Un Dio “umano”
Renza Guglielmetti
Natale: il volto umano di Dio
In un suo pezzo famoso, Silvia lo
sai, di recente riproposto con Franco
Battiato, Luca Carboni canta di un
“Dio cattivo e noioso, preso andando a dottrina”.
Il Dio incontrato al catechismo appare qui insignificante, privo di attrattive, fuori della vita quotidiana;
uno con cui non si può instaurare
un vero rapporto, un rapporto bello e buono, vivo e profondo come
ognuno desidererebbe.
E non è neppure raro incontrare ancora oggi persone che attribuiscono
ad un castigo divino (che denunciano
come immeritato) la causa delle loro
disgrazie. Questa immagine distorta
di Dio gli attribuisce le caratteristiche di un essere ostile e vendicativo
che spia le mosse degli uomini e li
fa sentire perennemente in colpa.
Sì, è vero, quante volte una certa
recezione del messaggio cristiano ci
ha consegnato un Dio arcigno e giustiziere, avvolto nella sua impassibile divinità dove il suo umanissimo
amore per l’uomo, rivelato da Gesù
nei Vangeli, si è perso misteriosamente per strada.
Eppure il Natale da sempre è celebrazione dello svelamento di questo
amore. Un amore così straordinario
da farsi “umano”: «E il Verbo si fece
carne e venne ad abitare in mezzo a
noi» (Gv 1,14). Il Bimbo che nasce
a Betlemme manifesta esattamente
questo volto umanissimo di Dio. In
Gesù si presenta, per così dire, ad
altezza d’uomo: «Chi ha visto me,
ha visto il Padre» (Gv 14,9). Ed è
in questa umanità che Dio si fa incontrare, entra in dialogo, si fa conoscere e si pone in una relazione di
cura nei confronti dell’uomo.
Editoriale
Un Dio “umano”
pag.1
DOMANDE & (qualche) RISPOSTA
Gesù Cristo e il cristianesimo pag. 4
flash dai centri
•
•
•
•
•
•
pag. 7
La fede di chi non crede
Notte dei Santi
Telefono amico
Notizie dalla sede di Cuneo
Mostra «Grafie dell’Anima»
Notizie dalla sede di Genova
l’eco del dio nascosto pag.16
Giustizia e perdono,
sguardo di Dio diciamolo con l’arte
pag.21
religioni culti magìa
pag.24
Quel Natale speciale
pag.26
Se per alcuni ha prevalso una immagine dispotica di Dio, i cristiani migliori, i santi, non si sono lasciati ingannare da un certo sentire comune.
Maria, la “Madre del buon
consiglio”, Signora d’Albania
Il risveglio della fede cristiana
nel movimento pentecostale Qui pubblicità
Il Natale ci consegna dunque la vera
immagine di Dio, affidata alla presenza di un bambino che si manifesta in tutta la sua fragile umanità
e povertà, compreso il rischio del
misconoscimento e del rifiuto a garanzia della nostra libertà.
Scriveva Edward Schillebeeckx in
Cerco il tuo volto: «Alla mia età,
dopo lunga e laboriosa ricerca, che
non è ancora terminata, vorrei dire
sommessamente che la bontà di Dio
ha l’ultima parola nella nostra vita,
la quale è di fatto un miscuglio di
senso e di non senso, di salvezza e
non salvezza, di disperazione e speranza. È seguendo il modo di vivere
di Gesù per gli uomini, sanzionato
da Dio, che noi abbiamo il senso
della nostra esistenza. Il Dio che ci
trascende è un Dio umano, un Dio
che ama gli uomini, che si preoccupa della loro storia. L’umanità di
Dio si incontra con l’umanità degli
uomini e la eleva».
Nessuno come Gesù di Nazaret ha
vissuto in modo intenso, completo, con piena coscienza l’avventura
della vita. L’umanità di Dio vissuta
in Gesù è modello per l’uomo, per
ogni uomo che consideri il criterio
dell’amore come la via verso la vera
umanizzazione.
Prendiamo san Francesco d’Assisi.
Tommaso da Celano, suo biografo,
scrive nella Vita seconda (199) che
«al di sopra di tutte le altre solennità celebrava con ineffabile premura il
Natale del Bambino Gesù, e chiamava
festa delle feste il giorno in cui Dio,
fatto piccolo infante, aveva succhiato
ad un seno umano» (FF 787).
Sappiamo che il 25 Dicembre del
1223 Francesco a Greccio ha avviato
la tradizione del presepe. Era tornato
da poco dalla Terra Santa e aveva
ancora impressi nella memoria quei
luoghi tra cui Betlemme. Volle perciò ricostruire la scena della natività
facendosi aiutare dagli abitanti del
luogo: una stalla, una greppia, il bue
e l’asinello. Quando tutto fu pronto
fece celebrare l’Eucaristia.
Francesco in quella notte contemplò
con commozione e tenerezza l’amore di Dio che lo aveva spinto a farsi figlio dell’uomo e a nascere nello
squallore di una grotta, tra fieno e
alito di animali.
Non volle spettacolarizzare l’evento,
nessuno impersonò la Madonna, né
san Giuseppe e neppure il Bambino
perché la presenza reale di Gesù sarebbe stata garantita dall’Eucaristia.
Egli volle invece riflettere e aiutare a riflettere con amorosa e intensa partecipazione sulla condizione
di estrema emarginazione in cui il
Figlio di Dio è venuto a condividere
la condizione umana. E volle vedere tutto questo sensibilmente, poiché
sapeva bene che la fede non è una
idea ma evento di salvezza che Dio
ha realizzato entro la storia degli uomini (cfr. 1Celano, XXX).
Il Presepe di Greccio è la tredicesima delle ventotto scene del
ciclo di affreschi delle Storie di
san Francesco della Basilica
superiore di Assisi, attribuiti a
Giotto. Il tema centrale di questa tavola giottesca si incentra
nel momento in cui appare a
messer Giovanni un neonato
in carne ed ossa, deposto nella
mangiatoia, che san Francesco
desta dal sonno, segno dell’opera del Poverello nel risvegliare
Gesù nel cuore degli uomini
(1Celano, 86).
DOMANDE & (qualche) RISPOSTA
Gesù Cristo e il cristianesimo
a cura di Fiorella Danella
Il libro Gesù Cristo liberatore di
Leonardo Boff edito da Cittadella nel 1973, risulta ancora oggi
attuale e ricco di stimoli. Riportiamo, dal cap. XIII, la riflessione
dell’autore sull’essenza del cristianesimo.
Alcune riflessioni sull’essenza
del cristianesimo.
[…] Cristianesimo viene da Cristo.
Cristo originariamente non designa un nome proprio di persona
ma un titolo. Col titolo Cristo,
predicato a Gesù di Nazaret crocifisso e risuscitato la comunità primitiva esprimeva la sua fede che in
quest’uomo si fossero realizzate le
aspettative radicali del cuore umano […].
