Provincia di Catanzaro Assessorato Ambiente e Territorio Settore Tutela Ambientale PIANO ENERGETICO AMBIENTALE DELLA PROVINCIA DI CATANZARO PIANO DI INDIRIZZO DICEMBRE 2004 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo INDICE 1 INTRODUZIONE 3 2 IL PIANO DI INDIRIZZO 6 3 INQUADRAMENTO NORMATIVO 8 3.1 Impegni internazionali e Programmi nazionali per la riduzione dei “gas serra” e per lo sviluppo “sostenibile”. 8 3.1.1 Impegni internazionali 8 3.1.2 L’Agenda 21 10 3.1.3 Impegni europei 11 3.1.4 Impegni nazionali 13 3.1.5 Piano nazionale per lo sviluppo sostenibile 14 3.2 Norme e decreti sulle fonti energetiche rinnovabili e sul risparmio energetico 3.2.1 Inquadramento programmatico – le FER a livello UE 3.2.2 Inquadramento programmatico - le FER a livello nazionale 3.2.3 La normativa per lo sviluppo delle FER e il risparmio energetico in Italia 16 16 20 21 3.3 Decentramento di deleghe e funzioni in campo energetico agli Enti locali 31 GLI STRUMENTI DI SOSTEGNO, GESTIONE E VERIFICA 40 4.1 Gli strumenti di sostegno 4.1.1 Strumenti di controllo 4.1.2 Strumenti finanziari 4.1.3 Diffusione dell’informazione e della formazione 4.1.4 Campagne di gestione dell’energia negli edifici destinati ad uso pubblico 4.1.5 Programmi di partecipazione 4.1.6 Adeguamento legislativo e normativo dei piani territoriali e settoriali interessati 4.1.7 La semplificazione amministrativa 41 41 41 46 47 47 49 50 4.2 Gli strumenti di gestione e verifica 4.2.1 Potenziamento delle strutture provinciali in materia di energia 4.2.2 Formazione dei tecnici provinciali e degli enti locali 4.2.3 Verifica del conseguimento degli obiettivi e aggiornamento del Programma energetico 51 51 54 54 4 5 5.1 L’OFFERTA DI ENERGIA 55 Il processo di metanizzazione 55 5.2 Sviluppo del sistema di generazione elettrica 5.2.1 Procedure autorizzative 5.2.2 Criteri localizzativi 5.2.3 La cogenerazione 56 58 60 64 5.3 Le fonti rinnovabili 5.3.1 La fonte idroelettrica 5.3.2 La fonte eolica 5.3.3 La fonte solare 5.3.4 Le fonti da biomassa 68 71 75 80 84 SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo 6 6.1 LA DOMANDA DI ENERGIA 89 Le attività produttive 92 6.2 Il settore civile 6.2.1 Edilizia privata 6.2.2 Edilizia pubblica 96 96 102 7 SINTESI DELLE ATTIVITÀ 104 8 IL PIANO FINANZIARIO 116 SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 2 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo 1 INTRODUZIONE La fruizione di un certo numero di servizi richiede l’uso di energia. Questa domanda di servizi energetici finali riguarda, ad esempio, il bisogno di climatizzazione degli edifici, o quello di manipolazione, conservazione e cottura dei cibi, od ancora i bisogni di illuminazione e di comunicazione. Anche nelle attività produttive l’energia costituisce uno dei fattori fondamentali di produzione, sia per il suo impiego diretto nei processi tecnologici, sia per il suo impiego indiretto attraverso l’uso di materiali la cui produzione ha a sua volta richiesto energia. La domanda di servizi energetici finali è diversa da luogo a luogo ed evolve nel tempo, sia attraverso trasformazioni della modalità di manifestazione dei bisogni sociali, che attraverso la variazione dei livelli desiderati di loro soddisfacimento. Per il soddisfacimento dei bisogni della popolazione, ad un dato livello di intensità, nonché per le attività di produzione dei beni e dei servizi, sono generalmente possibili diverse opzioni circa le tecnologie e le modalità organizzative con cui viene attuata la conversione energetica finale che concorre a sua volta a rendere disponibile il servizio od il bene desiderato. Connessa alla selezione delle tecnologie di conversione e delle modalità organizzative vi è poi la scelta del tipo di vettore energetico utilizzato (prodotti petroliferi, gas naturale, energia elettrica, ecc.) e dell’origine di quel vettore (fonti primarie fossili o rinnovabili). Vari fattori concorrono in modo più o meno consapevole alla scelta della combinazione tecnologia/vettore: costo della tecnologia e del vettore, impatto ambientale, comodità d’uso reale o percepita, consuetudini, ecc. Storicamente, le politiche energetiche si sono concentrate soprattutto sull’aumento della fornitura di energia, considerando la produzione ed il consumo di energia una delle sfide principali. D’altra parte, il consumo di fonti primarie energetiche non rinnovabili, oltre a menomare la disponibilità di uno stock che si è formato nel corso di milioni di anni, contribuisce ad incrementare numerose criticità ambientali che devono essere affrontate seriamente. Alcune di queste criticità sono conosciute da molto tempo, mentre altre stanno attirando l’attenzione e la preoccupazione durante questi ultimi anni. Tali criticità si estendono a vari livelli: locale, regionale e globale. A livello locale il problema è rilevante per quanto concerne in particolare la qualità dell’aria, in relazione alla concentrazione di residui e sottoprodotti di combustione (come il monossido di carbonio, i composti organici volatili, gli ossidi di azoto, ecc.). A livello regionale vi è una criticità associata alle emissioni causate dal funzionamento di impianti energetici che, generate localmente, hanno impatti che si estendono oltre i confini del paese di origine (ad esempio, le emissioni di ossidi di zolfo e di azoto originate dalle centrali termoelettriche sono la causa delle cosiddette precipitazioni acide). A livello globale il problema è costituito dalla ri-emissione nell’atmosfera del pianeta di carbonio in forma ossidata (CO2) e di altre molecole opache alla radiazione infrarossa (effetto serra). Questo problema ha attirato l’attenzione sia dei governi che della sensibilità popolare negli ultimi anni, a causa delle sue possibili conseguenze sul clima a livello planetario. Negli ultimi anni le emissioni di gas clima alteranti sono considerate un indicatore di impatto ambientale del sistema di trasformazione ed uso dell’energia e le varie politiche concernenti l’organizzazione energetica fanno in gran parte riferimento ad esse. L'energia ha assunto, quindi, una posizione centrale nella problematica dello sviluppo sostenibile: prima di tutto perché l'energia (o più esattamente l'insieme di servizi che l'energia fornisce) è una componente essenziale delle sviluppo; in secondo luogo perché il sistema energetico è responsabile di una parte importante degli effetti negativi delle attività umane sull'ambiente (a scala locale, regionale e globale) e sulla stabilità del clima. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 3 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Vi è un consenso generale sulla insostenibilità del modo in cui l'energia è prodotta e utilizzata oggi nel mondo: in particolare, se questo modello continuasse nel futuro e fosse esteso a soddisfare la crescente domanda di energia da parte dei paesi in via di sviluppo, si andrebbe rapidamente incontro all'esaurimento delle risorse, a danni irreversibili all'ambiente, a effetti, tuttora incerti ma potenzialmente catastrofici, sul clima globale. Questa evoluzione dell’interesse verso i temi energetici è stata accompagnata anche da una evoluzione delle modalità di controllo degli stessi. Vi è consenso inoltre sul fatto che, per andare verso un modello energetico più sostenibile, è necessario procedere lungo tre direzioni: • una maggiore efficienza e razionalità negli usi finali dell'energia; • modi innovativi, più puliti e più efficienti, di utilizzo e trasformazione dei combustibili fossili, che rimarranno necessariamente per i prossimi 50 anni la fonte energetica prevalente; • un crescente ricorso alle fonti rinnovabili di energia. Prima di tutto, quindi, maggiore efficienza negli usi finali di energia nell'industria, nel settore abitativo e dei servizi, nei trasporti, nell'agricoltura e nella generazione di elettricità. Possiamo dire che, per quanto riguarda l'efficienza, molto è già stato fatto dalla prima (1973) e dalla seconda crisi energetica (1979-80) in poi, almeno nel campo dell'industria, e in quello della generazione di elettricità. Meno è stato realizzato nel settore abitativo e dei servizi e ancor meno nel settore dei trasporti. Per quanto riguarda le fonti rinnovabili di energia, una gran parte di queste sono di interesse per la Provincia: prima di tutto l'energia solare termica e quella fotovoltaica; l'energia eolica; quelle che hanno origine dalla biomassa agricola, sotto forma di coltivazioni, di sottoprodotti e co-prodotti agricoli, e biomassa forestale. L'utilizzo più pulito, efficiente e razionale dei combustibili fossili (per esempio attraverso le celle a combustibile, tramite la produzione di idrogeno come vettore energetico e così via) ha più una dimensione nazionale o meglio internazionale che non regionale, ma vi sono indubbiamente opportunità per dimostrarne le tecnologie o per accelerarne la diffusione anche a livello locale. Questa spinta verso un modello energetico più sostenibile avviene in un momento in cui, il modo stesso in cui si fa politica energetica sta rapidamente cambiando, in Italia come nel resto del mondo. Riassumiamo qui molto brevemente alcune delle principali caratteristiche del mutamento. Sede delle politiche energetiche: in passato praticamente solo i governi nazionali, oggi anche sedi più vaste e più ristrette; basti vedere l'importanza delle direttive dell'Unione Europea (per esempio sulla liberalizzazione del mercato dell'elettricità e del gas) o del Protocollo di Kyoto, da una parte, e le crescenti responsabilità dei governi regionali e locali in materia energetica, dall’altra. E’ evidente che la politica energetica si basa sempre di più su una relazione tra territorio e energia, come è necessario, sia per le fonti rinnovabili che per il risparmio energetico e non può quindi prescindere dalla dimensione locale (regionale, provinciale, comunale) e dalle competenze degli Enti Locali nel campo della programmazione territoriale. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 4 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Strumenti delle politiche energetiche: da un sistema "top down" basato su strumenti di "comando e controllo" e sull'attuazione diretta delle politiche tramite gli enti energetici (in Italia Eni ed ENEL), a un sistema più partecipativo, che utilizza strumenti economici di mercato e sistemi di accordi volontari. Questo per la constatazione che il mercato può mettere in moto strumenti che hanno un'efficacia maggiore che non gli strumenti prescrittivi. Se quindi riusciamo a introdurre nel mercato quelle considerazioni che correggono la sua miopia e permettono di introdurre obiettivi di lungo termine, possiamo utilizzare la proverbiale efficienza del mercato per raggiungere obiettivi concreti. Questo percorso richiede di individuare obiettivi ragionevoli, realistici ma anche ambiziosi, studiare e sperimentare strumenti di regolamentazione del mercato e avere un sistema di monitoraggio dei risultati. Questo ultimo è uno degli elementi più difficili, anche perché l'interpretazione non è sempre facile (non basta vedere che una cosa succede, dovremmo anche sapere che cosa sarebbe successo se non avessimo attuato un certo strumento di politica. La relazione tra strumento e risultato non è sempre chiarissima). Attenzione delle politiche energetiche non più soltanto alla fornitura di energia (considerando la richiesta come un dato esogeno non modificabile) ma anche, e almeno nella stessa misura, alla domanda di energia, che può essere influenzata da strumenti economici e indirizzata verso una maggiore efficienza e razionalità. Sono i servizi energetici quelli a cui dobbiamo puntare, cioè scaldarci, raffreddarci, conservare i cibi, fornire alimentazione ai computer, non l'energia di per sé. Liberalizzazione del mercato dell'energia, in particolare per quanto riguarda l'elettricità e il gas, ma anche per quanto riguarda l'esplorazione e sfruttamento delle risorse energetiche. Appare chiaro che questa ridefinizione del mercato dell’energia implica anche una ridistribuzione del ruolo dei soggetti, pubblici e privati, che a vario tutolo intervengono nel settore energetico. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 5 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo 2 IL PIANO DI INDIRIZZO Gli elementi essenziali per la definizione del Piano di Indirizzo derivano necessariamente dalle valutazioni contenute nel Quadro Conoscitivo. Ricordiamo, a tale proposito, che scopo delle elaborazioni presentate in tale documento preliminare è stato l’analisi della struttura sia dell’offerta che della domanda di energia in Provincia di Catanzaro, sviluppata, per quanto possibile, attraverso - l’elaborazione dei bilanci energetici provinciali, - la ricognizione delle risorse disponibili a livello locale sia sul lato dell’offerta di fonti energetiche (rinnovabili e non) direttamente impiegabili, sia sul lato delle eventuali criticità e conseguenti eventuali margini di recupero e risparmio nei diversi settori di attività, - la successiva definizione degli interventi che, per questo, risultano auspicabili sotto il profilo energetico/ambientale e tecnologicamente fattibili, - l’individuazione e analisi dei diversi fattori che, a diverso titolo e a diversi livelli (locale o più ampio), si frappongono alla realizzazione degli stessi. In tale quadro, il Piano di Indirizzo si propone di individuare gli strumenti più idonei alla definizione di una efficace programmazione energetica del territorio, di verificarne la disponibilità o meno a livello locale e le modalità o innovazioni (di qualsiasi tipo: gestionali, normative, tecniche, ecc.) eventualmente necessarie per la loro attivazione In estrema sintesi, quindi, con la redazione del Piano di indirizzo ci si pone l’obiettivo di individuare, a livello locale, il mix ottimale di linee strategiche di intervento e di strumenti tecnici (sul lato produzione di energia da fonti convenzionali o rinnovabili e sul lato di gestione della domanda) che sia in grado di rispondere efficacemente all’evoluzione del sistema in esame, indirizzandone i flussi energetici verso il contenimento delle emissioni così come stabilito nella conferenza di Kyoto (-6,5% entro il 2010 rispetto al 1990), integrandoli opportunamente con gli obiettivi di economicità di gestione, miglioramento del servizio agli utenti, stimolo all’economia ed all’occupazione, ecc. Dal punto di vista dell’offerta energetica è evidente che una particolare enfasi deve essere posta all’incremento dello sfruttamento delle fonti rinnovabili, benché in sintonia con determinati vincoli ambientali. D’altra parte si ritiene che questo sfruttamento non possa prescindere da opportune considerazioni riguardanti anche le fonti fossili tradizionali. Dal punto di vista della domanda di energia si deve enfatizzare il risparmio nel suo ruolo di risorsa energetica. Nel quadro di una pianificazione integrata delle risorse, il risparmio si pone come valutazione del potenziale di gestione della domanda (DSM), esattamente al pari livello della valutazione del potenziale dell’offerta. La struttura delineata per il Piano di Indirizzo, prevede un primo capitolo in cui si fornisce un quadro aggiornato della normativa di settore, evidenziando in particolare le rilevanti ripercussioni in ambito locale. Negli ultimi anni abbiamo infatti assistito ad un profondo cambiamento del quadro normativo di riferimento sia a livello nazionale, con il processo di liberalizzazione del mercato energetico ed il decentramento amministrativo, sia a livello regionale con la LR 34/2002. Tali novità vengono a definire uno scenario molto interessante, come vedremo, sotto molteplici aspetti che però resta ancora molto incerto, essendo ancora mancante di ulteriori norme attuative. Il quadro normativo andrà comunque a delinearsi come presupposto essenziale per l’esposizione delle linee di Piano. Nel secondo capitolo si analizzeranno, in termini generali, le principali tipologie di strumenti e linee strategiche utilizzabili per la definizione di una efficace programmazione energetica locale. La contestualizzazione delle stesse nello specifico del quadro energetico della provincia di Catanzaro e della sua possibile evoluzione, così come delineati nell’ambito del Quadro SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 6 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Conoscitivo, sarà infine oggetto dei capitoli seguenti. In tal senso, sia sul lato domanda di energia che sul lato offerta, verranno definite le principali linee di sviluppo di iniziative specifiche, eventuali modalità di orientamento delle azioni di terzi verso i principi di sostenibilità energetica, verificata la possibilità di costituire partnership allargate su temi specifici e/o di mobilitare fondi e risorse. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 7 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo 3 INQUADRAMENTO NORMATIVO Il ruolo dei soggetti, pubblici e privati, che a vario titolo intervengono nel settore energetico deve necessariamente essere inserito nel quadro generale di liberalizzazione e creazione dei mercati unici dell’energia elettrica e del gas naturale, definiti a livello di Unione Europea, e attuati tramite decreti legislativi di recepimento: - Decreto Legislativo 16 marzo 1999, n. 79 “Attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica” (detto anche “decreto Bersani”); - Decreto Legislativo 23 maggio 2000, n. 164 “Attuazione della direttiva 98/30/CE recante norme comuni per il mercato interno del gas naturale, a norma dell’art. 41 della legge 17 maggio 1999 n. 144”. Va subito precisato che i decreti legislativi di recepimento configurano un mercato “liberalizzato” in assenza di un Piano Energetico Nazionale di riferimento (l’ultimo risale al 1988 e non è stato mai aggiornato), e quindi in assenza di “scenari previsionali” di crescita o riduzione, nel lungo periodo, dei consumi finali, di indicazioni precise rispetto agli obiettivi strategici sul lato dell’offerta e della localizzazione ottimale degli impianti di produzione in assenza di una suddivisione dei bacini energetici alla scala regionale e/o sovra-regionale, se non quelle fornite dagli stessi operatori del settore, determinate sulla base di strategie aziendali o da un quadro generale fornito dall’Autorità per l’Energia. Si è, inoltre, in assenza di un “testo unico sull’energia” che, introducendo decreti attuativi e regolamenti tecnici, definisca per il prossimo decennio (2000-2010) il quadro di riferimento in cui tutti gli operatori energetici e non, possano trovare “certezze”, rispetto a cui misurare l’utilità, la priorità, e la coerenza delle proprie iniziative. Nonostante queste “carenze” si possono individuare almeno tre grandi direttrici che possono concorrere ad aumentare tale “peso specifico” e ad introdurre elementi di sostenibilità e riqualificazione ambientale nella “politica energetica” alla scala regionale e locale e rispetto a cui verrà ricostruito il quadro normativo. 3.1 Impegni internazionali e Programmi nazionali per la riduzione dei “gas serra” e per lo sviluppo “sostenibile”. 3.1.1 Impegni internazionali Risoluzione di Lussemburgo (29 ottobre 1990) Impegna i paesi dell’Unione Europea a stabilizzare entro il 2000 le emissioni di anidride carbonica al livello del 1990. Convenzione quadro sui cambiamenti climatici (adottata alla Conferenza di Rio de Janeiro nel giugno 1992) Non vincola giuridicamente i 166 paesi firmatari ad alcun impegno formale se non quello di stabilizzare le concentrazioni di gas ad effetto serra nell'atmosfera a un livello tale che escluda qualsiasi pericolosa interferenza delle attività umane sul sistema climatico. Viene inoltre istituita la Conferenza delle parti la quale esamina regolarmente l'attuazione della Convenzione e di qualsiasi relativo strumento giuridico che la conferenza delle Parti eventualmente adotta. Nei limiti del suo mandato assume le decisioni necessarie per promuovere l'effettiva attuazione della Convenzione. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 8 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Tra le Conferenze delle Parti, tenute annualmente, dal 1995, come luogo di principale dibattito sulle azioni da intraprendere, a livello internazionale, per ridurre il fenomeno dei cambiamenti climatici, ricordiamo: Prima Conferenza delle Parti (Berlino 1995). Approva la proposta di ridurre le emissioni di anidride carbonica entro il 2005 del 20% rispetto ai livelli del 1990. Tali prescrizioni non sono state estese ai paesi in via di sviluppo. Le Parti firmatarie si sono impegnate ad adottare entro il 1997 un Protocollo legalmente vincolante sulle modalità d’azione in merito all’effetto serra. Seconda Conferenza delle Parti (Ginevra 1996). Ribadisce l’impegno dell’anno precedente, mettendo però in luce due problemi: la difficoltà a “cambiare rotta” sulle politiche ambientali ed energetiche dei paesi sviluppati e la consapevolezza che l’azione di questi ultimi non porterà effetti positivi, a livello globale, se non si promuoveranno politiche di sviluppo ad alta efficienza e basse emissioni nei Paesi in via di sviluppo. Terza Conferenza delle Parti (Kyoto, Dicembre 1997) Il Protocollo d’intesa, sottoscritto da parte dei 38 paesi più industrializzati (180 i paesi totali presenti), prevede una riduzione media, nel 2010, del 5,2% delle emissioni mondiali rispetto al 1990 (anno preso come riferimento). L’Unione Europea, si è impegnata a ridurre dell’8% (sempre rispetto i livelli del 1990) le emissioni di gas ad effetto serra, con quote diverse nei singoli paesi. Quarta Conferenza delle parti (Buenos Aires, Novembre 1998). Viene adottato il cosiddetto “Piano di Azione di Buenos Aires”, con lo scopo di sviluppare un quadro regolatore finale del protocollo di Kyoto entro i successivi due anni. Sesta Conferenza delle Parti (Bonn, Luglio 2001) Viene definito il cosiddetto “Accordo di Bonn” che dovrebbe consentire, nonostante l'abbandono degli USA, di raggiungere il quorum del 55% delle emissioni mediante varie “concessioni” fatte allo scopo di convincere paesi quali il Giappone, la Russia, l’Australia ed il Canada a ratificare il Protocollo. In sintesi, l’Accordo di Bonn è centrato sui seguenti punti: I meccanismi di Kyoto - Emission Trading (ET), Joint Implementation (JI) e Clean Development Mechanism (CDM): ¾ sono stati esclusi degli espliciti limiti quantitativi rispetto alla possibilità di attuare la riduzione delle emissioni con tali meccanismi, come in precedenza proposto dall’Unione Europea; ¾ l’unico meccanismo associato ad una tassa è il CDM, in quanto il 2% dei crediti di emissione ottenuto con un progetto di questo tipo deve essere venduto sul mercato ed i proventi devono essere trasferiti ad un apposito fondo per il finanziamento di progetti volti a compensare gli effetti dei cambiamenti climatici; ¾ non si dovrebbero utilizzare crediti derivanti da installazioni nucleari all’interno di progetti JI e CDM. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 9 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Forestazione, uso del suolo e cambiamento d’uso del suolo: ¾ è necessario dimostrare che le suddette attività siano iniziate a partire dal 1990 e siano di origine antropica. Il calcolo è fatto considerando la differenza tra le emissioni (rimozioni) al 2010 e quelle al 1990; ¾ per ogni nazione è stato stabilito un tetto alle quantità annuali di carbonio che possono essere associate alle attività di gestione forestale; ¾ è stato stabilito un limite dell’1%, rispetto alle emissioni del 1990, per quanto riguarda la riduzione delle emissioni ottenute con progetti CDM in campo forestale. Finanziamento ai paesi in via di sviluppo ¾ è stato istituito un fondo speciale per finanziare attività, programmi e misure relazionate ai cambiamenti climatici; ¾ è stato istituito un fondo per i paesi meno sviluppati per supportare un programma di lavoro in questi paesi; ¾ è stato istituito un fondo di adattamento per finanziare progetti concreti volti a compensare gli effetti dei cambiamenti climatici nei paesi in via di sviluppo; ¾ non è stata specificata nessuna somma per questi fondi se non la quota del 2% associata ai progetti CDM. Adempimento degli impegni ¾ è stato istituito un comitato con lo scopo di verificare se un paese sta adempiendo ai propri obblighi in linea con gli obiettivi di Kyoto; ¾ in caso di mancato adempimento, si richiede di adempiere all’impegno incrementando del 30% la quantità di emissioni non ridotte; ¾ durante il periodo di mancato adempimento un paese non può partecipare al commercio delle emissioni. Settima Conferenza delle Parti (Marrakesh, Novembre 2001) L’impatto del cosiddetto Accordo di Marrakesh sull’efficacia ambientale del Protocollo di Kyoto è piuttosto limitato rispetto a quanto definito nel precedente accordo di Bonn. In questo senso, la principale decisione riguarda la possibilità concessa alla Russia di incrementare il proprio tetto riguardo all’utilizzo delle foreste come “pozzi” di carbonio. Secondo diverse stime, le conseguenze degli accordi di Bonn e Marrakesh ed il ritiro degli USA dal Protocollo di Kyoto determineranno una riduzione delle emissioni di CO2 equivalente non più del 5,2%, come definito nel Protocollo stesso, ma dello 0,6%. Se si considerano anche gli effetti corrispondenti agli assorbimenti da parte dei “pozzi” di carbonio, la riduzione arriverà al 4,3%. 3.1.2 L’Agenda 21 L'Agenda 21 rappresenta il programma d’azione che deve essere definito alle diverse scale possibili (mondiale, nazionale e locale) in termini di politiche di sviluppo a lungo termine che tengano in considerazione le problematiche ambientali. A livello internazionale, le Nazioni Unite hanno istituito, all’interno del Consiglio Economico e Sociale, la Commissione per lo Sviluppo Sostenibile per promuovere l'adozione, da parte degli Stati, di strumenti di governo che seguano la logica dell'Agenda 21. A livello comunitario, a Lisbona nel 1992, i paesi dell’Unione Europea si sono impegnati a presentare alla Commissione per lo Sviluppo Sostenibile, istituita presso l'ONU, i propri piani nazionali di attuazione dell'Agenda 21 entro la fine del 1993. Nel 1994, oltre 120 unità locali europee hanno firmato a Aalborg (una cittadina danese) la “Carta delle città europee per la sostenibilità”, in cui hanno sottoscritto l’impegno a implementare un’Agenda 21 locale e a delineare Piani d’Azione a medio o lungo periodo per uno sviluppo sostenibile. In questo ambito l’energia è un settore chiave e le attività SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 10 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo antropiche devono essere mirate a uno sviluppo economico che non solo soddisfi i bisogni della presente generazione, ma soprattutto non comprometta la possibilità delle future generazioni di soddisfare i propri. In sintesi, deve essere sostenibile. 3.1.3 Impegni europei Nella discussione sul mantenimento del Protocollo di Kyoto, il ruolo dell’Europa è stato fondamentale, dimostrando una leadership a livello internazionale. Anche dopo il ritiro degli USA, a giugno 2001 l’Europa ha avviato unilateralmente la ratifica del Protocollo, con un impegno sottoscritto da tutti i ministri dell’ambiente dell’unione. Il 6 febbraio 2002 il parlamento europeo ha votato una risoluzione nella direzione della ratifica del Protocollo. Infine, con l’accordo raggiunto dai ministri dell’ambiente il 4 marzo 2002, l’unione europea si è impegnata a completare, entro il primo giugno 2002, la ratifica del Protocollo. Programma Europeo per il Cambiamento Climatico – ECCP (marzo 2000). Tale programma sottolinea che sono necessari maggiori sforzi affinché l’Unione Europea possa adempiere agli obiettivi del Protocollo di Kyoto di riduzione delle emissioni dei gas di serra dell’8%. Il rapporto finale della prima fase dell’ECCP delinea una serie di politiche e misure che formeranno parte della strategia Comunitaria. Un elemento importante del programma è l’inclusione di iniziative già esistenti e che hanno bisogno di ulteriore sviluppo, allo scopo di produrre dei programmi coerenti e mutuamente compatibili (accordo con i produttori di automobili per la riduzione delle emissioni di CO2, direttive per la promozione delle energie rinnovabili, piano d’azione per la promozione dell’efficienza energetica, libro verde sulla sicurezza della fornitura di energia, ecc.). Le misure identificate nell’ECCP sono quindi state sviluppate nel contesto di queste iniziative già esistenti. I dati più recenti indicano che le politiche e le misure esistenti dovrebbero al massimo ridurre le emissioni al 2010 dell’1,4% sotto il livello del 1990, a fronte di un incremento tendenziale di circa il 7%. Sarebbero quindi necessari nuovi interventi atti a ridurre le emissioni di un ulteriore 6,6%. Considerando, però, le varie difficoltà ed incertezze di attuazione, si suppone che si debbano prevedere nuove azioni volte a ridurre le emissioni di un ulteriore 9%. Il programma prevede interventi nei seguenti settori: ¾ Meccanismi di flessibilità (come previsto dal Protocollo di Kyoto) ¾ Produzione di energia ¾ Consumo di energia ¾ Efficienza energetica nei dispositivi di uso finale e nei processi industriali ¾ Trasporti ¾ Industria ¾ Ricerca ¾ Agricoltura Per la maggior parte di questi settori sono già state definite delle azioni e dei quantitativi di riduzione delle emissioni ad esse associate, in considerazione del costo delle azioni stesse. La tabella seguente riporta, per ognuno di tali settori, il contributo previsto alla riduzione in base al costo delle azioni. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 11 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Settore di intervento Produzione di energia Consumo di energia Efficienza energetica Trasporti Industria Totale Potenziale stimato di riduzione (Mt CO2 equivalenti) <20€/ton >20€/ton 252 263 302 313 150 220 27 27 125 125 60 60 107 127 45 50 30 30 20 20 664 765 454 470 Come già menzionato, il Programma Europeo per il Cambiamento Climatico contempla diverse strategie e direttive già intraprese, tra cui quelle di seguito riportate. Libro verde: Verso una strategia europea di sicurezza dell’approvvigionamento energetico (Novembre 2000) Accanto alla questione relativa a come far fronte ai cambiamenti climatici, l’Europa ha intrapreso un dibattito sulla sicurezza dell’approvvigionamento energetico attraverso un libro verde nato dalla constatazione che la dipendenza energetica europea è in continuo aumento. L’Unione europea è molto dipendente dall’approvvigionamento esterno. Essa importa oggi il 50 % del suo fabbisogno e questa percentuale sfiorerà il 70 % nel 2030, con una dipendenza più marcata per gli idrocarburi se le tendenze attuali continuano. La sicurezza dell’approvvigionamento non mira a massimizzare l’autonomia energetica o minimizzare la dipendenza, bensì a ridurre i rischi legati a questa ultima. Si impone, quindi, una riflessione sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico (per prodotti e zone geografiche). Tale riflessione è ritenuta necessaria proprio in un periodo nel quale si intrecciano due fenomeni molto importanti per il contesto dell’energia: da un lato i nuovi investimenti energetici derivanti in gran parte dal nuovo mercato liberalizzato, dall’altro la questione dei cambiamenti climatici. Nel prossimo decennio saranno necessari, nel nuovo quadro del mercato dell’energia (apertura alla concorrenza del settore e preoccupazioni ambientali), investimenti energetici, per sostituire le infrastrutture obsolete e per rispondere alla crescita della domanda. È quindi un’occasione da cogliere per promuovere una politica energetica coerente su scala comunitaria. Fino ad ora non c’è mai stato un vero dibattito comunitario sulle linee di forza di una politica dell’energia e la problematica energetica è sempre stata trattata attraverso il mercato interno o dal punto di vista dell’armonizzazione, dell’ambiente o della fiscalità. Oggi gli Stati membri sono interdipendenti a livello di lotta contro il cambiamento climatico e di realizzazione del mercato interno dell’energia. Ogni decisione di politica energetica presa da uno Stato membro avrà inevitabilmente ripercussioni sul funzionamento del mercato negli altri Stati membri. La politica energetica ha assunto una dimensione comunitaria nuova. In questo contesto occorre interrogarsi sul senso delle decisioni nazionali di politica energetica non coordinate. L’analisi svolta nel libro verde mostra che i margini di manovra dell’Unione europea sull’offerta di energia sono ridotti e che gli sforzi importanti da consacrare a favore delle fonti rinnovabili resteranno tutto sommato limitati di fronte alla crescita della domanda. Il ruolo delle energie convenzionali resterà per lungo tempo inevitabile. Lo sforzo dovrà vertere sull’orientamento di una domanda energetica rispettosa degli impegni di Kyoto e intesa a tutelare la sicurezza dell’approvvigionamento. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 12 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo 3.1.4 Impegni nazionali Delibera CIPE del 19/11/98 n°137. L’Italia ha recepito il Protocollo di Kyoto impegnandosi ad una riduzione del 6,5% rispetto al 1990, tra il 2008 e il 2012. Questo implicherà, stando alle stime di crescita economica e consumi energetici previste, una riduzione “reale”, variabile tra il 20 e il 35% equivalente a circa 100 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalenti rispetto allo scenario tendenziale. Le linee guida individuano sei azioni prioritarie che porteranno a raggiungere l’obiettivo finale previsto per il 2008 - 2012, e gli obiettivi intermedi previsti per il 2003 e il 2006. Obiettivi Azioni 1)Aumento di efficienza Gli impianti a bassa efficienza potranno essere riautorizzati solo se adotteranno tecnologie a basso del sistema elettrico impatto ambientale. Un apporto significativo in termini di efficienza verrà conferito dal processo di liberalizzazione del mercato elettrico. 2)Riduzione dei consumi Biocarburanti energetici nel settore dei Controllo del traffico urbano Dotazione di autoveicoli elettrici per la Pubblica trasporti Amministrazione e le aziende di trasporto pubblico Sostituzione del parco automobilistico Aumento del trasporto di massa e merci su vie ferrate 3)Produzione di energia Molto importante in termini ambientali e occupazionali, il campo delle energie rinnovabili da fonti rinnovabili dovrà puntare soprattutto sull’eolico, le biomasse e il solare termico. 4)Riduzione dei consumi Aumento della penetrazione di gas naturale negli energetici nei settori usi civili e industriali industriale/ abitativo/ Promozione di accordi volontari per l’efficienza energetica nelle produzioni industriali terziario Risparmio energetico (da consumi elettrici e termici) 5)Riduzione delle Miglioramento tecnologico e risparmio energetico emissioni nei settori non nell’industria chimica, la zootecnia e la gestione dei rifiuti energetici 6)Assorbimento delle Recupero boschivo di vaste aree degradate o emissioni di carbonio abbandonate, soprattutto nella dorsale appenninica dalle foreste TOTALE Obiettivo di riduzione (a) - 20 ÷ - 23 - 18 ÷ - 21 - 18 ÷ - 20 - 24 ÷ - 29 - 15 ÷ - 19 - 0,7 - 95 ÷ - 112 Linee guida per la riduzione dei gas serra. (a) Dati in milioni di tonnellate di anidride carbonica SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 13 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Legge 120, Giugno 2002. Con tale legge il Governo italiano ha ratificato il Protocollo di Kyoto dando ad esso piena ed intera esecuzione attraverso un Piano d’Azione Nazionale, approvato dal CIPE. La legge stanzia un fondo di 75 milioni di Euro per i primi 3 anni, destinato a progetti pilota per la riduzione e l’assorbimento delle emissioni ed autorizza, inoltre, la spesa annua di 68 milioni di euro a decorrere dal 2003 per aiuti ai paesi in via di sviluppo in materia di emissioni di gas di serra. Sulla base del nuovo Piano d’Azione Nazionale, verranno aggiornati gli aspetti operativi (azioni, strumenti, target settoriali e monitoraggio) della Strategia d’Azione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile. Delibera CIPE del 19/12/02 n°123. Con la ratifica da parte dell’Italia, il primo di giugno del 2002, del protocollo di Kyoto, le misure di riduzione delle emissioni dei gas di serra definite nella delibera CIPE del 19/11/98 n°137 vengono riviste con una nuova delibera CIPE (“Revisione delle linee guida per le politiche e misure nazionali per la riduzione delle emissioni dei gas serra”). Le indicazioni predisposte nella delibera sono riprese nella Terza Comunicazione Nazionale nell’ambito della convenzione quadro sui cambiamenti climatici. In base ai dati riportati in tale delibera, a partire da un valore complessivo di emissioni di gas di serra del 1990 pari a 521 Mt e del 2000 pari a 546,8 Mt, si prevede un incremento tendenziale al 2010 pari a 579,7 Mt. Tale scenario tendenziale, definito anche scenario a legislazione vigente, viene costruito considerando un incremento medio del PIL pari al 2% e tenendo conto delle misure già avviate o, comunque, decise. L’obiettivo di riduzione delle emissioni per il periodo 2008-2012, pari ad un valore del 6,5% inferiore al valore del 1990, comporta una quantità di emissioni pari a 487,1 Mt. La riduzione delle emissioni risulta, quindi, di circa 93 Mt. Si deve però sottolineare che, rispetto alle ipotesi del 1998, lo scenario tendenziale calcolato nell’ultima delibera già contiene delle azioni che, nel caso precedente, venivano ancora inserite nello scenario obiettivo (nel settore energetico, ad esempio, si riportano azioni di riduzione pari ad oltre 43 Mt). Per raggiungere il nuovo obiettivo viene quindi data enfasi a nuove azioni, tra cui quelle derivanti dai meccanismi flessibili previsti dal protocollo di Kyoto (Emission Trading e Clean Development Mechanism), come pure quelle collegate alle pratiche forestali. 3.1.5 Piano nazionale per lo sviluppo sostenibile In Italia, con il provvedimento CIPE del 28/12/93 è stato presentato il Piano nazionale per lo sviluppo sostenibile, in attuazione dell'Agenda 21. Esso recepisce al proprio interno la risoluzione di Lussemburgo (ottobre 1990) e costituisce il primo documento del Governo italiano ispirato al concetto di sviluppo sostenibile. Le caratteristiche individuate dal Piano per realizzare una politica che coniughi sviluppo e ambiente sono in sintonia con le indicazioni proposte dal V Piano d’azione ambientale europeo e possono essere riassunte nei seguenti punti: integrazione delle considerazioni ambientali in tutte le strutture dei governi centrali e in tutti i livelli di governo per assicurare coerenza tra le politiche settoriali; predisposizione di un sistema di pianificazione, di controllo e di gestione per sostenere tale integrazione; incoraggiamento della partecipazione pubblica e dei soggetti coinvolti, che richiede una piena possibilità di accesso alle informazioni. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 14 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Il documento del 1993 assume la veste di una dichiarazione di intenti sul progressivo perseguimento di uno sviluppo sostenibile, senza però indicare le modalità operative, finanziarie e programmatiche attraverso le quali raggiungere gli obiettivi preposti. Nella premessa si fa inoltre specifico riferimento all’immaturità del nostro Paese ad avviare immediatamente una politica di sviluppo volta alla gestione sostenibile dell’ambiente, relegando questo tipo di politica a una posizione subalterna rispetto alle tradizionali politiche “command and control”. Con provvedimento CIPE del 4 maggio 1994 è stato istituito un Comitato interministeriale per la verifica dell'attuazione del Piano, la raccolta coordinata delle informazioni sulle iniziative avviate e la predisposizione di una relazione annuale sulla realizzazione degli obiettivi dell'Agenda XXI. Il settore dell’energia è incluso tra i settori chiave del V Piano d’Azione ambientale europeo ed il Piano nazionale per lo sviluppo sostenibile, nel Capitolo I, identifica il quadro di riferimento e gli obiettivi per l’Italia. Per entrambi gli aspetti si fa riferimento alla normativa esistente ed agli orientamenti espressi nella Agenda 21. Gli obiettivi finali sono rappresentati da: risparmio energetico; contenimento delle emissioni in atmosfera di sostanze inquinanti e gas ad effetto serra. Per garantire il duplice obiettivo di razionalizzazione dell’uso dell’energia e riduzione del relativo impatto sull’ambiente, il Piano propone delle linee guida per la politica energetica italiana volte a: ¾ promuovere l’efficienza energetica e la conservazione di energia nell’uso del calore, dell’elettricità e dei mezzi di trasporto; ¾ promuovere l’efficienza energetica nella produzione di energia, attraverso l’adozione di tecnologie ad elevato rendimento per la generazione di energia elettrica, la diffusione di impianti a cogenerazione elettricità - calore, il recupero di energia dagli impianti di termodistruzione dei rifiuti e il recupero del calore di scarto; ¾ sostituire i combustibili più inquinanti (ad alto tenore di zolfo e carbonio) con combustibili a minor impatto ambientale; ¾ favorire l’introduzione delle migliori tecnologie disponibili, compatibilmente alla convenienza economica dell’attività produttiva, e l’adozione di tecnologie a basso impatto ambientale per le produzioni industriali, al fine di ridurre le emissioni da sorgenti fisse; ¾ rinnovare il parco auto; ¾ promuovere il trasporto passeggeri e merci collettivo su mare e ferro a discapito del trasporto individuale su gomma; ¾ sostenere le fonti energetiche rinnovabili; ¾ promuovere attività di ricerca, sviluppo e dimostrazione nel campo delle energie meno impattanti. In relazione a queste scelte strategiche, il Piano Nazionale per lo sviluppo sostenibile individua gli strumenti idonei a implementarle. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 15 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo 3.2 Norme e decreti sulle fonti energetiche rinnovabili e sul risparmio energetico 3.2.1 Inquadramento programmatico – le FER a livello UE Energia per il futuro: le fonti energetiche rinnovabili - Libro Bianco per una strategia e un piano d’azione della Comunità”1 La Commissione propone, un obiettivo indicativo globale del 12% per il contributo delle fonti energetiche rinnovabili al consumo interno lordo di energia dell’Unione Europea nel 2010 equivalenti a 182 Mtep su un totale previsto 1.583 Mtep (pre-Kyoto); attualmente la quota relativa alle fonti rinnovabili è inferiore al 6% equivalente a 74,3 Mtep su un consumo interno lordo di 1.366 Mtep. In termini assoluti significa moltiplicare per 2,5 l’attuale produzione da FER. Il documento della Commissione Europea sottolinea i positivi risvolti economici ed ambientali che ne deriverebbero2, soprattutto in termini occupazionali. Al fine di promuovere il decollo delle fonti rinnovabili di energia la Commissione propone una campagna d’azione basata su quattro azioni chiave. Nuova capacità installata proposta Stima del costo di investimento (Mld-ECU) Finanziamento pubblico proposto (Mld-ECU) Totale costi di combustibile evitati (Mld-ECU) Riduzioni di CO2 in (Mt/Anno) 1.000.000 di sistemi PV 1.000 MWp 3 1 0,07 1 10.000MW centrali eoliche 10.000MW 10 1,5 2,8 20 10.000MWth impianti biomassa 10.000MWth 5 1 - 16 1.500MW 2,5 0,5 0,43 3 20,5 4 3,3 40 Azione Campagna Integrazione in 100 comunità Totale 1 COM (97) 599 def. del 26.11.1997 E’ stata fatta una valutazione preliminare di alcuni costi e benefici: - L’investimento netto (calcolato sottraendo all’investimento totale l’investimento che sarebbe stato necessario se l’energia ricavata dalle rinnovabili fosse fornita da tecnologie di combustibili fossili) è stimato a 95 miliardi di ECU. - La riduzione delle emissioni di anidride carbonica è stimata a 402 milioni di tonnellate l’anno rispetto al 1997. - L’aumento occupazionale legato al settore delle fonti rinnovabili e del relativo indotto è stimato, al netto delle perdite occupazionali in settori concorrenti, in 500.000 unità per il 2010. - La crescita potenziale dell’industria europea dell’energia rinnovabile sui mercati internazionali può portare nella Bilancia Commerciale europea circa 17 miliardi di ECU annui per attività di esportazione. 2 SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 16 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Il Libro Bianco stima il contributo delle FER per settore secondo la tabella seguente TIPO DI ENERGIA QUOTA UE 1995 QUOTA PREVISTA 2010 1. Energia eolica 2,5 GW 40GW 2.Energia idroelettrica 92 GW 105 GW 2.1 Grandi dimensioni (82,5 GW) (91 GW) 2.2 Piccole dimensioni (9,5 GW) (14 GW) 3. Energia fotovoltaica 0.03 GWp 3 GWp 4. Biomassa 44,8 Mtep 135 Mtep 0,5 GW 1 GW 5 Energia geotermica 5.a Elettricità 5.b Calore (comprese pompe di 1,3 GWth calore) 5 GWth 6. Collettori solari termici 100 milioni m2 6,5 milioni m2 7. Energia solare passiva 35 Mtep 8. Altri 1 GW Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio n°77 (settembre 2001): “promozione dell’energia elettrica da fonti rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità”. Obiettivo della direttiva è quello di promuovere un maggior utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili nella produzione di energia elettrica nell’ambito del mercato europeo e creare le basi per un futuro quadro legislativo in materia. Tale obiettivo ha il duplice scopo di ridurre l’impatto sull’ambiente del sistema energetico e, contemporaneamente, di limitare l’incertezza derivante dalla dipendenza energetica europea. Secondo quanto specificato nella direttiva, per fonti energetiche rinnovabili si intendono fonti energetiche rinnovabili non fossili, ovvero l'energia eolica, solare, geotermica, del moto ondoso, maremotrice, idraulica, o ancora quella proveniente dalla biomassa, dai gas di discarica e dai gas residuati dai processi di depurazione e biogas. La Comunità europea aveva già sottolineato nel Libro bianco sulle fonti energetiche rinnovabili la necessità di promuovere l'utilizzo di tali fonti di energia, in quanto queste contribuiscono alla protezione dell'ambiente e allo sviluppo sostenibile, possono creare occupazione, avere un impatto positivo sulla coesione sociale, contribuire alla sicurezza degli approvvigionamenti e permettere di conseguire più rapidamente gli obiettivi di Kyoto. In base alla direttiva, gli Stati membri dovranno adottare misure adeguate per aumentare il consumo di elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili, nel rispetto degli obiettivi nazionali di consumo che saranno indicati ogni cinque anni. La Commissione europea dovrà poi valutare in che misura gli obiettivi indicativi nazionali siano compatibili con l'obiettivo globale che prevede una quota indicativa del 22,1% di elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili sul consumo totale di elettricità della Comunità entro il 2010 (contro l’attuale 14%). Con tale obiettivo la quota rinnovabile dovrebbe passare dall’attuale 6% al 12% del fabbisogno energetico complessivo. La Commissione, inoltre, dovrà presentare la proposta per un quadro comunitario per i regimi di sostegno dell'elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili, il cui obiettivo sarà quello di promuovere un uso più efficace di tali fonti di energia. Gli Stati membri dovranno istituire un sistema di garanzie che consenta ai produttori di elettricità di dimostrare che l'elettricità da essi venduta sia effettivamente prodotta da fonti energetiche rinnovabili e SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 17 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo impegnarsi a costituire un quadro legislativo unico a livello europeo allo scopo di ridurre gli ostacoli normativi o di altro tipo all'aumento della produzione di elettricità derivante da fonti energetiche rinnovabili. Gli Stati membri dovranno adottare le disposizioni legislative necessarie per l'applicazione della direttiva entro il 27 ottobre 2003. Per quanto riguarda l’Italia, la direttiva prevede un incremento dell’energia elettrica da fonte rinnovabile al 25%, contro l’attuale 16%. L’Italia ha dichiarato che il 22% potrebbe essere una cifra realistica nell’ipotesi che nel 2010 il consumo interno lordo di elettricità ammonti a 340 TWh. Tale percentuale deriva dall’ipotesi che la produzione interna lorda di elettricità a partire da fonti energetiche rinnovabili rappresenterà, nel 2010, fino a 76 TWh (come previsto nel Libro Bianco per la valorizzazione delle fonti rinnovabili in Italia), cifra che comprende anche l’apporto della parte non biodegradabile dei rifiuti urbani e industriali utilizzati in conformità della normativa comunitaria sulla gestione dei rifiuti. Al riguardo è evidente che la capacità di conseguire l’obiettivo indicativo enunciato nella direttiva dipende, tra l’altro, dal livello effettivo della domanda interna di energia elettrica nel 2010. Direttiva 2004/8/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio dell'11 febbraio 2004: “sulla promozione della cogenerazione basata su una domanda di calore utile nel mercato interno dell'energia e che modifica la direttiva 92/42/CEE” La Direttiva interviene sulla promozione della cogenerazione ad alto rendimento basata su una domanda di calore utile intendendola una priorità comunitaria, considerati i potenziali benefici della cogenerazione, in termini di risparmio di energia primaria, di prevenzione delle perdite di rete e di riduzione delle emissioni, in particolare quelle dei gas a effetto serra, e che il potenziale per l'uso della cogenerazione come mezzo per risparmiare energia è attualmente sotto-utilizzato nella Comunità; Considerato, inoltre, che l'uso efficiente dell'energia di cogenerazione può contribuire alla sicurezza dell'approvvigionamento energetico e alla competitività dell'Unione europea e dei suoi Stati membri la Direttiva ritiene pertanto necessario adottare misure che consentano di sfruttare meglio questo potenziale nel quadro del mercato interno dell'energia. L'obiettivo generale della direttiva consiste, pertanto, nell’adottare un metodo armonizzato per il calcolo di elettricità da cogenerazione e le linee guida necessarie per la sua applicazione, tenuto conto di metodologie come quelle attualmente in via di sviluppo nell'ambito delle organizzazioni europee di normazione. Tale metodo sarà adattabile per tener conto del progresso tecnico. Inoltre, ai fini di trasparenza, si ritiene importante adottare una definizione di base armonizzata della cogenerazione. L'applicazione dei calcoli, di cui agli allegati “calcolo dell'elettricità da cogenerazione, metodo di determinazione del rendimento del processo di cogenerazione e criteri per l'analisi dei potenziali nazionali di cogenerazione ad alto rendimento“, alle unità di microcogenerazione è basata, conformemente al principio di proporzionalità, su valori risultanti da una serie di prove di conformità, certificate da un organismo competente indipendente. Molto interessanti e da non trascurare, ai fini dell’ottimizzazione del processo di recepimento da parte dell’Italia, entro il 21 febbraio 2006, sono i riferimenti a tutte le disposizioni connesse ed integrabili a quelle oggetto della Direttiva stessa, quale in particolare la direttiva 2002/91/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2002, sul rendimento energetico nell'edilizia che richiede agli Stati membri di provvedere affinché per gli edifici nuovi, la cui metratura utile totale supera i 1.000 m2, sia valutata la fattibilità tecnica, ambientale ed economica dell'installazione di sistemi alternativi quali la cogenerazione di calore ed energia prima dell'inizio dei lavori di costruzione. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 18 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Nella Direttiva la cogenerazione ad alto rendimento è definita in base al risparmio energetico offerto dalla produzione combinata rispetto alla produzione separata di calore e di elettricità. Il risparmio energetico superiore al 10 % rientra nella «cogenerazione ad alto rendimento». Per massimizzare il risparmio energetico ed evitare che tale risparmio vada perduto si mette in evidenza come sia necessario prestare la massima attenzione alle condizioni di esercizio delle unità di cogenerazione. La dovuta rilevanza tecnica dell’atto è confermata dalle indicazioni inerenti, ad esempio, il rapporto energia/calore (una caratteristica tecnica che deve essere definita per calcolare la quantità di elettricità da cogenerazione), il rendimento e la sostenibilità complessivi della cogenerazione, che dipendono da molti fattori quali la tecnologia utilizzata, i tipi di combustibile, le curve di carico, la dimensione delle unità e le proprietà del calore. Infatti per ragioni pratiche e considerando che l'uso della produzione termica per finalità differenti richiede differenti livelli di temperatura del calore, e che questa e altre differenze influiscono sui livelli di rendimento della cogenerazione, quest’ultima viene distinta in tre classi: «cogenerazione industriale», «cogenerazione per riscaldamento» e «cogenerazione in agricoltura». Per garantire che il sostegno, che gli Stati membri dovranno applicare alla cogenerazione a livello nazionale, fra cui gli aiuti agli investimenti, le esenzioni o le riduzioni fiscali, i certificati «verdi» e regimi di sostegno diretto ai prezzi, sia basato sulla domanda di calore utile e sul risparmio di energia primaria, anche alla luce delle opportunità disponibili per ridurre la domanda energetica tramite altre misure economicamente realizzabili o vantaggiose dal punto di vista ambientale, come altre misure relative all'efficienza energetica, è necessario fissare criteri per determinare e valutare l'efficienza energetica della cogenerazione identificata sulla base della definizione comune. Un importante mezzo per conseguire l'obiettivo della Direttiva viene individuato nel garantire il buon funzionamento di questi meccanismi di incentivazione fino all'introduzione di un quadro comunitario armonizzato allo scopo di mantenere la fiducia degli investitori. La Direttiva introduce, ancora, il concetto di “garanzia di origine dell'elettricità da cogenerazione ad alto rendimento”, gli Stati membri assicurano che: - detta garanzia di origine dell'elettricità consenta ai produttori di dimostrare che l'elettricità da essi venduta è prodotta mediante cogenerazione ad alto rendimento (è rilasciata a tal fine su richiesta del produttore); - le garanzie di origine siano accurate ed affidabili e nella relazione alla Commissione, illustrano i provvedimenti adottati per garantire l'affidabilità del sistema di garanzia. Una garanzia di origine specifica: - il potere calorifico inferiore della fonte di combustibile da cui è stata prodotta l'elettricità, l'uso del calore generato insieme all'elettricità e infine le date e i luoghi di produzione; - la quantità di elettricità da cogenerazione ad alto rendimento che la garanzia rappresenta; - il risparmio di energia primaria, basato sui valori di rendimento di riferimento armonizzati stabiliti dalla Commissione; Gli Stati membri dovranno predisporre la citata relazione alla Commissione a seguito di un’analisi propedeutica. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 19 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo L'analisi: - si basa su dati scientifici ben documentati ed è conforme ai criteri elencati nell'allegato IV; - individua tutto il potenziale di domanda di raffreddamento e di riscaldamento utile che si presta all'applicazione della cogenerazione ad alto rendimento, nonché la disponibilità di combustibili e di altre fonti energetiche da utilizzare per la cogenerazione; - include un'analisi distinta degli ostacoli che possono impedire la realizzazione del potenziale nazionale di cogenerazione ad alto rendimento. In particolare, tale analisi riguarda gli ostacoli relativi ai prezzi e ai costi dei combustibili e all'accesso ai medesimi, alle questioni attinenti alle reti, alle procedure amministrative e alla mancata internalizzazione dei costi esterni nei prezzi dell'energia. La relazione valuta il successo, compreso il rapporto costo-efficacia, dei regimi di sostegno nel promuovere l'uso della cogenerazione ad alto rendimento conformemente ai potenziali nazionali individuati. La relazione valuta inoltre in quale misura i regimi di sostegno hanno contribuito a creare condizioni stabili per gli investimenti nella cogenerazione. Si procede a tale valutazione allo scopo di: - favorire la progettazione di unità di cogenerazione per soddisfare domande economicamente giustificabili di calore utile ed evitare la produzione di una quantità di calore superiore al calore utile; - ridurre gli ostacoli di ordine regolamentare e di altro tipo all'aumento della cogenerazione; - razionalizzare e accelerare le procedure all'opportuno livello amministrativo; - garantire che le norme siano oggettive, trasparenti e non discriminatorie e tengano pienamente conto delle particolarità delle varie tecnologie di cogenerazione. Infine gli Stati membri, ove opportuno nel contesto della legislazione nazionale, forniscono indicazioni sui progressi realizzati, in particolare per quanto riguarda il coordinamento fra i diversi organi amministrativi in materia di termini, ricezione e trattamento delle domande di autorizzazione; 3.2.2 Inquadramento programmatico - le FER a livello nazionale Libro Bianco per la valorizzazione delle fonti rinnovabili. Discusso ed approvato nell’ambito della Conferenza Nazionale per l’Energia e l’Ambiente, 24-28 novembre 1998, successivamente, è divenuto strumento di programmazione nazionale con provvedimento CIPE del 6 agosto 1999. Esso contiene gli obiettivi, le strategie e gli strumenti necessari per dare corso e attuazione, a livello nazionale, al Libro Bianco comunitario e alla delibera CIPE 137/98 relativa alla riduzione delle emissioni di “gas serra” (CO2 e CO2 equivalente). Si ritiene possibile un contributo aggiuntivo delle FER, rispetto al 1997 di circa 8,6 Mtep, passando da 11,7 Mtep a 20,3 Mtep del 2008-2012, comprendente la produzione per energia elettrica e termica. In particolare la situazione di mercato delle FER, nella produzione di energia elettrica, evolverebbe secondo la tabella seguente SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 20 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo TECNOLOGIA Idroelettrico > 10MW Idroelettrico < 10MW Geotermia elettrica Eolico Fotovoltaico Biomasse e Biogas. Rifiuti elettrico Totale Rinnovabili 1997 MWe Mtep 13.942 7, 365 2.187 1,787 559 0,859 119 0,026 16 0,003 0,125 192 89 0,055 2002 MWe Mtep 14.300 7,550 2.400 1,954 650 1,051 700 0,308 25 0,006 380 0.502 350 0,385 2006 MWe Mtep 14.500 7,656 2.600 2,116 700 1,132 1.400 0,616 100 0,024 800 1,056 500 0,550 2008-2012 MWe Mtep 15.000 7,920 3.000 2,442 800 1,294 2.500 1,100 300 0,073 2.300 3,036 800 0,880 17.104 18.805 20.600 24.700 10,221 11,756 13,151 16,744 3.2.3 La normativa per lo sviluppo delle FER e il risparmio energetico in Italia Il Piano Energetico Nazionale (PEN) Approvato il 10 agosto 1988, si è ispirato ai criteri di: promozione dell’uso razionale dell’energia e del risparmio energetico, adozione di norme per gli autoproduttori, sviluppo progressivo di fonti di energia rinnovabile. Questi tre obiettivi sono finalizzati a limitare la dipendenza energetica dell’Italia dagli altri Paesi, attualmente maggiore dell’80%. Il consumo di energia elettrica è soddisfatto per lo più dalle importazioni, in particolare dalla Francia e dalla Svizzera. Per il 2000 il PEN ha fissato l’obiettivo di aumentare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili del 44%, con una ripartizione interna di questo mercato suddiviso in 300 MW di energia eolica e 75 MW di energia fotovoltaica. In più ha stabilito che tutte le Regioni devono adottare Piani d’Azione per l’utilizzo e la promozione di energie rinnovabili sul proprio territorio. Legge 9/91 “Norme per l’attuazione del Nuovo Piano Energetico Nazionale”: Norme per l'attuazione del nuovo Piano Energetico Nazionale: aspetti istituzionali, centrali idroelettriche ed elettrodotti, idrocarburi e geotermia, autoproduzione e disposizioni fiscali. L'aspetto più significativo introdotto dalla legge n. 9/91 è una parziale liberalizzazione della produzione dell'energia elettrica da fonti rinnovabili e assimilate, che per diventare operativa deve solo essere comunicata. La produzione da fonti convenzionali, invece, rimane vincolata all'autorizzazione del Ministero dell'Industria, del Commercio e dell'Artigianato (MICA). L'art. 20, modificando la legge n. 1643 del 6 dicembre 1962, consente alle imprese di produrre energia elettrica per autoconsumo o per la cessione all'ENEL. L'impresa autoproduttrice, se costituita in forma societaria, può produrre anche per uso delle società controllate o della società controllante. Questo principio attenua solo in parte il monopolio dell'ENEL, perché vincola la cessione delle eccedenze energetiche all'ENEL stessa. Tali eccedenze vengono ritirate a un prezzo definito dal Comitato Interministeriale dei Prezzi (CIP) e calcolato in base al criterio dei costi evitati, cioè i costi che l'ENEL avrebbe dovuto sostenere per produrre in proprio l'energia elettrica che acquista. In questo modo si cerca di fornire benefici economici a quei soggetti che, senza ridurre la propria capacità produttiva, adottano tecnologie che riducono i consumi energetici. L'art. 22 introduce incentivi alla produzione di energia elettrica da fonti di energia rinnovabili o assimilate3 e in particolare da impianti combinati di energia e calore. I prezzi 3 Erano considerate fonti rinnovabili di energia o assimilate il sole, il vento, l'energia idraulica, le risorse geotermiche, le maree, il moto ondoso e la trasformazione dei rifiuti organici ed inorganici o di prodotti vegetali. Sono considerate altresì fonti di energia assimilate alle fonti rinnovabili di energia la cogenerazione, intesa come produzione combinata di energia elettrica o meccanica e di calore, il calore recuperabile nei fumi di scarico e da impianti termici, da impianti elettrici e da processi SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 21 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo relativi alla cessione, alla produzione per conto dell'ENEL, al vettoriamento ed i parametri relativi allo scambio vengono fissati dal Comitato Interministeriale Prezzi (CIP), il quale dovrà assicurare prezzi e parametri incentivanti. Gli impianti con potenza non superiore ai 20 kW “vengono esclusi dal pagamento dell'imposta e dalla categoria di officina elettrica, in caso di funzionamento in servizio separato rispetto alla rete pubblica”. Nel 1992, con il provvedimento n. 6, il CIP ha fissato in 8 anni dall'entrata in funzione dell'impianto, il termine per la concessione degli incentivi; allo scadere di questo periodo il prezzo di cessione rientra nei criteri del costo evitato. Sempre nello stesso provvedimento il CIP ha stabilito la condizione di efficienza energetica per l'assimilabilità alle fonti rinnovabili calcolata con un indice energetico che premia le soluzioni a più alto rendimento elettrico. L'art. 23 è dedicato alla circolazione dell'energia elettrica prodotta da impianti che usano fonti rinnovabili e assimilate. "All'interno di consorzi e società consortili fra imprese e fra dette imprese, consorzi per le aree e i nuclei di sviluppo industriale (….) aziende speciali degli enti locali e a società concessionarie di pubblici servizi dagli stessi assunti" (comma 1), l'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e assimilate può circolare liberamente. Qualora il calore prodotto in cogenerazione sia ceduto a reti pubbliche di riscaldamento, le relative convenzioni devono essere stipulate sulla base di una convenzione tipo approvata dal Ministero dell'Industria e i prezzi massimi del calore prodotto in cogenerazione sono determinati dal CIP, tenendo conto dei costi del combustibile, del tipo e delle caratteristiche delle utenze. Legge 10/91 “Norme per l’attuazione del PEN in materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili. Il Titolo I della legge reca norme in materia di uso razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti di energia. In particolare all'art. 5 prescrive che le Regioni e le Province autonome predispongano, d'intesa con l'ENEA, i piani energetici regionali o provinciali relativi all'uso di fonti rinnovabili di energia. Il Titolo II contiene norme per il contenimento del consumo di energia negli edifici condominiali. A tal fine gli edifici pubblici e privati devono essere progettati e messi in opera in modo tale da contenere al massimo i consumi di energia termica ed elettrica in relazione al progresso della tecnica. Nell'art. 26, in deroga agli articoli 1120 e 1136 del codice civile, si introduce il principio della decisione a maggioranza nell'assemblea di condominio per le innovazioni relative all'adozione di sistemi di termoregolazione e di contabilizzazione del calore e per il conseguente riparto degli oneri di riscaldamento in base al consumo effettivamente registrato. Sempre allo stesso articolo si stabilisce che gli impianti di riscaldamento al servizio di edifici di nuova costruzione devono essere progettati e realizzati in modo tale da consentire l'adozione di sistemi di termoregolazione e di contabilizzazione del calore per ogni singola unità immobiliare. Un ruolo prioritario per la diffusione delle fonti rinnovabili di energia o assimilate è affidato alla Pubblica Amministrazione, poiché è tenuta a soddisfare il fabbisogno energetico degli edifici di cui è proprietaria ricorrendo alle fonti menzionate, salvo impedimenti di natura tecnica o economica. L'art. 30 relativo alla certificazione energetica degli edifici, in mancanza dei decreti applicativi che il MICA, Ministero dei Lavori Pubblici e l'ENEA avrebbero dovuto emanare, è rimasto inapplicato. Il certificato energetico in caso di compravendita e locazione dovrebbe essere comunque portato a conoscenza dell'acquirente o del locatario dell'intero immobile o della singola unità immobiliare. L'attestato relativo alla certificazione energetica ha una validità temporanea di cinque anni. CIP 6/1992 (non più in vigore) industriali, nonché le altre forme di energia recuperabile in processi, in impianti e in prodotti ivi compresi i risparmi conseguibili nella climatizzazione e nell'illuminazione degli edifici con interventi sull'involucro edilizio e sugli impianti. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 22 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Il prezzo a cui è possibile vendere energia elettrica alla rete nazionale è regolato dal provvedimento n. 6 del 1992 del Comitato Interministeriale dei Prezzi (CIP)4. I prezzi sono stabiliti in base al criterio del costo evitato5, ma nel caso di nuova produzione da impianti alimentati da fonti rinnovabili o assimilate si ha, per i primi otto anni, un prezzo incentivante, variabile a seconda della tipologia di impianto. Il provvedimento in questione è stato, di fatto, ritirato nel 1996. Solo gli impianti che hanno concluso un Contratto preliminare con l’ENEL entro il 31.12.96 ricevono il pagamento stabilito dal provvedimento; nessun altro impianto o progetto può beneficiare di queste tariffe. DPR 412/93 – Regolamento recante norme per la progettazione, l'installazione, l'esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dell'articolo 4, comma 46, della Legge 9 gennaio 1991, n. 10: - suddivide il territorio nazionale in sei zone climatiche7 in funzione dei gradi giorno comunali e indipendentemente dall’ubicazione geografica; stabilisce per ogni zona climatica la durata giornaliera di attivazione e il periodo annuale di accensione degli impianti di riscaldamento8; classifica gli edifici in otto categorie a seconda della destinazione d'uso9; stabilisce per ogni categoria di edifici la temperatura massima interna consentita10; 4 IL CIP 6/92 è stato integrato dal MICA il 4 agosto 1994 (DM 186/94). Il criterio del costo evitato è composto da: costo di impianto, costo di esercizio, manutenzione, spese generali e costo del combustibile. 6 "[…] sono emanate norme per il contenimento dei consumi di energia, riguardanti in particolare progettazione, installazione, esercizio e manutenzione degli impianti termici, e i seguenti aspetti: determinazione delle zone climatiche, durata giornaliera di attivazione nonché periodi di accensione degli impianti termici, temperatura massima dell'aria negli ambienti degli edifici durante il funzionamento degli impianti termici, rete di distribuzione e adeguamento delle infrastrutture di trasporto, di ricezione e di stoccaggio delle fonti di energia al fine di favorirne l'utilizzazione da parte degli operatori pubblici e privati […]". 7 Le zone climatiche sono così ripartite: Zona A: comuni che presentano un numero di gradi giorno non superiore a 600; Zona B: comuni che presentano un numero di gradi giorno maggiore di 600 e non superiore a 900; Zona C: comuni che presentano un numero di gradi giorno maggiore di 900 e non superiore a 1.400; Zona D: comuni che presentano un numero di gradi giorno maggiore di 1.400 e non superiore a 2.100; Zona E: comuni che presentano un numero gradi giorno maggiore di 2.100 e non superiore a 3.000. 8 Zona A: ore 6 giornaliere dal 1° dicembre al 15 marzo; Zona B: ore 8 giornaliere dal 1° dicembre al 31 marzo; Zona C: ore 10 giornaliere dal 15 novembre al 31 marzo; Zona D: ore 12 giornaliere dal 1° novembre al 15 aprile; Zona E: ore 14 giornaliere dal 15 ottobre al 15 aprile; Zona F: nessuna limitazione. Al di fuori di tali periodi gli impianti termici possono essere attivati solo in presenza di situazioni climatiche che ne giustifichino l'esercizio e comunque con una durata giornaliera non superiore alla metà di quella consentita a pieno regime. 9 Gli edifici sono classificati in base alla loro destinazione d'uso nelle seguenti categorie: E.1 Edifici adibiti a residenza e assimilabili: abitazioni adibite a residenza con carattere continuativo, quali abitazioni civili e rurali, collegi, conventi, case di pena, caserme; abitazioni adibite a residenza con occupazione saltuaria, quali case per vacanze, fine settimana e simili; edifici adibiti ad albergo, pensione ed attività similari; E.2 Edifici adibiti a uffici e assimilabili: pubblici o privati, indipendenti o contigui a costruzioni adibite anche ad attività industriali o artigianali, purché siano da tali costruzioni scorporabili agli effetti dell'isolamento termico; E.3 Edifici adibiti a ospedali, cliniche o case di cura e assimilabili ivi compresi quelli adibiti a ricovero o cura di minori o anziani nonché le strutture protette per l'assistenza ed il recupero dei tossico dipendenti e di altri soggetti affidati a servizi sociali pubblici; E.4 Edifici adibiti ad attività ricreative o di culto e assimilabili: quali cinema e teatri, sale di riunioni per congressi; mostre, musei e biblioteche, luoghi di culto; bar, ristoranti, sale da ballo; E.5 Edifici adibiti ad attività commerciali e assimilabili: quali negozi, magazzini di vendita all'ingrosso o al minuto, supermercati, esposizioni; E.6 Edifici adibiti ad attività sportive: piscine, saune e assimilabili; palestre e assimilabili; servizi di supporto alle attività sportive; E.7 Edifici adibiti ad attività scolastiche a tutti i livelli e assimilabili; E.8 Edifici adibiti ad attività industriali ed artigianali e assimilabili. Qualora un edificio sia costituito da parti individuali come appartenenti a categorie diverse, le stesse devono essere considerate separatamente e cioè ciascuna nella categoria che le compete. 10 La temperatura massima interna consentita è di: 18 °C +2 °C di tolleranza per gli edifici rientranti nella categoria E.8; 20 °C +2 °C di tolleranza per gli edifici rientranti nelle categorie diverse da E.8. Il mantenimento della temperatura dell'aria negli ambienti entro i limiti fissati deve essere ottenuto con accorgimenti che non comportino spreco di energia. 5 SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 23 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo stabilisce che gli impianti termici nuovi o ristrutturati devono garantire un rendimento stagionale medio che va calcolato in base alla potenza termica del generatore; - stabilisce i valori limite di rendimento per i generatori di calore ad acqua calda e ad aria calda. La manutenzione degli impianti di riscaldamento, da effettuarsi periodicamente ogni anno, è affidata al proprietario, all’occupante dell’immobile o a un terzo responsabile. Per i generatori di calore devono, inoltre, essere effettuate delle verifiche su alcuni parametri (ad esempio il rendimento energetico) contenuti in appositi libretti. Tali verifiche devono avere una periodicità annuale per i generatori con potenza nominale superiore a 35 KW o biennale per quelli con potenza nominale inferiore. Per le centrali termiche con potenza superiore a 350 kW tali controlli devono avere una cadenza semestrale. Il controllo sullo stato di manutenzione e di esercizio degli impianti termici viene affidato ai comuni con più di quarantamila abitanti e alle province per la restante parte del territorio. Tale regolamento è stato aggiornato con DPR 21 dicembre 1999, n. 551 - Regolamento recante modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, in materia di progettazione, installazione, esercizio e manutenzione degli impianti termici degli edifici, ai fini del contenimento dei consumi di energia. - DM 2 aprile 1998 - Modalità di certificazione delle caratteristiche e delle prestazioni energetiche degli edifici e degli impianti ad essi connessi. Le disposizioni del decreto si applicano, a quei prodotti che sono commercializzati in via autonoma per l'utilizzazione quali componenti di edifici o di impianti al servizio degli edifici che assolvono ad una o più funzioni energeticamente significative. La certificazione concerne le classi di componenti, di cui all'allegato al decreto, relativamente alle caratteristiche ed alle prestazioni energetiche indicate nell'allegato stesso. DLgs 79/99 (decreto Bersani). Nel quadro generale di liberalizzazione della produzione di energia elettrica tale decreto all’art. 11, comma 1 e 2, definisce i criteri generali a cui gli importatori e i soggetti responsabili d’impianti di produzione di energia elettrica devono rispondere per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili (FER): 1. Al fine d’incentivare l’uso delle energie rinnovabili, il risparmio energetico, la riduzione delle emissioni di anidride carbonica e l’utilizzo delle risorse energetiche nazionali, a decorrere dall’anno 2001 gli importatori e i soggetti responsabili degli impianti che, in ciascun anno, importano o producono energia elettrica da fonti non rinnovabili, hanno l’obbligo d’immettere nel sistema elettrico nazionale, nell’anno successivo, una quota prodotta da impianti da fonti rinnovabili entrati in esercizio o ripotenziati, limitatamente alla producibilità aggiuntiva, in data successiva a quella di entrata in vigore del presente decreto (1° aprile 1999 ndr). 2. L’obbligo di cui al comma 1 si applica alle importazione e produzioni di energia elettrica, al netto della cogenerazione, degli autoconsumi di centrale e delle esportazioni, eccedenti i 100 GWh; la quota di cui al comma 1 è inizialmente stabilita al 2% della suddetta energia eccedente i 100 GWh. Ciò non significa, obbligatoriamente, produrre in proprio la quota necessaria al raggiungimento della percentuale indicata. Il legislatore, infatti, specifica al comma 3: 3. Gli stessi soggetti possono adempiere al suddetto obbligo anche acquistando, in tutto o in parte, l’equivalente quota o i relativi diritti da altri produttori, purché immettano l’energia da fonti rinnovabili nel sistema elettrico nazionale, o dal gestore della rete di trasmissione nazionale. Viene inoltre sancita la priorità delle FER sulle altre fonti primarie o tecnologie di produzione: SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 24 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo 4. Il gestore della rete di trasmissione nazionale assicura la precedenza all’energia elettrica prodotta da impianti che utilizzano nell’ordine, fonti energetiche rinnovabili, sistemi di cogenerazione, sulla base di specifici criteri definiti dall’Autorità per l’energia e il gas, e fonti nazionali di energia primaria, queste ultime per una quota massima annuale non superiore al 15% di tuta l’energia primaria necessaria per generare l’energia elettrica consumata DM 11 novembre 1999- Direttive per l’attuazione delle norme in materia di energia elettrica da fonti rinnovabili di cui ai commi 1,2,3 dell’articolo 11 del DLgs 16 marzo 1999, n. 79. Nell’art. 5 vengono tradotte e maggiormente sviluppate le disposizioni relative alle modalità di produzione e gestione della quota di energia elettrica da fonte rinnovabile, mediante i cosiddetti “certificati verdi”. DM 18 marzo 2002 - Modifiche e integrazioni al decreto del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, di concerto con il Ministro dell'ambiente, 11 novembre 1999, concernente "direttive per l'attuazione delle norme in materia di energia elettrica da fonti rinnovabili di cui ai commi 1, 2 e 3 dell'art. 11 del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79". In particolare l’articolo 3 detta le disposizioni relative alle importazioni di elettricità prodotta da impianti alimentati a fonti rinnovabili ed alla relativa autocertificazione. Benefici fiscali I benefici previsti all’art. 1 della legge n. 449 del 27 dicembre 1997 (che contiene misure per la stabilizzazione della finanza pubblica), prorogati dalla legge finanziaria del 1999, possono essere considerati come diretta continuazione delle agevolazioni contemplate nella legge 10/1991. In particolare l’Iva sulle prestazioni relative agli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria si riduce dal 20 al 10 per cento per i fabbricati destinati prevalentemente ad uso abitativo privato e sono previste agevolazioni tributarie11 per gli interventi effettuati sulle singole unità immobiliari residenziali di qualsiasi categoria catastale12, anche rurali, mirati al conseguimento del risparmio energetico e all’adozione di impianti basati sull’impiego di fonti rinnovabili di energia. I benefici sono estesi al biennio ‘98 - ’99. I soggetti beneficiari delle agevolazioni tributarie in oggetto sono: - i proprietari delle unità immobiliari; - i pieni proprietari o i nudi proprietari; - i titolari di un diritto reale (ad es. usufrutto o uso); - coloro che detengono l’unità immobiliare in base ad un titolo idoneo (ad es. gli inquilini o i comodatari); - i soci di cooperative divise o indivise; - i soci di società semplici, di società di fatto e gli imprenditori individuali anche in forma di impresa familiare; - i soggetti che svolgono attività d’impresa, con riferimento ai beni non classificati come strumentali o merce. La CARBON TAX Il governo italiano, seguendo l’esempio dei paesi scandinavi e dell’Olanda, ha deciso di adottare, in collegato con la Legge Finanziaria del 1999, la CARBON TAX, uno 11 A decorrere dal 1 gennaio 2000 è prevista un’agevolazione del 36% della spesa sostenuta, in termini di detrazione di tale quota ai fini dell’IRPEF. Se l’immobile appartiene a una società di persone, tale detrazione è moltiplicabile per ciascuna unità immobiliare posseduta dalla società e per ciascun socio. 12 Sia unità immobiliari accatastate come abitazioni, anche se dotate di caratteristiche di lusso, sia unità immobiliari non accatastate come abitazioni, che tuttavia sono utilizzate con finalità residenziali. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 25 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo strumento fiscale che grava sui combustibili fossili in relazione al quantitativo di carbonio emesso durante il processo di combustione. La logica del nuovo tributo è quella di incentivare l’uso di prodotti energetici a basso contenuto di carbonio a danno di quelli ad alto contenuto. La CARBON TAX trova la sua legittimazione nell’impegno sulla riduzione del gas serra sottoscritto dal nostro governo a Kyoto. Gli obiettivi che si intendono raggiungere sono: - favorire l’uso di combustibili che emettono meno anidride carbonica; - promuovere iniziative volte ad elevare l’efficienza energetica; - implementare l’uso di fonti di energia rinnovabile. Le caratteristiche della CARBON TAX sono innovative e in sintonia con una possibile riforma “verde” dell’intero sistema fiscale. DM MICA del 24 aprile 2001 “Individuazione degli obiettivi quantitativi per l’incremento dell’efficienza energetica negli usi finali ai sensi dell’art. 9, comma 1, del decreto legislativo 16 marzo, n. 79”. In questo provvedimento si stabilisce che, a partire dal 2002, i distributori di energia elettrica con più di 100.000 clienti dovranno dimostrare, alla fine dell’anno, di aver conseguito risparmi energetici pari a determinate quote prefissate. I risparmi complessivi per i distributori di energia elettrica sono pari a:0,1 Mtep per il 2002, 0,5 Mtep per il 2003, 0,9 Mtep per il 2004, 1,2 Mtep per il 2005 e 1,6 Mtep per il 2006. Il decreto, oltre a definire i quantitativi di energia primaria che dovranno essere risparmiati negli utilizzi finali, indica anche il tipo di interventi da effettuare per conseguire tali risparmi. Questi dovranno essere conseguiti, per almeno il 50%, attraverso progetti che determinino riduzioni nei consumi di energia elettrica e, per il rimanente 50%, tramite interventi che producano abbassamenti non necessariamente negli usi di elettricità. In particolare, gli interventi che dovranno essere promossi riguardano principalmente: - l'adozione di apparecchiature e sistemi di regolazione atti a conseguire risparmi in campo illuminotecnico; - l'adozione di sistemi di rifasamento dei carichi elettrici e di azionamenti elettrici a frequenza variabile; - l'adozione di apparecchi utilizzatori particolarmente efficienti, certificati in base alla esistente normativa relativa alla etichettatura energetica ed appartenenti alla classe A; - interventi di miglioramento dell'involucro edilizio degli edifici, al fine di minimizzare i consumi energetici di raffrescamento, e di architettura bioclimatica; - impiego di sistemi ad energia solare fotovoltaica. I suddetti interventi dovranno inoltre consentire un'effettiva riduzione dei consumi di energia elettrica e tutte le apparecchiature installate e/o i sistemi realizzati dovranno essere certificati secondo la normativa esistente. I risparmi energetici conseguiti a seguito degli interventi verranno valorizzati dando luogo a titoli di efficienza energetica che saranno oggetto di contrattazione, determinando la formazione di un mercato dei titoli di efficienza per molti aspetti simile a quello dei certificati verdi. Il decreto non entra nei dettagli di come quantificare i risparmi, verificare i risultati effettivamente conseguiti ed assegnare i conseguenti titoli di efficienza energetica o sanzionare i mancati obbiettivi. Tutte queste attività vengono demandate all'Autorità per l'energia elettrica ed il gas che entro sei mesi dall'uscita dei decreti avrebbe dovuto emettere le linee guida in base alle quali attuare questo piano di risparmio energetico (cosa che al momento non ha ancora fatto). Anche le Regioni e Province autonome devono elaborare dei piani regionali per il risparmio energetico nell'ambito dei quali dovranno essere effettuati gli interventi di risparmio energetico. Chi però dovrà farsi promotore degli interventi di risparmio energetico saranno le aziende distributrici dell'energia elettrica, che saranno obbligate, pena delle sanzioni pecuniarie, SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 26 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo ad ottenere nel quinquennio risparmi energetici proporzionali alle quote di energia elettrica e di gas distribuiti nel 2001, aggiudicandosi così dei titoli di efficienza energetica. Alle Aziende distributrici verrà concesso di incrementare la tariffa di distribuzione per i clienti vincolati o quelle di vettoriamento per i clienti del mercato libero, così da recuperare parte dei costi sostenuti per promuovere il risparmio energetico. Queste maggiorazioni tariffarie saranno decise dall'Autorità. Nella realizzazione degli interventi di risparmio energetico le Aziende distributrici possono avvalersi delle EsCo (società di servizi energetici), facendo realizzare a loro gli interventi di risparmio energetico. DM MICA del 24 aprile 2001 “Individuazione degli obiettivi quantitativi nazionali di risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili, ai sensi dell’art. 16, comma 4, del decreto legislativo 23 maggio, n. 164”. In questo provvedimento si stabilisce che, a partire dal 2002, i distributori di gas con più di 100.000 clienti dovranno dimostrare, alla fine dell’anno, di aver conseguito risparmi energetici pari a determinate quote prefissate. I risparmi complessivi per i distributori di energia elettrica sono pari a: 0,1 Mtep per il 2002, 0,4 Mtep per il 2003, 0,7 Mtep per il 2004, 1,0 Mtep per il 2005 e 1,3 Mtep per il 2006. Il decreto, oltre a definire i quantitativi di energia che dovranno essere risparmiati negli utilizzi finali, indica anche il tipo di interventi da effettuare per conseguire tali risparmi. Questi dovranno essere conseguiti, per almeno il 50%, attraverso progetti che determinino riduzioni nei consumi di gas e, per il rimanente 50%, tramite interventi che producano abbassamenti non necessariamente negli usi di gas. In particolare gli interventi che dovranno essere promossi riguardano principalmente: - l'adozione di apparecchi utilizzatori particolarmente efficienti, certificati in base alla esistente normativa relativa alla etichettatura energetica ed appartenenti alla classe 4 stelle per i sistemi di combustione; - applicazione di sistemi di regolazione e di telecontrollo degli impianti, e di sistemi di contabilizzazione; - interventi di miglioramento dell'involucro edilizio degli edifici, al fine di minimizzare i consumi energetici sia in riscaldamento che in raffrescamento, e di architettura bioclimatica; - applicazione di sistemi di cogenerazione, utilizzo di recuperi termici e di energia termica proveniente da reti di teleriscaldamento alimentate da sistemi di cogenerazione o da sistemi alimentati a biomasse o rifiuti; - impiego di veicoli elettrici ed a gas; - impiego di sistemi ad energia solare termica. Anche nel caso del gas sono state definite le medesime condizioni di gestione delle attività di risparmio analogamente a quanto fatto per l’energia elettrica. In particolare, l'Autorità per l'energia elettrica ed il gas, entro sei mesi dall'uscita dei decreti, avrebbe dovuto emettere le linee guida in base alle quali attuare questo piano di risparmio energetico (cosa che al momento non ha ancora fatto). Le Regioni e le Province autonome devono elaborare dei piani regionali per il risparmio energetico nell'ambito dei quali dovranno essere effettuati gli interventi di risparmio energetico e le aziende distributrici del gas dovranno farsi promotrici degli interventi di risparmio energetico, aggiudicandosi così dei titoli di efficienza energetica. Alle Aziende distributrici verrà concesso di incrementare la tariffa di distribuzione per i clienti vincolati o quelle di vettoriamento per i clienti del mercato libero, così da recuperare parte dei costi sostenuti per promuovere il risparmio energetico. Queste maggiorazioni tariffarie saranno decise dall'Autorità. Nella realizzazione degli interventi di risparmio energetico le Aziende distributrici possono avvalersi delle ESCo (società di servizi energetici), facendo realizzare a loro gli interventi di risparmio energetico. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 27 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Delibera n. 234/02 dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas concernente “approvazione di 8 schede tecniche per la quantificazione dei risparmi di energia primaria relativi agli interventi di cui all’articolo 5, comma 1, dei decreti ministeriali 24 aprile 2001”. Considerato che la valutazione del risparmio di energia primaria conseguibile attraverso specifiche tipologie di intervento dipende dalla natura dell’intervento e richiede la predisposizione di schede e di criteri di quantificazione specifici, a cui faranno riferimento i criteri di valutazione di carattere generale predisposti nell’ambito delle linee guida, che le schede di cui sopra consentono la determinazione dell’energia primaria risparmiata da ogni singolo intervento quando utilizzate congiuntamente ai criteri di valutazione di carattere generale definite nell’ambito delle linee guida, la Delibera approva 8 schede riguardanti molteplici interventi dal punto di vista del consumo elettrico (sostituzione lampade, scaldacqua, installazione di impianti fotovoltaici) e degli usi termici (sostituzione caldaie, isolamento termico di pareti, coperture e vetri, realizzazione di impianti solari termici). Delibera n. 133/03 dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas concernente “Linee guida per la preparazione, esecuzione e valutazione dei progetti di cui all’articolo 5, comma 1, dei decreti ministeriali 24 aprile 2001 e per la definizione dei criteri e delle modalità per il rilascio dei titoli di efficienza energetica”. La Delibera approva, in allegato, un documento finalizzato alla valutazione dei risparmi conseguibili (con i criteri e le modalità relativi al rilascio dei titoli di efficienza energetica) attraverso ciascuna tipologia di intervento individuata: - metodi di valutazione standardizzata (cfr Delibera n. 234/02); - metodi di valutazione analitica; - metodi di valutazione a consuntivo. Dove: - I metodi di valutazione standardizzata consentono di quantificare il risparmio specifico lordo annuo dell’intervento attraverso la determinazione dei risparmi relativi ad una singola unità fisica di riferimento (UFR), senza procedere a misurazioni dirette. - I metodi di valutazione analitica consentono di quantificare il risparmio lordo conseguibile attraverso una tipologia di intervento sulla base di un algoritmo di valutazione predefinito e della misura diretta di alcuni parametri di funzionamento del sistema dopo che è stato realizzato l’intervento. - I metodi di valutazione a consuntivo consentono di quantificare il risparmio netto conseguibile attraverso uno o più interventi in conformità ad un programma di misura proposto dal soggetto titolare del progetto unitamente ad una descrizione del progetto medesimo (di seguito: programma di progetto e di misura), approvato dal soggetto responsabile delle attività di verifica e di certificazione dei risparmi. Da evidenziare la disposizione dell’art. 1 che cita:” I progetti devono essere proposti e realizzati garantendo la necessaria trasparenza e correttezza delle informazioni ai soggetti interessati, in modo non discriminatorio e in modo da non costituire ostacolo allo sviluppo della concorrenza nelle attività della misura e della vendita di energia elettrica e di gas naturale e nell’offerta di servizi oltre il misuratore. DLgs 29 dicembre 2003, n. 387 recante: "Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità". Il Decreto Legislativo del Ministero delle Attività Produttive (MAP), che recepisce la Direttiva della Commissione Europea 77/2001/CE sulla produzione dell’energia elettrica da fonti rinnovabili, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana (GURI) il 31 gennaio 2004. Esso costituisce un punto di svolta nel panorama normativo SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 28 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo del settore: produrre energia da fonti rinnovabili diventa, alla luce degli obiettivi di riduzione delle emissioni, sempre più importante nel contesto di una crescente attenzione per l’ambiente in cui si deve operare. Infatti il provvedimento perfeziona il meccanismo di incentivazione basato sull’obbligo della quota minima di energia elettrica da produrre mediante Fonti Energetiche Rinnovabili (FER) e sui Certificati Verdi (CV) che possono contare su una durata di modulazione di almeno otto anni; chiarisce significativamente le procedure autorizzative che prevedono un procedimento unico svolto dalla regione entro tempi prefissati; semplifica le procedure di collegamento alla rete; prevede anche campagne informative al fine di creare consapevolezza sulla funzione delle rinnovabili. È di fondamentale importanza dunque la progressiva e piena attuazione dei contenuti della nuova normativa, considerate le sue ambiziose ricadute sul mercato dell’energia. Da notare, inoltre, come il DLgs 387/03 tenga in alta considerazione l’attività d’informazione e aggiornamento per gli operatori a tutti i livelli, al fine di far cogliere compiutamente e in maniera critica i limiti, i vincoli e le opportunità del decreto stesso per poterlo recepire e attuare al meglio nell’interesse generale del paese e delle aziende che vogliono valorizzare la propria capacità produttiva. Gli interventi e la concertazione sia di soggetti istituzionali, partecipi dei nuovi approcci normativi e di mercato, sia degli operatori chiamati ad attuare il provvedimento diventano la migliore occasione per confrontarsi e agire con cognizione di causa. Nel dettaglio il DLgs 387/03 e' finalizzato prevalentemente a: a) promuovere un maggior contributo delle fonti energetiche rinnovabili alla produzione di elettricità nel mercato italiano e comunitario; b) promuovere misure per il perseguimento degli obiettivi indicativi nazionali di cui all'articolo 3, comma 1; c) concorrere alla creazione delle basi per un futuro quadro comunitario in materia; d) favorire lo sviluppo di impianti di microgenerazione elettrica alimentati da fonti rinnovabili, in particolare per gli impieghi agricoli e per le aree montane. Pertanto le principali misure nazionali per promuovere l'aumento del consumo di elettricità da fonti rinnovabili, in quantità proporzionata agli obiettivi di cui alle relazioni predisposte dal Ministro delle Attività Produttive di concerto con il Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 2, della direttiva 2001/77/CE, sono costituite dalle disposizioni di questo decreto, dal decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, e successivi provvedimenti attuativi, nonché dai provvedimenti assunti al fine dell'attuazione della legge 1° giugno 2002, n. 120. L'aggiornamento include una valutazione dei costi e dei benefici connessi al raggiungimento degli obiettivi indicativi nazionali e all'attuazione delle specifiche misure di sostegno. L'aggiornamento include altresì la valutazione quantitativa dell'evoluzione dell'entità degli incentivi alle fonti assimilate alle fonti rinnovabili, di cui all'articolo 22 della legge 9 gennaio 1991, n. 9. In pratica l’aumento della domanda di energia elettrica da FER sarà assicurato, a decorrere dall'anno 2004 e fino al 2006, dalla disposizione che incrementa annualmente di 0,35 punti percentuali, nel rispetto delle tutele di cui all'articolo 9 della Costituzione, la quota minima di elettricità prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili che, nell'anno successivo, deve essere immessa nel sistema elettrico nazionale ai sensi dell'articolo 11, commi 1, 2 e 3, del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, e successive modificazioni. Il Ministro delle Attività Produttive, con propri decreti emanati di concerto con il Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, sentita la Conferenza unificata, stabilisce gli ulteriori incrementi della medesima quota minima, per il triennio 2007-2009 e per il triennio 2010-2012. Tali decreti dovranno essere emanati, rispettivamente, entro il 31 dicembre 2004 ed entro il 31 dicembre 2007. Infine il DLgs 387/03 contiene disposizioni specifiche per: • la valorizzazione energetica delle biomasse, dei gas residuati dai processi di depurazione e del biogas; • gli incentivi fiscali a favore degli impianti di potenza non superiore a 20 kW; SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 29 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo • • • il contributo in “conto-energia” per il solare fotovoltaico, che sostituirà i contributi in conto capitale e garantirà una consistente remunerazione basata esclusivamente sulla produzione elettrica annua; gli obiettivi indicativi regionali; la “Garanzia di origine dell'elettricità prodotta da fonti rinnovabili”: Il Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale (GRTN) è il soggetto designato, ai sensi del decreto, al rilascio della garanzia di origine, nonché dei certificati verdi. La garanzia di origine e' rilasciata qualora la produzione annua, ovvero la produzione imputabile, sia non inferiore a 100 MWh. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 30 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo 3.3 Decentramento di deleghe e funzioni in campo energetico agli Enti locali Le politiche comunitarie e nazionali concernenti la riduzione dell’impatto ambientale delle attività energetiche, come pure il processo di liberalizzazione del settore, si intersecano con un terzo elemento che sta prendendo corpo negli ultimi anni, e cioè la politica del decentramento agli Enti locali, avviata con la legge 59/97 (“Bassanini”). Decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti locali, in attuazione del Capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59” Attribuisce alle Regioni ed agli enti locali un significativo insieme di competenze e funzioni. Le funzioni, in ambito energetico, che concernono l’elaborazione e la definizione degli obiettivi e delle linee della politica energetica nazionale, nonché l’adozione degli atti di indirizzo e coordinamento per un’articolata programmazione energetica regionale, rimangono comunque di competenza statale. Per quanto riguarda le funzioni amministrative, vengono assegnate allo Stato quelle che assecondano esigenze di politica unitaria e hanno interesse di carattere nazionale o sovraregionale. Alla Regione vengono assegnate funzioni con criterio residuale, ovvero tutte quelle non conferite direttamente allo Stato e agli Enti Locali. Il decreto attribuisce espressamente alla Regione il controllo di quasi tutte le forme di incentivazione previste dalla legge 10/91 (artt. 12, 14, 30) e il coordinamento dell’attività degli Enti locali in relazione al contenimento dei consumi di energia degli edifici in attuazione del DPR 412/93, modificato dal DPR 551/99. L’art. 31 del DLgs 112/98 attribuisce agli Enti locali le funzioni amministrative connesse “al controllo sul risparmio energetico e l’uso razionale dell’energia e le altre funzioni che siano previste dalla legislazione regionale” (art. 31), in particolare alla Provincia sono assegnate le seguenti funzioni: - la redazione e l’adozione dei programmi di intervento per la promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico; - l’autorizzazione alla installazione ed all’esercizio degli impianti di produzione di energia; - il controllo sul rendimento energetico degli impianti termici. Alla provincia spettano, quindi, le competenze relative agli impianti di potenza inferiore o uguale a 300 MW termici. In particolare, la funzione trasferita alla provincia prevede la gestione dei seguenti procedimenti: - autorizzazione alla costruzione ed all’esercizio di impianti per la produzione di energia con potenza inferiore o uguale a 300 MW termici, utilizzanti fonti convenzionali e fonti assimilate a fonti rinnovabili (L. 9/91, DPR 53/98); - autorizzazione alla costruzione e all’esercizio di impianti di produzione di energia da rinnovabili e da rifiuti (L. 9/91, DPR 53/98, DLgs. 22/97 tranne le competenze per impianti ex art. 22,31,32,33); - verifica dei dati progettuali e del programma di esercizio, ai fini del rispetto dei criteri per l’assimilazione a fonti rinnovabili (provvedimento CIP 6/92) per gli impianti di cui ai punti 1 e 2 dell’articolo 22 della L. 9/91; - autorizzazione di gruppi elettrogeni (L. 9/91, DPR 53/98). La tabella seguente cerca di sintetizzare gli aspetti fondamentali derivanti dalle suddette normative e di interesse per lo sviluppo della politica energetica provinciale. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 31 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Scheda: deleghe di funzioni agli Enti Locali nel settore energia. L. 10/91 - Norme per l'attuazione del Piano Energetico Nazionale in materia di uso razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia art. 5 Piani Regionali art. 9 Competenze delle regioni art. 8 Contributi in conto capitale a sostegno delle FER nell’edilizia art. 10 Contributi per il contenimento dei consumi energetici nel settore industriale, artigianale e terziario art. 13 Incentivi alle FER in agricoltura Comma 1: individuazione dei bacini Comma 2: Piano regionale fonti rinnovabili Comma 3: Contenuti PER a) Bilancio energetico; b) Bacini energetici; localizzazione e realizzazione degli impianti di teleriscaldamento; c) Individuazione delle risorse finanziarie da destinare alla realizzazione di nuovi impianti di produzione di energia; d) Destinazione delle risorse finanziarie, secondo un ordine di priorità relativo alla quantità percentuale e assoluta di energia risparmiata, per gli interventi di risparmio energetico; e) Formulazione di obiettivi secondo priorità d’intervento; f) Procedure per l’individuazione e la localizzazione di impianti per la produzione di energia fino a 10 MW elettrici per impianti al servizio dei settori industriale, agricolo, terziario, civile, civile e residenziale, nonché per gli impianti idroelettrici Deleghe alle regioni art. 8, 10, 13 della L. 10/91 Contributi min. 20% max 40% della spesa d’investimento ammissibile, documentata per ciascuno dei seguenti interventi: a) coibentazione negli edifici esistenti che consenta un risparmio non inferire del 20% b) installazione di nuovi generatori di calore ad alto rendimento con un rendimento non inferiore al 90% c) installazione di pompe di calore per riscaldamento di ambienti o acqua sanitaria o d’impianti per l’uso di FER che consentano un risparmio di almeno il 30% del fabbisogno termico d) installazione di apparecchiature per la produzione combinata di energia elettrica e di calore e) impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica; fino all’80%. f) installazione di sistemi integrati di controllo e di contabilizzazione differenziata dei consumi del calore nonché acs di ogni singola unità immobiliare g) trasformazione di impianti centralizzati in impianti unifamiliari (tale incentivo andrebbe totalmente escluso dal punto di vista energetico, ambientale, della sicurezza e dei costi ed escluso almeno nelle aree ad elevato potenziale di teleriscaldamento) h) installazione di sistemi di illuminazione ad alto rendimento anche nelle aree esterne. Contributi in conto capitale fino al 30% della spesa ammissibile preventivata per realizzare o modificare impianti fissi, sistemi o componenti, nonché mezzi per il trasporto fluviale. Ammessi al contributo impianti fino a 10MWt o fino 3 MWe relativi ai servizi generali e/o al ciclo produttivo che conseguano un risparmio di energia attraverso l’utilizzo di FER e/o un miglior rendimento di macchine e apparecchiature e/o la sostituzione di idrocarburi con altri combustibili Contributi in conto capitale per la realizzazione d’impianti fino a 10MWt o fino 3 MWe per la produzione o il recupero di energia termica, elettrica e meccanica da FER, nella misura massima del 55% della spesa ammessa, elevabile al 65% per le cooperative. Le regioni promuovono con le associazioni di categoria degli imprenditori agricoli e dei coltivatori accordi tesi all’individuazione di soggetti e strumenti per interventi di uso razionale dell’energia. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 32 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo DLgs 112/98 in applicazione della 59/97 (Bassanini) art. 30: Conferimento di funzioni alle regioni Comma 1: delega delle funzioni amministrative ivi comprese quella relative alle FER, all’elettricità, all’energia nucleare, al petrolio, al gas (escluso quelle riservate allo Stato, art. 29 o che non siano riservate agli enti locali, art. 31) Comma 2: Compiti previsti dagli art. 12, 14, 30 della L. 10/91 Comma 3: coordinamento e verifica in ambito nazionale dei progetti dimostrativi art. 12 affidato alla Conferenza Unificata Comma 4: finanziamento delle spese previste per i precedenti comma da ricavare, con leggi di bilancio regionale, dalla quota di almeno l’1% delle disponibilità conseguite annullamento ai sensi dell’art. 3, comma 12, della 549/95. Comma 5: funzioni di coordinamento dei compiti attribuiti agli enti locali per l’attuazione del DPR 412/93 (controllo e censimento impianti termici). Le regioni riferiscono sullo stato di attuazione di tale DPR. art. 31: Conferimento di funzioni agli Enti Locali Comma 1: funzioni amministrative in materia di controllo sul risparmio energetico e l’uso razionale dell’energia e le altre funzioni che siano previste dalla legge regionale Comma 2: Alla Province vengono attribuite, nell’ambito delle linee d’indirizzo e di coordinamento previste nei piani energetici regionali, le seguenti funzioni: a) la redazione l’adozione dei programmi d’intervento per la promozione del FER e del risparmio energetico b) l’autorizzazione all’installazione e all’esercizio degli impianti di produzione di energia c) il controllo sul rendimento energetico degli impianti termici L 10/91 - Compiti previsti dagli artt. 12, 14, 30 art. 12 Progetti Dimostrativi art. 14 Derivazioni d’acqua Contributi per la riattivazione e per la costruzione di nuovi impianti art. 30 Certificazione energetica degli edifici Concessione di contributi in conto capitale per la progettazione e la realizzazione di impianti con caratteristiche innovative per aspetti tecnici e/o gestionali e/o organizzativi, che utilizzino FER e/o combustibili non tradizionali ovvero sviluppino prototipi a basso consumo specifico (nuove tecnologie di combustione, di gassificazione, di liquefazione del carbone e di smaltimento delle ceneri), impianti ad energia solare finalizzati, in particolare alla potabilizzazione dell’acqua. Il contributo è concesso nel limite del 50% della spesa ammissibile preventivata. Contributi in conto capitale per : a) riattivazione impianti idroelettrici dismessi o con concessioni rinunciate precedenti la data del 9 gennaio 1991. b) Costruzione di nuovi impianti nonché ripotenziamento che utilizzino concessioni di derivazioni d’acqua Emanare norme per la certificazione energetica degli edifici, individuando i soggetti abilitati alla certificazione. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 33 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Legge Regionale 12 Agosto 2002, n°34 “Riordino delle funzioni amministrative regionali e locali in attuazione del principio di sussidiarietà e degli altri principi indicati nell’art. 4, comma 3 della legge 15 marzo 1997, n°59. Nell’ambito di tale legge, Titolo II - Sviluppo economico ed attività produttive - capo V Ricerca, produzione, trasporto e distribuzione di energia -, art. 37, 38 e 39 si definiscono le funzioni di Regione, Province e Comuni. In particolare, sono attribuite alle Province funzioni e compiti amministrativi concernenti: a) l’adozione dei programmi d’intervento per la promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico; b) l’autorizzazione all’installazione ed all’esercizio degli impianti di produzione di energia destinata alla distribuzione; c) il controllo sul rendimento e sul risparmio energetico degli impianti termici e l’uso razionale dell’energia, per la parte di territorio comprendente Comuni con una popolazione inferiore ai quarantamila abitanti in coerenza con quanto previsto dall’art. 31 della legge 10/1991; d) la verifica di compatibilità dei piani comunali per l’uso delle fonti rinnovabili di energia di cui alla lett. c) dell’articolo 39, facendo riferimento ai programmi di intervento di cui alla lett. a) del presente comma13; e) le funzioni amministrative concernenti l’erogazione dei contributi di cui agli articoli 8, 10 e 13 della legge 10/91, compreso ogni adempimento tecnico, amministrativo e di controllo. “Protocollo d’intesa per il coordinamento delle politiche finalizzate alla riduzione delle emissioni dei gas-serra nell’atmosfera”. Siglato il 5 giugno 2001 a Torino dalle Regioni e dalle Province autonome, coerentemente con la sempre maggiore importanza che il processo di decentramento sta attribuendo alle Regioni anche in campo energetico. Con tale protocollo, è stato sancito l’impegno, in particolare, all’elaborazione, entro l’anno 2002, di un Piano Energetico Ambientale, sulla base dei singoli piani energetici, che privilegi: ¾ le fonti rinnovabili e l’innovazione tecnologica; ¾ la razionalizzazione della produzione elettrica; ¾ la razionalizzazione dei consumi energetici; ¾ il raccordo dei diversi settori di programmazione ai fini della sostenibilità complessiva; ¾ la valorizzazione del ruolo delle politiche di sostegno dell’innovazione tecnologica e degli strumenti fiscali, tariffari ed incentivanti; ¾ la promozione del settore produttivo dell’eco-efficienza e della cooperazione internazionale. 13 Sono attribuite ai Comuni funzioni e compiti amministrativi concernenti: c) il piano comunale per l’uso delle fonti rinnovabili di energia, nell’ambito del Piano Strutturale Comunale (PSC), ai sensi dell’art. 5, comma 5, della legge n. 10/1991, limitatamente ai Comuni con popolazione superiore a quindicimila abitanti. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 34 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Legge 9 aprile 2002, n. 55 “Misure urgenti per garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale”. La legge prevede che fino al 31 dicembre 2003 la costruzione e l'esercizio degli impianti di energia elettrica di potenza superiore a 300 MW termici, gli interventi di modifica o ripotenziamento, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili all'esercizio degli stessi, siano soggetti ad una autorizzazione unica, rilasciata dal Ministero delle attività produttive, la quale sostituisce autorizzazioni, concessioni ed atti di assenso comunque denominati, previsti dalle norme vigenti. Al procedimento unico partecipano le Amministrazioni statali e locali interessate. Per il rilascio dell'autorizzazione e' fatto obbligo di richiedere il parere motivato del comune e della provincia nel cui territorio ricadono le opere. “Accordo tra Governo, regioni, province, comuni e comunità montane per l'esercizio dei compiti e delle funzioni di rispettiva competenza in materia di produzione di energia elettrica”. Il 5 settembre 2002 viene sancito l’accordo tra il Governo, le Regioni, le Province, i Comuni e le Comunità Montane relativamente ai criteri generali di valutazione dei progetti di costruzione ed esercizio di impianti di produzione di energia elettrica nonché ai compiti ed alle funzioni amministrative nel settore della produzione dell'energia elettrica. I criteri individuati, da seguire per la valutazione dei progetti di nuove centrali elettriche, costituiscono delle indicazioni per rendere noti a priori ai richiedenti le opportunità o i vincoli esistenti in zone specifiche. A) Criteri generali: a) compatibilità con gli strumenti di pianificazione esistenti generali e settoriali d'ambito regionale e locale, anche ai sensi del decreto legislativo n. 351/1999; b) coerenza con le esigenze di fabbisogno energetico e dello sviluppo produttivo della regione o della zona interessata dalla richiesta, con riferimento anche alle ricadute di soddisfacimento del fabbisogno energetico e di sviluppo produttivo sulle regioni confinanti; c) coerenza con le esigenze di diversificazione delle fonti primarie e delle tecnologie produttive; saranno in ogni caso considerati coerenti gli impianti alimentati da fonti rinnovabili, come definite dal decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, che risultano congruenti con gli atti e gli indirizzi regionali; d) grado di innovazione tecnologica, con particolare riferimento al rendimento energetico ed al livello di emissioni dell'impianto proposto; e) utilizzo delle migliori tecnologie ai fini energetici e ambientali, con particolare riferimento alla minimizzazione delle emissioni di NOx e CO, tenendo conto della specifica dimensione d'impianto; f) massimo utilizzo possibile dell'energia termica cogenerata; g) riduzione o eliminazione, ove esistano, di altre fonti di produzione di energia e di calore documentata con apposite convenzioni e accordi volontari con le aziende interessate; h) diffusione del teleriscaldamento, in relazione alla specifica collocazione dell'impianto, finalizzato alla climatizzazione anche delle piccole utenze produttive e delle utenze private di piccole dimensioni, con la messa a disposizione di un servizio di pubblica utilità per i centri urbani coinvolti; i) minimizzazione dei costi di trasporto dell'energia e dell'impatto ambientale delle nuove infrastrutture di collegamento dell'impianto proposto alle reti esistenti; j) riutilizzo prioritario di siti industriali già esistenti, anche nell'ambito dei piani di riconversione di aree industriali; SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 35 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo k) concorso alla valorizzazione e riqualificazione delle aree territoriali interessate compreso il contributo allo sviluppo e all'adeguamento della forestazione ovvero tutte le altre misure di compensazione delle criticità ambientali territoriali assunte anche a seguito di eventuali accordi tra il proponente e l'ente locale; l) completezza ed affidabilità delle modalità previste per ottemperare all'obbligo posto dall'art. 11 del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, relativamente all'immissione di nuova energia da fonti rinnovabili; m) nel caso uno stesso territorio sia interessato da più progetti le regioni possono promuovere la valutazione comparativa degli stessi sulla base dei criteri suesposti. B) Adeguatezza della collocazione e della coerenza territoriale. 1. Fatti salvi gli approfondimenti in sede di valutazione d'impatto ambientale, nonché gli indirizzi programmatori derivanti da atti regionali, dai piani territoriali di coordinamento provinciale e dai piani comunali e provinciali energetici, verranno tenute in considerazione, oltre ai criteri generali: a) l'esistenza di eventuali aree individuate come ambientalmente critiche ai sensi della legge 19 maggio 1997, n. 137, nelle quali e' consentito l'insediamento di nuovi impianti, a condizione che i medesimi utilizzino la migliore tecnologia industriale disponibile per l'abbattimento delle emissioni e contribuiscano a migliorare la situazione preesistente, coerentemente con il piano di risanamento previsto per l'area suddetta; b) l'esistenza di eventuali aree individuate dal piano della qualità dell'aria o da altri strumenti di programmazione come critiche, nelle quali e' consentito l'insediamento di nuovi impianti termoelettrici, a condizione che i medesimi utilizzino la migliore tecnologia industriale disponibile per l'abbattimento delle emissioni e contribuiscano a migliorare la situazione preesistente, coerentemente con il piano previsto per l'area suddetta; c) l'esistenza di centrali termoelettriche suscettibili di risanamento, ammodernamento e innovazione tecnologica, anche attraverso il loro ripotenziamento; C) Nella valutazione complessiva del progetto si terrà in considerazione altresì l'impatto occupazionale ed economico sul tessuto produttivo locale, considerato nel suo bilancio complessivo esistente in relazione alla situazione economica locale; D) Le richieste di autorizzazione di nuovi impianti, o di potenziamento o ristrutturazione di impianti esistenti, vengono esaminate singolarmente, secondo l'ordine di priorità temporale di presentazione delle domande; Nella valutazione verrà specificato l'eventuale carattere di priorità attribuito, sulla base dei criteri generali di cui alla lettera A, ad un progetto valutato positivamente, al fine di valorizzarne gli aspetti positivi, che qualificano il progetto come meritevole di appoggio da parte di tutte le amministrazioni coinvolte, e gli aspetti migliorabili, in un'ottica di massimizzazione dei benefici. Il giudizio negativo verrà anch'esso motivato, tenendo conto dei criteri sopraelencati; E) L'autorizzazione rilasciata ai diversi livelli istituzionali dovrà avere una validità temporale definita (un anno normalmente, modificabile in presenza di progetti di particolare complessità o motivi particolari) per l'inizio dei lavori di realizzazione. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 36 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo “DGR 4 agosto 2003, n. 564 recante Approvazione delle Procedure e indirizzi per la installazione di impianti eolici sul territorio della Regione Calabria”. Nonostante l’eolico tra le fonti rinnovabili sia una delle opzioni ritenute più attraenti per la produzione di elettricità, poiché la tecnologia del settore è sufficientemente matura per garantire costi di produzione contenuti e un ridotto impatto ambientale, la DGR intende gestire il processo di diffusione in modo da ridurre al minimo gli inconvenienti di natura ambientale, con una attenta applicazione della normativa vigente. Ravvisa inoltre l’opportunità di fornire indirizzi e procedure affinché l’esercizio delle competenze della Regione avvenga di concerto con quelle degli altri soggetti aventi competenze in materia di autorizzazioni o nulla osta, allo scopo di creare un quadro certo e semplice, coerente con quanto previsto dalla direttiva europea 2001/77/CE e che consenta di conseguire gli obiettivi stabiliti nel Libro bianco approvato dal CIPE. In questa prospettiva la DGR sottolinea che l’utilizzazione dell’energia eolica è considerata di pubblico interesse e di pubblica utilità e gli interventi relativi sono equiparati alle opere dichiarate indifferibili e urgenti ai fini dell’applicazione delle leggi sulle opere pubbliche. La produzione di energia elettrica mediante lo sfruttamento dell’energia eolica è demandata alla libera iniziativa imprenditoriale nel rispetto degli obblighi di servizio pubblico di cui al decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, della legislazione generale di tutela del paesaggio, dell’ambiente, della salute e disciplina del suolo per la valutazione degli effetti indesiderati in una visione globale e prospettica che tenga conto dell’analisi costi-benefici riferiti all’Ambiente in generale, al fine dell’ottenimento dell’autorizzazione, prevista dall’art. 31 – comma 2, lettera b) – del Decreto legislativo n. 112/1998, nel rispetto delle seguenti procedure ed indirizzi a cui dovranno attenersi sia le Amministrazioni degli Enti locali interessati territorialmente che i soggetti proponenti pubblici e privati. Gli obiettivi che la direttiva, per l’installazione di impianti eolici, intende perseguire sono: 1. agevolare il perseguimento degli obiettivi nazionali di diffusione dell’eolico; 2. favorire il corretto inserimento degli impianti nel territorio; 3. determinare un quadro relativo ai processi autorizzativi il più possibile semplice, certo e omogeneo. Gli obiettivi regionali di diffusione dell’eolico fanno giustamente riferimento al traguardo nazionale di 2500-3000MW al 2010 come indicato nel Libro bianco approvato dal CIPE e coerentemente con quanto previsto dal protocollo di Torino, in data 4 giugno 2001. Per le aree soggette a tutela ai sensi del Decreto legislativo 490/99, il Settore regionale competente congiuntamente con la Soprintendenza A.A.A.S. della Calabria e, ove previsti e presenti, gli enti gestori delle aree naturali protette, si impegnano a definire: 1. zone precluse alla realizzazione di impianti eolici (tra le quali sicuramente quelle caratterizzate da forte naturalità ed integrità come le Oasi e le Riserve Naturali e le Zone 1-A dei Parchi); 2. zone in cui la realizzazione degli impianti eolici è subordinata al rispetto di requisiti specifici di progetto. I progetti di costruzione di nuovi impianti eolici saranno valutati dai competenti organi locali sulla base delle «linee guida per la valutazione dell’impatto ambientale delle centrali eoliche» (Allegato 1 alla DGR), finalizzate ad assicurare approcci progettuali e procedure di valutazione il più possibile omogenee. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 37 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Pertanto la domanda di autorizzazione sarà obbligatoriamente corredata dalla seguente documentazione: 1. uno studio accurato delle potenzialità anemologiche del sito, idoneo alla valutazione tecnico-economica della fattibilità dell’impianto, che la pubblica amministrazione si obbliga a non divulgare; 2. il progetto preliminare dell’impianto e delle opere connesse, nel caso sia prevista la procedure di screening, o il progetto definitivo, nel caso sia necessaria la procedura di VIA, corredati da una relazione descrittiva dell’intervento; 3. documentazione che attesti che gli aerogeneratori utilizzati sono certificati da organismo abilitato; 4. dichiarazione di conformità degli aerogeneratori alla «direttiva macchine» (DPR n. 459/1996); 5. documentazione tecnica del Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale, che attesti le modalità di allaccio alla rete elettrica; 6. atto di impegno al ripristino del sito e relativo piano ambientale, tecnico ed economico; 7. una analisi volta ad ipotizzare l’impatto dell’opera sulla realtà socio-economica locale; 8. uno studio ambientale che evidenzi le caratteristiche del progetto in funzione degli elementi individuati nell’allegato D del D.P.R. 12/4/96; nel caso sia necessaria la VIA lo studio ambientale deve essere redatto secondo le indicazioni dell’allegato C del D.P.R. 12/4/96. Lo studio dovrà caratterizzare gli impatti ambientali dell’intervento, positivi e negativi, locali e globali, previsti per tutte le fasi progettuali, i motivati criteri di mitigazione e compensazione adottati e le azioni di monitoraggio che verranno intraprese (raccolta dati relativi all’impatto sull’ecosistema ed il paesaggio). Tenuto conto delle caratteristiche degli impianti, la DGR puntualmente ribadisce e chiarisce gli elementi di impatto, meritevoli di specifica trattazione nello studio ambientale quali quelli descritti dal DPR 12 aprile 1996 e smi. La domanda di autorizzazione alla installazione ed all’esercizio di impianti per la produzione di energia elettrica mediante lo sfruttamento del vento, è costituita sostanzialmente dalla documentazione già detta, dalla descrizione delle infrastrutture ritenute indispensabili, da una relazione contenente tutti gli elementi descritti in seguito e quelli di cui all’Allegato D del D.P.R. 12 aprile 1996 e smi. il Settore Energia della Regione effettuerà l’istruttoria tecnica, sulla base dei parametri di seguito indicati e, in caso di esito positivo, stipulerà specifica convenzione, in forza dell’art. 37 della L.R. n. 34/2002, con la società proponente, nella quale saranno definite le modalità di realizzazione degli impianti eolici, la potenza espressa in MW, autorizzata per sito e per parco nonché gli obblighi derivanti dalla applicazione della direttiva emessa dalla Giunta regionale con la deliberazione n. 766 del 6 agosto 2002, dandone comunicazione, a tutti gli Enti interessati ed alla Provincia, competente per territorio, per gli ulteriori eventuali adempimenti di competenza di ciascuno. L’istruttoria tecnica per i progetti di impianti eolici rispondenti ai criteri di qualità, di seguito descritti, si conclude con la procedura di verifica disciplinata sulla base dei criteri di qualità e degli elementi innovativi di seguito indicati: a) destinazione urbanistica e livello di infrastrutturazione dell’area del sito e di quelle adiacenti; b) disponibilità preliminare dell’Ente locale, interessato territorialmente, alla installazione dell’impianto; c) programmazione locale in materia di attività produttive e di produzione di energia; d) vincoli di tutela degli aspetti idrogeologici, paesaggistici, archeologici, sismici e di sicurezza al volo; e) ottimizzazione delle opere connesse, in particolare del collegamento alla rete elettrica; SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 38 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo f) mitigazione dell’impatto visivo ed acustico; g) interferenze con le radio/telecomunicazioni. per completezza, infine, si elencano i criteri generali e gli obiettivi di qualità individuati: 1. Ogni aerogeneratore deve rispettare una distanza, con un minimo 500 metri dalla più vicina unità permanentemente abitata, regolarmente censita nel catasto terreni o edilizio urbano, tale da soddisfare il D.P.C.M. 1 marzo 1991 e successive modifiche ed integrazioni, nonché la L. n. 447/1995. 2. La progettazione preveda studi di mitigazione dell’impatto visivo per indirizzare la scelta sia sul tipo di struttura a sostegno degli aerogeneratori che sulle colorazioni da adottare. 3. Le linee di allacciamento alla rete di distribuzione devono essere realizzate in cavo interrato, con rispetto del valore limite di esposizione al campo magnetico di 0.2 µT. “Convenzione attuativa della Misura 1.11 Azione a) del Complemento di Programmazione del POR Calabria 2000/2006 e degli altri programmi nazionali di sostegno alle fonti energetiche rinnovabili e al risparmio energetico”. A partire dall’inizio del 2001, per l’attivazione dell’azione 1.11.a del POR Calabria 2000/2006 è stata avviata una specifica attività di concertazione fra il Dipartimento Obiettivi Strategici della Regione Calabria e le cinque Province calabresi, finalizzata alla individuazione delle priorità regionali e locali e delle azioni da realizzare per l’utilizzo di energie rinnovabili; Tra l’agosto e il settembre del 2002, a valle dell’approvazione da parte delle strutture competenti al controllo del POR dei Piani di Azione Provinciali, sono state sottoscritte le convenzioni con cui il Dipartimento Obiettivi Strategici della Regione Calabria e le cinque province calabresi si impegnano, ognuna per sua parte, alla completa attuazione dell’Azione 1.11.a ad essi affidata. Da qui il primo Bando provinciale largamente partecipato al punto da richiedere quasi tutti i fondi destinati al periodo 2000/2006. Ad oggi lo stato di attuazione regionale vede buona parte degli interventi ultimati, alcuni in fase di ultimazione e altri bisognosi di proroga. Al fine di proseguire l’ottimo lavoro fin qui svolto e di permettere ai ritardatari l’ultimazione delle opere, fuori termine per motivi oggettivi e ampiamente documentati, il competente Dipartimento regionale ha disposto la proroga della Convenzione al 31/12/2006, sì da permettere la rendicontazione dei bandi nazionali e regionali quasi pienamente attuati, del primo bando provinciale in corso di attuazione e la predisposizione del secondo bando il cui DOCUMENTO PROPEDEUTICO è proprio il presente Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro. Gli indirizzi e i quadri finanziari definitivi e previsionali del primo e secondo bando, rispettivamente, sono compiutamente dettagliati nella sezione del PEAP dedicata alla Misura 1.11.a. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 39 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo 4 GLI STRUMENTI DI SOSTEGNO, GESTIONE E VERIFICA Per quanto riguarda lo sviluppo delle fonti rinnovabili sul lato offerta e dell’uso efficiente dell’energia sul lato domanda, si ritiene che la Provincia possa giocare un ruolo attivo nel coordinamento delle diverse azioni in campo energetico, agendo negli spazi residuali della legge 10/91e nelle nuove funzioni previste dal DLgs 112/98, art. 30 e nella legge regionale n 34 del 12 Agosto 2002 attuativa di tale decreto14. Risulta comunque evidente che è necessario valutare attraverso quali linee e strumenti le suddette funzioni possano esplicitarsi e dimostrarsi incisive nel momento di orientare e selezionare le scelte in campo energetico sul territorio e/o di validare la coerenza localizzativa o di taglia degli impianti di produzione. Infatti, nella nuova logica del mercato energetico mentre appare evidente il ruolo degli operatori energetici ed economici nella promozione d’iniziative, orientate ovviamente dai costi del combustibile e dalle economie di scala, risulta difficile valutare quale “peso specifico” potrà assumere lo stesso governo locale nell’imporre un qualsiasi strumento regolatore della politica energetica sul proprio territorio. In estrema sintesi c’è il pericolo che gli Enti Locali rischino di non poter partecipare, se non marginalmente, alle decisioni sulla futura struttura energetica che si sta configurando. Per perseguire gli obiettivi di un modello energetico sostenibile, si incontrano ostacoli ed opportunità di varia natura, che possono essere tecnici, economici e istituzionali. Dal punto di vista tecnico, anche se c'è ancora moltissimo da fare, esistono tuttavia soluzioni già sviluppate e spesso anche già dimostrate sul terreno che, se largamente applicate, permetterebbero di progredire nel senso della sostenibilità. L'economicità va di pari passo con lo sviluppo tecnologico; anche in questo caso vi sono soluzioni più sostenibili che sono, o potrebbero rapidamente diventare economicamente più convenienti di quelle oggi più largamente impiegate. Secondo un approccio economico classico, ci si dovrebbe attendere che i singoli attori operanti sul mercato accedano, senza particolari programmi di iniziativa pubblica, a qualsiasi opportunità di risparmio energetico che risulti attraente dal punto di vista economico che dal punto di vista della sostenibilità ambientale. Diversi studi hanno viceversa dimostrato che la diffusione di tecnologie efficienti e alternative è fortemente impedita dall’esistenza di vere e proprie distorsioni e barriere di mercato ed in particolare dalla difficoltà dell’utilizzatore finale a considerare i costi relativi all’intero ciclo di vita e non solo il costo capitale iniziale, dall’accesso limitato al credito e all’informazione, dalla ripartizione a volte asimmetrica di costi e benefici, nonché da veri e propri ostacoli di carattere istituzionale e normativo. Queste barriere sono di tipo differente a seconda del gruppo di consumatori e degli usi finali, ma i loro effetti sono assai simili e di dimensioni paragonabili. Ne risulta un notevole divario di efficienza (efficiency gap) tra le tecnologie esistenti e la migliore tecnologia presente sul mercato anche a prezzi competitivi. Le implicazioni del fenomeno dell’efficiency gap per l’efficacia della pianificazione energetica sostenibile impongono una riflessione sulle cause della differenza osservata e sugli strumenti a disposizione per colmarla. Tradizionalmente, il dibattito sugli strumenti a disposizione della politica ambientale per la riduzione delle suddette barriere si è concentrato sulla distinzione tra strumenti giuridici o di regolamentazione e strumenti economici, ed in particolare sulle potenzialità dei secondi rispetto ai primi. 14 Titolo II, Capo V “Energia” – art. 37,38,39 SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 40 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo 4.1 Gli strumenti di sostegno 4.1.1 Strumenti di controllo Gli strumenti di controllo comprendono tutte quelle azioni, che esercitano una influenza diretta sugli agenti economici, consumatori o produttori in termini di prescrizioni e criteri. Le norme tecniche (per esempio quelle che stabiliscono soglie minime o massime di accettabilità per l’efficienza per apparecchi che consumano energia o per le emissioni derivanti da un processo di combustione, oppure le imposizioni di usare o non usare un certo tipo di tecnologia, o combustibile) o i criteri autorizzativi (per esempio quelli riguardanti l’installazione di impianti di produzione di energia), sono sicuramente utili e importanti. Tuttavia, se non sono gestiti correttamente, possono costituire ostacoli al cambiamento. La ragione è che la tecnologia evolve molto rapidamente, mentre le norme cambiano più lentamente. Ne segue che: • • • Le norme tecniche e le prescrizioni dovrebbero sempre essere separate dalle leggi, e seguire procedure amministrative più semplici. Spesso, norme tecniche inglobate in leggi rappresentano il meglio delle conoscenze al momento in cui sono elaborate, ma diventano rapidamente obsolete rispetto al progresso tecnico: aggiornarle significa emendare una legge, procedura generalmente lunga e complicata. Quando possibile, è meglio specificare in una norma il risultato che si vuole ottenere, piuttosto che la particolare soluzione tecnica da adottare. La tecnologia evolve, ed è possibile - anzi, probabile - che nuove soluzioni più soddisfacenti e più economiche si rendano disponibili per raggiungere lo stesso risultato. Al massimo, un allegato tecnico può mostrare che esiste almeno una tecnologia per ottenere il risultato voluto, ma è più efficace lasciare che sia il mercato a scegliere di volta in volta la soluzione migliore. Nel periodo di decollo di una tecnologia (per esempio per una fonte rinnovabile) è difficile determinare uno standard opportuno: valori troppo bassi rischiano il fallimento del progetto per la bassa qualità dell'impianto, con conseguente perdita di fiducia dei consumatori e dei finanziatori; valori troppo alti rischiano di comportare costi troppo elevati e non necessari. 4.1.2 Strumenti finanziari La promozione di alcune tecnologie può richiedere, in alcuni casi, tempi di ritorno degli investimenti sufficientemente lunghi. Si rende perciò necessario, da parte dell’amministrazione provinciale, prendere in considerazione l’opportunità di incentivazioni di carattere finanziario che stimoli l’adesione dei soggetti interessati a norme di pianificazione non obbligatoria. Nel caso degli strumenti economici, principalmente incentivi finanziari o misure fiscali (tassazioni, sgravi), quindi, il comportamento degli agenti economici non viene più rigidamente regolamento come nel caso precedente, ma influenzato attraverso i prezzi e i costi. La tassazione non dovrebbe essere considerata soltanto uno strumento in grado di indurre risparmio energetico attraverso la riduzione della domanda di energia in ragione della variazione dei prezzi. Essa può, infatti, stimolare il risparmio anche attraverso l’impulso all’innovazione tecnologica ottenuto utilizzando il gettito per incentivi all’introduzione di tecnologie più efficienti sia a livello di imprese che di consumatori. L’introduzione di sgravi fiscali contribuisce positivamente all’implementazione della tecnologia, mentre i sussidi di investimento sono considerati essere uno strumento essenziale per lo stimolo sul mercato. L’esperienza maturata insegna che in generale gli incentivi finanziari diretti sono uno degli strumenti più efficaci per lo sviluppo delle “energie sostenibili” e anche la possibilità più concreta per un governo locale per avere parte attiva in questo ambito. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 41 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Le motivazioni e le modalità del supporto con strumenti economici devono però essere chiaramente indicate: molti sussidi indiscriminati del passato hanno avuto complessivamente effetti negativi attraverso la distorsione del mercato e hanno anche in molti casi rallentato lo sviluppo tecnologico. Vi sono due ordini di motivi per questo sostegno. Il primo è la correzione di imperfezioni del mercato. Un’analisi economica corretta non può limitarsi ai prezzi di mercato. All’interno di questi ultimi, infatti, non vengono inseriti i costi sociali e ambientali associati all’uso dell’energia. La letteratura individua numerosi costi di questo tipo in relazione ai vettori energetici tradizionali. Si tratta per lo più di costi esterni legati all’inquinamento. A tali costi si devono aggiungere quelli che hanno implicazioni di carattere socio-economico. La perdita di tempo dovuto alla congestione da traffico costituisce un esempio di costo esterno, che implica un abbassamento del livello di benessere generale, poiché sottrae tempo prezioso che potrebbe essere impiegato in modo alternativo. Tutti questi costi vengono denominati esternalità proprio perché sono esterni al prezzo stabilito dal mercato: hanno quindi la caratteristica di essere pagati dalla collettività e non dagli utenti dell’attività che le hanno causate. Finché non si tenga compiutamente conto delle esternalità, o si continui a concedere sussidi a forme energetiche convenzionali, si discriminerà negativamente nei confronti delle energie sostenibili (vi sono anche altre cause di discriminazione, per esempio di natura finanziaria, o di mancanza di informazione). L’adozione di incentivi economici alle energie sostenibili è dunque dovuto nella misura in cui questa discriminazione permane. Il secondo motivo è che le tecnologie convenzionali, anche se non avessero oggi sussidi e supporti, li hanno avuti nel passato, in una misura sufficiente a permettere loro di abbassare i costi seguendo rapidamente la curva di apprendimento (come è noto, per ogni tecnologia innovativa i costi di produzione si abbassano all'aumentare della produzione cumulata, sia per economie di scala, sia per i miglioramenti tecnologici che si introducono con l'uso: per molte tecnologie si è osservato circa un dimezzamento dei costi per ogni aumento di una fattore dieci nella produzione cumulata). È quindi giusto che anche alle energie sostenibili vengano date le stesse opportunità, sostenendole per un tempo adeguato e in misura equilibrata. Si deve comunque evitare di sostenere tecnologie che non hanno concrete prospettive di essere concorrenziali sul mercato senza incentivi una volta superata la fase di introduzione. Diverse forme di incentivazione pubblica sono state e sono tuttora impiegate in Italia per le energie sostenibili. Nel passato, vi è stata una tendenza a una realizzazione diretta di progetti da parte del settore pubblico. Questo tipo di supporto in genere non ha funzionato bene: esso non faceva parte di una strategia ben definita e dichiarata per introdurre un sistema energetico più sostenibile, e il settore privato non era pertanto incoraggiato ad accollarsi un rischio finanziario in vista di ritorni di lungo termine. Questi incentivi non erano generalmente basati sulla concorrenza e sul mercato, e spesso incoraggiavano tecnologie già disponibili ma senza concrete prospettive per il futuro. Non c'era nessuna garanzia che gli impianti continuassero a funzionare una volta ottenuti gli incentivi. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 42 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Il sistema di assegnare una certa quota di elettricità che deve essere prodotta da energie rinnovabili, o "Renewable Portfolio Standard" (RPS), che in Italia, è stato attuato mediante i "certificati verdi", è la forma che oggi appare favorita come sostegno temporaneo alla diffusione di tecnologie energetiche sostenibili, anche perché è quello che fa più compiutamente uso dei meccanismi di mercato. In questo contesto, alla luce del potenziale installabile, si potrebbe ripensare ad un ruolo più diretto da parte della stessa amministrazioni pubblica, attraverso la partecipazione alla produzione e con la costituzione di un propria impresa, nella produzione di “certificati verdi”. Questo terreno andrebbe maggiormente esplorato non solo per le consistenti ricadute economiche nelle casse pubbliche ma anche per un maggior controllo nell’uso del territorio Un limite di questo approccio è che, se considera sullo stesso piano tutte le varie tecnologie sostenibili (e quindi le mette in concorrenza tra di loro), non è sufficiente a far decollare le tecnologie oggi più costose, ma con maggiori possibilità di riduzione dei costi, come per esempio il solare fotovoltaico. Se si vuole dare un'opportunità anche a queste di svilupparsi occorre allora o assegnare loro una quota riservata nel "portafoglio", o accoppiare al sistema del portafoglio delle condizioni particolari sul prezzo di prelievo dell'energia. L'attenzione potrebbe inoltre essere spostata verso strumenti di incentivazione basati sul valore dell'energia prodotta piuttosto che sul costo dell'impianto. Alcuni Paesi (Germania, Spagna, Danimarca e nel passato l'Italia con il "CIP-6") hanno per esempio fissato prezzi remunerativi di prelievo dell'elettricità prodotta da fonti rinnovabili (o, in qualche caso, anche da impianti funzionanti in cogenerazione). Questo prezzo, che può dipendere dal tipo di impianto, è pianificato per un certo numero di anni, e può essere decrescente con il tempo. Questo sistema ha dato buoni risultati nell'accrescere la quota delle energie rinnovabili nella produzione di elettricità, anche se non sempre si basa su concorrenza e forze di mercato. Andrebbe, infine, considerata anche la possibilità di realizzare “azioni pilota” con il contributo diretto da parte del settore pubblico, oppure con la concessione dallo stesso di incentivi a fondo perduto che coprano una parte rilevante delle spese in conto capitale per la realizzazione degli impianti. Un certo numero di questi progetti pubblici, scelti bene, e chiaramente indirizzati, possono svolgere un ruolo importante come progetti dimostrativi, utilizzati per individuare e risolvere problemi tecnici, e ancor più problemi non tecnici, purché si rivolgano a utenti reali. Essi possono fornire anche utili informazioni sui costi di realizzazione e di esercizio. In generale, è comunque evidente l’importanza di determinare come i costi economici delle azioni in campo energetico possano essere distribuiti sui diversi attori/operatori sia pubblici che privati. Al di là dei tradizionali canali di finanziamento (comunitari, nazionali, regionali), oltre al sostegno finanziario diretto, la Provincia dovrà attivarsi, allo stesso modo, per favorire lo sviluppo di meccanismi di ingegneria finanziaria quali il project financing, il fondo di garanzia ed il finanziamento tramite terzi. Un coinvolgimento esteso di soggetti in grado di creare le condizioni di fattibilità di un finanziamento può fornire le condizioni necessarie per svincolare la realizzazione di interventi realizzativi inerenti l’energia dalla dipendenza dalle risorse pubbliche. L’ente pubblico da parte sua potrà svolgere un ruolo rilevante come promotore o coadiutore di queste azioni. Il project financing La concessione di credito per la realizzazione di un progetto è solitamente connessa alla solidità finanziaria delle imprese promotrici dell’iniziativa, su cui i creditori potrebbero rivalersi SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 43 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo in caso di problemi di solvibilità. I progetti ad alta intensità di capitali che garantiscono un flusso monetario di ritorno economico dell’investimento con un’alta redditività (tra cui rientrano quelli che prevedono la produzione di energia) consentono di invertire questo schema classico, fornendo come garanzia per il rimborso del debito la fattibilità e il rendimento interno del progetto stesso. Secondo questo schema, denominato comunemente project financing, il credito viene concesso a seguito di una accurata valutazione della qualità del progetto. Gli sponsor del progetto forniscono la garanzia di copertura del rimborso del prestito nella sola eventualità che lo stesso non venga rimborsato dai proventi che il progetto stesso genera nel tempo. La normale attività di gestione risulta quindi la fonte primaria di copertura del rischio. I partner finanziari intervengono nello schema di project financing con forme organizzative flessibili e ruoli e responsabilità differenti. Brevemente si possono individuare sei tipologie di soggetti: 1. Lo Sponsor. E’ colui che ha interesse alla realizzazione del progetto, è il promotore, colui che ricerca il coinvolgimento degli altri soggetti. 2. La Project Company. E’ la società che viene creata appositamente per la realizzazione del progetto, è uno strumento per limitare il rischio ai soli capitali apportati al progetto stesso. 3. Il Financial Advisor. Partecipa alla stesura e al controllo del business-plan del progetto. Ha il compito di verificale la fattibilità economico-finanziaria del progetto. 4. Il Financial Arranger. Ha il compito di organizzare e predisporre lo schema finanziario che dovrà sostenere il progetto. 5. L’Equity Investor. E’ lo sponsor che apporta capitale di rischio al progetto. 6. Il General Contractor. E’ l’impresa che si aggiudica la costruzione dell’infrastruttura. Fondo di garanzia per il credito E’ l’istituzione di un fondo di garanzia a disposizione degli enti pubblici e privati, per sostenerli negli sforzi di ristrutturazione e di rinnovamento delle tecnologie e dei processi produttivi che comportino una diminuzione dei consumi di energia. Una garanzia è un impegno vincolante da parte del garante a pagare una specifica somma di denaro all’istituzione finanziatrice o investitrice su richiesta di questa, in subordine a clausole e condizioni convenute. Il Fondo dovrebbe operare come ente gestore, sulla scorta di una valutazione della validità dei progetti, ad esempio demandate all’Agenzia locale per la gestione dell’energia o altre strutture create “ad hoc” dal fondo stesso. Finanziamento tramite terzi Un altro campo d'azione per favorire sistemi energetici sostenibili è quello di facilitarne il finanziamento mediante sistemi di aggregazione della domanda. Infatti, sebbene le tecnologie più sostenibili possano anche dar luogo a grossi impianti, la maggioranza delle applicazioni sono di piccola scala. La dispersione del finanziamento su un numero molto grande di progetti molto piccoli crea uno dei maggiori ostacoli alla loro realizzazione. Gli istituti di credito sono abituati a grossi progetti, quali quelli generalmente richiesti da grandi impianti energetici convenzionali. Il costo di transazione per un piccolo progetto non è di molto inferiore a quello di un grande progetto, quindi, in proporzione, grava molto di più sui progetti piccoli, e facilmente diventa proibitivo. Valutare ogni singola proposta (nel caso del "project financing") o ogni singolo proponente (nel caso del prestito ordinario) è quasi impossibile. Questo costo molto più elevato dell'investimento svantaggia i progetti sostenibili rispetto a quelli convenzionali. La soluzione a questo problema generalmente consiste nell'aggregare insieme molti progetti simili, in modo che l'analisi tecnica viene svolta una volta per tutte, e i costi di transazione sono molto ridotti. (Questa aggregazione, incidentalmente, è molto utile anche per ridurre i SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 44 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo costi di approvvigionamento dei sistemi, facilitare l'installazione, l'operazione, la manutenzione, la disponibilità di parti di ricambio ecc.). Vi sono molti modi in cui queste aggregazioni possono aver luogo. Una (che ha alcuni interessanti esempi anche in Italia), è quella delle compagnie di servizi energetici (o ESCO), generalmente private o a volte consociate con le Aziende energetiche. Il meccanismo delle ESCO è decisamente innovativo in quanto permette di superare i vincoli di bilancio degli utenti, spostando l’onere dell’investimento iniziale ad un agente esterno. Tali compagnie istruiscono l'insieme dei progetti, si rivolgono agli istituti di credito, anticipano il finanziamento dell'impianto, ricevono se vi sono gli incentivi governativi (per esempio i certificati verdi) e recuperano il capitale anticipato, incassando, per un certi numero di anni prefissati nel contratto, i risparmi economici derivanti dai minori consumi energetici successivi all’intervento. Il committente continuerà a sostenere, per gli anni stabiliti dal contratto, i costi energetici antecedenti l’intervento. Al termine del periodo concordato, il nuovo impianto diventa di proprietà del committente. Senza oneri aggiuntivi rispetto alle spese correnti, si ottiene, quindi, un nuovo impianto più efficiente, che consente risparmi economici sulla bolletta energetica. Il meccanismo funziona proprio perché la ESCO, sostenendo in prima persona tutti i costi e le spese di investimento (studi, costi di lavoro, realizzazione dell’investimento e monitoraggio dei risultati), ha interesse a soddisfare il fabbisogno energetico del committente, realizzando l’investimento che garantisce il maggior risparmio energetico nel minor tempo possibile: da ciò deriverà la redditività del proprio intervento. L’ESCO non è, infatti, un fornitore di prodotti energetici, il cui guadagno dipende dalla vendita dei kilowattora, cioè dai consumi, ma è un’azienda che vende servizi energetici, per cui i profitti sono proporzionali ai consumi evitati, cioè i “negawattora” (kilowattora risparmiati). Ciò che interessa al committente e alla ESCO non sono quindi i consumi di energia, ma i servizi che l’energia fornisce: calore, illuminazione. Varianti di questo schema si basano su cooperative, o su imprese miste pubbliche/private o su associazioni di comunità. Queste iniziative si sviluppano bene soprattutto a livello locale, ma è importante che vi sia l'ambiente legislativo adatto, eventuali coperture di garanzia, la disponibilità iniziale di fondi di rotazione ecc. e risulta quindi centrale il ruolo della Provincia nella promozione di tali iniziative. Possibilità derivanti dai Decreti del 24 aprile 2001 Come già descritto nella sessione riguardante la normativa, i Decreti del 24 aprile 2001 fissano l'obbligo, per i grandi distributori di energia elettrica e di gas, di effettuare interventi presso gli utenti finali al fine di ottenere nei prossimi anni un risparmio di energia primaria. A tal fine i distributori possono intervenire direttamente, tramite società controllate o possono acquistare titoli di efficienza energetica da ESCO che abbiano effettuato interventi fra quelli ammessi dai Decreti stessi. Il meccanismo base prevede che, a fronte di ogni intervento effettuato presso gli utenti finali, il distributore riceva dei titoli di efficienza rilasciati dall’Autorità, tramite i quali può dimostrare il raggiungimento degli obiettivi previsti. Per finanziarsi l’esercente può attingere a eventuali fondi regionali e nazionali, può chiedere la partecipazione dell’utente beneficiario e può ricevere dei riconoscimenti in tariffa, secondo un tetto massimo stabilito dall’Autorità. Nel caso in cui sia una ESCO a svolgere l’intervento, invece, il titolo viene rilasciato ad essa e può essere rivenduto ad un distributore ad un prezzo dipendente dalla concorrenza che si verrà a creare. La Provincia può prendere parte al meccanismo in vari modi: Partecipazione come utente Il ruolo della Provincia in questo caso è quello di prendere contatti con i distributori locali o con una ESCO per proporsi per uno o più interventi, considerando che in alcuni casi, a SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 45 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo seconda del tipo di intervento e degli indici di convenienza economica relativi, potrà essere necessario attivare anche risorse proprie. E’ opportuno dare priorità a quegli interventi già previsti anche per altre finalità quali, ad esempio, la ristrutturazione di edifici scolastici. Partecipazione nel ruolo di raccordo fra distributori e cittadini La Provincia può svolgere un ruolo importante per indirizzare le iniziative dei distributori e delle ESCO affinché sia raggiunto il massimo mutuo vantaggio. Può, ad esempio, stipulare delle convenzioni con distributori o ESCO e associazioni di consumatori per incentivare e diffondere interventi mirati sul territorio di sua competenza. Partecipazione come ESCO Si può prendere in considerazione la possibilità di operare come ESCO attraverso una società controllata o partecipata. A tale riguardo si sottolinea che i Decreti stessi non danno alcuna indicazione su eventuali requisiti richiesti ad una società per svolgere tale ruolo, ferme restando le competenze tecniche, gestionali e finanziarie indispensabili per il buon esito dei progetti realizzabili. 