Eco dell’Antonelli Eco dell’Antonelli APRILE 2013 Stand e open day universitari incontri con imprenditori saloni laboratori e corsi formativi esperienze Erasmus testimonianze dei nostri ex studenti tutto questo e altro ancora è speciale orientarsi scegliere ECO DELL’ANTONELLI PARLIAMO DI PAGINA 2 Scegliere PAGINE 3-8 Esperienze Erasmus Testimonianze ex studenti del Liceo PAGINA 9 Tavola rotonda con imprenditori novaresi La Drink-Conferenza PAGINA 10 Orientiamoci insieme PAGINA 11 “Scegliere l’università” Orientamento per Ingegneri L’individuo al centro del diritto PAGINA 12 Wooooow Io e il mio futuro Laboratori di informazione orientativa PAGINA 13 Intervista ad Angelo Colombo I (Traparentesi) PAGINE 14-15 Rubriche PAGINA 16 Che cosa posso fare all’università Responsabile Lorenzo Borelli Redazione Alessia Amato, Elena Cardano, Ilaria De Luca, Alice Dinegro, Valentina Canetta, Alessandro Manzotti, Carlo Mazzeri, Tania Piana, Marianna Polito, Giorgia Stress, Giulia Tarantola, Giulia Urani Hanno collaborato Chiara Belluco, Renato Bertozzi, Alice Bighinzoli, Giulia Borelli, Andrea Cantone, Valeria Colombo, Giulio Cortesi, Silvia Degiovanni, Franco don Finocchio, Sara Giovarruscio, Valeria Mantellino, Ottavia Mariani, Vanessa Mucchietto, Marianna Pasqua, Alessandro Pirisi, Camilla Tornotti, Simone Zatti Impaginazione e grafica Elena Onetto 2 SCEGLIERE Se c’è un’attività dell’uomo che riesce a mettere sempre in difficoltà è proprio scegliere. E’ certamente il dono più grande di quella libertà di cui siamo così voraci, e se mancasse sarebbe una tragedia che renderebbe la vita meno degna di quella che invece è; ma quando è presente sembra quasi una condanna, da dover forzatamente subire. Pensiamo alla bizzarria di un sorteggio: è il voler coscientemente rinunciare alla propria libertà perché non si sa che decisione prendere o perché non ci si vuole assumere le conseguenze della decisione stessa. Sembrerebbe una follia eppure sappiamo che il sorteggio è una delle modalità di scelta da sempre adottata dall’umanità. Forse un problema è che scegliere, è un’attività alla quale ci si deve addestrare e non si può improvvisare. Fin da piccoli avrebbero dovuto insegnarci a scegliere e a capire la bellezza e la fatica della scelta: posso avere una cosa ma devo rinunciare a un’altra e quindi mi devo abituare al fatto che ciò che scelgo deve darmi una convinzione forte al punto di non sentire la sofferenza di ciò che ho sacrificato o da gestirne il lutto. Forse guardando ai nostri piccoli capiamo perché è diventato ancora più difficile scegliere. Una volta ai piccoli veniva chiesto: questa settimana vuoi un giornalino, un gelato, le caramelle o andare al cinema? E il piccolino doveva decidere di volta in volta ciò che sentiva meglio per lui non solo imparando a scegliere ma imparando soprattutto a rinunciare. Oggi i piccoli passeggiano con un giornalino sottobraccio, delle caramelle in tasca, mangiando un gelato mentre si stanno recando al cinema. Non è colpa delle famiglie, ma è evidente che siamo in un mondo che ci educa alla rinuncia solo quando proprio non è possibile ottenere, e non come un esercizio che educa alla responsabilità della vita. Inoltre per poter compiere scelte importanti sarebbe necessario avere ben chiare quali sono le nostre radici, il nostro passato, ciò che ci ha prodotti e resi nel bene e nel male quelli che siamo; e quanto sono forti sono le ali con cui affrontiamo il futuro e vogliamo spiccare volo. Siamo in un mondo che tende a non considerare il passato come una dimensione importante (basti pensare alla fatica con la quale oggi si studia la storia o la facilità con cui si definisce “vecchia” qualsiasi cosa), e a mettere paura nel futuro visto come cupo e foriero di limiti più che di possibilità. In questo scenario i nostri amici di quinta stanno decidendo che cosa fare del loro futuro, che cosa “diventare da grandi”. E nonostante tutti gli incontri di orientamento che fanno, sembrano sempre più disorientati. Questa confusione, che spesso diviene ansia, deriva proprio dalla paura di “sbagliare scelta”. Come si possono biasimare? Vengono da una educazione (anche a scuola) che rinforza più i loro errori che i loro talenti, da commenti e giudizi che tendono a sottolineare non tanto il fatto di aver commesso un errore (cosa decisamente umana), ma di essere, in virtù di quell’errore, delle persone sbagliate. Adesso che sono davanti ad una scelta davvero importante si sentono in difficoltà: sceglieranno ciò che davvero li appassiona o ciò che sarà spendibile nel mondo produttivo? Scommetteranno sui loro talenti (anche artistici o sportivi) o terranno i piedi per terra frustrando qualche desiderio per una maggior “certezza” di futuro? Come supereranno il lutto di avere sempre avuto un desiderio di vita e di non poterlo raggiungere perché - alla faccia del diritto allo studio - dovranno superare un test di ingresso che non sempre premia i migliori? I nostri amici di quinta saranno di fronte a tutto questo e molto altro quando dovranno scegliere questa estate: orfani di un allenamento alla rinuncia, non gratificati nelle loro capacità e impauriti da tutti i profeti di sventura che dicono loro che stiamo andando incontro a tempi catastrofici. Io ne vedo tanti, tutti gli anni, e vedo ragazzi in gamba, intelligenti, capaci di prendersi delle responsabilità e di restare sempre a galla nonostante le difficoltà. Ho stima di loro perché combattono una difficile battaglia con un nemico che non è fuori di loro ma spesso dentro, nascosto nelle pieghe della paura di non riuscire, di non essere felici. Io so che sapranno scegliere per il meglio e faccio il tifo per loro, anche perché se ripenso a me alla loro età sento di non essere mai stato chiamato a scegliere in un clima così difficile, e per questo rispetto la loro fatica. Mi permetto sottovoce di dare loro un suggerimento: oltre a decidere che cosa fare da grandi... scegliete di essere persone buone e affidabili perché il nostro mondo ne ha tremendamente bisogno e forse la mia generazione ha smarrito questi doni perché non li ha più ritenuti qualcosa da scegliere e difendere. Non ripetete il nostro errore. Auguri! Don Franco APRILE 2013 Avete presente la sensazione che si prova quando si scopre l’ultima mossa necessaria a concludere il cubo di Rubik… quando dopo tanti tentativi si scopre la combinazione giusta e finalmente si hanno sei facce tutte dello stesso colore? Bene, ora vi racconterò come ho risolto il mio cubo di Rubik… Il mio grande desiderio era quello di studiare medicina, ma alla fine per una serie di eventi ho intrapreso il percorso per diventare farmacista. Esame dopo esame sono arrivata al quinto anno… in tempo con gli esami, una buona media… ma mancava ancora “qualche cosa” per sentirmi davvero realizzata. Questo “qualche cosa” l’ho scoperto quando sono venuta a conoscenza del Progetto A.P.P.A.®. A.P.P.A.® è una ONLUS nata da un progetto basato su un lavoro di volontariato senza alcun fine di lucro. Vi collaborano Farmacisti e studenti di farmacia (come attività di tesi) tutti impegnati per un unico obiettivo: avviare e gestire laboratori galenici in Paesi in via di sviluppo (PVS). L’esigenza nasce dal fatto che molto spesso in questi Paesi circolano medicinali definiti contraffatti, ovvero di qualità, sicurezza ed efficacia assolutamente lontane da quelle che dovrebbero essere. Il Progetto A.P.P.A.®, si propone di insegnare a personale locale come lavorare al fine di gestire un vero e proprio laboratorio galenico dove si allestiscono medicinali per la popolazione locale. Nello specifico, io mi sono occupata dell’avviamento di un laboratorio in Angola, quello presso il Centro Medico AMEN ong, situato a Funda, un piccolo villaggio a circa 60 km da Luanda, la capitale. Per più di sei mesi ho lavorato presso la Facoltà di Farmacia di Torino, durante i quali ho imparato tutto ciò che è necessario sapere per l’avviamento e la gestione di un laboratorio galenico in un PVS: l’ordine di materie prime e l’organizzazione di una spedizione di merce, come allestire capsule e come insegnare a farlo in un’altra lingua (nel mio caso il portoghese) a persone che forse non hanno neanche mai visto una capsula, come depurare l’acqua da utilizzare per preparare sciroppi, come gestire un magazzino… Tutto questo è stato possibile grazie al team affianco al quale ho collaborato per tutto il tempo. Grazie alla professionalità e all’amore per il loro lavoro, il gruppo mi ha trasmesso la forza e la grinta indispensabile per affrontare la trasferta. All’inizio di giugno la mia collega Claudia ed io sia- mo partite per affrontare la tanto attesa avventura. Quello che ci aspettava era proprio un altro mondo. La realtà di Funda è quella tipica di molti villaggi africani: dimore per la maggior parte costruite con lamiere di metallo e paglia, altre in mattoni di argilla che si sgretolano durante la stagione delle piogge; alcune “casette” più fortunate hanno porte e finestre – il più delle volte delle tende fatte con panni locali - ed un punto di corrente elettrica, ma nessuna di loro è dotata di acqua corrente e servizi igienici. Noi eravamo ospiti del Centro Medico, che per 50 giorni è stata la nostra seconda casa! Certo, ho dovuto rinunciare a molte delle comodità alle quali ero abituata… la doccia era fredda (quando c’era l’acqua), il cibo a tavola non mancava mai, ma ci si doveva accontentare con quello che c’era (e credetemi, sono riuscita ad apprezzare pietanze che prima non avevo mai mangiato!!). Posso però assicurarvi che fin dal primo giorno vissuto a Funda non una volta ho avuto malinconia del vecchio stile di vita. Per 50 giorni ho vissuto in una realtà totalmente diversa, che ancora oggi sogno con la speranza di ritornarci un giorno. Il nostro compito, era quello di formare tre ragazzi di 19 anni ai quali è stato assegnato il compito di lavorare nel nuovo laboratorio: Matias, Jesuina e Luciano. Durante i giorni della nostra permanenza, abbiamo insegnato loro, con lezioni teoriche e pratiche, tutto ciò che è necessario sapere per allestire medicinali e gestire un laboratorio galenico. Non è stato facile, tenuto conto della loro passata educazione: mancava un po’ di matematica, poca conoscenza dell’anatomia e della farmacologia, faticavano a ricordare nozioni che a noi potrebbero sembrare banali… Ma dopo grandi sforzi, sia da parte nostra sia, soprattutto, da parte loro ce l’abbiamo fatta! Con nostra grande soddisfazione, dopo meno di 2 mesi i tre tecnici si sono dimostrati in grado di allestire capsule, creme, supposte, sciroppi e soluzioni: tutti medicinali estremamente utili per il Centro Medico. Arrivato il giorno della partenza, l’idea di lasciare quella che è stata per me una seconda casa, mi rattristava molto. Uno