La sua storia personale rivelò un
tipo di essere-uomo, una forma di
comportamento, un modo di parlare, di mettersi in relazione con
Dio e con gli altri che infrangeva
i criteri comuni di interpretazione
religiosa. La sua profonda umanità
lasciò intravedere strutture antropologiche
di una tale limpidezza e trasparenza al divino da superare tutto ciò
che fino allora era sorto nella storia religiosa dell’umanità. Umano
come Gesù poteva essere solo Dio.
Per tutto questo, Gesù di Nazaret
fu con ragione designato come
Cristo.
In lui si fonda e si comprende il
cristianesimo. Alla base del cristianesimo, dunque, sta Gesù Cristo.
E alla base di Gesù Cristo sta un
modo di vivere, un comportamento, un modo di essere uomo, una
struttura che, vissuta radicalmente
da Gesù di Nazaret, fece sì che
egli fosse designato come il Cristo.
Esiste dunque dentro la realtà umana una struttura cristica, che si manifestò in forma assoluta e definitiva nella vita, nella morte e nella
resurrezione di Gesù di Nazaret.
Il cristianesimo è vasto come
il mondo
La struttura cristica è anteriore al
Gesù storico di Nazaret. Essa preesisteva dentro la storia dell’umanità. Tutte le volte che l’uomo si
apre a Dio e all’altro, sempre che
si realizza il vero amore e il vero
superamento dell’egoismo, quando
DOMANDE & (qualche) RISPOSTA
l’uomo ricerca giustizia, solidarietà, riconciliazione e perdono, ivi si
dà vero cristianesimo ed emerge
dentro la storia umana la struttura
cristica. Può esistere quindi cristianesimo prima del cristianesimo; più ancora: si può realizzare
cristianesimo anche fuori dei confini cristiani. Cioè, il cristianesimo
si realizza non soltanto là dove è
esplicitamente professato e ortodossamente vissuto, ma sorge
sempre e dovunque l’uomo dice
sì al bene, alla verità e all’amore.
Prima di Cristo, il cristianesimo
era anonimo e latente1. Non aveva ancora un nome, pur esistendo
ed essendo vissuto dagli uomini.
Con Gesù Cristo, il cristianesimo
ebbe un nome. Gesù lo visse con
tale profondità e assolutezza che fu
chiamato per antonomasia Cristo.
Il fatto che non si chiamasse cristianesimo non significa che fosse
inesistente. Esisteva, ma in forma
implicita, anonima e latente. Con
Gesù, raggiunse la sua massima
evidenza, esplicitazione e rivelazione. La terra è sempre stata rotonda, anche prima che Magellano
lo dimostrasse. L’America del Sud
non cominciò a esistere con la sua
scoperta da parte di Cristoforo
Colombo: esisteva già prima,
sebbene non fosse esplicitamente
conosciuta. Analogamente per il
cristianesimo e Cristo: Cristo ci
rivelò l’esistenza del cristianesimo
dentro la realtà umana. Perciò egli
diede il nome al cristianesimo, così
come Amerigo Vespucci, il secondo scopritore dell’America, diede
il suo nome al continente scoperto,
America.
Sant’Agostino, che comprese molto bene questa realtà, poteva dire:
«La sostanza di quello che oggi
chiamiamo cristianesimo esisteva
già fra gli antichi ed era presente fin dai primordi dell’umanità.
Finalmente, quando Cristo apparve
nella carne, si cominciò a chiamare religione cristiana ciò che sempre era esistito» (Retr. 1, 12, 3).
Possiamo quindi affermare che il
cristianesimo è vasto come il mondo umano. Si poté realizzare ieri,
prima di Cristo e si può realizzare
ancor oggi fuori dei confini “cristiani”, là dove la parola “cristianesimo” non è adoperata né conosciuta. Più ancora: si può trovare
cristianesimo anche là dove esso è
combattuto e perseguitato da una
coscienza erronea. Cristianesimo,
perciò, non è solo una visione
più perfetta dell’universo, e nemmeno una religione più sublime, meno ancora una ideologia.
Cristianesimo è il vivere in modo
DOMANDE & (qualche) RISPOSTA
coerente e concreto, nella struttura
cristica, ciò che Gesù di Nazaret
visse come totale apertura all’altro e al grande Altro: amore indiscriminato, fedeltà incrollabile alla
voce della coscienza e superamento di ciò che lega l’uomo al proprio
egoismo. Con piena ragione diceva
il primo grande filosofo cristiano,
Giustino: «Tutti coloro che vivono
conforme al Logos sono cristiani.
Così, fra i greci, Socrate, Eraclito
e altri; e fra i non-greci Abramo,
Anania, Azaria, Elia e molti altri,
i cui nomi e le cui opere sarebbe
troppo lungo citare» (Apologia I,
46). Il cristianesimo quindi può articolarsi tanto nel sacro come nel
profano, tanto in questa quanto in
altra cultura, tanto ieri quanto oggi
o domani. Gesù nella sua umanità
visse con tale radicalità la struttura cristica da dover essere considerato come il miglior frutto della
evoluzione umana, come il nuovo Adamo, secondo l’espressione
dell’apostolo Paolo (1Cor 15,45);
come l’uomo che ha già raggiunto
la meta del processo di umanizzazione dell’uomo. Perciò il vero cristiano non è semplicemente colui
che si chiama così e che aderisce
alla religione cristiana, ma colui
che vive e realizza dentro la vita,
evidentemente, finché siamo nella
storia, in forma insufficiente e approssimativa, ciò che Cristo visse,
ciò per cui egli fu imprigionato,
condannato e giustiziato. Ratzinger
lo esprime in modo quanto mai
felice: «Non è vero cristiano il
membro confessionale del partito,
ma colui che è divenuto veramente
umano per il suo modo di vivere
cristiano. Non colui che osserva
in maniera servile un sistema di
norme e di leggi, pensando solo a
se stesso, ma colui che si è reso
libero e disponibile alla semplice
bontà umana» 2. Essere cristiani
significa vivere la vita umana in
quella profondità e radicalità in cui
essa si apre e partecipa al mistero
di Dio. Non già ciò che è cristiano
e cattolico è buono, vero e giusto,
ma il buono, il vero e il giusto è
cristiano e cattolico.
1. Cf. le riflessioni di K. RAHNER, Die anon
ymen Christen, in Schrif ten zur Theologie
VI, Einsiedeln 1965, pagg. 545-554; id., Der
Christ und seine Umwelt, in Schrif ten zur
Theologie VII, Einsiedeln 1966, pagg. 91104; A. ROEPER, Die anonime Christen,
Mainz 1962, specialmente pagg.149ss.
2. J. RATZINGER, introdução ao
Cristianismo, ed. Herder, São Paulo 1970,
pag. 223.
FLASH DAI CENTRI
Torino
La fede di chi non crede
La sede torinese ripropone per
l’anno 2014-15 l’esperienza degli
Incontri cafè con un programma
ridotto ma, ci auguriamo, interessante.
Tema generale: la fede di chi non
crede. Sì, perché anche in chi non
crede si cela spesso una ricerca inconscia di verità e di senso.
Nuova la sede degli incontri. Que-
st’anno siamo ospiti presso il bar
XO’café di via Po 46, Torino, ore
21,00.
