Nido e famiglia insieme Storie e modalità della relazione I quaderni del Gruppo Nazionale Nidi Infanzia Gruppo Territoriale Marche Falconara, 28 ottobre 2006 Sede legale: Via Nobili 9, 42100, Reggio Emilia - C.F. 91020970355 Segreteria: Viale dell’Industria, 24052 Azzano S. Paolo (BG) tel. 035 534123 - fax 035 534143 www. grupponidiinfanzia.it - [email protected] GRUPPO TERRITORIALE MARCHE GRUPPO NAZIONALE NIDI INFANZIA Gruppo Territoriale Marche Comune di Falconara-Marittima Rivista “Bambini”, Edizioni Junior Convegno regionale Nido e famiglia insieme storie e modalità della relazione Centro “Pergoli”, Piazza Mazzini Falconara-Marittima 28 ottobre 2006 Ore 9.30 - 13.00 Saluti • Riccardo Recanatini - Sindaco di Falconara-Marittima • Michela Paoletti - Assessore del Comune di Falconara, Servizi socio-educativi • Marco Amagliani - Assessore regionale alle Politiche sociali Conclusioni e dibattito • Ferruccio Cremaschi - Segreteria Gruppo Nazionale Nidi Infanzia, Direttore rivista “Bambini” Ore 13.30: Buffet e visita ai nidi Ore 15.00 - 17.30 Introduzione lavori • Assunta Coltrinari - Servizi socioeducativi, Comune di Falconara • Francesca Ciabotti - Psicopedagogista, Direttivo Gruppo Nazionale Nidi Infanzia • Alda Bonetti - Pedagogista, Direttivo Gruppo Nazionale Nidi Infanzia Relazioni • Le competenze degli educatori di fronte ai nuovi bisogni e domande dei genitori. Un caso di lavoro Marco Fibrosi - Ufficio formazione, Comune di Parma • Il rapporto tra educatori e genitori; come costruire un dialogo e un’alleanza per il bambino Donatella Mauro - Comune di Ferrara Sessioni “dialogate”: esperienze del territorio a confronto • Genitori, bambini, educatori: l’intreccio delle relazioni nei servizi all’infanzia “facilitatore”: Ermanna Curina Psicopedagogista, coordinatrice pedagogica Servizi all’Infanzia Comuni dell’Ambito di Pesaro • Con i genitori durante l’ambientamento: le “emozioni” del distacco “facilitatore”: Alda Bonetti - Pedagogista, Ancona • I laboratori dei genitori al nido: nuovi modi di comunicare e di stare insieme “facilitatore”: Rita Tancredi - Pedagogista, Comune di S. Benedetto del Tronto © 2007 Gruppo Nazionale Nidi Infanzia 24052 Azzano San Paolo (BG) viale dell’Industria Tel. 035/534123 - Fax 035/534143 [email protected] Prima edizione: aprile 2007 Edizioni: 10 9 2011 8 7 6 5 4 3 2010 2009 2008 Questo volume è stato stampato da Pronto Stampa, Vaprio D’Adda (MI) Stampato in Italia - Printed in Italy 2 1 2007 Indice Introduzione Lorenzo Campioni .................................................................................................... 2 I molti perché della documentazione Franca Mazzoli ........................................................................................................ 5 Osservare e documentare per accogliere e valorizzare le potenzialità e le diversità Sara Zingoni............................................................................................................. 9 La documentazione come strumento e opportunità di confronto e scambio Franca Marchesi ...................................................................................................... 14 Sintesi dei lavori delle tre Commissioni Prima Commissione Comunicare il progetto pedagogico ed educativo del nido ai genitori e alla comunità A cura di Anna Ferrante .......................................................................................... 19 Seconda Commissione La documentazione come esercizio di memoria formativa per il proprio affinamento professionale e delle colleghe e per altri servizi educativi in vista anche di scambi A cura di Ombretta Cortesi ...................................................................................... 27 Terza Commissione Documentare le proposte educative e la vita del nido per i bambini A cura di Diana Biscaini.......................................................................................... 32 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia Introduzione Lorenzo Campioni Presidente Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia Tra il Comune di L’Aquila e il Gruppo Nazionale vi è un accordo di collaborazione che impegna il Gruppo Nazionale in attività concrete di solidarietà e di supporto che ha reso, speriamo, meno problematica la riattivazione dei due nidi comunali. Un elogio va fatto al Comune di L’Aquila che, nonostante le difficoltà logistiche, ha voluto questo seminario, come segno della ripresa dell’attività educativa a beneficio dei bambini, che hanno vissuto, insieme ai familiari, grandi turbamenti in questi mesi del post-terremoto. Mi piace vedere i due nidi, “Primo Maggio” e “Viale”, come simbolo della volontà di ripensare e di affrontare con forza un nuovo percorso e ricominciare a intessere rapporti e a ricostruire una comunità di persone. I due nidi, grazie all’opera delle educatrici e del personale collaboratore, possono diventare un polo di aggregazione di bambini e adulti più che in altre realtà. Il seminario è il risultato di una collaborazione tra il Comune di L’Aquila, il Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia e il Gruppo Territoriale Abruzzese. Il tema della documentazione è stato una richiesta delle educatrici aquilane. Affronteremo sia i contenuti che riguardano la vita dei bambini sia le tecniche di comunica- zione scelte per diffondere in modo più efficace i messaggi che ruotano attorno all’impegno di consolidare una cultura dell’infanzia e di affinare i nostri strumenti professionali. Affronteremo, questo pomeriggio, il significato del documentare al nido, mentre domani mattina, nelle tre commissioni di lavoro, avremo la possibilità di scambiarci le esperienze di documentazione e di comunicazione verso i genitori e la comunità locale, verso le colleghe e i bambini, restituendo loro il percorso fatto. Potremmo inserire la documentazione nella categoria della narrazione, che sappiamo essere fondamentale per la costruzione della propria identità: • sia personale, da cui deriva l’importanza che le pareti, gli spazi, i pavimenti parlino al bambino di lui stesso, della sua storia di crescita e di quella degli amici, rimandino a lui, con oculatezza e sobrietà, conoscenze, esperienze, emozioni vissute... ne riconfermino l’identità, l’autostima e la capacità d’azione personale; • sia collettiva, in quanto la comunità educativa tende a riprodurre la cultura circostante ma i servizi educativi e le scuole devono essere anche un germe che diffonde le sue radici attorno e ten2 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia de a cambiare la cultura circostante, a migliorarla; la funzione che riconosciamo ai servizi educativi è di essere poli di diffusione della cultura dell’infanzia sul territorio. La documentazione, inoltre, come parola scritta o immagine o suono o tutte queste cose insieme, aiuta a pensare, costringe a riflettere sulla propria identità come insegnante, come gruppo, come servizio. La documentazione è attività di riflessione, di ritorno sulla propria esperienza, di scelta del messaggio per interlocutori diversi (bambini, colleghe, genitori, comunità più ampia), stimolo perché altri ci facciano partecipare alla loro storia e si possano confrontare intenzionalità, obiettivi, stili educativi, modalità relazionali e organizzative... avendo ben chiaro che la finalità è il miglioramento della propria autostima professionale, dell’offerta educativa e il coinvolgimento maggiore della comunità (dai genitori... agli amministratori). Vi è l’urgenza di fare conoscere di più quello che avviene nei nostri servizi non solo per necessità di trasparenza e di democrazia (un servizio che si fa giudicare) ma anche per supportare scelte più oculate e impegnative dell’Amministrazione regionale, degli Enti locali e dei gestori privati. Sono servizi che costano ed è corretto darne conto alla comunità di quello che si fa e avviene al loro interno. Investire sulla prima infanzia, come dimostrano le ricerche non solo nell’area pedagogica, psicologica e delle neuroscienze ma anche in ambito economico, è molto produttivo nel tempo. Il Premio Nobel 2000 per l’economia James Heckman, che ha fatto studi sulle conseguenze di programmi che vedono interventi precoci sull’infanzia, anche di classi disagiate, dimostra che l’intervento nella scuola dell’obbligo è già tardivo e, spesso, inefficace per favorire la mobilità sociale (vedi rapporto Unicef 2008, Come cambia la cura dell’infanzia, che vi consiglio caldamente di leggere). Heckman sostiene, invece, che se si fanno politiche rivolte all’infanzia si hanno fondate speranze di durata dei benefici, di cambiamento, di promozione sociale. Infatti afferma esplicitamente “Investimenti di ottima qualità nella prima infanzia hanno effetti duraturi” e ancora “Investire nell’infanzia porta a un ritorno anche economico e noi abbiamo gli strumenti per dimostrarlo”. Infatti dimostra come per ogni dollaro speso vi è un ritorno dai 5,70 agli oltre 8,00 dollari. In particolare Heckman insiste su tre direzioni di marcia: • l’intervento educativo deve essere molto precoce e avviarsi nei primissimi anni di vita, possibilmente nei primi tre anni. Qui c’è un pieno accordo con le teorie psicologiche, psicoanalitiche, delle neuroscienze (periodi sensibili) e la stessa esperienza dei nostri servizi educativi; • l’offerta educativa deve essere di qualità, cioè debbono essere professionisti preparati a interessarsi di educazione collettiva, riflessione che implica necessariamente un rifiuto esplicito della pura assistenza. Una cosa è interessarsi di un solo bambino, come fanno le mamme o le baby sitter, ben altra cosa è interessarsi di un gruppo, anche piccolo, di bambini, lavoro che esige una professionalità preparata a organizzare i vari momenti della giornata e che sappia leggere le dinamiche tra i bambini. Ben hanno fatto le Regioni a stoppare il Ministro Carfagna che voleva estendere, in tutta Italia, il modello tagesmutter; 3 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia • i servizi educativi, ma anche la scuola, devono garantire un forte coinvolgimento dei genitori all’esperienza educativa e scolastica dei figli, chiamandoli a occuparsi e a partecipare alla vita del nido o della scuola, in particolare a condividerne il progetto pedagogicoeducativo. piuttosto che riparare. Il recupero costa, è incerto e vuole dire che ci sono stati già danni gravi e, a volte, irreparabili. Diverso è invece prevenire che porta in sé benessere personale e sociale; e ora sappiamo che è anche economicamente vantaggioso. Non voglio rubare altro tempo prezioso ai relatori che entreranno nel merito dei processi documentativi. Un grazie a tutti coloro che hanno collaborato a organizzare questo seminario e un grazie particolare come Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia a tutti i relatori che generosamente daranno il loro contributo di pensiero e di esperienza. Questo è riconfermato ampiamente anche dai dati ISTAT sull’abbandono scolastico: maggiore è l’abbandono dove scarsa è la presenza dei servizi per la prima infanzia! Dove sono presenti i servizi vi sono in proporzione meno abbandoni. Sono dati che rilancio ai vostri amministratori: è meglio prevenire 4 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia I molti perché della documentazione Franca Mazzoli Pedagogista Prima di affrontare il tema della documentazione educativa mi sembra opportuno ricordare la cornice culturale in cui viviamo, caratterizzata da una presenza ridondante e spesso invadente di una informazione che quotidianamente propone testi reali, realistici o del tutto fantastici per rappresentare la nostra vita. Anche l’immaginario collettivo relativo all’infanzia e al mondo dell’educazione è fortemente condizionato dai modi in cui le comunicazioni di massa, quasi sempre orientate al marketing, propongono di considerare i bambini e gli oggetti e i comportamenti che li riguardano. È quindi quasi inevitabile che, nell’affrontare una documentazione educativa, si tenda a ricalcare modi e mode a cui l’informazione più commerciale e superficiale ci ha abituato: si cercano titoli ammiccanti, si trattano tematiche positive, scartando quelle potenzialmente problematiche, si scelgono immagini con bambini sorridenti, riproducendo un mondo felice ma poco credibile, più simile a una rappresentazione televisiva che non alla realtà a cui dovrebbe corrispondere. Per costruire una logica di documentazione corretta è allora necessario ristabilire