Eco dell’Antonelli
Eco dell’Antonelli
APRILE 2013
Stand e open day
universitari
incontri con imprenditori
saloni laboratori
e corsi formativi
esperienze Erasmus
testimonianze dei
nostri ex studenti
tutto questo e
altro ancora è
speciale
orientarsi
scegliere
ECO DELL’ANTONELLI
PARLIAMO DI
PAGINA 2
Scegliere
PAGINE 3-8
Esperienze Erasmus
Testimonianze ex studenti del
Liceo
PAGINA 9
Tavola rotonda
con imprenditori novaresi
La Drink-Conferenza
PAGINA 10
Orientiamoci insieme
PAGINA 11
“Scegliere l’università”
Orientamento per Ingegneri
L’individuo al centro del diritto
PAGINA 12
Wooooow Io e il mio futuro
Laboratori di informazione
orientativa
PAGINA 13
Intervista ad Angelo Colombo
I (Traparentesi)
PAGINE 14-15
Rubriche
PAGINA 16
Che cosa posso fare all’università
Responsabile
Lorenzo Borelli
Redazione
Alessia Amato, Elena Cardano,
Ilaria De Luca, Alice Dinegro,
Valentina Canetta,
Alessandro Manzotti, Carlo Mazzeri,
Tania Piana, Marianna Polito,
Giorgia Stress, Giulia Tarantola,
Giulia Urani
Hanno collaborato
Chiara Belluco, Renato Bertozzi,
Alice Bighinzoli, Giulia Borelli,
Andrea Cantone, Valeria Colombo,
Giulio Cortesi, Silvia Degiovanni,
Franco don Finocchio,
Sara Giovarruscio, Valeria Mantellino,
Ottavia Mariani, Vanessa Mucchietto,
Marianna Pasqua, Alessandro Pirisi,
Camilla Tornotti, Simone Zatti
Impaginazione e grafica
Elena Onetto
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SCEGLIERE
Se c’è un’attività dell’uomo che riesce a mettere sempre in difficoltà è proprio
scegliere.
E’ certamente il dono più grande di quella libertà di cui siamo così voraci, e
se mancasse sarebbe una tragedia che renderebbe la vita meno degna di
quella che invece è; ma quando è presente sembra quasi una condanna, da
dover forzatamente subire. Pensiamo alla bizzarria di un sorteggio: è il voler
coscientemente rinunciare alla propria libertà perché non si sa che decisione
prendere o perché non ci si vuole assumere le conseguenze della decisione
stessa. Sembrerebbe una follia eppure sappiamo che il sorteggio è una delle
modalità di scelta da sempre adottata dall’umanità.
Forse un problema è che scegliere, è un’attività alla quale ci si deve addestrare e non si può improvvisare. Fin da piccoli avrebbero dovuto insegnarci a
scegliere e a capire la bellezza e la fatica della scelta: posso avere una cosa
ma devo rinunciare a un’altra e quindi mi devo abituare al fatto che ciò che
scelgo deve darmi una convinzione forte al punto di non sentire la sofferenza
di ciò che ho sacrificato o da gestirne il lutto. Forse guardando ai nostri piccoli
capiamo perché è diventato ancora più difficile scegliere. Una volta ai piccoli
veniva chiesto: questa settimana vuoi un giornalino, un gelato, le caramelle o
andare al cinema? E il piccolino doveva decidere di volta in volta ciò che sentiva meglio per lui non solo imparando a scegliere ma imparando soprattutto
a rinunciare. Oggi i piccoli passeggiano con un giornalino sottobraccio, delle
caramelle in tasca, mangiando un gelato mentre si stanno recando al cinema.
Non è colpa delle famiglie, ma è evidente che siamo in un mondo che ci educa alla rinuncia solo quando proprio non è possibile ottenere, e non come un
esercizio che educa alla responsabilità della vita.
Inoltre per poter compiere scelte importanti sarebbe necessario avere ben
chiare quali sono le nostre radici, il nostro passato, ciò che ci ha prodotti e
resi nel bene e nel male quelli che siamo; e quanto sono forti sono le ali con
cui affrontiamo il futuro e vogliamo spiccare volo. Siamo in un mondo che
tende a non considerare il passato come una dimensione importante (basti
pensare alla fatica con la quale oggi si studia la storia o la facilità con cui si
definisce “vecchia” qualsiasi cosa), e a mettere paura nel futuro visto come
cupo e foriero di limiti più che di possibilità.
In questo scenario i nostri amici di quinta stanno decidendo che cosa fare
del loro futuro, che cosa “diventare da grandi”. E nonostante tutti gli incontri
di orientamento che fanno, sembrano sempre più disorientati. Questa confusione, che spesso diviene ansia, deriva proprio dalla paura di “sbagliare
scelta”. Come si possono biasimare? Vengono da una educazione (anche a
scuola) che rinforza più i loro errori che i loro talenti, da commenti e giudizi
che tendono a sottolineare non tanto il fatto di aver commesso un errore (cosa
decisamente umana), ma di essere, in virtù di quell’errore, delle persone sbagliate. Adesso che sono davanti ad una scelta davvero importante si sentono
in difficoltà: sceglieranno ciò che davvero li appassiona o ciò che sarà spendibile nel mondo produttivo? Scommetteranno sui loro talenti (anche artistici o
sportivi) o terranno i piedi per terra frustrando qualche desiderio per una maggior “certezza” di futuro? Come supereranno il lutto di avere sempre avuto un
desiderio di vita e di non poterlo raggiungere perché - alla faccia del diritto
allo studio - dovranno superare un test di ingresso che non sempre premia i
migliori? I nostri amici di quinta saranno di fronte a tutto questo e molto altro
quando dovranno scegliere questa estate: orfani di un allenamento alla rinuncia, non gratificati nelle loro capacità e impauriti da tutti i profeti di sventura
che dicono loro che stiamo andando incontro a tempi catastrofici.
Io ne vedo tanti, tutti gli anni, e vedo ragazzi in gamba, intelligenti, capaci di
prendersi delle responsabilità e di restare sempre a galla nonostante le difficoltà. Ho stima di loro perché combattono una difficile battaglia con un nemico
che non è fuori di loro ma spesso dentro, nascosto nelle pieghe della paura di
non riuscire, di non essere felici. Io so che sapranno scegliere per il meglio e
faccio il tifo per loro, anche perché se ripenso a me alla loro età sento di non
essere mai stato chiamato a scegliere in un clima così difficile, e per questo
rispetto la loro fatica. Mi permetto sottovoce di dare loro un suggerimento: oltre a decidere che cosa fare da grandi... scegliete di essere persone buone e
affidabili perché il nostro mondo ne ha tremendamente bisogno e forse la mia
generazione ha smarrito questi doni perché non li ha più ritenuti qualcosa da
scegliere e difendere. Non ripetete il nostro errore. Auguri!
Don Franco
APRILE 2013
Avete presente la sensazione che si prova
quando si scopre l’ultima mossa necessaria
a concludere il cubo di Rubik… quando dopo
tanti tentativi si scopre la combinazione giusta
e finalmente si hanno sei facce tutte dello stesso colore?
Bene, ora vi racconterò come ho risolto il mio cubo di Rubik…
Il mio grande desiderio era quello di studiare medicina, ma alla
fine per una serie di eventi ho intrapreso il percorso per diventare
farmacista. Esame dopo esame sono arrivata al quinto anno…
in tempo con gli esami, una buona media… ma mancava ancora
“qualche cosa” per sentirmi davvero realizzata. Questo “qualche
cosa” l’ho scoperto quando sono venuta a conoscenza del Progetto A.P.P.A.®.
A.P.P.A.® è una ONLUS nata da un progetto basato su un lavoro di volontariato senza alcun fine di lucro. Vi collaborano Farmacisti e studenti di farmacia (come attività di tesi) tutti impegnati per un unico obiettivo: avviare e gestire laboratori galenici
in Paesi in via di sviluppo (PVS). L’esigenza nasce dal fatto che
molto spesso in questi Paesi circolano medicinali definiti contraffatti, ovvero di qualità, sicurezza ed efficacia assolutamente
lontane da quelle che dovrebbero essere. Il Progetto A.P.P.A.®,
si propone di insegnare a personale locale come lavorare al fine
di gestire un vero e proprio laboratorio galenico dove si allestiscono medicinali per la popolazione locale. Nello specifico, io
mi sono occupata dell’avviamento di un laboratorio in Angola,
quello presso il Centro Medico AMEN ong, situato a Funda, un
piccolo villaggio a circa 60 km da Luanda, la capitale.
Per più di sei mesi ho lavorato presso la Facoltà di Farmacia
di Torino, durante i quali ho imparato tutto ciò che è necessario
sapere per l’avviamento e la gestione di un laboratorio galenico
in un PVS: l’ordine di materie prime e l’organizzazione di una
spedizione di merce, come allestire capsule e come insegnare
a farlo in un’altra lingua (nel mio caso il portoghese) a persone
che forse non hanno neanche mai visto una capsula, come depurare l’acqua da utilizzare per preparare sciroppi, come gestire
un magazzino…
Tutto questo è stato possibile grazie
al team affianco al
quale ho collaborato per tutto il tempo.
Grazie alla professionalità e all’amore
per il loro lavoro, il
gruppo mi ha trasmesso la forza e la
grinta indispensabile per affrontare la
trasferta. All’inizio di
giugno la mia collega Claudia ed io sia-
mo partite per affrontare la tanto attesa avventura. Quello che
ci aspettava era proprio un altro mondo. La realtà di Funda è
quella tipica di molti villaggi africani: dimore per la maggior parte
costruite con lamiere di metallo e paglia, altre in mattoni di argilla che si sgretolano durante la stagione delle piogge; alcune “casette” più fortunate hanno porte e finestre – il più delle volte delle
tende fatte con panni locali - ed un punto di corrente elettrica,
ma nessuna di loro è dotata di acqua corrente e servizi igienici.
Noi eravamo ospiti del Centro Medico, che per 50 giorni è stata la nostra seconda
casa! Certo, ho dovuto
rinunciare a molte delle
comodità alle quali ero
abituata… la doccia era
fredda (quando c’era
l’acqua), il cibo a tavola
non mancava mai, ma ci
si doveva accontentare
con quello che c’era (e
credetemi, sono riuscita
ad apprezzare pietanze che prima non avevo
mai mangiato!!). Posso
però assicurarvi che fin
dal primo giorno vissuto
a Funda non una volta
ho avuto malinconia del
vecchio stile di vita.
Per 50 giorni ho vissuto in una realtà totalmente diversa, che
ancora oggi sogno con la speranza di ritornarci un giorno. Il nostro compito, era quello di formare tre ragazzi di 19 anni ai quali
è stato assegnato il compito di lavorare nel nuovo laboratorio:
Matias, Jesuina e Luciano. Durante i giorni della nostra permanenza, abbiamo insegnato loro, con lezioni teoriche e pratiche,
tutto ciò che è necessario sapere per allestire medicinali e gestire un laboratorio galenico. Non è stato facile, tenuto conto
della loro passata educazione: mancava un po’ di matematica,
poca conoscenza dell’anatomia e della farmacologia, faticavano
a ricordare nozioni che a noi potrebbero sembrare banali… Ma
dopo grandi sforzi, sia da parte nostra sia, soprattutto, da parte
loro ce l’abbiamo fatta! Con nostra grande soddisfazione, dopo
meno di 2 mesi i tre tecnici si sono dimostrati in grado di allestire
capsule, creme, supposte, sciroppi e soluzioni: tutti medicinali
estremamente utili per il Centro Medico.
