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Centro di Ateneo per i Serv izi I nfor mat iv i
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USO CORRETTO DEI SISTEMI INFORMATICI
(conforme alla normativa vigente sulla sicurezza nei luoghi di lavoro)
Angelo Violetta
ANGELO VIOLETTA
USO CORRETTO DEI SISTEMI INFORMATICI
(conforme alla normativa vigente sulla sicurezza nei luoghi di lavoro)
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A mia madre
A chi può bastare l’umiltà
di un semplice grazie
perché non esiste
nulla al mondo
che potrà rendere
a lui omaggio
per tutto quello che
ha fatto per me
Mi manchi Papà
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Ringraziamenti____________________________________
Il presente manuale è stato redatto con la supervisione del prof. Enrico De
Rosa (Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione d’Ateneo), e del prof.
Eduardo Farinaro (Medico Competente).
La copertina è stata progettata dalla dott.sa Stefania Grasso Responsabile
Immagine e Comunicazione del CSI.
GRAZIE
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Presentazione
Mi
è molto gradito presentare questo manuale, preparato con cura e
professionalità dall’ing. Angelo Violetta che ringrazio di cuore. Sappiamo
tutti quanto sia importante la tematica della sicurezza nell’ambiente di
lavoro, e oggi tale problematica si è estesa anche alle attività svolte in
ufficio, e specialmente alle attività che richiedono l’uso di sistemi
informatici.
Nel volume sono riportati i riferimenti generali e di base per la sicurezza
sul luogo di lavoro e poi, più dettagliatamente, le linee guida per l’uso
corretto dei sistemi informatici. Il manuale vuole essere un utile
strumento per gli operatori che svolgono attività di ufficio, ma più in
generale per chiunque usi un personal computer, e perfino per i genitori
che vogliono educare i propri figli anche su questi aspetti. Il manuale è
anche utile per chi debba progettare o sistemare luoghi di lavoro adibiti ad
uffici.
Si spera che coloro che riceveranno questo volumetto vogliano attivarsi
perché le linee guida siano applicate coscienziosamente e, più in generale,
ci aiutino a diffondere la cultura della sicurezza.
Il Presidente del CSI
(prof. Giuseppe Marrucci)
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Lo sviluppo della tecnologia dei computer e la prolificazione delle loro applicazioni
in innumerevoli campi, ha portato, in brevissimo tempo, alla corrispondente
crescita dell’uso di unità videoterminali in quasi tutti i settori lavorativi.
È evidente, pertanto, che il posto di lavoro al videoterminale (VDT) ha
rivoluzionato il tradizionale lavoro d’ufficio. Questa trasformazione produce
un positivo impatto sulla produttività e sull’individuale performance, per la libertà
di accesso all’informazione e per la facilità di comunicazione.
Conseguentemente, tra gli addetti all’attività al videoterminale ha
cominciato a diffondersi, con sempre maggiore frequenza, l’attribuzione di
disturbi psico-fisici correlati al suo utilizzo. La psicopatologia del lavoro ha
perciò sovente focalizzato la propria attenzione sulle potenzialità di
“minaccia psicologica” insite in questi processi di cambiamento e sui costi
in termini di identità sociale, di ruolo e di benessere, che possono gravare
sulle persone.
Dunque, l’utilizzo delle tecnologie informatizzate è stato associato ad un
aumentato livello di stress, con manifestazioni di tipo emozionale come
l’ansietà, la depressione, la tensione nervosa, e irritabilità; e di tipo
psicosomatico come l’insonnia, l’anoressia, l’epigastralgie, il mal di testa, la
stanchezza eccessiva, e la digestione difficile.
Ricerche internazionali dimostrano che gli operatori a tempo pieno al VDT
mostrano livelli di stress più elevati rispetto a quelli che utilizzano il terminale
part-time o ad altri impiegati d’ufficio e le differenze sono più marcate quando
l’uso continuativo del VDT supera le quattro ore e le condizioni complessive di
lavoro, intese come organizzazione ed ambiente, sono carenti.
Le condizioni di stress in questo tipo di lavoro sono il risultato di numerosi
fattori che è difficile considerare separatamente, in quanto possono
svolgere un’azione negativa combinata in maniera complessa sul benessere
fisico e mentale.
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Pertanto la condizione di tensione generalizzata e di stress incide tanto più
negativamente sull’equilibrio psicoemotivo, quanto più conflittuali sono i
rapporti di lavoro, e quanto più critici saranno i fattori di clima aziendale e
di rischio ambientale (illuminazione, rumore, microclima, fumo passivo,
spazi inadeguati, disergonomia della postazione, ecc.).
