VERBALE DEI LAVORI DELLA COMMISSIONE GIUDICATRICE DELLA PROCEDURA DI
VALUTAZIONE COMPARATIVA PER LA COPERTURA DI N. 1 POSTO DI RICERCATORE
UNIVERSITARIO
PRESSO
LA
FACOLTA’
DI
SCIENZE
UMANISTICHE
DELL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI ROMA “LA SAPIENZA” SETTORE SCIENTIFICODISCIPLINARE L-FIL-07 – CIVILTA’ BIZANTINA (BANDO – G.U. n. 85 DEL 26.10.2010)
I RIUNIONE
Il giorno lunedì 14 novembre 2011, alle ore 10,30, presso i locali del Dipartimento di Scienze
dell’Antichità, sezione Bizantina, si è riunita in seduta preliminare la Commissione giudicatrice
della procedura di valutazione comparativa a n. 1 posto di Ricercatore universitario presso la
Facoltà di Scienze Umanistiche per il settore s/d L-FIL-LET/07.
La Commissione, nominata con D.R. 2482 del 28.7.2011, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del
16.8.2011 n. 65, è così composta:
1) Prof. Enrico MALTESE
2) Prof. Anna MESCHINI
3) Prof. Francesca Silvia RIZZO NERVO.
La Commissione, accertato che i criteri generali fissati nella precedente riunione sono stati resi
pubblici per più di sette giorni, senza che l’Università abbia comunicato la ricezione di osservazioni
ai criteri ed al calendario proposti, prende atto dell’avvenuta consegna delle domande e delle
correlate documentazioni presentate dai candidati alla presente valutazione comparativa.
Ciascun membro della Commissione, preso visione dell’elenco dei candidati, dichiara di non aver
relazioni di parentela o affinità, entro il 4° grado incluso, con i candidati (art. 5 comma 2
D.lgs1172/48) compresi nel suddetto elenco.
La Commissione inoltre constatata l’assenza di esclusioni operate dall’Ufficio competente e di
rinunce sino ad ora pervenute, decide che i candidati da valutare ai fini della procedura comparativa
sono n. 11 e precisamente:
- Bucca Donatella
- Carolla Pia
- Crostini Barbara
- Di Branco Marco
- Lauritzen Frederick
- Menchelli Paolini Mariella
- Paroli Elena
- Pellin Alessandra
- Pizzone Aglae
- Rigotti Gianpaolo
- Silvano Luigi.
La Commissione procede ad aprire i plichi trasmessi. I commissari prendono atto delle
pubblicazioni inviate dai candidati e rilevano che la candidata Bucca Donatella ha presentato
pubblicazioni in numero superiore al massimo previsto dal bando, e che la candidata Crostini
Barbara ha presentato pubblicazioni in numero inferiore al minimo previsto dal bando. Di ciò
informa la responsabile del procedimento, sig.ra Toppi, con lettera che è acclusa al presente verbale
(all. 1).
1
La Commissione passa quindi all’esame dei curricula, dei titoli e delle pubblicazioni dei candidati
prendendo visione solo delle pubblicazioni corrispondenti all’elenco allegato alla domanda di
partecipazione alla valutazione comparativa secondo i criteri generali stabiliti nella riunione
preliminare.
La Commissione viene sciolta alle ore 18 e si riconvoca per il giorno 15/11/2011 alle ore 9.00 per la
illustrazione e la discussione dei titoli da parte dei candidati.
Roma 14 novembre 2011
Letto, approvato e sottoscritto seduta stante.
La Commissione
Prof. Francesca Silvia RIZZO NERVO Presidente
Prof. Anna MESCHINI Componente
Prof. Enrico MALTESE Segretario
2
VERBALE DEI LAVORI DELLA COMMISSIONE GIUDICATRICE DELLA PROCEDURA DI
VALUTAZIONE COMPARATIVA PER LA COPERTURA DI N. 1 POSTO DI RICERCATORE
UNIVERSITARIO PRESSO LA FACOLTA’ DI SCIENZE UMANISTICHE DELL’UNIVERSITA’
DEGLI STUDI DI ROMA “LA SAPIENZA” SETTORE SCIENTIFICO-DISCIPLINARE L-FIL-07 –
CIVILTA’ BIZANTINA (BANDO – G.U. n. 85 DEL 26.10.2010)
II RIUNIONE
Il giorno martedì 15 novembre, alle ore 9, presso i locali del Dipartimento di Scienze dell’Antichità,
sezione Bizantina, si è riunita in seduta preliminare la Commissione giudicatrice della procedura di
valutazione comparativa a n. 1 posto di Ricercatore universitario presso la Facoltà di Scienze
Umanistiche per il settore s/d L-FIL-LET/07.
Risultano presenti i seguenti Professori
1)
2)
3)
Prof. Enrico MALTESE
Prof. Anna MESCHINI
Prof. Francesca Silvia RIZZO NERVO.
La Commissione constata la presenza dei candidati convocati per l’illustrazione e discussione dei titoli.
A fine riunione la Commissione procederà alla valutazione individuale e collegiale di ciascun
candidato.
Si procede all’appello nominale. Risultano assenti i dottori Mariella Menchelli Paolini, Alessandra
Pellin, Aglae Pizzone.
Risultano presenti i Dottori:
- Carolla Pia
- Di Branco Marco
- Lauritzen Frederick
- Paroli Elena
- Rigotti Gianpaolo
- Silvano Luigi,
che previo accertamento della loro identità personale (Allegato A) vengono invitati a prendere posto in
aula.
Come dai criteri a suo tempo prefissati, la discussione verte sull’illustrazione e discussione da parte di
ciascun candidato dei titoli allegati alla domanda di partecipazione alla valutazione comparativa.
I candidati vengono chiamati ad illustrare e discutere i propri titoli. Si procede in ordine alfabetico.
Alle ore 9,30 è convocata per la discussione dei titoli la candidata Pia Carolla.
Alle ore 9,50 è convocato per la discussione dei titoli il candidato Marco Di Branco.
Alle ore 10,10 è convocato per la discussione dei titoli il candidato Frederick Lauritzen.
Alle ore 10,30 è convocata per la discussione dei titoli la candidata Elena Paroli.
Alle ore 10,50 è convocato per la discussione dei titoli il candidato Gianpaolo Rigotti.
Alle ore 11,10 è convocato per la discussione dei titoli il candidato Luigi Silvano.
Al termine dell’illustrazione dei titoli da parte dei candidati, la Commissione procede alla relativa
valutazione e formula i giudizi individuali e collegiali, che vengono riportati nel presente verbale.
1
Preliminarmente, la Commissione unanime, nel valutare la congruenza delle pubblicazioni dei
candidati con il settore scientifico-disciplinare L-FIL-LET/07 – Civiltà bizantina, ha assunto come
limite cronologico di avvio dell'età di riferimento gli anni dell'imperatore Anastasio (491-518 d.C.), per
opportuna elasticità non rinunciando a considerare eventualmente i prodromi storici e culturali nel
cinquantennio precedente; ha assunto come limite conclusivo l'anno della caduta di Costantinopoli
(1453) e gli sviluppi greco-umanistici entro il termine del XV secolo.
Giudizi individuali e collegiale relativi alla candidata Pia Carolla.
Giudizio di Francesca Rizzo Nervo
Dopo la laurea (tesi in Letteratura greca) ha frequentato un corso di perfezionamento annuale in Storia
medievale, moderna e contemporanea (Università di Firenze), conseguito il Dottorato di ricerca in
Filologia e letteratura del mondo classico presso l'Università degli Studi di Milano (2001). Dal 2000 è
docente di lettere classiche nei Licei di Stato. Ha partecipato a convegni e seminari nazionali e
internazionali in qualità di relatore. Nell’arco di tempo che va dal 1997 al 2010 la sua produzione, con
una interruzione 1998-2008, comprende quattro contributi pubblicati, fra cui un’edizione critica, e due
in corso di stampa. Presenta l’edizione, tre articoli e la tesi di dottorato.
Il curriculum della candidata attesta una formazione negli ambiti del mondo classico e tardoantico e
della paleografia. Nel complesso buona la rilevanza della collocazione editoriale delle pubblicazioni e
la loro diffusione all’interno della comunità scientifica. Non continua la sua produzione.
La candidata ha conseguito il dottorato di ricerca, valutabile come titolo preferenziale e, nella
discussione pubblica, illustra i suoi titoli in maniera esauriente e brillante.
La candidata ha dedicato la prima fase della sua attività di ricerca alle epistole contenute nel Bellum
Gothicum di Procopio di Cesarea (pubbl. 4 e 5) di cui offre una discreta analisi. Successivamente, a
partire dalla tesi di dottorato sulla lingua e lo stile di Prisco di Panion (3), il suo interesse si è spostato a
un’epoca più propriamente tardoantica. Pregevole la sua edizione di Prisco, edizione critica di tutti gli
Excerpta di tradizione indiretta pubblicata nella Bibliotheca Teubneriana (1), che attesta una rigorosa
metodologia per quanto attiene all’ecdotica dei testi e una più generale preparazione dal punto di vista
storico-letterario. Essa, tuttavia, non è del tutto pertinente, se non per inevitabili contiguità, al settore
oggetto della presente valutazione. Una acquisita padronanza degli strumenti ecdotici, paleografici e
codicologici è attestata dalla pubblicazione n. 12.
Pur non essendo la produzione della candidata del tutto congruente con il settore in oggetto, può essere
presa in considerazione nella presente valutazione.
Giudizio di Anna Meschini Pontani
La candidata presenta cinque pubblicazioni, che vanno dal 1997 al 2008: due articoli anteriori alla
dissertazione per il dottorato di ricerca, che è dell'a.a. 1999-2000, la dissertazione (tutor prof. F. Conca,
ordinario di Storia della lingua greca), l'edizione critica di Prisco di Panion (2008), apparsa nello stesso
anno di un articolo di taglio prettamente paleografico relativo agli "Excerpta de legationibus". La
continuità negli studi non risulta pertanto molto evidente, come neppure la varietà, se per es. si
considera che il primo articolo del 1997, Spunti tucididei nelle epistole di Procopio di Cesarea, è
palesemente ricavata dalla sua tesi di laurea, Le epistole in Procopio di Cesarea. Saggio di un
commento, discussa a Firenze con il professore di Letteratura greca Fritz Bornmann, così come quello
del 1998, L'epistola di Belisario a Totila in Procopio.
L’esigua produzione della candidata si muove, negli anni, sempre nell'ambito di problemi dominabili
con gli strumenti della filologia greca (peraltro posseduti con notevole perizia), così che non appare
evidente la padronanza delle tematiche e della bibliografia di settore lato sensu intesa.
2
La candidata discute i titoli in maniera esauriente e molto ben argomentata.
La tecnica mostrata nei primi due articoli citati si raffina nel più maturo saggio sugli Excerpta de
legationibus, che reca oggettive novità nell'esame dei copisti e filigrane di alcuni mss. che li
contengono; mentre l'edizione teubneriana, a cui va associato a mo' di commento la dissertazione La
lingua e lo stile di Prisco di Panio, condotta con mano sicura e senso critico, si spera venga seguita da
testi in cui le problematiche specificatamente bizantine siano affrontate nella loro autonomia, affrancate
dall'ipoteca del mondo classico.
Giudizio di Enrico V. Maltese
Dopo la laurea ha frequentato un corso di perfezionamento annuale in Storia medievale, moderna e
contemporanea (Università di Firenze), conseguito il dottorato di ricerca in Filologia e letteratura del
mondo classico presso l'Università degli Studi di Milano. Dal 2000 è docente di lettere classiche nei
licei di Stato. Ha partecipato a convegni e seminari nazionali e internazionali in qualità di relatore.
Nell’arco di tempo che va dal 1997 al 2010 la sua produzione, con una interruzione tra il 1998 e il
2008, comprende 4 contributi pubblicati, fra cui un’edizione critica, e 2 in corso di stampa.
La candidata allega 5 pubblicazioni, inclusa la tesi di dottorato di ricerca. Le pubblicazioni 1 e 3,
relative allo storico Prisco di Panion (metà del V sec. d.C.) non sono pienamente congruenti con il
settore s.-d. L-FIL-LET/07, per ragioni cronologiche. Sono tuttavia egualmente prese in considerazione
alcune loro connessioni con oggetti, problemi e aspetti del nominato settore (il testo di Prisco di Panion
risale all'impresa di selezione e sistemazione delle fonti storiche promossa a metà del X sec.
dall'imperatore Costantino VII Porfirogenito; il suo stile mimetico-arcaizzante anticipa di pochi
decenni le scelte formali degli storici bizantini in Hochsprache). Le pubbll. 2, 4, 5 sono congruenti con
il settore s.-d. L-FIL-LET/07 (assommano a 70 pagg.).
In tutte le pubblicazioni la candidata si muove con una certa originalità e propensione all'innovatività.
La pubbl. 1 è importante, perché fonda su basi manoscritte allargate e consolidate l'edizione dello
storico Prisco, e fornisce un apprezzabile esempio di tecnica ecdotica. Meno importanti le pubbll. 2, 3,
4, 5, nelle quali in ogni caso la candidata mostra sempre padronanza di metodo e buona informazione
sul piano filologico e storico-letterario.
A quanto è dato considerare e accertare, la rilevanza scientifica della collocazione editoriale e la
diffusione all'interno della comunità scientifica è alta per la pubbl. 1, accettabile per le pubbll. 2, 3, 4,
5.
La candidata nella discussione pubblica illustra i titoli in maniera molto esauriente e argomentata.
In ragione del curriculum, delle pubblicazioni allegate e dello svolgimento della discussione, la
candidata non è immeritevole di considerazione nella presente valutazione comparativa.
Giudizio collegiale
Dopo la laurea (tesi in Letteratura greca, Università di Firenze) ha frequentato un corso di
perfezionamento annuale in Storia medievale, moderna e contemporanea (Università di Firenze),
conseguito il dottorato di ricerca in Filologia e letteratura del mondo classico presso l'Università degli
Studi di Milano (2001). Dal 2000 è docente di lettere classiche nei Licei di Stato. Ha partecipato a
convegni e seminari nazionali e internazionali in qualità di relatrice. Nell’arco di tempo che va dal
1997 al 2010 la sua produzione, con una interruzione 1998-2008, comprende quattro contributi
pubblicati, fra cui un’edizione critica, e due in corso di stampa. Presenta l’edizione, tre articoli e la tesi
di dottorato.
Il curriculum della candidata attesta una formazione nell’ambito del mondo classico e tardoantico e in
quello della paleografia. Nel complesso è buona la rilevanza della collocazione editoriale delle
pubblicazioni e la loro diffusione all’interno della comunità scientifica. Non ha continuità la sua
produzione.
3
La candidata ha conseguito il dottorato di ricerca, da valutare come titolo preferenziale e, nella
discussione pubblica, illustra i suoi titoli in maniera molto esauriente e molto ben argomentata.
La candidata presenta una produzione scientifica solo parzialmente congruente con il settore
scientifico-disciplinare L-FIL-LET/07, ma dimostra di possedere e saper usare con rigore gli strumenti
ecdotici e i metodi dell’analisi linguistico-filologica. Si auspica che nel futuro la sua produzione
scientifica si volga a testi propriamente bizantini, nei quali applicare proficuamente il suo pregevole
potenziale di studiosa.
La candidata merita considerazione nella presente valutazione.
Giudizi individuali e collegiale relativi al candidato Marco Di Branco.
Giudizio di Francesca Rizzo Nervo
Dopo la laurea (tesi in Storia romana, Università di Roma "La Sapienza") ha conseguito il Diploma di
specializzazione presso la Scuola archeologica italiana di Atene (tesi in epigrafia bizantina) e il
Dottorato di ricerca in Storia antica (tesi su Atene in età tardoantica, Università di Roma "La
Sapienza"). Ha fruito dell’assegnazione di una borsa di studio post-doc (SUM di Firenze) e di altre
borse di studio (Istituto italiano di Scienze umane di Firenze). È stato titolare di un assegno di ricerca
presso l’Università degli Studi di Milano (2006-2008). Ha svolto attività scientifica e di docente a
contratto presso varie istituzioni: dal 2005 insegna Storia bizantina presso l'Università di Roma "La
Sapienza". Nell’arco di tempo che va dal 1992 al 2010 ha pubblicato numerosi contributi, recensioni,
due monografie e quattro traduzioni con Introduzione. Presenta le due monografie, tre traduzioni, sei
articoli e una recensione.
Il curriculum del candidato attesta una formazione negli ambiti della storia antica e dell’archeologia.
Nel complesso buona la rilevanza della collocazione editoriale di molte pubblicazioni e buona la
diffusione all’interno della comunità scientifica; affidate a riviste di alta divulgazione altre. Buona la
continuità temporale della sua produzione.
Il candidato è in possesso dei seguenti titoli valutabili come preferenziali: dottorato di ricerca, borsa
post-doc, assegno di studi. Durante la discussione pubblica il candidato illustra i suoi titoli in maniera
esauriente.
In generale, la produzione del candidato si connota per la varietà di interessi in ambiti diversi
(epigrafia, storia romana e tardoantica, storia e geografia islamiche, bizantinistica). Induce pertanto chi
è chiamato a giudicare a specificare quali pubblicazioni possano rientrare nella “correlazione con
tematiche interdisciplinari” prevista dal punto b dei criteri di giudizio, se, come dovrebbe, per
interdisciplinarità va inteso il rapporto che si istituisce nella ricerca (e anche nella didattica) fra
discipline diverse, solitamente nello studio di un oggetto di comune interesse, e se ciò non elimina gli
specialismi e non toglie il fatto che nella loro valutazione si debba tener conto di parametri e criteri a
essi riferiti.
Delle pubblicazioni presentate dal candidato, solo una parte è pertinente al settore oggetto della
valutazione comparativa. Quelle contrassegnate dai numeri 2, 3, 10 esulano dalle competenze di
giudizio di chi scrive in quanto attinenti all’ambito dell’islamistica. Le n. 1 e 8 riguardano, per espressa
dichiarazione dell’autore, la storia sociale romana tardoantica la prima (vd. pp. 181 e 182) e «l'arco
cronologico che va dalla Grecia classica all'impero di Costantino, evitando in tal modo di sconfinare
nelle questioni concernenti i rapporti politici, militari e religiosi fra il mondo islamico e Bisanzio» la
seconda, come dichiara sempre lo stesso autore (vd. p. 1). Pochi e superficiali in esse i riferimenti ad
autori e tematiche bizantini.
Per quanto attiene alle altre pubblicazioni:
4
Nel volume La città dei filosofi (5), dedicato ad Atene tardoantica, la parte propriamente bizantina
trova posto solo in alcune pagine dei cap. IV e V e in Appendice (pp. 199-240 che riprendono un
precedente lavoro) dove si ricostruisce l’immagine bizantina della città attraverso l’agiografia e i
Mirabilia urbis Athenarum. La bibliografia precedente viene rielaborata dal candidato in modo
intelligente anche se talvolta la rielaborazione avviene a discapito della chiarezza (vd. p. 228).
Il Dialogo dei ricchi e dei poveri (6) è la traduzione di un testo, di cui da tempo si dispone di un’ottima
traduzione italiana. Nell’Introduzione il candidato affronta un argomento dai risvolti interessanti e
attuali. Si tratta tuttavia di una messa a punto brillante che nulla di nuovo aggiunge a quanto già detto
negli studi precedenti. Sarebbe stato utile rivolgere l’attenzione anche alla dimensione letteraria del
testo. Che il titolo originale, contenuto in un codice che lo stesso candidato definisce «probabile copia
personale dell’autore» (p.15), rimandi chiaramente all’etopea scolastica apre prospettive non
trascurabili in un’ottica di interpretazione complessiva dell’opera.
Per quanto attiene alla traduzione, accanto ad imperfezioni (ad esempio, p. 46 r. 3, t¦ koin£ sono da
intendersi “beni comuni” e non “beni universali”; p. 48 ultimo capoverso, sarebbe stato preferibile
conservare, in riferimento alla morte per fame, la doppia connotazione del greco ¢fÒrhton e
calepètaton, anziché tradurre entrambi gli aggettivi “insopportabile”; p. 50 r. 6, la presenza
dell’avverbio eÙqšwj, non tradotto, lascia intendere che la luce è tale non perché “dissolve le tenebre”,
ma perché le dissolve “subito”, “immediatamente”, “non appena appare”; p. 50 r. 14, appare riduttivo
tradurre “peggiore” un tormento che in greco è definito diplÁ e pollaplÁ; p. 52, r.19 più che di “feti
abortivi” si tratta di feti abortiti; e così via) vi sono dei passi la cui traduzione non convince. A p. 54 r.
13, prÒdhloj g¦r ¥ra ¹ a„t…a tÁj tîn crhm£twn kt»sewj tù noàn œconti è tradotto “È chiaro che
l’intenzione di possedere ricchezze è propria degli individui intelligenti”. Se da una parte la traduzione
falsa il senso del testo in quanto qui a„t…a ha il significato di modo, mezzo (come si evince da quanto
segue nel testo dove sono elencati i vari mezzi con cui si acquisisce la ricchezza), dovrebbe quindi
tradursi: “i mezzi con cui acquisire ricchezza sono chiari a chiunque abbia intelligenza” sorge il
sospetto che, nel tradurre, non si sia compreso che prÒdhloj sia da riferire al sostantivo a„t…a, peraltro
per tradurre “è chiaro” avremmo dovuto avere nel testo prÒdhlon. A p. 62 r. 16 æseˆ nekrÕj ™pel»sqhn
¢pÕ kard…aj Ð prÕ Ñl…gou t£ca filoÚmenoj è tradotto “viene dimenticato, come se fosse morto, da
quello stesso cuore che poco prima sembrava amarlo davvero” laddove ¢pÕ kard…aj ha il significato
“di tutto cuore”, come anche oggi in greco moderno, e Ð e filoÚmenoj non possono concordare con
kard…a. Sempre nella stessa pagina, qualche rigo più sotto, oƒ ceirepist»monej di' ïn aƒ pÒleij p©sai
sun…stantai non sono, come viene tradotto, “gli artigiani che costituiscono il sostegno di tutte le città”
bensì “gli artigiani, grazie ai quali, tutte le città sussistono”.
Il “dialogo della discordia” (7) si inserisce nel fiorire di pubblicazioni di stampo pubblicistico sul
dialogo religioso fra Islam e cattolicesimo seguite alla citazione del testo dell’imperatore bizantino
Manuele II da parte del pontefice nel recente discorso di Ratisbona.
Nelle due note La cavalcata dei magi (4) e Da Ferrara a Firenze (9) si ricostruisce la visita di
Giovanni VIII Paleologo ad alcuni centri toscani nel 1439 e gli itinerari seguiti da papa Eugenio IV e
dalla delegazione costantinopolitana nello spostamento da Ferrara a Firenze per seguire i lavori del
concilio. Le fonti utilizzate sono tutti documenti di area occidentale (latini e italiani) e storie locali che
arricchiscono le nostre conoscenze sulla permanenza dell’imperatore bizantino in Italia.