i contorni di una intenzionalità comunicativa meno impressionistica e compiacente, nella quale il nido possa riconoscersi e farsi conoscere, tenendo conto dei molti destinatari a cui si rivolge e dei loro diversi punti di vista. Documentazione e responsabilità educativa Sono infatti molti e vari gli interlocutori con i quali il nido deve stabilire un rapporto di scambio, costruendo un dialogo che può far crescere una maggiore consapevolezza della responsabilità educativa che tutte le componenti di una comunità sono chiamate a svolgere. Nel rapporto quotidiano con le famiglie – che valutano il nido per la sua efficienza di servizio a supporto della cura del proprio figlio e per il benessere o per il disagio che in lui possono osservare – la documentazione educativa si inserisce come opportuna integrazione che allarga la visuale di ogni genitore per far comprendere meglio l’esperienza personale, alla luce del contesto complessivo di riferimento, nel quale anche l’esperienza degli altri diventa significativa. Nel dialogo con gli amministratori, la capacità di raccontare il proprio lavoro è uno strumento professionale importante per affermare l’identità del servizio e la sua produttività, legata al sostegno delle 5 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia famiglie e dello sviluppo dei cittadini di domani che al nido sperimentano le prime forme di vita sociale, orientate all’ascolto e alla collaborazione. Infine, anche nel rapporto con l’ente gestore del nido, la documentazione assume valenze importanti sul piano della qualità, come pratica che consente una riflessione e una verifica dell’intervento realizzato, in riferimento ai principi e alle ipotesi di lavoro fissate nel progetto pedagogico. È importante inoltre ricordare che una motivazione forte della documentazione che si produce all’interno del nido è il desiderio di comunicare agli altri (primi fra tutti ai genitori, ma anche ai colleghi, ai cittadini, ai politici, quindi in generale a interlocutori esterni al nido) il significato del lavoro che quotidianamente viene svolto, per essere riconosciuti nelle proprie specifiche funzioni professionali. Ancora oggi, infatti, la considerazione sociale del valore del lavoro educativo con i bambini piccoli non è certo del tutto acquisita, e chiede agli operatori del nido la capacità di saperlo raccontare. Si parla molto di cultura dell’infanzia in termini generali, ma nel quotidiano non la si coltiva concretamente: al di fuori del ristretto ambito degli addetti ai lavori, ciò che si fa all’interno del nido non è molto conosciuto. E dunque la capacità di documentare il lavoro educativo offre una possibilità concreta per farsi conoscere e apprezzare anche da chi non lo frequenta abitualmente. Un’altra funzione importante della documentazione educativa rimanda alla possibilità di coinvolgere gli interlocutori trovando strategie per costruire un terreno comune e attivare possibili collaborazioni con i genitori e con gli amministratori utili allo scambio, alla valorizzazione reciproca e alla costruzione di una responsabilità educativa condivisa. La pluralità dei destinatari e delle funzioni che la documentazione educativa può assolvere suggerisce quindi di superare una logica compilativa (attuandola al termine del lavoro come rendiconto e memoria dei percorsi realizzati), assumendola invece come strumento da utilizzare in corso d’anno, in stretta connessione con la progettazione educativa. Valore sociale della documentazione Quando pensiero, azione e documentazione procedono in modo integrato nell’intervento educativo, stimolando una riflessione continua su ciò che avviene (e non avviene) all’interno del nido, il progetto può infatti accogliere l’imprevisto, valorizzare l’apporto di tutti, migliorare la comunicazione all’interno del gruppo di lavoro e le capacità di dialogo con i genitori. Invitando a interrogarsi sui diversi significati che i bambini e le famiglie elaborano rispetto alle proposte realizzate all’interno del nido, mettendone a fuoco i punti di qualità e di criticità, da analizzare attraverso un confronto e una discussione produttiva, la documentazione diventa strumento metodologico essenziale per una progettazione educativa orientata alla costruzione di una responsabilità collettiva nei confronti dei bambini e della comunità. In questo senso è importante che il nido punti ad attuare una documentazione come processo circolare nel quale tutti i soggetti coinvolti possano partecipare allo sviluppo di linee educative condivise, da attuare con i bambini e da verificare in corso d’anno. Le scelte educative che portano alla formulazione delle ipotesi operative del nido 6 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia possono infatti trovare (o non trovare!) riscontro nelle scelte che l’Amministrazione assume nei confronti del servizio e delle famiglie ed essere condivise (o non esserlo!) dai genitori dei bambini. Dunque la documentazione ha anche un ruolo essenziale nella verifica del lavoro svolto nell’anno educativo, perché consente di valutare la rispondenza tra le intenzioni educative e le modalità operative scelte per realizzarle nelle attività con i bambini e di individuare tempestivamente modifiche e correzioni di rotta nell’intervento educativo. Credo che a questo punto risulti evidente un aspetto essenziale della documentazione educativa: la collegialità che deve potersi basare su momenti specifici di lavoro collettivo previsti dalla programmazione educativa. La verifica e la valutazione del lavoro svolto risultano infatti più equilibrate quando esistono momenti di riflessione di gruppo nei quali i molti punti di vista degli operatori possono esprimersi e confrontarsi, fino a trovare punti di contatto e di condivisione. Quando si documenta – cioè quando si fissa nero su bianco o attraverso immagini fotografiche o registrazioni audio e video l’andamento del proprio lavoro – diventa infatti più facile prendere le distanze dall’operatività, individuarne aspetti positivi e negativi ed essere disponibili a scoprire percezioni e interpretazioni diverse degli stessi passaggi che altri colleghi possono avere. In questa logica, la documentazione può diventare una pratica di auto-formazione personale che permette di sviluppare una buona autostima professionale e di costruire nello stesso tempo coesione di gruppo e rispetto reciproco. Perché, imparando a documentare (cioè a riflettere su quello che si fa), ciascuno può migliorare le proprie modalità di intervento, ma anche le capacità di comunicare le proprie idee nel gruppo. Dunque il lavoro educativo può essere meglio articolato e sviluppato, ma anche analizzato e condiviso nei suoi molti significati. In questa logica credo che la documentazione educativa debba servire soprattutto a chi la fa, come strumento di riflessione sul proprio stile educativo e passaggio necessario per condividerlo nel gruppo di lavoro: senza un’adesione personale autentica di chi la costruisce, difficilmente la documentazione educativa potrà infatti risultare efficace e significativa per i suoi destinatari. Tuttavia, nei confronti del documentare si riscontra spesso negli operatori del nido un atteggiamento ambivalente e contraddittorio: da un lato lo si apprezza come strumento che consente di essere riconosciuti nel proprio lavoro, contemporaneamente lo si percepisce però come peso ulteriore e mansione burocratica che si aggiunge alle molte altre previste oggi dalla professionalità educativa. Nella scuola il lavoro di documentazione si è spesso tradotto nello scrivere relazioni che qualcuno avrebbe valutato e questa consuetudine ha creato in molti insegnanti la convinzione che la documentazione serva solo a rendere conto di ciò che si fa con i bambini, senza considerare la possibilità di intenderla come strumento per affermare la propria identità educativa e, in generale, la complessità del lavoro di cura e di educazione dei bambini piccoli. Complessità del lavoro educativo e documentazione In realtà, l’assenza di una circolazione allargata della documentazione educati7 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia va concorre a mantenere la convinzione comune della semplicità del lavoro del nido che da lontano appare immediato, facile, non problematico. Non visto, ma soltanto immaginato per luoghi comuni, la complessità del lavoro educativo rischia di essere banalizzata, nascosta da attese incongrue (rispetto alle capacità effettive dei bambini da zero a tre anni) e da stereotipi ancora molto diffusi sulla naturale inclinazione femminile alla cura e all’educazione dei piccoli. In questo senso credo che una funzione importante della documentazione sia legata alla necessità di affermare con forza “con voce di nido” la propria identità di servizio educativo rivolto ai bambini e alle loro famiglie, essenziale in una società che non solo deve saper osservare le ripercussioni dei cambiamenti sociali sulla realtà genitoriale, ma anche dare risposte adeguate a richieste di cura più articolate, per la presenza di nuovi modelli familiari e provenienze culturali diverse. È in questo senso che mi auguro possa essere maggiormente apprezzato dagli stessi operatori del nido il lavoro di documentazione educativa: non più come carico di lavoro aggiunto, ma risorsa preziosa per affermare il valore sociale di un’istituzione che, accogliendo i bambini e le loro famiglie, contribuisce a mantenere vivo il senso di una collettività che la fretta e la competizione quotidiana tendono a sbriciolare. Riferimenti bibliografici Becchi E., Bondioli A., Ferrari M., il progetto pedagogico del nido e la sua valutazione, Edizioni Junior, Azzano San Paolo (Bg), 2002. Bertolini P., La responsabilità educativa. Studi di pedagogia sociale, Il Segnalibro, Torino, 1996. Demetrio D., Pedagogia della memoria, Meltemi, Roma, 1998. Franchi L., Caggio F., Per una cultura della qualità, Edizioni Junior, Bergamo, 1999. Jedlowski P., Storie comuni La narrazione nella vita quotidiana, Mondadori, Milano, 2000. Mazzoli F. (a cura di), Documentare per documentare. Esperienze di documentazione nei servizi dell’EmiliaRomagna, LabDocForm Comune di Bologna e Regione Emilia Romagna, Bologna, 2005. Mazzoli F. (a cura di), N.B.PRO. Un modello formativo per la progettazione educativa del nido a Bologna, Edizioni Junior, Azzano San Paolo (Bg), 2009. Monti F., Crudeli F., Il nido: lo spazio e il tempo delle emozioni, Edizioni Junior, Azzano San Paolo (Bg), 2004. Terzi N. (a cura di), Prospettive di qualità al nido. Il ruolo del coordinatore educativo, Edizioni Junior, Azzano San Paolo (Bg), 2006. 8 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia Osservare e documentare per accogliere e valorizzare le potenzialità e le diversità Sara Zingoni Educatrice del Comune di San Miniato* Un servizio dell’infanzia pone le proprie basi su scelte culturali che contraddistinguono fortemente il suo progetto educativo quando è concepito come luogo dove si incontrano, si confrontano e si sviluppano esperienze condivise tra persone portatrici di differenze. In questo contesto, infatti, il lavoro di osservazione e documentazione precede, affianca, si intreccia e segue la progettazione di tutte le esperienze, dando visibilità a un’identità infantile ricca, capace e competente che esige di essere accolta nelle differenze che connotano l’individualità di ciascun bambino. L’osservazione e la documentazione hanno chiaramente reso esplicito che lo strumento principale che gli adulti possono offrire al manifestarsi del protagonismo dei bambini è un ambiente adeguato alle loro diverse esigenze. Un ambiente che possa accogliere, sostenere e alimentare nei bambini il piacere di essere protagonisti attivi della propria esperienza e il piacere di condividere l’esperienza in relazione con gli altri. renze nelle relazioni tra bambini, realizzato recentemente e iniziato negli anni Ottanta con la ricerca sui gruppi misti di età (A. Fortunati, Il gruppo misto nell’asilo nido, 1986), ha reso visibile non solo che i bambini di età diversa sono una risorsa che arricchisce e complica positivamente le relazioni nei gruppi ma anche che l’interesse per la diversità è complementare a una precoce capacità di riconoscimento della differenza, di decentramento, di adattamento comunicativo; il confronto e anche il conflitto sono costantemente teatro di aggiustamenti ed evoluzioni che connotano di nuovi significati le interazioni tra bambini e la microcultura del