distruzione delle
cooperative da parte dei fascisti: è cominciata un’altra campagna di violenze per impedire ai
contadini di coltivare la terra. Il 22 marzo due spedizioni punitive armate visitarono due
poderi, ove i contadini che rimanevano fedeli alle cooperative lavoravano. Bastonarono
10
Il socialismo di Torre è quindi fortemente militante, e sovrappone
perfettamente i tre livelli di iniziativa socialista: l’azione politica, quella sindacale
(definita all’epoca della resistenza) e quella cooperativa. Il giudizio del partito
friulano su Torre è perlomeno ammirato, se possiamo leggere espressioni come
questa: Fra gli operai di “Torre di Pordenone” la coscienza dell’organizzazione
è così viva e diffusa che colui che non è iscritto alla lega è considerato un
imbecille e colui che essendovi inscritto non è in regola coi pagamenti è
ritenuto quasi un delinquente.25
Un giudizio positivo, che tiene conto di come le centinaia di operai
organizzati siano ben più importanti delle poche decine di tessere del partito in città,
viene espresso anche nel corso del congresso provinciale del Psi che si tiene a
Tolmezzo il 28 gennaio 1906: ROSSO annuncia di rappresentare nove leghe di
resistenza di Pordenone con oltre 1500 iscritti (applausi, Viva Pordenone).26
La realtà di Torre, insieme con quella di Pordenone ma probabilmente in
maniera più accentuata, è di un socialismo non appiattito sul moderatismo
evoluzionistico, che di volta in volta assume i volti dell’integralismo centristico di
Enrico Ferri o di Oddino Morgari oppure del riformismo turatiano: lo si vede con le
continue fughe in avanti nella violenza che costellano la storia dell’opposizione ai
“tedeschi” che guidano i cotonifici come padroni o capi, e soprattutto nel caso dello
sciopero degli edili del 1907, che sfocia nell’uccisione del responsabile dei lavori
edili del cotonificio ing. Toffoletti, in cui sono coinvolti vari esponenti della Lega degli
edili. E’ in quell’epoca che si parla della presenza di oltre quaranta organizzati
anarchici a Torre, le cui canzoni vengono cantate regolarmente dai ragazzini per
strada.27
Ma la compresenza di socialisti ed anarchici non si limita a questo episodio,
in cui ambedue le componenti del movimento operaio classista vengono indicate
come mandanti morali se non materiali dell’omicidio: ad esempio il Primo Maggio
del 1912, a Pordenone, parlano in piazza Mariano Rango, che con precise tonalità
sindacaliste rivoluzionarie invita a lavoratori ad abbandonare ogni fiducia nella
politica istituzionale, ed un sindacalista anarchico. E nello stesso commento de Il
Paese alle elezioni che danno la vittoria nel 1905 alla coalizione radicalsocialista,
troviamo la notizia dell’astensione dei socialisti rivoluzionari dal voto.28
uomini e donne e anche una giovinetta di quindici anni. Frattanto il commissario governativo
continuava le vendite all’asta di tutto quanto apparteneva alle cooperative, senza alcun
consenso dei soci. Il 25 marzo furono venduti i bovi della “Cooperativa Agricola” ai bottegai e
ai proprietari terrieri, che li rivendettero con un profitto enorme. Il caso della proprietà Spada
dà un’idea di ciò che succede. Questa terra è stata tolta alla cooperativa che l’aveva in affitto
ed è stata affidata ai dirigenti fascisti, che alla loro volta l’hanno subaffittata agli operai
affamati ad un prezzo enorme. (...) Corrispondenza di Mr. Waterfield, sul Manchester Guardian del
5 aprile 1923, citata da: SALVEMINI, Gaetano, Molinella, in: Adriano Dal Pont e Lino Zocchi (a cura
di), Pionieri dell’Italia democratica. Vita e scritti di combattenti antifascisti, Roma, Associazione
Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti, 1966, pag. 175.
25 Il Lavoratore Friulano, n. 49 del 28 ottobre 1905, pag. 2.
26 Il Lavoratore Friulano, n. 63 del 3 febbraio 1906, pag. 1, IV Congresso Provinciale socialista.
27 Cfr. Il Lavoratore Friulano, n. 129 dell’11 maggio 1907, Discutiamo (siglato P.): viene fatto un
elenco degli atti di violenza commessi contro dirigenti dei cotonifici a partire dal 1878 al 1890,
quando i socialisti non avevano iniziato la loro azione. Oltre a percosse e fucilate, viene anche
segnalata una scritta sul ponte del Noncello: “A morte i tedeschi di Amman e Weffer”; DEGAN,
Teresina, Industria tessile e lotte operaie a Pordenone 1840-1954, Udine, Del Bianco, 1981, pag. 84.
28 Il Lavoratore Friulano, n. 396 del 5 maggio 1912, pag. 4, Festa del I maggio; Il Paese, n. 35 di
lunedì 27 novembre 1905, pag. 2, La vittoria dei Partiti Popolari, firmato Simplicissimus.
11
6. La Casa del Popolo di Torre.
La Casa del Popolo nasce in un momento di difficoltà per i socialisti
pordenonesi: nel 1907 c’è stata la disastrosa conclusione dello sciopero degli edili
con l’omicidio Toffoletti; nel 1909 cade la giunta democratica al Comune, sostituita
dall’alleanza clerico-moderata fortemente voluta proprio dal parroco di Torre.
Ma il 6 giugno 1909 troviamo la prima notizia relativa alla costruzione della
Casa del Popolo nella frazione di Torre. Domenica la Lega Cotonieri si riunì in
assemblea e deliberò l’acquisto di un appezzamento di terreno per costruire
un salone sociale come primo avviamento verso l’istituzione di una casa del
popolo.29 Inizia così il percorso per costruire l’edificio che ancora oggi rappresenta
- oltre ad un vivace centro di attività associative - il vero e proprio monumento a
quella che per quasi un secolo è stata la roccaforte del socialismo pordenonese. I
tessili di Torre non sono solo i promotori ed i committenti dell’opera, ma ne sono i
veri e proprie realizzatori: materialmente la Casa del Popolo è eretta dai muratori
dei Cotonifici.
Si annuncia l’acquisto del terreno ove sorgerà la Casa del Popolo: La Lega
cotonieri ha definitivamente comperato il terreno, vicino al mulino
cooperativo, per l’erezione della “Casa del Popolo”. La posizione è una delle
più belle e comode e data la vastità del terreno, 758 mq., il fabbricato riuscirà
grandioso. Fra qualche giorno l’ingegnere avrà compiuto il progetto e allora si
comincerà subito il lavoro. I soci della Lega ed altri operai di Pordenone sono
disposti a lavorare gratis nelle giornate libere. Così tra breve avremo la
consolazione di veder sorgere la Nostra Casa, tutta nostra, che dirà al paese
che la Lega cotonieri non è morta e che gli operai, se vogliono, possono
realmente fare qualcosa per il loro elevamento materiale e morale.
Ai bravi soci della Lega che in un’epoca tanto critica hanno saputo
iniziare il nuovo lavoro, che è certo un incoraggiamento a tutti per ben fare, e
agli operai che presteranno la loro opera gratuitamente noi mandiamo da
queste colonne un plauso e un ringraziamento con l’augurio che la fermezza
nei buoni propositi e l’entusiasmo li accompagni ovunque e sempre.30
Un mese dopo si sta già mettendo mano ai lavori: La Casa del popolo,
sorgerà fra breve. Già un valente muratore ne ha compilato il progetto; si darà
subito principio al lavoro e secondo dicono i bravi e volonterosi muratori che
si prestano gratuitamente, la Nostra Casa tra qualche settimana sarà
compiuta. Il lavoro promette di riuscir bene; crediamo non sia fuor di luogo
raccomandare che il lavoro venga fatto senza economia per evitar disgrazie.
E’ stata dal segretario della Lega diramata una circolare ai compagni
degli altri paesi invitandogli a raccogliere delle oblazioni in favore della nuova
Casa del Popolo. E’ bello e giusto che a quest’opera che segna il bisogno del
proletariato di elevarsi a un genere di vita più nobile e civile tutti, o almeno
quelli della nostra idea vi concorrano.
29
30
Il Lavoratore Friulano, n. 245 del 12 giugno 1909, pag. 2, TORRE.
Il Lavoratore Friulano, n. 301 del 9 luglio 1910, pag. 4, TORRE, La Casa del Popolo.
12
Così si stringono vieppiù i rapporti di fratellanza tra paese e paese e
s’intesse una rete di comuni affetti che mentre sa far sorgere delle opere utili
e buone pel lavoratore avvicina il trionfo del Socialismo.31
I fondi per la costruzione della Casa del Popolo sono stati ricavati dalla
cassa della ricostituita Lega dei cotonieri, ove sono depositate alcune migliaia di
lire, ed una cifra equivante è stata prestata da un privato, il sig. Segat, ad un tasso
più favorevole di quello bancario. Il prestatore, essendo cattolico, deve subire gli
attacchi pubblici di don Lozer. I sottoscrittori non sono solo socialisti, ma anche
esponenti della borghesia pordenonese, radicali come l’avv. Luigi Barzan e
Francesco Asquini, oppure ditte come la Società Palon e C. (forse Polon, pure
esponente radicale?) e la Tipografia Savio. Le sottoscrizioni giungono anche
dall’emigrazione, come nel caso dei diciannove compagni di Buenos Aires, che
sottoscrivono ben 76,40 lire e vengono additati ad esempio ai lavoratori ancora non
organizzati in patria.32
Ed a gennaio 1911 la Casa del Popolo dev’essere già attiva, se don Lozer
polemizza con il fatto che vi si tengano dei balli: i socialisti replicano che forse a
dispiacergli è soprattutto il fatto che con queste iniziative si raccolgano fondi per
pagare i debiti contratti per l’edificazione. D’altronde i socialisti si dichiarano
anch’essi perché il ballo sia morigerato, e rinfacciano al parroco le numerose piste
di ballo che vengono installate sui sagrati per trovare un nuovo modo di attirare i
giovani in chiesa. Don Lozer d’altronde è un tipo sanguigno, poco convincente
come pio morigeratore del paese, se si pensa che il 28 ottobre esce armato di
randello dalla canonica per aggredire alcuni giovani che cantano: per altro in
quell’occasione il parroco finisce per ricevere una dura lezione.33
A Carnevale, grazie a svariati festini pubblici e privati realizzati alla Casa
del Popolo, si ricavano 266 lire; ci si augura che tale risultato sia addirittura
migliorato l’anno prossimo, quando le attività potranno essere organizzate per
tempo e si saranno apportate alcune modifiche all’edificio. Domenica 19 marzo alle
8 antimeridiane si tiene l’assemblea della Lega Cotonieri, che si auspica possa
rifiorire anche grazie alla sua splendida sede. Il presidente, con la sua solita
chiarezza, spiegò minutamente le condizioni finanziarie della Società e il
lavoro compiuto in questo ultimo periodo per lo sviluppo e il bene della Lega.
