quotidiano comunista - anno XXXIII n. 1209 D O M E N I C A 1 8 M A G G I O 2 0 0 3 euro 1,05 Caro Luigi Foto Alberto Cristofari/A3 Era nato nel 1925, aveva combattuto nella resistenza, militato nel Pci, lavorato all’Unità, fondato il manifesto, scritto migliaia di articoli e qualche libro M O N D O P O L I T I C A S O C I E T A ’ A Casablanca strage del terrore Fini chiede voti «contro i giudici» Tolleranza zero al G8 di Evian Almeno dieci uomini-bomba, cinque esplosioni nell’arco di mezz’ora, 41 vittime il bilancio provvisorio - tra i morti anche un italiano. Il terrore ha colpito Casablanca, in Marocco, con la stessa tecnica di Riyadh e la stessa potenza distruttiva. Nella notte una serie di attacchi, alcuni portati a termine da commando suicidi e altri da autobombe, hanno distrutto un ristorante spagnolo, un centro culturale ebraico, un ristorante italiano gestito e frequentato da ebrei. Dopo le guerre in Afghanistan e in Iraq il presidente degli Stati uniti George Bush aveva parlato di «indebolimento» di Al Qaeda. Ieri ha commentato: «I nemici della pace non sono neutralizzati, e nemmeno noi». A PAGINA 11 Gianfranco Fini, dopo settimane di equilibrismo, scende infine in campo a fianco del suo capo. «Alcune iniziative della magistraura - afferma stanno condizionando la vita politica del paese». Il vicepremier invita apertamente gli elettori «che intendono dare una connotazione politica» al voto alle amministrative, a tener conto «anche dell’azione della magistratura». Il presidente dell’Anm Bruti Liberati definisce «intollerabili» le accuse di parzialità rivolte ai magistrati, in particolare quelle per la scelta di stralciare la posizione del premier dal processo Sme. L’Anm critica anche il ministro della giustizia Castelli, che risponde a muso durissimo: «L’Anm mi dileggia: non ha senso delle istituzioni». A PAGINA 12 Zone rosse a Evian come a Ginevra e Losanna, gas lacrimogeni (tra cui il tossico Cs già usato a Genova nel 2001) e pallottole di gomma. Così la polizia elvetica, che sarà aiutata da quella tedesca, si prepara ad accogliere i manifestanti che contesteranno il G8 che si svolgerà a Evian dall’1 al 3 giugno. Tolleranza zero, dunque, anche se ufficialmente solo nei confronti dei casseurs e di chi tenterà di entrare nelle zone rosse. Per evitare e contrastare gli abusi ieri si è riunito il pool di avvocati del legal forum, che assisteranno i contestatori che verranno eventualmente fermati, durante le manifestazioni ma anche alle frontiere, dove potrebbero essere ripristinati i controlli. SERVIZI A PAGINA 13 2 il manifesto domenica 18 maggio 2003 28 aprile 1981. Dieci anni del manifesto Foto Carlo Leidi VALENTINO PARLATO RICCARDO BARENGHI Uno straordinario figlio del secolo breve La nostra sfida è il suo servabo La notizia sei tu ma ci manca un pezzo a morte di Luigi, improvvisa e lunga (nessuno si aspettava una sentenza così radicale da parte dei medici e nessuno dei medici si aspettava la sua lucida e naturale vitalità) è un colpo terribile per tutti noi del manifesto e per i suoi tanti amici e compagni, oggi anche lontani da lui. Non si tratta solo di un colpo agli affetti, ma alla vita di ciascuno di noi, al nostro passato soprattutto, ma anche al nostro difficile futuro. Occorre ripensarsi; ma intanto, anche se qualcuno di noi preferirebbe il silenzio, è d’obbligo, è giusto scrivere; non è opportuno tacere: per noi e per lui. Ma che cosa dire? Viene da ripetere la frase «non ho parole», usata e pure abusata da Luigi, che le parole le modellava e le manovrava, come il fioretto e l’obice, a seconda delle circostanze. Ho riletto, sul manifesto, la sua lettera a Laura Lombardo Radice-Ingrao. Confesso la mia incapacità: l’essenzialità di quei quattro capoversi non è imitabile. Scriverò più a lungo, sballottato tra pulsioni diverse e tra loro forse contraddittorie. Certo, senza Luigi il quotidiano il manifesto non ci sarebbe mai stato. Luigi è stato, pur tra scontri dolorosi, l’architrave di questa casa che tra venti e tempeste ha resistito più di trent’anni, un caso abbastanza unico per un giornale come il nostro. Senza di lui tutto sarà più difficile, vecchi e giovani dobbiamo saperlo e insieme dovremmo ripetere «Servabo»; così come Luigi intendeva e intese nella sua vita quel motto. Luigi è stato un fratello maggiore, un amico, un compagno in senso profondo. Per chi gli è coetaneo, ma anche per i giovani, la sua uscita di scena costituisce un’altra avanzata di quella grigia armata che si chiama solitudine. Noi più vecchi soffriamo terribilmente di solitudine, che è anche sinonimo di debolezza e che, con tutti i sensi di colpa, un po’ mi induce a invidiare Luigi: morire è anche uscire di scena – pare che Augusto, morendo, come sue ultime parole abbia detto «la commedia è finita». La vita è anche una commedia, Augusto, primo imperatore globale, aveva qualche ragione. L Nel momento del distacco, chiedersi chi era veramente Luigi può apparire saccente e presuntuoso. Può apparire solenne e autosolennizzante. Mentre scrivo, sono le 15 di sabato 17 maggio, arriva la notizia della morte annunciata: Luigi è morto. L’annuncio era scontato, ma cambia più di qualcosa. Chi era Luigi con il quale abbiamo lavorato, anche con scontri e divisioni dolorose, da circa quarant’anni? Luigi era e resta una personalità unica, complessa non per le sue contraddizioni interne come or- mai tutti ci diciamo, ma per la ricchezza dei suoi apporti costitutivi. Luigi è stato uno straordinario, direi unico, figlio del secolo breve. Senza la seconda guerra mondiale Luigi, forse, non sarebbe stato Luigi e neppure molti di noi più anziani. La seconda guerra mondiale – rileggiamo «Servabo» – porta Luigi fuori dell’isola; poi c’è la morte del fratello, la famosa lettera; e Luigi giovanissimo che dai banchi del Tasso passa ai Gap (Gruppi di azione patriottica, che oggi diremmo terroristi). Ma nella dimensione del secolo breve (ho il timore di scivolare nell’insipienza storiografica) ci sono altri tre elementi che formano la personalità di Luigi, o almeno credo io. Ci sono la famiglia e la sardità, l’essere un comunista italiano (nozione ancora non di facile comprensione per i più giovani) l’essere un giornalista politico e un vero giornalista. Siamo nella prima metà del novecento, quando le famiglie ancora contavano e la famiglia Pintor, come quella dei Lombardo Radice o dei Natoli, aveva un peso. La famiglia Pintor non era riducibile all’ultimo erede, il giovane Giaime, ucciso dall’esplosione di una mina mentre passava il fronte per tornare al Sud. La famiglia Pintor era qualcosa di più: era lo zio Luigi, effettivo governatore della Libia; era lo zio Pietro, il generale del corpo d’armata del fronte occidentale che andò con il giovane nipote Giaime a trattare l’armistizio francese e che poi negli anni quaranta morì in un sospetto incidente aereo. Ed era ancora lo zio Fortunato, deus ex machina dell’Enciclopedia italiana. Poi, ma forse in primo luogo, Luigi fin da giovanissimo (cominciò con i Gap) fu un comunista italiano. E questa storia non si può spiegare solo con la pensione Jaccarino, le torture, la condanna a morte. Non si tratta solo di resistenza ma, credo io – e posso clamorosamente sbagliare – di fredda razionalità di impegno: il miglior Machiavelli e, pertanto, la massima libertà di giudizio. Nella tragedia del ’56 ungherese Luigi non ebbe tentennamenti e rimase decisamente da questa parte della barricata, non si fece travolgere dal rapporto segreto di Krusciov, non si associò ai nuovi antistalinisti (che poi erano e sono gli stalinisti di ieri), ma capì che il Pci per restare tale doveva rompere con l’Urss, puntando a un’uscita dallo stalinismo, ma da sinistra. Una ventina d’anni dopo, forse troppi, ma assai travagliati (ricordiamoci dell’XI congresso del Pci) si arrivò alla rottura del manifesto e alla radiazione dal Pci. Viste le traversie del Pds e dei Ds forse è difficile comunicare ai più giovani che cosa furono i comunisti italiani, ma i giovani dovrebbero fare qualche sforzo e la vita di Luigi dovrebbe aiutarli a capire. Questo comunista italiano, lucido erede di una famiglia impegnata, fu anche – ed essenzialmente – giornalista. Giornalista in senso politicamente alto. Per un verso aveva coscienza della precarietà del quotidiano: «A mezzogiorno, con il giornale – ci diceva – si possono avvolgere le patate». E, a mio parere que- sta coscienza della precarietà è solo l’anticipazione di una profondità. Parafrasando la famosa frase di Gertrude Stein («una rosa è una rosa è una rosa») ci diceva «un giornale è un giornale è un giornale». Coglieva così e metteva in evidenza uno specifico giornalistico, che è assolutamente politico, contro la semplificazione che un giornale debba essere solo l’amplificatore di una linea politica, eludendo così lo specifico del mezzo e la differenza tra propaganda e persuasione. Si tratta di una questione di delicata intelligenza politica e infatti su questo punto tra noi ci siamo anche scontrati: in totale buona fede, ma con scarsa cognizione delle cose del mondo. Luigi, in quanto giornalista, capiva di politica assai più di quelli di noi che si credevano politici. La politica che non può andare sui giornali è, evidentemente, sbagliata. Sui suoi articoli, quasi tutti assai brevi, sono usciti due volumi: uno, «Parole al vento» di Kaos editori, sugli anni ’80; e un altro di Bollati Boringhieri, «Politicamente scorretto», sugli anni 1996-2001. Valgono più di due manuali di storia d’Italia. E c’è la nostra storia, de il manifesto, una storia più che trentennale che anche per Luigi è un miracolo mondiale. Il primo numero del quotidiano andò nelle edicole il 28 aprile del 1971; poco dopo si avviò la campagna elettorale del 1972. All’interno del nostro gruppo la discussione non fu totalmente serena, poi però si decise di andare alle elezioni e alla sconfitta: tanta gente in piazza, pochi voti nelle urne. Poi, con la costituzione del Pdup, nato dall’alleanza tra i compagni anche essi sconfitti del Psiup (Foa, Miniati, Ferrati) si aprì un conflitto tra giornale e partito: il giornale da «quotidiano comunista» era diventato «quotidiano di unità proletaria per il comunismo». Ci fu il tentativo del partito di governare il giornale; Luigi si oppose e se ne andò. Ricordo un saluto d’addio, assai doloroso, davanti alla sede del Pdup in via Cavour. Ma l’unità tra partito e giornale non resse a lungo, ci fu il congresso di Viareggio del Pdup e la rottura tra il gruppo del giornale e il gruppo del partito. Il manifesto riprese la sua autonomia, che conserva ancora oggi, e ci fu il rientro di Luigi nel collettivo del giornale e nella sua direzione. Va però detto che queste rotture, non semplici, prima con Luigi e poi con Lucio e Luciana e altri compagni meno vicini, non incrinarono mai i rapporti di fiducia reciproca: era un modo buono e leale di fare lotta politica. Ora che Luigi se ne è andato dovremmo concentrarsi sul nostro prossimo che fare, lui un indirizzo ce lo ha dato. Cerchiamo di ripetere «Servabo». arlo Luigi, ti scrivo queste righe oggi che è il quattordici maggio, un mercoledì, tu non le leggerai né oggi né mai tuttavia te le scrivo lo stesso. Altri le leggeranno, le leggeranno quando usciranno sul tuo giornale ché quel giorno il giornale sarà proprio tutto tuo. Non ti preoccupare, le notizie del giorno non mancheranno ma verranno dopo di te di qualsiasi genere o valore esse siano. Lo so, è sbagliato, avresti voluto un semplice fogliettone, quarantacinque righe e fine del discorso. Non ti abbiamo dato retta, stavolta. La notizia, diciamo così, per noi sei tu. E’ da parecchio che lo sei, diciamo dalla pasqua scorsa. Non hai idea di come stia vivendo il giornale, la tua catacomba soleggiata, si trascina dalla mattina alla sera come sospeso nel vuoto. Ti ricordi? parlavamo del mondo e lo vedevamo appunto sospeso in attesa che scoppiasse la guerra all’Iraq. Il manifesto oggi è un po’ come il mondo di qualche mese fa. Ma stai tranquillo, là fuori non se ne accorge nessuno, siamo mestieranti che sanno nascondere i sentimenti (fino a un certo punto, forse qualcuno più sensibile di altri se n’è anche accorto). Comunque, continuiamo a occuparci di quel che accade e c’è poco da divertirsi con Berlusconi che fra un po’ ci mette tutti in galera, la sinistra morta che non reagisce ma fa finta di reagire, bombe che scoppiano qua e là, le elezioni amministrative, il referendum, due treni che si scontrano alla stazione Tiburtina. Il mondo va avanti, lo sai com’è fatto male il mondo: non ti è mai piaciuto. Scusa, ho sbagliato, avrei dovuto dire che il mondo va indietro. Così forse ti piace di più. Ma il mondo, dicevamo, oggi è il manifesto. Da quando hai saputo di stare male e noi con te, facciamo le stesse cose di prima ma come se ognuno di noi fosse due persone in un corpo unico. Per me almeno è così, ogni tanto scrivo un articoletto tanto per tenermi in esercizio e poi perché il mondo va indietro e a un giornale gli tocca starci, nel mondo. Ma per il resto non c’è resto. Penso a questi miei ventitre anni di vita qui dentro e ti rivedo quando ero un ragazzino al quale avevano detto di non perdersi le riunioni di redazione e il momento dei titoli la sera, «quelli che fa Pintor». Non me li sono persi. Penso anche a quando ancora passavi i pezzi di cronaca, almeno quando andavano in prima. Un onore, se capitava, ma anche un timore. Ho imparato da te a togliere quel che non serve, perfino le virgole, e a cogliere la sensibilità delle persone. Per restituirgliela e farli sentire a casa loro quando aprono il giornale. Questo tuo giornale oggi sta facendo lo sforzo più grande della sua vita, altro che le crisi economiche, il baratro della chiusura, le sottoscrizioni, l’edizione a cinquantamila lire (c’erano ancora le lire), quando ti sottoponesti a un’intera trasmissione televisiva, tu che odi la televisione, pur di salvare il manifesto. Oggi, e dico proprio oggi mercoledì quattordici maggio che sei ancora vivo ma non ci sei già più, è un’altra cosa, una sfida più difficile da superare. Figuriamoci domani. Ma poi perché la dobbiamo superare, che cosa dobbiamo superare? Andremo avanti finché potremo o vorremo, speriamo per anni o decen- C DOMANI ALLE 18 I FUNERALI IN PIAZZA FARNESE Tutti noi del manifesto abbracciamo Isabella, la donna che Luigi ha amato. E insieme a lei ci stringiamo attorno a Leonora Aperio Bella e sua figlia Sofia, nipote e bisnipote di Luigi, a Domitilla, a Daniele, a Davide (Pippo, per Luigi) e Michele. E a Manuela Terzian, che a Luigi vuole un bene dell’anima. Domani, alle sei del pomeriggio, ci troveremo tutti in piazza Farnese per l’ultimo saluto a Pintor. GRAZIE AD ANTEA Isabella e tutti coloro che sono stati vicini a Luigi ringraziano i medici, gli infermieri e tutti i volontari dell’Associazione Antea, che lo ha aiutato in queste settimane. ni. Senza superare niente e nessuno. Tu continuerai a darci una mano per interposte persone che poi siamo quelli che il manifesto lo producono e quelli che lo leggono. Mancheranno i tuoi pezzi (già mancano) e soprattutto mancherai tu (non sai quanto manchi). Ciao ciao, che succede, vengo subito di là. Non succede niente oppure succede di tutto ma leggi pure i giornali, ci vediamo tra un po’. E poi la riunione di redazione, Luigi che dici di questo? Niente, non dico niente. Oppure dicevi, magari ti incazzavi, a volte ti rassegnavi, guardavi l’orologio e te ne andavi a pranzo a casa. Gesto con la mano a dire ci vediamo dopo. Scrivi? Forse ma non ci contare. Oppure, no no, su questo non scrivo, cosa vuoi che scriva? Andrò al cinema. E invece, magari alle sette della sera, dettavi il tuo pezzo. In questi giorni, caro Luigi, la notizia della tua malattia (tu l’avresti chiamata col suo brutto nome, cancro) si è sparsa, sai come sono le notizie specialmente quelle cattive. Nessun giornale ne ha parlato, ovviamente, ma molti amici e compagni hanno telefonato, sono anche venuti qui. Alcuni di loro che lavorano in altri giornali ma prima erano del manifesto hanno avuto lo sgradevole incarico (così mi hanno detto) di scrivere in anticipo il tuo necrologio, il cosiddetto coccodrillo. Lo hanno scritto piangendo lacrime vere, non sono coccodrilli. Io invece non piango quando scrivo, sarà per questo che in questi giorni scrivo più spesso. Mi tocca pure organizzare il tuo funerale, forse te lo faremo in quella piazzetta che ti piaceva tanto dove andammo una sera a cena, sai quella col nome che ricorda una fata, o forse no, anzi pare proprio di no, lo faremo in piazza Farnese perché se no rischiamo di non starci. Tu che ne pensi? Fregatene, mi risponderesti. Purtroppo non posso. Oggi Simonetta Fiori ha scritto un bellissimo articolo a proposito del tuo libro che sta per uscire. Dicevi che non ti piaceva, non sono d’accordo. L’ho letto di notte e ho pensato a quanti di quei pensieri ci avevi raccontato mentre aspettavamo che ci venisse l’idea del titolo di prima pagina. La storia dei suicidi per esempio, ricordo una divertente discussione su quale fosse il modo migliore per togliersi di mezzo. Ho visto che sei rimasto della tua opinione, un tuffo nel profondo del mare. Mi dispiace che ti perderai la guerra cino-americana del 2010, caro Luigi, mi dispiace perché ci tenevi. Tuttavia ti confesserò che anche noi speriamo di perdercela, ne hai azzeccate tante che se pure sbagli questa previsione (o preferisci profezia?) non ti arrabbierai. Così potremo continuare a far uscire il manifesto che, come tutti i giornali, verso mezzogiorno servirà ad incartare quelle patate che a te piacciono tanto cucinate al verde. domenica 18 maggio 2003 il manifesto ROSSANA ROSSANDA PIETRO INGRAO La semplice dignità della persona Il suo manifesto nella storia italiana Le pagine di un sovversivo i è spento ieri Luigi Pintor, il nostro compagno ed amico, quello che ha ideato questo giornale, lo ha fatto con niente, ci ha insegnato a farlo. Non lo dirigeva più da anni, lasciando spazio ai più giovani, ma ne è rimasto l’anima, amata o contestata: sentiamo Luigi, che ne dirà Luigi, oggi Luigi scrive. In marzo e aprile ha scritto quasi ogni giorno contro la guerra in Iraq, era già malato, non lo immaginava. La vita non lo aveva risparmiato e non lo ha risparmiato neppure la malattia che lo ha aggredito repentina e feroce, senza lasciargli tempo, divorandogli in poche settimane il corpo e non permettendo alla mente vigile né di sprofondare nell’incoscienza né di «governare il trapasso», come disse con quel suo misto di ironia ed eleganza appena letto il risultato della tac, il 22 aprile. E’ stato fino all’ultimo lucido, composto, mentre il corpo se ne andava e la mente restava spalancata davanti all’oscurità immensa della morte, non cessando di interrogarla. L’aveva frequentata fin da ragazzo, la crudeltà della fine, quando il fratello grande, Giaime, era saltato su una mina tedesca a ventitre anni, nel tentativo di raggiungere le formazioni combattenti del Nord. E’ terribile per un ragazzo perdere un fratello, e Giaime era qualcosa di più. Era il giovane prodigioso, colto, brillante, che sapeva e spiegava tutto al più piccolo di lui, e a lui infatti lasciava la lettera nella quale diceva della sua scelta, necessaria assunzione di responsabilità, senza enfasi e senza lirismo ma senza possibilità di compromesso. A Luigi parve sempre ingiusto che morisse lui, Giaime, appena oltre i suoi venti anni, prova della crudeltà e non senso delle cose. Poi ne avrebbe raccolto gli scritti e le carte, avrebbe custodito nella memoria dei posteri quella splendente giovinezza, sulla quale qualcuno, l’anno scorso, avrebbe cercato di gettare una manciata di fango. Non so se Luigi ne abbia patito, sta nello stile dei tempi, lui, e noi, ne abbiamo viste di tutte. Ma Luigi era stato singolarmente provato negli affetti: la madre dei suoi figli, Marina, morta di cancro dopo anni di sofferenza, il figlio Giaime mancato alcuni anni fa, poi d’improvviso, intollerabile, la morte della figlia Roberta. Aveva appena ritrovato una certa pace accanto alla sua meravigliosa Isabella in una casa che gli era cara per essere stata della sua famiglia, quando è stato a sua volta afferrato dal male. Fucilato dalle perdite, gliene era venuto un senso contraddittorio: mai mancare all’impegno («Servabo») e la sensazione d’una fatalità negativa dell’esistenza, e fin un senso di colpa, la colpa di essere, di sopravvivere, di aver mancato non si sa come e dove, che filtra dai suoi libri, anch’essi contraddittori fra la profondità del pessimismo e la perfezione della forma, ed è l’oggetto dell’ultimo di essi, scritto due anni fa e in uscita adesso. Leggendone le bozze in clinica si sarebbe detto, scuotendo il capo come di fronte all’ennesimo scherzo del destino, che nel protagonista, cui il medico ha appena annunciato la malattia mortale, il lettore avrebbe a torto veduto lui stesso, da due anni in attesa della fine, mentre la malattia di cui scriveva era un’altra, la colpa S direttore riccardo barenghi vice direttore roberta carlini capored. andrea fabozzi, carlo lania, gabriele polo, roberto zanini politica, cosimo rossi società astrit dakli economia, loris campetti mondo, tommaso di francesco cultura, stefania giorgi visioni, mariuccia ciotta grafici, antonella gesualdo non di avere commesso un delitto, ma di non averlo saputo impedire. La colpa di noi tutti, che andava, va, oltre la vicenda della persona, la colpa del fallimento delle idee, dei comunisti. Luigi era stato uno dei migliori giornalisti dell’Unità - in verità uno dei migliori giornalisti italiani, per il nitore della scrittura e la fulmineità della vis polemica. Quando cominciò la televisione, il faccia a faccia con l’avversario pareva fatto per lui. Non ne perdeva una, andava sempre al segno, colpiva con quella sua infallibile e spiritosa eleganza, senza un colpo basso, ignaro di ogni volgarità, convinto come era che il popolo è nobile e la sua causa va servita con nobiltà. Non capì mai che cosa di rivoluzionario potesse esserci nel trash o in una sgrammaticatura. E la gente del Pci gli era grata anche di quello stile, che nulla concedeva. Luigi è quello di noi cui hanno voluto più bene. Allora aveva alle spalle un grande partito, del quale non ignorava limiti e vizi, ma che fino agli anni ‘60 gli parve rappresentare la trincea della classe operaia italiana. Classe operaia, popolo, gli offesi, i lavoratori dipendenti; non si impicciò mai troppo di marxismo, Luigi, le cose gli apparivano più secche e semplici, e aveva ragione che la vera posta in gioco è e resta la dignità della persona. Ci volemmo bene sempre e ci azzuffammo sempre, pensava che fossi troppo elucubrante, oltre che asinissima nella scrittura. Ma eravamo sempre dalla stessa parte, intendendoci negli accordi e disaccordi da lontano, fra sorriso e furore. Sta di fatto che ci trovammo naturalmente assieme, Pintor, Aldo Natoli, Valentino Parlato, Lucio Magri, Luciana Castellina quando il Pci tollerò appena il 1968 e ingoiò, seppur a malincuore, l’invasione russa della Cecoslovacchia. Facemmo assieme il primo manifesto, un mensile, e fummo assieme esclusi dal partito. Ma a Luigi non sarebbe mai bastata una rivista, voleva un moltiplicatore, una nostra lista alle elezioni, e uno strumento smisurato come è un quotidiano. Un quotidiano era una follia, non avevamo un soldo né un finanziatore, non lo avemmo mai, e la squadra sulla quale egli poteva contare di giornalisti ne aveva due, Michele Melillo e Luca Trevisani. E un grande grafico, Giuseppe Trevisani. Cercammo soldi da questo o quel compagno, un milione per volta, e partimmo quando ne avemmo otto. Per anni avremmo vissuto di sottoscrizioni, tenuti a galla dai lettori, mentre la pubblicità mancò sempre, fu molto al di sotto dell’area sulla quale pesavamo e pesiamo; i padroni non si sbagliano, non ci dettero mai niente, non ci tentarono: mai virtù fu meno insidiata della nostra. Ma, credevamo con Luigi, avevamo con noi tutti i comunisti che ci credevano ancora e soprattutto quella intelligente nuova insorgenza giovanile. Sarebbe stato un felice innesto fra i vecchi – per rapporto al movimento del 1968 eravamo già «padri» e «madri» e non così sciocchi da travestirci – che avevano memoria del partito comunista più intelligente d’Europa e i giovani che si sollevavano da tutte le parti, e i nuovi operai dell’autunno caldo. Sarebbe stato l’abbraccio fra un sapere più freddo e un’audacia innovatrice spericolata. Non funzionò affatto. Alle elezioni del 1972 le nostre piazze furono piene quanto quelle del Pci, ma nella cabina elettorale molti cuori che erano con noi preferirono votare per un partito più forte. E diffidò di noi anche il post 1968 più radicale e più frettoloso. Più tardi sarebbe finito disgre- consiglio d’amministrazione valentino parlato presidente guglielmo di zenzo cons.delegato astrit dakli consigliere angela pascucci consigliere bruno perini consigliere francesco ranieri consigliere claudio albertini dir. tecnico sandro medici dir. responsabile il manifesto coop editrice a r.l. redazione, amministrazione, 00186 roma, via tomacelli, 146 fax 06/68719573, tel. 06/687191 e-mail: [email protected] e-mail amministrazione [email protected] sito web: http://www.ilmanifesto.it telefoni interni 06/68719.1 574 segreteria -578 lettere 690 amministrazione, 310 archivio, gato o nell’estremismo armato o nel riflusso. Difendemmo sempre questi figli che non ci avevano badato, e molti dei quali ci fanno oggi lezione da destra. Luigi non ne fu gran che turbato, più gli è pesata la seconda sconfitta politica, quella di noi «vecchi», l’incontro mancato fra quel che pensavamo andasse conservato dei comunisti italiani e le nuove forze ed idee. Quanto alla mancata eco elettorale, egli che era fra coloro che vi avevano puntato di più, per primo capì che non ce l’avremmo fatta: mentre festeggiavamo, qualche giorno prima delle elezioni, il primo compleanno del giornale, Luigi arrivò dicendo con l’abituale calma: Non è andata. Non ce l’abbiamo fatta. Sarebbero rimasti il giornale e un tentativo, fallito presto, di movimento partito. Il giornale è il solo sopravvissuto. Il solo quotidiano nato dal 1968 che duri e sia interamente libero, libero financo da un editore. Esile ma rispettato. Ci conoscono in tutta Europa, ci conosce tutta l’Italia, che ci compra soltanto nelle emergenze, mentre una base fedele di lettori ci rende impossibile di vivere con agio e di morire di stenti. il manifesto di Pintor è un pezzo di storia italiana della seconda metà del secolo. Non che al suo ideatore sia stato sempre fonte di soddisfazione e di gioia. Nel 1973 già scriveva una lettera disincantata e spiritosa, il giornale non era quello che avrebbe voluto e non per la malvagità del fato ma per i difetti della nostre inflessibili soggettività. Che il riflusso degli anni ‘70 e poi il crollo del comunismo, reale e non, avrebbe moltiplicato. Eravamo liberi di riflettere la realtà, e la riflettemmo anche nei suoi erramenti. Luigi ogni tanto ruggiva, cercava di separarsi come altri fra i padri fondatori, ma poi tornava a darci una mano. Tornò sempre, e il giornale lo aspettava più o meno ammaccato, ma vivente grazie a Valentino Parlato, sul quale hanno riposato tutte le nostre collere, perché Valentino non molla mai. Ma è tanto se abbiamo resistito, se viviamo ancora. Gli anni ‘90 hanno parlato alle viscere della società, e alla parte più frivola della cultura. Luigi era stupefatto della stupidità con la quale il mondo consuma e uccide. Non cessò mai di denunciarla. Non accettò mai che fosse obbligatorio liquidare il movimento operaio e comunista, e pensò tormentosamente che tutti ne portassimo qualche colpa, non fosse che per indifferenza. Né accettò di liquidare quell’Urss cui fummo i primi a non dare più credito ma che rappresentava almeno il simbolo d’un altro mondo e sistema. Ancora quest’anno, nel ciquantesimo della morte, Luigi provocatoriamente rifiutava di consegnare tutto il terribile Stalin alla semplice damnatio memoriae. Non era di coloro che riescono ad avere pace senza che la ragione glielo consenta. Si è spento irriconciliato. Ma questo siamo in pochi a capirlo. Con lui muore gran parte della mia generazione: aveva un anno meno di me, sono più vicina a suo fratello che a suo figlio. Mancherà a noi, ai compagni, agli amici e a quel che resta di rispettabile fra i nemici, e non è molto. 475 politica, 520 mondo, 540 culture, 545 talpalibri, 550 visioni, 588 società, 586 economia, 621 arretrati milano via pindemonte, 2 - 20129 02/77396.1, 77396.210 amm. 02/77396230.240 red. fax 02/ 7739.6261 firenze red. via maragliano, 31a tel. 055/363263 Fax 055/354634 abbonamenti postali per l’Italia annuo euro196,25 - semestrale euro 103,29 - trimestrale euro 51,65 i versamenti c/c n.00708016 intestato a «il manifesto» via tomacelli 146, 00186 roma iscritto al n.13812 del reg.stampa, tribunale di roma stampa litosud via di tor sapienza 172 roma, tel. 06/2280138 Sigraf spa via Vailate 14, Calvenzano Bergamo tel. 0363/860111 autorizzazione a giornale murale nel registro del tribunale di roma n.13812 concessionaria esclusiva pubblicità Poster pubblicità Srl Sede legale, Direz. 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Certo, alla fonte del guasto era per lui il capitalismo, con la sua avidità insanabile. Luigi non era un riformista. Non lo era mai stato, anche quando scendeva con sarcasmo a denunciare e misurare l’avarizia della borghesia nei suoi riti di elemosina sociale. Il suo sogghigno era come dire: avete visto di che pasta sono fatti costoro? Ma c’era alle spalle come un’idea del Male del mondo, di una ingiustizia più vasta della violenza propria dell’ordine sociale imperante. E il furore e la collera contro tale ordine sociale in auge sembrava in lui accrescersi proprio in rapporto alla durezza dell’infelice condizione umana. Tanto più la borghesia era sordida. Dunque: un apocalittico mediterraneo? La cosa sorprendente in questo amarissimo e aspro narratore del male di vivere, era la testarda tenacia combattiva con cui egli si impegnava - si potrebbe dire: ogni giorno - nella lotta quotidiana, sullo scontro pratico della sinistra come essa era, nei suoi difetti e nelle sue più elementari speranze, nelle sue passioni e prove di ogni giorno. E come il suo gusto per la pagina alta e severa, per il canto disperato, si mischiavano all’elzeviro bruciante sul giornale, alla staffilata breve contro il nemico di classe, contro i trafficanti della politica. Qui - per me - era il suo volto inconfondibile che tornava poi an- E’ tariffe delle inserzioni pubblicità commerciale: euro 270 a modulo (mm. 50x24), ed. locale euro 112 a modulo- cinema: ed. locale euro 77 a modulo, pubblicità finanziaria, redazionale, legale euro 280 a modulo, ed. locale euro 130 finestra di prima pagina euro 3.350 formato mm 78x78 pagina intera: euro 34.020,00, formato gabbia: 3 che nelle pagine così stringenti e allusive dei suoi romanzi o memorie. La perdita è grave, nel momento in cui la partita mondiale vede toccare nuove altezze e pone la guerra come asse centrale della politica. E sono alla prova, di nuovo, letture del mondo, sistemi mondiali di politica. Altri dirà della vocazione naturale di Luigi alla scrittura, della sua passione singolare a trasformare l’emozione etica in racconto e l’abbandono alla memoria come interrogazione sulla vita. A me è caro ricordare la sua alta irrequietezza sul senso dell’essere, e insieme come egli mescolava il suo stare quotidiano nella mischia con le domande sull’Ultimo. Qui vedo la cifra dell’uomo. Non era semplice Luigi. La sua irrequietezza non era breve. E la sua passione polemica - a guardare in fondo scavalcava anche la sua parte. Riflettendo su di lui, ora che è composto nella calma severa della morte, bisognerà risalire lontano a una vena, a una costa d’Europa maturata nella «guerra totale» (come l’ha definita Hobsbawm) apparsa sul globo a metà circa del Novecento e poi - nel tempo di Bush - tornata a misurarsi col nuovo livello raggiunto dall’arte dell’uccidere. Qui per me vengono anche domande sul passato. Che vedemmo, che capimmo allora, in quell’incendio mondiale della nostra gioventù, quando Luigi sfiorava appena i vent’anni e già era nella bufera della insorgenza partigiana? E che non capii io della rottura del manifesto che ci divise? E ancora oggi non siamo riusciti a costruire un livello di incontro adeguato alle varianze faticose della sinistra oggi, pur dopo la novità straordinaria dei new global. Da che viene l’insuperato che ancora ci spacca? E come possiamo pensarti, ed evocarti, fratello che te ne vai, senza cercare risposta a queste domande? Dal tuo silenzio, come ancora ci chiami testardamente - nella tua amara interrogazione sul domani... pag. intera mm. 323x511 posizione di rigore: più 20%, doppia pag. euro 73.710 formato gabbia doppia pag: mm. 664x511 Diffusione, contabilità delle rivendite: REDS Rete Europea distribuzione e servizi Via Tomacelli 146 - 00186 Roma Tel. 06/68719640 Fax 06/68212029 certificato n° 4725 del 28-11-2001 Tiratura prevista 105.000 4 il manifesto domenica 18 maggio 2003 25 aprile 1994. In cinquecentomila a Milano. Foto Mario Boccia LUCIANA CASTELLINA Un’ipersensibilità che trasformava il capire in troppo lucido pessimismo on avrei mai pensato che un giorno mi sarebbe toccato scrivere in morte di Luigi. Non solo perché alla perdita definitiva di un amico e compagno non si pensa, ma anche perché non si immagina mai di scrivere sulla propria morte e, sebbene più diversi non avremmo potuto essere, un grande pezzo della sua vita è stata anche la mia e ora oltre la sua persona piango anche questa nostra storia comune che si sfalda in decessi e vecchiaie. La storia di un modo di intendere il Pci e più in generale il comunismo, i doveri che da questa speciale appartenenza sono derivati, i doni – Luigi sorriderebbe ironico di fronte a questa parola, ma sarebbe d’accordo anche lui che esser stato comunista è stato uno straordinario privilegio, anche se sempre più difficile è restarlo in modo sensato. Ma Luigi Pintor era molto di più di questo pezzo di storia comune che ora, con lui, ci muore dentro. Era, Luigi Pintor, un uomo dotato di qualità eccezionali che spesso, e forse proprio per questo, sono diventate difficoltà nel vivere, per lui stesso e per chi gli era caro e vicino: perché la sua intelligenza non era solo acume ma ipersensibilità, sicché il capire si rovesciava in lucido, troppo lucido pessimismo; la sua sottile ironia in distruzione, auto e etero. E però mai in paralisi nel fare, ché il suo scetticismo profondo, i suoi sacrosanti dubbi, che hanno anche percorso tutta la storia del manifesto, non lo hanno mai indotto a lasciare l’impegno. Tutto questo, del resto, l’ha scritto lui stesso, mirabilmente, in «Servabo». N LUCIO MAGRI Un impegno: scrivere quella storia mai scritta l giornale mi ha chiesto di scrivere, e subito, qualcosa di ciò che sento o di ciò che ricordo su Luigi e per Luigi. E’ un dovere, e ci pensavo da tempo, perché questa morte non ci coglie di sorpresa e l’abbiamo accompagnata con angoscia. Tuttavia non mi sento ancora capace di assolverlo.Non è solo la commozione per la perdita di una persona tanto cara che ti blocca, quasi ti suggerisce il silenzio come unica espressione adeguata e riparo dal rituale. Quando un’altra vita è stata intrecciata alla tua con fasi alterne ma dalla gioventù alla vecchiaia, il suo necrologio è anche il tuo e non si può fare il necrologio di se stessi. Soprattutto non vuoi partecipare a un coro giustamente numeroso perché è anche un pezzo di te che si perde quello di cui parli e vorresti consegnare alla memoria. Una sola cosa dunque posso qui fare: prendere un impegno. Ripensando alla vita di Luigi, alla mia e a quella di pochi altri mi pare chiaro il fatto che – ci soddisfi più o meno – la cosa più oggettivamente rilevante che abbiamo fatto l’abbiamo fatta insieme: la tormentata scelta di preparare e di fare il manifesto – rivista, gruppo politico, giornale – pagandone i prezzi, uscendone trasformati. Ebbene, una ricostruzione vera di quell’impresa (fatti e idee, intenzioni e risultati, intuizioni anticipatrici ed errori ingenui e poi sviluppi e rettifiche, discussioni accanite, separazioni e ricongiungimenti, molti rivoli nuovi di cultura e di impegno politico connessi a una radice comune) non si è mai fatta, anzi se ne affievolisce la memoria nella testa di ciascuno. Per responsabilità e motivi diversi. Colpisce ad esempio che negli ultimi brevi e bellissimi libri di Luigi – un’analisi autobiografica così minuziosa e altrettanto selettiva – quella vicenda di cui era protagonista sia quasi rimossa, non credo per sottovalutarla, ma forse proprio per dare la misura estrema del suo sentimento profondo della vanità delle cose che pur appaiono importanti e in cui ci impegniamo con ogni energia. Io, quasi al contrario, sono sempre stato ossessionato dal valore e dalla continuità di quell’origine, ma sentendola erroneamente quasi mia e cercando di rivedervi i limiti per restaurarla, ma tanto da oscurarne la memoria e il carattere polifonico. Sta di fatto che quella microstoria non c’è. E infatti spesso coloro che oggi dicono: abbiamo sbagliato a cacciare quelli de il manifesto, avevano molte ragioni, non ricordano ciò che il manifesto diceva o suggeriva; altri lo sentono come parte della propria vita, ma trascurandone la specificità e riducendola al minimo comune denominatore tra i vari gruppi della nuova sinistra degli anni ’70. L’impegno che vorrei assumere, non da solo, con lui e in suo onore è perciò di lavorare da subito alla ricostruzione di quella storia, precisa nei fatti, serenamente veritiera, orgogliosa e anche autocritica. Potrebbe essere un contributo per far vivere più a lungo qualcosa di lui, o almeno di una parte di lui, di ciò che ha fatto, oltre il ricordo e l’affetto per la persona straordinaria o per la penna raffinata o per l’inflessibile coerenza. Di lui cioè come comunista inquieto, intransigente e problematico, superbo quanto disincantato anche su di sé. I Fra tutti coloro con cui abbiamo fatto 35 anni fa il manifesto, Luigi era quello che io avevo conosciuto prima. Anzi, prima ancora di concretamente incontrarlo, perché al liceo Tasso, che ho frequentato pochi anni dopo di lui, il suo nome, con quello di qualche altro, era mitico: erano diventati comunisti su quei banchi e durante l’occupazione nazista, diventati Gap, erano entrati nella scuola a sfidare, armati, il preside fascista. Al ginnasio, che pure era incorporato nella stessa scuola, queste cose non le avevamo sapute, ma le scoprimmo dopo la Liberazione, quando anche noi cominciammo ad avvicinarci al Pci. E ne ho saputo assai di più successivamente, quando per anni ci frequentammo tutti i giorni, alla mensa de l’Unità a via IV Novembre e nella nostra o nella sua casa al quartiere Mazzini, dove ho visto crescere Roberta e Giaime. Avevo sposato il suo amico più stretto, Alfredo Reichlin, che con lui era stato Gap e, sempre con lui, era diventato redattore del giornale, ragazzini assunti e subito promossi dalla lungimirante politica di Togliatti che aveva voluto un rinnovamento generazionale immediato e radicale. Assieme mi raccontavano, come fosse stato un gioco di ragazzi, delle passeggiate per Roma nell’inverno del ‘43-’44, in tasca la pistola che gli era stata fornita per esser pronti a colpire, la tentazione di usarla nelle pasticcerie quando si fermavano affamati di fronte alle vetrine allettanti, e poi però anche della paura, della difficoltà umana di sparare ad altri uomini, sia pure odiosi nemici; della drammatica cattura di Luigi, rinchiuso nella terribile pensione Jaccarino e condannato a morire, salvato, come diceva lui, «dal calendario»: l’arrivo della V Armata americana. Di queste cose io ho sentito parlare sempre con voluta leggerezza, mai come racconto epico, sebbene di epopea si trattasse. Ma in quelle conversazioni serali c’era un intreccio fra le vicende politiche del passato e del presente e la letteratura, la musica, la cultura, ingredienti preziosi per una militante di base così rozza come io, e i miei coetanei solo di qualche anno più giovani della generazione della Resistenza, eravamo. Veniva dalla memoria di Giaime Pintor e dalla eccezionale influenza che aveva lasciato questo fratello, ventitreenne eroe saltato su una mina nella valle di Venafro dove era stato paracadutato per rientrare nell’Italia occupata. A combattere. E però già precoce, raffinato intellettuale che nei suoi così brevi anni di vita aveva marcato di un segno profondo il comunismo di Luigi e dei suoi compagni: aveva insegnato a leggere Rilke, da lui mirabilmente tradotto, oltre a Lenin. Poi, nel ‘66, ci fu l’XI congresso del Pci – quello di quando Pietro Ingrao, cui noi tutti eravamo vicini, disse, rivolto alla direzione del partito, infrangendo una prassi che sembrava infrangibile, «non direi che mi abbiate convinto». Per noi tutti fu uno snodo politico e di vita. Per Luigi l’esilio da Botteghe Oscure fu più estremo e però anche in qualche modo più dolce: fu spedito in Sardegna come vicesegretario regionale, lontano, ma in un’isola che era la sua. A Cagliari aveva tutti i ricordi dell’infanzia e forse quello è stato il periodo in cui, sebbene politicamente molto arrabbiato, mi era parso umanamente più sereno. Aveva preso casa a Quartu S. Elena, vicino al mare, e a tutti noi fece scoprire le coste ancora selvagge e le «taccule», gli uccelletti impalati e profumati di erbe il cui assassinio la coscienza ecologica ancora lontana non aveva condannato. L’andavamo a trovare perché ci capitava per lavoro ma anche perché lì, proprio in quella casa di Quartu, vennero tessute le prime trame del progetto che anni dopo divenne il manifesto; e subito un bel pezzo del Pci sardo, che poi non a caso divenne una costola importante del gruppo, vi fu coinvolto. La storia del manifesto, e dunque per tanta parte della vita di Luigi, non si può raccontare così, in questo momento. La dovremo scrivere, tutti assieme, un giorno. Voglio solo ricordare Luigi direttore del quotidiano, di come si arrabbiava quando il giornale ripeteva sempre gli stessi rituali titoli dell’epoca, tanto che «La Zanussi riparte» restò a lungo il simbolo delle nostre colpe giornalistiche. Si arrabbiava con gli allora giovanissimi redattori venuti a lavorare al quotidiano senza aver mai prima messo piede in un giornale, perché non sopportava soprattutto lo scrivere sciatto, la banalità dell’immagine, la casualità delle parole usate, lui che ha poi scritto libri più che esigui perché ogni aggettivo gli sembrava eccessivo, ogni fatto non essenziale, superfluo. La sua severità di maestro ha dato lustro e rinomanza alla «scuola del manifesto», diventata col tempo un «pedigree» prestigioso. Ma dire che Luigi Pintor è stato un grande giornalista, un editorialista come non ce n’è altri in Italia, un polemista bruciante, non rende la persona. Luigi avrebbe in realtà voluto essere pianista (e sarebbe stato un grande pianista), ed ha rimpianto sempre che le vicende della vita l’abbiano moralmente obbligato all’impegno politico. Quando poteva suonava ancora, perché è nella musica che si trovava più a suo agio. STEFANO BENNI Una semplice e colta dichiarazione di libertà Q uello che ci resta è un ultimo corsivo non scritto, ma inciso in ogni pagina che da oggi leggeremo. La certezza che si può restare puliti, ironici, attenti agli altri fino all’ultimo giorno. Quello che ci resta è che ogni parola scritta da Luigi non potrà essere rivoltata, cancellata, plastificata da nessuna storia, da nessun tirannello, da nessuna commemorazione. Perché Luigi sapeva scrivere in venti righe quello che noi scrivevamo in duecento, e noi continueremo a cercare il segreto e l’energia luminosa di quella scrittura, senza raggiungerla mai, ma pieni di forza, perché l’abbiamo vista brillare. Quello che restano sono i suoi dolori, il suo pudore, la capacità di dimenticarli e di occuparsi dei nostri. Le sue rabbie rapide, concluse da un sospiro e da un sorriso. La sua faccia da fenicio, i suoi jeans da giovanotto, i milioni di sigarette rivendicate. Quello che ci resta è Servabo. E tutte le volte che avevo un dubbio su un pezzo e chiedevo, per