Angelo Violetta
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SOMMARIO_________________________________
Introduzione.................................................................................................... 15
Lavoro al videoterminale............................................................................... 15
Capitolo 1- Riferimenti al Testo Unico per la Sicurezza............................. 19
1.1
Definizioni ................................................................................... 19
1.1.1 - Videoterminale (VDT) ................................................................... 19
1.1.2 - Posto di lavoro............................................................................... 19
1.1.3 - Unità produttiva ............................................................................. 19
1.1.4 - Pericolo ......................................................................................... 19
1.1.5 - Rischio .......................................................................................... 20
1.1.6 - Dirigente ....................................................................................... 20
1.1.7 - Azienda ......................................................................................... 20
1.1.8 - Preposto ........................................................................................ 20
1.1.9 - Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) ....... 20
1.1.10 - Datore di lavoro ........................................................................... 21
1.1.11 - Servizio di Prevenzione e Protezione dei rischi ............................. 21
1.1.12 - Addetto al Servizio di Prevenzione e Protezione ........................... 21
1.1.13 - Medico competente ...................................................................... 22
1.1.14 - Sorveglianza sanitaria .................................................................. 22
1.1.15 - Salute .......................................................................................... 22
1.1.16 - Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) .................. 22
1.1.17 - Sistema di promozione della salute e sicurezza ............................. 22
1.1.18 - Lavoratore ................................................................................... 23
1.1.19 - Prevenzione ................................................................................. 24
1.1.20 - Buone prassi ................................................................................ 24
1.1.21 - Formazione.................................................................................. 24
1.1.22 - Informazione ............................................................................... 24
1.1.23 - Linee guida .................................................................................. 25
1.1.24 - Addestramento............................................................................. 25
Capitolo 2 – Ambiente di lavoro ................................................................... 27
2.1 - Principali misure di prevenzione ........................................................ 28
2.2 - Organizzazione dell’area di lavoro ..................................................... 29
2.3 - Caratteristiche delle attrezzature ........................................................ 29
2.3.1 - Lo schermo.................................................................................... 29
2.3.1.1 - Dimensione dei caratteri.............................................................. 31
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2.3.1.2 - Forma dei caratteri (font) .............................................................32
2.3.1.3 - Nitidezza dei caratteri ..................................................................32
2.3.1.4 - Geometria dell’immagine ............................................................33
2.3.1.5 - Manutenzione per lo schermo ......................................................33
2.3.2 - Tastiera e dispositivo di puntamento ...............................................33
2.3.2.1 – Manutenzione della tastiera e del mouse ......................................35
2.3.3 - La postura alla tastiera ....................................................................35
2.3.4 - Piano di lavoro ...............................................................................36
2.3.5 - Sedile di lavoro ..............................................................................37
2.4 - Computer portatili ..............................................................................38
2.5 - Stampante ..........................................................................................38
2.5.1 - Posizione della stampante ...............................................................39
2.6 - Stazioni di lavoro CAD ......................................................................39
2.6.1 - Illuminazione per postazione CAD .................................................40
2.6.2 - Arredi per postazione CAD ............................................................40
2.7 – Contact Center ..................................................................................41
2.8 Postazione al VDT per disabili .............................................................42
2.9 - Requisiti ambiente di lavoro ...............................................................43
2.9.1 - Qualità dell’aria indoor...................................................................43
2.9.2 - Patologie correlate..........................................................................44
2.9.3 - Condizioni di sicurezza ..................................................................45
2.9.4 - Microclima ....................................................................................45
2.9.4.1 - Ambienti con ventilazione naturale ..............................................46
2.9.5 - Parametri microclimatici ................................................................47
2.9.6 – Fattori microbiologici ....................................................................48
2.9.7 - Radiazioni ......................................................................................49
2.9.8 - Irraggiamento termico ....................................................................49
2.9.9 - Illuminazione .................................................................................49
2.9.9.1 - Colore della luce .........................................................................50
2.9.9.2 - Grado di riflessione del locale......................................................51
2.9.9.3 - Illuminazione artificiale ...............................................................51
2.9.10 - Luce diurna ..................................................................................52
2.9.11 – Affaticamento da illuminazione ...................................................56
2.9.12 - Psicologia del lavoro e attività lavorative ......................................56
2.9.12.1 - Criteri per strutturare le attività lavorative ..................................56
2.9.12.2 - Sette criteri per ripartire correttamente i compiti.........................58
2.9.12.3 - Criteri per l’interazione uomo-computer ....................................60
2.9.13 - Soddisfazione sul lavoro ...............................................................61
2.9.14 - Organizzazione del lavoro ............................................................61
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Capitolo 3 - Ergonomia e sicurezza ai videoterminali ................................ 65
3.1 - Ergonomia del posto di lavoro con il VDT ......................................... 67
3.2 - Affaticamento visivo ......................................................................... 70
3.3 - Ergonomia della visione .................................................................... 72
3.4 - Problemi posturali ............................................................................. 74
Capitolo 4 – Ottimizzare la posizione di lavoro al VDT ............................ 79
4.1 - Spalla ................................................................................................ 80
4.2 - Collo ................................................................................................. 82
4.3 - Dorso e gambe................................................................................... 83
4.4 - Avambraccio, polso e mano ............................................................... 84
4.5 - Avambraccio e mano ......................................................................... 85
4.6 - Occhio............................................................................................... 86
Capitolo 5 - Condizioni di salute e benessere............................................... 87
5.1 - Postura corretta.................................................................................. 87
5.2 - Sintomi oftalmologici ........................................................................ 91
5.3 - Sintomi ortopedici ............................................................................. 91
5.4 - Sintomi psicologici ............................................................................ 94
5.5 - Lavoratrici in stato di gravidanza ....................................................... 95
Capitolo 6 – Green area.................................................................................. 96
6.1 - I vantaggi delle piante........................................................................ 96
6.2 - Effetti delle piante negli ambienti interni ............................................ 97
6.3 - L’effetto delle piante sul nostro benessere .......................................... 97
6.4 - Un uso effettivo delle piante .............................................................. 98
Conclusioni ..................................................................................................... 99
Appendice A – Allegato XXXIV - Videoterminali ...................................... 101
Bibliografia ................................................................................................... 107
Riferimenti normativi .................................................................................. 109
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Introduzione
Il
lavoro al computer prevede una rapida scrittura sulla tastiera, e
l’utilizzo del mouse come strumento di puntamento. Un uso non
confortevole del computer, che significa assumere una posizione scorretta
mentre si usa la tastiera con i relativi strumenti di lavoro mal posizionati o
stare seduti nella stessa posizione per ore, può favorire l'insorgenza di
affaticamento della schiena, dei polsi e delle mani. Quindi, è necessario
prevenirli creando il cosiddetto “Comfort al computer”. Prevenire la
stanchezza della schiena, dei polsi e delle mani significa prendersi cura
della propria postura e dell'area di lavoro.