Il Lavoratore Friulano, n. 308 del 27 agosto 1910, pag. 4.
Il Lavoratore Friulano, nn. 308 del 3 settembre1910, pag. 4, A proposito della Casa del Popolo,
310 del 10 settembre 1910, pag. 4, Alto là, 329 del 21 gennaio1911, pag. 4, Offerte per la Casa del
Popolo, 351 del 24 giugno 1911, pag. 4, TORRE. Offerte pro Casa del Popolo e 378 del 31
dicembre 1911, pag. 4, TORRE. Pro casa del popolo.
Nel resoconto della sottoscrizione su Il Lavoratore Friulano del 24 giugno1911, dopo aver dato
l’elenco dei compagni d’America che versano 200 lire a favore della costruzione dell’edificio (si tratta
di ventuno sottoscrittori) si dà notizia dell’offerta della notevole cifra di L. 100 da parte del sig. Asquini
Francesco.
33 Cfr. Il Lavoratore Friulano, nn. 330 del 28 gennaio1911, Due pesi e 370 del 4 novembre 1911,
pag. 4, TORRE. Il giovane turco. Non si tratta dell’unico episodio in cui don Lozer dà sfogo alla sua
violenza contro i socialisti: il pomeriggio del 1° maggio dell’anno seguente egli arriva addirittura a
gettare materialmente fuori da una sala tre esponenti del Psi, fra cui Lucio Da Corte che sarà
presidente della Società Casa del Popolo nel 1920. In tribunale don Lozer sarà costretto ad una
transazione, soprattutto per il timore delle controquerele degli aggrediti socialisti: cfr. Il Lavoratore
Friulano, nn. 397 del 12 maggio 1912, pag. 4, Foglie secche e TORRE. Festa del I. Maggio 400 del
2 giugno 1912, pag. 4, Forner protesta, 409 del 4 agosto 1912, pag. 4, Rettifica, firmata dall’avv. G.
Ellero che ha patrocinato i socialisti in questa causa, 410 dell’11 agosto 1912, pag. 4, Caro
“Lavoratore”, di Ellero e 411 del 18 agosto 1912, pag. 4, Ancora Don Lozer, sempre di Ellero.
31
32
13
Raccomandò in fine ai soci di accorrere più solleciti alle riunioni e di
occuparsi un poco tutti nell’interesse dell’istituzione prettamente operaia.
Domenica 2 aprile alle ore 16.30 si svolge, sempre alla Casa del Popolo,
una conferenza dell’avv. Enrico Fornasotto di Sacile sul tema: Suffragio
universale e rappresentanza proporzionale, per la giustizia e la sincerità nelle
lotte politiche. Così anche Torre nel giorno di domenica si unirà alla grande
manifestazione che si farà in tutta Italia in favore del suffragio universale! Nel
resoconto della conferenza si chiarisce quale sia la proposta politica socialista in
materia elettorale: voto per uomini e donne al compimento del ventunesimo anno di
età, rappresentanza proporzionale delle liste dei partiti sulla base dei voti ottenuti,
indennità ai parlamentari per permettere l’elezione anche dei lavoratori.34
Il Primo Maggio 1911 viene celebrato a Torre, per solennizzare l’avvenuta
erezione della nuova Casa del Popolo, dove si tengono due comizi pubblici, uno
alla mattina e l’altro al pomeriggio. Lo sciopero riesce parzialmente a Pordenone, e
totalmente invece a Torre dove sono soprattutto le operaie tessili ad partecipare
allegramente alla manifestazione. Gli scioperanti si affollano in massa al corteo,
suscitando ancora una volta l’ammirazione e l’invidia dei compagni della città; al
comizio parlano Ilario Fantuzzi, segretario della Lega tessile, e gli avvocati Ellero e
Rosso. Anche gli alunni si astengono quasi tutti dalle lezioni, e ciò fa richiedere ai
socialisti che il Comune, a partire dall’anno prossimo, chiuda quel giorno le scuole
per la festa. La celebrazione del Primo Maggio a partire dalla Casa del Popolo di
Torre diventa così un’usanza che verrà ripetuta per decenni, fino agli anni
Sessanta.35
La Casa del Popolo di Torre viene aperta d’ora innanzi tutte le sere, per
permettere a tutti quelli che lo vogliono di entrarvi per leggere il giornale e gli
opuscoli, oltre che per parlare e riunirsi fra compagni: nucleo di un Circolo di letture
sociali, istituzione importantissima per curare dei buoni elementi vantaggiosi
al partito socialista. L’affluenza iniziale non deve però essere eccezionale, visti gli
appelli alla partecipazione che vengono successivamente rivolti. Ancora nel
gennaio 1912 si ripete l’appello a promuovere il circolo: manca a Torre
un’istituzione che affini la coscienza e mediante la lettura sviluppi i germi di
quella scienza sociale che trova modesti ma entusiasti cultori in tanti altri
paesi pur meno evoluti del nostro.36
Domenica 28 maggio alle 16.30 si tiene una conferenza con Ernesto
Piemonte, del Segretariato dell’Emigrazione di Udine, sulle cause dell’emigrazione,
sulla vita degli emigranti e le opere di assistenza organizzate. Si costituisce un
gruppo di attori teatrali dilettanti: alle 20.30 dello stesso giorno si tiene per la prima
volta la rappresentazione della commedia Il lupo di mare, con un monologo e la
farsa Un bagno freddo. Negli intervalli suonerà una buona orchestrina. A
differenza della conferenza politica, il cui ingresso è gratuito, la rappresentazione
ha un prezzo di venti centesimi, cui ne vanno aggiunti altrettanti per il noleggio delle
Il Lavoratore Friulano, nn. 336 dell’11 marzo1911, pag. 4, TORRE. I frutti del carnevale e L’avv.
E. Fornasotto fra noi, 337 del 18 marzo 1911, pag. 4, TORRE. Assemblea della Lega Cotonieri,
338 del 25 marzo 1911, pag. 4, TORRE. Cose della Lega cotonieri e Conferenza, 339 dell’1 aprile
1911, pag. 4, TORRE. Conferenza rimandata, 340 del 7 aprile 1911, pag. 4, Intorno alla
conferenza di domenica scorsa.
35 Il Lavoratore Friulano, nn. 343 del 29 aprile1911, pag. 4, Giusta rivendicazione e 344 del 6
maggio 1911, pag. 4, I. maggio e TORRE. Il I. Maggio e E le scuole?
36 Il Lavoratore Friulano, n. 379 del 7 gennaio1912, pag. 3, TORRE. Pro Circolo di studi sociali.
34
14
sedie. Se ne ricavano centoventi lire devolute alla Casa del Popolo. L’iniziativa
viene replicata domenica 11 giugno. Successivamente si tiene una conferenza con
Giovanni Bellina di Venzone, segretario della Camera del Lavoro di Udine, dedicata
al Socialismo.
Negli ultimi giorni di giugno R. Bosco, giovane commesso del magazzino
cooperativo, realizza l’impianto di illuminazione elettrica della Casa del Popolo.
L’impianto illuminerà per la prima volta, domenica 9 luglio alle ore 21, il dramma in
tre atti I due sergenti, seguito dalla farsa Paolo Incioda. Nel frattempo è anche
stato modificato il palcoscenico e, domenica 2 luglio, si sono riuniti più di metà degli
aderenti alla costituenda Cassa di risparmio, approvandone lo statuto: questa
società ha come scopo di acquisire la proprietà della Casa del Popolo.37
A Torre domenica 17 marzo 1912 si è svolta una festa da ballo, che ha
fruttato trentanove lire di guadagno: essendo questo ritenuto insufficiente, viene
tutto devoluto al Patronato scolastico, senza effettuare la suddivisione a pro della
Casa del Popolo. Sempre presso la Casa del Popolo si susseguono regolarmente
proiezioni cinematografiche. Continuano a giungere sottoscrizioni: in agosto
giungono altre dieci lire dal compagno Fioravante Fantuzzi da Buenos Aires.38
Nel frattempo si cerca di approfittare del fatto che la Casa del Popolo di
Torre è stata costruita anche grazie ad un consistente prestito per tentare di
appropriarsene. La presenza del cattolico Perin, precedentemente criticata da don
Lozer, diventa ora il cavallo di Troia per espropriare gli operai tessili dei loro
sacrifici. Ciò provoca un intervento pubblico, l’unico che finora sia stato trovato
direttamente firmato dal capolega Ilario Fantuzzi, che è contemporaneamente
anche il presidente della Casa del Popolo. 39
Il Circolo Filodrammatico continua la sua attività con frequenti
rappresentazioni, il cui ricavato viene devoluto a beneficio della Casa del Popolo.
Le attrici e gli attori sono lavoratori, che si formano rubando il tempo libero per darsi
una severa formazione, che contrasta con le accuse di immoralità che giungono dai
clericali. Domenica 14 settembre 1913 il Circolo rappresenta il dramma “La sorella
del cieco”, cui segue lo scherzo comico dialettale “Mezo litro”. Per tale occasione il
palcoscenico sarà rimesso completamente a nuovo con inaugurazione del
nuovo artistico frontispizio.40
Le iniziative culturali che si svolgono presso la Casa del Popolo sono
apprezzate e pubblicizzate anche dalla stampa borghese: Alla Casa del Popolo di
Torre ieri sera il Circolo Filodrammatico di Torre rappresenta davanti ad un
buon pubblico il dramma in tre atti Macchia di sangue di Baillan e Boulé.41
Il Lavoratore Friulano, nn. 345 del 13 maggio1911, pag. 4, TORRE. Annuncio e Ottima idea, 346
del 20 maggio 1911, pag. 4, Conferenza rimandata, 347 del 28 maggio 1911, pag. 4, Conferenza e
Teatralia, 348 del 3 giugno 1911, pag. 4, Ottime iniziative e TORRE. Raccomandazione, 349 del
10 giugno 1911, pag. 4, Tutti al Teatro e Nuova conferenza, 352 dell’1 luglio 1911, pag. 2, La luce
elettrica alla Casa del Popolo e 353 dell’8 luglio1911, pag. 2, TORRE. I due sergenti e Nuova
Cassa di Risparmio.
