SOMMARIO / MAGGIO
EUROPA RURALE / DIREZIONE LAZIO
Bimestrale
di informazione europea
EDITORIALE
Con “Agricoltura in città”
la politica torna ad essere protagonista
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ITALIA / FOCUS
Come natura comanda:
scopriamo insieme l’agricoltura biologica
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ITALIA / INTERVISTA
Dal nord al sud il futuro è sempre più bio
Il bio ai bimbi? Consigliato. Parola di pediatra
Il biologico in Italia... e nel Lazio
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e regionale
Anno 3, Maggio 2007
Distribuzione gratuita
Direttore Responsabile
Maria Grazia Ardito
Vice Direttore
Tiziano Marelli
Caporedattore
Beatrice Curci
Segreteria di Redazione
Erica Antonelli
Paola Piacentini
Redazione
Enrico Barbieri
Luca Benigni
Maria Teresa Cinanni
Sandro Cristaldi
Annamaria Graziano
Gianluca Mealli
Michele Misuraca
Giuseppe Motisi
Antonello Salerno
Massimo Sbardella
Alfonso Vannaroni
Nicola Zamperini
Hanno collaborato
a questo numero
Erica Antonelli
Daniele Camilli
Alessandra De Luca
Benedetta Ferrari
Ester Mieli
Paola Ortensi
Paola Rosatini
Comitato Scientifico
Marco Bianchi
Carlo Perone Pacifico
Gino Settimi
Progetto grafico
C. Lindbergh & P.
Recapito Redazione
Regione Lazio,
via Cristoforo Colombo n. 112
LAZIO / 3X3
La parola ai consumatori:
“Perché abbiamo scelto il biologico”
La storia di Rosa alla scoperta del bio
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LAZIO / DODICESIMO PIANO
Distributori bio: tanta salute, e non solo
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LAZIO / IN VETRINA
Pallottini: “Importante l’accordo con Unicoop”
Palatium, un catalogo sui prodotti d’eccellenza laziali
Visitiamo la Biolà, conosciamo il latte fresco crudo
Strade del Vino e dell’Olio: partita la comunicazione
Incontri... a tutto GAS!
CSTE, realizzato un catalogo
sui prodotti regionali d’eccellenza
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LAZIO / NONSOLOAGRESTE
Calcata e dintorni: bellezze di ieri e di oggi
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LAZIO / DAL TERRITORIO
Monti Cimini anno 1°: un bilancio dell’attività
Emigranti in Canada, “ripani a tutti gli effetti”
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EUROPA / ATTIVITÀ UE
Gli studenti laziali ancora europarlamentari per un giorno
Laboratoio Europa 2007 - I temi proposti
Una mostra per i 50 anni dell’Unione Europea
Bic Lazio, lavori in corso
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Internet
www.europedirect.lazio.it
Email
[email protected]
Reg. Tribunale di Viterbo N. 457 dell’11.08.1998
Stampa
Tipografia Agnesotti
Std. Tuscanese km. 1,700
Viterbo
Editore e proprietario
Regione Lazio
NEWS
A ‘Cibus Roma’ in tavola il meglio
dell’enogastronomia laziale
“Spesa facile”, premiate dodici scuole laziali
Il Lazio in vetrina a Montreal
Una guida per scoprire la regione
a passo di Gambero. Rosso
“Nitriti di Primavera”, a Tuscania
in mostra il meglio del cavallo italiano
Rose & Rosati, connubio enofloreale
“Al Parco con Flora” ci si va a Santa Marinella
Un vademecum sul risparmio idrico
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EDITORIALE
Con “Agricoltura in città”
la politica torna
ad essere protagonista
d i D a n i e l a Va l e n t i n i
Abbiamo deciso, come Assessorato all’Agricoltura
sta Jeremy Rifkin, dal presidente della Regione La-
della Regione, di dare vita ad “Agricoltura in Città”,
zio Piero Marrazzo fino ad un uomo di profondo e
evento che vuole connotarsi come un’importantissi-
variegata cultura come Piero Angela.
ma iniziativa per la promozione delle strategie pro-
L’allestimento di “Agricoltura in Città” sarà quello di
grammatiche delle politiche agricole del Lazio. La ker-
un vero e proprio villaggio di circa 1500 metri quadri,
messe - veri e propri “Stati Generali” del settore, mai
dove ampi spazi saranno riservati all’esposizione e
così ampiamente pensati e realizzati nel nostro Paese
alla vendita di prodotti regionali. Per consentire la
- è in calendario da giovedì 14 giugno a martedì 31 lu-
più ampia partecipazione in questo senso, abbiamo
glio, nell’ambito della manifestazione “Roma Estate al
previsto che i produttori saranno presenti a rotazio-
Foro Italico”. E abbiamo
ne di una settimana,
preso la decisione di or-
con ampio spazio riser-
ganizzare questa manife-
vato ai prodotti cosid-
stazione nell’intenzione
detti di “nicchia”. Ad
di rimettere la politica al
“Agricoltura in città”
centro della nostra inizia-
sarà possibile degusta-
tiva, sviluppando e di-
re ed acquistare tutte le
scutendo quelle che so-
eccellenze enogastro-
no state finora alcuni dei
nomiche della regione;
punti-cardine del nostro
uno stand centrale è ri-
programma: il migliora-
servato all’enoteca Pa-
mento della rete di com-
latium che, per tutto il
mercializzazione dei pro-
periodo
dotti del settore, l’atten-
servirà piatti tipici. So-
zione al biologico inserita
no previsti - oltre a
in una strategia com-
quelli per i bambini: per
plessiva che concorra al-
loro l’attenzione sarà
la sua diffusione, gli assi
pressoché completa,
del Programma di Svi-
con un servizio di baby
dell’evento,
luppo Rurale per i cinque anni a venire, la promozione
parking gestito da personale specializzato - spazi di
attenta dell’educazione alimentare. Abbiamo anche
intrattenimento generale (musicale, cinematografi-
previsto momenti di approfondimento, e già sono sta-
co, teatrale), sarà in funzione per tutto il periodo una
ti individuati alcuni temi fondamentali come l’energia
libreria con le pubblicazioni e le guide dedicate al
alternativa, la siccità, la sicurezza alimentare e la pre-
settore, e non mancherà un piccolo museo di stru-
videnza per gli agricoltori. Tutti incontri di alto conte-
menti e attrezzi dell’agricoltura.
nuto politico e sociale che vedranno la presenza - fra
Sono certa che, viste le premesse, l’evento sarà co-
gli altri - di personalità al più alto livello: dal ministro
ronato da un ottimo successo di pubblico. Per que-
alle politiche agricole Paolo De Castro all’ambientali-
sto, vi aspettiamo numerosi.
ITALIA / FOCUS
Come natura comanda
scopriamo insieme l’a
Nato per restituire “pulizia e dignità” al cibo, il biologico arriva oggi sopra
e che desiderano tornare ai sani sapori di una volta. Ma il mondo delle co
più complesso di quello che si immagina.
di Beatrice Curci
Il movimento organico-biologico si è sviluppato dall’evoluzione di tendenze filosofiche favorevoli a un modo di vita naturale. Presente fin dalla seconda metà dell’800, soprattutto in
Germania, in contrapposizione allo sviluppo delle produzioni agricole basate sull’impiego
massiccio di sostanze di sintesi. Nella seconda metà del ‘900 la diffusione di mezzi tecnici
molto aggressivi nei confronti dell’ambiente ha quindi stimolato l’inizio delle prime esperienze di agricoltura biologica.
Questo mercato ha poi avuto una grande espansione. Basti pensare che la superficie delle
aziende agricole biologiche in Italia è passata da 300.000 ettari nel 1997 a un milione di ettari (e più di 40mila aziende) attualmente coltivati. Tanto che l’Italia è il primo produttore europeo di alimenti biologici e il terzo nel mondo. La quota di biologico sul totale dei consumi alimentari è però ancora bassa (circa il 2 per cento). Inoltre, la crescita del consumo in
Italia non è omogenea: il Sud produce molto ma consuma poco, mentre nel Nord avviene il
contrario. Di tutti gli alimenti prodotti, la metà viene esportata, così che la crescita della produzione nazionale supera largamente il pur rilevante incremento delle vendite al dettaglio
sul territorio italiano. Nel Lazio le aziende che producono biologico sono 2.736 e si colloca
al quinto posto tra le regioni italiane. La superficie coltivata è di 70 mila ettari, di cui l’80 per
cento riguarda le province di Roma e Viterbo, ed è pari al 10 per cento della superficie agricola utilizzata, mentre tale superficie a livello nazionale è solo del 5 per cento.
Cosa si intende per alimenti biologici
Sono cibi di origine vegetale o animale ottenuti nel rispetto delle regole e dei metodi previsti dalla Unione Europea e soggetti per questo a particolari misure di controllo (Regolamento CEE 2092/91 e successive modifiche). Tali metodi prevedono, nella coltivazione di prodotti vegetali o nell’allevamento di animali, l’utilizzo di tecniche più vicine a quelle tradizionali o comunque più rispettose dell’ambiente e del benessere animale, limitando a casi particolari o escludendo del tutto l’uso di sostanze chimiche di sintesi. In alternativa a queste
ultime per fertilizzare il terreno e difendere le colture dalle avversità, la coltura biologica utilizza piante diverse, concimi organici, minerali e farmaci naturali.
ricoltura biologica
ulle tavole di coloro che pensano che “siamo ciò che mangiamo”
ni senza pesticidi, della carne e dei formaggi privi di additivi chimici è molto
I principali parametri che la produzione biologica deve rispettare per definirsi tale sono questi:
• i prodotti devono essere coltivati in terreni dove da almeno due anni è stato sospeso l’uso
di prodotti chimici di sintesi;
• il periodo di transizione dalla coltivazione convenzionale a quella biologica viene chiamato “periodo di conversione”;
• i terreni devono essere nettamente separati dagli appezzamenti con produzione non biologica. È proibito ogni concime chimico;
• la fertilità del suolo si mantiene attraverso rotazioni agrarie e l’uso di concime animale e
di altro materiale organico consentito. È proibito ogni antiparassitario chimico;
• le malattie delle piante e gli insetti dannosi si combattono con metodi naturali: la salute
degli animali si tutela in un ambiente sano e con rimedi prevalentemente omeopatici;
• devono essere adottate procedure particolari per impedire la contaminazione dei cibi durante il confezionamento, il trasporto e la vendita. Ogni fase della produzione (coltivazione, trasformazione, confezionamento ecc.) è sottoposta a controllo;
• i produttori che credono in questo metodo sono sempre più attenti a migliorare il proprio
lavoro, e ora sono in prima linea contro le modificazioni genetiche.
Lo spazio occupato sul mercato
Gli alimenti biologici, nonostante siano per la maggior parte in vendita a un prezzo superiore ai corrispondenti alimenti “non biologici”, negli ultimi anni hanno occupato spazi sempre
più vasti del mercato. In primo luogo perché questi alimenti, vegetali o animali, prodotti con
metodi simili a quelli dell’agricoltura tradizionale, appaiono nell’immaginario del consumatore migliori o meglio “più sani”. Oggi si presta maggiore attenzione per quello che si consuma. È poi aumentata la sensibilità alle tematiche ambientaliste di fasce crescenti della
popolazione ed è cresciuta la disponibilità e le reperibilità del prodotto biologico, non più
soltanto in piccoli negozi specializzati ma anche nella grande distribuzione.
ITALIA / FOCUS
Posso fidarmi dei prodotti denominati biologici?
L’agricoltura biologica è sottoposta a controlli che riguardano tutta la filiera produttiva. Nel biologico non ci si basa su dichiarazioni dell’azienda. Ma su un “Sistema di Controllo” uniforme in
tutta l’Unione Europea e stabilito da appositi regolamenti dell’UE, sia per la coltivazione delle
piante sia per l’allevamento degli animali. L’azienda che vuole avviare la produzione biologica
notifica la sua intenzione alla Regione e a uno degli organismi di controllo autorizzati. L’organismo procede a una prima ispezione con tecnici specializzati, che esaminano l’azienda e prendono visione dei diversi appezzamenti, controllandone la rispondenza con i diversi documenti
catastali, dei magazzini, delle stalle e di ogni altra struttura aziendale. Se dall’ispezione emerge il rispetto della normativa, l’azienda viene ammessa nel sistema di controllo, e avvia la conversione che è un periodo di disintossicazione del terreno dove a secondo dell’uso precedente di prodotti chimici e delle coltivazioni, può durare due o più anni. Solo a conclusione di questo periodo di conversione, il prodotto può essere commercializzato come di produzione biologica. L’organismo provvede poi alle ispezioni e ai controlli, anche a sorpresa, e preleva campioni da sottoporre ad analisi. Solo le aziende controllate da organismi autorizzati possono definire le loro produzioni come provenienti da agricoltura biologica. La legge prevede che l’organismo di controllo sia indipendente e non schierato “dalla parte dei produttori”. Per esempio,
nelle commissioni di certificazione degli enti certificatori, siedono anche i rappresentanti delle
associazioni dei consumatori per evitare uno sbilanciamento verso i produttori. Alcuni organismi di controllo hanno inteso rafforzare l’immagine di trasparenza ed efficienza dei loro controlli, sottoponendosi alle procedure di ispezione e accreditamento, che sono volontarie e non dovute, da parte di organismi nazionali.