Il presente volume si pone come obiettivo quello di dare delle indicazioni
tecniche per l’uso corretto di attrezzature. Le indicazioni che sono
riportate fanno riferimento alle normative e alle leggi vigenti che
permettono di:
garantire livelli di sicurezza elevata per chi lavora a
videoterminale, riportando dei modelli di riferimento che
soddisfano le performance lavorative (ergonomia);
ottimizzare la postazione di lavoro, riducendo al minimo i possibili
discomfort per l’operatore di videoterminale, elencando quali sono
le probabili cause e quali sono le possibili correzioni a garanzia di
un’ottima condizione di salute e benessere.
Lavoro al videoterminale
Il videoterminale (VDT) è ormai entrato a far parte degli strumenti
comunemente usati sul posto di lavoro. Numerose attività professionali
non potrebbero addirittura esistere senza l’ausilio di un’unità video. È
evidente che il posto di lavoro al VDT ha rivoluzionato il tradizionale
lavoro d’ufficio. D’altro canto, il numero dei videoterminali nel settore
produttivo è in costante aumento e al giorno d’oggi non esiste
praticamente quasi nessuna macchina che non sia collegata a un terminale
video. In tutti i settori del terziario è evidente una predominanza di posti
di lavoro attrezzati con VDT. Ma anche nell’industria essi hanno raggiunto
una grande diffusione, tanto che non si può più parlare di una
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concentrazione di VDT in singole categorie professionali. Il fatto stesso che
non solo gli uffici di segreteria, ma anche quelli delle officine, siano
equipaggiati di VDT, ha incrementato notevolmente l’interesse per
l’ergonomia.
Diversa è la situazione per i notebook, sempre più amati dal grande
pubblico. Centinaia di migliaia di questi piccoli gioielli tecnologici
vengono utilizzati su treni, aerei, in auto, nei ristoranti e anche durante le
visite dei clienti. Dato che il luogo di utilizzo difficilmente risponde a
criteri ergonomici, non è facile dare consigli a questo riguardo. Bisogna
anche tenere conto della tendenza, sempre più frequente negli uffici, ad
utilizzare i notebook in postazione fissa. Solitamente, chi utilizza un
notebook è più facilmente disposto a lavorare in condizioni disagevoli, in
quanto si tratta di un impiego di breve durata e in luoghi sempre diversi
(inoltre, le batterie si esauriscono dopo poche ore).
In linea di massima le attività al VDT possono essere suddivise nel
seguente modo:
attività svolte prevalentemente davanti allo schermo (dialogo con
il PC);
attività svolte prevalentemente con testi (data entry);
attività miste;
uso sporadico dello schermo.
Quando si lavora principalmente con testi cartacei lo sguardo è rivolto
soprattutto sul documento. Solo di tanto in tanto si controlla lo schermo.
Con entrambe le mani si lavora quasi esclusivamente con la tastiera,
mentre il mouse viene utilizzato di rado. La posizione della schiena e del
capo è per così dire forzata. Il lavoro è spesso monotono, senza possibilità
di variazione. Le parti del corpo maggiormente sollecitate sono la colonna
vertebrale, i muscoli di collo e spalle, nonché i muscoli e i tendini di braccia
e mani. Anche gli occhi si possono affaticare se i documenti non sono ben
leggibili. Nonostante la monotonia del lavoro, l’impegno richiesto
all’utente in termini di ricettività e concentrazione è molto alto.