38 Il Lavoratore Friulano, nn. 391 del 31 marzo 1912, pag. 4, TORRE. Festa da ballo pro Patronato
scolastico e casa del popolo, 406 del 14 luglio 1912, pag. 3, TORRE DI PORDENONE e 410 dell’1
agosto 1912, pag. 4, TORRE. Pro casa del popolo.
39 Il Lavoratore Friulano, nn. 414 dell’8 settembre1912, pag. 4, TORRE. Casa del Popolo e 466 del
7 settembre 1913, pag. 4, Al nostro Circolo Filodrammatico.
40 Il Lavoratore Friulano, n. 466 del 7 settembre 1913, pag. 4, Al nostro Circolo Filodrammatico.
41 La Patria del Friuli, n. 49 di martedì 18 febbraio 1913, pag. 2, Alla Casa del Popolo di Torre.
37
15
Il 16 marzo 1913 si tiene presso la Casa del Popolo il primo congresso
collegiale socialista di Pordenone: infatti la federazione socialista provinciale si sta
organizzando, almeno nelle zone dove il partito è più radicato, in organizzazioni
zonali denominate federazioni collegiali (le altre che si sono costituite
precedentemente sono quelle della Carnia e dello Spilimberghese). 42
Si tratta del congresso dove, soprattutto per la spinta dei delegati espressi
dalla base operaia, ed in particolare dagli edili emigranti rientrati a causa della crisi
creata dalla guerra italo-turca per la Libia, i socialisti decidono la loro presentazione
autonoma alle elezioni, che porterà alla lunga campagna elettorale di Giuseppe
Ellero e che toccherà a fondo tutti i centri del collegio e porterà ad una sconfitta di
misura del candidato socialista.43
Ma l’attività elettorale non impedisce di realizzare iniziative insieme a quella
parte del movimento operaio che invece rifiuta il voto come arma politica: alla Casa
del Popolo di Torre si tiene una conferenza dell’anarchico Domenico Zavattero, che
aveva tenuto precedentemente una conferenza il 10 gennaio al Cine Roma su “dal
caro vivere”. Durante la serata vengono venduti libri di Andrea Tomsich, che
aveva rappresentato la componente anarchica al comizio del Primo Maggio
dell’anno precedente: il ricavato viene diviso rimborsando la spesa maggiore al
Circolo di Cultura Popolare di Prato Carnico, e dividendo equamente il guadagno
fra Libertario e Il Lavoratore Friulano.44
7. Il primo dopoguerra.
Dopo la guerra il quadro politico appare profondamente mutato. Emerge a
Torre la figura del giovane maestro Pietro Sartor, che nel giro di pochi mesi diventa
il capo riconosciuto dei comunisti del Pordenonese. I comunisti usciranno dalla
giunta comunale socialista presieduta da Rosso pochi mesi dopo la sua
costituzione, ritirando i loro due assessori Davide Sartor (presidente della
Cooperativa di Lavoro degli edili) e Pietro Marzot (muratore), ma continueranno fino
all’ultimo a sostenere dall’esterno la maggioranza socialista.
L’organizzazione socialista di Torre sembra passare in gran parte al
neonato Partito Comunista, così come la Camera del Lavoro di Pordenone. Ma i
tessili di Torre vanno oltre, uscendo dal sindacato di categoria Fiot (aderente alla
Cgdl) ed aderendo nell’agosto 1921 al Sindacato Veneto Operai Tessili, di tendenza
sindacalista rivoluzionaria, ma poi aderente all’internazionale dei sindacati rossi (di
tendenza comunista).45
42 Il Lavoratore Friulano, n. 439 del 2 marzo 1913, pag. 3, Collegio Politico di Pordenone. I
Congresso socialista.
43 Il Lavoratore Friulano, n. 442 del 23 marzo 1913, pagg. 1 e 2, I NOSTRI CONGRESSI.
Congresso Collegiale dei Socialisti di Pordenone.
44 Il Lavoratore Friulano, n. 463 del 17 agosto 1913, pag. 4, TORRE DI PORDENONE. Resoconto
economico conferenza Zavattero, firmato da A. Forner, L. Da Corte e U. Ragagnin; La Patria del
Friuli, giovedì 2 maggio 1912, pag. 2, I.o Maggio di pace e sabato 11 gennaio 1913, pag. 1,
Conferenza anarchica.
45 La costituzione dello Svot avviene presso la Casa del Popolo di Torre, come testimonia la foto
riportata a pag. 214 in: DEGAN, Teresina, Industria tessile e lotte operaie a Pordenone 1840-1954,
Udine, Del Bianco, 1981.
16
La realtà di Pordenone, con la sua giunta rossa ed il grande livello di
conflittualità, prodotto da migliaia di operai edili cui sono precluse le vie
dell’emigrazione e di contadini in agitazione per la modifica dei patti colonici, attira
l’attenzione del fascismo veneto e giuliano, il primo a sorgere con la sua violenza
contro il proletariato e le organizzazioni delle comunità slovena e croata. E’
soprattutto Pisenti a indicare la necessità di mettere nelle condizioni di non nuocere
un’amministrazione comunale con una grande progettualità, dove si saldano
progetti per la realizzazione di infrastrutture per lo sviluppo commerciale ed
industriale della città (la ferrovia Pordenone-Aviano che si collega alla
Pedemontana per Gemona e l’Austria e quella Pordenone-Oderzo verso sud; il
porto fluviale sul Noncello, ma anche strutture sociali importantissime come le
nuove scuole elementari, che ancora oggi si possono ammirare nel centro cittadino)
con il bisogno di offrire occupazione ai disoccupati.
Il 10-11 maggio 1921 Pordenone viene investita da una spedizione fascista.
Il municipio e le case dei dirigenti socialisti vengono devastati, ma a Torre i
comunisti organizzano la resistenza armata, con l’aiuto di gruppi che giungono da
tutto il Friuli occidentale. La resistenza (le famose Barricate di Torre) viene superata
solo dall’intervento dell’esercito a sostegno dei fascisti. Pietro Sartor ed il capo degli
edili Costante Masutti devono rifugiarsi all’estero; l’amministrazione comunale viene
commissariata per alcuni mesi; il fascismo ormai ha la strada spianata, anche se i
socialisti continueranno ad amministrare Pordenone fino all’estate del 1922; pochi
mesi dopo viene ucciso dai fascisti l’operaio comunista Tranquillo Moras, uno dei
capi della resistenza di Torre. Il resoconto pubblicato al termine dell’attività della
giunta socialista, un anno dopo, costituisce il dignitoso testamento politico di chi, in
meno di un anno e mezzo e sotto il fluire della violenza fascista, ha delineato ed in
parte realizzato un consistente programma di opere e di interventi sociali.46
Ha vinto Pisenti, l’uomo degli agrari, ed il programma di sviluppo industriale
e commerciale di Pordenone viene accantonato per decenni, a favore degli interessi
deteriori di una aristocrazia agraria che non vuole che nulla si muova, per poter
governare come sempre una plebe prona e priva di prospettive. Ma non tutto viene
distrutto.
Il 10 maggio 1920 viene costituita presso il notaio Toffoli di Pasiano la
Società Casa del Popolo di Torre. Pochi giorni dopo, il 27 maggio, viene finalmente
acquistato definitivamente il terreno ove la Casa è stata costruita da ormai dieci
anni. Si tratta di un atto estremamente tempestivo: esattamente un anno dopo la
costituzione della Società le bande fasciste invaderanno Pordenone ed
attaccheranno in armi il quartiere di Torre.
Oggi la fotocopia dell’atto costitutivo della società e quello del contratto di
compravendita costituiscono l’unica testimonianza documentaria, in qualche modo
interna al Psi ed alle organizzazioni economiche ad esso collegate, rimasta presso
46 Il Lavoratore Friulano, n. 41 del 14 ottobre 1922, pag. 4, Le dimissioni dell’amministrazione.
Spiace che in vari giudizi, come in: (BARRACO, Roberto), Il pordenonese negli anni venti: la
roccaforte del socialismo, Pordenone, Circolo A. Gramsci, 1973 ed in: PILLOT, Pier Paolo e
CAMISA, Livio, Il primo dopoguerra nel Friuli Occidentale (1919-1923), Pordenone, Concordia Sette,
1997 si tenda a svalutare il lavoro della giunta socialista pordenonese. Barraco lo fa perché ritiene
che i socialisti abbiano perso tempo ad amministrare Pordenone quando bisognava fare la
rivoluzione, tesi rispettabile ma quanto mai ideologica; Pillot e Camisa riprendono acriticamente il
giudizio di Barraco senza neanche questa preoccupazione, sembrando dimenticare quale fosse il
“difficile” contesto politico in cui operava quell’amministrazione.
17
l’archivio della Casa del Popolo di Torre di tutta l’epopea del socialismo prefascista:
è stato grazie a questo atto di lungimiranza che, dopo la Liberazione nel 1945, è
stato possibile per i legittimi proprietari ritornare a gestire quell’edificio che era
costato tanti sacrifici. 47
Nel 1928 i tessili dei cotonifici di Pordenone daranno vita a quello che sarà
uno dei più grandi scioperi sotto il fascismo, che costringerà ad intervenire con il
pugno di ferro lo stesso Benito Mussolini. E, come ricordano molti ancora oggi, ogni
anno durante il ventennio i fascisti saranno costretti a vigilare sulla Casa del Popolo,
di cui si sono appropriati come Casa del Fascio, perché qualcuno cerca sempre, e
talvolta ci riesce, ad alzare una bandiera rossa.