La pubblicazione n. 11 è una recensione al libro di Bowersock, Mosaics as History.
La pubblicazione n. 12 è la traduzione in inglese del primo capitolo di uno dei volumi (8) presentati.
Il candidato può essere preso in considerazione per la presente valutazione, nonostante in buona parte
la sua produzione non sia congruente con il settore.
Giudizio di Anna Meschini Pontani
5
La produzione scientifica del candidato risulta poco congruente con il SSD, essendo i suoi ambiti di
ricerca la storia tardoantica e le connessioni orientali di essa, soprattutto arabo-islamiche, con il mondo
bizantino. Alla storia tardoantica si possono ricondurre anche gli studi, di profilo più spiccatamente
letterario, su Atene dal II al VI secolo e sui Mirabilia Athenarum. Se l'intento che anima lo studioso
affascina per l'ampiezza dello scopo che si prefigge (per es. contribuire con una sintesi di ampio respiro
a redigere il nuovo Gregorovius dell'Atene medievale; ovvero puntualizzare in modo nuovo la genesi
della cultura storiografica islamica valutando complessivamente la rappresentazione della Grecia e di
Roma negli storici arabi), per converso la profondità e l'originalità dell'accesso alle fonti greche e arabe
si rivela non adeguato (soprattutto dal punto di vista linguistico, per me verificabile solo sulle prime).
Ampia la bibliografia dominata ed esibita, pur non essendo sempre aggiornata per quanto concerne
autori e tematiche propriamente bizantine.
1) Lavoro e conflittualità sociale (2000)
Accurato esame della famosa epigrafe di Sardi CIG 3467, di cui si dà un articolato inquadramento
storico, giuridico, economico e sociale (L'epigrafe di Sardi e la storia sociale; Il giuramento di Sardi;
Potenza di una techne e debolezza dell'intervento pubblico), un'edizione del testo greco con traduzione
(Il testo; Traduzione) e un ampio commento storico-filologico (Note critiche e testuali). L'epigrafe,
importante documento, forse unico, che testimonia la dinamica dei rapporti di lavoro alla metà ca. del
sec. V nell'antica città micrasiatica (riassumibili nella categoria generale dell'esistenza dello sciopero
nel mondo antico e tardoantico, tema di cui si occupa anche la breve nota di B. Hemmerdinger, Marx
ed Engels su di uno sciopero a Costantinopoli, all'inizio del volumetto dedicato dallo stesso Di Branco
al dialogo dei ricchi e dei poveri di Alessio Macrembolita, pp. 9-11), sia per la data sia per le tematiche
che sono affrontate, non rientra nel SSD proprio della presente valutazione comparativa. L'estraneità di
questo studio al SSD di riferimento si può evincere tra l’altro dal fatto che la spiegazione tecnica e
storico-linguistica di termini ampiamente e dottamente analizzati dal candidato, quali per es. exomosia,
newkoros, omologew, empodizein, chrysa nomismata, non fa alcun riferimento all'uso che questi stessi
termini ebbero nei testi bizantini successivi all'età tardoantica, con nocumento, dal mio punto di vista di
bizantinista, per le argomentazioni svolte e le tesi in conseguenza sostenute.
2) Lettera a un sovrano crociato (2004)
Prima traduzione italiana di un testo arabo. I riferimenti a Bisanzio sono tre, si trovano nel commento, e
tutti e tre sono di livello primario (semplice spiegazione da enciclopedia), peraltro non privi di
inesattezze (nota 53 p. 63: battaglia di Ponte Milvio il 24 ottobre 312 invece che 28; nota 52 p. 63:
Costantino che dopo l'editto del 313 si converte al cristianesimo; p. 65 nota 94: bibl. non aggiornata su
Eraclio e gli arabi). Da considerare non pertinente.
3) Un missionario fatimida (2005)
La pertinenza dell'articolo alla bizantinistica è molto lieve. Due esempi: dove si parla della "moschea di
Costantinopoli" (p. 1983, e n. 19 con bibliografia poco articolata), l'autore sembra non conoscere la
complessità del problema quale risulta dalle fonti bizantine. Allo stesso modo è sommaria e datata la
bibliografia sulla diffusione a Bisanzio di motivi apocalittici, in quanto si limita al pur pregevole
Pertusi, Fine di Bisanzio (p. 1984, n. 27).
4) La cavalcata dei magi (2005)
Visita a Prato e Pistoia dell'imperatore bizantino Giovanni VIII Paleologo il 23-27 luglio 1439 (con
sosta a Peretola, oggi zona periferica di Firenze), per venerare nelle rispettive cattedrali le famose
reliquie della Vergine e di san Giacomo. A questo viaggio di Giovanni VIII si aggiungono dettagli,
significativi soprattutto per la conoscenza del suo soggiorno a Peretola e dell'edificio che allora in
questo borgo lo ospitò. I documenti d'archivio, editi e inediti, prodotti in appendice, insieme alle
testimonianze desunte da opere di storia locale dei sec. XVII e XVIII, sono in italiano, mentre è in
latino l'iscrizione del monumento di Giovanni Paleologo nel Duomo di Prato. Il personaggio al centro
6
dell'articolo è indubbiamente l'imperatore di Bisanzio Giovanni VIII Paleologo, ma nessuna delle fonti
di cui si serve l'autore per contribuire alla sua prosopografia è bizantina.
5) La città dei filosofi (2006)
In primo luogo rimando alla recensione del volume fatta da B. Puech (www.sehepunkte.de 2008),
specialista del tema trattato nella monografia, della quale la Puech mette in evidenza la fragilità delle
tesi sostenute, in quanto desunte in modo ipotetico: nel senso che esse si fanno nascere da
interpretazioni soggettive delle fonti addotte, e non da argomentazioni scientificamente verificabili. Per
quanto riguarda la parte finale del volume, Atene immaginaria. Il mito di Atene nella letteratura
bizantina tra agiografia, teosofia e Mirabilia (pp. 199-240), duole che non sia stato riportato almeno
per comodità del lettore il testo greco dei Mirabilia Athenarum, edito dall'autore stesso l'anno
precedente; ci si duole, nonostante tale edizione sia non priva di incertezze ed imperfezioni gravi dal
punto di vista sia linguistico (si veda come è redatto l'apparato critico) che del commento archeologico.
6) Dialogo dei ricchi e dei poveri (2007)
L'interessante tematica del dialogo, affrontata con piglio sicuro nell'introduzione (ma nella sostanza
dipendente interamente dalla bibliografia pregressa sull'argomento, quindi non originale), è purtroppo
inficiata da una traduzione italiana tutt'altro che impeccabile. Un esempio per tutti:
p. 51, riga 23 sgg.: "Non vi vergognate – vita futura": la traduzione del candidato riecheggia il testo
greco tradendone però lo spirito e la lettera, come appare dal confronto con la traduzione Cupane, a cui
si rimanda (Bisanzio nella sua letteratura, p. 772) e di cui qui per brevità riporto solo l'inizio: "Non vi
vergognate, dunque, a sentire ciò che i pagani fanno per i poveri della loro gente e per i nostri
prigionieri?". Il testo del candidato dice: "Non vi vergognate, ascoltando come i pagani trattano i loro
poveri e i prigionieri di guerra appartenenti alla nostra gente, considerandoli degni delle cure dovute?".
Di Branco non tiene conto, senza alcuna ragione apparente, che homophylous si riferisce solo a
penetas, non anche a aichmalotous; d'altro canto è un topos (ben noto a Di Branco, che ne scrive varie
volte in altri contesti) che l'obbligo alla carità incluso dall'Islam tra i cinque principi fondamentali della
fede di Maometto, era tra i punti di confronto (e scontro) nelle diatribe tra le due religioni monoteiste:
per cui la traduzione di Cupane, la sola corretta e logica, non è stata seguita per una inspiegabile cecità.
Atopon: “assurdo” vs. “scandalo, cosa scandalosa” (vd. ora «Ktema» 36, 2011, pp. 26 sgg.).
Ma si veda anche all'inizio: "vedendo noi lottare miseramente sotto il peso del bisogno" del candidato
vs "vedendo noi agonizzare a causa delle privazioni, e voi possedere invece il superfluo e seppellirlo
sotto terra".
7) Dialogo della discordia (2007)
Instant book, privo di originalità scientifica e con una introduzione di taglio esclusivamente
pubblicistico.
8) Storie arabe (2009)
A p. 10 l'autore dichiara: L'arco cronologico che si è scelto di esaminare va dalla Grecia classica
all'impero di Costantino, evitando in tal modo di sconfinare nelle questioni concernenti i rapporti
politici, militari e religiosi fra il mondo islamico e Bisanzio, sui quali del resto esiste già
un'abbondante bibliografia specifica (io la esemplifico citando almeno N.M.El Cheikh, Byzantium
viewed by the Arabs, Harvard 2004 et sim.). A p. 11: Fra gli scopi principali di questa ricerca v'è
certamente quello di meglio precisare i termini della relazione fra pensiero storico bizantino e
pensiero arabo-islamico (Di Branco introduce così una vivace polemica con il pensiero di B. Lewis).
Si potrebbe pensare a una contraddizione in cui l'autore sia inconsapevolmente incorso. In realtà, nel
volume non è facile enucleare i passi in cui questo scopo dichiarato è perseguito ed eventualmente
raggiunto: una scorsa all'indice finale dei nomi di luogo e di persona si rivela singolarmente esiguo di
autori bizantini tout court (risultano: Cosma Indicopleuste, Costantino VII Porfirogenito, Giorgio
Sincello, Giovanni Filopono, Giovanni Malala, Procopio di Cesarea, Zosimo: quasi tutti sono appena
citati, solo Malala è oggetto di trattazione più ampia, la quale tuttavia risulta fondata sulla mera
7
parafrasi della bibliografia più recente su questo autore difficile e controverso, con drastiche
semplificazioni e omissioni degli aspetti più problematici. Inoltre, per chi non ha conoscenze dirette dei
problemi (molto complessi) inerenti al "romanzo di Alessandro" e all'Alessandro medievale-neogreco,
risulta difficile capire perché il successivo volume di Di Branco, segnalato nella bibliografia come in
corso di stampa, Alessandro Magno. Eroe arabo nel Medioevo, intanto apparso a Roma 2011, non
faccia che due soli rapidi riferimenti al cap. III di questa nostra monografia, intitolato: "L'eroe dai molti
volti. Alessandro nella storiografia arabo-islamica", pp. 57-106, e che tali riferimenti non si trovino in
limine, bensì nel corso dell'opera, a p. 45 nota 7 (dalla p. prec.) e p. 96 nota 13.
9) Da Ferrara a Firenze (2008)
Confutazione di un art. di Braccini: non è pertinente per l'assenza di significativa trattazione di fonti
bizantine.
10) Le origini del Cristianesimo nella Muqaddimah (2009)
Non pertinente con il SSD
11) Rec. Bowersock, Mosaics as History (2010)
Dal punto di vista argomentativo stupisce che alla presentazione iniziale del vol. recensito ("E' uno dei
rari libri che in poche, dense pagine riescono ad affrontare con originalità una serie di problemi
fondamentali, stimolando la discussione e aprendo nuove prospettive di ricerca… La fecondità di un
simile approccio metodologico si è già rivelata in un precedente studio dell'autore..."), non segua in
concreto un reale apprezzamento di alcuno degli argomenti di Bowersock tra quelli passati in esame da
Di Branco; egli non elogia e non approva nessuno dei risultati conseguiti dallo studioso. Per cui la
chiusa topica della recensione (p. 80) "…anche per questo la sua lettura è vivamente consigliata",
appare poco perspicua. Da un punto di vista più ravvicinato, inter alia si può osservare che la sua
proposta di lettura di un'iscrizione del famoso "mosaico di Achille" a Madaba, mosaico di contenuto
profano, non è affatto argomentata: eu breiseis 'bene, (o) Briseide', che darebbe ragione della scritta
EYBPE, interpretata da Hengel come Briseide senza però, osserva Di Branco, che Hengel giustifichi la
"strana forma del nome" (EYBPE). La lettura 'bene, o Briseide', avanzata da Di Branco, è seguita da
questa osservazione, davvero poco conseguente e oscura: "tanto più che la fanciulla è appunto
raffigurata nell'atto di venire incoronata dagli eroti".
12) A Rose in the Desert (2010)
Trad. inglese di un cap. del nr. 8 (pp.15-36), senza alcuna variante.
Il candidato discute i titoli in maniera esauriente.
Giudizio di Enrico V. Maltese
Dopo la laurea (tesi in Storia romana, Università di Roma "La Sapienza") ha conseguito il Diploma di
specializzazione presso la Scuola archeologica italiana di Atene (tesi in epigrafia bizantina) e il
dottorato di ricerca in Storia antica (tesi su Atene in età tardoantica, Università di Roma "La
Sapienza"). Ha fruito dell’assegnazione di una borsa di studio post-doc (SUM di Firenze) e di altre
borse di studio (Istituto italiano di Scienze umane di Firenze). È stato titolare di un assegno di ricerca
presso l’Università degli Studi di Milano (2006-2008). Ha svolto attività scientifica e di docente a
contratto presso varie istituzioni: dal 2005 insegna Storia bizantina presso l'Università di Roma "La
Sapienza". Nell’arco di tempo che va dal 1992 al 2010 ha pubblicato numerosi contributi, recensioni, 2
monografie e 4 traduzioni con introduzione.
Il candidato allega 12 pubblicazioni, che attestano una grande varietà di interessi e direzioni di ricerca,
nonché differenze anche sostanziali nel rapporto di congruenza con il settore scientifico-disciplinare LFIL-LET/07.
Le pubbll. 2 (traduzione, con introduzione e testo arabo, dell'epistola scritta da Taqi ai-Din Ahmad Ibn
Taymiyya a un sovrano crociato residente a Cipro, inizi del XIV sec.), 8 (volume dedicato al tema della
storia antica «quale essa è percepita, narrata e rappresentata nella storiografia arabo-islamica medievale
8
fra VIII e XIV secolo d.C. […]» [pag. 10], con particolare riguardo alla cronaca di Ibn Khaldun, e con
l'esplicita avvertenza che «l'arco cronologico che si è scelto di esaminare va dalla Grecia classica
all'impero di Costantino, evitando in tal modo di sconfinare nelle questioni concernenti i rapporti
politici, militari e religiosi fra il mondo islamico e Bisanzio, sui quali del resto esiste già un'abbondante
bibliografia specifica» [ivi]), 10 (sulle origini del cristianesimo nella storia universale di Ibn Khaldûn,
XIV sec.) non sono congruenti con il settore di riferimento della presente valutazione comparativa, e lo
scrivente commissario si dichiara incompetente a valutarne.
Le pubbll. 1, 3 (erroneamente indicata dal candidato nel titolo – non «Abû Alî: un missionario fatimida
tra l'Africa e l'Oriente», bensì in realtà «Un “missionario” fatimida tra l'Africa e Bisanzio» – e negli
estremi bibliografici – non nel vol. «L'Africa romana» 14, Roma 2005, bensì in realtà in «L'Africa
romana» 15, Roma 2004 –, illustra sinteticamente la figura di Abû Alî impegnato nella propaganda
ismaelita in area bizantina nel primo scorcio del X sec.), 5 e 12 hanno congruenza ridotta con il settore
scientifico-disciplinare L-FIL-LET/07. La pubbl. 1 (28 pagg.), dedicata a una puntuale analisi testuale e
storica dell'epigrafe CIG 3467 (Sardi, 459 d.C.), illustra circostanze e problematiche del lavoro e
dell'organizzazione sociale in età tardoantica, con una molto limitata valenza prospettica verso i
successivi sviluppi bizantini. Nella pubbl. 3 si ripercorre brevemente (7 pagg.) un caso di propaganda
ismailita in territorio bizantino, collocandolo persuasivamente nello scorcio iniziale del X sec. Nella
pubbl. 5 il candidato tenta di ricostruire il quadro generale della storia economica, politica, culturale e
religiosa di Atene, seguendone l’evoluzione dalla fine del II sec. d.C. all’inizio dell’età giustinianea:
congruenti con il settore scientifico-disciplinare L-FIL-LET/07 sono propriamente alcune zone dei
capp. IV e V, e dell'Appendice, dove l'attenzione si concentra, dopo l'età tardoantica, sugli sviluppi
protobizantini, dalla metà del V sec. d.C. a Giustiniano, per un complesso di ca. 70 pagg. Apprezzabile,
qui, è soprattutto lo sforzo di emancipare l'esposizione di ben note vicende da pregiudizi e forzature
spesso radicate nella vulgata storiografica (l’idea che le distruzioni a danno di luoghi di culto pagano,
in Atene, siano il risultato delle incursioni barbariche, laddove esse testimoniano la violenza urbana di
fanatismi religiosi contrapposti; ancora, l’idea di una continuità ininterrotta delle grandi scuole
filosofiche di Atene dall’Ellenismo alla tarda antichità); e opportuna è la sottolineatura del significato
storico dell'editto giustinianeo del 529, non una generica ed emblematica presa di posizione contro il
paganesimo dei circoli intellettuali, bensì una repressione dei contenuti politici – potenzialmente
sovversivi – al centro della speculazione neoplatonica ateniese; in altri termini, una normalizzazione
attraverso la quale «Atene cessa di essere polis per divenire a tutti gli effetti una città bizantina» (p.
197). La cura editoriale del volume è alquanto carente. Nella pubbl. 12 (26 pagg.) l'assunto principale,
che le traduzioni siriache della cronaca di Giovanni Malalas abbiano influenzato alcune storie
universali arabe si realizza con un focus interamente collocato sul versante della storiografia islamica,
non su quello della storiografia bizantina; e vari tratti e aspetti (inclusi alcuni termini chiave) del
contesto culturale e storico-letterario arabo non vengono spiegati al lettore non specialista.
Le pubbll. 4, 6, 7, 9, 11 hanno pertinenza sicura con gli studi del settore s.-d. L-FIL-LET/07. Le pubbll.
4 e 9 (per un totale di 42 pagg.) offrono materiali e plausibili osservazioni rispettivamente sulla visita
del basileus Giovanni VIII a Pistoia durante i lavori conciliari di Firenze (luglio 1439; con silloge
documentaria relativa – incluso materiale inedito – alle pp. 219-223), e sull'effettivo itinerario delle due
delegazioni bizantine e della delegazione russa nel trasferimento da Ferrara a Firenze (inverno del
1439), attraverso Faenza e la valle del Lamone, con rettifica di ricostruzioni precedenti e opportuna
chiarificazione delle effettive circostanze in cui dovette svolgersi l'arrivo di Giovanni VIII a Pistoia. Si
tratta di contributi discretamente originali, innovativi, importanti.
La pubbl. 6 è un volumetto (65 pagg., alle quali si aggiungono 16 pagg. di un testo greco
tipograficamente mendosissimo) che fornisce un informato inquadramento storico (pp. 15-45) e la
traduzione italiana (con note essenziali) dell'opuscolo di Alessio Macrembolita. Il grado di originalità e
innovatività è modesto, trattandosi di traduzione che copre un testo del quale già esistevano traduzioni
9
moderne (una italiana). Nella versione emergono peraltro numerose imprecisioni e fraintendimenti
anche gravi del testo greco (p. es. pagg. 47, 49, 51, 53, 55, etc.), nonché incidenti, quali il
misconoscimento di citazioni bibliche letterali (p. 63), etc.
La pubbl. 7 è un volumetto (65 pagg., di cui 20 di introduzione, 40 di traduzione, 2 di note) dedicato
alla Settima controversia dei Dialoghi con un musulmano di Manuele II Paleologo; il candidato vi
espone con efficacia i problemi ideologici e culturali che sottendono l'opuscolo, ma si mostra in
difficoltà davanti a taluni punti del testo. Là dove le precedenti traduzioni moderne (francese, 1966;
italiana, aprile 2007) fraintendono l'originale, altrettanto avviene nella traduzione del candidato (p. es.,
a pag. 38 un imperativo 2a pers. sg. dell'originale è interpretato come un futuro 1a pers. sg., con il
risultato di invertire l'attribuzione di un segmento argomentativo tra i due interlocutori, etc.; corretta,
invece, la resa della traduzione tedesca, 1993-1995). Complessivamente l'esito – di limitata originalità,
innovatività e importanza – è migliore di quello della pubbl. 6.
La pubbl. 11 (12 pagg.) è una recensione di taglio critico che offre valide precisazioni e spunti di
rettifica all'esegesi dei «contenuti politici, religiosi e culturali evidenziati dai mosaici» [p. 69]
tardoantichi del Vicino Oriente (antiche province di Siria, Arabia, Palestina) tra VI e VIII sec. d.C.
A quanto è dato considerare e accertare, la rilevanza scientifica della collocazione editoriale e la
diffusione all'interno della comunità scientifica è alta per la pubbl. 4, 5, 9, accettabile per le pubbll. 1,
3, 6, 7, 11, 12.
Il candidato nella discussione pubblica illustra i titoli in maniera esauriente.
In ragione del curriculum, delle pubblicazioni allegate e dello svolgimento della discussione, il
candidato non è immeritevole di considerazione nella presente valutazione comparativa.
Giudizio collegiale
Dopo la laurea (tesi in storia romana, Università di Roma "La Sapienza"), ha conseguito il diploma di
specializzazione presso la Scuola archeologica italiana di Atene (tesi in epigrafia) e il dottorato di
ricerca in Storia antica (tesi su Atene in età tardoantica, Università di Roma "La Sapienza"). Ha fruito
dell’assegnazione di una borsa di studio post-doc (SUM di Firenze) e di altre borse di studio. È stato
titolare di un assegno di ricerca presso l’Università degli Studi di Milano (2006-2008). Ha svolto
attività scientifica e di docente a contratto presso varie istituzioni: dal 2005 insegna Storia bizantina
presso l'Università di Roma "La Sapienza". Nell’arco di tempo che va dal 1992 al 2010 ha pubblicato
numerosi contributi, recensioni, due monografie e quattro traduzioni con introduzione. Presenta le due
monografie, tre traduzioni, sei articoli e una recensione.
Il curriculum del candidato attesta una formazione negli ambiti della storia antica e dell’archeologia.
Nel complesso è buona la rilevanza della collocazione editoriale di molte pubblicazioni, la diffusione
all’interno della comunità scientifica; numerose sono le pubblicazioni affidate a riviste di divulgazione
scientifica. Buona la continuità temporale della sua produzione.
Il candidato è in possesso dei seguenti titoli da valutare come preferenziali: dottorato di ricerca, borsa
post-doc, assegno di studio. Durante la discussione pubblica il candidato illustra i suoi titoli in maniera
esauriente.
La produzione del candidato lambisce ambiti diversi (epigrafia e storia dell’impero romano, storia e
geografia islamiche, bizantinistica), tra i quali il filone bizantino è fortemente minoritario. Il rapporto
diretto del candidato con i testi bizantini nella lingua originale è condizionato da gravi limiti linguistici,
che ne inficiano l’interpretazione.
Il candidato merita scarsa considerazione nella presente valutazione.
Giudizi individuali e collegiale relativi al candidato Frederick Lauritzen.