Il primo evento, la sera del 22 ottobre, è stato dedicato alla figura di
Pier Paolo Pasolini e alla potenza
della sua ricerca spirituale, mantenuta con tormentosa lucidità pur
avendo abbandonato la fede. Ne è
testimonianza straordinaria il suo
film Il vangelo secondo Matteo,
Torino, Incontri-café: Fabio Rondano presenta Pasolini.
Intermezzi di Beniamino Trucco alla chitarra
FLASH DAI CENTRI
ritenuto il miglior film su questo
tema.
Fabio Rondano, al termine di una
magistrale presentazione, ha riferito
una testimonianza dello stesso regista sull’obiettivo di questa pellicola:
fare un film su Gesù come duemila
anni di storia l’hanno visto. Ha inteso narrare tutto quello che di buono
e di bello è stato detto su questo
personaggio, diventato in questo
arco temporale portatore di valori.
Come è stato accolto e percepito
in questi duemila anni e la risposta
che è stata data alla domanda: voi
chi dite che io sia? Ogni volta che
in Gesù irrompe la potenza di Dio,
nessuno lo comprende perché fin
dall’inizio, secondo Pasolini, poco
abbiamo capito di quello che Gesù
ci ha portato.
Il successivo incontro del 26 novembre di cui parleremo nel prossimo numero, ha messo a tema la
straordinaria figura di Etty Hillesum. La ragazza che non sapeva
inginocchiarsi.
Prossimo appuntamento: il 21 gennaio 2015 su Fabrizio De André.
Smisurata preghiera. Interviene
Giorgio Garrone.
Torino - Incontri Cafè
FLASH DAI CENTRI
Alba
Elena Cillario
Notte dei Santi
I gruppi GAM, InformaCristo e La
Comunità hanno organizzato per
sabato 1° novembre una Veglia di
Preghiera ed Evangelizzazione nella Chiesa di San Damiano, in via
Maestra, centro storico.
Come al solito arrivo prima, verso
le 18 per allestire il tavolino con
le pubblicazioni di InformaCristo e
rimanere fuori, davanti alla Chiesa,
per parlare con la gente e spiegare,
a chi chiede, lo scopo della serata.
La strada è molto affollata e tanti
giovani passano carichi di pacchi,
ridendo e vociando... Verso le 20,30
arrivano a frotte “altri giovani”, che
hanno volantinato per le strade...
Suscita sempre grande emozione
vederli entrare in Chiesa sorridenti
e pronti a rimanere con Gesù partecipando alla preghiera e all’Adorazione.
Ci sono anche diverse giovani coppie con bimbi. La Chiesa si riempie, il tema della Veglia è la santità,
ma... chi sono i Santi? Uomini e
donne normali che, seguendo con
fedeltà Gesù come modello, hanno
fatto della loro vita un capolavoro! Il cammino verso la santità è
in salita, certamente, ma è aperto a
10
tutti (Lv 19,2) e può essere percorso
con l’aiuto di Dio e tanta fiducia
in Lui.
Queste in sintesi le parole forti e
convinte di Don Eligio e dei giovani de La Comunità che hanno portato l’esempio di due mamme sante: Gianna Beretta Molla e Chiara
Corbella, vissute in un continuo SÌ
fino all’estremo dono della vita per
amore dei loro bimbi!
Preghiera, canti, gioia hanno avvolto tutti quanti e le tre ore di Veglia
sono trascorse veloci, lasciando in
ciascuno tanta pace e volontà di
amare.
Telefono amico
È già notte, squilla il telefono:
«Pronto! Ho visto il manifesto
“Pane sporco” che denuncia la corruzione. Ho letto tutto e sono nervoso, ho paura, fumo tutto il giorno.
Lo sa, sono calabrese, ma se torno
in Calabria mi ammazzano, allora
sto qui... Il vostro manifesto mi ha
dato uno scossone… che devo fare
per togliermi di dosso l’ansia e la
paura? E voi chi siete?»
Gli do dei consigli, lo invito ad aver
fiducia in Dio e lui stranamente si
calma e mi ascolta senza imprecare.
FLASH DAI CENTRI
Cuneo
Mirella Lovisolo
Notizie dalla sede
Nella sede di Cuneo stiamo provvedendo ad inviare in Albania ai
parroci di Tirana i foglietti di InformaCristo tradotti da Ada Bebri e
realizzati da Stefania. In sede abbiamo iniziato, con gli amici presenti
e con coloro che vorranno unirsi,
incontri pomeridiani sullo studio
della Bibbia che resta per molti
oggetto sconosciuto, anche da chi
sembra più addentro “alle cose di
Dio”. Riprendiamo i corsi dei biblisti che sono intervenuti negli incontri in sede e rivediamo i contenuti del Libro, soprattutto in forma
dialogante.
Novità: abbiamo allargato lo spazio
espositivo esterno per le pubblicazioni del materiale informativo di
InformaCristo e Sette e religiosità.
Qualcuno ha notato i nostri bei tavolini così utili per l’esposizione
e se ne è appropriato (!!!). Segno
che occorre realizzare l’esposizione
in forma migliore, cosa che sicuramente faremo.
Stanno per iniziare i corsi culturali a
Cuneo costituiti da due programmi.
Il primo: incontri-cafè, copiato
integralmente con qualche variante
da quelli organizzati dalla sede di
Torino e già in corso. Qui a Cuneo è stato concretizzato con l’aiuto
meraviglioso del parroco del Duomo don Roberto Gallo, contattato
per la realizzazione della mostra in
Duomo. È un’anima davvero missionaria, molto interessato a InformaCristo di cui riceve il giornale,
in particolare è stato interessato agli
“incontri-cafè”. Al mio desiderio di
poterli realizzare anche a Cuneo mi
ha subito portata a incontrare l’esercente di un bar esponendogli il progetto. Il barista ci ha offerto gratuitamente il locale per gli incontri. La
Provvidenza!!!
Il primo incontro ha avuto luogo
giovedì 27 novembre sulla figura
complessa di E. Munch. La sede
del corso è il Caffe “Coni veja”,
via Roma 43, dalle 17 alle 19.
Il secondo è un corso biblico sul
tema: Il libro di Giobbe. Si terrà
in gennaio-febbraio nella sede di
corso Giolitti 21, il martedì alle
ore 17.
11
FLASH DAI CENTRI
Mostra «Grafie dell’Anima»
Dal 14 al 29 settembre la mostra è
stata esposta nella bella e originale
chiesa parrocchiale di S. Rocco Castagnaretta Cuneo dove, in seguito alla proposta fatta da Ada Bebri,
siamo stati invitati dai Parroci don
Beppe e don Giuseppe, sacerdoti
molto aperti e comprensivi circa
le finalità della mostra. Il periodo
doveva essere di una settimana in
occasione della festa patronale di S.
Sereno, poi si è protratta sino alla
settimana successiva per accogliere
la visita delle scuole locali. L’esperienza è stata molto significativa, il
locale molto bello e accogliente, è
stato messo a disposizione con molta generosità dai sacerdoti.