favore fatelo leggere a Luigi, e il suo calmo imprimatur, «va bene, stai tranquillo». E i dubbi sui suoi libri, e il parlarmene con umiltà. Mi resta il ricordo comune di un mare sardo agitato e oscuro, e la sua voce coperta dal vento che diceva: «è bello anche così». Quello che ci resta è così complesso, generoso, forte che ci vorranno anni per dipanarlo, riascoltarlo, amarlo in nuovo modo, e cercare di portarne a termine anche una piccola parte. Quello che ci resta è questo giornale che amiamo e talvolta detestiamo, perché non ci basta, perché è meno dei nostri desideri, come era meno dei desideri di Luigi, ma per cui ha combattuto con tutte le forze fino all’ultimo. Quello che ci resta è la sua forza e la sua grazia. Ci resta il rimorso di non avergli parlato abbastanza, sentimento da cui lui ci avrebbe liberato con una battuta, o una risata. Quello che ci resta è molto, è troppo, è felicemente troppo. Sono sicuro che la consapevolezza di questo dono ha accompagnato Luigi negli ultimi giorni. Non solo i dolori e le delusioni, ma il viaggio vittorioso di una grande, fertile lezione di vita e di coraggio. Quello che ci resta è la semplice e colta dichiarazione di libertà di un cittadino del mondo. Sono stato breve per una volta, Luigi. Come vedi ho imparato. A si bbiri domenica 18 maggio 2003 il manifesto SANDRO PORTELLI ANTICIPAZIONI/ LUIGI PINTOR Una lama per tagliare l’assurdo N on posso dire di avere veramente conosciuto Luigi Pintor. Non sono mai riuscito a superare la soggezione per una storia, un’intelligenza, una serietà così alte. Nemmeno quando cercavo di scrivere una storia orale della Resistenza romana ho avuto il coraggio di chiedere a lui, che ne era stato protagonista, un’intervista. Solo di fronte all’ultimo dei lutti dolorosi che gli hanno segnato la vita ho osato avvicinarmi e dirgli che gli volevo bene. Me lo ricordo una sera, in una affollata assemblea dei tempi del manifesto-gruppo politico. Con un’improvvisa accentuazione delle sue vocali sarde, in una frase sola, senza cattiveria ma senza appello, sgonfiava la retorica di un giovane rivoluzionario non tanto diverso da me. Ti faceva sentire, scrivendo o parlando, che le parole sono fatti, e che te ne devi prendere la responsabilità. Ne ha dette e scritte tante, in decenni di politica e di giornalismo; non credo che ne troveremmo una a vanvera o una di troppo. Ogni volta che ho scritto un articolo per il manifesto – quotidiano comunista fondato da Luigi Pintor – ho pensato: queste parole andranno sullo stesso giornale dove vanno le sue. Le leggerà lui, probabilmente. Devono valerne la pena; non lo devono annoiare. Come le sue, il più possibile, non devono sprecare la carta su cui sono scritte e gli alberi con cui è fatta. Per il solo fatto di esserci, per gli standard che ci ha dato, è stato un maestro. E’ questione di stile, ovviamente; ma ascoltando e leggendo Luigi Pintor capivi che lo stile è una questione morale. Il suo stile è il rigore di un’Italia rara e migliore, di una sinistra senza retoriche e della sua migliore sinistra, e mi- 5 Anticipiamo il decimo capitolo dell’ultimo libro di Luigi Pintor, titolato I luoghi del delitto, in uscita da Bollati Boringhieri il 22 maggio O gliorava col tempo, con l’indignazione e col dolore. I suoi libri – Servabo, La signora Kirchgessner – sono gioielli rari in una letteratura italiana che conosce poco l’arte dell’aprire abissi dicendo il meno possibile. Era anche un musicista, e si sente, non fosse altro che nella capacità di far risuonare il silenzio. ggi è il mio compleanno e anche il mio onomastico. Questa sovrapposizione di date è privilegio di una minoranza e l’ho sempre ritenuta di buon augurio. Il compleanno non merita di essere festeggiato e c’è stata una ragazzina che preferiva ricevere trecentosessantaquattro auguri di non compleanno. Ma l’onomastico era una ricorrenza importante anche se mi chiamavo martin, un nome senza la o ignorato dal mio calendario. Se fossi deceduto in questa data avrei lasciato una traccia nella storia. Statisticamente dovrebbe esserci una lapide su trecentosessantacinque dove il giorno di nascita e di morte coincidono ma credo non ce ne sia nessuna che faccia terno con l’onomastico. Lasciare una traccia di sé è un’aspirazione molto diffusa. Passare alla storia addirittura, raggiungere una fama durevole oltre il breve arco dell’esistenza, affidare l’anima alla memoria dei posteri come surrogato dell’immortalità. C’è chi vive con questo scopo e ne fa di tutti i colori per raggiungerlo, quasi sempre per superbia ma anche per un bisogno infantile di compagnia, per non volarsene via in solitudine. Se il ricordo che lascia è buono o cattivo fa lo stesso, basta che si continui a parlarne. Ci fu chi diede alle fiamme la biblioteca di alessandria per essere immortale ma se ne ricordano solo i bibliotecari. Scolpire la propria immagine su una roccia o farsi erigere una grande statua di marmo o essere mummificati in un mausoleo non è un rimedio, basta una carica di dinamite o una traslazione per distruggere questi simulacri. Ben che vada la più grande delle umane imprese sarà tramandata per cinquemila anni, minuscola frazione del tempo, una storiella tirata per le lunghe prima che le maree la cancellino come uno scarabocchio sulla sabbia. Ma poi quale traccia? Malefica o benefica, materiale o immateriale? Sono appunto la stessa cosa, acquistano Come avrei voluto che l’Italia fosse come lui, avesse il suo rigore ma anche il suo senso dell’umorismo – che è sempre stato per Luigi Pintor l’esatto opposto delle buffonerie di chi cerca la risata complice per fare il simpatico. Era uno strumento di conoscenza, una lama che tagliava l’assurdo in nome di una sensatezza della ragione che è tutt’altra cosa dal senso comune. E avrei voluto che la sinistra fosse come lui, realista e non rassegnata, autoironica e non disfattista, appassionata e senza sentimentalismi. Forse, avrei voluto essere io come lui, ed è per questo che non mi permettevo di prendermi confidenze. Si domandava se eravamo destinati a morire democristiani. Ci ha lasciato in giorni fra i più cupi di quella repubblica che aveva aiutato a fondare. Nella Signora Kirchgessner, ricordando i giorni passati nelle mani degli aguzzini fascisti e nazisti, scrive: «Il tenente in divisa, che maneggiava il frustino al piano di sopra, era in cuor suo un patriota e sarebbe oggi un senatore.» E’ una profezia ironica e sconsolata, e accurata. Ma non è un’ammissione di sconfitta, è solo la constatazione che non è finita e che c’è da combattere ancora. Dice un personaggio di Faulkner, dopo una guerra perduta: «Ci hanno ammazzato, ma non ci hanno ancora battuto.» In tanti modi diversi e lungo tanto tempo, la morte ha toccato spesso Luigi Pintor, ma la rassegnazione mai. Noi, che l’abbiamo avuto con noi, cerchiamo di meritarcelo. parimenti fama o infamia e finiscono in un pettegolezzo. Un nerone ha fama per aver bruciato roma e un faraone cheope perché ha eretto una piramide. Lascia una traccia chi scopre l’atomo o chi ne fa una bomba? Chi ammansisce il lupo o chi lo clona? Il desiderio di restare nella memoria di una ristretta cerchia di persone o di una sola mi sembra più ragionevole che lasciare un’impronta nella storia. E’ anche questo un desiderio importuno perché il ricordo è sempre doloroso e per chi sopravvive sarebbe meglio dimenticare lasciando che i morti seppelliscano i morti. Però è un desiderio umile, un palliativo allo sgomento del nulla. Festeggio quest’ultimo onomastico seduto al tavolino di un caffè sotto un debole sole di fine estate e osservo con curiosità i passanti frettolosi. Non sono indaffarato come loro, ho un altro punto di vista, il mio orologio è guasto e non ho motivo di correre. Cerco di capire che cosa hanno in mente, dove vanno, se sono così sicuri di sé come sembra o se recitano una parte. E’ una sfilata multicolore in una piazza dove non circolano automobili e motorini. Una signora con tacchi troppo alti esibisce un cane di razza, un signore obeso si fa largo tra i tavoli senza troppi riguardi, una giovane coppia seminuda amoreggia sulle scale della chiesa, carabinieri in divisa entrano ed escono dal portone della loro stazione intitolata a un valoroso, passano tre ragazzi con i capelli arancione, avanza una processione di giapponesi ciarlieri con un capofila e un vessillo di riferimento, bambini sui monopattini tornati di moda investono un suonatore ambulante, una vecchia in carrozzella sospinta da un filippino chiede e ottiene una cassata siciliana. Forse tutti indossano una maschera che nasconde un dubbio ma forse no. Mostrano uno spirito di adattamento e un istinto di conservazione molto superiori a quelli di un dinosauro e rifiutano di far parte di una specie in estinzione. In questo stesso momento, compatibilmente con i fusi orari e con il grado di civiltà, qualche altro miliardo di persone fanno più o meno le stesse cose con la stessa tenacia, senza temere il diluvio universale perché hanno un’arca in garage. LETTEREALUIGI Grazie Pintor. Un abbraccio gigantesco a tutto il collettivo. Paolo Griseri buono per incartare il pesce. Non ho mai saputo se Luigi l’ha mai detta o se è leggenda. Serve, però, come insegnamento. Non so come faremo a non trovare più la sua firma vicino alla foto. Mi mancherà, mi mancate. Un abbraccio. La sua firma sotto un titolo era sempre una promessa mantenuta. Non la troveremo più, se ne è andata una persona straordinaria. Donatella Francesconi Vanna e Sergio Barenghi «Non puoi stare vicino a chi muore perché è assente e non puoi stargli lontano perché è presente». Lo ha scritto Luigi Pintor, sempre capace di dire e far capire, senza un aggettivo di più o uno di meno. Ci mancherà ma continuerà a essere presente. Senza Luigi sarà più difficile ma con Luigi è stato un grande privilegio. Un abbraccio a tutti. Eliana Bouchard Laura Incardona Mi hai regalato la passione delle idee, l’amore per il giornalismo, la forza del dubbio. Che ora almeno il riposo ti sia lieve. Ciao, Luigi. Carlo Bonini Cari amici e cari colleghi, vengo a sapere ora, dalle agenzie, della scomparsa di Luigi Pintor che tanto ha dato a voi e a noi tutti. Vi sono vicina in questo triste momento e vi prego di trasmettere le mie più vive condoglianze alla sua famiglia tutta. Ci vedremo presto per salutarlo l’ultima volta e so che è quanto vorranno fare anche altri colleghi, del sindacato e non. Un abbraccio. Tiziana Boari Ciao Luigi, riesco soltanto a dirti grazie per avermi insegnato a rispettare le parole (e a non mettere la virgola prima di un ma). Francesco Malgaroli Muore Luigi Pintor e ci sembra sia morto un nonno saggio, coerente ma inascoltato. Auguriamoci tanta fortuna con le alleanze Confindustria, Ascom e Ulivo che vogliono seppellire quanto anche Pintor conquistò. Non dimentichiamo che fu vittima di quegli aguzzini fascisti della banda Koch. Esprimiamo il nostro dolore per la scomparsa del compagno Luigi Pintor. Ci mancheranno il dono quotidiano della sua lucidissima, spietata intelligenza e la testimonianza di un impegno instancabile, nonostante l’amarezza delle delusioni. Anna Puglisi e Umberto Santino Centro Impastato di Palermo Ciao, maestro esigente e generoso. Guido Moltedo Fabio e Cristina Luigi Pintor mi metteva soggezione. Tanto lo rispettavo che non riuscivo a sostenere il suo sguardo, anche se poi erano sempre i suoi articoli che leggevo per primi. Se sono come sono, nel bene e nel male, lo devo a compagni come lui. Ora siamo tutti più soli. Mario Boccia Luigi Pintor ci ha lasciati. E’ proprio il segno dei tempi (se i tempi hanno un segno). Condoglianze a tutta la redazione de il manifesto Andrea & Sandra Michele Ciavarella Carissimi tutti, quando cominciai a collaborare con il quotidiano comunista, a Milano, mi insegnarono una frase storica attribuita a Pintor. «Ricordatevi che il giorno dopo il giornale è Mariangela Romano, Rimini Carissimo Luigi Pintor, ci mancheranno sempre le tue parole lucide e furibonde contro la guerra e contro il potere. Giorgio Pecorini Nella Ginatempo e Melo Franchina Mi dispiace è dir poco. Mi mancherà, questo è certo. I suoi interventi su il manifesto hanno fatto chiarezza nella mia testa confusa dal bombardamento di decine di media allineati. Provo dolore per la scomparsa di così rara intelligenza. Dovevo dirvelo. ps: spero che pubblichiate un’altra raccolta dei suoi interventi. Quel 25 aprile, il nostro 25 aprile, Luigi veniva letteralmente tirato fuori dal corteo per essere salutato e baciato dai compagni. Poi zuppo e silenzioso nel sottoscala della redazione milanese de il manifesto l’abbiamo visto battere a macchina un pezzo che ha fatto bello anche il giorno dopo 26 aprile. Ai compagni del giornale che per anni hanno visto quotidianamente questo miracolo che ha permesso a tutti noi di essere certi che riusciremo dare sostanza un giorno a ciò che speriamo, unendoci al loro pianto e dolore, un forte abbraccio. Caro Luigi, perdo un maestro e un amico carissimo. Sono vicino a Isabella, ai suoi cari e a voi tutti. Un saluto e tutti i imiei pensieri per un compagno che lascia un vuoto incolmabile. Ho solo 27 anni e tante volte ho trovato in lui un riferimento per continuare a pensare che un mondo diverso è possibile e necessario. Non ti ho mai incontrato ma mi permetto di salutarti così: ciao Luigi Fabio, Bari Ci mancherà per sempre. Mio marito stava comprando l’ultimo libro al Salone del libro di Torino negli attimi in cui ci ha lasciato. Ha comprato anche Politicamente scorretto pensando tra se e se, «Mi mancava, rimediamo...». Non sapevamo della malattia. Ricordo quando in un articolo ci spiegava che mentre Fini aveva una provenienza di destra, Berlusconi era strutturalmente così. Aveva ragione e come. Un grande abbraccio a tutti coloro che gli hanno voluto bene. Sheila and Sherren Hobson Da lettore de il manifesto quale sono da anni, invio le mie più sentite condoglianze alla redazione e ai familiari di Luigi Pintor. Non sono mai stato comunista, lo premetto. E tuttavia apprezzo la libertà di opinione e la tensione morale che si legge quotidianamente in molte delle vostre pagine. Questa tensione morale si mescolava a una ironia suprema negli editoriali di Pintor, che erano spesso per me nelle mattine di ogni giorno un soffio di aria e di coraggio. Muore oggi un grande intellettuale, e io lo saluto con cordoglio e con rimpianto. Corrado Roversi Sarà molto duro tirare avanti senza Luigi Pintor ma dovete-dobbiamo trovare il modo di riuscirci: che cosa ci direbbe lui se soltanto per un momento temeste-temessimo di non farcela? Un abbraccio. Angelo Meli, Palermo Un caro saluto a Luigi, anche noi gli abbiamo sempre voluto bene. Un grande uomo, non si dimenticherà mai. Condoglianze. Gian Franco Onnis Rossella Marchini e Antonello Sotgia, Roma Carmine Fotia Pintor, quanto ti ho dovuto leggere prima di imparare a scrivere. E ora ci lasci soli e senza nessuna speranza. Non si fa così... Permettimelo, allora, questa volta ti sgrido io. Ma con dolore. Sono addoloratissima per la morte di Luigi Pintor. Lui non lo sapeva, ma io gli volevo bene. Erano diverse settimane che pensavo di scrivergli. I suoi ultimi scritti mi avevano fatto nascere questo desiderio. Ma mi sono ridotta troppo tardi. Non posso venire al funerale, mi sposto con difficoltà a causa di una stupida carrozzina che mi impedisce un sacco di cose. Salutatelo anche per me, ditegli che mi mancherà tanto! Ciao, Ho saputo della morte di un grande compagno. Luigi Pintor ha aiutato e motivato tre quarti della mia vita da quando l’ho conosciuto, all’inizio de il manifesto, all’ultimo articolo apparso sul quotidiano e che ho incorniciato dentro di me a futura memoria. Con il cuore in tumulto e le lacrime che mi sgorgano mentre mi dico che anche la morte è un evento naturale e che la sua grande storia non può che rigermogliare e propagarsi, sento troppo forte che mi mancherà, soprattutto quando la mattina ricomprando il manifesto aspetterò invano il suo articolo di fondo. Un grande abbraccio a tutti voi Ettore Crocella Apprendo ora la triste notizia della morte di Luigi Pintor e per prima cosa mi viene alla mente il suo libro Servabo, ovvero «...terrò in serbo, servirò, sarò utile». Credo che il miglior ricordo sia proprio tenere in serbo la grande lezione politica e umana di questo uomo, che ci è stato davvero utile a capire i tempi in cui viviamo e le cui parole ancora serviranno per comprendere i futuri difficili scenari. Ciao Luigi. Forza e coraggio a tutti voi che avete condiviso la sua passione e la sua lucidità. Paolo Tosi, Bologna Care compagne e cari compagni, ho appreso ora la notizia della morte di Pintor. E’ una perdita incolmabile senza retorica. Una persona che sapeva scrivere in un modo meraviglioso quelle cose che sentivamo tutti. Quelle cose che sentono tutti. Era un modo di scrivere che, si direbbe in gergo televisivo, bucava il video. Da Servabo a Il nespolo, con tutti i suoi scritti su il manifesto, mi ha offerto, dato, tantissimo. «Pochi resistono alla tentazione di voltarsi indietro nel desiderio di restituire alle cose una durata che di per sé non hanno» (Luigi Pintor, Servabo, aprile 1991). Fraterni saluti. Alberto Diaspro Volevo semplicemente esprimere sincero dolore per la scomparsa di Luigi Pintor, da tanti anni per me vero e proprio riferimento politico, oltre che persona dotata di grande acume e di una splendida ironia che mi mancherà davvero. Marco Franchini, Milano 6 il manifesto domenica 18 maggio 2003 Un piano a Mosca, la sardità, quella truffa al posto del Vietnam Era una fredda mattina del gennaio di otto anni fa, a Mosca, quando scoprii davvero Luigi Pintor: un uomo diverso da quello che credevo di conoscere e che ammiravo. Migliore. Stava suonando il piano, nella stanza dove era venuto alcuni giorni, con Isabella, per una breve vacanza. Pensava di esser solo in casa; e smise, irrevocabilmente, quando si rese conto che c’ero anch’io e lo stavo ascoltando. Più tardi andammo insieme fuori città, a visitare quello che era stato uno dei sancta sanctorum del socialismo reale, per decenni meta di pellegrinaggio obbligato per scolaresche, comitive di lavoratori meritevoli e delegazioni straniere: la villa dove Lenin trascorse i suoi ultimi giorni e morì. Un luogo che ormai, Eltsin regnante, non era più che una dimenticata curiosità per rari amatori. Luigi si entusiasmò come non avevo mai visto, per la stranezza e l’irrealtà di quel luogo, bellissimo e innevato santuario di una religione scomparsa d’un colpo; e continuò poi per molto tempo a ricordare con noi quella visita. Lo stesso entusiasmo che gli vidi anni dopo quando, ormai già nel nuovo millennio, adottò una cagnetta randagia e bastardissima capitatagli nel giardino della bella casa di Saturnia, dove amava tanto vivere. Conoscevo già da una vita Luigi, al manifesto, ma solo nella sua veste «pubblica» di giornalista e politico – dunque maestro, per quelli come me. Non mi ero mai reso conto fino a quel mattino di gennaio di quanto in realtà fosse pudico e schivo quando si trattava del privato, dei sentimenti – e la musica per lui era la manifestazione di un sentimento privatissimo – né di quanto fosse ancora pronto, a settant’anni e nonostante i disastri e i dolori riservatigli dal mondo, a conoscere e imparare. E meravigliarsi. ASTRIT DAKLI È con profonda tristezza che parlo di Luigi Pintor: la sua morte avvenuta così rapidamente mi fa pensare a un ennesimo accanimento della sorte, l’ultimo dopo quelli subiti recentemente. Ho conosciuto Pintor nel 1966, subito dopo l’undicesimo congresso del Pci che segnò la sconfitta della sinistra ingraiana. Fu mandato in Sardegna perché la sua formazione politica diventasse meno astratta attraverso un rapporto diretto con la base del partito e con la società isolana! Così gli venne dato l’incarico di occuparsi dei pastori e dei contadini sardi e di orientarsi tra le maglie intricate della rendita fondiaria e delle speculazioni delle grandi aziende casearie che falcidiavano i redditi dei pastori fissando in condizioni di monopolio il prezzo del latte. In quegli anni ero segretario regionale della Fgci e ho avuto modo di avere con lui un rapporto di quotidianità: ci incontravamo nella sede del partito comunista, ma anche fuori dove non fu difficile sviluppare un rapporto di amicizia durato sino ad oggi e che risultò importantissimo per la mia formazione e per quella di tanti altri compagni. Il compito che gli fu assegnato non era agevole. La struttura della proprietà fondiaria sarda e i rapporti di produzione non favorivano l’individuazione di una posizione antagonista univoca. Seppure talvolta a disagio a causa della complessità di questi problemi, Pintor affrontò il suo lavoro con un forte senso del dovere. Naturalmente, pur vivendo in Sardegna, i suoi interessi non si esaurirono sulle questioni relative alla vita dei pastori e dei contadini sardi o intorno ai temi dell’autonomia regionale e del piano di rinascita. Pur coinvolto nelle attività dell’isola, continuò ad occuparsi dei temi generali della politica e a manifestare le sue posizioni critiche nei confronti dell’organizzazione del partito. Non aveva alcuna intenzione di creare frazioni, cosa che gli è stata spesso rimproverata dal gruppo dirigente nazionale; tuttavia attorno alle sue posizioni si incontrarono diversi compagni; la prospettiva era quella di mantenere aperto anche in Sardegna un confronto serrato all’interno del partito comunista. Le cose purtroppo non andarono così: il gruppo dirigente del Pci valutò meno pericolosa, ai fini della sua unità, l’esclusione del manifesto dal partito e così ci fu la radiazione. Il rapporto con Pintor era molto naturale e intenso: la sua immediatezza, il suo parlare senza veline, l’informarci sul dibattito esistente munica la sua morte. Ho subito pensato, dopo una stretta al cuore, alla perdita incalcolabile per il nostro giornale, per tutti noi . Era solo, schivo, Pintor, di un altro pianeta, per lasciare eredi . RENZO PARIS su scala nazionale furono tutte cose che non solo ci incuriosirono ma che ci coinvolsero nel lavoro politico di quegli anni. Avevamo così l’immagine di un partito non più vestito solo con gli abiti della domenica, ma nella sua dimensione più autentica. Tutto ciò, ripeto, esercitò un forte stimolo in noi. Non a caso il gruppo del manifesto in Sardegna crebbe moltissimo e, soprattutto a Cagliari, divenne molto numeroso. Ma l’incontro con Pintor è stato importante anche per un’altra ragione che spesso noi stessi sottovalutiamo: con lui veniva meno la separatezza tra il rapporto politico e quello personale; la condivisione di relazioni nuove tra gli uomini significava non disgiungere i sentimenti dalle idee. Ancora oggi mi capita di sentire da compagni sardi che alle grandi capacità giornalistiche di Pintor non corrispondevano capacità politiche di altrettanto valore. C’è in questa affermazione il convincimento che la politica debba all’occorrenza adattarsi alla realtà, anche con atteggiamenti subalterni, senza preoccuparsi di sconfinare nel trasformismo. In realtà l’essere poco politico di Pintor corrisponde ad una coerenza forte in base alla quale ha sempre rifiutato la scelta di chi non potendo cambiare la realtà ha cambiato sé stesso. Credo che Pintor nel sostenere le sue idee fosse consapevole delle difficoltà di cambiare il mondo. Questa consapevolezza spesso induceva anche i suoi amici a considerarlo una persona pessimista. Non credo che lo fosse, forse nel suo modo di affrontare la vita c’era un po’ di sardità che talvolta viene assimilata al pessimismo. Avvertiremo molto la sua mancanza e non credo che il ricordo potrà sostituirlo. MARCO LIGAS Potremmo dire che ci ha abbandonato se non fosse che Luigi ha «reinventato la vita», quella che nel suo ultimo editoriale ci affidava come compito, a noi, microcosmo senza confini, per ridisegnarla più bella, più giusta. Lo spirito di Luigi è lo spirito del manifesto, siamo noi, che per 32 anni abbiamo resistito alle seduzioni dell’abbandono perché non c’è mai stato niente di meglio che stare qui, con lui. Luigi non era il pessimista cosmico che si diceva, era il poeta della violenza creatrice, la forza che mi ha spinto nella leggerezza di questa avventura a sfidare il mondo, per quanto fosse inconciliabile, estraneo. Stare senza di lui è impossibile, ma io sono lui, e poi altri lo saranno. Non si perde Luigi. Non è perduto. E’ qui in ogni parola indignata e felice, priva di buon senso, solitaria e apocalittica, l’unica a vincere e a volare via senza mai arrendersi. Per farlo restare qui su questa terra, basta guardare con i suoi occhi come il nespolo, che ha deciso di crescere davanti alla sua finestra per rendergli omaggio, fiorisce in questi giorni di primavera. MARIUCCIA CIOTTA La sintesi e la completezza. Il distacco e la passione. La diversità e l’appartenenza. La cattiveria e la lucidità. Soprattutto, la politica e il giornalismo. Come fare di un foglio di carta stampata - «domani sarà buono per incartare il pesce» - innanzi- te qualcuno ce la toglierà, la sua parola essenziale ma di fuoco. Come nell’ultimo suo editoriale, ancora uno straordinario atto d’amore per noi, per i lettori, per questo paese devastato, quando chiedeva che una nuova umanità «senza confine» scendesse in campo, lo invadesse per reinventare la vita ormai «privata» dalle forme della merce, della guerra, del potere. TOMMASO DI FRANCESCO Se affondo nel silenzio, mi sento pieno; appena apro bocca, ecco il vuoto, scrive Lu Xun. Allo stesso modo, oggi, non c’è parola che non affondi in questo vuoto improvviso, che non sia travolta da questa morte impensata. Domani, forse. Tanto non te ne andrai, Luigi. Anche se non potrò più abbracciarti come talvolta facevo, vincendo la mia timidezza e la tua ritrosia. Oggi, nel silenzio che tanto ti rassomiglia, riunisco i ricordi. Vorrei che diventassero semi vivi, per sconfiggere la morte. ANGELA PASCUCCI Grazie di tutto Luigi. Grazie. Non riesco a scrivere altro. Grazie per essere esistito. Vicina a Isabella. Vicina a Valentino e Rossana, a tutta la redazione e i collaboratori del manifesto. Resterò vicina a Giaime anche per te, qui a Trieste, te lo prometto. Con tutta l’indicibile tristezza e con tanta gratitudine. FRANCESCA LONGO tutto un buon giornale, e per questo un duro strumento di battaglia. Tante cose ha insegnato Luigi a tre generazioni di Via Tomacelli. A me, quasi tutto quello che so fare. Ci ha insegnato a non accontentarci mai di quello che ci propinano, di quello che pensiamo di avere capito, di quello che ci rassegniamo a credere. E ci ha insegnato che la grammatica di un quotidiano è importante quanto le verità che pretendi di scriverci dentro. Aveva diritto, lui, a vedere nero nella vita, nella politica, nel presente e nel futuro della sinistra e della lotta per liberare gli oppressi. Aveva diritto, e troppo spesso la realtà gli ha dato ragione. Ma ci sarà stato un motivo, se non ha mai smesso di lanciare la sua scrittura contro l’ingiustizia. A noi, in Via Tomacelli o negli altri indirizzi della nostra vita, rimane il dovere di provare a sconfiggerla, questa ingiustizia. Poi adorava scrivere breve, e allora basta così. Ciao Luigi, grazie. STEFANO MENICHINI Servabo. MANUELA CARTOSIO Se fosse misurabile l’energia del giudizio critico, Luigi Pintor dovrebbe essere considerato come una fonte, la fonte, inesauribile, rinnovabile, pulita. Era questo suo emanare idee la sua maggiore dote, la sua ricchezza e forse il suo fardello, diffondere agitazione critica, filtrare la normalità per trovare metalli preziosi, sottoporre la realtà alle istanze personali, misurare il potere, i potenti e insieme il non potere e i deboli. Capace poi di rimanere a guardare, distante, con la precisione di un nespolo, e in disparte sottolineare il grottesco dell’arroganza dei potenti, il tragicomico della violenza e della diseguaglianza. Capace di far ridere, perché delle guerre si può perfino ridere - come farebbero altrimenti gli oppressi e i dannati della terra? Del resto, non era stato nel 1965 uno «scoop» del Secolo XIX a mettere proprio Luigi Pintor alla presunta guida dei volontari italiani pronti a combattere in Vietnam contro gli americani? Lui invece apriva, con i compagni che poi sarebbero stati il gruppo fondatore de il manifesto, a partire dalle viscere dei congressi del Pci una battaglia politica senza risparmio perché quella storia imparasse a scoprire, una volta per tutte, il nuovo dei movimenti, sociali, italiani e internazionali, perché ancora una prospettiva comunista potesse consistere. Radiato - radiati tutti noi - per avere individuato e denunciato sulla rivista la «solitudine di Praga» nel 1969, un anno dopo l’invasione dei carri armati del Patto di Varsavia, cacciato sotto indicazione del Pcus di Breznev, ci ritrovò con una rivista straordinaria dentro le pieghe delle propaggini del ’68 e nell’esplodere dell’autunno caldo, il primo sommovimento operaio italiano. Il Vietnam combatteva e chiedeva trattative di pace, il Che Guevara era stato ucciso, ma il Terzo mondo troppo condizionato dalle esperienze del socialismo reale che poi sarebbe crollato rovinosamente - mostrava di volere prendere in mano il proprio destino. Furono ore, giorni, mesi, anni appassionati. Ricordo Luigi, con Aldo Natoli e tutti i compagni rimasti per poco parlamentari anche dopo la radiazione, boicottare con l’ostruzionismo alla camera il decretone economico dell’allora governo democristiano. Pintor intervenne per giorni sulla storia della musica, sulla non eccezionale musicalità di Bandiera rossa - raccontò spregiudicamente dell’origine religiosa del canto - del multiforme Mozart. Allora scoprii che era un eccezionale pianista. il manifesto era anche questa sorpresa generazionale, inspiegabile altrimenti: come era possibile che donne e uomini fatti, politicamente consumati, con grandi capacità professionali, di fronte ad un movimento del quale noi giovani eravamo protagonisti, ma con troppe inconsapevolezze, rimettessero in discussione tutta la loro vita per venirci accanto, starci vicini, imparare insieme quasi da zero? Già alla fine del 1970 Luigi chiese ai lettori della rivista e a tutti i compagni, a quello che era un movimento, il manifesto, non un partito, di prepararsi al salto del «quotidiano comunista» - il 28 aprile del 1971 avrebbero detto che eravamo finanziati dai padroni. E giravano i primi numeri zero. Ricordo a Pomponazzi, un ex deposito della federazione comunista romana rimasto a noi, le assemblee per approvare l’elaborato. Un numero fu particolarmente importante: apriva con una notizia vera, quella di un’industria farmaceutica che vendeva medicine contraffate. Ma come - sbottò la riunione contro Luigi - c’è la guerra in Vietnam, lo scontro politico in Cina e qui apriamo un giornale che si dice comunista con le medicine avariate? Pintor puntigliosamente insisteva che quella era la notizia, quello era il fatto più politico di tutti perché sollecitava, qui e subito, il punto di vista politico proprio dei fruitori della pericolosa truffa, e che il nostro mestiere quotidiano di scrittura - «per vedere se avremo fortuna, il manifesto il giorno dopo dovrà servire per incartare il pesce» ricordava senza scherzare - doveva essere proprio quello di portare in evidenza la «normalità» del potere. Quant’era giovane, Luigi. Non si fermava, instillando amore in quello che faceva, amore per il manifesto che diventava amore generale nel quotidiano rischio della solitudine. Ma anche furore e rabbia di chi non si accontenta, di chi sente l’inadeguatezza degli strumenti. Come fu dopo la partecipazione fallimentare alle elezioni del 1972 con l’abbandono del giornale. Poi il ritorno faticoso. Impossibile ora pensare che non starà nella sua stanza a scrivere, che la macchina da scrivere - sì, ancora macchina da scrivere - rimarrà zitta, che non verrà con quella faccia da meraviglia di ragazzino impunito che scopre il mondo come fosse per la prima volta, a farci leggere il suo manoscritto. Ci resta, e difficilmen- Quando lo incontravo nello stretto corridoio de il manifesto, proprio agli albori, commettevo l’errore di parlargli di letteratura. Mi guardava di sguincio. Aveva l’aria distratta di chi sembrava sopportare tutto il peso del mondo sulle sue gracili spalle. La pagina culturale che a me premeva non era proprio nei suoi pensieri. Aveva il fisico minuto e scattante dell’intellettuale politico, una razza che già allora era in estinzione. Sono diventato nel tempo un lettore accanito di tutto quello che ha pubblicato. Mi piaceva la sua musichetta dissonante, aspra, vera. Quando morì Pasolini nel 1975 proprio non riuscii a condividere il suo giudizio sull’uomo. Più tardi però mi sono chiesto se non avesse avuto ragione lui a darne un ritratto da grande moralista. Letto il suo ultimo articolo sulle ceneri della sinistra (i Ds, ma non solo) mi sono sentito male e ho telefonato ai miei pochi amici per commentarlo. Quel requiem caldo, sconvolto, ma anche lungimirante, come di chi la nostra cronaca politica la legge sub specie aeternitatis, mi è andato per le ossa. Finalmente parole chiare, definitive, riassuntive, di un uomo che nella sinistra ha sempre vissuto controvoglia. Il suo «io» non era mai pimpante, narcisistico, gridato, come tanti altri anche nel suo giornale. Era un io che bruciava. Le sue parole le leggevo come avessero il peso delle pietre. Quello stile autentico, senza fronzoli, che andava diritto all’osso, mi aveva suggestionato fin dall’inizio . Era sempre oggettivo Pintor, sia pure ammantato di esperienza, sia pure in diretta con le cose vissute quotidianamente. Scriveva sì sull’oggi, sui mutamenti epocali che abbiamo attraversato dal secondo dopoguerra al nuovo millennio, ma le parole bucavano il tempo, proprio come si addice a uno scrittore. «Servabo» era il libro di uno scrittore di una razza diversa. E se non aveva voglia di intrattenersi a parlare di letteratura, se a noi giovani recensori del suo giornale ci trattava come degli sciagurati era perchè della letteratura aveva un’idea diversa, alta, personale, ma legata a filo doppio con la memoria e la storia di tutto un popolo. Quando ho letto l’annuncio del suo ultimo libro sulla morte, mi sono ripromesso di andarlo a comperare, ma sono entrato in allerta. In quel libro ci avrei ritrovato le parole di un maestro sempre presente. Ora la radio, in questo pomeriggio vuoto, mi co- Ieri la telefonata con la notizia ormai purtroppo attesa ma che non avrei voluto sentire: «E’ morto». Conobbi Luigi poco più di trent’anni fa, quando venni a lavorare in via Tomacelli. L’ho incontrato l’ultima volta che non è molto alla camera. Una vita. Una vita in cui l’ho sempre «tenuto d’occhio», anche quando mi è capitato di fare scelte professionali e politiche diverse. Una vita di forti comunanze e anche di allontanamenti: lavoro, politica, passioni, lutti, successi, delusioni, fatiche, gioie, dissensi, incomprensioni. Un’esperienza forte dal punto di vista umano, culturale e politico. Questo è stato il manifesto e in esso la figura del «fondatore» del giornale è sempre stata decisiva. La dote maggiore di Luigi - lo diranno in molti - era la straordinaria capacità di scrittura, un’esplosiva forza di comunicazione: la si apprezzava nel racconto, nel commento, nel corsivo, nei titoli (i suoi capolavori), nei libri. Ma non voglio insistere su questo suo filone d’oro, perché è fin troppo evidente nella sua produzione e perché troppo spesso la sottolineatura dello scriver bene è stato un modo per mettere tra parentesi quel che voleva comunicare. Nel mondo politico e giornalistico la frase tipica è: «Pintor? Una penna eccezionale». Un complimento che nasconde una presa di distanza. No, Luigi è stato importante soprattutto per quel che ha fatto e quel che ha detto. Senza di lui questo giornale ormai storico non ci sarebbe stato. Con due lire, una banda di ragazzi volonterosi e (è un dovere ricordarlo anche oggi) alcune altre presenze coetanee di qualità, ha lanciato, tenuto in vita e praticamente sempre diretto una testata che ha, pare incredibile, più di trentadue anni. Un’impresa editoriale tuttora vitale proprio perché Luigi - e lo dico con un pizzico di riserva, avendo pensato talvolta diversamente - l’ha mantenuta «dalla parte del torto». L’ha fatto con una grande forza ideale e con gli strumenti del giornalismo: proponendo titoli, priorità tra gli argomenti, campagne, e scrivendo. I suoi articoli migliori erano come colpi di ortica sul viso. Ne hanno fatto le spese alcuni protagonisti di questo tentennio. Terribili le sue invettive contro quella che vedeva come la fine della sinistra, e forse ancor più urticanti le sue critiche a certi comportamenti diffusi nella società. La raccolta dei suoi pezzi non rendono l’insieme del suo messaggio. A lui piaceva confezionare il giornale. La discussione serale sull’apertura della prima pagina era spesso un gran ripasso di politica e di giornalismo. Dovremo tornare in altro modo e con altro spessore sulla figura di Luigi, riflettendo anche sul suo atteggiamento verso le innovazioni di questi decenni. Ma voglio concludere questo piccolo ricordo personale con una notazione sul suo stile di vita. Luigi sapeva indubbiamente scrivere, ma scriveva misurando la quantità e la lunghezza degli articoli; Luigi sapeva parlare, ma non amava comizi e discorsi; Luigi sapeva polemizzare, ma non ha mai voluto diventare un frequentatore della tv; Luigi era un gran conversatore, ma disdegnava i salotti e le ufficialità. Una lezione, anche da questo punto di vista. MAURO PAISSAN domenica 18 maggio 2003 il manifesto 7 Bach, la politica, un miracolo a 50 mila lire e quell’ultimo articolo Davvero è difficile dire, scegliere fra le parole e trovare un modo per essere ancora con te. Ma mentre i pensieri scivolano e si mescolano vorremmo cercare di farlo. In queste ultime mattine non è stato facile svegliarsi. E alzarsi. Aspettavamo sempre tue notizie. E per questo facevamo tutto lentamente (anche la doccia, per te essenziale per entrare nel mondo ogni giorno). Era, forse, un modo per rallentare ogni cosa, per fare in modo che non arrivasse, per togliere al tempo il suo potere di agire. Poi, però, alla fine sei andato via. E ripensarti diventa naturale, quasi istintivo. Perché è, purtroppo, l’unica cosa da fare. Ricordarti. E ricordare i tuoi gesti. Per noi, più di tutto, c’è un luogo in campagna. Dove ci invitavi con Isabella. Un bel modo per stare insieme. Senza fretta. Un po’ più a lungo che al giornale. Un rifugio con l’acqua da dividere con voi. E con gli alberi e un piccolo cane. Una casa luminosa e accogliente, con il pianoforte che a volte, di sera, suonavi, intestardito su Bach e le Variazioni Goldberg che mai – dicevamo – avresti potuto eseguire come Glenn Gould (nientemeno). Ma lo ascoltavi e ci provavi, attento alla sua velocità impossibile da imitare. Qualche giorno fa ci hai parlato della morte. Ti ascoltavamo in tre (uno eri tu), intorno al letto, silenziosi e come impietriti, tentennanti sul che dire e che fare. Tu, alla fine, correggevi parole, trasformando il continuum in un unicum, ancora alla ricerca di un senso in ciò che stavi diventando. E di questo, adesso, vogliamo ringraziarti. Del tuo modo di dare (che sbagliando non volevi vedere) e comunicare. Del tuo modo di esserci e insegnare. E, persino, del tuo modo di sdrammatizzare. Un buon amico. Forse è questo, più di tutto, che eri per noi. E così, oggi, vogliamo pensarti. GIOVANNA BOURSIER E GABRIELE POLO Questa notte così/umana/naviga l’orizzonte/sulla tua fronte/distende/ non un lamento/ma un fiume lento/ di silenziosi sbocchi./ Notte sempre in viaggio,/alla luce/dei tuoi occhi MATTEO MODER Di una persona che muore, quel che resta più a lungo è quanto ci ha insegnato. Luigi Pintor non ha mai saputo cos’è il disincanto, da lui abbiamo imparato a starne lontani. Si teneva attaccato ai fatti della vita esortandoci a non confondere i desideri con la realtà, anche questo ha insegnato alle nostre esuberanze. E se della realtà rendeva conto riferendosi a fatti e persone con una data e un nome riconoscibili, è perché questo era il compito al quale si sentiva di dovere corrispondere; ma i suoi pensieri restavano ancorati a chi quei fatti e quelle date le subiva. E ci chiedeva di renderne conto. A chi ha un senso fragile della propria identità, e mal riposti pudori, ha trasmesso l’orgoglio di sentirsi parte di un lusso, il lusso di contribuire a un piccolo giornale, resistente a tutte le correnti che promettevano di inghiottirlo. «Siamo un miracolo – diceva – e chi ci vuole è giusto che ci aiuti»: lo diceva quando le nostre economie rischiavano di cancellarci e c’era, tra noi, chi si vergognava di fare appello al contributo dei lettori. E’ stata sua l’idea di vendere il giornale, un giorno di sei anni fa, a cinquantamila lire; perciò lo abbiamo preparato con entusiasmo e con entusiasmo è stato comprato dal doppio delle persone che normalmente ci seguono. In quella occasione, come in tante altre, è stata la sua dignità a darci il coraggio di esporci, di sfondare il luogo comune per potere garantire che ci fosse ancora, per noi e per chi ci attribuiva significati da rivendicare, un luogo che ci accomunasse. Per andare oltre i propri mezzi, oltre le proprie forze, al di là del buon senso condiviso, è necessario alimentarsi a un motore di energie, consapevolezza e rigore morale abbastanza forte da impartire al vortice depressivo un moto contrario, così che si converta in effervescenza ascensionale. Altro che pessimismo: Luigi Pintor aveva di che essere realista, e da questo realismo ci ha insegnato a spostare, più volte, i confini del possibile. Di fronte al pubblico della libreria palermitana dove presentò La signora Kirchgessner, il suo secondo libro letterario, disse che più di tutto gli era piaciuto l’averlo sentito definire un libro «augurale». Si prestava, è vero, a essere letto, come il precedente Servabo, in forma di un concentrato di negatività e provocazione. «Ma chi non ha la percezione sincera della somma di orrori e fallimenti accumulati intorno a noi, o non vede o si imbroglia» – diceva. E poi, guardandoci reagire, sorrideva. FRANCESCA BORRELLI Per Luigi Pintor e di Luigi Pintor parlano i suoi scritti, le migliaia di migliaia di parole che ha distillato in anni e anni di giornale e le essenziali e meno numerose parole che ha lasciato nei suoi libri. Pure qualche parola qui voglio lasciare come gli altri, come un fiore sul suo tavolo nella stanza qui di fronte. Qualche parola per condividere non solo l’assenza e il suo dolore – che tra tanti in queste ore sarà sparso – ma gli anni della presenza. Ho avuto il privilegio di fare il giornale con Luigi negli ultimi quattordici anni. Dare le notizie, parlare, guardare le fotografie, leggere gli eventi, fare i titoli, discutere i commenti, correggere (o non vedere) i refusi, contare i capoversi. Discutere, litigare. A volte anche non capirsi, voler sfuggire al peso di tanta autorevolezza. Anni di storia comune, della piccola comunità del manifesto ma anche di storia, storia e basta. Storia vissuta e come costretta nel ritmo del quotidiano, nel ritmo quotidiano. Che ti costringe ogni giorno comunque a «uscire», a dire una cosa chiara, a comunicare qualcosa (sennò, perché fare un giornale politico?). Ecco, dobbiamo «uscire» anche oggi. E io so dire solo una cosa chiara: grazie, Luigi. ROBERTA CARLINI Ciao Luigi, a te non piaceva si scrivesse troppo, dicevi che le parole sono solo soffi nel vento: tanto presuntuose quanto ingannevoli. Posso immaginare quindi la tua istintiva diffidenza verso tutte queste nostre colonne stampate. Oggi però ti chiedo un po’ d’indulgenza, lasciaci scrivere e pazienza se affioreranno qua e là retoriche e ridondanze. Ricordarti è per noi una piccola consolazione, di fronte a questa tua morte che ci fa tremare le mani. Per «morire di maggio» bisogna essere molto coraggiosi, diceva Fabrizio De Andrè. La primavera è un tempo di promesse, e spinge a proseguire cammini e riflessioni, chissà mai le speranze prendano forma e le aspirazioni si realizzino. E questa volta andremo avanti senza di te, un po’ ammaccati, un po’ sperduti, ma andremo avanti: mi piace pensare che