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Domenica 1 giugno 2008
caritas
informa
IL CAMMINO DELLA CARITAS DIOCESANA
Un’anticipazione del bilancio di missione delle attività svolte negli anni 2006 e 2007
“Far essere facendo”
Un modello di verifica utilizzabile anche da vicariati, unità pastorali e parrocchie
n tentativo di
rendere visibile
con trasparenza
quanto realizzato e
che non è misurabile
“in soldoni”, tutto
quel patrimonio inestimabile di progetti,
relazioni, lavoro di
rete, volontariato e
attività formative che
costituisce il fulcro
del suo impegno. È il
bilancio di missione
che la Caritas diocesana ha redatto a
partire dai dati della
propria attività negli
anni 2006 e 2007.
Il risultato è una
fotografia che non si
sarebbe mai riusciti a
“scattare” utilizzando
il normale strumento
del bilancio economico. «Questo bilancio
di missione della Caritas diocesana - spiega il direttore don
Giovanni Sandonà - è
quindi prima di tutto
un’occasione di verifica, un costringersi alla qualità della prossimità. Anche le Caritas vicariali, interparrocchiali e parrocchiali dovrebbero
sempre più, nel loro
agire, costringersi,
già in fase di progettazione e lettura del
bisogno, a fissare simili criteri e modelli
di verifica».
Ma cosa racconta
questo bilancio di
missione? Principalmente tenta di spiegare se, in questi ultimi due anni, la Caritas ha centrato la sua
“mission”, il motivo
per cui esiste.
Per questo inizia
ricordando quale sia
l’identità della Caritas e passa poi a illustrare cosa si è fatto,
le risorse messe in
campo e i risultati
raggiunti. In queste
due pagine ne riportiamo una sintesi. La
versione integrale del
bilancio di missione
verrà nei prossimi
mesi inviata a tutte
le parrocchie e a tutte
le realtà istituzionali
presenti sul territorio.
U
La missione
La Caritas è un organismo
pastorale chiamato ad animare, sul versante della carità, le comunità cristiane.
Non è quindi, come spesso in
molti erroneamente pensano,
un’organizzazione che fa assistenza fine a sé stessa.
L’intervento verso chi soffre,
la prossimità verso chi è segnato da un bisogno ed
emarginato, sono quindi uno
strumento sia per promuovere la dignità di tali persone,
sia per educare i cristiani a
mettere in pratica le esortazioni evangeliche “va’ e fa anche tu lo stesso” e “ogni volta
che farete questo a uno di
questi piccoli lo farete a me”.
Educazione e promozione
umana vanno dunque di pari
passo. Ma per promuovere
nel concreto la dignità di
ogni essere umano, occorre
conoscere, è necessario guardare la realtà con occhi attenti, intercettare i bisogni
prima ancora che diano vita
a situazione di disagio cronico. Occorre, quindi, anche interpretare le situazioni e individuare le cause personali,
economiche, sociali, culturali
della sofferenza: in una parola, la Caritas deve “far pensare facendo”.
La missione della Caritas
presenta dunque due aspetti:
quello del bisogno (i servizi, i
progetti, un “fare” che diventano un segno di prossimità
verso i più deboli grazie a un
volontariato che cerca anche
di capire) e la cura (ossia
l’educare, l’attenzione all’altro come modalità “normale”
delle relazioni).
Sintetizzando, potremmo
dire che tale percorso parte
dalla prossimità al bisogno
anzitutto dei più deboli, che i
vescovi italiani chiamavano
“ripartire dagli ultimi”; passa poi attraverso la presa in
cura della persona fiaccata,
chiamando in causa innanzitutto le strutture preposte
già esistenti, per un affrancamento nella misura della
sostenibilità possibile; giunge, infine, alla necessità di
scommettersi nella semina di
una cultura solidale, non in-
tesa in termini di straordinarietà o di beneficenza, ma di
“normalità” interpersonale e
istituzionale.
Vediamo nel dettaglio,
analizzando i dati, se Caritas
vicentina è stata fedele a
questa sua missione.
La prossimità
Caritas Vicentina attraverso
il suo braccio operativo, l’associazione Diakonia onlus, ha
gestito nel 2006 ben 28 servizi-segno, che sono diventati
25 nel 2007, raggiungendo
con
essi
rispettivamente
3.779 persone nel 2006 e
2.973 nel 2007. Tra i servizi
più significativi in quanto a
numeri di persone aiutate, vi
sono il ricovero notturno invernale d’emergenza e gli
sportelli accoglienza e sostegno alle donne in difficoltà. Il
personale remunerato, per lo
più a part time, conta 34 persone nel 2006 e 37 nel 2007,
ma il dato più significativo,
che racconta bene quel “far
pensare facendo” di cui si
parlava prima, sono le oltre
mille persone che ogni anno
fanno volontariato con la Caritas diocesana (sono state
1.073 nel 2006 e 1.086 nel
2007), la maggior parte delle
quali ha operato consentendo
l’apertura per i cinque mesi
invernali del ricovero notturno, attraverso il servizio in
sala, l’accoglienza, la sorveglianza notturna e la preparazione e la distribuzione dei
pasti. Ai volontari dei servizi
diocesani vanno poi aggiunti
tutti quelli della estesa rete
di volontariato Caritas che
opera su tutto il territorio
della diocesi, della quale parliamo più avanti.