Arrivato il giorno della partenza, l’idea di lasciare quella che è
stata per me una seconda casa, mi rattristava molto. Uno stato d’animo che è impossibile riuscire ad esprimere in poche righe… però dovete sapere una cosa… quando ripenso a quel
giorno, oltre ai sorrisi bagnati di lacrime dei ragazzi e dei bambini, ricordo d’aver pensato: “Bene, ce l’ho fatta… finalmente ho
risolto il mio cubo di Rubik”.
Valeria Mantellino
Sono Sara, ho scelto il corso di Chimica e Tecnologia farmaceutiche (Ctf) perché ero interessata alla scienza, più in particolare alla chimica, e mi sembrava una facoltà buona per trovare occupazione, in diversi rami (Aziende farmaceutiche, Farmacie, Commissioni del Ministero). Quello che mi ha convinta è
stata la possibilità di scegliere successivamente in che campo
professionale operare, avendo varie possibilità. Inoltre la facoltà
è nella città in cui vivo, e ciò è stato conveniente dal punto di
vista economico e logistico. Per ora, circa sei mesi prima della
laurea, sono molto contenta della scelta, perché per come si è
sviluppato il mercato del lavoro sembra esserci ancora spazio
per i laureati in Ctf; riconosco anche che gli studi sono serviti
anche per le conoscenze personali, e il mio bagaglio scientifico
culturale si è arricchito in modo notevole, cosa che sarebbe stata difficile da fare senza l’università. Inoltre, lo svolgimento del tirocinio professionale in Farmacia, previsto nel percorso di studi,
mi è stato molto utile per capire come funziona un’azienda privata, e in generale come quello che si studia viene poi applicato
praticamente nella professione. Il liceo mi è stato notevolmente
utile in questi anni, poiché lì ho acquisito il giusto metodo di studio che mi ha permesso di ottenere buoni risultati senza dover
faticare troppo. In più, il metodo imparato al liceo mi ha aiutata
a studiare più o meno volta per volta, di modo da fare meno fatica alle sessioni d’esame. Quando mi sono immatricolata, non
era previsto il test per l’accesso ai corsi di laurea ma una prova, all’inizio dell’anno accademico, per capire le conoscenze di
partenza nelle materie base quali matematica, fisica e chimica.
Dopo la laurea mi aspetto di trovare un posto in un’azienda farmaceutica, in una Farmacia oppure di poter continuare gli studi
specializzandomi in Farmacia ospedaliera, o con un master. In
ogni caso, con borse di studio o con uno stipendio, mi aspetto
entro qualche anno di avere una posizione economica stabile; è
un’aspettativa, potrebbe non tradursi in realtà, ma sicuramente
in un momento di crisi economica come questo, senza la laurea
nutrirei probabilmente meno speranze.
Sara Giovarruscio
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ECO DELL’ANTONELLI
Cari antonelliani, pensavate di esservi liberati di me e dei
miei articoli? Pensavate di poter finalmente leggere un
‘Eco’ serio e professionale? Ebbene, mettetevi il cuore in
pace (e prendetevela con il professor Borelli): sono tornata, ma stavolta per parlarvi di un argomento importantissimo, cioè l’università! La mia esperienza universitaria
è cominciata tre anni fa a Novara, città in cui vivo e che
amo. Fino al quinto anno di liceo non avevo un’idea ben
chiara della facoltà da scegliere: ne avevo escluse con
certezza alcune come Architettura, Ingegneria e Scienze
Motorie ed oscillavo sostanzialmente tra Medicina e Lettere e Filosofia. Non avendo intenzione di allontanarmi
troppo – Vercelli sarebbe stata un ottimo compromesso –
l’Università “Avogadro” mi era apparsa come un’opzione
veramente valida, impressione confermata dall’opinione
pubblica anche a livello nazionale, che la colloca tra le
prime Università del Nord Italia. Quindi, dopo un lungo
e faticoso Esame di Maturità e (troppo) poche settimane
di vacanza mi sono messa a studiare di buona lena per
il temutissimo test di ammissione, un quizzone elaborato dai soliti cervelloni ministeriali che avrebbe lo scopo
(almeno nelle loro illuminate testoline) di selezionare gli
studenti più “adatti” per la facoltà. Piccola parentesi: noi liceali (scientifici e classici) pecchiamo spesso di superbia,
credendo che il nostro corso di studi ci collochi un po’ più
su degli altri. Tuttavia la preparazione liceale è solo uno
dei fattori che influiscono sulla riuscita ai test di ingresso
universitari: fondamentalmente contano la preparazione
personale e un pizzico di fortuna. Quindi, se non passate
il test la prima volta, o anche la seconda, non buttatevi
giù e soprattutto non sentitevi inferiori a quelli che lo hanno passato, perché non lo siete! Personalmente, se non
fossi riuscita ad entrare a Medicina avrei senza indugio
virato su Filosofia (professor Galli, non ha gufato abbastanza!). Adesso che sono a metà del mio percorso e sto
per cominciare il tirocinio comincio a fare dei bilanci e a
guardare in avanti: la specializzazione che mi piacerebbe
intraprendere, la famiglia che mi sto costruendo… insomma, l’indirizzo che voglio dare alla mia vita. E sapete cosa
ho capito in questi tre anni? Che voglio, fortissimamente
voglio essere un bravo medico, non un eroe, non uno che
prende e va in Africa o in India o in giro per il mondo a
curare i casi più disperati (lodevolissima iniziativa, per carità), ma voglio lavorare per rendere migliore la vita delle
persone che mi stanno intorno e che, per un motivo o per
un altro entreranno nella mia anche solo per una notte
in Pronto Soccorso. Infine, un ultimo consiglio un po’ più
pragmatico: non fate dello studio la vostra unica ragione
di vita, non esauritevi rincorrendo i 30 e lode. I voti, dovreste averlo capito in 5 anni di liceo, non si assegnano
alle persone e gli insuccessi ci saranno, ma non si riduce
tutto ad un esame e crescere, diventare adulti significa
proprio questo: saper dare il giusto valore alle esperienze
della vita. Con questo concludo, e vi faccio un enorme in
bocca al lupo!
Silvia Degiovanni
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Fin da quando ero piccola, ho sempre detto di
volermi laureare in Ingegneria Aerospaziale e ho
scelto la scuola superiore di conseguenza. Quando
è stato il momento di dovermi iscrivere all’Università, senza troppi pensieri, sono andata all’Open Day
del Politecnico di Milano, e, sempre più convinta,
a settembre 2010 ho cominciato a seguire i corsi.
Nel giro di un anno mi sono resa conto che quella che avevo intrapreso non era assolutamente la
mia strada: non tanto per la difficoltà nel passare
gli esami, per i quali non avevo problemi particolari, quanto perché proprio non mi appassionava
come avevo pensato e sognato! Non nascondo
che sia stata una delusione fortissima: non riuscivo
ad ammettere di avere sbagliato totalmente rotta.
È stato molto difficile riuscire a dire “forse dovrei
cambiare”, perché significava perdere un anno e
soprattutto perché l’idea di avere buttato all’aria
tempo, sforzi e, non dimentichiamolo, denaro, mi
sembrava intollerabile. Poi, parlandone con la mia
famiglia e i miei amici, mi sono convinta che non
potevo passare un altro anno in quel modo, studiando qualcosa che non mi piaceva. A settembre
2011 ho cambiato facoltà: non indovinereste mai
cosa studio ora!
Mi sono iscritta alla Facoltà di Lettere, dando finalmente ragione a tutti i professori e insegnanti
che fin da piccola mi dicevano che avevo attitudine
per le materie umanistiche. Ho scelto di prendere
la laurea triennale a Vercelli (Università degli Studi
del Piemonte Orientale) perché nonostante le apparenze è una buona università, in cui si coniugano
i vantaggi di un liceo (classi veramente piccole, mi
capita di seguire corsi a cui partecipano non più
di una decina di persone) e universitari. Fra tante Università ho scelto Vercelli perché ho sentito
molte esperienze positive ed effettivamente le voci
che mi erano arrivate erano vere. È vero, è un piccolo ateneo, ma ciò non significa che non ci siano
numerose eccellenze (potrei citarne parecchie, ma
forse se nominassi Alessandro Barbero, docente
di Storia Medievale, potreste riconoscerlo: è uno
scrittore e compare molte volte a Super Quark
negli speciali di storia). Sicuramente per la laurea
specialistica dovrò andare a Milano o Torino, dal
momento che la specialistica a Vercelli non mi interessa. Se dovessi darvi un consiglio, vi dirò solo
una cosa: preparatevi un piano B! Non si può mai
sapere: contemplate diverse possibilità, non limitatevi in nessun modo e non escludete a prescindere
una strada rispetto ad un’altra. E, dulcis in fundo,
ascoltate quello che vi consigliano i professori: nel
mio caso, avevano proprio ragione.
Camilla Tornotti
APRILE 2013
ERASMUS PARTIRE O RESTARE?
Questa era la domanda che assillava la mia mente nei mesi che
mi separavano dal “grande giorno”.
La trepidazione e il desiderio si alternavano a tensione e paura... il salto nel vuoto spaventa sempre e allo stesso tempo accresce la voglia di vedere cosa vi sia al di là.
Quando sono stata scelta per partire 5 mesi destinazione
Guildford, UK, non ci credevo… non riuscivo a realizzare che
proprio io ero stata selezionata tra i tanti studenti presenti.
Era un’occasione unica e irripetibile che per la facoltà in cui
sono iscritta, Biologia Applicata alla Ricerca Biomedica
(presso l’Università Statale di Milano), poteva rappresentare un
elemento decisivo per il mio futuro lavorativo; sostenere esami
in lingua inglese permette infatti di avere un curriculum più interessante e completo.
Partire significava iniziare una nuova pagina della mia vita... coCosì come alla maggior parte di voi succederà, o è già
successo, anch’io in un pomeriggio di fine quarta mi sono
chiesto: “Cosa farò da grande? Che università potrei scegliere? Come posso informarmi al meglio per fare una scelta
responsabile?” e subito dopo “Cavolo! Devo assolutamente
finire il campionato di PES!”. Così è stato per un anno fino a
che, all’ennesimo scudetto e dopo varie coppe campioni, mi
sono reso conto che a quindici giorni dalla maturità e a due
mesi dall’iscrizione all’università non avevo ancora la minima idea su che facoltà scegliere. Per tutto l’anno avevo sentito ragionamenti contorti tipo “Faccio XX così poi ho il lavoro
assicurato” o “ Sai… mamma vorrebbe tanto che facessi YY
cosi poi guadagno un pacco di soldi”. A due settimane dalla
maturità, però, non potevo perdere tempo con queste cose,
spinto anche dalla mia indole ho optato per una scelta più
lineare, semplice e a mio parere sensata: faccio quello che
mi piace veramente!
Presto fatto: avrei continuato gli studi in Conservatorio e mi
sarei iscritto a Ingegneria Fisica al Politecnico di Milano,
dove avrei potuto studiare la meccanica quantistica e i laser, cose a mio parere abbastanza fighe. L’ammissione al
Politecnico non è particolarmente complicata: è necessario
superare un test d’ingresso con domande in gran parte sulla
matematica e comprensione verbale con una piccola percentuale su fisica e chimica. Le modalità per passare il test
cambiano di anno in anno ma vi basti sapere che per farlo
bene serve solo la matematica del quarto e quinto anno e
che a differenza di altre facoltà lo si può dare quante volte si
noscere tante nuove persone, costruirsi una famiglia con amici
di tutte le nazionalità, imparare a cavarsela da soli in un Paese
con una lingua diversa da quella quotidiana.