stato d’animo che è impossibile riuscire ad esprimere in poche righe… però dovete sapere una cosa… quando ripenso a quel giorno, oltre ai sorrisi bagnati di lacrime dei ragazzi e dei bambini, ricordo d’aver pensato: “Bene, ce l’ho fatta… finalmente ho risolto il mio cubo di Rubik”. Valeria Mantellino Sono Sara, ho scelto il corso di Chimica e Tecnologia farmaceutiche (Ctf) perché ero interessata alla scienza, più in particolare alla chimica, e mi sembrava una facoltà buona per trovare occupazione, in diversi rami (Aziende farmaceutiche, Farmacie, Commissioni del Ministero). Quello che mi ha convinta è stata la possibilità di scegliere successivamente in che campo professionale operare, avendo varie possibilità. Inoltre la facoltà è nella città in cui vivo, e ciò è stato conveniente dal punto di vista economico e logistico. Per ora, circa sei mesi prima della laurea, sono molto contenta della scelta, perché per come si è sviluppato il mercato del lavoro sembra esserci ancora spazio per i laureati in Ctf; riconosco anche che gli studi sono serviti anche per le conoscenze personali, e il mio bagaglio scientifico culturale si è arricchito in modo notevole, cosa che sarebbe stata difficile da fare senza l’università. Inoltre, lo svolgimento del tirocinio professionale in Farmacia, previsto nel percorso di studi, mi è stato molto utile per capire come funziona un’azienda privata, e in generale come quello che si studia viene poi applicato praticamente nella professione. Il liceo mi è stato notevolmente utile in questi anni, poiché lì ho acquisito il giusto metodo di studio che mi ha permesso di ottenere buoni risultati senza dover faticare troppo. In più, il metodo imparato al liceo mi ha aiutata a studiare più o meno volta per volta, di modo da fare meno fatica alle sessioni d’esame. Quando mi sono immatricolata, non era previsto il test per l’accesso ai corsi di laurea ma una prova, all’inizio dell’anno accademico, per capire le conoscenze di partenza nelle materie base quali matematica, fisica e chimica. Dopo la laurea mi aspetto di trovare un posto in un’azienda farmaceutica, in una Farmacia oppure di poter continuare gli studi specializzandomi in Farmacia ospedaliera, o con un master. In ogni caso, con borse di studio o con uno stipendio, mi aspetto entro qualche anno di avere una posizione economica stabile; è un’aspettativa, potrebbe non tradursi in realtà, ma sicuramente in un momento di crisi economica come questo, senza la laurea nutrirei probabilmente meno speranze. Sara Giovarruscio 3 ECO DELL’ANTONELLI Cari antonelliani, pensavate di esservi liberati di me e dei miei articoli? Pensavate di poter finalmente leggere un ‘Eco’ serio e professionale? Ebbene, mettetevi il cuore in pace (e prendetevela con il professor Borelli): sono tornata, ma stavolta per parlarvi di un argomento importantissimo, cioè l’università! La mia esperienza universitaria è cominciata tre anni fa a Novara, città in cui vivo e che amo. Fino al quinto anno di liceo non avevo un’idea ben chiara della facoltà da scegliere: ne avevo escluse con certezza alcune come Architettura, Ingegneria e Scienze Motorie ed oscillavo sostanzialmente tra Medicina e Lettere e Filosofia. Non avendo intenzione di allontanarmi troppo – Vercelli sarebbe stata un ottimo compromesso – l’Università “Avogadro” mi era apparsa come un’opzione veramente valida, impressione confermata dall’opinione pubblica anche a livello nazionale, che la colloca tra le prime Università del Nord Italia. Quindi, dopo un lungo e faticoso Esame di Maturità e (troppo) poche settimane di vacanza mi sono messa a studiare di buona lena per il temutissimo test di ammissione, un quizzone elaborato dai soliti cervelloni ministeriali che avrebbe lo scopo (almeno nelle loro illuminate testoline) di selezionare gli studenti più “adatti” per la facoltà. Piccola parentesi: noi liceali (scientifici e classici) pecchiamo spesso di superbia, credendo che il nostro corso di studi ci collochi un po’ più su degli altri. Tuttavia la preparazione liceale è solo uno dei fattori che influiscono sulla riuscita ai test di ingresso universitari: fondamentalmente contano la preparazione personale e un pizzico di fortuna. Quindi, se non passate il test la prima volta, o anche la seconda, non buttatevi giù e soprattutto non sentitevi inferiori a quelli che lo hanno passato, perché non lo siete! Personalmente, se non fossi riuscita ad entrare a Medicina avrei senza indugio virato su Filosofia (professor Galli, non ha gufato abbastanza!). Adesso che sono a metà del mio percorso e sto per cominciare il tirocinio comincio a fare dei bilanci e a guardare in avanti: la specializzazione che mi piacerebbe intraprendere, la famiglia che mi sto costruendo… insomma, l’indirizzo che voglio dare alla mia vita. E sapete cosa ho capito in questi tre anni? Che voglio, fortissimamente voglio essere un bravo medico, non un eroe, non uno che prende e va in Africa o in India o in giro per il mondo a curare i casi più disperati (lodevolissima iniziativa, per carità), ma voglio lavorare per rendere migliore la vita delle persone che mi stanno intorno e che, per un motivo o per un altro entreranno nella mia anche solo per una notte in Pronto Soccorso. Infine, un ultimo consiglio un po’ più pragmatico: non fate dello studio la vostra unica ragione di vita, non esauritevi rincorrendo i 30 e lode. I voti, dovreste averlo capito in 5 anni di liceo, non si assegnano alle persone e gli insuccessi ci saranno, ma non si riduce tutto ad un esame e crescere, diventare adulti significa proprio questo: saper dare il giusto valore alle esperienze della vita. Con questo concludo, e vi faccio un enorme in bocca al lupo! Silvia Degiovanni 4 Fin da quando ero piccola, ho sempre detto di volermi laureare in Ingegneria Aerospaziale e ho scelto la scuola superiore di conseguenza. Quando è stato il momento di dovermi iscrivere all’Università, senza troppi pensieri, sono andata all’Open Day del Politecnico di Milano, e, sempre più convinta, a settembre 2010 ho cominciato a seguire i corsi. Nel giro di un anno mi sono resa conto che quella che avevo intrapreso non era assolutamente la mia strada: non tanto per la difficoltà nel passare gli esami, per i quali non avevo problemi particolari, quanto perché proprio non mi appassionava come avevo pensato e sognato! Non nascondo che sia stata una delusione fortissima: non riuscivo ad ammettere di avere sbagliato totalmente rotta. È stato molto difficile riuscire a dire “forse dovrei cambiare”, perché significava perdere un anno e soprattutto perché l’idea di avere buttato all’aria tempo, sforzi e, non dimentichiamolo, denaro, mi sembrava intollerabile. Poi, parlandone con la mia famiglia e i miei amici, mi sono convinta che non potevo passare un altro anno in quel modo, studiando qualcosa che non mi piaceva. A settembre 2011 ho cambiato facoltà: non indovinereste mai cosa studio ora! Mi sono iscritta alla Facoltà di Lettere, dando finalmente ragione a tutti i professori e insegnanti che fin da piccola mi dicevano che avevo attitudine per le materie umanistiche. Ho scelto di prendere la laurea triennale a Vercelli (Università degli Studi del Piemonte Orientale) perché nonostante le apparenze è una buona università, in cui si coniugano i vantaggi di un liceo (classi veramente piccole, mi capita di seguire corsi a cui partecipano non più di una decina di persone) e universitari. Fra tante Università ho scelto Vercelli perché ho sentito molte esperienze positive ed effettivamente le voci che mi erano arrivate erano vere. È vero, è un piccolo ateneo, ma ciò non significa che non ci siano numerose eccellenze (potrei citarne parecchie, ma forse se nominassi Alessandro Barbero, docente di Storia Medievale, potreste riconoscerlo: è uno scrittore e compare molte volte a Super Quark negli speciali di storia). Sicuramente per la laurea specialistica dovrò andare a Milano o Torino, dal momento che la specialistica a Vercelli non mi interessa. Se dovessi darvi un consiglio, vi dirò solo una cosa: preparatevi un piano B! Non si può mai sapere: contemplate diverse possibilità, non limitatevi in nessun modo e non escludete a prescindere una strada rispetto ad un’altra. E, dulcis in fundo, ascoltate quello che vi consigliano i professori: nel mio caso, avevano proprio ragione. Camilla Tornotti APRILE 2013 ERASMUS PARTIRE O RESTARE? Questa era la domanda che assillava la mia mente nei mesi che mi separavano dal “grande giorno”. La trepidazione e il desiderio si alternavano a tensione e paura... il salto nel vuoto spaventa sempre e allo stesso tempo accresce la voglia di vedere cosa vi sia al di là. Quando sono stata scelta per partire 5 mesi destinazione Guildford, UK, non ci credevo… non riuscivo a realizzare che proprio io ero stata selezionata tra i tanti studenti presenti. Era un’occasione unica e irripetibile che per la facoltà in cui sono iscritta, Biologia Applicata alla Ricerca Biomedica (presso l’Università Statale di Milano), poteva rappresentare un elemento decisivo per il mio futuro lavorativo; sostenere esami in lingua inglese permette infatti di avere un curriculum più interessante e completo. Partire significava iniziare una nuova pagina della mia vita... coCosì come alla maggior parte di voi succederà, o è già successo, anch’io in un pomeriggio di fine quarta mi sono chiesto: “Cosa farò da grande? Che università potrei scegliere? Come posso informarmi al meglio per fare una scelta responsabile?” e subito dopo “Cavolo! Devo assolutamente finire il campionato di PES!”