L’illuminazione dei pannelli è stata
realizzata gratuitamente dall’amico
Pietro Paolo La Sala e dal seminarista Valerio. Partecipazione molto
viva all’inaugurazione e soprattutto
molto bello l’incontro con alunni e
professori con i quali l’incontro con
le radici del cristianesimo è stato
fonte di interesse.
La mostra a Pasqua andrà al
Duomo di Cuneo ma in una forma nuova di cui parleremo prossimamente.
La mostra Grafie dell’Anima a San Rocco Castagnaretta
12
la fede
di chi non crede
incontri cafè
presso il Caffè CONI VEJA - Via Roma 43 - Cuneo
dalle 17 alle 19
munch giovedì 27 novembre 2014
edvard
Il gRIdO dI ChI NON CREdE
Interviene: Mirella lovisolo
solini
a
P
o
l
P. Pao
giovedì 4 dicembre 2014
lA pOtENzA dEllA RICERCA
Interviene: Fabio Rondano
illesum
etty h
giovedì 8 gennaio 2015
lA RAgAzzA ChE NON VOlEVA
INgINOCChIARsI
Intervengono: giorgio garrone
Fabio bailo
e giovedì 19 febbraio 2015
matiss
henri
...dAllA MAtERIA AllA luCE
Interviene: Mirella lovisolo
Per informazioni: cell. 3333901053
[email protected]
INgREssO lIbERO
AssociAzione informAzioni su cristo
corso Giolitti 21 - Cuneo • sede centrale: Torino - corso Marconi 3
www.informacristo.org
13
FLASH DAI CENTRI
Genova
Laura Rossi
Notizie dalla sede
L’InformaCristo di piazza Bandiera
nella stagione estivo-autunnale ha
vissuto qualche difficoltà. A cominciare dall’allagamento per fuoriuscita
della fognatura proprio nel bel centro
della stanza della sede che, per chi
non lo sapesse, è il luogo principale,
il più importante dove si ricevono le
persone e dove ci sono le varie attrezzature.
C’è un detto popolare che dice più
o meno: «Non tutto il male vien per
nuocere» che si è avverato. Nonostante tutti i disastri, dopo i mega-
lavori del risanamento, il locale ha
cambiato faccia ed è diventato molto
più bello d’aspetto, più grazioso e accogliente.
Le forti piogge che hanno causato nella Città e nelle zone montane
danni enormi con morti e frane, per
ora hanno risparmiato la nostra zona.
Piazza Bandiera si trova sul lato sinistro della celebre basilica della Santissima Annunziata che è più elevata
rispetto alle zone in cui il Bisagno ha
rotto gli argini.
Abbiamo preso parte, per quanto
possibile anche noi, al disagio e all’angoscia della comunità genovese.
sede di cuneo - c.so giolitti 21 - ore 17
CORSO BIBLICO 2015
20 gennaio Introduzione al libro di Giobbe
27 gennaio Giobbe, prototipo dell’afflitto (1-11)
3 febbraio La protesta del sofferente (12-27; 29-37)
10 febbraio La risposta di Dio (28; 38-42)
Seguirà:
I viaggi di InformaCristo, proiezioni: l’Albania.
14
FLASH DAI CENTRI
Riaperta la sede, si ricevono di nuovo
chiamate di persone che raccontano
i loro problemi e chiedono consigli,
altri fanno domande per avere spiegazioni su qualche argomento contenuto nel Credo cattolico, altre hanno
solo bisogno di essere ascoltate.
Molte di queste richieste
arrivano in segreteria telefonica (010-2465085).
Il martedì e il giovedì pomeriggio sono i giorni di
apertura e i nostri collaboratori, sempre molto disponibili, sono presenti per
l’accoglienza e i vari lavori come il rispondere alle
e-mail, preparare materiale
da distribuire nei vari siti
che l’hanno richiesto e poi
c’è sempre qualcosa in programma che attende di essere fatta.
Per quanto riguarda il tema
del nuovo manifesto «Pane
sporco», finora le reazioni e
i commenti sono stati quasi
del tutto unanimi. Qualche
suggerimento è stato proposto per rendere più realistica
la descrizione della situazione denunciata in capo al
messaggio. Ogni rapporto
viene valutato dal nostro
gruppo operativo di comunicazione e
ringraziamo quanti condividono con
noi gli intenti dell’associazione che
sono di proporre messaggi positivi,
di orientamento alla fede cristiana,
messaggi che invitano al dialogo:
PARLIAMONE!
15
l’eco del dio nascosto
Giustizia e perdono, sguardo di Dio
Teresa Testa
Dio non è solo in chiesa…
Anche se ti sentirai solo e abbandonato,
non lo sarai. Non dimenticarlo.
(I. Silone, «Incontro con uno strano prete»
in Uscita di sicurezza)
Vorrei... perdonare con tutto il cuore chi mi
avesse colpito. E anche a te, amico dell’ultimo
minuto, anche per te, voglio questo grazie.
(dal Testamento spirituale
di Frère Christian de Chergè)
«Senza giustizia non c’è pace, senza perdono non c’è giustizia».
Perdono e giustizia non sono termini antitetici, ma piuttosto due elementi che si
completano a vicenda. È umano reagire con diffidenza o rifiutare apertamente
quanto sa di arrendevolezza, remissività, sopportazione ed arrivare ad atteggiamenti di ribellione o intransigenza, ma non è possibile consegnarci ciecamente alla nostra giustizia, perché questa ci porta all’intolleranza e alla rabbia. Un
mondo consegnato alla giustizia umana diventa rapidamente, come ogni giorno
costatiamo, un teatro di guerra.
La problematicità di questo argomento, le contraddizioni e gli interrogativi
che ne derivano sono, sul piano politico-sociale, terreno di scontri e divisioni, e culturalmente hanno alimentato quella corrente letteraria che, da Tolstoj
e Dostoevskij, ha assunto la forma del romanzo per esplodere nella denuncia
sociale e nell’impegno politico. In questo ambito si annovera Ignazio Silone.
Da tempo noto e apprezzato all’estero, dove l’esilio politico lo costrinse a vivere, in Italia viene pienamente riconosciuto solo nel 1965 con la pubblicazione di
Uscita di sicurezza. Il libro, essenzialmente autobiografico, riassume l’inquietudine di una vita attraversata da ribellioni e speranze, per approdare al conforto
della scrittura fatta di memoria.
