Progetto Powerpoint 2009 IL CONCREZIONAMENTO: PARTE I a cura di Paolo Forti coordinatore Cristalli di calcite su stalattite, Grotta di Esparros, Francia (foto P. Forti) INTRODUZIONE Per concrezione si intende una roccia depositata dall’acqua che ha al suo interno, più o meno evidenti, una serie di lamine o bande sub-parallele sovrapposte, che rappresentano i suoi successivi stadi di accrescimento. Luminescenza di una concrezione (foto Y. Shopov) Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 IL CONCREZIONAMENTO CARBONATICO Sino a pochi anni addietro per concrezioni si intendevano esclusivamente gli speleotemi di CaCO3. In realtà qualunque minerale di grotta può dare luogo a concrezionamenti, la cui forma è indipendente dal tipo di sostanza che la compone. Modificato da White W.B. (1976), Cave minerals and speleothems. In: Ford T.D. & Cullingford C.H.D. (Eds.), The Science of Speleology, pp. 267-327. Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 Precipitazioni P CO2 = 10-3,5 atm Acqua nel suolo P CO2 = 10-1 atm Corrosione del calcare Percolazione Diffusione della CO2 nell’atmosfera di grotta e precipitazione di CaCO3 P CO2 = 10-2,5 atm LA FORMA DELLE CONCREZIONI Non dipende dal minerale di cui sono fatte, ma è controllata esclusivamente dal tipo di moto del fluido che le genera. Moto dell’acqua Principali forme risultanti caduta Stalattiti, tubolari, vele Gocciolamento impatto Stalagmiti, conuliti, cerchi da splash Scorrimento Crostoni, colonne, barriere, moonmilk Sommersione Pisoliti, cave clouds, coralloidi, moonmilk Saliente Geysermiti Evaporazione Cristalli flottanti, coralloidi, trays Capillarità Eccentriche, dischi, coralloidi Condensazione Rims, boxworks, coralloidi, moonmilk Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LE PRINCIPALI CONCREZIONI Modificato da Hill & Forti, 1997 Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LE CONCREZIONI DA GOCCIOLAMENTO Si formano quando acqua sovrasatura affiora sul soffitto di una cavità aerata dando luogo a un gocciolamento. Si sviluppano: - sul soffitto nel punto in cui affiora o scorre l’acqua; - sul pavimento nel punto in cui impatta la goccia che cade; - sulle pareti o sul pavimento ove rimbalzano gli splash. Grotta di Santa Barbara, Sardegna, Italia (foto P. Testi, Arch. GSB/USB) Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LE STALATTITI E LE TUBOLARI O CANNULE Sono concrezioni che si formano dal soffitto dove affiora l’acqua. La loro caratteristica principale è quella di avere un canalicolo interno di alimentazione. Si differenziano tra loro per il fatto che le tubolari sono cilindriche, mentre le stalattiti sono coniche. Grotta in calcare del deserto dell’Arabia Saudita (foto P. Forti) Grotta di Valdemino, Liguria, Italia (foto F. Facchinetti, Arch. GSB/USB) Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LA VELOCITÀ DI DISTACCO Se la velocità è troppo alta non si può formare alcun deposito. Le tubolari rappresentano il limite superiore per la velocità di gocciolamento. A velocità più basse si formano le stalattiti. Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LO SVILUPPO DI UNA TUBOLARE Una tubolare è caratterizzata dal fatto che è perfettamente cilindrica e ha il diametro della goccia che cade. Modificato da Cabrol, 1978 Una tubolare assume la forma conica solo se al suo esterno fluisce acqua concrezionante. Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 IL DIAMETRO COSTANTE DELLE TUBOLARI Il diametro è indipendente dal canalicolo di alimentazione nella roccia, ma dipende solo dalla dimensione di equilibrio che ha la goccia nel momento di cadere. Modificato da Curl, 1972, Minimum diameter stalactites. National Speleological Society Bulletin 34(4), pp. 129-136 Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 IL DIAMETRO MINIMO DELLE STALATTITI Il diametro minimo di una stalattite dipende esclusivamente dalle caratteristiche chimico-fisiche dell’acqua e dalla forza di gravità. g d B 2 Dove: B° = numero puro ρ = densità della soluzione g = accelerazione di gravità d = diametro cannula σ = tensione superficiale In tutto il mondo il diametro delle cannule è costante e corrisponde a 5,1 mm. Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 IL DIAMETRO DI UNA CANNULA PUÒ VARIARE? Solo se variano le caratteristiche chimico-fisiche del solvente e/o la forza di gravità. Minerale Calcite Ghiaccio Lava T (°C) σ (g/s2) ρ (g/cm3) d (terra) d (luna) 10 74,2 1,0 0,51 1,24 0 75,6 1,0 0,52 1,26 1400 400 2,6 0,74 1,79 Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LA STRUTTURA DELLE TUBOLARI Le tubolari sono normalmente monocristalline con l’asse c della calcite parallelo all’asse di crescita. All’inizio la disposizione dei cristalli è assolutamente casuale poiché crescono per epitassia sui granuli cristallini del soffitto. In breve tempo però rimangono esclusivamente i cristalli con asse c orientati nella direzione dello sviluppo per effetto della competizione selettiva. Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LA COMPETIZIONE SELETTIVA Non tutti i cristalli hanno le stesse possibilità di svilupparsi, dato che crescendo si ostacolano tra loro (competizione selettiva). Solo quelli che presentano l’asse di maggiore crescita parallelo alla direzione di sviluppo possono sopravvivere. Modificato da Forti & Perna (1982), Orientazione dei cristalli di calcite nelle crevasse della Miniera di Nebida (Sardegna sud occidentale). Periodico di Mineralogia 51, pp. 155-160 Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LA STRUTTURA DELLE STALATTITI Le stalattiti si accrescono con due meccanismi differenti: apicalmente come le tubolari e radialmente per l’acqua che fluisce sopra le loro pareti esterne. Modificato da Moore (1962), The growth of stalactites. NSS Bull. 24(2), pp. 95-106 Per la competizione selettiva allora l’orientazione degli assi c dei cristalli sarà verticale lungo il canalicolo centrale e radiale nella parte esterna. Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 SOVRASATURAZIONE E STRUTTURA CRISTALLINA La competizione selettiva è attiva esclusivamente se la sovrasaturazione non è troppo bassa o troppo alta. Modificato da White W.B. (1976), Cave minerals and speleothems. In: Ford T.D. & Cullingford C.H.D. (Eds.), The Science of Speleology, pp. 267-327 Aumento della sovrasaturazione Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LE STALATTITI CURVE Si formano se la corrente d’aria spira sempre nella stessa direzione durante il loro accrescimento. Stalattiti storte della Grotta Calindri, Bologna, Italia (foto P. Forti) La direzione della curvatura dipende dal meccanismo che porta allo sviluppo delle stalattiti: - a favore di vento se domina la diffusione; - contro vento se domina l’evaporazione. Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LE VELE O CORTINE Si formano quando la goccia prima di staccarsi scorre sul soffitto un certo tempo. Si forma una “pista” della dimensione della goccia (5,1 millimetri). Grotta di Valdemino, Liguria, Italia (foto F. Facchinetti, Arch. GSB/USB) Le varie piste si sovrappongono a formare la vela. L’allargamento avviene solo per acqua che fluisce sulle pareti laterali. Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LE STALAGMITI Nel punto dove la goccia impatta il pavimento della grotta si può formare una stalagmite. Possono essere schematizzate come dei cilindri a testa ogivale più o meno appiattita. Possono raggiungere il diametro di vari metri e altezza anche di 30 metri. Grotta Impossibile, Trieste, Italia (foto P. Forti) Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LA FORMA DELLE STALAGMITI La loro forma esterna è controllata dal flusso d’acqua generato dall’impatto della goccia sul pavimento. Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LA FREQUENZA DI GOCCIOLAMENTO L’altezza dipende solo dalla sovrasaturazione e dal tempo. Il diametro dipende strettamente dalla frequenza del gocciolamento. Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 IL DIAMETRO DI EQUILIBRIO Nel caso di una frequenza di gocciolamento molto elevata rispetto al tempo di esaurimento, Co e V sono costanti. Il diametro di equilibrio di una stalagmite (Franke, 1965) Il diametro dipende esclusivamente dal volume dell’acqua di alimentazione. c q d 2 v c° = materiale depositato dalla unità di volume di soluzione q = quantità d’acqua che cade nell’unità di tempo v = velocità di accrescimento apicale = 3,14….. Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 SE CALA LA FREQUENZA Nel caso di una frequenza di gocciolamento medio-bassa, Co e V variano nel tempo interferendo tra loro. Il caso limite è quando la goccia esaurisce il potere concrezionante prima dell’impatto della successiva, dando luogo al diametro minimo possibile. Tg Te Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 IL DIAMETRO MINIMO Se Tgocciolamento Tesaurimento il diametro della stalagmite dipenderà esclusivamente dalla capacità della goccia di espandersi radialmente dal punto di impatto. Spessore limite Area bagnata da una singola goccia Sul piano sarà una superficie circolare d min 2 Dove: z = volume della goccia π = 3,14… δ = spessore limite d’acqua Per temperature standard il diametro minimo è circa 3 centimetri. Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 z LE CONULITI Si formano quando l’acqua concrezionante impatta su un pavimento costituito da sabbia o fango. L’energia cinetica dell’acqua scaverà nel pavimento un cono rovesciato di un sottile strato di concrezione. Il bordo superiore sarà sempre aggettante rispetto al pavimento per il meccanismo di risalita per capillarità ed evaporazione. Grotta di Carlsbad, USA (foto P. Forti) Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LE CONCREZIONI DA SPLASH Sono concrezioni che si formano dove impattano le goccioline che si generano quando una goccia primaria si frantuma. Di solito si formano concrezioni sferoidali sulle pareti al fondo di pozzi cascata. Grotta Novella, Bologna, Italia (foto L. Donini, Arch. GSB/USB) Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 I CERCHI Sono rare concrezioni da splash, la cui genesi può dipendere da due differenti meccanismi. Grotta del Sorell, Alghero, Italia (foto L. Montanaro) I cerchi con diametro largo si formano per l’impatto della goccia sul terreno. Modificato da Montanaro (1992), Osservazioni sui cerchi della grotta del Sorell. Boll. Gr. Spel. Sass. 13, pp. 21-22 Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 I CERCHI DA GOCCIA SOVRACRITICA Se dal soffitto si stacca una goccia più grande di quella di equilibrio (sovracritica), allora questa si ridurrà espellendo durante il suo tragitto di caduta due goccioline. Grotta del Sorell, Alghero, Italia (foto L. Montanaro) I cerchi che si formano con questo meccanismo avranno un diametro molto più piccolo di quelli da splash. Modificato da Montanaro, 1992 Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LE CONCREZIONI DA FLUSSO Si formano per un velo d’acqua che fluisce su pareti, pavimento, altre concrezioni. Danno origine ai grandi pavimenti concrezionati, alle colonne, alle barriere delle vasche, ai baldacchini etc… Grotta Gournier, Francia (foto G. Frabetti) Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LE COLONNE Quando una stalattite e una stalagmite si uniscono si interrompe l’alimentazione dovuta alla goccia che cade. L’evoluzione è possibile esclusivamente per flusso d’acqua sulla superficie esterna, con formazione di una colonna. Foto P. Forti Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 I BALDACCHINI Sono concrezioni aggettanti, con la superficie