. Così è stato per un anno fino a che, all’ennesimo scudetto e dopo varie coppe campioni, mi sono reso conto che a quindici giorni dalla maturità e a due mesi dall’iscrizione all’università non avevo ancora la minima idea su che facoltà scegliere. Per tutto l’anno avevo sentito ragionamenti contorti tipo “Faccio XX così poi ho il lavoro assicurato” o “ Sai… mamma vorrebbe tanto che facessi YY cosi poi guadagno un pacco di soldi”. A due settimane dalla maturità, però, non potevo perdere tempo con queste cose, spinto anche dalla mia indole ho optato per una scelta più lineare, semplice e a mio parere sensata: faccio quello che mi piace veramente! Presto fatto: avrei continuato gli studi in Conservatorio e mi sarei iscritto a Ingegneria Fisica al Politecnico di Milano, dove avrei potuto studiare la meccanica quantistica e i laser, cose a mio parere abbastanza fighe. L’ammissione al Politecnico non è particolarmente complicata: è necessario superare un test d’ingresso con domande in gran parte sulla matematica e comprensione verbale con una piccola percentuale su fisica e chimica. Le modalità per passare il test cambiano di anno in anno ma vi basti sapere che per farlo bene serve solo la matematica del quarto e quinto anno e che a differenza di altre facoltà lo si può dare quante volte si noscere tante nuove persone, costruirsi una famiglia con amici di tutte le nazionalità, imparare a cavarsela da soli in un Paese con una lingua diversa da quella quotidiana. Partire era mettersi alla prova, dimostrare di saper affrontare le difficoltà e crescere con esse, imparando ad affrontare i momenti difficili… non nego che, soprattutto all’inizio, la tentazione di tornare indietro è stata forte! D’altronde partire era anche lasciare tutto... amici, famiglia, abitudini, la propria vita insomma… e il distacco non è uguale per tutti, ma dipende molto dal carattere di ognuno. I giorni che mi separavano dall’inizio di questo meraviglioso percorso erano un alternarsi continuo di emozioni positive e negative. Molto forte era soprattutto la paura di non riuscire a ottenere buoni risultati alla fine dei corsi, dovendoli sostenere in inglese. Pensarci ora mi fa sorridere… che sciocca a farmi cosi tante paranoie! Una volta superata la preoccupazione iniziale e le difficoltà verificatesi (l’inglese stretto dei docenti, la mancanza di riscaldamento e acqua calda per 3 settimane, le prove antincendio nel cuore della notte, DJ impazziti che componevano a tutte le ore nella camera sopra la tua...) il tempo è trascorso fin troppo velocemente…gli esami sono andati bene e sono stati accompagnati da momenti di spensieratezza, di feste e gite fuori porta. Poter partire è un’occasione davvero unica, è aprirsi a nuove persone con i loro usi e costumi, è interagire tra nazionalità totalmente diverse tramite una lingua comune, ma soprattutto significa crescere sia da un punto di vista formativo, che umano. Decidere di partecipare al progetto Erasmus è la scelta giusta per poter avere un bagaglio personale significativo e che non potrà essere mai dimenticato. Se ora uno studente mi chiedesse cosa fare, non avrei esitazione o titubanza nel dirgli semplicemente che partire è l’unica opzione da considerare! Colgo l’occasione per ringraziare tutte le persone che hanno condiviso con me questa esperienza! Vanessa Mucchietto vuole e prima o poi lo passano tutti; la vera selezione avviene durante i primi anni di corso, a mio avviso particolarmente duri. Come disse un mio prof: “Ricordate che il difficile non è entrare ma uscire…”. Quello che avete imparato al liceo serve solo a passare il test d’ingresso con discreta tranquillità, tutto qui. La matematica che finora avete studiato verrà riassunta alla veloce nelle prime settimane del primo corso di Analisi, fisica si fa in tutt’altro modo e latino come sapete non è previsto negli esami. Quindi il liceo è inutile? Assolutamente no. Se siete riusciti a superare indenni cinque anni di una scuola difficile come l’Antonelli, allora, credeteci o no, avete dimostrato di avere le tre componenti fondamentali per affrontare anche la facoltà più impegnativa: metodo di studio, personalità e determinazione. Naturalmente averlo dimostrato non significa necessariamente saperlo dimostrare in futuro, ma questo sta a voi! Ad aprile mi laureo e posso dire di essere super soddisfatto della mia scelta, certo non nego di aver fatto numerosi sacrifici e di aver vissuto periodi molto (molto!) difficili ma questi sono ampiamente ricompensati dall’appagamento per quello che ho imparato e dal sentirmi realizzato. Presto cercherò un posto di lavoro, non so ancora di che tipo e dove ma so che, forte della formazione ricevuta sia come studente sia come persona, non avrò problemi ad affrontare questa nuova sfida che la vita mi riserva. Renato Bertozzi 5 ECO DELL’ANTONELLI Ho cominciato a interessarmi di materie giuridiche in quarta liceo, durante i sei mesi di permanenza negli Stati Uniti, dove vi era la possibilità di frequentare, tra gli altri, un corso di Public Law, in sostanza un corso di diritto costituzionale americano. Superata la prova di Maturità ho optato per proseguire in quella direzione, decidendo di iscrivermi alla facoltà di giurisprudenza. La scelta dell’ateneo è stata invece legata all’esistenza della Scuola Galileiana, un’istituzione molto interessante che offre allo studente alcuni benefit di natura economica e permette di entrare in contatto, mediante corsi e seminari addizionali a quelli dell’Università, con alcuni tra i professori e pensatori più interessanti del panorama nazionale e internazionale. Accedere alla Scuola Galileiana è alquanto impegnativo: per diventare studente galileiano è necessario, infatti, superare quattro esami, due scritti e due orali e successivamente completare ogni anno gli esami previsti dal proprio corso di laurea con una media ponderata dei voti non inferiore al ventisette. Per quanto riguarda la preparazione degli esami, è opportuno considerare che le modalità di ammissione, quattro esami, su tre o quattro materie a scelta dello studente, tendono a privilegiare la passione e l’alta specializzazione per una determinata materia, piuttosto che una preparazione generica in molti ambiti. In questo senso è assai consigliabile individuare un gruppo limitato di materie nelle quali si possa contare su una preparazione analitica, come del resto vale per lo studio universitario in generale, che, personalmente, ho trovato notevolmente diverso per qualità e quantità da quello del liceo. Ne consegue che le nozioni e i metodi appresi durante gli studi liceali hanno un’utilità abbastanza marginale. Ai fini della preparazione degli esami di ammissione consiglierei caldamente di valutare con molta cautela e indipendenza la propria preparazione nell’ottica di colmare le lacune che, se dovessero emergere in sede di un esame o di un test di ammissione, darebbero luogo a spiacevoli sorprese. Malgrado la condizione di studente galileiano comporti una mole piuttosto significativa di lavoro, ad oggi devo ritenermi molto soddisfatto di questa scelta che mi ha permesso di studiare la mia materia con un occhio più ampio e maturo, nonché di godere almeno per questi anni di una certa indipendenza economica. Per quanto riguarda il futuro, penso che sarei interessato a proseguire gli studi giuridici con un dottorato di ricerca, probabilmente in una sede estera, anche se il pregio di una facoltà come quella di giurisprudenza è certamente quello di lasciare aperte molte opzioni. Giulio Alvaro Cortesi studente di Giurisprudenza a Padova, da quattro anni alla Scuola Galileiana di Studi Superiori, una delle otto scuole di eccellenza del nostro Paese. Fin da piccola la mia idea era sempre stata quella di fare il medico, in particolare il neurochirurgo. Mi affascinava l’idea di capire cosa ci fosse all’interno della nostra testa e di studiare come funzionasse. Poi però mi sono ritrovata in quinta liceo a dover preparare la classica tesina per la maturità e lì ho avuto la mia illuminazione: avevo inserito Freud fra gli autori che analizzavo e ho iniziato a capire che forse il lavoro che davvero avrebbe potuto aiutarmi e soddisfarmi era quello dello psicologo. All’inizio ho tentato di nascondere a me stessa che stavo prendendo in considerazione questa idea, un po’ per le resistenze della società nei confronti di questo lavoro, un po’ perché dopo tanti anni inseguendo un sogno ti chiedi se davvero una tesina possa farti cambiare idea. Devo dire che il liceo in questa mia scelta è stato fondamentale, come se mi avesse aperto gli occhi facendomi rendere conto di quello che volevo in realtà. I passi successivi sono venuti tutti abbastanza naturali e facili: la scelta dell’università (io frequento l’università Cattolica del Sacro Cuore Unito, a Milano) è venuta da sé sia per la sua comodità in quanto a luogo e mezzi di trasporto, sia perché mi aveva sempre affascinato l’idea di poterla frequentare e anche la tanto agognata 6 Mi chiamo Simone e mi sono da poco laureato alla triennale di Filosofia all’Università degli Studi di Milano (la “Statale”); adesso sono iscritto alla laurea magistrale in scienze filosofiche sempre in Statale. La scelta di studiare filosofia all’università è maturata soprattutto nel corso dell’ultimo anno di liceo; avevo sempre pensato che avrei proseguito i miei studi in ambito scientifico (chimica o ingegneria), ma in tre anni mi ero sempre più appassionato allo studio del pensiero filosofico e quando è arrivato il tempo di scegliere ho preferito fare ciò che mi piaceva davvero! Una volta deciso che cosa avrei studiato, bisognava scegliere l’università. Non volendo trasferirmi in un’altra città, le alternative erano due: Vercelli o Milano (entrambe senza test di ingresso). Dopo essere andato ai vari open day nelle università e aver seguito qualche lezione (se avete la possibilità andate nelle università dove vorreste iscrivervi per seguire qualche ora e respirare un po’ di aria universitaria: le lezioni sono aperte a tutti e nessuno vi chiederà se siete già iscritti o meno) ho optato per Milano. Prima di tutto per la libertà che viene lasciata agli studenti di filosofia nello scegliere il proprio piano di studi: non ci sono esami veramente obbligatori e ognuno può scegliere i corsi che veramente lo interessano (ad esempio io ho la passione del teatro, e ho avuto la possibilità di seguire alcuni corsi di Beni culturali proprio sul teatro). Un altro motivo era il tipo di materie che venivano insegnate: ci sono molti corsi che trattano di scienza, logica, persino chimica e fisica (la cattedra di Filosofia della Scienza è stata istituita per la prima volta in Italia a Milano). Per uno a cui non sarebbe dispiaciuto fare una facoltà scientifica, la facoltà di filosofia a Milano è risultato un buon compromesso. Inoltre la sede dove si svolgono le lezioni è in centro a Milano, vicino al Duomo, facilmente raggiungibile e ben servita. Certo ci sono degli svantaggi: prima di tutto la lontananza (io sono di Cameri e per arrivare in università ci metto anche un’ora e mezza tra auto, treno e metro - quando non ci sono scioperi!); poi le dimensioni dell’università… siamo in tanti, troppi! Spesso le aule sono piene, e c’è il rischio di seguire la lezione seduti per terra. Per qualsiasi cosa bisogna imparare a cavarsela da soli, l’essere in tanti si traduce nel fatto che si è seguiti poco, sia dal punto di vista burocratico che didattico. Spesso anche solo per andare a chiedere una informazione in segreteria si può perdere una mattina! Nonostante questi inconvenienti (normali per una grande università), sono soddisfatto della mia scelta? La risposta è sì, e la prova è che ho scelto di proseguire i miei studi a Milano. Il liceo mi ha preparato veramente in maniera ottima: non solamente per le nozioni in campo scientifico che mi sono state utilissime nell’affrontare alcuni esami, ma anche per il metodo di studio imparato, che mi ha aiutato molto nel preparare i primi