10
Giudizio di Francesca Rizzo Nervo
Dopo il B.A. Literae humaniores (Oxford 2000) ha conseguito il M.A. in Filologia classica presso la
Columbia University e presso la Oxford University, il M. Phil. in Filologia classica presso la Columbia
University e il PhD in Filologia classica presso la medesima università, su argomento bizantinistico. Ha
tenuto conferenze in Italia e all'estero, e svolto attività didattica presso la Columbia University.
Attualmente fruisce di una borsa post-doc presso la Fondazione per le Scienze religiose (Bologna).
Nell’arco di tempo che va dal 2007 al 2010 la sua produzione comprende 10 articoli pubblicati, che
presenta insieme alla tesi di dottorato, e un articolo in corso di stampa.
Il curriculum del candidato mostra un percorso di studi coerente con il settore scientifico disciplinare.
Buona la rilevanza della collocazione editoriale delle sue pubblicazioni e la diffusione all’interno della
comunità scientifica.
Il candidato è in possesso dei seguenti titoli valutabili come preferenziali: dottorato di ricerca, borsa
post-doc. Durante la discussione pubblica il candidato illustra i suoi titoli in maniera molto esauriente.
La sua produzione scientifica si riferisce tutta all’XI secolo bizantino con una particolare attenzione
rivolta a Michele Psello già a partire dalla tesi di dottorato (1) in cui il candidato fornisce un quadro
completo e puntuale delle descrizione dei personaggi nella Cronografia pselliana che conferma la
personalità dell’autore.
Gli altri lavori presentati, se pur interessanti, sono in buona sostanza delle note su argomenti molto
circoscritti che mancano delle debite aperture ad un più completo e generale livello critico.
Si ritiene comunque che il candidato possa essere preso in considerazione nella presente valutazione.
Giudizio di Anna Meschini Pontani
Il candidato, privo di una monografia, ha studiato la tecnica della descrizione dei caratteri nella
Cronografia di Michele Psello, a cui è dedicata la sua dissertazione di dottorato (2005). Gli articoli
presentati riguardano Psello stesso o la cultura dell'XI secolo (Niceta Stetato, Cristoforo di Mitilene),
quale si riflette in testi letterari, filosofici, teologici e in un caso anche in un miliaresio (esame della sua
iscrizione metrica).
Più che l'esigua articolazione tematica che sinora caratterizza la sua produzione, e la scarsa originalità
delle sue osservazioni sui testi oggetto della sua lettura, appare grave la mancanza di consapevolezza
dei principi basici del lavoro scientifico filologico, sia per quanto riguarda la formazione classica sia
per quanto riguarda quella di bizantinista. A mio avviso l'esempio più eloquente di quanto affermo,
citato per brevità exempli gratia, è dato dal breve e recente articolo The miliaresion poet: the dactylic
inscription of a coin of Romanos III Argyros, Byzantion 79 (2009):
p. 234 nota 15: la descrizione del trimetro giambico bizantino sembra fatta nell'inconsapevolezza
dell'esistenza del cosiddetto dodecasillabo bizantino.
Quanto all'affermazione che polyainos era usato esclusivamente per Odisseo, è smentita già dalla
letteratura bizantina reperibile on line:
86. Eudocia Augusta Poeta, De martyrio sancti Cypriani (e cod. Florent. Laurent. VII, 10).
(A.D. 5) Book 1 line 87.
khrovqi gavr se, fevriste, livhn ajgavpazon, ∆Ihsou',
devspotav meu poluvaine: su; ga;r purso;n flegevqonta
sei'o poqh'" puvrseusa", ejmw/' d∆ ejneqhvkao qumw/.'
108. Philagathus, Homiliae. (A.D. 12) Homily 7 section 14 line 7.
oiJ kallivnikoi mavrture", h] peirasmoi'" diafovroi" paradoqevnte" ejk tou'
Qeou' tw/' ejcqrw/' kai; ejkdikhth/', wJ" a]n ojfqei'en dovkimoi, wJ" ÆIw;b oJ poluvaino",
h] sfw'n aujtw'n yucav", yalmikw'" eijpei'n, «wJ" ajravcnhn ejkthvxante"» kai;
Nella stessa pagina: che l'abilità del versificatore sia testimoniata dal fatto che nel dodecasillabo del
miliaresio sia evitato lo iato, non pare tenga conto dell'assoluta evidenza di polyaine hos. Degno di nota
11
sarebbe stato che panta katorthoi, qui in clausola, registra tredici occorrenze in TLG; riflettere sulla
loro natura sarebbe stato forse più opportuno che segnalare come locus similis Aristofane, Pax 939.
Il candidato discute i titoli in maniera esauriente e ben argomentata.
Giudizio di Enrico V. Maltese
Dopo il B.A. Literae humaniores ha conseguito il M.A. in Filologia classica presso la Columbia
University e presso la Oxford University, il M. Phil. in Filologia classica presso la Columbia
University e il PhD in Filologia classica presso la medesima università, su argomento bizantinistico. Ha
tenuto conferenze in Italia e all'estero, e svolto attività didattica presso la Columbia University.
Attualmente fruisce di borsa posto presso la Fondazione per le Scienze religiose (Bologna). Nell’arco
di tempo che va dal 2007 al 2010 la sua produzione comprende 10 articoli pubblicati, che presenta
insieme alla tesi di dottorato, e un articolo in corso di stampa.
Il candidato allega 11 pubblicazioni, inclusa la tesi di dottorato di ricerca. Le pubblicazioni sono tutte
congruenti con il settore s.-d. L-FIL-LET/07.
La pubbl. 1, tesi di PhD discussa presso la Columbia University, è l'unica indagine di ampio respiro tra
quanto allegato dal candidato: l'analisi della presentazione dei personaggi nella Chronographia
pselliana vi è condotta in modo completo, con discreta informazione complessiva e precisione nella
resa dei vari passi oggetto di indagine. Nello stato complessivo degli studi pselliani si tratta dunque di
studio sufficientemente originale, innovativo, importante.
Le altre pubblicazioni del candidato si muovono in direzioni differenti e su differenti oggetti di
indagine, condividendo una tendenza alla scelta di aspetti ben delimitati e alla sintesi (le pubbl. 2-11
assommano a 94 pagg., e solo la pubbl. 11 supera le 10 pagg.). Si tratta, dunque, di una produzione
frammentata. I contributi di cui ai nn.i 2, 3, 5, 6, 8, 9, 10, 11 sono segnati da modesta originalità e
innovatività; spunti di maggiore originalità e potenziale innovatività hanno i contributi di cui ai nn. 4 e
7. L'importanza di questa messe di interventi è discreta per le pubbll. 2, 3, 4, minore per le pubbll. 5, 6,
7, 8, 9, 10, 11.
A quanto è dato considerare e accertare, la rilevanza scientifica della collocazione editoriale e la
diffusione all'interno della comunità scientifica è alta per le pubbll. 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11.
Il candidato nella discussione pubblica illustra i titoli in maniera esauriente e brillante.
In ragione del curriculum, delle pubblicazioni allegate e dello svolgimento della discussione, il
candidato non è immeritevole di considerazione nella presente valutazione comparativa.
Giudizio collegiale
Dopo il B.A. Literae humaniores (Oxford 2000) ha conseguito il M.A. in Filologia classica presso la
Columbia University e presso la Oxford University, il M. Phil. in Filologia classica presso la Columbia
University e il Ph.D in Filologia classica presso la medesima università, su argomento bizantinistico.
Ha tenuto conferenze in Italia e all'estero, e svolto attività didattica presso la Columbia University.
Attualmente fruisce di una borsa post-doc presso la Fondazione per le Scienze religiose “Giovanni
XXIII” (Bologna). Nell’arco di tempo che va dal 2007 al 2010 la sua produzione comprende 10 articoli
pubblicati, che presenta insieme alla tesi di dottorato, e un articolo in corso di stampa.
Il curriculum del candidato mostra un percorso di studi coerente con il settore scientifico disciplinare.
Buona la rilevanza della collocazione editoriale degli articoli pubblicati e la diffusione all’interno della
comunità scientifica.
Il candidato è in possesso dei seguenti titoli valutabili come preferenziali: dottorato di ricerca, borsa
post-doc. Durante la discussione pubblica il candidato illustra i suoi titoli in maniera esauriente e
argomentata.
12
Nella sua produzione scientifica emerge, oltre che un'esigua articolazione e una frammentarietà
tematica, modesta originalità delle osservazioni sui testi oggetto di lettura, e una scarsa consapevolezza
dei presupposti scientifici della disciplina.
Il candidato merita scarsa considerazione nella presente valutazione.
Giudizi individuali e collegiale relativi alla candidata Elena Paroli.
Giudizio di Francesca Rizzo Nervo
Dopo la laurea (tesi in Filologia bizantina, Università di Roma "La Sapienza", 1999) ha conseguito il
Dottorato di ricerca in Agiografia (Università di Roma "Tor Vergata", 2003). Ha ottenuto un
finanziamento del CNR “Promozione ricerca 2004” per un progetto di ambito bizantinistico. Ha
partecipato a seminari e convegni nazionali in qualità di relatrice. Dall'a.a. 2004-2005 è cultrice della
materia in ambito bizantinistico presso l'Università di Roma "La Sapienza". Dall'a.a. 2007-2008 è
docente a contratto di Civiltà bizantina presso l'Università di Chieti-Pescara "G. D'Annunzio".
Nell’arco di tempo che va dal 2000 al 2008 ha pubblicato un’edizione critica e sei articoli che presenta
insieme alla tesi di dottorato.
Il curriculum della candidata mostra un percorso di studi coerente con il settore scientifico disciplinare.
Buone la rilevanza della collocazione editoriale delle sue pubblicazioni, la diffusione all’interno della
comunità scientifica e la continuità temporale della sua produzione.
La candidata ha conseguito il dottorato di ricerca, titolo valutabile come preferenziale. Durante la
discussione pubblica la candidata illustra i suoi titoli in maniera esauriente e ben argomentata.
Il suo ambito di ricerca è l'agiografia bizantina con particolare riferimento alle Raccolte di miracoli (1,
2, 6), argomento anche della tesi di dottorato (4), e all'agiografia italo-greca (5, 7). Nella pubblicazione
n. 3 il contributo della candidata è chiaramente individuabile (vd. p. 284).
Suo contributo di maggiore rilievo è l'edizione critica della Vita di Bartolomeo di Grottaferrata (7). La
nuova edizione del testo, che in alcuni luoghi corregge le edizioni precedenti, è preceduta da una
Introduzione in cui la candidata affronta problemi attinenti alla storia del testo, all'autore e alla sua
collocazione nel contesto storico del tempo e ricostruisce una affidabile cronologia della vita del
protagonista. Puntuale l'analisi della lingua che rivela una buona conoscenza della lingua greca. Il suo
approccio è tuttavia più quello del classicista che considera indizi della tarda grecità quelli che in realtà
sono espressioni di un registro linguistico proprio di queste opere. Si nota l'assenza di lessici quali
quello del Kriaràs o del Dimitrakos nella bibliografia che apre il volume. Nel commento al testo la
candidata dimostra di possedere una buona conoscenza dei documenti e delle fonti storiche dell'epoca.
Sarebbe stata apprezzata un'attenzione alla dimensione letteraria del testo che invece risulta del tutto
assente. Mancano un'analisi della tipologia dei miracoli, una interpretazione delle apparizioni e dei
topoi che, in una vita fittizia quale chiaramente quella di Bartolomeo si dimostra, avrebbe contribuito
alla ricostruzione della realtà storico-sociale dell'area geografica in cui visse e operò Bartolomeo
nonché, se si esclude la Vita di San Nilo, riferimenti al resto della produzione agiografica italo-greca.
Più in generale, nella sua produzione non sono messe a frutto le più recenti acquisizioni degli studi
agiografici e il mutato approccio ai testi agiografici anche bizantini dell'ultimo ventennio (per i nuovi
sviluppi in ambito bizantino basti vedere la sintesi di Efthymiadis negli Atti del XXI convegno
internazionale di Studi Bizantini). Alcune di queste lacune sono solo in parte colmate in un articolo più
recente (8).
La candidata merita di essere presa in considerazione nella presente valutazione comparativa.
Giudizio di Anna Meschini Pontani
13
L'Oceano nei miracula di Santa Tecla: ottimo articolo in cui la candidata, più che negli altri da lei
selezionati, di analoga tematica agiografica, dimostra sicura conoscenza di tutta la letteratura
agiografica bizantina, procedendo all'esegesi di un passo della Vita di Santa Tecla, attribuita da Dagron
a un retore del V secolo, divenuto in seguito prete e predicatore nella chiesa della santa a Seleucia.
Un'espressione retorica di cui il retore-prete si servì: “… oujd∆ aujto;ı wjkeano;ı oJ th;n kaq∆ hJma`" te kai;
uJpe;r hJma`" oJrizovmeno" gh`n”, è sottoposta ad adeguata e convincente esegesi grazie alla padronanza che
la candidata dimostra della letteratura classica e del metodo di analisi filologica tout court. Ugualmente
ben strutturata, anche se meno cogente della precedente nel determinare la verisimiglianza della
proposta esegetica da lei avanzata (che io peraltro soggettivamente trovo davvero convincente), è la
interpretazione di "Leone monarca della terra romea", espressione sinora male intesa nella redazione
fatta da Giovanni Stauracio (sec. XIII) dei Miracula sancti Demetrii Thessalonicensis. Agli stessi
Miracula la candidata dedica la sua attenzione nell'art. Le reliquie del santo… (nr. 6 dell'Elenco), che
mostra vera erudizione. La monografia La Vita di san Bartolomeo di Grottaferrata (2007) e l'articolo
sui miracoli contenuti nella medesima (2008: nr. 9 dell'Elenco), che, come avverte l'autrice "vuole
costituire un ampliamento e un aggiornamento parziale del commento" unito all'edizione della Vita
apparsa l'anno precedente, appaiono entrambi diligenti e ben condotti, ma complessivamente meno
originali e stimolanti dei contributi negli articoli prima citati.
La candidata è diligente studiosa, lodevole per la continuità del suo impegno, sinora limitato alla sola
letteratura agiografica e a pochissimi testi di quanti ad essa si riconducono. Ci si augura che nel
prosieguo degli anni lei possa continuare negli studi di bizantinistica, dando prova di maggiore
versatilità di quella sinora mostrata.
La candidata discute i titoli in maniera molto esauriente e argomentata.
Giudizio di Enrico V. Maltese
Dopo la laurea (tesi in Filologia bizantina, Università di Roma "La Sapienza") ha conseguito il
dottorato di ricerca in Agiografia (Università di Roma "Tor Vergata"). Ha ottenuto un finanziamento
del CNR "Promozione ricerca 2004" per un progetto di ambito bizantinistico. Ha partecipato a seminari
e convegni nazionali in qualità di relatrice. Dall'a.a. 2004-2005 è cultrice della materia in ambito
bizantinistico presso l'Università di Roma "La Sapienza". Dall'a.a. 2007-2008 è docente a contratto di
Civiltà bizantina presso l'Università di Chieti-Pescara "G. D'Annunzio".
La candidata allega 8 pubblicazioni, tutte congruenti con il settore scientifico-disciplinare L-FILLET/07. Nella pubbl. 3 è determinabile il contributo della candidata, dichiarato esplicitamente alla pag.
284, in nota.
La pubbl. 4 è la tesi di dottorato di ricerca: proba indagine ricostruttiva di parte dei dossiers agiografici
di santi "militari" bizantini, sul solco di un approccio tradizionale. Non presenta caratteri particolarmente originali e innovativi.
La pubbl. 7 propone la nuova edizione critica di un testo agiografico rilevante, condotta con precisione,
secondo canoni tradizionali, che ben emergono nell'introduzione e nel commento, attento in particolar
modo alle peculiarità linguistiche, oltre che ai tratti del genere. La traduzione del breve documento (15
pagg.) è corretta e scorrevole. Si tratta dunque di un contributo sufficientemente originale, innovativo,
importante.
Le pubbll. 1, 2, 5, 6, 8 condividono una buona institutio, confermando la specificità settoriale degli
interessi della candidata, per lo più rivolti all'agiografia bizantina (la pubbl. 3 è una breve cronaca di
convegno, della quale la candidata ha curato le pagg. 279-284). Questa piccola messe di interventi
assomma a meno di una settantina di pagine, che appaiono sempre sorrette da buona documentazione
bibliografica. Le pubbll. 1, 2, 6, 8 sono segnate da sufficiente innovatività. Di minor rilevanza la pubbl.
5.
14
A quanto è dato considerare e accertare, la rilevanza scientifica della collocazione editoriale e la
diffusione all'interno della comunità scientifica è buona per le pubbll. 1, 2, 5, 6, 7, 8, discreta per la
pubbl. 3.
La candidata nella discussione pubblica illustra i titoli in maniera esauriente e ben argomentata.
In ragione del curriculum, delle pubblicazioni allegate e dello svolgimento della discussione, la
candidata è meritevole di considerazione nella presente valutazione comparativa.
Giudizio collegiale
Dopo la laurea (tesi in Filologia bizantina, Università di Roma "La Sapienza", 1999) ha conseguito il
Dottorato di ricerca in Agiografia (Università di Roma "Tor Vergata", 2003). Ha ottenuto un
finanziamento del CNR “Promozione ricerca 2004 – Progetto giovani” per un progetto di ambito
bizantinistico. Ha partecipato a seminari e convegni nazionali in qualità di relatrice. Dall'a.a. 20042005 è cultrice della materia in ambito bizantinistico presso l'Università di Roma "La Sapienza".
Dall'a.a. 2007-2008 è docente a contratto di Civiltà bizantina presso l'Università di Chieti-Pescara "G.
D'Annunzio". Nell’arco di tempo che va dal 2000 al 2008 ha pubblicato un’edizione critica e sei
articoli, che presenta insieme alla tesi di dottorato.
Il curriculum della candidata mostra un percorso di studi coerente con il settore scientifico disciplinare.
Buone la rilevanza della collocazione editoriale delle sue pubblicazioni, la diffusione all’interno della
comunità scientifica e la continuità temporale della sua produzione.
La candidata ha conseguito il dottorato di ricerca, titolo valutabile come preferenziale. Durante la
discussione pubblica la candidata illustra i suoi titoli in maniera esauriente e molto argomentata.
Nella sua produzione scientifica, la candidata dà prova di muoversi con padronanza all’interno della
produzione agiografica bizantina, che conosce nel suo intero sviluppo cronologico; il suo approccio
tuttavia si attiene ai percorsi tradizionali, senza aprirsi in maniera sensibile alle più recenti e ormai
largamente consolidate acquisizioni metodologiche.
La candidata merita considerazione nella presente valutazione.
Giudizi individuali e collegiale relativi al candidato Gianpaolo Rigotti.
Giudizio di Francesca Rizzo Nervo
Dopo la laurea (con tesi in Filologia bizantina, Università Cattolica del S. Cuore, Milano, 1991) ha
conseguito il Dottorato di ricerca in Filologia giudaico-ellenistica, bizantina e neogreca (con tesi in
ambito bizantinistico, Università di Roma "La Sapienza", 1999) e vari diplomi di specializzazione in
ambito cristianistico, bizantinistico, storico-ecclesiastico (orientale). Ha usufruito di una borsa di studio
trimestrale presso l’Università di Vienna. Ha compiuto soggiorni di studio all'estero e partecipato a
convegni e seminari nazionali e internazionali in qualità di relatore. Ha tenuto corsi di insegnamento
presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma, Facoltà di Diritto canonico e di Scienze ecclesiastiche
orientali (tra il 2001-2002 e il 2010-2011). Dal 1997 è in ruolo presso la Congregazione per le Chiese
Orientali della Santa Sede, con incarichi di servizio archivistico, questioni storiche, pubblicazioni,
organizzazione di Convegni.
È risultato idoneo a concorsi a posto di ricercatore universitario per il settore L06D – Civiltà bizantina
(Istituto Universitario Orientale di Napoli, 1996; Università della Basilicata, 1997). Ha prestato
servizio come ricercatore universitario per il settore scientifico-disciplinare L-FIL-LET/07 – Civiltà
bizantina presso l'Università di Napoli "Federico II" dal 1°.11.2008 al 3.7.2009.
Nell’arco di tempo che va dal 1994 al 2010 ha pubblicato un’edizione critica e tredici contributi di cui
uno in corso di stampa. Presenta l’edizione, 10 contributi e la tesi di dottorato.
Il candidato è in possesso del dottorato di ricerca, titolo valutabile come preferenziale nella valutazione.
15
Durante la discussione pubblica il candidato illustra i suoi titoli in maniera esauriente e molto
argomentata.
Il curriculum del candidato attesta una buona formazione negli ambiti paleografico, bizantinistico,
cristianistico e storico-ecclesiastico. Buone la rilevanza della collocazione editoriale delle sue
pubblicazioni, la diffusione all’interno della comunità scientifica e la continuità temporale della sua
produzione scientifica.
I suoi lavori sulla storia della Congregazione delle Chiese Orientali (pubbl. n. 8, 9, 11, 12), non
congruenti con il settore della presente valutazione, testimoniano tuttavia la competenza acquisita dal
candidato in ambito archivistico e paleografico. Tutti gli altri contributi sono pienamente congruenti
con il SSD.
Il contributo del candidato all’edizione della traduzione in greco di Massimo Planude del De Trinitate
di Agostino (pubbl. n. 2), in collaborazione con M. Papathomopoulos e I. Tsavari, è chiaramente
indicato nell’Introduzione (p. XII): egli ha « trascritto dal cod. Vindob. theol. gr. 9 il testo dei libri I e
VII - XV, è autore dei capitoli 1 - 4 dei Prolegomena e ha curato la Bibliografia Planudea, il Glossario,
l'interpunzione del Perˆ Tri£doj e l'apparato delle fonti sacre e profane». Nell’introduzione (pp. XLVILVIII) viene ripreso un precedente lavoro sull’argomento (1). Il contributo del candidato si segnala
importante e innovativo nelle pagine dedicate a Planude traduttore di testi latini, e, più in generale, alla
ricostruzione della sua personalità, per l’ottima informazione bibliografica e per il glossario (pp. 9971033) in cui sono registrate le varianti sinonimiche.
Sempre alle traduzioni di Agostino nel XIV secolo è dedicato un successivo contributo (5).
L’edizione critica della versione greca della Vita di s. Benedetto (II libro dei Dialoghi di Gregorio) trae
origine dalla tesi di dottorato (4) (vd. p. XLIV). Si tratta di una nuova edizione del testo condotta con
rigore filologico che restituisce un testo affidabile. Puntuale e utile l’indice bilingue che la correda.
Nella pubbl. 10 il candidato si sofferma sulla figura di Zaccaria e sulla presenza dell’opera di Gregorio
nel mondo bizantino quale promotore dell’incontro tra cristianità orientale e occidentale.
Il candidato è assolutamente meritevole di essere tenuto in considerazione ai fini della presente
valutazione.
