Eugenio Carnazza IL FRANCOBOLLO DA CINQUE CENTESIMI Avvertenza I fatti narrati e i personaggi evocati sono di pura invenzione. Peraltro la vicenda si situa e si dipana partendo da alcune vicende storiche, il cosiddetto “Incontro di Racconigi”, fra il re Vittorio Emanuele III e lo zar Nicola II, e il processo Ferrer in Spagna. Pertanto vengono qui presentati anche dei resoconti dell’epoca (ripresi dal Corriere della Sera) e i nomi dei personaggi ivi citati, sono, in questo caso, reali. 1. L’autografo Cruseri si alzò in silenzio, sollevando la sedia perché non facesse rumore benché la sala di lettura fosse ormai vuota da diverso tempo; qualche raro lettore si attardava,e uno studente era al tavolo prestito libri, per restituire un volume di storia della letteratura russa. Riconsegnato il suo volume, il giovanotto si voltò e andò a urtare il bibliotecario che sopraggiungeva in quel momento portando sottobraccio alcuni volumi. Si fermarono a raccogliere i libri caduti, e Cruseri si chinò poiché ai suoi piedi giaceva un libro rilegato in cartone marmorizzato, dalla costola un po’ consumata color sabbia che riportava il titolo: LOGICA come scienza del concetto puro, scritto in piccoli caratteri dorati. L’edizione, come si avvide sbirciando all’interno, era del 1909, forse quella originale dell’opera, che Cruseri ricordava dovesse essere dei primi del Novecento. Ma la curiosità che si affacciava alla sua mente per quel libro che aveva letto alcuni decenni prima, e per quella che sembrava addirittura la prima edizione, venne subito troncata dalla premura del bibliotecario, accorso a recuperare il testo sfuggito - Grazie signor Cruseri, ha finito per oggi? - Sì, signor Giraudo, come mai questa Logica per le mani? - Stiamo spostando la sezione di filosofia; avevo dimenticato questi libri, sono gli ultimi della scansia, per oggi. Uscito dalla biblioteca, Cruseri camminò sotto il portico della via centrale che conduceva verso la stazione, attraversando qualche piazza su cui si affacciavano palazzi dalle facciate storiche in severo stile barocco, deviò poi verso il lungofiume. Qui, arrivato in una piccola piazza quadrata, avrebbe imboccato un portone ad arco, con una portineria, da cui giungeva solitamente odore di cavolfiori lessati. Aveva raggiunto casa, dopo aver oltrepassato il chiosco dei giornali, in ferro smaltato di verde, di forma ottagonale dalle cui locandine i titoli dei quotidiani richiamavano ancora l’attenzione sugli ultimi strascichi del caso Amadei. Ripensò con inquietudine alla figura del professor Amadei, che avevo abitato al secondo piano del palazzo sul lato opposto di quella stessa piazza fino a quando, divenuto cattedratico di filosofia del diritto, si era trasferito a Roma. Il caso era allarmante per la città in cui Amadei era nato; il professore era sparito, volatilizzato da circa una settimana. La sua abitazione era stata ritrovata in perfetto ordine dalla domestica, nessun segno di effrazione, nessun messaggio dallo scomparso. Una complicazione era intervenuta quando, alcuni giorni dopo, si era saputo che, presso il suo ufficio all’Istituto di Diritto dell’Università in cui insegnava, era sparita la relazione da lui preparata su richiesta del ministro Del Maglio, relativa a un importante disegno di legge. La relazione era poi riapparsa, ma a detta di alcuni che l’avevano a suo tempo avuta in visione, adesso era stravolta nella sostanza conclusiva. Dopo i primi sviluppi, Cruseri non aveva seguito l’evolversi della vicenda, se non per sommi capi. Non prese le scale, questa volta, ma l’antiquato ascensore dalla porta in ferro battuto, che lo condusse al terzo piano, ove abitava. La signora Cruseri era intenta a cucinare. L’odore che aleggiava per la casa faceva presagire che per cena ci sarebbe stata minestra di riso e prezzemolo, proprio quella che mangiava da piccolo, specie nelle serate autunnali quando la pioggia spruzzava i vetri delle finestre, rada