gruppo. L’interpretazione delle diversità individuali come un valore ha costruito buone basi per anticipare e contenere anche l’incontro tra culture diverse: i servizi per l’infanzia, infatti, rappresentano un luogo di incontro tra famiglie diverse come cultura, provenienza e classe sociale, che, rispetto all’interesse comune nei confronti Il valore delle diversità * L’autrice fa parte di gruppi di ricerca e documentazione di “La Bottega di Geppetto”. Il lavoro di ricerca sul valore delle diffe9 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia dei bambini, si scoprono soggetti sociali, attivi e portatori di diritti. La documentazione delle esperienze realizzate nei gruppi misti per età ha evidenziato risultati inaspettati sulle competenze relazionali dei bambini. Ne è un esempio, tra i tanti possibili, il ruolo e il valore dei bambini già frequentanti per l’ambientamento dei nuovi. Per molti anni i bambini già frequentanti, infatti, sono stati considerati un elemento di vulnerabilità nel periodo di ambientamento, addirittura alcune esperienze raccontano della ricerca di spazi e tempi diversi per i due gruppi fino a quando gli uni non sono “simili” agli altri. Il lavoro sulla valorizzazione delle differenze, invece, ha evidenziato che la presenza di un piccolo gruppo di bambini che sono al secondo anno di frequenza rappresenta per i nuovi uno strumento insostituibile per la decodifica di situazioni, tempi e significati, una chiave di lettura ineguagliabile sulle opportunità d’uso di ambienti, di oggetti e materiali. Inoltre, la relazione degli adulti con loro rende immediatamente visibile ai nuovi la disponibilità dell’educatore a condividere e sostenere l’esperienza rendendo esplicita e non invasiva anche la sua disponibilità affettiva. Bambini di età diversa esprimono bisogni di spazi e tempi diversi e l’osservazione e la documentazione si sono rese strumenti indispensabili, impegnando gli educatori a elaborare e proporre risposte adeguate ai bisogni, ai desideri che bambini diversi esprimono, anche indipendenti dall’età. Osservare e documentare le relazioni tra bambini di età diverse ha allenato il nostro sguardo, e conseguentemente le nostre azioni progettuali, a cogliere nelle differenze una risorsa, un valore aggiunto. Un esempio tra tanti è la documentazione di un’esperienza sull’utilizzo delle forbici condivisa da un bambino nel terzo anno di vita, che le usa correttamente, e uno nel secondo anno alle prime esperienze esplorative. Il più piccolo dopo aver osservato il grande fa diversi tentativi di imitazione cercando di inserire le dita negli anelli delle forbici, poi prende la carta, l’appoggia a un contenitore cercando un possibile equilibrio verticale, infine, sotto lo sguardo attento del più grande, riesce a inciderla in più punti tenendo le forbici con entrambe le mani. Quale dei due è il più competente? Essere più o meno “grandi” non vuol dire, quindi, essere più o meno competenti, ma piuttosto essere diversamente competenti, perché il valore dell’esperienza si realizza nel processo dell’esperienza stessa, molto più che nel risultato. Mai, ma ancor meno in questo caso, possiamo far ricorso a risposte che tengono conto esclusivamente dell’età prevalente nel gruppo o solo dei livelli di sviluppo teorizzati. Le osservazioni ci mostrano bambini capaci di mettere in atto azioni e strategie di comunicazione completamente diverse in rapporto a bambini e adulti diversi, fatto che accade anche mostrando capacità di attenzione e sensibilità alte nei confronti di stati d’animo e di situazioni particolarmente complesse. Il ruolo dell’adulto nell’osservazione e nella documentazione Il ruolo dell’adulto assume una diversa centralità, si esprime nel monitorare, attraverso l’osservazione e la documentazione, le relazioni tra i bambini, tra bambini e adulti e l’ambiente organizzato, in modo da proporre costanti aggiustamenti 10 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia genitore. Oggi, nonostante le attenzioni di Luca, Eva continua insistentemente a piangere, si calma solo per pochi istanti poi ricomincia. Luca prova di tutto, anche a brontolarla con toni perentori dicendole che lui non ci gioca più, ma lei non cede, Eva è seduta sul passeggino, Luca la spinge verso l’angolo della lettura, si siede sulla pedana e le parla piano piano cercando il suo sguardo, Eva stringe gli occhi, si volta dall’altra parte e continua a piangere. Luca fa un sospiro poi velocemente le dà uno schiaffo. Eva interrompe il suo pianto per qualche attimo, lo guarda sgranando gli occhi e riprende a strillare più forte. Luca sbuffa, si alza in piedi, allarga le braccia e commenta “E allora!...” poi le rimette il ciuccio, le da un bacio e le dice “Io vo di là quando hai finito chiamami!”. Eva resta ancora ferma per qualche attimo poi gli corre dietro cercando la sua mano. che accompagnano l’evoluzione relazionale individuale e del gruppo: questa, infatti, si esplicita e si connota attraverso il tempo di frequenza, il grado di conoscenza, il senso di appartenenza che i bambini sviluppano in relazione al contesto educativo. L’osservazione e la documentazione ci permettono di modificare la comunicazione, il linguaggio rivolto ai bambini, cambiando il modo in cui proponiamo loro la condivisione delle esperienze. Il ruolo dell’educatore prende forma nell’offerta di possibili percorsi di conoscenza, nella costruzioni di scenari che offrono sostegno ai processi esplorativi, di ricerca, di comprensione e di connessione creativa che i bambini attivamente sperimentano e spesso, condividono, in coppia e nei piccoli gruppi. La documentazione individuale e di gruppo racconta sia il clima emotivo che si respira nei diversi momenti di un anno educativo, sia i microprocessi che nel susseguirsi delle azioni danno vita alle prime elaborazioni di pensiero individuale e condiviso. È comunque un clima in cui ognuno può trovare il suo posto e la giusta valorizzazione della diversità che propone, rafforzando la propria identità nella condivisione della micro cultura del gruppo. Un esempio dal quaderno delle osservazioni: Luca, 26 mesi, e Eva, 14 mesi. Sono contesti che offrono ai bambini notevoli opportunità di trasformare le loro azioni in idee, attraverso elaborazioni individuali e condivise. La cura, l’attenzione e l’organizzazione rendono il contesto capace di connotare le differenze, tutte le differenze, come valori: è un clima che accoglie diversità, le valorizza e restituisce comprensione ed abilità diverse ai diversamente abili: Lorenzo, 32 mesi (una lesione cerebrale gli impedisce di utilizzare le gambe per camminare)... ... rimane solo seduto al tavolo, dove fino a qualche minuto prima ha giocato con l’abbaco insieme con gli altri. Il piccolo gruppo si è allontanato correndo verso il mare delle meraviglie. Lorenzo fa cadere le forme per terra, poi spingendosi con le gambe si allontana dal tavolo, cerca di attirare l’attenzione del resto del gruppo, prima mugolando e dondolandosi sulle gambe, poi gridando sempre più forte, Negli ultimi giorni Luca ha preso molto a cuore l’inserimento di Eva: cerca di consolarla in ogni modo, la culla sul passeggino, le porta un libro, le rimette il ciuccio, la protegge dalla vicinanza maldestra degli altri bambini, le parla avvicinandosi e guardandola negli occhi. Per Eva l’incontro mattutino con Luca si è trasformato in un rituale che la sostiene nel saluto al 11 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia fino a quando il grido si trasforma in pianto. Edoardo, 14 mesi, torna indietro gli si avvicina, lo guarda in modo interrogativo, poi prende un telefono e glielo porge. Lorenzo lo prende, si calma fino a quando Edoardo gli resta vicino, ma appena Edoardo si volta per tornare nel mare delle meraviglie, Lorenzo lo lascia cadere e inizia di nuovo a gridare. Edoardo torna indietro si inginocchia vicino alla sedia di Lorenzo, lo accarezza sulle gambe, poi raccoglie il telefono e lo appoggia sulle ginocchia di Lorenzo. Lorenzo si calma ma spinge il telefono in terra, allora Edoardo appoggia la testa sulle gambe di Lorenzo, Luca inizia ad accarezzarlo e completamente rilassato cerca lo sguardo di Edoardo tirandogli i capelli in modo da fargli alzare la testa. Edoardo resta a gattoni vicino alla sedia di Lorenzo che sorride di nuovo, poi si lascia scivolare a terra e insieme, un po’ a gattoni, un po’ strisciando, arrivano fino al mare delle meraviglie. documentazione della situazione di attività strutturata dove alcuni bambini stanno costruendo la gabbia per chiudervi dentro i cento lupi della storia di “Tommasino e i Cento Lupi” rappresenta una prova di come una serie di immagini fotografiche può, in alcuni casi meglio delle parole, mostrare come bambini diversi, con gli stessi strumenti a disposizione, realizzano processi di combinazione e costruzione diversi. La documentazione fotografica, inoltre, riesce a rendere visibile tutti i prodotti temporanei, che costituiscono l’evolversi del processo esperienziale, che in alcuni casi si sviluppa attraverso nuovi percorsi logici che determinano nuove disposizioni e classificazioni (il materiale viene sparso sotto il tavolo o trasportato in un altro angolo gioco con tutt’altro valore simbolico o ancora mischiato e utilizzato per il suo valore sonoro) lontane dal pensiero e dalle aspettative degli adulti. In altri casi l’esperienza si conclude con la ricerca di una sorta di riordino che impegna i bambini in una distribuzione dei materiali utilizzati simile alla disposizione di partenza. La documentazione di esperienze attente alle strategie e ai processi messi in atto dai bambini, per risolvere un problema, diventa un sostegno per gli educatori, sia per ridefinire con i genitori l’individualità rispetto ai tempi e ai modi di crescita e sviluppo, sia per placare le ansie rispetto alla ricerca di precoci apprendimenti di abilità cognitive. Documentare il modo in cui le esperienze sono offerte ai bambini e come i bambini le interpretano permette di sollecitare anche le famiglie con una nuova immagine d’infanzia, sostenendo un processo di trasformazione delle idee che offre vitalità all’educazione come processo condiviso. Anche la documentazione delle attività strutturate o esperienze di piccolo gruppo ci regala letture in cui si evidenzia il valore delle diverse strategie che i bambini mettono in atto nell’esplorazione di strumenti e materiali, se accompagnate da un’osservazione e una documentazione attente a dar valore e visibilità ai processi che bambini diversi mettono in atto nelle esperienze. La documentazione fotografica, anch’essa inizialmente utilizzata nei servizi con ruolo descrittivo e collocata “accanto” alla documentazione scritta, quasi a sostenerla attraverso una sorta di “ulteriore prova dei fatti”, con il tempo e la professionalità degli educatori ha acquisito anche il valore di documentazione con espressione e forza comunicativa propria, in molti casi completa e autonoma rispetto alla documentazione scritta. La 12 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia Bibliografia Tognetti G. (a cura di), Creare esperienze insieme ai bambini, Edizioni Junior, Azzano San Paolo (Bg), 2003. Tognetti G., “La potenzialità delle relazioni tra bambini”, in A. Fortunati (a cura di), Crescere insieme. Appunti e proposte di riflessione per educatori e genitori, Edizioni Junior, Azzano San Paolo (Bg), 2002. Zingoni S., “Il protagonismo dei bambini nel piccolo gruppo”, in Bambini, XXI, n. 1, gennaio, 2005, pp. 45-49. Zingoni S., “Protagonismi in relazione”, in R. Zerbato (a cura di), Infanzia tempi di vita tempi di relazione, Edizioni Junior, Azzano San Paolo (Bg), 2007. Catarsi E., Fortunati A., Educare al nido, metodi di lavoro nei servizi per l’infanzia, Carocci, Roma, 2004. Fortunati A., Il gruppo misto nell’asilo nido, Franco Angeli, Milano, 1986. Fortunati A., L’educazione dei bambini come progetto della comunità, Edizioni Junior, Azzano San Paolo (Bg), 2006. Fortunati A., Tognetti G. (a cura di), Bambini e famiglie chiedono servizi di qualità, Edizioni Junior, Azzano San Paolo (Bg), 2005. Fortunati A., L’educazione dei bambini come progetto della comunità, Edizioni Junior, Azzano San Paolo (Bg), 2006. 