Il biologico è compatibile con gli OGM?
Assolutamente no. Anzì, il regolamento CEE 2091/92 che disciplina il settore biologico, vieta
l’impiego di ingredienti o eccipienti geneticamente modificati. L’IFOAM, (International Federation Organic Agricoltural Movement) l’organismo internazionale in cui si riconoscono i produttori, gli enti di controllo ed altri operatori del settore, ha ufficialmente messo al bando gli OGM (organismi geneticamente modificati). In tutti i paesi gli Organismi di controllo si muovono su vari
fronti per assicurare l’assenza di prodotti transgenici. Anche i produttori stessi hanno affrontato
da tempo il problema, controllando le forniture di sementi e di materie prime. All’interno del movimento biologico e biodinamico è iniziata da anni la sperimentazione e la produzione di sementi ottenute con metodi che escludono il ricorso all’ingegneria genetica.
Perché il biologico costa (un po’) di più?
Una nota a sfavore del biologico e che frena ancora l’ulteriore crescita del settore, è il prezzo dei prodotti che sono più alti - in media dal 10 al 30 per cento nei supermercati, di più
nei negozi specializzati - rispetto all’equivalente prodotto convenzionale.
Tuttavia, le differenze si stanno riducendo soprattutto per alcuni tipi di alimenti: olio, vino,
pasta. Il prezzo più elevato è dovuto ai costi superiori per il produttore che deve, per esempio, diserbare un campo di ortaggi a mano senza usare prodotti chimici, essiccare la pasta
a velocità più lenta, sostenere i costi di riconversione dei campi da convenzionali a biologici. Solo un adeguato sovrapprezzo, che va a coprire i maggiori costi e rischi, può infatti rendere conveniente le colture biologiche.
Purtroppo, anche in futuro, tutti questi fattori saranno difficilmente eliminabili del tutto. Ma
un alleggerimento dei costi potrà avvenire con la crescente diffusione di questi prodotti negli ipermercati e il possibile coinvolgimento delle multinazionali dell’alimentazione. In questo senso, nuove forme di distribuzione dei prodotti, come ad esempio la “filiera corta”, potrebbero ridurre maggiormente i costi con un sistema che ormai ha una sua rete ben consolidata: i cosiddetti GAS (Gruppi d’Acquisto Solidali) che sono rintracciabili anche su Internet. E nei quali diverse famiglie (in genere 10-15) contrattano direttamente con il produttore l’acquisto di prodotti a prezzi vantaggiosi.
I principali prodotti Bio
Dove trovare i prodotti biologici
Ortofrutta
Per questi prodotti esiste un lungo elenco di divieti: niente concimi, additivi volumizzanti,
antiparassitari, trattamenti post-raccolta per garantire frutta e verdura, un po’ meno bella,
ma con più vitamine, minerali e antiossidanti.
Negozi di alimentazione Naturale
Sono oltre un migliaio i negozi specializzati in prodotti
biologici, dove è possibile trovare tutto quello che serve
per una spesa completa. In moltissime città, soprattutto
del nord Italia, c’è più di un negozio specializzato in alimentazione bio, i cui gestori sono persone esperte e disponibili a dare informazioni e consigli ai consumatori.
Latte
L’alimentazione degli animali, almeno il 60 per cento, deve provenire da bio-foraggio fresco
che arricchisce le qualità nutrizionali e apporta un livello più alto di acidi grassi polinsaturi.
Molte aziende hanno infatti allestito dei distributori di latte “crudo”, non pastorizzato.
Carne
Gli animali, possibilmente di razze autoctone, hanno a disposizione un’adeguata area di
pascolo e vengono nutriti con alimenti biologici, ogm-free, senza ormoni e senza antibiotici. Le terapie per curarli infatti sono di tipo naturale, in prevalenza fitoterapia e omeopatia.
Pesce
Il pesce pescato in mare non può essere certificato come biologico. Ma si interviene sull’acquacoltura a partire da avannotti selezionati da acque marine incontaminate e nutriti
con bio-mangimi.
Uova
La galline ovaiole devono essere allevate secondo il cosiddetto metodo estensivo: all’aperto, con almeno 4 metri quadrati a testa e nutrite con mangimi biologici. Per riconoscere
questo tipo di uova sul guscio è stampato il numero “0”.
Pane
Per realizzarlo si usano diverse farine biologiche quali: grano tenero, farro, avena, semola, kamut, che devono essere per lo più integrali, macinate a pietra e impastate con acqua leggera, lievito naturale e sale marino. La cottura per il pane biologico è quella nel forno a legna.
Olio
Gli olivi non devono subire trattamenti chimici e antiparassitari, e devono essere utilizzati
solo concimi di derivazione naturale. Tutta la filiera, dall’olivocoltori all’imbottigliamento, è
a regime biologico. Oltre all’olio d’oliva esiste anche il bio-olio di semi.
Vino
La definizione corretta è “vino da viticoltura biologica”. Contro i parassiti dei vigneti sono
consentiti soltanto l’uso di silicato di sodio, solfato di rame e del microrganismo trichoderma harzanium. La bio-vinificazione non ha però ancora una specifica normativa.
Miele
Gli alveari sono posti in aree incontaminate e deve essere posta grande attenzione nel procedimento di smielatura e di invasettamento. È proibito l’uso di antibiotici, aggiunta di zucchero
e di sostanze chimiche di sintesi. Le api sono curate esclusivamente con essenze naturali.
Confetture
Sono realizzate esclusivamente con frutta biologica, lavorata in modo naturale. Gli unici
conservanti consentiti sono lo zucchero di canna e il limone. Per renderle più dolci si può
ricorrere solo al fruttosio (zucchero naturale della frutta) o al succo di acero o d’agave ma
anch’essi biologici.
Supermercati
Dal 2000 a oggi sono raddoppiati i supermercati con ortofrutta e prodotti confezionati biologici: ormai sono circa
1.500 per lo più concentrati nel centro-nord. La diffusione
dei prodotti bio anche nella grande distribuzione è un ulteriore ed importante segnale della maturità del settore,
per il quale ormai non si può più parlare di nicchia.
Mense scolastiche
Dal 2000 al 2006 c’è stato sul territorio nazionale il raddoppio delle mense scolastiche biologiche. In totale vengono serviti circa 300 mila bio pasti giornalieri. Nel Lazio,
l’assessore all’Agricoltura della Regione, Daniela Valentini proprio nel bando per le mense scolastiche del Comune di Roma ha anche inserito “il criterio della freschezza”. La novità sta nel fatto che per garantire la freschezza dei prodotti questi devono essere esclusivamente regionali. Inoltre, in molte scuole della Capitale sono stati
collocati dei distributori di frutta biologica, all’insegna di
una merenda sana per un’alimentazione corretta ed
equilibrata.
Mercatini
Sono il miglior modo per entrare in contatto con chi produce utilizzando il metodo biologico. I mercatini del biologico si stanno diffondendo sempre più, grazie alla sensibilità di molte amministrazioni locali e alle richieste dei
consumatori: sono oltre trecento diffusi in tutta Italia.
Direttamente nelle aziende BIO
È un ottimo modo per conoscere meglio il biologico, per
procurarsi dei prodotti più che freschi e anche per risparmiare visto che i prezzi in azienda spesso sono addirittura inferiori a quelli dei prodotti convenzionali.
Gruppi d’acquisto
Siete di buon carattere e volete fare la spesa assieme ad
altre persone come voi interessate ad un consumo consapevole, etico, sano ed ecologico: potete aderire a un
gruppo d’acquisto o formarne uno con amici o conoscenti. ITALIA / INTERVISTA
A destra, nella foto in alto
Mino Taricco Assessore
all’Agricoltura della
Regione Piemonte;
in basso, Enzo Russo
Assessore all’Agricoltura
della Regione Puglia.
Sotto, Andrea Cozzolino
Assessore all’Agricoltura
della Regione Campania
Dal nord al sud il futuro è sem
Breve viaggio in alcune realtà italiane alla scoperta della “politica” adottata verso i prodotti natu
stanno perseguendo. La situazione nel Lazio a confronto con quelle di Campania, Piemonte e
D i M a r i a Te re s a C i n a n n i
Il biologico, settore di nicchia, eppure costantemente in crescita. Un settore considerato appannaggio di pochi salutisti
che continua però ad attirare l’attenzione delle più svariate tipologie di consumatori. Prodotti provenienti da coltivazioni
prive di parassiti e concimi chimici e per questo privilegiati
dalle mamme, dagli sportivi, da chi, per professione o per
scelta, segue un regime alimentare controllato e preciso. Ma
il biologico è anche valorizzazione dei prodotti locali, riscoperta dei sapori autentici, una risposta alla massificazione dei
gusti che nell’epoca della globalizzazione tendono spesso ad
uniformarsi e appiattirsi. È proprio il bisogno di salubrità, sinonimo in questo caso anche di varietà e autenticità, che sta
producendo un incremento di richiesta biologica e, di conseguenza, una maggiore attenzione al settore. Attenzione che
ha portato, ad esempio, ad introdurre cibi biologici nelle mense scolastiche di molte regioni italiane, a promuovere iniziative biologiche che contribuiscano a diffondere una maggiore
conoscenza tra i consumatori, a destinare al settore una parte cospicua dei finanziamenti dei nuovi Programmi di Sviluppo Rurale. Nel Lazio, considerando soprattutto che la regione
vanta il maggior consumo di prodotti biologici a livello nazionale, sono state diverse le inziative per la sua valorizzazione,
come spiega l’assesore Valentini: “A Roma abbiamo introdotto il biologico in molte mense scolastiche, organizzato la BioFiera (prima manifestazione interamente dedicata al settore),
accorciato la catena distributiva istituendo una piattaforma
biologica presso il Car, il centro agroalimentare di Roma”. A
tutto questo è da aggiungere un’ulteriore chicca: i distributori
automatici bio, inaugurati di recente in alcuni istituti scolastici
capitolini e in allestimento presso alcuni ospedali, uffici postali ed enti pubblici della Regione. Inoltre abbiamo - primi e in
Italia - approvato una legge che mette al bando le coltivazioni
Ogm e impone il loro immediato riconoscimento sugli scaffali della grande distribuzione e nei menù dei ristoranti e promosso i mercatini verdi, un’iniziativa che porta in piazza il meglio delle nostre produzioni locali”. Iniziativa quest’ultima organizzata anche dalla Regione Campania, dove i numeri, sia
pur inferiori al Lazio, confermano però la generale tendenza di
crescita del settore. “Nel 2006 - ha dichiarato a ER l’assessore all’Agricoltura della Regione Campania, Andrea Cozzolino -
Il bio ai bimbi? Consigliato.
Parola di pediatra
“I prodotti biologici sono sicuramente più sani e quindi consigliati nell’alimentazione dei bambini che, per immaturità di alcuni enzimi, non hanno la stessa nostra capacità di eliminazione di pesticidi e residui chimici”: così Maria Paola Pascali,
pediatra del Policlinico Umberto I, spiega i benefici del biologico nell’alimentazione infantile. “Purtroppo - aggiunge la pediatra - è stata finora scientificamente calcolata soltanto la tolleranza dei residui minimi in riferimento a un adulto di 60 chilogrammi di peso. Non abbiamo invece dei valori relativi ai bambini. Mancanza molto grave soprattutto considerando che
i piccoli assorbono più facilmente i pesticidi. I cibi biologici inoltre hanno una maggiore percentuale di sali minerali e vitamine, sostanze fondamentali nella fase di crescita”.
Salubrità di coltivazione e integrità delle proprietà nutritive che fanno del biologico un vero e proprio modello di alimentazione corretta, che potrebbe contribuire a risolvere il problema sempre più diffuso delle intolleranze. “Almeno in riferimento ai pesticidi - specifica la Pascali - non esiste ovviamente un nesso tra alimentazione tradizionale e intolleranze, anche
perché queste presuppongono un discorso molto più complesso che va al di là dell’alimentazione in sé. A volte, però, l’intolleranza è collegata proprio alla presenza di pesticidi. In questi casi il biologico diventa una vera e propria soluzione”.
(M. T. C.)
Il biologico in Italia…
pre più bio
alcune amministrazioni regionali
136 nuove aziende agricole hanno iniziato a produrre con metodo biologico, portando il numero delle imprese impegnate
nel comparto a oltre 1300. Tutto questo grazie anche ai mercatini del Biologico, che hanno coinvolto ben dodici Comuni
della regione e interessato quasi 40mila visitatori, con un forte ritorno in termini economici e produttivi. Mercatini che spiega ancora l’assessore campano - attraverso il contatto
diretto tra agricoltori e consumatori hanno contribuito a interrompere il trend negativo del recente passato, in cui si era registrata una costante diminuzione del numero delle aziende”.
