14 Domenica 1 giugno 2008 caritas informa IL CAMMINO DELLA CARITAS DIOCESANA Un’anticipazione del bilancio di missione delle attività svolte negli anni 2006 e 2007 “Far essere facendo” Un modello di verifica utilizzabile anche da vicariati, unità pastorali e parrocchie n tentativo di rendere visibile con trasparenza quanto realizzato e che non è misurabile “in soldoni”, tutto quel patrimonio inestimabile di progetti, relazioni, lavoro di rete, volontariato e attività formative che costituisce il fulcro del suo impegno. È il bilancio di missione che la Caritas diocesana ha redatto a partire dai dati della propria attività negli anni 2006 e 2007. Il risultato è una fotografia che non si sarebbe mai riusciti a “scattare” utilizzando il normale strumento del bilancio economico. «Questo bilancio di missione della Caritas diocesana - spiega il direttore don Giovanni Sandonà - è quindi prima di tutto un’occasione di verifica, un costringersi alla qualità della prossimità. Anche le Caritas vicariali, interparrocchiali e parrocchiali dovrebbero sempre più, nel loro agire, costringersi, già in fase di progettazione e lettura del bisogno, a fissare simili criteri e modelli di verifica». Ma cosa racconta questo bilancio di missione? Principalmente tenta di spiegare se, in questi ultimi due anni, la Caritas ha centrato la sua “mission”, il motivo per cui esiste. Per questo inizia ricordando quale sia l’identità della Caritas e passa poi a illustrare cosa si è fatto, le risorse messe in campo e i risultati raggiunti. In queste due pagine ne riportiamo una sintesi. La versione integrale del bilancio di missione verrà nei prossimi mesi inviata a tutte le parrocchie e a tutte le realtà istituzionali presenti sul territorio. U La missione La Caritas è un organismo pastorale chiamato ad animare, sul versante della carità, le comunità cristiane. Non è quindi, come spesso in molti erroneamente pensano, un’organizzazione che fa assistenza fine a sé stessa. L’intervento verso chi soffre, la prossimità verso chi è segnato da un bisogno ed emarginato, sono quindi uno strumento sia per promuovere la dignità di tali persone, sia per educare i cristiani a mettere in pratica le esortazioni evangeliche “va’ e fa anche tu lo stesso” e “ogni volta che farete questo a uno di questi piccoli lo farete a me”. Educazione e promozione umana vanno dunque di pari passo. Ma per promuovere nel concreto la dignità di ogni essere umano, occorre conoscere, è necessario guardare la realtà con occhi attenti, intercettare i bisogni prima ancora che diano vita a situazione di disagio cronico. Occorre, quindi, anche interpretare le situazioni e individuare le cause personali, economiche, sociali, culturali della sofferenza: in una parola, la Caritas deve “far pensare facendo”. La missione della Caritas presenta dunque due aspetti: quello del bisogno (i servizi, i progetti, un “fare” che diventano un segno di prossimità verso i più deboli grazie a un volontariato che cerca anche di capire) e la cura (ossia l’educare, l’attenzione all’altro come modalità “normale” delle relazioni). Sintetizzando, potremmo dire che tale percorso parte dalla prossimità al bisogno anzitutto dei più deboli, che i vescovi italiani chiamavano “ripartire dagli ultimi”; passa poi attraverso la presa in cura della persona fiaccata, chiamando in causa innanzitutto le strutture preposte già esistenti, per un affrancamento nella misura della sostenibilità possibile; giunge, infine, alla necessità di scommettersi nella semina di una cultura solidale, non in- tesa in termini di straordinarietà o di beneficenza, ma di “normalità” interpersonale e istituzionale. Vediamo nel dettaglio, analizzando i dati, se Caritas vicentina è stata fedele a questa sua missione. La prossimità Caritas Vicentina attraverso il suo braccio operativo, l’associazione Diakonia onlus, ha gestito nel 2006 ben 28 servizi-segno, che sono diventati 25 nel 2007, raggiungendo con essi rispettivamente 3.779 persone nel 2006 e 2.973 nel 2007. Tra i servizi più significativi in quanto a numeri di persone aiutate, vi sono il ricovero notturno invernale d’emergenza e gli sportelli accoglienza e sostegno alle donne in difficoltà. Il personale remunerato, per lo più a part time, conta 34 persone nel 2006 e 37 nel 2007, ma il dato più significativo, che racconta bene quel “far pensare facendo” di cui si parlava