Un Dio “umano” Renza Guglielmetti Natale: il volto umano di Dio In un suo pezzo famoso, Silvia lo sai, di recente riproposto con Franco Battiato, Luca Carboni canta di un “Dio cattivo e noioso, preso andando a dottrina”. Il Dio incontrato al catechismo appare qui insignificante, privo di attrattive, fuori della vita quotidiana; uno con cui non si può instaurare un vero rapporto, un rapporto bello e buono, vivo e profondo come ognuno desidererebbe. E non è neppure raro incontrare ancora oggi persone che attribuiscono ad un castigo divino (che denunciano come immeritato) la causa delle loro disgrazie. Questa immagine distorta di Dio gli attribuisce le caratteristiche di un essere ostile e vendicativo che spia le mosse degli uomini e li fa sentire perennemente in colpa. Sì, è vero, quante volte una certa recezione del messaggio cristiano ci ha consegnato un Dio arcigno e giustiziere, avvolto nella sua impassibile divinità dove il suo umanissimo amore per l’uomo, rivelato da Gesù nei Vangeli, si è perso misteriosamente per strada. Eppure il Natale da sempre è celebrazione dello svelamento di questo amore. Un amore così straordinario da farsi “umano”: «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). Il Bimbo che nasce a Betlemme manifesta esattamente questo volto umanissimo di Dio. In Gesù si presenta, per così dire, ad altezza d’uomo: «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv 14,9). Ed è in questa umanità che Dio si fa incontrare, entra in dialogo, si fa conoscere e si pone in una relazione di cura nei confronti dell’uomo. Editoriale Un Dio “umano” pag.1 DOMANDE & (qualche) RISPOSTA Gesù Cristo e il cristianesimo pag. 4 flash dai centri • • • • • • pag. 7 La fede di chi non crede Notte dei Santi Telefono amico Notizie dalla sede di Cuneo Mostra «Grafie dell’Anima» Notizie dalla sede di Genova l’eco del dio nascosto pag.16 Giustizia e perdono, sguardo di Dio diciamolo con l’arte pag.21 religioni culti magìa pag.24 Quel Natale speciale pag.26 Se per alcuni ha prevalso una immagine dispotica di Dio, i cristiani migliori, i santi, non si sono lasciati ingannare da un certo sentire comune. Maria, la “Madre del buon consiglio”, Signora d’Albania Il risveglio della fede cristiana nel movimento pentecostale Qui pubblicità Il Natale ci consegna dunque la vera immagine di Dio, affidata alla presenza di un bambino che si manifesta in tutta la sua fragile umanità e povertà, compreso il rischio del misconoscimento e del rifiuto a garanzia della nostra libertà. Scriveva Edward Schillebeeckx in Cerco il tuo volto: «Alla mia età, dopo lunga e laboriosa ricerca, che non è ancora terminata, vorrei dire sommessamente che la bontà di Dio ha l’ultima parola nella nostra vita, la quale è di fatto un miscuglio di senso e di non senso, di salvezza e non salvezza, di disperazione e speranza. È seguendo il modo di vivere di Gesù per gli uomini, sanzionato da Dio, che noi abbiamo il senso della nostra esistenza. Il Dio che ci trascende è un Dio umano, un Dio che ama gli uomini, che si preoccupa della loro storia. L’umanità di Dio si incontra con l’umanità degli uomini e la eleva». Nessuno come Gesù di Nazaret ha vissuto in modo intenso, completo, con piena coscienza l’avventura della vita. L’umanità di Dio vissuta in Gesù è modello per l’uomo, per ogni uomo che consideri il criterio dell’amore come la via verso la vera umanizzazione. Prendiamo san Francesco d’Assisi. Tommaso da Celano, suo biografo, scrive nella Vita seconda (199) che «al di sopra di tutte le altre solennità celebrava con ineffabile premura il Natale del Bambino Gesù, e chiamava festa delle feste il giorno in cui Dio, fatto piccolo infante, aveva succhiato ad un seno umano» (FF 787). Sappiamo che il 25 Dicembre del 1223 Francesco a Greccio ha avviato la tradizione del presepe. Era tornato da poco dalla Terra Santa e aveva ancora impressi nella memoria quei luoghi tra cui Betlemme. Volle perciò ricostruire la scena della natività facendosi aiutare dagli abitanti del luogo: una stalla, una greppia, il bue e l’asinello. Quando tutto fu pronto fece celebrare l’Eucaristia. Francesco in quella notte contemplò con commozione e tenerezza l’amore di Dio che lo aveva spinto a farsi figlio dell’uomo e a nascere nello squallore di una grotta, tra fieno e alito di animali. Non volle spettacolarizzare l’evento, nessuno impersonò la Madonna, né san Giuseppe e neppure il Bambino perché la presenza reale di Gesù sarebbe stata garantita dall’Eucaristia. Egli volle invece riflettere e aiutare a riflettere con amorosa e intensa partecipazione sulla condizione di estrema emarginazione in cui il Figlio di Dio è venuto a condividere la condizione umana. E volle vedere tutto questo sensibilmente, poiché sapeva bene che la fede non è una idea ma evento di salvezza che Dio ha realizzato entro la storia degli uomini (cfr. 1Celano, XXX). Il Presepe di Greccio è la tredicesima delle ventotto scene del ciclo di affreschi delle Storie di san Francesco della Basilica superiore di Assisi, attribuiti a Giotto. Il tema centrale di questa tavola giottesca si incentra nel momento in cui appare a messer Giovanni un neonato in carne ed ossa, deposto nella mangiatoia, che san Francesco desta dal sonno, segno dell’opera del Poverello nel risvegliare Gesù nel cuore degli uomini (1Celano, 86). DOMANDE & (qualche) RISPOSTA Gesù Cristo e il cristianesimo a cura di Fiorella Danella Il libro Gesù Cristo liberatore di Leonardo Boff edito da Cittadella nel 1973, risulta ancora oggi attuale e ricco di stimoli. Riportiamo, dal cap. XIII, la riflessione dell’autore sull’essenza del cristianesimo. Alcune riflessioni sull’essenza del cristianesimo. […] Cristianesimo viene da Cristo. Cristo originariamente non designa un nome proprio di persona ma un titolo. Col titolo Cristo, predicato a Gesù di Nazaret crocifisso e risuscitato la comunità primitiva esprimeva la sua fede che in quest’uomo si fossero realizzate le aspettative radicali del cuore umano […]. La sua storia personale rivelò un tipo di essere-uomo, una forma di comportamento, un modo di parlare, di mettersi in