ne saresti contento. Del resto, hai passato la vita a trasmetterci sapienza e fiducia, a insegnarci come si possa far politica in un mondo senza politica; e dunque è del tutto naturale che per noi continuare a batterci sia la cosa giusta. Una volta, tanti anni fa, ci hai accusato di ammutinamento: tanto che qualche tempo dopo ti abbiamo rinominato comandante. Ora agli ammutinati non resta che cavarsela da soli, in un mare che continua a essere tempestoso. Certo, lungo questa navigazione non avremo più i tuoi sorrisi, il tuo sguardo. Non avremo più la tua ironia, quell’ironia che a volte riusciva a trasformare in un’irriverente risata collettiva quelle riunioni serie in cui bisogna stare attenti e non perdere neanche una battuta. E queste cose, queste e tante altre che ci hai regalato, non potranno rivivere, le abbiamo perdute per sempre. Non resterà che accarezzarle nei nostri ricordi. SANDRO MEDICI C’è al manifesto una generazione, forse anzi più d’una, che per diverse ragioni non aveva un rapporto di confidenza con Luigi Pintor. Per me, che sono tra quelli, la consuetudine con Luigi era di poche parole e, raramente, un bicchiere: era l’essere sempre d’accordo con quello che scriveva e quasi mai con quello che diceva; perché la forza di persuasione del suo contrappunto narrativo era tanto travolgente quanto il suo sprezzo per le miserie umane poteva essere irritante. Da amante della musica qual era, il rapporto di Pintor con la politica degli ultimi anni mi ha spesso ricordato quello di Rossini con le scene: «Non tutto quel che è nuovo è bello, non tutto quel che è bello è nuovo», diceva dal suo ritiro parigino il maestro pesarese che non volle mai risalire sul treno dopo aver provato. Ma quell’intransigenza testarda è forse in gran parte la nostra ragion d’essere tutti qui, ciascuno a suo modo. E quel che ne faceva Luigi con la sua Lettera 25 era una nitida e passionale trascrizione musicale: dal suono «dolce e malinconico», talvolta stridente, come quello dell’armonica di vetro – uno strumento, fatto anche di bicchieri, in voga tra il Settecento e il primo Ottocento – di cui una volta andava cercando l’illustrazione per un suo libro. Tra i musicolgi c’è chi fa una distinzione tra la musica geometrica e quella matematica: quella che scuote in primo luogo i sentimenti e quella che sollecita le architetture del pensiero; il cuore e la mente; Mozart e Bach, per intendersi. Non so chi preferisse Luigi: in quel che ha scritto e in come lo ha scritto, in questo caso io non mi sento in grado di distinguere. Volare alto e restare con i piedi a terra non serve solo a fare un giornale come il nostro. E’ un modo di vivere la vita. Senza Luigi saranno più difficili l’una cosa e l’altra. LORIS CAMPETTI COSIMO ROSSI La morte di Luigi mi addolora nel profondo del cuore. L’avevo conosciuto quasi 50 anni fa, era subito divenuto per me – ricordo i giorni difficili del 20mo congresso dei comunisti sovietici – non solo un amico carissimo, ma un esempio di rigore di lucidità intellettuale e morale, soprattutto della volontà di non rinunciare mai, anche nelle situazioni più ardue, alla convinzione che, comunque, era possibile e doveroso lottare per un mondo migliore. Lo sosteneva l’indignazione, profonda, contro l’oppressione e l’ingiustizia. Qui era la radice del suo essere un comunista. La vita politica ci ha, nelle varie circostanze, allontanato e riunito. Ma il legame che si era stabilito allora è sempre rimasto fortissimo. Tanto più mi sono sentito vicino a lui nella tragicità delle prove che la morte gli ha riservato. Lo ricorderò sempre non solo come un amico e un compagno di lotta politica, ma come uno dei più grandi scrittori – soprattutto nei suoi libri, lucidi, asciutti, rigorosi – della fine del Novecento italiano. BEPPE CHIARANTE Volare alto e restare con i piedi a terra. Non è un paradosso, anche se i paradossi esistono, pensa al volo del calabrone. E’ una delle tante cose che ho imparato da Luigi. Volare alto vuol dire che ci sono convinzioni, valori così importanti che non tollerano mediazione o compromesso, non c’è ragionevolezza che tenga. Non si possono tagliare le ali ai sogni perché i sogni se ne fottono della legge di gravità. Fare un giornale con queste follie in testa è complicato perché costringe a scegliere le poche cose su cui non si discute, se non vuoi fare un giornale stupido e settario. Ma ancor più difficile è fare un giornale con le sue intransigenze e al tempo stesso con la convinzione che quattro paginette quotidiane – quando eravamo capaci di farne solo quattro – durano un giorno e poi si buttano. Possono servire al massimo a incartare il pesce. Anzi, mi è sempre rimasta in testa come un chiodo fisso una frase di Luigi: quando il manifesto servirà per incartare il pesce potremo dire di aver fatto una cosa utile. Nel ’91, lavorando a una serie di fascicoli pensati per riflettere sui nostri primi vent’anni di vita, per illustrare la copertina dell’ultimo fascicolo chiesi alla nostra compagna fotografa Gabriella Mercadini di andare a Campo dei fiori, comprare un chilo di acciughe, incartarle con una prima pagina del giornale e poi fare quel che sa fare lei. Quando Luigi vide quella copertina mi guardò con un sorrisetto ironico, come a dirmi «imbroglione». Era un bel sorriso il suo. La mattina era il primo che andavo a cercare per leggerlo. Non solo perché era il migliore, in assoluto, degli editorialisti e dei commentatori italiani. Non solo perché i suoi articoli, sempre così essenziali, fornivano le «spiegazioni» più giuste. Sapeva dire con poche parole tutto ciò che era necessario per capire, e molto di più per provare sentimenti di sdegno e di battaglia. Anche quando, essendo realista e malinconico, non vedeva troppe ragioni di speranza. Leggendolo sentivi, nelle parole, nelle virgole, la tensione morale che non lo ha mai abbandonato, e che trasmetteva con generosità mai domata. Abbiamo perduto un maestro di giornalismo e di vita. GIULIETTO CHIESA Un totem, per noi più giovani. Tanto bravo da non diventare mai tabù. IAIA VANTAGGIATO «La sinistra italiana che conosciamo è morta». Sono le prime parole dell’ultimo editoriale di Luigi, pubblicato dal manifesto il 24 aprile. Quando qualcuno muore, se ne dice tutto il bene possibile. E’ naturale. Se si tratta di uno di noi, è prima di tutto per se stessi che lo si fa. E io, che ho lavorato con lui per un paio di decenni e oltre, ho questa necessità. Luigi scolpiva una prosa asciutta come le rocce della Sardegna. Luigi aveva l’istinto, prima ancora dell’intelligenza, di colpire là dove i sentimenti della gente di sinistra si aggrovigliavano. Luigi produceva calembour sorprendenti, sintesi che erano come il flash di una macchina fotografica, perciò era un titolista insuperabile. Luigi non concedeva nulla alla complicità, ma sapeva quand’era il momento della solidarietà, e concedeva allora goffe pacche sulle spalle. Luigi era assente, in apparenza, ma i suoi occhi puntuti seguivano tutto, e coglieva, come un saltatore con l’asta, il momento in cui una discussione, una riunione di redazione, un complicato slalom politico, avrebbe potuto prendere la piega che doveva prendere. Luigi rivendicava il sangue di Stalingrado con cui è scritta la democrazia europea, ma annotava le amnesie perché fosse possibile fare un passo oltre. Quante sono le virtù, le abilità, di cui dovremo fare a meno, adesso? Sono queste, e molte, molte altre. Ma Luigi era anche un egocentrico, un uomo chiuso e ostico, i suoi mutismi erano angosciosi, la sua impazienza talvolta intollerabile, la sua incapacità di scegliere quando, come e se insegnare qualcosa a qualcuno esasperante, il suo fastidio per le relazioni e le frequentazioni confinava con l’autismo. Così appariva, spesso. Ma standogli di fronte giorno dopo giorno, in anni e anni, si intuiva infine che Luigi conviveva con il dolore, che, a volerlo tenere a bada, costringe a una vita cauta, nel rapporto con gli altri. Conviveva con i suoi lutti, che erano iniziati quando suo fratello, Giaime, saltò su una mina in un certo giorno della guerra partigiana, e che si allungarono all’infinito, in seguito. E si intravvedeva infine, con molta fatica tra le cortine delle sue assenze, che il dolore aveva reso umana la sua convinzione, e storia, di comunista. Luigi contraddiceva, per quel che era, la ricerca storica sul militante separato da sé, annullato nel collettivo, spietato nel cercare il bene. Luigi coltivava quel sentimento, quella condizione dell’esistenza anzi, che ha citato in quell’ultimo articolo: l’estraneità. Luigi era estraneo al potere e ai suoi riti, alla sua banalità e al suo bisogno di divorare la vita. Perciò è stato così amato da ogni persona di sinistra, o semplicemente sollecita verso l’umanità altrui, o ancora in grado di stupirsi, di meravigliarsi e di indignarsi di fronte a ciò che dovrebbe sembrare ovvio, una guerra o un muratore caduto dal ponteggio.Quando nel 2001, per il trentesimo del manifesto, andai a intervistarlo per Carta, due anni dopo che avevo lasciato il giornale senza che lui mi rimproverasse, gli chiesi alla fine per che genere di lettore scrivesse, quando si metteva alla sua macchina ticchettante, per ore, chiuso nella sua stanza, e lui rispose: «Ho in mente le persone. Chiunque abbia avuto diciotto anni». Se essere di sinistra è ricordarsi di avere avuto diciotto anni, sabato 17 maggio, verso metà giornata, la sinistra che conosciamo è morta. Ma qualcos’altro conosceremo, che magari non si chiamerà sinistra, se avremo il coraggio di affrontare il dolore di essere estranei. Questo ha scritto Luigi quell’ultima volta, alla vigilia del 25 aprile. E’ una necessità, e una speranza, quel che ci lascia. PIERLUIGI SULLO Da oltre tre anni non sono più al manifesto, ma in un certo senso, e per molte ragioni, non me ne sono mai andata. Per esempio, quando mi succede di dover spiegare perché faccio il giornale che ora faccio, non trovo altre parole, se non quelle che per anni Luigi ci ha detto, per spiegarci tutto il bene e tutto il male del giornale che facevamo: che il manifesto è come un calabrone, una specie di scherzo di natura che non potrebbe volare perché ha il corpo grande e le ali troppo piccole. E invece vola. Sono sempre stata orgogliosa di essere un calabrone, ma oggi non ho più le mie ali e non so se riuscirò ancora a volare. rante, forse troppo. Ci chiedeva: ma non si potrebbe attaccare il governo sul sistema fiscale, indicare pochi punti chiari, spiegarli bene, defininendo, una volta per tutte, l’aspetto insieme classista e torbido delle tasse in Italia? Lo sapete anche voi che è la questione decisiva... E sempre rispondevamo che non si poteva farla troppo facile, che era una questione complessa, da studiare con attenzione... Lo stesso avveniva frequentemente su altri argomenti, su altri contenuti, dell’economia e della politica, della società e della vita. Era difficile Pintor. Costringeva a pensare, a dare il meglio, un lavoro faticoso, che non riusciva quasi mai. Così a Pintor toccava di vedere un giornale diverso da quello bellisssimo, rapido, combattivo che sarebbe potuto essere, quello che lui inventava ogni giorno, con idee fulminanti, con moralità acutissime. Il giorno dopo, però da quell’uomo paziente che era, tornava in redazione, diceva la sua, si appassionava ai problemi, consigliava e proponeva, suggeriva, con ironico pessimismo, sulla capacità nostra di dargli retta. GUGLIELMO RAGOZZINO Caro Luigi, non sono certa di riuscire a dirti tutto quello che, adesso, vorrei dirti: perdonami le lacrime, le parole ridondanti, la sofferenza non repressa. Ho avuto lo straordinario privilegio di lavorare con te, giorno per giorno, fianco a fianco, per tanti anni e di costruire con te un rapporto vero, umano, politico, affettivo, intellettuale: un incontro e un’esperienza che hanno segnato in profondità la mia idea della vita, della politica, del giornalismo. Non sei stato solo un maestro, che consapevolmente del resto non volevi essere, ma molto di più: una Persona di riferimento. Un uomo al quale si continua a pensare per sempre, anche quando non lo si incontra, anche quando fisicamente è lontano. Un uomo che è stato capace di vivere fino in fondo, nonostante i troppi dolori che il destino gli ha scaricato addosso. Un uomo così intelligente da riuscire ad attraversare incorrotto le avversità personali e le sconfitte politiche. Ora voglio solo ringraziarti di tutto quello che mi hai dato, che mi hai insegnato, che mi hai detto, in tanti momenti di complicità e di amicizia. Dovunque tu sia, Luigi, in questo momento, pensa a me e a noi con indulgenza. RINA GAGLIARDI ANNA PIZZO Insieme a Luigi se ne vanno le belle sere dei vent’anni. Ore e ore a discutere con lui, godendo dell’arma segreta della sua ironia opposta ai ragionamenti quadrati di chi, negli anni ‘70, in fondo pensava che fare un giornale era quasi un lusso, come togliere tempo alla rivoluzione. La rivoluzione non l’abbiamo fatta, ma il manifesto è ancora qui, a dimostrare che Luigi aveva la vista lunga. Il conformismo, il luogo comune, l’opportunismo, nella vita di i suoi editoriali (più spesso corsivi) con quel suo modo di parlare tutti i giorni come in politica, erano i suoi bersagli preferiti, dentro e fuori la grande famiglia comunista. Luigi scriveva, ma prima, nelle riunioni di redazione del quinto piano di via Tomacelli, presentava i suoi editoriali con quel suo modo di parlare che già alludeva alla scrittura tagliente e cristallina, semplice e inequivocabile. Solitario nelle sue battaglie, Luigi non ci ha mai spiegato come si dovesse fare il giornale, bastava ascoltarlo, leggerlo, per capire quanto valesse la pena rompersi la testa sulle maledette venti righe di una notizia secca, sulle avare battute di un titolo. Così diventare pintoriani, per noi ragazzi con la testa piena di progetti, era un felice destino, innamorati di quell’aristocratico intellettuale che riusciva ad essere grande comunicatore di emozioni. E forte di quelle, il giornale è riuscito ogni volta a ricaricare le pile, a farsi vanto di essere sempre dalla parte del torto, minoranza ma non minoritario. Luigi è stato l’anima del manifesto, che aveva voluto, creato, difeso sempre. Essere pintoriani è un vizio mentale difficile da estirpare, perciò in questo momento provo smarrimento e dolore. Ciao Luigi, grazie di queste venti righe. NORMA RANGERI Luigi Pintor passava per un uomo senza pazienza. Invece ha sopportato per tanti anni, lui che aveva idee chiare e precise – quelle che poi metteva negli editoriali sul manifesto – le nostre esitazioni e il nostro dividere i capelli in quattro. A riguardare indietro, invece come direttore era molto tolle- Grandi Strade di Silenzio portavano lontano/Ad Adiacenze di Pausa/Non v’era Annunzio – né Dissenso/Non Universo – né Legge –/Secondo l’Orologio, era Mattino, e la Notte/ Invocavano da Lungi le Campane –/ Ma il tempo non aveva fondamento qui/Era svanita la Durata. (Emily Dickinson). A Luigi, un abbraccio forte, ti vogliamo molto bene. LE COMPAGNE DELLA SEGRETERIA E DEI DIMAFONI In tanti abbiamo ricordi di vita legati a Luigi. Ricordi forti, dolorosi, emozionanti, divertenti. Mai comunque mediocri. Prendo dalla memoria: 28 aprile 1971, diffusione straordinaria del primo numero del manifesto davanti all’Università di Roma: 3600 copie vendute a 50 lire a copia. Un successo incredibile. Confermato dalle oltre centomila copie vendute in tutta Italia. Luigi si entusiasmò ma, come era nel suo carattere, non più di tanto: «Non facciamoci illusioni, è solo il primo giorno». Aveva, naturalmente, ragione. Un altro ricordo è legato alla professione giornalistica, a quel suo stile asciutto, concreto, rigoroso e tuttavia di grande impatto. Poche righe di commento, scritte con la testa e con il cuore, che sapevano colpire sempre. Quale era il suo segreto? Uno me lo raccontò nel ‘76, ai primi tempi del mio lavoro giornalistico. «Scrivo il corsivo, poi leggo e correggo, leggo e correggo. Dopo sei volte, di solito, ho finito». Ma se questo è metodo, quel modo di scrivere era suo e soltanto suo. Perciò Luigi è stato anche un maestro di giornalismo. Ecco, proprio perché ha dato molto al giornalismo italiano (e ai tanti lettori che l’hanno amato), vorrei proporre al manifesto di promuovere un premio giornalistico in suo nome, che si ispiri al suo stile, alla sua indipendenza di giudizio, alla sua autonomia, alla sua libertà di pensiero. A Luigi, schivo com’era, forse questa idea non piacerebbe. Ma Luigi è una persona che merita di essere ricordata, non solo in queste ore di tristezza. GUGLIELMO PEPE 8 il manifesto domenica 18 maggio 2003 domenica 18 maggio 2003 il manifesto 9 Foto Riccardo De Luca Le leggi del giornale. Ovvero, l’impossibilità del manifesto 2 febbraio ‘73 C ara Rossana, ti accludo il progetto C, anch’esso irrealizzabile, che ha tuttavia un valore testamentario. Perché, sommato agli altri due progetti anch’essi improvvisati da me senza crederci affatto, dimostra quello che ho sempre pensato: che un giornale essendo come la rosa di Gertrude Stein, cioè un giornale un giornale un giornale, può essere fatto solo seguendo alcune regole consacrate che hanno la stessa rigidità delle leggi della fisica classica rispetto al mondo sensibile (malgrado la relatività e i quanti): stravolgerle non si può, e neppure si può applicarle ove manchino (come da noi mancano) alcune condizioni di base (tecniche e politiche e perfino psicologiche). Per me, che sono un mestierante, questo è apparso chiaro un mese dopo la nostra uscita. Allora la cosa non aveva importanza. Contava il fatto politico di essere ogni giorno nelle edicole. Questo è vero anche adesso, naturalmente a più basso livello (due terzi o la metà delle copie). E infatti la cosa migliore sarebbe accontentarsi di questo vantaggio eliminando il costo eccessivo e non necessario: un impegno delle nostre forze sproporzionato agli esiti. La prima legge di un giornale è che deve avere un direttore. E’ vero per i giornali borghesi, anche quelli che sembrano sempre uguali a se stessi. Il Corriere della Sera di Spadolini era diverso da quello di Ottone. Se cambierà Ronchey, cambierà La Stampa. Il Giorno nacque con Baldacci e divenne un’altra cosa con Pietra. Non è questione di linea politica, ma prima di tutto di tono. Naturalmente, ciò porta con sé la valorizzazione di alcuni collaboratori (Il Giorno è anche Bocca). Ciò vale anche per i giornali proletari. l’Unità è stata prima Ingrao, poi Alicata, e la differenza non stava nella linea politica: anche i giornali di partito che esprimono una posizione o ispirazione generale che sta dietro di loro e che automaticamente riflettono (giornali portavoce), lo fanno con differenze che dipendono (perfino involontariamente) dalla personalità del direttore, la quale si esprime attraverso mille e inafferrabili sfumature convergenti in un’unica direzione (tematiche, impaginazione, quadri, linguaggio, titoli). Ci può essere una eccezione, quella di un giornale politico di gruppo, tutto finalizzato all’affermazione o alla formazione di un partito. La stampa operaia è piena di questi esempi di giornali che chiamerei leninisti: al di là dei contenuti, suppongo si possano genericamente assimilare in questo senso l’Ordine Nuovo, il Soviet, l’Iskra, ecc. Ma o non sono dei quotidiani o lo sono solo quanto a periodicità: hanno carattere di emergenza, sono strumenti di agitazione anche quando sono densi di idee. Oggi non avrebbero alcun rapporto con la lotta politica attuale, almeno come noi la concepiamo, e riflettono solo una concezione emmellista (in questo senso lo è anche Lotta continua, e lo è il nostro movimento nel modo come concepisce il giornale). Ad ogni modo la legge numero uno vale anche per questo tipo di fogli: ciascuno dei quali rispecchia l’anima del suo fondatore, e l’Ordine Nuovo sopravvive come giornale (non come impresa politica, è ovvio) per «sotto la mole». La seconda legge di un giornale è che deve avere una redazione. Non è una banalità, ove per redazione si intenda ciò che la parola dice: gente che redige, compila, realizza, non crea (se non in un senso particolare). Il concetto di redazione non ha senso ove non si accetti un presupposto (che è poi la terza legge, come dirò appresso): cioè che un giornale non inventa nulla, si fonda tutto su eventi, accadimenti, detti altrimenti notizie, ch’esso trasmette a un pubblico dietro pagamento di una somma convenuta (nella fattispecie, lire 90). La redazione redige appunto queste cose, ove per redigere si intende: prima venire a conoscenza, poi valutare, quindi trasmettere criticamente. Perciò la redazione comporta una relativa specializzazione, una distribuzione di incarichi corrispondente ai canali di informazione, un coordinamento o orchestrazione: questa è una base rigida dalla quale non si può prescindere. Di qui, nonostante la burocratizzazione che comporta, la divisione in servizi. Il resto – le penne, gli inviati, perfino i corrispondenti che pure sono parte integrante della redazione che redige, e che peraltro noi non abbiamo – è importantissimo ma complementare, e non può in nessun modo correggere quel risultato medio che è dato dalla redazione complessiva: si può fare un giornale solo con una modesta redazione e direzione, naturalmente modesto; non si può fare un giornale solo o prevalentemente con un corpo complementare (a meno che non vi si dedichi, fino a trasformarsi fino in fondo in redazione vera e propria). La terza legge è che un giornale si basa appunto sugli accadimenti. Il che vuol dire anche e prima di tutto, purtroppo, sulle agenzie di stampa, le quali altro non sono che una redazione universale di base. Questo vale anche per i giornali potentissimi i quali abbiano una rete poderosa di corrispondenti (redattori di base distaccati) interna e internazionale, e un potente complemento di inviati ecc., nonché di commentatori e scrittori. Per la politica internazionale, questo è di evidenza solare, ma è altrettanto vero per tutto il resto. In sé, questo richiamo al significato delle agenzie non ha valore: in teoria, tutti gli avvenimenti si potrebbero conoscere per altre strade [l’informazione diretta presso le fonti specialmente politiche, l’uso dei telefoni, la riflessione su un avvenimento che diventa notizia essa stessa, altri canali autonomi come la televisione (che pure per il 90% manipola agenzie)]. Il richiamo ha valore solo perché le agenzie si basano sempre su fatti, magari insignificanti e da trascurare, ma sempre tali: e così dovrebb’essere un giornale, cioè senza una riga che non sia una informazione. Al limite, non dovrebbe esserci differenza tra commento e notizia: il commento è tale se in pari tempo riferisce, informa e chiarisce, e la notizia è tale se per il posto dove è messa, lo spazio che occupa, il modo come è scritta, comporta, riflette, suggerisce e trasmette un giudizio. La quarta legge è che un giornale, per essere letto, non deve essere noioso, e per non essere noioso deve essere più polemico, critico e propagandistico, che non costruttivo, propositivo e formativo: nella proporzione di tre quarti e un quarto, o almeno di due terzi e un terzo. A leggere attentamente tutti i giornali, anche i più paludati – salvo forse l’Osservatore Romano – tutti trasmettono le loro idee positive in termini negativi, cioè critico-polemici: essi sono cioè tutti demagogici e non pedagogici, non educano ma corrompono, e sulla base di questo vincolo che stabiliscono con i lettori, come un padre che dà denaro al figlio per i suoi vizi, gli impongono poi per l’essenziale il proprio punto di vista. Ma questa quarta legge è strettamente intrecciata a una quinta e a una sesta che, poiché mi sono stufato, riassumerò succintamente: il giornale deve sapere che ogni suo numero dura sul mercato poche ore, scivola come acqua fresca, non lascia tracce, e quindi deve proporsi al massimo di esercitare una «suggestione» volgare (solo la somma di queste suggestioni produce, nel tempo, un orientamento politico, ha cioè un valore formativo e una capacità di sedimentazione); il giornale deve scontare un’alta percentuale di errore, perché la fantasia vale per esso molto più della precisione; l’efficacia molto più della completezza; o meglio, perché la fantasia e freschezza e l’efficacia sono armoniche al suo ritmo produttivo, mentre la precisione e la completezza sono da misurare nel medio periodo, cioè come risultato d’insieme (un risultato che non è dato dalla somma aritmetica dei singoli numeri). Ora accade che nel nostro giornale queste sei leggi (che ne comportano altre minori) sono negate in linea di principio; e anche se non lo fossero, sono inapplicabili perché mancano le condizioni preliminari (anche perché una mela cada dall’albero secondo la legge dei gravi, bisogna che ci sia un albero e per di più un albero di mele). In primo luogo, il nostro giornale non può avere un direttore, perché non può avere una sua personalità. Immaginiamo diversi possibili direttori, diciamo io, o te o Lucio, che applicassero la prima legge: avremo tre giornali diversi. Io lo farei fatuo, Lucio lo farebbe ansioso, tu lo faresti riflessivo; o anche ammesso che questi aggettivi non siano esatti, è chiaro che avrebbero una impronta (un tono) diversi: ciò che – non essendo noi un giornale borghese e «disinteressato», né un giornale di partito con dietro una linea e un clima consolidati, né un giornale con lettori docili né con militanti omogenei e duttili ad un tempo – sarebbe arbitrario e catastrofico. Di qui la necessità di una direzione collettiva che viola la prima legge per un verso, e che per altro è impossibile (per la contraddizione in termini che nol consente). In secondo luogo il nostro giornale viola la seconda legge perché non ha una redazione: non ce l’ha per la debolezza della redazione di base ove sia lasciata a se stessa, e non ce l’ha per l’impossibilità di trasformare in redazione che redige quel «corpo complementare» che siamo noi. In terzo luogo, essendo noi un ibrido, cioè una forza politica in formazione almeno nelle intenzioni, che ha tuttavia o vorrebbe avere una udienza esterna molto più generale, anche il giornale è inevitabilmente un ibrido: viola la terza legge, quella degli accadi- menti, sia per tecnica debolezza sia perché abbiamo una esigenza partitica che poi ha per sua natura un nucleo emmellista (noi mobilitiamo, noi agitiamo, non instilliamo a martellate idee, noi affermiamo in ogni riga una visione generale del mondo, noi non possiamo permetterci nessuna parzialità o approssimazione); eppure cerca di applicare la terza legge, sempre quella degli accadimenti, ma per debolezza tecnica e perché non può permetterselo politicamente, lo fa in modo stitico, entro ristrettissimi confini, senza convinzione né libertà (noi ci occupiamo sempre delle stesse cose, noi non raccontiamo, noi non descriviamo, noi parliamo sempre alle stesse persone). Infine, non parliamo delle altre leggi: esse fanno a pugni col fatto che noi siamo degli ideologhi, degli integralisti, degli stalinisti, come del resto tutta l’umanità. Allora, visto che il nostro giornale è fatalmente brutto, non sarebbe meglio rassegnarsi? Rassegnarsi vuol dire accettare non solo che sia brutto ma che sia, anche, un giornale: di modo che noi possiamo bensì scriverci come «uomini (o donne) politici», ma occupandoci per il resto d’altro, e lasciandolo al suo volgare destino. Secondo me non cambierebbe nulla, e noi saremmo molto più felici. Io, poi, non ti dico. Questo giornale mi sevizia ogni giorno: come mestierante lo odio, e lo odio anche come libero pensatore. Il che, sospetto celi una più generale insofferenza per la politica militante, o forse per la politica e basta, o per alcunché di militante compresa la pubblicistica; e sia spia di un incipiente decadentismo (ma forse torniamo a un’epoca in cui la scelta è tra decadentismo e fascismo, sicché il primo è meglio). Con bacioni Luigi Pubblichiamo questa lettera del febbraio ’73, neanche due anni dopo la nascita del manifesto, perché è indicativa di quel che era allora il nostro giornale e di quale fosse la filosofia giornalistica di Pintor. E’ una lettera severa nei confronti di quel giornale artigianale che era (era?) allora il manifesto ma anche ironica, come appunto Luigi è sempre stato. Un anno fa quando ritrovò questa lettera rimettendo a posto le sue carte, ce l’ha voluta regalare. E noi la regaliamo ai nostri lettori. Nb. Emmellista sta per marxistaleninista: si definivano così i gruppi ortodossi filocinesi degli anni Settanta. 10 il manifesto domenica 18 maggio 2003 M O N D O L’Iraq, il governo resta agli alleati Pressioni Usa su Tehran A Bush e Blair il controllo del paese e del petrolio Al Qaeda, il nucleare: una lunga lista di accuse L‘ G. S. opposizione irachena deve attendere per costituire un governo - provvisorio o ad interim - dell’Iraq. Con un improvviso voltafaccia, Stati uniti e Gran Bretagna hanno deciso di rinviare - a tempo indeterminato - la formazione di un governo ad interim. Il controllo del paese resterà quindi nelle mani degli alleati, nelle persone dell’americano Paul Bremer e del britannico John Sawers. «E’ chiaro che non si possono trasferire tutti i poteri nelle mani di un organismo al interim, perché non avrebbe la forza e le risorse per assumersi le responsabilità», ha dichiarato il diplomatico britannico, in rappresentanza del premier Tony Blair. Inutile dire che la decisione ha creato forte disappunto tra i partecipanti alle numerose riunioni tenute dall’opposizione irachena filo-americana fin dai tempi dell’esilio. Non che questa opposizione rissosa e asservita agli Stati uniti, che solo parzialmente rappresenta gli iracheni che si sono opposti al regime di Saddam Hussein, sia molto affidabile e gradita dalla popolazione, ma il problema è un altro. Se una dispendiosa guerra è stata sostenuta per far fuori Saddam Hussein e per impossessarsi del petrolio iracheno gli alleati non possono certo rischiare ora che tutto finisca nelle mani dell’ambigua leadership sciita o di quella kurda che ha già firmato contratti con società turche. Tra l’altro proprio ieri c’è stata la prima contestazione ufficiale della rappresentanza sciita riconosciuta dagli americani allo Sciiri (Consiglio supremo per la rivoluzione islamica in Iraq) guidato dall’ayatollah Mohammed Baqer al-Hakim appena rientrato da Tehran. «Le forze della coalizione (anglo-americana) non hanno alcun potere legittimo - ha dichiarato Mukhtada al-Sadr, figlio di un famoso ayatollah fatto assassinare da Saddam Hussein nel 1999 e rivale di al-Hakim, in un sermone alla moschea al Kufa di Najaf - io sono il portavoce del popolo sciita. Sono il solo legalmente abilitato a guidarlo». Mukhtada, fautore della radicalizzazione degli sciiti, ha approfittato del vuoto di potere dopo la caduta di Saddam per mettere i suoi uomini in posti di potere, non solo a Najaf. Sul fronte opposto manifestano le donne che sono scese in piazza ieri a Baghdad per contestare una futura, ora si sa molto futura, compagine governativa formata da soli maschi. Tanto più che in passato le donne irachene avevano un ruolo nella società e nella politica. Naturalmente sono rivendicazioni che si sontreranno con la leadership sciita, vecchia e nuova. Del resto non c’erano dubbi che gli americani non volessero cedere la gestione del petrolio, il «consigliere» del ministero, l’americano ex-amministratore della Shell, Philip Carroll, ha già annunciato che le esportazioni del petrolio iracheno dovrebbero essere fatte senza tenere conto delle quote stabilite dall’Opec, lasciando prefigurare una uscita dell’Iraq dal cartello internazionale del petrolio, secondo quanto scritto ieri dal Washington post. Lo scoglio da superare resta quello della revoca delle sanzioni, imposte all’Iraq dopo l’invasione del Kuwait nel 1990, che limitavano le esportazioni di petrolio iracheno all’importazione di cibo (oil-forfood), al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. Ma restano degli ostacoli, soprattutto da parte dei paesi che si erano opposti alla guerra. Al superamento delle divergenze con Russia, Cina e Francia sta lavorando il Dipartimento di stato Usa. L Israele e Anp, l’incontro Sharon, tragico teatro Nabil Shaat: Tel Aviv accetti subito la road map Attentato a Hebron, due morti. Accettate le dimissioni di Erekat Il primo ministro palestinese Abu Mazen e quello israeliano Ariel Sharon si sono incontrati ieri sera a Gerusalemme, al termine dello shabbat ebraico. L’ultima volta che rappresentanti dei due esecutivi si erano visti era stato nel settembre 2001, quando l’allora ministro degli Esteri dello stato ebraico Shimon Peres incontrò Yasser Arafat, presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp). Da allora i due governi si sono scambiati solo pallottole e bombe, e il primo ministro Sharon si è impegnato in una campagna sistematica di delegittimazione dei dirigenti politici palestinesi, bollati da Israele come «terroristi». Ieri sera una delegazione guidata da Abu Mazen e di cui facevano parte anche il presidende del Parlamento Abu Ala e il ministro per la Sicurezza Mohammed Dahlan, ha incontrato Sharon nella sua residenza di Gerusalemme. Al centro dei colloqui - che mentre scriviamo sono ancora in corso - dovrebbe esserci l’applicazione della road map, il piano di pace a tappe elaborato dal «Quartetto» (Usa, Ue, Onu, Russia) che dovrebbe portare alla nascita di uno stato palestinese indipendente entro il 2005. Scontro sulla road map Alla vigilia dell’incontro, ieri il ministro degli Esteri palestinese Nabil Shaat ha dichiarato che Abu Mazen insisterà affinché Sharon (in partenza per Washington, dove martedì incontrerà il presidente Usa George W. Bush) accetti il piano di pace così com’è, senza alcun emendamento. Ma nei giorni scorsi autorevoli esponenti dell’esecutivo di destra che guida Israele hanno fatto sapere che Sharon eri sera il premier israeliano Ariel Sharon ha ricevuto il premier palestinese Abu Mazen, poco prima del suo viaggio negli Stati uniti, dove martedì incontrerà il presidente George W. Bush. Sharon guida la repubblica di Israele, comanda un esercito potente che domina in modo spietato tutto il territorio palestinese occupato nel 1967 e mantiene tre milioni di palestinesi nella condizione di prigionieri. Abu Mazen è alla testa della cosiddetta Autorità nazionale palestinese, si trova sutto l’ombra del presidente Yasser Arafat e dispone di qualche forza di polizia la cui operatività, paralisi o morte dipendono dalla buona volontà di Israele. Il premier Abu Mazen insomma è un governante fittizio, incontra graziosamente alti diplomatici di vari paesi e cerca con difficoltà di creare le condizioni per rimettere in moto il carro dei negoziati. Abu Mazen arriverà a Gerusalemme grazie alla gentilezza delle forze d’occupazione che gli permetterà il passaggio, sempre che qualche sergente a uno dei tanti posti di blocco non si inalberi e gli blocchi il passo, come succede ogni giorno con migliaia di palestinesi, vivi o quasi morti, che vanno al lavoro o all’ospedale. Abu Mazen incontra un premier che un mese fa ha parlato del doloroso prezzo territoriale che Israele deve pagare sul cammino della pace. Però questo premier, Sharon, ha già detto che questo incontro serve solo a chiedere a Abu Mazen di compiere i passi necessari a combattere il terrorismo. Metterà sul tavolo la santa necessità di lottare seriamente contro il terrore, quan- I Gaza City, giovani palestinesi ieri con i sassi contro i carri armati israeliani. Ap ha pronte 14 modifiche alla road map, che - inaccettabili per i palestinesi saboterebbero il piano di pace. L’«offerta» di Sharon Alle richieste palestinesi il governo Sharon avrebbe risposto con una sua offerta: fine delle incursioni dell’esercito isrealiano nel nord della martoriata Striscia di Gaza, dove la sicurezza palestinese dovrebbe provvedere però immediatamente a disarmare i gruppi radicali. «Se i palestinesi non sono in grado di controllare tutte le aree, allora dovrebbero concentrarsi su una zona specifica e compiere lì tutti i passi necessari», ha dichiarato Sharon al Jerusalem post. Intanto ieri il governo palestinese riunito a Gaza ha accettato le dimissioni - in polemica con la decisione del suo esecutivo di non farlo partecipare all’incontro con Sharon - del mi- nistro per i Negoziati Saeb Erekat. Erekat ha così avvertito polemicamente Abu Mazen: «Andate avanti coi negoziati, ma prima costringete Israele ad accettare la road map». Kamikaze a Hebron: due morti Un attentatore suicida palestinese travestito da ebreo ortodosso si è fatto esplodere ieri sera nei pressi di un insediamento ebraico a Hebron, dove 400 coloni tengono «in ostaggio» 120.000 plaestinesi. Nell’attacco è rimasta uccisa una coppia di coloni, oltre all’attentatore. L’uomo bomba - secondo la ricostruzione del quotidiano Haaretz - sarebbe riuscito a scappare agli uomini della sicurezza e, appena entrato nella colonia, si sarebbe fatto saltare in aria. A Beit Hanoun, nel nord della striscia di Gaza l’esercito israeliano ha colpito ancora: ucciso un combattente palestinese. di un programma civile, per produrre energia elettrica. Da quella visita emerse che l’impianto di Natanz è assai sofisticato (non solo gli Usa ma anche l’Unione europea e da ultimo anche la Russia premono perché l’Iran firmi un protocollo aggiuntivo d’intesa con L’Aiea). L’Iran dice che aprirà a regolari ispezioni Natanz appena vi sarà combustibile nucleare. Il 16 giugno il direttore dell’Aiea, Mohammed El Baradei, riferirà sui risultati dell’indagine in Iran, e l’amministrazione Bush sta facendo pressioni apertissime perché l’Iran sia dichiarato in stato di «violazione» del trattato di non proliferazione. L’ultimo «avvertimento» è dell’altroieri, quando funzionari della Casa Bianca (anonimi) hanno detto alle agenzie internazionali che «sarebbe un grave errore» per l’Aiea non accusare Tehran di violazioni. Lunedì la consigliera per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Condoleeza Rice, aveva dichiarato che «la non osservanza [del trattato di non proliferazione] da parte dell’Iran è chiarissima». Tutto questo dice che la pressione sull’Iran - uno dei tre paesi che George W. Bush aveva incluso nel suo «asse del male» - è destinata ad aumentare. Il segretario di stato Colin Powell ha dichiarato, giovedì a Mosca, che gli Stati uniti sono «preoccupati» dal programma nucleare iraniano, ma ha aggiunto che «per il momento» non è un programma un intervento militare. Allo stesso tempo però qualche riavvicinamento tra Iran e Stati uniti è visibile: dopo l’11 settembre 2001 ci sono stati (e continueranno) colloqui diretti presso l’Onu a Ginevra. Non è il preludio alla riapertura delle relazioni diplomatiche, interrotte nel 1980 dopo l’invasione dell’ambasciata americana a Tehran. Ma dopo la guerra in Iraq, con l’Iran assediato dalla presenza americana, a Tehran sia i riformisti, sia una parte dei conservatori discutono apertamente di distensione con Washington. M E D I O O R I E N T E GERUSALEMME MI. CO. MARINA FORTI a lista delle accuse si allunga. L’ultima riguarda Al Qaeda: «Sappiamo che dirigenti importanti della rete terrorista di Osama bin Laden si nascondono in Iran», ha sparato il segretario Usa alla difesa Donald Rumsfeld. Ieri gli ha fatto eco il ministro dell’interno saudita, il quale sostiene che gli attentatori di Riyadh hanno preso ordini da dirigenti di Al Qaeda nel sud dell’Iran. Il governo iraniano ieri ha definito «senza fondamento» l’accusa. In serata il ministro degli esteri Kamal Kharrazi ha detto che Tehran sostiene una proposta siriana all’Onu per manterere il Medio oriente «libero da armi di distruzione di massa». L’Iran ha pure smentito di produrre armi biologiche: l’accusa viene dal Consiglio Nazionale della Resistenza iraniana, l’organizzazione in esilio guidata dai Mojaheddin del Popolo. Giovedì a Washington questi avevano detto che l’Iran ha programmi di produzione di agenti biologici come antrace, vaiolo, tifo. Non hanno portato nessuna prova. E però, subito un portavoce della Casa Bianca, Scott McClellan, ha fatto notare che l’amministrazione Bush ha «da tempo» espresso la sua preoccupazione circa i programmi iraniani di armi biologiche. Era stato il Consiglio della resistenza, nell’agosto scorso, ad affermare che l’Iran ha impianti per l’arricchimento di uranio nella località di Natanz, che gli Usa hanno subito accusato di far parte di un programma nucleare a scopi militari. E proprio sul nucleare ora si concentra gran parte della pressione degli Stati uniti su Tehran. L’Iran è un firmatario del Trattato di non proliferazione nucleare e nel febbraio scorso ispettori dell’Agenzia internazionale hanno ispezionato Natanz e la centrale in costruzione (con la cooperazione della Russia) a Busher, sul Golfo. Tehran sostiene che si tratta ZVI SCHULDINER do le forze israeliane si trovano praticamente in tutti i punti nevralgici dei territori occupati. Sharon fa appello a fermare il terrore quando nelle ultime settimane ogni giorno le forze israeliane hanno terrorizzato la popolazione palestinese con una lunga catena di uccisioni, allungando la lunga lista dei morti e feriti, colpevoli e innocenti, vittime dell’occupazione. L’altra sera hanno proseguito nelle loro faccende nella località di Bet Hanoun, nella striscia di Gaza, per impedire che missili kassam siano sparati contro la città israeliana di Sderot. Altri morti, altri feriti.. e altri missili kassam nelle prime ore del mattino. Abu Mazen dunque non incontra lo Sharon dei «prezzi dolorosi», sostituito dall’altro Sharon - quello che parla di permanenza eterna nei luoghi di importanza storica per il popolo ebraico... nei territori occupati. Le dichiarazioni precedenti, dicono i portavoce, erano state malintese. E’ lo Sharon delle provocazioni e delle bugie, che vuole segnare due risultati: da un lato, dirà alla destra più fanatica che lui parlava solo di sicurezza e cercherà di smontare l’effervescenza un po’ fittizia della destra più radicale. D’altro lato, nella veste di «uomo di pace», potrà dire martedì al suo amico Bush che ha compiuto il primo passo sul cammino del dialogo. Gengis Bush e Attila Sharon fanno la pace. Bush annaffia di sangue la via degli ignoranti iracheni verso la democrazia e la libertà, nella santa crociata contro il terrore mondiale. Sharon semina il terrore con l’occupazione dei territori palesti- nesi finché i bruti palestinesi si convinceranno dei benefici della democrazia. La santa crociata è stata salutata questa settimana da decine di morti a Riyadh. Se non fosse chiaro, arrivano i morti di Casablanca. Difficile dire se Bush vuole essere ingannato da Sharon per non complicarsi le cose nelle prossime elezioni, o se i suoi calcoli lo porteranno a prendere sul serio la situazione e ingiungere al nostro vecchio generale che la smetta con questo teatro. Il governo israeliano non sa ancora che la pace non può fondarsi sulla continuazione dell’occupazione e il quotidiano aumento degli insediamenti nei territori occupati. Dall’elezione di Abu Mazen, i cosiddetti «gesti conciliatori» o «di distensione» si sono limitati alla liberazione di alcune decine di prigionieri palestinesi - ce ne sono migliaia nelle carceri, su cui pesa solo la detenzione amministrativa mentre le forze israeliane continuano nella loro politica di «liquidazione» dei «terroristi», e questi portano con sé in paradiso diversi innocenti uccisi per «spiacevoli errori». Nulla cambia nel teatro del’occupazione, e il governo israeliano mantiene in modo teatrale la guida del Movimento islamico in Israele. Allo stesso tempo il ministro di polizia, l’estremista Hanegbi, annuncia che permetterà l’ascesa degli ebrei al Monte del tempio - Monte delle moschee. In altre parole, se non fosse chiaro, l’uomo di pace Sharon e il suo governo stanno sparcendo benzina in una scena già esplosiva, convinti che il fuoco li aiuterà a impedire che ci concretizzino le illusioni di pace. domenica 18 maggio 2003 il manifesto M O N D O T E R R O R I S M I Terrore a Casablanca La guerra comincia Almeno dieci uomini-bomba fanno strage in Marocco, tra i 41 morti anche un italiano A di attacchi di Al Qaeda: il discorso era stato