Secondo Tranquilli (questo il nome di nascita), conobbe sin dall’infanzia la povertà e l’ingiustizia, donde la sua determinazione all’impegno per la causa degli
16
l’eco del dio nascosto
oppressi. Perse i genitori ed alcuni fratelli durante il terremoto del 1915 e dovette abitare «nel quartiere più povero e disprezzato del paese» dove cominciò a
frequentare la baracca della Lega dei contadini e a prendere parte a sommosse,
primi indizi delle rivoluzioni di classe. Affidato al collegio Pio X di Roma, di
qui venne espulso dopo un tentativo di fuga e, per diretto interessamento di Don
Orione, passò al collegio di San Remo, quindi di Reggio Calabria. L’incontro
con Don Orione influenzò certamente la sua coscienza, ma non gli impedì le libere e travagliate scelte. Tra i 17 e 18 anni si trasferì a Roma e, lasciati gli studi,
s’immerse del tutto nella lotta politica. Furono anni difficili, tra lotte e delusioni:
partecipò al movimento giovanile socialista rivoluzionario, fu processato e condannato a un’ammenda e dovette fuggire esule all’estero. Fu tra i fondatori del
partito comunista italiano, ma la sua vita in seno al P.C.I. non fu mai facile. Nel
1930, espulso dal partito in seguito a posizioni di intransigenza e al rifiuto di
ogni compromesso, profondamente deluso da quella che si rivelava una nuova
dittatura, scrisse: «Avrei potuto provare la mia buona fede, dimostrare la mia
non appartenenza alla frazione trotzkista… ma non volli. Non dovevo lasciarmi
sfuggire quella nuova, provvidenziale occasione, quell’uscita di sicurezza. Era
finito. Grazie a Dio» (Uscita di sicurezza, p. 94). Per sottrarsi alla persecuzione
fascista emigrò in Svizzera, dove rimase fino al 1945.
Falliti i tentativi di rivolta, smarrita la fiducia nei “compagni”, anziché rifugiarsi
nell’amarezza e nel disimpegno, continuò a lottare per la giustizia e la libertà
dedicandosi alla scrittura.
Volse tutta l’attenzione alla vita italiana nelle campagne durante il periodo fascista denunciando, attraverso i protagonisti dei suoi primi romanzi, i rapporti
sociali odiosi e oppressivi nei riguardi dei “cafoni”, costretti a subire da sempre
umiliazioni e soprusi, facendosi voce di tante sofferenze.
Ma è in Uscita di sicurezza dove Silone traccia il suo vero autoritratto politico e
morale: qui, attraverso ricordi e riflessioni che vanno dall’adolescenza all’uscita
dal partito, egli ripercorre l’accidentato cammino di ricerca di giustizia, di verità
e di libertà che caratterizzò la sua esistenza. Vi leggiamo l’impronta della cultura
contadina della sua infanzia, le più brucianti vicissitudini della sua vita sociale e
politica, vi trovano ampio spazio esempi di semplicità, di compassione e condivisione in uno sfondo di solidarietà e pietà cristiana.
Questi ricordi, disse, «erano la mia forza, perché erano ricordi nei quali c’era
la riserva morale e direi anche religiosa con la quale potevo sfidare le maggiori
avversità della vita» (Ivi, p. 211).
17
l’eco del dio nascosto
Nell’episodio d’inizio, “Visita al carcere”, rivive la sofferenza del ragazzo Silone
al contatto con la miseria e l’ingiustizia e il turbamento di fronte al giudizio paterno, così misericordioso nei confronti di quel «piccolo uomo cencioso e scalzo, ammanettato tra due carabinieri» (Ivi, p. 3).
In “Políkusc’ka”, il ricordo dell’omonimo racconto di Tolstoj casualmente avuto
in lettura ci rivela la diversa angolazione con cui, rispetto ad altri, fin da ragazzo
egli avrebbe giudicato le cose e gli uomini. Avendo cominciato a leggerlo lungo la strada all’ombra d’un albero, ne fu subito «turbato e commosso», fino a
dimenticare il tempo e l’appetito. «Quella triste lentezza del raccontare mi rivelava una compassione superiore all’ordinaria pietà dell’uomo che si commuove
alle disgrazie del prossimo e ne distoglie lo sguardo per non soffrire. Di questa
specie, pensavo, dev’essere la compassione divina… che non sottrae la creatura
al dolore, ma non l’abbandona… anche senza mostrarsi» (Ivi, p. 38).
La profonda sensibilità umana, che colora tutti i romanzi siloniani e ne caratterizza i personaggi chiave, certamente si è radicata attraverso quell’ “Incontro con
uno strano prete”, don Orione, «piccolo prete, uomo straordinario», che colpì in
modo profondo il giovane Silone e resterà per sempre nella sua vita. «Ricordati
– gli disse don Orione – che Dio non è solo in Chiesa. Non ti mancheranno
nell’avvenire momenti di disperazione. Anche se ti sentirai solo e abbandonato,
non lo sarai. Non dimenticarlo» (Ivi, pp. 27-28).
Tutta la sua scrittura sottolinea una ricerca sofferta di giustizia e verità, accompagnata da una profonda esigenza di libertà, come valori inalienabili dello
spirito. «Vi sono certezze irriducibili, queste certezze sono nella mia coscienza, certezze cristiane… negarle significa disintegrare l’uomo» (Ivi, p. 124). Per
Silone, infatti, la giustizia sociale, il riscatto degli umili si reggono sulla certezza
del bisogno di apertura alla realtà degli altri, alla fraternità degli uomini e non
può essere concepita una vita morale sorda a questo impegno, che è del tutto
evangelico.
Alla moglie Darina Laracy confidò: «Devo a Cristo e al suo insegnamento di
essermi ripreso, anche standomene esteriormente lontano. Mi è capitato alcune
volte, in circostanze penose, di mettermi in ginocchio, nella mia stanza, semplicemente, senza dire nulla, solo con un forte sentimento d’abbandono; un paio di
volte ho recitato il Pater noster; un paio di volte ricordo di essermi fatto il segno
della Croce».
Ma il “ritorno” non è stato possibile, neanche dopo gli “aggiornamenti” del
Concilio. Restò, come si autodefinì, cristiano senza chiesa e socialista sen18
l’eco del dio nascosto
za partito. Scrisse: «La libertà... è la possibilità di dubitare, la possibilità di
sbagliare, la possibilità di cercare, di esperimentare, di dire no a una qualsiasi
autorità, letteraria artistica filosofica religiosa sociale, e anche politica» (Ivi,
p. 68). In nome di nessuna giustizia può essere violata la libertà. È questa una
attestazione della pacificazione interiore, dello sguardo di perdono su tutto un
passato rivissuto e sofferto, ma pure una “dichiarazione di fiducia” in un futuro
migliore. «È già molto questa fiducia che ci consente di andare avanti, questa
poca luce che ci consente almeno di vedere dove posare i piedi per camminare»
(Ivi, p. 124).
«È compito di uomo buono quel bene che tu… non hai potuto operare, insegnarlo ad altri, acciocché, sendone molti capaci, alcuno di quelli più amato dal cielo
possa operarlo» (Ivi p.125). In questa massima di Machiavelli, Silone esprime
tutta la speranza riposta nella consegna delle sue memorie.
Mutano i tempi e le circostanze, la storia ci pone dinnanzi nuove e sanguinose violenze, l’umanità reclama all’uomo di ricordare che è innanzitutto uomo,
che ideali come fraternità, dialogo, perdono sono irrinunciabili, affinché si possa
uscire da atroci situazioni di conflitti. Nulla può impedire di continuare a “gettare
ponti” tra culture, civiltà, religioni.