Giudizio di Anna Meschini Pontani
Il rigoroso corso di studi sostenuto dal candidato in sedi diverse, arricchito da significative esperienze
internazionali, trova compimento nella bibliografia, che ha i punti di forza nella partecipazione
all'edizione della versione del De Trinitate di s. Agostino ad opera di Massimo Planude, curata insieme
a due studiosi greci, M. Papathomopoulos e I. Tsavarì (Atene 1995: con parte precisamente
riconoscibile, secondo quanto dichiarato a p. XII del primo volume) e nell'edizione della versione greca
della Vita di s. Benedetto di Gregorio Magno ad opera di papa Zaccaria (Alessandria 2001). Nella
prima di queste due opere il candidato sviluppa l'argomento della tesi di laurea, nel secondo quello
della tesi di dottorato. Gli articoli allegati sono strettamente correlati agli argomenti dei due libri, di cui
anticipano o approfondiscono contenuti e risultati -non senza costrutto per il lettore, che trova in essi
un'agile sintesi di problematiche più complesse, esposte in extenso nelle opere maggiori. Altri, i più
recenti, rivelano la maturazione e l'estensione delle competenze professionali del candidato, che lo
portano ad interessarsi alle forme attuali del dialogo interecclesiale della chiesa di Roma con le chiese
orientali e alla loro storia archivistica: sempre affiora sensibile in essi la formazione bizantinistica e
paleografico-archivistica dell'autore.
La conoscenza della teologia bizantina dimostrata dalla sua produzione scientifica è degna di lode. Sul
piano propriamente ecdotico, rilevante ai fini della valutazione della bibliografia del candidato, che ha i
punti di forza nella partecipazione, sia pure vicaria, a un'importante edizione e nell'allestimento di
un'edizione propria, occorre precisare che, come autorevoli recensioni hanno dimostrato (BZ 1998,
16
JÖB 1998, "Rivista di storia e letteratura religiosa" 199l), i criteri di giudizio e il metodo conseguente
non possono essere quelli applicati normalmente nelle edizioni critiche: i testi editi da Rigotti sono
infatti traduzioni di testi latini in greco, e in più essi sono testi teologici, cioè infarciti di citazioni
scritturistiche, le quali, come è noto, costituiscono un problema anche quando si presentano in testi
originali. I recensori della versione planudea del De Trinitate, tutti valenti specialisti del settore, pur
muovendo critiche molteplici all'operato dei due editori greci (Rigotti non ha partecipato alla fase
propriamente editoriale, ma ha curato trascrizioni ed elaborato parti narrative dell'opera, esplicitamente
apprezzate dai recensori citati), i recensori -si diceva- hanno premesso alle loro censure questa
avvertenza: il campo in cui si muovono Papathomopoulos e Tsavarì è nuovo e pertanto molto infido: in
esso si procede per tentativi, per aggiustamenti progressivi.
Quanto alla edizione del testo di papa Zaccaria, la descrizione dei mss. recensiti (tutti ispezionati
direttamente) sono coerenti, precisi gli apparati critici redatti, maasiana la concisione con la quale e
strutturata l'introduzione, che si attiene il più possibile al piano dell'oggettività. L'edizione del testo
greco è, per così dire, commentata e silentio dal testo latino di Gregorio stampato a fronte; con questo
espediente tipografico il lettore è nella condizione di poter personalmente verificare quanto Rigotti
enuncia in termini generali (cioè che il testo greco di papa Zaccaria, o a lui attribuito, è una parafrasi
piuttosto che una versione, in quanto l'intento che lo spinse all'impresa era quello di rendere il più
possibile pervio agli Italo-greci in primis, e poi a tutti i cristiani d'oriente, il mondo dell'agiografia
latina e occidentale). Un novum di questa edizione della Vita greca di s. Benedetto rispetto alle
precedenti, è costituito dall'Indice bilingue delle pp. 116-141; il candidato ne redasse uno analogo alla
fine dell'edizione della versione planudea del De Trinitate. Anche questo indice è utilissimo e di
estremo interesse, la sua lettura stimola chiunque al commento, e saremmo stati grati a Rigotti se egli,
oltre ad averlo concepito e impeccabilmente redatto, ci avesse aiutato con qualche nota, con qualche
indicazione, che alla sua esperienza non sarebbe costata troppo. Ma questo non inficia il giudizio
largamente positivo che si deve dare delle capacità dello studioso, che, espressione di indirizzi di studio
delle res Byzantinae sostanzialmente minoritari nella tradizione accademica italiana, è in grado di
operare in autonomia in un campo di alto tecnicismo (sia per metodi che per contenuti), facendo
realmente progredire la disciplina e riscattando con la sua sicurezza di specialista il limite della
monotonia tematica che sinora caratterizza la sua produzione.
Il candidato discute i titoli in maniera molto esauriente e molto ben argomentata.
Giudizio di Enrico V. Maltese
Dopo la laurea (con tesi in Filologia bizantina, Università Cattolica del S. Cuore, Milano) ha
conseguito il dottorato di ricerca in Filologia giudaico-ellenistica, bizantina e neogreca (con tesi in
ambito bizantinistico, Università di Roma "La Sapienza") e vari diplomi di specializzazione in ambito
cristianistico, bizantinistico, storico-ecclesiastico (orientale). Ha usufruito di una borsa di studio
trimestrale presso l’Università di Vienna. Ha compiuto soggiorni di studio all'estero e partecipato a
convegni e seminari nazionali e internazionali in qualità di relatore. Ha tenuto corsi di insegnamento
presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma, Facoltà di Diritto canonico e di Scienze ecclesiastiche
orientali (tra il 2001-2002 e il 2010-2011). Dal 1997 è in ruolo presso la Congregazione per le Chiese
Orientali della Santa Sede, con incarichi di servizio archivistico, questioni storiche, pubblicazioni,
organizzazione di Convegni.
È risultato idoneo a concorsi a posto di ricercatore universitario per il settore L06D – Civiltà bizantina
(Istituto Universitario Orientale di Napoli, 1996; Università della Basilicata, 1997). Ha prestato
servizio come ricercatore universitario per il settore scientifico-disciplinare L-FIL-LET/07 – Civiltà
bizantina presso l'Università di Napoli "Federico II" dal 1°.11.2008 al 3.7.2009. Nell’arco di tempo che
va dal 1994 al 2010 ha pubblicato un’edizione critica e tredici contributi di cui uno in corso di stampa.
17
Il candidato allega 12 pubblicazioni, inclusa la tesi di dottorato di ricerca. Quest'ultima, pubbl. 4, è
integralmente riassorbita nella pubbl. 7. Le pubbll. 8, 9, 11, 12 non sono congruenti con il settore
scientifico-disciplinare L-FIL-LET/07. Le pubbll. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 10 sono pienamente congruenti con
il menzionato settore s.-d. Quanto alla pubbl. 2, il contributo del candidato è determinabile sulla base
della dichiarazione espressa nel vol. I, p. XII, dalla quale risulta che il candidato ha trascritto dal ms.
Vindob. theol. gr. 9 il testo di 2/3 della versione planudea; inoltre ha scritto i capp. 1-4 (pagg. XVLXXIX) dei Prolegomena, ha curato la bibliografia planudea (pagg. CXIII-CLVI), il glossario (pagg.
997-1033), per un totale di oltre 140 pagg.; ha stabilito l'interpunzione del testo greco e curato
l'allestimento dell'apparatus locorum. Al di là dei compiti strettamente connessi con l'operazione
ecdotica, assolti con scrupolo, hanno importanza soprattutto i capp. 1-4 dell'introduzione, che
forniscono un inquadramento ancora adesso valido della personalità di Massimo Planude, e della sua
attività e tecnica versoria.
Nella pubbl. 7 il candidato offre la nuova edizione critica del testo della versione greca dei Dialogi di
Gregorio Magno condotta da papa Zaccaria, limitatamente al l. II (Vita di s. Benedetto). Il testo è
costituito in maniera complessivamente solida e appropriata. L'introduzione affronta adeguatamente i
punti nodali della recensio e della constitutio. Si tratta dunque di un contributo originale, innovativo e
importante, che offre agli specialisti uno strumento essenziale per l'approfondimento di varie questioni,
in primo luogo della funzionalità e qualità di una peculiare operazione versoria in epoca altomedievale.
Le pubbl. 1, 3, 5, 6, 10 (per un totale di meno di 50 pagg.) sono ancora inerenti alle figure di papa
Zaccaria e Massimo Planude (nella pubbl. 5 vi è un rapido scorcio dedicato anche ai fratelli Cidone e
ad altre personalità della teologia bizantina del XIV sec.), soprattutto colte nel loro operato di traduttori
di testi religiosi latini, e confermano la specificità degli interessi del candidato, rivolti all'ambito delle
relazioni interlinguistiche tra il mondo latino e il mondo greco tra VIII e XIV secolo.
A quanto è dato considerare e accertare, la rilevanza scientifica della collocazione editoriale e la
diffusione all'interno della comunità scientifica è alta per le pubbll. 2, 3, 5, 6, discreta per la pubbl. 1, 7,
10.
Il candidato nella discussione pubblica illustra i titoli in maniera molto esauriente e argomentata.
In ragione del curriculum, delle pubblicazioni allegate e dello svolgimento della discussione, il
candidato è pienamente meritevole di considerazione nella presente valutazione comparativa.
Giudizio collegiale
Dopo la laurea (con tesi in Filologia bizantina, Università Cattolica del S. Cuore, Milano, 1991) ha
conseguito il dottorato di ricerca in Filologia giudaico-ellenistica, bizantina e neogreca (con tesi in
ambito bizantinistico, Università di Roma "La Sapienza", 1999) e vari diplomi di specializzazione in
ambito cristianistico, bizantinistico, storico-ecclesiastico (orientale). Ha usufruito di una borsa di studio
trimestrale presso l’Università di Vienna. Ha compiuto soggiorni di studio all'estero e partecipato a
convegni e seminari nazionali e internazionali in qualità di relatore. Ha tenuto corsi di insegnamento
presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma, Facoltà di Diritto canonico e di Scienze ecclesiastiche
orientali (tra il 2001-2002 e il 2010-2011). Dal 1997 è in ruolo presso la Congregazione per le Chiese
Orientali della Santa Sede, con incarichi di servizio archivistico, questioni storiche, pubblicazioni,
organizzazione di convegni.
È risultato idoneo a concorsi a posto di ricercatore universitario per il settore L06D – Civiltà bizantina
(Istituto Universitario Orientale di Napoli, 1996; Università della Basilicata, 1997). Ha prestato
servizio come ricercatore universitario per il settore scientifico-disciplinare L-FIL-LET/07 – Civiltà
bizantina presso l'Università di Napoli "Federico II" dal 1°.11.2008 al 3.7.2009.
Nell’arco di tempo che va dal 1994 al 2010 ha pubblicato un’edizione critica e tredici contributi, di cui
uno in corso di stampa. Presenta l’edizione, 10 contributi e la tesi di dottorato.
Il candidato è in possesso del dottorato di ricerca, da valutare come titolo preferenziale.
18
Il curriculum del candidato attesta una buona formazione negli ambiti paleografico, bizantinistico,
cristianistico e storico-ecclesiastico. Buone la rilevanza della collocazione editoriale delle sue
pubblicazioni, la diffusione all’interno della comunità scientifica e la continuità temporale della
produzione.
Durante la discussione pubblica il candidato illustra i suoi titoli in maniera molto esauriente e molto
ben argomentata.
Nella sua produzione il candidato si muove in un arco cronologico significativo (VIII-XIV sec.),
spaziando dall’attività ecdotica alle problematiche linguistiche e storico-culturali, con risultati sempre
apprezzabili e rilevanti.
Il candidato merita alta considerazione nella presente valutazione.
Giudizi individuali e collegiale relativi al candidato Luigi Silvano.
Giudizio di Francesca Rizzo Nervo
Dopo la laurea (con tesi in ambito bizantinistico, Università di Torino, 1999) ha conseguito il Dottorato
di ricerca in Filologia e letteratura greca, latina e bizantina presso l'Università di Torino (con tesi di
ambito greco-umanistico, 2005). Dal 2007 è titolare di assegno di ricerca in Civiltà bizantina presso
l'Università di Torino, e cultore della materia (L-FIL-LET/07 – Civiltà bizantina) presso lo stesso
Ateneo. Nel 2007 è risultato vincitore di un finanziamento del CNR "Promozione della ricerca –
Progetto giovani" per un progetto di studio di ambito bizantinistico. Ha compiuto soggiorni di studio
all'estero, per i quali ha usufruito di borse di studio, e partecipato a convegni e seminari nazionali e
internazionali in qualità di relatore. Nell’arco di tempo che va dal 2001 al 2010 ha pubblicato un’editio
princeps, 11 articoli, recensioni, schede bibliografiche. Presenta l’edizione, sette articoli, tre recensioni
e la tesi di dottorato.
Il curriculum del candidato testimonia la sua formazione nell’ambito della bizantinistica e un percorso
di studi coerente con il settore scientifico disciplinare. Buone la rilevanza della collocazione editoriale
delle sue pubblicazioni, la loro diffusione all’interno della comunità scientifica e la continuità
temporale della sua produzione.
Il candidato è in possesso dei seguenti titoli valutabili come preferenziali: dottorato di ricerca, assegno
di ricerca.
Durante la discussione pubblica il candidato illustra i suoi titoli in maniera esauriente e molto
argomentata.
Filone di ricerca privilegiato è quello della tradizione greca e bizantina in ambito umanistico, in
particolare Angelo Poliziano e i suoi corsi sull’Odissea. Nell’editio princeps degli Appunti per un
corso sull’Odissea (pubbl. n. 9), che riprende la tesi di dottorato (1), confluiscono alcuni lavori
precedenti (2, 3, 4, 8). Nell’edizione il testo, unica testimonianza autografa di un corso tenuto dal
Poliziano sui primi due libri dell’Odissea, è preceduto da un’Introduzione che costituisce un notevole
contributo alla storia e al metodo d’insegnamento in età umanistica. L’edizione si connota per rigore
filologico, ottima informazione bibliografica e un ottimo apparato di fontes.
Le pubblicazioni n. 6, 7, 10 hanno come argomento alcuni testi della polemica bizantina antilatina. Il
candidato propone, sulla base della tradizione manoscritta, l’attribuzione a Moschampar di un testo
finora per lo più attribuito a Massimo Planude, e appronta la prima edizione di un compendio sulla fede
cristiana attribuito dai manoscritti ad autori diversi, attribuendolo, con argomentazioni condivisibili, ad
un monaco di nome Nilo (10).
Nelle pubblicazioni 5, 11 e 12 il candidato mostra una buona competenza nella valutazione dei volumi
recensiti. Il generale apprezzamento dei lavori non impedisce la puntuale osservazione di imprecisioni
e costruttivi contributi ai temi trattati.
19
Il candidato è del tutto meritevole di essere tenuto in considerazione ai fini della presente valutazione.
Giudizio di Anna Meschini Pontani
Il lavoro di maggior peso del Silvano è senz'altro l'edizione degli appunti del Poliziano per il corso sui
primi due libri dell'Odissea, conservati nel più importante dei suoi zibaldoni, il Par. gr. 3069. Esso è
improntato ad acribia paleografica, codicologica, ecdotica, e si inserisce nel già ricco parterre di
commenti polizianei agli autori classici, ma è il primo dedicato a un testo greco: come tale, offre
un'importante occasione di riflettere sul modo in cui il greco era insegnato ad alto livello nello Studio
fiorentino dell'ultimo quarto del XV secolo. In tal senso si sarebbe auspicata una più continua
comparazione fra la struttura e il metodo di questo commento in quanto frutto di lectiones (ampiamente
descritti nell'introduzione) e quelli rintracciabili in Poliziano, o in zibaldoni e recollectae di altri
umanisti coevi.
Il candidato affronta con grande abilità due compiti tutt'altro che agevoli, ed entrambi di lunga lena: da
un lato la lettura della spesso ostica grafia corsiva latina e greca del Poliziano, dall'altro l'allestimento
di un apparatus fontium che, come già nelle edizioni dei commenti a Stazio, Ovidio, Virgilio etc.,
rappresenta senz'altro il cuore e il senso di un'edizione di questo genere. Entrambe le operazioni
riescono assai bene: se nella prima materia nessuno rimprovererà a Silvano la confessione in apparato
dubitanter lego, nel secondo ambito il compito era reso appena un po' più agevole dal fatto che
l'ossatura di questi appunti è formata da lunghi excerpta da lessici, dal commentario di Eustazio e dagli
scolii antichi. In tal senso, appare forse discutibile la scelta di segnalare nell'apparato critico
discrepanze fra il testo di Eustazio (o dei lessici, o dagli scolii) e il testo "standard" degli autori citati da
Eustazio (o dai lessici, o dagli scolii): sono, queste, informazioni testuali certo interessanti, ma che
pertengono piuttosto all'editore delle fonti di Poliziano che non a quello di Poliziano medesimo, e
rischiano di ingenerare perplessità nel lettore.
Ma l'edizione di questo commento, preceduta da una ricca descrizione del Par. gr. 3069 (la prima di un
certo respiro dopo la Maïer, è sicuramente destinata a fungere da trampolino per ulteriori studi), nonché
da un puntuale censimento delle fonti note e possibili di Poliziano, che approfondisce e precisa alcuni
risultati raggiunti dalla Cesarini Martinelli e da altri studiosi (qualcosa di più si potrà forse fare in
merito all'identificazione di singoli manoscritti), è senz'altro destinato ad aiutare grandemente gli
studiosi dell'Umanesimo greco, anche in grazia dei suoi ampi e preziosissimi indici.
Si può concludere che Silvano assolve un profondo e attento lavoro di decifrazione, lettura,
trascrizione, emendazione, insomma, in una parola di edizione, come egli stesso ammette nella propria
prefazione ("lavoro... di natura eminentemente ecdotica").
Negli articoli, in parte preparatori all'edizione, il candidato discute più volte la tecnica di Poliziano
commentatore ed escertore, individua le fonti manoscritte dell'umanista per quanto riguarda il lessico
dello Ps.-Zonara (Laur. 9.27), e per il commentario di Eustazio all'Odissea (Laur. 59.6), ma non per
Suida (per cui si limita a censire le glosse che Poliziano leggeva in una presunta recensione ampliata,
senza inoltrarsi nella complessa tradizione del lessico). Il contributo forse più ricco in quanto oltrepassa
il piano meramente erudito o critico-testuale, è quello sulla prolusione allo zibaldone odissiaco, che
approfondisce alcuni aspetti della fortuna rinascimentale della Poetica di Aristotele.
Nell'ambito propriamente bizantino, restituisce a Giorgio Moschampar (o meglio a un suo epitomatore)
un trattatello del Vind. theol. gr. 245 già attribuito al Planude, e produce la princeps di un opuscolo De
fide di cui peraltro non identifica l'autore (nell'edizione, dà adito a qualche dubbio la valutazione del
recentissimo S come testimone indipendente sulla base di due sole lezioni superiori al resto dei codici;
ad ogni modo, la discussione delle varianti è praticamente inservibile senza l'indicazione dei numeri di
riga in cui cercarle). Infine, le ampie recensioni offrono contributi di dettaglio (l'individuazione di fonti
sfuggite a Polemis per Teodoro Dexios, o alla Parenty nel volume su Casaubon).
20
Il candidato discute i titoli in maniera molto esauriente e argomentata.
Giudizio di Enrico V. Maltese
Dopo la laurea (con tesi in ambito bizantinistico, Università di Torino) ha conseguito il dottorato di
ricerca in Filologia e letteratura greca, latina e bizantina presso l'Università di Torino (con tesi di
ambito greco-umanistico). Dal 2007 è titolare di assegno di ricerca in Civiltà bizantina presso
l'Università di Torino, e cultore della materia (L-FIL-LET/07 – Civiltà bizantina) presso lo stesso
Ateneo. Nel 2007 è risultato vincitore di un finanziamento del CNR "Promozione della ricerca –
Progetto giovani" per un progetto di studio di ambito bizantinistico. Ha compiuto soggiorni di studio
all'estero, per i quali ha usufruito di borse di studio, e partecipato a convegni e seminari nazionali e
internazionali in qualità di relatore. Nell’arco di tempo che va dal 2001 al 2010 ha pubblicato un’editio
princeps, 11 articoli, recensioni, schede bibliografiche.
Il candidato allega 12 pubblicazioni, inclusa la tesi di dottorato di ricerca, tutte congruenti con il settore
scientifico-disciplinare L-FIL-LET/07. La tesi di dottorato (pubbl. 1) è integralmente riassorbita dalla
pubbl. 9.
Nella pubbl. 9 il candidato offre una editio princeps degli appunti impiegati da Angelo Poliziano per
svolgere un corso sui canti I e II dell'Odissea. La costituzione del testo si basa sull'autografo
polizianeo, Par. gr. 3069, di difficile lettura, e approda a risultati sicuri. L'introduzione, molto ampia e
informata (pagg. XI-XXXIII: bibliografia; XXXV-CXXII: il codice; Poliziano e Omero), è un solido
punto di riferimento per quanti intendano seguire i percorsi dell'erudizione polizianea e i suoi intricati
presupposti bizantini. L'apparato dei fontes esegue fin dove possibile uno smontaggio sistematico della
complessa stratificazione del commento, identificando appropriatamente una serie molteplice di matrici
lessicografiche, grammaticali ed esegetiche bizantine compilate e intarsiate da Poliziano.
Le pubbll. 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 10, 11, 12 assommano a ca. 145 pagg. Di esse le pubbl. 2, 3, 4, 8
costituiscono studi preparatori e approfondimenti a corredo della pubbl. 9, condotti con rigore
filologico; le pubbll. 6, 7, 10 si occupano di testi connessi con la disputa del "Filioque", per i quali
propongono la corretta paternità (pubbl. 6) o la prima edizione (pubbl. 10). Si tratta sempre di
interventi originali, segnati da discreta innovatività e importanza.
Le pubbll. 5, 11, 12 sono recensioni critiche, apprezzabili per il contributo a particolari della
costituzione del testo e ad altri aspetti.
A quanto è dato considerare e accertare, la rilevanza scientifica della collocazione editoriale e la
diffusione all'interno della comunità scientifica è alta per le pubbll. 2, 3, 5, 6, 10, 11, 12, discreta per le
pubbll. 4, 8, 9, accettabile per la pubbl. 7 (rivista online).
Il candidato nella discussione pubblica illustra i titoli in maniera molto esauriente e argomentata.
In ragione del curriculum, delle pubblicazioni allegate e dello svolgimento della discussione, il
candidato è pienamente meritevole di considerazione nella presente valutazione comparativa.
Giudizio collegiale
Dopo la laurea (con tesi in filologia bizantina, Università di Torino, 1999) ha conseguito il dottorato di
ricerca in Filologia e letteratura greca, latina e bizantina presso l'Università di Torino (con tesi in
filologia bizantina, 2005). Dal 2007 è titolare di assegno di ricerca in Civiltà bizantina presso
l'Università di Torino, ed è cultore della materia (L-FIL-LET/07 – Civiltà bizantina) presso lo stesso
Ateneo. Nel 2007 è risultato vincitore di un finanziamento del CNR "Promozione ricerca – Progetto
giovani" per un progetto di ambito bizantinistico. Ha compiuto soggiorni di studio all'estero, per i quali
ha usufruito di borse di studio, e partecipato a convegni e seminari nazionali e internazionali in qualità
di relatore. Nell’arco di tempo che va dal 2001 al 2010 ha pubblicato un’editio princeps, 11 articoli,
recensioni, schede bibliografiche. Presenta l’edizione, sette articoli, tre recensioni e la tesi di dottorato.