registrato prima, ma filava perfettamente. Bush ha avvertito che «killers in libera uscita» continuano a minacciare il mondo, che dopo le guerre in Afghanistan e Iraq la rete Al Qaeda è «indebolita» ma non neutralizzata. E che «i nemici della libertà non sono in ozio, e neppure noi». Molti, anche a Washington, contestano il legame tra Al Qaeda e l’Iraq. Sta di fatto che negli ultimi giorni fonti dell’antiterrorismo americano (citate ieri ampiamente dal New York Times) hanno parlato di segnali di una ripresa di attività di Al Qaeda in particolare in Kenya, Sudan, Pakistan e Cecenia. L’Ufficio federale di indagine (Fbi) americano ha annunciato che aiuterà le autorità marocchine nelle indagini sugli attentati di Casablanca (nei giorni scorsi ha mandato circa 60 investigatori ed esperti forensi in Arabia Saudita). MA.FO. ppena poche ore prime, il presidente degli Stati uniti George W. Bush aveva affermato che Al Qaeda potrebbe colpire ancora. Nella notte, cinque attentati nell’arco di mezz’ora hanno scosso Casablanca, la maggiore città del Marocco, sulla costa atlantica a sud della capitale Rabat. Attentatori suicidi hanno preso di mira un club spagnolo, un hotel di proprietà ebraica, un ristorante italiano gestito da una famiglia ebrea, un centro della comunità ebraica e il consolato belga che ci sta di fronte. Decine le vittime: ieri sera si contavano 41 morti e un centinaio di feriti, ha annunciato le autorità marocchine, ma il bilancio potrebbe aggravarsi perché almeno 17 feriti sono in condizioni gravi. Sembra che dieci tra i morti siano gli attentatori. L’attacco al club spagnolo, la Casa de España, è stato quello più sanguinoso, perché là si trovava gran parte delle vittime compreso un cittadino italiano. Il direttore ha raccontato che gli aggressori hanno sgozzato la guardia che stava alla porta prima di entrare nei locali ancora pieni di frequentatori, e farsi esplodere. La radio militare israeliana ha informato che nell’hotel colpito, il Farah (noto anche come hotel Safir) si trovavano circa 40 ospiti israeliani, che però sono illesi e sono stati trasferiti altrove. Gli attentati di Casablanca hanno colto il Marocco durante un lungo week-end di vacanza per le celebrazioni del neonato erede al trono, il figlio di re Mohammed. Il ministro dell’interno del Marocco, Mustapha Sahel, si è presentato nella notte alla televisione per dire che gli attentati «sono da addebitare al terrorismo internazionale». In cima alla lista dei sospetti ovviamente c’è Al Qaeda, la rete già ritenuta responsabile dell’attacco di lunedì notte nella capitale saudita Riyadh. Le indagini in realtà «sono appena cominciate», ha detto ieri il ministro dell’interno; finora sono state arrestate tre persone, tutti cittadini marocchini. I servizi colti di sorpresa Certo l’attacco a Casablanca è il secondo, in pochi giorni, in uno stato arabo stretto alleato degli Stati uniti. Dopo gli attentati di Riyadh gli Stati uniti e la Gran Bretagna hanno diffuso un allarme globale antiterrorismo, parlando di pericolo immediato di La cellula marocchina nuovi attentati in Kenya e altri paesi dell’Africa orientale, in Medio Oriente, sud-est asiatico. Le esplosioni di Casablanca però devono aver colto di sorpresa i servizi segreti americani e britannici, poiché il Marocco però non compariva tra i paesi considerati a rischio. Anche se qualcuno ricorda che nel febbraio scorso un messaggio attribuito a Osama bin Laden aveva incluso proprio il Marocco e l’Arabia saudita tra i paesi musulmani «traditori» (per la loro collaborazione con gli Stati uniti) e più «idonei alla liberazione». «E’ un campanello d’allarme per tutti, la guerra al terrorismo continua», ha dichiarato ieri il presidente americano Bush commentando gli attacchi di Casablanca. Nel suo messaggio radiofonico del sabato Bush ha ripetuto di nuovo ammonito sul pericolo Casablanca, sopra, la Casa de Espagna devastata da uno degli attentati kamikaze. Sotto, quel che resta del ristorante Positano. Foto ap In effetti la collaborazione tra Rabat e Washington in materia di antiterrorismo è già molto stretta. Un anno fa, nel maggio 2002, i servizi di sicurezza del Marocco hanno arrestato un gruppo di 3 sauditi e 7 marocchini, dopo aver intercettato telefonate satellitari tra il gruppo e un certo Ahmed Mollah Bilal, dirigente di Al Qaeda che si trovava allora ancora in Afghanistan (nelle intercettazioni si parlava di attentati da compiere contro navi americane e britanniche di passaggio nello Stretto di Gibilterra). Durante gli interrogatori -lasciati fare alla polizia marocchina con metodi particolarmente spicci che gli americani sarebbero tenuti a non usare - i dieci uomini avevano confessato l’appartenenza a Al Qaeda, e fornito parecchi dettagli sulla struttura dell’organizzazione dopo la guerra in Afghanistan, informazioni che il Marocco ha passato ai servizi americani e britannici. Proprio in questi giorni in Marocco è in corso il processo d’appello a questa calula di Al Qaeda. In prima istanza le condanne erano state lievi perché gli imputati avevano ritrattato le confessioni; ora sembra che la pubblica accusa abbia adottato una linea molto più aggressiva, tirando fuori anche nuovi elementi materiali a carico degli imputati (tra cui prove di contatti con gli esecutori dell’attacco alla sinagoga in tunisia in cui moriìrono 8 turisti tedeschi). GIULIANA SGRENA era chi pensava che con l’occupazione dell’Iraq l’ultima guerra fosse finita e invece era appena iniziata. Anche se per la verità questa è solo la continuazione della guerra iniziata l’11 settembre e proseguita con i bombardamenti dell’Afghanistan. La guerra continua, ora l’offensiva è nelle mani di al Qaeda o di quella nebulosa del terrorismo islamico che con questa sigla viene identificata. Da Riyadh a Casablanca, mentre l’allarme era mirato sul Kenya e l’Asia. Attentati in rapida successione, per dimostrare che il terrorismo internazionale è in grado di colpire ovunque. Proprio mentre Bush pensava di aver vinto la guerra. Quella che era stata spacciata come parte della guerra contro il terrorismo, anche se - lo diceva persino la Cia Saddam non aveva nulla a che vedere con al Qaeda. La fine auspicata da molti, soprattutto dagli iracheni, di Saddam non ha contribuito all’indebolimento del terrorismo, che anzi ora forse potrà godere di una base in più in Iraq. Fa riflettere il fatto che al Qaeda non abbia colpito gli Stati uniti o gli interessi occidentali nell’aerea mediorientale durante la guerra. Perché? Forse perché non voleva essere identificata con Saddam, oppure pensava che l’effetto mediatico a confronto dei feroci bombardamenti potesse essere sminuito, o ancora era meglio aspettare che la guerra avesse infiammato l’islamismo radicale e avesse indignato tutti coloro che non si rassegnano a subire la strapotenza americana e all’idea che il petrolio iracheno finisca nelle mani di Washington che a quel punto controllerà, con il mercato dell’oro nero, tutto il Medio Oriente. Dopo che anche l’Iraq è sotto il controllo di Bush, il quale negando l’evidenza ostenta sicurezza nei confronti di al Qaeda, la guerra santa può cominciare. A partire dai paesi arabi filooccidentali, anche se si mostrano tolleranti nei confronti dell’islamismo moderato - come il Marocco - o sono - come l’Arabia saudita - i teorici del wahabismo, quella visione dell’islam che i fautori del terrorismo con le loro azioni sanguinarie portano alle estreme conseguenze. Al Qaeda alza il tiro: colpisce insieme interessi arabi, occidentali e simboli ebraici. Il terrorismo non è finito, e la guerra santa come tutte le guerre ha i suoi effetti collaterali, ma per chi, come i kamikaze, teorizza il martirio la vita terrena non conta. Ma la vita degli altri non conta nemmeno per chi vive di consumismo occidentale. C’ I diritti umani negati La Spagna nel mirino Il Marocco in bilico tra miseria, islam, Saharawi e repressione Dopo l’appoggio alla guerra di Bush e il nodo irrisolto del Sahara ZELDA MARINO * Le violazioni dei diritti umani sono state per anni un problema non indifferente in Marocco. La situazione è stata molto critica negli anni ‘70,’80 e ’90, anni nei quali le violazioni sono state sistematiche: detenuti politici e prigionieri di coscienza, «sparizioni» misteriose di cittadini marocchini e di abitanti del Sahara, i saharawi, casi di tortura. Dal 23 luglio 1999 però, dopo la morte del re Hassan II e l’ascesa al trono di suo figlio Mohammed VI, si è avuta un’inversione di tendenza e numerose sono state le iniziative volte a migliorare la situazione dei diritti umani. Il 9 novembre 1999 viene destituito Driss Basri, ex-ministro dell’interno e responsabile della politica repressiva degli ultimi trenta anni. Alcuni degli oppositori più emblematici sono stati autorizzati a tornare in Marocco: i familiari di Mehdi Ben Barka, dirigente socialista rapito e assassinato a Parigi nel 1965 da agenti del generale Oufkir; Abraham Serfaty, dirigente di estrema sinistra, arrestato nel 1974, torturato per 15 mesi in un centro di detenzione segreto, detenuto per 17 anni e bandito dal paese dal 1991; Mohamed Daddach, saharawi, prigioniero di coscienza, arrestato nel 1979 e condannato all’ergastolo per aver disertato le forze di sicurezza marocchine in cui era stato arruolato di forza. Nel 1991 più di 330 persone «scomparse» in detenzione segreta per più di 18 anni sono state rilasciate. Nei primi anni ‘90 circa 400 prigionieri di coscienza e politici sono stati rilasciati e più di 190 condanne a morte sono state commutate in altra pena. Dalla metà degli anni ‘90 gli arresti politici, la tortura e le morti in custodia sono significativamente diminuite. Da parte istituzionale nel 1990 è stato istituito il Consiglio Consultativo per i Diritti dell’Uomo (Ccdh) e nel 1993 è nato il Ministero per i Diritti Umani. Il Marocco ha ratificato la Convenzione contro la tortura nel 1993 e anche altri importati trattati internazionali per i diritti umani. L’educazione ai diritti umani è stata introdotta nell’Università e nelle scuole. Partiti, media indipendenti e Ong sono diffusi e attivi. Nonostante i numerosi e significativi progressi, ancora forti sono le preoccupazioni di Amnesty International. Decine di prigionieri politici arrestati dopo processi non equi nei precedenti anni continuano ad essere detenuti. Molti di loro sono membri di gruppi islamici accusati di atti di violenza e sentenziati duranti processi sommari negli anni ‘70, ‘80 e ‘90. Ancora 30 prigionieri politici, compreso un prigioniero di coscienza, rimangono in carcere dopo processi ingiusti. Le restrizioni della libertà di espressione continuano a essere imposte. I giornalisti vengono arrestati per le critiche mosse alle autorità, quelli stranieri vengono espulsi dal paese,alcune edizioni di giornali stranieri e interni sono censurate. I responsabili delle violazioni dei diritti umani commesse nel passato non vengono individuati e puniti. E’ da tener presente che il Marocco è un paese agricolo: oltre la metà della sua popolazione attiva lavora nei campi e la prolungata siccità ha come conseguenza l’esodo di centinaia di migliaia di rurali che vanno ad ammucchiarsi nelle bidonvilles già sovraffollate, nelle periferie e nel cuore delle grandi città. Il paese è oppresso dalla disoccupazione (il 25% degli attivi), oltre la metà della popolazione è ancora analfabeta, nelle zone rurali, due terzi degli abitanti non hanno ancora accesso all’acqua potabile, l’87% è privo di corrente elettrica e il 93% non fruisce di alcun tipo di assistenza sanitaria. Approfittando della povertà e della miseria l’islamismo radicale si sta dif- fondendo nel paese con molta forza, ed il governo sta cercando di porre un freno a tale crescita. Nonostante nel maggio 2000 il prigioniero di coscienza Abdessalam Yassine, agli arresti domiciliari dal 1989 e leader spirituale della associazione Islamista Al-’Adl wa’l-Ihsan (Giustizia e Carità), messa al bando dalle autorità marocchine, sia stato rilasciato, numerosi membri e simpatizzanti della associazione sono stati arrestati e condannati ad un anno di prigione con l’accusa di aver partecipare a manifestazioni. Le ultime elezioni hanno visto un avanzamento dell’unico movimento islamico che ha partecipato alle elezioni, il Partito per la giustizia e lo sviluppo (Pjd), che è arrivato al terzo posto con 42 seggi. A tutto questo si aggiunge il grave problema del Sahara Occidentale. Dal 1991 è presente sul territorio una Missione dell’Onu per il referendum del Sahara Occidentale (Minurso) responsabile dell’organizzazione di un referendum che dovrebbe stabilire definitivamente se il Sahara Occidentale resterà al Marocco, o se, come reclama il Fronte Polisario con il sostegno dell’Algeria, opterà per l’indipendenza. La convocazione di questo referendum è stata continuamente rinviata per la difficoltà di stabilire con precisione le liste elettorali e a tutt’oggi nulla è stato fatto. Numerose sono le violazioni dei diritti umani commesse dalle autorità marocchine verso i Saharwi: arresti tra coloro che manifestano per l’indipendenza del Sahara Occidentale, dispersione di manifestazioni non violente con un eccessivo uso della forza. A seguito di tali arresti numerosi sono i casi di tortura e processi iniqui. La libertà di espressione, di associazione e di movimento è limitata. *Coordinatrice Marocco, Amnesty International (Sezione italiana) [email protected] ALBERTO D’ARGENZIO Quasi tutte le vittime occidentali degli attentati di Casablanca sono spagnole, colpite nella sede della Casa de Espagna. Cosa c’è dietro? La Spagna vanta relazioni ottime con i paesi arabi, eccezion fatta per il vicino di casa, il Marocco. L’attacco a Casablanca ha certificato che la Spagna è ora un obiettivo del terrorismo islamico. Lo è diventata solo adesso e a causa del suo appoggio incondizionato all’invasione dell’Iraq, un punto su cui peraltro Rabat e Madrid convergono. Aznar provava ieri a mischiare le carte ricordando un attacco terrorista del 1994 ad un hotel di Marrakesh in cui morirono due spagnoli, ma è solo un patetico tentativo di depistaggio di responsabilità ad una settimana dalle elezioni amministrati- 11 ve. A portare Aznar sulla sciagurata strada di Bush sono stati due fattori: il terrorismo basco e il controllo del Marocco. Due terreni in cui l’aiuto di Washington è fondamentale. Nel terrorismo per l’Intelligence e la propaganda (dal 1° maggio Batasuna è nella lista dei gruppi terroristici di Bush, primo regalo del dopoguerra), per il Marocco visto l’ascendente degli Usa sulla dinastia alauita. Numerosi e grossi sono i problemi tra Madrid e Rabat. In primis Ceuta e Melilla, enclaves iberiche in terra africana, ed il Sahara occidentale, l’ex Sahara spagnolo che Rabat, fin dalla morte di Franco, mira ad annettersi alla faccia dei Saharawi. Poi questioni più recenti come i trattati su pesca e immigrazione clandestina. Una tensione perenne che è peggiorata con la morte di Hassan II e l’incoronazione di Mohammed VI. Il nuovo re non ha mai celato la volontà di ridiscutere la sovranità di Ceuta e Melilla, mentre per Madrid la questione rimane assolutamente fuori discussione visto che non si tratta di colonie ma di parte del territorio del Regno di Spagna. Il 27 ottobre del 2001 Mohammed VI richiamava in patria l’ambasciatore a Madrid, Abdeslam Baraka, per le minacce di Aznar seguite al blocco della trattativa tra Marocco ed Ue sulla pesca. L’11 luglio scorso scoppiava la crisi dell’isoletta di Perejil, con richiamo anche dell’ambasciatore spagnolo. Dopo 12 giorni di manovre militari lo scoglio veniva riconsegnato allo statu quo ante, cioè alle pecore ed ai trafficanti, ma solo grazie all’intervento diretto di Colin Powell, mentre per rivedere gli ambasciatori nelle rispettive sedi bisognava aspettare il 1° febbraio di quest’anno. Su pesca, Perejil e sul piano Baker per le elezioni nel Sahara occidentale (l’ultima versione verrà discussa proprio domani al Consiglio di sicurezza Onu) Aznar si è sentito tradito dai partner europei ed in particolar modo dalla Francia, primo partner commerciale di Rabat. La Ue non si è mossa per Perejil, considerandola bega tra vicini, mentre sul destino del Sahara pesano gli interessi delle compagnie petrolifere: la francese TotalElfFina (come l’americana Kerr-McGee) ha già accordi con Mohammed VI per lo sfruttamento del petrolio dei Saharawi. Con l’Europa che stava a guardare, Bush ridando lo scoglio di Perejil ad Aznar firmava la migliore garanzia contro le mire di Mohammed VI su Ceuta e Melilla. E Aznar ringraziava appoggiando l’invasione in Iraq. E così per bloccare il Marocco la Spagna appoggia la guerra e diventa ora obiettivo del terrorismo: venerdí l’attentato in Marocco. Il circolo vizioso sembra appena iniziato mentre per prima cosa Rabat chiude le frontiere con Ceuta e Melilla. L'Adsl parte alla carica, nasce Alice Ricaricabile. Il kit per Internet veloce con card prepagata. Scopri Internet delle meraviglie: è nata Alice Ricaricabile, la prima Adsl prepagata e pronta all'uso. Il nuovo kit di Alice Ricaricabile può essere tuo a soli 100 euro e comprende: il cd autoinstallante, il modem Adsl gratuito per i primi tre mesi (dopo il terzo mese, salvo disdetta del cliente, il noleggio del modem è di 3 euro mensili), 2 filtri Adsl e 25 ore di traffico prepagato. Il credito è valido per 3 mesi dall’effettiva attivazione della linea Adsl. Esaurito il credito, per ripartire alla carica della Rete delle meraviglie ti basterà acquistare Alice Ricarica, la carta con 25 ore di traffico a soli 50 euro. L'attivazione di 154,80 euro è gratis fino al 30 giugno 2003. Tutti i prezzi si intendono IVA inclusa. 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Poi però chiama alle armi l’elettorato di centrodestra: «Mi auguro che gli elettori, se intendono dare una connotazione politica al voto, tengano contro anche dell’azione della magistratura». Sinora un appello a sconfiggere la magistratura nelle urne non era arrivato neppure da Silvio Berlusconi. Il capo di An torna anche sui due nodi del lodo Maccanico e dell’immunità parlamentare. Nessun problema sul primo: «Lo stralcio della posizione di Berlusconi dal processo Sme ne conferma la necessità». Sull’immunità, invece, arriva una ulteriore apertura, a riprova del successo ottenuto dal premier con le sue pressioni delle ultime settimane. «Se ne può discutere - ripete Fini senza demonizzazioni e senza cercare di garantire privilegi che non avrebbero senso». Subito dopo, però, chiarisce di cosa si possa discuteere: delle «modalità per garantire l’autonomia del potere legislativo rispetto a quello giudiziario, senza scandalizzarsi per «La magistratura sta condizionando la vita politica». Fini chiama alle armi gli elettori contro «i magistrati non imparziali» Gianfranco Fini. Foto Ap questo. Gli europarlamentari godono di una immunità che i parlamentari nazionali italiani non hanno più da 10 anni». Difficile equivocare. E’ vero che, per accontentare il suo elettorato, il leader di An conferma ogni volta che ne ha l’occasione di non voler tornare indietro di 10 anni e di aborrire ogni forma di impunità. Nel concreto però le sue progressive aperture spalancano i cancelli al ripristino dell’immunità, magari in forma appena attenuata rispetto alla versione abolita nel ’93. Non a caso, del resto, esprime immediato sostegno alle parole del vicepremier il ministro Buttiglione, esponente di quella Udc che, come An, è più che sospetta di frondismo: «L’affermazione di Fini è talmente vera da sembrare addirittura banale». Va bene la fronda, ma non al punto di pestare i calli sul serio all’onnipotente Cavaliere. Prima ancora che dai leader politici, la risposta all’affondo di Fini è arrivato dalla magistratura. «Anche il vicepremier, che pure guida un partito in cui forte dovrebbe essere il senso dello stato - ribatte Armando Spataro - sente il bisogno di allinearsi alle strumentali accuse rivolte alla magistratura». Spataro invita quindi l’Anm a «portare al più presto di fronte all’attenzione della comunità internazionale l’anomalia della situazione italiana». Botta e risposta. «Che sia un magistrato a commentare le mie affermazioni è la dimostrazione che ho ragione: c’è qualcuno che fa politica», risponde Fini. Per la verità, oltre a Spataro e alla stessa Anm, tutto l’Ulivo ha risposto a Fini. Non solo respingendo le accuse rivote ai togati, ma soprattutto confermando l’indisponibilità a una trattativa sull’immunità parlamentare. Il suo ripristino, taglia corto Massimo D’Alema, «trasformerebbe il parlmento in un refugium peccatorum». E’ un no pesante, perché Fini, a differenza di Berlusconi, mira proprio a coinvolgere l’opposizione nel ripristino dell’immunità, e anche per questo insiste per resuscitarla sì, ma in forma soffice. L’Anm: «E’ intollerabile» Urne? No, grazie I GIUDICI Bruti Liberati risponde a Fini e alle destre: ELEZIONI ANTICIPATE. L’idea non piace a Milano solo una decisione tecnica, basta attacchi a nessuno e la minaccia cade nel vuoto A. MAN. Con le parole di Gianfranco Fini le destre hanno di nuovo passato il segno. E l’associazione magistrati (Anm) è intervenuta per difendere i giudici di Milano e la decisione di stralciare la posizione dell’imputato Berlusconi Silvio. «Una decisione strettamente tecnica del tribunale di Milano, adottata secondo le normali regole processuali utilizzate ogni giorno, è stata oggetto di attacchi intollerabili», ha detto il presidente dell’Anm Edmondo Bruti Liberati. Scontro con Castelli Il guardasigilli senza freni: «Bruti non ha senso delle istituzioni, riderà meno quando rivelerò gli aumenti di stipendio che mi ha chiesto» Il sindacato delle toghe rispondeva innanzitutto al capo di An, lo scontro tra i magistrati e la maggioranza è però a tutto campo. Di qui l’altolà: «Il parlamento sovrano - ha proseguito Bruti - può cambiare le leggi, ma finché sono vigenti la Costituzione impone ai magistrati il dovere di applicarle». Ce n’è anche per il guardasigilli, il leghista Roberto Castelli, che nel caso dello stralcio di Milano sostiene di far fatica a rispettare il principio di non commentare i processi in corso. «La preghiamo, signor ministro, faccia una eccezione - chiede Bruti - poiché l’intera cultura giuridica italiana è ansiosa di conoscere il suo autorevole punto di vista». Stizzita la riposta di Castelli, che come è noto è ingegnere acustico e si sente sempre sotto attacco per la limitata dimestrichezza con il dirit- S L O V A C C H I A Referendum, sì all’ingresso nella Ue La Slovacchia ha votato nettamente a favore dell’adesione all’Unione europea ammessa con la firma storica dell’ultimo Consiglio europeo di Atene - e nel referendum è stato superato il quorum del 50 per cento. Lo ha annunciato il primo ministro slovacco, Mikulas Dzurinda, dopo che per tutto il giorno si erano sparse voci sul mancato raggiungimento del quorum. «Il referendum è valido - ha detto Dzurinda in un discorso pubblico - e una netta maggioranza dei nostri cittadini ha detto sì all’ingresso nell’Unione europea. Buona fortuna a tutti nella Unione europea!». Dzurinda non ha fornito dati in un intervento pomeridiano destinato a spazzare ogni incertezza, ma i risultati preliminari diffusi da 72 dei 78 distretti indicano un’affluenza del 51,7 per cento con un 90 per cento di sì all’ingresso nell’Unione. Il referendum si è svolto in due giorni. to: «Bruti Liberati tenta di dileggiarmi e questo dimostra il suo scarso senso delle istituzioni. E’ sempre pronto a scandalizzarsi se qualcuno critica la magistratura - ha detto Castelli - ma non esita a offendere le altre istituzioni». Il resto della dichiarazione è la quintessenza del personaggio, un po’ minacciosa e un po’ ridicola: «Bruti Liberati se la ride - ha detto ancora Castelli - ma smetterà di ridere quando deciderò di rendere nota agli italiani l’entità degli aumenti di stipendio che ha avanzato nell’unica occasione di incontro che mi ha chiesto nel corso del 2002». Naturalmente il presidente dell’Anm non ha commentato. Per la cronaca l’incontro è stato nel novembre scorso, riguardava la legge finanziaria per il 2003. In quell’occasione i magistrati contestarono i tagli al sistema giustizia, senza chidere aumenti generalizzati ma ponendo invece due problemi specifici: quello di una modesta progressione per lo stipendio d’ingresso dei giovani magistrati (che oggi guadagnano meno dei vincitori di alcuni concorsi pubblici) e quello della discriminazione ai danni delle donne magistrato, che durante la maternità perdono tutte le indennità. Ieri però, il problema di Bruti era respingere «con sdegno» le accuse ai magistrati che non si piegano all’imputato Berlusconi e ai suoi amici. «A quegli esponenti politici che continuano ad evocare la favola dei settori minoritari e politicizzati della magistratura - ha insistito il presidente dell’Anm - la risposta è stata data dai 7539 magistrati italiani che la settimana scorsa hanno votato nelle elezioni interne attribuendo un accresciuto consenso alla linea di fermezza tenuta dagli attuali organismi direttivi dell’associazione». E c’è da scommettere che, se Castelli avesse parlato prima, il vertice dell’Anm avrebbe guadagnato altri voti. MATTEO BARTOCCI In attesa delle future «dichiarazioni gravissime» promesse da Berlusconi, gli altri leader politici, tutti impegnati nella campagna elettorale ai quattro angoli del paese, allontanano all’unisono l’ipotesi di andare alle urne nel 2004. Un’idea che si era affacciata sulla scena politica nei giorni dello scontro frontale del processo ambrosiano ma che in realtà era più una An e i centristi: «Al governo fino al 2006». Anche il centrosinistra boccia il voto anticipato. Violante: «Lo scontro giudiziario non riguarda il paese» minaccia che un’intenzione reale. Smentita a chiare lettere ieri dal vicepresidente del consiglio, Fini, che ha avvisato: «Se la sinistra vuole dare una spallata al governo, in piazza o nei tribunali, si rassegni. Non vogliamo le elezioni anticipate». Nel rifiuto delle urne infatti il centrodestra ritrova la sua stabilità, dopo i sussulti dei giorni scorsi. Con Berlusconi lontano e dedito essenzialmente alle sue vicende processuali, gli alleati si sono divisi su tutto. Il ministro Alemanno, l’uomo che più di tutti si è scontrato con i ricatti leghisti, infatti dichiara: «Le elezioni anticipate non sono escluse a priori», ma il vero obiettivo è una verifica interna al governo, «gli Stati Generali della Cdl», necessari per sanare i contrasti di questi mesi e per «ritrovare l’armonia nella coalizione». Ma i centristi chiedono soprattutto stabilità: «Il governo durerà fino al 2006» ripetono Buttiglione, Giovanardi e Follini. A sinistra anche D’Alema esclude il rischio di un voto nel 2004, un’ipotesi che a Rutelli addirittura fa «venire le bolle solo a parlarne». E’ proprio D’Alema che però incalza il governo: «Berlusconi dovrebbe occuparsi dei problemi del paese. Che oggi non è governato. Berlusconi vuole avvelenare il clima, ma fa tutto da solo». Specifica meglio Violante: «Lo scontro giudiziario non riguarda il paese, ma gli avvocati e i giudici di Berlusconi». I Ds quindi cercano di chiudere lo scontro sulla giustizia, di isolare il Cavaliere con le sue grida e la sua «voglia di rissa» e di tornare alla politica. Forse perché, come dice Bossi, «a Silvio più gliene fanno più voti prende». Anche se i Ds, e forse non potrebbe essere altrimenti, si dicono ottimisti sull’esito delle prossime amministrative. Voce solitaria, forse perché oggi esclusa dal parlamento, è Antonio Di Pietro, l’unico a chiedere nuove elezioni in grado di «sradicare il virus» del monopolio dell’informazione del Cavaliere. R A I Su Santoro Gasparri avverte il cda e decisioni dell’Authority, che ha bacchettato Socci, Santoro e Fede? L Il ministro Gasparri le ha accolte con «grande gioia», perché le ha capite, a differenza dei «giornalisti incompetenti» dato che «c’è un analfabetismo totale nel giornalismo italiano». Per il bene della categoria e dell’informazione, però, il nazional-alleato chiarisce: per Excalibur non ci sono problemi, i garanti hanno solo detto che la Rai deve dare «qualche minuto in più alle tesi diverse». Mentre Santoro «ha violato la legge Mammì», quindi la Rai «ha fatto bene a non mandarlo in onda nel 2003». Si passa all’avvertimento al cda, in particolare alla presidente: «Leggano bene le motivazioni dell’autorità» prima di decidere di riportare in video il giornalista. Sul Tg4 Gasparri non si esprime. Vuole occuparsi solo di Rai e infatti già prevede che il dg «non metterà Santoro». Ribatte Fassino: «Se Excalibur fosse stata capace di garantire il pluralismo l’Authority non avrebbe avuto ragione di interessarsi». F R A N C I A Socialisti a congresso: «Più aperti» ingiovanire, femminilizzare, mettere in evidenza compagni di tutti i colori»: Francois Hollande, primo segretario del Partito Socialista francese, cerca di risvegliare la sinistra dal torpore semi-comatoso in cui è caduta dopo la sconfitta del 21 aprile 2002 - quando Jospin fu escluso dal ballottaggio contro Chirac per le presidenziali - lanciando un radicale piano di rinnovamento nel Congresso di Digione, che si è aperto venerdì. Primo passo, la composizione del Consiglio Nazionale (204 membri). E tra i 133 componenti che toccano alla sua mozione - cui il voto nelle sezioni ha dato una buona maggioranza - Hollande presenta una lista con molti nomi e volti nuovi, con una quota consistente di persone di origine straniera (tra il 15 e il 20%), il 48% di donne e «molti giovani». E fioccano i nomi ecellenti: quello di Malek Boutih, fino a ieri presidente di «Sos Racisme», che lascia l’organizzazione per entrare nel direttivo socialista - e si parla già di una sua candidatura alle europee. «R B E L G I O Elezioni, esito incerto la consultazione più incerta nella storia belga, indicano pronostici e sondaggi. Gli elettori sono 7,5 milioni e il voto è obbligatorio. La sfida principale è tra i liberal-democratici del premier Guy Verhofstadt e la destra dei cristiano-democratici dell’ex ministro della giustizia Stefan De Clerk, con i socialisti dati in crescita e certamente vittoriosi nella regione francofona. L’incognita è rappresentata dal partito fiammingo xenofobo del Vlaams Blok (Blocco fiammingo), che potrebbe superare la soglia storica del 15% e diventare un ingombrante ago della bilancia. L’incertezza è favorita anche dalle regole elettorali che prevedono la ripartizione dei seggi con il proporzionale, ma nel quale pesano molto le alleanze prima e dopo il voto. Così, salvo clamorose sorprese, già si prevedono lunghi negoziati per arrivare a formare una maggioranza. Intanto, la coalizione governativa uscente, formata da liberali, socialisti e verdi, ha perduto i ministri del partito verde. Il movimento, che aveva ottenuto un brillante risultato nelle ultime elezioni, potrebbe subire un ridimensionamento. I liberali sperano di crescere e di poterne fare a meno, i socialisti probabilmente faranno di tutto per includerli in un futuro gabinetto, ma potrebbero essere gli stessi verdi a decidere di non rientrare nell’Arcobaleno. E’ domenica 18 maggio 2003 il manifesto S O C I E T À Un G8 a tolleranza zero Zone rosse, gas Cs e pallottole di gomma per i contestatori. Ci sarà anche la polizia tedesca I SERENA TINARI GINEVRA l Governo federale ha fatto marcia indietro: chiederà rinforzi alla Germania, cedendo alle pressioni della ministra della giustizia e polizia di Ginevra Micheline Spoerri. 750 Schupos, gli agenti antisommossa tedeschi, con 15 camion idranti, dovrebbero dunque unirsi alle forze svizzere per difendere il vertice di Evian. La decisione sarà ratificata mercoledì dal Governo nella sua seduta settimanale e a giorni dovrebbe arrivare la conferma dal ministro degli interni tedesco Otto Schilly, che aveva già assicurato questo aiuto alla sua omologa svizzera Ruth Metzler. La notizia ha suscitato inquietudine nel Forum sociale lemanico, che protesta «per una misura del tutto sproporzionata, che aggiunge tensione a una situazione già delicata e rischia di aumentare la psicosi e il rischio concreto di aggressioni da parte della polizia». Gli agenti tedeschi dovrebbero essere destinati alla difesa dell’aeroporto di Cointrin e il Forum sociale chiede che in nessun caso si trovino a contatto con i manifestanti. Venerdì il Partito socialista, l’Unione di centro e il Partito democristiano hanno espresso forti critiche contro una decisione «immotivata» e «sconsiderata», puntando il dito contro il continuo cambiare idea dell’esecutivo federale. Ieri mattina, intanto, a Biére, nei pressi di Losanna, le polizie dei cantoni Ginevra, Vaud e Valais hanno illustrato in una conferenza stampa la«doctrine d’engagement», ovvero l’insieme di regole, criteri ed armi che saranno impiegate dagli agenti nella difesa del G8, lato svizzero. «Legalità, opportunità e proporzionalità», ha spiegato il maggiore Alain Bergonzoli, «sono i cardini della dottrina sottoscritta in un concordato dai cantoni francesi e italiani già nel 1999 e ribadita per la gestione di Evian: a questa dottrina faranno riferimento anche le altre polizie cantonali e straniere coinvolte». Sotto una pioggia battente, i giornalisti sono stati accompagnati in una visita guidata nel mondo dei Robocop elvetici, che da due giorni si allenano per il G8. Dalle speciali tenute ignifughe acquistate per l’occasione dal canton Vaud (che sarebbero 250, anche se i media romandi avevano scritto 400), agli idranti che spareranno acqua mescolata con gas lacrimogeno Cn, ma «avviseremo i manifestanti del Luglio 2001, polizia in assetto antisommossa al G8 di Genova. Foto Riccardo de Luca Da Losanna la sfida agli otto «grandi» ANDREA CAPOCCI LOSANNA Stretta tra lago e montagna, Evian non riuscirà ad ospitare le migliaia di persone dell’organizzazione, delle delegazioni dei Grandi e delle dodici nazioni invitate al vertice. Per fortuna (del G8), Losanna si è prontamente messa a disposizione. Per la città svizzera è una vetrina internazionale, ma stavolta gli oneri potrebbero superare gli onori. La collaborazione al vertice ne farà infatti uno dei luoghi principali delle mobilitazioni anti-G8. Diverse iniziative vi sono state organizzate e per ospitare i manifestanti sarà creato un vero e proprio «Villaggio alternativo». Al vertice parteciperanno ventuno paesi, Svizzera inclusa. A Evian sarà infatti siglato il Nepad (Nuovo partenariato per l’aiuto allo sviluppo), un accordo tra nord e sud del mondo che stabilirà le linee-guida dello sviluppo economico a livello globale. Proprio l’allargamento del vertice è uno dei moti- vi della protesta contro il G8. Oltre al tentativo di esportare nel sud uno sviluppo deciso solo al nord, i new global denunciano gli stessi governi invitati al G8, in cui democrazia e libertà sono merci tuttora rare. Le delegazioni di questi paesi saranno ospitate a Losanna e l’intero lago sarà dichiarato «zona rossa». Divieto di accesso anche al porto di Losanna, attorno al quale si concentrano gli hotel dove saranno ospitate le delegazioni. L’opposizione al G8 precederà il vertice: già giovedì 29 maggio (il G8 inizia il primo giugno) si terrà la prima delle manifestazioni internazionali. Un corteo partirà dalla zona rossa per raggiungere la piazza centrale cittadina, per una serata di festa e concerti. Le forze politiche che vi parteciperanno vanno dal partito socialista alle frazioni più radicali del movimento, di storica tradizione libertaria. Il comitato contro il G8 si è comunque impegnato ad azioni non violente e «festive». Venerdì vedrà l’arrivo a Losanna di una carovana di biciclette da Berna. La sera successiva, Losanna parteciperà ad una suggestiva iniziativa detta «Fuoco al lago!»: dei falò illumineranno tutto il perimetro del lago tranne Evian, unica macchia di oscurità di una regione altrimenti infiammata dall’opposizione al vertice. Dopo la grande manifestazione a Ginevra di domenica mattina, infine, la protesta convergerà di nuovo a Losanna per «disturbare» l’inizio del vertice vero e proprio, previsto nel pomeriggio. Le manifestazioni accerchieranno la «zona gialla» (proibita alle dimostrazioni), ostacolando così l’imbarco verso Evian. Il villaggio autogestito «Oulalac’ village» nascerà in riva al lago (l’ubicazione è in via di definizione), in cui si potrà alloggiare e partecipare a feste, concerti, assemblee. Il «villaggio» sarà il cuore pulsante della mobilitazione losannese. A una settimana dalla sua apertura, prevista per il 24 maggio, non resta che sperare nel bel tempo. imminente». Gas Cs, invece, in candelotti e nei diffusori che i militari porteranno a spalla, sui quali il maggiore Bergonzoli si è lasciato andare a una battuta tanto facile quanto di dubbio gusto: «non sembra forse un giardiniere alle prese con un fertilizzante?». Gas e pallottole di plastica saranno «rimedi estremi, destinati ai casseurs», ma la parola d’ordine è «desescalation», ovvero «cercheremo in ogni modo di contenere i momenti di tensione». Gli ufficiali lo ripetono di continuo: «il diritto di manifestare democraticamente sarà rispettato», ma sarà tolleranza zero «per chi cerchi di violare la zona rossa, o non obbedisca agli ordini della polizia». Dopo tre ore di dimostrazione, fra marce militari, scudi di plexiglas e sorrisi alle telecamere, l’aperitivo con i giornalisti. E dopo un paio di bicchieri di vino, a un istruttore del canton Vaud proprio gli scappa da dirlo, alla giornalista italiana: lui, a Genova c’era. «Come osservatore, con la mia telecamera digitale. È stata un’esperienza incredibile: i manifestanti erano delle vere bestie. Speriamo di fare tanto bene ad Evian come hanno fatto i nostri colleghi italiani a Genova». A chi gli ricorda che è a Genova è stato ucciso un ragazzo che aveva appena ventitré anni, tranquillo replica: «c’est dommage», è un peccato. Intanto a Ginevra, presso la Maison des associations, si incontrava il team legale europeo per Evian, su iniziativa dell’Aed (avvocati europei democratici) e della Commissione internazionale diritti fondamentali e globalizzazione (www.globaldr.org). Avvocati da Francia, Svizzera, Grecia e Italia hanno discusso del coordinamento per i giorni di Evian: ci saranno legali a tutte le frontiere e nei luoghi delle mobilitazioni (ad Annemasse, Ginevra, Losanna), che indosseranno una pettorina rossa e saranno a disposizione dei manifestanti contro arresti preventivi, espulsioni, schedature illegali (contatti: [email protected]). Del gruppo fanno parte anche studenti e attivisti, che si coordineranno con i legali, mentre a Ginevra ci sarà una postazione fissa di riferimento (telefono attivo dalla prossima settimana: 0041 22 329 20 69). A Parigi, intanto, un gruppo di giuristi, magistrati e avvocati ha dato vita a un Osservatorio sulla legalità per Evian, che chiede il rispetto dei diritti umani «per tutti i manifestanti, anche per coloro che si rendano responsabili di un’azione illegale». Nove i referendum, il più importante è quello sull’energia atomica. Si vota anche su sanità e disabili Nove referendum federali in un giorno solo: tanta abbondanza nella storia della Confederazione si era vista una sola volta, nel lontano 1866. E per le spiegazioni di prassi all’elettorato, il governo ha dovuto mettere insieme un opuscolo di 96 pagine. Si vota stamattina, le urne si chiudono alle 12.30 e alle 14 ci saranno le prime proiezioni. Fra i quesiti, il più caldo è quello sul nucleare: due iniziative, entrambe promosse dalle forze di sinistra, chiedono di chiudere le centrali atomiche. L’iniziativa «Moratoria più» propone di rinnovare per dieci anni il blocco sulla costruzione di nuove centrali (la precedente moratoria è scaduta nel 2000); chiede che alla cittadinanza sia data la possibilità di scegliere se utiliz- zare per il proprio consumo quotidiano di energia nucleare e che qualunque potenziamento degli impianti attivi sia sottoposto a referendum. «Corrente senza nucleare» propone invece di chiudere entro il 2014 tutti gli impianti atomici svizzeri. La maggioranza del parlamento e il governo hanno invitato la popolazione a respingere entrambi i quesiti, e per l’esecutivo si è dovuto impegnare il ministro dell’energia, il socialista Moritz Leuenberger: una posizione scomoda, non solo perché il suo partito sostiene le iniziative, ma anche perché il deputato Leuenberger cinque anni fa aveva proposto di farla finita con l’energia atomica. Secondo l’opposizione, i termini proposti nei quesiti non consentirebbero di rimpiazzare con energie pulite quel 40 per cento del fabbisogno nazionale di energia elettrica che attualmente forniscono le 5 cen- trali atomiche attive (il restante 60 per cento proviene quasi interamente da impianti idroelettrici). Secondo i promotori dei referendum, invece, si tratterebbe di un falso problema, visto che almeno un terzo della produzione elettrica svizzera viene comunque esportato: e se c’è un surplus, non si potrebbe verificare una perdita economica rilevante. Ma nella sostanza tutte le forze politiche concordano: l’era atomica deve chiudersi, anche perché a 34 anni dall’inaugurazione della prima centrale la Svizzera non ha ancora trovato una soluzione per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi. Al voto anche sulla «parità di diritti per i disabili»: il referendum chiede di inserire nella Costituzione un articolo che espliciti il divieto di discriminare una persona in virtù di «menomazioni fisiche, mentali o psichiche». I N B R E V E Gita tragica di ventinove morti il tragico bilancio di un incidente avveE’ nuto ieri mattina in Francia sull’autostrada A6, dove un pullman a due piano affollato di turisti tedeschi diretti in Spagna è uscito di carreggiata e si è rovesciato in una scarpata. Secondo l’ultimo bollettino, fornito in serata dalla prefettura del Rodano, ci sono anche quarantacinque feriti e otto di essi versano in gravi condizioni. L’incidente è successo alla periferia nord di Lione (sudest), sull’autostrada che porta al Mediterraneo. Il pullman - partito da Helmstedt, vicino ad Hannover aveva a bordo 68 persone. I turisti tedeschi avevano vinto una lotteria e stavano andando in viaggio-premio nella penisola iberica. Due anni a Sodano ue anni e 4 mesi di reclusione sono stati inflitti dal tribunale D di Agrigento al senatore Calogero Sodano (Udc), ex sindaco della città dei Templi. I giudici hanno ritenuto Sodano responsabile di irregolarità compiute nelle opere di urbanizzazione del quartiere denominato Favara Ovest. Il tribunale, presieduto da Francesco Carini, ha pure condannato a 2 anni di reclusione l’altro ex sindaco di Agrigento ed ex deputato Dc, Roberto Di Mauro. Condanne anche per gli ex assessori comunali Calogero Baldo (4 anni di carcere) per Giuseppe Catania (3 anni) e per Piero Hamel (tre anni e quattro mesi). Due anni e 3 mesi di reclusione sono stati inflitti a tre tecnici comunali per truffa, abuso d’ufficio e falso. Riina operato on tornerà nell’ospedale di Ascoli Piceno, per il momento, N Totò Riina, che rimane al terzo pia- Svizzera al voto per chiudere le centrali nucleari S.T. BERNA 13 In particolare, i promotori chiedono che siano rimosse le barriere architettoniche da tutti gli edifici pubblici. Il governo si è opposto all’iniziativa, adducendo gli alti costi che comporterebbe. E per fare fronte alle 120 mila firme che l’hanno sostenuta ha portato in Parlamento una legge-quadro definita dalle associazioni «timida e insufficiente». «La salute a prezzi accessibili», referendum proposto dal Partito socialista, propone una riforma radicale del sistema sanitario. Due votazioni riguardano la riforma delle forze armate: è il progetto Esercito XXI, approvato dopo un lungo e complesso dibattito nelle camere federali, che prevede una riduzione degli effettivi dagli attuali 360 mila a un massimo di 140 mila soldati. «Per una domenica senz’auto in ogni stagione» propone infine quattro giornate l’anno senza auto. no del nosocomio di Teramo, nell’unità di terapia intensiva coronarica, in condizioni stazionarie dopo l’intervento di angioplastica. Strettissime le misure di sorveglianza, all’esterno e all’interno dell’ospedale, che sono state istituite anche per l’intera giornata di domani. I medici non hanno emesso alcun bollettino sulle condizioni di salute di Riina. Hanno fatto sapere, comunque, che il paziente non sarà trasferito nell’area dell’ospedale normalmente riservata ai detenuti, al settimo piano, in quanto non attrezzata, per la circostanza, dal punto di vista sanitario. Fitti europei n funzionario europeo è stato arrestato giovedì dalla polizia U belga perché affittava a immigrati illegali locali che stavano tra l’indecente e l’insalubre. Ironia della sorte il funzionario, Aloysius W. di 51 anni, lavora alla Direzione generale giustizia ed interni, proprio quella che disegna la leggi europee sull’immigrazione e che ha fatto della lotta al traffico di esseri umani una delle sue bandiere. Aloysius disponeva di 5 locali in differenti quartieri di Bruxelles che sono stati affittati ad almeno 58 immigrati, provenienti da Russia, Bulgaria, Somalia, Nepal ma soprattutto zingari rumeni. Loro pagavano tra i 70 e i 400 euro al mese a testa. Aloysius è adesso in carcere e forse verrà sospeso dalla Commissione per 4 mesi. Assemblea a Roma il momento di riavviare un percorso di sensibilizzazione e di mobilitazione di massa coinvolgendo il numero più ampio possibile di migranti, organizzazioni della società civile, associazioni antirazziste, sindacati, partiti, personalità, cittadini, uomini e donne per rivendicare una diversa politica dell’immigrazione in Italia ed in Europa». E’ questo un passaggio dell’appello lanciato da numerose associazioni e personalità che propone per oggi alle 10 un’assemblea nazionale che si svolgerà a Roma in via Buonarroti 12 presso la Sala fredda della Cgil Lazio. «E’ L'Adsl parte alla carica, nasce Alice Ricaricabile. 