eppure continua; in sottofondo il brusio di un giornalista televisivo, informava dei problemi provocati da quella lunga stagione di piogge, che ingrossava fiumi e torrenti in tutta la regione. Seduto a tavola, assorto nei suoi pensieri, venne richiamato alla realtà dal chiacchiericcio squillante di Lucilla, sua moglie, che lo aggiornava sul fatto di cronaca del momento. Gli parlava del caso del professore scomparso e del resto tutti, specialmente in quel quartiere, erano galvanizzati dall’argomento. - Ancora non se ne ha notizia e non se n’è trovata traccia, ma il fatto strano è che da giorni pare avessero segnalato la scomparsa, però le ricerche sono iniziate o comunque il caso è esploso solo dopo l’interrogazione alla Camera di quel, di quel…- Moscardi. - disse Cruseri. - Sì,di Moscardi, che ha sollevato la questione della consulenza modificata. Continuava, ma Cruseri non prestava molta attenzione, né era particolarmente impressionato dall’episodio, nonostante avesse un nitido ricordo della figura di Amadei. La minestra bollente riscaldava lui e tutto l’ambiente, la condensa formatasi ai vetri delle finestre nascondeva la veduta sui tetti delle case. Consumarono la cena e iniziò a rimuginare sulla ricerca alla biblioteca, sugli appunti presi e sulla necessità di doverli riordinare. Sparecchiarono. La signora Cruseri si mise a guardare la televisione per seguire il secondo notiziario della serata, lui si ritirò in camera per proseguire il suo lavoro. Si dedicava a uno studio sulla storia del potere politico moderno, riprendendo alcuni studi giovanili, rimasti interrotti per lungo tempo. E nel ricollegare i fili di quella vecchie ricerche si rendeva conto di una peculiarità della sua forma mentale, del suo modo di vedere le cose. Una visione anacronistica, di cui aveva rintracciato la matrice originaria: la sua vecchia biblioteca . Quella biblioteca dalla quale negli anni dell’infanzia e della giovinezza aveva attinto le sue letture di ogni tipo, era una apparentemente disorganica raccolta enciclopedica di testi storici, letterari e filosofici, di fine Ottocento, che perlopiù si arrestava agli anni Venti del Novecento e in pochi casi superava i Quaranta. Ma tanto disorganica non era; il mondo che vi era raffigurato era quello tardo ottocentesco, delle dispute fra positivismo e idealismo, delle lotte politiche che febbrilmente scuotevano il giovane Stato unitario. Saggi su Popolarismo e Nasismo in Sicilia, testi che si rifacevano allo scontro fra Storicismo assoluto e Attualismo gentiliano, si affiancavano a romanzi come quello sull’epopea garibaldina di Giuseppe Bandi e agli opuscoli di vita politica locale, come la raccolta del Mauvais su “Movimenti dell’anarcosindacalismo e lotta di classe urbana”, con i suoi accenni a gruppi politici effimeri e misconosciuti, come quel “movimento Massista”, sorto e dissoltosi nell’arco di pochi mesi fra il ’19 e il ’20 e del quale ora cercava di scoprire qualcosa in più. Il filo conduttore di quella raccolta, sembrava essere una visione sempre di minoranza della lotta politica e una passione per la storia come espressione dell’universale. Sia che si trattasse del Tocqueville, giovane esponente di quell’ossimoro politico che fu la sinistra dinastica, o del Colajanni, intransigente repubblicano di fine Ottocento, ricorreva l’attenzione per l’analisi politica come critica del particolarismo e del conformismo del potere. E in parte di questo trattava lo studio al quale Cruseri si dedicava in quelle settimane, in quei mesi: il rapporto tra potere ed ideologia. “ … i più diversi regimi si circondano di ‘letterati’, o, come ora si dice, d’ ‘intellettuali’, che poi , in quanto riescono a esser docili e si prestano ai servigi dello Stato e a coniare teorie o poemi utili allo Stato, non possono essere, com’è da aspettarsi, se non letterati e intellettuali di qualità poco fine. Per quelli di buona razza e di tempra fine, per gli