21
Il curriculum del candidato testimonia la sua formazione nell’ambito della bizantinistica e un percorso
di studi coerente con il settore scientifico disciplinare. Buone la rilevanza della collocazione editoriale
delle sue pubblicazioni, la loro diffusione all’interno della comunità scientifica e la continuità
temporale della sua produzione.
Dei titoli da valutare come preferenziali, il candidato ha: dottorato di ricerca e assegno di ricerca.
Durante la discussione pubblica il candidato illustra i suoi titoli in maniera molto esauriente e molto
ben argomentata.
Nella sua produzione scientifica il candidato dimostra una sicura padronanza della tecnica ecdotica,
risultato di conoscenza linguistica e habitus storico-filologico.
Il candidato merita alta considerazione nella presente valutazione.
In considerazione dell’ora, il Presidente propone di anticipare nella riunione presente la prevista III
riunione. La proposta è accolta all’unanimità.
Sulla base dei giudizi collegiali, la Commissione dopo una ponderata valutazione comparativa, con
propria deliberazione assunta all’unanimità dei componenti indica quale vincitore della presente
valutazione comparativa il dott. Luigi Silvano.
Il Presidente invita la Commissione, quale suo atto conclusivo, a redigere collegialmente la relazione
finale. La suddetta relazione viene stesa, insieme ai verbali, in triplice copia – approvati e sottoscritti da
tutti i Commissari – verranno depositati presso la Ripartizione II – Ufficio concorsi per i conseguenti
adempimenti.
Alle ore 19,50 la riunione è conclusa.
Roma, 15 novembre 2011
Letto, approvato e sottoscritto seduta stante
La Commissione
Prof. Francesca Silvia RIZZO NERVO Presidente
Prof. Anna MESCHINI Componente
Prof. Enrico MALTESE Segretario
22
RELAZIONE FINALE
Al Magnifico Rettore
dell’Università di Roma “LA SAPIENZA”
La Commissione giudicatrice della PROCEDURA DI VALUTAZIONE COMPARATIVA PER LA
COPERTURA DI N. 1 POSTO DI RICERCATORE UNIVERSITARIO PRESSO LA FACOLTA’ DI
SCIENZE UMANISTICHE DELL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI ROMA “LA SAPIENZA”
SETTORE SCIENTIFICO-DISCIPLINARE L-FIL-07 – CIVILTA’ BIZANTINA (BANDO – G.U. n.
85 DEL 26.10.2010) si è riunita in più sedute per adempiere alle funzioni conferite e precisamente nei
seguenti giorni:
Seduta preliminare: 20 settembre 2011, h. 10,30
I Riunione: 14 novembre 2011, h. 10,30
II Riunione: 15 novembre 2011, h. 9.
SEDUTA PRELIMINARE:
La Commissione ha proceduto alla designazione del Presidente nella persona della Prof.ssa Francesca
Rizzo Nervo, e del Segretario nella persona del Prof. Enrico V. Maltese. Ha preso atto della normativa
concorsuale (L. 210/98, D.P.R. 117/2000, D.L. 10.11.2008 n. 180 convertito in Legge 9.1.2009 n. 1).
Ha dichiarato l’inesistenza di parentela ed affinità entro il 4° grado incluso tra i Commissari. Ha fissato
i criteri di giudizio (all. 1 al verbale della seduta) e il calendario dei lavori.
I RIUNIONE:
La Commissione ha preso atto della avvenuta pubblicità dei criteri di giudizio (D.M. 28.7.2009 n. 89) e
dell’elenco ufficiale dei candidati. Ha dichiarato l’inesistenza di parentela ed affinità entro il 4° grado
incluso tra i Commissari con i candidati. Ha preso atto che non sussistevano esclusioni e rinunce. Ha
comunicato alla responsabile della procedura, sig.ra Toppi, che due candidati non hanno rispettato i
limiti di pubblicazioni indicati dal bando (all. A al verbale della I riunione). Ha stilato l’elenco dei
candidati da valutare ai fini della procedura:
- Carolla Pia
- Di Branco Marco
- Lauritzen Frederick
- Menchelli Paolini Mariella
- Paroli Elena
- Pellin Alessandra
- Pizzone Aglae
- Rigotti Gianpaolo
- Silvano Luigi.
La Commissione ha successivamente provveduto all’esame dei curricula, dei titoli e delle pubblicazioni
inviate dai candidati secondo i criteri generali stabiliti nelle riunione preliminare.
1
II RIUNIONE:
Dopo l’appello nominale si è proceduto all’illustrazione e alla discussione dei titoli da parte dei
candidati presenti.
Ogni commissario ha quindi espresso, candidato per candidato, il proprio giudizio sui titoli e sulle
pubblicazioni.
La Commissione, dopo aver effettuato la comparazione dei giudizi dei singoli commissari, ha
formulato i giudizi collegiali (vd. All. A a questa relazione finale).
Sulla base dei giudizi collegiali, la Commissione dopo una ponderata valutazione comparativa, con
propria deliberazione assunta all’unanimità dei componenti indica quale vincitore della presente
valutazione comparativa il dott. Luigi Silvano.
Roma, 15 novembre 2011
Letto, approvato e sottoscritto seduta stante.
La Commissione
Prof. Francesca Silvia RIZZO NERVO Presidente
Prof. Anna MESCHINI Componente
Prof. Enrico MALTESE Segretario
2
Allegato A
Giudizi individuali e collegiale relativi alla candidata Pia Carolla.
Giudizio di Francesca Rizzo Nervo
Dopo la laurea (tesi in Letteratura greca) ha frequentato un corso di perfezionamento annuale in Storia
medievale, moderna e contemporanea (Università di Firenze), conseguito il Dottorato di ricerca in
Filologia e letteratura del mondo classico presso l'Università degli Studi di Milano (2001). Dal 2000 è
docente di lettere classiche nei Licei di Stato. Ha partecipato a convegni e seminari nazionali e
internazionali in qualità di relatore. Nell’arco di tempo che va dal 1997 al 2010 la sua produzione, con
una interruzione 1998-2008, comprende quattro contributi pubblicati, fra cui un’edizione critica, e due
in corso di stampa. Presenta l’edizione, tre articoli e la tesi di dottorato.
Il curriculum della candidata attesta una formazione negli ambiti del mondo classico e tardoantico e
della paleografia. Nel complesso buona la rilevanza della collocazione editoriale delle pubblicazioni e
la loro diffusione all’interno della comunità scientifica. Non continua la sua produzione.
La candidata ha conseguito il dottorato di ricerca, valutabile come titolo preferenziale e, nella
discussione pubblica, illustra i suoi titoli in maniera esauriente e brillante.
La candidata ha dedicato la prima fase della sua attività di ricerca alle epistole contenute nel Bellum
Gothicum di Procopio di Cesarea (pubbl. 4 e 5) di cui offre una discreta analisi. Successivamente, a
partire dalla tesi di dottorato sulla lingua e lo stile di Prisco di Panion (3), il suo interesse si è spostato a
un’epoca più propriamente tardoantica. Pregevole la sua edizione di Prisco, edizione critica di tutti gli
Excerpta di tradizione indiretta pubblicata nella Bibliotheca Teubneriana (1), che attesta una rigorosa
metodologia per quanto attiene all’ecdotica dei testi e una più generale preparazione dal punto di vista
storico-letterario. Essa, tuttavia, non è del tutto pertinente, se non per inevitabili contiguità, al settore
oggetto della presente valutazione. Una acquisita padronanza degli strumenti ecdotici, paleografici e
codicologici è attestata dalla pubblicazione n. 12.
Pur non essendo la produzione della candidata del tutto congruente con il settore in oggetto, può essere
presa in considerazione nella presente valutazione.
Giudizio di Anna Meschini Pontani
La candidata presenta cinque pubblicazioni, che vanno dal 1997 al 2008: due articoli anteriori alla
dissertazione per il dottorato di ricerca, che è dell'a.a. 1999-2000, la dissertazione (tutor prof. F. Conca,
ordinario di Storia della lingua greca), l'edizione critica di Prisco di Panion (2008), apparsa nello stesso
anno di un articolo di taglio prettamente paleografico relativo agli "Excerpta de legationibus". La
continuità negli studi non risulta pertanto molto evidente, come neppure la varietà, se per es. si
considera che il primo articolo del 1997, Spunti tucididei nelle epistole di Procopio di Cesarea, è
palesemente ricavata dalla sua tesi di laurea, Le epistole in Procopio di Cesarea. Saggio di un
commento, discussa a Firenze con il professore di Letteratura greca Fritz Bornmann, così come quello
del 1998, L'epistola di Belisario a Totila in Procopio.
L’esigua produzione della candidata si muove, negli anni, sempre nell'ambito di problemi dominabili
con gli strumenti della filologia greca (peraltro posseduti con notevole perizia), così che non appare
evidente la padronanza delle tematiche e della bibliografia di settore lato sensu intesa.
La candidata discute i titoli in maniera esauriente e molto ben argomentata.
La tecnica mostrata nei primi due articoli citati si raffina nel più maturo saggio sugli Excerpta de
legationibus, che reca oggettive novità nell'esame dei copisti e filigrane di alcuni mss. che li
contengono; mentre l'edizione teubneriana, a cui va associato a mo' di commento la dissertazione La
3
lingua e lo stile di Prisco di Panio, condotta con mano sicura e senso critico, si spera venga seguita da
testi in cui le problematiche specificatamente bizantine siano affrontate nella loro autonomia, affrancate
dall'ipoteca del mondo classico.
Giudizio di Enrico V. Maltese
Dopo la laurea ha frequentato un corso di perfezionamento annuale in Storia medievale, moderna e
contemporanea (Università di Firenze), conseguito il dottorato di ricerca in Filologia e letteratura del
mondo classico presso l'Università degli Studi di Milano. Dal 2000 è docente di lettere classiche nei
licei di Stato. Ha partecipato a convegni e seminari nazionali e internazionali in qualità di relatore.
Nell’arco di tempo che va dal 1997 al 2010 la sua produzione, con una interruzione tra il 1998 e il
2008, comprende 4 contributi pubblicati, fra cui un’edizione critica, e 2 in corso di stampa.
La candidata allega 5 pubblicazioni, inclusa la tesi di dottorato di ricerca. Le pubblicazioni 1 e 3,
relative allo storico Prisco di Panion (metà del V sec. d.C.) non sono pienamente congruenti con il
settore s.-d. L-FIL-LET/07, per ragioni cronologiche. Sono tuttavia egualmente prese in considerazione
alcune loro connessioni con oggetti, problemi e aspetti del nominato settore (il testo di Prisco di Panion
risale all'impresa di selezione e sistemazione delle fonti storiche promossa a metà del X sec.
dall'imperatore Costantino VII Porfirogenito; il suo stile mimetico-arcaizzante anticipa di pochi
decenni le scelte formali degli storici bizantini in Hochsprache). Le pubbll. 2, 4, 5 sono congruenti con
il settore s.-d. L-FIL-LET/07 (assommano a 70 pagg.).
In tutte le pubblicazioni la candidata si muove con una certa originalità e propensione all'innovatività.
La pubbl. 1 è importante, perché fonda su basi manoscritte allargate e consolidate l'edizione dello
storico Prisco, e fornisce un apprezzabile esempio di tecnica ecdotica. Meno importanti le pubbll. 2, 3,
4, 5, nelle quali in ogni caso la candidata mostra sempre padronanza di metodo e buona informazione
sul piano filologico e storico-letterario.
A quanto è dato considerare e accertare, la rilevanza scientifica della collocazione editoriale e la
diffusione all'interno della comunità scientifica è alta per la pubbl. 1, accettabile per le pubbll. 2, 3, 4,
5.
La candidata nella discussione pubblica illustra i titoli in maniera molto esauriente e argomentata.
In ragione del curriculum, delle pubblicazioni allegate e dello svolgimento della discussione, la
candidata non è immeritevole di considerazione nella presente valutazione comparativa.
Giudizio collegiale
Dopo la laurea (tesi in Letteratura greca, Università di Firenze) ha frequentato un corso di
perfezionamento annuale in Storia medievale, moderna e contemporanea (Università di Firenze),
conseguito il dottorato di ricerca in Filologia e letteratura del mondo classico presso l'Università degli
Studi di Milano (2001). Dal 2000 è docente di lettere classiche nei Licei di Stato. Ha partecipato a
convegni e seminari nazionali e internazionali in qualità di relatrice. Nell’arco di tempo che va dal
1997 al 2010 la sua produzione, con una interruzione 1998-2008, comprende quattro contributi
pubblicati, fra cui un’edizione critica, e due in corso di stampa. Presenta l’edizione, tre articoli e la tesi
di dottorato.
Il curriculum della candidata attesta una formazione nell’ambito del mondo classico e tardoantico e in
quello della paleografia. Nel complesso è buona la rilevanza della collocazione editoriale delle
pubblicazioni e la loro diffusione all’interno della comunità scientifica. Non ha continuità la sua
produzione.
La candidata ha conseguito il dottorato di ricerca, da valutare come titolo preferenziale e, nella
discussione pubblica, illustra i suoi titoli in maniera molto esauriente e molto ben argomentata.
La candidata presenta una produzione scientifica solo parzialmente congruente con il settore
scientifico-disciplinare L-FIL-LET/07, ma dimostra di possedere e saper usare con rigore gli strumenti
4
ecdotici e i metodi dell’analisi linguistico-filologica. Si auspica che nel futuro la sua produzione
scientifica si volga a testi propriamente bizantini, nei quali applicare proficuamente il suo pregevole
potenziale di studiosa.
La candidata merita considerazione nella presente valutazione.
Giudizi individuali e collegiale relativi al candidato Marco Di Branco.
Giudizio di Francesca Rizzo Nervo
Dopo la laurea (tesi in Storia romana, Università di Roma "La Sapienza") ha conseguito il Diploma di
specializzazione presso la Scuola archeologica italiana di Atene (tesi in epigrafia bizantina) e il
Dottorato di ricerca in Storia antica (tesi su Atene in età tardoantica, Università di Roma "La
Sapienza"). Ha fruito dell’assegnazione di una borsa di studio post-doc (SUM di Firenze) e di altre
borse di studio (Istituto italiano di Scienze umane di Firenze). È stato titolare di un assegno di ricerca
presso l’Università degli Studi di Milano (2006-2008). Ha svolto attività scientifica e di docente a
contratto presso varie istituzioni: dal 2005 insegna Storia bizantina presso l'Università di Roma "La
Sapienza". Nell’arco di tempo che va dal 1992 al 2010 ha pubblicato numerosi contributi, recensioni,
due monografie e quattro traduzioni con Introduzione. Presenta le due monografie, tre traduzioni, sei
articoli e una recensione.
Il curriculum del candidato attesta una formazione negli ambiti della storia antica e dell’archeologia.
Nel complesso buona la rilevanza della collocazione editoriale di molte pubblicazioni e buona la
diffusione all’interno della comunità scientifica; affidate a riviste di alta divulgazione altre. Buona la
continuità temporale della sua produzione.
Il candidato è in possesso dei seguenti titoli valutabili come preferenziali: dottorato di ricerca, borsa
post-doc, assegno di studi. Durante la discussione pubblica il candidato illustra i suoi titoli in maniera
esauriente.
In generale, la produzione del candidato si connota per la varietà di interessi in ambiti diversi
(epigrafia, storia romana e tardoantica, storia e geografia islamiche, bizantinistica). Induce pertanto chi
è chiamato a giudicare a specificare quali pubblicazioni possano rientrare nella “correlazione con
tematiche interdisciplinari” prevista dal punto b dei criteri di giudizio, se, come dovrebbe, per
interdisciplinarità va inteso il rapporto che si istituisce nella ricerca (e anche nella didattica) fra
discipline diverse, solitamente nello studio di un oggetto di comune interesse, e se ciò non elimina gli
specialismi e non toglie il fatto che nella loro valutazione si debba tener conto di parametri e criteri a
essi riferiti.
Delle pubblicazioni presentate dal candidato, solo una parte è pertinente al settore oggetto della
valutazione comparativa. Quelle contrassegnate dai numeri 2, 3, 10 esulano dalle competenze di
giudizio di chi scrive in quanto attinenti all’ambito dell’islamistica. Le n. 1 e 8 riguardano, per espressa
dichiarazione dell’autore, la storia sociale romana tardoantica la prima (vd. pp. 181 e 182) e «l'arco
cronologico che va dalla Grecia classica all'impero di Costantino, evitando in tal modo di sconfinare
nelle questioni concernenti i rapporti politici, militari e religiosi fra il mondo islamico e Bisanzio» la
seconda, come dichiara sempre lo stesso autore (vd. p. 1). Pochi e superficiali in esse i riferimenti ad
autori e tematiche bizantini.
Per quanto attiene alle altre pubblicazioni:
Nel volume La città dei filosofi (5), dedicato ad Atene tardoantica, la parte propriamente bizantina
trova posto solo in alcune pagine dei cap. IV e V e in Appendice (pp. 199-240 che riprendono un
precedente lavoro) dove si ricostruisce l’immagine bizantina della città attraverso l’agiografia e i
Mirabilia urbis Athenarum. La bibliografia precedente viene rielaborata dal candidato in modo
intelligente anche se talvolta la rielaborazione avviene a discapito della chiarezza (vd. p. 228).
5
Il Dialogo dei ricchi e dei poveri (6) è la traduzione di un testo, di cui da tempo si dispone di un’ottima
traduzione italiana. Nell’Introduzione il candidato affronta un argomento dai risvolti interessanti e
attuali. Si tratta tuttavia di una messa a punto brillante che nulla di nuovo aggiunge a quanto già detto
negli studi precedenti. Sarebbe stato utile rivolgere l’attenzione anche alla dimensione letteraria del
testo. Che il titolo originale, contenuto in un codice che lo stesso candidato definisce «probabile copia
personale dell’autore» (p.15), rimandi chiaramente all’etopea scolastica apre prospettive non
trascurabili in un’ottica di interpretazione complessiva dell’opera.
Per quanto attiene alla traduzione, accanto ad imperfezioni (ad esempio, p. 46 r. 3, t¦ koin£ sono da
intendersi “beni comuni” e non “beni universali”; p. 48 ultimo capoverso, sarebbe stato preferibile
conservare, in riferimento alla morte per fame, la doppia connotazione del greco ¢fÒrhton e
calepètaton, anziché tradurre entrambi gli aggettivi “insopportabile”; p. 50 r. 6, la presenza
dell’avverbio eÙqšwj, non tradotto, lascia intendere che la luce è tale non perché “dissolve le tenebre”,
ma perché le dissolve “subito”, “immediatamente”, “non appena appare”; p. 50 r. 14, appare riduttivo
tradurre “peggiore” un tormento che in greco è definito diplÁ e pollaplÁ; p. 52, r.19 più che di “feti
abortivi” si tratta di feti abortiti; e così via) vi sono dei passi la cui traduzione non convince. A p. 54 r.
13, prÒdhloj g¦r ¥ra ¹ a„t…a tÁj tîn crhm£twn kt»sewj tù noàn œconti è tradotto “È chiaro che
l’intenzione di possedere ricchezze è propria degli individui intelligenti”. Se da una parte la traduzione
falsa il senso del testo in quanto qui a„t…a ha il significato di modo, mezzo (come si evince da quanto
segue nel testo dove sono elencati i vari mezzi con cui si acquisisce la ricchezza), dovrebbe quindi
tradursi: “i mezzi con cui acquisire ricchezza sono chiari a chiunque abbia intelligenza” sorge il
sospetto che, nel tradurre, non si sia compreso che prÒdhloj sia da riferire al sostantivo a„t…a, peraltro
per tradurre “è chiaro” avremmo dovuto avere nel testo prÒdhlon. A p. 62 r. 16 æseˆ nekrÕj ™pel»sqhn
¢pÕ kard…aj Ð prÕ Ñl…gou t£ca filoÚmenoj è tradotto “viene dimenticato, come se fosse morto, da
quello stesso cuore che poco prima sembrava amarlo davvero” laddove ¢pÕ kard…aj ha il significato
“di tutto cuore”, come anche oggi in greco moderno, e Ð e filoÚmenoj non possono concordare con
kard…a. Sempre nella stessa pagina, qualche rigo più sotto, oƒ ceirepist»monej di' ïn aƒ pÒleij p©sai
sun…stantai non sono, come viene tradotto, “gli artigiani che costituiscono il sostegno di tutte le città”
bensì “gli artigiani, grazie ai quali, tutte le città sussistono”.
Il “dialogo della discordia” (7) si inserisce nel fiorire di pubblicazioni di stampo pubblicistico sul
dialogo religioso fra Islam e cattolicesimo seguite alla citazione del testo dell’imperatore bizantino
Manuele II da parte del pontefice nel recente discorso di Ratisbona.
Nelle due note La cavalcata dei magi (4) e Da Ferrara a Firenze (9) si ricostruisce la visita di
Giovanni VIII Paleologo ad alcuni centri toscani nel 1439 e gli itinerari seguiti da papa Eugenio IV e
dalla delegazione costantinopolitana nello spostamento da Ferrara a Firenze per seguire i lavori del
concilio. Le fonti utilizzate sono tutti documenti di area occidentale (latini e italiani) e storie locali che
arricchiscono le nostre conoscenze sulla permanenza dell’imperatore bizantino in Italia.
La pubblicazione n. 11 è una recensione al libro di Bowersock, Mosaics as History.
La pubblicazione n. 12 è la traduzione in inglese del primo capitolo di uno dei volumi (8) presentati.
Il candidato può essere preso in considerazione per la presente valutazione, nonostante in buona parte
la sua produzione non sia congruente con il settore.
Giudizio di Anna Meschini Pontani
La produzione scientifica del candidato risulta poco congruente con il SSD, essendo i suoi ambiti di
ricerca la storia tardoantica e le connessioni orientali di essa, soprattutto arabo-islamiche, con il mondo
bizantino. Alla storia tardoantica si possono ricondurre anche gli studi, di profilo più spiccatamente
letterario, su Atene dal II al VI secolo e sui Mirabilia Athenarum. Se l'intento che anima lo studioso
affascina per l'ampiezza dello scopo che si prefigge (per es. contribuire con una sintesi di ampio respiro
6
a redigere il nuovo Gregorovius dell'Atene medievale; ovvero puntualizzare in modo nuovo la genesi
della cultura storiografica islamica valutando complessivamente la rappresentazione della Grecia e di
Roma negli storici arabi), per converso la profondità e l'originalità dell'accesso alle fonti greche e arabe
si rivela non adeguato (soprattutto dal punto di vista linguistico, per me verificabile solo sulle prime).