relazione con Dio e con gli altri che infrangeva i criteri comuni di interpretazione religiosa. La sua profonda umanità lasciò intravedere strutture antropologiche di una tale limpidezza e trasparenza al divino da superare tutto ciò che fino allora era sorto nella storia religiosa dell’umanità. Umano come Gesù poteva essere solo Dio. Per tutto questo, Gesù di Nazaret fu con ragione designato come Cristo. In lui si fonda e si comprende il cristianesimo. Alla base del cristianesimo, dunque, sta Gesù Cristo. E alla base di Gesù Cristo sta un modo di vivere, un comportamento, un modo di essere uomo, una struttura che, vissuta radicalmente da Gesù di Nazaret, fece sì che egli fosse designato come il Cristo. Esiste dunque dentro la realtà umana una struttura cristica, che si manifestò in forma assoluta e definitiva nella vita, nella morte e nella resurrezione di Gesù di Nazaret. Il cristianesimo è vasto come il mondo La struttura cristica è anteriore al Gesù storico di Nazaret. Essa preesisteva dentro la storia dell’umanità. Tutte le volte che l’uomo si apre a Dio e all’altro, sempre che si realizza il vero amore e il vero superamento dell’egoismo, quando DOMANDE & (qualche) RISPOSTA l’uomo ricerca giustizia, solidarietà, riconciliazione e perdono, ivi si dà vero cristianesimo ed emerge dentro la storia umana la struttura cristica. Può esistere quindi cristianesimo prima del cristianesimo; più ancora: si può realizzare cristianesimo anche fuori dei confini cristiani. Cioè, il cristianesimo si realizza non soltanto là dove è esplicitamente professato e ortodossamente vissuto, ma sorge sempre e dovunque l’uomo dice sì al bene, alla verità e all’amore. Prima di Cristo, il cristianesimo era anonimo e latente1. Non aveva ancora un nome, pur esistendo ed essendo vissuto dagli uomini. Con Gesù Cristo, il cristianesimo ebbe un nome. Gesù lo visse con tale profondità e assolutezza che fu chiamato per antonomasia Cristo. Il fatto che non si chiamasse cristianesimo non significa che fosse inesistente. Esisteva, ma in forma implicita, anonima e latente. Con Gesù, raggiunse la sua massima evidenza, esplicitazione e rivelazione. La terra è sempre stata rotonda, anche prima che Magellano lo dimostrasse. L’America del Sud non cominciò a esistere con la sua scoperta da parte di Cristoforo Colombo: esisteva già prima, sebbene non fosse esplicitamente conosciuta. Analogamente per il cristianesimo e Cristo: Cristo ci rivelò l’esistenza del cristianesimo dentro la realtà umana. Perciò egli diede il nome al cristianesimo, così come Amerigo Vespucci, il secondo scopritore dell’America, diede il suo nome al continente scoperto, America. Sant’Agostino, che comprese molto bene questa realtà, poteva dire: «La sostanza di quello che oggi chiamiamo cristianesimo esisteva già fra gli antichi ed era presente fin dai primordi dell’umanità. Finalmente, quando Cristo apparve nella carne, si cominciò a chiamare religione cristiana ciò che sempre era esistito» (Retr. 1, 12, 3). Possiamo quindi affermare che il cristianesimo è vasto come il mondo umano. Si poté realizzare ieri, prima di Cristo e si può realizzare ancor oggi fuori dei confini “cristiani”, là dove la parola “cristianesimo” non è adoperata né conosciuta. Più ancora: si può trovare cristianesimo anche là dove esso è combattuto e perseguitato da una coscienza erronea. Cristianesimo, perciò, non è solo una visione più perfetta dell’universo, e nemmeno una religione più sublime, meno ancora una ideologia. Cristianesimo è il vivere in modo DOMANDE & (qualche) RISPOSTA coerente e concreto, nella struttura cristica, ciò che Gesù di Nazaret visse come totale apertura all’altro e al grande Altro: amore indiscriminato, fedeltà incrollabile alla voce della coscienza e superamento di ciò che lega l’uomo al proprio egoismo. Con piena ragione diceva il primo grande filosofo cristiano, Giustino: «Tutti coloro che vivono conforme al Logos sono cristiani. Così, fra i greci, Socrate, Eraclito e altri; e fra i non-greci Abramo, Anania, Azaria, Elia e molti altri, i cui nomi e le cui opere sarebbe troppo lungo citare» (Apologia I, 46). Il cristianesimo quindi può articolarsi tanto nel sacro come nel profano, tanto in questa quanto in altra cultura, tanto ieri quanto oggi o domani. Gesù nella sua umanità visse con tale radicalità la struttura cristica da dover essere considerato come il miglior frutto della evoluzione umana, come il nuovo Adamo, secondo l’espressione dell’apostolo Paolo (1Cor 15,45); come l’uomo che ha già raggiunto la meta del processo di umanizzazione dell’uomo. Perciò il vero cristiano non è semplicemente colui che si chiama così e che aderisce alla religione cristiana, ma colui che vive e realizza dentro la vita, evidentemente, finché siamo nella storia, in forma insufficiente e approssimativa, ciò che Cristo visse, ciò per cui egli fu imprigionato, condannato e giustiziato. Ratzinger lo esprime in modo quanto mai felice: «Non è vero cristiano il membro confessionale del partito, ma colui che è divenuto veramente umano per il suo modo di vivere cristiano. Non colui che osserva in maniera servile un sistema di norme e di leggi, pensando solo a se stesso, ma colui che si è reso libero e disponibile alla semplice bontà umana» 2. Essere cristiani significa vivere la vita umana in quella profondità e radicalità in cui essa si apre e partecipa al mistero di Dio. Non già ciò che è cristiano e cattolico è buono, vero e giusto, ma il buono, il vero e il giusto è cristiano e cattolico. 