Trend positivo che viene registrato anche al nord, come confermato da Mino Taricco, assessore all’agricoltura della Regione Piemonte: “In Piemonte gli operatori biologici sono
2600, per un valore della produzione lorda vendibile superiore ai 30 milioni di euro. Il settore ha una sua consistenza, un
suo potenziale di sviluppo e soprattutto la capacità di raggiungere direttamente il consumatore, garantendo la qualità e
la sicurezza dei sistemi produttivi”. Motivazioni che hanno
portato a un’attenzione anche all’interno dei Piani di Sviluppo
Rurali. “Nel PSR 2000-2006, da poco concluso - spiega ancora Taricco - sono state finanziate circa 1.600 aziende per un
importo annuo di circa 4.700.000 euro e nell’ambito del PSR
2007-2013, che ha da alcune settimane ricevuto la comunicazione di ricevibilità dalla Commissione Europea ed è attualmente in fase di negoziazione, i fondi per l’agricoltura biologica rientrano all’interno delle misure agroambientali. Per alcune di queste, e in particolare per quelle che riguardano le produzioni biologiche e integrate oltre che le razze locali a rischio
di abbandono, la Regione Piemonte ha deciso di aprire anticipatamente i bandi rendendo possibile l’erogazione di risorse finanziarie già nell’anno in corso, per un importo totale previsto di circa 20 milioni di euro”.
In Puglia, invece, dove è coltivato a biologico il 7% dell’intera superficie agricola regionale, la promozione del settore
passa attraverso internet, come tiene a sottolineare l’assessore regionale all’agricoltura, Enzo Russo: “Sarà presto realizzato un nuovo sito web “Bio & Tipico”, un portale unico sugli aspetti qualitativi del sistema agroalimentare pugliese,
che conterrà una sessione sull’agricoltura biologica”.
Come abbiamo visto, regione che vai, bio che trovi. E anche
in situazioni diverse, pare proprio che lo si… trovi sempre. Non arresta la sua corsa il biologico made in Italy ma anzi la rafforza, a riprova della
bontà delle scelte operate dagli imprenditori agricoli nostrani. Sono passati ben sedici anni da quando l’Europa - con il regolamento n. 2092 del 1991 - decise di dare l’opportunità agli imprenditori agricoli europei di utilizzare un metodo di produzione a
basso impatto ambientale in grado di garantire l’arrivo sulle nostre tavole di prodotti
più sani e qualitativamente certificati. Da allora il mercato si è mosso in crescendo, in
particolare nel nostro Paese, che è diventato, con il suo milione di ettari coltivati e con
le sue 50mila aziende biologiche (tra produttrici e trasformatrici), il paese leader in Europa per questo particolare metodo di produzione. Nel mondo siamo il terzo paese
produttore dietro all’Austria ed all’Argentina. Produrre “biologico” è diventato sinonimo di qualità ed il consumatore italiano sa bene, dopo anni di corretta informazione,
che il prodotto “Bio” assomma in sé caratteristiche ben precise: l’esclusione dal processo produttivo di sostanze chimiche di sintesi nocive, l’assenza di OGM (Organismi
Geneticamente Modificati), un sistema di coltivazione che rispetta e preserva l’ambiente, la garanzia del sistema di controllo e di certificazione. Caratteristiche, quelle
appena descritte, che si sono tradotte nella mente degli italiani in uno slogan vincente: “Compro Bio perché so cosa mangio”.
… e nel Lazio
Il Lazio non fa eccezione a questa tendenza, facendo registrare, secondo uno studio di
Biobank del 2006, il sesto posto su scala nazionale per attività imprenditoriali legate al
settore. Infatti, la diffusione del biologico ha saputo creare canali commerciali completamente nuovi, con risvolti positivi nell’economia locale. Nella nostra regione, sempre
secondi i dati di Biobank, gli amanti del cibo biologico possono rivolgersi a ben 17 ristoranti specializzati, 86 negozi di alimentari e 57 aziende agricole o agrituristiche con
vendita diretta dei prodotti. Molto alta rispetto alla media nazionale è l’attenzione dedicata all’alimentazione per l’infanzia: nelle mense scolastiche del Lazio vengono confezionati oltre 153.000 pasti al giorno, pari al 17% di quelli serviti in tutta Italia. Ancora, la
nostra è la regione con il maggior consumo di prodotti biologici a livello nazionale. Le
aziende a marchio Bio sono ben 2.736, e la nostra regione si colloca al quinto posto a
livello nazionale. La superficie regionale coltivata è di 70 mila ettari, pari al 10% della superficie agricola utilizzata (SAU), contro il 5% di quella nazionale. Da sole le province di
Roma e Viterbo raccolgono oltre l’80% della SAU biologica regionale e quasi il 90%
delle unità di bestiame adulto. Per sostenere l’agricoltura biologica l’assessore Daniela
Valentini ha promosso una serie di iniziative che sono parte integrante del programma
politico - economico per lo sviluppo agricolo del Lazio.
Un impegno dell’Assessorato all’Agricoltura che ha già al suo attivo:
• una legge approvata nel novembre 2006, la numero 15, che ha decretato il Lazio regione “Ogm free”;
• la “Biofiera”, appuntamento annuale nella Capitale che vede produttori e consumatori
protagonisti di solo Bio;
• l’accordo siglato tra Regione e Comune di Roma per le mense scolastiche della città
nel quale è stato inserito anche “il criterio della freschezza” che, oltre a garantire la freschezza dei prodotti, prevede che questi provengano esclusivamente dal Lazio;
• i distributori di frutta biologica: già presenti in alcune scuole della Capitale vogliono favorire un’alimentazione corretta all’insegna di una merenda sana ed equilibrata;
• una riorganizzazione della rete del biologico con protocollo firmato tra Regione Lazio,
CAR (il Centro Agroalimentare di Roma) e Consorzio BioRoma per l’apertura nei prossimi mesi del primo Centro di distribuzione del biologico in Europa, previsto negli spazi del CAR.
Il centro, realizzato con il supporto dell’ARSIAL, un impegno di spesa di 500 mila euro
per una superficie di 1500 metri quadri, garantirà per la prima volta una “filiera corta” di
prodotti a marchio biologico. È indubbio il vantaggio per consumatori e produttori: maggiore diffusione significa abbattimento dei costi e prezzi più convenienti. Il biologico laziale è avviato quindi a diventare sempre meno prodotto di nicchia, invece a disposizione di tutti i cittadini, soprattutto a Roma, un mercato dove la domanda è molto forte.
(a cura di Marco Bianchi e Beatrice Curci)
LAZIO / 3X3
La parola ai consumatori:
“Perchè abbiamo scelto il
Le motivazioni di una scelta, il giudizio su prodotti e punti vendita, il rapporto qualità-prezzo: tre
1) Da quanti anni effettuate acquisti di prodotti bilogici e, più in generale, quali sono le motivazioni che hanno fatto
maturare questa scelta?
2) I punti vendita ai quali vi rivolgete vi sembra che appartengano ad una rete commerciale sufficientemente estesa
e qualificata e che tutti i prodotti siano ugualmente facili da trovare o ve ne sono alcuni di più difficile reperibilità?
3) Considerate equilibrato il rapporto qualità-prezzo dei prodotti biologici o ve ne sono alcuni rispetto ai quali avete
l’impressione che il costo sia troppo alto, in maniera ingiustificata?
A cura di T iziano Marelli
Gabriella Galli, sindacalista
1) Rispondere a questa domanda mi fa ripercorrere un cammino piuttosto lungo, e avvenimenti che affiorano dai ricordi.
Erano gli anni 70, vivevo a Milano e mi capitò per un breve
periodo, alla ricerca di un’occupazione qualsiasi, di lavorare
in un ospedale come inserviente. Forse fu merito proprio del
lavoro umile a contatto con i rifiuti e le fasi “meno nobili” della vita di corsia - unitamente a quelli che erano allora i primi
ragionamenti sul rispetto e la cura del corpo, frutti di un clima
e di un dibattito politico allora attuale - che forse svilupparono in me il desiderio di un modo diverso di pensare alla cura
del corpo (che percepivo come “calpestato” da un punto di
vista sociale) e, conseguentemente alla medicina e al cibo.
Credo di poter dire che questa ricerca cominciò così. Una ricerca che si rafforzò con la nascita delle mie due figlie, proprio alla metà degli anni 70. A quei tempi a Milano non era facile trovare prodotti biologici. I più diffusi in commercio erano
le granaglie: riso, cereali e legumi, ma ricordo che qualche
volta riuscivo a trovare anche dei formaggi. Il mio ritorno a
Roma ha ovviamente coinciso con una evoluzione notevole
dell’offerta e, abitando in centro (a Trastevere) è stato più facile fare questo tipo di spesa: esistono luoghi (come il quartiere) dove la domanda del “nuovo” nasce prima, e a questa
il commercio si adegua.
2) Tornata a Roma, all’inizio dovevo comunque andare a Testaccio a fare la spesa bio, solo da tre anni posso servirmi di
un negozio del quartiere. Comunque, ancora ora i supermer-
cati che ho vicino a casa non hanno l’angolo del biologico,
ma molti altri invece sì. L’evoluzione del settore è stata quindi sicuramente interessante nell’ultimo periodo, anche se il
mercato è andato evolvendosi lentamente. Oggi si trova praticamente tutto. Gli ultimi prodotti ad arrivare sono stati carne e pesce. Verdure e frutta, ormai, arrivano quotidianamente fresche, e in larga parte dal Lazio: questo dimostra che anche tra gli agricoltori si va allargando in modo interessante la
scelta di produrre biologico. Certo, la rete commerciale si è
allargata, ma fatica ad arrivare fino ai mercati rionali, dove naturalmente preferirei di gran lunga fare la spesa. Mi ricordo
che parecchi anni fa mi mettevo anche a discutere con “i vignaroli “ del mercato; mi dicevano che era difficile - se non
impossibile - produrre biologico. Adesso spero di vedere gli
agricoltori dei mercatini biologici del fine settimana traslocare ai mercati rionali di ogni giorno. Diciamo, quindi, che secondo me il biologico di strada ne ha fatta parecchia, ma è
necessario e possibile farne ancora molta di più.
3) Conquistare altro mercato, per il biologico, significa sicuramente anche riuscire a contenerne i prezzi, una variabile
dovuta senz’altro a diversi fattori di produzione. Ma sono
anche convinta che i costi alti rappresentano un freno all’aumento dei consumatori. Il prezzo è sicuramente un problema, anche se, in ogni caso, io ho deciso di non rinunciare agli acquisti alimentari biologici, semplicemente sono
molto oculata nelle scelte. E confido che con il tempo la situazione cambi. Magari, quando saremo molti di più. Me lo
auguro davvero.
iologico”
La storia di Rosa
alla scoperta del bio
aziali raccontano il loro rapporto con i prodotti naturali
Igea D’Agnano, biologa ricercatrice del Cnr
1) Sono circa tre anni che ho deciso di puntare sugli acquisti di prodotti biologici. La mia è
stata una decisione conseguente all’avvio di un percorso personale di crescita, iniziato
contemporaneamente all’iscrizione ad una scuola di naturopatia. Da allora sono praticamente ‘entrata’ in un mondo che mi ha avvicinato ad una concezione diversa dello stile di
vita, che definirei olistica. Mi è quindi riuscito… naturale, a quel punto, ricercare anche un
diverso tipo di alimentazione, più sana per le persone e assolutamente rispettosa nei confronti della natura. Rivolgermi come cliente al mercato biologico è stato automatico.
2) Posso definire come abbastanza soddisfacente la rete di vendita esistente dedicata al
biologico nella mia città (Roma). L’unico problema è che i diversi punti vendita - negozi, supermercati, mercatini… - anche se non sono numerosissimi, vanno individuati e ‘cercati’,
quindi diventa giocoforza spostarsi in maniera più frequente (e con conseguente perdita di
tempo) di quanto non dovevo fare prima di ‘convertirmi’ a questo tipo di mercato. Rispetto
alla reperibilità dei prodotti, posso invece affermare che quelli di base (come pasta, verdura, frutta, carne, formaggi… ) sono facilmente disponibili. Diverso è il discorso per i prodotti meno comuni, come la soia. Ma in fondo si tratta di ‘scomodità’ accettabili e rimediabili.
3) Direi che il rapporto qualità-prezzo è da considerare corretto. Io credo che i prodotti bio
costino effettivamente un po’ di più rispetto agli altri, ma si tratta comunque di una differenza non eccessiva, giustificata dal fatto che comunque quelli che verranno poi consumati
sono prodotti in grado di poter vantare componenti-base che mantengono e conservano i
loro principi attivi, al contrario di quelli ‘trattati’. Quindi il gioco (cioè l’acquisto) vale senz’altro la candela (il consumo). Naturalmente vedrei di buon grado un abbassamento del costo
della mia spesa, ma credo che questo avverrà con l’aumento dei consumatori di questo tipo di mercato. Un auspicio che sento forte, e che spero comunque non vada poi a discapito della qualità offerta attualmente dai produttori di biologico.
Paola Contri, insegnante di italiano per stranieri
1) Ho cominciato ad acquistare biologico circa venti anni fa, quando abitavo in Francia, a
Grenoble. Lì era presente una rete di negozietti che vendevano insieme prodotti biologici e
naturali: oltre all’alimentare anche detersivi, prodotti per il corpo, tessuti ed altro. Era anche
possibile comperare verdure e ortaggi bio nei mercati del quartiere. Mi ricordo che già allora erano disponibili succhi di frutta speciali, carne, latte e yogurt… Ho iniziato quasi per curiosità, mi sono sembrati più buoni e saporiti e - naturalmente - genuini. E non ho più smesso di preferirli, anche tornata in Italia. Considero una priorità la qualità nella scelta dei prodotti alimentari, e il biologico me la garantisce.