13 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia La documentazione come strumento e opportunità di confronto e scambio Franca Marchesi Pedagogista Gli interventi che mi hanno preceduto hanno posto l’accento su modalità, tempi, strumenti della documentazione, approfondendo sia gli aspetti metodologici che di contenuto. Nel mio intervento mi soffermerò in particolare su due elementi: • la valenza formativa, insita nella documentazione, e il ruolo di supporto alla verifica/valutazione del progetto pedagogico dei servizi; • il ruolo che un centro di documentazione in generale, il Laboratorio di Documentazione (Labdocform) di Bologna in particolare, può avere per sostenere il processo di visibilità della progettualità dei servizi, il confronto e lo scambio tra servizi, tipologie, ordini scolastici e gestori diversi. tiva sia una legata all’autovalutazione; è cioè uno strumento che permette al gruppo di lavoro di ripensarsi e di verificare, anche in modo autonomo, se la strada che percorre sta dando buoni frutti o se si manifestano criticità su cui intervenire. Possiamo raccontare con le immagini o con le parole, documentare in itinere o a conclusione del lavoro ma, in ogni caso, quando documentiamo, siamo chiamati a riflettere sull’esperienza, ripercorrendola dall’inizio alla fine. In questo consiste l’aspetto formativo del documentare, la ricaduta in termini di auto-formazione sulle singole operatrici e sul gruppo che la costruisce ed elabora. Chi si accinge a documentare si pone diverse domande su cosa e come raccontare, in che modo rendere più efficace la narrazione e, mentre si pone queste domande, il gruppo rivisita l’esperienza, guarda a ritroso, cerca di ricostruire l’esperienza, seleziona alcuni elementi, crea connessioni... Ed è in questo processo di narrare e narrarsi attraverso la documentazione che il gruppo di lavoro – parlo del gruppo perché, anche se può esserci un referente per la documentazione nel nido, il percorso complessivo deve coinvolgere tutto il gruppo – può acquisire nuove conoscenze, proprio attraverso l’esperienza che viene interrogata, rivisitata e ripercorsa. Valenza formativa della documentazione Se partiamo dalla considerazione che la documentazione è uno strumento di crescita dei servizi educativi e scolastici che cambiano anche nella misura in cui, producendo memoria delle esperienze che realizzano, sono in grado di elaborare linee evolutive, mettiamo in evidenza un aspetto molto importante e cioè che la documentazione ha sia una valenza forma14 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia Documentare quindi è anche uno strumento di collaborazione tra diverse figure professionali: educatori, personale ausiliario, coordinatore pedagogico. Al valore formativo della documentazione si collega il valore di verifica del proprio modo di lavorare, dei punti di qualità e di debolezza dei percorsi educativi e didattici, delle modalità di conduzione delle proposte educative, della gestione quotidiana, ma anche di monitoraggio dell’evoluzione di un gruppo. Questo mi sembra un elemento interessante: per un gruppo tenere memoria del percorso fatto serve per leggersi e rileggersi nel proprio percorso professionale; documentare anche per evitare il rischio che si disperdano gli elementi che nel tempo hanno portato alla crescita e alla trasformazione del gruppo in quanto tale. Un esempio può essere l’evoluzione degli stili educativi legata sia ai cambiamenti dei bambini e delle famiglie, sia alla maturazione dell’approccio pedagogico nei servizi 0/6: da uno stile educativo più centrato sul gruppo dei bambini a un affinamento dell’attenzione individualizzata e dello stile di comunicazione con le famiglie. È in questo senso che la documentazione come memoria di un percorso diventa risorsa per il contesto del singolo servizio, della singola scuola, ma anche in modo più ampio della cultura dell’infanzia e dell’educazione. • formazione, consulenza e ricerca; • produzione di documentazioni fruibili su tematiche di vario genere, approfondimenti attraverso percorsi formativi della prassi del documentare (vedi valigia degli attrezzi), diffusione, consulenza ai servizi...; • cura dell’informazione attraverso la predisposizione di cataloghi cartacei e on line, di archivi tematici, di messa in rete delle esperienze nel territorio e di collegamento tra le reti. Inoltre, un elemento centrale nella funzione dei centri sta nella possibilità per pedagogisti, educatori, ricercatori, studenti di poter conoscere e consultare esperienze prodotte in diverse realtà. Tale possibilità risulta oggi particolarmente utile, in quanto i servizi, almeno nella nostra realtà, sono investiti da un forte ricambio generazionale (i nidi sono aperti in alcune realtà da 40 anni), fatto che potrebbe rischiare di mettere nel dimenticatoio tante esperienze progettuali che hanno fatto crescere la qualità dei servizi. Poter fare ricorso a una documentazione significativa costituisce una buona opportunità di crescita e di continuità nel percorso verso una sempre maggiore competenza professionale, che tenga presenti le acquisizioni prodotte negli anni e che sia arricchita da contributi innovativi di chi da poco tempo è entrato nei servizi. L’obiettivo è quello di mantenere un delicato equilibrio tra il consolidato e l’innovazione, e in questo ambito la documentazione può giocare un ruolo forte. Quando parliamo del processo legato al documentare, dobbiamo mettere in rilievo, oltre ai molti aspetti positivi che lo caratterizzano e alle risorse che riesce a mobilitare, anche un percorso che si muove tra molti ostacoli e difficoltà, in quanto, benché se ne parli da tempo, non Ruolo dei centri di documentazione Un ruolo importante nel percorso di rafforzamento e di diffusione della pratica della documentazione viene svolto dai centri di documentazione che rivestono alcune funzioni fondamentali quali: 15 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia La presenza di ostacoli e difficoltà non va quindi negata, bensì esplicitata per poterla superare. Quindi prevedere e analizzare le difficoltà diventa un momento importante del percorso e deve essere collegato a un’analisi delle risorse che sono diverse per ogni contesto. può essere dato per acquisito e diffuso in modo uniforme. Problematicità Ostacoli di vario tipo sono relativi in particolare alla “mancanza di tempo” e/o alla “mancanza di risorse” umane, tecnologiche ed economiche. Il tempo della documentazione è invece un tempo prezioso, da conquistare, difendere, presidiare, affinché non venga vissuto come elemento di sottrazione ad altri fondamentali momenti del lavoro educativo: il tempo da dedicare alla documentazione dovrebbe essere ben definito, ben individuato, fin dall’inizio del percorso e, soprattutto, riconosciuto dal gruppo e dal coordinatore. La mancanza di risorse può essere l’altro ostacolo, che tuttavia ha bisogno di essere analizzato per poterlo in parte smontare. Certo, ci sono documentazioni fantasmagoriche, multimediali, ma una documentazione può anche essere minimalista, purché raggiunga lo scopo prefissato, dando conto in modo chiaro di quanto si desidera mostrare. Anche a Bologna dove pure è stato realizzato il percorso N.B.Pro1, di cui vi ha parlato Franca Mazzoli, le difficoltà, sia all’inizio che nel corso del progetto, sono state numerose e progressivamente superate soltanto attraverso un lavoro che ha richiesto tempo e pazienza agli operatori e a chi li coordinava. Il progetto regionale Vi presenterò brevemente il progetto regionale proprio a partire dalle difficoltà che prima segnalavo (avrete provato nella vostra vita professionale una documentazione diffusa a macchia di leopardo, poco visibile, comprensibile solo per chi l’aveva realizzata...) e dalla constatazione che in una Regione con il più alto tasso di copertura dei servizi, con la presenza di realtà d’eccellenza, con un alto livello qualitativo, poco si manifestava all’esterno, a parte alcune eccezioni da tutti conosciute. Gli obiettivi del progetto erano e sono tuttora: diffondere la cultura della documentazione in modo capillare a partire dalle risorse del territorio, generare prodotti (monografie, video...) da poter “spendere” in vari contesti, raccogliere e valorizzare esperienze, sviluppare un progetto di lavoro comune che trovasse sostegno nelle risorse locali. Questo mi sembra un elemento importante: coinvolgere i territori per far crescere, poco a poco, le competenze dei coordinatori e dei servizi. Questo ha allungato i tempi, in quanto ha comportato di procedere a piccoli passi, ma ha consentito di raggiungere gli obiettivi prefissati. È stato quindi impostato il progetto di documentazione regionale che ha visto, nel corso di ben sette anni, un’azione mirata su questo tema, con il coinvol- 1 F. Mazzoli (a cura di), N.B.PRO. Un modello formativo per la progettazione educativa del nido a Bologna, Edizioni Junior, Azzano San Paolo (Bg), 2009. 16 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia gimento di vari attori, tutti comunque motivati dal forte impulso regionale. È stato individuato un supervisore2 che ha accompagnato la nascita del percorso; si è quindi costituito un gruppo di coordinatori pedagogici (uno per ogni Provincia della Regione, denominato gruppo GRED-Gruppo Regionale Documentazione Educativa) che, a partire dalle modalità di documentazione presenti (o non presenti) nei vari territori, ha elaborato una scheda per la documentazione in itinere, che viene utilizzata anche come supporto alla progettazione. Questa scheda, nata dalla necessità di monitorare i progetti ritenuti particolarmente significativi con l’ausilio di strumenti omogenei, consente di ripercorrere tutte le fasi della progettazione educativa, è stata sperimentata in tutte le Province e ha prodotto una serie di materiali che sono visibili nel catalogo online del Laboratorio di documentazione di Bologna, individuato dalla Regione quale punto di implementazione, raccolta e catalogazione della documentazione regionale. Il progetto è stato finanziato dalla Regione. Nel corso degli anni, mentre l’iniziativa si andava consolidando nel territorio regionale, si è precisato meglio anche l’obiettivo della produzione di materiali, monografie e opuscoli che, su temi specifici di interesse regionale, raccogliessero alcune documentazioni, dando quindi conto del lavoro in progress3. Uno degli aspetti più positivi del percor- 2 so regionale mi sembra consista proprio nell’avere progressivamente motivato i coordinatori e gli operatori a far crescere la cultura della documentazione. Vedere i propri prodotti di documentazione sul sito, riproposti in fascicoli monografici diffusi in tutta la Regione, ha prodotto un circolo virtuoso che, dall’iniziale perplessità e diffidenza, ha portato molti a partecipare e contribuire con prodotti di qualità. Si è quindi passati da una situazione iniziale in cui i servizi producevano poca documentazione, oppure temevano quasi di venire “espropriati” della propria produzione, alla soddisfazione di vedersi valorizzati a livello regionale e non solo. Una valorizzazione che può essere vista anche in chiave di sostegno all’identità dei servizi, come possibilità di dar voce a ciò in cui ci si riconosce, cercando di uscire dal proprio specifico, costruendo percorsi trasversali con coordinate comuni. E questo mi sembra stia accadendo nella nostra Regione. Porto l’esempio della monografia sulla documentazione dei progetti interculturali: guardando il panorama, l’insieme dei progetti provenienti da varie situazioni, da servizi con gestori diversi, ci si rafforza nell’identità comune di appartenenza a un contesto ampio di attenzione alle differenze, consolidando quindi valori, pratiche, atteggiamenti; ma si può andare anche oltre utilizzando la documentazione come strumento per l’innovazione e la sperimentazione. Credo che questo aspetto sia molto pertinente anche alla vostra realtà, in quanto c’è la necessità di rinforzare l’identità dei vostri servizi, costruendo memoria, utilizzando le tracce dell’esperienza, ma in ottica di innovazioni che il contesto in cui vi trovate ad operare necessariamente comporta. Franca Mazzoli. 3 In questa seconda fase il gruppo regionale dei “referenti per la documentazione” ha cambiato il supervisore: Marina Maselli ha sostituito Franca Mazzoli. 