Quando si lavora principalmente con lo schermo si comunica soprattutto
con il sistema. Questo vale sia per la creazione di testi e immagini, sia per
la ricerca di informazioni (ad es. ricerche in Internet, consultazione di
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elenchi telefonici on-line, glossari e dizionari in formato CD-ROM, ecc.). I
dati vengono inseriti e richiamati con la tastiera e il mouse. Lo sguardo è
rivolto soprattutto al monitor, mentre la tastiera viene usata di meno
rispetto a quando si immettono dei dati. In questo modo si riduce la
percentuale di lavori secondari. I documenti o i manuali tecnici non
vengono più prodotti in forma cartacea, ma possono essere visualizzati
direttamente sullo schermo. Il lavoratore è quindi sottoposto ad uno sforzo
notevole in termini di concentrazione, attenzione e reattività.
Un’attenzione particolare va rivolta alle postazioni CAD (Computer Aided
Design), in quanto i lavoratori sono sottoposti a particolari sollecitazioni.
Da un lato si fa ricorso a schermi giganti, con ripercussioni sulla scelta
degli arredi d’ufficio e dell’illuminazione; dall’altro, bisogna considerare
che molti operatori trascorrono buona parte del loro tempo davanti allo
schermo.
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Capitolo 1- Riferimenti al Testo Unico per la Sicurezza
Prima di addentrarsi nella descrizione tecnica, è opportuno far riferimento
alle principali definizioni.
1.1 Definizioni
1.1.1 - Videoterminale (VDT)
Uno schermo alfanumerico o grafico a prescindere dal tipo di
procedimento di visualizzazione utilizzato.
1.1.2 - Posto di lavoro
L'insieme che comprende le attrezzature munite di
videoterminale, eventualmente con tastiera ovvero altro
sistema d’immissione dei dati, ovvero, software per
l'interfaccia uomo/macchina, gli accessori opzionali, le
apparecchiature connesse, comprendenti l'unità a dischi, il
telefono, il modem, la stampante, il supporto per i documenti,
la sedia, il piano di lavoro, nonché l'ambiente di lavoro
immediatamente circostante.
1.1.3 - Unità produttiva
Stabilimento o struttura finalizzata alla produzione di beni o
all’erogazione di servizi, dotati di autonomia finanziaria e
tecnico funzionale.
1.1.4 - Pericolo
Proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente
il potenziale di causare danni.
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1.1.5 - Rischio
Probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno
nelle condizioni d’impiego o di esposizione ad un determinato
fattore o agente oppure alla loro combinazione. Il rischio (R) è
funzione della magnitudo (M) del danno provocato e della
probabilità (P) o frequenza del verificarsi del danno.
1.1.6 - Dirigente
Persona che, in ragione delle competenze professionali e di
poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell’incarico
conferitogli, attua le direttive del datore di lavoro
organizzando l’attività lavorativa e vigilando su di essa.
1.1.7 - Azienda
Il complesso della struttura organizzata dal datore di lavoro
pubblico o privato.
1.1.8 - Preposto
Persona che, in ragione delle competenze professionali e nei
limiti di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura
dell’incarico conferitogli, sovrintende all’attività lavorativa e
garantisce l’attuazione delle direttive ricevute, controllandone
la corretta esecuzione da parte dei lavoratori ed esercitando un
funzionale potere di iniziativa.
1.1.9 - Responsabile del Servizio di Prevenzione e
Protezione (RSPP)
Persona in possesso delle capacità e dei requisiti professionali
di cui all’articolo 32 del DLgs. 81/08 designata dal datore di
lavoro, cui risponde, per coordinare il servizio di prevenzione e
protezione dai rischi.
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1.1.10 - Datore di lavoro
Il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore o,
comunque, il soggetto che, secondo il tipo e l’assetto
dell’organizzazione nel cui ambito il lavoratore presta la
propria attività, ha la responsabilità dell’organizzazione stessa
o dell’unità produttiva in quanto esercita i poteri decisionali e
di spesa. Nelle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1,
comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, per
datore di lavoro si intende il dirigente al quale spettano i
poteri di gestione, ovvero il funzionario non avente qualifica
dirigenziale, nei soli casi in cui quest’ultimo sia preposto ad
un ufficio avente autonomia gestionale, individuato
dall’organo di vertice delle singole amministrazioni tenendo
conto dell’ubicazione e dell’ambito funzionale degli uffici nei
quali viene svolta l’attività, e dotato di autonomi poteri
decisionali e di spesa. In caso di omessa individuazione, o di
individuazione non conforme ai criteri sopra indicati, il datore
di lavoro coincide con l’organo di vertice medesimo.
1.1.11 - Servizio di Prevenzione e Protezione dei rischi
Insieme delle persone, sistemi e mezzi esterni o interni
all’azienda finalizzati all’attività di prevenzione e protezione
dai rischi professionali per i lavoratori.
1.1.12 - Addetto al Servizio di Prevenzione e Protezione
Persona in possesso delle capacità e dei requisiti professionali
di cui all’articolo 32 del DLgs. 81/08, facente parte del servizio
di prevenzione e protezione dei rischi.
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1.1.13 - Medico competente
Medico in possesso di uno dei titoli e dei requisiti formativi e
professionali di cui all’articolo 38 del DLgs. 81/08, che,
secondo quanto previsto all’articolo 29, comma 1 dello stesso
DLgs., collabora con il datore di lavoro ai fini della
valutazione dei rischi ed è nominato dallo stesso per
effettuare la sorveglianza sanitaria e per tutti gli altri compiti
di cui al presente decreto; i requisiti formativi e professionali
del medico competente sono quelli indicati all’art. 38 del DLgs.