2) In Italia non è stato altrettanto facile rifornirsi. La rete commerciale mi sembra sia ancora oggi poco strutturata, anche se negli ultimi tempi un’evoluzione è evidente, e in molti supermercati sono comparsi “angoli” del biologico. Per i prodotti freschi, sarebbe bello poter
trovare i prodotti bio al mercato, ogni giorno. I mercatini biologici sarebbero un’ottima soluzione, ma sono purtroppo appuntamenti rari (in genere mensili) e poi non sempre vicini al
luogo dove si abita: devi informarti per sapere dove vengono allestiti, e in qualche modo inseguirli. Mi dispiace perché consistenza e sapore (ad esempio) dei pomodori, degli spinaci, delle mele biologiche o anche dell’olio (tanto per citare alcuni prodotti che compero regolarmente) sono davvero tutt’altro.
3) I prezzi dei prodotti bio sono indubbiamente più alti di quelli tradizionali, ma credo e spero che una maggiore diffusione commerciale contribuisca a ribassare i costi., anche perché
è proprio il costo che rende più difficile l’accostarsi al biologico per tante persone. Leggendo le etichette ho imparato che moltissime produzioni bio sono italiane, e questo mi fa pensare che nel futuro i prezzi possano diminuire, e possa invece aumentare il numero dei nostri produttori: una sana competizione fra di loro forse contribuirebbe a regolare - al ribasso, spero - il mercato. Rosa Pacioni, con suo marito Tiziano e l’aiuto di sua
suocera, ad Aprilia (in provincia di Latina) coltiva con
metodi biologici un ettaro e mezzo di terra ad ortaggi.
Terreno che, di stagione in stagione, è capace di sfornare una gamma vastissima di prodotti per il mercato:
zucche, cicoria, patate, insalate di tante varietà, cipolle, fagioli, broccoletti, zucchine, asparagi (una delle culture portanti dell’azienda), fragole e a tanto altro
ancora. Perché Rosa ha scelto già dieci anni fa, di
produrre biologico?
È una storia che merita di essere raccontata. Anche
perché prima di sposarsi Rosa non conosceva proprio il lavoro della terra, e il rapporto con questo elemento vitale è da allora pian piano cresciuto nel tempo. E a crescere fu parallelamente anche l’attenzione
al biologico e alla “naturalezza” del metodo, finché
Rosa decise inderogabilmente che la terra di famiglia
sarebbe stata “nutrita” e coltivata unicamente così.
Ora i prodotti di Rosa e Tiziano sono buoni, belli, sani
e rigogliosi, capaci anche di “andare oltre” la leggenda metropolitana che vuole il biologico caratterizzato
dal fatto di essere un po’ “stortignaccolo” e macchiato. Rosa oggi percorre ogni tipologia della filiera corta, metodologia che ritiene protagonista indubbia della crescita di un rapporto privilegiato tra produttori e
consumatori.
Compatibilmente con i giorni della settimana e con il
lavoro della terra, gli impegni commerciali di Rosa sono tanti e svariati, e la vedono impegnata in mercati,
mercatini, fiere, vendite in azienda e a gruppi d’acquisto. Insomma, ogni occasione che le si presenta viene sfruttata, contribuendo così ad allargare il giro della sua clientela.
L’esperienza di Rosa si è così dilatata fino a farla diventare addirittura agricoltrice esperta delle tipologie
e delle evoluzioni dei consumatori, tanto da essere in
grado di tracciarne l’identikit. Per Rosa, attualmente
al biologico si avvicinano tanti giovani e coppie, soprattutto in concomitanza con la nascita del primo figlio, tutti soggetti-consumatori che si rivelano sempre rispettosi dell’ambiente: il consumo di biologico,
quindi, è chiaro segnale in questa direzione.
Scegliere biologico e diventarne consumatori - secondo l’analisi di Rosa - rappresenta in sostanza una decisione di vita unita ad una concezione rispettosa della nostra Terra. La Terra come cerchio ideale che si
chiude, visto che proprio dalla terra i prodotti bio sono
nati per crescere ed arrivare sani sulle nostre tavole.
(P. O.)
LAZIO / DODICESIMO PIANO
Distributori bio:
tanta salute, e non solo
Grande successo dell’iniziativa dell’Assessorato all’Agricoltura. Dopo le scuole,
altri impianti saranno presto funzionanti in alcuni ospedali e sedi aziendali e istituzionali.
Parte del ricavato destinato ad una iniziativa in Congo. I benefici per gli agricoltori laziali
di Daniele Camilli
e Erica Antonelli
Del mangiar bene e sano l’Assessorato all’Agricoltura della
Regione Lazio ha fatto la sua bandiera. Dopo la legge contro gli Ogm sono arrivati nelle scuole i distributori automatici di frutta biologica. Bastano cinquanta centesimi di euro
per una merenda sana e senza alcuna controindicazione.
Dalle banane ai pomodorini, dalle arance alle mele fino alle
pere e alle fragole. L’istallazione dei primi distributori è avvenuta agli inizi d’aprile, alla presenza dell’assessore regionale all’agricoltura Daniela Valentini, in due scuole romane:
il Liceo Classico ‘Tasso’ di via Sicilia e l’Istituto Tecnico
‘Sandro Pertini’ alla Borghesiana. E i primi risultati sono decisamente eccellenti. A meno di un mese dall’inaugurazione, nelle due scuole della capitale sono stati infatti venduti
circa 1500 pezzi, con una spiccata preferenza per fragole e
mele. I prodotti, tutti di stagione, fanno della freschezza il
loro principale marchio di qualità: infatti, provengono dalle
aziende agricole regionali e arrivano a Roma in meno di
ventiquattr’ore, tutti i giorni. Il ricambio è continuo, mentre
ciascun distributore è collegato a una rete GSM. Questo
permette al gestore di sapere quotidianamente quanti pezzi sono stati venduti e di confezionare solo quelli che servono, così come di tenere sotto controllo il numero reale di
vendite giornaliere.
Un’iniziativa - ha commentato la Valentini - che coniuga sicurezza ed educazione alimentare, sostenendo l’economia
laziale. La nostra è la prima regione in Italia a sperimentare
i distributori di frutta e verdura nelle scuole”. Non solo, ma
“partendo da questa iniziativa, vogliamo anche arrivare ad
organizzare lezioni di educazione alimentare”. Inoltre - assicura BioSì, l’azienda agricola di Sora che fornisce i prodotti - presto compariranno nei distributori anche ciliegie, pe-
sche e albicocche. L’iniziativa, che segue al recente protocollo d’intesa siglato con l’assessorato alla Scuola del
Comune e che punta all’inserimento di prodotti biologici
laziali nelle mense scolastiche capitoline, rappresenta
un’ulteriore canale da seguire per educare i giovani a
un’alimentazione equilibrata e completa, “un modo per
dare risposte concrete alla domanda di salute che arriva
dai cittadini - ha spiegato ancora Daniela Valentini - ma
anche per parlare in maniera diretta ai giovani agricoltori
e, contemporaneamente, sensibilizzare i ragazzi al gusto
del cibo sano e agli alimenti di produzione regionale che
stiamo cercando di diffondere sempre più anche nelle
scuole”.
La sperimentazione si avvale di un finanziamento regionale di 84mila euro, e prevede l’istallazione dei distributori anche presso il liceo ‘Mamiani-Terenzio’ e l’istituto
agrario ‘Sereni di Roma, oltre che negli ospedali Sant’Andrea, Gemelli e San Giovanni, nelle sedi di Acea, Poste
Italiane e Regione. Parte del ricavato sarà inoltre devoluto all’azienda agricola che la Regione Lazio sta costruendo a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo.
Consensi sono stati espressi anche dal presidente Mario
Perilli della Commissione regionale agricoltura e da Alessandro Salvadori presidente della Cia del Lazio. Per Perilli si tratta di “una scelta, assolutamente condivisibile, in
favore della cultura del mangiar bene e del vivere sano”.
Salvadori ha invece messo in luce “l’importanza per i giovani di gustare i prodotti ortofrutticoli sempre freschi, provenienti dalle vicine campagne romane, con benefici sulla salute di chi mangia prodotti di una filiera razionalizzata e certificata”. LAZIO / IN VETRINA
Pallottini: “Importante
l’accordo con Unicoop”
Qui a fianco Massimo
Pallottini Commissario
Straordinario ARSIAL
di Ester Mieli
Palatium, un catalogo
sui prodotti
d’eccellenza laziali
Nel corso dell’ultimo Cibus (grande kermesse del settore
alimentare, per la prima volta andata “in scena” a Roma, lo
scorso aprile), è stato siglato da Daniela Valentini un accordo tra l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Lazio, Arsial e Unicoop per una presenza costante dei prodotti laziali di qualità sugli scaffali della grande distribuzione. A Massimo Pallottini, commissionario straordinario di Arsial (e anche amministratore delegato del Centro Agroalimentare di
Roma e consigliere d’amministrazione di Buonitalia, la società che si occupa della promozione, la valorizzazione e
l’internazionalizzazione dell’agroalimentare italiano) abbiamo rivolto alcune domande in merito a questa importante
operazione commerciale.
Anzitutto, perché si è arrivati a quest’accordo?
L’accordo, presentato per la prima volta nella Capitale, è
importante perchè assicurerà una presenza costante e duratura dei nostri prodotti sugli scaffali dei supermercati,
nonché un’ottima visibilità. È anche previsto un programma
di attività comuni per la selezione di aziende laziali, in grado di garantire gli standard produttivi necessari ad accedere alla grande distribuzione, attraverso incontri e seminari
realizzati da Arsial insieme ai tecnici dell’Unicoop. Nell’ambito di questa attività avranno la precedenza le aziende o i
gruppi di aziende, come consorzi e associazioni, che propongono produzioni d’eccellenza.
Alcuni numeri dell’accordo
• La Unicoop Tirreno dispone di 170 punti vendita distribuiti nelle seguenti regioni: Lazio, Toscana, Umbria e Campania. Rispetto a queste ultime è previsto
che, nel tempo, anch’esse potranno esporre e vendere prodotti laziali.
• I punti vendita da cui partirà la commercializzazione
prevista dall’accordo sono inizialmente, quindi, quelli
del Lazio; nel particolare: 3 Ipermercati (Roma-Casilino, Viterbo, Aprilia) e 31 supermercati (in tutte e cinque le province).
• I prodotti commercializzati - rigorosamente regionali saranno formaggi, carni, olio, vino, ortofrutta.
• Nella commercializzazione sono state coinvolte inizialmente circa 200 aziende agricole laziali.
Carni bovine, salumi. Conserve, marmellate e miele. E
poi olio e vini. Ortaggi e frutta. Dolci e nocciole. Il meglio
dei prodotti di qualità è racchiuso nel catalogo dei produttori della Regione Lazio realizzato dall’assessorato
all’Agricoltura del Lazio e da Arsial. Un volume dove i
consumatori potranno trovare informazioni, telefoni e
altro sul prodotto degustato all’enoteca regionale Palatium di via Frattina. “Stiamo cercando di promuovere afferma l’assessore all’Agricoltura Daniela Valentini sempre più, attraverso un lavoro attento ai bisogni dei
consumatori, alla qualità degli alimenti, una strategia di
valorizzazione e commercializzazione del vasto patrimonio enogastronomico regionale che è fatto da grandi aziende ma anche d’imprese a conduzione familiare.
Con il catalogo dei produttori, in formato cartaceo ma
anche consultabile negli schermi “touch screen” all’interno dell’Enoteca, la clientela di Palatium, come spiega il commissario straordinario di Arsial Massimo Pallottini, “potrà acquistare le eccellenze del Lazio più agevolmente, direttamente presso le aziende o presso la
stessa enoteca regionale. Che, essendo uno dei pochissimi luoghi di ristorazione del nostro Paese rintracciabile al 100 per cento, diventa con questa nuova iniziativa strumento di garanzia per il consumatore”.
(E. M.)
In che cosa consiste il progetto?
I produttori del Lazio inoltre saranno assistiti, con attività
di formazione anche di carattere logistico-organizzativo.
È poi prevista una selezione d’aziende laziali in grado di
garantire gli standard produttivi necessari per accedere
alla grande distribuzione, attraverso incontri e seminari
realizzati da Arsial insieme ai tecnici Unicoop. Nell’ambito di questa attività particolare attenzione sarà riservata
alle aziende o ai gruppi di aziende (come consorzi e associazioni) che propongono produzioni d’eccellenza. Altra
priorità riguarderà la certificazione garantita.
Nell’immediato, come si procederà?
Come dicevo prima daremo la precedenza ad aziende o
gruppi produttrici di prodotti doc, dop, igp e igt: un modo
per essere aggressivi, fin dal primo colpo d’occhio sullo
scaffale. Poi, procederemo per gradi, grazie ad una strategia sempre molto attenta in termini di commercializzazione
e visibilità del prodotti laziali. Credo di poter affermare che
ci siamo preparati bene a questo appuntamento, e azzardo
una previsione: i risultati positivi si vedranno quasi subito. LAZIO / IN VETRINA
Visitiamo la Biolà,
conosciamo
il latte fresco crudo
Intervista a Giuseppe Brandizzi, esponente della terza generazione
aziendale di una famiglia che ha fatto di questo prodotto la ragione
della propria attività. Storia, caratteristiche e… consigli utili
di Laura de Felice
Giuseppe Brandizzi è l’esponente della terza generazione
di una famiglia che ha fatto del latte fresco la ragione di vita, oltre che la ragione del proprio lavoro.