indocili, pei tormentatori e turbatori di sé e degli altri, pei tentatori e seduttori di anime il poeta dei poeti ha messo in bocca al politico il motto: ‘ he thinks too much: such men are dangerous’.” Rileggendo il passo crociano de ‘Lo Stato e l’Etica ‘ gli tornò in mente il volume della Logica; l’indomani sarebbe tornato in biblioteca per completare la ricerca su potere e ideologie politiche, e avrebbe ridato un’occhiata anche a quel volume. Ora, seduto alla sua scrivania, metteva mano agli appunti della giornata, ma la mente vagava svogliata; forse era il clima di quella serata umida d’autunno a intorpidirlo; in breve fu colto da brividi di freddo, forse le lunghe ore trascorse in biblioteca, il ritorno sotto la pioggia, gli avevano fatto prendere un’infreddatura? - Qualcosa di forte e un buon latte bollente – pensò – ecco il rimedio! Poi mi metto a letto con un libro. Cruseri tornò in soggiorno, aprì un ripiano della libreria ove teneva qualche liquore e ne trasse la bottiglia. Mentre preparava il latte, tornando in salotto, vide un fascio di carte fra le bottiglie. Si trattava di vecchie carte di famiglia che prese per ingannare il tempo, in attesa di sorbire l’intruglio. Tornato allo scrittoio, si mise a sfogliare il plico; qualche lettera di suo zio a suo padre, delle ricevute e un paio di atti notarili, vecchie foto. Una cartolina illustrata di inizio secolo. Cruseri la ricordava perché da ragazzo la usava spesso come segnalibro, l’aveva sempre vista girare fra le carte del padre e apparteneva a quel genere di cose familiari, cui si è cosi assuefatti da non prestar loro mai la minima attenzione. Era l’illustrazione di un dipinto rinascimentale, una Madonna; sul retro, vergato a mano, un indirizzo sconosciuto, una data, 24 ottobre 1909, e poche righe in francese. Il piccolo francobollo da cinque centesimi, con l’effigie del sovrano di profilo, si stagliava senza clamore, su quella carta oramai ingiallita, con il suo colore grigiastro; quel francobollo di poco valore aveva sempre incuriosito Cruseri, per un piccolo dettaglio di cui non s’era mai dato una ragione. Riordinò il fascio di carte, e lo ripose nella libreria; il rimedio contro l’infreddatura, forse, non avrebbe fatto effetto, ma di certo, gli aveva conciliato il sonno e così, senza munirsi della lettura che s’era ripromesso, si coricò fra le lenzuola gelide, che piano piano sentiva riscaldarsi, mentre il lento picchiettare della pioggia sui vetri, lo accompagnava verso il sonno. Ma era un sonno febbrile il suo, animato da un sogno denso e confuso: seduto al suo posto, in biblioteca, Luigi Amedeo Cruseri dialogava col vecchio padre Italo, che, animato, sventolava le carte della libreria. Parlava ma le parole non si udivano, eppure Cruseri capiva ciò che gli veniva detto: ne capiva il senso, riguardava il francobollo della cartolina, che suo padre teneva appoggiata sul tavolo davanti a sé. La cartolina sarebbe arrivata in ritardo, occorreva spedirla al più presto, altrimenti non sarebbe giunta; del resto era pronta, e l’affrancatura c’era, non vedeva Luigi, che c’era? Si raccomandava, e ripeteva con insistenza la sua raccomandazione. Lo zio Luigi, in divisa d’ufficiale di fanteria, sostava poco discosto e annuiva con espressione poco soddisfatta. In mano, con fare distratto, teneva un volume, un volume anonimo, di cui riusciva solo a cogliere la copertina, in cartone marmorizzato, dalle tonalità screziate, tendenti al nocciola, gli spigoli un po’ smussati dall’usura. La Madonna dell’illustrazione prese il posto dello zio e sembrò voler dire qualcosa a sua volta; lo scrutava, mentre, a scatti, la figura del padre riappariva, entrando e uscendo dalla sala della biblioteca. Cruseri, invece, era chino a raccogliere pile di vecchi e polverosi libri, con l’affanno di doverli sistemare al loro posto, tutti al loro posto, seguendo la catalogazione, ma avrebbe fatto in tempo? Levando lo sguardo verso lo zio, trovò