inferiore piatta o inclinata verso l’alto. La loro genesi può essere dovuta a differenti meccanismi: - rapida variazione nel tempo del flusso idrico; - sviluppo sopra un sedimento incoerente; - sviluppo a livello di una superficie di acqua stabile. Buco Cattivo, Marche, Italia (foto P. Forti) Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 STADI EVOLUTIVI DI UN BALDACCHINO Grotta di Cuccuru Tiria, Sardegna, Italia (foto L. Bianco) Grotta dell’Edera, Urzulei, Sardegna, Italia (foto P. Jolivet) Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LE BARRIERE DELLE VASCHE (GOURS) Nel caso la sovrasaturazione sia molto bassa non si forma una normale colata: la deposizione avviene solo in quei punti ove la diffusione è favorita. Si formano quindi delle dighe, spesso sovrapposte l’una alle altre. La dimensione delle dighe può variare dai pochi millimetri a vari metri. Grotta di San Giovanni, Sardegna, Italia (foto P. Forti) Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 I MECCANISMI EVOLUTIVI DEI GOURS La diffusione e quindi la sovrasaturazione aumentano dove il film d’acqua si assottiglia e la turbolenza aumenta. Il processo è “autocatalitico”. Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LE CONCREZIONI DA CAPILLARITA’ Grotta di Cabrespine, Francia (foto P. Forti) Se l’acqua concrezionante si muove per capillarità, la gravità non ha più effetto e quindi i depositi si svilupperanno in direzioni apparentemente casuali. Grotta de l’Asperge, Francia (foto P. Forti) Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 I DISCHI Sono concrezioni formate da due piatti circolari separati da un piano di alimentazione, che corrisponde alla discontinuità della roccia che alimenta lo speleotema. Grotta di San Giovanni Su Anzu, Dorgali, Italia (foto L. Bianco) Grotta di San Giovanni Su Anzu, Dorgali, Italia (foto L. Bianco) Modificato da Cabrol, 1978 Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 PERCHÉ IL PIANO DI ALIMENTAZIONE RIMANE BEANTE? I dischi possono raggiungere diametri di qualche metro, ma il piano capillare rimane assolutamente libero, nonostante l’acqua sia chiaramente concrezionante. Una giustificazione potrebbe essere data da: - l’acqua di alimentazione diviene a volte sottosatura; - la pressione idrostatica; - l’effetto delle maree terrestri. Solo la terza ipotesi è valida in generale, mentre le prime due possono realizzarsi solo in determinati ambienti. Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LE ECCENTRICHE Si possono sviluppare in ogni direzione. La loro lunghezza può variare da pochi millimetri a vari metri, mentre il diametro passa da frazioni di millimetro a oltre 10 centimetri. Le eccentriche possono essere suddivise in 4 grandi categorie: filiformi, a palline, vermiformi, monocristalline. Grotta del Fico, Sardegna, Italia (foto L. Donini, Arch. GSB/USB) Grotta di Is Zuddas, Sardegna, Italia (foto G. Caddeo) Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 IL CANALICOLO INTERNO È una delle caratteristiche comuni a tutte le eccentriche: ha una dimensione molto piccola (da 0,008 a 0,5 millimetri). Modificato da Cabrol, 1978 Il canalicolo si sviluppa all’interno dell’eccentrica in modo del tutto indipendente dalla forma esterna della stessa. Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 DA ECCENTRICA A TUBOLARE Di norma non esiste gocciolamento dall’apice delle eccentriche, ma, se l’alimentazione è tale da permetterlo, l’eccentrica si trasforma immediatamente in una tubolare. Grotta del Fico, Sardegna, Italia (foto P. Forti) Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 Modificato da Cabrol, 1978 LE ECCENTRICHE MACROCRISTALLINE Sono le eccentriche che possono raggiungere le dimensioni maggiori. Possono curvare in maniera continua o secondo angoli definiti dal reticolo cristallino. Modificato da Prinz (1908), Les cristalisations des grottes