esami, quando non sai ancora bene come muoverti. Non so ancora cosa farò dopo la laurea; sono indeciso se continuare in campo universitario, magari con un dottorato di ricerca, oppure se provare ad avventurarmi nel campo dell’insegnamento. Simone Zatti preparazione per il test di ammissione, devo dire che è stata un’occasione di divertimento. Mi sono preparata durante l’estate, con i miei amici facendo a gara a chi indovinasse più risposte su uno di quei manuali che si comprano e facendo tante, ma proprio tante, parole crociate per incrementare la mia “cultura generale”. Ora sono al mio terzo anno di studi e devo decidere la mia specializzazione che, rispetto all’inizio, è decisamente cambiata! Mi piacerebbe specializzarmi in psicologia del lavoro e delle organizzazioni. Le mie aspettative per il futuro sono quelle di riuscire a laurearmi nella specializzazione che desidero e iniziare ad avvicinarmi, già da adesso, al mondo del lavoro che, come tutti ben sappiamo, offre delle possibilità ma che bisogna guadagnarsi informandosi e provandoci. Non voglio nascondere che bisogna impegnarsi molto per raggiungere dei buoni risultati ma il consiglio che mi sento di dare e che ha aiutato molto la mia esperienza, è che se veramente si è decisi e convinti a intraprendere una qualsiasi strada allora con un po’ di preparazione e anche un po’ di creatività ognuno può farcela. Ottavia Mariani APRILE 2013 ERASMUS UN ARRICCHENTE SCAMBIO CULTURALE Quando ho deciso di iscrivermi al corso di laurea di Mediazione linguistica e culturale, scegliendo come lingue Inglese e Arabo, non avrei mai pensato che proprio grazie alla seconda sarei partita per il Belgio per vivere l’esperienza più bella della mia vita, l’Erasmus. E volendo essere ancora più oneste, non volevo neanche presentare la domanda di partecipazione, è stata una decisione impulsiva: quattro giorni prima che chiudessero le iscrizioni mi sono attivata e, sfidando l’intricata burocrazia universitaria, ho compilato e consegnato tutto il necessario nel giro di tre giorni. Avevo messo Gent, una città nel nord del Belgio, come terza scelta perchè prevedeva un periodo di 10 mesi, in un paese dove la lingua ufficiale è il Dutch (olandese) e che ai miei occhi, ignoranti, sembrava meno affascinante di Parigi! Beh... shame on me! Mai giudizio fu più sbagliato! Mi sono sono trovata catapultata in una città universitaria bellissima e viva, dove praticamente tutti parlano inglese! All’inizio ho avuto i miei momenti di panico perchè mi sono ritrovata a dover affrontare un sistema universitario diverso, una mentalità per cui le eccezioni non esistono (anche a giugno ho dovuto litigare molto per un esame!), capire quali corsi seguire e con quali professori parlare... ma Sono una studentessa del corso di laurea in Lingue e Letterature Straniere (Università degli Studi Milano). Durante il mio secondo anno decisi di presentare la domanda di partecipazione al progetto Erasmus, in quanto ritengo che per chi studia delle lingue straniere sia fondamentale un’esperienza all’estero. L’anno successivo ho vinto una borsa di studio per Alicante della durata di 6 mesi. Nel gennaio 2012 sono partita, lo ammetto, non senza preoccupazioni. Personalmente, devo confessare che l’inizio non è stato semplice, per diversi motivi; innanzitutto ti ritrovi da sola in un Paese straniero, dove fatichi a comunicare per la poca conoscenza della lingua (nonostante tu abbia studiato per anni, non sei in grado di esprimerti nel modo in cui pensavi o speravi...); in secondo luogo, non hai amici, familiari o parenti che possano aiutarti, se non a distanza chiaramente. Mi è capitato, in qualche momento di difficoltà iniziale, di pensare al ritorno in patria, cosa che poi ho scoperto essere successa a tutti i miei colleghi Erasmus. Trascorsi i primi giorni di “assestamento”, in cui oltretutto devi trovare casa, questione che per me si è prolungata per una settimana, è stato il momento di andare in università. Già, l’università! Fin da subito ti accorgi quanto l’organizzazione dell’università all’estero sia impeccabile su ogni fronte; professori molto disponibili nei confronti degli studenti, corsi ben organizzati e via dicendo. Per quanto riguarda gli esami, è chiaro Mi sono lasciata l’Antonelli alle spalle… ormai troppi anni fa, per un corso di laurea in Lingue e Letterature Straniere. Ho avuto la fortuna di non essere passata per la fase ohcielo-che-farò-della-mia-vita, tipica del maturando - fase che segue la tradizionale non-passerò-mai-la-maturità. In realtà non ho esattamente dovuto scegliere il mio percorso di studi: amavo tanto l’inglese e il francese che mi sembrava naturale iniziare a dedicarmi solo ad esse e potermi dimenticare finalmente della fisica… Ma questo forse non lo dovevo dire. Ops! Ad ogni modo, la fisica ormai è archiviata, e sto per laurearmi alla Statale di Milano. Avrei potuto tranquillamente iscrivermi a Vercelli mi direte (e tanti me lo hanno già detto), ma pensavo che avrei trovato qualche sfida in più dall’altra parte del Ticino. Il mio corso non prevede test d’ingresso, il che è certo un vantaggio. Ma sappiate, futuri linguisti tra di voi (spero siate numerosi), che dopo la maturità dovrete fare supporto morale ai futuri ingegneri e medici che sgobberanno per l’estate intera con quaranta gradi all’ombra, invece di godervi impunemente la piscina. Non è carino fare gli spiritosi alle loro spalle. Dato che ormai la laurea è alle porte, e tre anni sono passati da quando ho messo piede per la prima alla fine tutto si è sistemato e, anche grazie a pazienti compagni di corso, sono riuscita a passare gli esami, a fare il mio dovere insomma! Ma per fortuna non c’è stato solo il dovere... Fin dal primo giorno, infatti, appena ho messo piede nella mia stanza in una delle “exchange students recidenses”, ho conosciuto ragazzi e ragazze da tutta Europa, e non solo, persone con cui si sono istaurate amicizie che durano ancora adesso e da cui ho imparato tanto... si perchè l’Erasmus è uno scambio culturale continuo! Vivendo a stretto contatto 24 ore su 24, si scoprono le abitudini dell’altro, le somiglianze e le differenze… è inevitabile! Insieme si organizzano viaggi, feste, si partecipa agli eventi più disparati perchè la voglia di fare è tanta! Vivere da soli, in un paese straniero, ti permette di crescere, di imparare a cavartela nelle circostanze più inaspettate e a renderti un po’ più consapevole di come gira il mondo. Giulia Borelli bisogna studiare e, comunque, vieni considerato come qualsiasi altro studente madrelingua. Nonostante tutto, penso che nessuno studia disperatamente come noi Italiani! Una volta superati gli ostacoli del trovare casa e ambientarsi in università, inizi a renderti conto che ci sono tantissimi studenti stranieri come te, in cerca di aiuto e amicizia. Ti ritrovi così, in un lampo, senza nemmeno rendertene conto, ad avere una miriade di conoscenti e di amici che scopri diventare la tua famiglia Erasmus che ti sosterrà durante tutta la tua esperienza. Non dimentichiamoci, poi, di tutte le feste Erasmus cui “sarai costretto” a partecipare! In conclusione, l’esperienza Erasmus insegna; insegna a cavarsela da soli, ad assumersi responsabilità. Penso che sia un’esperienza che tutti dovrebbero fare. Oltre la lingua, l’Erasmus insegna a conoscere una nuova cultura con cui sei quotidianamente a contatto. E non c’è modo migliore che viaggiare per “uscire dal guscio” e conoscere un nuovo mondo. Valeria Colombo volta in un’aula universitaria, è il momento di tirare le somme. Non posso che essere felice di aver scelto l’Antonelli a suo tempo. La mia passione per la letteratura si è sviluppata fra quelle mura, e il mio metodo di studio lo devo alle ore di allenamento sui libri del liceo. E senza la buona base linguistica che ho avuto all’Antonelli avrei di certo avuto difficoltà maggiori agli esami. Anche il latino mi è tornato utile: non disprezzate il povero Cicerone. Col senno di poi, di prima, e con ogni senno vi venga in mente, sono soddisfatta anche della mia scelta universitaria. Quando la materia ti appassiona, studiare non pesa. O meglio, pesa meno, non allarghiamoci troppo. Al mio percorso di studi manca un periodo in Erasmus, vuoto che spero di colmare durante la magistrale. Ho infatti intenzione di proseguire gli studi, specializzandomi in traduzione. Per poi andare a traslocare in un cartone sotto un ponte della Senna o del Tamigi… In realtà non so cosa ne sarà di me, spero solo di poter mettere a frutto ciò che ho studiato, in un modo o nell’altro. “Per aspera ad astra”, cerchiamo di tenerlo presente. Chiara Belluco 7 ECO DELL’ANTONELLI Ciao a tutti! O meglio, salam aleikum! ( !) Mi chiamo Alessandro Pirisi e sono uscito dall’Antonelli tre lunghissimi anni fa. Al momento sono iscritto al terzo anno al corso di “International Economics, Management and Finance” presso l’Università commerciale Luigi Bocconi. Da due mesi a questa parte sono in exchange presso l’Al Akhawayn University ( ) a Ifrane, Marocco. La decisione di studiare in un corso con la didattica interamente in inglese la presi durante il mio quarto anno, che feci negli Stati Uniti. Scelsi di fare domanda in 3 università all’estero e alla Bocconi. Decisi che qualora non fossi entrato in nessuna di queste sarei andato a Forlì a fare scienze diplomatiche. Il mio piano era quello di studiare materie che fossero inerenti all’ambito delle relazioni internazionali e possibilmente in inglese, dando precedenza all’università “migliore” tra quelle in cui sarei entrato (guardai ad esempio il rapporto del Financial Times sulle varie business school nel mondo). Un’altra discriminante fu il fatto che i miei genitori mi avrebbero coperto solo parte delle spese (tanto che tuttora finanzio parte dei miei studi con un prestito d’onore). Per mia fortuna venni preso alla Bocconi proprio nel corso che volevo io e questo mi consentì di rimanere legato a Novara pure nel corso dei miei studi universitari. Mi considero molto soddisfatto del mio percorso, iscrivermi ad economia politica internazionale è stata la scelta giusta per me proprio perché è una materia che mi appassiona, poco conta se all’Antonelli non viene insegnata. La mia esperienza al liceo è stata molto utile perché mi diede un metodo di studio che mi consente di affrontare con efficacia periodi di stress e costante pressione. Sebbene in quinta liceo la matematica fosse il mio tallone d’Achille (come ben ricorderà la professoressa Amicangioli), all’università mi sono trovato in vantaggio rispetto a molti miei compagni di corso e non riscontrai enormi difficoltà in quelle materie che credevo sarebbero state il mio punto debole. L’anno scorso decisi che era giunto il momento di fare di nuovo le valigie e partire: feci domanda per il