Ampia la bibliografia dominata ed esibita, pur non essendo sempre aggiornata per quanto concerne
autori e tematiche propriamente bizantine.
1) Lavoro e conflittualità sociale (2000)
Accurato esame della famosa epigrafe di Sardi CIG 3467, di cui si dà un articolato inquadramento
storico, giuridico, economico e sociale (L'epigrafe di Sardi e la storia sociale; Il giuramento di Sardi;
Potenza di una techne e debolezza dell'intervento pubblico), un'edizione del testo greco con traduzione
(Il testo; Traduzione) e un ampio commento storico-filologico (Note critiche e testuali). L'epigrafe,
importante documento, forse unico, che testimonia la dinamica dei rapporti di lavoro alla metà ca. del
sec. V nell'antica città micrasiatica (riassumibili nella categoria generale dell'esistenza dello sciopero
nel mondo antico e tardoantico, tema di cui si occupa anche la breve nota di B. Hemmerdinger, Marx
ed Engels su di uno sciopero a Costantinopoli, all'inizio del volumetto dedicato dallo stesso Di Branco
al dialogo dei ricchi e dei poveri di Alessio Macrembolita, pp. 9-11), sia per la data sia per le tematiche
che sono affrontate, non rientra nel SSD proprio della presente valutazione comparativa. L'estraneità di
questo studio al SSD di riferimento si può evincere tra l’altro dal fatto che la spiegazione tecnica e
storico-linguistica di termini ampiamente e dottamente analizzati dal candidato, quali per es. exomosia,
newkoros, omologew, empodizein, chrysa nomismata, non fa alcun riferimento all'uso che questi stessi
termini ebbero nei testi bizantini successivi all'età tardoantica, con nocumento, dal mio punto di vista di
bizantinista, per le argomentazioni svolte e le tesi in conseguenza sostenute.
2) Lettera a un sovrano crociato (2004)
Prima traduzione italiana di un testo arabo. I riferimenti a Bisanzio sono tre, si trovano nel commento, e
tutti e tre sono di livello primario (semplice spiegazione da enciclopedia), peraltro non privi di
inesattezze (nota 53 p. 63: battaglia di Ponte Milvio il 24 ottobre 312 invece che 28; nota 52 p. 63:
Costantino che dopo l'editto del 313 si converte al cristianesimo; p. 65 nota 94: bibl. non aggiornata su
Eraclio e gli arabi). Da considerare non pertinente.
3) Un missionario fatimida (2005)
La pertinenza dell'articolo alla bizantinistica è molto lieve. Due esempi: dove si parla della "moschea di
Costantinopoli" (p. 1983, e n. 19 con bibliografia poco articolata), l'autore sembra non conoscere la
complessità del problema quale risulta dalle fonti bizantine. Allo stesso modo è sommaria e datata la
bibliografia sulla diffusione a Bisanzio di motivi apocalittici, in quanto si limita al pur pregevole
Pertusi, Fine di Bisanzio (p. 1984, n. 27).
4) La cavalcata dei magi (2005)
Visita a Prato e Pistoia dell'imperatore bizantino Giovanni VIII Paleologo il 23-27 luglio 1439 (con
sosta a Peretola, oggi zona periferica di Firenze), per venerare nelle rispettive cattedrali le famose
reliquie della Vergine e di san Giacomo. A questo viaggio di Giovanni VIII si aggiungono dettagli,
significativi soprattutto per la conoscenza del suo soggiorno a Peretola e dell'edificio che allora in
questo borgo lo ospitò. I documenti d'archivio, editi e inediti, prodotti in appendice, insieme alle
testimonianze desunte da opere di storia locale dei sec. XVII e XVIII, sono in italiano, mentre è in
latino l'iscrizione del monumento di Giovanni Paleologo nel Duomo di Prato. Il personaggio al centro
dell'articolo è indubbiamente l'imperatore di Bisanzio Giovanni VIII Paleologo, ma nessuna delle fonti
di cui si serve l'autore per contribuire alla sua prosopografia è bizantina.
5) La città dei filosofi (2006)
In primo luogo rimando alla recensione del volume fatta da B. Puech (www.sehepunkte.de 2008),
specialista del tema trattato nella monografia, della quale la Puech mette in evidenza la fragilità delle
tesi sostenute, in quanto desunte in modo ipotetico: nel senso che esse si fanno nascere da
7
interpretazioni soggettive delle fonti addotte, e non da argomentazioni scientificamente verificabili. Per
quanto riguarda la parte finale del volume, Atene immaginaria. Il mito di Atene nella letteratura
bizantina tra agiografia, teosofia e Mirabilia (pp. 199-240), duole che non sia stato riportato almeno
per comodità del lettore il testo greco dei Mirabilia Athenarum, edito dall'autore stesso l'anno
precedente; ci si duole, nonostante tale edizione sia non priva di incertezze ed imperfezioni gravi dal
punto di vista sia linguistico (si veda come è redatto l'apparato critico) che del commento archeologico.
6) Dialogo dei ricchi e dei poveri (2007)
L'interessante tematica del dialogo, affrontata con piglio sicuro nell'introduzione (ma nella sostanza
dipendente interamente dalla bibliografia pregressa sull'argomento, quindi non originale), è purtroppo
inficiata da una traduzione italiana tutt'altro che impeccabile. Un esempio per tutti:
p. 51, riga 23 sgg.: "Non vi vergognate – vita futura": la traduzione del candidato riecheggia il testo
greco tradendone però lo spirito e la lettera, come appare dal confronto con la traduzione Cupane, a cui
si rimanda (Bisanzio nella sua letteratura, p. 772) e di cui qui per brevità riporto solo l'inizio: "Non vi
vergognate, dunque, a sentire ciò che i pagani fanno per i poveri della loro gente e per i nostri
prigionieri?". Il testo del candidato dice: "Non vi vergognate, ascoltando come i pagani trattano i loro
poveri e i prigionieri di guerra appartenenti alla nostra gente, considerandoli degni delle cure dovute?".
Di Branco non tiene conto, senza alcuna ragione apparente, che homophylous si riferisce solo a
penetas, non anche a aichmalotous; d'altro canto è un topos (ben noto a Di Branco, che ne scrive varie
volte in altri contesti) che l'obbligo alla carità incluso dall'Islam tra i cinque principi fondamentali della
fede di Maometto, era tra i punti di confronto (e scontro) nelle diatribe tra le due religioni monoteiste:
per cui la traduzione di Cupane, la sola corretta e logica, non è stata seguita per una inspiegabile cecità.
Atopon: “assurdo” vs. “scandalo, cosa scandalosa” (vd. ora «Ktema» 36, 2011, pp. 26 sgg.).
Ma si veda anche all'inizio: "vedendo noi lottare miseramente sotto il peso del bisogno" del candidato
vs "vedendo noi agonizzare a causa delle privazioni, e voi possedere invece il superfluo e seppellirlo
sotto terra".
7) Dialogo della discordia (2007)
Instant book, privo di originalità scientifica e con una introduzione di taglio esclusivamente
pubblicistico.
8) Storie arabe (2009)
A p. 10 l'autore dichiara: L'arco cronologico che si è scelto di esaminare va dalla Grecia classica
all'impero di Costantino, evitando in tal modo di sconfinare nelle questioni concernenti i rapporti
politici, militari e religiosi fra il mondo islamico e Bisanzio, sui quali del resto esiste già
un'abbondante bibliografia specifica (io la esemplifico citando almeno N.M.El Cheikh, Byzantium
viewed by the Arabs, Harvard 2004 et sim.). A p. 11: Fra gli scopi principali di questa ricerca v'è
certamente quello di meglio precisare i termini della relazione fra pensiero storico bizantino e
pensiero arabo-islamico (Di Branco introduce così una vivace polemica con il pensiero di B. Lewis).
Si potrebbe pensare a una contraddizione in cui l'autore sia inconsapevolmente incorso. In realtà, nel
volume non è facile enucleare i passi in cui questo scopo dichiarato è perseguito ed eventualmente
raggiunto: una scorsa all'indice finale dei nomi di luogo e di persona si rivela singolarmente esiguo di
autori bizantini tout court (risultano: Cosma Indicopleuste, Costantino VII Porfirogenito, Giorgio
Sincello, Giovanni Filopono, Giovanni Malala, Procopio di Cesarea, Zosimo: quasi tutti sono appena
citati, solo Malala è oggetto di trattazione più ampia, la quale tuttavia risulta fondata sulla mera
parafrasi della bibliografia più recente su questo autore difficile e controverso, con drastiche
semplificazioni e omissioni degli aspetti più problematici. Inoltre, per chi non ha conoscenze dirette dei
problemi (molto complessi) inerenti al "romanzo di Alessandro" e all'Alessandro medievale-neogreco,
risulta difficile capire perché il successivo volume di Di Branco, segnalato nella bibliografia come in
corso di stampa, Alessandro Magno. Eroe arabo nel Medioevo, intanto apparso a Roma 2011, non
faccia che due soli rapidi riferimenti al cap. III di questa nostra monografia, intitolato: "L'eroe dai molti
8
volti. Alessandro nella storiografia arabo-islamica", pp. 57-106, e che tali riferimenti non si trovino in
limine, bensì nel corso dell'opera, a p. 45 nota 7 (dalla p. prec.) e p. 96 nota 13.
9) Da Ferrara a Firenze (2008)
Confutazione di un art. di Braccini: non è pertinente per l'assenza di significativa trattazione di fonti
bizantine.
10) Le origini del Cristianesimo nella Muqaddimah (2009)
Non pertinente con il SSD
11) Rec. Bowersock, Mosaics as History (2010)
Dal punto di vista argomentativo stupisce che alla presentazione iniziale del vol. recensito ("E' uno dei
rari libri che in poche, dense pagine riescono ad affrontare con originalità una serie di problemi
fondamentali, stimolando la discussione e aprendo nuove prospettive di ricerca… La fecondità di un
simile approccio metodologico si è già rivelata in un precedente studio dell'autore..."), non segua in
concreto un reale apprezzamento di alcuno degli argomenti di Bowersock tra quelli passati in esame da
Di Branco; egli non elogia e non approva nessuno dei risultati conseguiti dallo studioso. Per cui la
chiusa topica della recensione (p. 80) "…anche per questo la sua lettura è vivamente consigliata",
appare poco perspicua. Da un punto di vista più ravvicinato, inter alia si può osservare che la sua
proposta di lettura di un'iscrizione del famoso "mosaico di Achille" a Madaba, mosaico di contenuto
profano, non è affatto argomentata: eu breiseis 'bene, (o) Briseide', che darebbe ragione della scritta
EYBPE, interpretata da Hengel come Briseide senza però, osserva Di Branco, che Hengel giustifichi la
"strana forma del nome" (EYBPE). La lettura 'bene, o Briseide', avanzata da Di Branco, è seguita da
questa osservazione, davvero poco conseguente e oscura: "tanto più che la fanciulla è appunto
raffigurata nell'atto di venire incoronata dagli eroti".
12) A Rose in the Desert (2010)
Trad. inglese di un cap. del nr. 8 (pp.15-36), senza alcuna variante.
Il candidato discute i titoli in maniera esauriente.
Giudizio di Enrico V. Maltese
Dopo la laurea (tesi in Storia romana, Università di Roma "La Sapienza") ha conseguito il Diploma di
specializzazione presso la Scuola archeologica italiana di Atene (tesi in epigrafia bizantina) e il
dottorato di ricerca in Storia antica (tesi su Atene in età tardoantica, Università di Roma "La
Sapienza"). Ha fruito dell’assegnazione di una borsa di studio post-doc (SUM di Firenze) e di altre
borse di studio (Istituto italiano di Scienze umane di Firenze). È stato titolare di un assegno di ricerca
presso l’Università degli Studi di Milano (2006-2008). Ha svolto attività scientifica e di docente a
contratto presso varie istituzioni: dal 2005 insegna Storia bizantina presso l'Università di Roma "La
Sapienza". Nell’arco di tempo che va dal 1992 al 2010 ha pubblicato numerosi contributi, recensioni, 2
monografie e 4 traduzioni con introduzione.
Il candidato allega 12 pubblicazioni, che attestano una grande varietà di interessi e direzioni di ricerca,
nonché differenze anche sostanziali nel rapporto di congruenza con il settore scientifico-disciplinare LFIL-LET/07.
Le pubbll. 2 (traduzione, con introduzione e testo arabo, dell'epistola scritta da Taqi ai-Din Ahmad Ibn
Taymiyya a un sovrano crociato residente a Cipro, inizi del XIV sec.), 8 (volume dedicato al tema della
storia antica «quale essa è percepita, narrata e rappresentata nella storiografia arabo-islamica medievale
fra VIII e XIV secolo d.C. […]» [pag. 10], con particolare riguardo alla cronaca di Ibn Khaldun, e con
l'esplicita avvertenza che «l'arco cronologico che si è scelto di esaminare va dalla Grecia classica
all'impero di Costantino, evitando in tal modo di sconfinare nelle questioni concernenti i rapporti
politici, militari e religiosi fra il mondo islamico e Bisanzio, sui quali del resto esiste già un'abbondante
bibliografia specifica» [ivi]), 10 (sulle origini del cristianesimo nella storia universale di Ibn Khaldûn,
9
XIV sec.) non sono congruenti con il settore di riferimento della presente valutazione comparativa, e lo
scrivente commissario si dichiara incompetente a valutarne.
Le pubbll. 1, 3 (erroneamente indicata dal candidato nel titolo – non «Abû Alî: un missionario fatimida
tra l'Africa e l'Oriente», bensì in realtà «Un “missionario” fatimida tra l'Africa e Bisanzio» – e negli
estremi bibliografici – non nel vol. «L'Africa romana» 14, Roma 2005, bensì in realtà in «L'Africa
romana» 15, Roma 2004 –, illustra sinteticamente la figura di Abû Alî impegnato nella propaganda
ismaelita in area bizantina nel primo scorcio del X sec.), 5 e 12 hanno congruenza ridotta con il settore
scientifico-disciplinare L-FIL-LET/07. La pubbl. 1 (28 pagg.), dedicata a una puntuale analisi testuale e
storica dell'epigrafe CIG 3467 (Sardi, 459 d.C.), illustra circostanze e problematiche del lavoro e
dell'organizzazione sociale in età tardoantica, con una molto limitata valenza prospettica verso i
successivi sviluppi bizantini. Nella pubbl. 3 si ripercorre brevemente (7 pagg.) un caso di propaganda
ismailita in territorio bizantino, collocandolo persuasivamente nello scorcio iniziale del X sec. Nella
pubbl. 5 il candidato tenta di ricostruire il quadro generale della storia economica, politica, culturale e
religiosa di Atene, seguendone l’evoluzione dalla fine del II sec. d.C. all’inizio dell’età giustinianea:
congruenti con il settore scientifico-disciplinare L-FIL-LET/07 sono propriamente alcune zone dei
capp. IV e V, e dell'Appendice, dove l'attenzione si concentra, dopo l'età tardoantica, sugli sviluppi
protobizantini, dalla metà del V sec. d.C. a Giustiniano, per un complesso di ca. 70 pagg. Apprezzabile,
qui, è soprattutto lo sforzo di emancipare l'esposizione di ben note vicende da pregiudizi e forzature
spesso radicate nella vulgata storiografica (l’idea che le distruzioni a danno di luoghi di culto pagano,
in Atene, siano il risultato delle incursioni barbariche, laddove esse testimoniano la violenza urbana di
fanatismi religiosi contrapposti; ancora, l’idea di una continuità ininterrotta delle grandi scuole
filosofiche di Atene dall’Ellenismo alla tarda antichità); e opportuna è la sottolineatura del significato
storico dell'editto giustinianeo del 529, non una generica ed emblematica presa di posizione contro il
paganesimo dei circoli intellettuali, bensì una repressione dei contenuti politici – potenzialmente
sovversivi – al centro della speculazione neoplatonica ateniese; in altri termini, una normalizzazione
attraverso la quale «Atene cessa di essere polis per divenire a tutti gli effetti una città bizantina» (p.
197). La cura editoriale del volume è alquanto carente. Nella pubbl. 12 (26 pagg.) l'assunto principale,
che le traduzioni siriache della cronaca di Giovanni Malalas abbiano influenzato alcune storie
universali arabe si realizza con un focus interamente collocato sul versante della storiografia islamica,
non su quello della storiografia bizantina; e vari tratti e aspetti (inclusi alcuni termini chiave) del
contesto culturale e storico-letterario arabo non vengono spiegati al lettore non specialista.
Le pubbll. 4, 6, 7, 9, 11 hanno pertinenza sicura con gli studi del settore s.-d. L-FIL-LET/07. Le pubbll.
4 e 9 (per un totale di 42 pagg.) offrono materiali e plausibili osservazioni rispettivamente sulla visita
del basileus Giovanni VIII a Pistoia durante i lavori conciliari di Firenze (luglio 1439; con silloge
documentaria relativa – incluso materiale inedito – alle pp. 219-223), e sull'effettivo itinerario delle due
delegazioni bizantine e della delegazione russa nel trasferimento da Ferrara a Firenze (inverno del
1439), attraverso Faenza e la valle del Lamone, con rettifica di ricostruzioni precedenti e opportuna
chiarificazione delle effettive circostanze in cui dovette svolgersi l'arrivo di Giovanni VIII a Pistoia. Si
tratta di contributi discretamente originali, innovativi, importanti.
La pubbl. 6 è un volumetto (65 pagg., alle quali si aggiungono 16 pagg. di un testo greco
tipograficamente mendosissimo) che fornisce un informato inquadramento storico (pp. 15-45) e la
traduzione italiana (con note essenziali) dell'opuscolo di Alessio Macrembolita. Il grado di originalità e
innovatività è modesto, trattandosi di traduzione che copre un testo del quale già esistevano traduzioni
moderne (una italiana). Nella versione emergono peraltro numerose imprecisioni e fraintendimenti
anche gravi del testo greco (p. es. pagg. 47, 49, 51, 53, 55, etc.), nonché incidenti, quali il
misconoscimento di citazioni bibliche letterali (p. 63), etc.
La pubbl. 7 è un volumetto (65 pagg., di cui 20 di introduzione, 40 di traduzione, 2 di note) dedicato
alla Settima controversia dei Dialoghi con un musulmano di Manuele II Paleologo; il candidato vi
10
espone con efficacia i problemi ideologici e culturali che sottendono l'opuscolo, ma si mostra in
difficoltà davanti a taluni punti del testo. Là dove le precedenti traduzioni moderne (francese, 1966;
italiana, aprile 2007) fraintendono l'originale, altrettanto avviene nella traduzione del candidato (p. es.,
a pag. 38 un imperativo 2a pers. sg. dell'originale è interpretato come un futuro 1a pers. sg., con il
risultato di invertire l'attribuzione di un segmento argomentativo tra i due interlocutori, etc.; corretta,
invece, la resa della traduzione tedesca, 1993-1995). Complessivamente l'esito – di limitata originalità,
innovatività e importanza – è migliore di quello della pubbl. 6.
La pubbl. 11 (12 pagg.) è una recensione di taglio critico che offre valide precisazioni e spunti di
rettifica all'esegesi dei «contenuti politici, religiosi e culturali evidenziati dai mosaici» [p. 69]
tardoantichi del Vicino Oriente (antiche province di Siria, Arabia, Palestina) tra VI e VIII sec. d.C.
A quanto è dato considerare e accertare, la rilevanza scientifica della collocazione editoriale e la
diffusione all'interno della comunità scientifica è alta per la pubbl. 4, 5, 9, accettabile per le pubbll. 1,
3, 6, 7, 11, 12.
Il candidato nella discussione pubblica illustra i titoli in maniera esauriente.
In ragione del curriculum, delle pubblicazioni allegate e dello svolgimento della discussione, il
candidato non è immeritevole di considerazione nella presente valutazione comparativa.
Giudizio collegiale
Dopo la laurea (tesi in storia romana, Università di Roma "La Sapienza"), ha conseguito il diploma di
specializzazione presso la Scuola archeologica italiana di Atene (tesi in epigrafia) e il dottorato di
ricerca in Storia antica (tesi su Atene in età tardoantica, Università di Roma "La Sapienza"). Ha fruito
dell’assegnazione di una borsa di studio post-doc (SUM di Firenze) e di altre borse di studio. È stato
titolare di un assegno di ricerca presso l’Università degli Studi di Milano (2006-2008). Ha svolto
attività scientifica e di docente a contratto presso varie istituzioni: dal 2005 insegna Storia bizantina
presso l'Università di Roma "La Sapienza". Nell’arco di tempo che va dal 1992 al 2010 ha pubblicato
numerosi contributi, recensioni, due monografie e quattro traduzioni con introduzione. Presenta le due
monografie, tre traduzioni, sei articoli e una recensione.
Il curriculum del candidato attesta una formazione negli ambiti della storia antica e dell’archeologia.
Nel complesso è buona la rilevanza della collocazione editoriale di molte pubblicazioni, la diffusione
all’interno della comunità scientifica; numerose sono le pubblicazioni affidate a riviste di divulgazione
scientifica. Buona la continuità temporale della sua produzione.
Il candidato è in possesso dei seguenti titoli da valutare come preferenziali: dottorato di ricerca, borsa
post-doc, assegno di studio. Durante la discussione pubblica il candidato illustra i suoi titoli in maniera
esauriente.
La produzione del candidato lambisce ambiti diversi (epigrafia e storia dell’impero romano, storia e
geografia islamiche, bizantinistica), tra i quali il filone bizantino è fortemente minoritario. Il rapporto
diretto del candidato con i testi bizantini nella lingua originale è condizionato da gravi limiti linguistici,
che ne inficiano l’interpretazione.
Il candidato merita scarsa considerazione nella presente valutazione.
Giudizi individuali e collegiale relativi al candidato Frederick Lauritzen.
Giudizio di Francesca Rizzo Nervo
Dopo il B.A. Literae humaniores (Oxford 2000) ha conseguito il M.A. in Filologia classica presso la
Columbia University e presso la Oxford University, il M. Phil. in Filologia classica presso la Columbia
University e il PhD in Filologia classica presso la medesima università, su argomento bizantinistico. Ha
tenuto conferenze in Italia e all'estero, e svolto attività didattica presso la Columbia University.
11
Attualmente fruisce di una borsa post-doc presso la Fondazione per le Scienze religiose (Bologna).
Nell’arco di tempo che va dal 2007 al 2010 la sua produzione comprende 10 articoli pubblicati, che
presenta insieme alla tesi di dottorato, e un articolo in corso di stampa.
Il curriculum del candidato mostra un percorso di studi coerente con il settore scientifico disciplinare.
Buona la rilevanza della collocazione editoriale delle sue pubblicazioni e la diffusione all’interno della
comunità scientifica.
Il candidato è in possesso dei seguenti titoli valutabili come preferenziali: dottorato di ricerca, borsa
post-doc. Durante la discussione pubblica il candidato illustra i suoi titoli in maniera molto esauriente.