gli occhi freddi e penetranti del professor Amadei, che, senza rivolgergli la parola, si girò e lievemente curvo, come ricordava di averlo sempre visto, raccolse un pacco di carte polverose; - Queste come le archivierà? – gli domandò mentre lui, stava cercando di sollevare la sua pila di libri, invano. Si svegliò. Erano circa le due di notte, lo percorrevano brividi di freddo e un gelido sudore. Una volta alzatosi, barcollando nel buio, andò alla ricerca d’un termometro. Si preparò dell’altro latte che prese con un’aspirina; poi prese il giornale e si mise a leggere in attesa del sonno. Le indagini seguono la direzione della scomparsa volontaria; a quanto è dato sapere, infatti, gli investigatori hanno raccolto elementi che mostrano una possibile fase depressiva attraversata dal professore, rimasto vedovo da poco tempo. Testimoni appartenenti alla cerchia delle più strette conoscenze di Amadei, confermano che negli ultimi tempi egli avrebbe dimostrato sintomi di instabilità; già in precedenza, infatti, egli sarebbe sparito per alcuni giorni, tornando successivamente senza fornire spiegazioni. Il Rettore, a nome del senato accademico, ha espresso viva preoccupazione per la vicenda, sollecitando le autorità ad accelerare le indagini per una rapida e positiva soluzione della vicenda. Anche il sottosegretario Sciacca ha espresso, a nome del ministero per il quale Amadei aveva collaborato, la speranza che questa fase personale dell’illustre docente sia priva di conseguenze, consentendogli di tornare al più presto a svolgere la sua feconda attività di studioso e giurista. Queste sono le dichiarazioni ufficiali. Sul versante politico della vicenda, però, vanno registrate nuove dichiarazioni dell’on. Moscardi, che in commissione, a nome dell’opposizione, ha nuovamente insistito sui lati poco chiari della relazione di studio, presentata dal ministro, avvalendosi della consulenza di un gruppo di studiosi, coordinati proprio dal professor Amadei. Successivamente, però, questi avrebbe ritirato la propria firma dal documento, che sarebbe comunque stato presentato a supporto del disegno di legge di istituzione dei Fondi di stabilizzazione. Spense la luce e si addormentò nuovamente. 2. Un Ritaglio di giornale La radiosveglia scattò. Sommessamente le note delle variazioni sulla Folia, di Martìn y Coll, richiamarono Cruseri dal profondo torpore in cui era caduto dopo il risveglio febbrile della notte. Era ancora buio e dalla finestra filtrava ancora la fioca luce di alcuni lampioni disseminati lungo la via sottostante. Non aveva smesso di piovere e l’umidità rendeva il freddo più penetrante. Decise di alzarsi, si sentiva rinfrancato, anche se l’impressione lasciata dal sogno notturno non era del tutto svanita. Accese la radio e iniziò a prepararsi la colazione, una voce leggeva un notiziario; non ne seguiva il filo, ma lasciava che il pensiero languisse mentre assorbiva quel clima di umido autunno, crogiolandosi nel tepore della cucina. La caffettiera, borbottando, lo confortava con la promessa del mattutino caffelatte. Terminato il notiziario, la radio trasmetteva ora il consueto programma di musica e commenti letterari; quel giorno il tema del programma sembrava essere “La magia nell’arte culinaria”, e alle recensioni del conduttore di uno studio storico antropologico americano sulle pozioni magiche nei paesi mediterranei durante il Rinascimento, si alternavano brani jazz e sonate cinque seicentesche di scuola iberica. Dopo qualche minuto sopraggiunse la moglie; dalla sua espressione e dalla capigliatura arruffata, Cruseri intuì che non era del tutto riemersa dal sonno; tuttavia fu lei ad iniziare quasi subito la conversazione che, diversamente dal solito, non si concentrava sulle novità relative a figli e nipoti, ma sul fatto di cronaca della sera prima. - Hai sentito, Luigi, cos’ha detto il notiziario sul documento del professor Amadei? - - No, - rispose lui - non facevo