8. Il secondo dopoguerra.
Dopo la seconda guerra mondiale e la Resistenza, il comune di Pordenone
perde le sue caratteristiche di roccaforte operaia e socialista. Nel 1946
l’amministrazione comunale viene persa, nonostante i due terzi dei voti vadano
ancora alla sinistra, a causa della divisione fra socialisti e comunisti: questi ultimi
rifiutano di accettare la riproposizione di Guido Rosso a sindaco, proposta dai
socialisti per significare il legame con l’esperienza prefascista. Nel 1954 gran parte
degli stabilimenti tessili viene dismessa, dopo una durissima lotta: e lo sviluppo
dell’industria manifatturiera, dell’elettrodomestico, del legno, del meccanotessile,
della ceramica si svolge in un altro clima sociale e politico.
La Casa del Popolo langue progressivamente, seguendo la decadenza
della sinistra pordenonese. Arriva agli anni Settanta in condizioni di degrado, e
rischia veramente di sparire, seguendo il destino di altre sedi consorelle, inserite in
piani di ristrutturazione nei quali il Pci ricava degli spazi più modesti per le proprie
attività, abbandonando ogni spazio di socialità più vasta. Ormai viene approvato un
piano di recupero del quartiere che prevede l’abbattimento del vecchio edificio. Ma
tutto ciò avviene in un’epoca in cui cominciano a diffondersi le prime occupazioni di
spazi abbandonati da parte degli enti pubblici, ed i giovani comunisti di Pordenone
decidono... di occupare lo spazio abbandonato dal partito.
Ne nasce un periodo di occupazione eroica, con la casa parzialmente
ristrutturata grazie all’intervento di molti volontari, trasformata in luogo di produzione
di canoe in vetroresina per una polisportiva che sceglie di far lavoro sportivo e
sociale con gli emarginati, si insedia un centro di primo accoglimento per
tossicodipendenti, si realizzano prove e concerti di gruppi musicali. Un periodo di
Presso la Casa del Popolo sono conservate inoltre due corpose cartelle sopravvissute alla
dispersione sistematica dell’archivio della Federazione del Pci di Pordenone. I documenti recuperati
sono risalenti prevalentemente ai primi anni ‘50 e sono relativi alla gestione dei quadri del partito nel
Friuli occidentale: cartelle con biografie ed autobiografie di dirigenti provinciali e di sezione, carte
relative alla proposta di partecipazione ed alla frequenza di corsi della scuola di partito, carte relative
a provvedimenti disciplinari. Tale documentazione non è stata finora studiata, e si presta ad una utile
analisi (oltre che delle biografie di alcuni dirigenti della resistenza e del movimento sindacale del
secondo dopoguerra) della realtà comunista di quel territorio, intrecciabile con le testimonianze di
molti dei protagonisti chiamati in causa. Nell’archivio privato dell’attuale presidente dell’Associazione
Casa del Popolo è inoltre conservato tutto l’archivio della Federazione del Psiup di Pordenone, dal
1964 al 1972; oltre al materiale cartaceo ed alla raccolta della stampa nazionale del partito, è
disponibile anche una raccolta di materiale cinematografico a carattere documentaristico.
47
18
grande confusione ed effervescenza, ricordato con orrore dai più anziani, ma che
attiva un movimento nel quartiere e porta alla modifica del piano di recupero.
La Casa del Popolo è salva, anche grazie a quegli atti notarili del 1920 che
danno autonomia patrimoniale all’organismo, sottraendolo all’immobiliare del Pci.
Poi, dirigenti più esperti subentreranno alla vecchia gestione e guideranno il vero e
proprio restauro dell’edificio, che oggi fa bella mostra di sé nel quartiere. Un edificio
che l’Associazione “Casa del Popolo” ha voluto mantenere privo di un pubblico
esercizio, per evitare che questo in qualche modo assorbisse tutto lo spazio (fisico e
culturale), puntando invece sul volontariato e sull’offerta di spazi all’associazionismo
cittadino.
Una scelta che è stata premiata dalla vasta affluenza di questi anni,
sostenuta soprattutto grazie alla presenza costante di obiettori di coscienza dell’Arci
che hanno permesso ai compagni più anziani di proseguire il loro volontariato fino
ad oggi, sgravandoli dei lunghi orari di apertura. Oggi la Casa del Popolo di Torre, in
tempi di neoliberismo dilagante, è l’unica sala pubblica a Pordenone che possa
essere utilizzata gratuitamente, mentre tutte le altre sale “pubbliche” costano cifre
impossibili per chi faccia attività volontaristica.
9. I primi anni del socialismo a Castelnovo del Friuli.
Castelnovo è situato fra le basse propaggini prealpine della valle del
torrente Cosa ed il sistema di colli di origine morenica che si aprono
immediatamente a valle. I dati del censimento del 1871 danno al comune 3067
abitanti, di cui 20 assenti per meno di sei mesi e 320 per più di sei mesi. Nel
censimento del 1901 gli abitanti ammontano a 3372.
La composizione sociale della popolazione è la seguente: 286 casalinghe;
1090 contadini (il 35,54% della popolazione), 933 senza professione (il 30,42% ),
83 tagliapietra, 159 muratori, 31 fornaciai, 102 fra artigiani di vario mestiere,
domestici e bottegai, oltre a 19 possidenti, 4 sacerdoti, 4 maestri ed un segretario.
Le funzioni di maestri erano svolte in quell’anno da due sacerdoti come
interinali. L’insegnamento si teneva nelle due sedi di Paludea e di Mondel,
coinvolgendo mediamente 85 alunni, nel primo caso solo in una scuola maschile.
La percentuale degli alunni sul totale della popolazione era quella infima del 2,77%.
Le attività prevalenti nel comune sono la coltivazione delle viti e degli alberi
da frutta, integrati dalla zootecnia, collegata alla produzione di fieno ed alla
produzione di latticini. Scarsa invece la produzione di cereali, acquistati all’esterno
scambiando le produzioni tipiche del luogo. Il paese, descritto come il giardino dello
Spilimberghese, è difficilmente raggiungibile a causa della difficoltà delle strade.48
La sezione del Psi di Castelnovo nasce per iniziativa del pinzanese
Giovanni Sguerzi all’inizio del 1906. Sguerzi è un muratore emigrante stagionale,
come la gran parte degli emigranti friulani, particolarmente provenienti dalle zone
montane. Sguerzi, nei mesi invernali, si occupa di promuovere l’organizzazione del
48 POGNICI, Luigi, Spilimbergo e suo distretto, Pordenone, Antonio Gatti, 1872, pagg. 410-414;
ANTONINI, Giuseppe, FRATINI, Fortunato e PITOTTI, Giuseppe, L’alcoolismo in Friuli. Lavoro della
commissione d’inchiesta, Udine, Cantoni, 1907, riprodotto in: ASSOCIAZIONI DEI CLUB DEGLI
ALCOLISTI IN TRATTAMENTO e SERVIZIO DI ALCOLOGIA DEL PORDENONESE (a cura di), La
provincia nel bicchiere, Pordenone, L’Ippogrifo, 2001, pag. 75.
19
Psi in tutti i comuni a monte di Spilimbergo. Attività importante è quella di
promuovere le sezioni del Segretariato dell’Emigrazione di Udine - ufficialmente
apartitico, ma in realtà diretto dai socialisti soprattutto grazie al suo fondatore,
l’avvocato udinese Giovanni Cosattini, ed al direttore Ernesto Piemonte - e quelle
della Federazione Edile di Torino, l’organismo sindacale nazionale del settore.
Durante l’inverno queste organizzazioni organizzano intense tournées con
la partecipazione dei direttori del settimanale di lingua italiana del sindacato edile
tedesco (l’Operaio Italiano): saranno nei paesi dello Spilimberghese prima il francolivornese Giovanni Valär e poi il triestino Giuseppe Podgornik (poi italianizzato dal
fascismo in Piemontese, ed autore di un’importante storia del movimento operaio
triestino).49
L’obiettivo del lavoro di organizzazione politica e sindacale socialista è
principalmente quello della lotta al fenomeno drammatico che contraddistingue da
decenni l’emigrazione dalla regione: i friulani sono il più consistente gruppo di
crumiri d’Europa, utilizzati sistematicamente come manodopera da utilizzare per
rompere gli scioperi organizzati nei vari paesi. Bande di crumiri partono già
organizzate dai paesi, al servizio di reclutatori che si spostano da una zona di
sciopero ad un’altra.
Grazie all’azione socialista nella montagna friulana nell’arco del primo
decennio del Ventesimo Secolo questo fenomeno sarà, se non estinto, almeno
significativamente ridotto. Quando si parla del popolo friulano come salt, onest e
lavorador, ci si dimentica di questa autentica vergogna, che ci siamo lasciati alle
spalle per merito dell’intenso lavoro dei socialisti friulani, insieme a quelli austriaci e
tedeschi.
Castelnuovo
Nuova sezione
Mercè l’ottima propaganda di qualche buon compagno di qui
coadiuvato dal carissimo compagno Sguerzi Giovanni di Pinzano abbiamo in
questi giorni costituita una sezione del P.S.I.
Aderiremo alla Federazione socialista friulana ed abbiamo fatto la
richiesta delle tessere alla direzione centrale.
Si sono iscritti i migliori e più stimati operai. Peccato che molti presto
debbano riprendere la via dell’esilio!
In questi giorni intensifichiamo il lavoro e la propaganda per preparare
un buon terreno per l’inverno venturo al nostro ritorno. Abbiamo in animo di
fare una piccola biblioteca con sala di lettura. Intanto diffonderemo e
procureremo abbonati al nostro Lavoratore.50
La presenza del partito era però antecedente, se già un mese prima
potevamo riscontrare la notizia dell’appartenenza al Psi di un consigliere comunale,
l’operaio Della Vedova.51
Nel giugno 1906 troviamo su Il Lavoratore Friulano un elenco di
sottoscrittori, residenti a Castelnovo.52 Fra questi nomi è probabilmente possibile
PIEMONTESE, Giuseppe, Il movimento operaio a Trieste, Roma, Editori Riuniti, 1974.