Ma perché rischiare il martirio in una
terra dove, per una spiacevole semplificazione, Islam e terrorismo sono
associati nella mente delle persone?
Che senso ha la presenza di una comunità di monaci nel mondo islamico? Questa domanda non era stata
estranea ai monaci di Tibhirine, tragicamente rapiti il 26 marzo 1996 e
trucidati il 21 maggio seguente. Più
volte avvisati del pericolo incombente, avevano rifiutato ogni protezione
della polizia, per non essere considerati dei privilegiati, non scendere
a compromessi col potere e compromettere il legame fraterno con la popolazione. Quale spirito sosteneva la
19
l’eco del dio nascosto
loro presenza? «L’amore di Dio condiviso con i propri fratelli e sorelle», non
dimenticando che «eravamo degli stranieri, chiamati a diventare dei fratelli e
a formare con gli algerini una comunità di amicizia e di rispetto reciproco, a
dispetto delle differenze di cultura, nazionalità e religione» (Frére J. Pierre, Lo
spirito di Tibhirine, p. 77).
Dapprima guardati con sospetto e diffidenza, avevano finito per mescolarsi alla
popolazione, intessendo semplici relazioni umane, dal mercato all’ambulatorio,
dove fratel Luc era «il medico dei corpi e delle anime». «Quel cuore d’oro e
quella generosità entravano in consonanza con la cultura locale in cui la condivisione era una nozione essenziale» (Ivi p. 82). Era la gioia semplice dell’amicizia, dell’immersione nel popolo, a destare l’eccezionale ammirazione. «L’amore
fraterno è una leva potente per salvare il mondo». Il loro martirio ha gridato ad
alta voce che “l’amore è più forte dell’odio”.
Il testamento spirituale lasciatoci da Frère Christian è una eloquente testimonianza di perdono cristiano: «Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere oggi)
di essere vittima del terrorismo… venuto il momento, vorrei avere quell’attimo
di lucidità che mi permettesse di sollecitare il perdono di Dio e quello dei miei
fratelli in umanità, e nel tempo stesso di perdonare con tutto il cuore a chi mi
avesse colpito… Di questa vita perduta io rendo grazie a Dio… E anche a te,
amico dell’ultimo minuto, che non avrai saputo quel che facevi. Sì, anche per
te voglio questo GRAZIE e questo AD-DIO voluto da te. E che ci sia dato di
ritrovarci, ladroni beati, in paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e due.
Amen! Inšallah» (Frère Christian de Chergé, Più forti dell’odio, p. 229).
Se ha un senso la presenza in terra algerina di questi monaci, se ha un senso il
sacrificio di queste vite, esso è nell’«estremo rifiuto della logica dell’inimicizia,
l’unico atto che può porre fine alla catena delle rivalse e delle vendette» (Enzo
Bianchi, pref. a Più forti dell’odio). È questo un messaggio forte di amore e
di speranza per la nostra società, oggi così coinvolta nella questione islamica.
«L’amore arreca dei frutti che devono condurre l’altro a riconoscere da sé il
proprio torto» (Lo spirito di Tibhirine, cit. p. 47). Non è forse questo il vero
perdono? Infatti “Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre
eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rom 5,8).
Testi citati:
IGNAZIO SILONE, Uscita di sicurezza, Mondadori 2001
FRÈRE CHRISTIAN DE CHERGÉ, Più forti dell’odio, Ed. Qiqajon 2006
FRÈRE JEAN-PIERRE BALLET, Lo spirito di Tibhirine, Paoline 2014
20
DICIAMOLO CON L’ARTE
Maria, la “Madre del buon consiglio”
Signora d’Albania
Mirella Lovisolo
La festività natalizia evoca sempre
la dolce immagine di Maria con in
braccio il Figlio Gesù e l’arte, sin dal
200 d.C. e per tutti i secoli successivi,
ce ne ha dato espressioni coinvolgenti, universalmente note. Queste immagini sono entrate nell’iconografia
mariana con un nome che ne designa
la tipologia: Madre della Tenerezza,
l’Hodighitria, Maria Lactans, ecc.
Altre sono entrate nelle Litanie Lauretane, come è avvenuto per la Madre del Buon Consiglio.
Nell’ambito della straordinaria visita
di Papa Francesco in Albania, vogliamo considerare questa icona che
raffigura la Protettrice della nazione
albanese: la Madre del Buon Consiglio, Signora di Scutari. L’invocazione Madre del Buon Consiglio venne
aggiunta, nelle litanie lauretane, il 22
aprile 1903 da papa Leone XIII in
seguito alla diffusione del culto alla
Madre di Gesù invocata con questo
titolo.
Nel mio viaggio in quella nazione ho
voluto subito recarmi in quel santuario, collocato alle falde del Castello
di Rozafat, presso il lago di Shkodra alla confluenza dei fiumi Drini e
Bune, per affidare i miei progetti alla
Madre di Gesù, per chiedere a lei il
“dono del consiglio” e soprattutto il
suo “buon consiglio”.
Il santuario non ha nulla degli antichi
santuari di pellegrinaggio che conosciamo in Occidente, santuari barocchi ad effetto scenografico o quelli
di tipo orientale con icone e contrasti luministici; si tratta invece di una
bella e luminosa chiesa moderna, ma
di modeste proporzioni. Subito mi ha
colpito la semplice e sorridente accoglienza di una giovane suora che
Icona
della Madonna del Buon Consiglio
21
DICIAMOLO CON L’ARTE
cura il santuario e che ci ha dato, con
alcune informazioni, una bella icona.
La giovane suora rifletteva davvero
la freschezza della ritrovata fede di
quel “popolo giovane” (come l’ha
definito il Papa) della Chiesa martire
d’Albania.
Ovviamente ho avviato subito una
ricerca sulla realtà di questo Santuario. Ne è venuto qualcosa che è
esattamente il riflesso della storia di
Albania sino alla tragedia del regime
comunista. La storia del Santuario
della Madonna del Buon Consiglio
si intreccia con la storia delle sofferenze del popolo albanese e con
la sua tenace speranza. Il Santuario
già edificato nella Città di Scutari,
fin dal VI secolo, era stato distrutto già nel 1467 dalle orde dei turchi
ottomani che, dopo l’eroica resistenza di Giorgio Kastriota Skanderbeg,
invasero l’Albania per convertirla
forzatamente all’Islam, distruggendo chiese e monasteri. L’immagine
venerata però non venne distrutta
perché trasportata misteriosamente
a Genazzano vicino a Roma dove
si trova tuttora, circondata da una
grande devozione. Nel 1917 a Scutari venne ricostruito, nello stesso
sito, tra l’entusiasmo popolare, un
nuovo Santuario dedicato sempre alla
“Madonna del Buon Consiglio”, ma
nel 1945 l’Albania, proclamata “Re22
pubblica Popolare Comunista” da un
regime estremamente repressivo ed
ostile, perse ogni diritto di praticare
la propria fede religiosa.