Partire era mettersi alla prova, dimostrare di saper affrontare
le difficoltà e crescere con esse, imparando ad affrontare i momenti difficili… non nego che, soprattutto all’inizio, la tentazione
di tornare indietro è stata forte!
D’altronde partire era anche lasciare tutto... amici, famiglia, abitudini, la propria vita insomma… e il distacco non è uguale per
tutti, ma dipende molto dal carattere di ognuno.
I giorni che mi separavano dall’inizio di questo meraviglioso percorso erano un alternarsi continuo di emozioni positive e negative. Molto forte era soprattutto la paura di non riuscire a ottenere
buoni risultati alla fine dei corsi, dovendoli sostenere in inglese.
Pensarci ora mi fa sorridere… che sciocca a farmi cosi tante
paranoie! Una volta superata la preoccupazione iniziale e le difficoltà verificatesi (l’inglese stretto dei docenti, la mancanza di
riscaldamento e acqua calda per 3 settimane, le prove antincendio nel cuore della notte, DJ impazziti che componevano a tutte
le ore nella camera sopra la tua...) il tempo è trascorso fin troppo
velocemente…gli esami sono andati bene e sono stati accompagnati da momenti di spensieratezza, di feste e gite fuori porta.
Poter partire è un’occasione davvero unica, è aprirsi a nuove
persone con i loro usi e costumi, è interagire tra nazionalità totalmente diverse tramite una lingua comune, ma soprattutto significa crescere sia da un punto di vista formativo, che umano.
Decidere di partecipare al progetto Erasmus è la scelta giusta
per poter avere un bagaglio personale significativo e che non
potrà essere mai dimenticato.
Se ora uno studente mi chiedesse cosa fare, non avrei esitazione o titubanza nel dirgli semplicemente che partire è l’unica
opzione da considerare!
Colgo l’occasione per ringraziare tutte le persone che hanno
condiviso con me questa esperienza!
Vanessa Mucchietto
vuole e prima o poi lo passano tutti; la vera selezione avviene durante i primi anni di corso, a mio avviso particolarmente
duri. Come disse un mio prof: “Ricordate che il difficile non
è entrare ma uscire…”. Quello che avete imparato al liceo
serve solo a passare il test d’ingresso con discreta tranquillità, tutto qui. La matematica che finora avete studiato verrà
riassunta alla veloce nelle prime settimane del primo corso
di Analisi, fisica si fa in tutt’altro modo e latino come sapete
non è previsto negli esami. Quindi il liceo è inutile? Assolutamente no. Se siete riusciti a superare indenni cinque anni
di una scuola difficile come l’Antonelli, allora, credeteci o no,
avete dimostrato di avere le tre componenti fondamentali
per affrontare anche la facoltà più impegnativa: metodo di
studio, personalità e determinazione. Naturalmente averlo
dimostrato non significa necessariamente saperlo dimostrare in futuro, ma questo sta a voi!
Ad aprile mi laureo e posso dire di essere super soddisfatto
della mia scelta, certo non nego di aver fatto numerosi sacrifici e di aver vissuto periodi molto (molto!) difficili ma questi
sono ampiamente ricompensati dall’appagamento per quello che ho imparato e dal sentirmi realizzato. Presto cercherò
un posto di lavoro, non so ancora di che tipo e dove ma so
che, forte della formazione ricevuta sia come studente sia
come persona, non avrò problemi ad affrontare questa nuova sfida che la vita mi riserva.
Renato Bertozzi
5
ECO DELL’ANTONELLI
Ho cominciato a interessarmi di materie giuridiche in quarta
liceo, durante i sei mesi di permanenza negli Stati Uniti,
dove vi era la possibilità di frequentare, tra gli altri, un corso
di Public Law, in sostanza un corso di diritto costituzionale
americano. Superata la prova di Maturità ho optato per proseguire in quella direzione, decidendo di iscrivermi alla facoltà di giurisprudenza. La scelta dell’ateneo è stata invece
legata all’esistenza della Scuola Galileiana, un’istituzione
molto interessante che offre allo studente alcuni benefit di
natura economica e permette di entrare in contatto, mediante corsi e seminari addizionali a quelli dell’Università,
con alcuni tra i professori e pensatori più interessanti del
panorama nazionale e internazionale. Accedere alla Scuola Galileiana è alquanto impegnativo: per diventare studente galileiano è necessario, infatti, superare quattro esami,
due scritti e due orali e successivamente completare ogni
anno gli esami previsti dal proprio corso di laurea con una
media ponderata dei voti non inferiore al ventisette. Per
quanto riguarda la preparazione degli esami, è opportuno
considerare che le modalità di ammissione, quattro esami,
su tre o quattro materie a scelta dello studente, tendono a
privilegiare la passione e l’alta specializzazione per una determinata materia, piuttosto che una preparazione generica
in molti ambiti. In questo senso è assai consigliabile individuare un gruppo limitato di materie nelle quali si possa contare su una preparazione analitica, come del resto vale per
lo studio universitario in generale, che, personalmente, ho
trovato notevolmente diverso per qualità e quantità da quello del liceo. Ne consegue che le nozioni e i metodi appresi
durante gli studi liceali hanno un’utilità abbastanza marginale. Ai fini della preparazione degli esami di ammissione
consiglierei caldamente di valutare con molta cautela e indipendenza la propria preparazione nell’ottica di colmare le
lacune che, se dovessero emergere in sede di un esame
o di un test di ammissione, darebbero luogo a spiacevoli sorprese. Malgrado la condizione di studente galileiano
comporti una mole piuttosto significativa di lavoro, ad oggi
devo ritenermi molto soddisfatto di questa scelta che mi
ha permesso di studiare la mia materia con un occhio più
ampio e maturo, nonché di godere almeno per questi anni
di una certa indipendenza economica. Per quanto riguarda
il futuro, penso che sarei interessato a proseguire gli studi
giuridici con un dottorato di ricerca, probabilmente in una
sede estera, anche se il pregio di una facoltà come quella di giurisprudenza è certamente quello di lasciare aperte
molte opzioni.
Giulio Alvaro Cortesi
studente di Giurisprudenza a Padova, da quattro anni
alla Scuola Galileiana di Studi Superiori,
una delle otto scuole di eccellenza del nostro Paese.
Fin da piccola la mia idea era sempre stata quella di fare il medico, in particolare il neurochirurgo. Mi affascinava l’idea di capire
cosa ci fosse all’interno della nostra testa e di studiare come
funzionasse. Poi però mi sono ritrovata in quinta liceo a dover
preparare la classica tesina per la maturità e lì ho avuto la mia
illuminazione: avevo inserito Freud fra gli autori che analizzavo
e ho iniziato a capire che forse il lavoro che davvero avrebbe potuto aiutarmi e soddisfarmi era quello dello psicologo. All’inizio
ho tentato di nascondere a me stessa che stavo prendendo in
considerazione questa idea, un po’ per le resistenze della società nei confronti di questo lavoro, un po’ perché dopo tanti anni
inseguendo un sogno ti chiedi se davvero una tesina possa farti
cambiare idea. Devo dire che il liceo in questa mia scelta è stato
fondamentale, come se mi avesse aperto gli occhi facendomi
rendere conto di quello che volevo in realtà. I passi successivi
sono venuti tutti abbastanza naturali e facili: la scelta dell’università (io frequento l’università Cattolica del Sacro Cuore Unito,
a Milano) è venuta da sé sia per la sua comodità in quanto a
luogo e mezzi di trasporto, sia perché mi aveva sempre affascinato l’idea di poterla frequentare e anche la tanto agognata
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Mi chiamo Simone e mi sono da poco laureato alla triennale
di Filosofia all’Università degli Studi di Milano (la “Statale”);
adesso sono iscritto alla laurea magistrale in scienze filosofiche
sempre in Statale. La scelta di studiare filosofia all’università
è maturata soprattutto nel corso dell’ultimo anno di liceo; avevo sempre pensato che avrei proseguito i miei studi in ambito
scientifico (chimica o ingegneria), ma in tre anni mi ero sempre
più appassionato allo studio del pensiero filosofico e quando è
arrivato il tempo di scegliere ho preferito fare ciò che mi piaceva
davvero! Una volta deciso che cosa avrei studiato, bisognava
scegliere l’università. Non volendo trasferirmi in un’altra città, le
alternative erano due: Vercelli o Milano (entrambe senza test di
ingresso). Dopo essere andato ai vari open day nelle università
e aver seguito qualche lezione (se avete la possibilità andate
nelle università dove vorreste iscrivervi per seguire qualche ora
e respirare un po’ di aria universitaria: le lezioni sono aperte a
tutti e nessuno vi chiederà se siete già iscritti o meno) ho optato
per Milano. Prima di tutto per la libertà che viene lasciata agli
studenti di filosofia nello scegliere il proprio piano di studi: non ci
sono esami veramente obbligatori e ognuno può scegliere i corsi che veramente lo interessano (ad esempio io ho la passione
del teatro, e ho avuto la possibilità di seguire alcuni corsi di Beni
culturali proprio sul teatro). Un altro motivo era il tipo di materie
che venivano insegnate: ci sono molti corsi che trattano di scienza, logica, persino chimica e fisica (la cattedra di Filosofia della
Scienza è stata istituita per la prima volta in Italia a Milano). Per
uno a cui non sarebbe dispiaciuto fare una facoltà scientifica, la
facoltà di filosofia a Milano è risultato un buon compromesso.
Inoltre la sede dove si svolgono le lezioni è in centro a Milano,
vicino al Duomo, facilmente raggiungibile e ben servita. Certo
ci sono degli svantaggi: prima di tutto la lontananza (io sono
di Cameri e per arrivare in università ci metto anche un’ora e
mezza tra auto, treno e metro - quando non ci sono scioperi!);
poi le dimensioni dell’università… siamo in tanti, troppi! Spesso
le aule sono piene, e c’è il rischio di seguire la lezione seduti per
terra. Per qualsiasi cosa bisogna imparare a cavarsela da soli,
l’essere in tanti si traduce nel fatto che si è seguiti poco, sia dal
punto di vista burocratico che didattico. Spesso anche solo per
andare a chiedere una informazione in segreteria si può perdere
una mattina!
Nonostante questi inconvenienti (normali per una grande università), sono soddisfatto della mia scelta? La risposta è sì, e la
prova è che ho scelto di proseguire i miei studi a Milano. Il liceo
mi ha preparato veramente in maniera ottima: non solamente
per le nozioni in campo scientifico che mi sono state utilissime
nell’affrontare alcuni esami, ma anche per il metodo di studio
imparato, che mi ha aiutato molto nel preparare i primi esami,
quando non sai ancora bene come muoverti. Non so ancora
cosa farò dopo la laurea; sono indeciso se continuare in campo
universitario, magari con un dottorato di ricerca, oppure se provare ad avventurarmi nel campo dell’insegnamento.