Il Lavoratore Friulano, n. 67 del 3 marzo 1906.
51 Il Lavoratore Friulano, n. 65 del 17 febbraio 1906, pag. 3, Gesta di cosacchi.
52 Il Lavoratore Friulano, n. 80 del 2 giugno 1906. SOTTOSCRIZIONE PERMANENTE. Non sono
49
50
20
individuare il nucleo dei fondatori del socialismo in quel centro. Pochi mesi dopo, i
socialisti sono presenti in consiglio comunale, e la loro presenza si fa notare in
senso nettamente anticlericale.53
In occasione del quinto congresso provinciale socialista, nel gennaio 1908,
la sezione di Castelnovo risulta per la prima volta costituita e rappresentata in
un’istanza ufficiale del partito. Gli iscritti sono stimati in 28, il delegato è G.
Canciani. La sezione stessa viene convocata la domenica successiva, il 19
gennaio, per la nomina delle cariche e l’ammissione di nuovi iscritti.54
In febbraio si tengono alcune iniziative pubbliche con il propagandista
Angelo Scarazzati, una delle quali disturbata dai clericali locali. E’ tipica questa
forma di ostruzionismo dei clericali nelle località rurali, realizzata mobilitando
soprattutto donne e ragazzi in rumorose gazzarre tese ad impedire la realizzazione
dei comizi socialisti: una pratica (non certo limitata solo al Friuli) giunta
praticamente fino ai giorni nostri.55
La nostra propaganda.
Con esito soddisfacente A. Scarazzati qui tenne quattro conferenze.
Tre passarono indisturbate, non così però ebbe l’onore di passare la quarta,
che essendo di domenica, era la più numerosa.
La solita civiltà degli avversari si manifestò per mezzo di una turba di
ragazzi e donne munite di latte da petrolio scaraventate sotto le finestre del
locale della conferenza, coll’intento di impedirla. Ma bastarono pochi cenni
della benemerita per mettere in fuga quella turba di poveri di spirito e la
conferenza poté tranquillamente svolgersi.
La stupida dimostrazione sta naturalmente a provare la miseria
intellettuale dei nostri avversari, che dopo aver gettato il sasso si
accontentarono di rimanere rintanati in casa a guardare l’esito della sconcia
farsa organizzata. Hanno paura della discussione, tentano di sopprimere la
tutti di Castelnovo: fra essi troviamo ad esempio Giovanni Sguerzi da Pinzano. Questo è l’elenco
completo: Del Tatto V., Braida P., Canciani G., Magrin G., Sguerzi G., Zanier Martino, Cozzi G.,
Cozzi P., Canciani A., Del Tatto P., Canciani D., Canciani G., Braida Erminio, Cozzi L.
Un altro elenco si trova in Il Lavoratore Friulano, n. 142 del 10 agosto 1907, pag. 4,
SOTTOSCRIZIONE PERMANENTE: Canciani P., Cesca U., Canciani M., Colautti M., Bertoli A.,
Magrin V., Bertoli B., Simamuti P., Biancherin C., Sinonutti G.B., Rossi A., Vedova P., Cesca
G.B., Canciani F., Bertoli F., Bertoli C., Galante A. Si tratta di una sottoscrizione che giunge insieme a quelle di emigranti da altre località - da Hannover. Nello stesso numero del giornale appare
- fra tante altre di diverse località friulane - la sottoscrizione di Giovanni Sguerzi da Oldsleben.
L’anno successivo una lista di sottoscrittori giunge da Erangenporf: fra i tanti, D. Canciani
augurando che anche a Castelnuovo sorga in breve la Casa del popolo; cfr. Il Lavoratore
Friulano, n. 205 del 10 ottobre 1908, SOTTOSCRIZIONE PERMANENTE.
53 Il Lavoratore Friulano, n. 133 dell’8 giugno 1907.
54 Il Lavoratore Friulano, n. 170 del 18 gennaio 1908, IL V. CONVEGNO PROVINCIALE
SOCIALISTA. Convocazione.
55 In occasione di un comizio a Spilimbergo, lo si definisce un socialista, ed anzi un operaio, un
contadino autentico.
La mobilitazione clericale tesa ad impedire la realizzazione di manifestazioni socialiste aveva luogo
anche nell’Istria asburgica di quegli anni; cfr. i vari episodi ripetutisi a Rovigno a partire dal 1897 in:
CATTARUZZA, Marina, Socialismo adriatico. La socialdemocrazia di lingua italiana nei territori
costieri della Monarchia asburgica: 1888-1915, Manduria, Lacaita, 1998, pag. 112-113.
21
libertà di parola, quasi che il rumore di due casseruole sbattute potesse
arrestare la marcia trionfale del socialismo. Fanno compassione!56
La scenata contro il comizio socialista non è l’unica iniziativa antisocialista
organizzata dai clericali di Castelnovo. Negli stessi giorni essi organizzano una
messa e festa degli emigranti, cui partecipa, insieme ad altri sacerdoti, il famoso
propagandista politico don Annibale Giordani da Spilimbergo. Giordani propaganda
il Segretariato Bonomelliano57 magnificandone le prestazioni, in contrasto con il
lavoro del Segretariato dell’Emigrazione di Udine. Alla manifestazione era presente
in posizione eminente il sindaco del paese. (...) Infine non mancò di espettorare
insulti contro tutti i socialisti dipingendoli come i più volgari malfattori
aggiungendo ancora che da quando è nata l’idea socialista sono nate tutte le
malvagità, tutte le iniquità. Addebitò perfino alle dottrine socialiste il delitto di
Pordenone.58
10. La sottoscrizione per la Casa del Popolo.
In quei giorni la sezione socialista si riunisce. Il verbale viene pubblicato in
sintesi da Il Lavoratore Friulano, lasciandoci così un vivo resoconto delle attività e
delle preoccupazioni dei socialisti di quel paese. Da sottolineare la decisione di
versare una cospicua somma per erigere la sede del partito.
L’opera della nostra Sezione.
La Sezione del Partito socialista riunita in assemblea il 18 corr. ha
preso diverse deliberazioni. Stabilì innanzi tutto che le riunioni siano tenute
nel solito locale alle ore 7,30 di sera ordinariamente il 1 ed il 15 d’ogni mese e
nel caso tale giorno sia di domenica il giorno successivo. Proclamò ad
unanimità il boicottaggio della ditta G.B. Lorenzini, commerciante in tessuti,
quale irreducibile avversario e denigratore impenitente dei nostri principii e
delle dottrine socialiste. Approvò pure ad unanimità un ordine del giorno di
protesta contro il contegno reazionario e papistico tenuto dal sindaco di
Castelnuovo durante la conferenza Scarazzatti. Su proposta di un compagno
deliberò che ogni socio versi entro l’anno 1908 la somma di lire 25 per la
costituzione di un fondo cassa per erigere un locale dedicato alle nostre
conferenze e riunioni. In fine diversi compagni inneggiarono alla mozione
Bissolati pro scuola laica.59
E’ dall’emigrazione che, nell’ottobre di quell’anno, ci viene dato conto
dell’opera di sottoscrizione al fine di erigere la Casa del Popolo di Castelnovo.
Il Lavoratore Friulano, n. 175 del 22 febbraio 1908.
Si tratta del segretariato per l’emigrazione cattolico, così chiamato solitamente perché promosso
dal vescovo di Cremona Bonomelli.
58 Il Lavoratore Friulano, n. 175 del 22 febbraio 1908, Festa degli emigranti.
Si riferisce
evidentemte all’omicidio Toffoletti.
59 Il Lavoratore Friulano, n. 176 del 29 febbraio 1908. Nei giorni precedenti era stata data la notizia
della morte per malattia di Agostino Della Vedova, d’anni 70 (...) Amato e stimato in Carnia e nel
Friuli. Il funerale riuscì veramente solenne. Cfr. Il Lavoratore Friulano, n. 174 del 15 febbraio
1908, Anora un lutto.
56
57
22
Daniele Canciani spedisce il suo obolo da Richenberg, in Austria, ricordando la
necessità di fare degli sforzi per non sfigurare di fronte ai clericali. La cooperativa di
consumo ad esempio è ancora restata allo stadio di progetto. Durante l’inverno
1908-1909 la sezione socialista è in attività, anche se viene ripetutamente
denunciata la discontinuità di molti compagni nel versare i contributi necessari per
l’attività del partito. Il 4 gennaio 1909 è convocata la riunione della sezione presso il
locale del compagno Giovanni Cozzi Guria per definire il programma di attività.
Un’altra riunione si svolgerà il 6 febbraio a Paludea, nel locale di Sante Ciriani
Giobbe.60
Nello stesso periodo i socialisti salutano il medico condotto, Mario Orlandi,
che si è dimesso dall’incarico sotto le pressioni dei clericali che governano il
comune. I socialisti, nel definirsi suoi amici, gli esprimono il riconoscimento per
l’impegno profuso a favore dei lavoratori del paese. Si tratta di una testimonianza di
quel ruolo di attivi testimoni del movimento operaio svolto spesso da quegli
intellettuali e professionisti, come i medici ed i maestri, che spesso si trovano ed
essere punti di riferimento per la costruzione delle organizzazioni socialiste nei
piccoli paesi: ad esempio in quest’area il maestro Antonini di Travesio (che poi però
abbandonerà il partito) ed il medico condotto di Pinzano al Tagliamento Plinio
Longo.61
11. Il Psi è il primo partito.
Il risultato elettorale del 7 marzo 1909 per le elezioni della Camera dei
Deputati dà ai socialisti una schiacciante maggioranza, nel risultato presentato
insieme con quello del comune di Travesio: 151 voti vanno a Giovanni Cosattini e
solo 62 al moderato Odorico Odorico.
Va ricordato che in quelle elezioni Cosattini ottiene nel collegio il notevole
risultato di1253 voti, vincendo in quasi tutti i comuni prealpini di emigrazione, e
perdendo le elezioni a favore del deputato uscente Odorico soprattutto a causa dei
due centri principali: un risultato dovuto alla ritardata partenza di molti emigranti,
che dimostrano in questo modo il loro sostegno ai socialisti, e che non si ripeterà
quattro anni dopo, quando la vittoria verrà strappata dal democristiano Ciriani
eletto su una piattaforma fortemente progressista e concorrenziale con il Psi.