4.1.3 Diffusione dell’informazione e della formazione Vi sono altri strumenti possibili, che la Provincia può sviluppare per favorire la diffusione di forme energetiche più sostenibili. Una è l’organizzazione di campagne di informazione/sensibilizzazione, che portino informazioni chiare e oggettive (distinte dalla propaganda commerciale) sulle energie sostenibili. Tali azioni risultano particolarmente indicate per l’incentivazione all’acquisto di prodotti ad alta efficienza. Tali campagne dovranno essere capillari con la diffusione di brochures da inviare agli utenti, manifesti pubblicitari, sportelli o centri informativi aperti al pubblico. I singoli utenti possono trovare in questi centri personale specializzato, informazioni tecniche ed economiche continuamente aggiornate, esposizione di tecnologie ad alta efficienza I consumatori e gli stessi distributori mancano spesso di un esaustivo grado di informazione riguardo all’eventuale convenienza della vendita/acquisto dei un prodotto ad alta efficienza e più in generale sulla problematiche riguardanti l’opportunità del risparmio energetico o di un uso razionale dell’energia. A livello di penetrazione di mercato questo porta innanzitutto al cosiddetto “effetto di rincorsa”. Per il fatto che l’attenzione dei consumatori è prevalentemente rivolta al solo costo iniziale, anziché ai costi totali lungo tutto il ciclo di vita, i produttori sono scarsamente incentivati a produrre dispositivi ad alta efficienza, perché questo non costituisce un vantaggio sul mercato, ma anzi l’eventuale maggiore investimento iniziale può scoraggiare l’acquirente. I consumatori, inoltre, non seguono la stretta razionalità economica, ma scelgono spesso in base a criteri estetici e mode. Il consumatore, non ancora consapevole del valore del risparmio energetico, è portato a scegliere la tecnologia guardando principalmente ad alcune caratteristiche di qualità di prodotto più evidenti, alla riconoscibilità del marchio, e alla dotazione di optionals particolari. La valutazione della qualità e delle prestazioni generalmente non investe l’aspetto dell’efficienza energetica. D’altra parte anche i rivenditori nella maggior parte dei casi ignorano l’importanza della efficienza energetica nella presentazione dei diversi prodotti. Proprio l’assenza di correlazioni fra prezzo ed efficienza energetica rende un po’ più complicato il discorso dello stimolare il mercato dei prodotti più efficienti. Va inoltre sottolineato il fatto che una parte consistente della riduzione dei consumi è legata ad un comportamento corretto degli utenti (verifica della temperatura interna, corretto uso delle apparecchiature, ecc.): è importante allora che l’amministrazione locale si impegni anche in un’azione di “educazione al risparmio” attraverso campagne di sensibilizzazione capillari per stimolare comportamenti energeticamente efficienti nei vari settori di attività: seminari nelle scuole, workshop, concorsi, mostre, corsi per i propri dipendenti, ecc.). SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 46 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo I programmi di informazione dovranno essere affiancati a programmi di formazione per progettisti ed attraverso corsi di aggiornamento sulle tecnologie più recenti e sulla loro utilizzazione. La disponibilità di professionisti qualificati è cruciale per lo sviluppo di un mercato in quanto questi agiranno come consulenti diretti dei privati e giocano quindi un ruolo cruciale per l’avvio del mercato. Un programma di corsi dovrebbe essere implementato con le organizzazioni di settore come ANIM (Associazione nazionale Impiantisti Manutentori) o ECIPA (Ente Confederale di Istruzioni Professionale per l’artigianato e le piccole imprese). L’amministrazione locale può impegnarsi infine, a far conoscere gli eventuali canali e modalità per poter accedere a incentivi eventualmente già previsti dalla legge. Sarebbe opportuna la creazione di una campagna informativa che preveda anche l’istituzione di sportelli di consulenza e supporto diretto cui il privato possa far riferimento nel momento in cui decide di operare un intervento. In questo modo potrebbero essere velocizzati ed alleggeriti iter burocratici troppo lunghi e onerosi, che spesso agiscono da deterrente nei confronti di tali opportunità. 4.1.4 Campagne di gestione dell’energia negli edifici destinati ad uso pubblico Una delle azioni che possono creare un impulso alla diffusione delle tecnologie efficienti è a carico della stessa amministrazione pubblica, mediante interventi sul proprio patrimonio. Dagli interventi di miglioramento dell’isolamento delle murature e delle vetrature, alla revisione degli impianti di illuminazione, alla gestione e manutenzione corretta degli impianti termici e di condizionamento, alla istituzione di una lista di apparecchiature ad alta efficienza per ufficio ed illuminazione, da cui attingere per ogni nuovo acquisto, all’uso del solare per la produzione di acqua calda o per riscaldamento ambienti, all’installazione di pannelli fotovoltaici. Gli impianti pilota o dimostrativi hanno un effetto positivo sull’attenzione pubblica riguardo le varie tecnologie e sulle future decisioni degli investitori privati. L’installazione o introduzione di tecnologie innovative sugli edifici pubblici accompagnata da una idonea informazione sui benefici conseguibili, può essere un ottimo esempio in questa direzione e rientra quindi a pieno titolo nelle processo di informazione/sensibilizzazione di cui si è parlato precedentemente. Sono quindi chiari i ruoli e le responsabilità di un’Amministrazione Pubblica che deve dare “il buon esempio”. 4.1.5 Programmi di partecipazione Le linee e gli strumenti di intervento esposti sino ad ora possono trovare le migliori possibilità di attuazione e sviluppo nell’ambito di programmi di partecipazione e campagne coordinate fra l’ente pubblico e i diversi attori interessati. Quello dell’accordo volontario o dell’azione partecipata è uno degli strumenti di programmazione concertata che attualmente viene considerato tra i mezzi più efficaci per le iniziative nel settore energetico. Il principale elemento che lo caratterizza è lo scambio volontario di impegni a fronte dell’attuazione di determinati interventi e del raggiungimento degli obiettivi pattuiti. In questo senso la Provincia dovrà porsi come referente anche sovra-comunale per diventare promotrice di tavoli di lavoro con i soggetti che, direttamente o indirettamente, partecipano alla gestione dell’energia nelle diverse aree del proprio territorio (utility, altre amministrazioni comunali, associazioni di comuni associazioni di categoria –dei produttori, rivenditori, consumatori, consulenti, popolazione), per attivare un discorso operativo integrato su risparmio, rinnovabili, ambiente. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 47 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Il tavolo di lavoro avrà lo scopo di arrivare ad accordi volontari, iniziative coordinate e/o all’attivazione di finanziamenti specifici per promuovere le nuove tecnologie nei differenti settori. In ambito Provinciale di importanza strategica sarà, in particolare, il coinvolgimento primariamente delle uitilities energetiche (alla luce dei recenti decreti sul risparmio)15 e delle associazioni di comuni, come per esempio le comunità montane. La partecipazione di tutti i portatori di interesse è essenziale per perseguire uno sviluppo sostenibile e durevole. Nella Dichiarazione di Rio de Janeiro sull'Ambiente e lo Sviluppo (1992) si afferma che ``il modo migliore di trattare le questioni ambientali è quello di assicurare la partecipazione di tutti i cittadini interessati ai diversi livelli'' (principio 10). Anche la Comunità Europea ha proposto nel suo Quinto Programma d'Azione per l'ambiente un nuovo approccio basato sulla responsabilizzazione, sul dialogo e sull'azione concertata di tutte le parti interessate (pubbliche amministrazioni, consumatori e imprese) portatrici di priorità diverse. La nuova strategia del tipo "agiamo insieme" deve certamente affiancare le misure ambientali improntate all'approccio "non si deve". Un programma di campagne coordinate può rappresentare un’importante opportunità di innovazione per le imprese e per il mercato, può essere la sede per la promozione efficace di nuove forme di partnership nell’elaborazione di progetti operativi o per la sponsorizzazione di varie azioni di intervento. Gli obiettivi prioritari nella scelta di questo tipo di interazione si possono identificare: per le imprese, nella possibilità di partecipazione diretta alle politiche pubbliche e nella conseguente possibilità di proporre interventi basati sulle proprie priorità e capacità di azione; per i soggetti pubblici, nella creazione di un sistema di azione basato sul consenso e la cooperazione con i settori produttivi, attivando meccanismi di scambio informativo e dispositivi capaci di sfruttare al meglio le potenzialità esistenti a livello di imprese. Gli accordi, inoltre, presentano potenzialità interessanti dal punto di vista delle capacità di cogliere e sfruttare, in particolare, le specificità locali dei sistemi territoriali coinvolti. La Provincia dovrà preliminarmente impegnarsi, a questo scopo, all’organizzazione di “iniziative di consultazione”, per il coinvolgimento dei soggetti locali e non che a vario titolo sono collegati ai settori e agli ambiti cui le azioni stesse intendono rivolgersi Tali iniziative potranno essere svolte all’interno del processo e delle attività di Agenda XXI, già in atto in Provincia, o attraverso opportuni forum tematici relativi ai principali temi individuati dal Piano. L’obiettivo sarà quello di informare sulle tendenze individuate dal Piano e, nello stesso tempo, ricevere da parte dei partecipanti indicazioni che consentano di capire il modo più opportuno di procedere a livello locale, per raggiungere gli obiettivi proposti dal Piano stesso. Gli obiettivi di ogni singolo forum possono essere sintetizzati in: presentazione dell’iniziativa; breve inquadramento del tema dell’incontro; attivazione di un tavolo di discussione e confronto; individuazione di criticità, orientamenti, ruoli e relazioni tra i diversi soggetti coinvolti, rispetto al tema in esame Per ogni forum potrà essere predisposto del materiale informativo che dovrà essere fornito agli interessati prima dell’incontro. In generale il suo contenuto, relativamente al tema in discussione, consisterà in: 15 vedi par. 1.2.3 SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 48 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo inquadramento e contestualizzazione nel sistema energetico complessivo della Provincia, attraverso la presentazione dei risultati delle analisi svolte nell’ambito del Piano; - schede di approfondimento sulle principali tecnologie e azioni di implementazione delle stesse, proposte nel Piano; - presentazione di esperienze significative di realizzazione di tali azioni. I soggetti da coinvolgere dipendono, ovviamente, dai temi trattati. In generale, comunque, è necessario il coinvolgimento di soggetti sia interni all’Amministrazione provinciale (es. settore lavori pubblici, settore mobilità, settore agricoltura/foreste, ecc.), sia esterni (associazioni dei consumatori, associazioni di categoria, utility energetiche, ecc.), come pure soggetti di altre amministrazioni pubbliche quali la Regione e i Comuni. - 4.1.6 Adeguamento legislativo e normativo dei piani territoriali e settoriali interessati Le innovazioni introdotte dalla recente legislazione nazionale, sia nel campo della programmazione energetica sia in quello della programmazione territoriale e settoriale, stanno determinando un progressivo decentramento a livello locale della pianificazione energetica. In questo modo si va configurando uno strumento attraverso il quale l’amministrazione provinciale può predisporre un progetto complessivo di sviluppo dell’intero sistema energetico, coerente con lo sviluppo socioeconomico e produttivo del suo territorio. Ciò comporta una sempre maggiore correlazione ed interazione tra la pianificazione energetica ed i piani territoriali e settoriali. D’altra parte, in questi ultimi la variabile energia è generalmente assente o inclusa all’interno della variabile ambientale. Risulta quindi indispensabile il loro adeguamento per tenere opportunamente in considerazione tale variabile. E’ auspicabile quindi, che la Provincia si impegni, sia in prima persona, che agendo sulle singole amministrazioni comunali, affinché il “fattore energia” venga fatto proprio dagli strumenti di pianificazione territoriale e di programmazione economica, nei piani di settore (Piano Regolatore Generale, Piano del traffico, Piano dei rifiuti, Piano delle acque), nelle procedure di VIA, in modo che diventi elemento di considerazione e possa integrarsi con gli interventi che l’Amministrazione mette in campo in altri ambiti. In tale senso il PTCP è sicuramente uno degli strumenti, in mano alla Provincia, più idonei per fornire il giusto carattere di “trasversalità” alle tematiche energetiche nel quadro della pianificazione territoriale complessiva. Sarà perciò necessario trovare le modalità con cui trasformare le indicazioni contenute nel piano energetico in norme/indicazioni del PTCP. In particolare sul lato domanda di energia il riferimento all’interno del PTCP dovrà essere all’assetto insediativo, in particolare riguardo ai temi della mobilità, della residenza, delle attività produttive e commerciali e dei servizi. Sul lato offerta, invece, il riferimento andrà alla formulazione di metodi di valutazione preventiva della sostenibilità ambientale e territoriale. Da tener presente che la regione Calabria non ha recepito la 142/90 e dunque le procedure di formazione ed approvazione del PTCP non sono disciplinate. Ciò ha creato forti difficoltà alla pianificazione provinciale per l’impossibilità di rendere efficaci giuridicamente le norme di salvaguardia. La riforma Bassanini, che attribuisce la facoltà alla Province di redigere il PTCP anche in assenza della legislazione regionale che lo normi, ha consentito di superare la condizione di empasse, rendendo possibile la ripresa dei processi pianificatori a scala provinciale, che devono riferirsi ora direttamente al Ministero dei Lavori Pubblici. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 49 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Per quanto riguarda la Provincia di Catanzaro, però, non è stata ancora avviata alcuna procedura di piano. E’ in corso una riorganizzazione della macchina amministrativa provinciale che rende ancora incerto e non delineato il percorso di formazione del PTCP. Negli indirizzi di piano, esposti nei capitoli a seguire, verranno sottolineate quindi, ove e per quanto possibile, le interazioni con altri strumenti pianificatori. In tale ambito, viste anche le tipicità della provincia di Catanzaro, si ritiene che dovrà meritare particolare attenzione il settore turistico, soprattutto alla luce di un sempre più marcato interesse verso le tematiche di un “turismo sostenibile”. Turismo e ambiente sono ambiti da gestire con forme di programmazione integrata ed intersettoriale. Se è vero, infatti, che l’ambiente costituisce una risorsa primaria per il turismo è innegabile che questo ultimo può contribuire alla sua valorizzazione e tutela. L’aumento dell’efficienza energetica (intesa anche come sfruttamento di fonti rinnovabili) di strutture turistiche è in grado di favorire lo sviluppo del settore stesso. Infatti, una struttura turistica (sia essa un albergo, un campeggio, un agriturismo) progettato in modo ottimale dal punto di vista del rispetto dell’ambiente e del risparmio energetico, sarà in grado, negli anni, di attrarre segmenti sempre più ampi di clienti, soprattutto alla luce di una sempre più crescente coscienza ambientale e domanda di un “turismo verde” da parte degli utenti. A sua volta il turismo e le attività ad esso connesse sono in grado di favorire l’implementazione e l’affermazione di tali tecnologie, soprattutto perché rappresentano un convincente veicolo di comunicazione e dimostrazione (strutture visibili per un gran numero di persone). Un particolare approfondimento potrebbe riguardare, in particolare, le strutture turistiche delle aree protette o parchi, che, proprio per le loro peculiarità ambientali, rappresentano, e rappresenteranno sempre di più negli anni a venire, un importante polo di attrazione. 4.1.7 La semplificazione amministrativa E’ noto che spesso lo sviluppo di interventi nel settore energetico è stato bloccato o rallentato da numerose barriere non di tipo tecnico ne’ economico. La complessità delle procedure amministrative molte volte costituisce una di queste barriere. E’ quindi indispensabile che ci si attivi verso una maggior semplificazione nei modi e nelle competenze proprie di ogni amministrazione. L’alleggerimento degli iter burocratici e amministrativi per la richiesta dei permessi per l’installazione di impianti solari, la revisione dei vincoli urbanistici per permettere una maggiore flessibilità nei confronti di alcuni interventi, sono solo alcuni tra gli esempi più semplici in tal senso. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 50 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo 4.2 Gli strumenti di gestione e verifica 4.2.1 Potenziamento delle strutture provinciali in materia di energia Le funzioni di attuazione, gestione, controllo e verifica della pianificazione energetica provinciale richiedono un’adeguata capacità di intervento a livello locale e, quindi, il potenziamento delle strutture provinciali competenti in materia energetica. Ciò suggerisce la necessità di istituire, attraverso norme provinciali, specifici organismi di assistenza e consulenza in materia energetica quali, ad esempio, l'Agenzia Provinciale per l'Energia, cioè di una organizzazione specifica che abbia il ruolo di coordinamento, programmazione, promozione di tutte le molteplici azioni che caratterizzano le problematiche energetiche su scala locale. L’Agenzia è, in sostanza, un referente tecnico ed organizzativo, che garantisce continuità e unità di azione in continua relazione con i soggetti (privati o pubblici) che si occupano di attuare i singoli progetti previsti dalla pianificazione energetica. Il modello di organizzazione d’impresa al quale ci si ispira è quello della cosiddetta “impresa rete”. L’Agenzia sarà costituta da una serie di strutture, anche decentrate sull’intero territorio, che assumeranno la forma di sportelli di consulenza e gestione energetica. L’Agenzia, sarà promossa dall’ente locale, cui spetteranno i compiti di indirizzo e verifica, approvando i programmi e definendo gli standard per le azioni da intraprendere attraverso l’Agenzia stessa. La gestione sarà invece demandata ad un insieme di soggetti privati e pubblici (imprese, associazioni di categoria, aziende speciali pubbliche, enti di ricerca, studi privati) che siano in grado di assicurare, attraverso contratti e convenzioni con l’ente locale, la realizzazione delle azioni prefissate. Nell’ambito della costituzione di una agenzia a livello provinciale, sicuramente di importanza strategica sarà, a tale proposito, il coinvolgimento delle utilities energetiche per la definizione degli interventi di risparmio previsti dai decreti ministeriali dell’aprile 2001, nonché quello delle associazioni comunali, prime fra tutte le comunità montane, soprattutto nell’ambito di azioni per la valorizzazione delle fonti rinnovabili. Il progetto di costituzione dell’Agenzia consiste dunque nell’attivazione di una struttura specializzata nella fornitura di servizi aventi contemporaneamente una natura istituzionale e una di mercato. Quella istituzionale consiste nel realizzare azioni di ricerca, promozione, formazione e informazione nel campo del risparmio energetico e uso delle fonti rinnovabili. Tali servizi, proprio per la loro caratteristica di avere utilità sociale, non possono avere un prezzo di mercato e quindi essere venduti con un corrispettivo. L’Agenzia sarà anche organizzata per fornire una serie di servizi che possono essere venduti sul mercato, in modo tale da ricavare da questi ultimi, per lo meno nel medio termine, le entrate economiche necessarie al proprio sostentamento. Gli ambiti di intervento dell’Agenzia saranno dunque i seguenti: - ricerca e promozione; - consulenza e assistenza tecnica; - assistenza finanziaria; - formazione e informazione; - gestione dei servizi energetici. Nel seguito sono descritti i settori che saranno di interesse dell’Agenzia, definendo, per ognuno di essi, l’ambito nel quale intendono collocarsi. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 51 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Nuova edilizia L’Agenzia ha il compito di predisporre gli strumenti adeguati per finalizzare la realizzazione delle nuove aree di impiego edilizio secondo criteri di razionalizzazione energetica e tutela ambientale, in modo tale che la realizzazione di nuovi insediamenti abitativi venga progettata con impianti più efficienti dal punto di vista energetico, con sistemi di raccolta e smaltimento dei rifiuti adeguati, con soluzioni innovative e a basso impatto ambientale per la raccolta, il convogliamento e la depurazione delle acque, la realizzazione degli spazi verdi. L’Agenzia avrà funzioni di esplorare i nuovi settori tecnologici, preparare le azioni di formazione e informazione adeguate sia per i soggetti privati sia per gli uffici comunali, predisporre interventi di assistenza finanziaria alle imprese che vorranno realizzare progetti edilizi con i criteri accennati precedentemente. Edilizia esistente Per gli edifici esistenti, sia di proprietà pubblica che privata, l’Agenzia deve promuovere gli interventi che possono permettere una migliore gestione energetica (ad esempio risparmio nella climatizzazione, l’installazione di impianti solari termici e fotovoltaici, la piccola cogenerazione, piccoli impianti di riscaldamento a biomassa, sistemi di controllo dei consumi ecc.). Le funzioni svolte in questo caso saranno relative alla informazione dell’utenza rispetto alle diverse possibilità esistenti sul mercato, all’assistenza tecnica per realizzare l’audit energetico degli edifici, alla consulenza sulla fattibilità, l’investimento, i tempi di rientro dell’intervento, all’assistenza finanziaria (finanziamenti e deducibilità fiscali). Le aree di particolare interesse, a tale proposito, sono sicuramente in ambito provinciale quelle extra urbane. La minor compattezza del tessuto edilizio (che determina generalmente dei consumi specifici per climatizzazione maggiori e nel contempo assicura un più favorevole rapporto superficie/abitanti), la presenza più consistente di singoli proprietari che possono decidere ed agire in prima persona (senza, come avviene in genere in ambito urbano, la mediazione di un amministratore di condominio), la maggiore disponibilità in loco di potenziali fonti rinnovabili sono elementi, infatti , che possono favorire una maggior possibilità di realizzazione degli interventi sopra indicati. Imprese e terziario Le attività economiche, soprattutto di media e piccola dimensione, localizzate prevalentemente al di fuori delle aree metropolitane, rappresentano un utente importante per l’Agenzia provinciale, soprattutto in termini di stimolo verso scelte di investimento che abbiano come obiettivo anche l’efficienza energetica. Interessanti a questo fine saranno le iniziative che l’Agenzia riuscirà ad attivare per la definizione di azioni di efficienza interna alle singole unità, nonché di interventi per la realizzazione di servizi energetici che coinvolgano più strutture produttive. Ruoli dell’Agenzia saranno sia interventi di formazione e informazione, sia l’assistenza tecnica e la consulenza. L’Agenzia cercherà inoltre di ottimizzare i servizi forniti alle imprese, dando attuazione ai principi del Regolamento CEE n. 1836/93 (Ecogestione e Audit) sia in campo ambientale che energetico, sperimentando le procedure previste anche presso settori quali la distribuzione commerciale e i servizi pubblici, soggetti importanti sotto il profilo della razionalizzazione energetica, soprattutto nel capoluogo, dove è concentrata la maggior parte delle attività terziarie. Cogenerazione e teleriscaldamento In questo settore di intervento l’Agenzia si pone come obiettivo il coordinamento delle iniziative connesse alla realizzazione di nuovi impianti di produzione combinata di energia elettrica e calore, in relazione soprattutto alla loro localizzazione urbanistica e alle necessità di minimizzazione dell’impatto ambientale. Inoltre, in stretta relazione con gli uffici di programmazione urbanistica ed edilizia e con gli uffici tecnici, coordina la diffusione degli allacciamenti alla rete di teleriscaldamento. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 52 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Audit energetico e ambientale Uno dei settori prioritari per l’attivazione dell’Agenzia, sarà la creazione di competenze tecnico professionali nel settore dell’audit, sia dei sistemi energetici che possono interessare l’ambito cittadino (edilizia, piccole e medie imprese, terziario, edifici pubblici soprattutto dei piccoli comuni dove le esperienze in merito e le innovazioni già presenti possono essere più limitate), sia quello ambientale. Nel settore dell’edilizia il sistema di audit verificherà le criticità del sistema energetico, prevedendo gli interventi migliorativi da realizzare. Sulla base degli audit effettuati, l’Agenzia predisporrà un pacchetto di interventi anche per le opere in via di realizzazione interrelati con la produzione, l’avviamento e l’esercizio delle costruzioni di edilizia residenziale in grado di indirizzare le scelte tecniche e costruttive. Procedure simili saranno adottate anche per altri settori, compreso il campo dell’illuminazione pubblica e della diffusione ai soggetti privati di sistemi di illuminazione a più elevata efficienza. L’Agenzia, attraverso terminali appositamente creati presso associazioni di categoria e professionali, provvederà alla realizzazione degli audit e alla prestazione dell’assistenza tecnica per quella clientela che sta già realizzando tale procedura. Controllo degli impianti termici L’Agenzia darà attuazione agli adempimenti previsti dalla legge 10/91 e dai DPR 412/93 e 555/99 in tema di progettazione, installazione, esercizio e manutenzione degli impianti termici degli edifici, effettuando la gestione, attraverso verificatori adeguatamente formati e coinvolgendo le associazioni di categoria interessate, dei controlli inerenti l’esercizio degli impianti di riscaldamento. L’Agenzia provvederà inoltre a fornire ai tecnici di fiducia dell’utenza un manuale operativo per la realizzazione delle operazioni di manutenzione. Informazione L’Agenzia avrà come suo compito prioritario quello di organizzare, attraverso gli sportelli, l’informazione all’utenza relativamente alle opportunità offerte dal risparmio energetico e all’uso delle fonti rinnovabili. Verranno promosse campagne informative a scadenza annuale rivolte a tutti i cittadini, alle utenze del settore terziario e nei confronti della popolazione scolastica. Tali campagne avranno come tema il problema generale del risparmio energetico e i benefici di ordine ambientale ed economico ottenibili come comportamenti meno dissipativi di energia. Inoltre le campagne annuali saranno suddivise in moduli relativi ad un tema specifico, quale i sistemi di illuminazione privati, la scelta e l’uso degli elettrodomestici, i sistemi di trasporto pubblico e la conversione a metano o GPL delle automobili private, il risparmio energetico delle macchine per ufficio (stampanti, computer, fotocopiatrici, ecc..). In questo modo gli interventi dell’Agenzia finalizzati a ri-orientare la domanda energetica e delle risorse ambientali saranno adeguatamente supportati da un sistema di comunicazione efficace, capillare e mirato. In questo ambito di intervento, l’Agenzia promuoverà anche delle procedure di negoziazione con la cittadinanza in funzione dei progetti che verranno realizzati nel settore energetico, come ad esempio quando si tratterà di localizzare il sistema di cogenerazione, di attuare i lavori connessi al teleriscaldamento, di modificare i sistemi di raccolta dei rifiuti oppure di trasporto pubblico, di gestire in termini economico-finanziari l’allacciamento alle utenze per la fornitura del calore. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 53 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo 4.2.2 Formazione dei tecnici provinciali e degli enti locali Le stesse autorità a livello locale non sempre hanno le informazioni necessarie alla valutazione di scelte di politica energetica. Anche se molti progressi sono stati fatti, rimane ancora molto da imparare sia per quanto riguarda la disponibilità di risorse energetiche sia per quanto riguarda la domanda di energia, sia infine per quanto riguarda preferenze e disponibilità degli utilizzatori. La formazione, la creazione di competenze, l’aggiornamento e l'addestramento sono dunque di fondamentale importanza sia per gli aspetti più tecnici e scientifici, sia anche per quelli di valutazione, di operazione, di organizzazione. E’ opportuno, quindi, che la struttura tecnica provinciale preposta alla gestione del piano, unitamente a quella degli enti locali più direttamente coinvolti dalle azioni previste, venga messa in grado di gestire e controllare l’attuazione dello stesso piano e di proporre gli aggiornamenti e le modifiche che eventualmente si rendessero necessarie. A tal fine può essere di notevole utilità l’organizzazione di corsi per un numero limitato di funzionari e tecnici degli uffici preposti. 4.2.3 Verifica del conseguimento degli obiettivi e aggiornamento del Programma energetico Sarà necessaria una verifica periodica del conseguimento degli obiettivi del piano e l’attivazione di una procedura di aggiornamento dello stesso che consenta di adattarlo alle eventuali evoluzioni normative, tecniche e di mercato ad oggi non prevedibili. Tale attività, di cui si deve fare carico la struttura di gestione del Piano, dovrà prevedere la stesura di un rapporto periodico, costituito da due sezioni distinte: una puramente analitica e una di proposta di intervento. La prima è finalizzata a: monitorare ogni singolo intervento e ogni singola iniziativa intrapresi, per la definizione, ove possibile, di una relazione riepilogativa in termini di risparmio energetico e riduzioni di emissioni clima alteranti, in modo da valutarne l’efficacia; monitorare i consumi e la produzione di energia sia a livello generale sul territorio provinciale, sia in determinati comparti produttivi o settori. Si tratta in sostanza di aggiornare il bilancio energetico e il trend delle emissioni. presentare le maggiori novità intervenute a livello normativo/pianificatorio e tecnicoeconomico nel settore energetico. La seconda parte, invece, dovrà essere rivolta a proporre e definire eventuali cambiamenti o integrazioni al Piano sulla base proprio di quanto emerso dalla fase analitica. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 54 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo 5 L’OFFERTA DI ENERGIA Sul lato offerta di energia si ritiene che in Provincia di Catanzaro siano principalmente due gli ambiti di intervento prioritari: - l’ulteriore diffusione del gas naturale; un adeguato controllo e programmazione della produzione energetica locale, in particolare quella elettrica, attraverso principalmente l’implementazione della generazione diffusa e il contemporaneo sostegno allo sviluppo delle fonti rinnovabili effettivamente disponibili sul territorio. 5.1 Il processo di metanizzazione Uno degli aspetti legati all’offerta energetica di fonti fossili nel quale la Provincia potrebbe intervenire, si riferisce al completamento del processo di metanizzazione. Nell’ipotesi che il processo di metanizzazione investa tutti i comuni della Provincia e che circa il 50% delle abitazioni si allaccino alla rete di distribuzione, si stima un consumo di gas di circa 15 milioni di metri cubi. Approfittando di questo processo, la Provincia può farsi promotrice di accordi tali da incentivare (o prescrivere) l’adozione, per le residenze che si allacciano alla rete di distribuzione del gas o che decidono la sostituzione di combustibili a maggior impatto, di caldaie ad altissima efficienza. In tale modo si può ipotizzare un risparmio di circa il 10% rispetto all’adozione di caldaie standard, corrispondente a circa 1,5 milioni di metri cubi di gas (circa 1200 tep). E’ evidente che l’adozione di sistemi più efficienti comporterà dei costi aggiuntivi. Per tale motivo è indispensabile che gli accordi tengano in considerazione tutti i soggetti in qualche modo coinvolti nelle operazioni di metanizzazione: singoli utenti, installatori, venditori, distributori di gas, enti pubblici, ecc., in modo da ridurre e ridistribuire le spese. Soprattutto, sono da tenere in dovuta considerazione gli accordi con i distributori di gas alla luce di quanto previsto dal DM MICA del 24 aprile 2001 “Individuazione degli obiettivi quantitativi nazionali di risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili di cui all’art. 16, comma 4, del decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164”. Infatti, tale decreto prescrive, per i distributori di gas, delle quote di risparmio energetico da ottenere annualmente mediante una serie di azioni di aumento dell’efficienza rivolte essenzialmente all’utenza finale. L’applicazione di tecnologie efficienti, come precedentemente accennato, rientra tra le azioni rivolte al soddisfacimento, da parte dei distributori, delle prescrizioni ministeriali16. Riportando a livello locale gli obiettivi nazionali al 2006 in attuazione del suddetto decreto, che prevedono una quota di risparmio sul gas distribuito pari al 5,6%, il risparmio ottenibile attraverso la sola applicazione del decreto stesso sui 15 milioni di metri cubi sarebbe di circa 0,8 milioni di metri cubi. E’ evidente che su azioni di questo tipo si potrebbero convogliare anche parte delle quote di risparmio attribuibili all’intera quota distribuita. Considerando come quota complessiva la somma tra gli attuali 57 milioni di metri cubi ed i previsti 15 milioni, il risparmio previsto al 2006 sarebbe di circa 3,8 milioni di metri cubi, ben al di sopra di quanto ipotizzato in relazione al processo di metanizzazione. Si ricorda inoltre, in aggiunta a quanto esposto, che anche i distributori di energia elettrica possono soddisfare parte degli obblighi derivanti dal decreto a loro corrispondente mediante azioni di aumento dell’efficienza termica. Un’altra importante azione da implementare, sempre in concomitanza alla metanizzazione dell’area ed in aggiunta all’introduzione di sistemi ad altissima efficienza, riguarda 16 Si veda a questo proposito il cap. 4..2 SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 55 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo l’incentivazione della tecnologia solare17. L’introduzione di sistemi combinati sole-gas per usi termici trarrebbe vantaggio dal fatto che, comunque, dovrebbero essere realizzati dei lavori per l’installazione del sistema a gas. Anche in questo caso il risparmio energetico di combustibili fossili che si verrebbe a realizzare potrebbe essere contabilizzato, da parte dei distributori, ai fini del suddetto decreto. 5.2 Sviluppo del sistema di generazione elettrica All’interno del processo di liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica preme sottolineare innanzi tutto il ridimensionamento del ruolo di ENEL che dovrà tendere alla riduzione della propria quota di mercato, al di sotto del 50% dell’energia prodotta ed importata in Italia. A questo proposito saranno cedute ad altri produttori alcune importanti centrali per un totale di oltre 15.000 MWe. Un secondo elemento di novità è la creazione di due mercati paralleli: il mercato vincolato (costituito da tutti i clienti domestici e dagli altri utenti che presentano consumi inferiori a determinate soglie prefissate e che non possono stipulare contratti di fornitura direttamente con i produttori nazionali ed esteri), e il mercato libero, nel quale operano i clienti idonei (quegli utenti che, avendo consumi superiori a determinate soglie, hanno la facoltà di stipulare direttamente contratti di fornitura, non soggetti a tariffa, con produttori, distributori, grossisti, per la copertura dei propri consumi). Questi due elementi consentono la creazione di una vera e propria nuova imprenditoria “energetica” da parte di diverse imprese italiane e straniere. In questo contesto, un secondo fattore determinante è legato ai provvedimenti dell’Autorità per l’Energia elettrica e il gas, tesi a limitare le importazioni. Tutto ciò sta stimolando la localizzazione di nuove installazioni e l’ammodernamento ed ambientalizzazione di quelle esistenti sul territorio italiano, aumentando il rendimento e diminuendone le emissioni specifiche. Il processo di liberalizzazione in atto a livello nazionale può rappresentare, dunque, un’opportunità per il settore energetico, in termini soprattutto di aumento dell’efficienza del parco termoelettrico, con conseguente abbassamento dei costi di produzione e miglioramento delle prestazioni ambientali degli impianti. Esso potrebbe anche rappresentare una occasione per colmare disequilibri e criticità oggi esistenti nella struttura energetica nazionale, in modo da dotare ogni entità locale di infrastrutture energetiche efficienti dal punto di vista anche ambientale e consistenti con il reale fabbisogno energetico e le esigenze di sviluppo del tessuto produttivo locale. Si tratta però di un processo estremamente delicato che dovrà necessariamente essere collocato nell’ambito di un quadro di riferimento programmatico a livello nazionale, il quale a sua volta dovrebbe tenere opportunamente in conto diversi aspetti. Innanzitutto le reali esigenze dello sviluppo del sistema energetico orientate ad una equilibrata distribuzione delle nuove realizzazioni considerando le specificità dei diversi contesti territoriali, in termini di deficit produttivo, di efficienza complessiva dei sistemi energetici, della vicinanza alle grandi direttrici di interconnessione con la rete europea ed, infine, dei vincoli di carattere ambientale che possono essere presenti in aree già sottoposte a consistenti carichi di emissioni di sostanze inquinanti. Il ruolo che in questo contesto devono necessariamente assumere gli enti locali, in primo luogo le Regioni e le Province, è un altro degli aspetti la cui rilevanza in tutta la questione è consistente, così come gli impegni assunti a livello nazionale riguardo la riduzione delle emissioni di gas clima alteranti per il raggiungimento dell'obiettivo di Kyoto e ribaditi a livello locale nel “Protocollo d’intesa della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle province Autonome per il coordinamento delle politiche finalizzate alla riduzione delle emissioni dei gas serra”, sottoscritto a Torino nel giugno 2001. 17 Si veda a questo proposito il cap. 4, par.4.3 SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 56 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Pur sottolineando l’assoluta valenza positiva delle suddette norme e delle iniziative che ad esse deriveranno, appare chiaro, infatti, che il processo di liberalizzazione ed ammodernamento del mercato della produzione rischia di confinare gli attori istituzionali locali, in posizione “non determinante” nel complesso del meccanismo decisionale. Le recenti evoluzioni normative e le azioni ad esse legittimamente seguite da parte dei diversi soggetti imprenditoriali che propongono l’installazione di impianti, rischiano infatti di essere “subite” dagli Enti Territoriali che, solitamente, non riescono, in conseguenza di queste azioni “non pianificate”, a determinare lo sviluppo del proprio territorio in coerenza con i propri indirizzi di programmazione. Un tentativo di formalizzare dei criteri “territorialmente compatibili” è stato fatto con l’accordo del 5 settembre 2002 nell’ambito della conferenza unificata Stato-Regioni e Stato-Città ed Autonomie Locali, come descritto in 1.3. L’energia elettrica utilizzata in provincia di Catanzaro è costituita attualmente da una quota preponderante proveniente dall’esterno e da una quota di produzione “locale”, cioè derivante da trasformazioni che avvengono all’interno del territorio. La produzione locale è assicurata da un parco impianti prevalentemente idroelettrici. Si può stimare, con buona approssimazione, che il deficit elettrico non sia attualmente inferiore all’80-85% dei consumi complessivi (pari a circa 650 GWh). Ciò equivale ad una potenza oscillante tra i 100 ed i 150 MWe. Dal punto di vista della generazione elettrica, inoltre, le analisi svolte nell’ambito del Quadro Conoscitivo, hanno evidenziato la possibilità di ottenere nel breve-medio periodo un contributo interessante dallo sfruttamento di fonti rinnovabili, in particolare eolico, idroelettrico, e in parte anche da biomasse. Da non trascurare, inoltre, il possibile contributo al contenimento del deficit elettrico locale, che potrebbe derivare dalla riduzione della domanda attraverso l’attuazione di azioni di risparmio e di aumento dell’efficienza degli usi finali. Con l’entrata in vigore del DLgs. 79/99, la progressiva liberalizzazione delle attività di produzione di energia elettrica ha portato alla presentazione da parte di soggetti privati di un gran numero di progetti di taglia superiore ai 300 MW termici, per la realizzazione di nuove centrali termoelettriche o per il potenziamento di centrali esistenti che ammontano, nel 2001, ad un totale di circa 100.000 MW elettrici di nuova potenza a livello nazionale, di cui circa 6.500 localizzati sul territorio della Regione Calabria. In Provincia di Catanzaro, in particolare, sono stati presentati due progetti di centrali termoelettriche a ciclo combinato a gas naturale di grossa taglia (800 MW): uno a Simeri Crichi e l’altro a Pianopoli. Il primo progetto è già stato approvato, per il secondo è in corso la procedura di VIA. L’autonomia energetica della provincia non deve essere ritenuto un obiettivo prioritario che debba incentivare o limitare, di per sé, l’installazione di impianti. D’altra parte, il verificarsi, sul territorio provinciale, di una significativa proposta di realizzazione di centrali che per le loro caratteristiche rischiano di portare a forti squilibri nel parco produttivo locale, nonché l’attuale assenza di un quadro strategico a livello nazionale, rendono evidente l’opportunità di definire da parte della Provincia, in base alle competenze riconosciutale a livello normativo18, linee guida e criteri di autorizzazione e valutazione in grado di orientare l’evoluzione del settore della produzione verso uno sviluppo equilibrato in rapporto ai fabbisogni locali e alle ipotesi di sviluppo territoriale, con un livello di efficienza caratteristico delle migliori tecnologie ed un relativamente basso impatto ambientale. A tale riguardo è necessario che tali criteri possano essere aggiornati periodicamente andando ad incidere sicuramente sugli impianti che di volta in volta si vorranno installare, ma anche su quelli già esistenti, incentivandone l’adeguamento o la sostituzione. In generale, l’obiettivo dovrebbe puntare alla diminuzione complessiva, sia interna che esterna alla provincia, dell’impatto ambientale. 18 vedi par. 1.3 SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 57 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo In estrema sintesi, la scelta della collocazione, della tipologia e della taglia dell’impianto dovrà essere effettuata solo dopo un’attenta ricerca di soluzioni strutturali che aumentino l’efficienza e riducano il fabbisogno energetico, introducendo forme di risparmio e l’impiego di energia primaria a trascurabile impatto ambientale. La scelta di installare impianti di grosse dimensioni, benché non da escludere a priori, dovrebbe essere comunque preceduta da un'attenta valutazione delle potenzialità di una produzione più distribuita sul territorio. Da questo punto di vista, l’obiettivo prioritario dovrebbe essere quello di favorire, in generale, l’evoluzione verso un sistema energetico caratterizzato da una consistente produzione diffusa, volta ad assicurare un equilibrio tra impianti di grossa taglia ed impianti di taglie inferiori. Questi ultimi sarebbero infatti in grado di assicurare una maggiore flessibilità del sistema produttivo, anche di fronte alle richieste di punta ed una maggiore rispondenza agli effettivi fabbisogni locali. In tale contesto, le strategie più opportune risultano sicuramente: - il massimo ricorso possibile alla produzione in cogenerazione di piccola-media taglia lo sfruttamento delle fonti rinnovabili disponibili localmente. Un altro elemento qualificante potrebbe essere la stesura di una normativa d’incentivo che stabilisca che gli operatori, intenzionati ad installare impianti funzionanti a combustibili fossili non in cogenerazione, si impegnino anche ad installare una certa percentuale di energia prodotta da FER, reperibile entro il territorio catanzarese. Tale produzione potrà comprendere o essere compresa nella quota del 2% comunque richiesta agli importatori e produttori di energia elettrica, in base al DM MICA 11 novembre 1999. A tale riguardo si consideri che ad una centrale da 800 MW che non funziona in regime di cogenerazione e che produce 5000 GWh si deve associare una produzione da fonti rinnovabili pari a 100 GWh. Tale produzione può essere, ad esempio, fornita da una centrale eolica da circa 45 MW. E’ opportuno inoltre sottolineare il fatto che il contemporaneo sviluppo di azioni preventive di contenimento dei consumi attraverso interventi di razionalizzazione degli usi finali potrà assumere, in questo quadro, una grande rilevanza. In conclusione, si possono a volte quindi risparmiare sia soldi sia energia anche se si produce elettricità a un costo specifico maggiore e con un'efficienza leggermente minore (ma spesso accoppiata all'utilizzo del calore cogenerato) oppure se si produce di meno perché si aumenta l'efficienza degli usi finali. L'introduzione di questa visione complessiva di tutta la catena di produzione e utilizzo finale di energia va certamente nella direzione di indicare che un criterio locale di valutazione dei costi dei servizi energetici è molto spesso più redditizio e utile anche economicamente che non un criterio centralizzato come è stato usato nel passato. 5.2.1 Procedure autorizzative Come già riportato al capitolo 1.3, il DLgs. 112/98 Capo 5 art. 29, comma 2g indica che lo stato ha le funzioni di autorizzazione degli impianti di produzione di energia elettrica di potenza superiore a 300 MW termici, salvo quelli che producono energia da fonti rinnovabili di energia e da rifiuti ai sensi del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22. Da ciò deriva che alla provincia spetta il rilascio dell’autorizzazione alla installazione ed all'esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica: - di potenza inferiore o uguale a 300 MW termici, utilizzanti fonti convenzionali e fonti assimilate a fonti rinnovabili; SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 58 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo - di qualsiasi potenza se utilizzanti fonti rinnovabili e rifiuti ai sensi del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 (tranne le competenze per impianti ex art. 22,31,32,33 del DLgs. 22/97. In aggiunta a quanto sopra, la funzione trasferita alla provincia prevede anche la gestione dei procedimenti riguardanti l’autorizzazione dei gruppi elettrogeni. Il procedimento di autorizzazione risulta disciplinato dal DPR 11 febbraio 1998, n. 5319 che regola i procedimenti relativi alla autorizzazione, alla costruzione ed all'esercizio di impianti di produzione di energia elettrica che utilizzano fonti convenzionali. Tale DPR disciplina anche l’autorizzazione alle emissioni in atmosfera, ai sensi dell'Art. 17 del DPR 24 maggio 1988, n. 203. Relativamente all’autorizzazione alle emissioni, alla procedura sono sottoposti anche gli impianti funzionanti con fonti assimilate e quelli che utilizzano fonti rinnovabili20. Non sono soggetti alla suddetta autorizzazione gli impianti che presentano emissioni poco significative come definito ai sensi dell'Art. 2 del DPR 25 luglio 199121 In base all’articolo 2 del DPR 11 febbraio 1998, n. 53, la domanda di autorizzazione è unica è comprende sia l’installazione e l’esercizio che il permesso relativo alle emissioni22. 19 DPR 11 febbraio 1998, n.53, art. 1 1. Il presente regolamento, fatta salva la disciplina conseguente all'emanazione dei decreti legislativi predisposti ai sensi dell'Art. 1, c. 4, lettera c), della Legge 15 marzo 1997, n. 59, disciplina i seguenti procedimenti: a) autorizzazione alla produzione di energia elettrica da parte di imprese attraverso impianti esistenti, potenziamento di impianti esistenti o nuovi impianti per uso proprio o per la cessione al concessionario delle attività riservate allo Stato nel settore elettrico, di cui all'Art. 14 del DL 11 luglio 1992, n. 333, convertito, con modificazioni, dalla Legge 8 agosto 1992, n. 359, nonché, nel caso di imprese costituite in forma societaria, anche per uso delle società controllate, della società controllante e delle società controllate dalla medesima società controllante, con ammissione di scambi e cessioni tra queste ultime; b) autorizzazione alla produzione di energia elettrica per usi diversi da quelli di cui alla lettera a), mediante costruzione di nuovi impianti o modifica di quelli esistenti, da parte delle imprese elettriche minori di cui all'Art. 4, n. 8, della Legge 6 dicembre 1962, n. 1643, e delle imprese elettriche degli enti locali di cui all'Art. 21, c. 1, della Legge 9 gennaio 1991, n. 9; c) autorizzazione all'installazione e all'esercizio di gruppi elettrogeni, a eccezione di quelli indicati al c. 3; d) autorizzazione alle emissioni in atmosfera ai sensi dell'Art. 17 del DPR 24 maggio 1988, n. 203, per gli impianti di cui al presente comma. 20 DPR 11 febbraio 1998, n.53, art. 1 2. Le procedure previste dal presente regolamento per il rilascio dell'autorizzazione alle emissioni in atmosfera ai sensi dell'Art. 17 del DPR 24 maggio 1988, n. 203, si applicano anche agli impianti che utilizzano fonti rinnovabili o assimilate, nonché a tutti gli altri impianti di energia elettrica nei limiti in cui detti impianti presentano emissioni soggette a tale autorizzazione. 21 DPR 25 luglio 1991, art. 2 1. Le attività di cui all'allegato 1 sono, ai sensi e per gi effetti dell'art. 2, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 203, attività ad inquinamento atmosferico poco significativo ed il loro esercizio non richiede autorizzazione. Allegato 1 – Elenco delle attività ad inquinamento atmosferico poco significativo − Impianti termici o caldaie inseriti in un ciclo produttivo o comunque con un consumo di combustibile annuo utilizzato per più del 50% in un ciclo produttivo. La potenza termica di ciascuna unità deve essere inferiore a 3 MW se funzionanti a metano o GPL, e 1 MW per il gasolio e a 0,3 MW se funzionanti ad olio combustibile, con contenuto di zolfo non superiore all'1% in peso. − Gruppi elettrogeni e di cogenerazione con potenza termica inferiore a 3 MW se alimentati a metano o GPL e potenza termica inferiore a 1 MW se alimentati a benzina o gasolio. 22 DPR 11 febbraio 1998, n. 53, art. 2 1. La domanda di autorizzazione è presentata al Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato che ne trasmette copia al concessionario delle attività riservate allo Stato nel settore elettrico, di cui all'Art. 14 del DL 11 luglio 1992, n. 333, convertito, con modificazioni, dalla Legge 8 agosto 1992, n. 359, nonché per conoscenza all'ufficio tecnico di finanza competente per territorio. 2. Alla domanda e' allegato il progetto dell'impianto, corredato da una relazione nella quale sono comunque indicati: il ciclo produttivo, l'indicazione del presumibile termine per la messa a regime dell'impianto, l'utilizzo dell'energia elettrica prodotta, le esigenze per le quali si vuol procedere alla realizzazione dell'impianto, nonché le caratteristiche di collegamento al sistema elettrico nazionale. 