attenzione, stamani non sono molto in forma, ho preso freddo. - Il caso si complica. Amadei collaborava per la famosa relazione introduttiva al disegno di legge. Fra le carte relative a quella consulenza il sottosegretario ha rinvenuto il documento in base al quale sostiene la tesi dell’allontanamento volontario del professore. Il fatto è che in questa pagina dattiloscritta, quindi non un autografo, non una vera e propria lettera, ci sono divagazioni strane, che non hanno nulla a che vedere con l’argomento, con la materia del disegno di legge; ci sarebbe un riferimento alla solitudine, alla mancanza di scopi nella vita. Fatto sta che si insiste sull’ipotesi di una fase depressiva, si ritorna al suicidio del nipote. - Sì ma quello è un fatto di dieci anni fa. - Dodici, per l’esattezza. Anche a me la cosa è parsa un po’ tirata per i capelli. - E poi, - riprese Cruseri - con il nipote, non aveva questo grande legame, come con la sorella. Viveva vicino al fratello, nel loro stesso palazzo, e aveva fatto amicizia con Lucilla, perché suo figlio aveva la stessa età di Cristina, la loro figlia più grande e frequentavano le medesime classi, ma in sezioni diverse. I rapporti con il fratello erano stati buoni per lungo tempo, poi si erano raffreddati. Cruseri pensava che al fondo vi fossero i dissapori con la moglie di Amadei, donna ambiziosa e scostante. I Cruseri erano rimasti molto colpiti dalla notizia della morte di Federico, ritrovato sul lungofiume; un suicidio, pare, ma c’erano di certo anche problemi di droga. - Sì il sottosegretario Sciacca ha molto insistito su questo ritrovamento, che ieri è stato rilanciato dallo scoop di un giornale, mi pare “Il Nuovo Tribuno” , il quale ha pubblicato il testo dello scritto, addirittura con un fondo del direttore, che sta sollevando un caso. Sta sollevando il solito polverone, pensò Cruseri. Terminarono la colazione, divagando, e poco dopo uscirono. Si fermò prima all’edicola sotto casa ove aveva acquistato il quotidiano. All’entrata della biblioteca una locandina della bacheca esponeva l’avviso per una conferenza che si sarebbe tenuta nel pomeriggio, proprio lì, nella sala convegni, il tema era: “Il Frammento letterario nella filologia: ricostruzione ed arbitrio”. L’incontro con il vecchio volume della Logica del giorno innanzi, aveva risvegliato qualcosa in lui, e forse era uno degli ingredienti che gli avevano procurato quello stato d’animo tra l’assorto e l’inquieto. Ora voleva andarli a riprendere, quasi per esorcizzarli o portarli alla luce. Salutò il bibliotecario Giraudo e richiese lo stesso volume del giorno prima: - Sì certo. - rispose Giraudo - Lei è il primo che lo richiede da parecchio, penso, del resto è una delle prime edizioni, ed è consentita solo la consultazione in sede. - Per me va benissimo. - rispose Cruseri. Nella sala quasi vuota, osservava il volume davanti a lui, ancora nuovo nonostante il tempo, solo un poco consumato sugli angoli. Iniziò sfogliando le prime pagine e, senza un ordine preciso, leggeva ora qua ora là. Il concetto è senza dubbio pensato solo in quanto si concreta in una forma espressiva e si fa per questo rispetto rappresentazione.” Si era soffermato su questo passo, e la lettura non procedeva oltre, il pensiero pareva sfuggirgli; assente la sua mente, le mani continuavano a sfogliare le pagine, con delicatezza; e fra due di esse, proprio inserito vicino all’attaccatura delle pagine, un piccolo riquadro di carta ingiallita, un ritaglio attirò l’attenzione di Cruseri. Si trattava di un ritaglio che sembrava preso da una pagina di giornale, dai contorni netti, con la chiara intenzione di riprendere proprio quella breve nota; era una nota di cronaca: Veniamo informati all’ultima ora, del ritrovamento ieri notte, del corpo senza vita, di un uomo, in via degli Stampatori, presso il civico numero 24. L’uomo è stato trovato riverso per strada, privo di ogni documento di riconoscimento, benché