Tornando, invece, al volontariato che più direttamente
fa riferimento ai servizi della
Caritas diocesana, una conferma del loro “peso” viene
dal rapporto tra il numero
del personale retribuito part
time e quello dei volontari:
una persona retribuita ogni
32 volontari nel 2006 e una
ogni 29 nel 2007.
Infine, siccome per “far
pensare” occorre anche “di-
re”, ossia comunicare, è particolarmente significativo il
numero di articoli e servizi
giornalistici effettuati in
questi due anni: complessivamente, sia in ambito locale
che nazionale, sono stati
pubblicati o messi in onda
461 articoli o servizi, una
media di venti al mese.
La pedagogia
Caritas :
formazione,
animazione
e rete
La capacità della Caritas
diocesana di educare passa
sostanzialmente attraverso
due strumenti: le attività di
formazione (dei volontari,
delle parrocchie, ma anche di
altri soggetti) e la capacità di
fare rete: con le Caritas parrocchiali e vicariali; con la
Caritas italiana e le altre Caritas del Triveneto; con gli altri Uffici diocesani e la Curia; con le istituzioni, il volontariato, l’associazionismo,
le cooperative sociali, le associazioni di categoria e altri
soggetti ancora.
Le ore totali di formazione
e di animazione nei diversi
ambiti di attività Caritas sono state ben 626 nel 2006 e
addirittura 944 nel 2007. A
queste vanno aggiunte 293
(nel 2006) e 846 (nel 2007)
ore di formazione nei diversi
vicariati in cui è suddivisa la
diocesi. In buona sostanza, in
due anni, la Caritas ha complessivamente formato e animato per ben 2.709 ore, poco
meno di tre ore al giorno, per
sette giorni alla settimana.
Per quel che riguarda le
persone convolte nella formazione e nell’animazione, il totale per il biennio è di 5.798,
mentre gli animatori e formatori che hanno reso possibile tale attività sono stati
297.
Quanto alla capacità di fare rete, l’elenco dei soggetti
coinvolti a vario titolo in questi due anni è molto lungo e
lo pubblichiamo a parte in
queste pagine.
Per quel che riguarda poi
la rete e alle attività dei vicariati, va ricordato come la
Caritas diocesana abbia scelto negli ultimi anni di impegnarsi molto di più nel territorio, in particolare attraverso i corsi base per animatori
Caritas, molti dei quali hanno ricevuto il mandato ministeriale dal Vescovo. Proprio
questi corsi base hanno permesso il rafforzamento della
presenza Caritas nei vicariati e nelle parrocchie.
Al medesimo tempo alcuni
servizi-segno, come la rete
territoriale di inclusione sociale, gli sportelli di informazioni legali e il microcredito
etico-sociale, nonché i centri
di ascolto attivati in rete con
la Caritas diocesana, hanno
consentito di dare risposte
concrete, nei vicariati, ai bisogni del territorio, proprio grazie alle sinergie e alle risorse
messe a disposizione dai vicariati stessi. Fra i momenti di
incontro più significativi ricordiamo quelli del coordinamento diocesano Caritas dei
vicariati, quelli delle Caritas
vicariali e delle Caritas parrocchiali e le attività di rete
con realtà del territorio. Ricordiamo, inoltre, che nel
2007 i vicariati di Arsiero e di
Sandrigo hanno collaborato
alla realizzazione dell’opuscolo Non sei solo, una vera e
propria rete di prossimità che
contiene i riferimenti delle
realtà attive nel territorio vicariale sui diversi tipi di disagio e sofferenza, opuscoli distribuiti poi dai gruppi caritativi a tutte le famiglie.
A proposito di pedagogia,
va ribadito infine che il bilancio di missione vuol essere un modo concreto di sottoporre a valutazione la qualità del far vivere la prossimità. Dalla Caritas diocesana si conferma quindi, come
già accennato, l’auspicio che
anche le Caritas vicariali, interparrocchiali e parrocchiali
utilizzino sempre più spesso
tali strumenti di verifica, a
vantaggio della qualità della
vicinanza a chi fa fatica nelle
nostre comunità.
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