programma exchange e scelsi tra le opzioni il Marocco, la destinazione giusta per me in quanto mi consente di conoscere il mondo e la lingua araba (che mi ha sempre incuriosito) e contemporaneamente migliorare il mio francese. Vivo qui da due mesi e mi trovo benissimo. Al Akhawayn è una scuola interamente anglofona costituita per educare l’èlite marocchina e funziona in tutto e per tutto come le università negli USA. È composta da solo 1700 studenti, il campus è situato in uno dei posti più freddi del Marocco, con un paesaggio di una bellezza unica. Tornerò in Italia a fine maggio e, se tutto va secondo i miei piani, dovrei riuscire a laurearmi quest’estate. Auguro a tutti voi un enorme in bocca al lupo e spero di essere riuscito a chiarirvi un po’ le idee. Bessalama! “Non esistono venti favorevoli per il marinaio che non sa dove andare” - Seneca Alessandro Pirisi Anch’io ero nella stessa vostra situazione ormai più di cinque anni fa e anche se vi potrà sembrare assurdo provo un po’ di invidia nei vostri confronti! Credo che anche tra di voi ci siano i fortunati, quelli che hanno già le idee molto chiare su quello che andranno a fare da grandi, ci sarà chi si iscriverà a più test d’ammissione e sceglierà in base ai loro esiti, e chi si reputa “in mezzo ad una strada” ed è molto confuso su quale percorso universitario vorrà intraprendere. Io ero nell’ultima categoria! Una certezza ce l’avevo, non avrei più voluto fare troppo a pugni con la matematica, né scegliere una facoltà che mi segregasse sui libri anche dopo il calare del sole: con questo screening iniziale, salutai subito le varie Ingegneria e Medicina. Volevo un’università che mi lasciasse più porte aperte, e che fosse compatibile con il Basket, che mi lasciava solo un giorno di riposo alla settimana. Grazia alla mia passione per lo sport, avevo pensato di scegliere la facoltà di Scienze Motorie, ma le preoccupazioni sulla futura spendibilità della laurea non le permisero di diventare niente più che un’idea, e mi indirizzai verso la facoltà di Economia. Oltre all’interesse verso il piano di studi, il fatto che potessi scegliere di stare a Novara, con la possibilità di evitare le perdite di tempo dei treni, rafforzò la mia convinzione. Arrivato a conclusione della Laurea Magistrale sono soddisfatto della mia scelta, in particolar modo per quanto riguarda i due anni della Specialistica (in Finanza e Management), che mi sono sembrati i più impegnativi e formativi. Tornando indietro, direi che avrei potuto studiare un po’ di più per qualche esame, ma forse si dice sempre così… In tutto il percorso universitario, credo che il Liceo mi sia stato molto utile, soprattutto per quello che riguarda l’organizzazione dello studio e il metodo di lavoro, che credo sia un punto critico di ogni percorso universitario. Sapere organizzare la settimana e sfruttare i tempi morti diventa molto importante, per fare meno fatica e avere risultati migliori; specialmente per chi dovrà fare tirocini in concomitanza con l’università. In conclusione posso dire che qualunque scelta farete sarà giusta, se l’avrete fatta in direzione delle vostre preferenze e aspirazioni, considerando tutti i fattori della vostra vita importanti per voi. Se siete in dubbio tra alcune possibilità, guardate sempre verso l’alto, scegliete ciò che è più stimolante, ma non accontentatevi, perché tornare indietro è sempre più facile che dover recuperare! Poi credo che nei vostri prossimi cinque anni di università (non fermatevi con le lauree brevi!), cambierete moltissimo, e ci saranno tante altre opportunità per confermare o reindirizzare i vostri studi. Andrea Cantone 8 Economia e Managment delle Amministrazioni Pubbliche e delle Organizzazioni Internazionali, Bocconi. Sono Alice, ho 22 anni. E’ ormai qualche anno che ho finito il mitico Antonelli, anche se i ricordi di quegli anni sono ancora molto freschi come lo è anche il ricordo del momento in cui ho dovuto scegliere che cosa sarebbe stato di me dopo il quinto anno. Ora, frequento la Bocconi a Milano, dopo la laurea triennale in Economia e Scienze Sociali ho deciso di continuare nella stessa università e di proseguire con la specialistica in Economia e Management delle Amministrazioni Pubbliche e delle Organizzazioni Internazionali. Non ho sempre voluto studiare economia, quando ero al quinto anno sono venuta a sapere della possibilità di fare in Bocconi una settimana in cui assistere a lezioni delle materie insegnate in un’università di economia. Questa iniziativa, che si chiama “Talent Scout Program” mi ha convinto di quanto potesse piacermi un corso in economia, e specialmente in economia e scienze sociali, per quanto le tematiche trattate sono multidisciplinari, attuali e soprattutto aperte all’internazionalità. Economia e scienze sociali non è economia e commercio, quello che si studia sono i fenomeni come la disoccupazione, la globalizzazione, emigrazione e così via, il tutto però formalizzato attraverso l’uso di modelli e un discreto utilizzo di stumenti matematici e statistici. La Bocconi mi è piaciuta subito come università non solo perché in Italia è il miglior posto per studiare economia, ma soprattutto perché ha una vocazione verso l’estero fortissima e fin da subito ci si sente immersi in un ambiente internazionale. Questo ad esempio mi ha permesso di fare un semestre di scambio negli Stati Uniti a Dartmouth College, esperienza fantastica che in altre università sarebbe stato molto difficile attuare. Probabilmente, poi, l’anno prossimo, che sarà il mio ultimo anno di università, lo passerò a Parigi per un programma di doppia laurea tra la Bocconi e Sciences Po. Dopo la laurea non so ancora cosa esattamente vorrò fare o farò, ma penso comunque di avere una sicurezza maggiore nella possibilità di trovare un buon lavoro rispetto all’aver frequentato altri atenei. Lati negativi io non ne vedo, certo bisogna passare un test di ammissione (anche se contano molto anche i voti del liceo) che può comunque essere superato abbastanza agevolmente con le conoscenze che si acquisiscono al liceo; a me non sono serviti Alpha Test o preparazioni del genere. Si è vero, le tasse sono alte, ma sono tutte ricompensate ed è comunque importante guardare anche le borse di studio che ci sono, di cui io ad esempio ho beneficiato nel triennio. Come ultima cosa, sfatiamo il mito del bocconiano figlio di papà o ragazza milanese che se la tira, come spesso viene fatto passare. Ci sono, non si può negare, ma la maggior parte sono persone che si potrebbero trovare in qualsiasi altra università italiana: ragazzi che hanno voglia di studiare, ma anche di divertirsi vivendosi al meglio gli anni dell’università. Alice Bighinzoli APRILE 2013 TAVOLA ROTONDA CON GLI IMPRENDITORI NOVARESI LA DRINK - CONFERENZA Ingredienti: - 4 imprenditori (un Carlo Accornero appena colto, un Giuseppe Minoretti economista frizzante, un croccante Carlo Robiglio e un Maurizio Grifoni di ottima annata) - una palestra spaziosa - maturandi quanto basta Prendete anzitutto 85 kg di Carlo Accornero, commercialista e presidente del Novara Calcio, che vi inciterà a vivere in modo più intenso possibile l’esperienza universitaria, e pestatelo accuratamente con due cucchiai di zucchero. In questo modo addolcirete al punto giusto le sue indicazioni riguardanti il praticantato, gli esami e le differenze tra corsi di laurea in provincia e in città, e potrete apprezzare i suoi consigli riguardo all’università: gli anni universitari, infatti, costituiranno un percorso di studi di fondamentale importanza nella vostra formazione personale e incideranno molto sulle vostre scelte future. Ora sminuzzare finemente un economista di marca Giuseppe Minoretti, Dirigente della Banca Popolare di Novara, e lasciare in infusione per qualche minuto, di modo che prendano sapore le sue informazioni sulla realtà bancaria territoriale che ricoprirà un ruolo importante nell’indirizzarci verso un corso universitario che maggiormente venga incontro ai nostri interessi. Aggiungere a questo punto all’infuso qualche goccia di Carlo Robiglio, imprenditore e presidente della casa editrice Interlinea, e della sua personale esperienza. In questo modo potrete apprendere che la cosa importante, nel compiere le proprie scelte di vita, è seguire le proprie passioni e inclinazioni; nel suo caso è stato proprio così, ci dice infatti che l’idea di fare l’imprenditore è nata dalla sua passione per la cultura e la letteratura e che soprattutto, per questo tipo di carriera, va bene qualsiasi percorso di studi sia stato compiuto e che l’essenziale è avere creatività e voglia di spaziare le proprie conoscenze. Per ultima cosa versate una damigiana di prosecco Maurizio Grifoni, responsabile della Fondazione Novara Sviluppo. La sua frizzantezza e gli incoraggiamenti a seguire con tenacia i nostri interessi daranno al coktail dal retrogusto intenso, oltre naturalmente alle sue informazioni riguardanti la disoccupazione giovanile e altri dati d’attualità, che contribuiranno a esaltare il sapore con la sua semplice ironia. Shekerate il tutto e avrete ottenuto una frizzante e schiumosa conferenza. Si consiglia mi mettere tutto in frigo per un’ora, in modo da gustare il coktail fresco al punto giusto. Giorgia Stress e Giulia Urani 5D 9 ECO DELL’ANTONELLI ORIENTIAMOCI INSIEME Nell’ambito del progetto di orientamento per i ragazzi dell’ultimo anno il nostro liceo (hanno partecipato anche le classi quinte del Liceo Scientifico Carlo Alberto) il giorno 15 febbraio 2013 ha organizzato un’intera mattinata per la presentazione di diverse università. All’inizio della giornata le classi quinte hanno allestito le varie aule dedicate agli stand universitari, mentre un gruppo scelto tra gli studenti di quarta ha accolto i rappresentanti delle facoltà. Conclusa la conferenza tenutasi in palestra con alcuni imprenditori novaresi, alle 10.30 si è aperta la corsa all’orientamento dove i ragazzi hanno potuto informarsi liberamente seguendo i propri interessi; numerose erano le università presenti: • Politecnico di Milano • Liuc di Castellanza • Cattolica di Milano • Università del Piemonte Orientale “Avogadro” • Università di Pavia • Naba (Nuova Accademia Belle Arti) Milano • Università della Svizzera Italiana • Dipartimento di fisiche mediche • Statale di Milano • Iulm • Bocconi Ogni ateneo aveva a disposizione un’aula della nostra 10 sede, dove poteva presentare una serie di materiale informativo (opuscoli, video, cd ecc.) e dove erano presenti dei rappresentanti (studenti o professori) disponibili ad ogni tipo di domanda. Al termine dell’attività abbiamo raccolto impressioni positive di diversi partecipanti; vogliamo però riportare qui di seguito qualche parere più critico, che può essere utile per il futuro: “Quelli del