Simone Zatti
preparazione per il test di ammissione, devo dire che è stata
un’occasione di divertimento. Mi sono preparata durante l’estate, con i miei amici facendo a gara a chi indovinasse più risposte
su uno di quei manuali che si comprano e facendo tante, ma
proprio tante, parole crociate per incrementare la mia “cultura
generale”. Ora sono al mio terzo anno di studi e devo decidere la mia specializzazione che, rispetto all’inizio, è decisamente
cambiata! Mi piacerebbe specializzarmi in psicologia del lavoro
e delle organizzazioni. Le mie aspettative per il futuro sono quelle di riuscire a laurearmi nella specializzazione che desidero e
iniziare ad avvicinarmi, già da adesso, al mondo del lavoro che,
come tutti ben sappiamo, offre delle possibilità ma che bisogna
guadagnarsi informandosi e provandoci. Non voglio nascondere
che bisogna impegnarsi molto per raggiungere dei buoni risultati
ma il consiglio che mi sento di dare e che ha aiutato molto la mia
esperienza, è che se veramente si è decisi e convinti a intraprendere una qualsiasi strada allora con un po’ di preparazione
e anche un po’ di creatività ognuno può farcela.
Ottavia Mariani
APRILE 2013
ERASMUS UN ARRICCHENTE SCAMBIO CULTURALE
Quando ho deciso di iscrivermi al
corso di laurea di Mediazione linguistica e culturale, scegliendo
come lingue Inglese e Arabo, non
avrei mai pensato che proprio grazie alla seconda sarei partita per il
Belgio per vivere l’esperienza più
bella della mia vita, l’Erasmus. E
volendo essere ancora più oneste,
non volevo neanche presentare la
domanda di partecipazione, è stata
una decisione impulsiva: quattro giorni prima che chiudessero le
iscrizioni mi sono attivata e, sfidando l’intricata burocrazia universitaria, ho compilato e consegnato tutto il necessario nel giro
di tre giorni. Avevo messo Gent, una città nel nord del Belgio,
come terza scelta perchè prevedeva un periodo di 10 mesi, in un
paese dove la lingua ufficiale è il Dutch (olandese) e che ai miei
occhi, ignoranti, sembrava meno affascinante di Parigi! Beh...
shame on me! Mai giudizio fu più sbagliato! Mi sono sono trovata
catapultata in una città universitaria bellissima e viva, dove praticamente tutti parlano inglese! All’inizio ho avuto i miei momenti
di panico perchè mi sono ritrovata a dover affrontare un sistema
universitario diverso, una mentalità per cui le eccezioni non esistono (anche a giugno ho dovuto litigare molto per un esame!),
capire quali corsi seguire e con quali professori parlare... ma
Sono una studentessa del corso di
laurea in Lingue e Letterature Straniere (Università degli Studi Milano).
Durante il mio secondo anno decisi di
presentare la domanda di partecipazione al progetto Erasmus, in quanto
ritengo che per chi studia delle lingue
straniere sia fondamentale un’esperienza all’estero. L’anno successivo
ho vinto una borsa di studio per Alicante della durata di 6 mesi. Nel gennaio 2012 sono partita, lo
ammetto, non senza preoccupazioni.
Personalmente, devo confessare che l’inizio non è stato semplice, per diversi motivi; innanzitutto ti ritrovi da sola in un Paese
straniero, dove fatichi a comunicare per la poca conoscenza della lingua (nonostante tu abbia studiato per anni, non sei in grado
di esprimerti nel modo in cui pensavi o speravi...); in secondo
luogo, non hai amici, familiari o parenti che possano aiutarti, se
non a distanza chiaramente. Mi è capitato, in qualche momento
di difficoltà iniziale, di pensare al ritorno in patria, cosa che poi
ho scoperto essere successa a tutti i miei colleghi Erasmus.
Trascorsi i primi giorni di “assestamento”, in cui oltretutto devi
trovare casa, questione che per me si è prolungata per una settimana, è stato il momento di andare in università.
Già, l’università! Fin da subito ti accorgi quanto l’organizzazione
dell’università all’estero sia impeccabile su ogni fronte; professori molto disponibili nei confronti degli studenti, corsi ben organizzati e via dicendo. Per quanto riguarda gli esami, è chiaro
Mi sono lasciata l’Antonelli alle spalle… ormai troppi anni fa,
per un corso di laurea in Lingue e Letterature Straniere.
Ho avuto la fortuna di non essere passata per la fase ohcielo-che-farò-della-mia-vita, tipica del maturando - fase che
segue la tradizionale non-passerò-mai-la-maturità. In realtà
non ho esattamente dovuto scegliere il mio percorso di studi:
amavo tanto l’inglese e il francese che mi sembrava naturale iniziare a dedicarmi solo ad esse e potermi dimenticare
finalmente della fisica… Ma questo forse non lo dovevo dire.
Ops! Ad ogni modo, la fisica ormai è archiviata, e sto per
laurearmi alla Statale di Milano. Avrei potuto tranquillamente
iscrivermi a Vercelli mi direte (e tanti me lo hanno già detto),
ma pensavo che avrei trovato qualche sfida in più dall’altra
parte del Ticino. Il mio corso non prevede test d’ingresso, il
che è certo un vantaggio. Ma sappiate, futuri linguisti tra di
voi (spero siate numerosi), che dopo la maturità dovrete fare
supporto morale ai futuri ingegneri e medici che sgobberanno per l’estate intera con quaranta gradi all’ombra, invece di
godervi impunemente la piscina. Non è carino fare gli spiritosi alle loro spalle. Dato che ormai la laurea è alle porte, e tre
anni sono passati da quando ho messo piede per la prima
alla fine tutto si è
sistemato e, anche grazie a pazienti compagni
di corso, sono riuscita a passare
gli esami, a fare
il mio dovere insomma! Ma per
fortuna non c’è
stato solo il dovere... Fin dal primo
giorno, infatti, appena ho messo
piede nella mia
stanza in una delle “exchange students recidenses”, ho conosciuto ragazzi e ragazze da tutta Europa, e non solo, persone
con cui si sono istaurate amicizie che durano ancora adesso e
da cui ho imparato tanto... si perchè l’Erasmus è uno scambio
culturale continuo! Vivendo a stretto contatto 24 ore su 24, si
scoprono le abitudini dell’altro, le somiglianze e le differenze… è
inevitabile! Insieme si organizzano viaggi, feste, si partecipa agli
eventi più disparati perchè la voglia di fare è tanta! Vivere da
soli, in un paese straniero, ti permette di crescere, di imparare a
cavartela nelle circostanze più inaspettate e a renderti un po’ più
consapevole di come gira il mondo.
Giulia Borelli
bisogna studiare e, comunque, vieni considerato come qualsiasi
altro studente madrelingua. Nonostante tutto, penso che nessuno studia disperatamente come noi Italiani!
Una volta superati gli ostacoli del trovare casa e ambientarsi in
università, inizi a renderti conto che ci sono tantissimi studenti
stranieri come te, in cerca di aiuto e amicizia. Ti ritrovi così, in un
lampo, senza nemmeno rendertene conto, ad avere una miriade
di conoscenti e di amici che scopri diventare la tua famiglia Erasmus che ti sosterrà durante tutta la tua esperienza.
Non dimentichiamoci, poi, di tutte le feste Erasmus cui “sarai
costretto” a partecipare!
In conclusione, l’esperienza Erasmus insegna; insegna a cavarsela da soli, ad assumersi responsabilità. Penso che sia
un’esperienza
che
tutti dovrebbero fare.
Oltre la lingua, l’Erasmus insegna a conoscere una nuova
cultura con cui sei
quotidianamente
a
contatto. E non c’è
modo migliore che
viaggiare per “uscire
dal guscio” e conoscere un nuovo mondo.
Valeria Colombo
volta in un’aula universitaria, è il momento di tirare le somme. Non posso che essere felice di aver scelto l’Antonelli a
suo tempo. La mia passione per la letteratura si è sviluppata
fra quelle mura, e il mio metodo di studio lo devo alle ore di
allenamento sui libri del liceo. E senza la buona base linguistica che ho avuto all’Antonelli avrei di certo avuto difficoltà
maggiori agli esami. Anche il latino mi è tornato utile: non
disprezzate il povero Cicerone. Col senno di poi, di prima, e
con ogni senno vi venga in mente, sono soddisfatta anche
della mia scelta universitaria. Quando la materia ti appassiona, studiare non pesa. O meglio, pesa meno, non allarghiamoci troppo. Al mio percorso di studi manca un periodo in
Erasmus, vuoto che spero di colmare durante la magistrale.
Ho infatti intenzione di proseguire gli studi, specializzandomi
in traduzione. Per poi andare a traslocare in un cartone sotto
un ponte della Senna o del Tamigi… In realtà non so cosa
ne sarà di me, spero solo di poter mettere a frutto ciò che
ho studiato, in un modo o nell’altro. “Per aspera ad astra”,
cerchiamo di tenerlo presente.
Chiara Belluco
7
ECO DELL’ANTONELLI
Ciao a tutti! O meglio, salam aleikum! (
!)
Mi chiamo Alessandro Pirisi e sono uscito dall’Antonelli tre
lunghissimi anni fa. Al momento sono iscritto al terzo anno al
corso di “International Economics, Management and Finance” presso l’Università commerciale Luigi Bocconi. Da
due mesi a questa parte sono in exchange presso l’Al Akhawayn University (
) a Ifrane, Marocco. La decisione
di studiare in un corso con la didattica interamente in inglese la presi durante il mio quarto anno, che feci negli Stati Uniti. Scelsi di fare domanda in 3 università all’estero e alla
Bocconi. Decisi che qualora non fossi entrato in nessuna di queste sarei andato a Forlì a
fare scienze diplomatiche. Il mio piano era quello di studiare materie che fossero inerenti all’ambito delle relazioni internazionali e possibilmente in inglese, dando precedenza
all’università “migliore” tra quelle in cui sarei entrato (guardai ad esempio il rapporto del
Financial Times sulle varie business school nel mondo). Un’altra discriminante fu il fatto
che i miei genitori mi avrebbero coperto solo parte delle spese (tanto che tuttora finanzio
parte dei miei studi con un prestito d’onore). Per mia fortuna venni preso alla Bocconi
proprio nel corso che volevo io e questo mi consentì di
rimanere legato a Novara pure nel corso dei miei studi universitari. Mi considero molto soddisfatto del mio
percorso, iscrivermi ad economia politica internazionale è stata la scelta giusta per me proprio perché è una
materia che mi appassiona, poco conta se all’Antonelli
non viene insegnata. La mia esperienza al liceo è stata
molto utile perché mi diede un metodo di studio che mi
consente di affrontare con efficacia periodi di stress e
costante pressione. Sebbene in quinta liceo la matematica fosse il mio tallone d’Achille (come ben ricorderà la professoressa Amicangioli), all’università mi sono
trovato in vantaggio rispetto a molti miei compagni di
corso e non riscontrai enormi difficoltà in quelle materie che credevo sarebbero state il mio punto debole.
L’anno scorso decisi che era giunto il momento di fare
di nuovo le valigie e partire: feci domanda per il programma exchange e scelsi tra le opzioni il Marocco,
la destinazione giusta per me in quanto mi consente
di conoscere il mondo e la lingua araba (che mi ha
sempre incuriosito) e contemporaneamente migliorare
il mio francese. Vivo qui da due mesi e mi trovo benissimo. Al Akhawayn è una scuola
interamente anglofona costituita per educare l’èlite marocchina e funziona in tutto e
per tutto come le università negli USA. È composta da solo 1700 studenti, il campus è
situato in uno dei posti più freddi del Marocco, con un paesaggio di una bellezza unica. Tornerò in Italia a fine maggio e, se tutto va secondo i miei piani, dovrei riuscire a
laurearmi quest’estate. Auguro a tutti voi un enorme in bocca al lupo e spero di essere
riuscito a chiarirvi un po’ le idee. Bessalama!