Il Santuario della «Madonna del
Buon Consiglio» venne raso al suolo; tutte le Chiese furono devastate
o trasformate in magazzini, teatri e
persino in stalle; i sacerdoti furono
ferocemente perseguitati, condannati
al carcere, alla tortura e alla fucilazione. La persecuzione ebbe il suo
culmine nel 1967, quando il Presidente Enver Hoxha proclamò l’Albania “primo Stato ateo del mondo”.
Questa situazione terribile continuò
fino al 4 Novembre 1990, giorno che
segnò l’apertura della nuova epoca,
con una Santa Messa celebrata al
Cimitero cattolico di Scutari, luogo
dove venivano uccisi i cristiani dissidenti. Questa data fu seguita da
altri eventi molto felici: la visita in
Albania di Madre Teresa di Calcutta
originaria di questa terra e poi di Giovanni Paolo II che donò al santuario
copia dell’icona originale e riaprì il
Seminario interdiocesano intitolato
alla “Madonna del Buon Consiglio”.
Ma contempliamo questo straordinario dipinto: realizzato su di un sottile
strato di intonaco, misura 31 cm di
larghezza e 42,5 cm di altezza. Esso
rappresenta la Santissima Vergine,
che nell’ineffabile sorriso mater-
DICIAMOLO CON L’ARTE
no, tiene tra le braccia il Bambino
Gesù. Entrambi sono inseriti, oltre
al panneggio di fondo, sulla semplice mandorla iridata. Il piccolo Gesù
trasmette il candore di un bambino
e la saggezza dell’adulto che pensa
all’opera della creazione ed è il Signore. Con grande tenerezza, preme
il suo viso su quello della Madre. Vi
è tra di loro un’attraente intimità e
l’unione di anime riflessa nei loro
sguardi. Iconograficamente l’opera si
richiama alle icone della “tenerezza”,
ma stilisticamente rimanda alla pittura murale del tardo medioevo, i colori sono delicati, campiti con linee di
contorno sottili... L’affresco che poteva essere parte di un dipinto murale
più esteso, è avvolto nella penombra
del mistero e del miracolo, si ignora
quando e da chi fu dipinto. Anche
se il regime aveva raso al suolo il
Santuario, quel luogo, incastonato tra
le montagne, ha continuato a rappresentare nel cuore di tanti Albanesi la
“casa” di Maria, l’unico faro di speranza capace di rischiarare la lunga
notte delle persecuzioni.
«La Madre di Scutari nella sua immagine ha sempre guidato e protetto
i suoi figli. Ha vegliato su di loro
nei lunghi anni delle “catacombe”,
ed anche ai giorni nostri continua a
rispondere alle incessanti, silenti preghiere di un popolo che faticosamente, ma con coraggio, cerca la via del
suo futuro di pace e di fede» (M. Di
Lorenzo, 2005).
Il Santuario
23
religioni culti magìa
Il risveglio della fede cristiana
nel movimento pentecostale
Laura Rossi
Il più rilevante gruppo di risveglio
nella storia del cristianesimo è senza
dubbio quello pentecostale. Il numero
dei fedeli nel mondo ha raggiunto i 524
milioni e si prevede che nel 2025 si
raggiungeranno gli 811 milioni.
Le origini del movimento pentecostale
risalgono a piccoli gruppi che condividevano l’interesse per la glossolalia
(espressione verbale di suoni, più o
meno linguistici, ma incomprensibili e
caratterizzati dalla creazione volontaria
di parole deformate, associate sistematicamente allo stesso significato).
Si dice che tutto iniziò nella notte tra il
31 dicembre 1900 e il 1° gennaio 1901
quando un’allieva della scuola biblica
di Topeka nel Kansas (USA) cominciò
a parlare in lingue. Inizio un po’ fantastico perché pochi fenomeni religiosi
sono nati all’improvviso. Più verosimile è l’identificazione di quattro radici
remote, ovvero quattro temi fondanti:
il battesimo nello Spirito Santo, le guarigioni, il premillenarismo e l’interesse
per la glossolalia cioè il “dono delle
lingue”.
Il battesimo nello Spirito Santo trae
origine da un movimento simile, l’holiness e conferisce al credente una forza propria. Tale evento comunica una
forza che dona la capacità di parlare
24
in altre lingue, sconosciute però dal
fedele che le parla.
La seconda radice consiste nell’interesse per le guarigioni e altri segni
della presenza dello Spirito Santo (profezie, estasi fino all’esperienza di essere letteralmente “gettati a terra dallo
Spirito”).
La terza radice consiste nel premillenarismo, cioè quella teoria secondo cui Gesù Cristo verrà presto sulla
Terra, tra varie catastrofi prodotte dalla
perversità degli uomini, per inaugurare
un regno di mille anni, dopo di che
avverrà il giudizio universale.
La quarta radice remota del pentecostalismo, secondo recenti studi, è costituita dalla religiosità afro-americana caratterizzata dall’oralità: modi espressivi
usati nella predicazione, nelle tradizioni orali, il canto, la danza, il corpo. I
fedeli afro-americani gradiscono di più
un culto che usi espressioni vivaci e
gioiose anziché l’uso della parola scritta e della teologia.
Da queste radici remote ne è nata la
dottrina della chiesa pentecostale.
Oltre che al battesimo nello Spirito
Santo e al dono del parlare lingue sconosciute, si crede nel mandato universale dei credenti. Nel battesimo ogni
credente recepisce il mandato di Gesù
religioni culti magìa
di predicare il vangelo ad ogni uomo
e di ricercare la propria santificazione
e consacrazione a Dio in ogni giorno
della propria vita con preghiera, digiuno, lettura e meditazione della Scrittura
in continua ricerca di comunione personale con Dio.
Il Rapimento della Chiesa. Questa
dottrina annuncia il ritorno di Gesù
Cristo alla fine dei tempi per rapire e
portare con sé in Cielo tutti i credenti
in lui che in quel momento saranno
ancora in vita sulla terra oltre e tutti i
credenti in lui che già morirono; tutti
saranno risuscitati in quel momento e
rapiti in cielo.
Ci sarà poi un secondo avvento di
Cristo per il giudizio finale.
L’attrazione maggiore che esercita il
pentecostalismo sta nella sua critica
alla vita cristiana vissuta tiepidamente
e nella promessa di una vita cristiana
più ricca. Molti vivono freddamente
le loro pratiche religiose che diventa-
no pure formalità prive di vita. La vita
cristiana è ridotta a rituale esteriore e
manca l’esperienza della gioia della
salvezza. Il misticismo sorge sempre
sullo sfondo di un declino di vita spirituale. C’è bisogno di risveglio religioso e il pentecostalismo è una forza
indubbiamente trainante.
Influenzato dalla religiosità afro-americana, il pentecostalismo insieme alla
glossolalia e al dono dell’interpretazione delle lingue, considera manifestazioni dello Spirito Santo anche il canto
e la danza che nei riti vengono usati di
più che la parola o la lettura.