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In pratica quella che finora era stata una sperimentazione, condotta da alcune università, viene inserita in un quadro coerente; soprattutto vengono fissati dei criteri di qualità, per far sì che l’università a distanza non sia di serie B. In questi stessi giorni tuttavia un affollatissimo incontro organizzato dalla Fondazione Ibm e dalla Università di Milano Bicocca, ha messo in pubblico i limiti e le frontiere del cosiddetto e-learning, contribuendo anche a smantellare alcuni miti che si stavano pericolosamente sviluppando. Il primo di tutti, di cui sembrano vittime anche i funzionari del Ministero, è quello secondo cui l’insegnamento a distanza consentirebbe significativi risparmi. Secondo il Sole24ore, il Miur (ministero dell’università) valuta che un corso di laurea tutto telematico costi soltanto un quarto di uno normale: clamoroso. Le cose purtroppo non stanno così, come viene documentato dalla ricerca della Bicocca, coordinata dal professor Raoul Nacamulli e pubblicata da Etas con il titolo «La formazione, il cemento e la rete». Il perché è presto spiegato: per essere una cosa seria l’insegnamento a distanza (chiamiamolo così, anche se il termine è impreciso e mette in luce solo uno degli elementi) chiede un grande lavoro di progettazione e realizzazione delle infrastrutture tecnologiche e soprattutto dei materiali didattici. Se ogni docente sperimentato è certo capace di andare in aula e tenere la sua «conferenza» agli studenti, la costruzione di una lezione online, magari in forma di ipertesti, multimedia, animazioni e simili raffinatezze chiede molta progettualità di tipo non lineare (non si tratta di stendere una dispensa) e competenze supplementari. Facilmente i singoli blocchi di lezioni dovranno essere costruiti insieme a un regista multimediale e con un grafico animatore programmatore. Serve molto tempo, molta intelligenza e molto lavoro umano. Le stime di chi scrive sono che una lezione multimediale da convogliare via Internet chiede un tempo 10 volte superiore rispetto alla stesura di un testo fatto di sole parole. In altre parole i costi sono dieci volte più alti. L’obiezione dei sostenitori dell’insegnamento a distanza suona così: d’accordo, è tutto vero, ma una volta costruiti i singoli moduli, questi possono essere usati e riusati più volte, assemblandoli in varia maniera come in un Lego (si parla in questo caso di Learning Object) e la loro «distribuzione» agli studenti avviene in maniera assai economica: niente più aule da gestire (pulire, mantenere), niente bidelli né spazi fisici; solo connessioni Internet e interazioni a distanza. In altre parole succederebbe come con il software, dove costa moltissimo produrre la prima copia, ma pochissimo, al limite nulla, la sua distribuzione. Anche questo è solo parzialmente vero, tuttavia: se si vuole insegnare seriamente, non si tratta solo di distribuire delle dispense elettroniche, ma di supplire all’assenza di interazioni faccia a faccia, con una buona dose di relazioni online. E infatti anche il decreto del ministero parla di «attività formative basate sull’inte- I consiglieri della ministra Moratti sono convinti che la «laurea on line» sia la soluzione per ridurre i costi dell’istruzione universitaria e il gap formativo col resto d’Europa. Ma sembrano dimenticare i fondamenti di ogni trasmissione della «conoscenza» (che non coincide mai con la semplice diffusione di «informazione») rattività con i docenti-tutor e con gli altri studenti»; significa dunque che per ogni dieci studenti ci deve essere un tutor (un tempo li si chiamava assistenti, ma in inglese suona più moderno) che ne segua l’apprendimento, che risponda alle lettere elettroniche di chiarimento e via interagendo. Perciò una classe di 100 studenti chiede un docente e dieci assistenti, e di nuovo i costi tornano a salire. Questo non significa che allora non si debba fare o che non sia utile usare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione per migliorare in qualità l’insegnamento universitario e per «produrre» più laureati, colmando il penoso distacco tra l’Italia e gli altri paesi europei. Ma questo va fatto (a) senza illudersi di avere trovato la bacchetta magica, nell’occasione denominata Internet, e (b) miscelando nella maniera più saggia il vecchio e il nuovo. Non per caso il titolo del libro-ricerca di Ibm-Bicocca parla di «cemento e rete», dove il cemento allude al mondo fisico e reale (old) e la rete è la rete (new). In questo come in altri settori (il commercio, i media) le tecnologie della comunicazione non sostituiscono mai completamente gli altri tipi di relazioni, né lo potrebbero. Provocatoriamente ma non troppo il professor Nacamulli, aprendo l’incontro sull’elearning, ha proposto di togliere quella lettera ‘e’ con il trattino, e parlare semplice- mente di apprendimento e formazione; perché in fondo il problema è sempre lo stesso, quello di usare tutti gli utensili di produzione e trasmissione e della conoscenza per farlo al meglio. Si pensi a un maestro/a di scuola elementare: guai se, dovendo realizzare un progetto didattico con i suoi alunni bambini/e, si sentisse obbligato (come sembrano suggerire certe enfasi tecnologiche della ministra Moratti) a usare comunque computer e rete; al contrario volta per volta sceglierà il linguaggio migliore per affrontare quel certo tema; magari realizzeranno un gigantesco affresco murale, oppure una vecchissima recita scolastica, o un giornalino di classe, o un sito web, se sarà utile per imparare un’altra modalità di comunicazione, ma ogni volta secondo esigenze e suggestioni. Ma le imprese imparano? Problemi di trasformazione affrontati con acquisti di software F. C. La preside di Scienze della Formazione all’università della Bicocca, Susanna Mantovani, non è una tecnologa, ma una studiosa dei processi di apprendimento, soprattutto nell’infanzia, e tuttavia al convegno milanese ha raccolto un prolungato applauso (cosa assai rara nei convegni) da un pubblico fatto prevalentemente di tecnologi e di molti manager dell’insegnamento, orientati al business. Come mai? Perché non ha fatto la parte dell’umanista che si ritrae un po’ indignata di fronte alle nuove invadenti tecnologie, ma ha fatto notare sommessamente come esse, al di là dei tecnicismi, siano molto interessanti proprio dal punto di vista culturale, per quello che ci dicono, o che ci spingono a chiederci, rispetto alle modalità di apprendimento in un ambiente a rete. Del resto la storia dell’e-learning è oramai assai lunga e comincia ben prima dell’Internet o dei personal computer. Ha conosciuto varie fasi, anche ingenue, e varie denominazioni, tipo «Computer Based Training» o «Computer Assisted Instruction» e ha raccolto molti successi e molte sconfitte. I successi si riferiscono quasi esclusivamente ai processi di addestramento: se si tratta di aggiornare gli addetti alla vendita o manutenzione delle macchine da fotocopie rispetto alle prestazioni di un nuovo modello, un Cd-Rom inviato a tutti o un sito Internet con tutti i manuali, colorati e animati, risulta senza dubbio più efficiente (costi) e più efficace (qualità) di un manuale cartaceo o di sessioni in aula che raccolgano la popolazione sparpagliata dei manutentori Xerox. In casi del genere si distribuiscono informazioni strutturate, coerenti e facilmente spezzettabili in moduli e oggetti. Ma all’università non si tratta solo di trasmettere informazioni, ma di favorire la costruzione di saperi, dove il singolo si impadronisce sia di metodi che di contenuti. Si insegna a studiare studiando. E magari, come avviene nel migliore dei casi, si inse- dedicate al «Change» (cambiamento) e acquistano ricchi software per il lavoro cooperativo di gruppo. La sensazione sgradevole di chi scrive (ovviamente soggettiva e certo soggetta a ampie possibilità di errori) è che tutte le organizzazioni grandi, siano esse aziende, partiti o istituzioni, mancano regolarmente l’obbiettivo anche quando volonterosamente lo enunciano. E questo non dipende dalle tecnologie impiegate; le tecnologie semmai finiscono per essere un alibi mentale: le si acquista pensando di avere fatto qualcosa e di avere creato le condizioni per cui l’innovazione felicemente zampilli dal basso. Ma nessuna grande organizzazione sembra osare davvero fare il passo decisivo, che è quello di mettere in discussione i propri modelli sociali: in un partito la catena di comando dei funzionari avrà una naturale tendenModelli di gestione maniacali za a perpetuare se stessi, anche se intorno i Moretti e i nel far apprendere «procedure» girotondi rendono palese che seriali; ma così si perde la stanno «perdendo mercato e capacità di affrontare i problemi clienti». In un’azienda l’introduzione di politiche delle le», magari sparpagliato tra i dipen- risorse umane destrutturate e meno denti e non socializzato, diventa un rigide, viene considerata un rischio fattore decisivo di successo, per eccessivo rispetto ai benefici evenesempio consentendo di aggiustare il tuali di avere dipendenti motivati e tiro e di continuare a cambiare in un allegri. Se alle 17 meno due minuti si mondo che cambia. Perciò gli antichi forma la coda davanti al cartellino Uffici del Personale vengono ribat- segnatempo dell’uscita, questo non tezzati Human Resources e dovreb- significa banalmente che quei dipenbero preoccuparsi non solo della bu- denti sono degli scansafatiche, ma sta paga e del controllo del cartellino semmai che in quell’azienda o ufficio delle presenze, ma anche della cre- pubblico ci si accontenta di misurare scita della cultura delle persone e il tempo e non la qualità del lavoro: della loro messa in comune. Questo uscirne non appena possibile è l’unisignifica che anche la formazione ca soluzione consentita ai dipendennon è solo trasmissione di valori ti e il cartellino l’unica modalità di aziendali e di competenze specifiche gestione delle persone che quella orrispetto all’attività di quell’impresa, ganizzazione è capace di seguire. ma stimolo e occasione di co-produ- Forse la formazione andrebbe rivolta zione di idee e cultura, senza le quali ai capi del personale e ai manager, prima che essere «somministrata» ai l’innovazione non è possibile. Un esame spassionato delle espe- dipendenti via Intranet, altrimenti rienze in corso sembra segnalare tut- l’obbiettivo ambizioso di un’organiztavia che tutto ciò avvenga assai po- zazione che impara e che cambia reco, anche quando presuntuosamente sterà una cosa da sociologi immagile aziende creano apposite direzioni nari. gna anche a produrre conoscenza. E’ proprio su questo terreno che le cose si fanno insieme interessanti e difficili. Infatti non solo le università, ma anche le aziende, hanno un problema di messa in pubblico e in comune delle conoscenze, e di produrne di nuove. Non per caso una delle locuzioni oggi più in voga tra i manager e gli informatici è «knowledge management», per la quale gestione le aziende del software si affannano a offrire «piattaforme» tecnologiche sempre più complesse, raffinate e costose. Questa tendenza, per quanto possa apparire assai modaiola, corrisponde a una trasformazione reale delle imprese e della società, dove effettivamente il «capitale intellettua- Pensiero debole 16 I « C U L T U R A il manifesto SANDRO MEZZADRA o leggevo ed esultavo, e attento seguivo, esultando, la misteriosa curva della retta di Lenin». È un brano famoso, tratto da L’armata a cavallo di Isaak Babel’, che ha consentito a lungo, a generazioni di militanti, di proclamare la propria fedeltà a Lenin contro «processioni e mausolei, con la regola fissa dell’ammirazione», per citare quanto scriveva a pochi mesi dalla morte del dirigente bolscevico un altro grande della letteratura sovietica degli anni Venti, Vladimir Majakovskij. Come a dire che i salti e le discontinuità che segnano la vicenda della lotta di classe, e di cui proprio Lenin ha magistralmente saputo apprezzare ed esaltare il rilievo per la teoria e per l’azione politica rivoluzionaria, rendono vana ogni pretesa di linearità nel ricollegarsi alla sua opera, ne ridicolizzano ogni metaforica o letterale imbalsamazione. Ma per introdurre alla lettura del recente volume di Slavoj Zizek, Tredici volte Lenin. Per sovvertire il fallimento del presente (traduzione di Federico Rahola, Feltrinelli, pp. 170, € 17,50), è il caso di procedere un poco oltre, appena un capoverso, nei racconti di Babel’, e di ricordare le parole pronunciate da Surovkov, «il più anziano dei cosacchi», non appena il narratore ha finito di leggere l’articolo di Lenin: «la verità fa prudere il naso a tutti, ma il bello è tirarla fuori dal mucchio, e lui la coglie con un colpo solo, come fa la gallina col grano...». Ecco, la verità è al centro del libro di Zizek. Qui sta il suo carattere inattuale, ben al di là della semplice scelta di intitolare a Lenin un denso pamphlet. Certo, si potrebbe pensare all’ennesima provocazione dell’eclettico filosofo sloveno, cresciuto alla scuola di Lacan e a suo agio nel citare film e serie televisive destinati a un pubblico di massa. Ma chi conosce la sua opera degli ultimi anni sa che non di questo si tratta, ha ben registrato con quale puntualità il riferimento al «significante Lenin» ricorra nei momenti di maggior impegno teorico-politico del lavoro di Zizek – nell’importante capitolo sulle vicissitudini della «soggettivazione politica» in Il soggetto scabroso (del 1999, anch’esso appena edito in italiano da Cortina) ad esempio, o nell’impegnata discussione sullo statuto dell’universale condotta un paio d’anni fa con Judith Butler ed Ernesto Laclau (Contingency, Hegemony, Universality. Contemporary Dialogues on the Left, Verso, 2000). In che senso, dunque, la verità? E soprattutto: perché Lenin? Che cosa ha da dire l’autore di Materialismo ed empiriocriticimo ai raffinati lettori contemporanei, che hanno assimilato il portato «scettico» del «principio di indeterminazione» di Heisenberg e si sono abituati almeno a partire da Popper a considerare convenzionale la base della scienza? La risposta di Zizek è tutto sommato piuttosto chiara. Non si tratta certo di riabilitare la teoria leninista del rispecchiamento (che considera appunto la coscienza mero «specchio» della realtà oggettiva): il punto è, semmai, «rivisitare» il materialismo fino ad affermare che «una conoscenza “oggettiva” della realtà è impossibile precisamente perché noi, Coscienza, siamo già da sempre parte della realtà, nel mezzo di essa». Le antinomie kantiane sono il pane e il punto d’onore del materialista: l’universo pensato come insieme altro non è che nulla, perché il presupposto della sua pensabilità è l’uscita da esso del soggetto, la rottura dei vincoli materiali che ne definiscono strutturalmente («ontologicamente») lo statuto. La teoria del rispecchiamento, dunque, si dimostra agli occhi di Zizek segretamente idealista: una realtà esterna pienamente costituita può esistere solo «attraverso una Coscienza immateriale». Ma non si fonda in ultima istanza su analoghi presupposti la tesi sostenuta da Lenin nel Che fare?, ovvero l’idea di un Partito che «dall’esterno» porta la coscienza rivoluzionaria alla classe operaia, interrompendone la «naturale» deriva tradeunionistica? Non è così, afferma Zizek, e si incarica di dimostrarlo attraverso un confronto tra Lenin e Kautskij. Anche quest’ultimo parlava degli «intellettuali» come di un soggetto esterno alla classe operaia: proprio in virtù di questa collocazione sociale, essi potevano attingere l’oggettività della «scienza» marxista, recandone le neutrali verità in dono agli operai. Affatto diversa è la domenica 18 maggio 2003 L’inattuale politica della verità stesso soggetto di celebrare in modo non problematico la propria sovranità sul mondo. La lotta di classe, in altri termini, «è la Forma del Sociale: ciò che sovradetermina ogni fenomeno sociale e rende semplicemente impossibile ogni pretesa di neutralità nei suoi confronti». È il fatto di essere pienamente installato dentro questa forma, e non certo il disporre di «una conoscenza effettiva, determinata una volta per tutte», ciò che fa sì che il partito di Lenin occupi, in quanto soggetto politico collettivo, il posto della verità. Di una verità e di un universale che, sta qui il senso del discorso di Zizek, non solo non escludono la partigianeria, ma la assumono come propria condizione materiale di possibilità condizionandola a loro volta: in ogni situazione concreta, infatti, «la verità UNIVERSALE può essere articolata solo a partire da posizione di Lenin: per lui gli intellettuali sono sì esterni alla «lotta economica», ma «non possono assolutamente esserlo», scrive Zizek in un passo in cui è evidente l’influenza di Althusser, «nei confronti della lotta di classe», che li cattura anzi in un conflitto di ideologie al fondo «inaggirabile». Eccoci dunque giunti alla questione decisiva a cui rimanda Tredici volte Lenin. Potremmo definirla l’urgenza di una teoria politica della lotta di classe, imposta dall’attraversamento dei dibattiti teorici degli ultimi anni – da quelli su multiculturalismo e postcolonialismo a quelli, decisamente più apprezzati da Zizek, sul femminismo radicale. Contro ogni immagine ordinata - e ordinativa - della realtà sociale, la lotta di classe è il reale lacaniano, la ferita originaria che impedisce allo «Tredici volte Lenin», un volume di Slavoj Zizek. In una realtà che porta a triturare nel pastiché postmoderno ogni progetto di trasformazione, qualsiasi nostalgia per Lenin è destinata alla conferma dello status quo. Per il filosofo sloveno va invece accolto il nucleo centrale della sua riflessione, cioè il conflitto di classe come base fondante dell’azione politica Slavoj Zizek è nato a Lubjana nel !949, ma da molti anni vive tra Berlino, Londra, Parigi e la Slovenia. Autore prolifico, solo da pochi anni le sue opere sono state tradotte. Feltrinelli ha pubblicato «Il grande altro» e «Tredici volte Lenin», mentre Raffaello Cortina ha tradotto «Il godimento come fattore politico», nonché la sua opera più filosofica: «Il Soggetto scabroso». La piccola casa editrice Città aperta ha tradotto il provocatorio saggio «Difesa dell’intolleranza», mentre Meltemi ha pubblicato le riflessioni sullo stato, pessimo, della democrazia a partire dall’attacco alle Torri gemelli l’11 settembre («Benvenuto nel deserto del reale»). Lenin visto da Andy Warhol una posizione profondamente PARTIGIANA – ché, del resto, la verità è per definizione sempre situata da una parte». È questa, e null’altro, la «scommessa di Lenin», storicamente maturata nella solitudine e nella disperazione della Prima guerra mondiale, di cui si tratta di ristabilire l’attualità. Tra una citazione di Brecht e una barzelletta sul socialismo reale, tra una stilettata ai teorici del multiculturalismo e una disamina di Matrix c’è anche molto d’altro, compresa qualche eccessiva ridondanza, nel libro di Zizek. Ma il suo nocciolo duro sta qui, in questa rivendicazione di una politica della verità che intende porre nientemeno che il problema del partito, in una prospettiva certo priva di ogni elemento «vetero», all’interno della scena in cui operano i nuovi movimenti sociali – e in particolare quello che da Seattle in avanti si è caratterizzato come movimento globale. Il «significante Lenin» viene così a coincidere con la politica tout court, «nel senso dell’Universale singolare», identificata cioè con quella capacità di rapportarsi con la «totalità del sociale» che sola consente di riattivare la critica del capitalismo e, come Zizek mostra in modo convincente in un serrato dialogo con le posizioni di Badiou, Rancière e Balibar, della stessa democrazia. Non si può negare, a mio giudizio, che l’analisi di Zizek colga spesso nel segno, sia sotto il profilo squisitamente teorico sia nell’indicare un insieme di problemi e di difficoltà esistenti all’interno del «movimento globale». Nell’assordante silenzio di questo strano dopoguerra, Tredici volte Lenin risulta anzi un’utile e benvenuta provocazione per tutti noi, che di quel movimento siamo parte. Occorre tuttavia rilevare che raramente il discorso di Zizek va davvero oltre il piano dell’allusione e della provocazione. E si mostra in particolare piuttosto reticente su una serie di questioni di decisivo rilievo teorico-politico. Da una parte, infatti, la sua analisi delle mutate forme del capitalismo, condotta essenzialmente attraverso un confronto con le tesi di Rifkin sul «capitalismo culturale», si arresta alla descrizione delle conseguenze che ne derivano per gli stili di vita e per le forme di proprietà, mostra certo efficacemente come sia oggi il lavoro stesso a «configurarsi sempre più come luogo osceno e indecente, che occorre assolutamente sottrarre alla visibilità pubblica», ma non fa mai davvero i conti con la questione, leninista in fondo, delle trasformazioni della composizione del «lavoro vivo» che ad esse corrisponde. Dall’altra, quello che possiamo chiamare il «significante Seattle» è spesso evocato da Zizek, di tanto in tanto con toni un poco supponenti, per indicare i limiti dei nuovi movimenti sociali. Ma non è mai indagato nella prospettiva di fare emergere l’intreccio di saperi e di esperienze, di pratiche e di linguaggi che lo costituisce e che ha profondamente rinnovato le condizioni materiali su cui si tratta di pensare la politica – e lo stesso problema «leninista» del partito. Pur potente e suggestivo in molti suoi passaggi, il discorso di Zizek non sfugge così, almeno a tratti, il rischio di risultare disincarnato. Nei soviet del cyberspazio Le provocazione del filosofo sloveno contro i cantori del capitalismo digitale «alla californiana» BENEDETTO VECCHI Internet è il «regno della libertà». Così recita il mantra degli apologeti del capitalismo «alla californiana». Libertà di parola e libertà di fare affari, aggiungono i sostenitori del neoliberismo in salsa libertaria. Tutto ciò fa parte di quel grumo di esperienze, stili di vita che fanno parte del cyberspazio. Che la storia sia diversa ci pensano a ribadirlo mediattivisti e programmatori di computer legati al mondo del freesoftware, ma un problema politico continua a presentarsi ogni volta che Internet esce dalla mitologia costruita ad arte dagli opinion makers di mezzo mondo, quello, tanto per intenderci, che si situa a nord dell’equatore. A ribadire il nodo politico del cyberspazio è il filosofo sloveno Slavoj Zizek nel volume tredici volte Lenin, in particolar mondo nel decimo capitolo, intitolato giustamente «Contro la postpolitica». Non è la prima volta che Zizek si occupa di cyberspazio, anzi si può tranquillamente affermare che dal famoso pamphlet dedicato al film Matrix non c’è occasione che Internet non ritorni nella sua riflessione. Questa volta il world wide web serve a mettere a verifica il famoso motto di Lenin sul «socialismo che è uguale a elettricità più il potere ai soviet». Zizek ritiene che l’adeguato aggiornamento di quel motto debba prevedere che «il socialismo è uguale al libero accesso ad Internet più il potere ai soviet». Potrebbe sembrare una boutade, ma non è così. La provocazione di Zizek va infatti presa seriamente in analisi, perché è inserita in un capitolo che affronta a modo suo il nodo dei rapporti sociali di produzione, spesso cancellati o soffocati dal rumore di fondo dei cantori del libero mercato. Il filosofo sloveno parla espressamente di due elementi, fortemente intrecciati tra loro alla luce del web. Si tratta del «general intellect» — per Zizek ha ragione chi ha qualificato il cyberspazione come esemplificazione dell’intelletto generale — e del mutamento della composizione sociale della forzalavoro (anche in questo caso, le poche, sferzanti pagine che egli dedica contro i teorici della fine del conflitto di classe sono da sottoscrivere). In estrema sintesi, nel capitalismo maturo si è ampiamente dispiegata quella tendenza che Marx individuava nel progressiva centralità assunta dal sapere e dalla conoscenza tecnico-scientifica nel processo lavorativo. Ma ciò a cui stiamo assistendo è l’entrata in produzione dell’intelletto sans phrase, compreso quella dimensione così impalpabile come è la sequenza genica del Dna. Ai «lavoratori digitali», sostiene Zizek, non viene solo richiesta la particolare abilità di manipolare linguaggi di programmazione: devono saper parlare e fare diventare forza produttiva quel loro saper parlare. Ed è proprio in questo specifico sviluppo delle forze produttive che la stessa nozione di proprietà privata rivela sua contraddittorietà in un sistema sociale che si fonda sulla proprietà privata, ma che punta a espropriare «la proprietà individuale» sul saper parlare. Ironia della sorte, lo strumento giuridico scelto per questa operazione di espropriazione viene chiamato «difesa della proprietà intellettuale». Una lettura convincente, ma parziale, perché relega ai soli paesi industrializzati e ad un solo settore della forzalavoro queste caratteristiche, che invece appaiono dispiegarsi per tutto il processo produttivo capitalista, tanto a nord che a sud dell’equatore. In altre parole, il web sarà pure l’esemplificazione del «general intellect», ma esso è all’opera anche tra i contadini indiani o tra gli indios dell’Amazzonia. In fondo, l’estenzione dei brevetti alle sementi e alla biodiversità non è forse, la privatizzazione di un sapere sociale diffuso, accumulato nel corso di decenni se non centinaia di anni? E tuttavia, per tornare a questo decimo capitolo di Tredici volte Lenin, risulta del tutto convincente l’invito di Zizek di non soffermarsi tanto sulla dimensione tecnologica del motto leninista ricordato prima, quando sulla specifica relazione sociale implicita nella frase «tutto il potere ai soviet». Può apparire velleitario o «fuori dalla storia» la sottolineatura dell’attualità dei soviet in quanto specifica forma di organizzazione sociale. Non è però così. I soviet vanno considerati una sfera pubblica: quindi erano, almeno nello schema leninista di Stato e rivoluzione, il luogo del conflitto e della discussione democratica, espressione di una società niente affatto schiacciata dal partito, ma dove il partito ne rappresentava una delle componenti organizzate in quanto soggetto politico collettivo. Era cioè esterno, ma anche interno alla realtà sociale che puntava a trasformare. Per questo, oggi, quell’indicazione politica è semplicemente attuale. E possiamo quindi essere concordi con Zizek: «libero accesso a Internet, ma tutto il potere ai soviet». domenica 18 maggio 2003 il manifesto V I S I O N I 17 «Il cuore altrove» di Pupi Avati, in gara. A sinistra João César Monteiro in una scena del suo ultimo film «Vai e Vem», visto fuori concorso ACCORDO FRANCO-ITALIANO Si è siglato a Cannes l’accordo triennale che renderà partner fino al 2005 Rai Cinema e la mini-major francese Europacorp, fondata e guidata da Luc Besson. Non ci sarà un semplice scambio di titoli per la distribuzione (assicurata in Italia) da 01, ma una vera cooperazione sul piano produttivo che impegna gli italiani in almeno due titoli l’anno prodotti da Europacorp, e i francesi alla reciprocità con un film italiano ogni anno. Rai Cinema avrà poi l’esclusiva in Italia sui film coprodotti o acquisiti dal listino di Europacorp. Tra i primi titoli distribuiti da 01 ci sono Fanfan la Tulipe, Bon voyage e Michel Vaillant. Per i film italiani coprodotti, Europacorp garantisce la distribuzione in Francia. Inoltre il partner francese storico di Rai Cinema e 01 (detentore del 50% delle quote), Studio Canal, cesserà il contratto di esclusiva triennale a giugno. Il cinema irriverente L’ultimo film di Monteiro regala tre ore di incanto alla Croisette. In concorso «Il cuore altrove» di Pupi Avati e «Uzak» di Nuri Bilge Ceylan Monteiro: l’irrinunciabile ironia I CRISTINA PICCINO CANNES l festival di Cannes l’ha voluto subito Vai e Vem, proiezione speciale e fuori concorso (senza repliche) che è un gesto d’affetto per il suo geniale regista, João César Monteiro, scomparso alla fine del film, e un regalo ai sensi dei festivalieri, tre ore di incanto e leggerezza che liberano nel cinema lo spazio della contemporaneità. Vai e Vem è un film magnifico: barocco per la sua essenzialità, si compone in quel corpo magrissimo e energetico del cineasta che ne è, come sempre, protagonista. E ripensando al precedente Branca de Neve, lo schermo nero con le voci degli attori che aveva fatto infuriare tanta critica (era a Venezia nel 2000, sezione Nuovi Territori di Roberto Turigliatto) il ritorno all’immagine-corpo non è in contraddizione, anzi rafforza potenzialità e estensioni di uno sguardo spinto a estremismi molto più radicali. Parola, gesto, sorriso, crudeltà omicida, mitologia di João Vuvu come si chia- Per «Vai e Vem» proiezione speciale e fuori concorso al festival di Cannes. Un gesto d’affetto verso João César Monteiro, scomparso alla fine del film. Il geniale regista portoghese è come sempre il protagonista della pellicola. Nel ruolo di un dandy ci dice che oggi non c’è bisogno della dittatura, basta un canale televisivo ma il personaggio di Monteiro, che si è lasciato alle spalle quel João de Dieu, protagonista della trilogia (Ricordi della casa gialla; La commedia di Dieu; Le nozze di Dieu), per ritrovarsi in questo meno polemico, o con diverse geometrie di cinismo. E che comunque nella sua distanza è ancora più lucido osservatore del mondo, pupilla e occhio affilati, come l’iride che nel finale del film ci segue prima di uscire dalla sala. È il regista, sono le sue immagini, quell’impasto di pittura e movimento in cui la naturalezza di ogni inquadratura è desiderio e sacralità. Cosa racconta Vai e Vem? Nulla e il mondo nel diario di viaggio quotidiano, sempre uguale e ogni giorno nuovo che João Vuvu, un vedovo, (non ha la Vespa come Moretti in Caro Diario) compie ogni mattina sul bus. Gli incontri si alternano al set della casa dove vive solo, accogliendo in tenerezza complice le ragazzine giovani e belle che arrivano come cameriere. Dandy con panama e bastone, João Vuvu ci dice che oggi non c’è bisogno della dittatura basta una canale tele- Fuga dal conformismo IN CONCORSO Nello (Neri Marcoré), 35 anni, rampollo candido di sarti valenti e volgari come i principi neri del papa, che addobbano da secoli, scappa a Bologna per insegnare latino e, prono ai desideri dei genitori (il papà è un Giannini già satira profetica del notabile di Forza Italia), sposarsi. Ma la sua cultura e raffinatezza, che fanno breccia nei cuori degli allievi affascinati da Lucrezio (e mai da lui torturati con Virgilio), gli creano ostruzionismo sul lavoro e solitudine nella vita. Nello è troppo poco timido (lo si veda all’opera in chiesa, quando sovrasta tutti nelle corali) per adeguarsi alle tecniche del conformismo che l’amico di stanza Domenico (un grande Nino D’Angelo) vuole trasmettergli. E quando incontra Angela (Vanessa Incontrada) che, come lui, ha il «cuore altrove», cioè scinde realtà e sogno, se non altro perché, bella, ricca borghese, libera, spregiudicata e «viveur», è d’un tratto diventata cieca, e non lo può vederlo, osservarlo, giudicarlo, po- IN CONCORSO ti che nel ‘94 fu membro della giuria dopo che aveva già gareggiato, senza vincere né convincere, con Bix (’90) e Magnificat (’92) esploso nel ‘84 grazie alla Quinzaine di Delors con Impiegati. Jacob indeciso se mettere in gara l’Heimat tricolore di Giordana (quello bloccato dalla Rai perché poco «pesante» per l’audience e poi scritto da due «black listed») o questo dramma d’amore un po’ Kafka un po’ Liala, ambientato nella Bologna borghese e nelle sale riservate del Vaticano, ha pre«Il cuore altrove» ferito poi la real politik e il gusto 1953 Fanfan la Tulipe Un dramma d‘amore un po’ la grande «messa in Kafka un po’ Liala, tra la Bologna ovvero scena» consolatoria: che tutti stiano al loro posto, borghese e le sale vaticane che le classi, le razze, le culre, magnanimamente, non solo que- ture non si mischino, «apartheid» è sto Il cuore altrove, unico italiano in un destino feroce, ma è scritto nel gara. Ma anche, come presidente di cielo. Fosse stato il 2002, annata d’irriCinecittà Holding, tutti i film di Fellini, per la retrospettiva, by Media- petibili shock estetici, Jacob avrebbe set, che la Croisette ha scelto e anteposto a entrambi il Cagliostro di proietta gratis sulla spiaggia, mentre Ciprì e Maresco. Ma gli artisti come il muzak che ci accompagna sul lun- Lenin devono arrivare mai un segomare mixa Nino Rota con l’allievo condo prima o un secondo dopo. Ammesso che la loro meta sia proNicola Piovani. Gilles Jacob invece ama Pupi Ava- prio smaniare per la Palma d’oro. trebbe scattare la perfetta «romantica avventura» del maschio sciovinista acculturato. Quand’ecco che, nonostante le candele accese in chiesa, quella maledetta chirurgia oculistica fa salti da gigante... Pupi Avati, 65 anni, 28 regie cinematografiche, preferisce, a Cannes, Venezia, a giudicare da quel che dice a Codelli in Festival, libro sul film con Boldi, rara incursione nella modernità. Eppure ha voluto concede- manifesto S p A Sede legale: Roma Via Tomacelli, 146 Re4gistro Imprese di Roma, Codice fiscale e P.IVA n. 04612171001 R.E.A. Roma 786970 Capitale sociale euro 17.821.608=i.v. L’Assemblea ordinaria degli azionisti si terrà il giorno 31 maggio 2003, in seconda convocazione, alle ore 15,00 presso il Centro Congressi Frentani, Via dei Frentani 4 (Roma), con il seguente Ordine del giorno 1. Deliberazioni ai sensi dell’articolo 2364 C.C.; 2. Varie ed eventuali La partecipazione all’assemblea è ammessa nelle forme di legge stituirle grazia. O al sudore dell’altra mentre stira e brucia le sue camicie un pomeriggio d’estate... Ci sono anche malattia e morte, appartengono al suo vissuto, ma l’autocompassione o la messinscena non sono la cifra di Monteiro. Se finisce all’ospedale, quasi morto, è ancora per un gesto di irriverenza, un satiro venuto in sogno che lo ha ucciso con il suo mega-fallo. E poi sarà questo fallo un cero da mettere sotto il ritratto di un Bush molto-macho. È insomma puro presente, con squarci terribili di realtà, Vai e Vem, ma sempre e comunque dentro al cinema, o irriverente e profondamente libero del suo autore che conosce alchimie e potenza dello sguardo per ricostruire il mondo. Il cinema all’entrata di casa, col manifesto di Pickpocket, e se parla di sé lascia farlo alla sua biografia, la «messinscena» della proprie ossessioni - e di quelle dei suoi film - nel racconto della ragazza che voleva essere attrice e ha per ora conosciuto solo la perversione di «un certo de Deus». Una lezione unica di ironia e di piacere. Istanbul, percorso a trappole Pupi Avati, l’unico italiano nella gara ufficiale ROBERTO SILVESTRI INVIATO A CANNES visivo. Risponde a chi attacca gli immigrati, a lezioni alla vecchia amica deputata su come vincere un avversario con un «mezzo pompino», senza arrivare in fondo, in modo che la democrazia, nell’eccitazione sospesa, è salva. Parla di preti pedofili e cita Jack Palance. La prima ragazzina è comunista. Lei ascolta Bella ciao, lui fa andare la voce di Giovanna Marini e le parole di Giovanna Daffini. Il figlio torna dal carcere e lui lo uccide, perché gli invadeva malamente la solitudine... Però alla terribile poliziotta canta una ballata di giudici e politici corrotti. E misterioso compie i suoi riti nei quali vivono presente e memoria, culture e visionarietà composta. Vaga João Vuvu, flaneur a Lisbona ma senza il sogno di progresso da secolo scorso. La sua è un’utopia concreta, fisica, parla di corpi, di odori, di sesso, le madeline proustiane sono i gamberetti con allusioni organiche, gli piace sentire gli umori, non si commuove davanti al cielo ma davanti a tettine adolescenti. Come di fronte a quella ragazza con barba e coda che raserà, sua vecchia ossessione, per re- «Uzak» del regista turco Nuri Bilge Ceylan MARIUCCIA CIOTTA INVIATA A CANNES Abisso di tristezza, paralisi mentale, Uzak è il giusto contorno per il pranzo avvelenato di questi giorni, non solo in Turchia. Il regista 44enne Nuri Bilge Ceylan, presenza costante dei festival internazionali, è al secondo Cannes, dopo il corto Koza (1995). La crisi esistenziale del fotografo single di Istanbul, interpretato da Muzaffer Ozdemir, intellettuale dandy dallo sguardo sfuggente, esplode all’arrivo di un ragazzone di belle speranze, il cugino venuto dal paese con l’idea di imbarcarsi in un cargo e andarsene per i mari. È stato licenziato dalla fabbrica, come suo padre. E adesso eccolo lì con le sue scarpe maleodoranti e le sigarette di infima marca mentre l’altro se ne sta in poltrona silenzioso, tra le sue librerie, i quadri e certe trappole per topi collose e micidiali. Nuri Bilge Ceylan allude continuamente allo scontro cinema d’arte-cinema commerciale: cos’è davvero un buon film? Kung-fu-Matrix o un’opera realistica dai lunghi dialoghi? La tv (a cristalli liquidi) passa e ripassa polpettoni d’azione e/o «edu- è uscito CD Il nuovo disco di MariaPia DeVito tumulti Quello tra la cantante Maria Pia De Vito e il percussionista Patrice Heral è l'incontro tra ricerca artistica e sperimentazione. TUMULTI è un dialogo incessante, fatto di canto dispiegato ed accelerazioni, umorismo e rumorismo, poesia e furore, improvvisazioni estemporanee e arrangiamenti per un'orchestra vocale e percussiva composta, virtualmente, da illimitati elementi. 