L’odierna azienda, infatti, vanta una storia iniziata con Giuseppe, poi proseguita da Giovanni, e ora “passata”al figlio
(che, come buona abitudine, ha preso il nome del capostipite) Giuseppe. Suo nonno era un mercante di campagna,
affittava terreni dai nobili patrizi romani nei tempi in cui le
risorse dell’agro romano erano unicamente le pecore e le
maremmane allo stato brado; per fare la fienagione si dava
lavoro a interi paesi in cui vivevano uomini e donne specializzati in questa o quella attività colturale.
Il Padre Giovanni, venuto poi, era un uomo di grande intuito: negli anni 70 precorse i cambiamenti del mercato e diede una spinta innovativa all’azienda. Dopo un viaggio negli
Usa applicò criteri di semplicità e funzionalità, ad esempio
costruì una stalla per vacche da latte che ancora oggi funziona egregiamente. Poi, alla fine degli anni 90, percepì ancora una volta il momento di cambiamento e optò per il sistema biologico nel tentativo di sfuggire alla morsa della
globalizzazione e della competizione dei paesi emergenti.
Ora tocca a lui, Giuseppe, la terza generazione.
Ed è a lui che abbiamo rivolto alcune domande sull’attività
di Biolà, azienda che si trova sull’Aurelia, nei pressi di Fiumicino, a due passi dalla capitale.
Anzitutto, come è maturata la decisione di “puntare” sul
latte fresco biologico?
Perché sono stato spinto a cercare nuove risorse e, saputo
che alcuni allevatori del nord vendevano latte crudo, mi sono chiesto perché non farlo anch’io, visto che praticamente dispongo da sempre di un buon prodotto. Così, armato
di santa pazienza, ho incominciato a districarmi in questo
mondo sconosciuto con pochi precedenti nella vendita diretta di latte crudo, là dove si intende quello munto dall’animale non sottoposto ad alcun trattamento se non filtrazione e refrigerazione a 4 gradi centigradi.
Parliamo, allora, delle caratteristiche del prodotto…
Certo, anche perché è importante conoscerle bene queste
caratteristiche, in quanto costituiscono la base di molti dei
nostri migliori latticini e inoltre - cosa che pochi sanno - fanno molto bene alla salute. Infatti, il latte crudo non pastorizzato è un alimento pressoché completo; contiene in quantità varie proteine anti-microbiche e altri agenti anti-infettivi
importanti per fornire una protezione ai bambini e per limitare lo sviluppo dei batteri nella versione in bottiglia o in
cartone che compriamo. Soprattutto, è un alimento vivo e,
come lo yogurt, agisce da stimolante del sistema immuni-
tario e della vitalità della flora intestinale. Il latte e la panna
non pastorizzati possono inoltre vantare un gusto delicato e
fine e sono molto ricercati dai formaggiai, dai grandi cuochi
e dai loro clienti più avveduti. La forza dell’idea “Biola’, Latte Crudo biologico” sta tutta nel fatto che il latte appena
munto è “diverso” da quello normalmente in commercio. È
un altro prodotto, è integro, cremoso, vivo, naturale. Basta
assaggiarlo per assaporare il gusto di una nuova esperienza. Alcuni adulti ne ricordano il sapore, mentre per i giovani
è una vera scoperta.
Possiamo fornire, a questo punto, alcune informazioni
per acquistare il Latte Biolà?
Per acquistare il latte crudo di queste mucche selezionatissime (si tratta, infatti, di animali che sono sottoposti ad
innumerevoli controlli sanitari) ci sono essenzialmente due
possibilità: accedere ad un distributore fisso, oppure ad
uno installato sul furgone refrigerato. Entrambi funzionano
a monete, proprio come tutti gli altri distributori automatici
di caffè, merendine o bibite. I distributori in questione erogano latte crudo intero sfuso (proprio come esce dalla
mungitura delle mucche) semplicemente introducendo alcune monete nella gettoniera. La macchina calcola automaticamente la quantità di latte corrispondente all’importo
pagato e, avvicinando il contenitore e premendo il pulsante di accensione, inizia l’erogazione che può essere interrotta e ripresa a piacere fino all’esaurimento dell’importo
pagato. Un litro di latte costa 1 euro e 20 centesimi.
Nel particolare, il distributore fisso lo potete trovare presso
la Cooperativa Allevatori Testa di Lepre (piccola località
che si trova nelle vicinanze di Maccarese, alle porte di Roma), mentre il furgone refrigerato è reperibile a Roma città,
ad appuntamenti fissi: nei giorni di lunedì e giovedì (dalle
17 alle 19.30) al Bar Bio nel Parco Alessandro Conti, in zona Casilina - Torre Angela; il martedì e il venerdì, invece,
nel parcheggio antistante il mercato di piazza S.Giovanni
di Dio (sempre dalle 17 alle 19.30) a Monteverde. Comunque, per avere sempre “sotto controllo” gli spostamenti del
distributore mobile durante la settimana è possibile consultare il sito, aggiornatissimo: www.biola.it ed iscriversi
alla mailing list in modo da ricevere attraverso la posta
elettronica o direttamente sul telefonino tutti gli appuntamenti e le iniziative in tempo reale. Un ultimo consiglio: per
il trasporto semplice del prodotto ricordate di portare con
voi una bottiglia possibilmente di vetro, quindi riutilizzabile. Nel caso ne siate sprovvisti, nessun problema: il furgone mobile ne è provvisto.
A questo punto, non devo far altro che augurare… buon latte a tutti. Qui a fianco, l’espositore
e i pieghevoli realizzati dal CSTE
Strade del Vino e dell’Olio:
partita la comunicazione
Una serie di pieghevoli dedicati ognuno alle sei “Strade” regionali: presentati
ufficialmente al Vinitaly, verranno utilizzati per favorire nel migliore dei modi
la promozione di queste importanti realtà del nostro territorio
di T iziano Marelli
È stato il Vinitaly di Verona l’occasione giusta per presentare
la prima campagna di comunicazione relativa alle Strade del
Vino e dell’Olio del Lazio. Oltre ad un opuscolo generale, per
la conoscenza di queste importanti parti del territorio regionale la campagna ha previsto sei pieghevoli disponibili in
doppia lingua (anche inglese), ognuno dei quali dedicato ad
una delle sei strade: la Strada dei Vini dei Castelli Romani, la
Strada del Vino Cesanese, la Strada del Vino della Teverina,
la Strada dell’Olio e dei Prodotti Tipici della Sabina, la Strada
dell’Olio DOP di Canino, la Strada Terra del Cesanese di Olevano Romano. Promotore della campagna è il CSTE, il Centro Servizi per il Turismo Enogastronomico - istituito recentemente a Roma per iniziativa dell’Assessorato all’Agricoltura
della Regione Lazio - e realizzata dall’Azienda Romana
Mercati (Azienda speciale della Camera di Commercio di
Roma). L’opuscolo e i pieghevoli, considerati un importantissimo strumento comunicazionale, sono disponibili alla
sede del CSTE, in via Cessati Spiriti 10/a, a Roma (presso
la Borsa Merci), e verranno utilizzati - con il supporto di
espositori realizzati ad hoc - in tutte le manifestazioni dedicate ai settori turistico e agroalimentare per favorire nel miglior modo possibile la promozione di queste importanti realtà del territorio laziale.
Anche perché a tutt’oggi, nelle campagne del Lazio, è ancora possibile far rivivere al turista moderno la stessa
esperienza che tanto affascinava i viaggiatori di un tempo.
Incontri... a tutto GAS!
Giovedì 12 aprile, a Roma, nella sede del CSTE si è tenuto
il primo incontro previsto riservato alle degustazioni ai consumatori organizzati in Gruppi di Acquisto. Sono stati più di
cinquanta rappresentanti dei GAS, i Gruppi d’Acquisto (di
Cral, dopolavoro aziendali, ecc…) quelli che hanno potuto
sperimentare - guidati da degustatori professionali - i numerosi prodotti di eccellenza della regione presentati da
numerose aziende costituitesi in gruppi di offerta e confluiti in un catalogo - realizzato dal CSTE - aggiornato al variare delle stagioni, concepito in maniera tale da poter offrire
un paniere ampio ed articolato razionalizzando tempi e modalità di consegna del prodotto. Dopo questo primo contatto con i consumatori, verrà avviato un altro calendario di
incontri, stavolta riservati a responsabili di ristoranti, enoteche e negozi specializzati in ricercatezze alimentari.
L’obiettivo dell’iniziativa nel suo complesso è quello di
strutturare una gamma ampia e diversificata di prodotti tipi-
ci dei territori del Lazio e garantire così ad acquirenti professionali e gruppi di acquisto una offerta qualificata e costante legata alla stagionalità dei prodotti ed alle caratteristiche vocazionali delle diverse zone della regione. Per i
produttori erano presenti il Consorzio Il Pugnalone di Acquapendente (specializzato in produzioni biologiche),
l’Associazione Produttori Formaggi Storici della Campagna Romana, la Cooperativa dei Parchi Valle Aniene: tutte strutture che, tra l’altro, hanno stabilito di aprire una
propria sede operativa presso il CSTE. L’evento è stato
salutato con grande soddisfazione dall’assessore Valentini, che ha auspicato il ripetersi dell’iniziativa, in maniera
tale da coinvolgere il maggior numero possibile di esponenti dei gruppi d’acquisto: partendo da questa richiesta,
il CSTE ha fissato per la fine del mese di giugno il prossimo appuntamento.
(T. M.)
LAZIO / IN VETRINA
La copertina di due
pieghevoli e, sotto,
l’interno con la cartina
dell’opuscolo dedicato
ai Castelli Romani
E le Strade dei Vini e dell’Olio del Lazio ripropongono percorsi, scoperte, incontri, in un territorio dove il vino, l’olio e tanti altri prodotti costituiscono proprio la porta di ingresso per la
storia, l’archeologia, la natura, la gastronomia.
Si tratta di sei percorsi di privilegio e d’eccellenza, che l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Lazio intende valorizzare al massimo con il contributo dell’ARSIAL (l’Agenzia regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio) e dell’ARM (l’Azienda Romana
Mercati) attraverso - rispettivamente - l’Enoteca Regionale Palatium e il CSTE.
L’Enoteca Regionale Palatium
Palatium è l’enoteca regionale del Lazio, luogo d’incontro primario dei sapori della nostra
Regione. Gestita dall’ARSIAL, l’Enoteca Regionale Palatium è nata per valorizzare - attraverso i prodotti tipici locali enogastronomici ed agroalimentari - la cultura e le tradizioni
del Lazio, ed è - oltre che ristorante tipico aperto al pubblico - palcoscenico privilegiato
per tutte le attività volte alla promozione ed allo sviluppo dell’immagine della regione, sia
in termini turistici che culturali.
L’Enoteca Palatium è in Via Frattina 94, a Roma (telefono 06 69202132)
Il Centro Servizi per il Turismo Enogastronomico
Il CSTE, il Centro Servizi per il Turismo Enogastronomico, è una “vetrina” nel cuore di Roma, un vero e proprio mercato dei prodotti tipici di qualità, indirizzato agli utilizzatori professionali di prodotto e ai consumatori, e svolge una funzione di catalizzazione delle opportunità di commercializzazione dei prodotti delle cinque Strade operative nel Lazio. Il
CSTE - all’interno del quale è stata realizzata una esposizione permanente dei prodotti
regionali - è utilizzato periodicamente come sede di workshop per le imprese partecipanti al sistema Strade, ed è operativo anche come “punto d’informazione” sulle aziende della regione in termini turistici.
Il Centro Servizi per il Turismo Enogastronomico è in via Cessati Spiriti 10/a,
presso la Borsa Merci di Roma (telefono: 06 784981) CSTE, realizzato un catalogo
sui prodotti regionali d’eccellenza
Un catalogo con oltre 400 referenze di prodotto: questo il nuovo strumento editoriale
recentemente realizzato dal CSTE e dall’ARM-Azienda Romana Mercati, per favorire
la conoscenza dei prodotti di eccellenza della regione. È importante sottolineare che
i prodotti indicati nel catalogo sono tutti presenti nella sede del CSTE in esposizione
permanente, e si tratta di prodotti che rappresentano il meglio della produzione delle
aziende associate alle cinque strade del vino e dell’olio del Lazio: la Strada del Vino
della Teverina, la Strada dei Vini dei Castelli Romani, la Strada del Vino Cesanese, la
Strada dell’Olio e dei prodotti tipici della Sabina, la Strada dell’Olio Dop del Canino. Il
catalogo è consultabile nella sede del CSTE, oppure collegandosi ai siti www.cstecentroservizi.com e www.romaincampagna.it. L’opportunità per la presentazione dell’edizione cartacea tascabile di questo prezioso strumento editoriale è stata data dal
Vinitaly, l’importante manifestazione internazionale dedicata al settore enogastronomico, che si è tenuta nelle settimane scorse a Verona, dove ha riscosso grande successo, anche grazie ad ampie citazioni di stampa.