“Non esistono venti favorevoli per il marinaio che non sa dove andare” - Seneca
Alessandro Pirisi
Anch’io ero nella stessa vostra situazione ormai più di cinque anni fa e anche se vi potrà
sembrare assurdo provo un po’ di invidia nei vostri confronti! Credo che anche tra di
voi ci siano i fortunati, quelli che hanno già le idee molto chiare su quello che andranno
a fare da grandi, ci sarà chi si iscriverà a più test d’ammissione e sceglierà in base ai
loro esiti, e chi si reputa “in mezzo ad una strada” ed è molto confuso su quale percorso
universitario vorrà intraprendere. Io ero nell’ultima categoria! Una certezza ce l’avevo,
non avrei più voluto fare troppo a pugni con la matematica, né scegliere una facoltà
che mi segregasse sui libri anche dopo il calare del sole: con questo screening iniziale,
salutai subito le varie Ingegneria e Medicina. Volevo un’università che mi lasciasse più
porte aperte, e che fosse compatibile con il Basket, che mi lasciava solo un giorno di
riposo alla settimana. Grazia alla mia passione per lo sport, avevo pensato di scegliere
la facoltà di Scienze Motorie, ma le preoccupazioni sulla futura spendibilità della laurea
non le permisero di diventare niente più che un’idea, e mi indirizzai verso la facoltà di
Economia. Oltre all’interesse verso il piano di studi, il fatto che potessi scegliere di stare
a Novara, con la possibilità di evitare le perdite di tempo dei treni, rafforzò la mia convinzione. Arrivato a conclusione della Laurea Magistrale sono soddisfatto della mia scelta,
in particolar modo per quanto riguarda i due anni della Specialistica (in Finanza e Management), che mi sono sembrati i più impegnativi e formativi. Tornando indietro, direi che
avrei potuto studiare un po’ di più per qualche esame, ma forse si dice sempre così… In
tutto il percorso universitario, credo che il Liceo mi sia stato molto utile, soprattutto per
quello che riguarda l’organizzazione dello studio e il metodo di lavoro, che credo sia un
punto critico di ogni percorso universitario. Sapere organizzare la settimana e sfruttare
i tempi morti diventa molto importante, per fare meno fatica e avere risultati migliori;
specialmente per chi dovrà fare tirocini in concomitanza con l’università. In conclusione
posso dire che qualunque scelta farete sarà giusta, se l’avrete fatta in direzione delle
vostre preferenze e aspirazioni, considerando tutti i fattori della vostra vita importanti
per voi. Se siete in dubbio tra alcune possibilità, guardate sempre verso l’alto, scegliete
ciò che è più stimolante, ma non accontentatevi, perché tornare indietro è sempre più
facile che dover recuperare! Poi credo che nei vostri prossimi cinque anni di università
(non fermatevi con le lauree brevi!), cambierete moltissimo, e ci saranno tante altre
opportunità per confermare o reindirizzare i vostri studi.
Andrea Cantone
8
Economia e Managment
delle Amministrazioni Pubbliche
e delle Organizzazioni Internazionali,
Bocconi.
Sono Alice, ho 22 anni. E’ ormai qualche anno che ho finito il mitico Antonelli, anche se i ricordi di quegli anni sono
ancora molto freschi come lo è anche
il ricordo del momento in cui ho dovuto
scegliere che cosa sarebbe stato di me
dopo il quinto anno. Ora, frequento la
Bocconi a Milano, dopo la laurea triennale in Economia e Scienze Sociali ho
deciso di continuare nella stessa università e di proseguire con la specialistica in
Economia e Management delle Amministrazioni Pubbliche e delle Organizzazioni Internazionali.
Non ho sempre voluto studiare economia, quando ero al quinto anno sono venuta a sapere della possibilità di fare in
Bocconi una settimana in cui assistere a
lezioni delle materie insegnate in un’università di economia. Questa iniziativa,
che si chiama “Talent Scout Program” mi
ha convinto di quanto potesse piacermi
un corso in economia, e specialmente in
economia e scienze sociali, per quanto
le tematiche trattate sono multidisciplinari, attuali e soprattutto aperte all’internazionalità. Economia e scienze sociali
non è economia e commercio, quello
che si studia sono i fenomeni come la
disoccupazione, la globalizzazione, emigrazione e così via, il tutto però formalizzato attraverso l’uso di modelli e un
discreto utilizzo di stumenti matematici e
statistici. La Bocconi mi è piaciuta subito
come università non solo perché in Italia
è il miglior posto per studiare economia,
ma soprattutto perché ha una vocazione
verso l’estero fortissima e fin da subito
ci si sente immersi in un ambiente internazionale. Questo ad esempio mi ha
permesso di fare un semestre di scambio negli Stati Uniti a Dartmouth College,
esperienza fantastica che in altre università sarebbe stato molto difficile attuare.
Probabilmente, poi, l’anno prossimo,
che sarà il mio ultimo anno di università,
lo passerò a Parigi per un programma di
doppia laurea tra la Bocconi e Sciences
Po. Dopo la laurea non so ancora cosa
esattamente vorrò fare o farò, ma penso
comunque di avere una sicurezza maggiore nella possibilità di trovare un buon
lavoro rispetto all’aver frequentato altri
atenei.
Lati negativi io non ne vedo, certo bisogna passare un test di ammissione
(anche se contano molto anche i voti
del liceo) che può comunque essere superato abbastanza agevolmente con le
conoscenze che si acquisiscono al liceo;
a me non sono serviti Alpha Test o preparazioni del genere. Si è vero, le tasse
sono alte, ma sono tutte ricompensate
ed è comunque importante guardare anche le borse di studio che ci sono, di cui
io ad esempio ho beneficiato nel triennio. Come ultima cosa, sfatiamo il mito
del bocconiano figlio di papà o ragazza
milanese che se la tira, come spesso
viene fatto passare. Ci sono, non si può
negare, ma la maggior parte sono persone che si potrebbero trovare in qualsiasi altra università italiana: ragazzi
che hanno voglia di studiare, ma anche
di divertirsi vivendosi al meglio gli anni
dell’università.
Alice Bighinzoli
APRILE 2013
TAVOLA ROTONDA CON GLI IMPRENDITORI NOVARESI
LA DRINK - CONFERENZA
Ingredienti:
- 4 imprenditori (un Carlo Accornero appena colto, un
Giuseppe Minoretti economista frizzante, un croccante
Carlo Robiglio e un Maurizio Grifoni di ottima annata)
- una palestra spaziosa
- maturandi quanto basta
Prendete anzitutto 85 kg di Carlo Accornero, commercialista e presidente del Novara Calcio, che vi inciterà a
vivere in modo più intenso possibile l’esperienza universitaria, e pestatelo accuratamente con due cucchiai di
zucchero. In questo modo addolcirete al punto giusto le
sue indicazioni riguardanti il praticantato, gli esami e le
differenze tra corsi di laurea in provincia e in città, e potrete apprezzare i suoi consigli riguardo all’università: gli
anni universitari, infatti, costituiranno un percorso di studi di fondamentale importanza nella vostra formazione
personale e incideranno molto sulle vostre scelte future.
Ora sminuzzare finemente un economista di marca
Giuseppe Minoretti, Dirigente della Banca Popolare di
Novara, e lasciare in infusione per qualche minuto, di
modo che prendano sapore le sue informazioni sulla realtà bancaria territoriale che ricoprirà un ruolo importante
nell’indirizzarci verso un corso universitario che maggiormente venga incontro ai nostri interessi.
Aggiungere a questo punto all’infuso qualche goccia di
Carlo Robiglio, imprenditore e presidente della casa
editrice Interlinea, e della sua personale esperienza. In
questo modo potrete apprendere che la cosa importante,
nel compiere le proprie scelte di vita, è seguire le proprie passioni e inclinazioni; nel suo caso è stato proprio
così, ci dice infatti che l’idea di fare l’imprenditore è nata
dalla sua passione per la cultura e la letteratura e che
soprattutto, per questo tipo di carriera, va bene qualsiasi
percorso di studi sia stato compiuto e che l’essenziale
è avere creatività e voglia di spaziare le proprie conoscenze.
Per ultima cosa versate una damigiana di prosecco
Maurizio Grifoni, responsabile della Fondazione Novara Sviluppo. La sua frizzantezza e gli incoraggiamenti a
seguire con tenacia i nostri interessi daranno al coktail
dal retrogusto intenso, oltre naturalmente alle sue informazioni riguardanti la disoccupazione giovanile e altri
dati d’attualità, che contribuiranno a esaltare il sapore
con la sua semplice ironia.
Shekerate il tutto e avrete ottenuto una frizzante e schiumosa conferenza. Si consiglia mi mettere tutto in frigo
per un’ora, in modo da gustare il coktail fresco al punto
giusto.
Giorgia Stress e Giulia Urani 5D
9
ECO DELL’ANTONELLI
ORIENTIAMOCI INSIEME
Nell’ambito del progetto di orientamento per i ragazzi
dell’ultimo anno il nostro liceo (hanno partecipato anche
le classi quinte del Liceo Scientifico Carlo Alberto) il giorno 15 febbraio 2013 ha organizzato un’intera mattinata
per la presentazione di diverse università. All’inizio della
giornata le classi quinte hanno allestito le varie aule dedicate agli stand universitari, mentre un gruppo scelto tra
gli studenti di quarta ha accolto i rappresentanti delle facoltà. Conclusa la conferenza tenutasi in palestra con alcuni imprenditori novaresi, alle 10.30 si è aperta la corsa
all’orientamento dove i ragazzi hanno potuto informarsi
liberamente seguendo i propri interessi; numerose erano
le università presenti:
• Politecnico di Milano
• Liuc di Castellanza
• Cattolica di Milano
• Università del Piemonte Orientale “Avogadro”
• Università di Pavia
• Naba (Nuova Accademia Belle Arti) Milano
• Università della Svizzera Italiana
• Dipartimento di fisiche mediche
• Statale di Milano
• Iulm
• Bocconi
Ogni ateneo aveva a disposizione un’aula della nostra
10
sede, dove poteva presentare
una serie di materiale informativo (opuscoli, video, cd ecc.)
e dove erano presenti dei rappresentanti (studenti o professori) disponibili ad ogni tipo di
domanda.
Al termine dell’attività abbiamo
raccolto impressioni positive di
diversi partecipanti; vogliamo
però riportare qui di seguito
qualche parere più critico, che
può essere utile per il futuro:
“Quelli del Politecnico di Milano e dell’Università di Pavia
erano organizzati bene, sapevano dare informazioni utili su
tutti i corsi e gli esami annessi. La Statale di Milano mi ha
deluso parecchio perché oltre
a giurisprudenza il rappresentante non sapeva dare informazioni su nient’altro ed anche
l’Università del Piemonte Orientale non è riuscita a fornire
un quadro generale” (Silvia Genovese);
“Alcuni erano interessanti ed erano abbastanza soddisfacenti dal punto di vista delle informazioni che davano
anche se a parer mio sarebbe stato utile che ogni stand
avesse uno o più alunni in grado di dare informazioni dal
loro punto di vista” (Anonimo);
“Io sono un po’ critico: forse avrebbero potuto presentarci
un po’ più gli esami, i corsi e magari la scuola poteva farsi
mandare i depliant anche da altre università lontane, che
non potevano venire” (Luca Marchesi);
“Certi stand erano interessanti, ma troppo poco specifici,
alcuni parlavano troppo in generale altri non sapevano
dare abbastanza informazioni su indirizzi come psicologia” (Noemi Mezzotero);
“Le materie umanistiche presentate erano troppo poche,
si dava troppo spazio a quelle scientifiche, senza contare che spesso i professori non hanno saputo presentare
bene le università” (Greta Galimberti).