Politecnico di Milano e dell’Università di Pavia erano organizzati bene, sapevano dare informazioni utili su tutti i corsi e gli esami annessi. La Statale di Milano mi ha deluso parecchio perché oltre a giurisprudenza il rappresentante non sapeva dare informazioni su nient’altro ed anche l’Università del Piemonte Orientale non è riuscita a fornire un quadro generale” (Silvia Genovese); “Alcuni erano interessanti ed erano abbastanza soddisfacenti dal punto di vista delle informazioni che davano anche se a parer mio sarebbe stato utile che ogni stand avesse uno o più alunni in grado di dare informazioni dal loro punto di vista” (Anonimo); “Io sono un po’ critico: forse avrebbero potuto presentarci un po’ più gli esami, i corsi e magari la scuola poteva farsi mandare i depliant anche da altre università lontane, che non potevano venire” (Luca Marchesi); “Certi stand erano interessanti, ma troppo poco specifici, alcuni parlavano troppo in generale altri non sapevano dare abbastanza informazioni su indirizzi come psicologia” (Noemi Mezzotero); “Le materie umanistiche presentate erano troppo poche, si dava troppo spazio a quelle scientifiche, senza contare che spesso i professori non hanno saputo presentare bene le università” (Greta Galimberti). Attraverso questo mini sondaggio si è potuto rilevare che non tutti gli atenei erano preparati a sufficienza per far fronte ai dubbi e alle esigenze di ragazzi che stanno decidendo del loro futuro, ma sicuramente è stata un’iniziativa interessante che negli anni a venire potrà aprirsi anche ad altre università fornendo una prospettiva più ampia del mondo accademico. Valentina Canetta e Marianna Polito 5H APRILE 2013 GIORNO 22 FEBBRAIO, ORE 9 DEL MATTINO Io e altri ragazzi del liceo avevamo deciso di trovarci all’entrata dell’Università Amedeo Avogadro, presso l’ex caserma Perrone, per affrontare insieme quella giornata di open-day. Contrariamente a quanto avevamo pensato, l’affluenza è stata massiccia, tanto da stupirci, ed, in parte, scoraggiarci al pensiero della concorrenza con cui tutti noi, fra meno di cinque mesi, dovremo avere a che fare. Nonostante questo inizio non molto incoraggiante, la giornata si è rivelata veramente stimolante, soprattutto per le molte informazioni forniteci relative ai corsi. Infatti l’open-day è stato strutturato in differenti conferenze, ognuna da 55 minuti (affinché potessero essere intervallate da una ben più che meritata pausetta caffè), tenute in aule distinte, a seconda dell’indirizzo di studio (umanistico o scientifico) offerto dall’università. Durante il percorso verso l’aula interessata era possibile incontrare dei punti informazione, allestiti nei corridoi e gestiti da dagli studenti, a cui ciascuno poteva rivolgere delle domande riguardo l’ateneo e con cui si poteva avere un dialogo più disinvolto. Nonostante raggiungere l’aula si sia rivelato pressoché difficile (vi chiederete come mai... ma provate voi ad essere ciechi quanto me e vedrete quanto sia complicato leggere i vari numeri delle aule, posti in alto sopra le porte, per di più essendo bassa tra una folla di giganti) le conferenze ed i relativi professori/relatori (tutti molto giovani ed alcuni particolarmente affascinanti, devo ammetterlo) ci hanno fornito dei dati assai positivi, come il fatto che, per quanto riguarda la laurea magistrale in medicina, a livello nazionale l’università del Piemonte Orientale sia risultata tra i primi dieci posti in graduatoria per la qualità dell’insegnamento: che oltre il 70% dei laureati, ad un anno dalla laurea, riesce a trovare un impiego, o che le tasse universitarie sono tra le più basse d’Italia. Allora: bar in una posizione veramente comoda, baristi simpatici, grande varietà d’incontri, preparazione, a quanto risulta, ottima... più di così cosa si pretende? Giorgia Stress e Giulia Urani 5D “SCEGLIERE L’UNIVERSITÁ” INCONTRO CON GLI STUDENTI UNIVERSITARI ORIENTATORI L’occasione andava colta al volo… incontrare gli studenti orientatori dell’Università Amedeo Avogadro. E così un gruppo di circa 80 studenti del Liceo si è fermato il pomeriggio di venerdì 7 dicembre per un primo approccio con il mondo universitario. Abbiamo potuto ascoltare una presentazione del sistema universitario, articolato nei diversi dipartimenti: dalla medicina alle scienze e innovazione tecnologica, dalle scienze del farmaco a giurisprudenza e scienze politiche, dagli studi umanistici a quelli per l’economia e l’impresa. Siamo riusciti a farci un’idea più precisa delle opportunità che offre l’università, parlare direttamente con chi la sta frequentando, capire le difficoltà che si possono incontrare, sentirci stimolati e rincuorati. Ci siamo poi dati appuntamento per gli open day di primavera. Per chi vuole saperne di più è possibile consultare il sito www.unipm.it. ORIENTAMENTO PER INGEGNERI Come succede da una quindicina d’anni a questa parte, anche quest’anno il Liceo ha collaborato con l’Area Gestione Didattica del Politecnico di Torino nell’ambito del progetto di Orientamento in Entrata per le Facoltà di Ingegneria. Circa cinquanta studenti delle classi quinte hanno partecipato al corso di approfondimento in Matematica e Fisica tenuti rispettivamente dalle Prof.sse Failla e Panigoni. Le lezioni di Matematica hanno riguardato la risoluzione di equazioni e disequazioni (anche di secondo grado) in una o due variabili, problemi di ottimizzazione, l’immancabile C.E., le linee di livello. Quelle di fisica invece trattavano un ripasso degli anni precedenti: piano inclinato, termodinamica, onde, ottica, suono… Il tutto corredato dia esercitazioni e vecchie prove! Il corso (strutturato in due moduli da due ore ciascuno) era propedeutico alla partecipazione ai test d’ammissione “TIL- Test in Lab” dell’ateneo torinese, essendo infatti garantito che metà dei quesiti avrebbe riguardato il programma svolto nelle ore aggiuntive. Una ventina di studenti particolarmente decisi (alcuni, altri meno :D) a entrare alla Facoltà di Ingegneria hanno sostenuto il test (valido per tutti i corsi di Ingegneria), composto da quesiti di Matematica, Fisica, Logica e Comprensione Verbale. Si sono recati a Torino il 28 febbraio accompagnati dal Prof. Tagliaretti. Coloro che hanno totalizzato un punteggio maggiore o uguale al 50% di risposte esatte ha potuto procedere con l’immatricolazione diretta anche lo stesso giorno. Per gli altri, sarà necessario aspettare la pubblicazione delle graduatorie. Alessia Amato 5F e Carlo Mazzeri 5E PROF. GIULIO PERONI DELL’UNIVERSITA’ STATALE DI MILANO L’individuo al centro del diritto e della legge: la protezione e la tutela dei diritti fondamentali e il ruolo dei tribunali penali internazionali I due incontri tenuti dal prof Peroni sono stati davvero interessanti, ci hanno incuriosito e permesso di arricchire le nostre conoscenze a livello giuridico, una materia che non rientra nella nostra normale attività scolastica. Il diritto non è solo la legge ma anche la dottrina giuridica che permette di maneggiare le norme di legge. Si distingue tra diritto oggettivo e diritto soggettivo. Il diritto oggettivo è il complesso di norme giuridiche che regolano i rapporti tra i consociati e si pone come strumento di tutela del soggetto debole; si dice ‘verticale’ quando norma i rapporti tra il cittadino e l’autorità (ad esempio l’obbligo di pagare le tasse, leva militare etc.), ‘orizzontale’ quando riguarda i rapporti tra i cittadini (ad esempio vado in un negozio per comprare una maglietta creo un rapporto di compravendita; salgo sul pullman con un biglietto a cui ho cancellato il timbro è una truffa etc.); il diritto pubblico concerne i rapporti tra cittadino ed istituzioni e anche i rapporti tra le istituzioni stesse (a volte i diritti entrano in conflitto, come nel caso dell’Ilva di Taranto in cui erano in gioco diritto al lavoro, diritto alla salute, tutela dell’ambiente). Il diritto in senso soggettivo significa che ciascuno di noi è titolare di un diritto (ad esempio il diritto che nessuno tocchi il mio cellulare perché è proprietà privata; cosi come entrare in un domicilio); ciò implica che qualcun altro abbia un obbligo (in questo caso di astensione); un diritto importante è quello allo studio, lo stato è obbligato a fornire le strutture necessarie in quanto i nostri genitori pagano le tasse. Il concetto di obbligo è diverso da quello di dovere: il primo è giuridico, il secondo appartiene alla sfera morale (nessuno ad esempio è obbligato ad aiutare chi è in difficoltà o ad essere solidale, ma lo si fa per senso morale). Il diritto internazionale è un complesso di norme che regolano la vita della comunità internazionale. La comunità internazionale comprende gli Stati e le organizzazioni internazionali. L’individuo non è titolare di diritti né di obblighi dal punto di vista giuridico, di conseguenza l’individuo è proprietà dello Stato (un chiaro esempio lo possiamo vedere in quello che succede oggi in Siria). Lo Stato è un’entità con un territorio, un popolo, un governo indipendente dagli altri stati (anche San Marino, Vaticano etc.); ‘ogni Stato è padrone in casa propria’ perché la comunità internazionale è orizzontale, paritaria; le organizzazioni internazionali, come ad esempio l’ONU, la Croce Rossa, la NATO, Amnesty International etc., hanno la funzione di favorire la cooperazione tra gli Stati nelle diverse materie. Dopo due guerre mondiali, dopo la Shoah, la comunità mondiale ha voluto riconoscere i diritti dell’individuo: ogni essere umano deve diventare soggetto di diritto e i soggetti obbligati sono gli Stati (l’introduzione dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità’, la Carta ONU del 1948 e poli le varie Carte dei diritti umani, quella araba, africana, europea). Queste Carte hanno un forte valore morale e politico, ma quale efficacia giuridica per i singoli Stati? Di fronte a quanto è accaduto anche recentemente (pensiamo solo al caso dell’ex Jugoslavia) si è fatta strada la dottrina USA dell’intervento umanitario (i caschi blu, l’uso della forza bellica come strumento di estrema ratio) e l’istituzione del Tribunale Penale Internazionale, istituito nel 1998, in vigore dal 2002, con il compito di sanzionare e reprimere i soggetti che si macchiano di crimini contro l’umanità). Penalmente è ritenuto responsabile solo la persona, non lo Stato. Tania Piana 4D 11 ECO DELL’ANTONELLI WOOOOOW IO E IL MIO FUTURO Il 9 e il 10 novembre 2012 si è tenuto alla Sala Borsa di Novara il salone dell’orientamento lavorativo “Wooooow - Io e il mio futuro” a cui le quinte de Liceo hanno partecipato. Nel corso delle due mattinate si sono svolti in tutto 15 diversi seminari sui diversi aspetti del mondo del lavoro che possono interessare, seppure in una prospettiva a lungo termine, a tutti noi studenti soprattutto