81/08.
1.1.14 - Sorveglianza sanitaria
Insieme degli atti medici, finalizzati alla tutela dello stato di
salute e sicurezza dei lavoratori, in relazione all’ambiente di
lavoro, ai fattori di rischio professionali e alle modalità di
svolgimento dell’attività lavorativa.
1.1.15 - Salute
Stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non
consistente solo in un’assenza di malattia o d’infermità.
1.1.16 - Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza
(RLS)
Persona eletta o designata per rappresentare i lavoratori per
quanto concerne gli aspetti della salute e della sicurezza
durante il lavoro.
1.1.17 - Sistema di promozione della salute e sicurezza
Complesso dei soggetti istituzionali che concorrono, con la
partecipazione delle parti sociali, alla realizzazione dei
programmi di intervento finalizzati a migliorare le condizioni
di salute e sicurezza dei lavoratori.
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1.1.18 - Lavoratore
Persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale,
svolge un’attività lavorativa nell’ambito dell‘organizzazione
di un datore di lavoro pubblico o privato, con o senza
retribuzione, anche al solo fine di apprendere un mestiere,
un’arte o una professione, esclusi gli addetti ai servizi
domestici e familiari. Al lavoratore così definito è equiparato:
il socio lavoratore di cooperativa o di società, anche, di fatto,
che presta la sua attività per conto delle società e dell’ente
stesso; l’associato in partecipazione di cui agli articoli 2549 e
seguenti del codice civile; il soggetto beneficiario delle
iniziative di tirocini formativi e di orientamento di cui
all’articolo 18 della legge 24 giugno 1997, n. 196 e di cui a
specifiche disposizioni delle leggi regionali, promosse al fine
di realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro o di
agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza
diretta del mondo del lavoro; l’allievo degli istituti di
istruzione ed universitari e il partecipante ai corsi di
formazione professionale nei quali si faccia uso di laboratori,
attrezzature di lavoro in genere, agenti chimici, fisici e
biologici, ivi comprese le apparecchiature fornite di
videoterminali limitatamente ai periodi in cui l’allievo sia
effettivamente applicato alle strumentazioni o ai laboratori in
questione; il volontario, come definito dalla legge 1° agosto
1991, n. 266; i volontari del Corpo Nazionale dei Vigili del
fuoco e della protezione civile; il volontario che effettua il
servizio civile; il lavoratore di cui al decreto legislativo 1°
dicembre 1997, n. 468 e successive modificazioni.
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1.1.19 - Prevenzione
Il complesso delle disposizioni o misure necessarie per evitare
o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della
popolazione e dell’integrità dell’ambiente esterno.
1.1.20 - Buone prassi
Soluzioni organizzative o procedurali coerenti con la
normativa vigente e con le norme che attraverso la riduzione
dei rischi e il miglioramento delle condizioni di lavoro, sono
elaborate e raccolte dalle regioni, dall’Istituto Superiore per la
Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (ISPESL), dall’Istituto
Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro
(INAIL) e dagli organismi paritetici di cui all’articolo 51 del
DLgs. 81/08, validate dalla Commissione consultiva
permanente di cui all’articolo 6 del DLgs. 81/08, previa
istruttoria tecnica dell’ISPESL, che provvede ad assicurarne la
più ampia diffusione.
1.1.21 - Formazione
Processo educativo attraverso il quale trasferire ai lavoratori
ed agli altri soggetti del sistema di prevenzione e protezione
aziendale conoscenze e procedure utili alla acquisizione di
competenze per lo svolgimento in sicurezza dei rispettivi
compiti in azienda e alla identificazione, alla riduzione e alla
gestione dei rischi.
1.1.22 - Informazione
Complesso delle attività dirette a fornire conoscenze utili
all’identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi in
ambiente di lavoro.
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1.1.23 - Linee guida
Atti di indirizzo e coordinamento per l’applicazione della
normativa in materia di salute e sicurezza predisposti dai
Ministeri, dalle Regioni, dall’ISPESL e dall’INAIL e approvati
in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le
regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano.
1.1.24 - Addestramento
Complesso delle attività dirette a fare apprendere ai
lavoratori l’uso corretto di attrezzature, macchine, impianti,
sostanze, dispositivi, anche di protezione individuale e le
procedure di lavoro.
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Capitolo 2 – Ambiente di lavoro
La valutazione dei rischi consiste in un esame di tutti gli aspetti attinenti il
lavoro, finalizzato ad analizzare i pericoli, verificare le situazioni di
esposizione ai medesimi, individuare i rischi e la probabilità che gli stessi
diano luogo a lesioni o danni (incidenti, infortuni, malattie professionali,
ecc.) per i lavoratori o per altro personale presente in azienda (appaltatori,
personale addetto allo scarico delle merci, imprese di pulizia, ecc.), e
consente di individuare le misure di prevenzione e protezione per eliminare o
ridurre i rischi ad un livello accettabile.