Attraverso questo mini sondaggio si è potuto rilevare che
non tutti gli atenei erano preparati a sufficienza per far
fronte ai dubbi e alle esigenze di ragazzi che stanno decidendo del loro futuro, ma sicuramente è stata un’iniziativa
interessante che negli anni a venire potrà aprirsi anche
ad altre università fornendo una prospettiva più ampia del
mondo accademico.
Valentina Canetta e Marianna Polito 5H
APRILE 2013
GIORNO 22 FEBBRAIO, ORE 9 DEL MATTINO
Io e altri ragazzi del liceo avevamo deciso di trovarci all’entrata
dell’Università Amedeo Avogadro, presso l’ex caserma Perrone,
per affrontare insieme quella giornata di open-day.
Contrariamente a quanto avevamo pensato, l’affluenza è stata
massiccia, tanto da stupirci, ed, in parte, scoraggiarci al pensiero della concorrenza con cui tutti noi, fra meno di cinque mesi,
dovremo avere a che fare. Nonostante questo inizio non molto
incoraggiante, la giornata si è rivelata veramente stimolante, soprattutto per le molte informazioni forniteci relative ai corsi. Infatti l’open-day è stato strutturato in differenti conferenze, ognuna da 55 minuti (affinché potessero essere intervallate da una
ben più che meritata pausetta caffè), tenute in aule distinte, a
seconda dell’indirizzo di studio (umanistico o scientifico) offerto
dall’università. Durante il percorso verso l’aula interessata era
possibile incontrare dei punti informazione, allestiti nei corridoi
e gestiti da dagli studenti, a cui ciascuno poteva rivolgere delle
domande riguardo l’ateneo e con cui si poteva avere un dialogo più disinvolto. Nonostante raggiungere l’aula si sia rivelato
pressoché difficile (vi chiederete come mai... ma provate voi ad
essere ciechi quanto me e vedrete quanto sia complicato leggere i vari numeri delle aule, posti in alto sopra le porte, per di
più essendo bassa tra una folla di giganti) le conferenze ed i
relativi professori/relatori (tutti molto giovani ed alcuni particolarmente affascinanti, devo ammetterlo) ci hanno fornito dei dati
assai positivi, come il fatto che, per quanto riguarda la laurea
magistrale in medicina, a livello nazionale l’università del Piemonte Orientale sia risultata tra i primi dieci posti in graduatoria
per la qualità dell’insegnamento: che oltre il 70% dei laureati,
ad un anno dalla laurea, riesce a trovare un impiego, o che le
tasse universitarie sono tra le più basse d’Italia. Allora: bar in
una posizione veramente comoda, baristi simpatici, grande varietà d’incontri, preparazione, a quanto risulta, ottima... più di
così cosa si pretende?
Giorgia Stress e Giulia Urani 5D
“SCEGLIERE L’UNIVERSITÁ”
INCONTRO CON GLI STUDENTI UNIVERSITARI ORIENTATORI
L’occasione andava colta al volo… incontrare gli studenti orientatori dell’Università Amedeo Avogadro. E così un gruppo di circa 80
studenti del Liceo si è fermato il pomeriggio di venerdì 7 dicembre
per un primo approccio con il mondo universitario. Abbiamo potuto ascoltare una presentazione del sistema universitario, articolato
nei diversi dipartimenti: dalla medicina alle scienze e innovazione
tecnologica, dalle scienze del farmaco a giurisprudenza e scienze
politiche, dagli studi umanistici a quelli per l’economia e l’impresa.
Siamo riusciti a farci un’idea più precisa delle opportunità che offre
l’università, parlare direttamente con chi la sta frequentando, capire
le difficoltà che si possono incontrare, sentirci stimolati e rincuorati.
Ci siamo poi dati appuntamento per gli open day di primavera. Per
chi vuole saperne di più è possibile consultare il sito www.unipm.it.
ORIENTAMENTO PER INGEGNERI
Come succede da una quindicina d’anni a questa parte, anche
quest’anno il Liceo ha collaborato con l’Area Gestione Didattica
del Politecnico di Torino nell’ambito del progetto di Orientamento in
Entrata per le Facoltà di Ingegneria. Circa cinquanta studenti delle classi quinte hanno partecipato al corso di approfondimento in
Matematica e Fisica tenuti rispettivamente dalle Prof.sse Failla e
Panigoni. Le lezioni di Matematica hanno riguardato la risoluzione
di equazioni e disequazioni (anche di secondo grado) in una o due
variabili, problemi di ottimizzazione, l’immancabile C.E., le linee di
livello. Quelle di fisica invece trattavano un ripasso degli anni precedenti: piano inclinato, termodinamica, onde, ottica, suono… Il tutto
corredato dia esercitazioni e vecchie prove! Il corso (strutturato in
due moduli da due ore ciascuno) era propedeutico alla partecipazione ai test d’ammissione “TIL- Test in Lab” dell’ateneo torinese,
essendo infatti garantito che metà dei quesiti avrebbe riguardato
il programma svolto nelle ore aggiuntive. Una ventina di studenti
particolarmente decisi (alcuni, altri meno :D) a entrare alla Facoltà
di Ingegneria hanno sostenuto il test (valido per tutti i corsi di Ingegneria), composto da quesiti di Matematica, Fisica, Logica e Comprensione Verbale. Si sono recati a Torino il 28 febbraio accompagnati dal Prof. Tagliaretti. Coloro che hanno totalizzato un punteggio
maggiore o uguale al 50% di risposte esatte ha potuto procedere
con l’immatricolazione diretta anche lo stesso giorno. Per gli altri,
sarà necessario aspettare la pubblicazione delle graduatorie.
Alessia Amato 5F e Carlo Mazzeri 5E
PROF. GIULIO PERONI
DELL’UNIVERSITA’ STATALE DI MILANO
L’individuo al centro del diritto e della legge:
la protezione e la tutela dei diritti fondamentali e il ruolo
dei tribunali penali internazionali
I due incontri tenuti dal prof Peroni sono stati davvero interessanti, ci hanno incuriosito e permesso di arricchire le nostre conoscenze a livello giuridico, una materia che non rientra nella
nostra normale attività scolastica.
Il diritto non è solo la legge ma anche la dottrina giuridica che
permette di maneggiare le norme di legge. Si distingue tra diritto
oggettivo e diritto soggettivo. Il diritto oggettivo è il complesso di
norme giuridiche che regolano i rapporti tra i consociati e si pone
come strumento di tutela del soggetto debole; si dice ‘verticale’
quando norma i rapporti tra il cittadino e l’autorità (ad esempio l’obbligo di pagare le tasse, leva militare etc.), ‘orizzontale’
quando riguarda i rapporti tra i cittadini (ad esempio vado in un
negozio per comprare una maglietta creo un rapporto di compravendita; salgo sul pullman con un biglietto a cui ho cancellato
il timbro è una truffa etc.); il diritto pubblico concerne i rapporti
tra cittadino ed istituzioni e anche i rapporti tra le istituzioni stesse (a volte i diritti entrano in conflitto, come nel caso dell’Ilva di
Taranto in cui erano in gioco diritto al lavoro, diritto alla salute,
tutela dell’ambiente). Il diritto in senso soggettivo significa che
ciascuno di noi è titolare di un diritto (ad esempio il diritto che
nessuno tocchi il mio cellulare perché è proprietà privata; cosi
come entrare in un domicilio); ciò implica che qualcun altro abbia un obbligo (in questo caso di astensione); un diritto importante è quello allo studio, lo stato è obbligato a fornire le strutture
necessarie in quanto i nostri genitori pagano le tasse. Il concetto
di obbligo è diverso da quello di dovere: il primo è giuridico, il
secondo appartiene alla sfera morale (nessuno ad esempio è
obbligato ad aiutare chi è in difficoltà o ad essere solidale, ma lo
si fa per senso morale).
Il diritto internazionale è un complesso di norme che regolano
la vita della comunità
internazionale. La comunità internazionale
comprende gli Stati
e le organizzazioni
internazionali. L’individuo non è titolare
di diritti né di obblighi
dal punto di vista giuridico, di conseguenza l’individuo è proprietà dello Stato (un
chiaro esempio lo possiamo vedere in quello che succede oggi
in Siria). Lo Stato è un’entità con un territorio, un popolo, un governo indipendente dagli altri stati (anche San Marino, Vaticano
etc.); ‘ogni Stato è padrone in casa propria’ perché la comunità
internazionale è orizzontale, paritaria; le organizzazioni internazionali, come ad esempio l’ONU, la Croce Rossa, la NATO,
Amnesty International etc., hanno la funzione di favorire la cooperazione tra gli Stati nelle diverse materie. Dopo due guerre
mondiali, dopo la Shoah, la comunità mondiale ha voluto riconoscere i diritti dell’individuo: ogni essere umano deve diventare
soggetto di diritto e i soggetti obbligati sono gli Stati (l’introduzione dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità’, la
Carta ONU del 1948 e poli le varie Carte dei diritti umani, quella
araba, africana, europea). Queste Carte hanno un forte valore
morale e politico, ma quale efficacia giuridica per i singoli Stati?
Di fronte a quanto è accaduto anche recentemente (pensiamo
solo al caso dell’ex Jugoslavia) si è fatta strada la dottrina USA
dell’intervento umanitario (i caschi blu, l’uso della forza bellica
come strumento di estrema ratio) e l’istituzione del Tribunale Penale Internazionale, istituito nel 1998, in vigore dal 2002, con il
compito di sanzionare e reprimere i soggetti che si macchiano
di crimini contro l’umanità). Penalmente è ritenuto responsabile
solo la persona, non lo Stato.
Tania Piana 4D
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ECO DELL’ANTONELLI
WOOOOOW IO E IL MIO FUTURO
Il 9 e il 10 novembre 2012 si è tenuto alla
Sala Borsa di Novara il salone dell’orientamento lavorativo “Wooooow - Io e il mio
futuro” a cui le quinte de Liceo hanno partecipato. Nel corso delle due mattinate si
sono svolti in tutto 15 diversi seminari sui
diversi aspetti del mondo del lavoro che
possono interessare, seppure in una prospettiva a lungo
termine, a tutti noi studenti soprattutto del triennio; ve ne
cito alcuni: gli stage lavorativi, la flessibilità delle nuove forme contrattuali, creare un’impresa da zero, come cambiano
le professioni tradizionali, offerta e domanda a confronto,
studiare e lavorare all’estero, l’offerta lavorativa del territorio, il curriculum e il colloquio di lavoro, come fare del proprio talento una professione. Parlare nel dettaglio di ognuno
di questi sarebbe troppo lungo e soprattutto noioso per voi
che state leggendo, quindi cercherò di riassumere le informazioni più importanti e più utili; una cosa che hanno sottolineato tutti è l’importanza della FLESSIBILITA’, del sapersi
adattare: noi siamo cresciuti con l’idea che si debba essere
costanti ma il mondo cambia e per seguirlo dobbiamo cambiare anche noi perché. Non dobbiamo sempre aspettare
che le proposte ci arrivino dall’alto, o che qualcuno ci dica
sempre cosa fare: dobbiamo prendere l’iniziativa, essere
propositivi, metterci in gioco e saper sfruttare ciò che ci differenzia dagli altri e anche ciò che ci rende migliori degli
altri, un po’ di sano agonismo e competizione è d’obbligo
in questi casi! Per poter partire con una marcia in più, bisogna fare ESPERIENZA: soprattutto per quanto riguarda
gestire i rapporti con i clienti, saper lavorare in gruppo e in
autonomia, saper utilizzare correttamente le varie forme di
comunicazione scritta e orale, saper risolvere problemi, ottenere capacità direttive e di coordinamento oltre ad abilità
creative e di ideazione. Per guadagnare esperienza e capire cosa ci piace fare davvero l’unica soluzione è provare,
informarsi sulle possibilità di stage lavorativi in Italia o all’estero e sfruttare ogni occasione che ci si presenta davanti.