3. Nel caso di gruppi elettrogeni la domanda per l'installazione e l'esercizio riporta le esigenze per le quali si vuol procedere alla installazione e i dati circa il combustibile utilizzato, le caratteristiche del motore primo e la potenza elettrica espressa in kW. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 59 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Nel caso dei gruppi elettrogeni aventi emissioni poco significative, il comma 3 dell’art. 1 del DPR 11 febbraio 1998, n. 53 afferma che alla loro installazione ed esercizio si può procedere previa comunicazione23. 5.2.2 Criteri localizzativi Verranno di seguito individuati ed analizzati i principali criteri sui quali condurre una specifica indagine per verificare, nell’ambito del territorio provinciale, quali siano le aree che, meglio di altre, si potrebbero in futuro prestare alla realizzazione di impianti di produzione di energia attraverso l’insediamento di centrali termoelettriche. Tali criteri si pongono ad un livello complementare e di maggior dettaglio rispetto ai criteri generali formulati nell’accordo del 5 settembre 2002 nell’ambito della conferenza unificata Stato-Regioni e Stato-Città ed Autonomie Locali, come descritto in 1.3. L’individuazione dei siti da ritenersi “potenzialmente idonei” dovrà derivare da analisi territoriali che tengano prioritariamente conto dei seguenti fattori: 1. rispondenza a specifici requisiti di tipo territoriale e ambientale; 2. necessità di garantire un elevato livello di tutela rispetto alla popolazione e alle diverse componenti ambientali; 3. necessità di minimizzare le interferenze con altre funzioni che si svolgono sul territorio; 4. opportunità di collocarsi in presenza e/o vicinanza di infrastrutture viabilistiche e tecnologiche (elettrodotti, gasdotti, fognature, acquedotto,..) già esistenti sul territorio al fine di contenere sia i costi per nuove realizzazioni, che gli impatti ambientali sul territorio; 5. opportunità di individuare siti con vicinanza di utenze utilizzatrici dell’energia termica prodotta dall’impianto, al fine di contribuire ad un positivo bilancio ambientale locale o di siti che possano offrire opportunità di sviluppo in tal senso. Si può comprendere come la piena rispondenza a tutte le suddette condizioni potrebbe essere un obiettivo difficilmente raggiungibile. In generale le procedure per selezionare le ipotesi localizzative di impianti che possono generare significativi impatti ambientali andranno implementate per livelli di approssimazione successivi; si possono al proposito individuare le seguenti fasi: individuazione delle aree escluse da ipotesi localizzative; individuazione, nelle aree residuali, delle macroaree che rispondano ai “requisiti di ottimizzazione tecnica”; analisi delle previsioni territoriali a livello locale e verifica dello stato di fatto dei luoghi; 4. Ai fini dell'applicazione dell'Art. 17 del DPR 24 maggio 1988, n. 203, la richiesta di autorizzazione e' integrata con indicazione delle tecnologie adottate per prevenire l'inquinamento atmosferico e corredata da una perizia giurata che attesti la qualità e la quantità delle emissioni inquinanti in atmosfera, la medesima e' contestualmente inviata in copia anche ai Ministeri dell'ambiente e della sanità, nonché alla regione competente per territorio che ne informa i comuni interessati. 23 DPR 11 febbraio 1998, n.53, art. 1 3. Fatto comunque salvo quanto disposto dall'Art. 22, c. 11, del DLgs 5 febbraio 1997, n. 22, resta fermo che: a) non sono soggetti all'autorizzazione di cui sopra l'installazione e l'esercizio di gruppi elettrogeni funzionanti di continuo con potenza nominale non superiore a 3 MW se alimentati a metano o GPL e potenza termica non superiore a 1 MW se alimentati a benzina o gasolio, nonché' di gruppi elettrogeni per la produzione di energia elettrica che utilizzano fonti rinnovabili e che non comportano emissioni in atmosfera; b) l'installazione e l'esercizio di gruppi elettrogeni funzionanti di continuo, se determinanti inquinamento atmosferico poco significativo ai sensi dell'Art. 2 del DPR 25 luglio 1991, nonché di gruppi elettrogeni per la produzione di energia elettrica di soccorso, non sono soggetti all'autorizzazione di cui al c. 2; c) all'installazione e all'esercizio dei gruppi elettrogeni di cui alle lettere a) e b) del presente comma, purché siano effettuati nel rispetto delle norme di sicurezza e ambientali, può procedersi previa comunicazione può procedersi previa comunicazione può procedersi previa comunicazione al Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato, all'ufficio tecnico di finanza competente per territorio e al concessionario delle attività riservate allo Stato nel settore elettrico, di cui all'Art. 14 del DL 11 luglio 1992, n. 333, convertito, con modificazioni, dalla Legge 8 agosto 1992, n. 359. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 60 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo caratterizzazione dei siti sulla base di ulteriori elementi e loro comparazione. La prima fase ha lo scopo di individuare le aree oggetto di esclusione ai sensi di vincoli normativi. In particolare si definiscono quei criteri generali che porteranno all’esclusione delle aree per le quali la presenza dell’impianto sarebbe incompatibile con necessità di tutela territoriale (es. aree protette, aree collocate al di sopra di una definita quota altimetrica,… ). Nella seguente tabella, sono sintetizzati i principali criteri impiegabili per la selezione di aree potenzialmente idonee. Tali criteri, esaminati singolarmente, sono stati ritenuti “pertinenti” al caso di realizzazione di una centrale termoelettrica di “medio/grandi” dimensioni; si tratta infatti di opere che dovrebbero collocarsi sicuramente all’esterno di aree protette, aree sottoposte a qualsiasi forma di tutela e ad aree per le quali siano riscontrabili particolari valenze (sia di natura paesaggistica che di natura economica derivata da particolare valore e destinazioni d’uso in essere dei territori); a tali criteri di esclusione andranno poi aggiunti quelli relativi alla necessità di preservare la popolazione da disagi e potenziali effetti ambientali negativi (rumore, molestie e disagi sia in fase realizzativa che gestionale.). FATTORI DA CONSIDERARE NELLA DEFINIZIONE DI AREE POTENZIALMENTE IDONEE Indicatori Tipo di criterio USI DEL SUOLO aree in vincolo idrogeologico penalizzante CARATTERI FISICI Altimetria escludente per aree a quota > 1.200 m escludente entro 200 m - 300 m da confine litorali marini demaniale/battigia aree carsiche escludente PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE DA MOLESTIE distanza da centri e nuclei abitati escludente per distanze < 1.000 m distanza da funzioni sensibili escludente per distanze < 1.500 m distanza da case sparse escludente per distanze < 200 metri PROTEZIONE RISORSE IDRICHE distanza da opere di captazione di acqua ad uso escludente entro fascia di rispetto (200 m) potabile permeabilità dei terreni elevata penalizzante aree a vulnerabilità intrinseca elevata penalizzante escludente per distanza < 150 m per i corsi d’acqua distanza da corsi d’acqua e altri corpi idrici e < 300 m per i laghi TUTELA DA DISSESTI E CALAMITÀ aree esondabili aree franose e/o in dissesto e aree in erosione e calanchi aree sismiche PROTEZIONE DI BENI E RISORSE NATURALI aree in vincolo paesaggistico aree naturali protette nazionali e/o regionali aree con beni storici, artistici, archeologici, paleontologici zone di ripopolamento e cattura altre aree da indicazioni PTC ASPETTI URBANISTICI aree di espansione residenziale aree industriali fasce di rispetto ASPETTI STRATEGICO-FUNZIONALI dotazione di infrastrutture aree industriali dismesse e aree da bonificare SETTORE TUTELA AMBIENTALE escludente per aree con T.R. 200 anni escludente penalizzante per aree sismiche di I categoria escludente o penalizzante escludente escludente escludente escludente escludente preferenziale escludente per aree entro fascia di rispetto preferenziale preferenziale 21/12/2004 Pagina 61 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo L’applicazione dei criteri escludenti e/o penalizzanti per cui è disponibile il dato, dovrebbe portare all’individuazione, nelle aree residuali, delle macroaree che rispondano ai “requisiti di ottimizzazione tecnica”. Su tali aree idonee andrà poi sviluppata un’analisi di dettaglio, basata su una serie di criteri integrativi, specifici per il tipo di impianto in esame, che dovrà portare ad operare un’ulteriore scelta, restringendo nuovamente il numero delle aree in cui l’intervento sarebbe “tecnicamente possibile”. Nello specifico andranno considerati: 1. criterio morfologico deducibile dalla carta topografica o comunque definibile in base alla conoscenza del territorio catanzarese; in particolare si tratta della pendenza dei versanti poiché, una caratteristica fondamentale che un sito deve avere per poter ospitare una centrale termoelettrica, è quella di possedere una morfologia preferibilmente pianeggiante. La pendenza è valutabile in prima approssimazione osservando l’andamento delle isoipse sulla carta topografica (scala 1:25.000): infatti, se l’area potenzialmente idonea si trova in un settore collinare e/o montano tale per cui neppure il 10% del suo territorio soddisfi le condizioni morfologiche di idoneità (ad esempio la presenza di un ampio pianoro in un settore collinare), l’area è automaticamente da eliminare. 2. criterio territoriale con il quale si intende la distanza dal confine provinciale e quindi la possibilità di coinvolgere direttamente il territorio di una provincia o di una regione limitrofa nel caso in cui si ubicasse l’impianto in prossimità del confine stesso. Si ritiene quindi utile eliminare le macroaree che ricadono nell’ambito dei 3 Km dal confine provinciale. 3. criterio di opportunità in tal caso si intende, come già precedentemente accennato, la possibilità di sfruttare al meglio le infrastrutture tecnologiche esistenti (elettrodotti e metanodotto) di supporto all’ipotetica centrale, in modo da ridurre costi e impatti. In particolare tra le infrastrutture tecnologiche di possibile interesse per la centrale si segnala: − la linea elettrica a 380 kV (dorsale appenninica); − i tratti di metanodotto da φ 20” (condizione ottimale) − i tratti di metanodotto da φ 8” (condizione “meno ottimale” ma adattabile). Andrà concentrata quindi l’attenzione sulle macroaree situate nell’ambito di 3-5 Km da almeno uno degli elementi infrastrutturali ritenuti facilmente sfruttabili dall’impianto in progetto. In seguito all’applicazione di questi ulteriori criteri, potranno essere individuate macroaree “tecnicamente idonee” sulle quali sarà necessario procedere ad una caratterizzazione finalizzata preliminarmente alla verifica della sussistenza delle condizioni insediative e alla effettiva idoneità territoriale ed ambientale anche tramite appositi sopralluoghi. Lo scopo è quello di arrivare ad identificare all’interno delle macroaree dei siti potenziali intesi come appezzamenti di idonea superficie che rispondano a predefiniti requisiti “progettuali”, quali: a) aspetti morfologici: superfici pianeggianti o assenza di pendenze significative. Andrà quindi svolta un’analisi territoriale di dettaglio, basata essenzialmente su criteri geomorfologici in grado di evidenziare i seguenti aspetti: − fasce e aree scoscese di versante; − fasce di pertinenza fluviale; − le aree soggette ai fenomeni erosivi degli impluvi collinari e montani; − le zone di cresta; − le aree soggette a fenomeni calanchivi e/o le aree in evidente dissesto; − gli orli di erosione. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 62 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo b) c) d) e) f) Tutte le aree che sono soggette ad uno o più di questi fenomeni sono da escludersi dal processo localizzativo. L’applicazione di questo criterio incide notevolmente nel ridurre le aree potenziali; le esclusioni così determinatesi portano a centrare l’attenzione sulle zone di fondovalle, più o meno ampie, dei corsi d’acqua principali; aspetti logistici: siti in vicinanza di viabilità di accesso; distanze sufficienti da nuclei abitati e/o abitazioni sparse; disponibilità delle aree, presenza di aree degradate e/o dismesse da recuperare; presenza di aree a vocazione industriale e/o artigianale in base alle destinazioni d’uso dei PRG; distanza dalle infrastrutture tecnologiche. Nelle valutazioni localizzative di dettaglio, assumeranno maggior peso, oltre le citate esigenze di ottimizzazione tecnica, le problematiche attinenti l’inserimento paesaggistico, le destinazioni d’uso del territorio circostante e l’analisi delle potenzialità di sviluppo che deriverebbero dall’insediamento in oggetto. Nella considerazione dell’aspetto attinente le destinazioni d’uso del territorio vanno incluse le valutazioni inerenti il grado di antropizzazione; tale aspetto può essere interpretato con una duplice valenza: da un lato infatti si può pensare alla collocazione di tali impianti in contesti già antropizzati (es. aree industriali già sviluppate), contesti nei quali ci sia di conseguenza un certo grado di interferenza con le funzioni che già si svolgono sul territorio; dall’altro vi può essere l’esigenza di minimizzare tali interferenze collocando tali impianti in contesti caratterizzati sì da minor sviluppo ma da un maggior grado di “naturalità”. Si sottolinea come tali approcci siano entrambi “ammissibili” e la propensione verso l’uno o l’altro dipenderà da considerazioni di carattere più generale derivate dalle previsioni di sviluppo economico con cui si vorrà connotare un certo territorio. Al di là delle considerazioni sopra citate circa la potenziale localizzazione in entrambe le tipologie di contesti, si ritiene comunque da privilegiare la possibilità localizzativa che “in sito” minimizzi le interferenze con le funzioni residenziali. La presenza dell’impianto connoterebbe infatti in modo molto netto l’area rendendola sicuramente inidonea (almeno dal punto di vista della “percezione” che ne deriverebbe per i residenti), allo sviluppo di ulteriori funzioni abitative. Per quanto attiene la distanza dalle reti tecnologiche, invece, andrà verificata l’effettiva distanza dalle infrastrutture tecnologiche e prospettato quale sarebbe l’impegno effettivamente necessario per adattare l’attuale scenario a quello futuro nel caso di realizzazione della centrale. Sono da preferire le aree per cui le infrastrutture esistenti sono facilmente adeguabili alle necessità tecnologiche dell’impianto in oggetto (nel caso di un grosso impianto tali infrastrutture sono l’elettrodotto 380 kV e il metanodotto a 20”). Per quanto riguarda ulteriori condizioni per ottimizzare l’inserimento ambientale, alla luce di quanto precedentemente illustrato, possono essere avanzate anche le seguenti proposte: adozione dei più elevati standard qualitativi (ricorso alle “BAT” migliori tecnologie disponibili); emissioni acustiche improrogabilmente entro i limiti di legge al di fuori del perimetro dell’impianto (requisito essenziale data la rumorosità intrinseca dei turbogas); messa a punto di soluzioni architettoniche che, attraverso adeguate scelte di colori, forme e interventi mitigativi da definire in funzione delle specificità dei luoghi, possano consentire il miglior inserimento paesaggistico ambientale. La realizzazione dell’impianto dovrebbe inoltre caratterizzarsi per la ricerca delle maggiori sinergie possibili con il territorio. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 63 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo 5.2.3 La cogenerazione La valutazione della possibilità di realizzazione di centrali termoelettriche di piccola-media taglia (100 MW o inferiori) in alternativa alla realizzazione di un’unica centrale di grandi dimensioni è giustificato da vari elementi. Il più evidente, come già anticipato nel paragrafo precedente, è legato alla possibilità di generare contemporaneamente ed in forma efficiente sia energia elettrica che energia termica, cioè di realizzare impianti di cogenerazione. Con un impianto di cogenerazione di piccola-media taglia si registra un elevato risparmio energetico complessivo, derivante dalla miglior efficienza energetica del processo di trasformazione che porta ad utilizzare quasi completamente il contenuto energetico del combustibile primario utilizzato. Potendo infatti essere localizzate in punti diversi del territorio, esse consentono maggiori possibilità di utilizzo del calore nelle immediate vicinanze senza disperderlo nell’ambiente. Se anche l’energia elettrica venisse consumata in prossimità dell’impianto, si ridurrebbero le perdite dovute alla trasmissione, con conseguente miglioramento dell’Indice di Efficienza Energetica (si veda il significato di tale parametro nella definizione di cogenerazione riportata a fine paragrafo). E’ evidente che l’ipotesi cogenerativa è in generale strettamente collegata alla necessità di valutare con attenzione i siti idonei, prendendo in considerazione le aree attorno alle quali sorgono strutture che possono assorbire il calore prodotto (strutture industriali e civili). L’impianto di cogenerazione ha, infatti, un’efficienza maggiore nel caso in cui possa fornire calore durante tutto l’anno, come nel caso in cui serva utenze industriali oppure utenze civili con necessità di riscaldamento invernale e raffrescamento estivo (il calore prodotto può essere impiegato anche per la generazione di freddo mediante opportuni impianti). Le valutazioni di carattere quantitativo sono pertanto subordinate alla sussistenza di intese di convenzioni di fornitura di calore che quantifichino puntualmente l’utenza servibile. In sostanza si tratta di enucleare gruppi significativi di utenze o eventuali grosse utenze termiche individuali (tipicamente strutture terziarie come ospedali, grandi edifici pubblici, centri direzionali, centri commerciali, grossi complessi scolastici, ecc.) al fine di organizzarle secondo un principio di “isole energetiche”. In questi ambiti si tenderà ad inserire di volta in volta impianti di cogenerazione ad elevata efficienza interna, basati sulla aggregazione razionale di diverse componenti tecnologiche, come ad esempio: la cogenerazione mediante macchine di piccola e media taglia (gruppi diesel o motori a combustione interna a metano, in assetto di cogenerazione); le macchine ad assorbimento per utilizzare anche in estate il calore cogenerato e trasformarlo in acqua fredda per il servizio di condizionamento; pompe di calore; pannelli solari (in particolare per produzione di acqua calda sanitaria). In termini reali, sul piano locale l’ubicazione ex novo di un impianto di produzione elettrica, anche se in cogenerazione, comporta comunque un aumento di emissioni di inquinanti rispetto alla situazione di partenza. E’ vero che le centrali di grossa taglia dispongono di un rendimento maggiore e che, quindi, le emissioni complessive, a parità di produzione elettrica, sono minori rispetto alla somma delle emissioni provenienti da più centrali di taglia inferiore. D’altra parte, qualora la produzione di elettricità avvenisse per mezzo di un’unica centrale di grossa taglia, anziché di centrali di taglia ridotta, l’aumento di emissioni sarebbe concentrato su un’unica area. Da questo punto di vista, quindi, può essere difficile propendere per una o l’altra modalità di produzione energetica. Qualora, però, si considerassero impianti funzionanti in cogenerazione, ipotesi molto più realistica per impianti medio – piccoli piuttosto che per impianti di grossa taglia, il vantaggio SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 64 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo della produzione distribuita sarebbe evidente. Questa tipologia di produzione andrebbe infatti ad eliminare i singoli impianti di riscaldamento condominiali la cui efficienza energetica risulta essere sicuramente più bassa rispetto ad un unico punto di produzione ben controllato e monitorato. Ovviamente sarà comunque necessario considerare, anche in questo caso, tutte le modalità per ridurne gli impatti, come i sistemi di abbattimento e l’altezza della ciminiera. Questa tipologia di impianti può dunque effettivamente fornire il contributo più consistente in termini di ottimizzazione energetica e riduzione degli impatti ambientali. Una ferma richiesta di cogenerazione di media-piccola taglia per le proposte di nuovi impianti porterebbe infatti, da un lato, ad una forte selezione delle proposte e, dall’altro, a vantaggi in termini di emissioni evitate quantitativamente molto significativi. Potendo ottimizzare l’utilizzo del calore sulla base degli effettivi fabbisogni offerti dal territorio, una politica di questo tipo risulterebbe inoltre particolarmente adeguata alle peculiarità del sistema energetico provinciale caratterizzato da non rilevanti consumi termici e da una elevata parcellizzazione dell’utenza. Per quanto riguarda la micro-cogenerazione, le prospettive di sviluppo in alcuni settori sono ancora molto limitate dalla struttura del mercato dell’energia elettrica. Questo soprattutto nel settore residenziale, dove l’energia elettrica dovrebbe essere venduta a tutti gli utenti del condominio. In base al Decreto Bersani sulla liberalizzazione del mercato elettrico nei prossimi anni non sarà ancora possibile vendere energia elettrica direttamente a utenze domestiche. Il potenziale della micro-cogenerazione nel settore domestico potrà quindi essere realizzato soltanto dopo la piena apertura del mercato elettrico in Italia, che è comunque probabile avvenire entro il 2010. Il problema ovviamente non sussiste nel caso di utenze più consistenti, come quelle relative alle grosse strutture del terziario, dove il proprietario degli impianti di micro-cogenerazione figura anche come unico utente dell’energia elettrica autoprodotta. Inoltre si rendono necessari nuovi strumenti di garanzia finanziaria e di incentivi, che consentano di fronteggiare l’elevato costo di investimento iniziale ed i tempi di medio termine di ritorno dello stesso. In tale contesto generale, sarà necessaria la promozione di accordi volontari locali, per la realizzazione dei singoli progetti, tra gli enti locali, i soggetti finanziatori e le aziende titolari dei progetti. Nel nuovo mercato, tra le varie soluzioni finanziarie, il “contracting” sembra la migliore opportunità per i grandi operatori (ESCO, produttori, utility, ecc.), dal momento che si fornisce un servizio completo all’utente finale e l’azienda è incaricata dell’installazione, manutenzione, nuovi contratti di fornitura, ecc. Le aziende di distribuzione del gas dovrebbero diventare i promotori principali di questi interventi, potendo in questo modo aumentare le vendite di gas ampliando, nello stesso tempo, le proprie attività con un nuovo servizio di fornitura di calore ed elettricità, un servizio che consente un legame più stretto e durevole tra l’azienda e i suoi utenti finali. Ciò può contribuire anche a diffondere l’immagine di una azienda moderna, innovativa ed impegnata per la riduzione dell’impatto ambientale. Un’immagine positiva dell’azienda è un fattore fondamentale per la sopravvivenza in un mercato del gas liberalizzato. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 65 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo In questo quadro generale, la Provincia dovrà quindi attivarsi per l’implementazione di un mercato della cogenerazione di piccola scala su due fronti: tavoli di concertazione tra gli Enti Locali a diversi livelli, i distributori di energia (SNAM, ENEL, ITALGAS, ITALGESTIONI, ENERCAT, ecc), i produttori e le categorie di utenza, al fine di promuovere accordi volontari locali, che attivino schemi di implementazione della tecnologia a piccola scala, come previsto dal decreto Ministeriale 04/2001per il risparmio energetico; accordi programmatici tra le aziende distributrici di gas e l’ente locale stesso per la promozione di impianti di cogenerazione a piccola scala presso il patrimonio di proprietà pubblica. Appendice: condizioni per il riconoscimento della produzione combinata di energia elettrica e calore come cogenerazione L’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas ha stabilito quali sono i requisiti minimi affinché un impianto di produzione combinata di energia elettrica e calore possa effettivamente essere riconosciuto come un impianto di cogenerazione. I parametri sui quali si basano tali limiti sono l’Indice di Risparmio di Energia - IRE – che rappresenta il rapporto tra il risparmio di energia primaria conseguito dall’impianto di cogenerazione rispetto alla produzione separata delle stesse quantità di energia elettrica e termica e l’energia primaria richiesta dalla produzione separata e il Limite Termico – LT – che è il rapporto tra l’energia termica utile annualmente prodotta e l’effetto utile complessivo generato su base annua dalla sezione di produzione combinata di energia elettrica e calore. La relazione che identifica l’IRE è la seguente: IRE = 1 − dove: - Ec Et cv Et Ee + + ind η es • p η ts ,civ η ts ,ind Ec è l’energia primaria del combustibile Ee è l’energia elettrica netta prodotta Etciv è l’energia termica utile per scopi civili Etind è l’energia termica utile per usi industriali ηes è il rendimento elettrico netto medio annuo di un impianto destinato alla sola produzione di energia elettrica ηts è il rendimento termico netto medio annuo di un impianto destinato alla sola produzione di energia termica (per usi civili e industriali) p è un coefficiente che rappresenta le minori perdite di trasporto e di trasformazione di energia che gli impianti cogenerativi comportano quando autoconsumano l’energia elettrica autoprodotta, evitando le perdite associate al trasporto di energia. Il parametro p risulta essere molto importante, nel presente ambito, poiché oltre ad essere legato alle perdite per trasformazione, è legato anche alla perdite per trasmissione. Quindi minori sono le perdite per trasmissione, maggiore risulta essere l’Indice di Risparmio Energetico. Se è quindi possibile identificare utenze prossime all’impianto in grado di assorbire parte dell’energia elettrica prodotta, si limiterebbero le perdite per trasmissione (a causa della breve distanza tra punto di produzione e punto di utilizzo) e si ridurrebbe il valore del parametro p ottenendo quindi un IRE più alto. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 66 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Ai fini del riconoscimento della produzione combinata di energia elettrica e calore come cogenerazione, l'IRE non deve essere inferiore ad un IREmin che fino al 31 dicembre 2005 è stabilito dai seguenti valori: IRE min 0,05 (5%) 0,08 (8%) 0,10 (10%) Tipo di impianto Per gli impianti esistenti Per i rifacimenti di impianti esistenti Per gli impianti di nuova realizzazione La relazione che identifica il Limite Termico è riportata di seguito: LT = dove: - Et Ee + Et Et è l’effetto utile complessivamente generato su base annua dalla sezione di produzione combinata Ee è l’energia elettrica netta prodotta su base annua. Ai fini del riconoscimento della produzione combinata di energia elettrica e calore come cogenerazione, LT non deve essere inferiore ad un LTmin che fino al 31 dicembre 2005 è stabilito pari a 0,15 (15%). SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 67 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo 5.3 Le fonti rinnovabili Lo sfruttamento di fonti rinnovabili risulta un mezzo efficace per far fronte a più necessità di tipo strategico ed ambientale: - conservazione di fonti non rinnovabili - riduzione di emissioni di anidride carbonica - diversificazione dell’approvvigionamento energetico Per tali motivi, si sta assistendo, negli ultimi anni alla definizione di normative e linee programmatiche atte a sostenerne lo sviluppo e l’implementazione in termini di produzione energetica, sia a livello internazionale che nazionale. A tal proposito ricordiamo in particolare: Per quanto attiene lo sviluppo delle fonti rinnovabili, nel documento guida “Energia per il futuro: le fonti energetiche rinnovabili - Libro Bianco per una strategia e un piano d’azione della Comunità”24 la Commissione propone un obiettivo indicativo globale del 12% per il contributo delle fonti energetiche rinnovabili al consumo interno lordo di energia dell’Unione Europea nel 2010 equivalenti a 182 Mtep su un totale previsto 1.583 Mtep (pre - Kyoto); attualmente la quota relativa alle fonti rinnovabili è inferiore al 6% equivalente a 74,3 Mtep su un consumo interno lordo di 1.366 Mtep. In termini assoluti significherebbe arrivare moltiplicare per 2,5 l’attuale produzione da FER. La recente delibera del parlamento Europeo (n. 77, settembre 2001)25, riguardante la promozione dell’energia elettrica da fonti rinnovabili, pone come obiettivo globale una quota indicativa del 22,1% di elettricità prodotta da fonti non fossili sul consumo totale della Comunità entro il 2010 (contro l’attuale 14%). Per quanto riguarda l’Italia, in particolare, la direttiva prevede un incremento al 25%, contro l’attuale 16%. A livello Nazionale, nell’ambito della Conferenza Nazionale per l’Energia e l’Ambiente (24-28 novembre 1998) è stato discusso ed approvato il Libro Bianco per la valorizzazione delle fonti rinnovabili,26 successivamente divenuto strumento di programmazione nazionale con provvedimento CIPE del 6 agosto 1999. Il libro Bianco adempie ad una specifica disposizione della suddetta delibera: stabilisce, per ciascuna fonte rinnovabile, gli obiettivi che devono essere conseguiti per ottenere le riduzioni di emissioni di gas di serra che la suddetta delibera CIPE attribuisce alle fonti rinnovabili, indicando anche le strategie e gli strumenti necessari allo scopo. Una parte degli incrementi attesi a livello nazionale, potrà derivare soprattutto dagli obblighi definiti dal Decreto Legislativo 16 Marzo 1999 n. 79 (decreto “Bersani”) e dall’attuazione delle iniziative previste nei recenti decreti ministeriali del 24 aprile 200127. Ricordiamo, in particolare, che il Decreto Bersani impone , a decorrere dal 2002, a tutti i produttori e gli importatori di elettricità di provvedere ad immettere in rete un quantitativo di elettricità da fonti rinnovabili pari al 2% dell’energia prodotta o importata nell’anno precedente tramite fonti convenzionali, al netto della cogenerazione. All’interno di tale quadro programmatico e normativo, tra le strategie individuate per lo sviluppo delle fonti rinnovabili va sicuramente sottolineato il ruolo essenziale delle Regioni e degli Enti Locali. E’ evidente, infatti, come la garanzia per un loro concreto sviluppo “sia fortemente condizionata dai rapporti con le condizioni territoriali, ambientali e sociali con cui si va a impattare”. 24 Cap. 1, par. 1.2.1 Cap. 1, par. 1.2.1 26 Cap. 1, par. 1.2.2 27 Cap. 1, par. 1.2.3 25 SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 68 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo L’uso delle fonti rinnovabili è, quasi per definizione, molto legato alla gestione del territorio e può spesso confliggere con diversi fattori (usi alternativi, impatto paesistico, vincoli urbanistici, ecc.) che devono comunque essere presi in considerazione ogni qual volta si trasferiscono le politiche e le strategie in azioni concrete quali sono le localizzazioni e la realizzazione degli interventi. Il Piano intende orientarsi, pertanto, alla definizione, sulla base delle conclusioni del Quadro Conoscitivo, di criteri che tengano in considerazione in forma integrata il loro impatto sul territorio e l’ambiente in generale, rifacendosi essenzialmente al concetto di “valutazione di impatto ambientale” oltre che a considerazioni più propriamente energetiche. Si tratta, in estrema sintesi, di definire dei criteri che valutino attentamente il bilancio costi/benefici ambientali. A questo proposito, si ritiene che vi siano due elementi da considerare in particolare con attenzione: alcune risorse rinnovabili (ad esempio acqua e biomasse) possono essere utilizzate anche per altri scopi e possono essere soggette anche ad altri strumenti di pianificazione. E’ quindi necessario un coordinamento tra i vari piani cercando di trovare una compatibilità tra i diversi usi possibili. Ad esempio, un piano di recupero del territorio che si appoggi sull’incremento delle superfici boschive deve inserire, tra i suoi obiettivi, anche la possibilità di impiego delle biomasse a fini energetici. È necessario che le installazioni rispettino le condizioni di compatibilità paesistico/ambientale prescritte dalle disposizioni vigenti. Tali condizioni di compatibilità, però, vanno viste in un contesto non esclusivamente localistico, nel senso che si deve dare molta importanza agli impatti che tali fonti (gli impianti che le utilizzano) contribuiscono ad evitare. Anche in questo caso è necessario, come accennato in un punto precedente, che si assuma un approccio globale. Un caso tipico può riguardare un parco eolico, dove l’unico vero impatto viene considerato essere quello visivo. Al di là della oggettiva soggettività di tale tipo di impatto (come dimostrato da diverse ricerche a riguardo), è necessario che questo venga valutato in un contesto generale pensando, ad esempio, agli impatti che impianti di questo genere possono contribuire a ridurre (impatti ben più quantificabili come quello relativo alle emissioni piuttosto che allo sfruttamento delle risorse non rinnovabili). In tale contesto, il PTCP potrà sicuramente risultare uno degli strumenti più efficaci a disposizione della provincia per l’orientamento della gestione e l’implementazione di tali fonti sul proprio territorio. A supporto di tali prerogative vale la pena ricordare due accordi definiti dal Ministero dell’Ambiente, entrambi volti alla promozione dell’inserimento delle fonti rinnovabili in aree protette o a vincolo, e quindi all’assegnazione alle stesse di una forte connotazione di sostenibilità: • protocollo di intesa (7 giugno 2000) con il Ministero Beni e le Attività Culturali volto a favorire la diffusione delle fonti rinnovabili, ivi compresa la progettazione bioclimatica, con criteri idonei a salvaguardare beni storici, artistici, architettonici, paesaggistici ed ambientali. Nell’ambito di tale accordo, Il Ministero dell’ambiente, avvalendosi anche della collaborazione tecnica dell’ENEA, si impegna a fornire alle strutture del Ministero per i Beni e le Attività Culturali elementi relativi alle caratteristiche tecniche, formali e progettuali degli impianti a fonti rinnovabili, atti a consentire una più compiuta valutazione, per quanto di competenza del suddetto Ministero, dei progetti che prevedono lo sfruttamento delle fonti rinnovabili entrambi i ministeri, ciascuno nell’ambito delle rispettive competenze, si impegnano a definire criteri, indirizzi e normative per la valutazione dell’inserimento ambientale e SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 69 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo - - - - paesaggistico delle fonti rinnovabili, e per la valutazione delle congruità tra le nuove tecnologie e le tecniche ed i materiali tradizionali delle strutture edilizie storiche, da rendere disponibili agli operatori del settore. I due Ministeri si impegnano congiuntamente - consultate le regioni, gli Enti parco Nazionali e gli Enti Locali per quanto riguarda la programmazione degli interventi, con particolare riferimento alla loro localizzazione, e avvalendosi per gli aspetti tecnici della collaborazione dell’ENEA e degli Istituti Universitari e di ricerca del settore – a predisporre linee guida per il corretto inserimento delle fonti rinnovabili nelle strutture edilizie storiche e moderne, nell’ambiente e nel paesaggio e per la progettazione urbana bioclimatica da parte di architetti, urbanisti e altri specialisti nonché per il rispetto del patrimonio naturalistico presente sul territorio. Entrambi i Ministeri, ciascuno per le proprie competenze e anche con la collaborazione delle Federazioni italiane dei parchi e Riserve naturali, si impegnano a promuovere un programma di studio e ricerca che coinvolga gli operatori delle tecnologie di sfruttamento delle fonti rinnovabili, in particolare del solare e dell’eolico e gli operatori della progettazione e realizzazione delle tecnologie per l’edilizia, per adottare criteri di progettazione bioclimatica dell’architettura e per individuare soluzioni tecnologiche che, sin dalla fase di progettazione, perseguano l’inserimento funzionale ed estetico egli impianti nelle strutture edilizie storiche e moderne, nell’ambiente e nel paesaggio. Al medesimo scopo si attiveranno presso il Ministero dell’Industria, del Commercio e Artigianato per promuovere la costituzione di un sistema di qualificazione e certificazione dei prodotti e degli impianti a fonti rinnovabili, che comprenda gli aspetti relativi all’inserimento funzionale ed estetico dei medesimi impianti nelle strutture edilizie storiche e moderne, nell’ambiente e nel paesaggio. I due ministeri promuoveranno d’intesa con il Ministero dei Lavori Pubblici e con il coinvolgimento delle regioni, degli Enti parco nazionali e degli Enti Locali, un programma di studio e ricerca per individuare e realizzare – negli interventi sugli edifici pubblici finalizzati al decreto legislativo 19/09/94, n. 626, del decreto del presidente della repubblica 26/08/93, n. 412 e di altre disposizioni di analoga natura – ulteriori interventi che perseguano l’inserimento delle fonti rinnovabili nei medesimi edifici, compatibilmente con le esigenze di salvaguardia delle specificità storiche, artistiche ed architettoniche degli edifici, nonché di fattibilità tecnica ed economica. Nel settore del recupero edilizio dei centri storici si impegnano altresì all’applicazione prioritaria di criteri di progettazione bioclimatica ed ecosistemica passiva. I due Ministeri si impegnano a definire ed avviare, d’intesa con il Ministero della Pubblica istruzione, un progetto di informazione e formazione su scala nazionale, rivolto soprattutto alle scuole e agli amministratori locali, finalizzato alla diffusione di una consapevole cultura dell’energia, dell’ambiente e della tutela del patrimonio culturale e naturalistico, che costruisca un patrimonio di valori e criteri condivisi sulle interazioni tra energia, sistemi ecologico/ambientali e beni culturali e paesaggistici. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 70 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo • accordo stipulato nel Febbraio 2001 con ENEL, Federparchi, Legambiente riguardante “Le Aree protette italiane laboratori privilegiati per lo sviluppo e la ricerca di fonti energetiche rinnovabili”. Una grande opportunità per i parchi e le aree protette del nostro paese. Non solo spazi dove conservare uno straordinario patrimonio naturale, dove valorizzare il territorio, le tradizioni e la cultura del nostro paese, ma anche luoghi dove avviare la promozione di nuove produzioni amiche dell’ambiente. Le aree protette possono quindi diventare laboratori privilegiati dove impiantare, sperimentare e sviluppare l’uso di energie rinnovabili, dove procedere ad interventi di riqualificazione del territorio e di risanamento e di riduzione degli impatti ambientali, soprattutto sui corsi d'acqua. Una nuova sfida importante, dunque, per una realtà del nostro paese che già rappresenta un esempio unico nel panorama internazionale. Non c’è paese al mondo, infatti, dove si sia assistito in un periodo tanto breve, ad un impulso così significativo nell'istituzione di parchi e aree protette: in soli sette anni il territorio nazionale posto sotto tutela è passato dal 3% al 10% e oggi l’Italia può contare su 20 parchi nazionali, 156 riserve naturali statali, 89 parchi naturali regionali, 197 riserve naturali regionali e 106 altre aree protette, per un totale 2.600.000 ettari. Tutto questo territorio acquista un valore in più, quello di fungere da trampolino di lancio per politiche sostenibili del nostro paese. Accordi come quello appena descritto possono essere opportunamente ripresi tra la Provincia e gli Enti locali gestori di parchi e/o aree protette. Tali accordi possono trovare il loro ambito di formulazione all’interno di programmi di partecipazione come delineato in 2.1.5. 5.3.1 La fonte idroelettrica Per quanto riguarda tale fonte, si dovranno agevolare, sul piano autorizzativo e finanziario, prima di tutto gli interventi di ammodernamento e potenziamento di impianti esistenti gestiti a livello locale. L’aspetto del potenziamento e di recupero degli impianti esistenti è di fondamentale importanza per il settore idroelettrico: molte centrali in funzione hanno una lunga vita alle spalle e potrebbero incrementare la propria efficienza con un intervento di ristrutturazione. E’ quindi importante spingere la ristrutturazione prima ancora che incentivare nuove realizzazioni, come d’altra parte previsto dallo stesso DLgs 79/99, articolo 12 comma 1, per quanto riguarda le grandi derivazioni d’acqua per uso idroelettrico: “Almeno cinque anni prima della scadenza di una concessione di grande derivazione d’acqua per uso idroelettrico, ogni soggetto, purché in possesso di adeguati requisiti organizzativi e finanziari, può chiedere il rilascio della medesima concessione a condizione che presenti un programma di aumento dell’energia prodotta o della potenza installata, nonché un programma di miglioramento e risanamento ambientale del bacino idrografico di pertinenza.” La stessa legge 10/91, all’articolo 14, afferma: “...possono essere concessi contributi in conto capitale per iniziative: di riattivazione di impianti idroelettrici che utilizzino concessioni rinunciate o il cui esercizio sia stato dismesso prima della data di entrata in vigore della presente legge; di costruzione di nuovi impianti nonché di potenziamento di impianti esistenti, che utilizzino concessioni di derivazioni di acqua.” Le competenze riguardanti il suddetto articolo sono delineate nel capitolo 1.3. La ristrutturazione dei vecchi impianti dovrebbe in qualche modo accelerare lo sviluppo dello sfruttamento idrico a fini energetici, considerando anche la barriera molto forte alla realizzazione dei nuovi impianti determinata dalle procedure amministrative, sia per la SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 71 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo concessione di derivazione, sia per la costruzione dell’impianto. E’ comunque evidente la necessità della semplificazione di tali procedure. Per quanto attiene invece i nuovi interventi di sfruttamento della risorsa, in Provincia il potenziale idroelettrico teorico complessivo ammonterebbe a circa 6.340 kW per una producibilità media annua di 25 GWh, pari a circa il 3,2% del fabbisogno complessivo di energia elettrica in Provincia al 2000. Va sottolineato però il fatto che tali dati si riferiscono a studi piuttosto datati e vanno quindi presi con le dovute cautele, soprattutto perché, nel corso degli anni, l’assetto idrogeologico della Provincia può aver subito variazioni considerevoli. I criteri di scelta dei siti28 si intersecano, chiaramente, con la scelta degli impianti che in essi si vogliono installare. Impianti diversi, sia in termini di potenza che in termini di caratteristiche progettuali, includendo opportuni accorgimenti volti alla riduzione degli impatti, comportano ripercussioni diverse sull’ambiente naturale. E’ evidente che tali impianti dovranno tener conto delle necessità di tutela del patrimonio ambientale. Infatti, per quanto riguarda le concessioni di derivazioni idriche, queste hanno seguito in passato considerazioni prevalentemente di carattere economico, senza considerare le esigenze di tutela degli ecosistemi acquatici e dell’ambiente circostante. In molti casi le concessioni permettono la derivazione di portate superiori a quelle naturali, spesso già ridotte per derivazioni poste a monte del punto di captazione. Ciò è stato il risultato di una serie di limiti strutturali dovuti essenzialmente alla mancanza di conoscenze e dati dettagliati relativi ai caratteri idroclimatici e naturali dei bacini idrici e di riferimenti di pianificazione. Conseguenza di questo è che la progettazione dei sistemi idroelettrici spesso non ha considerato né le esigenze di tutela degli ecosistemi fluviali, né l’impatto ambientale sul territorio circostante. Si sono pertanto accumulati nel tempo numerosi impianti, ciascuno in grado di produrre impatti rilevanti anche se per brevi tratti. In particolare, l’uso delle risorse idriche per fini energetici può confliggere con usi alternativi, che devono comunque essere presi in considerazione per garantire la sostenibilità complessiva dell’intero sistema idrico. Per quanto riguarda la costruzione di nuove centrali, andrà quindi svolta una selezione preventiva degli impianti in base alla compatibilità ambientale con l’intento di evidenziare possibili varianti di progetto che mitighino ulteriormente gli effetti delle opere sul territorio. La selezione degli impianti fattibili deve tenere in considerazione in particolare le aree a parco e le aree ad alto pregio ambientale. In generale si può dire che impianti localizzati in aree molto sensibili dal punto di vista ambientale, come l’alta montagna, sono più soggetti a produrre impatti negativi rispetto ad impianti nel fondovalle. Inoltre, gli impianti d’alta quota utilizzano il dislivello naturale dei torrenti montani e l’acqua in uscita dall’impianto viene restituita talvolta molto a valle dal punto di captazione e pertanto interi tratti di torrente sono privati di notevoli volumi d’acqua e snaturati quando l’impianto è in esercizio. E’ necessario considerare gli impatti derivanti sia dalla fase di costruzione, che dalla fase di esercizio dell’impianto. Nella fase realizzativa è importante distinguere tra le tipologie di impianto, poiché questi producono impatti molto diversi tra loro sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Infatti non vengono generati nuovi impatti negativi specifici a seguito dell’aggiunta di una centrale idroelettrica al piede di una diga già presente per altri scopi o della costruzione di un impianto integrato in un canale irriguo o in un sistema di approvvigionamento idropotabile in pressione. E’ molto diversa la situazione, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, nel caso di realizzazione di un impianto ad acqua fluente che presenta aspetti particolari da considerare: rumore ed alterazione dell’ecosistema faunistico, pericolo di erosione dovuto alla rimozione della vegetazione conseguente agli scavi con relativo intorbidamento delle acque e la 28 Si veda, in proposito, quanto riportato, nel Quadro Conoscitivo SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 72 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo deposizione a valle dei sedimenti, emissioni negative per la qualità dell’aria, necessità di costruzione di infrastrutture e impianti di betonaggio dedicati, inserimento della presenza umana in zone solitamente non abitate. In generale, si tratta però di impatti transitori che non dovrebbero costituire ostacoli insormontabili durante le procedure di autorizzazione. Per quanto riguarda gli impatti in fase d’esercizio la situazione è decisamente più complessa. Tra i principali impatti da considerare in vista della scelta della combinazione sito/impianto vi sono: impatti dovuti al rumore di esercizio, impatti sul paesaggio e impatti biologici. Il livello ammissibile di rumore, che proviene principalmente dalle turbine e dagli eventuali moltiplicatori, dipende dalla presenza di centri abitati o di case isolate nelle vicinanze della centrale o, comunque, dalla presenza di aree sensibili. Per quanto riguarda gli impatti sul paesaggio, ogni elemento che compone un impianto può determinare un cambiamento dell’impatto visuale di un luogo, provocando un disturbo che può essere minimizzato mediante mascheramento con vegetazione ed un’adeguata integrazione con la forma del territorio. La condotta forzata, ad esempio, è solitamente la prima causa di disturbo ed il suo tracciato deve essere studiato con attenzione utilizzando ogni elemento naturale (roccia, terreno, vegetazione) per celarla il più possibile alla visuale. Riguardo all’impatto biologico è necessario dare istruzioni tecniche per la determinazione del deflusso minimo vitale in un corso d’acqua naturale. L’obiettivo è di mantenere vitali le condizioni istantanee di funzionalità e di qualità dell’ecosistema fluviale, in senso globale. Il DMV deve rispondere, oltre che a criteri di qualità ambientale, a obiettivi di salvaguardia del bilancio idrico a livello provinciale, di tutela delle utenze minori, di mantenimento delle capacità di autodepurazione dei corsi d’acqua e di preservazione di una base minima di risorse idriche per necessità future. Un altro aspetto da considerare in merito agli impatti biologici è l’opposizione alla naturale risalita della corrente da parte di alcune specie ittiche. Una soluzione spesso adottata è quella di prevedere passaggi per i pesci, come scale o pompe; non esistendo un’unica soluzione progettuale è necessaria una conoscenza approfondita del sito specifico. Evidentemente i fattori di impatto “negativo” precedentemente delineati devono essere messi in relazione agli elementi di impatto “positivo” che un impianto idroelettrico può apportare (impatto “positivo” da intendersi da un punto di vista ambientale, non solo economico). Il primo impatto positivo è sicuramente associato alla potenziale sostituzione di energia elettrica prodotta da fonti fossili. Da questo punto di vista un confronto tra impatti positivi e negativi sarà determinato dalla quantità di energia elettrica prodotta e, quindi, sostituibile, con la possibilità che tale confronto risulti negativo qualora la produzione sia inferiore ad un certo livello specifico di ogni combinazione sito/impianto. In tal caso può essere opportuno non dover concedere l’autorizzazione. Altro elemento da considerare nella scelta sito/impianto risulta essere il possibile beneficio che la costruzione dell’impianto può apportare a livello di recupero ambientale di particolari zone, ad esempio mediante la realizzazione di adeguate coperture vegetali che possono incrementare la qualità delle rive. I criteri di scelta sito/impianto si devono basare su presupposti diversi nei casi seguenti: - impianti destinati a soddisfare specifiche esigenze locali. L’autorizzazione alla realizzazione degli stessi andrà effettuata considerando attentamente le motivazioni che inducono alla costruzione, che non possono essere ricondotte alla semplice produzione per la vendita agli enti produttori. In tal caso, fatta salva la necessità di mitigare per quanto possibile gli impatti negativi, può non essere opportuno porre dei limiti al livello di producibilità dell’impianto; - impianti di produzione da inserire in acquedotti potabili e irrigui. Evidentemente tale scelta privilegia il fatto che le opere relative alla captazione risultano già realizzate. L’inserimento di una centrale idroelettrica di recupero nella rete idrica deve essere realizzato nel rispetto della sicurezza di esercizio del servizio primario (la cui continuità deve essere assicurata) ed al tempo stesso assicurando una corretta gestione dei transitori che possono SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 73 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo seguire a condizioni di disservizio interno della centrale elettrica o della rete cui la stessa è connessa. Il disegno della centrale idroelettrica di recupero deve pertanto rispondere a due requisiti fondamentali: 1) non deve interferire nella erogazione idraulica alle utenze del servizio primario in nessuna delle possibili condizioni di esercizio della macchina; 2) nei transitori della macchina non devono prodursi perturbazioni di pressione o di livello dannose per la rete idrica. In linea generale, gli stessi criteri che determinano la fattibilità di sfruttamento di nuovi siti possono essere impiegati anche per il recupero di impianti dismessi. In tal caso la priorità di intervento deriva dal fatto che la presenza di opere non utilizzate può determinare solo impatti negativi, senza neppure apportare i benefici derivanti da una produzione rinnovabile. E’ comunque da valutare con attenzione la possibilità che nel corso degli anni l’assetto idrogeologico del sito possa essere mutato. Particolare attenzione dovrà inoltre essere posta alle possibilità di ripotenziamento degli impianti, sempre nell’ottica di creare il miglior rapporto tra impatti positivi e negativi. Per la determinazione dei siti potenzialmente idonei ad uno sfruttamento idroelettrico, chiaramente da mettere in relazione al tipo di impianto in essi installabile, di fondamentale importanza sono il PAI (Piano di Assetto Idrogeologico regionale) e la redazione e l’adozione di piani di gestione delle risorse idriche, articolati a livello di bacino. Con indicazioni sulle acque sfruttabili o che richiedono tutela, essi consentono di gestire le risorse idriche da un punto di vista di sostenibilità economica ed ambientale. Tale strumento risulta essenziale per poter definire i criteri e le linee guida con cui consentire lo sviluppo dell’idroelettrico. Uno degli obiettivi di primario interesse nei piani è infatti il confronto tra le diverse variabili ambientali esistenti, nell’intento di definire modelli di pratica utilizzazione correlando i diversi parametri (morfometrici, idrologici, biologici, fisico/chimici) presi in esame. I piani di gestione delle risorse idriche costituiscono il riferimento fondamentale per la tutela delle acque correnti superficiali naturali, per qualunque ipotesi di ulteriore uso dell’acqua. Inoltre, prevedono la formulazione di proposte per la regolazione degli usi attuali e di indirizzo per i nuovi progetti. Il piano di bacino sarà il riferimento nel settore della difesa del suolo per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale e, attraverso questo strumento, dei piani regolatori generali dei Comuni. Assumendo preliminarmente i contenuti integrali del Piano di Bacino ed in particolare dei suoi stralci, il PTCP in particolare dovrà strutturarsi come contenitore organico della pianificazione provinciale di settore, contenere tutti gli obiettivi di bacino e tutte le prescrizioni e limitazioni in termini di vincoli richieste per il raggiungimento degli obiettivi di Piano. E’ tuttavia facoltà del PTCP, nella sua veste definitiva in sede di adozione e nella sua funzione di interfaccia diretta della pianificazione urbanistica comunale, provvedere ad una omogeneizzazione dei contenuti normativi dei diversi piani stralcio, soprattutto in ordine al carattere territoriale e nei rapporti con il sistema insediativo ed infrastrutturale definito dal PTCP stesso. Dovrà inoltre essere valutata la possibilità di instaurare collaborazioni dedicate con gli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO), già costituiti in Regione ed i Consorzi di Bonifica raggruppati. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 74 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo 5.3.2 La fonte eolica L’analisi sul forte sviluppo della tecnologia eolica in molti paesi europei e l’analisi sul potenziale teorico di sfruttabilità della risorsa eolica a livello del territorio della Provincia di Catanzaro, indicano la notevole attenzione che questa fonte rinnovabile merita, come pure gli sforzi che vanno indirizzati per il suo impiego compatibilmente con la protezione del territorio. Le informazioni riportate nel quadro conoscitivo indicano che la varietà orografica della provincia può offrire diverse condizioni favorevoli. E’ di notevole interesse, tra l’altro, la potenzialità offerta anche dalle zone poste a bassa quota, come quelle corrispondenti ai siti costieri, primo fra tutti quello di Lamezia Terme, anche in considerazione dell’evoluzione tecnologica di settore che fornisce macchine adatte anche a siti caratterizzati da condizioni anemologiche non eccezionali. Da sottolineare, tra l’altro, anche il potenziale offerto dall’applicazione di aerogeneratori di taglia medio piccola a servizio di utenze singole come, ad esempio, aziende agricole o strutture turistiche. Esistono, quindi, le condizioni tecniche ed ambientali affinché si determini un forte incremento dello sfruttamento delle potenzialità della provincia. Parimenti esistono le condizioni normative facenti riferimento all’obbligo del 2% di fonti rinnovabili per il 2002 come da DLGSL. 79/99. Con riferimento a questa prescrizione, la fonte eolica è sicuramente tra quelle considerate più promettenti da parte degli operatori del settore. Con questa concomitanza di fattori risulta chiaro che le reali possibilità di sfruttamento di questa fonte non potranno trovare un limite nella fattibilità tecnica e/o economica, bensì nelle barriere non tecniche, prime tra tutte quelle relative all’iter autorizzativo. Il primo punto individuato come problema per lo sviluppo degli impianti eolici riguarda la complessità dell’iter autorizzativo. Questa è una barriera ormai studiata e riconosciuta unanimemente. La mancanza di una procedura specifica e ben definita, in aggiunta ad una serie di richieste di permessi e di nulla osta rivolte a vari enti, centrali e periferici, impone tempi e modi procedurali complessi che producono difficoltà nel completamento delle opere, uno spreco di tempo ed una aleatorietà del processo decisionale. Per questo motivo la Provincia deve adottare tutte le misure di propria competenza affinché la procedura autorizzativa sia definita da condizioni favorevoli ed eque. Dal canto loro, le installazioni eoliche dovranno rispettare le condizioni di compatibilità ambientale prescritte dalle disposizioni vigenti. A tale riguardo la normativa nazionale (DPR 12 aprile 1996 e DPCM 3 settembre 1999), in applicazione della normativa europea (Direttiva 85/337/CEE e 97/11/UE) prevede che siano assoggettati alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, gli impianti industriali per la produzione di energia mediante lo sfruttamento del vento, ricadenti, anche parzialmente, all’interno di aree naturali protette come definite dalla legge 6 dicembre 1991 n. 394. I progetti non ricadenti nelle aree naturali protette, saranno sottoposti, invece, a processo di Screening. Qualora il processa di Screening lo richieda, sono assoggettati alla procedura di VIA anche i progetti che non ricadono in aree naturali protette. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 75 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo A riguardo della definizione di “Aree Protette”, si sottolinea che quanto riportato dalla legge 6 dicembre 1991 n. 394 è stato successivamente ampliato dalla Delibera del Ministero dell’Ambiente del 2 dicembre 1996 secondo la quale le aree protette sono: parco nazionale; riserva naturale statale; parco naturale interregionale; parco naturale regionale; riserva naturale regionale; zona umida di importanza internazionale; zona di protezione speciale (ZPS); zona speciale di conservazione (ZSC); altre aree naturali protette. I siti di importanza comunitaria proposti dalla Regione, una volta approvati potranno essere candidati a diventare ZPS o ZSC. Di seguito si riportano alcuni elementi che possono servire per una valutazione delle centrali eoliche. Gli aspetti ambientali che vengono considerati per le centrali eoliche sono correlati a possibili effetti a scala locale: occupazione del territorio; impatto visivo; rumore; effetti su flora e fauna; interferenze sulle telecomunicazioni; effetti elettromagnetici. In ogni caso, in una corretta visione globale e prospettica, il bilancio costi ambientali/benefici ambientali è da considerarsi ampiamente positivo così che, fatta salva l’ottemperanza ad alcune regole di tutela, le centrali eoliche dovranno sicuramente trovare un generale appoggio. Occupazione del territorio Le macchine eoliche debbono essere posizionate sul territorio a debita distanza l’una dall’altra per evitare il fenomeno dell’interferenza aerodinamica. D’altra parte si ribadisce che la parte del territorio non occupata dalle macchine può essere tranquillamente destinata ad altri usi, come l’agricoltura e la pastorizia, senza alcuna controindicazione. Da ricordare, inoltre, che l’installazione di macchine eoliche non altera significativamente, se non per l’aspetto visivo, il terreno impegnato. Impatto visivo Gli aerogeneratori sono sempre elementi ben visibili nel paesaggio, altrimenti non sarebbero sistemati opportunamente da un punto di vista meteorologico. In aree piane è spesso una buona idea sistemare le turbine secondo uno schema che sia facilmente percettibile da chi guarda. In ambienti collinari è difficilmente fattibile l’impiego di uno schema semplice ed è generalmente meglio sistemare le turbine lungo il profilo caratteristico del paesaggio. La dimensione delle turbine non varia linearmente con la potenza erogata; ad esempio, un aerogeneratore da 500kW presenta mediamente un diametro del rotore ed un’altezza della torre di circa 40m, mentre uno dalla potenza di 1500kW per questi due parametri dimensionali è caratterizzato da un valore di circa 60m. L’impatto nel paesaggio di queste due tipologie di macchine è moderatamente diverso, per cui la tendenza odierna ad aumentare continuamente la taglia delle macchine potrebbe ridurre, a parità di potenza globale installata, l’impatto visivo. Ci sono sicuramente dei vantaggi economici per questo, come minori costi di manutenzione. Da un punto di vista estetico, le grandi turbine eoliche SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 76 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo possono essere un vantaggio nel paesaggio, perché generalmente hanno una velocità di rotazione minore delle turbine più piccole. Le grandi turbine perciò non attraggono l’occhio come generalmente fanno gli oggetti che si muovono velocemente. La percezione degli aerogeneratori all’interno del paesaggio è in gran parte un fenomeno soggettivo. In generale la dimensione del sito eolico non influisce sull’atteggiamento della gente verso il progetto. Sicuramente, l’accettazione dipende molto dal livello di informazione ed anche dall’atteggiamento complessivo verso le fonti energetiche rinnovabili. Questo indica che è molto importante il coinvolgimento della gente nel progetto, almeno a livello di informazione. E’ chiaro che nei casi in cui vi sia addirittura una partecipazione agli utili derivanti dall’impianto (come avviene ad esempio in Danimarca), l’atteggiamento è sicuramente più positivo. Al di là della soggettività nei riguardi dell’impatto visivo, si possono prevedere prescrizioni, per la realizzazione di impianti eolici, che dovranno necessariamente includere eventuali opere di mitigazione quali: la riduzione dell’impatto visivo attraverso una scelta opportuna, compatibilmente con la struttura del territorio, della disposizione dei diversi aerogeneratori; l’adozione di colorazioni delle infrastrutture che meglio si inseriscano nell’ambiente circostante; la realizzazione di linee elettriche compatibili col territorio. Rumore Il problema del rumore è sempre stato considerato uno dei principali ostacoli per lo sviluppo dell’eolico. Oggi si può affermare che il rumore non è più ritenuto un problema rilevante. Ad una distanza di un centinaio di metri, una centrale eolica è meno fastidiosa del normale traffico urbano. Se il rumore si deve principalmente all’interazione tra il vento e le pale degli aerogeneratori, è anche vero che questo è in gran parte mascherato dal vento stesso. Ciò rende estremamente difficile misurare il rumore degli aerogeneratori con accuratezza, dal momento che questo può essere occultato dal rumore di fondo. Bisogna anche aggiungere che fenomeni di riflessione o assorbimento da parte del terreno possono far variare il livello sonoro in località diverse. Fortunatamente è generalmente facile predire l’effetto sonoro da parte degli aerogeneratori. A distanze al di sopra dei 300 metri il livello sonoro teorico massimo delle turbine di alta qualità è ben al di sotto i 45 dB. E’ comunque necessario che gli enti locali verifichino con attenzione il livello sonoro dell’impianto e la distanza dalle abitazioni. In Italia, la Legge Quadro sull’Inquinamento acustico n. 447 del 26 ottobre 1995 ha definito criteri generali di valutazione, obiettivi di qualità e linee di intervento. Anche se la compiuta applicazione della legge richiede ancora l’emanazione di alcuni provvedimenti attuativi, di competenza sia statale che regionale, diversi sono i regolamenti ormai adottati che concorrono a definire un quadro sempre più completo di norme e standard. In particolare, i valori limite sono stati determinati con il DPCM 14 novembre 1997, e sono articolati, secondo l’impostazione di cui al precedente DPCM 1 marzo 1991, per sei classi di azzonamento acustico alle quali corrispondono altrettanti valori limite da rispettare nei due periodi di riferimento (notturno e diurno) e per le quali vengono definiti dei valori di qualità da conseguire nel medio e nel lungo periodo. La tabella di seguito riportata riassume i valori limite ed i valori obiettivo definiti, per ogni classe, dal DPCM 14/11/97. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 77 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo DPCM 14/11/97 Legge 447/95 (art. 2) Diurno, D (6-22), Leq dB(A) Valore massimo di rumore che può Classe I: 45 Valore limite essere emesso da una sorgente, Classe II: 50 misurato in corrispondenza della Classe III: 55 di emissione sorgente stessa. Classe IV: 60 Classe V: 65 Si riferiscono alle sorgenti fisse e Classe VI: 65 mobili. Valore massimo di rumore che può essere immesso da una o più sonore nell’ambiente Valore limite sorgenti abitativo o nell’ambiente esterno, di immissione misurato in prossimità dei ricettori. Classe I: 50 Classe II: 55 Classe III: 60 Classe IV: 65 Classe V: 70 Classe VI: 70 Notturno, (22-6), Leq dB(A) N (I) 35 (II) 40 (III) 45 (IV) 50 (V) 55 (VI) 65 (I) 40 (II) 45 (III) 50 (IV) 55 (V) 60 (VI) 70 Valori assoluti (Leq ambientale) e Valori relativi (Leq ambientale – Leq Non si applicano nelle fasce di pertinenza delle infrastrutture stradali, residuo). ferroviarie, marittime, aeroportuali e le altre sorgenti sonore di cui all’11 comma 1 di cui Legge 47/95. Differenziali: 5 dB per il periodo diurno e 3 dB per quello notturno, all’interno degli ambienti abitativi. Non si applicano nelle aree di classe VI e se: ♦ a finestre aperte Leq <50 dB(A) (D) e 40 dB(A) (N); ♦ a finestre chiuse Leq <35 dB(A) (D) e 25 dB(A) (N). (La classificazione del territorio comunale riprende le definizioni del DPCM 1 marzo 199129) La ripartizione delle competenze tra lo Stato, le Regioni e gli enti locali è definita dalla normativa di settore ma anche dalla legislazione inerente il riordinamento delle funzioni della pubblica amministrazione ed in particolare dal DL 112/98 che conferisce alle regioni ed agli enti locali tutte le funzioni amministrative non classificate come di rilievo nazionale dallo stesso decreto. In particolare: la Regione esercita funzioni di indirizzo, attraverso la predisposizione di direttive e criteri da osservare nella predisposizione dei diversi piani, funzioni di programmazione, attraverso il Piano triennale di bonifica dell’inquinamento acustico ed eventualmente esercita anche i poteri sostitutivi nel caso dell’inerzia degli enti locali nell’adempimento delle competenze assegnate; la Provincia svolge prevalentemente le funzioni amministrative inerenti la vigilanza ed il controllo oltre a quelle che le sono specificatamente attribuite dalla legislazione regionale; 29 Secondo le definizioni adottate dal DPCM 14 novembre 1997 (tabella A in allegato), le classi di azzonamento acustico sono così definite: I. Particolarmente protette: rientrano in questa classe le aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici, ecc. II. Prevalentemente residenziali: rientrano in questa classe le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali ed artigianali. III. Di tipo misto: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici. IV. Di intensa attività umana: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali; aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie, aree portuali, aree con limitata presenza di piccole industrie. V. Prevalentemente industriali: rientrano in questa classe le aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni. VI. Esclusivamente industriali: rientrano in questa classe le aree esclusivamente interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 78 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo il Comune ha le maggiori competenze in materia di programmazione ed intervento, attuate mediante la zonizzazione acustica e la redazione o adozione dei diversi piani, ma anche attraverso le forme di controllo all’atto del rilascio delle concessioni edilizie, e in materia di vigilanza sul rispetto delle norme generali e delle specifiche prescrizioni. Ai Comuni è riservata inoltre la facoltà di fissare limiti inferiori a quelli nazionali nel caso di aree di interesse paesaggistico, ambientale e turistico. Effetti su flora e fauna L’unica possibile interferenza di qualche rilievo degli impianti eolici con la flora e la fauna riguarda l’impatto dei volatili con il rotore degli aerogeneratori. Gli uccelli spesso entrano in collisione con le linee dell’alta tensione, con i tralicci, con le finestre degli edifici o con le automobili. Talvolta possono colpire anche le turbine eoliche. Vari studi sono stati eseguiti su tale fenomeno. Il risultato di questi è che, in generale, i volatili sono poco disturbati dalla presenza degli aerogeneratori. Alcune specie si abituano molto velocemente alla presenza delle macchine, altre impiegano più tempo. Le possibilità di installare fattorie del vento in prossimità di santuari degli uccelli dipende perciò dalla specie in questione. Le specie maggiormente disturbate dai lavori di approntamento del sito eolico sono quelle dei rapaci, che necessitano di ampi spazi e sono più sensibili alla presenza umana. Gli uccelli migratori sono meno influenzati, data l’ampiezza limitata del flusso migratorio. Interferenze sulle telecomunicazioni Come qualsiasi ostacolo, una macchina eolica può influenzare le caratteristiche di propagazione dei segnali di telecomunicazione. E’ quindi indispensabile, qualora si fosse in presenza di stazioni radio, di definire le distanze minime da mantenere tra queste e gli aerogeneratori affinché tale fenomeno venga ridotto al minimo. Effetti elettromagnetici L’argomento investe solo marginalmente gli impianti eolici. Infatti, nei siti in cui vengono installati gli aerogeneratori non vi sono linee aeree di trasmissione, ma linee di media tensione interrate. Inoltre, come già ricordato, nelle immediate vicinanze dei siti stessi non vi è presenza di edifici residenziali. Generalmente gli impianti eolici utilizzano linee di trasmissione già esistenti, tanto che la presenza di tali linee costituisce un criterio di economicità degli stessi. E’ chiaro, comunque, che nel caso di realizzazione di linee dedicate è necessaria l’adozione di tutti gli accorgimenti per ridurne l’impatto. I limiti dettati dal DPCM 23 aprile 1992 (distanze di rispetto ai fabbricati adibiti ad abitazione o altra attività che comporta tempi di permanenza prolungati, per le linee elettriche esterne calcolate da qualunque conduttore) sono stati superati dal DPCM 8 luglio 2003 recante “Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti” che agli artt. 4 e 6 individua i limiti di intensità di campo elettrico e magnetico a seconda che si tratti di linee esistenti o in fase di progettazione. A conclusione delle considerazioni fatte, si vuole segnalare il protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Ambiente ed il Ministero per i Beni e le Attività Culturali del 7 giugno 2000. Tale protocollo si pone la finalità di favorire la diffusione delle fonti rinnovabili con criteri idonei a salvaguardare i beni storici, artistici, architettonici, archeologici, paesaggistici ed ambientali. In particolare, si prevede la definizione di “criteri, indirizzi e normative per la valutazione dell’inserimento ambientale e paesaggistico delle fonti rinnovabili”. Da un punto di vista tecnico, è importante il coordinamento tra gli operatori del settore eolico ed ENEL che dispone della rete di distribuzione. A tal fine è necessario favorire l’armonizzazione dello sviluppo della fonte eolica con i piani di sviluppo delle infrastrutture elettriche. In effetti, tra i vari punti fondamentali identificabili per lo sviluppo della rete di distribuzione sarebbe opportuno prevedere di favorire l’utilizzazione in rete delle fonti energetiche locali per valori medio/piccoli; con tali allacciamenti, infatti, aumenta la producibilità dei singoli impianti rispetto ad una utilizzazione isolata degli stessi. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 79 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Con riferimento alla costruzione ed all’esercizio di linee elettriche, la Legge Regionale n. 17 del 24 novembre 2000 delega tali funzioni alla Provincia per impianti fino alla tensione di 150.000 V. 5.3.3 La fonte solare Le linee guida di seguito riportate, nei loro termini generali, sono riferite ad entrambe le fonti solari (termica e fotovoltaica). Dove necessario, verranno comunque evidenziate le peculiarità relative ad ognuna. E’ evidente che non vi sono dei limiti tecnici alla quantità di superficie di collettori solari (termici o fotovoltaici) che è possibile installare. Le limitazioni derivano, piuttosto, dalla convenienza economica. Le stime riportate nel Quadro Conoscitivo indicano che per il solare termico si può ipotizzare uno sviluppo, al 2010, compreso tra 7000 e 20000 mq, in dipendenza degli incentivi che verranno sviluppati. Il risparmio energetico prodotto è compreso tra i 5.500 MWh/a ed i 15.150 MWh/a. Per quanto riguarda il solare fotovoltaico si può prevedere uno sviluppo delle installazioni, al 2010, corrispondente ad una potenza di circa 2 MW. L’energia prodotta da tali installazioni sarebbe pari a poco più di 3.400 MWh. Lo sfruttamento della tecnologia solare deve essere favorito approfittando del fatto che, al momento, il mercato italiano mostra vendite in crescita e le prospettive future sono positive. Si ritiene che il mercato italiano seguirà l’andamento di altri paesi, ma più velocemente, perché potrà beneficiare dell’affidabilità degli attuali prodotti e dall’esperienza di altri mercati. D’altra parte, per la creazione di un mercato sostenibile per gli impianti solari sono necessarie le seguenti condizioni: interesse pubblico verso il solare; disponibilità di prodotti affidabili ed economici; disponibilità di installatori, pianificatori, ingegneri ed architetti qualificati; nessuna procedura o solo procedure non burocratiche per i permessi di costruzione; incentivi non burocratici per gli investitori pubblici e privati. Il fatto che nella maggior parte d’Italia, nonostante la disponibilità di prodotti affidabili ed economici e la concreta disponibilità di fonte primaria, nessuno degli altri fattori di cui sopra sia soddisfatto, può essere considerato come la maggior causa del debole mercato attuale. In generale, di fondamentale importanza in questo contesto risulteranno i seguenti fattori: - - - volontà reale delle autorità pubbliche a sviluppare il settore attraverso specifici programmi d’incentivazione; capacità di organizzare e gestire efficacemente i programmi di sviluppo. E’ necessario semplificare al massimo le operazioni che gli utenti devono eseguire per poter realizzare gli impianti. Inoltre è indispensabile prevedere una massiccia campagna informativa, prima di tutto per far sì che le agevolazioni siano compiutamente sfruttate e, in secondo luogo (ma per questo non meno importante), affinché sia sempre più diffusa la conoscenza delle tecnologie solari; ampia disponibilità di collaborazione da parte delle società elettriche e del gas locali e nazionali, affinché forniscano un valido supporto agli utenti interessati ad installare un sistema fotovoltaico. In tal senso vale la pena ricordare le indicazioni contenute nei due decreti ministeriali del 24 Aprile 2001; sostegno dei Comuni e degli Enti locali, che garantiscano tempi brevi nel rilascio di eventuali permessi di costruzione. I vincoli paesaggistici e architettonici creano spesso problemi all’installazione di sistemi solari. L’attenzione all’ambiente e al paesaggio deve necessariamente essere accompagnata da maggiore buon senso. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 80 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo I regolamenti attuali della maggior parte dei comuni italiani sui permessi di costruzione (vedi le leggi dei regolamenti edilizi comunali) e sugli impianti termici non devono essere delle barriere per lo sviluppo del mercato degli impianti solari anzi devono essere utilizzati come strumenti di imposizione, fin dove possibile, e di incentivo per la promozione di questi interventi. Le complesse e costose procedure rischiano spesso di divenire un vero e proprio deterrente a qualsiasi tipo di iniziativa privata, portando, paradossalmente anche alla situazione in cui i programmi di sussidio esistenti non possono essere usati. Per permettere di formulare regolamenti positivi verso il solare, si propone esplicitamente di esentare dai permessi di costruzione l’installazione di sistemi solari. Per quanto riguarda i sistemi solari termici in particolare, per evitare installazioni non desiderate, è possibile limitare questa esenzione in funzione della dimensione del collettore (ad esempio fino a 15mq) e della localizzazione (ad esempio non valida in zone a vincolo storico/artistico e paesaggistico o ambientale). Per quanto riguarda gli impianti fotovoltaici è auspicabile che vengano favorite le soluzioni che prevedono l’integrazione nelle strutture edilizie, prevedendo, quando possibile, deroghe ad eventuali vincoli architettonici sul patrimonio. Chiaramente si dovranno ricercare soluzioni di integrazione che non contrastino con gli altri elementi strutturali dell’edificio. L’azione a carico della Provincia di Catanzaro è quindi una generale raccomandazione ai suoi comuni per una “deregolazione” o maggiore elasticità normativa rispetto agli impianti solari (tale raccomandazione potrebbe essere inserita all’interno del PTCP). La disponibilità di professionisti qualificati è cruciale per lo sviluppo del mercato solare. Soprattutto gli installatori, gli ingegneri e gli architetti agiscono come consulenti diretti dei proprietari di abitazioni private e giocano perciò un ruolo chiave per l’avvio del mercato. Inoltre sono necessarie misure di certificazione per garantire la qualità e l’affidabilità delle installazioni future. Un programma di corsi dovrebbe essere implementato con le organizzazioni regionali come ANIM (Associazione Nazionale Impiantisti Manutentori), ECIPA (Ente Confederale di Istruzioni Professionale per l‘Artigianato e le Piccole Imprese). Gli incentivi finanziari possono essere o misure fiscali (riduzione di tasse, riduzione di IVA, ecc.) o sussidi di investimento (nazionali, regionali, comunali, ecc.). L’esperienza di altri paesi mostra che le misure fiscali contribuiscono positivamente per l’implementazione degli impianti solari, mentre i sussidi di investimento sono considerati essere uno strumento essenziale per lo stimolo del mercato. In genere, per quanto riguarda il solare termico, sono sufficienti quote di incentivo relativamente modeste, cioè fino al 30% dell’investimento. I contributi relativi alla tecnologia fotovoltaica, invece, arrivano fino al 75% dell’investimento complessivo sostenuto, e favoriscono comunque soluzioni che prevedano l’inserimento di sistemi fotovoltaici come componenti strutturali dell’edificio, in quanto questo assicura un significativo abbattimento dei costi complessivi dell’intervento. Attualmente sono già disponibili i seguenti tipi di incentivo: Aliquota IVA del 10% sulla realizzazione di impianti solari. La maggior parte dei fornitori offre i prodotti con una aliquota IVA del 10%. Sconto IRPEF del 36%. Esiste la possibilità di detrarre dall’IRPEF parte del valore dell’investimento per gli interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria e di recupero del patrimonio edilizio. In pratica, la procedura per ottenere la detrazione IRPEF è utilizzabile realisticamente solo per ristrutturazioni consistenti o per grandi impianti solari. Per piccoli impianti, invece, è troppo complicato e costoso a causa delle procedure legate alle norme urbanistiche. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 81 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Esenzione dagli adempimenti fiscali obbligatori per la produzione di energia elettrica. L’art. 10, comma 7 della legge n. 133/1999 “Disposizioni in materia di perequazione, razionalizzazione e federalismo fiscale” prevede che l’esercizio di impianti che utilizzano fonti rinnovabili di potenza elettrica non superiore a 20 kWp, anche collegati alla rete, non sia soggetto agli obblighi di cui all’art. 53, comma 1, testo unico approvato con decreto legislativo 26ottobre 1995, n. 504 e che l’energia consumata sia autoprodotta che ricevuta in conto scambio, non sia sottoposta all’imposta erariale e alle relative addizionali sull’energia elettrica. Incentivi regionali per il solare termico. Accanto agli strumenti nazionali, alcune Regioni hanno previsto contributi in conto capitale per la realizzazione di impianti solari termici (in alcuni casi cumulabile con lo sconto IRPEF del 36%). Le condizioni per ricevere incentivi regionale sono piuttosto eterogenee. Per esempio il contributo ammissibile alla spesa va dal 30% in Umbria (40% nelle zone montane) al 50% in Valle d’Aosta. Il contributo massimo ammissibile varia tra i 40 milioni di lire (Umbria) e i 100 milioni di lire (Abruzzo). Le procedure sono invece relativamente simili tra loro. In seguito alla pubblicazione del bando il richiedente consegna all’ufficio regionale competente la domanda per un contributo. La domanda deve essere completata con il progetto esecutivo, firmato da un tecnico iscritto all’albo, e la documentazione degli apparecchi da installare. Programma Ministeriale Solare Termico per Amministrazioni ed Enti Pubblici. Tale programma prevede il cofinanziamento pari al 30% del costo degli impianti solari per produzione di calore a bassa temperatura) da installare su edifici pubblici. Per questo programma sono stati stanziati circa 4 milioni di euro con una previsione di una superficie installata di 30.000 mq. Programma ministeriale solare termico per Aziende comunali distributrici di gas naturale, che, ai sensi del decreto di liberalizzazione del mercato del gas, devono soddisfare a partire dal 2002 una quota definita di riduzione delle emissioni di CO2 attraverso interventi di aumento dell’efficienza energetica e utilizzo di energia solare. Il programma prevede a fronte di uno stanziamento di 2 milioni di euro, incentivi del 30% per l’installazione di 5.000 mq di collettori per utenze pubbliche e private. Programma Solare Termico per i privati. Sulla base della disponibilità finanziaria 2001 il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ha avviato una specifica campagna di diffusione degli impianti solari termici rivolta ai soggetti privati. Il programma Solare Termico per i privati sarà gestito interamente dalle Regioni che cofinanzieranno l’iniziativa con un proprio 50% delle risorse pubbliche complessive. I fondi messi a disposizione dal Ministero sono pari a circa 7,7 milioni di euro che verranno distribuiti alle Regioni con un criterio basato sul numero degli abitanti (secondo dati ISTAT del 1991). Complessivamente si prevede che questa azione attiverà nel settore del solare termico investimenti totali per oltre 60 milioni di euro. Programma Nazionale “10.000 tetti fotovoltaici”. Il Programma, pluriennale, è finalizzato alla realizzazione di impianti fotovoltaici di potenza da 1 a 20 kWp, collegati alla rete elettrica di distribuzione in bassa tensione e integrati nelle strutture edilizie poste sul territorio italiano. Indirizzato a soggetti sia pubblici che privati, esso prevede un finanziamento in conto capitale degli interventi pari al 75%.30 E’ indispensabile, in generale, che i programmi di sussidio siano disegnati nel modo corretto. Programmi di sussidio che sono annunciati e non diventano operativi o con budget troppo ridotti sono controproducenti. 30 Una descrizione dettagliata del Programma è riportata nel Cap.3, par. 3.5.2 del Quadro Conoscitivo SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 82 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Per un programma di incentivo si possono redigere le seguenti linee guida: - I budget disponibili per un programma di sussidio devono essere sufficienti a garantire uno svolgimento continuo del programma. - Il programma deve essere finanziato a lungo termine. Si deve considerare la crescita attesa del mercato durante il periodo del programma. - Il programma deve essere operativo subito dopo il suo annuncio. I documenti necessari per richiedere il finanziamento devono essere tali da rendere immediatamente “cantierabili” gli interventi previsti. Deve essere sempre possibile fare la richiesta. L’approvazione o disapprovazione devono essere comunicate in tempi brevi. Il sussidio deve essere erogato dopo la comunicazione, da parte del beneficiario e del professionista incaricato della Direzione dei Lavori, dell’avvenuta installazione dell'impianto solare e dopo l’avvenuto pagamento, da parte dell’investitore, dell’intera quota. Accanto a programmi pubblici estesi, incentivi finanziari mirati possono rafforzare significativamente gli investimenti. Particolare attenzione, in questo ambito, potrà ad esempio meritare il settore turistico, vista la significativa presenza di strutture ricettive sul territorio provinciale e all’interesse sempre più marcato verso le tematiche di un “turismo sostenibile” e visto che, in genere, la maggiore richiesta energetica del settore si registra nei periodi in cui si ha la maggiore insolazione. Un altro strumento per l’agevolazione di impianti solari potrebbe essere la detrazione sull’Imposta Comunale sugli Immobili (ICI) concessa direttamente dal comune in cui si realizza l’impianto. Sono ancora pochi i comuni che prevedono questo tipo di incentivo. In tal senso la Provincia dovrebbe stimolare i propri comuni ad introdurre la detraibilità dall’ICI dell’investimento in un impianto solare. A supporto dei canali nazionali, regionali o locali citati, potrà essere opportuno valutare la possibilità di accedere a programmi di finanziamento definiti a livello comunitario. A questo proposito vale la pena citare il programma “Energia Intelligente”, di recente emanazione (Dicembre 2003) che riprende, ampliandoli, i vecchi programmi, SAVE, ALTENER, ecc. Nell’ambito delle iniziative per lo sviluppo e la diffusione a livello locale delle tecnologie solari, particolare rilevanza rivestono infine i recenti Decreti Ministeriali (aprile 2001) sul risparmio energetico. Con la delibera 234/02 l’Autorità per l’Energia ha, infatti, approvato le schede tecniche per la quantificazione dei risparmi di energia primaria relativi ad alcuni interventi di risparmio, tra i quali anche gli impianti solari termici e fotovoltaici. E’ opportuno, in tal senso, che la Provincia attivi iniziative di consultazione e coordinamento con i distributori locali di energia per un’attenta valutazione delle più opportune modalità di attuazione degli stessi decreti e/o di acquisizione di Certificati Bianchi (si veda quanto già riportato in 2.1.2). Per accrescere l’interesse verso la tecnologia solare sono necessarie azioni che combinano gli strumenti precedentemente discussi con attività pubblicitarie. Le caratteristiche tipiche di una campagna solare sono le “offerte speciali”, la pubblicità, corsi di qualificazione per installatori, un programma di sussidio ed uno sportello informazioni. Il punto di forza di una campagna è che tutte queste azioni sono coordinate. In Olanda ed in Danimarca le campagne solari sono state portate avanti con successo dalle compagnie energetiche che sono state le iniziatrici o responsabili dirette delle campagne stesse. In Italia una campagna adeguata è stata realizzata dall’azienda del gas di Palermo. L’attività di promozione è fondamentale, dal momento che attualmente la gran parte dei potenziali utenti non conosce la tecnologia del solare. L’applicazione della tecnologia a livello di edifici ad uso pubblico dovrà pertanto essere favorita ed implementata, sia per un interesse diretto, sia per la creazione di un mezzo SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 83 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo divulgativo molto importante. Favorendo il contatto diretto della gente con tale tecnologia, infatti, si accresce di conseguenza l’interesse della stessa. Inoltre, iniziative ed investimenti fatti a livello pubblico hanno un effetto catalizzatore in quanto, una volta create le condizioni favorevoli, la gran parte degli investimenti per l’installazione di impianti solari sarà fatta da soggetti privati. 5.3.4 Le fonti da biomassa Le analisi riportate nel Quadro Conoscitivo hanno messo in evidenza che nella Provincia di Catanzaro si può stimare un potenziale di sfruttamento della massa legnosa forestale che può dare origine a circa 25 GWh di energia elettrica o a circa 90 GWh di energia termica. Per quanto riguarda i residui agricoli si stima una produzione di circa 67 GWh di energia elettrica e di circa 240 GWh di energia termica. In riferimento a indicazioni, accordi, azioni normative e piani strategici a favore dello sviluppo della filiera biomasse, oltre alla Conferenza di Kyoto, al Libro Bianco Unione Europea sulle energie rinnovabili, al Decreto Bersani e i certificati verdi, si ricordano: la Delibera CIPE n. 137/98, che prevede anche la predisposizione, da parte del Ministero dell’Agricoltura, di un Piano Nazionale di Valorizzazione delle Biomasse Agro – Forestali (PNVBAF), che riprende e finalizza il precedente Programma Nazionale dell’Energia Rinnovabile da Biomasse (PNERB); il Programma Nazionale Biocombustibili (PROBIO), per promuovere iniziative di tipo pilota e l’analisi e diffusione dei risultati; il Decreto Legislativo 173/98 e Decreto attuativo n. 401/99, che istituisce fondi di aiuto per l’utilizzo a fini energetici di produzioni agricole l’approfondimento Decreto Ronchi rispetto alle biomasse residuali prima considerate rifiuti ed ora combustibili rinnovabili. Concreto supporto, anche se non diretto, alla valorizzazione della filiera biomasse, si ritrova nelle indicazioni di Agenda 2000. Gli interventi previsti sono dedicati all’ammodernamento del tessuto agro-industriale regionale, al miglioramento strutturale delle aziende agricole, ecc. Grande rilevanza hanno le misure agro-alimentari finalizzate a ridurre l’impatto dell’attività agricola sull’ambiente, sia a mettere in valore le interazioni positive con il territorio ed il paesaggio. Gli specifici interventi, infatti, perseguono obiettivi finalizzati alla protezione dall’inquinamento (in particolare per i composti azotati) e ad un uso sostenibile delle risorse idriche, al miglioramento della qualità dell’aria, alla riduzione dei composti chimici utilizzati in agricoltura, alla gestione sostenibile dell’uso del suolo e del territorio sia in termini di ricostituzione e mantenimento delle condizioni naturalistiche, sia in termini di pratiche di gestione agronomica, alla ricostituzione/mantenimento del paesaggio agrario e biodiversità. In particolare le misure di incentivazione al settore forestale, precedentemente incluse nell’ambito dei principali regolamenti comunitari (2080/92 e 867/90) vengono, con la nuova programmazione di Agenda 2000, profondamente modificate ed ampliate. Il nuovo regolamento sullo sviluppo rurale, con uno specifico capitolo sulla selvicoltura, pure riprendendo molti degli interventi attuati in precedenza, amplia la gamma delle possibili politiche a favore della selvicoltura e dei comparti a valle, in particolare attraverso programmi di incentivo al rimboschimento dei terreni agricolo e di miglioramento delle superfici boschive analogamente ad aiuti agli investimenti nelle imprese boschive di prima trasformazione del legno. Di particolare interesse le specifiche misure per gli impianti forestali a turno breve per la produzione di biomasse SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 84 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Alla luce delle considerazioni fatte, valide a livello nazionale e locale, e delle elaborazioni presentate relative alla Provincia di Catanzaro, appare che la strategia più adeguata rispetto alla costituzione del “parco energetico da biomassa”, sia quello di promuovere in primo luogo progetti pilota o comunque iniziative medio piccole nel settore termico o termico associato alla micro-cogenerazione (realizzazione di sistemi di teleriscaldamento di tipo diffuso per centri medio/piccoli, vicini alle aree di produzione di biomassa; sistemi di cogenerazione basata su tecnologia ORC) utilizzando biomassa agricola e forestale. Attualmente la gran parte degli utenti non conosce il potenziale energetico e le tecnologie legate alla filiera biomasse. Sulla base di quanto già realizzato in altri paesi, si può prevedere un significativo grado di accettabilità. In tal senso la realizzazione di tali progetti prioritariamente negli edifici di proprietà pubblica o ad uso pubblico, potrebbe favorire tale processo. In secondo luogo andrà valutata la possibilità (sia a livello di incentivazione che a livello di prescrizione, come, ad esempio, sulla tipologia e sul bacino di approvvigionamento della biomassa) di realizzazioni di tipo privato nel settore della generazione termica a scala medio/grande. Tali iniziative potrebbero inoltre ben interagire con iniziative riguardanti il solare termico (così come esposte nel capitolo relativo) o comunque rientrare nei più generali programmi o piani di riqualificazione edilizia delle aree urbane o primariamente rurali. Rispetto allo sviluppo di una rete di teleriscaldamento, vale la pena ricordare che: la presenza della rete di metano può essere disincentivante e andranno privilegiate, quindi, le aree non ancora raggiunte dalla stessa; è fondamentale l’analisi delle caratteristiche climatiche: gradi giorno, temperatura di progetto, durata periodo di riscaldamento (riferimento a legge 10/91, DPR 412/93 ecc.); pertanto, risultano prioritari i comuni ubicati in zona climatica E; vanno considerati i parametri di allacciabilità. È indispensabile, inoltre considerare, sia per l’uso di residui forestali che agricoli, la distanza tra il punto di raccolta della biomassa ed il punto di utilizzo della stessa, a causa degli effetti logistico – economico – ambientali connessi con il trasporto di un gran quantitativo di materiale. Il problema del trasporto e dell’accumulo può essere, almeno teoricamente, risolto mediante due strategie: collocare la centrale in posizione baricentrica all’interno di un preciso bacino di approvvigionamento (presso il quale sia in atto un progetto di raccolta di tipo integrato), organizzare un preciso e cautelativo programma di fornitura con aziende esterne. A tal fine il processo autorizzativo dovrà richiedere una esatta valutazione del bacino di approvvigionamento del combustibile. Per una affermazione concreta e per l’implementazione del “parco energetico da biomasse” ulteriori sforzi dovrebbero comunque essere tesi: alla definizione di iniziative effettivamente realizzabili e in grado di dimostrare l’effettiva competitività delle filiere bioenergetiche in termini energetici, ambientali ed economici; alla realizzazione di un piano omogeneo d’azione che possa portare ad una diffusione su media-larga scala dell’uso delle biomasse per scopi energetici. In tale contesto si rende necessario innanzitutto lo sviluppo di analisi dettagliate della situazione esistente, l’identificazione, coordinamento, promozione di tutti i principali attori locali coinvolgibili e, infine, l’esame e applicazione di metodi efficaci di incentivazione economica. Per favorire l’integrazione dell’impiego delle biomasse all’interno dei mercati energetici, si ritiene preliminarmente necessario uno stretto coordinamento operativo tra diversi settori della Provincia, in particolare l’Assessorato Agricoltura e Foreste; si attribuisce inoltre particolare rilievo all’attivazione da parte della Provincia di programmi di partecipazione e campagne coordinate (soprattutto accordi volontari) fra le amministrazioni a diverso livello (regionale, comunale), l’AFOR e le aziende forestali, le utilities energetiche, le SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 85 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo associazioni di professionisti (in particolare installatori), le associazioni dei consumatori e in particolare, soprattutto alla luce dei decreti dell’aprile 2001, i distributori di energia. all’attivazione di programmi di ricerca e sviluppo con lo scopo di sperimentare e mettere a punto le diverse tecnologie di conversione. all’incremento della disponibilità di biomassa. Riguardo a questo ultimo punto, è auspicabile, in generale, la definizione di un chiaro piano di ottimizzazione, che sulla base di una approfondita conoscenza delle peculiarità, e criticità del patrimonio locale, sia in grado di definire una razionale politica gestionale dello stesso, in termini anche di processi produttivi, fasi di raccolta, stoccaggio e trasporto. La biomassa può essere incrementata qualora le superfici coltivate si trovino in terreni e climi idonei. I luoghi migliori, anche sotto il profilo economico, sono: Terreni agricoli la cui redditività è strettamente connessa a sovvenzioni comunitarie e che forniscono produzioni considerate eccedentarie. In questo contesto, nelle aree di pianura può essere interessante per la Provincia, valutare la possibilità del set-aside. L’unione Europea offre infatti, contributi affinché una porzione di terreno venga lasciata nuda e sottoposta ad una lavorazione nei periodi primaverili. Tale forma, in realtà, contribuisce al degrado ambientale in quanto lascerebbe il terreno (se smosso) più esposto all’erosione idrica e alla mineralizzazione della sostanza organica. L’introduzione di coltivazioni da bioenergia può rappresentare un utile mezzo per interrompere la monocultura e contribuire alla difesa e conservazione del suolo. Analoghe considerazioni valgono, oltre che per il set-aside, per terreni “marginali”. E’ da evidenziare che le colture no food devono poter soddisfare contemporaneamente le esigenze di carattere agronomico del produttore, tecnologico del trasformatore ed economico di entrambi. Terreni agricoli non utilizzati, ma dotati di sufficiente fertilità per consentire buone produzioni forestali. Risulta opportuno valutare la possibilità di intervenire in zone attualmente non interessate da attività selvicolturali, mediante l’implementazione di impianti a brevissimo ciclo (Short Forest Rotation) per la produzione mirata di biomassa legnosa destinata alla combustione. Di particolare interesse, in tal senso, saranno le aree, dove la disponibilità di terreni non più utilizzati per coltivi è cresciuta sensibilmente negli ultimi anni. Da sottolineare che, al momento, tali tipi di impianto sono totalmente assenti in Provincia e quindi privi di storia e di parametri di valutazione certi. Terreni a tipica vocazione forestale. I boschi cedui in Calabria costituiscono circa il 30% del patrimonio forestale. La loro origine è strettamente legata all’impiego della legna da ardere quale combustibile a livello domestico e alla richiesta di paleria da parte del settore agricolo. La domanda di queste due tipologie di prodotti ha subito una fortissima contrazione con l’introduzione dei combustibili fossili (nafta/gasolio e gas) a partire dagli anni cinquanta e con la riduzione della popolazione nelle zone di montagna. Solo nell’ultimo decennio si è registrata una lieve ripresa della domanda di legna da ardere legata ai flussi turistici nelle aree montane. Questo ultimo fenomeno non sembra registrato in modo adeguato dalle statistiche nazionali perché in gran parte costituito da autoconsumo (il proprietario del bosco ne è anche l’utilizzatore finale del prodotto) sia perché trattasi di piccolo commercio al di fuori dei canali ufficiali. Non vi è dubbio comunque che gran parte dei boschi cedui risulti oggi abbandonato o scarsamente utilizzato. Il fenomeno interessa sostanzialmente tutte le regioni italiane per quanto esso risulti più evidente nelle zone appenniniche dove il governo del bosco a ceduo rappresenta una antichissima tradizione. L’abbandono del ceduo, sicuramente SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 86 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo legato alla riduzione della domanda di prodotti legnosi da esso forniti, si caratterizza tuttavia anche per altri aspetti, il principale dei quali appare la difficoltà di individuare gli strumenti per un’evoluzione verso una forma di governo in grado di incontrare la domanda per altri prodotti legnosi. Da lungo tempo sono disponibili studi su ampia scala che descrivono scenari di conversione dei cedui in fustaie con l’obiettivo di giungere in tempi medio - lunghi alla produzione di assortimenti legnosi in grado di essere assorbiti dall’industria nazionale del legno. In questo ambito inoltre è stato ipotizzato l’impiego del materiale derivante dalle conversioni nella produzione di pannelli (Federlegno). Diversi di questi progetti tuttavia non considerano i numerosi vincoli che limitano le possibilità di realizzarsi di tali iniziative quali la carenza di risorse finanziarie, la limitata accessibilità di molte zone nelle quali si intende operare, la scarsa presenza di imprese forestali e di manodopera specializzata, la frammentazione delle proprietà. L’ipotesi che si è inteso approfondire parte dalla considerazione che la trasformazione del ceduo e il miglioramento del ceduo possano rappresentare uno strumento per disporre di materiale legnoso da utilizzare a fini energetici. L’obiettivo è quindi la valorizzazione del materiale risultante dalle conversioni da ceduo in fustaia al fine di superare il principale ostacolo economico che vede nella trasformazione della forma di governo un’operazione decisamente onerosa dal punto di vista economico e dai ritorni in tempi lunghi. Analoga considerazione può essere fatta per le operazioni di miglioramento del ceduo laddove ciò fosse preferibile. L’interesse verso il materiale legnoso quale combustibile da utilizzarsi in impianti di piccola taglia consentirebbe di avviare, ad esempio a livello di comprensorio forestale, un processo complessivo di valorizzazione del patrimonio forestale e di cura del territorio grazie agli interventi accessori (manutenzione e apertura di strade e piste forestali, cura della rete di scolo delle acque superficiali, ecc.) connessi agli interventi di conversione. Legati a queste operazioni sono previsti uno sviluppo di piccole imprese forestali e un recupero delle capacità professionali di carattere forestale. Sul periodo medio lungo si può prospettare un progressivo miglioramento della copertura forestale fino alla costituzione di fustaie in grado di fornire materiale di più elevato valore a fianco di un più elevato valore paesaggistico del bosco. Dalle considerazioni fin qui fatte emerge in modo piuttosto evidente come l’inserimento di obiettivi di natura energetica nella gestione forestale possa e, ragionevolmente, debba essere perseguito nell’ambito della pianificazione e gestione forestale e quindi in stretta correlazione con i settori competenti nei diversi Enti sovra o sotto ordinati. La valorizzazione energetica delle biomasse legnose può essere vista come un elemento nuovo aggiuntivo, probabilmente anche di notevole peso in talune condizioni, che si inserisce nella pratica gestione del bosco. Esso tuttavia non si caratterizza come obiettivo finale del bosco (come nel caso della short rotation forestry) bensì come strumento, potenzialmente molto interessante, per stimolare il perseguimento dei fini caratteristici del bosco. In Provincia le azioni da intraprendere, a tal proposito, sono le seguenti: 9 prosecuzione e miglioramento del programma di pianificazione forestale, sulla base degli indirizzi della politica regionale di settore, soprattutto attraverso la redazione di nuovi Piani assestamentali d’area. Come noto, il riferimento generale per l’impostazione e attuazione dei piani assestamentali è la selvicoltura naturalistica secondo la quale la gestione dei boschi dovrebbe assecondare i processi ed i cicli evolutivi naturali, individuando forme di governo e trattamento più idonee a mantenere o rafforzare la stabilità del bosco in termini di biodiversità, efficienza multifunzionale, prodotti legnosi e non. Sviluppando una conoscenza dettagliata dei sistemi forestali e promuovendo un generale miglioramento selvicolturale, i Piani di Assestamento rappresentano un efficace strumento per favorire l’incremento della disponibilità di SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 87 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo biomassa per fini energetici. Occorre sottolineare inoltre, che l’utilità dei piani risiede anche nel fatto che si è gradualmente spostata, negli ultimi anni, la linea dei finanziamenti o contributi verso la realizzazione di opere e interventi forestali. La pianificazione assestamentale dovrà andare ad innestarsi e a specificare la pianificazione territoriale sovra ordinata di cui la provincia dovrebbe essere dotata in modo qualificato: ci si riferisce ai Piani di Sviluppo socio-economici delle Comunità Montane, ai Piani Regolatori di nuova concezione e datazione e in particolare al PTCP. 9 Ai fini dell’affermazione di una efficace pianificazione forestale, può essere opportuna la promozione della costituzione di consorzi forestali o altre forme associative che raccolgano a gestione unitaria le moltissime piccole proprietà private (enti che possono affiancare o complementare le attività già realizzate dall’AFOR). Una forma unitaria o collettiva di proprietà o di godimento dei beni oltre a favorire un generale miglioramento fondiario, in grado di affrontare, in particolare, gli ostacoli legati alla all’inadeguatezza delle strutture e infrastrutture, permetterebbe il radicamento di una cultura sociale e forestale più consapevole presso gli stessi proprietari e le popolazioni che usufruiscono delle esternalità dei boschi, permettendo il superamento di individualismi assai più radicati in montagna che in altre zone. 9 Costituzione di una struttura tecnica negli enti delegati che sappia indirizzare, in sede locale, i proprietari o gli aventi diritto sui boschi verso l’acquisizione degli strumenti e dei finanziamenti utili a conseguire la migliore tutela, valorizzazione e gestione dei complessi boschivi. 