Si può pertanto definire la valutazione dei rischi come un processo
finalizzato alla programmazione delle misure di prevenzione da attuare
presso l’Ente. Il datore di lavoro prende i provvedimenti necessari per
prevenire i rischi professionali, informare e formare i lavoratori e
organizzare i mezzi destinati alla prevenzione. Sulla base della valutazione
dei rischi, il datore di lavoro definisce le priorità di intervento che devono
tener conto dell’accettabilità dei rischi valutando anche i costi e i benefici
che la loro riduzione comporta per la comunità. In pratica, la valutazione
dei rischi deve consentire di portare alla luce i problemi relativi alla
sicurezza e alla salute dei lavoratori, definendo con il Servizio di
Prevenzione e Protezione (SPP) proposte e programmi articolati per la
risoluzione degli stessi e per il miglioramento delle condizioni di salute e
di sicurezza. Ai sensi dell’articolo 174 del DLgs 81/08, sono stati analizzati
attentamente i posti di lavoro degli addetti all’utilizzo dei VDT e,
verificando attentamente l’attività lavorativa degli stessi, sono stati
riscontrati e valutati i rischi riportati nella tabella che segue.
La tecnica di produzione delle immagini sullo schermo è tale per cui
dall'apparecchio vengono generate, oltre alla luce visibile, radiazioni
elettromagnetiche di varia lunghezza d'onda, di debole intensità e
difficilmente apprezzabili con gli strumenti di misura, come è ormai
dimostrato da una serie numerosa di rilevazioni su apparecchi diversi per
marca, modello e stato di manutenzione.
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Tabella 1 – Valutazione dei rischi
Descrizione del Rischio
Elettrocuzione
Incendio
Stress psicofisico
(utilizzo intensivo)
Affaticamento visivo
Urti, colpi, impatti e
compressioni
Radiazioni non
ionizzanti
Punture, tagli ed
abrasioni
Rumore
Probabilità
Possibile
Possibile
Magnitudo
Grave
Grave
Rischio
MEDIO
MEDIO
Livello
3
3
Probabile
Modesto
MEDIO
3
Probabile
Modesto
MEDIO
3
Probabile
Modesto
MEDIO
3
Possibile
Modesto
MEDIO
2
Probabile
Modesto
MEDIO
3
Possibile
Lieve
MOLTO
BASSO
1
La tabella “Valutazione dei Rischi” si riferisce solo all’analisi del posto di lavoro e
all’utilizzo del Personal Computer. Per avere un quadro generale della valutazione
dei rischi modellato per il lavoro di ufficio, si deve far riferimento al DVR
(Documento di Valutazione dei Rischi), redatto per singola struttura.
Il lavoro del videoterminalista può comportare un pericolo per la salute in
relazione alla durata dell'esposizione, alle caratteristiche del lavoro svolto,
alle caratteristiche dell’hardware e del software, alle caratteristiche del
posto di lavoro e dell'ambiente. Effetti sulla salute legati al lavoro con
schermo da videoterminale sono dimostrabili per quanto concerne i
disturbi oculo-visivi, i disturbi muscolo-scheletrici e, in minore misura, le
reazioni da stress.
2.1 - Principali misure di prevenzione
Le caratteristiche delle apparecchiature e in particolare dei videoterminali,
dei sedili, dei sistemi di illuminazione sono studiate da tempo e ciò ha
permesso di definire standard, norme e indicazioni preventive. In questo
senso si è indirizzato anche il DLgs 81/08 (integrato e corretto con il DLgs
106/09), nel quale si precisa che ambienti, posti di lavoro e videoterminali
siano sottoposti a verifiche e che siano effettuati controlli periodici di
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28
alcune variabili come quelle posturali, quelle microclimatiche,
illuminotecniche ed ambientali generali.
A tale proposito, l’allegato XXXIV dello stesso DLgs. 81/08 (vedi Appendice
A – Videoterminali), fornisce i requisiti minimi delle attrezzature di lavoro,
che sono stati rispettati, come precisato nel seguito. I lavoratori addetti ai
videoterminali sono sottoposti a sorveglianza sanitaria periodica, per
valutare l'eventuale comparsa di alterazioni oculo-visive o generali
riferibili al lavoro con videoterminali. Di fondamentale importanza, infine,
la prevista informazione e formazione dei lavoratori addetti, nonché il
previsto controllo periodico degli operatori, al fine di individuare difetti di
postura o modalità operative e comportamentali difformi dai contenuti del
presente documento.
2.2 - Organizzazione dell’area di lavoro
Un’accurata sistemazione dell’area di lavoro e delle apparecchiature
consente di svolgere in modo confortevole la propria attività. Le
caratteristiche delle attrezzature, i riflessi e l’illuminazione, la circolazione
dell’aria, il rumore, le radiazioni, l’umidità e, non ultima l’ubicazione delle
prese elettriche sono fattori determinanti per la sistemazione ottimale del
posto di lavoro.