17 Sintesi dei lavori delle tre Commissioni Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia Prima Commissione Comunicare il progetto pedagogico ed educativo del nido ai genitori e alla comunità A cura di Anna Ferrante Coordinatrice servizi per l’infanzia, Comune di Teramo Responsabile Gruppo Territoriale Abruzzese Nidi e Infanzia ...ricorda il tempo, prima che s’indurisse la cera, quando ognuno era come un sigillo. Di noi ciascuno reca l’impronta dell’amico incontrato per via. Primo Levi, 1985 ze e riflessioni sulla vita dei servizi alla prima infanzia, la costruzione di percorsi di qualità in una regione che presenta significativi esempi di buoni servizi, spesso privi di coordinatori e coordinamenti degli stessi, ma soprattutto esprime la volontà di risorgere da un catastrofico evento, partendo proprio dai bambini più piccoli e dalle loro istituzioni come gli asili nido. Un atto coraggioso del Comune di L’Aquila che fra i primi provvedimenti ha assunto delle educatrici per ricostruire dall’educativo e dal sociale (seppur temporaneamente) un tessuto territoriale. Premessa È stato un seminario importante per l’Abruzzo, per i servizi abruzzesi e soprattutto per L’Aquila, una città distrutta da un evento naturale come il terremoto, che ha messo in evidenza le fragilità naturali e soprattutto le “fraudolenze architettoniche umane”. Il seminario è stato fortemente voluto dal Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia che generosamente, oltre agli arredi per l’asilo nido, ha sostenuto la formazione del personale. Il Gruppo Nazionale, in collaborazione con il Gruppo territoriale Abruzzese, esprime, oltre alle esperien- I lavori della commissione “La storia la fa chi la racconta”: ed è proprio dai racconti audiovisivi documentati dalle città di Teramo, San Miniato e Caltagirone che si sono sviluppati gli approfondimenti della prima commissione. Tutte le relazioni sono state raccontate at19 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia traverso i linguaggi audiovisivi costruiti con le tecniche del power point animato e del movie maker. Le prime riflessioni emerse hanno messo in luce quanto sia importante la dimensione narrativa per i genitori, per la collettività, ma anche per il gruppo di lavoro, perché aiuta a comprendere i significati del tragitto che si sta compiendo, diventando “chiave di lettura” e strumento speciale di formazione professionale e soprattutto costruzione di un “pezzo di storia di vita quotidiana” dei bambini da far conoscere, da far sapere ai genitori e alla collettività. Quando la storia si sposta dai re, dalle battaglie, ai processi profondi della vita quotidiana allora si scoprono e si conoscono meglio i bambini, le famiglie, le donne, gli esseri umani nelle diverse dimensioni. “Il far sapere” presuppone un processo di costruzione di ciò che si vuol far sapere, mostrare. Un processo che parte inevitabilmente dalla progettazione pedagogica e quindi da una condivisione esplicitata del gruppo educativo. I linguaggi che si usano generalmente sono attraverso la lingua scritta e in diversi casi con il supporto di fotografie, disegni, schemi. Sempre più il progetto pedagogico dei servizi, del servizio viene presentato anche attraverso i linguaggi audio-visivi come nel caso delle tre realtà geografiche presenti in questa commissione. Elementi fondamentali sono l’osservazione e la documentazione. Attraverso la documentazione delle esperienze si rende visibile la cultura (il cosa) e il processo (il come, dove, quando avviene). Attraverso l’osservazione, che precede la documentazione, si mette in atto quel procedimento di riflessività del gruppo educativo e, in diversi casi, si estende a più attori (amministratori, esperti e genitori), costruisce, sceglie e seleziona i contenuti da mostrare. Un dialogo professionale interno al team ed esterno ai genitori, al territorio, trasmettendo così saperi educativi e facendo accrescere la cultura dell’infanzia nei genitori, nella comunità che sviluppa una maggiore consapevolezza nei confronti dei bambini. Durante le comunicazioni della commissione si è evidenziato come la storia dei bambini e dei servizi non esiste se qualcuno non la racconta e, a seconda di chi la narra, le versioni cambiano. La comunicazione del progetto pedagogico ai genitori e alla comunità costituisce uno spazio importante che definisce le educatrici come professioniste e colloca la storia e le caratteristiche dei bambini all’interno della cultura dei luoghi e dei servizi abitati e dedicati agli stessi. La comunicazione quindi diventa una dimensione narrativa interna ed esterna e assume diverse prospettive a seconda di chi la esprime e di chi la riceve. Non sarebbe neppure pensabile un mondo senza storie, senza letteratura, senza la capacità di raccontare/ci, non solo nei linguaggi verbali e scritti, ma anche attraverso i tanti linguaggi, “i cento linguaggi”. Oggi abbiamo una tecnologia che ci consente maggior rapidità e ricchezza nella dimensione narrante. Questa dimensione non è solo “linguistica”, ma profondamente psicologica. Essa non è affatto oggettiva, ma estremamente soggettiva e interpretativa e soprattutto risente dei contesti culturali di appartenenza e, nel nostro caso, dell’idea di bambino, di famiglie, di servizio educativo che abbiamo. Per queste ragioni vi sono tanti modi, tante tipologie documentative e soprattutto tanti attori partecipanti, impliciti o espliciti, consapevoli o inconsapevoli, 20 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia comunque narranti in un servizio educativo. Dalla collocazione geografica dell’edificio alla sua tipologia architettonico/arredamentale, dalla scelte cromatiche interne ed esterne ai materiali, dall’esposizione di cartelloni come semplici avvisi alle fotografie, tutto ci rappresenta, parla di noi e della nostra “idea, della concezione dei bambini, della relazione che abbiamo con loro e con le loro famiglie”, oltre all’idea che abbiamo della professione che svolgiamo. Il nostro (e per nostro intendo anche la parte amministrativa e politica) è lo sguardo negoziato degli adulti verso i bambini. I bambini non lasciano tracce scritte, i bambini non scrivono la loro storia. Dobbiamo ritrovare noi le loro tracce prima e durante la permanenza con noi per costruire i pezzi della trama. Le riflessioni sulle relazioni e il dibattito del seminario hanno messo in evidenza come il fattore tempo, e in particolare il tempo da dedicare alla “riflessività”, sia molto importante e come esso si possa trasformare, se adeguatamente utilizzato e sollecitato, in osservazione, documentazione, progettazione e comunicazione. Quattro grandi temi che interagiscono e non s’improvvisano e che necessitano di saperi, di strumenti, di scelte individuali e collegiali all’interno di spazi e tempi da prevedere. Tempi che non dovrebbero togliere spazio alla relazione con i bambini, ma che dovrebbero essere previsti all’interno dell’orario di lavoro, anche se spesso in “differita”. I relatori hanno chiarito bene come tutti i filmati che hanno mostrato non sarebbero stati possibili senza un lavoro collegiale sulla documentazione, nel quale, in modo propedeutico, si doveva procedere ponendosi interrogativi che avrebbero messo in atto il processo di lavoro in vista della realizzazione. Quindi la comunicazione del progetto pedagogico presuppone alcuni interrogativi basilari che il gruppo di lavoro si pone: • a chi si rivolge la comunicazione; • cosa vogliamo comunicare; • quali strumenti utilizzare (per l’uso di strumenti fotografici o video è necessaria la liberatoria, cioè la o le autorizzazioni dei genitori); • cosa osservare (come e quando “guardare, osservare” gesti, parole, contesti, eventi; cosa e come riprendere con le apparecchiature audiovisive; chi o quante persone scrivono, fotografano, riprendono); • cosa vogliamo mostrare della documentazione prodotta. Altri passaggi indispensabili: • visionare il materiale acquisito attraverso la riflessione collegiale che riflette e seleziona parole, immagini, gesti da mostrare all’esterno/ai destinatari; • sulle indicazioni ricevute si effettuano i “montaggi”, gli assemblaggi, s’inseriscono le titolazioni e le frasi che definiscono i pensieri che s’intendono trasmettere e, a seconda delle tecniche scelte, nel nostro caso power point o movie maker, si “definisce il prodotto”; • ultime revisioni dell’intero gruppo educativo per eventuali correzioni, aggiustamenti e per il via definitivo; • ora il documentario è pronto per l’esposizione ai genitori ed eventualmente alla comunità. Tutto questo processo non può essere effettuato solo da tecnici della comunicazione, ma necessita di “registi pedagogici” che “ricostruiscano la storia” per raccontarla ed è quello che fanno le educatrici, a volte in collaborazione con i coordinatori, i genitori ed anche, in diversi casi, con l’aiuto di mariti/compagni, figli; non sempre il processo che si adotta 21 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia è sempre così lineare come rappresentato nell’elenco sopra. Molte di noi ci sono arrivate per tentativi ed errori sia per i contenuti sia per la strumentazione di nuovi e diversi linguaggi. Il seminario ha messo in evidenza quindi la necessità di mettere in atto un “processo” di documentazione che si costruisce progressivamente con il gruppo educativo, che sceglie ciò che si vuol “mostrare”, “leggere” e raccontare. Dunque una documentazione strettamente correlata all’osservazione per costruire una progettazione pedagogica vera e non “per riempire carte” (espressione usata da molti partecipanti esasperati da una cultura cartacea amministrativa fine a se stessa, spesso arrogante e assolutamente inadeguata per gestire servizi alla persona; purtroppo in molte realtà non esistono coordinatori pedagogici e la burocrazia ha il sopravvento). Il primo, rivolgendosi ai genitori, mostra l’asilo nido e la sua “offerta formativa ed educativa” attraverso spazi e momenti significativi della vita dei bambini, mentre l’altro è finalizzato all’osservazione dei bambini in relazione con materiali inusuali come corde e reti. “Quando è stato aperto il nido a Teramo, nel 1981, siamo entrate con la voglia di aprire le porte alla comunità per mostrare che cosa avvenisse all’interno, in quanto fino ad allora negli unici due ex-Onmi, chiamate “maternità” questo era impensabile. Si partiva quindi da un’identità professionale con i camici bianchi che non volevamo assolutamente imitare. Tuttavia la preparazione scolastica era largamente insufficiente e molto lontana dalla realtà. Unico punto di riferimento era il Gruppo nazionale nidi infanzia e Loris Malaguzzi con la rivista 0-6, oggi Bambini. Allora anche i nostri edifici avevano grandi stanzoni realizzati da architetti che scambiavano la socializzazione con la massificazione. Quindi uno dei primi interventi fu quello di cambiare la disposizione di pareti, creando sezioni e angoli. Successivamente abbiamo spostato l’attenzione sulla documentazione. Nei primi tempi, non sapevamo ancora bene cosa trascrivere e soprattutto cosa guardare: cosa, come guardare, come osservare i bambini e l’ambiente. Per questo i primi diari erano solo la somma delle didascalie fotografiche. Il cambiamento è avvenuto dalle visite ai nidi reggiani, dagli incontri con Loris Malaguzzi prima e con Aldo Fortunati, Sara Zingoni, Luciana e Gloria a San Miniato, dopo. La conoscenza è scambio e vedere realtà diverse ci ha permesso di comprendere che le nostre aspettative, i nostri desideri erano possibili e concretizzabili. Naturalmente tutto ciò non avveniva automati- Le relazioni I filmati del nido Pinocchio La prima relazione è stata svolta da educatrici del nido Pinocchio di Teramo, che hanno presentato due diversi filmati: 1. il primo, rivolto ai genitori e al territorio, “Il diario telematico al nido”, costruito grazie anche all’aiuto della psicologa Erika De Gregori (in servizio civile al nido), era finalizzato alla rappresentazione del progetto pedagogico del nido; 2. il secondo, rivolto alle educatrici, era stato pensato e costruito per raccontare un’attività dei bambini di una sezione dei “grandi” centrata sulle “corde”, quindi un’attività specifica per altre educatrici, per “scambi”professionali. I due filmati hanno due diversi scopi. 