Nel presentare la pubblicazione, l’assessore Daniela Valentini ha fra l’altro dichiarato:
“Sono certa che il catalogo possa senz’altro rappresentare una vera e propria enciclopedia dedicata ai nostri migliori ‘frutti’, un’opera che arricchisce ulteriormente il panorama delle nostre produzioni editoriali, e che potrà - nel tempo - godere di aggiornamenti e ‘new entry’, di cambiamenti e ampliamenti. Elementi che serviranno ad enfatizzare ancor di più l’importanza di quello che la nostra terra può offrire, come del resto ha
egregiamente fatto nel corso di secoli e secoli di amorevole ‘cura’ da parte dei suoi abitanti. E che sono certa continuerà a fare ancora, per moltissimo tempo a venire”.
LAZIO / NONSOLOAGRESTE
Calcata e dintorni:
bellezze di ieri e di oggi
Abbandonato forzatamente dai suoi abitanti, il borgo è tornato a vivere
grazie all’arrivo di nuovi abitanti che lo hanno trasformato in “villaggio ideale”.
Una gita affascinante, senza trascurare il circondario…
Qui a fianco, una via di Calcata. Sotto, un’immagine suggestiva del borgo
di Alessandra De Luca
Definita da innumerevoli artisti e architetti come “villaggio ideale”, Calcata è un piccolo
borgo che si trova a 45 chilometri da Roma, raggiungibile facilmente percorrendo la Cassia. Sorge su di una roccia tufacea a strapiombo sulla Valle del fiume Treja ed è stata interamente costruita con il tufo locale. Già feudo dei Sinibaldi, degli Anguillara e dei Massimo, Calcata si mantenne sin dal medioevo un tranquillo e fiorente villaggio che viveva
principalmente di allevamento e agricoltura. Poi una legge emanata negli anni venti ne
decretò, in pratica, la morte. La legge in questione era semplicemente indifferente alle
abitudini (millenarie) delle antiche famiglie del luogo, visto che imponeva in breve tempo
agli abitanti di Calcata di lasciare l’antico borgo sorto sullo sperone e di trasferirsi in una
zona considerata “al riparo” dal pericolo di frane. La storia degli anni successivi dimostrò
l’infondatezza di tanta paura: lo sperone tufaceo è ancora oggi visibile intatto, così come
le case medievali che in massa furono abbandonate. A partire dagli anni settanta Calcata è tornata a nuova vita grazie a insediamenti del tutto originali: vi hanno eletto dimora
archeologi, artisti, editori, architetti, poeti, scrittori e musicisti. Tutti professionisti e artigiani in fuga da quella che consideravano la vita caotica della metropoli (intendendo noi
soprattutto Roma) e desiderosi di una migliore qualità della vita stessa, basata sulla quiete e la bellezza della natura. I calcatesi di oggi hanno in breve riaperto le case abbandonate, ristrutturato gli antichi edifici e restituito in breve tempo fervore al borgo.
Oggi Calcata costituisce un modello economico assai singolare a livello nazionale basato su
attività prettamente commerciali e culturali. Numerosi sono gli studi di artisti, botteghe di antiquariato, di artigianato, gallerie d’arte e centri culturali presenti in poco ma bellissimo spazio; a questo si aggiunge la scelta, fatta registrare negli ultimi anni, di molti abitanti di Calcata di dedicarsi all’attività agricola, in particolare alla coltivazione di nocciole, vite e olivo.
Notevole il valore artistico del centro storico del borgo, al quale si accede da un’unica
porta: il castello-palazzo baronale, la chiesa dei santi Cornelio e Cipriano del XIV secolo
e altri palazzotti signorili che si ergono sulle tante piccole piazzole attraversate da strette
viuzze che percorrono gli spazi in forma ellittica. Anche i dintorni di Calcata offrono molte attrattive, sia dal punto di vista artistico-archeologico sia naturalistico. A soli otto chilometri di distanza sorge Faleria, cittadina edificata su un crinale di roccia a strapiombo
su due forre confluenti. Poco lontano si erge il monte Soratte, e nelle vicinanze è possibile visitare il parco della Valle del Treja, ammirare i boschi bellissimi con le antiche rovine
dei Castelli e la successione di suggestive cascatelle in cui si divide il Treja in prossimità
del Monte Gelato. Dunque, una gita “piena”, quella a Calcata e dintorni.
Un tuffo nel passato, dunque mantenuto intatto. E più presente che mai. LAZIO / DAL TERRITORIO
Monti Cimini anno 1°:
un bilancio dell’attività
Intervista a Vincenzo Lelli, presidente della (ormai non più) neonata società che si occupa
della raccolta e della trasformazione delle nocciole laziali. I “passi da gigante” compiuti
nei primi dodici mesi, i programmi perseguiti e quelli futuri
A cura
di Benedetta Ferrari
Numeri da... snocciolare
Leader mondiale della corilicoltura (così si chiama
tecnicamente la coltivazione delle nocciole) è la Turchia, che copre il 76% della produzione mondiale;
l’Italia segue immediatamente a ruota - anche se notevolmente a distanza, con il 15%. A livello nazionale
la coltivazione si attesta in circa 130 mila tonnellate
annue, l’80% delle quali concentrate in cinque province: Viterbo, Messina, Avellino, Cuneo e Napoli. La
coltivazione di nocciole nel viterbese riveste un ruolo
di primaria importanza nell’economia complessiva laziale, in quanto fornisce il 96% della produzione regionale, oltre che essere indiscussamente la prima
provincia italiana per la coltivazione di nocciole. I comuni laziali interessati alla coltura della nocciola sono
ben 32. I più importanti: Capranica, Carbognano, Caprarola, Ronciglione e Vignanello. Gli addetti del settore sono circa 15mila.
La nocciola, sceglierla
perché fa anche bene
La nocciola è tra i prodotti che tengono alto il prestigio gastronomico del Lazio, ha un elevato potere nutritivo, a tavola è ottima non solo nei classici biscotti,
gelati, torte e torroni, ma anche e soprattutto nei dolci tipici vignanellesi, quali i tozzetti o i crucchi.
Le nocciole vignanellesi sono del tipo Tonda Gentile
Romana, la cui polpa chiara e consistente svela all’assaggio il gusto delicato tipico di questa varietà.
La combinazione cioccolato e nocciole rappresenta
un mix ideale, perché le caratteristiche nutrizionali
delle nocciole, unite alle particolari virtù del cioccolato, determinano benefici effetti sia sull’umore che sullo stato fisico. Le nocciole, oltre a mantenere basso il
livello di colesterolo nel sangue, stimolano il sistema
immunitario; inoltre, sono molto ricche di ferro (3,8
mg/100 gr), di potassio (466mg/100 gr), di calcio (150
mg/100 gr), di fosforo (322mg/100 gr) e di sostanze
antiossidanti che proteggono dall’invecchiamento.
La Monti Cimini Spa compie un anno. La nuova società di gestione dello stabilimento di trasformazione della “nocciola gentile” romana, grazie a uno stanziamento regionale di 500mila euro, ha mosso i primi passi. Si tratta di una società mista, con il 60% delle quote azionarie di spettanza pubbliche, e il restante ad appannaggio di soggetti privati (i produttori). In
particolare, per quanto riguarda la parte pubblica, la suddivisione è: 35% di quote all’Arsial,
l’11% alla Provincia di Viterbo, 7,5% alla Camera di commercio, 4% alla Comunità montana
e 2,5% al Comune di Vignanello. La società è stata presentata ufficialmente nei mesi scorsi
a Vignanello (in provincia di Viterbo) dall’assessore regionale all’agricoltura Daniela Valentini
e dal presidente della Monti Cimini, Vincenzo Lelli: con quest’ultimo ripercorriamo il primo
anno di vita di quella che in buona parte è la sua ‘creatura’.
Come nasce l’idea della Monti Cimini?
L’idea nasce dal desiderio dei produttori di nocciole di essere più tutelati, e di riattivare uno
stabilimento fermo da troppi anni. Per questo ci siamo rivolti alle istituzioni, e abbiamo chiesto all’Arsial di unire le nostre forze: noi come fornitori del prodotto, loro come proprietari
dello stabilmento. E l’idea - mi pare di poter dire, per come si è sviluppata - è stata davvero buona.
È possibile tracciare un bilancio di questo primo anno di attività?
Posso tranquillamente affermare che in meno di dodici mesi abbiamo compiuto passi da
gigante, riuscendo a vendere tutti i prodotti a prezzo di mercato. Siamo “partiti in corsa” quindi giocoforza in ritardo - puntando sulla raccolta e sulla vendita: nonostante l’handicap
abbiamo movimentato circa 7.500 quintali di nocciole in guscio. Credo sia giusto rivolgere
un ringraziamento al consiglio di amministrazione della società e alle istituzioni che ci hanno sostenuto in questa iniziativa.
Qual è il programma più attentamente perseguito della Monti Cimini?
Arrivare a chiudere il ciclo della filiera oltreché con il conferimento, anche con la trasformazione e commercializzazione della nocciola. Quello su cui noi puntiamo è senz’altro la qualità delle nocciole, unita alla loro corretta trasformazione.
Quali sono i progetti a breve termine?
Per il 2007-2008 auspichiamo un ulteriore incremento di soci che ci porti ad un 30% di prodotto in più. Punteremo soprattutto sul prodotto trasformato, arrivando alla realizzazione di
prodotti confezionati, (torroni, cioccolate, pasta di nocciole ecc..): una lavorazione che intendiamo realizzare completamente all’interno dello stabilimento. Un particolare dello stabilimento
Emigranti in Canada,
“ripani a tutti gli effetti”
Intervista al sindaco di Ripi, Giuseppe Celli, da poco tornato in Italia dopo l’ennesima
visita alla comunità ciociara, numerosissima a Montreal. Le modalità per tenere vivo
un rapporto giocoforza distante unite alla “voglia di riabbracciarli al più presto”
Sindaco, recentemente lei si è recato a Montreal per incontrare la comunità di Ripi
là residente. Ci racconta com’è andata?
Già da prima di diventare sindaco mi ero ripromesso di intensificare i rapporti con i nostri
concittadini residenti all’estero. Quindi sono andato a Montreal per portare il mio saluto ai
concittadini e per festeggiare con loro la festa di San Giorgio. L’appuntamento è stato organizzato dall’Associazione Ripana di Montreal, che raccoglie centinaia e centinaia di emigrati del nostro paese e dei centri vicini. L’accoglienza che ho ricevuto è stata calorosissima, e
Daniela Valentini - che era presente - può testimoniare con quanto affetto ed intensità i ripani del posto hanno organizzato l’evento, curando tutto nei minimi particolari.
Giuseppe Celli,
Sindaco di RIpi
di Erica Antonelli
Come si può mantenere vivo il legame tra il suo comune e la comunità presente in
Canada?
Oltre alle visite periodiche della nostra municipalità (come la mia, recente), abbiamo creato
già da decenni l’Associazione Ripana di Montreal per tenere vive le tradizioni italiane, e più in
particolare quelle ripane. Si pensi ad esempio alla festa di San Giorgio (patrono di Ripi), all’esistenza di un gruppo folcloristico, alle tante altre attività che organizziamo periodicamente per sentirci reciprocamente vicini. Oltre a quella di Montreal, ci sono altre associazioni di
ripani residenti in America ed in Canada: il Club Ripi di New York, il Ciociaro Club di Windsor
e il Ciociaro Club di Toronto, oltre ad altri enti no-profit. Abbiamo anche dedicato ai nostri
concittadini lontani il monumento all’Emigrante, che rappresenta una famiglia che parte per
una terra lontana e sconosciuta, con lo sguardo rivolto a Ripi. Alla cerimonia di inaugurazione naturalmente invitammo le delegazioni delle associazioni estere.
Un forte legame unisce ancora i connazionali emigrati con il proprio paese di origine, eppure molti di loro non tornano il Italia da oltre trent’anni, e i loro ricordi si riferiscono ad un’Italia diversa rispetto al presente. Secondo lei, che ha avuto modo di
ascoltarli, cosa rimpiangono di Ripi e dell’Italia in generale?
Molti di loro raccontano che per problemi diversi non tornano nella terra d’origine, ma portano nel cuore i nostri usi, costumi ed il ricordo della casa natia. Indubbiamente hanno nella
mente un’Italia diversa da quella attuale: il legame con la famiglia d’origine, l’infanzia in generale, forse anche la sofferenza che si viveva nel periodo della guerra e del dopoguerra, la
voglia di cambiare… Con gli anni molti ripani, in Canada, si sono affermati come importanti
imprenditori e professionisti, ma nessuno di loro ha dimenticato le piccole cose che in Italia
procuravano gioia, né quelle che li ha fatti soffrire. Anche perché si è trattato di una sofferenza capace di irrobustire e che ha contribuito alla loro “arrampicata” sociale.
Tornerà a far visita ai suoi concittadini d’oltreoceano?