de Belgique. Nouv. Mém. Soc. Géol. Belg. 4(2), pp. 1-90 Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 IL LATTE DI MONTE O MOONMILK È un aggregato microcristallino, soffice e plastico se impregnato d’acqua, finissima polvere se secco. Forma di norma strati di alcuni centimetri su pareti, ma può dare luogo anche a grandi concrezioni. Geneticamente il moonmilk può formarsi sia in maniera abiologica che biologica. Gesso su moonmilk, Grotta del Fiume, Frasassi, Italia (foto P. Forti) Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LE CONCREZIONI DA EVAPORAZIONE I più comuni speleotemi da evaporazione sono i coralloidi e le trays Grotta dell’Uomo di Altamura, Puglia, Italia (foto P. Forti) Grotta Nera, Maiella, Italia (foto P. Forti) Aragonite florrante, Grotta di Is Zuddas, Sardegna, Italia (foto G. Caddeo) Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LA GENESI DEI CORALLOIDI I coralloidi si sviluppano nelle aree di forte evaporazione (+ΔT -ΔP). Modificato da Perna, 1989 – Genesi delle concrezioni coralloidi e dei cristalli. Speleologia 20, pp. 40-44. Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LE TRAYS Presentano la parte apicale ingrossata e curvata controvento. Modificato da Calaforra & Forti, 1994, Two new types of gypsum speleothems from New Mexico: Gypsum trays and Gypsum dust, National Speleological Society Bulletin 56, pp. 32-37 L’albero di Natale, grotta in gesso del Nuovo Messico, USA (foto P. Forti) Si originano per un processo simultaneo di corrosione da condensazione e deposizione per evaporazione. Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LE CONCREZIONI DA ACQUA STAGNANTE La calcite flottante si forma sulla superficie di specchi d’acqua per evaporazione. Immagine SEM di calcite flottante (foto P. Forti) Aragonite flottante con monteponite, Crovassa di -100, Miniera di Monteponi, Sardegna, Italia (foto P. Forti) Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LE CONCREZIONI EPIFREATICHE Nella zona epifreatica, la diffusione della CO2 e l’evaporazione danno luogo a concrezioni particolari. Questo processo è particolarmente importante nelle grotte ipogeniche (vedi lezione). Foglia nella Grotta di Adaouste, Francia (foto J. De Waele) Coni, Grotta di Adaouste, Francia (foto J. De Waele) Tower coral nella Grotta di Adaouste, Francia (foto J. De Waele) Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LE PISOLITI Vengono chiamate anche perle di grotta, avendone la stessa struttura interna, caratterizzata da un nucleo centrale su cui si sviluppano le bande concentriche di concrezione. 1 mm 34 mm Pisoliti di aragonite, -100, Miniera di Monteponi, Sardegna, Italia (foto P. Forti) Sezione di una pisolite (foto P. Forti) Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 IL DIAMETRO DELLE PISOLITI I diametri massimi e minimi delle pisoliti esistenti all’interno di ogni vaschetta sono controllati dell’energia cinetica dell’acqua che le alimenta. Miniera Reforma Quatro Cienegas (foto Arch. La Venta) Pisoliti sezionate con nuclei differenti (foto P. Forti) Modificato da Garberi & Forti, 1984, Le pisoliti della Buca del Vasaio di Motrone e l'ipotesi del minimo e massimo diametro possibile. Sottoterra 59, pp. 1-6 Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LA FORMA ESTERNA DELLE PISOLITI L’energia di cristallizzazione fa evolvere le pisoliti verso la forma sferica anche se il nucleo di partenza non lo è. Forme poligonali possono derivare da erosione e/o impedimento sterico. Pisolite poligonale - Grotta delle Pisoliti, Bologna, Italia (foto P. Forti) Grotta delle Pisoliti, Bologna (foto P. Piccinini, Arch. GSB/USB) Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LE PISOLITI CUBICHE Perché si sviluppino pisoliti “cubiche”, con solo i vertici arrotondati, è necessario che esistano condizioni al contorno molto particolari: - bassa energia; bassa