22 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia camente, perché avevamo realtà geografiche, sociali, storiche e amministrative molto diversi”1. Intanto i diari dei bambini si arricchivano sempre di più e diventavano più personalizzati. Siamo partiti dai diari. Nel corso del tempo i diari dei bambini hanno costituito il nostro canovaccio per i filmati. Ogni insegnante scriveva i diari dei bambini a lei affidati, che riconsegnava, con le colleghe, ai genitori alla fine dell’anno scolastico e Gabriella Pompetti continua: “Volevamo che questo pezzo di storia della vita di ogni bambino rimanesse vivo nel tempo, quel tempo di cui non ci si ricorda. Tuttavia i bambini non nascono nell’asilo nido, provengono da una famiglia e prima di arrivare al nido hanno già una loro parte di storia vissuta. Quindi chiediamo ai nuovi genitori, nel primo incontro, generalmente a fine agosto/inizio settembre, di presentarci il loro bambino attraverso una storia narrata da loro e anche durante la pausa estiva prima di rientrare al nido. Non tutti rispondono, tuttavia questo ci aiuta a capire meglio i bambini, le aspettative e le preoccupazioni dei genitori, oltre alle opinioni. Infatti nel diario di Andrea, la mamma rappresenta il rientro al nido con una foto desolante che noi non avremmo mai scattato, ma che dimostra tutta la sua ansia e angoscia per il distacco: Andrea, da solo, dietro il cancello del nido. Ma c’era ancora un anello mancante in questa catena di momenti di vita: dovevamo rendere ancora più visibile il tutto. La costruzione di questo filmato, a più mani o meglio a più occhi, da parte di at- tori il cui ruolo, essendo più esterno come quello della coordinatrice Anna Ferrante e della psicologa Erika De Gregorio, è servito a realizzare un documento che rappresentasse attraverso le immagini e alcune scritte significative l’intero nido. Questo documento oggi costituisce uno strumento indispensabile per raccontare ai nuovi genitori la progettazione educativa che si esplicita attraverso l’organizzazione degli spazi, delle routine, degli incontri con i genitori, delle feste, delle attività laboratoriali, dei momenti di vita dei bambini. Uno strumento indispensabile, soprattutto all’inizio dell’anno, proiettato nel primo incontro (primo settembre) con i nuovi genitori che possono comprendere meglio un progetto che difficilmente con le sole parole o con uno scritto sarebbe stato capito.”2 “Il video è stata una sfida comunicativa molto importante che ha coinvolto tutti al nido. Personalmente ho dato una mano attraverso il punto di vista tecnico, ma ciò che è stato davvero unico è stato il lavoro corale di raccolta delle foto dei momenti salienti delle attività portate a termine durante l’anno. È stato bello vedere come abbiamo costruito insieme, con tutte le educatrici e la coordinatrice, Anna Ferrante, non senza difficoltà, cercando di rendere delle immagini complete che incarnassero la vita del nido in poco spazio-tempo. Inoltre la sfida importante, non sempre facile, è stata soprattutto quella di coniugare più esperienze. Per chi lavora al nido da vent’anni possono essere importanti alcuni aspetti che io non avrei mai rilevato. Il tutto era fatto con un obietti- 1 Dalla presentazione dell’educatrice Gabriella Pompetti. 2 23 Gabriella Pompetti. Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia vo principale: riuscire a integrare i nostri punti di vista per far arrivare all’esterno, principalmente ai genitori, l’immagine più realistica possibile di ciò che accade tra quelle mura colorate. Il mio pensiero di riferimento è stato quello della mia esperienza personale; ripensando ad essa ho potuto meglio mettermi nei panni di questi bambini: ho poche foto della mia prima infanzia, non ho ricordi precisi, i volti delle mie maestre di scuola materna sono per me un’immagine sfocata. Questi genitori, ma soprattutto i bambini stessi hanno ricevuto un dono non indifferente, in quanto tra qualche anno potranno rivedere se stessi in attività quotidiane, in atteggiamenti naturali (non in posa come accade per le foto delle feste) e, ciò che è importante, potranno rivedere dove hanno trascorso i primi passi della propria vita sociale e soprattutto con chi. Con questo spirito ed entusiasmo abbiamo portato a termine questo lavoro che è piccolo da un punto di vista tecnico ma molto grande per ciò che rappresenta a livello simbolico e affettivo. Lo stesso entusiasmo, misto a gratitudine, lo abbiamo raccolto da chi lo ha ricevuto: i genitori e le colleghe negli scambi.”3 progetto pedagogico (esperienze pubblicate come allegati all’interno della rivista Bambini). Una giornata al nido Sara Zingoni, pedagogista ed educatrice di San Miniato, presenta una documentazione filmata dal titolo “Una giornata al nido”, estratto da “Protagonismi in relazione: tracce di una storia che ha animato una comunità intorno al tema dell’educazione dei bambini”. Sara ha proposto il video come una possibile documentazione da utilizzare in qualità di strumento di condivisione del progetto educativo con le famiglie durante la prima riunione di presentazione del servizio con i genitori nuovi. Ha evidenziato il valore: • del tempo dedicato alle famiglie come le riunioni, i colloqui, i laboratori, le feste ecc.; • del tempo non frontale da dedicare alla documentazione e alle famiglie; • del diario come documentazione di secondo livello e di relazione con le famiglie, memoria, continuità con la scuola dell’infanzia, contaminazione di una nuova immagine di bambino. Quindi osservazione e documentazione per accogliere e valorizzare le potenzialità e le diversità: “L’osservazione e la documentazione come strumenti di ascolto, di accoglienza, di riflessione, confronto, memoria e soprattutto di condivisione tra coloro che si occupano e si occuperanno di quel bambino, dei bambini e anche del nostro futuro investendo sull’infanzia. Osservazione e documentazione quindi come rappresentazione dell’identità infantile, non generica e manualistica, ma un’identità infantile ricca, capace e competente che esige un lavoro di osservazione e documentazione che precede, Il secondo filmato, presentato dall’educatrice Antonietta Pelusi, ha presentato un video costruito attraverso una ricerca effettuata grazie allo spunto fornito dalle pubblicazioni tedesche relative all’utilizzo di materiali naturali e artificiali (“Gioco con materiali insoliti al nido”), come per esempio le corde. Esperienze straordinarie, diventate poi ordinarie nel 3 Erika De Gregori, psicologa in servizio civile al nido. 24 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia affianca, si intreccia e segue la progettazione di tutte le esperienze. L’esperienza di lavoro per gruppi misti realizzata nei servizi ha rappresentato un ulteriore stimolo all’attenzione e alla progettazione e alla cura di contesti educativi che potessero accogliere e valorizzare le esigenze e le esperienze di bambini diversi. Il lavoro di questi anni ha reso visibile che i bambini di età diversa sono una risorsa che arricchisce, che complica positivamente le relazioni nei gruppi e inserisce letture inattese delle possibilità offerte, orientando il percorso anche in direzioni non previste dall’adulto, determinando un’efficace sollecitazione anche alla scoperta di nuovi e originali significati. La documentazione infatti favorisce la memoria e la riflessione, modificando l’agire delle educatrici, i processi conoscitivi dei bambini, e le consapevolezze dei genitori”. Le slide dei “Nidi in città” (terza edizione) illustrano il nido con i suoi protagonisti (bambini, famiglie, operatori) in una visibilità insolita come nell’infiorata cittadina. Racconta Gianfilippo Vispo, con voce appassionata e notevole professionalità, le bellissime immagini che mostrano uno stupendo centro storico invaso dai colori dei bambini e dalle loro famiglie protagonisti nella città, con la comunità e i suoi rappresentanti a partire dal primo cittadino. L’invasione di operatori, famiglie, bambini in spazi cittadini per vivere insieme alcuni luoghi per un giorno. Una performance di vita quotidiana: “Riconoscere per raccontare l’infanzia attraverso la centralità della persona, lo spazio educativo, il tempo educativo, lo stile educativo, la cittadinanza; per evidenziare l’idea di bambino e bambina soggetti di diritti, l’idea di bambino e bambina come persona con potenzialità, capacità e disponibilità alla relazione e alla conoscenza sin dalla nascita, lo spazio esterno come il luogo intermedio tra il ‘fuori e dentro’ il nido, uno spazio che accompagna il bambino nel delicato passaggio sociale dalla famiglia all’educatrice, dalla società-comunità al nidocomunità”. Gianfilippo Vispo continua il racconto attraverso le slide che rappresentano e definiscono i luoghi, gli spazi e le funzioni del nido: “L’ingresso come uno spazio attraversato e che raccoglie le anticipazioni di un pensiero educativo progettato e dichiarato... La Sezione come il luogo dello spazio dell’abitare, in cui si presentano le tracce e le memorie di una quotidianità vissuta nello stretto rapporto tra educatrice e bambino/a... Il laboratorio...”. Quindi visibilità, visibilità degli spazi, dei bambini per cogliere le azioni e le Nidi in città Gianfilippo Vispo, coordinatore pedagogico del Comune di Caltagirone4, ha presentato due documentazioni, in power point e in filmato: • “Nidi in città, ovvero quando l’infanzia impara a raccontarsi in slide”; • “Notte verde, ovvero come l’arte rende migliore la vita nel Natale eco/solidale da parte della città di Caltagirone per i bambini dell’Aquila”. 4 La città di Caltagirone gestisce direttamente tre nidi comunali e tre sezioni primavera aggregate ai nidi. Grazie a una mobilitazione di tutta la città sono stati raccolti ben 4.301,52 euro per i terremotati di L’Aquila che sono serviti, insieme ad altri fondi raccolti dalla rivista Bambini, per la riattivazione dei due nidi aquilani. 25 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia loro potenzialità; comunicazione: “comunicare con gli altri per produrre confronti, per rileggersi e riflettere sui vissuti, sulle abitudini, sulle pratiche, sulle didattiche, sulla quotidianità dell’essere e del fare nido. Dunque una meta-lettura, una riflessione su ciò che è stato e sarà (passato-futuro). Alleanza educativa come partecipazione, integrazione e continuità tra famiglia, nido ed extranido per portare avanti un comune progetto a favore del bambino”. Evidenziare dunque le finalità del nido “per una nuova cittadinanza in cui l’idea di nido-comunità, fatta di valori riconosciuti universalmente, possa rafforzare la promozione di un nido sostenibile, solidale, amico dei bambini e delle bambine”. Gianfilippo Vispo illustra successivamente un altro documentario che racconta la straordinaria solidarietà dei nidi e della città di Caltagirone in sostegno dei nidi e della città di L’Aquila. Un gesto di grande solidarietà umana. La commissione si è conclusa con le parole di ringraziamento per la città di L’Aquila e per le sue educatrici. 26 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia Seconda Commissione La documentazione come esercizio di memoria formativa per il proprio affinamento professionale e delle colleghe e per gli altri servizi educativi in vista anche di scambi A cura di Ombretta Cortesi Pedagogista, già coordinatrice pedagogica Premessa rie narrazioni; queste, attraverso apposite tecniche, danno significato al lavoro dei bambini. Avendo chiaro chi sono i destinatari e cosa si vuole documentare, è possibile lasciare intravedere l’insieme della progettazione “avendo in mente” tutti i protagonisti del nido. Sara Zingoni: è indispensabile prendersi tempo e spazio per documentare. Una buona documentazione aiuta anche a superare conflitti con le famiglie. L’osservazione, preliminare e “parente stretta” della documentazione, consente di vedere e cogliere le potenzialità e le diversità di ognuno. Franca Marchesi: la documentazione ha grande valore formativo per il personale, consente la crescita del servizio e ne sostiene la memoria. Permettendo di riflettere sulla propria modalità di lavoro, aiuta a “definire lo stile” di quel nido: si deve Il tempo iniziale dei lavori è stato dedicato a riprendere e ripensare gli interventi di apertura del seminario con i pregnanti contenuti portati dai relatori sul significato della documentazione. Se tutti, non esclusi i politici, hanno richiamato l’importanza di questa pratica di lavoro, definendola un’operazione professionale volta a far conoscere e a dare conto di ciò che si fa al nido, le tre relazioni di apertura ne hanno enucleato aspetti generali e specifici. Per tenere la memoria dei lavori svolti, favorire l’organizzazione del gruppo e la messa in movimento delle quaranta persone presenti, la coordinatrice ne ha tratteggiato i punti essenziali. Franca Mazzoli: la documentazione segue una logica circolare che prevede va27 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia decidere preventivamente cosa vuole documentare del suo progetto educativo. sostiene il pensiero