2.3 - Caratteristiche delle attrezzature
Ogni posto di lavoro moderno è fornito di un computer che risulta
costituito almeno da una "case" contenente la C.P.U., un monitor, una
tastiera, una stampante ed altre periferiche. A parte le connessioni
elettriche, gli elementi il cui cattivo uso crea un rischio per la salute del
lavoratore sono lo schermo e la tastiera.
2.3.1 - Lo schermo
La risoluzione dello schermo deve essere tale da garantire una buona
definizione, una forma chiara, una grandezza sufficiente dei caratteri e,
inoltre, uno spazio adeguato tra essi. L'immagine sullo schermo deve
essere stabile, esente da sfarfallamento, tremolio o da altre forme di
instabilità. La brillanza e/o il contrasto di luminanza tra i caratteri e lo
sfondo dello schermo, devono essere facilmente regolabili da parte
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29
dell'utilizzatore del videoterminale e facilmente adattabili alle condizioni
ambientali. Lo schermo deve essere orientabile ed inclinabile liberamente
per adeguarsi facilmente alle esigenze dell'utilizzatore [Figura 1 - Schermo
da VDT]. È possibile utilizzare un sostegno separato per lo schermo o un
piano regolabile. Sullo schermo non devono essere presenti riflessi e
riverberi che possano causare disturbi all'utilizzatore durante lo
svolgimento della propria attività.
Figura 1 - Schermo da VDT
Lo schermo deve essere posizionato di fronte all’operatore in maniera che,
anche agendo su eventuali meccanismi di regolazione, lo spigolo superiore
dello schermo sia posto un po’ più in basso dell’orizzontale che passa per
gli occhi dell’operatore e ad una distanza degli occhi pari a circa 50-70 cm
[Figura 2 - Distanza dallo schermo], per i posti di lavoro in cui va assunta
preferenzialmente la posizione della seduta.
Figura 2 - Distanza dallo schermo
Lo schermo deve essere adattato alle attività che siamo chiamati a svolgere.
Come dimensioni minime si intendono quelle che consentono all’operatore
di visualizzare le informazioni con caratteri e spazi sufficientemente ampi
e quindi facilmente leggibili. Non ha neppure senso consigliare una
dimensione fissa per lo schermo. Molto spesso è sufficiente un monitor da
15 pollici quando si lavora principalmente con programmi per il
trattamento di testi. La tabella riporta una serie di valori di riferimento.
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30
Dimensioni di riferimento in funzione dell’attività svolta (esempi)
Attività
Dimensioni
schermo
Trattamento testi, Leggere informazioni (testi), Inserire maschere e
comandi
15 pollici
Trattamento testi con grafica, Calcolo di tabelle, Programmazione
17 pollici
Trattamento testi con grafica in ambiente DTP (desktop publishing),
Calcolo di tabelle e programmazione, con visualizzazione simultanea di
molte pagine, Applicazioni CAD
19 e 21 pollici
2.3.1.1 - Dimensione dei caratteri
La leggibilità dei caratteri dipende dalla distanza tra gli occhi e lo schermo.
Come unità di misura si considera l’angolo dal quale si vede il limite
esterno dei caratteri (vedi figura a lato).
Quindi, con una distanza visiva di 50 cm
l’altezza dei caratteri deve essere pari
come minimo a 2,5 mm. Con una distanza
visiva di 60-80 cm l’altezza minima dei
caratteri deve essere di 3-4 mm. Questo
requisito è soddisfatto dagli schermi da
15 pollici, se una pagina A4 viene elaborata con un margine dello schermo
di circa 1 cm e con un carattere di 12 punti (ad es. Helvetica, Arial, Times
Roman). Oggi è molto facile regolare la dimensione dei caratteri scegliendo
una determinata risoluzione in un campo di variazione determinato. La
risoluzione può essere di 640 x 480 (VGA), 800 x 600 (SVGA) oppure 1024 x
768 (XGA). Maggiore è la risoluzione, maggiori saranno le informazioni
visualizzabili sullo schermo. Tuttavia, la dimensione dei caratteri
diminuisce proporzionalmente e quindi c’è il rischio che con uno schermo
ad elevata risoluzione i caratteri siano troppo piccoli. Per la leggibilità dei
caratteri è importante non tanto la quantità delle informazioni visualizzate
quanto la dimensione dei caratteri, che dipendono a loro volta dalla
distanza visiva. Nella tabella seguente si riporta la risoluzione ottimale
dello schermo in funzione della sua grandezza e del modello (schermi
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31
fissi). Gli schermi dei notebook hanno solitamente una risoluzione
maggiore in relazione alle dimensioni.
Risoluzione ottimale in funzione delle dimensioni dello schermo per sistemi fissi
Diagonale utile [cm]
38,1
Dimensioni Schermo piatto
15 pollici
Risoluzione
1024 x 768 punti
40,6
43,2
45,7
48,3
50,8
53,3
58,4
16 pollici
17 pollici
18 pollici
19 pollici
20 pollici
21 pollici
23 pollici
1280 x 1024 punti
1280 x 1024 punti
1280 x 1024 punti
1280 x 1024 punti
1600 x 1200 punti
1600 x 1200 punti
1600 x 1200 punti
2.3.1.2 - Forma dei caratteri (font)
I tipi di font con caratteri molto sottili o molto larghi sono poco leggibili. La
migliore leggibilità si ottiene quando il rapporto tra la
larghezza e l’altezza del carattere è di circa 3:4. Anche lo
spessore del carattere è importante e deve essere pari al
15 % circa dell’altezza del carattere. Per testi
relativamente lunghi è bene ricorrere a font consolidati
e a lettere maiuscole e minuscole. Solo i testi scritti in maiuscolo o con font
particolari sono difficili da leggere. Il font migliore in questo senso è
«Arial».