La sua produzione scientifica si riferisce tutta all’XI secolo bizantino con una particolare attenzione
rivolta a Michele Psello già a partire dalla tesi di dottorato (1) in cui il candidato fornisce un quadro
completo e puntuale delle descrizione dei personaggi nella Cronografia pselliana che conferma la
personalità dell’autore.
Gli altri lavori presentati, se pur interessanti, sono in buona sostanza delle note su argomenti molto
circoscritti che mancano delle debite aperture ad un più completo e generale livello critico.
Si ritiene comunque che il candidato possa essere preso in considerazione nella presente valutazione.
Giudizio di Anna Meschini Pontani
Il candidato, privo di una monografia, ha studiato la tecnica della descrizione dei caratteri nella
Cronografia di Michele Psello, a cui è dedicata la sua dissertazione di dottorato (2005). Gli articoli
presentati riguardano Psello stesso o la cultura dell'XI secolo (Niceta Stetato, Cristoforo di Mitilene),
quale si riflette in testi letterari, filosofici, teologici e in un caso anche in un miliaresio (esame della sua
iscrizione metrica).
Più che l'esigua articolazione tematica che sinora caratterizza la sua produzione, e la scarsa originalità
delle sue osservazioni sui testi oggetto della sua lettura, appare grave la mancanza di consapevolezza
dei principi basici del lavoro scientifico filologico, sia per quanto riguarda la formazione classica sia
per quanto riguarda quella di bizantinista. A mio avviso l'esempio più eloquente di quanto affermo,
citato per brevità exempli gratia, è dato dal breve e recente articolo The miliaresion poet: the dactylic
inscription of a coin of Romanos III Argyros, Byzantion 79 (2009):
p. 234 nota 15: la descrizione del trimetro giambico bizantino sembra fatta nell'inconsapevolezza
dell'esistenza del cosiddetto dodecasillabo bizantino.
Quanto all'affermazione che polyainos era usato esclusivamente per Odisseo, è smentita già dalla
letteratura bizantina reperibile on line:
86. Eudocia Augusta Poeta, De martyrio sancti Cypriani (e cod. Florent. Laurent. VII, 10).
(A.D. 5) Book 1 line 87.
khrovqi gavr se, fevriste, livhn ajgavpazon, ∆Ihsou',
devspotav meu poluvaine: su; ga;r purso;n flegevqonta
sei'o poqh'" puvrseusa", ejmw/' d∆ ejneqhvkao qumw/.'
108. Philagathus, Homiliae. (A.D. 12) Homily 7 section 14 line 7.
oiJ kallivnikoi mavrture", h] peirasmoi'" diafovroi" paradoqevnte" ejk tou'
Qeou' tw/' ejcqrw/' kai; ejkdikhth/', wJ" a]n ojfqei'en dovkimoi, wJ" ÆIw;b oJ poluvaino",
h] sfw'n aujtw'n yucav", yalmikw'" eijpei'n, «wJ" ajravcnhn ejkthvxante"» kai;
Nella stessa pagina: che l'abilità del versificatore sia testimoniata dal fatto che nel dodecasillabo del
miliaresio sia evitato lo iato, non pare tenga conto dell'assoluta evidenza di polyaine hos. Degno di nota
sarebbe stato che panta katorthoi, qui in clausola, registra tredici occorrenze in TLG; riflettere sulla
loro natura sarebbe stato forse più opportuno che segnalare come locus similis Aristofane, Pax 939.
Il candidato discute i titoli in maniera esauriente e ben argomentata.
Giudizio di Enrico V. Maltese
12
Dopo il B.A. Literae humaniores ha conseguito il M.A. in Filologia classica presso la Columbia
University e presso la Oxford University, il M. Phil. in Filologia classica presso la Columbia
University e il PhD in Filologia classica presso la medesima università, su argomento bizantinistico. Ha
tenuto conferenze in Italia e all'estero, e svolto attività didattica presso la Columbia University.
Attualmente fruisce di borsa posto presso la Fondazione per le Scienze religiose (Bologna). Nell’arco
di tempo che va dal 2007 al 2010 la sua produzione comprende 10 articoli pubblicati, che presenta
insieme alla tesi di dottorato, e un articolo in corso di stampa.
Il candidato allega 11 pubblicazioni, inclusa la tesi di dottorato di ricerca. Le pubblicazioni sono tutte
congruenti con il settore s.-d. L-FIL-LET/07.
La pubbl. 1, tesi di PhD discussa presso la Columbia University, è l'unica indagine di ampio respiro tra
quanto allegato dal candidato: l'analisi della presentazione dei personaggi nella Chronographia
pselliana vi è condotta in modo completo, con discreta informazione complessiva e precisione nella
resa dei vari passi oggetto di indagine. Nello stato complessivo degli studi pselliani si tratta dunque di
studio sufficientemente originale, innovativo, importante.
Le altre pubblicazioni del candidato si muovono in direzioni differenti e su differenti oggetti di
indagine, condividendo una tendenza alla scelta di aspetti ben delimitati e alla sintesi (le pubbl. 2-11
assommano a 94 pagg., e solo la pubbl. 11 supera le 10 pagg.). Si tratta, dunque, di una produzione
frammentata. I contributi di cui ai nn.i 2, 3, 5, 6, 8, 9, 10, 11 sono segnati da modesta originalità e
innovatività; spunti di maggiore originalità e potenziale innovatività hanno i contributi di cui ai nn. 4 e
7. L'importanza di questa messe di interventi è discreta per le pubbll. 2, 3, 4, minore per le pubbll. 5, 6,
7, 8, 9, 10, 11.
A quanto è dato considerare e accertare, la rilevanza scientifica della collocazione editoriale e la
diffusione all'interno della comunità scientifica è alta per le pubbll. 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11.
Il candidato nella discussione pubblica illustra i titoli in maniera esauriente e brillante.
In ragione del curriculum, delle pubblicazioni allegate e dello svolgimento della discussione, il
candidato non è immeritevole di considerazione nella presente valutazione comparativa.
Giudizio collegiale
Dopo il B.A. Literae humaniores (Oxford 2000) ha conseguito il M.A. in Filologia classica presso la
Columbia University e presso la Oxford University, il M. Phil. in Filologia classica presso la Columbia
University e il Ph.D in Filologia classica presso la medesima università, su argomento bizantinistico.
Ha tenuto conferenze in Italia e all'estero, e svolto attività didattica presso la Columbia University.
Attualmente fruisce di una borsa post-doc presso la Fondazione per le Scienze religiose “Giovanni
XXIII” (Bologna). Nell’arco di tempo che va dal 2007 al 2010 la sua produzione comprende 10 articoli
pubblicati, che presenta insieme alla tesi di dottorato, e un articolo in corso di stampa.
Il curriculum del candidato mostra un percorso di studi coerente con il settore scientifico disciplinare.
Buona la rilevanza della collocazione editoriale degli articoli pubblicati e la diffusione all’interno della
comunità scientifica.
Il candidato è in possesso dei seguenti titoli valutabili come preferenziali: dottorato di ricerca, borsa
post-doc. Durante la discussione pubblica il candidato illustra i suoi titoli in maniera esauriente e
argomentata.
Nella sua produzione scientifica emerge, oltre che un'esigua articolazione e una frammentarietà
tematica, modesta originalità delle osservazioni sui testi oggetto di lettura, e una scarsa consapevolezza
dei presupposti scientifici della disciplina.
Il candidato merita scarsa considerazione nella presente valutazione.
Giudizi individuali e collegiale relativi alla candidata Elena Paroli.
13
Giudizio di Francesca Rizzo Nervo
Dopo la laurea (tesi in Filologia bizantina, Università di Roma "La Sapienza", 1999) ha conseguito il
Dottorato di ricerca in Agiografia (Università di Roma "Tor Vergata", 2003). Ha ottenuto un
finanziamento del CNR “Promozione ricerca 2004” per un progetto di ambito bizantinistico. Ha
partecipato a seminari e convegni nazionali in qualità di relatrice. Dall'a.a. 2004-2005 è cultrice della
materia in ambito bizantinistico presso l'Università di Roma "La Sapienza". Dall'a.a. 2007-2008 è
docente a contratto di Civiltà bizantina presso l'Università di Chieti-Pescara "G. D'Annunzio".
Nell’arco di tempo che va dal 2000 al 2008 ha pubblicato un’edizione critica e sei articoli che presenta
insieme alla tesi di dottorato.
Il curriculum della candidata mostra un percorso di studi coerente con il settore scientifico disciplinare.
Buone la rilevanza della collocazione editoriale delle sue pubblicazioni, la diffusione all’interno della
comunità scientifica e la continuità temporale della sua produzione.
La candidata ha conseguito il dottorato di ricerca, titolo valutabile come preferenziale. Durante la
discussione pubblica la candidata illustra i suoi titoli in maniera esauriente e ben argomentata.
Il suo ambito di ricerca è l'agiografia bizantina con particolare riferimento alle Raccolte di miracoli (1,
2, 6), argomento anche della tesi di dottorato (4), e all'agiografia italo-greca (5, 7). Nella pubblicazione
n. 3 il contributo della candidata è chiaramente individuabile (vd. p. 284).
Suo contributo di maggiore rilievo è l'edizione critica della Vita di Bartolomeo di Grottaferrata (7). La
nuova edizione del testo, che in alcuni luoghi corregge le edizioni precedenti, è preceduta da una
Introduzione in cui la candidata affronta problemi attinenti alla storia del testo, all'autore e alla sua
collocazione nel contesto storico del tempo e ricostruisce una affidabile cronologia della vita del
protagonista. Puntuale l'analisi della lingua che rivela una buona conoscenza della lingua greca. Il suo
approccio è tuttavia più quello del classicista che considera indizi della tarda grecità quelli che in realtà
sono espressioni di un registro linguistico proprio di queste opere. Si nota l'assenza di lessici quali
quello del Kriaràs o del Dimitrakos nella bibliografia che apre il volume. Nel commento al testo la
candidata dimostra di possedere una buona conoscenza dei documenti e delle fonti storiche dell'epoca.
Sarebbe stata apprezzata un'attenzione alla dimensione letteraria del testo che invece risulta del tutto
assente. Mancano un'analisi della tipologia dei miracoli, una interpretazione delle apparizioni e dei
topoi che, in una vita fittizia quale chiaramente quella di Bartolomeo si dimostra, avrebbe contribuito
alla ricostruzione della realtà storico-sociale dell'area geografica in cui visse e operò Bartolomeo
nonché, se si esclude la Vita di San Nilo, riferimenti al resto della produzione agiografica italo-greca.
Più in generale, nella sua produzione non sono messe a frutto le più recenti acquisizioni degli studi
agiografici e il mutato approccio ai testi agiografici anche bizantini dell'ultimo ventennio (per i nuovi
sviluppi in ambito bizantino basti vedere la sintesi di Efthymiadis negli Atti del XXI convegno
internazionale di Studi Bizantini). Alcune di queste lacune sono solo in parte colmate in un articolo più
recente (8).
La candidata merita di essere presa in considerazione nella presente valutazione comparativa.
Giudizio di Anna Meschini Pontani
L'Oceano nei miracula di Santa Tecla: ottimo articolo in cui la candidata, più che negli altri da lei
selezionati, di analoga tematica agiografica, dimostra sicura conoscenza di tutta la letteratura
agiografica bizantina, procedendo all'esegesi di un passo della Vita di Santa Tecla, attribuita da Dagron
a un retore del V secolo, divenuto in seguito prete e predicatore nella chiesa della santa a Seleucia.
Un'espressione retorica di cui il retore-prete si servì: “… oujd∆ aujto;ı wjkeano;ı oJ th;n kaq∆ hJma`" te kai;
uJpe;r hJma`" oJrizovmeno" gh`n”, è sottoposta ad adeguata e convincente esegesi grazie alla padronanza che
la candidata dimostra della letteratura classica e del metodo di analisi filologica tout court. Ugualmente
ben strutturata, anche se meno cogente della precedente nel determinare la verisimiglianza della
14
proposta esegetica da lei avanzata (che io peraltro soggettivamente trovo davvero convincente), è la
interpretazione di "Leone monarca della terra romea", espressione sinora male intesa nella redazione
fatta da Giovanni Stauracio (sec. XIII) dei Miracula sancti Demetrii Thessalonicensis. Agli stessi
Miracula la candidata dedica la sua attenzione nell'art. Le reliquie del santo… (nr. 6 dell'Elenco), che
mostra vera erudizione. La monografia La Vita di san Bartolomeo di Grottaferrata (2007) e l'articolo
sui miracoli contenuti nella medesima (2008: nr. 9 dell'Elenco), che, come avverte l'autrice "vuole
costituire un ampliamento e un aggiornamento parziale del commento" unito all'edizione della Vita
apparsa l'anno precedente, appaiono entrambi diligenti e ben condotti, ma complessivamente meno
originali e stimolanti dei contributi negli articoli prima citati.
La candidata è diligente studiosa, lodevole per la continuità del suo impegno, sinora limitato alla sola
letteratura agiografica e a pochissimi testi di quanti ad essa si riconducono. Ci si augura che nel
prosieguo degli anni lei possa continuare negli studi di bizantinistica, dando prova di maggiore
versatilità di quella sinora mostrata.
La candidata discute i titoli in maniera molto esauriente e argomentata.
Giudizio di Enrico V. Maltese
Dopo la laurea (tesi in Filologia bizantina, Università di Roma "La Sapienza") ha conseguito il
dottorato di ricerca in Agiografia (Università di Roma "Tor Vergata"). Ha ottenuto un finanziamento
del CNR "Promozione ricerca 2004" per un progetto di ambito bizantinistico. Ha partecipato a seminari
e convegni nazionali in qualità di relatrice. Dall'a.a. 2004-2005 è cultrice della materia in ambito
bizantinistico presso l'Università di Roma "La Sapienza". Dall'a.a. 2007-2008 è docente a contratto di
Civiltà bizantina presso l'Università di Chieti-Pescara "G. D'Annunzio".
La candidata allega 8 pubblicazioni, tutte congruenti con il settore scientifico-disciplinare L-FILLET/07. Nella pubbl. 3 è determinabile il contributo della candidata, dichiarato esplicitamente alla pag.
284, in nota.
La pubbl. 4 è la tesi di dottorato di ricerca: proba indagine ricostruttiva di parte dei dossiers agiografici
di santi "militari" bizantini, sul solco di un approccio tradizionale. Non presenta caratteri particolarmente originali e innovativi.
La pubbl. 7 propone la nuova edizione critica di un testo agiografico rilevante, condotta con precisione,
secondo canoni tradizionali, che ben emergono nell'introduzione e nel commento, attento in particolar
modo alle peculiarità linguistiche, oltre che ai tratti del genere. La traduzione del breve documento (15
pagg.) è corretta e scorrevole. Si tratta dunque di un contributo sufficientemente originale, innovativo,
importante.
Le pubbll. 1, 2, 5, 6, 8 condividono una buona institutio, confermando la specificità settoriale degli
interessi della candidata, per lo più rivolti all'agiografia bizantina (la pubbl. 3 è una breve cronaca di
convegno, della quale la candidata ha curato le pagg. 279-284). Questa piccola messe di interventi
assomma a meno di una settantina di pagine, che appaiono sempre sorrette da buona documentazione
bibliografica. Le pubbll. 1, 2, 6, 8 sono segnate da sufficiente innovatività. Di minor rilevanza la pubbl.
5.
A quanto è dato considerare e accertare, la rilevanza scientifica della collocazione editoriale e la
diffusione all'interno della comunità scientifica è buona per le pubbll. 1, 2, 5, 6, 7, 8, discreta per la
pubbl. 3.
La candidata nella discussione pubblica illustra i titoli in maniera esauriente e ben argomentata.
In ragione del curriculum, delle pubblicazioni allegate e dello svolgimento della discussione, la
candidata è meritevole di considerazione nella presente valutazione comparativa.
Giudizio collegiale
15
Dopo la laurea (tesi in Filologia bizantina, Università di Roma "La Sapienza", 1999) ha conseguito il
Dottorato di ricerca in Agiografia (Università di Roma "Tor Vergata", 2003). Ha ottenuto un
finanziamento del CNR “Promozione ricerca 2004 – Progetto giovani” per un progetto di ambito
bizantinistico. Ha partecipato a seminari e convegni nazionali in qualità di relatrice. Dall'a.a. 20042005 è cultrice della materia in ambito bizantinistico presso l'Università di Roma "La Sapienza".
Dall'a.a. 2007-2008 è docente a contratto di Civiltà bizantina presso l'Università di Chieti-Pescara "G.
D'Annunzio". Nell’arco di tempo che va dal 2000 al 2008 ha pubblicato un’edizione critica e sei
articoli, che presenta insieme alla tesi di dottorato.
Il curriculum della candidata mostra un percorso di studi coerente con il settore scientifico disciplinare.
Buone la rilevanza della collocazione editoriale delle sue pubblicazioni, la diffusione all’interno della
comunità scientifica e la continuità temporale della sua produzione.
La candidata ha conseguito il dottorato di ricerca, titolo valutabile come preferenziale. Durante la
discussione pubblica la candidata illustra i suoi titoli in maniera esauriente e molto argomentata.
Nella sua produzione scientifica, la candidata dà prova di muoversi con padronanza all’interno della
produzione agiografica bizantina, che conosce nel suo intero sviluppo cronologico; il suo approccio
tuttavia si attiene ai percorsi tradizionali, senza aprirsi in maniera sensibile alle più recenti e ormai
largamente consolidate acquisizioni metodologiche.
La candidata merita considerazione nella presente valutazione.
Giudizi individuali e collegiale relativi al candidato Gianpaolo Rigotti.
Giudizio di Francesca Rizzo Nervo
Dopo la laurea (con tesi in Filologia bizantina, Università Cattolica del S. Cuore, Milano, 1991) ha
conseguito il Dottorato di ricerca in Filologia giudaico-ellenistica, bizantina e neogreca (con tesi in
ambito bizantinistico, Università di Roma "La Sapienza", 1999) e vari diplomi di specializzazione in
ambito cristianistico, bizantinistico, storico-ecclesiastico (orientale). Ha usufruito di una borsa di studio
trimestrale presso l’Università di Vienna. Ha compiuto soggiorni di studio all'estero e partecipato a
convegni e seminari nazionali e internazionali in qualità di relatore. Ha tenuto corsi di insegnamento
presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma, Facoltà di Diritto canonico e di Scienze ecclesiastiche
orientali (tra il 2001-2002 e il 2010-2011). Dal 1997 è in ruolo presso la Congregazione per le Chiese
Orientali della Santa Sede, con incarichi di servizio archivistico, questioni storiche, pubblicazioni,
organizzazione di Convegni.
È risultato idoneo a concorsi a posto di ricercatore universitario per il settore L06D – Civiltà bizantina
(Istituto Universitario Orientale di Napoli, 1996; Università della Basilicata, 1997). Ha prestato
servizio come ricercatore universitario per il settore scientifico-disciplinare L-FIL-LET/07 – Civiltà
bizantina presso l'Università di Napoli "Federico II" dal 1°.11.2008 al 3.7.2009.
Nell’arco di tempo che va dal 1994 al 2010 ha pubblicato un’edizione critica e tredici contributi di cui
uno in corso di stampa. Presenta l’edizione, 10 contributi e la tesi di dottorato.
Il candidato è in possesso del dottorato di ricerca, titolo valutabile come preferenziale nella valutazione.
Durante la discussione pubblica il candidato illustra i suoi titoli in maniera esauriente e molto
argomentata.
Il curriculum del candidato attesta una buona formazione negli ambiti paleografico, bizantinistico,
cristianistico e storico-ecclesiastico. Buone la rilevanza della collocazione editoriale delle sue
pubblicazioni, la diffusione all’interno della comunità scientifica e la continuità temporale della sua
produzione scientifica.
I suoi lavori sulla storia della Congregazione delle Chiese Orientali (pubbl. n. 8, 9, 11, 12), non
congruenti con il settore della presente valutazione, testimoniano tuttavia la competenza acquisita dal
16
candidato in ambito archivistico e paleografico. Tutti gli altri contributi sono pienamente congruenti
con il SSD.
Il contributo del candidato all’edizione della traduzione in greco di Massimo Planude del De Trinitate
di Agostino (pubbl. n. 2), in collaborazione con M. Papathomopoulos e I. Tsavari, è chiaramente
indicato nell’Introduzione (p. XII): egli ha « trascritto dal cod. Vindob. theol. gr. 9 il testo dei libri I e
VII - XV, è autore dei capitoli 1 - 4 dei Prolegomena e ha curato la Bibliografia Planudea, il Glossario,
l'interpunzione del Perˆ Tri£doj e l'apparato delle fonti sacre e profane». Nell’introduzione (pp. XLVILVIII) viene ripreso un precedente lavoro sull’argomento (1). Il contributo del candidato si segnala
importante e innovativo nelle pagine dedicate a Planude traduttore di testi latini, e, più in generale, alla
ricostruzione della sua personalità, per l’ottima informazione bibliografica e per il glossario (pp. 9971033) in cui sono registrate le varianti sinonimiche.
Sempre alle traduzioni di Agostino nel XIV secolo è dedicato un successivo contributo (5).
L’edizione critica della versione greca della Vita di s. Benedetto (II libro dei Dialoghi di Gregorio) trae
origine dalla tesi di dottorato (4) (vd. p. XLIV). Si tratta di una nuova edizione del testo condotta con
rigore filologico che restituisce un testo affidabile. Puntuale e utile l’indice bilingue che la correda.
Nella pubbl. 10 il candidato si sofferma sulla figura di Zaccaria e sulla presenza dell’opera di Gregorio
nel mondo bizantino quale promotore dell’incontro tra cristianità orientale e occidentale.
Il candidato è assolutamente meritevole di essere tenuto in considerazione ai fini della presente
valutazione.
Giudizio di Anna Meschini Pontani
Il rigoroso corso di studi sostenuto dal candidato in sedi diverse, arricchito da significative esperienze
internazionali, trova compimento nella bibliografia, che ha i punti di forza nella partecipazione
all'edizione della versione del De Trinitate di s. Agostino ad opera di Massimo Planude, curata insieme
a due studiosi greci, M. Papathomopoulos e I. Tsavarì (Atene 1995: con parte precisamente
riconoscibile, secondo quanto dichiarato a p. XII del primo volume) e nell'edizione della versione greca
della Vita di s. Benedetto di Gregorio Magno ad opera di papa Zaccaria (Alessandria 2001). Nella
prima di queste due opere il candidato sviluppa l'argomento della tesi di laurea, nel secondo quello
della tesi di dottorato. Gli articoli allegati sono strettamente correlati agli argomenti dei due libri, di cui
anticipano o approfondiscono contenuti e risultati -non senza costrutto per il lettore, che trova in essi
un'agile sintesi di problematiche più complesse, esposte in extenso nelle opere maggiori. Altri, i più
recenti, rivelano la maturazione e l'estensione delle competenze professionali del candidato, che lo
portano ad interessarsi alle forme attuali del dialogo interecclesiale della chiesa di Roma con le chiese
orientali e alla loro storia archivistica: sempre affiora sensibile in essi la formazione bizantinistica e
paleografico-archivistica dell'autore.