8,00 EURO «Uzak» di Nuri Bilge Ceylan cativi», mentre il single in crisi infila di nascosto una cassetta porno. Il cugino è a letto. Per risolvere la questione teorica, il regista turco adotta tempi realistici per ogni azione marginale (mangiare, posteggiare, fumare...) che taglia con un montaggio secco. Così l’alternanza di tempi lento-veloce coniuga virtualmente i due modelli antitetici (solo per i pazzi). Nuri Bilge Ceylan dissemina il suo film, come il protagonista, di trappole per topolini cinefili, e fa ridere tutti con le sue gag mute tra i due conviventi forzati, che si fanno dispetti. Anzi. Il ricco fa dispetti al povero, e addirittura lo sospetta del furto di un orologio d’argento. Il ragazzo invece ha buon cuore, e se ne va come un cane bastonato dietro alle ragazze di Istanbul, a spiare la felicità delle coppie che giocano a palle di neve nei giardinetti lungo il mare. Nessuna nave lo prenderà a bordo, ma il ragazzo se ne frega. Rifiuto del lavoro, con grande indignazione del single che «mi sono fatto da me». È davvero squallida la vita del fotografo con la bella casa, e i sensi di colpa per aver reso sterile l’ex moglie dopo un aborto perché lui non voleva figli. L’antipatia per il personaggio, che programma sedute sessuali con l’amante, è alle stelle, soprattutto dopo la condanna a morte di un mickey mouse squittente incollato al pavimento, se non ci fosse l’occhio indulgente di Ceylan per il lupo solitario, affascinato dai paesaggi turchi. Meditabondo. Addio al cugino di campagna, se n’è andato, offeso. E il vero shock alla fine viene dall’esterno, dalla vita vera, che come il grandissimo Yilmaz Guney (Palma d’oro ‘82 per Yol, l’ultima a un film turco) Ceylan vorrebbe catturare. L’attore Mehmet Emin Toprak, 28 anni, è morto in un incidente stradale. Era il ragazzo disoccupato che voleva salpare verso l’ignoto. Forse allora ce l’ha fatta. il manifesto P R O G R A M M I D I domenica 18 maggio 2003 T E L E V I S I O N I O G G I STARGATE L’ENERGIA DELLA TERRA LA7 20.45 Puntata dedicata all’energia della Terra. Dal Messico, Fabio Tamburini indaga sul «triangolo dell’energia», uno spazio magico i cui vertici sono tre piramidi che si trovano in antichi siti archeologici di città precolombiane: Tepoztlan, Xochicalco e Teotihuacan. All’interno di questo triangolo si verificano misteriosi episodi. Stargate interroga sciamani e persone del posto per scoprire l’origine di questi eventi. Nella seconda parte il documentario «L’arca perduta». Secondo l’Antico Testamento, l’Arca dell’Alleanza conteneva le tavole dei comandamenti ed è la reliquia più preziosa della civiltà cristiana. Scomparso oltre tre secoli fa, questo mistico oggetto ha alimentato, nel corso del tempo, numerose leggende. LEGENDA 18 CULT ENERGIA ELETTRICA RAITRE 12 E 24.30 In Italia l’energia elettrica e la più cara d Europa: un kilowattora costa piu del doppio di paesi come Svezia, Austria, Finlandia. Ora che si va verso la liberalizzazione del settore, i consumatori ne trarranno dei vantaggi? Ne parlano il ministro per le Attivita Produttive, Antonio Marzano, il responsabile economico della Margherita, Enrico Letta, e l’amministratore delegato dell Enel, Paolo Scaroni. Nel primo trimestre di quest anno, l’ Enel ha fatto registrare un utile netto di 864 milioni di euro, il triplo rispetto al 2002. I N T V DA REGISTRARE CUORE MATTO...MATTO DA LEGARE DI MARIO VIAGGIO ALL’INIZIO DEL MONDO DI MANOEL DE AMENDOLA (ITALIA 1967) RAITRE 9.45 (96’) Mentre in certi film di Elvis Presley il problema era qualche volta racimolare ventimila dollari, in questo film con Little Tony bisogna mettere insieme ben centomila lire per comprare gli strumenti e mettere su un complesso. Tony è stato in America dove ha ottenuto successo (la trama allude alla tournée che Little Tony tenne negli Usa). Al suo ritorno i suoi amici di sempre hanno l’idea di farlo entrare nel business canoro. Ci sarebbe anche l’opportunità per Tony di fidanzarsi con la ricca e poco avvenente Erminia. Ferruccio Amendola e Lucio Flauto sono i consueti partner dei suoi film. Cuore matto è stato citato in maniera geniale in L’odore della pioggia. OLIVEIRA (PROTOGALLO 1997) RAITRE 3 (91’) E’ stato presentato al festival di Cannes fuori concorso e ha segnato un momento particolare: Marcello Mastroianni non fece in tempo a vederlo, ma lascia tracce indelebili al suo passaggio. Un regista se ne va con il suo attore francese di origine lusitana (Jean-Yves Gaultier) alla scoperta del suo paese di origine, accompagnati da altri due interpreti del film (Leonor Silveira e Diego Doria). Niente di nostalgico, semmai qualche impertinenza. Miscuglio di sonorità straniere si intrecciano e rimbalzano nei testi scritti sa de Oliveira, un viaggio che ha il ritmo della conversazione bizzarra e poetica, filosofica e irriverente. GROSSO GUAIO A CHINATOWN DI JOHN CARPENTER (USA 1986) CANALE 5 10 (99’) Lo Pan, tra le figure più temute della leggenda cinese è insediato nel sottosuolo di Chinatown e per liberarsi di una maledizione fa rapire Miao Yin. Il camionista Jack Burton e l’amico Wang Chi che erano andati a ricevere la ragazza all’aeroporto di San Francisco iniziano una serie di avventure per liberarla, si trovano in un mondo pieno di magie, e arrivano di fronte al malvagio Lo Pan. A loro si aggiunge anche un’avvocatessa (non manca mai nel cinema nordamericano più recete) coadiuvata da una banda di esperti in arti marziali. Originale cocktail di horror, parodia, kung fu e avventura. Divertenti effetti speciali. Con Kurt Russell, Kim Cattrall, James Hong. URAGANO DI JAN TROELL (USA 1979) RETE 4 14 (103’) Il governatore americano di Pago Pago ostacola l’amore tra sua figlia e un principe indigeno. Lo fa imprigionare, ma lui scappa e si salva prima che un uragano distrugga tutto (tranne la sua ragazza). E’ un remake da un bel film di John Ford del ‘37 (lo interpretavano John Hall e Doroty Lamour). Prodotto da De Laurentiis con una considerevole cifra piuttosto male impiegata, punta dritto all’esotismo tutto interno al genere catastrofico di moda all’epoca (erano gli anni sessanta e saranno di nuovo gli ottanta quelli dei film girati nei mari del sud). Dal regista di Una donna chiamata moglie, con Jason Robards, Mia Farrow, Dayton Ka’ne, Max von Sydow e Trevor Howard. . CODICE D’ONORE DI ROB REINER (USA (1992) UCCELLACCI UCCELLINI DI PIER PAOLO PASOLINI (ITA- RETE 4 21 (138’) «Attenzione i marines di Guantanamo Bay sono fanatici». Demi Moore avverte così l’avvocato Tom Cruise. Tratto da un successo di Broadway è la cronaca di un processo militare secondo i canoni del dramma giudiziario. Due soldati hanno ucciso un compagno vittima di una punizione e sono accusati di omicidio. Il tenente incaricato della difesa indaga sui metodi del comandante del campo, Jack Nicholson. è Daniel Kaffee che dopo la laurea in legge si arruola in Marina, dove esercita la professione e diventa famoso per il fatto di riuscire a patteggiare tutte le cause, senza dover arrivare mai in aula, ma in questo caso cambia la sua procedura. Con Kevin Bacon, Kiefer Sutherland, Cuba Golding Jr. LIA 1966) CANALE 5 1.55 (88’) E’ uno dei più bei film di Pasolini perchè con un linguaggio del tutto originale reinventa la periferia romana e l’attore più amato del pubblico e meno apprezzato dalla critica (Totò) che aveva colto in lui lo strumento principale del disimpegno. Nei quartieri devastati dalla speculazione edilizia, dalle parti dell’Appia antica, incrocia storie di strada, di poveri e di santi mentre un corvo saccente commenta come un apostolo. Accompagna Totò nel suo percorso Ninetto Davoli (raccontava che il principe De Curtis spruzzò tutto il salotto con il Ddt quando lo andò a trovare per la prima volta). L’altra faccia della «dolce vita» con francescani, vietnamiti, sottoproletari. INSOSTENIB LETALE RIVOLTANT TELECAMERE F I L M BELLI E IMPOSSIBILI SOPORIFER COSI’ COSI BELLO MAGICO CLASSICO RADIOTRESUITE OMAGGIO A BUSSOTTI RADIO 3 21 «Silvano Sylvano - Rappresentazione della vita» e il titolo del concerto-omaggio a Sylvano Bussotti trasmesso stasera in diretta dalla Sala A della Rai di via Asiago (Roma). Una serata che intende ripercorrere la storia della composizione di Bussotti con opere scritte dal 1931 al 2003. MARCELLO MASTROIANNI Mi ricordo sì mi ricordo (Raitre, ore 1.30) di Anna Maria Tatò (Italia 1997) che è stata la compagna dei suoi ultimi anni. Girato in Portogallo, mentre Mastroianni girava Viaggio all’inizio del mondo di Manoel de Oliveira, nelle pause e nel tempo libero, l’attore ripercorre come in un flash back la sua vita, dall’infanzia ai rapporti con i genitori, alla scoperta del cinema, al suo rapporto con Fellino Felllini, la sua immagine di Latin lover fino al compleanno festeggiato da tutti sul set. RAI1 RAI2 RAI3 RETE4 CANALE5 ITALIA1 LA7 6.00 6.45 6.05 6.30 6.45 6.00 6.00 6.15 6.00 7.55 8.00 8.40 7.00 6.00 7.00 7.30 8.00 9.00 10.00 10.30 10.55 12.00 12.20 13.10 13.30 13.40 16.15 16.55 17.00 20.00 20.35 20.45 22.45 22.50 23.55 0.25 0.40 0.45 1.50 3.40 4.25 5.05 5.45 Euronews Unomattina sabato & domenica - Conducono Livia Azzariti e Giampiero Galeazzi. Regia di Giuseppe Sciacca Linea verde Orizzonti Conduce Guido Barendson. Un programma di Carlo Raspollini e Aldo Tironer A sua immagine - Conduce Lorena Bianchetti Santa Messa dalla Cattedrale di Avellino Recita del Regina Coeli Linea verde in diretta dalla natura - Conduce Guido Barendson. Regia di Daniele Carminati Pole Position Telegiornale Automiblismo: Gran Premio d’Austria di F1 Speciale Domenica in Un anno di emozioni Conduce Mara Venier con la partecipazione di Giucas Casella, Stefano Masciarelli e Paolo Villaggio. Regia di Cesare Gigli Che tempo fa (all’interno) TG1 (all’interno) Telegiornale Rai Sport Notizie Un medico in famiglia Telefilm “Sabbie mobili” “Visite a domicilio” con Lino Banfi, Lunetta Savino, Martina Colombari TG1 Speciale TG1 - A cura di Fabrizio Ferragni, Fabio Massimo Rocchi, Bruno Mobrici Oltremoda - Conduce Fernanda Lessa. Regia di Roberto Ferranti TG1 Notte Che tempo fa Così è la vita... Sottovoce Conduce Gigi Marzullo Rainotte Una moglie americana Film di Gian Luigi Polidoro con Ugo Tognazzi, Rhonda Fleming, Graziella Granata Il Corvo - Telefilm “Musica maledetta” Saranno famosi a Los Angeles - Telefilm “Verso il successo” Gli Antennati - Un programma a cura di Nicoletta Leggeri TG1 Notte (R) 7.00 9.30 10.05 10.40 11.00 11.30 13.00 13.25 13.40 13.45 14.00 15.40 17.05 17.50 18.00 18.45 19.00 19.05 20.00 20.15 20.30 20.55 22.40 23.40 0.25 0.45 1.15 1.20 2.30 2.32 2.45 3.45 4.05 4.10 4.15 4.20 5.00 5.45 Zibaldone... Cose a caso Anima Mattina in Famiglia Conducono Tiberio Timperi e Adriana Volpe. Regia di Michele Conforti TG2 Mattina (8.00-9.00-10.00) TG2 - Flash L.I.S. Playhouse Disney Domenica Disney Numero Uno Mezzogiorno in Famiglia Conducono Tibero Timperi, Adriana Volpe, Marcello Cirillo e Alessia Mancini. Regia di Michele Guardì TG2 Giorno TG2 Motori Meteo 2 TG2 Eat Parade Mezzogiorno in Famiglia Conducono Tiberio Timperi e Adriana Volpe Aspettando Disney Club Superbike: Gran Premio d’Italia NBA Action TG2 - Dossier XII Round Meteo 2 Sentinel - Telefilm “Ladri di auto” Sylvester & Tweety Misteries I Classici Disney TG2 - 20.30 Streghe - Telefilm “Il ritorno di Barbas” “Il tunnel del tempo” Rai Educational - La storia siamo noi TG 2 - Dossier Storie Conduce Mauro Mazza TG2 Notte Sorgente di vita Meteo 2 Nikita - Telefilm “La replicance” Rainotte TG2 Salute (R) Ma che domenica amici Cercando, cercando Anima e Immagine L’elefante a fiori gialli Conduce Diego Grazioli NET.T.UN.O - Network per l’università Ovunque Farmacologia Clinica Lezione 18 Psicologia dello sviluppo Lezione 10 TG2 Costume e Società (R) 7.00 9.45 11.15 12.00 12.40 13.20 14.00 14.15 14.30 15.30 16.10 17.10 18.00 18.55 19.00 19.00 20.00 20.20 20.45 23.05 23.15 23.25 0.25 0.30 1.05 1.10 1.15 Fuori orario. Cose (mai) viste - Contenitore Di Ghezzi, Di Pace, Giorgini, Turigliatto Andrea Tuttostorie - Regia di Lillo Spizzico. Un programma di Mussi Bollini. Presenta i cartoni animati: Taco e Paco; Amici cuccioli; Il mio animale preferito; Papà Castoro; Mumble Bumble; L’isola di Noè; Rolie Polie Olie; Bear nella grande casa blu; Pablo volpe rossa; I sogni di Giovanna; Tommy & Oscar; Il pianeta di Pipsqueak Cuore matto... matto da legare - Film di Mario Amendola con Little Tony, Elenoire Brown TGR Europa Telecamere - Un programma ideato e condotto da Anna La Rosa. Regia di Fabrizio Borelli Superbike: Gran Premio d’Italia Giro e dintorni TG Regione TG Regione Meteo TG3 Ritratti - Claudio Villa Ciclismo: 86° Giro d’Italia 8° tappa - Rieti-Arezzo Giro all’arrivo Stappa la tappa Racconti di vita - Conduce Giovanni Anversa TG3 Meteo 3 TG3 TG Regione TG Regione Meteo A tutta tappa Blob Alle falde del Kilimangiaro Conduce Licia Colò. Regia di Alfredo Franco TG3 TG Regione Storie maledette “Il fascino discreto di un professore” Conduce Franca Leosini. Regia di Daniele Biggiero. Un programma di Franca Leosini TG3 Telecamere - Un programma ideato e condotto da Anna La Rosa. Regia di Fabrizio Borelli TG3 Meteo Appuntamento al cinema Giro notte RADIOUNODUETRE RADIOUNO NOTIZIARI: 6, 7, 8, 10, 12, 13, 15, 16, 19, 22, 23, 2, 3, 4, 5 6.03 Bella Italia - 6.08 Italia, istruzioni per l’uso - 7.10 Est Ovest - 7.30 Culto Evangelico - 8.27 GR Sport - 8.34 Hibitat magazine 9.03 Luci dell’Est - 9.16 Tam Tam Lavoro Magazine - 9.30 Santa Messa - 10.10 Con parole mie - 11.05 Diversi da chi? - 11.10 Oggiduemila - 11.55 Angelus del Santo Padre - 12.40 GR Regione - 13.25 GR Sport 13.35 Pangea - 14.00 Baobab Domenica sport - 14.05 Automobilismo: Gran Premio d’Austria - 16.45 Ciclismo: 86. 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Gesti rubati - 10.50 I concerti del Quirinale di Radio3 - 12.15 Uomini e profeti - 13.00 Di tanti palpiti - 14.00 Speciale Il Terzo Anello e Fahrenheit - 18.00 Orchestra Filarmonica della Scala - 19.00 La storia in Giallo: Catilina 19.35 Radio3 Suite - 20.00 Teatrogiornale Speciale dalla Fiera del libro - 21.00 Omaggio a Sylvano Bussotti - 23.30 Siti terrestri marini e celesti - 0.00 Esercizi di Memoria. 7.10 8.10 8.30 9.30 10.00 10.45 11.30 12.30 13.30 14.00 16.05 18.30 18.55 21.00 23.45 1.30 1.55 2.50 5.40 Riridiamo La grande vallata - Telefilm “Inferno senza fiamme” Solaris - Il mondo a 360 gradi TG4 Rassegna Stampa (R) Domenica in concerto La domenica del villaggio Anteprima - Conducono Davide Mengacci e Mara Carfagna. Regia di Rodolfo Ruberti Santa Messa La domenica del villaggio Conducono Davide Mengacci e Mara Carfagna. Regia di Rodolfo Ruberti TG4 (all’interno) Melaverde - Conducono Edoardo Raspelli e Susanna Messaggio. Regia di Michele Zito e Giancarlo Valenti TG4 Uragano - Film di Jan Troell con Max Von Sydow, Mia Farrow La battaglia d’Inghilterra Film di Enzo Girolami con Frederick Stafford, Van Johnson Colombo - Telefilm “Concerto con delitto” con Peter Falk TG4 - Telegiornale (all’interno) Codice d’onore - Film di Rob Reiner con Tom Cruise, Jack Nicholson, Demi Moore Sexy Beast - L’ultimo colpo della bestia - Film di Jonathan Glazer con Ray Winstone, Ben Kingsley, Ian McShane TG4 - Rassegna Stampa Domenica in concerto (R) La belle histoire - Film di Claude Lelouche con Gerard Lanvin, Beatrice Dalle TV TV 9.30 10.00 12.00 13.00 13.35 18.20 18.50 20.00 20.40 23.30 0.00 0.20 0.50 1.20 1.55 3.15 4.05 5.00 5.30 TG5 Prima pagina Traffico - Meteo 5 TG5 Mattina Le frontiere dello spirito Conducono Monsignor Gianfranco Ravasi e Maria Cecilia Sangiorgi Ciak Junior - Prima puntata Grosso guaio a Chinatown Film di John Carpenter con Kurt Russell, Kim Cattrall Cinque in famiglia Telefilm “Di nuovo a casa” con Scott Wolf, Jennifer Love Hewitt TG5 Buona domenica Conduce Maurizio Costanzo con la partecipazione di Laura Freddi, Luca Laurenti e Pino Insegno. Regia di Roberto Cenci Grande Fratello Story Buona domenica sera Regiad i Roberto Cenci TG5 Stranamore e poi... Conducono Alberto Castagna, Corrado Tedeschi e Maddalena Corvaglia. Regia di Mario Bianchi Nonsolomoda È... contemporaneamente Conduce Silvia Toffanin. Un programma a cura di Fabrizio Pasquero Corto 5: Play Girl Cortometraggio di Fabio Tagliavia con Valerio Mastandrea, Fabio Volo, Daniela Fazzolari Superpartes - Programma di comunicazione politica Conduce Piero Vigorelli TG5 Notte Parlamento in - Conduce Piero Vigorelli Uccellacci e uccellini - Film di Pier Paolo Pasolini con Totò, Ninetto Davoli Un giustiziere a New York Telefilm “Il giorno della vendetta” Melrose Place - Telefilm “Una strana luna di miele” Flipper - Telefilm “Fratello Flipper” TG5 (R) 7.30 11.50 12.25 13.00 13.45 14.00 15.45 18.30 19.00 20.00 20.30 22.45 23.15 0.25 0.55 3.05 4.15 4.30 6.15 6.35 STREAMTV CINEMA STREAM 5.15 Tre passi nel delirio di F. Fellini - 7.15 L’amico della mia amica di Eric Rohmer - 8.55 Fratelli d’Italia di Neri Parenti - 10.30 La morte e la fanciulla di Roman Polanski - 12.10 Medico per forza - 14.00 Pasolini - Un delitto italiano di Marco Tullio Giordana - 15.45 Hijos - figli di Marco Bechis - 17.20 L’ultimo treno di Yurek Bogayevicz - 18.55 Che i viaggiatori aspettino di Benoit Mariage - 21.00 Gallo Cedrone di Carlo Verdone - 23.00 L’educazione di Giulio di Claudio Bondi - 0.30 Le notti di Cabiria di Federico Fellini - 2.20 Il signore del male di John Carpenter - 4.00 Cadaveri eccellenti di Francesco Rosi. CULT NETWORK 6.00 La farina del diavolo - 7.00 Homogeneizzati? 8.00 Big Beat - 8.30 Turner e la Svizzera, taccuini di viaggio - 9.30 La storia di Qiu Ju di Zhang Yimou 11.20 Cyberbang II - 12.00 M.C. Escher - 13.00 Cult magazine - 14.00 La farina del diavolo - 15.00 Homogeneizzati? - 16.00 Big Beat - 16.30 Turner e la Svizzera, taccuini di viaggio - 17.30 La storia di Qiu Ju di Zhang Yimou - 19.20 Cyberbang II - 20.00 La farina del diavolo - 21.15 Le nozze di Figaro di W.A. Mozart 0.30 Addio mia concubina di Chen Kaige. Lassie - Telefilm “Il testimone” Bim Bum Bam e Cartoni animati: Tiritere e Ghirigori per due topi in mezzo ai fiori; Braccobaldo; Draghi e draghetti; Il laboratorio di Dexter; Orso Yogi; Marsupilami; What a Mess Slum e Arale; Papyruss e i misteri del Nilo; Sitting Ducks; I Flintstones; Diabolik Grand Prix - A cura della redazione Motori. Conduce Andrea De Adamich. Regia di Osvaldo Verri Studio aperto Guida al campionato Conduce Alberto Brandi con la partecipazione di Federica Fontana Le ultime dai campi Una stella a quattro zampe Film tv di George Miller con Matt Frewer Creatura - Film Tv di Stuart Gillard con Craig T. Nelson, Kim Cattrall Studio aperto Squadra emergenza Telefilm “Allarme bufera” RTV - Clip Papirazzo - Conduce Enrico Papi Aspettando Oktagon Oktagon 2003 Studio sport Harvard contro Yale - Film tv di Masato Harada con Colin Ferguson, Leslie Hope, Peter Murnik, James Hyndman Tutti gli uomini sono uguali Telefilm “La vendetta” Talk Radio I ragazzi della terza C Telefilm “Alla ricerca del bronzino perduto” “Colpo grosso al liceo Leopardi” Studio sport (R) Licia dolce Licia - Telefilm 11.30 12.00 12.30 13.00 14.00 17.45 18.45 19.45 20.20 20.45 22.45 23.10 23.20 23.40 0.55 1.30 3.15 Meteo - Oroscopo - Traffico TG La7 La7 del Mattino Documentario Aquile dell’infinito - Film di Anthony Mann con James Stewart, June Allyson Oltre il Giardino Conduce Olivier Gerard TG La7 L’intervista - Conduce Alain Elkann Weekend Cartoon Network Scooby Doo - Mucca e Pollo Tennis: Italia Masters Roma 2003 - Finale donne In diretta dal Foro Italico Rosso Ferrari Week End Cartoon Network TG La7 Sport 7 Stargate - Linea di confine Conduce Fabio Tamburini TG La7 Telecom Italia Masters Doppio Misto Il Sogno dell’Angelo Conduce Catherine Spaak M.O.D.A. La valigia dei sogni - Film di Luigi Comencini con Marcello Mastroianni, Umberto Melnati CNN MTV 6.00 MTV Wake Up! 10.00 Top Selection - Conduce Valeria Bilello 12.00 Hit List Italia+ - Conduce Ignazio Raso 14.00 Music non stop 17.20 Flash 17.30 Becoming - Limp Bizkit 18.00 The MTV Rock Chart 19.00 Nu Edge 19.30 Saiyuki 20.00 Celebriti Deathmatch 20.30 Making the Video: Justin Timberlake 21.00 Countdown to MTV Live: Justin Timberlake 22.00 MTV Live: Justin Timberlake - Telefilm 23.00 Scrubs - Medici ai primi ferri - Telefilm 0.00 Yo! MTV Raps 1.00 Superock 2.00 MTV Night Zone TELE+ SPORT STREAM 8.45 Gillette - 9.15 Inside the PGA - 9.45 Calcio: una partita (R) - Serie A - Anticipo - 11.30 Trans World Sport Magazine - 12.30 Speciale TMS Amburgo e WTA Roma - 14.00 Tennis: WTA Roma e TMS Amburgo Finale - 20.00 Calcio: una partita (R) - Serie A 21.45 Tennis: WTA Roma e TMS Amburgo - Finale (R) 2.00 SportStream di Notte. NATIONAL GEOGRAPHIC 7.00 Predatori della prateria - 8.00 Africa estrema 9.00 Giorni da leone - 9.30 Gorilla nel cuore delle tenebre - 10.30 Scimpanzè: Ritorno alla foresta 11.30 Caccia al ghepardo - 12.00 Giochi d’inverno 13.00 Predatori della prateria - 14.00 Africa estrema - 15.00 Giorni da leoni - 15.30 Gorilla nel cuore delle tenebre - 16.30 Scimpanzè: Ritorno alla foresta 17.30 Caccia al ghepardo - 18.00 Giochi d’inverno 19.00 Predatori della prateria - 20.00 Africa estrema - 21.00 Giorni da leoni - 21.30 Gorilla nel cuore delle tenebre - 22.30 Scimpanzè: Ritorno alla foresta 23.30 Caccia al ghepardo - 0.00 Predatori della foresta - 1.00 Acqua fredda, sangue caldo - 2.00 Disastro! - 3.00 Sempre in palla - 4.00 Bolivia: Rospi extralarge - 4.30 A caccia di squali. TELE+BIANCO 8.55 Come Harry divenne un albero di G. Paskaljevic - 10.35 La rivoluzione delle farfalle di M. Barroso - 12.05 Giornale del Cinema (R) 12.35 Natura: I predatori della palude - 13.25 Comici & Gag - Pillole 13.30 F1: Gran Premio d’Austria di F1 Studio - 16.00 The day Reagan was shot di C. Nowrasteh - 17.30 Cinema: Madonna - La regina del business - 18.30 Behind Enemy Lines - Dietro le linee nemiche di J. Moore - 20.15 24 - 21.00 Sim sala min - Ovvero la storia della prestidi... - 22.35 The order di S. Lettich - 0.05 La promessa di S. Penn. TELE+NERO 11.55 Rugby Super 10: Petrarca Padova - Ghial Calvisano (R) - 13.30 F1: G.P. d’Austria di F1 - Studio - 14.00 F1: G.P. d’Austria di F1 - 16.00 Motori: Campionato Italiano Gran Turismo - Misano - 17.05 Golf: Deutsche Bank Open - Ultima giornata - 20.00 Basket NBA: Philadelphia - Detroit (R) - 21.30 Calcio: Real Madrid - Malaga - 23.15 Automobilismo: Rally Argentina - 0.05 Golf: Deutsche Bank Open - Ultima giornata (R). TELE+GRIGIO 9.00 The 70’s - 11.45 Amnesia di Gabriele Salvatore - 13.40 La rapina di D. Lichtenstein - 15.40 Bloody Sunday di Paul Greengrass 17.30 Une affaire privee di Guillaume Nicloux - 19.15 Amore a prima vista - Soundtrack - 19.20 Con Air di Simon West - 21.15 Come cani & gatti di Lawrence Guterman - 22.40 Il destino di un cavaliere - EPK - 22.45 Un sogno lungo un giorno di Francis F. Coppola - 0.30 giornale del cinema - 1.00 Non torno a casa stasera di F. Ford Coppola. domenica 18 maggio 2003 D O M A N I UNOMATTINA GUARIGIONI INSPIEGABILI RAIUNO 6.45 Guarigioni inspiegabili: autosuggestione della mente o veri miracoli? Questo uno degli argomenti di questa mattina. Roberta Capua affronterà l’argomento con Piero Vigorelli, il docente di Fisica presso l’Università di Urbino Francesco Grianti e la pranoterapeuta Rita Cutolo. LEGENDA P R O G R A M M I D I il manifesto T E L E V I S I O N I IL CONSIGLIO TEATRALE RUMORI FUORI SCENA RADIO 3 23 A Shakespeare e Pirandello è dedicata la puntata di oggi. Il Teatro delle Albe presenta al Vascello di Roma «Sogno di una notte di mezza estate», riscrittura di William Shakespeare, regia di Marco Martinelli, musica di Luigi Ceccarelli, con Ermanna Montanari, Mandiaye N’Diaye, Luigi Dadina, Maurizio Lupinelli e altri 19 attori. Andrea Liberovici propone frammenti dai «Quaderni di Serafino Gubbio operatore» di Luigi Pirandello, regia e scenografia acustica Andrea Liberovici, con Ottavia Fusco e Adolfo Margiotta, in scena al Teatro India di Roma fino al 25 maggio. CULT I N FBI - PROTEZIONE TESTIMONI DI JONATHAN LYNN (USA 2000) RAIUNO 20.55 (106’) Dal regista di Suore in fuga, una commedia sulla mafia. Un killer della mafia di Chicago è andato a vivere a Montreal dopo aver «parlato» perchè vogliono eliminarlo. Il suo vicino è Oseravsky, un timido dentista (è Matthew Perry, il Chandler di Friends). Ci sono le giuste componenti per far scattare una commedia di azione. Con Rosanna Arquette, Michael Clarke, Natasha Henstridge. Sulla stessa rete Let the devil wear black (ore 2.30) che prende spunto da Hamlet, atto terzo scena 2 («Nay, then, let the devil wear black, for I’ll have a suit of sables»)e si converte in horror dove la madre è Jacqueline Bisset, e Amleto, Jonathan Penner. T V DA REGISTRARE MARRAKESH EXPRESS DI GABRIELE SALVATORES (ITALIA 1989) STUDIO UNIVERSAL 16.40 (95’) Quattro sessantottini si ritrovano quando una ragazza porta il messaggio che il quinto del gruppo è stato imprigionato a Marrakesh per possesso di hashish. Dopo aver raccolto i soldi della cauzione iniziano un viaggio che è anche un percorso di autocoscienza. Tipica atmosfera di Salvatores in uno dei suoi film migliori e all’inizio della sua carriera. Ha continuato poi a portare le sue troupe fatta di un gruppo di attori fedeli, in giro per i luoghi di vacanze, non più ragazi, ma uomini con problemi e bilanci da fare (Amnésia ad esempio). Nel film: Diego Abatantuono, Fabrizio Bentivoglio, Giuseppe Cederna, Gigio Alberti e Massimo Venturiello. INSOSTENIB L’UOMO SENZA OMBRA DI PAUL VERHOEVEN (USA LETALE RIVOLTANT SOPORIFER COSI’ COSI RADIO3SCIENZA LA MEMORIA RADIO 3 11 La memoria è una funzione «misteriosa», non un archivio statico ma un processo dinamico, che cambia nel tempo, per effetto della stessa azione del ricordare. Allora quanto gli investigatori possono fidarsi dei ricordi dei testimoni, specialmente nelle indagini più delicate e magari quando si tratta di bambini? E come vanno poste le domande per non falsare i ricordi? Ne parlano con Franco Carlini: Nicoletta Gandus, giudice tribunale di Milano e Marta Olivetti Belardinelli, preside del corso di laurea interfacoltà di Psicologia dell’Informazione e della Rappresentazione della Conoscenza all’Universitàdi Roma La Sapienza. F I L M BELLI E IMPOSSIBILI BELLO MAGICO CLASSICO 2000) CANALE 5 21 (106’) Hollow man, l’uomo vuoto, film sul mito dell’invisibilità assoluta, star Elisabeth Shue (Oscar per Via da Las Vegas) e Kevin Bacon, è stato trasformato, nel titolo italiano, in un pomposo e più rischioso L’uomo senza ombra. Paul Verhoeven elabora sul mito mefistofelico dell’onnipotenza da invisibilità, una bella e meritata predica puritana (e non si prende sul serio). E lo dedica all’infantilismo non tanto del protagonista, lo scienziato Sebastian Caine, che inietta su di sé un siero devastante, quanto della sua corporation che lo obbliga ad accelerare i tempi e a banalizzare tutto. E’ stranamente semplice, irritante, spietato, disgustoso. I LAUTARI DI EMIL LOTJANU (URSS, 1972) RAITRE 0.35 (134’) Film d’amore folle e visionario, vincitore del festival di San Sebastian ’72 di Emil Lotjanu, eroe nazionale moldavo morto ad aprile a 67 anni, senza aver potuto realizzare il suo grande progetto su puskin. Morto il padre che gli ha lasciato soltanto la sua passione per la musica e adottato da un suonatore di tromba, il piccolo Toma diventa violinista, si innamora di una zingarella, ma gli zingari non vogliono che sposi un moldavo. Toma arriva a Vienna suscitando entusiasmo a corte, ma torna dalla sua terra e alla sua ragazza e non la trova più perchè è stata data in moglie. Si unisce a un gruppo di lautari e assolda qualcuno perchè la cerchi e nel suo vagabondare non la troverà più. ROSSO D’AUTUNNO DI BRUCE BERESFORD ( UN AMLETO DI MENO DI CARMELO BENE (ITALIA 1973) CANALE 5 23.10 (101’) Un interessante testa a testa tra Richard Dreyfuss e un bravissimo Ben Faulkner (questo è il suo unico film), il piccolo Tim. Lui probabilmente è l’unico che ha visto chi ha assassinato i genitori nella loro camera da letto, ma è chiuso nel suo autismo. La vicenda si svolge nel Maryland dove Dreyfuss nella parte di uno psicologo infantile, cerca di indagare faticosamente sottraendo il bambino alle cure farmacologiche. La sorella è una Liv Tyler giovanissima. Gli altri interpreti sono Linda Hamilton, John Lithgow. Beresford. australiano è il regista di Breaker Morant (che lo ha portato a Hollywood), Tender Mercies (candidato all’Oscar), A spasso con Daisy, Colpevole di innocenza. CANALE 5 1.30 (70’) Carmelo Bene in una delle sue rappresentazioni più amate dal pubblico. Amleto è un teatrante più attratto dalla primadonna (Lydia Mancinelli) che da Ofelia troppo simile a una crocerossina (in convento...in convento...) e con lei vuole scappare a Parigi. Il punto di partenza della disarticolazione completa era Jules Laforgue («Amleto ovvero le conseguenze della pietà filiale» del 1877). Carmelo Bene riusciva nell’intento di far ubriacare tutto il suo pubblico alla perfezione, nella rappresentazione teatrale. Questo è il suo penultimo film, l’ultimo («Otello» realizzato per la Rai ) è postumo. Con Alfiero Vincenti, Franco Leo, Pippo Tuminelli, Luciana Conte, Isabella Russo, Luigi Mezzanotte. OASIS (Tele + Grigio, ore 21.15) Premio speciale della Giuria al festival di Venezia, il film di Lee Chang-dong coreano, cresciuto alla «scuola» di Park Kwang-su, punto di riferimento per la nuova onda che ha rilanciato le immagini della Corea. Film denso, tagliente, sgradevole in cui si parla d’amore, umanità, «differenze» macinate nell’ossessione globalizzante di una società che punta al mercato, nonostante le crisi delle sue industrie, rifiutando chiunque perda tempo, sfugga alla regole della produttività e di una crescita «adulta» e monetizzata. RAI1 RAI2 RAI3 RETE4 CANALE5 ITALIA1 LA7 6.00 6.30 6.45 6.00 6.05 6.10 6.25 6.30 7.00 9.20 9.30 10.00 10.05 10.15 10.25 10.30 10.45 6.00 6.00 6.00 7.55 7.58 8.00 8.45 9.30 9.35 7.00 6.00 7.00 9.10 7.00 7.05 7.30 9.30 10.40 11.10 11.20 11.25 11.30 11.35 12.00 13.30 14.00 14.10 16.15 16.50 17.00 17.10 18.45 20.00 20.35 20.55 22.50 22.55 0.30 0.50 1.10 1.50 2.25 2.30 4.00 Settegiorni Parlamento TG1 - CCISS Unomattina - Conducono Roberta Capua e Luca Giurato. Regia di Antonio Gerotto TG1 (8.00-9.00) Economia oggi TG1 Flash L.I.S. TG1 - Flash Tuttobenessere - Conduce Daniela Rosati. Regia di Giuseppe Sciacca Dieci minuti di... programmi dell’accesso Appuntamento al cinema Che tempo fa TG1 S.O.S. Unomattina Conduce Roberta Capua. Regia di Antonio Gerotto La prova del cuoco Conduce Antonella Clerici con la partecipazione di Beppe Bigazzi. Regia di Simonetta Tavanti Telegiornale Tribuna del Referendum Massaggi autogestiti Casa Raiuno - Conduce Massimo Giletti. Regia di Luigi Martelli La vita in diretta Conduce Michele Cucuzza. Regia di Claudia Mencarelli TG Parlamento (all’interno) TG1 (all’interno) Che tempo fa (all’interno) L’eredità - Conduce Amadeus. Regia di Stefano Vicario Telegiornale Il castello - Conduce Carlo Conti. Regia di Gian Carlo Nicotra FBI: protezione testimoni Film di Jonathan Lynn con Bruce Willis, Matthew Perry, Rosanna Arquette TG1 Porta a porta - Conduce Bruno Vespa TG1 Notte NonsoloItalia Sottovoce: Rosario Villari Conduce Gigi Marzullo Rai Educational GAP Generazione Alla Prova Rainotte Z.NO. Let the devil wear black Film di Stacy Title con Jacqueline Bisset, Jonathan Penner Matlock - Telefilm 11.00 13.00 13.30 13.50 14.05 15.30 16.30 17.00 17.25 17.35 17.50 18.00 18.25 19.10 20.00 20.05 20.25 20.30 20.55 21.00 22.50 0.25 0.55 1.05 1.10 1.40 1.42 1.50 2.20 2.40 3.15 3.20 4.00 4.05 4.10 Cercando Cercando Animalibri TG2 Medicina 33 (R) Anima e Metempsicosi Zibaldone... Cose a caso Go Cart Mattina Due per Voi Protestantesimo TG2 Notizie Motori Nonsolosoldi Meteo 2 Notizie Medicina 33 - A cura di Luciano Onder I Fatti Vostri - Conducono Stefania Orlando, Paola Saluzzi e Gigi Sabani TG2 Giorno TG2 Costume e Società TG2 Salute Al Posto tuo - Conduce Alda D’Eusanio L’Italia sul Due - Conduce Monica Leofreddi Bubusette Art Attack Braccio di Ferro Tribuna del Referendum: Posizioni a confronto TG2 - Net - Flash L.I.S. Rai Sport Sportsera Seven Days - Telefilm “Walter” Cops Squadra Speciale Telefilm “Le ultime 60 ore” Eureka (prima parte) Conduce Claudio Lippi I Classici Disney Eureka (seconda parte) TG2 - 20.30 Eureka (terza parte) Squadra Speciale Cobra 11 Telefilm “Vendetta personale” “Nella tana del lupo” Contagio a bordo - Film di John Bradshaw con Penelope Ann Miller, Daniel Baldwin TG2 Notte TG Parlamento Meteo 2 - Appuntamento al cinema Sorgente di vita Rainotte TG2 Salute (R) L’enciclopedia della satira Speciale Periferie: Lo sviluppo di RaiNet Tuttobenessere Gattodaguardia Cercando Cercando Vissi d’arte Anima e Ombra L’elefante a fiori gialli Conduce Diego Grazioli 8.05 9.05 10.00 12.00 12.25 12.45 13.10 14.00 14.20 14.50 15.00 15.10 15.20 16.10 17.10 18.00 18.55 19.00 19.30 20.00 20.20 20.30 20.50 23.10 23.15 23.25 23.45 0.15 0.25 0.30 0.35 3.00 3.15 3.30 3.45 Rai News 24 - Morning News Rai Educational - La storia siamo noi - Conduce Giovanni Minoli Aspettando Cominciamo bene - Conducono Marcelo Garcia e Pino Strabioli Cominciamo bene Conducono Toni Garrani ed Elsa Di Gati TG3 - Rai Sport Notizie TG3 Meteo Giro e dintorni Cominciamo bene Le storie - Conduce Corradio Augias Moonlighting - Telefilm “Qualcuno ha bussato alla porta” TG Regione TG Regione Meteo TG3 - TG3 Meteo TGR Leonardo A cura della TGR Piemonte TGR Neapolis - A cura della TGR Campania TG3 - GT Ragazzi - A cura di Paola Sensini Ciclismo: 86° Giro d’Italia 9° tappa Arezzo - Montecatini Giro all’arrivo Stappa la tappa Geo Magazine L’antichissimo tacco d’Italia TG3 Meteo TG3 TG Regione TG Regione Meteo A tutta tappa Blob Un posto al sole - Ep. 1486 Soap opera con Gian Guido Baldi, Patrizio Rispo, Alberto Rossi Chi l’ha visto? - Conduce Daniela Poggi TG3 TG Regione TG3 Primo Piano Giro Notte TG3 - TG3 Meteo Appuntamento al cinema Fuori orario. Cose (mai) viste I Lautari - Film di Emil Lotjanu con Dimitry Chebeschesku, Olga Kympianu Rainews 24 Superzap (5.15) News Meteo Approfondimento (4.00-4.30-5.00-5.30) USA 24 H (5.45) RADIOUNODUETRE RADIOUNO NOTIZIARI: 6, 7, 8, 10, 12, 13, 15, 16, 19, 22, 23, 2, 3, 4, 5 10.37 Il Baco del Milennio - 11.00 Spettacoli - 11.45 Pronto, salute - 12.00 Come vanno gli affari - 12.10 Regione - 12.35 Laradioacolori - 13.25 Sport - 13.30 Tam Tam Lavoro - 13.40 Hobo - 14.00 Medicina e Società 14.10 Con parole mie - 14.30 Titoli - 15.00 Scienze - 15.05 Ho perso il trend - 16.00 In Europa - 16.05 Baobab - 16.45 Ciclismo: 86° Giro d’Italia - 17.00 Europa - 17.30 Affari - 17.50 Baobab (notizie in corso) 18.00 Radio Campus - 18.35 L’argonauta 19.30 Affari - 19.35 Ascolta, si fa sera 19.40 Zapping - 21.00 Europa risponde 21.10 Vinicio Capossela in concerto - 23.05 Parlamento - 23.20 Incredibile ma falso 23.25 Uomini e camion. RADIODUE NOTIZIARI: 6.30, 7.30, 8.30, 10.30, 12.30, 13.30, 15.30, 17.30, 19.30, 20.30, 21.30 6.00 Il Cammello di Radio2 - 7.00 La sveglia - 7.54 Sport - 8.00 Fabio e Fiamma e la tra- 19 ve nell’occhio - 8.50 Dylan Dog - 9.00 Il ruggito del coniglio - 11.00 La tv che balla 12.47 Sport - 13.00 28 minuti - 13.40 Viva Radio2 - 15.00 Atlantis - 17.00 Il Cammello di Radio2 - 18.00 Caterpillar - 19.54 Sport 20.00 Alle 8 di sera - 20.35 Dispenser 20.55 Un medico in famiglia - in onda media - 21.00 Il Cammello di Radio2 - 21.35 Caterpillar - 23.00 Viva Radio2 (R) - 0.00 La Mezzanotte di Radio2 - 2.00 Alle 8 di sera (R). RADIOTRE NOTIZIARI: 6.45, 8.45, 10.45, 13.45, 16.45, 18.45, 22.45 9.30 Ad alta voce - 10.00 Radio3 Mondo 10.30 Dedica musicale - 10.50 Il Terzo Anello - 11.00 Radio 3 Scienza - 11.30 La strana coppia - 12.00 I concerti del mattino 13.00 La Barcaccia - 14.00 Speciale Il Terzo Anello e Fahrenheit - 16.00 Storyville 18.00 L’identità europea - 19.05 Hollywood party - 19.50 Radio3 Suite - 20.00 Teatrogiornale - 20.30 Il Cartellone: Bologna Festival - 23.00 Il consiglio teatrale - 23.45 Invenzioni a due voci - 0.15 Fonorama. 6.40 7.00 8.00 8.15 8.30 9.30 11.30 11.40 13.30 14.00 15.00 16.00 16.55 18.55 19.35 20.15 21.00 22.55 23.45 1.15 1.40 3.15 5.00 5.10 5.30 Esmeralda - Telenovela con Leticia Calderon, Salvador Pineda Libera di amare - Telenovela con Adela Noriega, Andreas Garcia T.J. Hooker - Telefilm “L’attentato” Peste e corna - A cura di Roberto Gervaso TG4 Rassegna Stampa (R) Quincy - Telefilm “Panico allo stadio” Vivere meglio - Conducono Fabrizio Trecca e Rita Dalla Chiesa TG4 Forum - Conduce Paola Perego con la partecipazione dei giudici Santi Licheri e Tina Lagostena Bassi. Regia di Elisabetta Nobiloni Laloni TG4 La ruota della fortuna Conduce Mike Bongiorno. Regia di Mario Bianchi Solaris - Il mondo a 360 gradi Sentieri - Soap opera con Kim Zimmer, Robert Newman Non mandarmi fiori! - Film di Norman Jewison con Rock Hudson, Doris Day TG4 Sipario del TG4 - Conduce Mirka Viola Terra nostra 2 - La speranza Soap opera con Ana Paulo Arosio, Maria Fernanda Candido Sai xche’? - Conducono Umberto Pelizzari e Barbara Gubellini Linea di sangue - Film di Jeb Stuart con Dennis Quaid, Jared Leto TGFin (all’interno) TG4 - Rassegna Stampa Il complotto - Film di Daniel Sackheim con Veronica Cartwright, Salome Jens Il gioco - Film di Claudia Florio con Jonathan Pryce, Susan Lynch, Claudia Gerini Peste e corna - A cura di Roberto Gervaso TG4 - Rassegna Stampa (R) TV TV 10.30 11.30 12.30 13.00 13.40 14.15 14.45 16.10 17.00 18.40 20.00 20.30 21.00 23.10 1.00 1.30 3.00 3.30 4.15 5.00 5.30 TG5 Prima Pagina Traffico - Meteo 5 Borsa e monete TG5 Mattina Terra! (R) TG5 Borsa Flash Il martedi’ da Morrie - Film di Mick Jackson con Jack Lemmon, Hank Azaria Cinque in famiglia Telefilm “Di nuovo a casa” Chicago Hope - Telefilm “Emergenza al buio” Vivere - ep. 981 Soap opera con Brando Giorgi, Annamaria Malipiero, Gianni Garko, Veronika Logan, Fabio Mazzari TG5 Beautiful - ep. 3949 Soap opera con Susan Flannery, Ronn Moss, Katherine Kelly Lang, Winsor Harmon Centovetrine - ep. 546 Soap opera con Massimo Bulla, Melania Maccaferri Uomini e Donne - Conduce Maria De Filippi. Regia di Laura Basile Amici di Maria De Filippi Conduce Maria De Filippi. Regia di Roberto Cenci Verissimo - Tutti i colori della cronaca - Conduce Cristina Parodi Passaparola - Conduce Gerry Scotti. Regia di Stefano Mignucci TG5 Striscia la notizia - La voce della differenza Conducono Paolo Bonolis e Luca Laurenti. Regia di Roberta Bellini L’uomo senza ombra - Film di Paul Verhoeven con Elisabeth Shue, Kavin Bacon Rosso d’autunno - Film di Bruce Beresford con Richard Dreyfuss, Liv Tayler, Linda Hamilton TG5 Un Amleto di meno - Film di Carmelo Bene con Carmelo Bene, Lydia Mancinelli Striscia la notizia (R) Un giustiziere a New York Telefilm “Scissione” Melrose Place - Telefilm “Sorelle e rivali” Flipper - Telefilm “Un’altra volta” TG5 (R) 9.00 9.30 11.30 12.25 13.00 13.40 14.05 14.30 15.00 15.55 16.10 16.40 17.00 17.25 18.00 18.30 19.30 20.00 20.45 21.00 23.15 0.25 1.20 1.45 1.55 2.35 3.25 4.15 4.40 4.45 6.10 6.30 6.40 STREAMTV CINEMA STREAM 6.00 Racconto d’inverno di Eric Rohmer - 7.50 Fratelli d’Italia di Neri Parenti - 9.25 Medico per forza 11.15 Momo alla conquista del tempo di Enzo D’Alò 12.35 Che i viaggiatori aspettino di Benoit Mariage 14.10 Ay Carmela di Carlos Saura - 15.50 Gallo Cedrone di Carlo Verdone - 17.30 L’educazione di Giulio di Claudio Bondi - 19.00 Il figlio della Pantera Rosa di Blake Edwards - 21.00 Il re vivo - 22.30 Il segnafilm - 23.15 Hi-Life - 0.35 Wishmaster 2 - Il male non muore mai di Jack Sholder - 2.10 Così fan tutte di Tinto Bras - 3.44 A tutti i costi - 5.10 La riffa di Francesco Laudadio. CULT NETWORK 5.15 Le nozze di Figaro di W.A. Mozart - 8.30 Addio mia concubina di C. Kaige - 11.15 Humprey Bogart e Boris Karloff - 12.00 La farina del diavolo - 13.15 Le nozze di Figaro di W.A. Mozart - 16.30 Addio mia concubina di Chen Kaige - 19.15 Humprey Bogart e Boris Karloff - 20.00 I Gonzaga - 21.00 Giuseppe Tomasi di Lampedusa - 22.00 Casanova ‘70 di Mario Monicelli - 0.00 Van Gogh, un museo per Vincent 0.30 L’impossibile conversazione del Sig. De Chirico 1.00 Il banchetto di Platone di Marco Ferreri. Ciao Ciao mattina e cartoni animati Tarzan - La grande avventura - Telefilm “Una grande tentazione” Tommy boy - Film di Peter Segal con Christopher Farley, David Spade Mac Gyver - Telefilm “La valle dei veleni” Studio aperto Studio sport Detective Conan Tutti all’arrembaggio! I Simpson Beverly Hills 90210 Telefilm “Matrimonio a sorpresa” Che magnifiche spie! Beyblade Magica Doremì Hamtaro piccoli criceti, grandi avventure Lizzie Mc Guire - Telefilm “Legami di sangue” Arrivano i Rossi (R) Telefilm “Il ladruncolo” “Il marito scomparso” Studio aperto La tata - Telefilm “Quando l’amore si mette in posa” Sarabanda - Conduce Enrico Papi Cartuno: Picchiarello Braccio di Ferro Diario - Esperimento d’amore - Conduce Marco Liorni Zelig Off - Conducono Claudio Bisio e Michelle Hunziker Thunderbirds - Telefilm “30 minuti dopo mezzanotte” Studio sport Studio aperto - La giornata Amici di Maria De Filippi (R) - Conduce Maria De Filippi Highlander - Telefilm “La reminiscenza nera” Non è la Rai I cinque del 5° piano Telefilm Talk Radio Come rubammo la bomba atomica - Film di Lucio Fulci con Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Adel Adham Studio sport (R) Studio aperto - La giornata (R) Licia dolce Licia - Telefilm “La disfatta” 9.15 9.25 10.00 11.00 12.00 12.20 12.30 13.00 14.05 16.00 17.00 17.40 18.40 19.45 20.30 21.00 23.30 23.55 1.25 1.55 2.30 Meteo - Oroscopo - Traffico Omnibus La7 Mia Economia - Conduce Sarah Varetto Due minuti un libro Conduce Alain Elkaann Donne allo specchio Fa la cosa giusta Conduce Irene Pivetti New York New York Telefilm TG La7 Linea mercati Tribù - Conduce Armando Sommajuolo L’ispettore Tibbs - Telefilm I diamanti che nessuno voleva rubare - Film di Gino Mangini con Aldo Giuffrè, Salvo Randone Fa la cosa giusta Conduce Irene Pivetti Donne allo specchio Conduce Monica Setta N.Y.P.D. - Telefilm National Geographic TG La7 Otto e Mezzo Conducono Giuliano Ferrara e Luca Sofri Il Processo di Biscardi TG La7 Star trek DS9 - Telefilm L’intervista (R) Otto e Mezzo (R) Conducono Giuliano Ferrara e Luca Sofri CNN International MTV 6.00 7.00 10.00 10.10 11.50 12.00 14.00 14.30 15.00 16.00 16.50 17.00 18.00 19.00 20.00 21.00 22.30 23.30 23.55 0.00 1.00 News Wake Up! Flash Pure morning Flash Music non stop Dismissed Slam Dunk Total Request Live! A Roma Music non stop Flash Select The MTV Pop Chart Total Request Live! A Roma Music non stop MTV Classic Special (prima parte) Yo! MTV Raps MTV Live: Sum 41 Flash Brand: New Music non stop TELE+ SPORT STREAM 10.15 Calcio: Parma - Piacenza (R) - Serie A - 12.00 Calcio: Lazio - Brescia (R) - 13.45 Sport Stream Revival - Il meglio del tennis - 16.20 Wrestling - 17.10 Calcio: Siena - Verona (R) - Serie B - 19.00 Western Union - 19.30 Wrestling - 20.30 Champions League Magazine - 21.15 Inside the PGA - 21.45 Calcio a 5 22.30 Bordoring “Il meglio della boxe mondiale” 0.20 Calcio: Bayern - Stoccarda (R) - Calcio Internazionale - 2.00 SportStream di Notte. NATIONAL GEOGRAPHIC 10.00 Bolivia:rospi extralarge - 10.30 A caccia di squali - 11.00 Il popolo dello squalo - 12.00 Predatori della foresta - 13.00 Acqua fredda, sangue caldo 14.00 Disastro! - 15.00 Sempre in palla - 16.00 Bolivia: rospi extralarge - 16.30 A caccia di squali - 17.00 Il popolo dello squalo - 18.00 Predatori della foresta 19.00 Acqua fredda, sangue caldo - 20.00 Disastro! 21.00 Sempre in palla - 22.00 Bolivia: rospi extralarge - 22.30 A caccia di squali - 23.00 Afghanistan 0.00 Predatori della notte - 1.00 Obiettivo in prima linea - 1.30 Una speranza dal Venezuela - Eps. 7 2.00 Vulcani. TELE+BIANCO 8.10 Il giudice ragazzino di A. Di Robilant - 9.45 I predatori della palude - 10.00 Natura: Nel cuore del vulcano - 10.45 Dervis - Il derviscio di A. Rondalli - 12.45 Sim sala min - Ovvero la storia della prestidi... 14.25 Giornale del Cinema - I protagonisti (R) - 15.00 Pootie Tang di Louis C. K. - 16.20 Prigione di vetro di D. Sackheim - 18.15 La rivoluzione delle farfalle di M. Barroso - 19.45 C’era una volta ... i supereroi - 21.00 K-pax - Da un altro mondo di I. Softley - 23.00 Sheryl Crow: “Rocking the globe” - 0.05 Osmosis Jones di P. Farrelly. TELE+NERO 12.35 Calcio: una partita (R) - 14.15 Sport News - Diretta - 14.30 Usa Sport - 14.55 Volley: Finale - Eventuale gara 4 (R) - 17.00 Calcio: una partita (R) - 18.45 Zona Mondo (R) - 19.15 Sport News - Diretta 19.30 Zona - Diretta - 20.30 Profili (R) - 21.00 Review Show Premier League - 21.55 Zona Gol - 22.25 Golf: Deutsche Bank Open - Ultima giornata (R) - 0.25 Zona (R) - 1.25 Usa Sport (R). TELE+GRIGIO 8.10 Fratello dove sei? di Joel Coen - 9.55 Come cani & gatti di Lawrence Guterman - 11.20 Pretty princess di G. Marshall - 13.15 Indiavolato - Bedazzled di Harold Ramis - 14.50 Ultimo stadio di Ivano De Matteo - 16.35 The anniversary party di Alan Cumming e J.J. Leigh 18.25 Il giornale del cinema - 18.55 Tom Jones di Tony Richardson 21.00 +Cinema - 21.15 Oasis di Chang-dong Lee - 23.35 Uomini e topi di Gary Sinise - 1.25 Ladro d’amore di Gerard Damiano. 