Nell’estate successivo un resoconto proveniente da un centro di
emigrazione in Austria ci fa conoscere lo stato della sottoscrizione per la Casa del
Popolo, denunciando al contempo le difficoltà dei lavoratori emigranti in quella
stagione.
60 Il Lavoratore Friulano, nn. 208 del 1 ottobre 1908, Ai Compagni di Castelnuovo, 220 del 1°
gennaio 1909, Per questo inverno e 224 del 30 gennaio 1909, Adunanza del Circolo Socialista.
Si noti l’uso, tipico di molti paesi della montagna friulana, di affiancare al nome ed al cognome un
soprannome, di solito identificativo dell’intera famiglia e tramandato di generazione in generazione,
al punto che in alcuni comuni esso è stato recepito ufficialmente, divenendo un secondo cognome
(vedasi ad esempio per quest’ultimo fenomeno: Aviano, Maniago e Frisanco).
61 Il Lavoratore Friulano, n. 221 del 9 gennaio 1909, Un amico che parte.
23
Ai Compagni di Castelnuovo
(Pinngau Austria). - Nella seduta del 17 febbraio 1908 ad unanimità fu
deliberato che ogni socio versi una quota di L. 25 per formare i primi fondi per
erigere la Casa del Popolo. Ma dal detto al fatto ci corre un bel tratto e molti
eccellenti compagni prodighi di parole quando si tratta di svenare il borsellino
diventano sparagnini più del ministro Saracco che pranzava con pane e noci!
Certo che la stagione passata è stata assai magra, ma volendo,
fortemente volendo, si avrebbe potuto fare di più!
Ad ogni modo è nostro dovere pubblicare l’importo esatto ricevuto per
norma dei compagni e perché serva di incitamento per quelli che dormono
della grossa.
Canciani Daniele L. 25, Ciriani Giovanni L. 25, Cozzi Leonardo L. 25,
Ciriani Sante L. 15, Cozzi Eliodoro L. 10, Cozzi Pietro colò L. 10, Cozzi
Giovanni Gurin L. 10, Del Totto Giuseppe L. 10, Del Totto Cardo di Agostino L.
5. - Totale L. 135.
Indirizzare i vaglia a Ciriani Giovanni fu Leonardo Castelnuovo
(Paludea).
C.L.62
La settimana successiva giunge una risposta ai compagni emigranti in
Austria da un altro luogo di emigrazione. Nel fornire una rassegna della situazione
organizzativa delle istituzioni del socialismo a Castelnovo, il fatto stesso che questo
dibattito si svolga fra i cantieri di mezza Europa ed il comune di origine, per mezzo
delle pagine del settimanale socialista friulano ci fa toccare per mano la reale
dimensione di un vero e proprio proletariato internazionale.
Castelnuovo dorme?
(Berlino-Germania). - Pare che i compagni di Castelnuovo si siano
convinti di aver fatto tutto quanto era progettato, tanta è l’accidia che li
opprime e la poca buona volontà che dimostrano! Pensare invece che si è
solo ai primi passi e che c’è tanto cammino da fare! Basta dare uno sguardo
avanti e poi è facile persuadersene.
Anzitutto dobbiamo rafforzare la Sezione Socialista: i compagni
iscritti sono pochi e quasi tutti di una sola frazione e perciò occorre molta e
viva propaganda; poi c’è la Casa del Popolo per la quale speriamo che la
corrispondenza di Leonardo Cozzi serva da svegliarino; la Sezione del
Segretariato dell’Emigrazione conta un centinaio e più soci, ma non
conosciamo ancora nemmeno i bilanci e mai fu tenuta un’assemblea; della
Il Lavoratore Friulano, n. 251 del 24 luglio 1909, pag. 1, IN TERRA D’ESILIO. La località è indicata
è probabilmente Pinggau in Stiria, vicina al confine con la Bassa Austria: cfr. TOURING CLUB
ITALIANO, Austria, Milano, 1991, pag. 76.
E’ difficile capire invece se si tratti di altra località, oppure più probabilmente di una ulteriore
corruzione del nome della stessa località, la Pruggau da cui giunge solo venti giorni dopo una
sottoscrizione al settimanale socialista friulano da parte quasi delle stesse persone: Cozzi Leonardo,
Brovedani G.B. (di Clauzetto, sia per il cognome che per il riferimento alle vicende della mancanza di
postino in quel comune), Cozzi Pietro Colò, Ret Leonardo, Bortolussi Pietro (forse di Travesio), Cozzi
Domenico ed Eliodoro. Cfr.: Il Lavoratore Friulano, n. 254 del 14 agosto 1909, pag. 1,
SOTTOSCRIZIONE PERMANENTE.
62
24
Cooperativa di Consumo è tre o quattro anni che se ne parla e mai si
conclude niente; infine la Sezione Edile conta pochissimi soci, dodici in tutto,
il che vuol dire che gli organizzati sono un numero irrisorio. Quest’ultima
istituzione è la più importante di tutte e la più negletta.
La situazione prospettata è indecente: i compagni di Castelnuovo
vorranno proprio lasciare e perpetuare oppure l’inverno prossimo saranno
capaci di tutto sistemare per il meglio! Vedremo!
G.D.T.63
Purtroppo i compagni non sembrano rispondere all’appello. Così, poco
dopo, appare da Castelnovo un altro impietoso appello al risveglio dei compagni.
Pro’ Casa del Popolo
Castelnuovo dorme sul serio; con tanti belli propositi fatti, con tanti
ordini del giorno votati, la Casa del Popolo minaccia di rimanere un pio
desiderio! A tutt’oggi è soltanto pervenuta un’oblazione di L. 25 di Del Toso
Pietro. Davvero è sconsolante questa inerzia. Quando si parlava di una bella
casa di tutti, dove tutti si sarebbero raccolti a fraternizzare, ad istruirsi ed
educarsi, quando si parlava di una degna sede per la Cooperativa, per la
scuola popolare, per la biblioteca, per il circolo, quando tutti pensando e
discutendo su questo bel sogno, si entusiasmavano e parevano decisi ad
ogni sacrificio si sperava in ben più e ben meglio di quanto la dura esperienza
si incarica oggi di rilevare.
Speriamo che questo monito serva a svegliare i dormienti!
L’incaricato per le riscossioni: Canciani Giovanni fu Leonardo:
Castelnuovo.64
12. La lotta internazionale contro i crumiri.
Un mese dopo giunge una sottoscrizione da Tandil in Argentina, da parte di
un numeroso contingente di emigranti, di Castelnovo, Clauzetto, Sequals e
Tramonti: Bortolussi Giovanni salutando i comp. del Circolo socialista di
Castelnuovo, augurando progredire e non retrocedere (...) Bidoli Luigi
salutando i comp. di Barre e Montpelier65 Bidoli Giovanni salut. Pirissin
Nicolò e comp. di Lestans augurando che la sezione edile di Campone
progredisca, Bortolussi Amedeo salutando la famiglia, Cozzi Ang.
protestando per il licenziamento della levatrice di Castelnuovo, Vedova O.
sperando che il comune di Castelnuovo diminuisca le spese, id. augurando
che la setta nera sparisca (...) Vedova Pietro salutando la famiglia e tutti gli
Il Lavoratore Friulano, n. 252 del 31 luglio1909, pag. 4.
Il Lavoratore Friulano, n. 256 del 28 agosto 1909. A metà ottobre, grazie alle venticinque lire di
sottoscrizione di Cozzi Giovanni Gurin si arriva alla somma totale di 185 lire. Si invitano i compagni a
completare i versamenti prima della fine della stagione, altrimenti poi tutto sarà più difficile al rientro,
quando si dovranno affrontare i debiti di famiglia, le feste e le spese nuove: cfr. Il Lavoratore
Friulano, n. 263 del 16 ottobre1909, pag. 2, Sottoscrizione Pro Casa del Popolo.
65 Si tratta degli emigranti socialisti friulani nel Vermont, di cui abbiamo notizia nelle corrispondenze
da Tramonti e da Navarons.
63
64
25
elettori di Cosattini, Zanier Luigi salutando la famiglia e comp. del Circolo
socialista di Clauzetto, Zanier Franc. salutando la famiglia e amici sperando
nella scomparsa del prete, Zanier Umberto salut. la famiglia e comp.
augurando di sempre progredire 1, Blaseotti P. salutando il fratello Marco e
sorella e comp. di Latisana.
Da questo lungo elenco si possono evincere alcuni dati: il collegamento
nell’emigrazione fra lavoratori dei paesi di tutta la zona, uniti per di più dalla
militanza socialista ed il legame che rimane non solo con i paesi di origine - pur di
fronte ad un’emigrazione transoceanica - ma con gli stessi compagni emigrati in un
altro continente.66
Dai compagni emigrati in Argentina giunge la notizia della presenza di
compaesani che, organizzati dai clericali, svolgono la funzione di crumiri in quella
realtà, per rompere una dura lotta sindacale nella quale sono convolti i lavoratori
migranti. L’azione del crumiraggio e quella di denuncia nei suoi confronti si espande
dall’Europa attraverso l’Atlantico.
Crumiri col vessillo rosso!
(Tandil - Sud America). Abbiamo qui, da ben dieci mesi, uno sciopero
colossale a cui parteciparono ben 1500 operai dei quali circa un terzo con
famiglia; molti poveri diavoli sono sul lastrico, ma la compattezza non è
mancata fra i lavoratori, anzi siamo arrivati a tali estremi che ormai riteniamo
certa la vittoria.
Scriviamo però oppressi dal doloro perché anche in questo lontano
lembo della terra il Friuli ha mandato i suoi crumiri. Sono quelli stessi che si
sono fatti onore ad Amburgo, Kiel, Hannover, Komsberg, ecc., ecc., che
hanno trovato il modo di venire anche qui a compiere il tradimento di Giuda.
Essi sono giunti la primavera scorsa ed è bene che il Lavoratore porti
i nomi di questa gente che disonora tutta la provincia; essi sono Tositti
Giovanni, Bertoli Giovanni, Colautti Gio Batta, di Castelnuovo del Friuli, e
Brovedani Gio Maria, Zanier Giovanni e fratello, Lumier Giacomo e Tosoni
Francesco di Clauzetto (Pradis).