prima, sono le oltre mille persone che ogni anno fanno volontariato con la Caritas diocesana (sono state 1.073 nel 2006 e 1.086 nel 2007), la maggior parte delle quali ha operato consentendo l’apertura per i cinque mesi invernali del ricovero notturno, attraverso il servizio in sala, l’accoglienza, la sorveglianza notturna e la preparazione e la distribuzione dei pasti. Ai volontari dei servizi diocesani vanno poi aggiunti tutti quelli della estesa rete di volontariato Caritas che opera su tutto il territorio della diocesi, della quale parliamo più avanti. Tornando, invece, al volontariato che più direttamente fa riferimento ai servizi della Caritas diocesana, una conferma del loro “peso” viene dal rapporto tra il numero del personale retribuito part time e quello dei volontari: una persona retribuita ogni 32 volontari nel 2006 e una ogni 29 nel 2007. Infine, siccome per “far pensare” occorre anche “di- re”, ossia comunicare, è particolarmente significativo il numero di articoli e servizi giornalistici effettuati in questi due anni: complessivamente, sia in ambito locale che nazionale, sono stati pubblicati o messi in onda 461 articoli o servizi, una media di venti al mese. La pedagogia Caritas : formazione, animazione e rete La capacità della Caritas diocesana di educare passa sostanzialmente attraverso due strumenti: le attività di formazione (dei volontari, delle parrocchie, ma anche di altri soggetti) e la capacità di fare rete: con le Caritas parrocchiali e vicariali; con la Caritas italiana e le altre Caritas del Triveneto; con gli altri Uffici diocesani e la Curia; con le istituzioni, il volontariato, l’associazionismo, le cooperative sociali, le associazioni di categoria e altri soggetti ancora. Le ore totali di formazione e di animazione nei diversi ambiti di attività Caritas sono state ben 626 nel 2006 e addirittura 944 nel 2007. A queste vanno aggiunte 293 (nel 2006) e 846 (nel 2007) ore di formazione nei diversi vicariati in cui è suddivisa la diocesi. In buona sostanza, in due anni, la Caritas ha complessivamente formato e animato per ben 2.709 ore, poco meno di tre ore al giorno, per sette giorni alla settimana. Per quel che riguarda le persone convolte nella formazione e nell’animazione, il totale per il biennio è di 5.798, mentre gli animatori e formatori che hanno reso possibile tale attività sono stati 297. Quanto alla capacità di fare rete, l’elenco dei soggetti coinvolti a vario titolo in questi due anni è molto lungo e lo pubblichiamo a parte in queste pagine. Per quel che riguarda poi la rete e alle attività dei vicariati, va ricordato come la Caritas diocesana abbia scelto negli ultimi anni di impegnarsi molto di più nel territorio, in particolare attraverso i corsi base per animatori Caritas, molti dei quali hanno ricevuto il mandato ministeriale dal Vescovo. Proprio questi corsi base hanno permesso il rafforzamento della presenza Caritas nei vicariati e nelle parrocchie. Al medesimo tempo alcuni servizi-segno, come la rete territoriale di inclusione sociale, gli sportelli di informazioni legali e il microcredito etico-sociale, nonché i centri di ascolto attivati in rete con la Caritas diocesana, hanno consentito di dare risposte concrete, nei vicariati, ai bisogni del territorio, proprio grazie alle sinergie e alle risorse messe a disposizione dai vicariati stessi. Fra i momenti di incontro più significativi ricordiamo quelli del coordinamento diocesano Caritas dei vicariati, quelli delle Caritas vicariali e delle Caritas parrocchiali e le attività di rete con realtà del territorio. Ricordiamo, inoltre, che nel 2007 i vicariati di Arsiero e di Sandrigo hanno collaborato alla realizzazione dell’opuscolo Non sei solo, una vera e propria rete di prossimità che contiene i riferimenti delle realtà attive nel territorio vicariale sui diversi tipi di disagio e sofferenza, opuscoli distribuiti poi dai gruppi caritativi a tutte le famiglie. A proposito di pedagogia, va ribadito infine che il bilancio di missione vuol essere un modo concreto di sottoporre a valutazione la qualità del far vivere la prossimità. Dalla Caritas diocesana si conferma quindi, come già accennato, l’auspicio che anche le Caritas vicariali, interparrocchiali e parrocchiali utilizzino sempre più spesso tali strumenti di verifica, a vantaggio della qualità della vicinanza a chi fa fatica nelle nostre comunità.