20 il manifesto domenica 18 maggio 2003 La politica e il giornalismo. Lo ricordano così La notizia della scomparsa di Luigi Pintor mi addolora profondamente. Parlamentare, pubblicista e scrittore ha legato il suo nome a un giornalismo politico rigoroso e coerente. Ha dato prova di un impegno forte e convinto per l’affermazione di quegli ideali di libertà, di giustizia sociale e di solidarietà che sono alla base della nostra democrazia. La sua è stata una testimonianza di vita strettamente intrecciata alla storia politica dell’Italia. E’ stato un esempio di critica severa e di ferma intransigenza morale. Con questi sentimenti rivolgo ai suoi cari l’espressione del mio commosso e partecipe cordoglio. Carlo Azeglio Ciampi Esprimo alla famiglia e ai compagni di Luigi Pintor, fondatore del quotidiano il manifesto e autorevole espressione della sinistra politica italiana, le più profonde condoglianze mie e della camera dei deputati. Grazie al lavoro culturale e politico di Pintor, che si è concretizzato anche in una significativa presenza nella vita parlamentare italiana, il pluralismo informativo del paese ha potuto contare su una voce autonoma e anticonformista. Pierferdinando Casini Voglio esprimere il più profondo cordoglio per la triste scomparsa di Luigi Pintor. Fondatore del manifesto, intellettuale, giornalista, scrittore, uomo politico di grande rigore, ha saputo raccontare in modo tagliente e appassionato quarant’anni di storia italiana, della sinistra e delle sue battaglie, senza mai dimenticare la condizione dei più deboli. Un caldo e grande abbraccio agli amici del manifesto e alla sua famiglia. ogni riposta energia per andare aventi. Coraggio, compagni. Dino Greco Protagonista di una lunga stagione politica sia come dirigente del Pci che del movimento politico il manifesto, Pintor è stato animatore di una straordinaria esperienza editoriale e politica. Alla famiglia e alla redazione del manifesto esprimiamo le più sentite condoglianze anche a nome dei tantissimi dirigenti e militanti che, in questi lunghi anni, lo hanno conosciuto e apprezzato. La segreteria nazionale della Cgil Aldo Tortorella E’ morto un uomo. Luigi Pintor è stato uno di noi. Ma era Luigi Pintor. In tanti gli dovevamo molto, e moltissimo di quel che gli dovevamo non gli abbiamo detto. Forse perché è stato quel che doveva essere. E tutto ha vissuto e sofferto. Non gli abbiamo mai sentito dire una volgarità o una cosa banale. Luigi Pintor ha attraversato la politica del suo tempo, senza mai rinunciare a cercare un altro uomo e un altro mondo. E’ stato un partigiano di questo sogno, E’ stato un comunista, senza mai accettarne né l’attrazione del potere né il cinismo della storia. Così ha tanto vissuto, anche passando per le fatiche quotidiane della nostra politica. Ma non ha mai perso una sua purezza. Qualcuno ha detto di lui che è stato il più grande giornalista del dopoguerra. Ma la sua scrittura, in realtà, era semplicemente la ricerca e lo specchio di questa purezza. Grazie, Luigi. E’ stato un uomo di grandissimo spessore umano e intellettuale. Un militante politico appassionato. Una voce critica della sinistra, che in tanti momenti ha sottoposto al suo giudizio severo i partiti storici della sinistra, i dirigenti. Io stesso sono stato oggetto dei suoi strali. Io nel 1969 ero tra i giovani che raccoglievano abbonamenti per il manifesto. Ero tra i simpatizzanti di quel gruppo di intellettuali che si distaccarono dal Pci, anche se poi non condivisi la loro determinazione. E quindi ritenni giusto rimanere nel partito. Ricordo bene che anche dopo la rottura, tuttavia rimase un’attenzione nel partito verso di loro. Tutti ricordano il legame che ci fu fino all’ultimo tra Enrico Berlinguer e Luigi Pintor; tra il segretario del partito e l’eretico non si spezzò mai una reciproca curiosità intellettuale. Massimo D’Alema Fausto Bertinotti La scomparsa di Luigi Pintor è una grave perdita per il giornalismo italiano e per tutti coloro che difendono un’informazione libera e fuori dagli schemi. Politico appassionato, intellettuale raffinato, grande giornalista, ha sempre compiuto scelte difficili e corag- Ho appena sentito al Tg3 che è mancato Luigi. Davvero una grande perdita. Vi mando un abbraccio. E’ scomparso uno dei più importanti giornalisti italiani, ma soprattutto un uomo di sinistra che seppe portare nel comunismo italiano una ventata di anticonformismo e di libertà. Tutti noi dobbiamo a Pintor il suo essere stato voce critica, che ci ha permesso di riflettere sugli errori e anche sui successi. Rivolgo ai suoi cari e al manifesto le più sentite condoglianze. Pietro Folena Come giornalista e parlamentare del Pci prima, attraverso l’esperienza del manifesto poi, le sue riflessioni, le sue osservazioni scomode, mai banali, hanno fatto da pungolo e da stimolo anche per chi, provenendo dalla stessa famiglia politica, aveva fatto una scelta e un percorso diversi. Un editoriale di Pintor andava sempre e comunque letto. La sua amicizia, il suo rigore morale, la sua capacità analitica, la sua concezione alta della funzione della politica rimarranno vivi nell’esperienza di chi, come me, ha potuto conoscerlo da vicino. Gavino Angius Voglio ricordare Pintor come dirigente dei Gap che ha preparato, nei difficilissimi mesi dell’occupazione di Roma da parte dei nazisti, la resistenza al fascismo per favorire lo sbarco alleato. Oltre che il giornalista intransigente e l’uomo di sinistra tagliente e lucidissimo, voglio ricordare il giovane che ebbe il coraggio, nel suo primo impegno politico, di rischiare la vita per dare a tutti noi la democrazia e la libertà. Francesco Rutelli Un intellettuale rigoroso, mai conformista, coraggioso. Ma soprattutto un pezzo della nostra storia di italiani, dall’impegno nella resistenza agli anni duri del dopoguerra, al travaglio del ‘68, alle battaglie più recenti, nel segno della coerenza, della difesa dei principi di libertà e democrazia e dei valori di riscatto e solidarietà. Una voce che è stata coscienza critica della sinistra. Un giornalista che ha dato un contributo importantissimo alla libertà di informazione e al rinnovamento del linguaggio dei media. Pintor se ne va portando con sé l’amore e l’amicizia di chi ha condiviso la sua vicenda politica, il rispetto di chi non l’ha condivisa e la considerazione di tutti gli italiani. Le sue qualità ci mancheranno. Mancheranno alla sinistra, al giornalismo italiano, ai suoi cari compagni del manifesto, ai suoi familiari cui va, in questo momento, il mio pensiero affettuoso. Walter Veltroni scritto cose indimenticabili. La sua morte fa venir meno una delle grandi intelligenze italiane. Vincenzo Vita E’ scomparsa una grande voce mai allineata e mai conformista della sinistra critica. Voglio esprimere le mie più sentite condoglianze al giornale e alla famiglia. Alfonso Pecoraro Scanio Caro Luigi, ti salutiamo insieme Bruna ed io, perché per entrambi sei stato un amico tenero e severo e lo sei stato per oltre mezzo secolo: per il tempo intero cioè della nostra vita comune. Affetto e ammirazione, questa la cifra dei nostri sentimenti verso di te, Bruna per la tua brillantezza e la tua ironia, io perché ti ho eletto a esempio del mestiere che mi prefiggevo di fare avendoti conosciuto appena diciassettenne e tu di poco più grande che già mi parevi un uomo. Ci mancherà la tua franchezza mai attenuata dalla tentazione del compromesso, la tua coerenza che ci ha dato forza anche se non veniva più dagli incontri quotidiani ma dalla lettura del tuo manifesto. Riaffiora il ricordo dei tanti dolori che hanno attraversato la tua vita, il riserbo con cui li hai patiti, la carezza con cui accoglievi le nostre parole di partecipazione e di conforto. Ma non vogliamo salutarti così. Preferiamo riandare a un lontano capodanno nel quale, sperduti in un’osteria della campagna romana, dove la mezzanotte ci aveva sorpresi, abbiamo brindato insieme. Bevemmo e ridemmo, i quattro o cinque che eravamo tutti abbracciati. Eravamo felici e non solo perché eravamo giovani. Sandro e Bruna Curzi Sono molto triste e mi sento molti vicino a tutti voi del manifesto e a tutti coloro che hanno voluto bene a Luigi Pintor. Anni fa avevo avuto il piacere di una lunga chiacchierata con lui a proposito della storia dell’Unità. Un’esperienza che è rimasta impressa nella mia memoria con questa sensazione: aver conosciuto un uomo che assomigliava molto all’intelligenza essenziale, all’ironia, al gusto un po’ amaro della libertà che ci ha regalato in tanti esercizi di scrittura. Rischio la retorica dicendo che lo considero un maestro – tra i non molti – per chi fa il nostro mestiere. Però lo dico ugualmente. Ma voglio anche aggiungere che non penso solo a una maestria professionale. Mi ha molto colpito il suo editoriale «Senza confini». L’idea che la «morte» della sinistra tradizionale possa essere vinta solo con una «nuova pratica di vita» più che con una qualche «bandiera», e appunto «senza confini», credo vada presa sul serio e meditata da tutti coloro che hanno a cuore (e nel cervello) il senso del fare politica. Non posso infine non ringraziarlo per aver inventato, con tutte e tutti voi, una cosa come il manifesto. Spesso è stato il luogo dove ho potuto esprimere qualche idea in completa libertà, e questo è uno dei doni più belli che si possano ricevere. Alberto Leiss Inge e Carlo Feltrinelli Partecipo sinceramente commosso al grande comune dolore per la scomparsa del compagno Pintor. Combattente strenuo per la causa del socialismo, profondamente convinto delle sue idee e coerentemente fedele ad esse per tutta la sua vita. Ai suoi cari e ai compagni del manifesto la mia fraterna solidarietà Armando Cossutta Con la scomparsa di Pintor viene a mancare una delle voci più importanti della sinistra che nella sua lunga esperienza e militanza ha contribuito incessantemente a una lettura critica dei processi sociali e politici in atto e alla ricerca di una nuova strada per il movimento operaio. Ai suoi familiari e a tutto il collettivo del manifesto mando un grande abbraccio a nome della Fiom Gianni Rinaldini La scomparsa di Pintor è una notizia terribile. Pintor è stata una personalità straordinaria della politica e del giornalismo. Ha detto e Ci stringiamo alle compagne e ai compagni del manifesto per la scomparsa di Luigi Pintor. Nella loro lucidità appassionata, i suoi scritti sono stati un riferimento per i nostri dibattiti, i nostri scon- La scomparsa di Luigi Pintor costituisce una gravissima perdita per il giornalismo italiano. Sono affettuosamente vicino a tutta la redazione del manifesto in questo così triste momento. Un grosso abbraccio Pierluigi Franz Vi sono vicino nel dolore per la scomparsa di Pintor del quale non dimenticheremo l’indipendenza di pensiero, l’intelligenza e il coraggio che ci hanno aiutato tante volte Piero Scaramucci Siamo profondamente colpiti dalla scomparsa di Pintor, compagno indimenticabile e grande giornalista. Sono vicino insieme a tutta la redazione di Avvenimenti alla famiglia e ai compagni del manifesto. Adalberto Minucci Un forte abbraccio agli amici del manifesto e un saluto al suo fondatore e direttore La redazione di Lettera 22 Ricordiamo con rimpianto Luigi Pintor, uomo impegnato nella cultura e nella politica, sempre con passione, coerenza etica e intelligenza. La casa editrice Einaudi Luigi Pintor continuerà a essere maestro per molti, e a illuminarci e guidarci nella resistenza e nella battaglia civile per la pace e per i diritti, ma ormai senza disperazione. Raniero La Valle Quando si spegne una voce come quella di Pintor è una sensazione di vuoto che si avverte, una dolorosa sensazione di vuoto irrimediabile. Personalmente non ho mai appartenuto alla stessa organizzazione di Luigi, pur avendo collaborato da vicino in fasi ormai lontane. Ma ho sempre avuto la percezione che combattevamo la stessa battaglia per un movimento operai e comunista che rappresentasse un’alternativa di sistema. Questa battaglia Luigi l’ha combattuta senza ambiguità, senza calcoli tatticistici, con un’onestà intellettuale esemplare. Livio Maitan Inviamo al manifesto tutta l’amicizia della fondazione Giangiacomo Feltrinelli, della casa editrice, delle librerie e nostra personale di fronte alla perdita di un grande compagno di viaggio la cui integrità intellettuale, generosità e lucidità di visione continueranno a essere un patrimonio per il nostro futuro. L’associazione stampa romana Silvia Zamboni Ezio Mauro Piero Fassino Sergio Cofferati Foto Livio Senigagliesi Con tristezza saluto Luigi Pintor e il suo giornalismo Di Luigi Pintor ricorderemo sempre la lucidità intellettuale, il rigore morale, la passione orgogliosa che ne hanno fatto un’ascoltata e autorevole coscienza critica della sinistra e un grande giornalista italiano. Ci uniamo al dolore della famiglia e dei compagni del manifesto. La scomparsa di Luigi Pintor mi addolora molto. Lo ricordo come un giornalista, un politico, un intellettuale sempre libero e autonomo che ha saputo interpretare il suo ruolo con assoluta indipendenza. Ha attraversato una vita faticosa e dolorosa, ma ha sempre mantenuto un rigore e una coerenza non facili. Il suo pensiero è sempre stato per me e per tutti capace di dare stimoli e chiavi di lettura non convenzionali. Rete campana No global Paolo Serventi Longhi La scomparsa di Luigi Pintor è un colpo durissimo per tutti coloro che hanno cercato di non rassegnarsi davanti alle vittorie di quelli che lui ha sempre combattuto. E’ un colpo tanto più duro per chi, come me, si era ritrovato con lui in una stessa impresa politica dopo così aspre sconfitte e tanti errori. Ora che non c’è più è possibile dirlo: egli è stato un maestro di dignità umana, quello che avremmo voluto intendere con la parola comunista. La lezione morale e politica del suo dolore e della sua ira davanti alla sopraffazione, all’ingiustizia e all’ipocrisia rimane e rimarrà, continuerà a parlare e a insegnare. Guglielmo Epifani tri, la nostra voglia di cambiare le cose. Abbiamo spento le televisioni, insofferenti alla retorica dei commenti bipartisan e all’ipocrisia dei telefascisti berlusconiani. Ad avversari come questi bisognerebbe sempre sopravvivere. giose. Come quella di dar vita, insieme a un manipolo di amici, a un giornale, il manifesto, che si è imposto come una delle più interessanti avventure editoriali della storia recente. Agli amici e ai colleghi di questo giornale, parte essenziale del pluralismo dell’informazione, va l’affettuosa solidarietà della giunta della Federazione nazionale della stampa. La sua voce era una voce libera, capace di coniugare la passione civile, morale e politica con quella per l’informazione. I giornalisti romani lo ricordano come maestro di giornalismo anche per quanti erano lontani da lui politicamente; riferimento importante in ogni battaglia per la libertà di stampa. Siamo addolorati per la scomparsa di Luigi Pintor, una grande figura della sinistra, un esempio di coerenza e tenacia nelle lotte per la libertà e i diritti. Oliviero Diliberto La scomparsa di Luigi lascia un vuoto incolmabile. Non dimenticheremo la sua umanità, il suo pessimismo intelligente, provocatorio, eppure la voglia mai doma di ingaggiarsi in nuove battaglie. Non dimenticheremo la sua intransigenza morale. Mancherà al manifesto e a tutti noi. C’è un solo riscatto possibile: dare fondo a Esprimo profondo cordoglio per la scomparsa di una delle voci più autonome e indipendenti della sinistra e del giornalismo italiano Enrico Gasbarra Ciao Luigi. Siamo addolorati per la scomparsa di Pintor, una delle voci più lucide e critiche della sinistra italiana, di cui ricordiamo con affetto l’amara e pungente ironia e quella capacità di indignarsi che gli anni e le difficoltà della vita non avevano mai domato. Ci stringiamo ai colleghi e compagni del manifesto per questa perdita così grave e triste per tutti. Liberazione Con la scomparsa di Luigi Pintor siamo tutti più poveri. La Nuova ecologia Esprimo profondo cordoglio ai familiari e al manifesto per la scomparsa di Pintor, un grande giornalista, un eretico che non conobbe mai l’opportunismo. Enzo Carra Per la sinistra e per il giornalismo con Pintor si perde una voce brillante, ironica e intelligente. Leggere i suoi pezzi è sempre stato un piacere anche se qualche volta la si pensava in modo diverso. Pintor rimane nella storia politica del paese e del giornalismo come esempio di autonomia e indipendenza di giudizio. Il manifesto, primo tra i giornali, ha dato spazio alle tematiche gay e lesbiche rompendo la cappa di silenzio sui diritti civili delle minoranze. Franco Grillini domenica 18 maggio 2003 il manifesto il manifesto ROMA & DINTORNI, via Tomacelli 146 - 00186 Roma • Telefono 0668719571/0668719464 fax 0668719462 [AGENDA] e 0668719462 [TAMBURINI] • E-mail [email protected] Pubblicità Poster, tel. 0668896911 fax 0668308332 [Tariffe edizione locale 77 euro a modulo, cinema 112] TEATRI ROMA Quirino 2003/2004, nel solco della tradizione ARGENTINA TEATRO DI ROMA LARGO ARGENTINA TEL. 0668804601-2 IL MONDO DI MR. PETERS di A. Miller, regia di E. M. Lamanna. Con: G. Alber tazzi e E. Blanc [17.00] COLOSSEO VIA CAPO D’AFRICA, 5 TEL. 067004932 SALA GRANDE IL NASO da N. Gogol, testo e regia di C. Spadola. Con: F. Cordella e G. Marchesi [18.00] RIDOTTO AIACE di Sofocle, adattamento e regia P. Pompili. Con: P. Pompili e A. Picconi [18.00] DEI COCCI VIA GALVANI, 69 TEL. 065783501/2 TUTTI DICONO WOODY ALLEN DI W. ALLEN, diretto e interpretato da A. Avallone. Con: A. Foglietta e M. Scognamiglio [18.00] DELL’OROLOGIO VIA DEI FILIPPINI, 17/A TEL. 066875550 SALA GRANDE LA VITA REALE DI JAKOB GEHERDA di B. Brecht, regia di G. Sammartano. Con: A. Basaluzzo e D. Garofalo [17.30] SALA ARTAUD MELOPEA D’ADDIO SU AMORE di G. Manganelli, regia di A. Benadduce. Con: A. Benadduce e F. Cutolo [18.30] SALA GASSMAN I PERSIANI da Eschilo, regia di R. Cavallo. Con: C. Balboni e G. de Feo [18.30] SALA ORFEO PESCI FUOR D’ACQUA di e con C. Casarico e T. Scrocca [18.00] DELLA COMETA VIA DEL TEATRO MARCELLO, 4 TEL. 066784380 COPPIA APERTA QUASI SPALANCATA di D. Fo e F. Rame, regia di M. Bernardi. Con: P. Milani e C. Simoni [17.00] DUE ROMA VICOLO DUE MACELLI, 37 TEL. 06 6788259 IL CUSTODE di A. Lauro, interpretato e diretto da P. Triestino [18.00] ELISEO VIA NAZIONALE, 183 TEL. 064882114 IL MEDICO PER FORZA farsa con musiche di Molière, regia di M. Conti. Con: G. Tedeschi e M. Ariis [17.00] FURIO CAMILLO VIA CAMILLA, 44 TEL. 067804476 ELETTRA con con P. Bernardini, e a seguire ONOFF di J. Diego Porta Lopez [21.00] INDIA LUNGOTEVERE DE’PAPARESCHI TEL. 0668804602 FRAMMENTI DAI QUADERNI DI SERAFINO GUBBIO OPERATORE di L. Pirandello, regia e scenografia acustica A. Liberovici, con O. Fusco e A. Margiotta [18.00] PICCOLO ELISEO VIA NAZIONALE, 183 TEL. 064885095 LA VEDOVA SOCRATE liberamente ispirato a La morte di Socrate di e con F. Valeri, a cura di A. Terlizzi [17.00] POLITEAMA BRANCACCIO VIA MERULANA, 244 TEL. 0647824190 IO, TOTO E GLI ALTRI, scritto diretto e interpretato da G. Proietti [17.00] POLITECNICO VIA G. B. TIEPOLO, 13/A TEL. 063219891 Nell’ambito di Ob...Scena, rassegna di teatro erotico BETTI & WILMA, SESSO AMORE E FANTASIE di A. Locarno, regia di M. Rizzi. Con: L. Assenzio e S. Zanaboni [21.30] QUIRINO VIA DELLE VERGINI, 7 TEL. 066794585 UN NEMICO DEL POPOLO di A. Miller da H. Ibsen, regia di M. Sciaccaluga. Con: G. Lavia e E. Pagni [16.45] SALA UMBERTO VIA DELLA MERCEDE, 49 TEL. 066794753 BIONDA FRAGOLA scritto, diretto e interpretato da M. Bellei. E con: S. Di Stefano e D. Sef [17.30] SALA UNO P.ZZA DI P. S. GIOVANNI, 10 TEL. 067009329 MERCANTI DI BUGIE di D. Mamet regia di F. Bonelli. Con: F. Bonelli e F. Scribani [18.30] STANZE SEGRETE VIA DELLA PENITENZA, 3 TEL. 066872690 SEXE di e con L. Della Valle. Regia: G. Bontempi v.m.18 [21.00] VALLE VIA DEL TEATRO VALLE, 21 TEL. 0668803794 LE CINQUE ROSE DI JENNIFER di A. Ruccello, re- Archiviata la stagione teatrale 2002/3, è già tempo di consuntivi e di nuovi spettacoli che dal prossimo ottobre ripopoleranno i palcoscenici dei teatri cittadini. Al Quirino, con la programmazione ancora in corso, le cose non sono andate male. Anzi. Con un aumento del 23/% sugli abbonamenti e di un 25% complessivo, senza dimenticare che manca ancora all’appello lo spettacolo di Panariello, l’Eti forte di questi numeri si ripresenterà per la prossima stagione con 11 spettacoli e un omaggio a Giorgio Strehler, a cui si aggiungerà una piccola digressione nel campo della lirica con l’opera di Mozart Così fan tutte direttamente dal piccolo di Milano [8-20 giugno 2004]. Il cartellone è stato pensato sulla falsariga del “grande teatro di tradizione”, affidando testi noti ma di straordinario peso qualitativo a mattatori e interpreti di consolidata scuola. Apertura ad appannaggio di Luca De Filippo diretto da Francesco Rosi, che per la prima volta lascia la cinepresa e si misura con il teatro, in un recupero di Napoli Milionaria [7 ottobre-2 novembre], mentre Paola Gassman e Ugo Pagliai ripropongono il testo di Pierre C. De Marivaux Il trionfo dell’amore [4-23 novembre]. Per Mariangela Melato [nella foto] il ritorno sul palco del Quirino ha dello storico, visto che la sua ultima apparizione risale addirittura al 1987. La ritroveremo [25 novembre-10 dicembre] in un testo di Brecht Madre Courage e i suoi figli, diretta da Marco Sciaccaluga. Ida Di Benedetto incontra Fedro di Seneca [2-21 marzo] per la regia di Piero Maccarinelli, mentre Mario Missiroli rilegge un testo scritto da Wilde nel 1895 e portato anche su grande schermo Un marito ideale [23 marzo-9 aprile] con Manuela Kustermann e Debora Caprioglio. Tra gli altri spettacoli in programma, Tre sorelle di Cechov [4-23 maggio] in un allestimento diretto da Maurizio Panici che guiderà in scena Pamela Villoresi, Valeria Cingottini e Silvia Budri, chiude la stagione il lavoro che Luigi Pirandello scrisse per Eleonora Duse, La vita che ti diedi [25 maggio-6 giugno] diretto da Luigi Squarzina e interpretato da Marina Malfatti. OGGI&DOMANI INIZIATIVE E DIBATTITI Domani alla CASA DELLE LETTERATURE, convegno dal titolo Gadda a Roma, a trent’anni dalla mor te di Carlo Emilio Gadda. Ore 10.00, p.zza dell’Orologio 3 • All’UNIVERSITÀ ROMA TRE, presso l’Aula magna del rettorato, si tiene domani un’assemblea pubblica dal titolo Con la mafia non si convive. Ore 10.00, via Ostiense 159 • Si discute sul tema Tibet e diritti umani, domani alla FONDAZIONE BASSO. Interverranno: Marialaura Di Mattia, Piero Folena, Massimo Persotti e Decen Dolkar. Ore 17.00, via Dogana Vecchia 5 • Nell’ambito degli incontri organizzati dall’ASSOCIAZIONE AMICIZIA EBRAICO-CRISTIANA, oggi presso l’aula magna della facoltà valdese di teologia, conferenza a tema Telecamera con vista sulla religiosità. Ore 17.00, via P. Cossa 40 • A FIUMICINO si discute su Scuola e cultura, i diritti di cittadinanza con M. Santi, R. Tasciotti e L. Fraleone. Al termine, concerto dei Red Stripes e Radici nel cemento. Ore 21.00, largo Falcone • Alla CASA DELLE DONNE, questa sera due donne raccontano L’altra Argentina, l’esperienza di un popolo che si organizza. Ore 18.00, via della Lungara 19 • Incontro dibattito oggi al TEATRO SALA 1 dal titolo Ritorno a Norimberga. La corte penale internazionale e i crimini in Iraq. Lo organizza il circolo Giustizia. Ore 21.00, p.zza di Porta S. Giovanni 10 • Seconda giornata di festa e di lotta sulla TANGENZIALE EST ALTEZZA S. LORENZO-PRENESTINO. Il programma prevede: 10.30 assemblea a tema: quali misure adottare per lo smantellamento immediato della sopraelevata; 16.00 spettacolo teatrale • Domani alla CASA DELLE CULTURE, il comitato fermiamo la guerra di Roma ha in programma un incontro per discutere su: boicottaggio prodotti Usa, ritiro truppe italiane e iniziative per il 2 giugno. Ore 18.00, via S. Crisogono. stesa installazione ambientale dal titolo Arena, composta da tre proiezioni; due laterali popolate da figure umane che muovono le mani in modo ossessivo, comese fosse un gesto enigmatico, e una centrale dove si svolge la scena della lotta fra l’uomo e l’orso. Fino al 17 agosto. ANDREAS GURSKY Il fotografo tedesco si distingue per l’uso del grande formato e per la manipolazione dell’immagine. Le sue opere si concentrano sulla figura umana e la relazione tra gli uomini e il loro contesto ambientale. Fino al 17 agosto. sottotitolo della mostra che propone l’itinerario percorso dal fotografo Michael Yamashita sulle tracce del grande viaggiatore veneziano. Fino al 22 giugno. Orari: 9.00-19.45 [mar/dom, lunedì chiuso]. Info: 0161293332. IDOLI A.A. M. ARCHITETTURA MODERNA VIA DEI BANCHI VECCHI 61 Personale di Aurelio Bulzatti, curata da Francesco Moschini e Alessandra Maria Sette. Sono esposti quindici dipinti inediti, e una serie di disegni e bozzetti legati a questi lavori. Fino al 14 giugno. Orari: 16.00-20.00 [tutti i giorni], 14.00-20.30 [sab-dom]. Info: 0668307537. IL PAESE DELL’ANIMA MUSEO HENDRIK C. ANDERSEN P.STANISLAO MANCINI, 24 È un progetto - a cura di Christoph Bertsh ¡ dedicato alle opere eseguite da Herber t Reyl-Hanisch agli inizi degli anni ’30. Fino al 25 maggio. Orari: 9.00-13.30 [mar/dom, lunedì chiuso]. Info: 063219089. VIA IN PRINCIPIO PARCO DELLA MUSICA AUDITORIUM DE COUBERTIN, 30 Viaggio fotografico di Sebastiao Salgado, filo conduttore sono le vie brasiliane del caffè e le storie di uomini e donne. Fino al 31 luglio. Orari: 10.00-21.00 [tutti i giorni]. Info: 0680241436. V.LE LA FATICA DELLE DONNE TEATRO INDIA LUNGOTEVERE DE PAPARESCHI Alcune immagini di questa mostra, composta da fotografie di Paolo Del Papa, lasciano capire come oltre la sofferenza, dentro questa fatica ci siano la voglia di arrivare a un obiettivo. Fino al 31 mag- gio. Orari: 19.00-24.00 [escluso il lunedì]. LA SPAGNA DIPINGE IL NOVECENTO MUSEO DEL CORSO VIA DEL CORSO 320 Divisa in tre sezioni, presenta opere provenienti dalle collezioni del Museo di Madrid, fra queste lavori di: Gargallo, Dalì, Mirò, Picasso, Barcelò e Solano. Fino al 29 giugno. Orari: 10.00-20.00 [tutti i giorni, chiuso il lunedì]. Info: 066786209. MACRO MATTATOIO P.ZZA GIUSTINIANI, 4 ORARI: 16.00-24.00 [MAR/DOM, LUNEDÌ 0667107900 MICHAL ROVNER La videomaker israeliana presenta un’e- CHIUSO]. INFO: MARCO POLO-MICHAEL YAMASHITA PALAZZO ALTEMPS P.ZZA SANT’APOLLINARE, 46 “Un fotografo sulle tracce della pace” è il CINEMA D’ESSAI ARCOBALENO DELLE PROVINCIE VIA F. REDI, 1/A Chicago di R. Marshall [16.00 • 18.10 • 20.20 • 22.30] V.LE D.LE ASSOCIAZIONE LABIRINTO DETOUR VIA URBANA, 47/A TEL. 064872368 V. Under world presenta Tandem films, rassegna di cortometraggi [21.00] POMPEO MAGNO, 27 TEL 06.3216283 SALA A Io non ho paura di G. Salvatores [16.30 • 18.30 • 20.30 • 22.30]; SALA B Ubriaco d’a- PROVINCIE, 41 TEL. 06.44236021 Ricordati di me di G. Muccino [15.45 • 18.00 • 20.15 • 22.30] DON BOSCO more di P. Thomas Anderson [16.30 • 18.30 • 20.30 • 22.30]; SALA C Sweet sixteen di k. Loach [16.30 • 18.30 • 20.30 • 22.30] V. AZZURRO SCIPIONI GRAUCO V. DEGLI VIA SCIPIONI 84 TEL. 06.39737161 SALA CHAPLIN La ragion pura di Agosti [16.30]; Viaggio a Kandahar di Makmalbahaf [18.30]; Il favoloso mondo di Amèlie di J. P. Jeunet [20.30]; Madonna che silenzio c’è stasera di M. Ponzi [22.30]; SALA LUMIERE La dolce vita di Fellini [17.00]; Ombre rosse di J. Ford [20.30]; Furore di J. Ford [22.30] PUBLIO VALERIO, 63 TEL. 06.71587612 Io non ho paura di G. Salvatores [16.00 • 18.00] PERUGIA, 34 TEL. 067824167 Vostro figlio e fratello di V. Sukshin [19.00]; Solaris di Tarkovskij v.o.sottot.italiani [20.30] LA CAMERA VERDE VIA GIOVANNI MIANI, 20/20A/20B TEL. 065745085 Chant d’amour di J. Genet [19.30] SALA TREVI V. PAISIELLO, 24/B TEL. 06.8554210 Prendimi l’anima di R. Faenza [16.30 • 18.30 • 20.30 • 22.30] PUTTARELLO, 25 TEL. 0672294260 Omaggio a DINO RISI Il viale della speranza [18.30-20.30], ogni proiezione sarà preceduta dal cor to Barboni; Una vita difficile [22.30] COLOSSEO TIZIANO D’ESSAI V. G. RENI, 2 TEL 06.3236588 V. LABICANA 42 TEL. 06.7003495 L’ultimo metrò di F. Truffaut [21.15] Io non ho paura di G. Salvatores [16.30 • 18.30 • 20.30 • 22.30] lunedì, stesso orario, corso di fotografia [metro A Subaugusta, 559] Martedì 20 [19.00] presentazione del romanzo di Stefano Tassinari I segni sulla pelle, a seguire dibattito sul tema: Il g8 di Genova: chi ha paura di ricordare? Intervengono: Gianfranco Benzi e Guido Lutrario. Coordina: Geraldina Colotti, sarà presente l’autore VICOLO DEL CARAVAGGIO gia di G. Gleijeses. Con: G. Gleijeses e G. Cannavacciuolo [16.45] VASCELLO VIA CARINI, 72 TEL. 065881021 FABBRICA uno spettacolo di e con A. Celestini [17.00] VITTORIA P.ZZA S. MARIA LIBERATRICE, 10 TEL. 065740170 ALCAZAR di G. Clementi, regia di S. Messina. Con: A. Di Nola e A. Lolli [17.30] CENTRI SOCIALI ACROBAX PROJECT [lab.occupato autogestito del precariato metropolitano] Ex cinodromo via della Vasca Navale [Ponte Marconi] tel. 065582715 Ogni lunedì [19.00] Link, laboratorio di inchiesta e cooricerca sul precariato. Sempre OGGI&DOMANI LIBRI, CINEMA&... Domani da ODRADEK, Giacomo Marramao e Maria Luisa Boccia discutono Guerre, con il collettivo 33 a partire dal primo numero della rivista di filosofia L’espressione. Ore 18.00, via dei Banchi vecchi • Burned children of America: the reading è il titolo della serata in programma domani al TEATRO ARGENTINA, in occasione della pubblicazio- D’ESSAI IN BELLA MOSTRA ARTE ED EBBREZZA. DA MANZÙ A DARIO FO... SALE DEL BRAMANTE-CHIESA S. MARIA DEL POPOLO P.ZZA DEL POPOLO L’associazione culturale Il magazzino del sale ha raccolto le opere originali di artisti famosi, quali Baj, Dietzmn, Fo, Manzù e Pomodoro fra gli altri, che hanno prestato la loro opera per la creazione di etichette ar tistiche. Le opere esposte sono infatti dedicate al Vino della pace, prodotto con 500 vitigini provenienti da ogni parte del mondo. Queste opere, oltre a 500 etichette originali fra le più rare al mondo, hanno contibuito a questa esposizione. Fino al 20 maggio. Orario: 10.00-20.00 [tutti i giorni]. Si prega di far pervenire le segnalazioni entro le ore 12 del giorno precedente l’evento L’AGENDA IN SCENA AMBRA JOVINELLI VIA G. PEPE, 41/47 TEL. 0644340262 IL BANCHIERE ERRANTE ideato, diretto e interpretato da M. Ovadia. Con: L. Colbert e R. Siwulak [17.00] I & DINTORNI BRANCALEONE Via di Levanna, 11 tel. 0682000959 e-mail: [email protected] web: www.brancaleone.it Arturo, collettivo di artisti, propone da domani tre giornate [19-20-21 maggio] tra storia, musica, danze. In scena fra gli altri: Travirovesce, Memoria Zero e Bruno Santoro. Stasera nella sala cinema, proiezione in Dvd: [20.30] Dieci di A. Kiarostami; a seguire [22.40] Mullholland drive di D. Lynch CASALE PODERE ROSA via D. Fabbri. tel. 068271545 web.tiscalinet.it/casalepodererosa e-mail:[email protected] [bus 343 da metro b/Rebibbia] Si conclude oggi la mini rassegna dedicata a Spike Lee con i film: 19.00 Bamboozled; 21.00 Crooklyn. La BiOsteria è aperta dal venedì alla domenica, la sera dalle 20.00. Il sabato e la domenica è aperta anche a pranzo dalle 13.00. Oggi [10.30] visita guidata al parco di Aguzzano [info: 068270876] CORTO CIRCUITO Via F. Serafini, 57 tel. 067217682 e-mail: [email protected] LA MAGGIOLINA Via Bencivenga, 1 Tel. 0686207352 e-mail: [email protected] Alle 22.30 Discopatia, notte dance. Ingresso con tessera e sottoscrizione. RICOMINCIO DAL FARO Via del Trullo, 330 [metro b e 771 da Eur Magliana); tel. 349 0897456 e-mail: [email protected] Ultimo giorno di aper tura per la mostra espositiva d’arte con la collaborazione e partecipazione dei ragazzi dell’Accademia di belle arti di Roma. VILLAGGIO GLOBALE Lungotevere de’ Testaccio tel. 065757233 e-mail: [email protected] Nello spazio dedicato al cinema [22.00], proiezione di Bowling a Columbine di M. Moore Ingresso 2 euro a sottoscrizione. MOVIMENTO ARTE CONCRETA 1948-1952 MUSEO DEL CORSO VIA DEL CORSO, 320 Questa mostra costituisce un approfondimento della componente concretista dell’arte astratta sviluppatasi a Milano dalla fine del 1948, intorno a personalità quali Bruno Munari, Atanasio Soldati, Gillo Dorfles e Gianni Monnet e successivamente denominato Movimento arte concreta. Fino al 31 agosto. Orari: 10.00-20.00 [tutti i giorni, lunedì chiuso]. Info: 066786209. ne dell’antologia distribuita da Minimum Fax. Pasquale Panella, Carlo Lucarelli, Dario Cassini, Andrea Purgatori e Francesco fra gli altri, leggeranno alcuni racconti di autori quali: Aimee Bender, Ar thur Bradford e Shelley Jackson. Ore 20.30, largo Argentina a ingresso libero • Il CINECLUB SPAZIO COMUNE, annullando la proiezione al chiuso prevista oggi, si sposta nell’arena di viale di Tormarancia per presentare la nuova stagione della rassegna estiva Notti di stelle in programmazione a partire dal prossimo luglio. Ore 20.45 • Al TEMPIO DI ADRIANO, par te oggi una rassegna teatrale che dedica quattro appuntamenti a Marguerite Yourcenar, in occasione del centenario dalla nascita. In programma oggi e domani una mise en espace con video e musica dal vivo da Dare a Cesare. 20,21 aprile 1933, anno XI dell’era fascista regia di P. Emilio Landi. Ore 19.00, p.zza di Pietra ingresso libero fino a esaurimento posti. SPORT DOMENICA ECOLOGICA Ritorna oggi l’appuntamento mensile con la domenica ecologica: i temi della manifestazione saranno lo spor t, la sicurezza stradale e il rispetto dell’ambiente. L’interdizione al traffico riguarderà quindici municipi ed in particolare il centro storico; la zona a traffico limitato, il settore G di Trastevere, Villa Borghese, le aree pedonalizzate di via dei Fori Imperiali e l’Appia Antica. Ore 9.00-18.00. MUSICA OGGI&DOMANI Chiude Sangeet Mela all’AUDITORIUM PARCO con i concerti di: Ustad Asad Ali Khan e a seguire State of Bengal. Ore 20.30, v.le De Couber tin • Le note di Brahms concludono stasera ad ARICCIA il ciclo primavere de I concerti dell’accademia degli sfaccendati. Le musiche sono eseguite da: Ariane Mathaus, violino, Alfredo Persichilli, violoncello, e Anna Lisa Bellini al pianoforte. Ore 19.00, PALAZZO CHIGI • All’ISTITUTO POLACCO DI ROMA, domani sera torna a Roma i ragazzi dell’orchestra da Camera Lodzkie Smyczki diretti da R. Jan Osmolinski. Ore 18.00, via V. Colonna 1 ingresso libero • Domani al SISTINA [via Sistina 139] Angelo Branduardi in concerto. Ore 21.00 • Anna Oxa presenta il suo nuovo cd “Ho un sogno” domani all’AMBRA JOVINELLI [via G. Pepe 41]. Ore 21.00 • ALPHEUS [via del Commercio, 36 info: 065747826] triplo show case questa sera nella sala Momotombo con i gruppi: Fonderia, Uniplux e Karmablue. Ore 21.15, ingresso 5 euro • BIG MAMA [vicolo San Francesco a Ripa, 18 tel. 065812551] domani The Good sons in concerto. Ore 22.00, ingresso con tessera annuale a 13 euro • CIRCOLO DEGLI ARTISTI [via Casilina Vecchia 42] Caparezza. Ore 22.00, ingresso con tessera 5 euro • LETTERE CAFFÈ [via di S. Francesco a Ripa, 100 tel. 0658334379] Tarantolati, a cura di Rino Ziccardi. Ore 21.00 • LOCANDA ATLANTIDE [via dei Lucani 22b info: 0644704540] serata con i gruppi Infinito [Andrea De Luca, Alfredo Verruso, Gilberto Valentini e Roberto Solito] e Six & Two [Stefano Crippa, Claudio Prosperini, Giorgio Pellegrini e Rober to Peciola] Ore 22.00, ingresso 5 euro. DELLA MUSICA, D’ESSAI VERBANO 5 IL PRANZO DELLA DOMENICA ADRIANO 1 P.ZZA ✆ 06.36004988 CAVOUR 22 euro 5,00/ 7,50 ADRIANO 2 ADRIANO 3 ADRIANO 4 ADRIANO 5 ADRIANO 6 ADRIANO 7 ADRIANO 8 ADRIANO 9 ADRIANO 10 MERRY DEL VAL, 14 V. ALCAZAR ✆ 06.5880099 ALHAMBRA 1 V. ✆ 06.66012154 euro 4,50/ 7,00 P. DELLE VIGNE 4-ABC-6-CD euro 4,50 / 5,50 ALHAMBRA 2 ALHAMBRA 3 AMBASSADE 1 V. ✆ 06.5408901 ACCAD. AGIATI, 57-59 euro 4,15/ 6,70 AMBASSADE 2 AMBASSADE 3 ANDROMEDA 1 V. ✆ 06.6142649 MATTIA BATTISTINI 195 euro 4,25/ 6,25 ANDROMEDA 2 ANDROMEDA 3 ANDROMEDA 4 ANDROMEDA 5 ANDROMEDA 6 ANTARES 1 V.LE ✆ 06.8184388 ADRIATICO 15/21 euro 5,00/ 7,00 ANTARES 2 ATLANTIC 1 V. TUSCOLANA, ✆ 06.7610656 745 euro 4,15/ 6,70 ATLANTIC 2 ATLANTIC 3 ATLANTIC 4 ATLANTIC 5 ATLANTIC 6 AUGUSTUS 1 C.SO VITT. EMANUELE, ✆ 06.6875455 203 POLLOCK BARBERINI 1 P.ZZA ✆ 06.4827707 BARBERINI, 24-25-26 euro 4,50/ 7,50 BARBERINI 2 BARBERINI 3 BARBERINI 4 BARBERINI 5 BROADWAY 1 V. DEI ✆ 06.2303408 NARCISI, 36 euro 4,15/ 5,15 BROADWAY 2 BROADWAY 3 CIAK 1 V. ✆ 06.33251607 CASSIA, 692 euro 4,13/ 6,20 CIAK 2 CINELAND MULTIPLEX 1 V.LE DEI ROMAGNOLI 515-OSTIA LIDO ✆ 06.6561841 euro 5,50/ 7,00 CINELAND MULTIPLEX 2 CINELAND MULTIPLEX 3 CINELAND MULTIPLEX 4 CINELAND MULTIPLEX 5 CINELAND MULTIPLEX 6 CINELAND MULTIPLEX 7 CINELAND MULTIPLEX 8 CINELAND MULTIPLEX 9 CINELAND MULTIPLEX 10 CINELAND MULTIPLEX 11 CINELAND MULTIPLEX 12 CINELAND MULTIPLEX 13 CINELAND MULTIPLEX 14 CINEPLEX GULLIVER 1 VIA DELLA LUCCHINA ✆ 90 euro 4,00/ 6,00 CINEPLEX GULLIVER 2 CINEPLEX GULLIVER 3 CINEPLEX GULLIVER 4 CINEPLEX GULLIVER 5 CINEPLEX GULLIVER 6 CINEPLEX GULLIVER 7 CINEPLEX GULLIVER 8 CINEPLEX GULLIVER 9 CINEPLEX GULLIVER 10 COLA DI RIENZO KIDS P.ZZA COLA DI RIENZO, 88 euro 4,55/ 7,00 DEI PICCOLI V.LE DELLA ✆ 06.8553485 PINETA, 15 euro 4,50 DEI PICCOLI SERA 20.00 • 22.30 THE HOURS 16.00 • 18.10 di S. Daldry 20.20 • 22.30 THE EYE 10.00 • 12.10 • 14.15 • 16.20 di O. e D. Pang 18.30 • 20.40 • 22.45 INTERVISTA 10.10 • 12.15 • 14.15 • 16.20 di F. Fellini 18.20 • 20.30 • 22.45 INSIEME PER CASO 11.00 • 13.30 • 16.00 di P. J. Hogan 18.15 • 20.30 • 22.45 CONFESSIONI DI UNA MENTE... 10.10 • 12.15 • 14.15 di G. Clooney 16.20 • 18.30 •20.40 • 22.45 COME FARSI LASCIARE IN DIECI GIORNI 11.00 • 13.30 di D. Petrie 16.00 • 18.15 • 20.30 • 22.45 X MEN 2 17.30 di B. Singer 20.00 • 22.30 THE EYE 16.30 • 18.30 di O. e D. Pang 20.30 • 22.30 TENTAZIONE MORTALE 17.00 • 18.45 di B. Bennett 20.40 • 22.30 X MEN 2 17.30 di B. Singer 20.00 • 22.30 LA 25A ORA 17.30 di S. Lee 20.00 • 22.30 PERDUTO AMOR 16.30 • 18.30 di F. Battiato 20.30 • 22.30 A LA 25 ORA 17.25 di S. Lee 20.10 • 22.55 X MEN 2 15.15 • 17.45 di B. Singer 20.15 • 22.50 COME FARSI LASCIARE IN DIECI GIORNI 15.25 • 17.55 di D. Petrie 20.20 • 22.45 IL PRANZO DELLA DOMENICA 16.00 • 18.10 di C. Vanzina 20.20 • 22.35 STAR TREK NEMESIS 15.30 • 18.00 di S. Baird 20.30 • 22.50 NOVE REGINE 15.25 • 17.55 di F. Bielinsky 20.20 • 22.40 TENTAZIONE MORTALE 15.30 • 17.45 di B. Bennett 20.05 • 22.35 HIGH CRIMES 15.25 • 17.55 di C. Franklin 20.20 • 22.40 PIAZZA DELLE 5 LUNE 17.20 di R. Martinelli 20.05 • 22.40 THE EYE 15.40 • 18.00 di O. e D. Pang 20.20 • 22.40 UNA HOSTESS TRA LE NUVOLE 16.35 • 18.35 di B. Barreto 20.35 • 22.35 IL LIBRO DELLA GIUNGLA 2 16.00 • 18.10 CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA 20.25 • 22.45 MY LITTLE EYE 16.30 • 18.30 di M. Evans 20.30 • 22.30 X MEN 2 15.00 • 17.30 di B. Singer 20.00 • 22.30 16.00 • 18.10 THE EYE di D. Pang e O. Pang. Chun 20.20 • 22.30 UNA HOSTESS TRA LE NUVOLE 16.15 • 18.15 di B. Barreto 20.15 • 22.15 TENTAZIONE MORTALE 15.50 • 18.05 di B. Bennett 20.20 • 22.35 MAIAL COLLEGE 16.00 • 17.50 UNCONDITIONAL LOVE 20.10 • 22.30 IL PRANZO DELLA DOMENICA 15.30 • 17.50 di C. Vanzina 20.10 • 22.30 MY LITTLE EYE 16.00 • 18.05 di M. Evans 20.10 • 22.15 COME FARSI LASCIARE IN DIECI GIORNI 15.10 • 17.35 • 20 CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA 22.30 PIAZZA DELLE CINQUE LUNE 15.00 • 19.50 NAVE FANTASMA 17.25 • 22.15 HIGH CRIMES 15.00 • 17.30 di C. Franklin 20.00 • 22.30 IL LIBRO DELLA GIUNGLA 2 15.30 • 17.15 • 19.00 PASSATO PROSSIMO 20.40 • 22.30 LA CITTÀ INCANTATA 16.00 di H. Miyazaki 18.10 • 20.20 BOWLING A COLUMBINE di M. Moore DELLE MIMOSE 1 V. ✆ 06.33261019 MARIANO VIBIO 20 euro 4,50/ 7,00 DELLE MIMOSE 2 DELLE MIMOSE 3 DELLE MIMOSE 4 DORIA 1 V. ✆ 06.39721446 ANDREA DORIA 52/60 euro 5,00/ 7,00 DORIA 2 DORIA 3 DRIVE IN ✆ 06.50930649 EDEN 1 ✆ 06.3612449 P.ZZA FONTE DEGLI ACILII 6/9 euro 6 P.ZZA COLA DI RIENZO, 74/76 euro 4,50/ 7,00 EDEN 2 EDEN 3 EDEN 4 EMBASSY V. ✆ 06.8070245 EMPIRE ✆ 06.8417719 EURCINE 1 ✆ 06.5910986 STOPPANI, 7 euro 5,00/ 7,50 V.LE REGINA MARGHERITA, 29 euro 4,15/ 6,70 V. LISZT, 32 euro 5,00/ 7,50 EURCINE 2 EURCINE 3 EURCINE 4 EUROPA ✆ 06.44249760 17.30 euro 4,15/ 6,20 di E. Harris AUGUSTUS 2 ✆ 06.3235693 16.30 • 18.30 20.30 • 22.30 COME FARSI LASCIARE IN DIECI GIORNI 15.30 • 17.45 di D. Petrie 20.30 • 22.50 CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA 15.20 • 17.50 di G. Clooney 20.30 • 22.50 X MEN 2 15.20 • 17.50 di B. Singer 20.30 • 22.50 THE EYE 15.00 • 17.00 • 19.00 di O. e P. Pang 21.00 • 23.00 STAR TREK - NEMESIS 15.15 • 17.50 diS. Baird 20.30 • 22.50 PIAZZA DELLE 5 LUNE 15.20 • 17.45 di R. Martinelli 20.30 • 22.45 IL PRANZO DELLA DOMENICA 15.10 • 17.00 • 18.50 di C. Vanzina 20.50 • 22.50 LA VITA COME VIENE 15.20 • 17.45 di S. Incerti 20.30 • 22.50 LA FINESTRA DI FRONTE 15.30 • 17.45 di F. Opzetek 20.30 • 22.40 L’ANIMA GEMELLA 15.10 • 17.00 • 18.50 di S. Rubini 20.50 • 22.50 TUTTO O NIENTE 16.00 • 18.15 di M. Leigh 20.30 • 22.40 THE EYE 16.00 • 18.10 di O. e P. Pang 20.15 • 22.30 HIGH CRIMES 15.30 • 17.50 di C. Franklin 20.10 • 22.30 INSIEME PER CASO 15.30 • 17.50 di P. J. Hogan 20.10 • 22.30 X MEN 2 17.30 di B. Singer 20.00 • 22.30 IL PRANZO DELLA DOMENICA 16.30 • 18.30 di C. Vanzina 20.30 • 22.30 UNA HOSTESS TRA LE NUVOLE 17.00 • 18.50 di B. Barreto 20.40 • 22.30 HIGH CRIMES 16.00 • 18.10 di C. Franklin 20.30 • 22.40 MY LITTLE EYE 16.30 • 18.30 di M. Evans 20.30 • 22.30 THE HOURS 16.00 • 18.10 di S. Daldry 20.30 • 22.40 UNA VITA QUASI PERFETTA 16.30 • 20.30 IO NON HO PAURA 18.30 • 22.40 JOHNNY ENGLISH 16.30 • 18.30 di P. Howitt 20.30 • 22.40 INSIEME PER CASO 16.00 • 18.10 di P. J. Hogan 20.30 • 22.40 X MEN 2 17.30 di B. Singer 20.00 • 22.30 A LA 25 ORA 17.45 di S. Lee 20.15 • 22.45 X MEN 2 17.00 di B. Singer 19.45 • 22.30 THE EYE 16.30 • 18.30 di O. e D. Pang 20.30 • 22.30 COME FARSI LASCIARE IN DIECI GIORNI 17.30 di D. Petrie 20.00 • 22.30 TENTAZIONE MORTALE 17.00 • 18.45 di B. Bennett 20.40 • 22.30 LA 25A ORA 17.00 di S. Lee 19.45 • 22.30 IL PRANZO DELLA DOMENICA 16.30 • 18.30 di C. Vanzina 20.30 • 22.30 C.SO D’ITALIA, 107/A euro 5,00/ 7,00 22.30 HIGH CRIMES 16.00 • 18.10 di C. Franklin 20.20 • 22.30 INSIEME PER CASO 16.00 • 18.10 di P. j. Hogan 20.20 • 22.30 MY LITTLE EYE 16.30 • 18.30 di M. Evans 20.30 • 22.30 16.00 • 18.10 IO NON HO PAURA di G. Salvatores 20.20 • 22.30 X MEN 2 17.30 di B. Singer 20.00 • 22.30 17.30 PIAZZA DELLE 5 LUNE di R. Martinelli 20.00 • 22.30 IL PRANZO DELLA DOMENICA 16.30 • 18.30 di C. Vanzina 20.30 • 22.30 CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA 21.15 di G. Clooney 23.15 LA 25A ORA 15.00 • 17.30 di S. Lee 20.00 • 22.30 GOOD BYE LENIN! 15.45 • 18.00 di W. Becker 20.15 • 22.30 PERDUTO AMOR 16.15 • 18.30 di F. Battiato 20.40 • 22.45 IL POSTO DELL’ANIMA 15.50 • 18.10 di R. Milani 20.30 • 22.40 HIGH CRIMES 17.30 di C. Franklin 20.00 • 22.30 TENTAZIONE MORTALE 17.00 • 18.45 di B. Bennett 20.40 • 22.30 HIGH CRIMES 17.30 di C. Franklin 20.00 • 22.30 PERSONAL VELOCITY 17.30 di R. Miller 20.00 • 22.30 INSIEME PER CASO 17.30 di P. J. Hogan 20.00 • 22.30 MY LITTLE EYE 17.30 di M. Evans 20.00 • 22.30 IL PRANZO DELLA DOMENICA 16.15 • 18.30 di C. Vanzina 20.30 • 22.30 domenica 18 maggio 2003 A FILM P SCHERMO PICCOLO M SCHERMO MEDIO G SCHERMO GRANDE S SUPERSCHERMO . C D ’ F , 56 L’ 16.50 • 18.45 I I ℡ I G I F✆ 06.6864395 euro 4,13/ 6,20 di S. Rubini 20.40 • 22.30 I I ℡ I G I 1 .B , 47 P 17.30 I I ℡ I G I F✆ 06.4827100 euro 5,00/ 7,50 di R. Miller 20.00 • 22.30 I I ℡ I G I R 17.30 I I ℡IG I F 2 di R. Crialese 20.00 • 22.30 I I ℡ I M I 1 . O ’A 1/ A 16.45 I I ℡ I G I F✆ 06.68192987 euro 4,00/ 5,00 H 18.30 • 20.30 • 22.30 I I ℡ I M I 2 L’ 16.30 • 18.30 I I ℡IS I F E 20.30 • 20.30 I I ℡ I M I G .P M 10 X 2 17.30 I I ℡ I S I G✆ 06.61662445 euro 4,50/ 5,50 di B. Singer 20.00 • 22.30 I I ℡ I S I T E 16.00 • 18.10 I I ℡IG I G M di O. e D. Pang 20.20 • 22.30 I I ℡ I S I T 16.30 • 18.30 I I ℡IS I G M di B. Bennett 20.30 • 22.30 I I ℡ I G I S 17.40 I I ℡IG I G S di S. baird 20.15 • 22.30 I I ℡ I G I I 16.30 • 18.30 I I ℡IG I G V di C. Vanzina 20.30 • 22.30 I I ℡ I S I .N P 17.30 I I ℡ I G I G✆ 06.44250299 euro 4,15/ 5,15 di E. Harris 20.00 • 22.30 I I ℡ I P I C 1 . G C , 229 H 17.30 I I ℡ I G I G✆ 06.39720795 euro 5,00/ 7,50 di C. Franklin 20.00 • 22.30 I I ℡ I S I P 17.30 I I ℡IS I G C 2 di R. Miller 20.00 • 22.30 I I ℡ I M I I 17.30 I I ℡IS I G C 3 di P. J. Hogan 20.00 • 22.30 I I ℡ I M I 1 , 59 G ! . G. B 16.00 • 18.05 I I ℡ I G I G✆ 06.5745825 euro 4,50/ 7,00 di W. Becker 20.20 • 22.40 I I ℡ I G I 2 L 25 15.45 • 18.00 I I ℡IG I G di S. Lee 20.20 • 22.40 I I ℡ I M I 3 N 16.15 • 18.20 I I ℡IG I G di F. Bielinsky 20.30 • 22.40 I I ℡ I M I .G VII, 180 I 16.30 • 18.30 I I ℡ I G I G✆ 06.6380600 euro 4,15/ 6,20 di C. Vanzina 20.30 • 22.30 I I ℡ I G I H . B M , 1 I 18.10 I I ℡ I S I ✆ 06.8548326 euro 4,15/ 6,20 di P. Avati 20.20 • 22.30 I I ℡ I G I ) I 3/A (P. T ’ 16.30 • 18.30 I I ℡ I S I ✆I 06.58842301 . M , euro 4,50/ 7,00 di R. Milani 20.30 • 22.40 I I ℡ I G I 2 P 17.00 • 18.50 I I ℡IG I I di R. Miller 20.40 • 22.40 I I ℡ I M I 3 L 18.00 I I ℡IG I I di H. Miyazaki 20.15 • 22.30 I I ℡ I P I 1 .G B , 4/6 M 17.30 I I ℡ I G I J✆ 06.44232190 euro 5,00/ 7,50 di M. Evans 20.00 • 22.30 I I ℡ I G I H 17.30 • 20.00 I I ℡IG I J 2 di C. Franklin 22.30 I I ℡ I M I I 17.30 I I ℡IS I J 3 di G. Salvatores 20.00 • 22.30 I I ℡ I M I I 17.30 I I ℡IMI J 4 di P. J. Hogan 20.00 • 22.30 I I ℡ I M I 1 .F , 37 I 17.30 I I ℡ I S I K✆ 06.86206732 euro 5,00/ 7,50 di P. J. Hogan 20.00 • 22.30 I I ℡ I S I H 17.30 I I ℡IG I K 2 di C. Franklin 20.00 • 22.30 I I ℡ I G I B S. S 75 I 16.00 • 18.10 I I ℡ I G I L✆ 06.6832724 euro 4,50/ 7,00 di F. Leon de Aranoa 20.20 • 22.30 I I ℡ I G I M 1 .M 39 T E 15.40 • 18.00 I I ℡ I G I L✆ 06.36298171 euro 5,50/ 7,50 di O. e D. Pang 20.30 • 22.50 I I ℡ I S I 2 L 15.00 • 17.30 I I ℡IG I L M di H. Miyazaki 20.30 • 22.40 I I ℡ I M I 3 L 15.20 I I ℡IG I L M di F. Opzetek 18.00 • 20.30 • 22.50 I I ℡ I G I 4 U 16.00 • 18.00 I I ℡ IG I L M di B. Barreto 20.40 • 22.45 I I ℡ I M I 5 C 15.40 • 18.00 I I ℡IG I L M di D. Petrie 20.35 • 22.50 I I ℡ I G I 6 N 15.15 • 17.00 I I ℡IS I L M di S. Beck 18.50 • 20.50 • 22.50 I I ℡ I M I 8 C 15.00 • 17.50 I I ℡IMI L M di F. Meirelles 20.25 • 22.50 I I ℡ I M I 9 I 15.45 • 17.50 I I ℡IMI L M di F. Leon de Aranoa 20.30 • 22.45 I I ℡ I M I 10 X 2 15.10 • 18.00 I I ℡IMI L M di B. Singer 20.25 • 22.50 I I ℡ I M I 1 . G. C , 121 C 16.15 • 18.20 I I ℡ I M I M✆ 06.5417926 euro 4,50/ 6,50 di D. Petrie 20.30 • 22.35 I I ℡ I G I L 16.30 • 18.30 I I ℡IG I M 2 di F. Opzetek 20.30 • 22.30 I I ℡ I G I I 16.30 • 18.30 I I ℡IG I M 3 di G. Salvatores 20.30 • 22.30 I I ℡ I M I A 16.15 • 18.20 I I ℡IG I M 4 di A. Egoyan 20.25 • 22.30 I I ℡ I P I L 16.00 • 18.15 I I ℡IS I M 5 di H. Miyazaki 20.20 • 22.30 I I ℡ I P I I I ℡IMI M 6 T 16.30 • 18.30 di S. Daldry 20.30 • 22.35 I I ℡ I G I I I ℡IMI M 7 I 2 16.00 • 17.30 • 19.00 P 20.30 • 22.30 I I ℡ I G I I I ℡IS I M 1 .A N , 416/418 H 17.30 ✆ 06.786086 euro 5,00/ 7,50 di C. Franklin 20.00 • 22.30 I I ℡ I S I I I ℡IS I M 2 M 17.30 di M. Evans 20.00 • 22.30 I I ℡ I M I I I ℡IS I M 3 J E 17.30 di P. Howitt 20.00 • 22.30 I I ℡ I M I I I ℡IS I M 4 I 17.30 di P. J. Hogan 20.00 • 22.30 I I ℡ I M I I I ℡IS I M 1 . C ,7 H 17.30 ✆ 06.3200933 euro 5,00/ 7,50 di C. Franklin 20.00 • 22.30 I I ℡ I S I I I ℡IG I M 2 R 17.25 di G. Muccino 19.55 • 22.25 I I ℡ I S I I I ℡IG I M 17.25 3 S di S. Baird 19.55 • 22.25 I I ℡ I S I I I ℡IG I M 4 M 17.30 di M. Evans 20.00 • 22.30 I I ℡ I S I I I ℡IG I M 1 16.15 • 18.20 .V , 11 I ’ ✆ 06.8559493 euro 4,50/ 7,00 di R. Milani 20.30 • 22.40 I I ℡ I G I I I ℡IS I M 2 A 16.00 • 18.15 di A. Egoyan 20.30 • 22.40 I I ℡ I M I I I ℡IG I I I ℡IG I VILLA ADA I I ℡IG I I I ℡ I S I Cantuaria apre Roma incontra il mondo I I ℡ I S I Un anniversario va celebrato degnamente, sembrano essersi detti gli organizzatori di I I ℡ I G I Roma incontra il mondo nell’approntare il calendario dell’edizione del decennale [24 eventi e di ospiti di prestigio. Ad aprire la manifestazione I I ℡ I S I giugno-10 agosto], ricco disalirà sul palco allestito presso il laghetto di Villa Ada il brasiliano Vinicius Cantuaria [nella foto], fra i più amati nel suo I I ℡IG I paese grazie ad una lunga e proficua carriera e ad estimatori I I ℡IG I come Arto Lindsay, anch’esso presente al festival [30]. Sempre a giugno, concerti dei Sud Sound system [27] e Nour EdI I ℡IS I dine [28]. Ma è a luglio che si concentra il maggior numero I I ℡IMI di artisti di richiamo, iniziando da Burning Spear [16], proseguendo con il duo composto da John Surman e John TayI I ℡IMI lor, senza dimenticare le danze di Galliano e le sue African Divas [19] e l’esuberante vocalità di Angelique Kidjo [22]. I I ℡IS I Ma il cartellone non si esaurisce qui, e con date ancora da staI I ℡ I S I bilire troveremo anche: Agricantus, Peppe Barra, Luigi Einaudi e Ballakè Sissoko, I I ℡ I P I Omar Sosa, Claudio Lolli e il Parto delle nuvole pesanti, mentre Daniele Sepe & Art Ensemble of Soccavo farà quest’anno la sua apparizione il 3 agosto. I I ℡IP I I I ℡IS I I FILM I I ℡IG I Vero e proprio sforzo produttivo che ha rischiaI I ℡ I G I Bell’amico to di mandare in bancarotta il bravo attore stadi e con Luca D’Ascanio, e con Mariatunitense, esce a tre anni di distanza questo I I ℡IG I no Bar tolomeu e Rosalinda Celentano omaggio al genio dell’avanguardia Usa, il pittore [Italia 02] I I ℡ I G I Storia di razzismo e antirazzismo, amicizia e Jackson Pollock. I I ℡ I G I sentimenti contrastanti. Mariano, regista angosi fa ospitare per qualche giorno a casa di Tentazione mortale I I ℡ I S I lano, Nicola, ma le giornate diventano mesi e la predi Bill Bennett, con Bur t Reynolds e dell’ospite si fa via via sempre più ingomSaf fron Burrows [Usa Fr Austr 01] I I ℡ I G I senza brante. Nicola non ce la fa più, e cerca di trovare Ricco uomo d’affari, Charlie Le Blanc sposato I I ℡ I G I il pretesto giusto per poterlo cacciare. con una giovane ex modella molto più giovane di lui, scopre di avere una malattia che rischia di I I ℡ I G I Intervista portarlo al creatore entro breve tempo. Prima di fare testamento a favore della donna, vuole esI I ℡IG I di e con Federico Fellini, con Sergio Rusicuro della sua fedeltà. Offre quindi una bini e Antonella Ponziani [Italia 87] I I ℡ I G I Torna sul grande schermo in versione rimaste- sere grossa somma a un suo dipendente se questi riI I ℡ I G I rizzata il film con il quale il grande regista scom- uscirà a sedurla... celebrava il mito di Cinecittà e di se stesI I ℡ I S I parso so. Su invito di una troupe giapponese, Fellini The eye gli esordi come giornalista ventenne [a I I ℡ I S I ricorda di Danny Pang e Oxide Pang Chun, con interpretarlo è Sergio Rubini], mischiando preAngelica Lee e Lawrence Chou [Cina I I ℡ I M I sente e passato, la Ekberg e Mastroianni. 