Il Brovedani è stato anche al Nord America e conosce bene le regole
di solidarietà stabilite dalle Unioni di mestiere e d’altra parte sapeva di venire
in luogo ove vi era sciopero quando è partito di casa.
Due mesi or sono questa banda di malandrini con altri crumiri hanno
fondato una Società Bonomelliana di crumiraggio con l’inaugurazione di un
bel vessillo rosso!
Andate là brutti rettili dei padroni, inaugurate un’altra volta un bel
vessillo nero come l’ala della cornacchia che sarà meglio. Vi scriverò ancora
divendovi l’esito, ma per i traditori e i vili temo che saranno prossime brutte
giornate.
Uno di noi67
66 Cfr.: Il Lavoratore Friulano, n. 263 del 16 ottobre 1909, pag. 1, SOTTOSCRIZIONE
PERMANENTE.
67 Il Lavoratore Friulano, n. 267 del 13 novembre 1909, pag.1, IN TERRA D’ESILIO. VITA DEGLI
EMIGRANTI. Una sottoscrizione di questo gruppo di compagni viene inviata anche nel giugno
dell’anno successivo: cfr. Il Lavoratore Friulano, n. 297 dell’11 giugno1910, pag. 4,
SOTTOSCRIZIONE PERMANENTE.
26
Dall’emigrazione giunge un nuovo messaggio, con le indicazioni di lavoro
per la sezione.
Ai compagni di Castelnuovo
(Amburgo - Germania). Io raccomando ai compagni di Castelnuovo
che non disperdano inutilmente il tempo che è così prezioso nel prossimo
inverno quando saranno di ritorno. Sento il dovere di ricordare loro che essi
devono: 1) inscriversi nelle liste elettorali se ancora non ci sono e inscrivere il
massimo numero di amici, compagni e parenti; 2) dare incremento alla
costituenda Casa del Popolo, pagando le quote promesse coloro che si sono
impegnati e cercando nuovi aderenti; 3) tenere l’assemblea generale dei soci
della Sezione del Segretariato pubblicarne il resoconto, e trovare nuovi
aderenti; 4) aumentare soprattutto il numero dei soci della Lega edilizia e
mettersi a posto coi libretti e tessere; 5) fortificare il Circolo socialista, sia col
mettersi in corrente coi pagamenti, sia cercando nuovi soci, sia premendo sul
Consiglio Comunale perché sia emesso un parere favorevole al voto politico
degli emigranti. E per ora basta.
Warheit68
La proposta di assicurare il voto agli emigranti nasce da una legge,
approvata nel 1902, che permette ai Consigli Comunali di richiedere che nei vari
mandamenti in cui prevale l’emigrazione temporanea (tutti quelli della montagna
friulana) sia spostato il voto comunale e provinciale nella stagione invernale. Gli
effetti di questo provvedimento si vedono, con il netto incremento del voto socialista
quando le elezioni si svolgano effettivamente d’inverno. Ma tale diritto non è ancora
garantito per il voto politico, soggetto a decisioni nazionali che non rendono
possibile ad una gran parte dei lavoratori friulani di partecipare.
13. Il diffondersi dell’alcoolismo.
All’approssimarsi dell’autunno e del rientro degli emigranti alle loro case,
riprendono gli appelli dall’esterno per la sottoscrizione a favore dell’erezione della
Casa del Popolo, pubblicati con grande rilievo su Il Lavoratore Friulano. Ci viene
data notizia che si è raggranellata una certa cifra, che però dovrà essere integrata
quest’anno e nel futuro inverno per pensare di poterla finalmente utilizzare.69
In febbraio la sezione del Segretariato dell’Emigrazione è convocata presso
le scuole di Paludea per discutere dell’opportunità di istituire a Castelnovo una
biblioteca circolante, su proposta del maestro Antonini di Travesio, che proprio in
quei giorni l’ha promossa nel suo paese. Le riunioni della sezione, riprese con il
68 Il Lavoratore Friulano, n. 267 del 13 novembre 1909, pag.1, IN TERRA D’ESILIO. VITA DEGLI
EMIGRANTI..
69 Il Lavoratore Friulano, nn. 312 del 24 settembre 1910, pag. 1, IN TERRA D’ESILIO. Ai compagni
di Castelnuovo. Lettera di D.T.G. da Leidigshausen e 314 dell’8 ottobre1910, pag. 1, IN TERRA
D’ESILIO. Pro casa del Popolo, articolo firmato Warheit.
27
rientro invernale degli emigranti, si tengono periodicamente a Paludea a casa di
Giovanni Ciriani. Il segretario è L. Cozzi.70
Sempre Antonini è protagonista di un intervento che guasta l’orazione
ufficiale del cav. Concari alla festa della Società Operaia. Il radicale Concari,
demagogo abile a conquistare il consenso delle Società Operaie dello
Spilimberghese - che si è appena prestato a strumento della reazione candidandosi
contro il suo compagno di partito Scatton, sindaco di Pinzano e guida di una giunta
di sinistra - ha stuzzicato opportunisticamente il consenso del gruppo dirigente
cattolico della Società di Castelnovo con un discorso filomonarchico
(...) si trovava presente - per pura combinazione - il maestro Antonini
di Travesio il quale con voce chiara e persuasiva s’indugiò a far conoscere i
diritti e i doveri della classe lavoratrice, la necessità che gli operai hanno di
partecipare alle lotte economiche e politiche per ottenere quei miglioramenti
morali e materiali che invano si attenderebbero dal buon cuore dei signori.
Naturalmente al sentir questa musica i beghini ed i leccapiattini rimasero con
un palmo di naso, ma quei soci e sono tanti che vorrebbero un po’ di vita
nuova nella società operaia applaudirono freneticamente ed io a nome loro
invio un caldo ringraziamento al compagno Antonini per l’ottima seminagione
compiuta. E’ difficile credere alla casualità della presenza di Antonini che,
chiamato opportunamente dai compagni di Castelnovo, è riuscito ad approfittare
dell’occasione per far propaganda socialista in barba ai clericali ed all’opportunista
Concari.71
Nello stesso periodo in cui i clericali promuovono conferenze sulla lotta
all’alcoolismo a Spilimbergo ed a Provesano i socialisti di Castelnovo dedicano un
articolo di riflessione al fenomeno. Al problema dell’alcooldipendenza di massa il
settimanale socialista dedica un’attenzione molto grande, attraverso
prevalentemente appelli moralistici e notizie di stampo scientifico o più spesso
pseudoscientifico. Spesso appaiono polemiche accuse (ricambiate) ai cattolici di
incentivare il consumo di alcool con i loro festeggiamenti, così come talvolta si
polemizza con le amministrazioni comunali per il rilascio di licenze per pubblici
esercizi. Mancano invece analisi e réportages dal territorio. Si tratta, in questo caso
di Castelnovo, della prima riflessione che abbiamo trovato da parte di una sezione,
per lo meno per quanto riguarda il territorio del Friuli occidentale.
Dopo aver fatto una distinzione fra l’uso dell’alcool come fenomeno di lecita
socializzazione ed il suo abuso, ed aver preso le distanze dal rigorismo cattolico in
materia, si rileva come il fenomeno sia in netta espansione.
Purtroppo la piaga dell’alcoolismo si allarga sempre più ed è nostro
dovere di uomini coscienti ed è dovere del partito nostro di ammonire i
lavoratori di ritrarsi dalla pericolosa china sulla quale in grande maggioranza
si trovano.
Perché l’alcoolismo imperversa nelle classi povere. Sono i poveri che,
o per sfogare i loro entusiasmi e, più spesso, per lenire e dimenticare i dolori,
si lasciano trascinare in questo mostruoso vizio che abbruttisce e incammina
verso la galera, il suicidio e il manicomio. Padri che dimenticano i loro doveri
verso la famiglia, figli che mancano di ogni rispetto verso i genitori, ovunque
Il Lavoratore Friulano, nn. 333 del 18 febbraio 1911, pag. 4, Importante riunione e 335 del 4
marzo 1911, pag. 4, Riunione della Sezione Socialista.
71 Il Lavoratore Friulano, n. 333 del 18 febbraio 1911, pag. 4, Confronti edificanti, articolo firmato
Tezio.
70
28
disordini e immoralità senza fine: e in fondo al buio quadro dove le più oscure
passioni si agitano, appare di tratto tratto il corpo di un lavoratore trasportato
alla deriva dal Cosa nel quale ubriaco è caduto, lasciando nella miseria la
famiglia.
Mancano tuttavia indicazioni terapeutiche, per cui la soluzione rimane
quella della propaganda culturale e quella della repressione del consumo. Un
consumo che nei paesi di emigrazione rappresenta anche una forma di rendita
parassitaria che spesso azzera i guadagni di una stagione di lavoro.
Ma se molto si può fare coll’opera e colla propaganda fra compagni e
lavoratori, bisogna però che le autorità sappiano essere energiche anch’esse.
Bisogna mettere un limite all’aumentare degli esercizi pubblici, bisogna far
rispettare i regolamenti. Il Prefetto della provincia da questo lato ha saputo far
bene, ma sono rispettati i suoi ordini? Evidentemente no, perché anche ad
ora tardissima nelle osterie si ciucca, si gavazza, si canta e nessuno
interviene e la legge resta lettera morta. Se si facesse qualche buona
contravvenzione, se la benemerita si svegliasse queste indecenze non
sarebbero possibili e ne guadagnerebbe la salute e la borsa dei lavoratori.72
La crisi politica del socialismo riformista fa avvertire anche a Castelnovo i
suoi effetti, probabilmente insieme a quei fenomeni di crisi sociale, indotti
dall’emigrazione temporanea, di cui l’alcoolismo è la piaga più diffusa e visibile.
Ecco come un compagno pone il problema della crisi di militanza dei socialisti di
Castelnovo con una lettera aperta, in cui significativamente si mette in risalto come
alla crisi organizzativa non corrisponda quella di consenso elettorale.
Un punto di contatto con la situazione di altre sezioni (come Forgaria) è lo
slittamento di una parte dei socialisti del paese verso il movimento cattolico, che
apre uno squarcio tutto da verificare su una situazione di richiamo all’interno dei
vincoli della società tradizionale, ma anche sull’attivismo sociale espresso dalle
organizzazioni clericali.