1. Cf. le riflessioni di K. RAHNER, Die anon ymen Christen, in Schrif ten zur Theologie VI, Einsiedeln 1965, pagg. 545-554; id., Der Christ und seine Umwelt, in Schrif ten zur Theologie VII, Einsiedeln 1966, pagg. 91104; A. ROEPER, Die anonime Christen, Mainz 1962, specialmente pagg.149ss. 2. J. RATZINGER, introdução ao Cristianismo, ed. Herder, São Paulo 1970, pag. 223. FLASH DAI CENTRI Torino La fede di chi non crede La sede torinese ripropone per l’anno 2014-15 l’esperienza degli Incontri cafè con un programma ridotto ma, ci auguriamo, interessante. Tema generale: la fede di chi non crede. Sì, perché anche in chi non crede si cela spesso una ricerca inconscia di verità e di senso. Nuova la sede degli incontri. Que- st’anno siamo ospiti presso il bar XO’café di via Po 46, Torino, ore 21,00. Il primo evento, la sera del 22 ottobre, è stato dedicato alla figura di Pier Paolo Pasolini e alla potenza della sua ricerca spirituale, mantenuta con tormentosa lucidità pur avendo abbandonato la fede. Ne è testimonianza straordinaria il suo film Il vangelo secondo Matteo, Torino, Incontri-café: Fabio Rondano presenta Pasolini. Intermezzi di Beniamino Trucco alla chitarra FLASH DAI CENTRI ritenuto il miglior film su questo tema. Fabio Rondano, al termine di una magistrale presentazione, ha riferito una testimonianza dello stesso regista sull’obiettivo di questa pellicola: fare un film su Gesù come duemila anni di storia l’hanno visto. Ha inteso narrare tutto quello che di buono e di bello è stato detto su questo personaggio, diventato in questo arco temporale portatore di valori. Come è stato accolto e percepito in questi duemila anni e la risposta che è stata data alla domanda: voi chi dite che io sia? Ogni volta che in Gesù irrompe la potenza di Dio, nessuno lo comprende perché fin dall’inizio, secondo Pasolini, poco abbiamo capito di quello che Gesù ci ha portato. Il successivo incontro del 26 novembre di cui parleremo nel prossimo numero, ha messo a tema la straordinaria figura di Etty Hillesum. La ragazza che non sapeva inginocchiarsi. Prossimo appuntamento: il 21 gennaio 2015 su Fabrizio De André. Smisurata preghiera. Interviene Giorgio Garrone. Torino - Incontri Cafè FLASH DAI CENTRI Alba Elena Cillario Notte dei Santi I gruppi GAM, InformaCristo e La Comunità hanno organizzato per sabato 1° novembre una Veglia di Preghiera ed Evangelizzazione nella Chiesa di San Damiano, in via Maestra, centro storico. Come al solito arrivo prima, verso le 18 per allestire il tavolino con le pubblicazioni di InformaCristo e rimanere fuori, davanti alla Chiesa, per parlare con la gente e spiegare, a chi chiede, lo scopo della serata. La strada è molto affollata e tanti giovani passano carichi di pacchi, ridendo e vociando... Verso le 20,30 arrivano a frotte “altri giovani”, che hanno volantinato per le strade... Suscita sempre grande emozione vederli entrare in Chiesa sorridenti e pronti a rimanere con Gesù partecipando alla preghiera e all’Adorazione. Ci sono anche diverse giovani coppie con bimbi. La Chiesa si riempie, il tema della Veglia è la santità, ma... chi sono i Santi? Uomini e donne normali che, seguendo con fedeltà Gesù come modello, hanno fatto della loro vita un capolavoro! Il cammino verso la santità è in salita, certamente, ma è aperto a 10 tutti (Lv 19,2) e può essere percorso con l’aiuto di Dio e tanta fiducia in Lui. Queste in sintesi le parole forti e convinte di Don Eligio e dei giovani de La Comunità che hanno portato l’esempio di due mamme sante: Gianna Beretta Molla e Chiara Corbella, vissute in un continuo SÌ fino all’estremo dono della vita per amore dei loro bimbi! Preghiera, canti, gioia hanno avvolto tutti quanti e le tre ore di Veglia sono trascorse veloci, lasciando in ciascuno tanta pace e volontà di amare. Telefono amico È già notte, squilla il telefono: «Pronto! Ho visto il manifesto “Pane sporco” che denuncia la corruzione. Ho letto tutto e sono nervoso, ho paura, fumo tutto il giorno. Lo sa, sono calabrese, ma se torno in Calabria mi ammazzano, allora sto qui... Il vostro manifesto mi ha dato uno scossone… che devo fare per togliermi di dosso l’ansia e la paura? E voi chi siete?» Gli do dei consigli, lo invito ad aver fiducia in Dio e lui stranamente si calma e mi ascolta senza imprecare. FLASH DAI CENTRI Cuneo Mirella Lovisolo Notizie dalla sede Nella sede di Cuneo stiamo provvedendo ad inviare in Albania ai parroci di Tirana i foglietti di InformaCristo tradotti da Ada Bebri e realizzati da Stefania. In sede abbiamo iniziato, con gli amici presenti e con coloro che vorranno unirsi, incontri pomeridiani sullo studio della Bibbia che resta per molti oggetto sconosciuto, anche da chi sembra più addentro “alle cose di Dio”. Riprendiamo i corsi dei biblisti che sono intervenuti negli incontri in sede e rivediamo i contenuti del Libro, soprattutto in forma dialogante. Novità: abbiamo allargato lo spazio espositivo esterno per le pubblicazioni del materiale informativo di InformaCristo e Sette e religiosità. Qualcuno ha notato i nostri bei tavolini così utili per l’esposizione e se ne è appropriato (!!!). Segno che occorre realizzare l’esposizione in forma migliore, cosa che sicuramente faremo. Stanno per iniziare i corsi culturali a Cuneo costituiti da due programmi. Il primo: incontri-cafè, copiato integralmente con qualche variante da quelli organizzati dalla sede di Torino e già in corso. Qui a Cuneo è stato concretizzato con l’aiuto meraviglioso del parroco del Duomo don Roberto Gallo, contattato per la realizzazione della mostra in Duomo. È un’anima davvero missionaria, molto interessato a InformaCristo di cui riceve il giornale, in particolare è stato interessato agli “incontri-cafè”. Al mio desiderio di poterli realizzare anche a Cuneo mi ha subito portata a incontrare l’esercente di un bar esponendogli il progetto. Il barista ci ha offerto gratuitamente il locale per gli incontri. La Provvidenza!!! Il primo incontro ha avuto luogo giovedì 27 novembre sulla figura complessa di E. Munch. La sede del corso è il Caffe “Coni veja”, via Roma 43, dalle 17 alle 19. Il secondo è un corso biblico sul tema: Il libro di Giobbe. Si terrà in gennaio-febbraio nella sede di corso Giolitti 21, il martedì alle ore 17. 