critico, alimenta l’autovalutazione, rende possibile il miglioramento e la ricerca-azione. Le ultime due verbalizzazioni sono un richiamo alla forza che può dare la documentazione per andare avanti e per far entrare i genitori al nido con un atteggiamento discreto “in punta di piedi”. I lavori della commissione Il gruppo è prontamente in situazione e il primo intervento di un’operatrice di Pescara dichiara emozione e coinvolgimento all’iniziativa seminariale, esprime la convinzione che la Regione Abruzzo abbia compiuto un salto di qualità importante, rispetto alle politiche dei nidi, per il quale riconosce trainante la realtà del gruppo di Teramo. Il secondo intervento integra questa opinione, asserendo che l’accresciuta sensibilità degli amministratori è dovuta anche al lavoro del coordinamento pedagogico. Grazie a questo si è superato il modello assistenzialistico del nido e si è affermata l’idea di servizio socio-educativo capace di far vedere ai genitori e alla comunità le possibilità e le competenze del bambino 0/3 anni. Le operatrici di Roma (terzo e quarto intervento) riconoscono al gruppo di Teramo l’intenzione di costruirsi un’identità forte andando anche a confrontarsi con realtà più avanzate (progetto triennale già dal 2001 “Nidi in viaggio”). Uno degli esiti di questi movimenti è stata la consapevolezza del potere della documentazione per la formazione del gruppo di lavoro educativo: grazie al confronto dei vari punti di vista sul progetto di documentazione, le visioni individuali si integrano via via verso una costruzione comune e gruppale. Del resto, interviene un’operatrice di Teramo, riflettere in gruppo sulle immagini e su parti del progetto di documentazione apre altri occhi e altri pensieri, portando la ricchezza di punti di vista plurimi. Allora la documentazione (sesto intervento) Le relazioni Un nido resiliente1 L’evento traumatico, le ferite inferte al territorio e al tessuto sociale hanno scatenato nella comunità, tra le tante reazioni, anche una risposta iperattiva tendente a negare l’avvenuto terremoto del 6 aprile 2009, attraverso un tipico meccanismo di difesa dal dolore e dal trauma. Per consentire ai nidi una buona resilienza e mettere il personale in condizione di “elaborare il lutto”, il progetto pedagogico ha ideato un progetto sviluppato su uno sfondo fiabesco. “La corte di Oz” è il pretesto, la metafora, il simbolo della tempesta di vento che fa volare le case mettendo tutto quanto sotto sopra; Doroty, da sola, come L’Aquila, compie il percorso della ricostruzione. Nel gruppo nidi aquilani, alla forte vicinanza implicita nel momento dell’emergenza, è seguita una seconda fase nella quale una consapevole richiesta di aiuto per la risistemazione è stata declinata in domanda per la formazione, l’organizzazione dello spazio e l’aiuto economico in vista della ricostruzione. 1 Franca Vittoriani, educatrice e coordinatrice interna, Comune di L’Aquila. Si riporta la sintesi della relazione; per saperne di più fare riferimento alla coordinatrice Diana Biscaini. 28 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia Delle cinque postazioni nido, il 21 Settembre 2009 riapre la struttura di Viale Primo Maggio-Pile, mentre il 1° Febbraio 2010 il MUSP comunale ex Viale “Duca d’Abruzzo”. Le osservazioni delle educatrici al lavoro dopo il terremoto lasciano pensare che: • il bambino abbia avvertito il fenomeno dal trauma degli adulti; • lo scisma e la situazione promiscua nelle tende abbiano influenzato il mantenimento e il prolungamento di prossimità fisica e di una vicinanza madre-bambino che, al momento dell’ingresso al nido, ha ostacolato il fisiologico processo di distacco che l’ambientamento comporta. ne con maggiore competenza cercando l’equilibrio e la sintesi tra qualità gestionale e qualità educativa. Le educatrici del Comune di Pescara presentano poi i loro stili documentativi: • documentazione di un’esperienza specifica e mirata. Si riporta l’esempio dello sviluppo del linguaggio nelle tappe relative alla comparsa del babbling-balbettio canonico e variato nei primi mesi di vita del bambino. Attraverso filmati, fotografie, registrazioni audio è possibile documentare le fasi più importanti e rendere visibile e condivisibile l’osservazione attenta delle reazioni del bambino alle stimolazioni trasmesse; • metodo del “documentare narrando”. Narrare è scoprire significati profondi, riappropriarsi dell’esperienza vissuta, è ri-membrare, ri-costruire il corpo di un vissuto, rendendolo riconoscibile per aiutare le bambini e i bambini a costruire la propria identità, ad aumentare la loro autostima e a rinforzare il senso di appartenenza; • metodo dello “scrivere a più mani”. Si tratta di costruire insieme ai genitori la documentazione, scrivendola a più mani, raccontando il viaggio che i bambini, le famiglie, le educatrici e le operatrici intraprenderanno percorrendo tutti i sentieri della crescita. L’interesse forte si mantiene comunque a documentare un “nido che fa comunità”. Raccontare l’esperienza per co-costruire l’intenzionalità educativa condivisa ed esplicitata2 Il resoconto di Enrica Di Paolo è emblematico nel testimoniare come la competenza contabile e amministrativa, se orientata a conoscere la globalità del servizio nido, si deve muovere per scoprire la realtà educativa, rendendosi conto della necessità di più ottiche di lettura, dato che nessuna è esaustiva di una realtà complessa come il nido. Quest’ultimo non è un parcheggio ma luogo che persegue il benessere personale dei bambini, cura la verifica della qualità anche con i genitori e ha nella Carta dei servizi un testo non burocratico, ma amministrativo e pedagogico. Il funzionario o il dirigente può così farsi voce con l’Amministrazio- Per se stessi e per gli altri3 Le relatrici presentano la loro organizza- 2 Enrica Di Paolo, responsabile del Servizio sistema educativo integrato, Luigina Splendiani e Linda Diodati, educatrici, Comune di Pescara. Si riporta la sintesi della relazione; per saperne di più fare riferimento alla responsabile Enrica di Paolo. 3 Maria Luigia De Guglielmi e Mariella Cattaruzza, Centro Documentazione del Comune di Roma. Per saperne di più, anche su altri progetti, fare riferimento direttamente al Centro. 29 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia zione basata sulla fascia di età 0/6 anni. Riportano alcune considerazioni personali relative a come sia stato importante scoprire quanto si perde se non si osserva e non si rendiconta. Nel documentare per se stessi e per gli altri prende il via una elaborazione che fa comprendere il pericolo di essere troppo centrati sul fare e consente di recuperare l’identità e l’intenzionalità educative, ricomponendo il processo e accettando di non potere documentare tutto. Attualmente, il Centro di Documentazione di Roma conduce con i bambini percorsi di aggiornamento centrati sul “Bello” sotto la consulenza di Paola Tonelli. corso formativo vero e proprio cui partecipano gruppi di massimo venticinque persone con la modalità del circle time, la presenza del facilitatore ecc. Viene approfondito un aspetto particolare di un tema scelto annualmente, viene coinvolto tutto il personale (280 operatori) e vengono infine prodotti quaderni di documentazione relativi all’argomento trattato. Il collettivo doppio è una modalità di confronto e approfondimento agile e flessibile: su un tema di carattere pratico o teorico si uniscono due collettivi che possono avere il medesimo livello o livelli diversificati di esperienza e riflessione. Precise modalità di conduzione quali brainstorming, lavori in coppia o piccoli gruppi, un’importante attenzione alle dinamiche, la scelta della sede dell’incontro... sono tecniche che, garantendo il buon funzionamento del collettivo doppio, assicurano arricchimento di conoscenze, ascolto tra colleghe, uscita dai propri schemi e piacere dell’osservazione. La scambio esperienziale ha visto la presenza delle educatrici nel nido con cui realizzavano le esperienze di scambio, per una mattinata di osservazione diretta in affiancamento alle colleghe del servizio. Dopo anni nei quali il confronto sui temi educativi avveniva su aspetti teorici, si è avvertita l’esigenza del confronto tra colleghe sul proprio modo di lavorare, sulle pratiche educative, non a caso in un momento in cui entravano molte neoassunte. Lo scambio esperienziale ha evidenziato la limitata conoscenza reciproca delle progettualità, nonostante la comune appartenenza alla rete comunale. Da qui è partita la messa in rete interna dei progetti attraverso le relative documentazioni. L’organizzazione dell’esperienza di Dalla scambio della documentazione allo scambio esperienziale. Un percorso in itinere4 Le colleghe pesaresi illustrano le tre forme di “scambio professionale” che nell’esperienza del loro coordinamento pedagogico risultano essere una modalità di lavoro proficua ed efficace. Lo scambio professionale prevede l’organizzazione di momenti d’incontro e confronto tra educatrici provenienti da nidi diversi con la collaborazione del coordinamento pedagogico. Si declina in tre modalità che presentano ciascuna caratteristiche specifiche e rispondono a obiettivi diversi richiedendo comunque tutte un’attenta preparazione. Lo scambio professionale a tema, scandito in quattro fasi, si struttura in un per- 4 Piera Ermanna Curina e Sabina Ercoli, coordinamento pedagogico del Comune di Pesaro. Per saperne di più fare riferimento a Piera Ermanna Curina ([email protected]). 30 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia scambio “fisico” è stata regolata da precisi criteri posti dal coordinamento pedagogico; il tempo trascorso nel nido è dedicato esclusivamente all’osservazione. Infine è interessante notare la compilazione di una scheda di valutazione sull’esperien- za: i dati di questa vengono poi discussi ed elaborati dal gruppo di lavoro per una valutazione finale del progetto, dalla quale è possibile rilevare i punti di forza, di debolezza e i cambiamenti proposti per migliorare l’esperienza. 31 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia Terza Commissione Documentare le proposte educative e la vita del nido per i bambini A cura di Diana Maria Pia Biscaini Consulente pedagogica degli asili nido del Comune di L’Aquila Premessa Nella prima giornata gli interventi in plenaria di Franca Mazzoli, Sara Zingoni e Franca Marchesi sono stati dei validissimi supporti per il lavoro delle tre commissioni del giorno successivo. Il desiderio di dare spazio adeguato a tutti i partecipanti del nostro gruppo mi ha fatto scegliere di limitare il mio contributo a uno stimolo introduttivo, uno sfondo su cui incastonare i vari contributi. Il termine viene dal fatto che i vari interventi delle colleghe relativi alle proprie esperienze di successo ci sono sembrati, oltre che doni, dei veri e propri gioielli. La documentazione, qualunque sia il suo scopo, trova le sue ragioni in tre aspetti fondamentali: istituzionale, pedagogico e relazionale. La scuola deve raccontare le sue scelte ed esprimere la propria identità anche con documenti formali (vedi POF). Del resto, è ormai riconosciuta la necessità da parte dei bambini di testimonianze visibili del proprio percorso e del proprio fare. Non si può nemmeno trascurare la necessità di far circolare, anche con documenti scritti, le esperienze sviluppate in contesti e situazioni diverse. La diffu- Decidere un tema su cui formare un gruppo allargato di operatori non è mai semplice, c’è sempre qualcuno che ha bisogni diversi, non condivisi. In un momento in cui L’Aquila e l’Abruzzo hanno avuto bisogno di aiuto per affrontare i gravi disagi del terremoto, in un territorio dove niente è più come prima, molto è distrutto, perduto per sempre, in un luogo in cui quattro generazioni di persone hanno di colpo cambiato vita, la cosa più naturale è stata scegliere una formazione che puntasse sull’acquisizione di strumenti identificatori. Il senso di vuoto del materiale perso ci ha spinto tutti verso una formazione che sviluppasse il tema della documentazione. Lucia Selmi del Comune di Modena in un suo scritto afferma: “la documentazione si propone come un’operazione che costruisce l’esperienza affinché questa non si perda nella memoria”. La scelta fatta dal gruppo regionale del tema di questo seminario rafforza la veridicità di tale affermazione. 