La conoscenza della teologia bizantina dimostrata dalla sua produzione scientifica è degna di lode. Sul
piano propriamente ecdotico, rilevante ai fini della valutazione della bibliografia del candidato, che ha i
punti di forza nella partecipazione, sia pure vicaria, a un'importante edizione e nell'allestimento di
un'edizione propria, occorre precisare che, come autorevoli recensioni hanno dimostrato (BZ 1998,
JÖB 1998, "Rivista di storia e letteratura religiosa" 199l), i criteri di giudizio e il metodo conseguente
non possono essere quelli applicati normalmente nelle edizioni critiche: i testi editi da Rigotti sono
infatti traduzioni di testi latini in greco, e in più essi sono testi teologici, cioè infarciti di citazioni
scritturistiche, le quali, come è noto, costituiscono un problema anche quando si presentano in testi
originali. I recensori della versione planudea del De Trinitate, tutti valenti specialisti del settore, pur
muovendo critiche molteplici all'operato dei due editori greci (Rigotti non ha partecipato alla fase
propriamente editoriale, ma ha curato trascrizioni ed elaborato parti narrative dell'opera, esplicitamente
apprezzate dai recensori citati), i recensori -si diceva- hanno premesso alle loro censure questa
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avvertenza: il campo in cui si muovono Papathomopoulos e Tsavarì è nuovo e pertanto molto infido: in
esso si procede per tentativi, per aggiustamenti progressivi.
Quanto alla edizione del testo di papa Zaccaria, la descrizione dei mss. recensiti (tutti ispezionati
direttamente) sono coerenti, precisi gli apparati critici redatti, maasiana la concisione con la quale e
strutturata l'introduzione, che si attiene il più possibile al piano dell'oggettività. L'edizione del testo
greco è, per così dire, commentata e silentio dal testo latino di Gregorio stampato a fronte; con questo
espediente tipografico il lettore è nella condizione di poter personalmente verificare quanto Rigotti
enuncia in termini generali (cioè che il testo greco di papa Zaccaria, o a lui attribuito, è una parafrasi
piuttosto che una versione, in quanto l'intento che lo spinse all'impresa era quello di rendere il più
possibile pervio agli Italo-greci in primis, e poi a tutti i cristiani d'oriente, il mondo dell'agiografia
latina e occidentale). Un novum di questa edizione della Vita greca di s. Benedetto rispetto alle
precedenti, è costituito dall'Indice bilingue delle pp. 116-141; il candidato ne redasse uno analogo alla
fine dell'edizione della versione planudea del De Trinitate. Anche questo indice è utilissimo e di
estremo interesse, la sua lettura stimola chiunque al commento, e saremmo stati grati a Rigotti se egli,
oltre ad averlo concepito e impeccabilmente redatto, ci avesse aiutato con qualche nota, con qualche
indicazione, che alla sua esperienza non sarebbe costata troppo. Ma questo non inficia il giudizio
largamente positivo che si deve dare delle capacità dello studioso, che, espressione di indirizzi di studio
delle res Byzantinae sostanzialmente minoritari nella tradizione accademica italiana, è in grado di
operare in autonomia in un campo di alto tecnicismo (sia per metodi che per contenuti), facendo
realmente progredire la disciplina e riscattando con la sua sicurezza di specialista il limite della
monotonia tematica che sinora caratterizza la sua produzione.
Il candidato discute i titoli in maniera molto esauriente e molto ben argomentata.
Giudizio di Enrico V. Maltese
Dopo la laurea (con tesi in Filologia bizantina, Università Cattolica del S. Cuore, Milano) ha
conseguito il dottorato di ricerca in Filologia giudaico-ellenistica, bizantina e neogreca (con tesi in
ambito bizantinistico, Università di Roma "La Sapienza") e vari diplomi di specializzazione in ambito
cristianistico, bizantinistico, storico-ecclesiastico (orientale). Ha usufruito di una borsa di studio
trimestrale presso l’Università di Vienna. Ha compiuto soggiorni di studio all'estero e partecipato a
convegni e seminari nazionali e internazionali in qualità di relatore. Ha tenuto corsi di insegnamento
presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma, Facoltà di Diritto canonico e di Scienze ecclesiastiche
orientali (tra il 2001-2002 e il 2010-2011). Dal 1997 è in ruolo presso la Congregazione per le Chiese
Orientali della Santa Sede, con incarichi di servizio archivistico, questioni storiche, pubblicazioni,
organizzazione di Convegni.
È risultato idoneo a concorsi a posto di ricercatore universitario per il settore L06D – Civiltà bizantina
(Istituto Universitario Orientale di Napoli, 1996; Università della Basilicata, 1997). Ha prestato
servizio come ricercatore universitario per il settore scientifico-disciplinare L-FIL-LET/07 – Civiltà
bizantina presso l'Università di Napoli "Federico II" dal 1°.11.2008 al 3.7.2009. Nell’arco di tempo che
va dal 1994 al 2010 ha pubblicato un’edizione critica e tredici contributi di cui uno in corso di stampa.
Il candidato allega 12 pubblicazioni, inclusa la tesi di dottorato di ricerca. Quest'ultima, pubbl. 4, è
integralmente riassorbita nella pubbl. 7. Le pubbll. 8, 9, 11, 12 non sono congruenti con il settore
scientifico-disciplinare L-FIL-LET/07. Le pubbll. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 10 sono pienamente congruenti con
il menzionato settore s.-d. Quanto alla pubbl. 2, il contributo del candidato è determinabile sulla base
della dichiarazione espressa nel vol. I, p. XII, dalla quale risulta che il candidato ha trascritto dal ms.
Vindob. theol. gr. 9 il testo di 2/3 della versione planudea; inoltre ha scritto i capp. 1-4 (pagg. XVLXXIX) dei Prolegomena, ha curato la bibliografia planudea (pagg. CXIII-CLVI), il glossario (pagg.
997-1033), per un totale di oltre 140 pagg.; ha stabilito l'interpunzione del testo greco e curato
l'allestimento dell'apparatus locorum. Al di là dei compiti strettamente connessi con l'operazione
18
ecdotica, assolti con scrupolo, hanno importanza soprattutto i capp. 1-4 dell'introduzione, che
forniscono un inquadramento ancora adesso valido della personalità di Massimo Planude, e della sua
attività e tecnica versoria.
Nella pubbl. 7 il candidato offre la nuova edizione critica del testo della versione greca dei Dialogi di
Gregorio Magno condotta da papa Zaccaria, limitatamente al l. II (Vita di s. Benedetto). Il testo è
costituito in maniera complessivamente solida e appropriata. L'introduzione affronta adeguatamente i
punti nodali della recensio e della constitutio. Si tratta dunque di un contributo originale, innovativo e
importante, che offre agli specialisti uno strumento essenziale per l'approfondimento di varie questioni,
in primo luogo della funzionalità e qualità di una peculiare operazione versoria in epoca altomedievale.
Le pubbl. 1, 3, 5, 6, 10 (per un totale di meno di 50 pagg.) sono ancora inerenti alle figure di papa
Zaccaria e Massimo Planude (nella pubbl. 5 vi è un rapido scorcio dedicato anche ai fratelli Cidone e
ad altre personalità della teologia bizantina del XIV sec.), soprattutto colte nel loro operato di traduttori
di testi religiosi latini, e confermano la specificità degli interessi del candidato, rivolti all'ambito delle
relazioni interlinguistiche tra il mondo latino e il mondo greco tra VIII e XIV secolo.
A quanto è dato considerare e accertare, la rilevanza scientifica della collocazione editoriale e la
diffusione all'interno della comunità scientifica è alta per le pubbll. 2, 3, 5, 6, discreta per la pubbl. 1, 7,
10.
Il candidato nella discussione pubblica illustra i titoli in maniera molto esauriente e argomentata.
In ragione del curriculum, delle pubblicazioni allegate e dello svolgimento della discussione, il
candidato è pienamente meritevole di considerazione nella presente valutazione comparativa.
Giudizio collegiale
Dopo la laurea (con tesi in Filologia bizantina, Università Cattolica del S. Cuore, Milano, 1991) ha
conseguito il dottorato di ricerca in Filologia giudaico-ellenistica, bizantina e neogreca (con tesi in
ambito bizantinistico, Università di Roma "La Sapienza", 1999) e vari diplomi di specializzazione in
ambito cristianistico, bizantinistico, storico-ecclesiastico (orientale). Ha usufruito di una borsa di studio
trimestrale presso l’Università di Vienna. Ha compiuto soggiorni di studio all'estero e partecipato a
convegni e seminari nazionali e internazionali in qualità di relatore. Ha tenuto corsi di insegnamento
presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma, Facoltà di Diritto canonico e di Scienze ecclesiastiche
orientali (tra il 2001-2002 e il 2010-2011). Dal 1997 è in ruolo presso la Congregazione per le Chiese
Orientali della Santa Sede, con incarichi di servizio archivistico, questioni storiche, pubblicazioni,
organizzazione di convegni.
È risultato idoneo a concorsi a posto di ricercatore universitario per il settore L06D – Civiltà bizantina
(Istituto Universitario Orientale di Napoli, 1996; Università della Basilicata, 1997). Ha prestato
servizio come ricercatore universitario per il settore scientifico-disciplinare L-FIL-LET/07 – Civiltà
bizantina presso l'Università di Napoli "Federico II" dal 1°.11.2008 al 3.7.2009.
Nell’arco di tempo che va dal 1994 al 2010 ha pubblicato un’edizione critica e tredici contributi, di cui
uno in corso di stampa. Presenta l’edizione, 10 contributi e la tesi di dottorato.
Il candidato è in possesso del dottorato di ricerca, da valutare come titolo preferenziale.
Il curriculum del candidato attesta una buona formazione negli ambiti paleografico, bizantinistico,
cristianistico e storico-ecclesiastico. Buone la rilevanza della collocazione editoriale delle sue
pubblicazioni, la diffusione all’interno della comunità scientifica e la continuità temporale della
produzione.
Durante la discussione pubblica il candidato illustra i suoi titoli in maniera molto esauriente e molto
ben argomentata.
Nella sua produzione il candidato si muove in un arco cronologico significativo (VIII-XIV sec.),
spaziando dall’attività ecdotica alle problematiche linguistiche e storico-culturali, con risultati sempre
apprezzabili e rilevanti.
19
Il candidato merita alta considerazione nella presente valutazione.
Giudizi individuali e collegiale relativi al candidato Luigi Silvano.
Giudizio di Francesca Rizzo Nervo
Dopo la laurea (con tesi in ambito bizantinistico, Università di Torino, 1999) ha conseguito il Dottorato
di ricerca in Filologia e letteratura greca, latina e bizantina presso l'Università di Torino (con tesi di
ambito greco-umanistico, 2005). Dal 2007 è titolare di assegno di ricerca in Civiltà bizantina presso
l'Università di Torino, e cultore della materia (L-FIL-LET/07 – Civiltà bizantina) presso lo stesso
Ateneo. Nel 2007 è risultato vincitore di un finanziamento del CNR "Promozione della ricerca –
Progetto giovani" per un progetto di studio di ambito bizantinistico. Ha compiuto soggiorni di studio
all'estero, per i quali ha usufruito di borse di studio, e partecipato a convegni e seminari nazionali e
internazionali in qualità di relatore. Nell’arco di tempo che va dal 2001 al 2010 ha pubblicato un’editio
princeps, 11 articoli, recensioni, schede bibliografiche. Presenta l’edizione, sette articoli, tre recensioni
e la tesi di dottorato.
Il curriculum del candidato testimonia la sua formazione nell’ambito della bizantinistica e un percorso
di studi coerente con il settore scientifico disciplinare. Buone la rilevanza della collocazione editoriale
delle sue pubblicazioni, la loro diffusione all’interno della comunità scientifica e la continuità
temporale della sua produzione.
Il candidato è in possesso dei seguenti titoli valutabili come preferenziali: dottorato di ricerca, assegno
di ricerca.
Durante la discussione pubblica il candidato illustra i suoi titoli in maniera esauriente e molto
argomentata.
Filone di ricerca privilegiato è quello della tradizione greca e bizantina in ambito umanistico, in
particolare Angelo Poliziano e i suoi corsi sull’Odissea. Nell’editio princeps degli Appunti per un
corso sull’Odissea (pubbl. n. 9), che riprende la tesi di dottorato (1), confluiscono alcuni lavori
precedenti (2, 3, 4, 8). Nell’edizione il testo, unica testimonianza autografa di un corso tenuto dal
Poliziano sui primi due libri dell’Odissea, è preceduto da un’Introduzione che costituisce un notevole
contributo alla storia e al metodo d’insegnamento in età umanistica. L’edizione si connota per rigore
filologico, ottima informazione bibliografica e un ottimo apparato di fontes.
Le pubblicazioni n. 6, 7, 10 hanno come argomento alcuni testi della polemica bizantina antilatina. Il
candidato propone, sulla base della tradizione manoscritta, l’attribuzione a Moschampar di un testo
finora per lo più attribuito a Massimo Planude, e appronta la prima edizione di un compendio sulla fede
cristiana attribuito dai manoscritti ad autori diversi, attribuendolo, con argomentazioni condivisibili, ad
un monaco di nome Nilo (10).
Nelle pubblicazioni 5, 11 e 12 il candidato mostra una buona competenza nella valutazione dei volumi
recensiti. Il generale apprezzamento dei lavori non impedisce la puntuale osservazione di imprecisioni
e costruttivi contributi ai temi trattati.
Il candidato è del tutto meritevole di essere tenuto in considerazione ai fini della presente valutazione.
Giudizio di Anna Meschini Pontani
Il lavoro di maggior peso del Silvano è senz'altro l'edizione degli appunti del Poliziano per il corso sui
primi due libri dell'Odissea, conservati nel più importante dei suoi zibaldoni, il Par. gr. 3069. Esso è
improntato ad acribia paleografica, codicologica, ecdotica, e si inserisce nel già ricco parterre di
commenti polizianei agli autori classici, ma è il primo dedicato a un testo greco: come tale, offre
un'importante occasione di riflettere sul modo in cui il greco era insegnato ad alto livello nello Studio
fiorentino dell'ultimo quarto del XV secolo. In tal senso si sarebbe auspicata una più continua
20
comparazione fra la struttura e il metodo di questo commento in quanto frutto di lectiones (ampiamente
descritti nell'introduzione) e quelli rintracciabili in Poliziano, o in zibaldoni e recollectae di altri
umanisti coevi.
Il candidato affronta con grande abilità due compiti tutt'altro che agevoli, ed entrambi di lunga lena: da
un lato la lettura della spesso ostica grafia corsiva latina e greca del Poliziano, dall'altro l'allestimento
di un apparatus fontium che, come già nelle edizioni dei commenti a Stazio, Ovidio, Virgilio etc.,
rappresenta senz'altro il cuore e il senso di un'edizione di questo genere. Entrambe le operazioni
riescono assai bene: se nella prima materia nessuno rimprovererà a Silvano la confessione in apparato
dubitanter lego, nel secondo ambito il compito era reso appena un po' più agevole dal fatto che
l'ossatura di questi appunti è formata da lunghi excerpta da lessici, dal commentario di Eustazio e dagli
scolii antichi. In tal senso, appare forse discutibile la scelta di segnalare nell'apparato critico
discrepanze fra il testo di Eustazio (o dei lessici, o dagli scolii) e il testo "standard" degli autori citati da
Eustazio (o dai lessici, o dagli scolii): sono, queste, informazioni testuali certo interessanti, ma che
pertengono piuttosto all'editore delle fonti di Poliziano che non a quello di Poliziano medesimo, e
rischiano di ingenerare perplessità nel lettore.
Ma l'edizione di questo commento, preceduta da una ricca descrizione del Par. gr. 3069 (la prima di un
certo respiro dopo la Maïer, è sicuramente destinata a fungere da trampolino per ulteriori studi), nonché
da un puntuale censimento delle fonti note e possibili di Poliziano, che approfondisce e precisa alcuni
risultati raggiunti dalla Cesarini Martinelli e da altri studiosi (qualcosa di più si potrà forse fare in
merito all'identificazione di singoli manoscritti), è senz'altro destinato ad aiutare grandemente gli
studiosi dell'Umanesimo greco, anche in grazia dei suoi ampi e preziosissimi indici.
Si può concludere che Silvano assolve un profondo e attento lavoro di decifrazione, lettura,
trascrizione, emendazione, insomma, in una parola di edizione, come egli stesso ammette nella propria
prefazione ("lavoro... di natura eminentemente ecdotica").
Negli articoli, in parte preparatori all'edizione, il candidato discute più volte la tecnica di Poliziano
commentatore ed escertore, individua le fonti manoscritte dell'umanista per quanto riguarda il lessico
dello Ps.-Zonara (Laur. 9.27), e per il commentario di Eustazio all'Odissea (Laur. 59.6), ma non per
Suida (per cui si limita a censire le glosse che Poliziano leggeva in una presunta recensione ampliata,
senza inoltrarsi nella complessa tradizione del lessico). Il contributo forse più ricco in quanto oltrepassa
il piano meramente erudito o critico-testuale, è quello sulla prolusione allo zibaldone odissiaco, che
approfondisce alcuni aspetti della fortuna rinascimentale della Poetica di Aristotele.
Nell'ambito propriamente bizantino, restituisce a Giorgio Moschampar (o meglio a un suo epitomatore)
un trattatello del Vind. theol. gr. 245 già attribuito al Planude, e produce la princeps di un opuscolo De
fide di cui peraltro non identifica l'autore (nell'edizione, dà adito a qualche dubbio la valutazione del
recentissimo S come testimone indipendente sulla base di due sole lezioni superiori al resto dei codici;
ad ogni modo, la discussione delle varianti è praticamente inservibile senza l'indicazione dei numeri di
riga in cui cercarle). Infine, le ampie recensioni offrono contributi di dettaglio (l'individuazione di fonti
sfuggite a Polemis per Teodoro Dexios, o alla Parenty nel volume su Casaubon).
Il candidato discute i titoli in maniera molto esauriente e argomentata.
Giudizio di Enrico V. Maltese
Dopo la laurea (con tesi in ambito bizantinistico, Università di Torino) ha conseguito il dottorato di
ricerca in Filologia e letteratura greca, latina e bizantina presso l'Università di Torino (con tesi di
ambito greco-umanistico). Dal 2007 è titolare di assegno di ricerca in Civiltà bizantina presso
l'Università di Torino, e cultore della materia (L-FIL-LET/07 – Civiltà bizantina) presso lo stesso
Ateneo. Nel 2007 è risultato vincitore di un finanziamento del CNR "Promozione della ricerca –
Progetto giovani" per un progetto di studio di ambito bizantinistico. Ha compiuto soggiorni di studio
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all'estero, per i quali ha usufruito di borse di studio, e partecipato a convegni e seminari nazionali e
internazionali in qualità di relatore. Nell’arco di tempo che va dal 2001 al 2010 ha pubblicato un’editio
princeps, 11 articoli, recensioni, schede bibliografiche.
Il candidato allega 12 pubblicazioni, inclusa la tesi di dottorato di ricerca, tutte congruenti con il settore
scientifico-disciplinare L-FIL-LET/07. La tesi di dottorato (pubbl. 1) è integralmente riassorbita dalla
pubbl. 9.
Nella pubbl. 9 il candidato offre una editio princeps degli appunti impiegati da Angelo Poliziano per
svolgere un corso sui canti I e II dell'Odissea. La costituzione del testo si basa sull'autografo
polizianeo, Par. gr. 3069, di difficile lettura, e approda a risultati sicuri. L'introduzione, molto ampia e
informata (pagg. XI-XXXIII: bibliografia; XXXV-CXXII: il codice; Poliziano e Omero), è un solido
punto di riferimento per quanti intendano seguire i percorsi dell'erudizione polizianea e i suoi intricati
presupposti bizantini. L'apparato dei fontes esegue fin dove possibile uno smontaggio sistematico della
complessa stratificazione del commento, identificando appropriatamente una serie molteplice di matrici
lessicografiche, grammaticali ed esegetiche bizantine compilate e intarsiate da Poliziano.
Le pubbll. 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 10, 11, 12 assommano a ca. 145 pagg. Di esse le pubbl. 2, 3, 4, 8
costituiscono studi preparatori e approfondimenti a corredo della pubbl. 9, condotti con rigore
filologico; le pubbll. 6, 7, 10 si occupano di testi connessi con la disputa del "Filioque", per i quali
propongono la corretta paternità (pubbl. 6) o la prima edizione (pubbl. 10). Si tratta sempre di
interventi originali, segnati da discreta innovatività e importanza.
Le pubbll. 5, 11, 12 sono recensioni critiche, apprezzabili per il contributo a particolari della
costituzione del testo e ad altri aspetti.
A quanto è dato considerare e accertare, la rilevanza scientifica della collocazione editoriale e la
diffusione all'interno della comunità scientifica è alta per le pubbll. 2, 3, 5, 6, 10, 11, 12, discreta per le
pubbll. 4, 8, 9, accettabile per la pubbl. 7 (rivista online).
Il candidato nella discussione pubblica illustra i titoli in maniera molto esauriente e argomentata.
In ragione del curriculum, delle pubblicazioni allegate e dello svolgimento della discussione, il
candidato è pienamente meritevole di considerazione nella presente valutazione comparativa.
Giudizio collegiale
Dopo la laurea (con tesi in filologia bizantina, Università di Torino, 1999) ha conseguito il dottorato di
ricerca in Filologia e letteratura greca, latina e bizantina presso l'Università di Torino (con tesi in
filologia bizantina, 2005). Dal 2007 è titolare di assegno di ricerca in Civiltà bizantina presso
l'Università di Torino, ed è cultore della materia (L-FIL-LET/07 – Civiltà bizantina) presso lo stesso
Ateneo. Nel 2007 è risultato vincitore di un finanziamento del CNR "Promozione ricerca – Progetto
giovani" per un progetto di ambito bizantinistico. Ha compiuto soggiorni di studio all'estero, per i quali
ha usufruito di borse di studio, e partecipato a convegni e seminari nazionali e internazionali in qualità
di relatore. Nell’arco di tempo che va dal 2001 al 2010 ha pubblicato un’editio princeps, 11 articoli,
recensioni, schede bibliografiche. Presenta l’edizione, sette articoli, tre recensioni e la tesi di dottorato.
Il curriculum del candidato testimonia la sua formazione nell’ambito della bizantinistica e un percorso
di studi coerente con il settore scientifico disciplinare. Buone la rilevanza della collocazione editoriale
delle sue pubblicazioni, la loro diffusione all’interno della comunità scientifica e la continuità
temporale della sua produzione.
Dei titoli da valutare come preferenziali, il candidato ha: dottorato di ricerca e assegno di ricerca.
Durante la discussione pubblica il candidato illustra i suoi titoli in maniera molto esauriente e molto
ben argomentata.
Nella sua produzione scientifica il candidato dimostra una sicura padronanza della tecnica ecdotica,
risultato di conoscenza linguistica e habitus storico-filologico.
Il candidato merita alta considerazione nella presente valutazione.
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Relazione finale