11 FLASH DAI CENTRI Mostra «Grafie dell’Anima» Dal 14 al 29 settembre la mostra è stata esposta nella bella e originale chiesa parrocchiale di S. Rocco Castagnaretta Cuneo dove, in seguito alla proposta fatta da Ada Bebri, siamo stati invitati dai Parroci don Beppe e don Giuseppe, sacerdoti molto aperti e comprensivi circa le finalità della mostra. Il periodo doveva essere di una settimana in occasione della festa patronale di S. Sereno, poi si è protratta sino alla settimana successiva per accogliere la visita delle scuole locali. L’esperienza è stata molto significativa, il locale molto bello e accogliente, è stato messo a disposizione con molta generosità dai sacerdoti. L’illuminazione dei pannelli è stata realizzata gratuitamente dall’amico Pietro Paolo La Sala e dal seminarista Valerio. Partecipazione molto viva all’inaugurazione e soprattutto molto bello l’incontro con alunni e professori con i quali l’incontro con le radici del cristianesimo è stato fonte di interesse. La mostra a Pasqua andrà al Duomo di Cuneo ma in una forma nuova di cui parleremo prossimamente. La mostra Grafie dell’Anima a San Rocco Castagnaretta 12 la fede di chi non crede incontri cafè presso il Caffè CONI VEJA - Via Roma 43 - Cuneo dalle 17 alle 19 munch giovedì 27 novembre 2014 edvard Il gRIdO dI ChI NON CREdE Interviene: Mirella lovisolo solini a P o l P. Pao giovedì 4 dicembre 2014 lA pOtENzA dEllA RICERCA Interviene: Fabio Rondano illesum etty h giovedì 8 gennaio 2015 lA RAgAzzA ChE NON VOlEVA INgINOCChIARsI Intervengono: giorgio garrone Fabio bailo e giovedì 19 febbraio 2015 matiss henri ...dAllA MAtERIA AllA luCE Interviene: Mirella lovisolo Per informazioni: cell. 3333901053 [email protected] INgREssO lIbERO AssociAzione informAzioni su cristo corso Giolitti 21 - Cuneo • sede centrale: Torino - corso Marconi 3 www.informacristo.org 13 FLASH DAI CENTRI Genova Laura Rossi Notizie dalla sede L’InformaCristo di piazza Bandiera nella stagione estivo-autunnale ha vissuto qualche difficoltà. A cominciare dall’allagamento per fuoriuscita della fognatura proprio nel bel centro della stanza della sede che, per chi non lo sapesse, è il luogo principale, il più importante dove si ricevono le persone e dove ci sono le varie attrezzature. C’è un detto popolare che dice più o meno: «Non tutto il male vien per nuocere» che si è avverato. Nonostante tutti i disastri, dopo i mega- lavori del risanamento, il locale ha cambiato faccia ed è diventato molto più bello d’aspetto, più grazioso e accogliente. Le forti piogge che hanno causato nella Città e nelle zone montane danni enormi con morti e frane, per ora hanno risparmiato la nostra zona. Piazza Bandiera si trova sul lato sinistro della celebre basilica della Santissima Annunziata che è più elevata rispetto alle zone in cui il Bisagno ha rotto gli argini. Abbiamo preso parte, per quanto possibile anche noi, al disagio e all’angoscia della comunità genovese. sede di cuneo - c.so giolitti 21 - ore 17 CORSO BIBLICO 2015 20 gennaio Introduzione al libro di Giobbe 27 gennaio Giobbe, prototipo dell’afflitto (1-11) 3 febbraio La protesta del sofferente (12-27; 29-37) 10 febbraio La risposta di Dio (28; 38-42) Seguirà: I viaggi di InformaCristo, proiezioni: l’Albania. 14 FLASH DAI CENTRI Riaperta la sede, si ricevono di nuovo chiamate di persone che raccontano i loro problemi e chiedono consigli, altri fanno domande per avere spiegazioni su qualche argomento contenuto nel Credo cattolico, altre hanno solo bisogno di essere ascoltate. Molte di queste richieste arrivano in segreteria telefonica (010-2465085). Il martedì e il giovedì pomeriggio sono i giorni di apertura e i nostri collaboratori, sempre molto disponibili, sono presenti per l’accoglienza e i vari lavori come il rispondere alle e-mail, preparare materiale da distribuire nei vari siti che l’hanno richiesto e poi c’è sempre qualcosa in programma che attende di essere fatta. Per quanto riguarda il tema del nuovo manifesto «Pane sporco», finora le reazioni e i commenti sono stati quasi del tutto unanimi. Qualche suggerimento è stato proposto per rendere più realistica la descrizione della situazione denunciata in capo al messaggio. Ogni rapporto viene valutato dal nostro gruppo operativo di comunicazione e ringraziamo quanti condividono con noi gli intenti dell’associazione che sono di proporre messaggi positivi, di orientamento alla fede cristiana, messaggi che invitano al dialogo: PARLIAMONE! 15 l’eco del dio nascosto Giustizia e perdono, sguardo di Dio Teresa Testa Dio non è solo in chiesa… Anche se ti sentirai solo e abbandonato, non lo sarai. Non dimenticarlo. (I. Silone, «Incontro con uno strano prete» in Uscita di sicurezza) Vorrei... perdonare con tutto il cuore chi mi avesse colpito. E anche a te, amico dell’ultimo minuto, anche per te, voglio questo grazie. (dal Testamento spirituale di Frère Christian de Chergè) «Senza giustizia non c’è pace, senza perdono non c’è giustizia». Perdono e giustizia non sono termini antitetici, ma piuttosto due elementi che si completano a vicenda. È umano reagire con diffidenza o rifiutare apertamente quanto sa di arrendevolezza, remissività, sopportazione ed arrivare ad atteggiamenti di ribellione o intransigenza, ma non è possibile consegnarci ciecamente alla nostra giustizia, perché questa ci porta all’intolleranza e alla rabbia. Un mondo consegnato alla giustizia umana diventa rapidamente, come ogni giorno costatiamo, un teatro di guerra. La problematicità di questo argomento, le contraddizioni e gli interrogativi che ne derivano sono, sul piano politico-sociale, terreno di scontri e divisioni, e culturalmente hanno alimentato quella corrente letteraria che, da Tolstoj e Dostoevskij, ha assunto la forma del romanzo per esplodere nella denuncia sociale e nell’impegno politico. In questo ambito si annovera Ignazio Silone. Da tempo noto e apprezzato all’estero, dove l’esilio politico lo costrinse a vivere, in Italia viene pienamente riconosciuto solo nel 1965 con la pubblicazione di Uscita di sicurezza. Il libro, essenzialmente autobiografico, riassume l’inquietudine di una vita attraversata da ribellioni e speranze, per approdare al conforto della scrittura fatta di memoria. Secondo Tranquilli (questo il nome di nascita), conobbe sin dall’infanzia la povertà e l’ingiustizia, donde la sua determinazione all’impegno per la causa degli 16 l’eco del dio nascosto oppressi. Perse i genitori ed alcuni fratelli durante il terremoto del 1915 e dovette abitare «nel quartiere più povero e disprezzato del