sovrasaturazione; impedimento sterico; sommersione parziale. Sezione di una pisolite cubica - Grotta del Corchia, Toscana, Italia (foto P. Forti) Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 LE CONCREZIONI DA CONDENSAZIONE E DA AEROSOL Sono assolutamente rare e confinate in ambienti particolari (grotte vulcaniche, grotte termali …). Le forme più comuni sono: - anemoliti; - rim; - coralloidi; - boxwork. Grotta Cutrona, Sicilia, Italia (foto P. Forti) Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 Grotta Cutrona, Sicilia, Italia (foto P. Forti) LE ANEMOLITI E I RIM Aumentando la turbolenza e diminuendo la temperatura e/o la pressione si permette lo sviluppo di questi speleotemi. Modificato da Hill & Forti, 1997 Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 I CORALLOIDI DA SPRAY Sono morfologicamente identici a quelli da evaporazione, anche se generalmente molto più piccoli. Si sviluppano però nelle aree di condensazione (-ΔT +ΔP). Modificato da Perna, 1989, Genesi delle concrezioni coralloidi e dei cristalli. Speleologia 20, pp. 40-44 Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 I BOXWORK Sono lame di calcite, o di un altro minerale, rese aggettanti dalla erosione-corrosione differenziale. Modificato da Hill & Forti, 1997 Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Sono state descritte morfologicamente e geneticamente solamente alcune delle principali concrezioni. Le grotte presentano una molto più grande varietà di forme concrezionarie, e ancora oggi se ne trovano di assolutamente nuove. Dato il loro grande interesse, non solo estetico, ma anche e soprattutto scientifico, la ricerca in questo campo sarà molto attiva in un prossimo futuro. Grotta in calcare del deserto dell’Arabia Saudita (foto J. Pint) Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 CONSERVAZIONE E SALVAGUARDIA Le concrezioni sono il principale motivo estetico di una grotta, ma possono facilmente essere sporcate, alterate o distrutte. Le concrezioni appartengono alla grotta che le ospita e debbono pertanto rimanere intatte al suo interno. Non è ammesso nessun prelievo di materiale, anche se già rotto, per collezionismo o peggio commercio. Il cactus sotto l’Abisso Ancona, Grotta del Vento, Frasassi, Italia (foto P. Forti) Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 PER SAPERNE DI PIU’ CABROL P. (1987) - Contribution à l'étude du concrétionnement carbonaté des grottes du Sud de la France, Morphologie, genèse, diagenèse. Mémoires du Centre d'études et de recherches géologiques et hydrogéologiques, 12, 275 pp. FORTI P. (2000) – I depositi chimici delle grotte. Quaderno didattico della Società Speleologica Italiana, n° 7, 36 pp. HILL C., FORTI P. (1997) - Cave minerals of the World. National Speleological Society, Huntsville, 464 pp. WHITE W.B. (1976) – Cave minerals and speleothems. In: Ford T.D. & Cullingford C.H.D. (Eds.), The Science of Speleology, pp. 267-327. Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009 CREDITI Questa lezione è stata preparata da Paolo Forti. Per la parte fotografica si ringraziano i fotografi Luigi Bianco, Guglielmo Caddeo, Jo De Waele, Luigi Donini, Franco Fachinetti, Paolo Forti, Giorgio Frabetti, Philippe Jolivet, Luca Montanaro, Patrizio Piccinini, John Pint, Yavor Shopov, Pierfederico Testi e l’Archivio dell’Associazione Geografica La Venta. I disegni, dove non specificato diversamente, sono stati preparati da Paolo Forti. Si ringraziano per la loro collaborazione e disponibilità i seguenti enti ed istituzioni: - l’archivio fotografico del GSB/USB, - l’Associazione Geografica La Venta. © Società Speleologica Italiana Ogni parte di questa presentazione può essere riprodotta sotto la propria responsabilità, purché non se ne stravolgano i contenuti. Si prega di citare la fonte. Il concrezionamento: parte I – Società Speleologica Italiana 2009