del triennio; ve ne cito alcuni: gli stage lavorativi, la flessibilità delle nuove forme contrattuali, creare un’impresa da zero, come cambiano le professioni tradizionali, offerta e domanda a confronto, studiare e lavorare all’estero, l’offerta lavorativa del territorio, il curriculum e il colloquio di lavoro, come fare del proprio talento una professione. Parlare nel dettaglio di ognuno di questi sarebbe troppo lungo e soprattutto noioso per voi che state leggendo, quindi cercherò di riassumere le informazioni più importanti e più utili; una cosa che hanno sottolineato tutti è l’importanza della FLESSIBILITA’, del sapersi adattare: noi siamo cresciuti con l’idea che si debba essere costanti ma il mondo cambia e per seguirlo dobbiamo cambiare anche noi perché. Non dobbiamo sempre aspettare che le proposte ci arrivino dall’alto, o che qualcuno ci dica sempre cosa fare: dobbiamo prendere l’iniziativa, essere propositivi, metterci in gioco e saper sfruttare ciò che ci differenzia dagli altri e anche ciò che ci rende migliori degli altri, un po’ di sano agonismo e competizione è d’obbligo in questi casi! Per poter partire con una marcia in più, bisogna fare ESPERIENZA: soprattutto per quanto riguarda gestire i rapporti con i clienti, saper lavorare in gruppo e in autonomia, saper utilizzare correttamente le varie forme di comunicazione scritta e orale, saper risolvere problemi, ottenere capacità direttive e di coordinamento oltre ad abilità creative e di ideazione. Per guadagnare esperienza e capire cosa ci piace fare davvero l’unica soluzione è provare, informarsi sulle possibilità di stage lavorativi in Italia o all’estero e sfruttare ogni occasione che ci si presenta davanti. I 3 step del percorso di approccio al mondo del lavoro sono: 1) preparazione di un Curriculum Vitae ben strutturato che comprenda le motivazioni e gli interessi personali, le competenze trasversali o soft skills (comunicare, gestire le emozioni, negoziare, gestire relazioni e conflitti, guidare, motivare e valorizzare i propri collaboratori); segue il colloquio di lavoro 2) analisi delle proprie competenze e del proprio potenziale per proporlo alle aziende, specificando la propria specializzazione in alcuni settori precisi (la specializzazione deve venire solo dopo una preparazione più generale perché altrimenti nessuno sa andare oltre il proprio settore specialistico); 3) formarsi per non fermarsi: continua formazione e professionalità, bisogna saper fare, saper essere e saperlo dimostrare! Purtroppo (o per fortuna) ai futuri maturandi tocca scegliere l’università prima del lavoro… e prima ancora affrontare l’esame! Quindi vi lascio e vi auguro in bocca al lupo con una citazione di William Salice, Presidente della fondazione Color Your Life (ma soprattutto colui che ha lavorato 46 anni alla Ferrero ed è stato protagonista della nascita della Kinder e dei Ferreo Rocher! ☺ ): “Ognuno di noi ha un sogno che si può realizzare, basta avere il coraggio di raggiungerlo!” Giulia Tarantola 5H “COLOR YOUR LIFE”!!! Non vogliamo ridurre la questione del futuro di noi studenti a: che università dovrò frequentare? In ognuno di noi c’è molto di più! Chi l’ha capito e si è posto come obiettivo accompagnare i giovani nel cammino della vita è William Salice; questi, al culmine del suo percorso umano e professionale, ha deciso di investire se stesso nell’aiutare gli altri a realizzare i propri sogni. William Salice ha lavorato oltre 46 anni in Ferrero, a fianco di Michele Ferrero, il fondatore della multinazionale che da Alba ha portato la Nutella e decine di altri prodotti in tutto il mondo. In piena sintonia con lo stile sobrio e riservato dell’azienda e del suo fondatore, William Salice ha contribuito alla nascita di prodotti come Ferrero Rocher, Pocket Coffee e, soprattutto, l’ovetto Kinder Sorpresa. Dopo molti importanti successi professionali però ha deciso di impegnarsi per i giovani: ecco che così è nata COLOR YOUR LIFE, una fondazione no-profit, che si impegna ad aiutare i ragazzi a conoscere se stessi, a scoprire e valorizzare i propri talenti in campo artistico, scientifico e dei mestieri, attraverso i bandi a livello nazionale, regionale o direttamente nelle scuole. Per mantenere un contatto diretto con i giovani ha creato la Dreamerschool dove, in estate, ospita i ragazzi selezionati; ha sede a Loano, in Liguria, ma opera in tutta Italia. Il prossimo incontro sarà il 15 settembre, per tutte le scuole; basta iscriversi su www.coloryourlife.it e poi buttarsi a capofitto nella fantastica avventura che è la nostra vita”. Alice Dinegro 5H SERVIZIO ORIENTAMENTO PROVINCIA NOVARA La Provincia di Novara ha organizzato una serie di incontri con psicologi per le classi quinte del liceo. Abbiamo avuto la possibilità di scegliere fra tre percorsi e la mia classe ha optato per “Ricerca del lavoro e Curriculum Vitae”. L’incontro è avvenuto martedì 26 marzo alle ore quarta e quinta con la psicologa Rossella Grandi. Per rendere più interessante il dialogo siamo partiti da un discorso generale con la visione di un pezzo di Match Point in cui si parla di fortuna vs talento. Da lì siamo stati invitati a dire la nostra su questo dilemma, sulla crisi, sul nostro futuro e su quello del paese. Per fare una scelta consapevole occorre tener presente: interessi personali, motivazione, personalità, atteggiamento verso lo studio, conoscenze e rendimento scolastico, attitudini e risorse individuali. Il processo decisionale invece si compone delle seguenti tappe: individuo il problema, parto da me stesso, raccolgo all’esterno le informazioni, faccio un elenco delle alternative possibili, vedo vantaggi e svantaggi delle alternative, le confronto ed infine scelgo! Poi mi creo un piano d’azione. Questo per inquadrare un po’ il problema della scelta universitaria. Passando al Curriculum Vitae (modello Europass) occorre compilarlo con le seguenti informazioni: 1. generalità (attenzione che ora le aziende e i datori di lavoro controllano anche il profilo di facebook, quindi rimuovete cose da censurare xD !!) 2. occupazione desiderata / settore professionale (per cosa ti stai candidando, in più puoi indicare qui se ti rendi disponibile per esempio per orari notturni ecc…) 3. esperienza professionale (stage, lavori in nero… il tutto in ordine cronologico inverso, cioè partendo dall’attività più recente) 4. istruzione e formazione (occorre recuperare gli attestati!) 5. capacità e competenze personali (madrelingua, conoscenza di altre lingue, certificazioni…) 6. a) capacità e competenze sociali (scout, animatore, volontariato…) b) capacità e competenze organizzative c) capacità e competenze tecniche d) capacità e competenze informatiche (ECDL - che si può inserire anche al punto 4 sopra descritto) e) capacità e competenze artistiche f) altre capacità e competenze 7. Patente (macchina) 8. Ulteriori informazioni 9. Allegati 10. Firma sotto la legge della privacy (consegnare sempre l’originale - soprattutto ai colloqui - al massimo una scansione PDF se devo inviare il curriculum via mail…) Per chi volesse contattare il Servizio Orientamento (per la scelta del liceo, dell’università, se ti trovi in un punto di stallo e sei in crisi, se hai tra i 13 e i 22 anni, se sei un genitore e non sai come aiutare il figlio) la consulenza è gratuita: [email protected] oppure www.novascuola. provincia.novara.it (Novara 0321378636 – Borgomanero 0322865217 Alessia Amato 5F 12 APRILE 2013 INTERVISTA AD ANGELO COLOMBO QUANDO LA RECITAZIONE DIVENTA PROFESSIONE I (TRAPARENTESI) “L’attore è un bugiardo a cui si chiede la massima sincerità” o almeno così diceva l’indimenticato Vittorio Gassman, scopriamo se è davvero così attraverso una breve intervista ad Angelo Colombo, una giovane promessa del cinema e del teatro italiano, ex allievo del nostro liceo. Chissà che nelle sue parole qualcuno non trovi l’ispirazione per intraprendere la magica via della recitazione.... Buona lettura! Ciao Angelo, andiamo dritti al sodo: da quanto tempo reciti e da quanto a livello professionistico? Recito da sempre ma a livello professionistico solo da qualche anno: il primo lavoro è stato nel 2005 con Diego Abbatantuono, poi ho fatto per due anni l’accademia... quindi direi che la mia carriera è ufficialmente iniziata nel 2007. La tua gavetta quindi è stata... ...la strada! Letteralmente. Quand’ero al terzo anno del liceo, una ragazza di nome Chiara Maio, mi ha dato la possibilità di lavorare con lei, in giro per l’Italia, facendo spettacoli teatrali di strada... ed è stato quello il momento in cui mi sono realmente innamorato di questa professione. Ma come si fa effettivamente a diventare attori? Innanzitutto è necessario frequentare un’accademia che ti formi come attore ma soprattutto come persona che si conosce e sa utilizzare ogni parte del suo corpo per esprimersi e trasmettere emozione. Le accademie sono molte tuttavia per entrarvi è necessario passare una rigida selezione. Io, sotto consiglio della mia professoressa di filosofia, provai ed entrai nell’Accademia dei Filodrammatici, a MIlano. Dopo gli anni in Accademia, dove per altro non è richiesta una retta ma semplicemente passione, dedizione, costanza e professionalità, ciò che rappresenta il lavorare per lavorare è il semplice frequentare assiduamente teatri, conoscere attori.... in poche parole esserci. Problema. Il teatro costa. Dal tuo punto di vista quale potrebbe essere una soluzione a questa elitarietà del teatro? Sensibilizzare i giovani... invitarli ad avvicinarsi ad esso! Il teatro è letteratura che si vive, si vede, si ascolta, si tocca! Perché non promuovere iniziative che ne incrementino la frequentazione? A Milano per esempio i teatri offrono alle scuole dei pacchetti che consistono in una trentina di pieces a prezzi modici ed accessibili... Il teatro apre la mente, ma come si fa a conoscerlo se rimane una cosa riservata a pochi? Per quanto mi riguarda nella vita vorrei in tutti i modi far entrare il teatro nella vita delle persone: recitando, dirigendo... e perché no, aprendo una scuola di teatro in particolare qui a Novara, città dotata di uno degli ultimi “teatri all’italiana” ma sprovvista di una compagnia teatrale ufficiale. Cosa consiglieresti quindi ai ragazzi del liceo che seguono corsi di teatro e vorrebbero intraprendere la carriera recitativa? Guarda, io la metterei come materia di studio! Avere coscienza del proprio corpo ti cambia la vita: ti insegna a parlare bene, a saperti muovere, a saper comunicare con gli altri... ti fa crescere! Tutto quello che posso consigliare è di avere tanta volontà e di seguire il proprio sogno con tenacia : dicono tutti che al giorno d’oggi non c’è lavoro e si muore di fame... fame per fame, tanto vale morire per ciò che amiamo! In scena una montagna di