9 Una corretta progettazione e programmazione della viabilità in modo da aumentare la disponibilità di biomassa, ridurre i costi di gestione dei boschi e di trasporto della materia prima, migliorare le fasi di raccolta. L’avvio di un programma su ampia scala di conversione del bosco ceduo all’alto fusto richiede che le zone di intervento siano adeguatamente accessibili anche da mezzi di discrete dimensioni e peso per la lavorazione e l’esbosco del materiale. La rete stradale di servizio (strade e piste forestali) dovrebbe quindi essere adeguatamente sviluppata per poter consentire una razionale organizzazione dei lavori. 9 Incentivazione della meccanizzazione forestale a basso impatto ambientale, per il miglioramento qualitativo e quantitativo delle operazioni e interventi colturali nelle aree forestali. Un livello medio di meccanizzazione sarà più che sufficiente per i tipi di boschi della provincia. Livelli superiori, oltre a risultare molto costosi, potrebbero comportare danni al suolo, soprasuolo, ceppaie e sono da prendere in esame solo nel caso in cui i quantitativi raccolti siano molto elevati 9 Un ulteriore problematica che richiede di essere adeguatamente affrontata è legata alla disponibilità di manodopera forestale specializzata nelle operazioni di conversione e di lavorazione del materiale nonché alla presenza di imprese forestali adeguatamente attrezzate da un punto di vista tecnico e finanziario. Si renderebbe quindi necessario lo sviluppo di attività di formazione e aggiornamento del personale, per una corretta educazione alla conoscenza del bosco e all’uso delle macchine. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 88 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo 6 LA DOMANDA DI ENERGIA L'uso razionale dell'energia può essere definito come quella operazione tecnologica con la quale si intende conseguire l’obiettivo di realizzare gli stessi prodotti o servizi (in quantità e qualità) con un minor consumo di energia primaria ed eventualmente con un maggior impegno di risorse d’altro tipo (capitale, lavoro, materiali, ecc.). Questa definizione distingue l'uso razionale dell'energia dal sacrificio energetico, che è invece un’operazione economico-sociale con la quale si intende incentivare gli utenti (con la propaganda, con le tariffe, con il razionamento) a modificare le loro abitudini di consumo nel senso di soddisfare i propri bisogni finali con modalità che comportino minori consumi di energia primaria. In questo caso quindi il servizio offerto è di qualità diversa. Sin dallo shock petrolifero degli anni ’70, il risparmio energetico ha acquistato un ruolo importante ripresentandosi con maggiore vigore proprio nel corso del 2000 con il rincaro petrolio e il rafforzamento del dollaro sull’euro. Risparmiare ha acquisito una nuova valenza: non è una rinuncia, ma una possibilità. Il punto di forza di tale approccio consiste nel suo ruolo di risorsa energetica: ogni kWh risparmiato può essere, infatti, reso disponibile per altri usi. Nel quadro di una pianificazione integrata delle risorse (IRP), il risparmio si pone come valutazione del potenziale di gestione della domanda (DSM), esattamente al pari livello della valutazione del potenziale dell’offerta. In una situazione come quella italiana, ove la dipendenza dai combustibili fossili per la produzione è elevata, il potenziale di risparmio acquista una particolare rilevanza. Sviluppatasi negli Stati Uniti, negli anni ’80, soprattutto attraverso interventi di DSM da parte delle aziende elettriche, la politica del risparmio energetico ha preso forza in Europa (e in Italia) nel corso degli anni ’90. A livello europeo si è assistito a un importante lavoro da parte della Commissione Europea nello sviluppare strumenti normativi (ad esempio l’etichettatura energetica delle apparecchiature domestiche31), strumenti di studio e promozione del risparmio (finanziamenti comunitari dei progetti SAVE), organismi di promozione del risparmio (agenzie per l’energia), strumenti di incentivazione e trasformazione del mercato (azioni di DSM, azioni di procurement, standard di efficienza, accordi volontari). Per quanto riguarda l’Italia, si è avuta la formulazione di un quadro normativo (leggi 9/91 e 10/91) sin dall’inizio degli anni ’90. A tutto ciò non è però corrisposto un’implementazione adeguata, omogenea per tutto il Paese. Si è sviluppato un discreto lavoro di pianificazione (piani regionali e comunali), ma è mancata l’implementazione di azioni di rilievo sul fronte del risparmio, sia per il mancato utilizzo degli incentivi regionali (disponibili, seppur a singhiozzo), sia per la scarsa attivazione di interventi di DSM. In ogni caso gli impegni sul fronte del risparmio sono sempre rimasti su base volontaristica e soprattutto di tipo informativo e solo recentemente si stanno attivando schemi nazionali e/o locali di monitoraggio, promozione ed intervento (attivazione degli sportelli e agenzie per l’energia, possibili incentivi ai produttori di elettrodomestici – analogamente alla campagna promossa nel settore automobilistico-, iniziative di auditing energetico –soprattutto nel settore terziario-, campagne per la promozione delle lampade fluorescenti compatte e degli elettrodomestici ad alta efficienza). 31 L’Unione Europea con le Direttive Comunitarie 94/2/CE, 96/89/CE e 97/17/CE che implementano la Direttiva 92/75/EEC, impone l'obbligo dell'energy-labelling (etichettatura sulla qualità energetica) dei frigoriferi/congelatori (in vigore dal 1° gennaio 1995), lavabiancheria (in vigore dal 1° aprile 1996) e asciuga biancheria (in vigore dal 30 settembre 1996) e delle lavastoviglie (in vigore dal 1° luglio 1999). L’implementazione in Italia ha subito forti ritardi: nel maggio del 1998 per i frigoriferi/congelatori (DM 2 aprile 1998) e nell'ottobre del 1998 per le lavatrici (DM 7 ottobre 1998). La Direttiva sulle lavastoviglie è stata recepita in Italia da pochissimo tempo (novembre 1999) ed è divenuta operativa nel maggio 2000. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 89 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Il caso dell’energia elettrica è interessante per capire le reali tendenze attuali. Con il riassetto del settore e la promozione del libero mercato, i segnali che giungono dai produttori e distributori di energia elettrica attualmente presenti sul mercato italiano, non sono positivi rispetto all’intenzione di dare spazio al risparmio energetico. Tutto ciò è comprensibile dato che l’azienda ha comunque interesse a vendere dei chilowattora. Purtroppo, la difficoltà a comprendere l’importanza a offrire non solo una fornitura di energia, ma anche un servizio (che includa il ricorso ad apparecchi efficienti), è legata anche alla non definizione, da parte dell’Autorità per l’energia, dei meccanismi di recupero dei costo sostenuti da una azienda per iniziative di DSM (previsti per legge nell’adeguamento tariffario). Da quanto emerge anche in altre realtà europee, le utilities stanno tendendo decisamente a politiche di marketing di tecnologie elettriche, che, pur nell’intento di spingere a maggiore efficienza, consentano una maggiore diffusione di usi elettrici, garantendo dunque di conservare grosse opportunità di mercato. D’altro canto, nel “Green Paper” della Comunità Europea, pubblicato nel dicembre 2000, si considera come la liberalizzazione del mercato debba essere controbilanciata da azioni chiare di una politica energetica attenta alla gestione della domanda e quindi all’efficienza energetica. Nel documento si dichiara che tutte le nuove tecnologie (ad alta efficienza) dovranno avvantaggiarsi dell’appoggio comunitario. L’Unione Europea preferisce adattare il supporto alle nuove tecnologie sulla base delle richieste provenienti a livello locale, piuttosto che incentivare le tecnologie in sé. In tal senso la Politica nazionale, con l’emanazione dei Decreti del 24 Aprile 2001 sembra aver finalmente recepito tale necessità, dopo anni di segnali non chiari nonostante, in preparazione ai lavori di Kyoto del 1997, fossero state dichiarate le possibilità e l’impegno in Italia a una forte riduzione dei consumi. Un primo decreto individua gli obiettivi quantitativi di risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili che devono essere perseguiti dalle imprese di distribuzione di gas naturale ai sensi dell’articolo 16, comma 4, del decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164. Un secondo decreto individua gli obiettivi quantitativi per l’incremento dell’efficienza energetica degli usi finali da parte delle imprese di distribuzione di energia elettrica ai sensi dell’articolo 9, comma 1, del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79. Per quanto riguarda la Provincia di Catanzaro, nel 2000 sono stati erogati 787 GWh di energia elettrica. Applicando un criterio di proporzionalità basato sui consumi relativi di energia elettrica, in base al decreto sul risparmio di questo tipo di energia ed in base alla Delibera AEEG n. 233/02 (che definisce le quantità di energia elettrica e di gas naturale distribuite sul territorio nazionale nell’anno 2000) si potrebbero portare avanti azioni volte all’ottenimento di risparmi come riportato nello schema seguente32, dove è stato stimato anche il risparmio ottenibile al 2010 ipotizzando un incremento lineare degli obiettivi33. 32 In realtà ogni decreto consente ai distributori di effettuare azioni che implicano il risparmio energetico anche del vettore energetico non distribuito (energia elettrica per i distributori di gas e gas per i distributori di energia elettrica. Nelle valutazioni qui riportate, per semplicità si suppone che ogni distributore soddisfi ai propri obblighi agendo esclusivamente sul vettore distribuito. 33 Il consumo di energia elettrica è stato assunto costante durante tutto il periodo considerato. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 90 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Anno 2002 2003 2004 2005 2006 2010 Risparmio (GWh) 1,3 6,6 11,9 15,9 21,2 40,1 Nell’ipotesi di un incremento tendenziale dei consumi elettrici dell’1,8% annuo (come verificatosi negli ultimi 5 anni), il risparmio al 2010 ammonterebbe a 43,9 GWh, a fronte di un consumo tendenziale di 845 GWh. Sempre nel 2000 sono invece stati erogati 57 Mmc. Applicando un criterio di proporzionalità basato sui consumi relativi di gas, in base al decreto sul risparmio di questo tipo di energia ed in base alla suddetta Delibera AEEG 233/02 si potrebbero portare avanti azioni volte all’ottenimento di risparmi come riportato nello schema seguente34, dove è stato stimato anche il risparmio ottenibile al 2010 ipotizzando un incremento lineare degli obiettivi35. Anno 2002 2003 2004 2005 2006 2010 Risparmio (Mmc) 0,2 0,9 1,6 2,3 3,0 5,8 Nell’ipotesi di un incremento tendenziale dei consumi di gas pari a 15 milioni di metri cubi (a seguito del processo di ulteriore metanizzazione), il risparmio al 2010 ammonterebbe a 7,3 Mmc, a fronte di un consumo tendenziale di 72,5 Mmc. Il ruolo che una Provincia ha rispetto al tema del risparmio energetico è importante, sia per il ruolo normativo/decisionale, sia per quello di informazione e divulgazione. Altrettanto importante è il ruolo di gestore del territorio e pertanto anche di promotore di politiche che coinvolgano i diversi attori pubblici o privati presenti sullo stesso. In questo senso dovrà porsi come referente anche sovra-comunale per diventare promotrice di tavoli di lavoro con i soggetti che partecipano alla gestione dell’energia nelle diverse aree del territorio (utility, altre amministrazioni comunali, associazioni di categoria –dei produttori, rivenditori, consumatori-, consulenti, popolazione), per attivare un discorso operativo integrato su risparmio, rinnovabili, ambiente. Il tavolo di lavoro avrà lo scopo di arrivare ad accordi volontari, iniziative coordinate e/o all’attivazione di finanziamenti specifici per promuovere le nuove tecnologie nei differenti settori. In tal senso strategica potrebbe risultare la creazione di una agenzia provinciale per l’energia. Si ritiene che un’agenzia a livello provinciale possa essere utile per fornire supporto a livello dell’intero territorio, eventualmente con l’attivazione di sportelli di consulenza a livello locale per il pubblico. 34 35 Si veda nota 25 Il consumo di gas è stato assunto costante durante tutto il periodo considerato. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 91 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Altro strumento molto efficace, se opportunamente strutturato, risulterà per la Provincia il PTCP. Al suo interno sarà, infatti possibile dare indicazioni, in particolare a livello di Regolamenti edilizi, riguardo gli standard energetici, sicuramente in relazione alla tecniche di costruzione dei nuovi insediamenti, ma forse anche riguardo agli usi energetici in generale. Per quanto riguarda la possibilità di intervento sulle apparecchiature elettriche, è meno probabile che il PTCP, invece, possa avere influenza. Cenni generali potrebbero essere comunque introdotti in considerazione del fatto che certi dispositivi fanno parte delle dotazioni standard del sistema abitativo e possono quindi rientrare nella logica di riduzione dell’impatto sulle risorse non rinnovabili. In altre parole, può non aver senso distinguere tra interventi volti alla realizzazione di abitazioni termicamente efficaci ed interventi finalizzati al funzionamento energeticamente efficiente dell’intera gestione abitativa (includendo l’illuminazione, la refrigerazione, ecc.). E’ evidente che tale assunzione (che può essere estesa, ad esempio, anche al discorso dell’efficienza dei mezzi di trasporto) si basa sul fatto che il PTCP esca da un ambito localista (molto rivolto al concetto infrastrutturale) riguardo all’utilizzo delle risorse non rinnovabili ed alla prevenzione dell’inquinamento, ma si apra ad un ambito globalista. Proprio la questione energetica, di cui si parla molto proprio per le sue implicazioni globali, può essere un elemento che porta verso questa direzione. Anche per quanto riguarda il sistema delle infrastrutture industriali è probabilmente possibile trovare delle opportunità di indicazioni all’interno del PTCP. Ciò in riferimento alla possibilità, come vedremo, di considerare azioni di efficienza energetica o, più in generale, di definire un programma strategico di miglioramento e tutela ambientale, non applicati a singole realtà produttive, ma ad intere aree o distretti industriali. 6.1 Le attività produttive Gli interventi di aumento dell’efficienza energetica del settore, dovrebbero trovare una giusta collocazione all’interno di una politica locale di sollecitazione e premiazione di un comportamento volontario delle imprese verso la difesa dell’ambiente. Ciò deriva dalla consapevolezza che le imprese non debbano più fornire solo prodotti buoni ed a basso costo, ma debbano spontaneamente rendere le loro tecnologie ed i loro metodi di produzione compatibili con la salvaguardia delle risorse naturali e, in generale, dell’ambiente. In effetti, si stanno creando le condizioni affinché l’uso efficiente delle risorse naturali, in particolare di quelle energetiche, costituisca una condizione fondamentale di competitività. In questa direzione spingono diversi fattori: normative comunitarie ed internazionali sempre più severe a cui le imprese devono sottostare; la spinta delle popolazioni locali nelle quali è cresciuta negli ultimi anni la sensibilità ambientale; il mutamento dei modelli di consumo, in cui si afferma il valore di prodotti naturali ed eco-compatibili. In questa ottica l’utilizzo delle risorse energetiche non dovrebbe essere considerato esterno agli interessi economici delle imprese, ma dovrebbe rientrare direttamente con i suoi costi nel bilancio economico della società. L’attenzione specifica verso l’ambiente da parte delle imprese può trovare un punto di riferimento nei sistemi di certificazione ambientale EMAS (Environmental Management and Audit Scheme) ed ISO 14000. Il sistema europeo EMAS, istituito nel 1993 con il regolamento 1836, si propone l’obiettivo di favorire una riorganizzazione e razionalizzazione della gestione ambientale dell’azienda mediante l’attuazione di alcuni compiti specifici. Il sistema ISO ha molti punti di contatto con il sistema EMAS, tanto che le norme che regolano l’adozione ed il controllo del sistema di gestione ambientale sostanzialmente coincidono. Una differenza sostanziale sta nel fatto che il sistema di accreditamento ISO è garantito da organismi costituiti sotto il controllo delle stesse imprese; secondo EMAS, SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 92 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo invece, il sistema di accreditamento è posto sotto il controllo di organismi che trovano la loro legittimazione da parte del potere pubblico. Il settore industriale si è già dimostrato capace di affrontare in modo efficace la questione dell’efficienza energetica quando, a seguito dei primi shock petroliferi, il problema del costo dell’energia si è imposto con forza. Per l’effetto dei prezzi, i recuperi di efficienza energetica negli anni ’80 sono stati significativi. Negli anni ’90, invece, la riduzione dei prezzi dell’energia, legata in particolare al calo dei prezzi del petrolio all’inizio del decennio, ha fatto registrare un sostanziale rallentamento dei recuperi di efficienza energetica. Oggi si può affermare che la necessità di riprendere la strada del risparmio energetico è dettata non tanto dall’emergenza economica (a meno di un continuo incremento del prezzo del petrolio come avvenuto negli ultimi mesi), quanto piuttosto dall’emergenza ambientale. Questo passaggio pone una questione fondamentale per chi, come un’Amministrazione pubblica, si pone l’obiettivo di intervenire per indirizzare e/o gestire il problema del risparmio energetico nell’industria. Infatti, il passaggio dall’emergenza economica a quella ambientale comporta il cambiamento dell’oggetto beneficiario degli interventi. Se prima questo era rappresentato essenzialmente dall’azienda stessa, ora è rappresentato dalla collettività. In altri termini, le motivazioni per investire in tecnologie di risparmio energetico, necessarie al benessere futuro della collettività, non possono dipendere dalla sola analisi costi-benefici dell’investimento tecnologico, ma devono essere supportate da misure legislative di più ampio respiro. In questa ottica la misura dell’efficacia degli interventi di risparmio energetico deve tenere conto prioritariamente dei vantaggi di tipo energetico ed ambientale e, in secondo luogo, di quelli economici. Il tipico strumento di intervento dell’Ente pubblico nel settore industriale è rappresentato dall’articolo 10 della Legge 10/91(Contributi per il contenimento dei consumi energetici nel settore industriale, artigianale e terziario), che prevede contributi in conto capitale fino al 30% della spesa ammissibile preventivata per realizzare o modificare impianti fissi, sistemi o componenti, nonché mezzi per il trasporto fluviale. Ammessi al contributo impianti fino a 10MWt o fino a 3 MWe relativi ai servizi generali e/o al ciclo produttivo che conseguano un risparmio di energia attraverso l’utilizzo di FER e/o un miglior rendimento di macchine e apparecchiature e/o la sostituzione di idrocarburi con altri combustibili. Se questo strumento, fatte salve le disponibilità finanziarie, è sempre valido, è pur vero che oggi la Provincia può avvalersi di altre possibilità gestionali. Se si considera la tipica dimensione delle aziende della Provincia, è presumibile che queste non abbiano al proprio interno ne’ la cultura ne’ le risorse per affrontare concretamente il tema dell’efficienza energetica. Se l'attività di diagnostica è una prassi ormai diffusa presso le aziende di grandi dimensioni, non lo è altrettanto nel settore della medio/piccola imprenditoria. Infatti, mentre nelle aziende più grandi l’energia è competenza di una figura ben individuabile, spesso l’"energy manager", nelle piccole le responsabilità tecniche ed amministrative confluiscono in genere in un'unica persona, per la quale l’energia, non costituisce generalmente un problema stringente. La Provincia può attivare delle iniziative, ad esempio attraverso un cofinanziamento delle spese di consulenza, per consentire alle suddette imprese di analizzare le differenti ipotesi di risparmio energetico, primariamente attraverso l’esecuzione di energy-audit, e di miglioramento del processo produttivo (in particolare dove il discorso consumi e spese energetiche assuma un peso rilevante). Oppure potrebbe incaricarsi direttamente della formazione e del riconoscimento di particolari figure professionali che assumano il ruolo di consulenti aziendali per assistere le piccole imprese all’adozione delle migliori tecnologie o alla gestione efficiente del ciclo produttivo. L’adesione, da parte delle imprese, di particolari iniziative volte al risparmio energetico dovrebbe comportare dei benefici da un punto di vista fiscale, come pure dovrebbe risultare un elemento di merito per quanto riguarda eventuali stanziamenti di fondi. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 93 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Le azioni di intervento sull’efficienza energetica potrebbero essere inserite all’interno del contesto già collaudato delle certificazioni ambientali (EMAS ed ISO) che dovrebbero a loro volta essere incentivate. Un altro aspetto importante da considerare riguarda la possibilità di considerare azioni di efficienza energetica o, più in generale, di tutela ambientale, non applicate a singole realtà produttive, ma ad intere aree o distretti industriali. La provincia può promuovere, congiuntamente ad altri enti (associazioni industriali, ambientaliste, enti locali, ecc.) iniziative volte a definire un programma strategico di miglioramento ambientale di un’intera area industriale. La concentrazione in un territorio di imprese, ad esempio con cicli tecnici omogenei e collegate in filiera, è una condizione che favorisce la condivisione di problematiche comuni e l’individuazione delle soluzioni d’insieme più idonee. Inoltre, il radicamento locale e la vicinanza alle istituzioni (pubbliche, associative, consortili) è un ulteriore fattore che può migliorare l’implementazione volontaria di decisioni collettivamente vincolanti e la realizzazione e gestione di infrastrutture comuni. Per quanto riguarda il tema specifico, un caso interessante potrebbe riguardare l’adozione di servizi energetici comuni, in un’ottica ambientale ed economica. In questa ottica è auspicabile che le stesse imprese energetiche diventino dei soggetti di riferimento per l’applicazione di programmi di DSM nei settori dove le possibilità di applicazione di tali programmi risultano usualmente elevate. I cambiamenti strutturali ed istituzionali che stanno investendo i settori energetici, con la diffusione dei processi di liberalizzazione e di nuova tariffazione, dovrebbero in qualche modo incentivare anche la riflessione sulla razionalità, le finalità, gli strumenti e gli obiettivi dei programmi di controllo e gestione della domanda di energia. Secondo l’Autorità per l’energia elettrica e il gas, il nuovo ordinamento tariffario per l’energia elettrica introduce importanti stimoli per le imprese distributrici alla promozione dell’uso efficiente delle risorse negli usi finali mediante programmi di Demand Side Management (DSM). Uno di questi consiste nel fatto che l’Autorità assicura la possibilità per gli esercenti di recuperare, attraverso il meccanismo tariffario, i costi riconosciuti per interventi volti al controllo ed alla gestione della domanda, in quanto tali costi costituiscono costi sostenuti nell’interesse generale. I programmi di DSM si esplicano in attività volte ad incrementare l’efficienza energetica negli usi finali (ovvero il risparmio di energia a parità di servizio reso all’utente), ma concorrono anche a rimodulare il profilo temporale dei consumi in modo da ottimizzare la curva di carico del sistema attraverso la gestione, da parte delle imprese stesse, dei picchi di potenza impegnata nel corso della giornata o dell’anno e stimolare sostituzioni ottimali fra fonti energetiche da parte del consumatore. Tale ipotesi dovrebbe essere favorita anche dall’attuale assetto del mercato dell’energia, che sta favorendo la formazione di consorzi industriali per l’ottenimento “dell’idoneità”. Per quanto riguarda l’energia elettrica, In base al decreto Bersani gli utenti che possono acquistare elettricità si dividono in: - clienti vincolati che devono acquistare alle tariffe stabilite dall'Autorità; - clienti idonei che invece hanno la facoltà di scegliere liberamente il proprio fornitore per definire un contratto d'acquisto. Il requisito fondamentale per accedere all'eligibilità è il raggiungimento di una soglia di consumo che, dal primo maggio 2003, è diminuita da 9 GWh/anno a 0,1 GWh/anno per sito di consumo (delibera AEEG 20/03). E' anche prevista la possibilità di accedere all'idoneità per i consorzi, con la stessa soglia, e per le società multisito nazionali che arrivino ai 40 GWh/anno, purché ogni sito di consumo presenti un prelievo annuo di almeno 1 GWh. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 94 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Con l’attivazione della borsa dell'energia i clienti idonei avranno la facoltà di operare direttamente in borsa (ipotesi applicabile in pratica solo ai grandissimi utenti), o di continuare a rifornirsi di energia da grossisti e/o da produttori tramite contratti bilaterali, come previsto attualmente. L'Unione Europea ha inoltre approvato, in data 4 giugno 2003, un pacchetto normativo che prevede che a decorrere dal 1 Luglio 2004 verranno rese libere tutte le imprese, grandi o piccole, e che a decorrere dal 1 Luglio 2007 tutti gli utenti potranno scegliere liberamente il gestore da cui rifornirsi con conseguente apertura totale del mercato. L'Autorità per l'energia elettrica e il gas, con la suddetta delibera, ha inoltre semplificato le procedure per i nuovi clienti finali con consumi superiori a 100.000 kWh che vogliano accedere al mercato libero dell'elettricità. È stato disposto l'obbligo per i distributori di trasmettere all'Autorità l'elenco dei clienti finali idonei allacciati alle proprie reti i cui prelievi nell'anno 2002 sono risultati superiori a 100.000 kWh. Inoltre l'Autorità ha disposto che gli stessi distributori informino i clienti finali allacciati alle proprie reti, i cui prelievi nell’anno solare 2002 siano risultati superiori a 0,1 GWh, che: possono stipulare contratti di acquisto di energia elettrica con soggetti diversi dallo stesso distributore; hanno diritto ad esercitare la facoltà di recesso di cui all’articolo 2 della deliberazione dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas n. 158/99. I clienti finali idonei che non compaiono nell’elenco trasmesso dai distributori sono inseriti mediante autocertificazione resa all’Autorità, con la quale attestano di essere in possesso dei requisiti di cui all’articolo 14, comma 5-bis, del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79. In precedenza era necessaria l'iscrizione in un apposito elenco pubblicato sul sito dell'Autorità. Per motivi di trasparenza del mercato e a fini informativi, l'Autorità continuerà a pubblicare un elenco dei clienti idonei sulla base dei dati che saranno forniti dai distributori o mediante autocertificazione resa all'Autorità. Ogni cliente finale potrà decidere se apparirvi o meno. L'Autorità accerta la sussistenza dei requisiti di idoneità, anche in base alle dichiarazioni dei distributori relative ai prelievi di elettricità. Procedure di riconoscimento e iscrizione negli elenchi restano obbligatorie per i distributori, i grossisti e i clienti esteri. Inoltre, verranno pubblicati un elenco dei consorzi e delle società consortili e un elenco dei produttori. Ai fini di assicurare all'Autorità le informazioni necessarie a seguire lo sviluppo del mercato libero nel contesto del mercato nazionale dell'energia elettrica, rimangono gli obblighi di informazione per distributori, grossisti, clienti esteri e autoproduttori e vengono introdotti doveri di informazione per i consorzi e società consortili e per i produttori. Quanto la liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica (lo stesso vale per il gas naturale, il cui mercato è già libero per tutti gli utenti finali) possa favorire azioni di risparmio energetico, non è facile dirlo. Sicuramente lo scopo dell’apertura del mercato è stato di tipo essenzialmente economico. Ciò non toglie che la necessità di razionalizzare, ad esempio, le potenze elettriche impegnate al fine di ottenere, da parte del fornitore, degli opportuni vantaggi di tipo economico, possa portare anche ad una generale razionalizzazione del processo produttivo con implicazioni anche sul consumo energetico. Affinché la potenziale razionalizzazione energetica si attualizzi nell’ambito della liberalizzazione del mercato risulta opportuno che si incentivino le attività di DSM di cui si è parlato precedentemente. In tale ottica, la Provincia potrebbe porsi come interlocutore, attraverso le associazioni di categoria, affinché le utilities energetiche si facciano promotrici di interventi di risparmio energetico presso aziende singole o in determinate aree industriali. proponendosi non solo come venditori di energia ma, più in generale, come fornitori di servizi energetici. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 95 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo 6.2 Il settore civile Il ricorso esteso alle fonti rinnovabili di energia e ad interventi di uso razionale dell’energia, se può offrire nelle singole applicazioni opzioni interessanti e competitive, appare una scelta obbligata di indirizzo strategico se inserito nella limitatezza obiettiva delle risorse, di impatto ambientale, di sviluppo sostenibile e miglioramento della qualità della vita. Il settore edilizio, sia perché obiettivamente interessante sotto l’aspetto dell’entità del fabbisogno energetico, sia per la varietà e la capillarità dei possibili interventi che presuppongono un coinvolgimento e un adeguato approccio da parte sia dell’operatore che dell’utente, rappresenta un campo di applicazioni in cui sarà possibile favorire una svolta nell’uso appropriato delle tecnologie energetiche. Due sono gli orientamenti dell’azione a carico dell’Amministrazione Provinciale: Sensibilizzazione, promozione e incentivazione al risparmio di fonti fossili tradizionali tra gli utenti privati Azioni sugli edifici pubblici o di uso pubblico di proprietà comunale 6.2.1 Edilizia privata Il settore dell’edilizia privata, sia residenziale che terziaria, ha in generale un potenziale di riqualificazione energetica molto elevato. Il termine riqualificazione va riferito soprattutto all’aspetto riguardante la riduzione dei consumi per quanto riguarda il patrimonio edilizio esistente e i migliori criteri di progettazione, in grado di ottimizzare le relazioni energetiche con l’ambiente circostante, per quanto riguarda il nuovo costruito. L’orientamento generale che il piano d’indirizzo vuole seguire nel contesto del settore civile, coinvolgendo i cosiddetti interessi diffusi, si basa sul concetto delle migliori “opportunità tecnologiche di efficientizzazione” legate alla produzione e distribuzione di energia per usi termici ed elettrici, sia in termini di contenimento della domanda che in termini di miglioramento dei processi di conversione e distribuzione dell’energia. In base a tale concetto, ogni qual volta sia necessario procedere verso installazioni ex novo oppure verso retrofit o sostituzioni, ci si deve orientare ad utilizzare ciò che di meglio, da un punto di vista di sostenibilità energetica, il mercato può offrire. Tale concetto mette in secondo piano il concetto della sostituzione forzata o incentivata, mentre vuole stabilire delle condizioni affinché il ricambio naturale di per sé sia sufficiente a fornire un contributo significativo verso una maggiore efficienza energetica. Questo principio è strettamente legato al tempo di vita utile degli apparecchi generalmente impiegati in ambito civile, dove per apparecchi si intende tutto ciò che è relazionato all’energia (dalla lampada alle pareti di un’abitazione): tanto più il tempo di vita utile è breve, tanto più facilmente potrà trovare applicazione. Un eventuale sistema di incentivazione (ad esempio di rottamazione) dovrà trovare la sua appropriata collocazione all’interno del suddetto principio. L’idea alla base dell’orientamento proposto è che ogni qual volta un apparecchio viene sostituito da un altro apparecchio che non presenta degli standard massimi di efficienza (rispetto a ciò che il mercato può offrire), il potenziale di miglioramento viene bloccato in attesa di una nuova sostituzione. Ciò è evidente, ad esempio, nel caso degli elettrodomestici in cui, pur potendo disporre di apparecchi ad alta efficienza, il mercato continua a proporre soluzioni energeticamente superate. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 96 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Sono tre gli ambiti di intervento verso cui si dovranno indirizzare gli strumenti attivabili dalla provincia per l’implementazione e la diffusione delle tecnologie efficienti: − l’utenza finale (gli acquirenti); − i progettisti, i costruttori, gli installatori ed i manutentori; − le utilities energetiche; Va prioritariamente sottolineato il fatto che una parte consistente della riduzione dei consumi è legata ad un comportamento corretto degli utenti (verifica della temperatura interna, corretto uso delle apparecchiature, ecc.): è importante allora che l’amministrazione locale si impegni prioritariamente in un’azione di “educazione al risparmio” attraverso campagne di sensibilizzazione capillari per stimolare comportamenti energeticamente efficienti nei vari settori di attività: seminari nelle scuole, workshop, concorsi, mostre, corsi per i propri dipendenti, ecc.) Le amministrazioni locali hanno in ogni caso un ruolo privilegiato di riferimento di informazione e dovranno dunque farsi carico di campagne mirate a far conoscere le tecnologie ad alta efficienza e promozione dei possibili risultati ottenibili in termini economici (opuscoli disponibili al pubblico, sportelli di informazione aperti al pubblico ove l’utente possa essere aggiornato sulle tecnologie disponibili – in particolare tramite mezzi informatici multimediali-). In tale ambito dovrebbe essere inclusa la formazione del personale che nella stessa amministrazione ha un compito decisionale o operativo rispetto alla efficienza energetica degli edifici, degli impianti e dei dispositivi. La sensibilizzazione dell’utenza deve essere differenziata a seconda della classe merceologica di appartenenza (residenziale o terziario, ecc.). Tali informazioni dovrebbero essere accessibili a tutti gli utenti privati e l’Amministrazione si deve far carico delle spese per far giungere tali informazioni a tutti i cittadini, coinvolgendo anche e soprattutto le associazioni dei consumatori. Una iniziativa promossa negli interessi dell’utente non deve essere letta come una ulteriore spesa che l’utente deve affrontare senza vederne la necessità. E’ proprio questo ultimo aspetto che deve essere la linea guida per tutte le campagne di promozione, diffusione e incentivazione che l’Amministrazione locale deve svolgere. I passi per l’attuazione di una campagna informativa possono essere descritti nelle fasi seguenti: 1. Predisporre materiale informativo sulle potenzialità di risparmio sulle bollette energetiche, costi di investimento, tempi di ritorno, difficoltà tecniche, regole generali per valutazioni di massima da distribuire attraverso canali associativi ai potenziali utenti. 2. Predisporre attività di formazione dei tecnici: bollettini informativi tecnici, corsi, seminari, borse di studio. 3. Rendere disponibili strumenti di valutazione (procedure standard, software di certificazione). 4. Coinvolgere i produttori, ma primariamente i rivenditori (adeguatamente preparati anche sugli aspetti tecnologici dei prodotti), per portare argomenti convincenti a sostegno del prodotto energeticamente più efficiente. Dalla partecipazione alla campagna il rivenditore potrà trarre una pubblicità specifica condotta dall’ente promotore. Positivi possono essere anche le ricadute occupazionali. L’organizzazione della campagna di diffusione richiede l’allestimento di uno staff multi/disciplinare (tecnici, pubblicitari, economisti, giornalisti, accademici) che può indurre qualche marginale effetto di ricaduta occupazionale. Gli effetti occupazionali derivanti invece dall’innesco delle tecnologie/tecniche proposte mostrerebbe ben altre potenzialità di generazione di lavoro. Ad esempio la realizzazione di interventi di retrofit su edifici esistenti può sicuramente generare un incremento occupazionale nel settore edilizio. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 97 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo L’amministrazione locale può impegnarsi inoltre a far conoscere gli eventuali canali e modalità per poter accedere a incentivi eventualmente già previsti dalla legge. Sarebbe opportuna la creazione di una campagna informativa che preveda anche l’istituzione di sportelli di consulenza e supporto diretto cui il privato possa far riferimento nel momento in cui decide di operare un intervento. In questo modo potrebbero essere velocizzati ed alleggeriti iter burocratici troppo lunghi e onerosi, che spesso agiscono da deterrente nei confronti di tali opportunità. In questo contesto, ricordiamo che la normativa italiana vigente e le più recenti emanazioni (la legge 10/91, i successivi decreti di attuazione, in particolare il DPR 412/93 e l’aggiornamento - DPR 551/99), hanno trasformato i più recenti criteri tecnici per l’uso razionale dell’energia in disposizioni alle quali tutti devono attenersi in ogni caso nell’eventualità di ristrutturazioni o installazioni ex-novo, definendo anche possibilità di agevolazioni ed incentivi nel caso di interventi mirati. Non ultimo è l’impegno che l’amministrazione ha nell’attivare risorse finanziarie (pubbliche o private) per interventi a favore del risparmio. In tal caso è fruttuosa la collaborazione tra realtà comunali, regionali, nazionali e comunitarie e con le associazioni di produttori o distributori, con le Aziende elettriche o del gas. La Provincia dovrà dunque impegnarsi nell’organizzazione di campagne di incentivazione: 9 coinvolgendo progettisti, costruttori, installatori e manutentori, attraverso le proprie associazioni di categoria, nell’attivazione/promozione di particolari procedure/tecniche/prodotti. In particolare, il ruolo degli installatori degli impianti si esplicherà in un loro coinvolgimento nel portare argomenti convincenti a sostegno dei prodotti energeticamente più efficienti. 9 attivando i produttori per promuovere la consulenza attenta degli utenti e una riduzione dei prezzi (considerando eventuali iniziative di procurement) 9 istituendo tavoli di lavoro con i rivenditori per concordare un loro coinvolgimento in eventuali azioni di incentivo all’acquisto di apparecchiature o materiali ad alta efficienza 9 costituendo un fondo (con finanziamenti in conto capitale o eventualmente tipo Third Party Financing, con recupero del prestito con tassi di interesse minimi) per interventi di risparmio (dall’acquisto del frigorifero domestico, all’installazione di dimmer in un ufficio) e indagine-consulenza sul risparmio (ad esempio con energy audit nel terziario). In tale ambito potrebbero articolarsi sia gare rivolte ai Comuni, sia finanziamenti direttamente a favore dei privati. 9 cercando le modalità affinché Il ruolo delle utilities energetiche sia ri-orientato da semplice fornitore di un vettore energetico a fornitore di servizi energetici, superando l’evidente contraddizione tra l’interesse a vendere e l’incentivo al risparmio. I servizi energetici e non l’energia (il mc di gas o il kWh elettrico) devono essere forniti con il minor danno possibile per la salute e l’ambiente ed al più basso costo possibile; in questo senso l’energia non è più il prodotto finale, ma soltanto un prodotto intermedio; Come già più volte descritto nei capitoli precedenti, attualmente sta maturando un’ulteriore possibilità affinché le utilities possano assumere un ruolo anche verso il risparmio energetico. Il Decreto del Ministero dell’Industria del 24 aprile 2001 (“Individuazione degli obiettivi quantitativi nazionali di risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili di cui all’art. 16, comma 4, del decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164”) impone ai distributori di gas ed energia elettrica l’obbligo di attivare azioni di risparmio presso l’utenza finale secondo scaglioni quantitativi ben definiti. La provincia dovrà mettere in atto delle opportune azioni di concertazione affinché si possa approfittare di questa possibilità per gli scopi desiderati, orientando l’azione delle utilities su SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 98 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo progetti specifici. Punto di partenza delle azioni di concertazione sono gli incontri di partecipazione delineati in 2.1.5. Nell’ambito dell’attivazione di risorse finanziarie potrebbe, risultare particolarmente efficace, la costituzione di veri e propri consorzi finanziari/tecnologici (ESCO-sistemi di finanziamento tramite terzi) in cui le aziende energetiche siano coinvolte in prima istanza. La possibilità, predisposta dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas, di recupero, tramite la tariffa, degli 36 investimenti effettuati dall’azienda va considerata con estremo interesse soprattutto per quanto riguarda la promozione di grossi interventi di retrofit (in particolare nei grossi complessi terziari) o interventi sugli impianti o ancora la sostituzione di fonti tradizionali con fonti rinnovabili o comunque meno impattanti o l’introduzione di sistemi solari termici/fotovoltaici, nonché la realizzazione di progetti pilota prioritariamente sul patrimonio pubblico. Si sottolinea che al momento l’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas ha approvato, con la Delibera 234/02, 8 schede tecniche per la quantificazione dei risparmi di energia primaria relativi agli interventi da realizzare nell’ambito dei decreti ministeriali 24 aprile 2001. Gli interventi analizzati fanno tutti riferimento al settore degli usi civili e corrispondono a: - sostituzione di lampade ad incandescenza con lampade fluorescenti compatte con alimentatore incorporato; - sostituzione di scaldacqua elettrico con scaldacqua a metano a camera stagna e accensione piezoelettrica; - nuova installazione di caldaia unifamiliare a 4 stelle di efficienza alimentata a gas naturale; - sostituzione di scaldacqua a gas, a camera aperta e fiamma pilota con scaldacqua a gas, a camera stagna e accensione piezoelettrica; - sostituzione di vetri semplici con doppi vetri; - isolamento delle pareti e delle coperture; - impiego di impianti fotovoltaici di potenza elettrica inferiore a 20 kW; - impiego di collettori solari per la produzione di acqua calda sanitaria. Nel documento di consultazione emesso il 16 gennaio 2003, tra le 10 schede tecniche proposte quelle che fanno riferimento al settore qui considerato sono: - installazione di pompe di calore elettriche ad aria esterna in edifici di nuova costruzione o ristrutturati in luogo di caldaie a gas; - impianti di cogenerazione con potenza unitaria per modulo maggiore di 0,5 MWe; - impianti di cogenerazione di potenza medio/bassa; - sostituzione di frigoriferi, frigo-congelatori, congelatori, lavabiancheria, lavastoviglie, con prodotti analoghi a più alta efficienza; - erogatori per doccia a basso flusso; - rompigetto areati per rubinetti. Chiaramente, per l’attivazione di azioni di sensibilizzazione, promozione, incentivazioni, così come descritte precedentemente, è opportuno che l’Amministrazione locale si concentri prioritariamente su quelle tecnologie ad oggi più mature e per le quali la consapevolezza degli utenti stia aumentando significativamente, in modo da avere garanzia di ricadute più rapide e concrete. 36 I problemi di sicurezza che spesso si incontrano nel momento di adottare un impianto per la produzione di ACS (Acqua Calda Sanitaria) con gas potrebbero essere affrontati in maniera congiunta tra comune e azienda energetica, mentre attualmente vengono lasciati interamente a carico dell’utente o del proprietario dell’immobile. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 99 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Ad esempio, campagne concretamente realizzabili, anche perché non comportano vincoli commerciali e generalmente sono caratterizzata da un ottimo livello di accettabilità da parte di utenti e operatori, risultano: - la sostituzione dei vetri singoli con i doppi vetri; - la diffusione e l’incentivazione degli interventi di coibentazione delle coperture nel caso di ristrutturazione degli edifici; - la sostituzione di caldaie obsolete nell’ambito delle attività istituzionali ex DPR 412/93 e DPR 551/99; - la diffusione delle tecnologie e tecniche di raffrescamento passivo principalmente nei grossi complessi terziari (banche, assicurazioni, centri commerciali). In questo senso, una amministrazione comunale può, da parte sua, prevedere agevolazioni nei confronti di chi decide di intervenire, per esempio permettendo di usufruire dell’aliquota ICI ridotta ed esonerando dal pagamento della tassa per l’occupazione del suolo pubblico. Per quanto riguarda invece le apparecchiature elettriche ed elettroniche, gli interventi nel settore dell’illuminazione domestica rappresentano un campo di estremo interesse, in particolare campagne per la sostituzione di lampade a incandescenza con lampade fluorescenti compatte ad alimentazione elettronica possono risultare quelle più naturali ed efficaci. Interventi ad ampia scala sull’intera utenza provinciale e comunale sono certamente realizzabili e rappresentano un modo assolutamente indicato per contenere i consumi. Peraltro interventi sull’illuminazione domestica aiutano ad abbassare il picco di carico (mattutino e serale) invernale che spesso risulta un costo non indifferente per le aziende elettriche. Anche nel caso delle apparecchiature elettroniche il tempo di sostituzione è ragionevolmente rapido (per lo meno nei settori terziario e industria), per cui l’attivazione di opportune politiche rivolte al risparmio può avere interessanti ricadute. Infine, un ruolo di rilievo che un’Amministrazione locale può svolgere consiste nell’attivazione di strumenti normativi, di consulenza e di verifica della qualità energetica degli edifici e delle apparecchiature installate: 9 integrazione di requisiti prestazionali sul lato energetico nelle norme tecniche di attuazione del regolamento edilizio, 9 certificazione edilizia, 9 attivazione di un servizio di consulenza per interventi di retrofit (in particolare grossi complessi residenziali e grosse utenze private), che consenta la stesura di capitolati prestazionali che forzino la ditta esecutrice dei lavori all’adozione delle tecnologie ad alta efficienza. 