paese» dove cominciò a frequentare la baracca della Lega dei contadini e a prendere parte a sommosse, primi indizi delle rivoluzioni di classe. Affidato al collegio Pio X di Roma, di qui venne espulso dopo un tentativo di fuga e, per diretto interessamento di Don Orione, passò al collegio di San Remo, quindi di Reggio Calabria. L’incontro con Don Orione influenzò certamente la sua coscienza, ma non gli impedì le libere e travagliate scelte. Tra i 17 e 18 anni si trasferì a Roma e, lasciati gli studi, s’immerse del tutto nella lotta politica. Furono anni difficili, tra lotte e delusioni: partecipò al movimento giovanile socialista rivoluzionario, fu processato e condannato a un’ammenda e dovette fuggire esule all’estero. Fu tra i fondatori del partito comunista italiano, ma la sua vita in seno al P.C.I. non fu mai facile. Nel 1930, espulso dal partito in seguito a posizioni di intransigenza e al rifiuto di ogni compromesso, profondamente deluso da quella che si rivelava una nuova dittatura, scrisse: «Avrei potuto provare la mia buona fede, dimostrare la mia non appartenenza alla frazione trotzkista… ma non volli. Non dovevo lasciarmi sfuggire quella nuova, provvidenziale occasione, quell’uscita di sicurezza. Era finito. Grazie a Dio» (Uscita di sicurezza, p. 94). Per sottrarsi alla persecuzione fascista emigrò in Svizzera, dove rimase fino al 1945. Falliti i tentativi di rivolta, smarrita la fiducia nei “compagni”, anziché rifugiarsi nell’amarezza e nel disimpegno, continuò a lottare per la giustizia e la libertà dedicandosi alla scrittura. Volse tutta l’attenzione alla vita italiana nelle campagne durante il periodo fascista denunciando, attraverso i protagonisti dei suoi primi romanzi, i rapporti sociali odiosi e oppressivi nei riguardi dei “cafoni”, costretti a subire da sempre umiliazioni e soprusi, facendosi voce di tante sofferenze. Ma è in Uscita di sicurezza dove Silone traccia il suo vero autoritratto politico e morale: qui, attraverso ricordi e riflessioni che vanno dall’adolescenza all’uscita dal partito, egli ripercorre l’accidentato cammino di ricerca di giustizia, di verità e di libertà che caratterizzò la sua esistenza. Vi leggiamo l’impronta della cultura contadina della sua infanzia, le più brucianti vicissitudini della sua vita sociale e politica, vi trovano ampio spazio esempi di semplicità, di compassione e condivisione in uno sfondo di solidarietà e pietà cristiana. Questi ricordi, disse, «erano la mia forza, perché erano ricordi nei quali c’era la riserva morale e direi anche religiosa con la quale potevo sfidare le maggiori avversità della vita» (Ivi, p. 211). 17 l’eco del dio nascosto Nell’episodio d’inizio, “Visita al carcere”, rivive la sofferenza del ragazzo Silone al contatto con la miseria e l’ingiustizia e il turbamento di fronte al giudizio paterno, così misericordioso nei confronti di quel «piccolo uomo cencioso e scalzo, ammanettato tra due carabinieri» (Ivi, p. 3). In “Políkusc’ka”, il ricordo dell’omonimo racconto di Tolstoj casualmente avuto in lettura ci rivela la diversa angolazione con cui, rispetto ad altri, fin da ragazzo egli avrebbe giudicato le cose e gli uomini. Avendo cominciato a leggerlo lungo la strada all’ombra d’un albero, ne fu subito «turbato e commosso», fino a dimenticare il tempo e l’appetito. «Quella triste lentezza del raccontare mi rivelava una compassione superiore all’ordinaria pietà dell’uomo che si commuove alle disgrazie del prossimo e ne distoglie lo sguardo per non soffrire. Di questa specie, pensavo, dev’essere la compassione divina… che non sottrae la creatura al dolore, ma non l’abbandona… anche senza mostrarsi» (Ivi, p. 38). La profonda sensibilità umana, che colora tutti i romanzi siloniani e ne caratterizza i personaggi chiave, certamente si è radicata attraverso quell’ “Incontro con uno strano prete”, don Orione, «piccolo prete, uomo straordinario», che colpì in modo profondo il giovane Silone e resterà per sempre nella sua vita. «Ricordati – gli disse don Orione – che Dio non è solo in Chiesa. Non ti mancheranno nell’avvenire momenti di disperazione. Anche se ti sentirai solo e abbandonato, non lo sarai. Non dimenticarlo» (Ivi, pp. 27-28). Tutta la sua scrittura sottolinea una ricerca sofferta di giustizia e verità, accompagnata da una profonda esigenza di libertà, come valori inalienabili dello spirito. «Vi sono certezze irriducibili, queste certezze sono nella mia coscienza, certezze cristiane… negarle significa disintegrare l’uomo» (Ivi, p. 124). Per Silone, infatti, la giustizia sociale, il riscatto degli umili si reggono sulla certezza del bisogno di apertura alla realtà degli altri, alla fraternità degli uomini e non può essere concepita una vita morale sorda a questo impegno, che è del tutto evangelico. Alla moglie Darina Laracy confidò: «Devo a Cristo e al suo insegnamento di essermi ripreso, anche standomene esteriormente lontano. Mi è capitato alcune volte, in circostanze penose, di mettermi in ginocchio, nella mia stanza, semplicemente, senza dire nulla, solo con un forte sentimento d’abbandono; un paio di volte ho recitato il Pater noster; un paio di volte ricordo di essermi fatto il segno della Croce». Ma il “ritorno” non è stato possibile, neanche dopo gli “aggiornamenti” del Concilio. Restò, come si autodefinì, cristiano senza chiesa e socialista sen18 l’eco del dio nascosto za partito. Scrisse: «La libertà... è la possibilità di dubitare, la possibilità di sbagliare, la possibilità di cercare, di esperimentare, di dire no a una qualsiasi autorità, letteraria artistica filosofica religiosa sociale, e anche politica» (Ivi, p. 68). In nome di nessuna giustizia può essere violata la libertà. È questa una attestazione della pacificazione interiore, dello sguardo di perdono su tutto un passato rivissuto e sofferto, ma pure una “dichiarazione di fiducia” in un futuro migliore. «È già molto questa fiducia che ci consente di andare avanti, questa poca luce che ci consente almeno di vedere dove posare i piedi per camminare» (Ivi, p. 124). «È compito di uomo buono quel bene che tu… non hai potuto