Certamente, lo ritengo un dovere. Sono già diversi i viaggi oltreoceano compiuti per questo,
e ogni volta, sia all’arrivo che alla partenza, mi sono commosso verificando la gioia che traspare dagli sguardi dei miei concittadini lontani per il fatto di avere come ospite (me lo si lasci dire) uno di loro. Sinceramente, mi auguro di poterli riabbracciare al più presto. EUROPA / ATTIVITÀ UE
Gli studenti laziali ancora
europarlamentari per un giorno
Continua il successo di ‘Laboratorio Europa’, progetto di Europe Direct Lazio ormai
giunto alla quinta edizione. La voglia di discutere dei ragazzi come migliore testimonianza
della partecipazione, anche emotiva, all’importante iniziativa di educazione civica
di Benedetta Ferrari
Da studenti a europarlamentari per un giorno: questa l’opportunità offerta da Europe Direct di Viterbo a più di duecento giovani del Lazio grazie al progetto ‘Laboratorio Europa’. I ragazzi sono stati quelli provenienti dagli istituti superiori di Viterbo, Montefiascone, Orte, Civita Castellana,
Frosinone, Rieti e provincia, oltre a una delegazione di
Ciampino e Siena. L’evento li ha visti coinvolti, lo scorso lunedì 14 maggio, come protagonisti di una sessione plenaria del Parlamento europeo nel ruolo di attori principali.
‘Laboratorio Europa’ è un progetto di Europe Direct Lazio centro ufficiale della Commissione europea presente alla
facoltà di Agraria di Viterbo - che si sviluppa durante il cor-
Laboratorio Europa 2007 - I temi proposti
Di seguito i temi proposti da ‘Laboratorio Eurropa’. I primi due elaborati (in neretto) sono
quelli risultati vincenti. Si tratta, rispettivamente, dei lavori portati a termine dagli studenti
dell’Istituto Colasanti di Civita Castellana e da quelli del Liceo Classico e Linguistico Buratti di Viterbo.
1. L’informazione e la libertà di comunicazione possono essere grandi strumenti a sostegno della democrazia - o grandi ostacoli contro di essa. In particolare, la rapidissima diffusione di internet porta molte nuove opportunità, ma crea anche nuovi problemi, come la
discriminazione verso chi non può accedervi facilmente (“Digital Divide”), o nuove forme
di crimine (pirateria, pedofilia, frodi...). Ritenete che internet debba avere delle regole?
Quali? E cosa raccomanda la vostra Commissione in merito alla diffusione e alla promozione del suo utilizzo, specialmente tra i più giovani? (Ricerca e Informazione)
2. L’Unione europea non interviene nelle normative nazionali sull’istruzione scolastica. Ma
i sistemi di istruzione, di tutti gli ordini e gradi, richiedono riforme rapide ed importanti per
essere al passo con l’evoluzione del mondo economico e sociale. Si ritiene che l’UE debba lavorare per rendere più simili i diversi sistemi scolastici nazionali? E in ogni caso, come andrebbe riformata la scuola, per rispondere meglio ai bisogni di studenti, insegnanti,
e in generale al suo ruolo nella società? (Istruzione e Cultura)
3. Il 6 ottobre 2004 la Commissione europea ha dato parere favorevole all’adesione della
Turchia all’Unione. Al momento i negoziati per il suo ingresso nell’UE sono in corso, ma
l’opinione pubblica e le correnti politiche in tutti gli stati europei, inclusa la stessa Turchia,
sono fortemente divise. Quale posizione assume la vostra Commissione su questo tema
e sulla base di quali argomentazioni? (Affari Esteri ed Allargamento)
4. Anche se il 70% della superficie terrestre è ricoperta di acqua, si stima che nel mondo
oltre 2 miliardi di persone non abbiano regolarmente accesso ad acqua potabile. Ogni anno quasi 10 milioni di individui muoiono per mancanza d’acqua o avvelenamento idrico.
Questa gravissima crisi idrica - che minaccia di peggiorare a causa dei cambiamenti climatici e delle tensioni internazionali - compromette lo sviluppo sostenibile, la pace e la sicurezza in tutto il mondo. Partendo dal quadro attuale, quali misure dovrà prendere l’UE,
sia nel suo territorio sia in campo internazionale, per la gestione di questo bene preziosissimo? (Ambiente e Sanità)
5. La Costituzione europea afferma che “il diritto di sposarsi e di costituire una famiglia sono garantiti secondo le leggi nazionali che ne disciplinano l’esercizio” (art II-69). L’UE dunque non ha una posizione comune su questo importantissimo tema. Ma nei singoli Stati
Membri è grande il dibattito in materia - anche con grandi differenze. Quale posizione raccomanda la vostra Commissione sulla definizione del concetto di “famiglia”? Quali valori
devono essere presi in considerazione, e quali misure sono opportune per tutelarla e promuoverla? (Affari Sociali)
6. Il recente Consiglio Europeo (Bruxelles, doc. 7224/07 del 9 marzo 2007) si è pronunciato sui temi della protezione dell’ambiente e della riduzione dell’inquinamento. Il protocollo
di Kyoto è stato usato come base per fissare obiettivi molto ambiziosi in materia di politica
energetica, trasporti, industria, protezione del clima. Credete che questo documento rappresenterà una vera svolta verso la salvaguardia della vita sul pianeta? Quali sono le priorità su cui intervenire? E quali sono le vostre raccomandazioni sulle misure da intraprendere per tradurre gli obiettivi espressi dal Consiglio in azioni concrete? (Industria ed Energia)
so dell’anno scolastico, ed è rivolto agli studenti delle
scuole superiori attraverso azioni di formazione non formale sui temi principali dell’Unione europea.
Giunto al suo quinto anno di vita, il ‘Laboratorio’ prevede
una prima fase di incontri in aula con gli studenti, sui temi
dell’educazione europea, (storia dell’integrazione europea, istituzioni comunitarie, problemi di attualità).
A questa fase fa seguito l’attività di simulazione vera e
propria, nella quale gli studenti danno vita a una seduta
plenaria del Parlamento europeo e dei suoi organi ausiliari. I ragazzi, sulla base di temi d’attualità proposti dai coordinatori, elaborano delle “proposte di risoluzione” vere
e proprie, prendendo a modello i documenti originali del
Parlamento.
Il ‘Laboratorio’ riscuote ogni anno enorme successo tra i
ragazzi che, divisi in commissioni, durante la giornata
conclusiva discutono animatamente gli elaborati e “dicono la loro” su vere e proprie proposte di legge che devono essere accettate o respinte. La commissione che presenta la proposta capace di riscuotere maggior numero
di voti favorevoli è quella vincitrice.
Quest’anno, ai vincitori sarà offerto un viaggio-premio a
Bruxelles per visitare le istituzioni comunitarie.
Secondo l’ideatore e coordinatore del ‘Laboratorio’, Carmine Rodi Falanga, “Il progetto è molto importante per
portare nelle scuole argomenti di attualità, per parlare di
Unione europea e di educazione civica: tutti temi molto
importanti che però non trovano quasi mai spazio nei
programmi tradizionali. Gli istituti che scelgono di partecipare riescono ad arricchire in questo modo la loro offerta formativa in maniera divertente e non troppo impegnativa. Inoltre, per i giovani si tratta di una grande occasione per sperimentare che cosa si intende per cittadinanza
attiva: essere curiosi e tenersi informati, usare lo spirito
critico, elaborare proposte proprie, discuterle, dare dignità alle opinioni diverse, il tutto cercando sempre di divertirsi”.
Gli istituti interessati a partecipare alla prossima edizione
possono contattare Europe Direct Lazio al numero 0761
357272, chiedendo proprio di Carmine Rodi Falanga). Le scuole che hanno
partecipato al laboratorio
•Liceo Scientifico, Montefiascone
•Liceo Scientifico “F. Severi”, Frosinone
• ITC “F. Besta”, Orte
• ISISS “G. Colasanti”, Civita Castellana
• Liceo classico e linguistico “M. Buratti”, Viterbo
• ITC “P. Savi”, Viterbo
• Liceo Scientifico “P. Ruffini”, Viterbo
• Istituto Tecnico commerciale “Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi”, Poggio Mirteo (Rieti)
• Liceo Statale Scientifico - Linguistico e Scienze Sociali “G. Da Catino”
• Istituto d’Istruzione Superiore “Corese”, Passo Corese
(Rieti)
Una mostra per i 50 anni
dell’Unione Europea
Iniziativa di Europe Direct Lazio per ricordare la firma dei Trattati di Roma: era il 1957,
e da quel momento si avviò il processo costitutivo della Ue. Dodici pannelli itineranti per
ricostruire storia, memoria e guardare al futuro
di Benedetta Ferrari
Era il 1957 - per l’esattezza il 25 marzo - quando Belgio, Germania Federale, Francia, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi
firmarono a Roma i Trattati che istituirono la Comunità Economica Europea e la Comunità Europea dell’Energia Atomica,
garantendo all’economia dei sei paesi - di fatto ‘pionieri’ dell’avventura europea - il rispetto di quattro libertà fondamentali: la libera circolazione dei prodotti, delle persone, dei servizi
e dei capitali. Per festeggiare i cinquant’anni di un’Europa
(che si è presentata più che mai arzilla all’importante compleanno) Europe Direct Lazio ha organizzato nel mese di maggio
Gabbianelli: iniziativa importante
Secondo il sindaco di Viterbo, Giancarlo Gabbianelli
(presente alla ‘tappa’ della
mostra nella sua città: nella
foto è al centro, durante il
taglio del nastro inaugurale),
l’iniziativa di Europe Direct
“ha rappresentato un momento importante che aiuta
a ricordare come, pur conservando la propria identità
culturale, noi europei siamo
uniti da profondi valori di libertà, democrazia, uguaglianza”. Secondo Gabbianelli “l’Europa ha ancora davanti a sé un grande compito: quello del
recupero di un patrimonio storico e culturale che di gran lunga supera quello di tutto il resto del
mondo. Ancora, noi europei dobbiamo occuparci anche di un altro problema importante, quello dell’energia: se non raggiungeremo l’autosufficienza energetica i cittadini dell’Unione saranno meno liberi e impossibilitati nello svolgere il ruolo che storicamente hanno sempre svolto”.
una mostra storico-itinerante sulla storia dell’integrazione
europea che ha fatto sosta a Viterbo, Poggio Mirteto e Acquapendente. Dodici pannelli hanno ricostruito le tappe
fondamentali che hanno dato vita all’Europa di oggi, per ricordare che - pur conservando ciascuno la propria diversità culturale, linguistica e le proprie tradizioni - la grande famiglia europea si fonda su valori comuni: libertà, democrazia, stato di diritto, rispetto dei diritti umani e uguaglianza
Tutti principi che meritano senz’altro di essere festeggiati.