9 attuazione degli adempimenti previsti dalla legge 10/91 e dal DPR 412/93 in tema di progettazione, installazione, esercizio e manutenzione degli impianti termici degli edifici, effettuando la gestione, attraverso verificatori adeguatamente formati e coinvolgendo le associazioni di categoria interessate, dei controlli inerenti l’esercizio degli impianti di riscaldamento. Un campo su cui intervenire, per esempio, in questo contesto, riguarda le prescrizioni o raccomandazioni sugli edifici che fissino criteri generali tecnico-costruttivi, tipologici ed impiantistici idonei a facilitare e valorizzare l’impiego di fonti energetiche rinnovabili ed assimilate per il riscaldamento, il raffrescamento, la produzione di acqua calda sanitaria, l’illuminazione, la dotazione di apparecchiature elettriche degli edifici in relazione alla loro destinazione d’uso e in stretto rapporto con il tessuto urbano e territoriale circostante. Tali linee guida hanno, tra gli obiettivi strategici, la diminuzione delle potenze installate assolute e specifiche (kW/m2), dei consumi energetici assoluti e specifici (kWh/m2/anno) e di conseguenza la riduzione delle emissioni in atmosfera a parità o migliorando il servizio reso. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 100 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo In generale, gli elementi da considerare nelle linee guida possono essere riassunti come di seguito riportato: diminuzione dell'effetto “isola di calore” con interventi sull’albedo e uso del verde; valorizzazione delle fonti energetiche rinnovabili nelle diverse tipologie edilizie (si vedano le indicazioni riguardanti la fonte solare termica); interventi sugli involucri; interventi sugli impianti per il raffrescamento/riscaldamento ambientale; valorizzazione dell’illuminazione naturale; interventi sulle apparecchiature elettriche. Tali linee guida dovrebbero essere riferite essenzialmente agli edifici di nuova costruzione ma anche a quelli sottoposti ad opere di ristrutturazione ed incluse ad integrazione delle Norme Tecniche nella stesura del Regolamento Edilizio. È di fondamentale importanza, inoltre che la Provincia si attivi per l’incentivazione dello strumento della certificazione energetica degli edifici. Il DLgs 112/98 all’articolo 30 conferisce alle Regioni le funzioni stabilite all’articolo 30 della L. 10/91 e riguardanti la certificazione energetica degli edifici. In base a tale articolo la Regione deve emanare le norme per la certificazione energetica degli edifici, individuando i soggetti abilitati alla certificazione stessa. L’obiettivo della procedura è quello di incentivare l’adozione di soluzioni che permettano l’introduzione di interventi sui componenti edilizi e sugli impianti, in modo tale da ridurre il consumo di energia. Ad ogni edificio sarà assegnato un valore energetico in termini di consumi specifici (kW/m2; kWh/m2) e relativo punteggio di merito (energy saving); La diffusione del “certificato energetico” deve permettere al proprietario o locatario dell’edificio di ottenere benefici economici derivanti dagli interventi di risparmio energetico che ne possono essere associati, oltre eventualmente a poter scontare benefici sugli oneri di urbanizzazione per gli edifici di nuova costruzione. Si possono prevedere misure di incentivazione economica per l’utenza privata che effettua la certificazione dell’edificio. Si dovrebbero fornire indicazioni ai Comuni affinché si preveda, ad esempio, la riduzione di una certa percentuale dell’ICI per le abitazioni con fabbisogni specifici certificati inferiori ad una certa soglia media, oppure riduzioni su altre tariffe comunali (rifiuti, acqua, gas). La certificazione energetica è spesso utilizzata come marchio di qualità dell’edificio anche al di fuori di canali di finanziamento pubblico. Essa può essere pertanto un valido strumento di controllo sulla sostenibilità degli edifici realizzati nonché di sensibilizzazione del mercato, e quindi dei cittadini, ai temi del risparmio energetico. E’ chiaro che la certificazione si conclude nel momento in cui viene fotografato energeticamente l’edificio, senza necessariamente fornire indicazioni sugli interventi di risparmio energetico. Diverso è il caso della diagnosi energetica (energy audit), che si pone invece l’obiettivo di capire in che modo l’energia viene utilizzata, quali sono le cause di eventuali sprechi e quali interventi possono essere suggeriti all’utente. Se la certificazione è un’attività obbligatoria, la diagnosi deve essere incentivata su scala volontaria. Dall’altra parte è anche vero che una buona azione di sensibilizzazione sull’utilità della certificazione non può che favorire la diffusione della diagnosi energetica degli edifici. Nel contesto generale descritto si colloca anche la creazione di una agenzia provinciale per l’energia37. Si ritiene che un’agenzia a livello regionale possa essere utile per fornire supporto a livello dell’intero territorio, eventualmente con l’attivazione di sportelli di consulenza locali per il pubblico. 37 Vedi par. 2.2.1 SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 101 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo 6.2.2 Edilizia pubblica Gli edifici di proprietà pubblica rappresentano un settore di rilievo nel quale è necessario concentrare gli sforzi per l’aumento dell’efficienza energetica. Le azioni che un’amministrazione pubblica attua sul proprio patrimonio hanno un doppio obiettivo: oltre ad apportare benefici diretti per quanto riguarda il risparmio energetico, sono da considerarsi come azioni dimostrative che agiscono come stimolo per il settore privato. Si dovranno innanzitutto considerare con attenzione le disposizioni di legge che obbligano le amministrazioni pubbliche a sviluppare e realizzare progetti legati all’utilizzo delle fonti rinnovabili e assimilate negli edifici pubblici o di uso pubblico, come ad esempio l’articolo 5, comma 15, 16 e 17 del DPR 412/93 in attuazione dell’articolo 4, comma 4 della legge 10/91. Queste ultime norme impongono, per gli edifici di proprietà pubblica o di uso pubblico, di soddisfare il fabbisogno energetico favorendo il ricorso alle fonti rinnovabili o assimilate, salvo impedimenti di natura tecnica o economica. Tali impedimenti devono comunque essere evidenziati nel progetto o nella relazione tecnica dell’impianto termico, riportando le specifiche valutazioni che hanno determinato la non applicabilità delle fonti rinnovabili o assimilate. Inoltre, l’utilizzo delle fonti rinnovabili sul patrimonio pubblico, diventa obbligatorio se il tempo di ritorno dell’investimento non è superiore a dieci anni38. Nell’ambito della gestione degli impianti e dell’acquisto di impianti elettrici ed apparecchiature, si dovrà ricorrere all’elaborazione di capitolati prestazionali contenenti gli indici di qualità energetico/ambientale cui progettista e costruttore dovranno attenersi e che mettano come primo punto la prestazione di un servizio più che la vendita di un prodotto. Per quanto riguarda i dati sui consumi di energia è importante che la Provincia concentri in un unico ufficio la rendicontazione di questi dati distinguendoli in relazione alle destinazioni funzionali degli edifici. In questo modo sarà possibile tenere sotto controllo questi consumi, effettuare previsioni nel tempo, monitorare le riduzioni a seguito degli interventi previsti. Per un controllo integrato del patrimonio pubblico, azione prioritaria dovrebbe essere una attenta analisi conoscitiva, in grado di fornire un quadro sufficientemente dettagliato del parco edilizio pubblico. Tale azione rappresenta un elemento importante per pianificare interventi di manutenzione straordinaria, sia sugli edifici che sugli impianti, che considerino anche azioni finalizzate al risparmio energetico. Lo strumento realizzativo dell’azione è rappresentato da una banca dati che consenta di gestire un censimento degli edifici finalizzato al monitoraggio dei consumi energetici ed alla elaborazione di linee di intervento sul parco edilizio. Oltre a fornire una chiara visione sulle incidenze dei consumi energetici rilevabili nelle diverse proprietà, l’articolazione della banca dati si avvarrà di alcune procedure per l’individuazione di indici della qualità energetico/prestazionale degli edifici. La gestione dei risultati delle elaborazioni contenute nel database potrà configurare alcune ipotesi prioritarie sulle strategie di riqualificazione del parco edilizio. La Provincia dovrà provvedere quindi a programmare una apposita campagna di audit energetici sugli edifici pubblici che presentano le prestazioni energetiche più scadenti. Gli audit energetici e gli interventi di aumento di efficienza conseguenti, potrebbero essere finanziati attraverso un fondo alimentato dagli introiti derivanti dal risparmio energetico stesso. Gli stessi capitolati prestazionali potrebbero prevedere gli interventi citati. La Provincia attualmente dispone del servizio energia fornito dalla CONSIP SpA (nell'ambito delle attività per la razionalizzazione della spesa per beni e servizi della Pubblica Amministrazione che la CONSIP svolge su mandato del Ministero dell'Economia e delle Finanze). Il servizio energia ha per scopo quello di ottimizzare la resa degli impianti, secondo quanto indicato dal DPR 412/93, per abbassare sia i costi che l'impatto ambientale e 38 Per un comune con meno di 50.000 abitanti tale periodo si riduce a otto anni. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 102 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo consiste nell'assicurare, da parte del fornitore, all'interno degli edifici la temperatura stabilita dall'Amministrazione per un periodo di cinque anni. La tariffa è legata al tipo di combustibile, ai gradi giorno, alle ore di erogazione nonché alla volumetria riscaldata degli immobili per i quali si richiede la fornitura del servizio. Nel corrispettivo, oltre alla fornitura del combustibile, sono inclusi la manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti termici, nonché la loro eventuale innovazione tecnologica. Infatti il fornitore può proporre, senza oneri aggiuntivi per l’Amministrazione, di modificare o sostituire l'impianto preso in gestione presentando un piano di adeguamento che deve essere sottoposto all'approvazione dell'Amministrazione stessa. La Convenzione, inoltre, incentiva il fornitore a provvedere alla trasformazione degli impianti da gasolio (più in generale da combustibile liquido) a metano, applicando alla tariffa relativa agli impianti a metano un incremento pari al 20% della differenza tra la tariffa prevista per gli impianti a gasolio e quella prevista per gli impianti a metano. La provincia potrebbe diventare, inoltre, un referente anche per quanto riguarda il censimento e l’individuazione di interventi di risparmio nel settore dell’Illuminazione Pubblica, anche fornendo indicazione riguardanti la normativa sull’inquinamento luminoso, le prescrizioni di efficienza per le sorgenti luminose e le prescrizioni di buona progettazione illuminotecnica degli impianti. Nel contesto generale, un’occasione importante da attivare riguarda gli obblighi che i distributori di gas ed elettricità dovranno adempiere riguardo alla realizzazione di azioni di risparmio presso l’utenza finale a seguito dell’emanazione del Decreto del Ministero dell’Industria del 24 aprile 2001. La provincia dovrà dunque attivarsi per verificare se i suddetti obblighi potranno essere realizzati anche tramite interventi sul proprio patrimonio, magari attraverso un soggetto obbligato quale un distributore di gas di rete e/o un distributore di energia elettrica appartenente alla UE. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 103 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo 7 SINTESI DELLE ATTIVITÀ Le analisi riportate nel quadro conoscitivo e le indicazioni riportate nei capitoli precedenti hanno messo in evidenza i principali ambiti entro cui si possono svolgere le azioni per giungere alla creazione di un sistema energetico provinciale più efficiente e sostenibile. E’ evidente che tale obiettivo non è a carico esclusivamente dell’Amministrazione Provinciale, bensì di tutti coloro che partecipano, più o meno direttamente, alla costruzione del suddetto sistema energetico (operatori del settore, imprenditori, categorie professionali, utenti finali, amministrazioni comunali, ecc.). E’ però evidente che un ruolo fondamentale dell’Amministrazione Provinciale sia quello di favorire il raggiungimento dell’obiettivo, sia mediante azioni dirette di realizzazione di opere con una positiva valenza energetica, sia mediante azioni indirette di realizzazione mediante contributi finanziari e sia mediante azioni di coordinamento ed incentivo che possano far attivare gli altri attori interessati. Dalle elaborazioni riportate risulta quindi una serie di attività che l’Amministrazione Provinciale può intraprendere a vari livelli. Tali attività costituiscono, nell’ambito delle linee guida evidenziate, un programma operativo a breve – medio termine. Di seguito si riporta una sintesi delle attività da implementare nel breve – medio periodo da parte della Provincia. Le attività riportate trovano una descrizione più estesa nei corrispondenti capitoli. E’ evidente che non a tutte le attività riportate corrispondono risultati a priori quantificabili in termini di risparmio di energia e/o di riduzione dell’impatto sull’ambiente. Si tratta, in generale, di attività aventi lo scopo prevalente di creazione e di diffusione di condizioni idonee alla razionalizzazione energetica, più che di attività direttamente rivolte alla realizzazione di opere. Vanno quindi a complementare le attività che la Provincia già da tempo sta incentivando attraverso i POR, dando all’attività dell’Ente un carattere di intervento molto amplio e variegato. In realtà tale approccio va nella direzione di lasciare all’Ente pubblico il ruolo di promotore e regolatore di iniziative, più che di diretto investitore, nella consapevolezza che la realizzazione di molte di queste iniziative già può trovare degli idonei riscontri in altri soggetti. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 104 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Realizzazione di programmi di partecipazione La Provincia dovrà porsi come referente per diventare promotrice di tavoli di lavoro con i soggetti che, direttamente o indirettamente, partecipano alla gestione dell’energia nelle diverse aree del proprio territorio (utility, altre amministrazioni comunali, associazioni di comuni associazioni di categoria –dei produttori, rivenditori, consumatori, consulenti, popolazione), per attivare un discorso operativo integrato su risparmio, rinnovabili, ambiente. La Provincia dovrà preliminarmente impegnarsi, a questo scopo, all’organizzazione di “iniziative di consultazione”, per il coinvolgimento dei soggetti locali e non che a vario titolo sono collegati ai settori e agli ambiti cui le azioni stesse intendono rivolgersi Tali iniziative potranno essere svolte all’interno del processo e delle attività di Agenda XXI, già in atto in Provincia, o attraverso opportuni forum tematici relativi ai principali temi individuati dal Piano. L’obiettivo sarà quello di informare sulle tendenze individuate dal Piano Energetico e, nello stesso tempo, ricevere da parte dei partecipanti indicazioni che consentano di capire il modo più opportuno di procedere, a livello locale, per raggiungere gli obiettivi proposti dal Piano stesso. Attraverso i tavoli di lavoro si vuole arrivare a formulare accordi volontari ed iniziative coordinate con l’eventuale attivazione di finanziamenti specifici per promuovere le nuove tecnologie nei differenti settori. In ambito Provinciale di importanza strategica sarà, in particolare, il coinvolgimento primariamente delle utility energetiche (alla luce dei decreti sul risparmio del 24 aprile 2001) e delle associazioni di comuni, come per esempio le comunità montane. E’ indispensabile sottolineare che gran parte delle attività descritte di seguito possono trovare una giusta collocazione nell’ambito degli accordi eventualmente stipulati in questi programmi di partecipazione. Adeguamento normativo del piano territoriale di coordinamento Dato il carattere intersettoriale della tematica, il Piano Energetico dovrebbe costituire uno dei punti di riferimento per le altre programmazioni. Per quanto riguarda una Provincia, la pianificazione energetica trova una collocazione all’interno del piano territoriale di coordinamento, che rimane il riferimento centrale come documento quadro di pianificazione provinciale. La Provincia riveste, infatti, un ruolo importante nella pianificazione di settori di attività all’interno dei quali risultano fondamentali gli aspetti energetici, quali il coordinamento delle attività di pianificazione territoriale ed urbanistica, la tutela dell’ambiente dalle emissioni inquinanti, la programmazione delle attività di gestione dei rifiuti e la tutela delle risorse idriche. Il PTCP è sicuramente uno degli strumenti, in mano alla provincia, più idonei per fornire il giusto carattere di “trasversalità” alle tematiche energetiche nel quadro della pianificazione territoriale complessiva. La Provincia, quindi, si impegna affinché il “fattore energia” venga fatto proprio dagli strumenti di pianificazione territoriale. Sarà perciò necessario trovare le modalità con cui trasformare le indicazioni contenute nel Piano Energetico in norme/indicazioni del PTCP. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 105 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Attività rivolta ai comuni Un ruolo di rilievo che un’Amministrazione comunale può svolgere consiste nell’attivazione di strumenti normativi (ad esempio all’interno del Regolamento Edilizio) riguardanti la qualità energetica degli edifici. Un campo su cui intervenire, in questo contesto riguarda le prescrizioni o raccomandazioni sugli edifici che fissino criteri generali tecnico-costruttivi, tipologici ed impiantistici idonei a facilitare e valorizzare il risparmio energetico e l’impiego di fonti energetiche rinnovabili per il riscaldamento, il raffrescamento, la produzione di acqua calda sanitaria e l’illuminazione. Gli obiettivi strategici di tali azioni riguardano la diminuzione delle potenze installate assolute e specifiche (kW/m2) e dei consumi energetici assoluti e specifici (kWh/m2/anno). Per i motivi suddetti è necessario che la Provincia si attivi affinché il “fattore energia” venga fatto proprio dagli strumenti di pianificazione urbanistica in modo che diventi elemento di considerazione e possa integrarsi con gli interventi che l’Amministrazione mette in campo in altri ambiti. In particolare la Provincia si può attivare, mediante consulenze mirate oppure contributi economici ai Comuni, per la redazione di idonei Regolamenti Edilizi oppure attraverso l’adozione di Piani Energetici Comunali o di area. Potenziamento delle strutture provinciali in materia di energia Le funzioni di attuazione, gestione, controllo e verifica della pianificazione energetica provinciale richiedono un’adeguata capacità di intervento a livello locale e, quindi, il potenziamento delle strutture provinciali competenti in materia energetica. Ciò suggerisce la necessità di istituire, attraverso norme provinciali, specifici organismi di assistenza e consulenza in materia energetica quali, ad esempio, l'Agenzia Provinciale per l'Energia, cioè una organizzazione specifica che abbia il ruolo di coordinamento, programmazione, promozione di tutte le molteplici azioni che caratterizzano le problematiche energetiche su scala locale. L’Agenzia è, in sostanza, un referente tecnico ed organizzativo, che garantisce continuità e unità di azione in continua relazione con i soggetti (privati o pubblici) che si occupano di attuare i singoli progetti previsti dalla pianificazione energetica. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 106 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Verifica del conseguimento degli obiettivi e aggiornamento del Piano Energetico E’ necessaria una verifica periodica (ad esempio ogni due anni) del conseguimento degli obiettivi del piano e l’attivazione di una procedura di aggiornamento dello stesso che consenta di adattarlo alle eventuali evoluzioni normative, tecniche e di mercato ad oggi non prevedibili. Tale attività, di cui si deve fare carico la struttura di gestione del Piano, dovrà prevedere prima di tutto un aggiornamento periodico del quadro conoscitivo realizzato nell’ambito del presente Piano Energetico, eventualmente avvalendosi di opportuni indicatori energetici. Si dovrà quindi monitorare ogni intervento e iniziativa intrapresi, per la definizione, ove possibile, di una relazione riepilogativa in termini di risparmio energetico e riduzioni di emissioni clima alteranti, in modo da valutarne l’efficacia. Inoltre si dovrà proporre e definire eventuali cambiamenti o integrazioni al Piano sulla base proprio di quanto emerso dalla fase analitica. Diffusione dell’informazione Per favorire la diffusione di forme energetiche più sostenibili, è opportuno attuare una campagna informativa e di sensibilizzazione rivolta ai cittadini. Tali azioni risultano particolarmente indicate, ad esempio, per l’incentivazione all’acquisto di prodotti ad alta efficienza. Inoltre, la campagna informativa deve avere la funzione di “educare al risparmio”. La campagna dovrà essere capillare, con la diffusione di brochure da inviare agli utenti, manifesti pubblicitari, sportelli o centri informativi aperti al pubblico. Una campagna orientata a far crescere l’attenzione e la propensione del cittadino alle logiche del risparmio energetico, deve essere semplice, diretta e soprattutto ripetuta nel tempo. La semplicità e l’immediatezza del contenuto di comunicazione, necessitano di una pianificazione mezzi attenta a soddisfare un’ampia diffusione del tema. La campagna deve avere una funzione “ombrello” per ogni altra attività di comunicazione tematica sul territorio, cioè dovrebbe fornire le linee di coordinamento per campagne più specifiche su temi particolari. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 107 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Sviluppo della cogenerazione Con un impianto di cogenerazione di piccola-media taglia si registra un elevato risparmio energetico complessivo, derivante dalla miglior efficienza energetica del processo di trasformazione che porta ad utilizzare quasi completamente il contenuto energetico del combustibile primario utilizzato. Potendo infatti essere localizzate in punti diversi del territorio, esse consentono maggiori possibilità di utilizzo del calore nelle immediate vicinanze senza disperderlo nell’ambiente. Se anche l’energia elettrica venisse consumata in prossimità dell’impianto, si ridurrebbero le perdite dovute alla trasmissione, con conseguente miglioramento dell’indice di efficienza energetica. E’ evidente che l’ipotesi cogenerativa è in generale strettamente collegata alla necessità di valutare con attenzione i siti idonei, prendendo in considerazione le aree attorno alle quali sorgono strutture che possono assorbire il calore prodotto (strutture industriali e civili). L’impianto di cogenerazione ha, infatti, un’efficienza maggiore nel caso in cui possa fornire calore durante tutto l’anno, come nel caso in cui serva utenze industriali oppure utenze civili con necessità di riscaldamento invernale e raffrescamento estivo (il calore prodotto può essere impiegato anche per la generazione di freddo mediante opportuni impianti). Per favorire lo sviluppo di tale forma di produzione energetica è opportuno che si attivi un’analisi che identifichi con una certa precisione i gruppi significativi di utenze o eventuali grosse utenze termiche individuali (tipicamente strutture industriali o terziarie come ospedali, grandi edifici pubblici, centri direzionali, centri commerciali, grossi complessi scolastici, ecc.) al fine di organizzarle secondo un principio di “isole energetiche” ed al fine di verificare l’interesse dei possibili soggetti coinvolgibili verso tale forma di generazione. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 108 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Sviluppo della fonte idroelettrica In totale in Provincia il potenziale idroelettrico teorico complessivo collegato ad un nuovo sfruttamento ammonterebbe a circa 6.340 kW per una producibilità media annua di a 25 GWh, pari a circa il 3,2% del fabbisogno complessivo di energia elettrica al 2000. Una valutazione precisa del potenziale di ulteriore sfruttamento delle risorse idriche a fini energetici sul territorio provinciale dovrebbe prevedere un’attenta analisi all’interno dei seguenti ambiti: -possibilità di recupero di impianti dismessi eventualmente esistenti sul territorio; -possibilità di potenziamento di impianti esistenti; -possibilità di realizzazione di nuovi impianti in sistemi dedicati; -possibilità di realizzazione di impianti in sistemi idrici dedicati ad altri scopi. Per la determinazione dei siti potenzialmente idonei ad uno sfruttamento idroelettrico si rende quindi necessario un approfondimento da mettere in relazione al tipo di impianto in essi installabile. L’approfondimento va realizzato nell’ambito della redazione dei piani di gestione delle risorse idriche, articolati a livello di bacino. I piani di gestione delle risorse idriche costituiscono il riferimento fondamentale per la tutela delle acque correnti superficiali naturali, per qualunque ipotesi di ulteriore uso dell’acqua. Inoltre, prevedono la formulazione di proposte per la regolazione degli usi attuali e di indirizzo per i nuovi progetti. Particolare enfasi deve essere rivolta alla valutazione del potenziale energetico dell'utilizzo a scopo anche idroelettrico delle acque destinate ad usi diversi e del ripotenziamento degli impianti idroelettrici esistenti. Tali analisi consentiranno di stabilire l’apporto energetico che l’acqua è in grado di fornire senza incidere ulteriormente sul territorio in quanto: - il ripotenziamento di impianti già esistenti e ormai ampiamente ammortizzati in termini di costi, consente di aumentare l’efficienza energetica produttiva e aumentare la produzione totale di energia elettrica da fonti rinnovabili che insiste sul territorio senza richiedere la realizzazione di ingenti opere infrastrutturali - la presenza infatti di strutture già esistenti per la captazione e la canalizzazione delle acque consentono l'installazione di turbine idroelettriche con impatto ambientale pressoché nullo, costi ridotti e spesso vantaggi di gestione dell'utilizzo primario a cui queste acque sono destinate (ad esempio, la riduzione del salto di pressione in una condotta acquedottistica). In base all’entità dei possibili interventi, si procederà ad una campagna volta alla diffusione dei risultati allo scopo di coinvolgere possibili soggetti, pubblici e/o privati, interessati all’attuazione degli interventi stessi. E’ possibile prevedere un incentivo economico da parte della Provincia per tali interventi. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 109 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Sviluppo della fonte eolica Risulta al momento difficile fare ipotesi su quello che può essere il potenziale effettivo di sfruttamento della risorsa eolica nella Provincia. Le uniche informazioni pubbliche disponibili si riferiscono alle campagne anemometriche effettuate da ENEL in tre diverse località della provincia. Benché i risultati sulla velocità media del vento non forniscano valori elevati, è comunque possibile, in dipendenza della conformazione del terreno, che si ottengano valori interessanti in corrispondenza di una altezza di misura più elevata, simile all’altezza degli attuali aerogeneratori (attorno ai 50 m). Ciò trova riscontro anche in altre regioni italiane, caratterizzate da aree con un buon potenziale eolico, nonostante alcune misurazioni avessero fatto credere il contrario. Nella situazione locale può essere interessante valutare anche le condizioni anemometriche dei siti costieri, primo fra tutti quello di Lamezia Terme, già sede di un impianto eolico. E’ evidente che un ridotto potenziale eolico in tali zone, rispetto a condizioni eventualmente più favorevoli di siti ubicati in zone montane, può essere compensato da una serie di vantaggi d’altro tipo quali, ad esempio, la presenza di una buona rete viaria o di una buona connessione elettrica. Inoltre, la possibilità di usufruire di ampie zone può creare condizioni molto favorevoli in termini di economia di scala. Benché non sia possibile stimare con una certa accuratezza il potenziale eolico presente sul territorio della Provincia, si ritiene che valori di installato dell’ordine dei 50 MW possano essere raggiunti. Se ciò si realizzasse, l’energia elettrica prodotta potrebbe ammontare a circa 100 GWh. Dato il notevole interesse suscitato attualmente dalla fonte eolica nei confronti di operatori privati, il ruolo che la Provincia può svolgere per lo sviluppo di tale fonte energetica consiste essenzialmente nella valutazione che le opere progettate siano conformi alle esigenze di tutela ambientale, prendendo però atto dell’importanza che anche tali opere hanno per la stessa tutela ambientale. Risulta invece importante la valutazione del potenziale offerto dall’applicazione di aerogeneratori di taglia medio piccola a servizio di utenze singole come, ad esempio, aziende agricole o strutture turistiche. A tal fine è opportuno realizzare una campagna di monitoraggio sia del potenziale eolico che del possibile interesse che tale tecnologia può suscitare tra i possibili utilizzatori, soprattutto in considerazione della probabilità che a breve sia consentito scambiare l’energia prodotta con la rete. In base ai risultati raggiunti, si procederà ad una campagna volta alla diffusione dei risultati stessi allo scopo di coinvolgere i possibili soggetti interessati all’attuazione degli interventi. E’ possibile prevedere un incentivo economico da parte della Provincia per tali interventi. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 110 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Sviluppo della fonte solare Le linee guida di seguito riportate, nei loro termini generali, sono riferite ad entrambe le fonti solari (termica e fotovoltaica). Dove necessario, verranno comunque evidenziate le peculiarità relative ad ognuna. E’ evidente che non vi sono dei limiti tecnici alla quantità di superficie di collettori solari (termici o fotovoltaici) che è possibile installare. Le limitazioni derivano, piuttosto, dalla convenienza economica. Le stime riportate nel Quadro Conoscitivo indicano che per il solare termico si può ipotizzare uno sviluppo, al 2010, compreso tra 7000 e 20000 mq, in dipendenza degli incentivi che verranno sviluppati. Il risparmio energetico prodotto è compreso tra i 5.500 MWh/a ed i 15.150 MWh/a. Per quanto riguarda il solare fotovoltaico si può prevedere uno sviluppo delle installazioni, al 2010, corrispondente ad una potenza di circa 2 MW. L’energia prodotta da tali installazioni sarebbe pari a poco più di 3.400 MWh. Lo sfruttamento della tecnologia solare deve essere favorito approfittando del fatto che, al momento, il mercato italiano mostra vendite in crescita e le prospettive future sono positive. Per quanto riguarda il solare termico è opportuno realizzare delle campagne informative/formative mirate, individuando dei settori particolari, come quello turistico. Con tale attività si vogliono identificate gli attori principali e valutare i meccanismi di finanziamento più idonei a promuovere il mercato di questa fonte energetica rinnovabile. Su alcune utenze rappresentative, che dimostreranno interesse al progetto, saranno condotti studi di fattibilità al fine di valutare il fabbisogno energetico, individuare soluzioni tecniche adottabili ed analizzare la convenienza tecnico-economica. Sulla base dei risultati ottenuti verrà svolta una campagna di sensibilizzazione e di coinvolgimento degli utenti interessati (attraverso le associazioni di categoria) e si valuteranno le opportunità di finanziamento disponibili sul mercato. Si può prevedere l’attivazione di incentivi economici specifici in aggiunta a quelli diffusi già in erogazione. Per quanto riguarda la fonte solare fotovoltaica, questa verrà ulteriormente incentivata attraverso i fondi già in erogazione. Un’enfasi particolare deve essere riservata alla realizzazione di impianti integrati nelle strutture edilizie. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 111 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Sviluppo delle fonti da biomassa In Provincia si può stimare un potenziale di sfruttamento della massa legnosa forestale che può dare origine a circa 25 GWh di energia elettrica o a circa 90 GWh di energia termica. Per quanto riguarda i residui agricoli si stima una produzione di circa 67 GWh di energia elettrica e di circa 240 GWh di energia termica. La strategia più adeguata, rispetto alla costituzione del “parco energetico da biomassa”, è probabilmente quella di promuovere in primo luogo progetti pilota, o comunque iniziative medio piccole nel settore termico o termico associato alla microcogenerazione, utilizzando biomassa agricola e forestale. L’inserimento di obiettivi di natura energetica nella gestione forestale può e, ragionevolmente, deve essere perseguito nell’ambito della pianificazione e gestione forestale e quindi in stretta correlazione con i settori competenti nei diversi Enti sovra e sotto ordinati. La valorizzazione energetica delle biomasse legnose può essere vista come un elemento nuovo aggiuntivo, probabilmente anche di notevole peso in talune condizioni, che si inserisce nella pratica gestione del bosco. Esso tuttavia non si caratterizza come obiettivo finale del bosco bensì come strumento, potenzialmente molto interessante, per stimolare il perseguimento dei fini caratteristici del bosco. Risulta quindi opportuno analizzare la possibilità di sviluppare un progetto pilota che prenda in considerazione tutti gli aspetti legati alla filiera legno – energia, a partire dal piano di approvvigionamento della materia prima (produzione, raccolta, trattamento, distribuzione, ecc.) fino ad arrivare al suo impiego, individuando le utenze maggiormente idonee. Nell’individuazione delle aree più idonee all’implementazione dei sistemi a biomassa con produzione di energia termica, particolare attenzione dovrà essere posta alle aree non metanizzate. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 112 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Sviluppo di una efficiente gestione energetica in ambito industriale Gli interventi di aumento dell’efficienza energetica del settore, dovrebbero trovare una giusta collocazione all’interno di una politica locale di sollecitazione e premiazione di un comportamento volontario delle imprese verso la difesa dell’ambiente. Ciò deriva dalla consapevolezza che le imprese non debbano più fornire solo prodotti buoni ed a basso costo, ma debbano spontaneamente rendere le loro tecnologie ed i loro metodi di produzione compatibili con la salvaguardia delle risorse naturali e, in generale, dell’ambiente. Se si considera la tipica dimensione delle aziende della Provincia, è presumibile che queste non abbiano al proprio interno ne’ la cultura ne’ le risorse per affrontare concretamente il tema dell’efficienza energetica. Se l'attività di diagnostica è una prassi ormai diffusa presso le aziende di grandi dimensioni, non lo è altrettanto nel settore della medio/piccola imprenditoria. Infatti, mentre nelle aziende più grandi l’energia è competenza di una figura ben individuabile, spesso l’"energy manager", nelle piccole le responsabilità tecniche ed amministrative confluiscono in genere in un'unica persona, per la quale l’energia non costituisce generalmente un problema stringente. Per quanto detto è opportuno che la Provincia attivi delle iniziative per consentire alle suddette imprese di analizzare le differenti ipotesi di risparmio energetico, primariamente attraverso l’esecuzione di energy-audit, e di miglioramento del processo produttivo (in particolare dove il discorso consumi e spese energetiche assume un peso rilevante). L’attivazione di tali iniziative dovrebbe avvenire all’interno di accordi con le associazioni di categoria, eventualmente coinvolgendo i fornitori di energia elettrica e gas nell’ambito della contrattazione derivante dal mercato libero. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 113 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Sviluppo di una efficiente gestione energetica in ambito civile privato Il settore civile ha, in generale, un potenziale di riqualificazione energetica molto elevato, sia per quanto riguarda gli usi elettrici che quelli termici. L’orientamento generale che il piano d’indirizzo vuole seguire nel contesto del settore civile, coinvolgendo i cosiddetti interessi diffusi, si basa sul concetto delle migliori “opportunità tecnologiche di aumento dell’efficienza” legate alla produzione e distribuzione di energia per usi termici ed elettrici, sia in termini di contenimento della domanda che in termini di miglioramento dei processi di conversione e distribuzione dell’energia. In base a tale concetto, ogni qual volta sia necessario procedere verso installazioni ex novo oppure verso retrofit o sostituzioni, ci si deve orientare ad utilizzare ciò che di meglio, da un punto di vista di sostenibilità energetica, il mercato può offrire. Diversi sono gli ambiti nei quali può esplicarsi l’intervento della Provincia. Per quanto riguarda gli usi elettrici obbligati si vuole procedere alla realizzazione di una campagna che coinvolga produttori, distributori ed utenti di apparecchiature domestiche (lampade, elettrodomestici, apparecchiature elettroniche, ecc.). Per quanto riguarda gli usi termici una attività consiste nell’incentivazione (nell’ambito dei controlli ex DPR 412/93 e 551/99) alla sostituzione di caldaie obsolete con caldaie ad altissima efficienza o, dove opportuno, con sistemi d’altro tipo (es. pompe di calore). L’incentivazione (o prescrizione) verso l’uso di sistemi ad altissima efficienza verrà resa operativa anche per le utenze che si allacciano alla rete di distribuzione del gas. Per quanto riguarda le opere di coibentazione edilizia, queste verranno ulteriormente incentivate attraverso i fondi già in erogazione. Per tutte le attività previste sarà necessario tenere in dovuta considerazione gli accordi con i distributori di gas alla luce di quanto previsto dal DM MICA del 24 aprile 2001. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 114 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Sviluppo di una efficiente gestione energetica in ambito civile pubblico Per un controllo integrato del patrimonio pubblico provinciale, azione prioritaria è una attenta analisi conoscitiva, in grado di fornire un quadro sufficientemente dettagliato del parco edilizio pubblico. Tale azione rappresenta un elemento importante per pianificare interventi di manutenzione straordinaria, sia sugli edifici che sugli impianti, che considerino anche azioni finalizzate al risparmio energetico. Lo strumento realizzativo dell’azione è rappresentato da una banca dati che consenta di gestire un censimento degli edifici finalizzato al monitoraggio dei consumi energetici ed alla elaborazione di linee di intervento sul parco edilizio. La gestione dei risultati delle elaborazioni contenute nel database potrà configurare alcune ipotesi prioritarie sulle strategie di riqualificazione del parco edilizio. La Provincia provvederà, quindi, a programmare una apposita campagna di audit energetici sugli edifici pubblici che presentano le prestazioni energetiche più scadenti. Gli audit energetici e gli interventi di aumento dell’efficienza conseguenti potrebbero essere finanziati attraverso un fondo alimentato dagli introiti derivanti dal risparmio energetico stesso. Gli stessi capitolati prestazionali potrebbero prevedere gli interventi citati. Risulta prioritaria la realizzazione immediata di opere di razionalizzazione energetica almeno su un edificio campione rappresentativo a scopo dimostrativo anche per il settore privato. E’ evidente, per la realizzazione di tale attività, l’interazione con il settore dell’edilizia pubblica, in modo da trovare una sinergia anche economica. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 115 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo 8 IL PIANO FINANZIARIO Gli obiettivi di risparmio ricavabili dalle analisi effettuate possono essere tradotti in investimenti necessari per il loro raggiungimento. Dalle analisi effettuate emerge il quadro di sintesi sotto riportato, riferito ai combustibili fossili risparmiati ed alla stima degli investimenti necessari allo scopo. Le stime si riferiscono al potenziale tecnico stimabile al 2010. I valori economici utilizzati fanno riferimento a dati medi di letteratura e, quindi, la loro applicazione nella situazione specifica può essere affetta da qualche errore. D’altra parte si ritiene comunque che i numeri riportati diano un’idea abbastanza ragionevole dei valori in gioco. Combustibili Investimento fossili risparmiati (M€) (tep/a) Offerta di energia* Settore elettrico Fonte idroelettrica Fonte eolica Fonte solare fotovoltaica Fonte da biomassa forestale Fonte da biomassa agricola 5.500 22.000 748 5.456 14.718 13 52 17 8 21 9.611 25.875 1.303 21 57 12 8.822 4.785 9 5 Settore termico Fonte da biomassa forestale Fonte da biomassa agricola Fonte solare termica Domanda di energia Settore elettrico Settore termico * I risparmi, ed i relativi investimenti, riguardanti la fonte da biomassa nel settore elettrico e nel settore termico sono da considerarsi alternativi e non cumulabili. Si presti attenzione al fatto che i valori riportati in corrispondenza della fonte da biomassa non sono cumulabili: infatti si sono considerate separatamente le ipotesi di sfruttamento per usi termici e per usi elettrici. È quindi possibile considerare due ipotesi separatamente, la prima che considera lo sfruttamento della biomassa per usi elettrici e la seconda che considera lo sfruttamento della biomassa per usi termici (è evidente la possibilità di ipotesi intermedie). SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 116 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Investimento (M€) Ipotesi 1 Ipotesi 2 Offerta di energia Settore elettrico Fonte idroelettrica Fonte eolica Fonte solare fotovoltaica Fonte da biomassa forestale Fonte da biomassa agricola Settore termico Fonte da biomassa forestale Fonte da biomassa agricola Fonte solare termica 13 52 17 8 21 21 12 57 12 9 5 9 5 139 187 Domanda di energia Settore elettrico Settore termico Totale 13 52 17 Una ulteriore suddivisione importante riguarda gli interventi cosiddetti puntuali e gli interventi cosiddetti diffusi. I primi consistono in opere di una certa dimensione che non coinvolgono direttamente singole utenze finali ma gli operatori di settore, come gli interventi nel campo idroelettrico, eolico e produzione di elettricità da biomassa. I secondi riguardano interventi tendenzialmente di più modesta entità ma che coinvolgono singole utenze finali, come il solare (termico e fotovoltaico), la biomassa per usi termici (impianti individuali) e tutti gli interventi sul lato domanda. E’ evidente che la suddetta suddivisione per tecnologie non è sempre adatta a tutte le situazioni. Ad esempio si possono prevedere interventi riguardanti l’eolico cosiddetto minore che interessa utenze singole, piuttosto che lo sfruttamento della biomassa per reti di teleriscaldamento, coinvolgendo più utenze contemporaneamente. Mantenendo comunque la suddivisione citata, la ripartizione economica risulta essere la seguente. Interventi puntuali Interventi diffusi Investimento (M€) Ipotesi 1 Ipotesi 2 94 65 45 123 Si ritiene che l’intervento pubblico diretto debba essere orientato verso gli interventi diffusi. Gli interventi puntuali, soprattutto quelli inerenti la produzione di energia elettrica (si consideri soprattutto il caso dell’eolico), possono essere coperti finanziariamente dall’investitore privato che trova già dei benefici economici o, comunque, delle prescrizioni, nell’attuale regime di mercato (si fa riferimento essenzialmente ai cosiddetti “certificati verdi”). Per quanto riguarda gli interventi diffusi si possono prevedere i seguenti contributi finanziari. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 117 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Investimento (M€) Fonte solare fotovoltaica Fonte da biomasse di cui da biomassa forestale di cui da biomassa agricola Fonte solare termica Risparmio energetico di cui settore elettrico di cui settore termico Totale Tariffa (DM 24/4/02) 17 78 21 57 14 14 9 5 Bandi nazionali POR (M€) 75% 1,9 (75%) 30% 0,05 (40%) 0,25 (40%) 20% 20% Anche nel caso degli interventi diffusi, comunque, l’intervento dell’Ente provinciale può intervenire a coprire solo una parte marginale della spesa complessiva, qualora si volessero raggiungere gli obiettivi stimati. In effetti il ruolo principale sarebbe giocato da investimenti privati, eventualmente con il contributo di recuperi tariffari, come è probabile che avvenga nel caso di interventi nell’ambito dei decreti riguardanti il risparmio energetico del 24 aprile 2001. La copertura provinciale avverrà in ambito POR, come già ampiamente sperimentato. D’altra parte è possibile studiare altre forme di finanziamento a cui la Provincia potrebbe accedere. Ad esempio attraverso la creazione di una cassa che raccoglie parte del risparmio economico derivante da operazioni di riqualificazione energetica degli edifici di proprietà, in modo da poterlo reinvestire in operazioni analoghe su altri edifici. Oppure mediante la modulazione dell’accise sull’energia elettrica, destinando parte dei proventi alle finalità di interesse energetico. Come delineato nelle schede riguardanti le attività prioritarie a cui la Provincia può dedicarsi a breve – medio periodo, risulta chiaro che gran parte di questa attività è essenzialmente dedicata all’attivazione degli interessi (anche di carattere economico) di diversi soggetti, sia pubblici che privati, verso i temi dell’efficienza energetica. Una stima delle risorse economiche da impegnare per tali attività è riportata nella tabella a seguire. Le cifre possono essere ragionevolmente ripartite su un arco di tempo di tre anni. Le stesse cifre potranno variare qualora parte delle attività venissero realizzate avvalendosi di risorse interne all’Ente. Nella stima sono esclusi gli incentivi economici gestiti attraverso i POR. Tali incentivi continueranno in base alle disponibilità finanziarie già definite. E’ possibile prevedere che una nuova ripartizione dei fondi disponibili potrà essere richiesta in base alle indicazioni che possono emergere dalle indagini proposte nelle attività. Si fa riferimento, ad esempio, al minieolico piuttosto che allo sviluppo dei sistemi funzionanti a biomassa. Le attività evidenziate non sono associabili direttamente ad indicatori di risparmio facilmente quantificabili e ed è quindi difficile definire la loro efficacia in termini di costo/benefici. Si tratta, infatti, di attività aventi lo scopo prevalente di creazione e di diffusione di condizioni idonee alla razionalizzazione energetica, più che di attività direttamente rivolte alla realizzazione di opere. Vanno quindi a complementare le attività che la Provincia già da tempo sta incentivando attraverso i POR, dando all’attività dell’Ente un carattere di intervento molto amplio e variegato. In realtà tale approccio va nella direzione di lasciare all’Ente pubblico il ruolo di promotore e regolatore di iniziative, più che di diretto investitore, nella consapevolezza che la realizzazione di molte di queste iniziative già può trovare degli idonei riscontri in altri soggetti. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 118 di 120 Piano Energetico Ambientale della Provincia di Catanzaro Piano di Indirizzo Attività Costo (€) Contributo al finanziamento* Note 1 Realizzazione di programmi di partecipazione 30.000 2 Adeguamento normativo del piano territoriale di coordinamento 15.000 Altri settori 3 Attività rivolta ai comuni 90.000 4 Potenziamento delle strutture provinciali in materia di energia 225.000 5 Verifica del conseguimento degli obiettivi e aggiornamento del Piano Energetico 30.000 E’ possibile un contributo derivante dall’attività 4 L’attività può rientrare nei compiti di cui all’attività 4 6 Diffusione dell’informazione e della formazione 60.000 E’ possibile un contributo derivante dall’attività 4 L’attività può rientrare nei compiti di cui all’attività 4 7 Sviluppo della cogenerazione 60.000 Distributori di energia / ESCO (ex decreti 24.04.01) 8 Sviluppo della idroelettrica 9 Parte della cifra può essere messa a bando CE: bando “Energia Intelligente per l’Europa” 60.000 Altri settori La cifra non include incentivi alla realizzazione di opere Sviluppo della fonte eolica 30.000 La cifra non include incentivi alla realizzazione di opere 10 Sviluppo della fonte solare 30.000 Associazioni di categoria La cifra non include incentivi alla realizzazione di opere 11 Sviluppo delle biomassa 60.000 Altri settori La cifra include incentivi alla realizzazione di opere 12 Sviluppo di una efficiente gestione energetica in ambito industriale Associazioni di categoria 90.000 Utility energetiche (ex decreto “Bersani”) Parte della cifra può essere messa a bando 13 Sviluppo di una efficiente gestione energetica in ambito civile privato 90.000 14 Sviluppo di una efficiente gestione energetica in ambito civile pubblico fonte fonti da Distributori di energia / ESCO (ex decreti 24.04.01) Distributori di energia / ESCO (ex decreti 24.04.01) 90.000 Fornitori contratto calore Altri settori Totale La cifra non include incentivi alla realizzazione di opere La cifra include circa 10 audit; non include la realizzazione degli interventi sull’edificio campione 960.000,00 *Ove non specificato si intende che la quota risulta a completo carico del Settore Tutela Ambientale. Per “Altri settori” si intendono settori diversi dell’Amministrazione Provinciale. SETTORE TUTELA AMBIENTALE 21/12/2004 Pagina 119 di 120