I 3 step del percorso di approccio al mondo del lavoro
sono: 1) preparazione di un Curriculum Vitae ben strutturato che comprenda le motivazioni e gli interessi personali,
le competenze trasversali o soft skills (comunicare, gestire
le emozioni, negoziare, gestire relazioni e conflitti, guidare,
motivare e valorizzare i propri collaboratori); segue il colloquio di lavoro 2) analisi delle proprie competenze e del
proprio potenziale per proporlo alle aziende, specificando la propria specializzazione in alcuni settori precisi (la
specializzazione deve venire solo dopo una preparazione
più generale perché altrimenti nessuno sa andare oltre il
proprio settore specialistico); 3) formarsi per non fermarsi:
continua formazione e professionalità, bisogna saper fare,
saper essere e saperlo dimostrare!
Purtroppo (o per fortuna) ai futuri maturandi tocca scegliere l’università prima del lavoro… e prima ancora affrontare
l’esame! Quindi vi lascio e vi auguro in bocca al lupo con
una citazione di William Salice, Presidente della fondazione Color Your Life (ma soprattutto colui che ha lavorato
46 anni alla Ferrero ed è stato protagonista della nascita
della Kinder e dei Ferreo Rocher! ☺ ): “Ognuno di noi ha
un sogno che si può realizzare, basta avere il coraggio di
raggiungerlo!”
Giulia Tarantola 5H
“COLOR YOUR LIFE”!!!
Non vogliamo ridurre la questione del futuro di noi studenti a:
che università dovrò frequentare? In ognuno di noi c’è molto
di più! Chi l’ha capito e si è posto come obiettivo accompagnare i giovani nel cammino della vita è William Salice; questi, al
culmine del suo percorso umano e professionale, ha deciso di
investire se stesso nell’aiutare gli altri a realizzare i propri sogni.
William Salice ha lavorato oltre 46 anni in Ferrero, a fianco di
Michele Ferrero, il fondatore della multinazionale che da Alba
ha portato la Nutella e decine di altri prodotti in tutto il mondo.
In piena sintonia con lo stile sobrio e riservato dell’azienda e del
suo fondatore, William Salice ha contribuito alla nascita di prodotti come Ferrero Rocher, Pocket Coffee e, soprattutto, l’ovetto
Kinder Sorpresa. Dopo molti importanti successi professionali
però ha deciso di impegnarsi per i giovani: ecco che così è nata
COLOR YOUR LIFE, una fondazione no-profit, che si impegna
ad aiutare i ragazzi a conoscere se stessi, a scoprire e valorizzare i propri talenti in campo artistico, scientifico e dei mestieri,
attraverso i bandi a livello nazionale, regionale o direttamente
nelle scuole. Per mantenere un contatto diretto con i giovani ha
creato la Dreamerschool dove, in estate, ospita i ragazzi selezionati; ha sede a Loano, in Liguria, ma opera in tutta Italia. Il
prossimo incontro sarà il 15 settembre, per tutte le scuole; basta
iscriversi su www.coloryourlife.it e poi buttarsi a capofitto nella
fantastica avventura che è la nostra vita”.
Alice Dinegro 5H
SERVIZIO ORIENTAMENTO PROVINCIA NOVARA
La Provincia di Novara ha organizzato una serie di incontri con
psicologi per le classi quinte del liceo. Abbiamo avuto la possibilità di scegliere fra tre percorsi e la mia classe ha optato per
“Ricerca del lavoro e Curriculum Vitae”. L’incontro è avvenuto
martedì 26 marzo alle ore quarta e quinta con la psicologa Rossella Grandi. Per rendere più interessante il dialogo siamo partiti
da un discorso generale con la visione di un pezzo di Match
Point in cui si parla di fortuna vs talento. Da lì siamo stati invitati a dire la nostra su questo dilemma, sulla crisi, sul nostro
futuro e su quello del paese. Per fare una scelta consapevole
occorre tener presente: interessi personali, motivazione, personalità, atteggiamento verso lo studio, conoscenze e rendimento
scolastico, attitudini e risorse individuali. Il processo decisionale
invece si compone delle seguenti tappe: individuo il problema,
parto da me stesso, raccolgo all’esterno le informazioni, faccio
un elenco delle alternative possibili, vedo vantaggi e svantaggi
delle alternative, le confronto ed infine scelgo! Poi mi creo un
piano d’azione. Questo per inquadrare un po’ il problema della
scelta universitaria.
Passando al Curriculum Vitae (modello Europass) occorre compilarlo con le seguenti informazioni:
1. generalità (attenzione che ora le aziende e i datori di lavoro
controllano anche il profilo di facebook, quindi rimuovete cose
da censurare xD !!)
2. occupazione desiderata / settore professionale (per cosa ti
stai candidando, in più puoi indicare qui se ti rendi disponibile
per esempio per orari notturni ecc…)
3. esperienza professionale (stage, lavori in nero… il tutto in ordine cronologico inverso, cioè partendo dall’attività più recente)
4. istruzione e formazione (occorre recuperare gli attestati!)
5. capacità e competenze personali (madrelingua, conoscenza
di altre lingue, certificazioni…)
6. a) capacità e competenze sociali (scout, animatore, volontariato…) b) capacità e competenze organizzative c) capacità
e competenze tecniche d) capacità e competenze informatiche
(ECDL - che si può inserire anche al punto 4 sopra descritto) e)
capacità e competenze artistiche f) altre capacità e competenze
7. Patente (macchina)
8. Ulteriori informazioni
9. Allegati
10. Firma sotto la legge della privacy (consegnare sempre l’originale - soprattutto ai colloqui - al massimo una scansione PDF
se devo inviare il curriculum via mail…)
Per chi volesse contattare il Servizio Orientamento (per la scelta
del liceo, dell’università, se ti trovi in un punto di stallo e sei in
crisi, se hai tra i 13 e i 22 anni, se sei un genitore e non sai come
aiutare il figlio) la consulenza è gratuita:
[email protected] oppure www.novascuola.
provincia.novara.it
(Novara 0321378636 – Borgomanero 0322865217
Alessia Amato 5F
12
APRILE 2013
INTERVISTA
AD ANGELO COLOMBO
QUANDO LA RECITAZIONE
DIVENTA PROFESSIONE
I (TRAPARENTESI)
“L’attore è un bugiardo a cui si chiede la massima sincerità” o almeno
così diceva l’indimenticato Vittorio
Gassman, scopriamo se è davvero
così attraverso una breve intervista
ad Angelo Colombo, una giovane
promessa del cinema e del teatro italiano, ex allievo del nostro
liceo. Chissà che nelle sue parole qualcuno non trovi l’ispirazione per intraprendere la magica via della recitazione.... Buona
lettura!
Ciao Angelo, andiamo dritti al sodo: da quanto tempo reciti
e da quanto a livello professionistico?
Recito da sempre ma a livello professionistico solo da qualche
anno: il primo lavoro è stato nel 2005 con Diego Abbatantuono,
poi ho fatto per due anni l’accademia... quindi direi che la mia
carriera è ufficialmente iniziata nel 2007.
La tua gavetta quindi è stata...
...la strada! Letteralmente. Quand’ero al terzo anno del liceo,
una ragazza di nome Chiara Maio, mi ha dato la possibilità di
lavorare con lei, in giro per l’Italia, facendo spettacoli teatrali di
strada... ed è stato quello il momento in cui mi sono realmente
innamorato di questa professione.
Ma come si fa effettivamente a diventare attori?
Innanzitutto è necessario frequentare un’accademia che ti formi
come attore ma soprattutto come persona che si conosce e sa
utilizzare ogni parte del suo corpo per esprimersi e trasmettere
emozione. Le accademie sono molte tuttavia per entrarvi è necessario passare una rigida selezione. Io, sotto consiglio della
mia professoressa di filosofia, provai ed entrai nell’Accademia
dei Filodrammatici, a MIlano.
Dopo gli anni in Accademia, dove per altro non è richiesta una
retta ma semplicemente passione, dedizione, costanza e professionalità, ciò che rappresenta il lavorare per lavorare è il
semplice frequentare assiduamente teatri, conoscere attori.... in
poche parole esserci. Problema. Il teatro costa.
Dal tuo punto di vista quale potrebbe essere una soluzione
a questa elitarietà del teatro?
Sensibilizzare i giovani... invitarli ad avvicinarsi ad esso! Il teatro
è letteratura che si vive, si vede, si ascolta, si tocca! Perché non
promuovere iniziative che ne incrementino la frequentazione? A
Milano per esempio i teatri offrono alle scuole dei pacchetti che
consistono in una trentina di pieces a prezzi modici ed accessibili... Il teatro apre la mente, ma come si fa a conoscerlo se rimane una cosa riservata a pochi? Per quanto mi riguarda nella vita
vorrei in tutti i modi far entrare il teatro nella vita delle persone:
recitando, dirigendo... e perché no, aprendo una scuola di teatro
in particolare qui a Novara, città dotata di uno degli ultimi “teatri
all’italiana” ma sprovvista di una compagnia teatrale ufficiale.
Cosa consiglieresti quindi ai ragazzi del liceo che seguono
corsi di teatro e vorrebbero intraprendere la carriera recitativa?
Guarda, io la metterei come materia di studio! Avere coscienza
del proprio corpo ti cambia la vita: ti insegna a parlare bene, a
saperti muovere, a saper comunicare con gli altri... ti fa crescere! Tutto quello che posso consigliare è di avere tanta volontà e
di seguire il proprio
sogno con tenacia
: dicono tutti che al
giorno d’oggi non
c’è lavoro e si muore di fame... fame
per fame, tanto
vale morire per ciò
che amiamo!
In scena una montagna di pacchi, scatole e scatoloni.
La band ai piedi del palco inizia a improvvisare un’incalzante musica jazz. Ecco, allora, che da queste simboliche macerie del mondo moderno sorgono gli attori: vestiti di nero, fanno emergere dal caos spaccati di
vita quotidiana, indossando le più svariate maschere
dell’uomo. Così inizia Caos in scatola - agitare bene
prima dell’uso, il nuovo spettacolo teatrale dell’associazione culturale (TRAPARENTESI). «È una tragicommedia che, con ironia, mira ad indagare le paure
dell’uomo nell’Italia del XXI secolo» spiega Francesco
Guarnori, il vicepresidente del gruppo. «Certo, si ride!