02] Secondo film dei gemelli Pang, è il racconto delI I ℡ I M I Pollock la giovane Mann, cieca dall’età di due anni, che grazie ad un trapianto della cornea riacquista la I I ℡IP I diretto e interpretato da Ed Harris, con vista. Ma il mondo nuovo che le appare si fa suMarcia Gay Harden e Amy Madigan I I ℡IS I bito terrificante:ombre nere e presagi di morte... [Usa 00] ARNESE P ZZA AMPO IAMMA E V IORI ANIMA GEMELLA ISSOLATI ERSONAL VELOCITY IAMMA ILMSTUDIO V DEGLI RTI D LIBERT C ILMSTUDIO IETRO AFFI BOMBELLI, 25 LA FINESTRA DI FRONTE MISSOURI 3 MISSOURI 4 NUOVO OLIMPIA A V. IN LUCINA ✆ 06.6861068 16 euro 4,50/ 7,00 NUOVO OLIMPIA B ALAXY IOVE ALAXY ARTE HE NUOVO SACHER L.GO ALAXY ERCURIO ENTAZIONE MORTALE ODEON 1 euro 4.50/ 7,00 p.zza S. Jacini 22 euro 5,50/ 7,50 ALAXY ATURNO TAR TREK NEMESIS ODEON 2 ALAXY ENERE L PRANZO DELLA DOMENICA IOIELLO V IULIO ESARE IULIO ESARE IULIO ESARE YE V LE OMENTANA IULIO ESARE OLLOCK IGH CRIMES ERSONAL VELOCITY NSIEME PER CASO REENWICH ODONI V REENWICH OOD BYE LENIN A A ORA OVE REGINE REENWICH ✆ 06.5818116 ✆ 06.36298171 ODEON 4 OVERLOOK 3 PASQUINO 3 QUATTRO FONTANE 3 QUATTRO FONTANE 4 IANO DELLA ELLA OLLY QUIRINALE 1 IGH CRIMES QUIRINALE 2 O NON HO PAURA OLLY NSIEME PER CASO ING V OGLIANO ING NSIEME PER CASO IGH CRIMES UCKYBLU ORGO V PIRITO ASSACIUCCOLI LUNEDÌ AL SOLE UX ULTISCREEN HE YE UX ULTISCREEN A CITTÀ INCANTATA UX ULTISCREEN A FINESTRA DI FRONTE UX ULTISCREEN NA HOSTESS TRA LE NUVOLE UX ULTISCREEN OME FARSI LASCIARE IN DIECI GIORNI UX ULTISCREEN AVE FANTASMA UX ULTISCREEN ITY OF GOD UX ULTISCREEN LUNEDÌ AL SOLE UX ULTISCREEN V HIABRERA A FINESTRA DI FRONTE ADISON O NON HO PAURA ADISON A CITTÀ INCANTATA ADISON HE HOURS ADISON L LIBRO DELLA GIUNGLA ASSATO PROSSIMO V PPIA UOVA V. ✆ 06.4882653 NAZIONALE, 190 euro 4,15/ 6,20 REALE 1 P.ZZA ✆ 06.5810234 SONNINO, 7 euro 4,15/ 6,70 REALE 2 RIVOLI V. LOMBARDIA, ✆ 06.4880883 ROMA ✆ 06.5812884 23 euro 4,50/ 7,00 P.ZZA SIDNEY SONNINO, 37 euro 4,15/ 6,20 ROXY RUBINO V. ✆ 06/36005606 L. LUCIANI 52 euro 4,50/ 7,00 ROXY SMERALDO ROXY TOPAZIO ROXY ZAFFIRO ROYAL 1 V. ✆ 06.70474549 E. FILIBERTO, 175 euro 4,15/ 6,70 ROYAL 2 SALA TROISI (EX INDUNO) V. ✆ 06.5812495 G. INDUNO, 1 euro 4,15/ 6,20 SAN RAFFAELE V.LE ✆ 06.6531628 VENTIMIGLIA 6 euro 3.60/ 5.20 SAVOY 1 V. ✆ 06.85300948 BERGAMO, 25 euro 5,00/ 7,00 SAVOY 2 SAVOY 3 SAVOY 4 STARDUST VILLAGE 1 V. DI ✆ 06.5291223 DECIMA, 72 euro 5,00/ 7,00 STARDUST VILLAGE 2 STARDUST VILLAGE 3 STARDUST VILLAGE 4 STARDUST VILLAGE 5 STARDUST VILLAGE 6 IGH CRIMES AESTOSO STARDUST VILLAGE 7 Y LITTLE EYE AESTOSO OHNNY AESTOSO NSIEME PER CASO V DEL ORSO TIBUR 1 ✆ 06.4957762 TIBUR 2 V. DEGLI TRIANON 1 V. ETRUSCHI, 36 euro 4,50/ 5,50 IGH CRIMES ICORDATI DI ME ETROPOLITAN TAR TREK NEMESIS ETROPOLITAN STARDUST VILLAGE 8 NGLISH ETROPOLITAN IGNON 23 RARAT ADISON IGNON euro 4,00/ 5,16 euro 4,50/ 7,00 OME FARSI LASCIARE IN DIECI GIORNI ADISON ETROPOLITAN G.B. TIEPOLO, 13/A V.QUATTRO FONTANE MEN ADISON AESTOSO V. ✆ 06.4741515 Y LITTLE EYE OLLY S. EGIDIO 10 euro 4,13/ 6,20 PASQUINO 2 ERSONAL VELOCITY V euro 4,15/ 6,20 P.ZZA ✆ 06.5803622 A CITTÀ INCANTATA OLLY MAGNA GRECIA, 112 PASQUINO 1 NTRASTEVERE ZA RILUSSA ORONI V. ✆ 06.70496568 NTRASTEVERE V LO ARCELLO euro 4,00/ 5,50 PARIS L POSTO DELL ANIMA NTRASTEVERE ENEDETTO L PRANZO DELLA DOMENICA GAETANO MAZZONI 47 OVERLOOK 7 QUATTRO FONTANE 2 L GO REGORIO V. ✆ 06.61522713 POLITECNICO FANDANGO ✆ 06.36004240 QUATTRO FONTANE 1 OLIDAY V ASCIANGHI, 1 ODEON 3 L CUORE ALTROVE REGORY ✆ 06.7858158 MUZIO SCEVOLA 99 euro 5,00/ 7,00 TRIANON 2 TRIANON 3 Y LITTLE EYE V ITERBO 16.35 • 18.35 20.35 • 22.35 16.30 • 18.30 20.30 • 22.30 L’ANIMA GEMELLA 16.45 • 18.45 di S. Rubini 20.40 • 22.30 IL LIBRO DELLA GIUNGLA 2 17.00 • 18.30 L’AVVERSARIO 20.15 • 22.30 IL CUORE ALTROVE 16.00 • 18.15 di P. Avati 20.30 • 22.40 LA DESTINAZIONE 16.00 • 18.15 di P. Sanna 20.30 • 22.40 BELL’AMICO 18.00 • 20.20 • 22.40 IL GRIDO D’ANGOSCIA DELL’UCCELLO PREDATORE abbinato THE EYE 15.40 • 18.00 di O. e D. Pang 20.30 • 22.50 X MEN 2 15.15 • 17.50 di B. Singer 20.30 • 22.55 LA CITTÀ INCANTATA 15.00 • 17.30 di H. Miyazaki 20.30 • 22.40 LA 25a ORA 15.15 • 18.00 di S. Lee 20.30 • 22.50 THE EYE 16.30 • 18.30 di O. e D. Pang 20.30 • 22.30 SHAOLIN SOCCER 15.30 • 17.00 • 18.40 CECILIA 20.30 • 22.30 GOOD BYE LENIN! 17.30 di W. Becker 20.00 • 22.30 HIGH CRIMES [V.O.] 16.00 • 18.10 di c. Franklin 20.20 • 22.30 THE HUNTED [V.O.] 16.00 • 18.00 di W. Friedkin 20.00 • 22.00 SOTTO CLI OCCHI DI TUTTI [V.O.] 16.15 • 18.15 di N. Correale 20.15 • 22.15 LUCIA Y EL SEXO 17.50 • 20.10 di J. Medem 22.30 LA 25A ORA 15.30 • 17.50 di S. Lee 20.15 • 22.40 CITY OF GOD 15.30 • 17.50 di F. Meirelles 20.15 • 22.40 TUTTO O NIENTE 15.45 • 18.00 di M. Leigh 20.20 • 22.30 NOVE REGINE 16.00 • 18.15 di F. Bielinsky 20.30 • 22.40 LA FINESTRA DI FRONTE 18.10 di F. Opzetek 20.20 • 22.30 LUCYA Y EL SEXO 17.50 di J. Medem 20.10 • 22.30 X MEN 2 17.30 di B. Singer 20.00 • 22.30 PIAZZA DELLE 5 LUNE 17.30 di R. Martinelli 20.00 • 22.30 GOOD BYE LENIN! 16.00 • 18.10 di W. Becker 20.20 • 22.30 CITY OF GOD 17.30 di F. Meirelles 20.00 • 22.30 LA 25A ORA 15.00 • 17.35 di S. Lee 20.10 • 22.45 COME FARSI LASCIARE IN DIECI GIORNI 15.10 • 17.40 di D. Petrie 20.10 • 22.40 IL PRANZO DELLA DOMENICA 15.45 • 18.00 di C. Vanzina 20.15 • 22.30 DUE AMICHE ESPLOSIVE 15.45 • 18.00 di B. Dolman 20.15 • 22.30 X MEN 2 17.30 di B. Singer 20.00 • 22.30 THE EYE 16.30 • 18.30 di O. e D. Pang 20.30 • 22.30 THE EYE 16.30 • 18.30 di O. e D. Pang 20.30 • 22.30 SPY KIDS 16.30 MA CHE COLPA ABBIAMO NOI 18.00 • 20.30 UNA HOSTESS TRA LE NUVOLE 16.30 • 18.30 di B. Barreto 20.30 • 22.30 CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA 18.00 di G. Clooney 20.30 • 22.40 LA VITA COME VIENE 17.30 di S. Incerti 20.00 • 22.30 NOVE REGINE 16.00 • 18.15 di F. Bielinsky 20.30 • 22.45 LA FINESTRA DI FRONTE 15.45 • 18.10 di F. Opzetek 20.30 • 22.50 X MEN 2 16.00 di B. Singer 18.50 • 22.00 MY LITTLE EYE 16.10 • 18.15 di M. Evans 20.20 • 22.30 PIAZZA DELLE 5 LUNE 15.30 • 18.10 di R. Martinelli 20.40 • 23.10 THE EYE 16.15 • 18.30 di D. Pang e O. Pang Chun 20.45 • 23.00 CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA 15.30 • 18.10 di G. Clooney 20.40 • 23.10 IL PRANZO DELLA DOMENICA 16.00 • 18.15 di C. Vanzina 20.30 • 22.45 COME FARSI LASCIARE IN DIECI GIORNI 15.30 • 17.55 di D. Petrie 20.20 • 22.45 IL POSTO DELL’ANIMA 16.00 • 20.30 LA 25A ORA 18.00 • 22.40 PERDUTO AMOR 16.00 • 17.30 • 19.10 • 20.55 IL POSTO DELL’ANIMA 22.40 X MEN 2 17.30 di B. Singer 20.00 • 22.30 IL PRANZO DELLA DOMENICA 16.30 • 18.30 di C. Vanzina 20.30 • 22.30 UNA HOSTESS TRA LE NUVOLE 16.30 • 18.30 di B. Barreto 20.30 • 22.30 THE EYE 16.00 • 18.10 di D. e O. Pang Chun 20.20 • 22.30 CONFESSIONE DI UNA MENTE PERICOLOSA 18.00 di G. Clooney 20.30 • 22.40 THE EYE 15.30 • 17.50 di D. e O. Pang Chun 20.10 • 22.30 X MEN 2 15.00 • 17.35 di B. Singer 20.10 • 22.45 TENTAZIONE MORTALE 16.00 • 18.10 di B. Bennett 20.20 • 22.30 STAR TREK - LA NEMESI 15.00 • 17.30 di S. Baird 20.00 • 22.30 HIGH CRIMES 15.00 • 17.30 di C. Franklin 20.15 • 22.40 X-MEN 2 14.30 • 17.00 di B. Singer 20.00 • 22.40 IL LIBRO DELLA GIUNGLA 2 15.00 • 17.00 • 18.40 CONFESSIONE DI UNA MENTE PERICOLOSA 20.20 • 22.40 MY LITTLE EYE 14.30 • 17.00 di M. Evans 20.30 • 22.40 IL PRANZO DELLA DOMENICA 14.30 • 17.00 • 20.10 di C. Vanzina 22.30 LA CITTÀ INCANTATA 14.30 • 17.00 PIAZZA DELLE 5 LUNE 20.00 • 22.30 X-MEN 2 17.30 di B. Singer 20.00 • 22.30 DILLO CON PAROLE MIE di G. Muccino ESPIRO MEN FILM V. euro 4,50/ 6,50 di Opzetek MISSOURI 2 MLETO NEL MONDO DEGLI AFFARI O AFFITTATO UN KILLER ANGELO STERMINATORE STASI DI UN DELITTO V SALA MISSOURI 1 ✆ 06.55383193 TRIANON 4 L POSTO DELL ANIMA TRIANON 5 RARAT TRISTAR BLU ✆ 06.40801484 V. GROTTA DI GREGNA 5 euro 4,50/ 7,00 TRISTAR ROSSA TRISTAR VERDE UCI CINEMAS MARCONI 1 VIA ✆ 199123321 E. FERMI 161 euro 5,50/ 7,25 UCI CINEMAS MARCONI 2 UCI CINEMAS MARCONI 3 UCI CINEMAS MARCONI 4 UCI CINEMAS MARCONI 5 UCI CINEMAS MARCONI 6 UCI CINEMAS MARCONI 7 UNIVERSAL V. ✆ 06.44231216 WARNER VILLAGE MEDICI 1 BARI, 18 euro 4,15/ 6,20 VIA PARCO DE’ MEDICI HIGH CRIMES 15.00 • 17.25 20.00 • 22.30 ✆ 06.658551 www.warnervillage.it euro 5,50/ 7,50 di C. Franklin WARNER VILLAGE MEDICI 2 LE NOVE REGINE di F. Bielinski 14.10 • 16.40 • 19.10 21.40 WARNER VILLAGE MEDICI 3 INSIEME PER CASO WARNER VILLAGE MEDICI 4 COME FARSI LASCIARE IN DIECI GIORNI 15.10 • 17.40 20.20 • 22.50 di P. J. Hogan di D. Petrie WARNER VILLAGE MEDICI 5 UNA HOSTESS TRA LE NUVOLE WARNER VILLAGE MEDICI 6 PIAZZA DELLE 5 LUNE di R. Martinelli WARNER VILLAGE MEDICI 7 STAR TREK - LA NEMESI WARNER VILLAGE MEDICI 8 X-MEN 2 14.20 • 17.05 • 19.55 22.40 14.50 • 17.20 19.50 • 22.20 di S. Baird 15.30 • 18.20 21.10 di B. Singer WARNER VILLAGE MEDICI 9 NAVE FANTASMA 15.55 • 18.00 20.05 • 22.10 di S. Beck WARNER VILLAGE MEDICI 10 MY LITTLE EYE WARNER VILLAGE MEDICI 11 THE EYE 16.05 • 18.15 20.25 • 22.35 di M. Evans 15.35 • 17.55 20.15 • 22.45 di D. Pang e O. Pang Chun WARNER VILLAGE MEDICI 12 X-MEN 2 WARNER VILLAGE MEDICI 13 NATIONAL SECURITY MAIAL COLLEGE TENTAZIONE MORTALE 16.45 • 19.35 22.25 di B. Singer WARNER VILLAGE MEDICI 14 15.25 17.35 • 19.45 • 21.55 14.45 • 17.05 19.25 • 21.55 di B. Bennett WARNER VILLAGE MEDICI 15 IL LIBRO DELLA GIUNGLA LA 25 ORA GOOD BYE LENIN IL PRANZO DELLA DOMENICA PERDUTO AMOR A WARNER VILLAGE MEDICI 16 WARNER VILLAGE MEDICI 17 14.00 • 15.45 • 17.30 19.15 • 22.05 di F. Battiato WARNER VILLAGE MEDICI 18 CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA di G. Clooney WARNER VILLAGE MODERNO 1 P. REPUBBLICA 45/46 NAVE FANTASMA euro 5,50/ 7,50 di S. Beck WARNER VILLAGE MODERNO 2 X MEN 2 di B. Singer WARNER VILLAGE MODERNO 3 THE EYE di D. Pang e O. Pang Chun WARNER VILLAGE MODERNO 4 PIAZZA DELLE 5 LUNE WARNER VILLAGE MODERNO 5 X MEN 2 [V.O.] di R. Martinelli di B. Singer 14.30 • 17.00 19.30 • 22.00 15.20 • 17.30 19.40 • 21.50 di B. Barreto 14.35 • 19.30 17.10 • 22.15 14.55 • 17.15 19.25 • 21.35 14.05 • 16.35 19.05 • 21.45 16.20 • 18.20 20.20 • 22.20 16.30 • 19.20 22.10 15.40 • 17.55 20.10 • 22.30 16.10 19.00 • 22.00 15.30 • 18.30 21.30 SCHERMO M PRENOTAZIONI SALA E SCHERMO N PRENOTAZIONI I ACCESSO DISABILI FILM P.ZZA euro 4,15/6,70 di C. Vanzina SCHERMO SALA ADMIRAL ✆ 06.8541195 PRENOTAZIONI C ACCESSO DISABILI ROMA il manifesto ACCESSO DISABILI II Per ogni cinema viene riportato il prezzo minimo e massimo nell’arco della settimana. Nella maggior parte dei casi il prezzo minimo viene applicato per gli spettacoli pomeridiani e per l’intera giornata del mercoledì; quello massimo la sera, il sabato, la domenica e i giorni festivi I I ℡IS I I I ℡IG I I I ℡IMI I I ℡IMI I I ℡IS I I I ℡IG I I I ℡IG I I I ℡IS I I I ℡IMI I I ℡IMI I I ℡IG I I I ℡IG I I I ℡IG I I I ℡IS I I I ℡IG I I I ℡IG I I I ℡IG I I I ℡IG I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IG I I I ℡IMI I I ℡IG I I I ℡IG I I I ℡IS I I I ℡IG I I I ℡IS I I I ℡IG I I I ℡IG I I I ℡IMI I I ℡IMI I I ℡IMI I I ℡IS I I I ℡IG I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IMI I I ℡IMI I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IG I I I ℡IG I I I ℡IG I I I ℡IS I I I ℡IG I I I ℡IG I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IG I I I ℡IG I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IG I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IG I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IG I I I ℡IG I I I ℡IS I I I ℡IG I I I ℡IS I I I ℡IS I I I ℡IG I I I ℡IG I il manifesto domenica 18 maggio 2003 FIRENZE & DINTORNI I Via Maragliano 31/a - 50144 Firenze Telefono 055/363263 - 357212 - Fax 055/354634 AGENDA I N T E R V E N T O Migranti e statuti TOSCANA Referendum 15 giugno Comitati per il sì ai referendum per l’estensione dell’articolo 18 e contro gli elettrodotti coattivi sono nati nell’empolese-valdelsa (info 338.5807.392, 340.2536.025), nel pistoiese (info 348.0816.802), nella valdera (info 348.8876.324, nell’area fiorentina (info 335.6443.546, 348.007.4427), nel pisano (info 050.503.876), in lucchesia (info 0583.316.162), in Valdisieve (info 335.1246.549), a Scandicci c/o Arci Vingone e Arci Casellina, e a Pescia in Valdinievole. MORENO BIAGIONI «I dimenticati» è il titolo di un vecchio film Usa, di epoca roosveltiana, che parlava di carcerati, di vagabondi, di emarginati. Potrebbe anche oggi indicare la condizione di tutti coloro a cui non arride il successo, che divengono esuberi, che sono sottoposti a discriminazioni quotidiane. Si attaglierebbe particolarmente, la denominazione in questione, ai migranti, ai richiedenti asilo, ai profughi. Sbattuti in prima pagina quando si tratta di incrementare l’allarmismo e di far crescere il timore nei confronti degli stranieri (i temibili clandestini), ritornano nell’ombra e scompaiono, ignorati dai più, allorchè, invece, occorrerebbe dare priorità e continuità a reali processi di inclusione e di convivenza, nonché alla piena affermazione dei diritti di cittadinanza. Non che manchino idee, proposte, esperienze in tal senso (anche dalla recente Conferenza regionale sull’immigrazione sono emersi alcuni spunti validi), ma non riescono a tradursi in un progetto a tutto tondo che caratterizzi, nel senso della civiltà e dello sviluppo della democrazia, la vita politico - istituzionale della Toscana. Tanto più i migranti si trasformano in «desasparecidos» quanto più ci stiamo avvicinando a dei confronti elettorali (invece di fare delle relative scelte dei punti dirimenti di progetti politici alternativi, su cui sviluppare dibattiti, consapevolezze, prese di coscienza, si ricacciano, di fatto, nella clandestinità, come non - persone, centinaia di migliaia di uomini e donne, anche se regolarmente presenti sul suolo italiano, ...ed a volte si fa di peggio, gareggiando con la destra intollerante in materia di respingimenti e di espulsioni). Abbiamo ora la possibilità, nella nostra Regione, di dare dei segnali inequivocabili che quel progetto a tutto tondo, al quale accennavamo in precedenza, lo vogliamo, istituzioni e società civile insieme, costruire davvero. Il riconoscimento della cittadinanza, della pienezza cioè dei diritti sociali, civili e politici, passa attraverso l’attribuzione del diritto di voto - lo si è ripetuto in molte occasioni. L’elaborazione del nuovo statuto regionale costituisce un’occasione unica per far sì che tale diritto sia dato a tutti coloro che vivono stabilmente sul territorio toscano, al di là della nazionalità. Qualche consigliere regionale (Agostino Fragai, ex segretario regionale Ds, ad esempio) ha già avanzato un’ipotesi del genere: si tratta ora di procedere con convinzione sul percorso indicato, acquisendo i necessari pareri giuridici (ve ne sono di autorevoli in grado di legittimare tale scelta), inserendo il diritto di voto in un programma più generale, con al centro i processi d’inclusione, le pari opportunità, la lotta alle discriminazioni ed al razzismo, ricollegando l’opzione della Regione alle esperienze che alcuni enti locali hanno intrapreso per dare una rappresentanza elettiva alle cittadine ed ai cittadini stranieri (vedi il Comune di Calenzano – la consultazione elettorale è già prevista per il 29 giugno, la Provincia ed il Comune di Firenze – le elezioni sono indicativamente fissate per il prossimo ottobre - il Comune di Empoli che sta avviando in questi giorni le necessarie procedure), non avendo il timore di contrastare chi, anche all’interno della maggioranza – lo Sdi, se non erro - ha mostrato la sua contrarietà all’iniziativa. Occorre, affinché il segnale sia chiaro e visibile, che non si operi alla chetichella, ma che si sviluppi sulla questione un ampio e diffuso confronto politico – culturale. E’ in gioco, infatti – va ripetuto con forza – il livello di civiltà e di democrazia della nostra Regione. TOSCANA Domenica ecologica Con le consuete deroghe, oggi dalle 10 alle 18 a Firenze stop ai mezzi a motore nella ztl del centro storico, e a Livorno stop dalle 9 alle 18 nella zona di San Jacopo (tranne residenti). Crocicchi del tempo Ad Arezzo presso la Galleria d’arte moderna e contemporanea, nella sala Sant’Ignazio (viua Carducci 7) è visitabile fino al 15 giugno la personale dedicata a Luca Crocicchi, «Idealismo e metamorfosi» a cura di Giovanni Faccenda. Crocicchi, nato a Cantagallo nel 1958 dove vive e lavora, dividendosi fra la montgna pratese e Parigi, ha avuto come mentore e scopritore Giovanni Testori, uno che non si faceva impressionare dalle apparenze, da cui salutarmente rifuggiva, per cogliere nell’intreccio della figura e del figurativismo l’orma stessa della vita come aspra ascesa emarginata e delirante. La quarantina di opere esposte fra edite e inedite, condensano una sensibilità evolutiva di prim’ordine, uno stacco di potente astrazione dalle abusate coordinate e da certi modelli di tendenza e tradizione per ancorarsi in un estremismo sottile di cromatismi ondivaghi, soffusi, delicatamente incantatori e frustrantemente lontani. Chiuso il lunedì, catalogo Charta, info 0575 377506. EVENTI FIRENZE In ricordo di Alfonso Domani alle 16,30 nel saloncino della Pergola gli amici ricordano Alfonso Spadoni, direttore per anni d’oro del teatro, a dieci anni dalla scomparsa. «Quando il teatro si chiamava Alfonso» si titola l’appuntamento al quale partecipano Domenico Galdieri, Giorgio Albertazzi. Franco Camarlinghi, Ilaria Fabbri, Andrea Di Bari, Marco Giorgetti, Enrico Maggiore, Valerio Valoriani e Luca Ronconi (che non è il regista, ma a fianco di Alfonso in tutti quegli anni come vice). TOSCANA Basta guerre Alle 9.30, alla Casa per la pace a Baruffi di Tavarnuzze, ultimo giorno del seminario di Pax Christi e Fondazione Balducci «L’Italia, la Costituzione, le guerra, la pace», con Umberto Allegretti su «La guerra all’Iraq fra ordinamento dell’Onu e dell’Italia». A Cerreto Guidi alle 15.30 da piazza Vittorio Emanuele parte una marcia per la pace, che si conclude a Vinci dove alle 17.30 in piazza del Castello c’è l’iniziativa «Parole e musica contro la guerra». FIRENZE Fabbrica Europa Il programma di oggi alla Leopolda allinea alle 21 «Io sono il passante» di Album Zutique, brani e frammenti dall’opera di Arthur Rimbaud, in particolare da «Una stagione all’inferno», per la regia di Annalisa D’Amato, e alle 23 «Acousticamente» con Fiamma, Brychan, Otto p Notri, Paolo Benvegnu’, Caravan de Ville e Jont, canzone d’autore, world music, folk, il tutto unito dal concetto acustico, per ricreare le atmosfere che si respirano nei club londinesi legati al New Acoustic Movement. PRATO Porto Franco Alle 16 in piazza del Duomo per Porto Franco secondo appuntamento della kermesse «L’arte nella cultura dei popoli», oggi dedicata all’Albania, con mostra di prodotti artistici, assaggi di cibi e laboratori di artigianato. PISA Arriva Robbe Grillet Ospite dell’ateneo sbarca domani Alain Robbe Grillet che alle 16 nell’aula magna della Sapienza presenzierà al seminario «Literature et Cinema», dedicata appunto alla sua opera scritta e girata, coordinato da Lorenzu Cuccu e da Helene de Jacquelot. Organizzato in collaborazione col cineclub Arsenale l’incontro si colloca nell’ambito del programma culturale «Uni(di)versité 2003 itinerari italiani del pensiero francese» promosso dall’Ambasciata di Francia a Roma. FIRENZE Palazzo artigiano Si chiude a Palazzo Corsini l’iniziativa Artigianato a Palzzo quest’anno interamente dedicato e suggestionato dal Maggio Musicale, che ha fatto da filo conduttore per tutti gli espositori. FIRENZE Referendum 15 giugno Domani alle 21 all’Arci 25 aprile in via del Bronzino si apre l’assemblea di Aprile, con all’odg il referendum estensivo dell’articolo 18. Con Siliano Mollitti, Enzo Masini, Claudio Rossi, Fabrizio Amato, Givanni Bellini, Paolo Beni, Gianluca Cerrina, Ornella De Zordo, Alessio Gramolati, Corrado Mauceri, Sandro Piccini. FIRENZE Suoni e visioni Oggi alle 22 alla Limonaia di villa Strozzi l’audiovisual live set di Retina.it e il djset di Fabio della Torre. Oggi e domani alle 21.15 all’Oratorio dei Pretoni in via San Gallo sul palco Salusartis, Guarda l’Europa e la compagnia La riga dei Lumi, impegnati in «Mozart e Salieri» e il puskiniano «Il convitato di pietra». Domani alle 21 al Cenacolo di Andrea del Sarto l’Homme Armé in «Combattimento di Tancredi e Clorinda» di Monteverdi. Domani alle 21 al Poggio Imperiale i concerti classici del Nem, con Boris Berman e il duo Borrani-Fossi. A Prato al Terminale domani alle 21.15 il film di Luca Vandruscolo «Piovono mucche». FIRENZE Privatizzazioni Oggi alle 16 il gruppo Comsumo critico dal Fsf organizza al parco dell’Anconella un picnic cittadino, invitando tutti i fiorentini a collaborare, portando pietanze, bevande, piatti, posate e bicchieri. Nell’anfiteatro il social forum invita il sindaco Domenici e il presidente regionale Martini ad una discussione sulle privatizzazioni. FIRENZE Incontri di oggi Alle 10 alle Lance di San Domenico il ciclo L’arte di raccontare l’arte, con Corrado Marsan su «Masaccio e la cultura del suo tempo». Anche oggi a villa Demidoff a Pratolino la «Festa per riconoscere le abilità», organizzata dalla Provincia con spettacoli ed esposizioni. Per «Palazzo aperto», dalle 10 sono aperte le sedi del Consiglio regionale di palazzo Panciatichi in via Cavour 2, palazzo Gerini in via Ricasoli 44 e palazzo Covoni in via Cavour 4, con concerti e mostre. Oggi da Ponte a Vicchio la marcia di Barbiana, per ricordare don Milani. Alle 16 all’Ireos in via dei Serragli 3 l’incontro «Omofobia interiorizzata», con Antonella Montano. Alle 11 a Sesto Fiorentino in piazza della Chiesa e alle 15 a Firenze al «Porto» in piazza Elia della Costa iniziative contro l’ictus cerebrale. FIRENZE Connvegni di domani Domani alle 21.15 alla Badia Fiesolana l’incontro della Fondazione Balducci «Attualità della Pacem in terris», con Mario Primicerio. Alle 10 al Consiglio regionale l’incontro della Cna «La prevenzione oncologica al femminile», con Marco Roselli del Turco, Domenico Falli, Adele Seniori Costantini. Alle 17.30 alla Feltrinelli via Cerretani il reading di Paolo Nori «Gli scarti». TOSCANA Bocconi avvelenati Attenzione: basta una telefonata gratuita al numero verde 800.029.449 per segnalare dove siano stati messi bocconi avvelenati, mortali per gli animali e anche per l’uomo, e autentica infamia che continua ad uccidere. FIRENZE Altracittà E’ uscito l’ultimo numero di «Altracittà-Giornale delle periferie», realizzato dall’associazione «Il Muretto» con servizi e notizie intelligenti su problemi urbani e globali. Infotel 055.601.790. Aperti anche gli abbonamenti per il 2003, con sottoscrizioni sul c/c postale 2630.6506 intestato ad Associazione Il Muretto, via Lombardia 1p, 50145 Firenze. TOSCANA Radio Toscana Classica Sulle frequenze 93.2 e 93.3 in Fm trasmette Radio Toscana Classica, canale radiofonico dedicato alla sola musica classica. Per il necessario sostegno ad un’emittente che è senza scopo di lucro, e per stringere un rapporto diretto fra ascoltatori e radio, è possibile abbonarsi al notiziario mensile dei programmi, con un costo annuo di 52 euro. Infotel 0574.401.894. mondovisione Le MONDE diplomatique vi porta in giro per il mondo della politica e dell’economia. Tutti i mesi in edicola con il manifesto e con 1,55 euro ALFIERI ATELIER ✆ 055.240720 ASTRA CINEHALL ✆ 055.294770 PIAZZA BECCARIA ✆ 055.2343666 EURO 7,20 CIAK CINEHALL VIA FAENZA ✆ 055.212178 EURO 7,20 COMPAGNIAVIA CAVOUR 50/R ✆ 055.6810550 EURO 6,50 COLONNA CINEHALL L.NO ✆ 055.6810550 F. FERRUCCI 23 EURO 7,20 EXCELSIOR CINEHALL VIA CERRETANI MULTISALA FIAMMA C.G. VIA PACINOTTI ✆ 055.212798 EURO 7,20 ✆ 055.587307 2 FIORELLA ATELIER MULTISALA FIRENZE C.G. ✆ 055.410007 2 SALA 3 A SALA B • 17.45 20.15• 22.45 17.00• 18.55 20.50• 22.45 I I I GI I I I GI Juan e Marcos, truffatori di mezza tacca, si incontrano casualmente in un negozio e decidono di collaborare insieme per un colpo sensazionale. Poi ognuno per la propria strada... Il piano prevede la possibilità di piazzare francobolli contraffatti di una serie rarissima: le nove regine, appunto. GOOD BYE LENIN di Wolfang Becker LA FINESTRA DI FRONTE di Ferzan Ozpetec 16.00• 18.15 20.30• 22.45 16.00• 18.15 20.30• 22.45 I I I I I 400I I GI Pollock THE EYE di Oxide e Danny Pang UNA HOSTESS TRA LE NUVOLE di Bruno Barreto NAVE FANTASMA - GHOST SHIP di Steve Beck 17.00• 18.55 20.50• 22.45 17.00• 18.55 20.50• 22.45 17.00• 18.55 20.50• 22.45 I I I GI I I I MI I I I MI NOVE REGINE di Fabian Bielinsky IL POSTO DELL’ANIMA di Riccardo Milani 16.00• 18.15 20.30• 22.45 16.00• 18.15 20.30• 22.45 I 170I I MI I 460I I GI 16.30• 18.35 20.40• 22.45 15.15• 17.45 20.15• 22.45 I 100I I MI I 150I I MI I 300I I SI I 240I I GI I 150I I MI I I I GI I I I MI I 350I I GI I I I GI 400 G VIA BARACCA VIA MASO FINIGUERRA ✆ 055.2381881 1 MERCURIO SALA 2 MARTE SALA 3 GIOVE SALA 4 NETTUNO SALA 5 VENERE ✆ 055.215112 GOLDONI ATELIER ✆ 055.222437 IDEALE ✆ 055.573776 MANZONI C.G ✆ 055.366808 MULTISALA MARCONI ✆ 055.685199 SALA UNO SALA DUE SALA TRE ODEON CINEHALL ✆ 055.214068 MULTISALA PORTICO ✆ 055.2396242 THE EYE di Oxide e Danny Pang X-MEN 2 di Bryan Singer LA 25A ORA di Spike Lee UNA HOSTESS TRA LE NUVOLE di Bruno Barreto CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA di George Clooney VIA BRUNELLESCHI HIGTR CRIMES EURO 7,20 di Carl Franklin VIA SERRAGLI LA DESTINAZIONE EURO 6,50 di Pietro Sanna VIA FIRENZUOLA POLLOCK EURO 6,50 di Ed Harris X-MEN 2 di Bryan Singer VIALE GIANNOTTI, 45 15.15• 17.45 20.15• 22.45 16.00• 18.35 20.40• 22.45 16.00• 18.15 20.30• 22.45 • 18.15 20.30• 22.45 16.00• 18.15 20.30• 22.45 16.00• 18.15 20.30• 22.45 15.15• 17.45 20.15• 22.45 EURO 7,00 IL PRANZO DELLA DOMENICA di Carlo Vanzina MAIAL COLLEGE di Walt Becker L’INTERVISTA di Federico Fellini PIAZZA STROZZI INSIEME PER CASO EURO 7,20 di P. J. Hogan VIA CAPO DI MONDO, 66 16.30• 18.35 20.40• 22.45 16.00• 17.40 19.15• 21.00• 22.45 17.00• 18.25 19.50• 21.15• 22.45 • 18.15 20.30• 22.45 I I I I I I GI I I MI I I MI I I SI EURO 7,20 STAR TREK: LA NEMESI di Stuar Baird PERSONAL VELOCITY di Rebecca Miller SALA BLU SALA VERDE 16.00• 18.15 20.30• 22.45 17.00• 19.05 20.55• 22.45 I I I GI I I I GI MULTISALA PRINCIPE C.G. VIALE MATTEOTTI ✆ 055.575891 EURO 7,00 SALA UNO IL PRANZO DELLA DOMENICA di Carlo Vanzina SALA DUE PERDUTO AMOR di Franco Battiato SPAZIO UNO FESTIVAL VIA DEL SOLE, 10 ARARAT - IL MONTE DELL’ARCA ✆ 055.284642 EURO 6,50 di Atom Egoyan SUPERCINEMA VIA DEI CIMATORI X-MEN 2 ✆ 055.217922 EURO 7,00 di Bryan Singer MULTISALA VARIETY V. DEL MADONNONE, 47 16.30• 18.35 20.40• 22.45 17.00• 18.55 20.50• 22.45 16.40• 18.40 20.45• 22.45 15.15• 17.25 20.15• 22.45 EURO 7,00 SALA 1 SOLE SALA 2 LUNA SALA 3 URANO SALA 4 SATURNO SALA 5 PLUTONE VERDI ATELIER X-MEN 2 di Bryan Singer THE EYE di Oxide e Danny Pang INSIEME PER CASO di P. J. Hogan LA 25A ORA di Spike Lee IL LIBRO DELLA GIUNGLA 2 di Walt Disney CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA di George Clooney VIA GHIBELLINA, 99 Vedi teatri 15.15• 17.45 20.15• 22.45 16.30• 18.35 20.40• 22.45 15.45• 18.05 20.25• 22.45 15.15• 17.45 20.15• 22.45 • 15.00 17.00• 18.30 20.30• 22.45 ✆ 055.2396242 VITTORIA ✆ 055.480879 VIA PAGNINI EURO 7,00 PUCCINI ✆ 055.362067 VIA PUCCINI di e con Federico Fellini, con Sergio Rubini e Antonella Ponziani (Italia 87) Torna sul grande schermo in versione rimasterizzata il film con il quale il grande regista scomparso celebrava il mito di Cinecittà e di se stesso. Su invito di una troupe giapponese, Fellini ricorda gli esordi come giornalista ventenne (a interpretarlo è Sergio Rubini), mischiando presente e passato, la Ekberg e Mastroianni. Le nove regine LA 25A ORA di Spike Lee Vedi teatri • 17.45 20.15• 22.45 I 340I I GI I 140I I GI I 465I I SI I 465I I SI I 465I I SI I 500I I SI I 100 I I PI I 320I I GI I 150I I MI I 150I I MI I 1000I I SI I I I GI I I I GI «Di nuovo insieme dopo Il Collezionista, Ashley Judd e Morgan Freeman in un thriller elettrizzante» (Usa 00) Vero e proprio sforzo produttivo che ha rischiato di mandare in bancarotta il bravo attore statunitense, esce a tre anni di distanza questo omaggio al genio dell’avanguardia Usa, il pittore Jackson Pollock. Perduto amor di Franco Battiato, con Corrado Fortuna e Donatella Finocchiaro (Italia 03) Esordio dietro la macchina da presa per Battiato, che ha scelto di raccontare una storia della sua terra; quella di un giovane ragazzo siciliano, Ettore Corvaja, in un decennio che parte a metà anni ’50 per chiudersi poco prima del ’68. Divisa in tre parti, la pellicola è contrappuntata da una bella colonna sonora ed è interpretata tra gli altri da Donatella Finocchiaro, già vista in Angela di Roberta Torre. Personal velocity (Usa 02) Anche autrice dell’omonimo romanzo, la Miller porta su grande schermo la storia di Delia, operaia che ha appena lasciato il marito, Greta giornalista dalla vita grigia e anonima e Paula, l’inquieta, in viaggio con un giovane autostoppista «rimorchiato» a New York. LA 25A ORA di Spike Lee JUNGLE BOOK 2 SALA 2 SALA 3 COME FARSI LASCIARE IN 10 GIORNI di Donald Petrie CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA di George Clooney UNA HOSTESS FRA LE NUVOLE SALA 4 LITTLE EYE SALA 5 STAR TREK SALA 6 MATRIX RELOADED SALA 7 X-MEN 2 di Bryan Singer HIGT CRIME SALA 8 SALA 9 10 UNOONDITIONAL LOVE DINTORNI CASTELLO CINETECA ✆ 055.450749 ISTITUTO STENSEN ✆ 055.576551 VIA R. GIULIANI, 374 Euro 6,50 - FIRENZE VIA DON MINZONI, 25A Euro 6,50 - FIRENZE segue: PIAZZA BALDUCCI, 6 Euro 6,50 - FIRENZE VIA DEL GHIRLANDAIO, 38 Euro 4,00 - FIRENZE VIA PISANA, 576 CINEMA ROMITO ✆ 055.496763 SALA ESSE ✆ 055.666643 CINECITTÀ CINECLUB ✆ 055.7324510 CINEMA ANTELLA ✆ 055.621207 COMUNALE ✆ 055.841237 DON BOSCO ✆ 055.849501 GIOTTO ✆ 055.8459659 VIA PULLICCIANO, 53 FIESOLE VIA DELLA REPUBBLICA, 3 BARBERINO M.LLO C.RSO MATTEOTTI, 184 BORGO SAN LORENZO C.RSO MATTEOTTI, 151 BORGO SAN LORENZO CINEMA VIS PATHÈ 8 MILE di Curtis Hanson AS PEDRAS E O TEMPO di Fernando Lopes NO QUARTO DA VANDA Chiuso per lavori • 21.30 • 21.00 CHIGAGO di Ron Clements RICORDATI DI ME di Gabriele Muccino THE HOURS di Stephen Daldry IO NON HO PAURA di Gabriele Salvatores X- MEN 2 di Bryan Singer COME FARSI LASCIARE IN 10 GIORNI di Donald Petrie 3 HIGT CRIMES SALA 4 SALA 5 SALA 6 NAVE FANTASMA di Steve Beck IL LIBRO DELLA GIUNGLA 2 di Walt Disney LA 25A ORA SALA 7 TENTAZIONE MORTALE SALA 8 X - MAN 2 SALA 9 PERDUTO AMOR SALA 10 INSIEME PER CASO SALA 11 SALA 12 COME FARSI LASCIARE IN 10 GIORNI di Donald Petrie POLLOCK SALA 13 PIAZZA DELLE 5 LUNE SALA 14 STAR TREK LA NEMESI SALA 15 MY LITTLE EYE Secondo film dei gemelli Pang, è il racconto della giovane Mann, cieca dall’età di due anni, che grazie ad un trapianto della cornea riacquista la vista. Ma il mondo nuovo che le appare si fa subito terrificante:ombre nere e presagi di morte... SALA 16 PIAZZA DELLE CINQUE LUNE SALA 17 UNA HOSTESS TRA LE NUVOLE Cecilia SALA 18 Una hostess fra le nuvole di Bruno Barreto, con Gwyneth Paltrow e Christina Applegate (Usa 03) Il sogno di Donna è sempre stato quello di diventare hostess, anche per riscattare una vita anonima trascorsa in una cittadina di provincia. Ma il suo primo istruttore è l’antipatico John Whitney... Tentazione mortale di Bill Bennett, con Burt Reynolds e Saffron Burrows (Usa Fr Austr 01) Ricco uomo d’affari, Charlie Le Blanc sposato con una giovane ex modella molto più giovane di lui, scopre di avere una malattia che rischia di portarlo al creatore entro breve tempo. Prima di fare testamento a favore della donna, vuole essere sicuro della sua fedeltà. Offre quindi una grossa somma a un suo dipendente se questi riuscirà a sedurla... The eye di Danny Pang e Oxide Pang Chun, con Angelica Lee e Lawrence Chou di Antonio Morabito, con Pamela Villoresi e Gianni Grima La crisi della famiglia tra incomunicabilità e perenni litigi, è al centro del lavoro dell’esordiente Morabito che ha sviluppato per l’occasione un suo corto del 1999. Nemmeno la sparizione della figlia Cecilia servirà a riavvicinarli. Anzi... Musiche di Vinicio Capossela. City of god di Fernando Meirelles, con Matheus Nachtergaele e Seu Jorge (Brasile 2002) Tragico affresco che va dalla fine degli anni ’60 per concludersi all’inizio degli ’90, ambientato nelle favelas di Rio de Janeiro. Attraverso gli occhi del giovanissimo Buscapé, le storie ai margini di quasi duecento personaggi, perlopiù ragazzi fra gli undici e i diciannove anni. THE EYE UNIONE ✆ 055. 6505108 CINEMA NUOVO ✆ 055951874 SALESIANI ✆ 055.9156066 DON O. PUCCETTI ✆ 055.819008 BOITO D’ESSAI ✆ 055.853889 BUONDELMONTI ✆ CINEMA MODERNO ✆ 055.8721783 VIA ARETINA, 24 FIESOLE VIA ROMA, 15 FIGLINE VALDARNO VIA ROMA, 20 FIGLINE V. D’ARNO VIA VILLANI, 42 FIRENZUOLA VIALE ROSA LIBRI, 2 GREVE IN CHIANTI PIAZZA BUELMONTI, 27 IMPRUNETA PIAZZA GARIBALDI LASTRA A SIGNA Good Bye, Lenin! di Wolfang Becker, con Daniele Bruhl e Katrin Sass (Germania 2003) Film rivelazione dai grandi incassi in patria. Christiane, fino a quel momento dedita alla famiglia e al partito, entra in coma nell’ottobre 1989, proprio alla vigilia della caduta del muro. Qualche mese dopo la donna si risveglia: come farà il giovane figlio Alex a spiegarle che tutto intorno a lei è cambiato? High crimes di Carl Franklin, con Ashley Judd e Morgan Freeman (Usa 2002) La Judd interpreta il ruolo di un affermato avvocato sposato a un ex soldato. Unione solida fino all’irruzione nelle loro vite dell’Fbi, che accusa il marito di aver fatto parte di un massacro di civili in Salvador negli anni ’80. Decisa a difendere il coniuge, la bella Claire si fa affiancare da un ex avvocato che già in passato ha vinto cause contro l’esercito: Charlie Grimes. ([Italia 2003) (Usa 2002) Casalinga un po’ frustrata, Grace ha passato la vita ad accudire marito e figli con un’unica segreta ambizione: incontrare la star televisiva Victor Fox. Riesce nell’intento proprio quando il marito l’abbandona, ma il presentatore alla vigilia dello show viene assassinato. Ai funerali scopre che Victor era gay incontrando il suo fidanzato Dirk. La vita come viene di Stefano Incerti, con Alessandro Haber e Valeria Bruni Tedeschi (Italia 2003) Terzo lavoro per il regista rivelatosi all’attenzione della critica nel 1995 con Il verificatore. Durante un fine settimana, in una località del Nord Italia, l’attenzione si incentra su un gruppo di personaggi colti in un momento importante della loro vita. Nel cast anche Stefania Rocca. di Pietro Sanna, con Roberto Magnani e Elisabetta Balia PARROCCHIALE VIA DON TOMMASO SALVI, 8 ✆ 055.8351705 LONDA TEATRO ANIMOSI VIA DELLA REPUBBLICA, 3 ✆ 055.8045162 MARRADI AMBRA VIA AMBRA, 3 ✆ 055.8797473 POGGIO A CAIANO ACCADEMIA VIA MONTANELLI, 33 ✆ 055.853889 PONTASSIEVE EXCELSIOR VIA DANTE ALIGHIERI, 7 ✆ 055.853889 REGELLO EVEREST PIAZZA CAVOUR, 20 ✆ 055.820478 SAN CASCIANO V. PESA SOCIETÀ FILARMONICA VERDI VIA SEVESE, 9 ✆ 055.8072841 S. DONATO IN POGGIO MULTISALA CABIRIA P. PIAVE,2 ✆ 055.446600 Euro 6,50 - SCANDICCI SALA 1 SALA AURORA ✆ 055.2571735 CINEMA GARIBALDI ✆ MULTISALA GROTTA ✆ 055.446600 SALA 1 SALA 2 SALA 3 SALA L’addestramento di un giovane in una caserma dei carabinieri, e la sua permanenza in Sardegna - luogo di destinazione - fra rapimenti e una mentalità che non cambia. Il regista, esordiente all’età di 60 anni, ha lavorato con Ermanno Olmi. 4 SUPERCINEMA ✆ 0575.24883 LA 25A ORA di Spike Lee X MEN 2 di Bryan Singer DAREDEVIL di Mark Steven DAREDEVIL di Mark Steven IL PRANZO DELLA DOMENICA di Carlo Vanzina SCHERMO ACCESSO DISABILI 20.25• 22.50 14.45• 17.20 20.20• 22.55 14.45• 17.30 20.10• 22.45 15.10• 17.40 20.10• 22.35 14.30• 16.30 18.30• 20.30• 22.40 14.25• 16.25 18.25• 20.25• 22.35 14.30• 15.00• 17.20• 18.00 20.10• 21.00• 22.50 15.10• 17.30 20.20• 22.30 • 21.30 21.30• 23.15 • 21.30 17.30• 21.40 • 21.30 • 15.20 17.50• 18.50 20.45• 22.45 • 17.00 17.30• 21.30 19.00• 21.30 16.00• 21.00 17.30• 21.30 • 21.30 I I I MI I I I MI I I I MI I I MI I I I I MI I I I MI I I I MI I 320I I MI I 150I I MI I I I MI I I I MI HIGH CRIMES - CRIMINI DI STATO di Carl Franklin X-MEN 2 di Bryan Singer THE EYE di Oxide e Danny Pang PERDUTO AMOR di Franco Battiato Oggi riposo 16.00• 18.15 20.30• 22.45 15.45• 18.10 20.30• 22.45 15.10• 17.00 18.55• 20.50• 22.45 15.10• 17.00 18.55• 20.50• 22.45 I 500I I SI I 250I I SI I 250I I MI I 90I I MI I I I MI VIA GARIBALDI, 101 HIGH CRIMES - CRIMINI DI STATO 15.00• 17.30 20.00• 22.30 I I I MI 15.00• 16.40 18.30• 20.30• 22.30 15.00• 17.30 20.00• 22.30 I 540I I SI VIA S. BARTOLO IN TUTO, 1 VIA LIPPI Euro 6,00 - SCARPERIA VIA GRAMSCI, 387 Euro 6,50- SESTO F.NO P. DEI BUONII VICCHIO • 21.30 di Carl Franklin CORSO ITALIA, 115 SALA LUCI GOOD BYE LENIN SALA SUONI MY LITTLE EYE ✆ 0575.353364 VIA GUADAGNOLI, 2 PIAZZA DELLE 5 LUNE Una sorta di Grande fratello dall’esito...mortale. Cinque ragazzi accettano di trascorrere sei mesi in una casa di montagna isolata, in cui ogni gesto verrà ripreso da una telecamera. Il premio è un milione di dollari, ma i rischi sono molto più alti di quelli preventivati. SALA PICCOLO EDEN TUTTO O NIENTE National security. Sei in buone mani GOLDONI Lunghi battibecchi hanno caratterizzato l’unione lavorativa degli agenti Earl Montgomery e Hank Raffery, tanto esuberante il primo quando rigoroso e attento il secondo. Perso l’impiego, si ricicleranno come agenti di sorveglianza ma... si troveranno di nuovo a lavorare insieme! 14.50• 17.40 17.00• 19.40 • 22.20 14.40• 17.30 20.20• 22.35 14.30• 15.00• 17.20• 18.00 20.10• 21.00• 22.50 14.30• 16.30 18.30• 20.30• 22.30 CONFESSIONE DI UNA MENTE PERICOLOSA di George Clooney THE RING di Gore Verbinski SHAOLIN SOCCER di Stephen Chow Sing Chi IL POSTO DELL’ANIMA di Riccardo Milani IL LIBRO DELLA GIUNGLA 2 di Walt Disney Oggi riposo (Usa/Gb/Fr 2003) di Dennis Dugan, con Steve Zahn e Martin Lawrence (Usa 2003) I I MI I I MI I I MI I I MI I I MI I I MI I I MI 15.00• 17.35 CHICAGO di Ron Clements NAVE FANTASMA di Steve Beck IL PRANZO DELLA DOMENICA di Carlo Vanzina Oggi riposo SALA EDEN di Marc Evans, con Sean Cw Johnson e Jennifer Sky I I I I I I I 14.30• 16.30 18.30• 20.45• 22.20 14.45• 17.30 20.10• 22.35 15.10• 17.40 20.20• 22.40 AREZZO MULTISALA EDEN My little eye • 21.30 16.20• 18.30 20.40• 22.45 16.00• 18.15 20.30• 22.45 16.00• 18.15 20.30• 22.45 CINEMA TEATRO GIOTTO ✆ 055.844460 MULTISALA CORSO (Italia 2003) • 21.15 15.00• 17.30 • 21.30 THE EYE di Oxide e Danny Pang GOODBYE LENIN di Wolfgang Becker HIGH CRIMES - CRIMINI DI STATO di Carl Franklin LA CITTÀ INCANTATA di animazione 2 ✆ 0575.22834 La destinazione • 21.30 I I MI I I MI I I MI I I MI I I MI I I MI I I MI 15.00• 17.40 (Cina 02) (Italia 2001) 20.30• 22.30 I I I I I I I CAMPI BISENZIO SALA Ennesimo capitolo della saga dell’Enterprise, iniziata nel lontano 1976. Il nuovo episodio vede il capitano Jean-Luc Picard e l’equipaggio della navicella impegnati in una missione di pace con i Romulani. • 18.30 20.30• 22.45 I I I MI I I IM VIA F.LLI CERVI ✆ 055.896907 MAIAL COLLEGE di Walt Becker NOVE REGINE di P. J. Logan, con Kathy Bates e Rupert Everett IL MAGNIFICO 14.15• 19.40 17.00• 22.25 14.10• 16.10 18.05• 20.05• 22.10 14.30• 17.05 19.35• 22.05 2 Insieme per caso CINEHALL X-MEN 2 di Bryan Singer PIAZZA DELLE 5 LUNE 1 (Usa 02) La sede di Campolaro della Carair, multinazionale americana produttrice di pneumatici, ha annunciato la chiusura e tutti i lavoratori si ritrovano uniti nella lotta per mantenere il posto di lavoro. Il regista segue le vicende di tre di loro: Antonio, Mario e Salvatore. Nei panni della fidanzata di Antonio troviamo Paola Cortellesi. CINEHALL • 23.00 14.00• 16.55 19.45• 22.40 15.25• 17.55 20.20• 22.45 PERDUTO AMOR SALA 15.00• 20.15 17.40• 22.50 14.10• 16.10 18.05• 20.05• 22.10 14.10• 16.10 18.05• 20.05• 22.10 14.50• 17.20 19.50• 22.20 SALA di Stuart Baird, con Patrick Stewart e LeVar Burton di Riccardo Milani, con Silvio Orlando e Paola Cortellesi ASTRA2 - GAMBRINUS - WARNER V. 14.05• 16.45 19.25• 22.15 • 14.05 15.55• 17.45 SALA Star Treck - Nemesis Il posto dell’anima AI CINEMA N. POSTI 1 (Argentina 00) diretto e interpretato da Ed Harris, con Marcia Gay Harden e Amy Madigan di Rebecca Miller, con Kyra Sedgwick e Parker Posey EURO 7,00 GAMBRINUS CINEHALL Intervista di Fabiàn Bielinsky, con Gastòn Pauls e Ricardo Darìn EURO 6,50 MULTISALA FULGOR SALA SCHERMO CITY OF GOD di Fernando Meirelles IL CUORE ALTROVE di Pupi Avati MULTISALA FLORA ATELIER P.ZA DALMAZIA 2/R SALA PRENOTAZIONI SCHERMO ACCESSO DISABILI • 18.05 20.30• 22.45 • 18.15 20.30• 22.45 EURO 7,00 ✆ 055.4220420 Storia di razzismo e antirazzismo, amicizia e sentimenti contrastanti. Mariano, regista angolano, si fa ospitare per qualche giorno a casa di Nicola, ma le giornate diventano mesi e la presenza dell’ospite si fa via via sempre più ingombrante. Nicola non ce la fa più, e cerca di trovare il pretesto giusto per poterlo cacciare. • 18.15 20.30• 22.45 • 18.45 20.45• 22.45 SALA (Italia 02) HIGTR CRIMES di Carl Franklin IO NON HO PAURA di Gabriele Salvatores POLLOCK di Ed Harris COME FARSI LASCIARE IN 10 GIORNI di Donald Petrie PIAZZA DELLE CINQUE LUNE di Renzo Martinelli 16.00• 18.15 20.30• 22.45 FILM ✆ 055.7870000 Bell’amico I 272I I MI I I I GI I I I GI I 252I I MI I 252I I GI I 500I I GI I I I GI 15.30• 17.55 20.20• 22.45 EURO 6,50 ZANCHI SALA FIESOLE SALA 20.50• 22.45 SALA WARNER VILLAGE IL MAGNIFICO V. CAVALLACCIO di e con Luca D’Ascanio, e con Mariano Bartolomeu e Rosalinda Celentano VIA G. D’ANNUNZIO ✆ 055.678123 1 I I I SI EURO 6,50 1 SALA 20.55• 22.45 EURO 7,20 ASTRA 2 CINEHALL SALA CLAUDIO I FILM MY LITTLE EYE di Marc Evans TENTAZIONE MORTALE di Bill Bennet VIA DELL’ULIVO 6 TUTTO O NIENTE EURO 6,50 di Mike Leigh VIA CERRETANI Chiuso per lavori SALA ZAFFIRO DELLA VISIONE EURO 7,20 SALA RUBINO TEATRO 1a Per la pubblicità: Poster s.r.l. c/o il manifesto Via Maragliano 31/a, 50144 Firenze Tel. 055/363.263 - 357.212 - 0347/7721786 - Fax 055/35.46.34 P SCHERMO PICCOLO M SCHERMO MEDIO G SCHERMO GRANDE S SUPERSCHERMO VIA ROMAGNOSI 46 ✆ 055.483607 SALA N. POSTI FILM FIRENZE MULTISALA ADRIANO domenica 18 maggio 2003 CINEMA SALA SALA TOSCANA il manifesto ACCESSO DISABILI II 20.00• 22.30 20.00• 22.30 I 540I I SI I I IS VIAREGGIO ✆ 0584.49832 SALA 1 SALA 2 CINEMA CENTRALE ✆ 0584.31024 VIA S. FRANCESCO VIA C. BATTISTI, 65 HIGH CRIMES di Carl Franklin PIAZZA DELLE CINQUE LUNE di Renzo Martinelli GOOD BYE LENIN di Wolfang Becker I I I MI I I I MI 20.15• 22.30