operare, insegnarlo ad altri, acciocché, sendone molti capaci, alcuno di quelli più amato dal cielo possa operarlo» (Ivi p.125). In questa massima di Machiavelli, Silone esprime tutta la speranza riposta nella consegna delle sue memorie. Mutano i tempi e le circostanze, la storia ci pone dinnanzi nuove e sanguinose violenze, l’umanità reclama all’uomo di ricordare che è innanzitutto uomo, che ideali come fraternità, dialogo, perdono sono irrinunciabili, affinché si possa uscire da atroci situazioni di conflitti. Nulla può impedire di continuare a “gettare ponti” tra culture, civiltà, religioni. Ma perché rischiare il martirio in una terra dove, per una spiacevole semplificazione, Islam e terrorismo sono associati nella mente delle persone? Che senso ha la presenza di una comunità di monaci nel mondo islamico? Questa domanda non era stata estranea ai monaci di Tibhirine, tragicamente rapiti il 26 marzo 1996 e trucidati il 21 maggio seguente. Più volte avvisati del pericolo incombente, avevano rifiutato ogni protezione della polizia, per non essere considerati dei privilegiati, non scendere a compromessi col potere e compromettere il legame fraterno con la popolazione. Quale spirito sosteneva la 19 l’eco del dio nascosto loro presenza? «L’amore di Dio condiviso con i propri fratelli e sorelle», non dimenticando che «eravamo degli stranieri, chiamati a diventare dei fratelli e a formare con gli algerini una comunità di amicizia e di rispetto reciproco, a dispetto delle differenze di cultura, nazionalità e religione» (Frére J. Pierre, Lo spirito di Tibhirine, p. 77). Dapprima guardati con sospetto e diffidenza, avevano finito per mescolarsi alla popolazione, intessendo semplici relazioni umane, dal mercato all’ambulatorio, dove fratel Luc era «il medico dei corpi e delle anime». «Quel cuore d’oro e quella generosità entravano in consonanza con la cultura locale in cui la condivisione era una nozione essenziale» (Ivi p. 82). Era la gioia semplice dell’amicizia, dell’immersione nel popolo, a destare l’eccezionale ammirazione. «L’amore fraterno è una leva potente per salvare il mondo». Il loro martirio ha gridato ad alta voce che “l’amore è più forte dell’odio”. Il testamento spirituale lasciatoci da Frère Christian è una eloquente testimonianza di perdono cristiano: «Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere oggi) di essere vittima del terrorismo… venuto il momento, vorrei avere quell’attimo di lucidità che mi permettesse di sollecitare il perdono di Dio e quello dei miei fratelli in umanità, e nel tempo stesso di perdonare con tutto il cuore a chi mi avesse colpito… Di questa vita perduta io rendo grazie a Dio… E anche a te, amico dell’ultimo minuto, che non avrai saputo quel che facevi. Sì, anche per te voglio questo GRAZIE e questo AD-DIO voluto da te. E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e due. Amen! Inšallah» (Frère Christian de Chergé, Più forti dell’odio, p. 229). Se ha un senso la presenza in terra algerina di questi monaci, se ha un senso il sacrificio di queste vite, esso è nell’«estremo rifiuto della logica dell’inimicizia, l’unico atto che può porre fine alla catena delle rivalse e delle vendette» (Enzo Bianchi, pref. a Più forti dell’odio). È questo un messaggio forte di amore e di speranza per la nostra società, oggi così coinvolta nella questione islamica. «L’amore arreca dei frutti che devono condurre l’altro a riconoscere da sé il proprio torto» (Lo spirito di Tibhirine, cit. p. 47). Non è forse questo il vero perdono? Infatti “Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rom 5,8). Testi citati: IGNAZIO SILONE, Uscita di sicurezza, Mondadori 2001 FRÈRE CHRISTIAN DE CHERGÉ, Più forti dell’odio, Ed. Qiqajon 2006 FRÈRE JEAN-PIERRE BALLET, Lo spirito di Tibhirine, Paoline 2014 20 DICIAMOLO CON L’ARTE Maria, la “Madre del buon consiglio” Signora d’Albania Mirella Lovisolo La festività natalizia evoca sempre la dolce immagine di Maria con in braccio il Figlio Gesù e l’arte, sin dal 200 d.C. e per tutti i secoli successivi, ce ne ha dato espressioni coinvolgenti, universalmente note. Queste immagini sono entrate nell’iconografia mariana con un nome che ne designa la tipologia: Madre della Tenerezza, l’Hodighitria, Maria Lactans, ecc. Altre sono entrate nelle Litanie Lauretane, come è avvenuto per la Madre del Buon Consiglio. Nell’ambito della straordinaria visita di Papa Francesco in Albania, vogliamo considerare questa icona che raffigura la Protettrice della nazione albanese: la Madre del Buon Consiglio, Signora di Scutari. L’invocazione Madre del Buon Consiglio venne aggiunta, nelle litanie lauretane, il 22 aprile 1903 da papa Leone XIII in seguito alla diffusione del culto alla Madre di Gesù invocata con questo titolo. Nel mio viaggio in quella nazione ho voluto subito recarmi in quel santuario, collocato alle falde del Castello di Rozafat, presso il lago di Shkodra alla confluenza dei fiumi Drini e Bune, per affidare i miei progetti alla Madre di Gesù, per chiedere a lei il “dono del consiglio” e soprattutto il suo “buon consiglio”. Il santuario non ha nulla degli antichi santuari di pellegrinaggio che conosciamo in Occidente, santuari barocchi ad effetto scenografico o quelli di tipo orientale con icone e contrasti luministici; si tratta invece di una bella e luminosa chiesa moderna, ma di modeste proporzioni. Subito mi ha colpito la semplice e sorridente accoglienza di una giovane suora che Icona della Madonna del Buon Consiglio 21 DICIAMOLO CON L’ARTE cura il santuario e che ci ha dato, con alcune informazioni, una bella icona. La giovane suora rifletteva davvero la freschezza della ritrovata fede di quel “popolo giovane” (come l’ha definito il Papa) della Chiesa martire d’Albania. Ovviamente ho avviato subito una ricerca sulla realtà di questo Santuario. Ne è venuto qualcosa che è esattamente il riflesso della storia di Albania sino alla tragedia del regime comunista. La storia del Santuario della Madonna del Buon Consiglio si intreccia con la storia delle sofferenze del popolo albanese e con la sua tenace speranza. Il Santuario