Ai compagni
E’ con rammarico che prendo la parola per constatare come nella
Sezione socialista di Castelnuovo sia venuto mano quell’entusiasmo e quella
fede che nel passato erano vanto ed orgoglio di tutti noi che aspiriamo ad un
avvenire migliore.
Molti già eccellenti compagni, senza alcun motivo si sono ritirati dalla
sezione e pare che ritornino a baciar la pantofola al prete per accaparrarsi il
paradiso ultraterreno. Coloro che ancora sono iscritti si curano poco delle
riunioni e le lasciano andare spesso deserte invece di svolgere una fervorosa
azione ad incremento degli interessi del partito e della nostra propaganda.
Così alla sezione di Castelnuovo che un tempo era una delle più forti
del collegio di Spilimbergo se continua per questa via, con nostra vergogna,
dovremo cantarle il deprofundis. Rimarranno a noi forse ugualmente i voti
degli elettori come pel passato, ma oltre che ciò è incerto, che valgono i voti
se manca la bussola necessaria a dirigere i lavoratori verso la redenzione
72
Il Lavoratore Friulano, n. 335 del 4 marzo 1911, pag. 4, Contro l’imperversare dell’alcoolismo.
29
loro? se manca la disciplina? la forza di coesione? La sezione andrà a rotoli,
quella del Segretariato pure, quella edile sparirà pur essa. Cosa sarà allora
Castelnuovo? Un pezzo di Vandea!
Tezio73
La stessa azione di sindacalizzazione degli emigranti ha delle lacune, se
leggiamo, in una corrispondenza dalla città tedesca di Hoch Emmerich, che operai
edili di Castelnovo accettano di lavorare dalle 4 di mattina alle 20 o 21, per tariffe
assai inferiori a quelle sindacali. In quella località, oltre a non esistere cooperative di
lavoro fra gli emigranti, non si è vista neanche la presenza della Federazione Edile
tedesca.
La corrispondenza viene poi corretta parzialmente da un compagno che
lavora in quel cantiere, che probabilmente è l’unico organizzato su 113 fra muratori,
cementisti e manovali impegnati nella costruzione di venticinque case popolari sotto
la direzione di G.B. Canetti di Castelnovo. Effettivamente tre muratori di
Castelnuovo si sono assunti tutto il mattone da portarsi e lavorano 10-11 ore
al giorno e sgobbano da far pietà. L’autore di questa lettera lamenta come gli
operai disorganizzati risparmino sulle quote dedicate al sindacato, godano delle
conquiste da questo ottenute e poi dilapidino i guadagni all’osteria: sono quegli
stessi operai che rifiutano di costituirsi in cooperative, ritenendo che sia preferibile
assumere i lavori individualmente.74
Sempre su questo problema abbiamo il resoconto di una conferenza
tenutasi nel gennaio 1912:
Conferenza.
In sostituzione del compagno Fior il giorno 28 abbiamo avuto il
compagno Olivieri che tenne l’annunciata conferenza “sull’organizzazione di
classe”. Presentato con belle parole dal maestro Antonini l’oratore parlò a
lungo sullo svolgimento della lotta di classe nei paesi ove emigrano i nostri
operai specialmente intrattenendosi sulle condizioni dell’Austria.
Notò che il crumiraggio è in diminuzione ma che si è sviluppata una
forma nuova di questa piaga sociale quasi peggiore della prima: non si lavora
più sullo sciopero, ma non si rispetta l’orario e si lavora a cottimo anche là
dove le tariffe lo escludono: nota che non pochi operai di Castelnuovo hanno
questi difetti.
Rileva poi l’assenza di molti operai dall’organizzazione - compresi
molti di Castelnuovo - cosa che ridonda a grave danno perché solo quando la
maggioranza degli operai è unita e concorde nell’organizzazione vi è speranza
di vincere nelle lotte. Gli emigranti friulani disinteressandosi
dell’organizzazione non solo inceppano il movimento ascensionale delle
Il Lavoratore Friulano, n. 337 del 18 marzo 1911, pag. 4.
Il Lavoratore Friulano, nn. 350 del 17 giugno 1911, pag. 2, IN TERRA D’ESILIO, VITA DEGLI
EMIGRANTI. Per l’organizzazione, corrispondenza firmata Splendor e 352 dell’1 luglio 1911, pag.
4, DALLE TERRE D’ESILIO. Per la verità, articolo firmato E.B.
Organizzazione socialista e disorganizzazione convivono evidentemente fianco a fianco: a Hoch
Emmerich sono presenti, fra gli altri, Toni corrispondente de Il Lavoratore Friulano e consigliere
comunale socialista di Clauzetto, nonché numerosi compagni di Castelnovo, Vito d’Asio,Clauzetto,
Barcis e Pordenone. Cfr.: Il Lavoratore Friulano, n. 354 del 15 luglio1911, pag. 4,
SOTTOSCRIZIONE PERMANENTE.
73
74
30
condizioni di lavoro, ma indegnamente sfruttano i sacrifici altrui e questa è
una altra forma di brutto crumiraggio.
Si augura che la sezione edile di Castelnuovo si faccia forte di soci e
infine ricorda l’esistenza della biblioteca circolante istituita dalla sezione del
Segretariato e invita gli operai a leggere e istruirsi e a disertare le bettole.
(...)75
I cottimisti si diffondono, rompendo quella solidarietà che è stata costruita a
fatica per eliminare nel decennio precedente il crumiraggio. L’operaio continua a
considerarsi soprattutto piccolo proprietario, ora dicentato artigiano, piuttosto che un
proletario inserito nella produzione insieme con tanti altri suoi simili.
E’ un fenomeno che si riscontra anche in altre situazioni, con i suoi aspetti
contraddittori. Ad esempio molti fra gli operai impegnati nei lavori di costruzione
della ferrovia da Spilimbergo a Gemona, quando non ricevono il giusto salario o
sono maltrattati, non si uniscono per difendere le loro ragioni, ma semplicemente
abbandonano il lavoro, magari dopo atti di violenza o di sabotaggio, e ritornano ad
emigrare, rinunciando al lavoro vicino a casa in cambio di un salario ben maggiore.
Ma la stessa mentalità si riscontra nel caso dello sciopero del 1911 allo
stabilimento Marx & C. di Maniago, dove i socialisti riescono ad organizzare i fabbri
di questo moderno stabilimento industriale sorto da pochi anni, ma la resistenza
degli operai è frutto soprattutto del loro ritornare ad esercitare - durante la lunga
astensione dal lavoro - il loro mestiere di artigiani nei laboratori a domicilio. Orgoglio
professionale e coscienza di piccoli produttori si sommano quindi in un
atteggiamento dove si mostra grande autonomia, insieme alla capacità di sottrarsi
ad ogni richiamo dell’organizzazione sindacale, mettendo quindi in crisi alla radice la
strategia organizzativa socialista.
14. E la Casa del Popolo?
In realtà non abbiamo notizia che la Casa del Popolo di Castelnovo sia mai
stata realizzata. E questo non certo per incapacità dei compagni di quel paese, che
nella resistenza al fascismo hanno dato un numero notevolissimo di condannati
davanti al Tribunale Speciale per ricostituzione del Pci, di combattenti garibaldini di
Spagna e di partigiani, fra cui Virginia Tonelli (Luisa) assassinata alla Risiera di San
Sabba a Trieste.
Alcuni dei compagni citati nelle corrispondenze precedenti erano ancora
attivi nel secondo dopoguerra; uno di loro è stato sindaco socialista del paese:
perché a Pinzano ed a Castelnovo, luoghi di più intensa conflittualità politica, non
solo si è affermata una forte organizzazione comunista, ma gli stessi socialisti
hanno fatto una scelta di sinistra, pur in un contesto ove il Psdi ha svolto un ruolo di
prima grandezza in tutto il secondo dopoguerra nello Spilimberghese, seguendo
probabilmente quella tendenza che è stata indicata da Marco Puppini per la
Carnia.76
Il Lavoratore Friulano, n. 384 dell’11 febbraio 1912, pag. 3.
PUPPINI, Marco, Movimento operaio ed emigrazione in Carnia e Canal del Ferro dai primi del ‘900
alla Resistenza, in: Qualestoria, anno X, n. 3, Trieste, Istituto Regionale per la Storia del Movimento
di Liberazione, Dicembre 1982, pagg. 83-119.
75
76
31
Ma nessuno si ricorda che ci sia stata una Casa del Popolo. Quella di
adesso è stata acquistata negli anni Settanta, e per coincidenza apparteneva
proprio ad uno dei fondatori del Psi. “Ovviamente” fa parte del patrimonio
dell’immobiliare di quello che fu il Pci, ora Ds, è stata restaurata anch’essa con i
fondi pubblici dopo il terremoto (negli anni Novanta), come quella di Torre, ma
sembra destinata ad una sorte ben più misera.
I compagni più anziani, dopo aver sottoscritto un accordo capestro con
l’Amministrazione Comunale (che ha la completa gestione dei locali) hanno
probabilmente deciso di cedere l’edificio al Comune. Con il risultato che un locale
intitolato a Virginia Tonelli potrebbe essere (come la Risiera di San Sabba è ora
presieduta dall’assessore neofascista Menia) in futuro gestito da un erede di quel
regime per combattere il quale tanti sacrifici sono stati compiuti....
Probabilmente alla base di tutto c’è una rottura generazionale fra i
compagni di Castelnovo. Un gruppo di compagni della zona si è attivato per
proporre un rinnovamento della gestione della Casa del Popolo, ma è stato accolto
(finora) con poco entusiasmo, quando non con il vero e proprio boicottaggio di
qualche “istituzione “ della sinistra zonale, come il Sindacato Pensionati della Cgil
ed i Ds di Spilimbergo, evidentemente più sensibile a che nulla cambi piuttosto che
a fare qualche iniziativa costruttiva. Il fatto che su questo progetto di riattivazioni si
siano trovati d’accordo il Circolo zonale di Rifondazione Comunista e gli esponenti
dei Ds di Castelnovo è evidentemente già un’indicazione politica cui si vuole negare
il diritto di parola
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