E anche tanto! Ma presto il riso diventa amaro quando
ci si rende conto che quella a cui si sta assistendo, per
quanto sia esagerata e grottesca, non è che la triste
rappresentazione del nostro mondo».
Ma chi sono veramente
i (TRAPARENTESI)? «Il
nostro gruppo ha origine tra i banchi del Liceo
Scientifico
Antonelli»
afferma il presidente,
Simone Zatti. «Siamo
sempre stati molto affiatati e condividevamo
la passione per il teatro,
partecipando ai laboratori pomeridiani organizzati dalla scuola. Iniziata
la vita universitaria, seguendo tutti percorsi diversi, ci
siamo resi conto quanto ci mancasse il palcoscenico
e nell’estate del 2010 abbiamo deciso di fondare l’associazione (TRAPARENTESI). Il nostro primo spettacolo è stato Fisici eppure innocenti, una dark-comedy
tratta da I fisici di Dürrenmatt: ricordo ancora che alla
prima a Galliate è venuta così tanta gente che alcuni
hanno dovuto assistere alla rappresentazione in piedi!
E ancora adesso questa nostra pièce continua a piacere… il 22 febbraio ci siamo esibiti per delle scuole
del magentino e abbiamo riscosso un inaspettato successo anche tra un pubblico più giovane!»
I (TRAPARENTESI), inoltre, non si occupano solo di
teatro: si sono specializzati anche in campo cinematografico, realizzando cortometraggi e spot pubblicitari. Una delle loro ultime produzioni è Soundtrack,
un corto arrivato in finale al Cinevox Contest 2012 di
Roma. Aggiunge Francesco: «Prima che nascessero
i (TRAPARENTESI) lavoravamo già in campo cinematografico e l’Antonelli ha assistito a questa nostra
evoluzione artistica. È stato bello, poi, l’anno scorso
girare un video (Questo è l’Antonelli) per promuovere
le iscrizioni a quella che era stata la nostra scuola!
Ora ci piacerebbe tanto portare anche i nostri spettacoli teatrali nel nostro vecchio liceo!»
Se volete saperne di più sul gruppo e sui loro lavori,
visitate la pagina facebook:
https://www.facebook.com/traparentesi.novara
o scrivete loro a [email protected]
Servizi di Ilaria De Luca 4L
13
ECO DELL’ANTONELLI
3 DISCHI PER VOI
Titolo: HAPPY MISTAKE - Autore: Raphael Gualazzi
Anno: 2013 - Etichetta: Sugar - Genere: Blues/Pop Rock
Dopo un paio di anno di silenzio dall’album Reality And Fantasy del 2011, il cantautore torna a far
parlare di sé e del suo pianoforte. Probabilmente la chiave del successo di questo disco di 13 canzoni, a livello popolare, è la partecipazione di Raphael al Festival di Sanremo: infatti “Sai (Ci Basta un
Sogno)” e “Senza Ritegno” sono rispettivamente la traccia 3 e 4. Troviamo un Gualazzi più poetico
rispetto a quello di due anni fa, che utilizza nei testi metafore, figure retoriche e lessico quasi dannunziano. Happy Mistake contiene anche una traccia completamente strumentale, una “Improvvisazione” che esalta le sue peculiarità musicali e due collaborazioni eccellenti, una con Camille, cantautrice
Jazz francese, e una con le Puppini Sisters, cantanti britanniche di ispirazione Swing. Secondo me,
la canzone migliore dell’album è “Beautiful” una ballad per pianoforte coronata da una leggerissima
batteria e una dolcissima sezione di fiati che pian piano si carica fino a diventare un pezzo quasi piano rock, molto ‘alla Elton John’. Insomma, nel panorama italiano, Raphael Gualazzi è uno tra i pochi
che possa alzare la qualità della nostra musica a livello mondiale.
PROVA ANCHE: Max Gazzè, Sotto Casa
Titolo: WONDERFUL, GLORIOUS - Autore: Eels
Anno: 2013 - Etichetta: E Works Records - Genere: Rock ‘Lunatico’
No, non volevo scrivere Eelst, ma Eels. Sono un gruppo fondato da Mr. E (Mark Oliver Everett, figlio
del fisico Hugh, autore dell’ Interpretazione a Molti Mondi - non cercate di capire che cos’è sappiate
che è una cosa difficile di fisica quantistica) e altri musicisti americani. La storia del gruppo ricalca la
travagliata vita del cantante e del suo rapporto col padre. Wonderful, Glorious ‘contraddice il messaggio con il veicolo’ (BBC Music): canzoni come “On The Ropes” dal suono molto dolce contengono
parole di tristezza e tragedia, mentre brani più dal suono aggressivo hanno un profilo testuale più
spensierato (ad esempio “Peach Blossom” parla di fiori e di una ragazza ma ha una linea di basso
quasi ossessiva e a un certo punto insostenibile). Per questo alcune canzoni (penso a “Open my
Present” e “Stick Together”) sebbene più pesanti dal punto di vista sonoro, e nemmeno tanto stilisticamente ricercate nella tecnica, sono più apprezzabili di altre che al primo ascolto potrebbero risultare gradevoli e armoniche (tipo “Accident Prone”). Attenzione, però. Non è un album ‘da principianti’
in questa branca del genere rock un po’… lunatica, che all’interno di un album non ha un solo filone
stilistico: per questo, per avvicinarsi a questo genere…
PROVA ANCHE: Eels, Beautiful Freak o Jack White, Blunderbuss
Titolo: THE SIX WIVES OF HENRY THE VIII - Autore: Rick Wakeman
Anno: 1973 - Etichetta: A&M - Genere: Progressive Rock
Un album che deve essere ascoltato da tutti almeno una volta. Se ora ascoltiamo pezzi rock con
aggiunte elettroniche (penso ai Muse o agli Imagine Dragons) è dovuto all’influenza di quest’opera.
Questo disco, un 45’ di 36 minuti circa, è un Concept Album (vale a dire un album in cui le canzoni
seguono tutte uno stesso filo conduttore) sulle sei mogli di Enrico VIII, il famoso re inglese, in cui il
ruolo centrale è giocato dalle tastiere e dall’effettistica, strumenti in voga negli anni ’70 e fortemente
rivoluzionati dopo questo contributo. Wakeman cominciò a scrivere The Six Wives in aereo durante
un tour con gli Yes, leggendo un libro riguardo la vita sentimentale del sovrano: non è tanto la descrizione delle regine a averlo ispirato, quanto le impressioni suscitate in lui leggendo le loro storie. I
pezzi sono tutti strumentali, alcuni baroccheggianti (come “Jane Seymour”, più bella e amata moglie
del re, morta di parto, che è suonata in toto all’organo, citando Bach e altri compositori), altri con
sonorità decisamente più pop (come “Catherine Howard”). “Anne of Cleves” non ha una struttura, è
quasi fatto a caso, come pezzo (il compositore diceva che “la band cominciava a pensare che fossi
impazzito, ma era giusto così”). Interessante la storia dietro alla prima di questo disco: Rick Wakeman venne invitato dalla BBC a presentare il suo disco; la stessa sera, però i britannici accesero
la TV per vedere un film molto controverso su Andy Warhol che però non venne trasmesso, quindi,
piuttosto che guardare delle repliche al posto del film, cambiarono canale e quando sentirono i primi
estratti di The Six Wives, a detta di Wakeman ‘Was a tremendous Break’. Prodotti anche tre ‘spin-off’,
suonati nei live: “Tudorture 1485” (proposto in apertura), “Defender of Faith” (dal titolo di ‘Defensor
Fidei’ del sovrano) e “Tudorock”.
PROVA ANCHE: Emerson, Lake and Palmer, Works Vol. 2
ALTRI ALBUM CHE VORREI PROPORRE, MA NON HO SPAZIO PER FARLO:
Per chi ha voglia di ritmi ‘latini’ e spensieratezza: Negrita, L’uomo sogna di volare
Per chi vuole scoprire: The Lighthouse and the Whaler, This is an Adventure
Per chi vuole viaggiare: Eddie Vedder, Into The Wild
Rubrica di Carlo Mazzeri 5E
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APRILE 2013
L’ANGOLO DEL LIBRO (e non solo...)
CHE COSA LEGGERE E GUARDARE
J.K. ROWLING, Il seggio vacante
Nella cittadina di Pagford muore il consigliere dell’amministrazione
locale più amato e odiato della città: la lotta per il suo posto è un terremoto che rimescola divisioni e alleanze. Sotto lo smalto perfetto di
questo villaggio di provincia si nascondono in realtà ipocrisia, rancori e
tradimenti. Dopo Harry Potter la Rowling cambia decisamente genere,
ma tuttavia mostra grande maestria nel dipingere un affresco impietoso e amaramente divertente della società contemporanea!
LAURA MITTINO, Evocatori
Pubblicato lo scorso anno, questo libro l’ha scritto la mia migliore amica
“Lora”, stundessa del Liceo Classico Carlo Alberto. Essendo una nostra concittadina e per alcuni coetanea può essere molto interessante
leggerlo! La storia è davvero avvincente e lo consiglio soprattutto agli
amanti del fantasy. Non anticipo nulla sperando che corriate subito ad
acquistarlo! Attendiamo nuove pubblicazioni dalla neo-scrittrice. Spero
sia per lei una bella sorpresa comparire nell’articolo <3
MICHAEL GUILLEN, Le cinque equazioni che hanno cambiato
il mondo
Quando la prof. di matematica l’ha consigliato ero scettica, ma è un libro veramente carino. Di Newton, Bernoulli, Faraday, Clausius ed Einstein vengono presentate la vita, la storia delle loro scoperte ed infine
le conseguenze di esse nel corso del tempo. È un modo alternativo
per imparare e memorizzare cinque formule fondamentali!
LEV TOLSTOJ, Anna Karénina
È uscito in questo periodo il film quindi consiglio anche la lettura del
romanzo. La vicenda ruota intorno a due coppie antitetiche: Anna
e Vronskij vs. Levin e Kitty. Il personaggio principale è Anna (Keira
Knightley nel film, sempre lei quando si tratta di film d’epoca): amante,
adultera, impossibilitata nel ruolo di madre. La grande abilità dell’autore sta nel rendere una totalità in tutte le sue manifestazioni.
STIEG LARSSON, Millennium Saga
La trilogia di Larsson comprende “Uomini che odiano le donne”, “La
ragazza che giocava con il fuoco” e “La regina dei castelli di carta”. Si
tratta di polizieschi che tengono veramente col fiato sospeso! Nonostante scene un po’ crude, che le rappresentazioni cinematografiche
non si sono risparmiate di riprodurre, il giornalista Mikael Blomkvist e
la giovane hacker Lisbeth Salander diventano personaggi indimenticabili. La storia parte da un “semplice” caso di omicidio, ma la fantasia
dell’autore crea dal secondo volume incredibili complicazioni, allargando il raggio d’azione dei personaggi. Per quanto riguarda i film:
sul primo libro abbiamo sia la versione di Oplev (2009), che quella di
Fincher (2011); Alfredson si è occupato del secondo e del terzo (entrambi del 2009).
Rubrica di Alessia Amato 5F
15
Carlo Mazzeri 5E
ECO DELL’ANTONELLI
Liceo Scientifico Statale “Alessandro Antonelli”
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Succursale: Via Luigi Camoletti, 21 - 28100 Novara - tel. 0321 466188
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Aprile 2013 - Liceo Scientifico Statale