già edificato nella Città di Scutari, fin dal VI secolo, era stato distrutto già nel 1467 dalle orde dei turchi ottomani che, dopo l’eroica resistenza di Giorgio Kastriota Skanderbeg, invasero l’Albania per convertirla forzatamente all’Islam, distruggendo chiese e monasteri. L’immagine venerata però non venne distrutta perché trasportata misteriosamente a Genazzano vicino a Roma dove si trova tuttora, circondata da una grande devozione. Nel 1917 a Scutari venne ricostruito, nello stesso sito, tra l’entusiasmo popolare, un nuovo Santuario dedicato sempre alla “Madonna del Buon Consiglio”, ma nel 1945 l’Albania, proclamata “Re22 pubblica Popolare Comunista” da un regime estremamente repressivo ed ostile, perse ogni diritto di praticare la propria fede religiosa. Il Santuario della «Madonna del Buon Consiglio» venne raso al suolo; tutte le Chiese furono devastate o trasformate in magazzini, teatri e persino in stalle; i sacerdoti furono ferocemente perseguitati, condannati al carcere, alla tortura e alla fucilazione. La persecuzione ebbe il suo culmine nel 1967, quando il Presidente Enver Hoxha proclamò l’Albania “primo Stato ateo del mondo”. Questa situazione terribile continuò fino al 4 Novembre 1990, giorno che segnò l’apertura della nuova epoca, con una Santa Messa celebrata al Cimitero cattolico di Scutari, luogo dove venivano uccisi i cristiani dissidenti. Questa data fu seguita da altri eventi molto felici: la visita in Albania di Madre Teresa di Calcutta originaria di questa terra e poi di Giovanni Paolo II che donò al santuario copia dell’icona originale e riaprì il Seminario interdiocesano intitolato alla “Madonna del Buon Consiglio”. Ma contempliamo questo straordinario dipinto: realizzato su di un sottile strato di intonaco, misura 31 cm di larghezza e 42,5 cm di altezza. Esso rappresenta la Santissima Vergine, che nell’ineffabile sorriso mater- DICIAMOLO CON L’ARTE no, tiene tra le braccia il Bambino Gesù. Entrambi sono inseriti, oltre al panneggio di fondo, sulla semplice mandorla iridata. Il piccolo Gesù trasmette il candore di un bambino e la saggezza dell’adulto che pensa all’opera della creazione ed è il Signore. Con grande tenerezza, preme il suo viso su quello della Madre. Vi è tra di loro un’attraente intimità e l’unione di anime riflessa nei loro sguardi. Iconograficamente l’opera si richiama alle icone della “tenerezza”, ma stilisticamente rimanda alla pittura murale del tardo medioevo, i colori sono delicati, campiti con linee di contorno sottili... L’affresco che poteva essere parte di un dipinto murale più esteso, è avvolto nella penombra del mistero e del miracolo, si ignora quando e da chi fu dipinto. Anche se il regime aveva raso al suolo il Santuario, quel luogo, incastonato tra le montagne, ha continuato a rappresentare nel cuore di tanti Albanesi la “casa” di Maria, l’unico faro di speranza capace di rischiarare la lunga notte delle persecuzioni. «La Madre di Scutari nella sua immagine ha sempre guidato e protetto i suoi figli. Ha vegliato su di loro nei lunghi anni delle “catacombe”, ed anche ai giorni nostri continua a rispondere alle incessanti, silenti preghiere di un popolo che faticosamente, ma con coraggio, cerca la via del suo futuro di pace e di fede» (M. Di Lorenzo, 2005). Il Santuario 23 religioni culti magìa Il risveglio della fede cristiana nel movimento pentecostale Laura Rossi Il più rilevante gruppo di risveglio nella storia del cristianesimo è senza dubbio quello pentecostale. Il numero dei fedeli nel mondo ha raggiunto i 524 milioni e si prevede che nel 2025 si raggiungeranno gli 811 milioni. Le origini del movimento pentecostale risalgono a piccoli gruppi che condividevano l’interesse per la glossolalia (espressione verbale di suoni, più o meno linguistici, ma incomprensibili e caratterizzati dalla creazione volontaria di parole deformate, associate sistematicamente allo stesso significato). Si dice che tutto iniziò nella notte tra il 31 dicembre 1900 e il 1° gennaio 1901 quando un’allieva della scuola biblica di Topeka nel Kansas (USA) cominciò a parlare in lingue. Inizio un po’ fantastico perché pochi fenomeni religiosi sono nati all’improvviso. Più verosimile è l’identificazione di quattro radici remote, ovvero quattro temi fondanti: il battesimo nello Spirito Santo, le guarigioni, il premillenarismo e l’interesse per la glossolalia cioè il “dono delle lingue”. Il battesimo nello Spirito Santo trae origine da un movimento simile, l’holiness e conferisce al credente una forza propria. Tale evento comunica una forza che dona la capacità di parlare 24 in altre lingue, sconosciute però dal fedele che le parla. La seconda radice consiste nell’interesse per le guarigioni e altri segni della presenza dello Spirito Santo (profezie, estasi fino all’esperienza di essere letteralmente “gettati a terra dallo Spirito”). La terza radice consiste nel premillenarismo, cioè quella teoria secondo cui Gesù Cristo verrà presto sulla Terra, tra varie catastrofi prodotte dalla perversità degli uomini, per inaugurare un regno di mille anni, dopo di che avverrà il giudizio universale. La quarta radice remota del pentecostalismo, secondo recenti studi, è costituita dalla religiosità afro-americana caratterizzata dall’oralità: modi espressivi usati nella predicazione, nelle tradizioni orali, il canto, la danza, il corpo. I fedeli afro-americani gradiscono di più un culto che usi espressioni vivaci e gioiose anziché l’uso della parola scritta e della teologia. Da queste radici remote ne è nata la dottrina della chiesa pentecostale. Oltre che al battesimo nello Spirito Santo e al dono del parlare lingue sconosciute, si crede nel mandato universale dei credenti. Nel battesimo ogni credente recepisce il mandato di Gesù religioni culti magìa di predicare il vangelo ad ogni uomo e di ricercare la propria santificazione e consacrazione a Dio in ogni giorno della propria vita con preghiera, digiuno, lettura e meditazione della Scrittura in continua ricerca di comunione personale con Dio. Il Rapimento della Chiesa. Questa dottrina annuncia il ritorno di Gesù