Per un discernimento
Nel pentecostalismo a volte sono enfatizzati esageratamente i carismi, le
esperienze eclatanti dimenticando che
la vita cristiana è anche lotta, combattimento contro il peccato che abita
in noi. Per questo motivo il cristiano non può gloriarsi di se stesso, ma
confesserà «Quanto a me invece non
ci sia altro vanto che nella croce del
Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo
della quale il mondo per me è stato
crocifisso, come io per il mondo» (Gal
6,14). E ancora Paolo ai Corinti dirà:
«Mi vanterò quindi ben volentieri delle
mie debolezze perché dimori in me la
potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi,
nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando
sono debole, è allora che sono forte»
(2Cor 12,9-10).
25
Qui pubblicità
Punti di esposizione e distribuzione per manifesti, opuscoli e dépliant
dell’Associazione Informazioni su Cristo
ASSOCIAZIONE INFORMACRISTO
sede di
Torino
sede di
Genova
sede di
Cuneo
LOCALI VARI
Copisteria La Puntuale
Torino
Casa Impiegate e Studentesse Torino
Casa Convegni Maria Regina Saluzzo
Libreria Escata
Verzuolo
Caserma Cernaia
Torino
Cimitero Monumentale Torino
Albergo «Genova e Stazione» Torino
Monastero Cappuccine Torino
Chiesa San Rocco
Torino
Bar, via della Consolata Torino
Fotografo, via XX Settembre Torino
Basilica Maria Ausiliatrice Parr. SS. Pietro e Paolo Parr. Patrocinio S. Giuseppe
Chiesa San Giovanni Ev.
Chiesa Imm. Concezione
Ufficio ANCOL
Casa di Reclusione
Casa del fiore
Studio Associato Ar.Tec.
Curia, sala d’attesa
Casa Opere Diocesane
Seminario
Sede CVA
Centro Caritas Panetteria Gerlotto
Panetteria Giacosa Panetteria Sirio Libreria L’incontro
Torino
Torino
Torino
Torino
Torino
Saluzzo
Saluzzo
Verzuolo
Busca
Alba
Alba
Alba
Alba
Alba
Alba
Alba
Alba
Alba
(segue da pag. 25)
L’esperienza non deve mai essere
un’alternativa alla vita di fede, o qualcosa che si aggiunge alla fede. Cristo
non ci ha chiamati a “fare esperienze”
e ad “avere delle sensazioni” o a compiere “opere strepitose”, ma a credere
in Lui. La via della salvezza è la fede
in Lui. La salvezza ci è promessa per
la potenza dello Spirito Santo che ci
è stato dato, e non per la forza delle
nostre esperienze pur grandi che siano.
L’attività della vita cristiana è l’amore,
verso Dio e verso il prossimo; è l’at26
tività non appariscente dell’osservanza
della legge di Dio. Tuttavia la fede suppone pure un’esperienza: attraverso la
fede, lo Spirito Santo dona la pace e
la gioia che procede dalla giustificazione: «Giustificati dunque per la fede,
noi siamo in pace con Dio per mezzo
del Signore nostro Gesù Cristo; per
suo mezzo abbiamo anche ottenuto,
mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci
vantiamo nella speranza della gloria
di Dio» (Romani, 5,1-2).
Cartoleria Minimondo
Biomedical Confartigianato Sede Inail
Acconciature Angela
Pettinatrice Rosella
Fioraia «Punto verde» Fioraio F.lli Colombano
Casa della giovane
Scuola materna (Moretta)
Lavanderia/sartoria Drusy
Utensili Promio Giusy
Giornalaio Stazione FS
Bottega di Elia
Cattedrale
Chiesa Cristo Re
Santuario della Moretta
Chiesa Divin Maestro
Oratorio San Cassiano
Chiesa S. Margherita
Parrocchia San Damiano
Alba
Alba
Alba
Alba
Alba
Alba
Alba
Alba
Alba
Alba
Alba
Alba
Alba
Alba
Alba
Alba
Alba
Alba
Alba
Alba
Alba
Chiesa Divino Amore
Baraccone
Parrocchia
Gallo d’Alba
Parrocchia
Mussotto d’Alba
Bar
Mussotto d’Alba
Casa Convegni Altavilla Alba
Autoscuola Ardito
Neive
Scuola materna
Diano d’Alba
Gelateria Magliano Alfieri
Bar Sport
Magliano Alfieri
Chiesa parrocchiale
Lequio Berria
Chiesa parrocchiale
Castagnito
Chiesa S. Giuseppe
Montelupo
Oratorio parrocchiale
Govone
Parrocchia
Canove
Autoscuola Montà d’Alba
Chiesa B.V. del Rosario
Bra
Chiesa Cappuccini
Bra
Chiesa Battuti Neri
Bra
Acconciature Il Pettine
Cuneo
Locali vari Acqui Terme
Parrocchia San Bernardino Albenga
Torino - Banchetto in piazza San Carlo
27
OSPEDALI
Gradenigo
Torino
Martini Nuovo
Torino
Oftalmico
Torino
C.T.O.
Torino
San Luigi Orbassano
Ospedale Santo Spirito
Bra
Ospedale civile
Alba
Ospedale civile
Savigliano
Ospedale civile
Alessandria
San Martino
Genova
Galliera
Genova
Gaslini
Genova
Ospedale
Sestri L.
Sant’Orsola Bologna
Ospedale Malpighi Bologna
Ospedale Maggiore Bologna
VETRINE
C.so San Martino 1
Torino
Via Po 4
Torino
Via Sacchi 2
Torino
C.so Vittorio Emanuele II 60 Torino
Via Carlo Alberto 39
Torino
Via XX Settembre 81
Torino
Via Sacchi 44
Torino
Via Cavour (chiesa Madonna
Torino
degli Angeli)
Via Nizza 25
Torino
Via Nizza 56
Torino
Via Nizza 92
Torino
Via delle Orfane
Torino
(ang. Via Garibaldi)
Piazza San Carlo
Torino
(chiesa di S. Cristina)
Autoscuola Canta
Orbassano
Piazza Galimberti 12
Cuneo
Piazza Europa
Cuneo
Via Umberto 82
Busca
Via San Rocco
Bra
Via Audisio 1
Bra
Santuario
Belmonte
San Bernardo
Verzuolo
Centro Commerciale
Alba
Via Maestra 9
Novara
Via SS. Filippo e Giacomo Genova
Via 5 Maggio 1 e 20
Genova
Via Bellucci (Nunziata)
Genova
Via Cantore 21
Genova
Piazza Goffredo Villa 5
Genova
Piazza Acquaverde 3
Genova
C.so Buenos Aires 12
Genova
FOGLIO DI COLLEGAMENTO - Semestrale di informazione dell’Associazione Informazioni su Cristo
10125 Torino Corso Marconi 3
Tel. e Fax 011 540681
16124 Genova Piazza Bandiera 27r Tel. e Fax 010 2465085
12100 Cuneo Corso Giolitti 21 Tel. 333 3901053
Internet: www.informacristo.org
E-mail: [email protected]
ccp 31717101
Direttore Responsabile Renza Guglielmetti - Registrazione Tribunale di Saluzzo n. 124 del 4-4-1991
28
ROC n. 19390
Scarica

Dicembre 2014 - InformaCristo