pacchi, scatole e scatoloni. La band ai piedi del palco inizia a improvvisare un’incalzante musica jazz. Ecco, allora, che da queste simboliche macerie del mondo moderno sorgono gli attori: vestiti di nero, fanno emergere dal caos spaccati di vita quotidiana, indossando le più svariate maschere dell’uomo. Così inizia Caos in scatola - agitare bene prima dell’uso, il nuovo spettacolo teatrale dell’associazione culturale (TRAPARENTESI). «È una tragicommedia che, con ironia, mira ad indagare le paure dell’uomo nell’Italia del XXI secolo» spiega Francesco Guarnori, il vicepresidente del gruppo. «Certo, si ride! E anche tanto! Ma presto il riso diventa amaro quando ci si rende conto che quella a cui si sta assistendo, per quanto sia esagerata e grottesca, non è che la triste rappresentazione del nostro mondo». Ma chi sono veramente i (TRAPARENTESI)? «Il nostro gruppo ha origine tra i banchi del Liceo Scientifico Antonelli» afferma il presidente, Simone Zatti. «Siamo sempre stati molto affiatati e condividevamo la passione per il teatro, partecipando ai laboratori pomeridiani organizzati dalla scuola. Iniziata la vita universitaria, seguendo tutti percorsi diversi, ci siamo resi conto quanto ci mancasse il palcoscenico e nell’estate del 2010 abbiamo deciso di fondare l’associazione (TRAPARENTESI). Il nostro primo spettacolo è stato Fisici eppure innocenti, una dark-comedy tratta da I fisici di Dürrenmatt: ricordo ancora che alla prima a Galliate è venuta così tanta gente che alcuni hanno dovuto assistere alla rappresentazione in piedi! E ancora adesso questa nostra pièce continua a piacere… il 22 febbraio ci siamo esibiti per delle scuole del magentino e abbiamo riscosso un inaspettato successo anche tra un pubblico più giovane!» I (TRAPARENTESI), inoltre, non si occupano solo di teatro: si sono specializzati anche in campo cinematografico, realizzando cortometraggi e spot pubblicitari. Una delle loro ultime produzioni è Soundtrack, un corto arrivato in finale al Cinevox Contest 2012 di Roma. Aggiunge Francesco: «Prima che nascessero i (TRAPARENTESI) lavoravamo già in campo cinematografico e l’Antonelli ha assistito a questa nostra evoluzione artistica. È stato bello, poi, l’anno scorso girare un video (Questo è l’Antonelli) per promuovere le iscrizioni a quella che era stata la nostra scuola! Ora ci piacerebbe tanto portare anche i nostri spettacoli teatrali nel nostro vecchio liceo!» Se volete saperne di più sul gruppo e sui loro lavori, visitate la pagina facebook: https://www.facebook.com/traparentesi.novara o scrivete loro a [email protected] Servizi di Ilaria De Luca 4L 13 ECO DELL’ANTONELLI 3 DISCHI PER VOI Titolo: HAPPY MISTAKE - Autore: Raphael Gualazzi Anno: 2013 - Etichetta: Sugar - Genere: Blues/Pop Rock Dopo un paio di anno di silenzio dall’album Reality And Fantasy del 2011, il cantautore torna a far parlare di sé e del suo pianoforte. Probabilmente la chiave del successo di questo disco di 13 canzoni, a livello popolare, è la partecipazione di Raphael al Festival di Sanremo: infatti “Sai (Ci Basta un Sogno)” e “Senza Ritegno” sono rispettivamente la traccia 3 e 4. Troviamo un Gualazzi più poetico rispetto a quello di due anni fa, che utilizza nei testi metafore, figure retoriche e lessico quasi dannunziano. Happy Mistake contiene anche una traccia completamente strumentale, una “Improvvisazione” che esalta le sue peculiarità musicali e due collaborazioni eccellenti, una con Camille, cantautrice Jazz francese, e una con le Puppini Sisters, cantanti britanniche di ispirazione Swing. Secondo me, la canzone migliore dell’album è “Beautiful” una ballad per pianoforte coronata da una leggerissima batteria e una dolcissima sezione di fiati che pian piano si carica fino a diventare un pezzo quasi piano rock, molto ‘alla Elton John’. Insomma, nel panorama italiano, Raphael Gualazzi è uno tra i pochi che possa alzare la qualità della nostra musica a livello mondiale. PROVA ANCHE: Max Gazzè, Sotto Casa Titolo: WONDERFUL, GLORIOUS - Autore: Eels Anno: 2013 - Etichetta: E Works Records - Genere: Rock ‘Lunatico’ No, non volevo scrivere Eelst, ma Eels. Sono un gruppo fondato da Mr. E (Mark Oliver Everett, figlio del fisico Hugh, autore dell’ Interpretazione a Molti Mondi - non cercate di capire che cos’è sappiate che è una cosa difficile di fisica quantistica) e altri musicisti americani. La storia del gruppo ricalca la travagliata vita del cantante e del suo rapporto col padre. Wonderful, Glorious ‘contraddice il messaggio con il veicolo’ (BBC Music): canzoni come “On The Ropes” dal suono molto dolce contengono parole di tristezza e tragedia, mentre brani più dal suono aggressivo hanno un profilo testuale più spensierato (ad esempio “Peach Blossom” parla di fiori e di una ragazza ma ha una linea di basso quasi ossessiva e a un certo punto insostenibile). Per questo alcune canzoni (penso a “Open my Present” e “Stick Together”) sebbene più pesanti dal punto di vista sonoro, e nemmeno tanto stilisticamente ricercate nella tecnica, sono più apprezzabili di altre che al primo ascolto potrebbero risultare gradevoli e armoniche (tipo “Accident Prone”). Attenzione, però. Non è un album ‘da principianti’ in questa branca del genere rock un po’… lunatica, che all’interno di un album non ha un solo filone stilistico: per questo, per avvicinarsi a questo genere… PROVA ANCHE: Eels, Beautiful Freak o Jack White, Blunderbuss Titolo: THE SIX WIVES OF HENRY THE VIII - Autore: Rick Wakeman Anno: 1973 - Etichetta: A&M - Genere: Progressive Rock Un album che deve essere ascoltato da tutti almeno una volta. Se ora ascoltiamo pezzi rock con aggiunte elettroniche (penso ai Muse o agli Imagine Dragons) è dovuto all’influenza di quest’opera. Questo disco, un 45’ di 36 minuti circa, è un Concept Album (vale a dire un album in cui le canzoni seguono tutte uno stesso filo conduttore) sulle sei mogli di Enrico VIII, il famoso re inglese, in cui il ruolo centrale è giocato dalle tastiere e dall’effettistica, strumenti in voga negli anni ’70 e fortemente rivoluzionati dopo questo contributo. Wakeman cominciò a scrivere The Six Wives in aereo durante un tour con gli Yes, leggendo un libro riguardo la vita sentimentale del sovrano: non è tanto la descrizione delle regine a averlo ispirato, quanto le impressioni suscitate in lui leggendo le loro storie. I pezzi sono tutti strumentali, alcuni baroccheggianti (come “Jane Seymour”, più bella e amata moglie del re, morta di parto, che è suonata in toto all’organo, citando Bach e altri compositori), altri con sonorità decisamente più pop (come “Catherine Howard”). “Anne of Cleves” non ha una struttura, è quasi fatto a caso, come pezzo (il compositore diceva che “la band cominciava a pensare che fossi impazzito, ma era giusto così”). Interessante la storia dietro alla prima di questo disco: Rick Wakeman venne invitato dalla BBC a presentare il suo disco; la stessa sera, però i britannici accesero la TV per vedere un film molto controverso su Andy Warhol che però non venne trasmesso, quindi, piuttosto che guardare delle repliche al posto del film, cambiarono canale e quando sentirono i primi estratti di The Six Wives, a detta di Wakeman ‘Was a tremendous Break’. Prodotti anche tre ‘spin-off’, suonati nei live: “Tudorture 1485” (proposto in apertura), “Defender of Faith” (dal titolo di ‘Defensor Fidei’ del sovrano) e “Tudorock”. PROVA ANCHE: Emerson, Lake and Palmer, Works Vol. 2 ALTRI ALBUM CHE VORREI PROPORRE, MA NON HO SPAZIO PER FARLO: Per chi ha voglia di ritmi ‘latini’ e spensieratezza: Negrita, L’uomo sogna di volare Per chi vuole scoprire: The Lighthouse and the Whaler, This is an Adventure Per chi vuole viaggiare: Eddie Vedder, Into The Wild Rubrica di Carlo Mazzeri 5E 14 APRILE 2013 L’ANGOLO DEL LIBRO (e non solo...) CHE COSA LEGGERE E GUARDARE J.K. ROWLING, Il seggio vacante Nella cittadina di Pagford muore il consigliere dell’amministrazione locale più amato e odiato della città: la lotta per il suo posto è un terremoto che rimescola divisioni e alleanze. Sotto lo smalto perfetto di questo villaggio di provincia si nascondono in realtà ipocrisia, rancori e tradimenti. Dopo Harry Potter la Rowling cambia decisamente genere, ma tuttavia mostra grande maestria nel dipingere un affresco impietoso e amaramente divertente della società contemporanea! LAURA MITTINO, Evocatori Pubblicato lo scorso anno, questo libro l’ha scritto la mia migliore amica “Lora”, stundessa del Liceo Classico Carlo Alberto. Essendo una nostra concittadina e per alcuni coetanea può essere molto interessante leggerlo! La storia è davvero avvincente e lo consiglio soprattutto agli amanti del fantasy. Non anticipo nulla sperando che corriate subito ad acquistarlo! Attendiamo nuove pubblicazioni dalla neo-scrittrice. Spero sia per lei una bella sorpresa comparire nell’articolo <3 MICHAEL GUILLEN, Le cinque equazioni che hanno cambiato il mondo Quando la prof. di matematica l’ha consigliato ero scettica, ma è un libro veramente carino. Di Newton, Bernoulli, Faraday, Clausius ed Einstein vengono presentate la vita, la storia delle loro scoperte ed infine le conseguenze di esse nel corso del tempo. È un modo alternativo per imparare e memorizzare cinque formule fondamentali! LEV TOLSTOJ, Anna Karénina È uscito in questo periodo il film quindi consiglio anche la lettura del romanzo. La vicenda ruota intorno a due coppie antitetiche: Anna e Vronskij vs. Levin e Kitty. Il personaggio principale è Anna (Keira Knightley nel film, sempre lei quando si tratta di film d’epoca): amante, adultera, impossibilitata nel ruolo di madre. La grande abilità dell’autore sta nel rendere una totalità in tutte le sue manifestazioni. STIEG LARSSON, Millennium Saga La trilogia di Larsson comprende “Uomini che odiano le donne”, “La ragazza che giocava con il fuoco” e “La regina dei castelli di carta”. Si tratta di polizieschi che tengono veramente col fiato sospeso! Nonostante scene un po’ crude, che le rappresentazioni cinematografiche non si sono risparmiate di riprodurre, il giornalista Mikael Blomkvist e la giovane hacker Lisbeth Salander diventano personaggi indimenticabili. La storia parte da un “semplice” caso di omicidio, ma la fantasia dell’autore crea dal secondo volume incredibili complicazioni, allargando il raggio d’azione dei personaggi. Per quanto riguarda i film: sul primo libro abbiamo sia la versione di Oplev (2009), che quella di Fincher (2011); Alfredson si è occupato del secondo e del terzo (entrambi del 2009). Rubrica di Alessia Amato 5F 15 Carlo Mazzeri 5E ECO DELL’ANTONELLI Liceo Scientifico Statale “Alessandro Antonelli” Sede: Via Toscana, 20 - 28100 Novara - tel. 0321 465480 - fax 0321 465143 Succursale: Via Luigi Camoletti, 21 - 28100 Novara - tel. 0321 466188 www.liceoantonelli.it