Nel corso di mezzo secolo le regole e le istituzioni decise allora hanno dato vita ad un patrimonio di realizzazioni giuridiche, economiche, sociali e politiche rivolte agli attuali 27
stati membri - quasi cinquecento milioni di abitanti! - sotto il
nome di Unione Europea con una moneta, una bandiera ed
un inno comuni. Per fare ancora un po’ di storia, aggiungeremo che in realtà la costruzione europea prese avvio qualche anno addietro, precisamente il 9 maggio 1950, quando
il ministro degli esteri francese Robert Schuman tenne uno
storico discorso a Parigi, nella sala dell’Orologio del Quai
d’Orsay, in cui propose di mettere la produzione franco-tedesca del carbone e dell’acciaio sotto un’autorità comune
nel quadro di un’organizzazione aperta ad altri Paesi europei. Dalla dichiarazione di Schuman emerse l’idea che l’unità europea dovesse attuarsi attraverso un’integrazione prima economica e poi politica tra i vari Stati europei. La proposta del ministro degli esteri francese si realizzò pochi mesi dopo con la creazione della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (Ceca) che si rivelò un successo; nel
giugno del 1955 i sei Stati fondatori decisero di estendere
l’integrazione al settore dell’energia atomica e all’insieme
delle attività economiche allo scopo di instaurare un mercato comune basato sulla libera circolazione delle persone,
delle merci, dei servizi e dei capitali. E solo due anni dopo la
firma dei Trattati di Roma avviò concretamente lo sviluppo
delle istituzioni europee. Primo vero passo per arrivare alla
situazione attuale. Bic Lazio, lavori in corso
Un ‘Incubatore’ di imprese specializzato nei percorsi di promozione e valorizzazione delle attività imprenditoriali legate
alle filiere della cultura, dei beni culturali, del turismo e dei
prodotti tipici; un ‘Laboratorio’ all’interno della Facoltà di
Conservazione dei Beni Culturali dell’Università degli Studi
della Tuscia di Viterbo: sono due dei progetti di punta che
Bic Lazio sta portando avanti per contribuire allo sviluppo
economico del territorio della Tuscia Viterbese. Fondazione
Carivit e Bic (acronimo che sta per Business Innovation
Centre) del Lazio hanno ricevuto in comodato dal Comune
di Viterbo per trent’anni l’area dell’ex mattatoio di valle Faul
che sarà completamente ristrutturata ed ospiterà un Museo
della Ceramica della Tuscia a cura della Fondazione Carivit,
che comprenderà non solo l’allestimento di spazi espositivi, ma anche showroom e merchandising, attività di intrattenimento, congressi, seminari, corsi di formazione con laboratori didattici e botteghe-scuola dove i ragazzi opereranno nel settore del restauro della ceramica. Affiancato al
Museo, l’’Incubatore’ d’imprese di Bic Lazio, dove saranno realizzati programmi di animazione territoriale e di promozione d’impresa, e nel quale sarà fornita assistenza
tecnica a tutti coloro che vorranno avviare un’attività imprenditoriale. Propedeutico alla nascita dell’iniziativa sopra decsritta, in programma entro il 2009, il ‘Laboratorio’
(denominato: “Beni Culturali e Impresa”) si pone invece
come una necessaria azione di sensibilizzazione, di
orientamento e di animazione a sostegno della creazione
d’impresa nel settore di specializzazione del futuro ‘Incubatore’, e per la definizione del sistema dei servizi da implementare. Il ‘Laboratorio’ si propone come luogo di
confronto e di scambio di idee, progetti ed esperienze (tra
docenti, studenti, esperti ed operatori pubblici e privati
del settore), ed è finalizzato all’orientamento e alla preparazione degli studenti verso le modalità di autoimpiego ed
alla loro piena informazione sui diversi settori di intervento delle imprese culturali. NEWS
A ‘Cibus Roma’ in tavola il meglio
dell’enogastronomia laziale
‘Cibus 2007’, il Salone Internazionale dell’Alimentazione, si è trasferito - dopo ben 25 anni, adottando per l’occasione la denominazione di ‘Cibus Roma’ - da Parma al nuovo polo fieristico della
capitale, dove dal 14 al 17 aprile è andato in… tavola il meglio del
patrimonio enogastronomico italiano, quindi anche del Lazio. Incontri, esposizioni, convegni e degustazioni assistite nell’Atelier
del Gusto (così era denominato lo spazio a disposizione delle diverse realtà regionali) hanno fatto della manifestazione un vero e
proprio punto di snodo di appassionati e operatori dell’enogastronomia. E per l’occasione, il Sistema Lazio - costituito da Assessorato regionale all’Agricoltura, Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura (Arsial), Comune e Provincia
di Roma, Unioncamere e Camere di Commercio delle singole
province - si è presentato al meglio: oltre 2500 metri quadrati a disposizione, un intero padiglione espositivo su quattro presenti in
Fiera, 139 aziende (molte delle quali a produzione biologica), 4
associazioni di pizzerie e il Consorzio del Carciofo romanesco
IGP. “La prima edizione di ‘Cibus Roma’ ha rappresentato un
evento di grandissima importanza per la capitale e per tutta
l’agricoltura regionale - ha dichiarato l’assessore regionale all’agricoltura Daniela Valentini. Le aziende presenti nel padiglione del Lazio hanno evidenziato perfettamente come l’agricoltura della regione abbia recepito l’importanza di una manifestazione capace di
attirare l’attenzione di oltre quaranta buyer nazionali e internazionali”. Secondo l’assessore, “visto il successo di questa manifestazione, vogliamo far diventare la Fiera di Roma un vero e proprio
polo di attrazione di tutto l’agroalimentare del Mediterraneo”. Daniela Valentini è anche intervenuta ad un dibattito dedicato ai pubblici esercizi (organizzato dalla Fipe, (Federazione Italiana Pubblici
Esercizi della Confcommercio), annunciando nell’occasione di
avere creato un marchio di qualità per premiare i ristoratori che decidono di introdurre nei propri menu
i prodotti di eccellenza dell’agricoltura regionale. Durante il ‘Cibus’ è stato siglato un accordo con Unicoop Tirreno (vedi articolo in altra pagina) per l’immediata commercializzazione dei prodotti dell’agricoltura regionale nelle Coop del Lazio e in numerosi punti vendita presenti nella altre regioni. Nel complesso, ‘Cibus Roma’ è stato evento connotato all’insegna del gusto e dei sapori del Lazio, protagonisti assoluti - si può affermare senza tema di smentita - della manifestazione. Arrivederci a Parma nel
2008, dunque, prima che il ‘Cibus’ torni a Roma: dall’edizione appena conclusa, infatti, l’evento verrà
alternato annualmente fra le due città. “Spesa facile”, premiate
dodici scuole laziali
Sono state dodici le scuole del Lazio vincitrici del concorso per la
realizzazione di disegni sulla stagionalità dei prodotti agricoli regionali, bandito nell’ambito del progetto “Spesa facile”. Agli istituti premiati è andato un assegno di 500 euro spendibile per una
“visita” ad un agriturismo. L’iniziativa - voluta dall’assessorato all’Agricoltura della Regione Lazio e Arsial, in collaborazione con la
Provincia di Roma e co-finanziato dalla Commissione Europea,
nell’ambito delle azioni d’informazione sulla Pac (Politica agricola
comunitaria) - ha coinvolto 1.600 scuole della regione attraverso
la distribuzione di opuscoli sulla stagionalità delle produzioni agricole del Lazio. L’obiettivo è stato quello di informare e sensibilizzare i giovani in età scolare sui temi della sicurezza alimentare,
della qualità e della stagionalità delle produzioni e della loro provenienza territoriale. È stata prevista anche la pubblicazione di un
calendario della stagionalità dei prodotti agroalimentari sulla base
di un elaborato delle scuole, realizzato in materiale resistente e in
formato maneggevole: fungerà da guida per una spesa più sana
e rispettosa dei tempi naturali della produzione agricola.
Una guida per scoprire la regione
a passo di Gambero. Rosso
È nata la prima guida del Lazio del Gambero Rosso, un invito alla scoperta dei percorsi enogastronomici della Regione, delle eccellenze e delle prelibatezze tipiche di un territorio diverso da una provincia
all’altra. Il volume, realizzato con la partecipazione della Regione Lazio, dell’Arsial e dell’Agenzia per la
promozione Turistica del Lazio (Atl), si articola in quattro percorsi che seguono le principali strade consolari (Aurelia-Cassia-Flaminia; Salaria-Nomentana; Tiburtina-Prenestina-Casilina; Tuscolana-AppiaPontina) e che coinvolgono ben 174 comuni di tutte le province. Oltre 450 attività segnalate tra cui ristoranti e trattorie, negozi, aziende e produttori, wine bar e agriturismo. Paesaggi e territori illustrati e
descritti attraverso notizie storico geografiche legate agli itinerari laziali e soprattutto attraverso la produzione gastronomica locale. A Roma è dedicata l’appendice finale del volume, intitolata per l’appunto “Il cuore goloso della Capitale”, dove sono state inserite 50 voci, compresa quella relativa all’Enoteca Regionale Palatium. Per Daniela Valentini si tratta di “una guida capace di accompagnare letteralmente per mano il turista e il cittadino alla scoperta degli itinerari del Lazio, e che si aggiunge al progetto regionale per lo sviluppo del settore agricolo che punta a definire una strategia economica complessiva che favorisca la crescita dei territori”. Il Lazio in vetrina
a Montreal
Un mercato particolarmente ricettivo, quello nord americano, dove
la Regione Lazio si è cimentata dal 28 al 30 marzo scorsi. Tre giorni
di mostra dei prodotti agricoli laziali in esposizione alla più importante fiera dell’alimentazione per il Nord America, quella di Montreal (in Canada), in occasione del Sial. Riservata esclusivamente al
trade, la fiera non ha tradito le attese. Numerosi i buyer interessati al
padiglione Lazio, dove dodici produttori avevano portato alla passerella d’oltreoceano i loro prodotti migliori. L’appuntamento ha
permesso la messa a punto di numerosi accordi e rapporti commerciali, a tutto vantaggio dell’economia della nostra regione. La
forte attenzione ai prodotti made in Italy deriva anche dagli oltre due
milioni di italiani residenti in Canada, di cui 300mila nella sola città di
Montreal e ben 600mila a Toronto. Una comunità, ha commentato
l’assessore all’agricoltura Daniela Valentini, “che ha mantenuto forti i propri contatti con il nostro Paese e che quindi contribuisce anche all’internazionalizzazione della nostra cultura, intesa anche come tradizione agroalimentare. Una vera e propria opportunità per le
nostre aziende e la stessa economia regionale, ancora oggi sostanzialmente agricola”. Durante la permanenza a Montreal l’assessore
Valentini ha colto l’occasione per organizzare alcuni incontri con la
comunità Italiana di Montreal. “Nitriti di Primavera”,
a Tuscania in mostra
il meglio del cavallo italiano
In primavera, nella stagione più
bella dell’anno, a Tuscania, nel
cuore della maremma viterbese, si è svolto anche quest’anno
“Nitriti di Primavera”, la fiera nazionale del cavallo italiano. Venerdì 11 maggio, al taglio del
nastro inaugurale - la manifestazione si è conclusa due giorni dopo, domenica 13 - insieme
al sindaco di Tuscania Alessandro Cappelli erano presenti l’assessore all’agricoltura della Regione Lazio Daniela Valentini, il
presidente della Provincia di Viterbo Alessandro Mazzoli, l’assessore all’agricoltura della
Provincia di Viterbo Mario Trapè, il presidente della Camera di
Commercio di Viterbo, Ferindo
Palombella e il consigliere re-
gionale Giuseppe Parroncini.
È ormai da quattro anni che in
questa superba città d’arte si
danno appuntamento i proprietari di tutte le razze equine italiane per mostrare ad un pubblico numerosissimo il fiero fascino di quei quadrupedi unito
alla dimostrazione del loro possibile utilizzo. La grande ricchezza di spazi concessi all’evento ha permesso lo svolgimento contemporaneo di prove di diverso tipo, sui terreni più
adatti per ogni singola specialità. La manifestazione ha così
alternato rassegne morfologiche, gare di salto in libertà, derby di attacchi, gare di monta da
lavoro tradizionali maremmane,
pony games, salto ad ostacoli
dei pony, oltre a spettacoli ed
animazioni che si sono protratti
fino a notte fonda.“Nitriti di Primavera” si è così dimostrato oltre che appuntamento fieristico, anche un’ottima occasione
per passare una giornata all’aria aperta, magari in sella ad
un cavallo. Rose & Rosati,
connubio enofloreale
Rose & Rosati non è una sfumatura del quasi omonimo colore, bensì un connubio ben riuscito di rose e vini rosè. Per essere più chiari, una proposta di itinerario che si può definire “enofloreale” e che, nei giorni di sabato 19 e domenica 20 marzo,
ha animato con gusto e colore le vie del borgo di Castel Gandolfo. Organizzata dall’associazione “Arte e Vino”, sostenuta
dalla Regione Lazio, dal Comune di Castel Gandolfo e Provincia di Roma, la manifestazione ha visto venti aziende laziali
presentare i loro prodotti con corollario di convegni, degustazioni gratuite, concerti di musica, poesie e una fantastica
esposizione floreale curata da sette vivaisti del posto. Una situazione ottima per allietare le migliaia di turisti e visitatori accorsi sul posto. Durante l’evento si è inoltre svolto un concorso di pittura estemporanea di “vinarelli”, tecnica di pittura che
- al posto degli acquerelli - preferisce la trasparenza e la luminosità della bevanda preferita da Bacco. Una miscela di profumi e sapori che ha inebriato le vie del centro storico della residenza estiva papale, ma anche un modo originale per promuovere il turismo attraverso le bellezze, l’arte, i profumi e
l’enogastronomia tipici del Lazio.
“Al Parco con Flora”
ci si va a Santa Marinella
Passeggiate tra i colori e i profumi delle aziende florovivaistiche del Lazio e tante idee per l’arredo di
giardini, terrazzi e spazi all’aperto. Queste le maggiori attrazioni della mostra florovivaistica “Al parco
con Flora” che si è svolta dall’1 al 3 giugno al Parco Maiorca di Santa Marinella. La manifestazione,
alla sua prima edizione, è stata promossa dalla Cooperativa sociale Flosmar in collaborazione con la
Cooperativa sociale integrata Aura, e il patrocinio delle istituzioni regionali, provinciali e del comune
di Santa Marinella insieme alla Confederazione italiana agricoltori (Cia). Tanti gli appassionati e i profani del settore che hanno colto l’occasione di avvicinarsi al meraviglioso mondo dei fiori, di ammirarli da vicino e di subirne l’intramontabile fascino. La manifestazione è stata anche un importante occasione per un confronto tra le tante aziende espositrici, produttori, esercenti commerciali, ditte e associazioni che operano nei settori che vanno dal florovivaismo all’arredo giardino, aziende di prodotti biologici e biodinamici, di piante comuni e rare. Durante la manifestazione si sono svolti incontri e
dibattiti sulle condizioni attuali della produzione floricola e florovivaistica, sulle problematiche dei produttori, sui temi del lavoro e della sicurezza. Un vademecum
sul risparmio idrico
La Regione Lazio scende in
campo per il risparmio dell’acqua e realizza una piccola
guida per proporre strumenti
e consigli utili ad affrontare
una delle maggiori conseguenze dei mutamenti climatici: la carenza idrica.
Si tratta di un vero e proprio
vademecum rivolto sia ai cittadini che agli agricoltori per
un uso consapevole delle risorse idriche evitando inutili
sprechi e consumi eccessivi.
Consigli che vanno dal risparmio di acqua in casa - preferendo ad
esempio la doccia al bagno o controllando periodicamente lo stato dell’impianto idrico - a quello in agricoltura, attraverso la raccolta delle acque piovane o la programmazione dell’irrigazione. Il volume è una preziosa guida da consultare costantemente e rappresenta anche un utile strumento di conoscenza sullo stato attuale
delle risorse idriche della nostra regione. Un modo per ribadire che
acqua e agricoltura sono due importantissime chiavi di sviluppo
che sostengono l’economia e caratterizzano la vita di tutti i giorni.
La loro tutela deve andare di pari passo e il rapporto di solidarietà
tra cittadini e agricoltori colstituisce il tassello fondamentale per
raggiungere questo obiettivo. 
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Europa Rurale -Maggio n°3 - Agricoltura