32 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia sione tra tutti gli interlocutori (genitori, bambini, operatori) dell’istituzione educativa o scolastica di esperienze di successo favorisce il confronto e permette il ripensare gli strumenti pedagogici ed educativi, rendendo così possibile una formazione continua. Per dare un filo conduttore ai vari interventi ho chiesto e mi sono chiesta: • come riuscire a costruire luoghi capaci di raccontare in modo onesto i processi reali?; • come possiamo valorizzare l’esperienza dei vari protagonisti e rendere visibile non solo il clima ma anche le modalità con cui si sperimenta la vita e le relazioni nelle sezioni? Il percorso del seminario mostra chiaramente la validità del ragionare insieme su tali quesiti; dal momento che ero convinta che ogni intervento avrebbe dato un valido contributo in questa direzione, ho invitato tutti a raccontare la propria esperienza con il fine della comunicabilità, puntando alla capacità di rileggere gli elementi, attraverso tecniche che permettessero la condivisione e la memoria delle esperienze, fondamentali ingredienti nei processi di apprendimento e socializzazione. so che è passato dal ricordo malinconico per una sede tanto amata (ex nido “Duca d’Abruzzi”), culla della crescita professionale di tutto il personale educativo, alle tracce lasciate da incontri che hanno scatenato emozioni, maturate in affetti e sentimenti, che hanno motivato sfide e permesso conquiste. Dopo l’evento sismico, è difficile raccontare con qualche immagine le difficoltà vissute nelle tende; abbiamo tentato allora di mostrare la complessità del vissuto non solo in termini di disagio, ma anche di ristrutturazione positiva che i bambini hanno attivato con tanta naturalezza nelle scelte che compivano ogni giorno nel tornare nelle tende-nido, nonostante nei vari campi allestiti dalla protezione civile ci fossero tante altre offerte molto seduttive. Altro momento documentato è stato la riapertura del MUSP (Modulo ad uso scolastico provvisorio) e questa volta lo sforzo di renderlo accogliente e meno asettico, a misura di bambino è stato tutto delle educatrici. Questo primo intervento ha dato non solo il taglio alla modalità lavorativa di tutta la commissione, ma ha anche definito il clima del gruppo veramente coinvolgente. Ho colto la disponibilità reciproca a stare con gli altri non solo con la mente ma anche con la pancia. Queste condizioni mi richiamano alla mente il tema centrale della nostra commissione, “documentare per i bambini”. Come si deve muovere l’adulto in questo campo? Quali sono gli elementi fondanti da cui deve partire per una documentazione efficace? I lavori che si sono susseguiti hanno cercato di dare risposte. In questa occasione desidero solo ringraziare tutti non solo per il dono ma anche per la passione con cui è stato offerto. Il lavoro nella commissione Immagini di una riapertura1 Antonella ha proposto una documentazione fotografica della riapertura del nido dopo il terremoto del 6 aprile (vedi allegato): percorso doloroso e comples- 1 Antonella Colangeli, coordinatrice interna del nido “Viale” del Comune di L’Aquila. 33 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia così come venivano organizzate all’interno delle sei strutture di asili nido del Comune di Teramo, nasceva dall’esigenza di individuare, nelle prassi, una che potesse contenere gli elementi positivi di un percorso professionale simile ma non uguale di tutto il personale educativo. La documentazione – attraverso immagini, fotografie e registrazioni video – ha dato la possibilità di fare emergere aspetti positivi e criticità che si erano consolidate nel tempo. Grazie al desiderio di rimettersi in gioco si sono proposte alla discussione, in vista della costruzione di una prassi educativa condivisa nella quale ogni persona si ritrovava e si riconosceva non solo professionalmente ma emotivamente coinvolta, proprio per avere collaborato a individuare parolechiave per descrivere e definire percorsi educativi co-costruiti, per accompagnare i bambini e le bambine nell’emozionante mondo del nido.” Dal manifesto al diario, ovvero la circolarità di un percorso dalla documentazione per accogliere alla documentazione per comunicare2 La documentazione, oltre a mantenere memoria delle esperienze, a costruire identità e favorire processi comunicativi esterni al nido, è anche momento di confronto all’interno del servizio educativo, in quanto la realizzazione del diario (per noi “quadernone”), prevede un approfondimento sul concetto di educazione, sull’idea di bambino e di nido che vogliamo trasmettere. La documentazione diventa, quindi, un percorso circolare che si snoda per l’intero anno educativo e che coinvolge/avvolge i genitori, sollecitandoli ad acquisire sia un’idea del proprio figlio come “essere altro da sé” e di bambino con competenze, sia una consapevolezza del proprio ruolo. Ci si pone, così, da una prospettiva che presuppone la circolarità di un percorso: dalla documentazione per accogliere, alla documentazione per comunicare; dalla prima riunione con genitori dei nuovi iscritti alla consegna del quadernone. Un’idea globale di documentazione che presuppone accoglienza, comunicazione, acquisizione di consapevolezza, reciprocità, intenzionalità educativa, cocostruzione, fiducia ecc. Conclusione Gli indicatori che abbiamo evidenziato dalla costruzione del nostro sapere condiviso possono essere individuati in due aspetti fondamentali: • gli obiettivi pedagogici ed educativi; • i canali di comunicazione e di espressione. Gli obiettivi guidano nelle scelte degli aspetti da documentare, mentre i canali mettono in gioco la capacità di fare a misura di bambini, la capacità di entrare nelle fiabe per ricavarne una crescita nelle conquiste identitarie. Nei lavori sono stati illustrati momenti di osservazione e documentazione, dalle attività di routine ai momenti di esplorazione, e tecniche che vanno dall’utilizzo del- Documentare le routine3 “L’esperienza di documentare le routine, 2 Luana Dicintio e Alessia Primiterra, educatrici del nido comunale “Peter Pan” del Comune di Chieti. 3 Margherita Befacchia, coordinatrice pedagogica, Comune di Teramo. 34 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia la foto al filmato, alla capacità di esporre i prodotti dei bambini. Luana, la collega di Chieti, ci ha parlato di strumenti, come diari e manifesti, che legano il lavoro anche a esigenze temporali, e ci ha portato un gomitolo, oggetto magico che abbiamo usato per definire, con un oggetto-immagine, il lavoro della commissione e nello stesso tempo è stato usato per ridefinire non solo il lavoro di quel momento specifico, ma anche una metariflessione sulla complessità di tutte le attività di lavoro legate ai bambini, che non possono mai raccontarsi in maniera lineare. La documentazione, qualsiasi sia il suo scopo, non implica solo una tecnica dal rigore scientifico ma anche la capacità di ascoltare se stessi e chi ti sta intorno con la disponibilità ad attraversare limiti e con la flessibilità di chi segue anche strade nuove con il continuo supporto del confronto e della capacità di accogliere altri punti di vista. Il gomitolo era il simbolo che ci siamo passati l’un l’altro nel salutarci e nel ringraziarci. I passaggi hanno messo in evidenza la rete degli scambi e la complessità del raccontarsi reciprocamente. Allegato Immagini di una riapertura: asilo nido comunale “Viale” (ex “Duca d’Abruzzi”)* Tra i vari strumenti di documentazione abbiamo scelto la fotografia. Raccontare la vita del nido è sempre stato difficile ma oggi, per noi educatrici del comune di L’Aquila, lo è ancora di più. La complessità delle azioni, gli eventi da raccontare, le scelte da comunicare ci hanno portato, anche in passato, a prediligere il codice comunicativo dell’immagine fotografica, ma la riapertura del nido “Viale” in un MUSP, rappresenta un groviglio di tante e tali emozioni che ci sembra impossibile trasmetterle in maniera chiara con le semplici parole. È per questo che scegliamo di documentarlo attraverso questo percorso fotografico. Il coinvolgimento emotivo di chi guarda, anche se con uno sforzo interpretativo, sosterrà il filo comunicativo del nostro racconto. Il percorso lo abbiamo pensato agile da trasportare e da riporre, usando come supporti delle semplici scatole che guidano la visione nei contenuti aperti e chiusi in un cartone; ogni scatola racconta un concetto, un capitolo della storia della riapertura del nostro servizio. Le scatole raccontano i seguenti avvenimenti. La perdita del nido. L’evento sismico del 6 aprile del 2009 ha reso inagibili tutte le strutture educative del territorio. Il disagio sarà tanto più compreso se si considera la vastità del territorio che è stata colpito dal sisma. La nostra struttura si trovava in pieno * A cura di Antonella Colangeli a nome delle educatrici del nido “Viale”. Riportiamo la scheda dell’intervento che ben esprime la situazione del post terremoto e il coraggio della ripresa e la rifondazione dei nidi aquilani. 35 Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia centro storico ed era uno stupendo edificio degli anni venti con un parco dove i bambini vivevano tante esperienze all’aria aperta. La riorganizzazione del gruppo educativo. Dopo il terremoto, le educatrici dei due nidi comunali si sono riunite per elaborare un progetto nell’emergenza; il disagio percepito e raccontato ha fatto organizzare dalla nostra pedagogista Diana Biscaini degli incontri con lo psicologo per un primo contenimento emotivo. Contemporaneamente abbiamo organizzato dei gruppi di lavoro per studiare ed elaborare materiale per i bambini. L’apertura del MUSP. L’assegnazione del modulo uso scolastico provvisorio ci ha posto subito un problema pedagogico: come trasformare uno spazio asettico in un luogo di appartenenza ed accogliente per i bambini. È stato arduo, ma ce l’abbiamo fatta! Confortati anche dai riconoscimenti dei genitori: “Il mostro cattivo voleva toglierci tutti i giocattoli, ma le nostre maestre ci hanno fatto trovare un mondo pieno di colori, palloncini e allegria”. 36 GRUPPO NAZIONALE NIDI INFANZIA Gruppo Territoriale Marche Comune di Falconara-Marittima Rivista “Bambini”, Edizioni Junior Convegno regionale Nido e famiglia insieme storie e modalità della relazione Centro “Pergoli”, Piazza Mazzini Falconara-Marittima 28 ottobre 2006 Ore 9.30 - 13.00 Saluti • Riccardo Recanatini - Sindaco di Falconara-Marittima • Michela Paoletti - Assessore del Comune di Falconara, Servizi socio-educativi • Marco Amagliani - Assessore regionale alle Politiche sociali Conclusioni e dibattito • Ferruccio Cremaschi - Segreteria Gruppo Nazionale Nidi Infanzia, Direttore rivista “Bambini” Ore 13.30: Buffet e visita ai nidi Ore 15.00 - 17.30 Introduzione lavori • Assunta Coltrinari - Servizi socioeducativi, Comune di Falconara • Francesca Ciabotti - Psicopedagogista, Direttivo Gruppo Nazionale Nidi Infanzia • Alda Bonetti - Pedagogista, Direttivo Gruppo Nazionale Nidi Infanzia Relazioni • Le competenze degli educatori di fronte ai nuovi bisogni e domande dei genitori. Un caso di lavoro Marco Fibrosi - Ufficio formazione, Comune di Parma • Il rapporto tra educatori e genitori; come costruire un dialogo e un’alleanza per il bambino Donatella Mauro - Comune di Ferrara Sessioni “dialogate”: esperienze del territorio a confronto • Genitori, bambini, educatori: l’intreccio delle relazioni nei servizi all’infanzia “facilitatore”: Ermanna Curina Psicopedagogista, coordinatrice pedagogica Servizi all’Infanzia Comuni dell’Ambito di Pesaro • Con i genitori durante l’ambientamento: le “emozioni” del distacco “facilitatore”: Alda Bonetti - Pedagogista, Ancona • I laboratori dei genitori al nido: nuovi modi di comunicare e di stare insieme “facilitatore”: Rita Tancredi - Pedagogista, Comune di S. Benedetto del Tronto © 2007 Gruppo Nazionale Nidi Infanzia 24052 Azzano San Paolo (BG) viale dell’Industria Tel. 035/534123 - Fax 035/534143 [email protected] Prima edizione: aprile 2007 Edizioni: 10 9 2011 8 7 6 5 4 3 2010 2009 2008 Questo volume è stato stampato da Pronto Stampa, Vaprio D’Adda (MI) Stampato in Italia - Printed in Italy 2 1 2007 Nido e famiglia insieme Storie e modalità della relazione I quaderni del Gruppo Nazionale Nidi Infanzia Gruppo Territoriale Marche Falconara, 28 ottobre 2006 Sede legale: Via Nobili 9, 42100, Reggio Emilia - C.F. 91020970355 Segreteria: Viale dell’Industria, 24052 Azzano S. Paolo (BG) tel. 035 534123 - fax 035 534143 www. grupponidiinfanzia.it - [email protected] GRUPPO TERRITORIALE MARCHE