Cristo alla fine dei tempi per rapire e portare con sé in Cielo tutti i credenti in lui che in quel momento saranno ancora in vita sulla terra oltre e tutti i credenti in lui che già morirono; tutti saranno risuscitati in quel momento e rapiti in cielo. Ci sarà poi un secondo avvento di Cristo per il giudizio finale. L’attrazione maggiore che esercita il pentecostalismo sta nella sua critica alla vita cristiana vissuta tiepidamente e nella promessa di una vita cristiana più ricca. Molti vivono freddamente le loro pratiche religiose che diventa- no pure formalità prive di vita. La vita cristiana è ridotta a rituale esteriore e manca l’esperienza della gioia della salvezza. Il misticismo sorge sempre sullo sfondo di un declino di vita spirituale. C’è bisogno di risveglio religioso e il pentecostalismo è una forza indubbiamente trainante. Influenzato dalla religiosità afro-americana, il pentecostalismo insieme alla glossolalia e al dono dell’interpretazione delle lingue, considera manifestazioni dello Spirito Santo anche il canto e la danza che nei riti vengono usati di più che la parola o la lettura. Per un discernimento Nel pentecostalismo a volte sono enfatizzati esageratamente i carismi, le esperienze eclatanti dimenticando che la vita cristiana è anche lotta, combattimento contro il peccato che abita in noi. Per questo motivo il cristiano non può gloriarsi di se stesso, ma confesserà «Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo» (Gal 6,14). E ancora Paolo ai Corinti dirà: «Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte» (2Cor 12,9-10). 25 Qui pubblicità Punti di esposizione e distribuzione per manifesti, opuscoli e dépliant dell’Associazione Informazioni su Cristo ASSOCIAZIONE INFORMACRISTO sede di Torino sede di Genova sede di Cuneo LOCALI VARI Copisteria La Puntuale Torino Casa Impiegate e Studentesse Torino Casa Convegni Maria Regina Saluzzo Libreria Escata Verzuolo Caserma Cernaia Torino Cimitero Monumentale Torino Albergo «Genova e Stazione» Torino Monastero Cappuccine Torino Chiesa San Rocco Torino Bar, via della Consolata Torino Fotografo, via XX Settembre Torino Basilica Maria Ausiliatrice Parr. SS. Pietro e Paolo Parr. Patrocinio S. Giuseppe Chiesa San Giovanni Ev. Chiesa Imm. Concezione Ufficio ANCOL Casa di Reclusione Casa del fiore Studio Associato Ar.Tec. Curia, sala d’attesa Casa Opere Diocesane Seminario Sede CVA Centro Caritas Panetteria Gerlotto Panetteria Giacosa Panetteria Sirio Libreria L’incontro Torino Torino Torino Torino Torino Saluzzo Saluzzo Verzuolo Busca Alba Alba Alba Alba Alba Alba Alba Alba Alba (segue da pag. 25) L’esperienza non deve mai essere un’alternativa alla vita di fede, o qualcosa che si aggiunge alla fede. Cristo non ci ha chiamati a “fare esperienze” e ad “avere delle sensazioni” o a compiere “opere strepitose”, ma a credere in Lui. La via della salvezza è la fede in Lui. La salvezza ci è promessa per la potenza dello Spirito Santo che ci è stato dato, e non per la forza delle nostre esperienze pur grandi che siano. L’attività della vita cristiana è l’amore, verso Dio e verso il prossimo; è l’at26 tività non appariscente dell’osservanza della legge di Dio. Tuttavia la fede suppone pure un’esperienza: attraverso la fede, lo Spirito Santo dona la pace e la gioia che procede dalla giustificazione: «Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio» (Romani, 5,1-2). Cartoleria Minimondo Biomedical Confartigianato Sede Inail Acconciature Angela Pettinatrice Rosella Fioraia «Punto verde» Fioraio F.lli Colombano Casa della giovane Scuola materna (Moretta) Lavanderia/sartoria Drusy Utensili Promio Giusy Giornalaio Stazione FS Bottega di Elia Cattedrale Chiesa Cristo Re Santuario della Moretta Chiesa Divin Maestro Oratorio San Cassiano Chiesa S. Margherita Parrocchia San Damiano Alba Alba Alba Alba Alba Alba Alba Alba Alba Alba Alba Alba Alba Alba Alba Alba Alba Alba Alba Alba Alba Chiesa Divino Amore Baraccone Parrocchia Gallo d’Alba Parrocchia Mussotto d’Alba Bar Mussotto d’Alba Casa Convegni Altavilla Alba Autoscuola Ardito Neive Scuola materna Diano d’Alba Gelateria Magliano Alfieri Bar Sport Magliano Alfieri Chiesa parrocchiale Lequio Berria Chiesa parrocchiale Castagnito Chiesa S. Giuseppe Montelupo Oratorio parrocchiale Govone Parrocchia Canove Autoscuola Montà d’Alba Chiesa B.V. del Rosario Bra Chiesa Cappuccini Bra Chiesa Battuti Neri Bra Acconciature Il Pettine Cuneo Locali vari Acqui Terme Parrocchia San Bernardino Albenga Torino - Banchetto in piazza San Carlo 27 OSPEDALI Gradenigo Torino Martini Nuovo Torino Oftalmico Torino C.T.O. Torino San Luigi Orbassano Ospedale Santo Spirito Bra Ospedale civile Alba Ospedale civile Savigliano Ospedale civile Alessandria San Martino Genova Galliera Genova Gaslini Genova Ospedale Sestri L. Sant’Orsola Bologna Ospedale Malpighi Bologna Ospedale Maggiore Bologna VETRINE C.so San Martino 1 Torino Via Po 4 Torino Via Sacchi 2 Torino C.so Vittorio Emanuele II 60 Torino Via Carlo Alberto 39 Torino Via XX Settembre 81 Torino Via Sacchi 44 Torino Via Cavour (chiesa Madonna Torino degli Angeli) Via Nizza 25 Torino Via Nizza 56 Torino Via Nizza 92 Torino Via delle Orfane Torino (ang. Via Garibaldi) Piazza San Carlo Torino (chiesa di S. Cristina) Autoscuola Canta Orbassano Piazza Galimberti 12 Cuneo Piazza Europa Cuneo Via Umberto 82 Busca Via San Rocco Bra Via Audisio 1 Bra Santuario Belmonte San Bernardo Verzuolo Centro Commerciale Alba Via Maestra 9 Novara Via SS. Filippo e Giacomo Genova Via 5 Maggio 1 e 20 Genova Via Bellucci (Nunziata) Genova Via Cantore 21 Genova Piazza Goffredo Villa 5 Genova Piazza Acquaverde 3 Genova C.so Buenos Aires 12 Genova FOGLIO DI COLLEGAMENTO - Semestrale di informazione dell’Associazione Informazioni su Cristo 10125 Torino Corso Marconi 3 Tel. e Fax 011 540681 16124 Genova Piazza Bandiera 27r Tel. e Fax 010 2465085 12100 Cuneo Corso Giolitti 21 Tel. 333 3901053 Internet: www.informacristo.org E-mail: [email protected] ccp 31717101 Direttore Responsabile Renza Guglielmetti - Registrazione Tribunale di Saluzzo n. 124 del 4-4-1991 28 ROC n. 19390