2.3.1.3 - Nitidezza dei caratteri
Se i caratteri non sono nitidi, la leggibilità viene compromessa e all’occhio
umano si richiede un maggiore sforzo accomodativo. Dal punto di vista
della fisiologia del lavoro, chi lavora spesso e a lungo con il computer
dovrebbe utilizzare uno schermo con una buona nitidezza dei contorni dei
caratteri. Un criterio determinante per la nitidezza dei caratteri è il
cosiddetto «dot pitch» (indica la distanza verticale tra il punto centrale dei
fosfori colorati su uno schermo a colori, misurata in millimetri), indicato in
numerosi opuscoli e manuali d’uso. Minore è il dot pitch, migliore è la
nitidezza dei caratteri sullo schermo. Attualmente, il valore di riferimento
è 0,28 mm.
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32
2.3.1.4 - Geometria dell’immagine
L’immagine sullo schermo deve apparire perfettamente rettangolare e
deve occupare il più possibile l’area utile dello schermo. Con i seguenti
parametri potete regolare la geometria dell’immagine a vostro piacimento:
altezza e larghezza
dimensionamento orizzontale e verticale
distorsione a botte/cuscino
parallelogramma
rotazione dell’immagine
distorsione trapezoidale
Non ci soffermeremo a lungo su queste impostazioni, in quanto ogni casa
costruttrice fornisce un proprio menu per la regolazione dell’immagine.
2.3.1.5 - Manutenzione per lo schermo
La superficie dello schermo deve essere sempre pulita, priva di impronte o
polvere che possono compromettere la qualità dei
caratteri. La manutenzione degli schermi piatti è
delicata in quanto lo strato superiore è molto
sensibile alle pressioni e ai detergenti. Se si utilizza
uno straccio umido, è bene non esercitare una forte
pressione sulla superficie. Molti produttori
forniscono unitamente allo schermo un panno in microfibra, simile ai
fazzoletti per la pulizia delle lenti di plastica.
2.3.2 - Tastiera e dispositivo di puntamento
La tastiera è il dispositivo di input più importante in una postazione di
lavoro al VDT. Dato che l’utente ne fa un uso sistematico e abituale è
necessario che la tastiera risponda a determinati requisiti ergonomici. La
tastiera comunemente in uso ricorda, per forma e disposizione dei tasti, la
vecchia tastiera di una macchina da scrivere. Tuttavia, la sua ergonomicità
viene spesso messa in discussione. La nozione di «tastiera ergonomica»
può essere fuorviante, in quanto l’utente ha l’impressione che di per sé la
tastiera soddisfi tutti i principi ergonomici. Ma anche una tastiera di questo
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33
tipo, se utilizzata ininterrottamente, non può certo risolvere malesseri fisici
preesistenti.
La tastiera deve essere separata dallo schermo, facilmente regolabile e
dotata di meccanismo di variazione della pendenza, onde consentire al
lavoratore di assumere una posizione confortevole e tale da non provocare
l'affaticamento delle braccia e delle mani, [Figura 3 - Tastiera e dispositivo di
puntamento]. Lo spazio sul piano di lavoro deve consentire un appoggio
degli avambracci davanti alla tastiera nel corso della digitazione, tenendo
conto delle caratteristiche antropometriche dell’operatore.
Figura 3 - Tastiera e dispositivo di puntamento
La tastiera deve avere una superficie opaca onde evitare i riflessi. La
disposizione della tastiera e le caratteristiche dei tasti devono agevolarne
l'uso. I simboli dei tasti devono presentare sufficiente contrasto ed essere
leggibili dalla normale posizione di lavoro.
Il mouse o qualsiasi dispositivo di puntamento in dotazione alla
postazione di lavoro, deve essere posto sullo stesso piano della tastiera, in
posizione facilmente raggiungibile e disporre di uno spazio adeguato per il
suo uso. Il mouse ha assunto una notevole importanza
con l’impiego di particolari programmi di grafica.
Diversi programmi consentono anche di attribuire
liberamente ai tasti del mouse diverse funzioni (ad es.
programmazione dei tasti per mancini). L’aspetto più
importante è che la mano sia appoggiata
completamente sul mouse senza esercitare alcuna
pressione su di esso. Per questo motivo si consiglia un mouse dalla forma
leggermente asimmetrica, adattabile alla forma della mano (questo
comporta modelli diversi per mancini e destrimani). Molti utenti hanno
difficoltà nel fare doppio clic con il dito indice. Con i mouse a tre tasti è
possibile configurare il software del mouse in modo che questa funzione
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34
possa essere espletata con il tasto centrale o con il pollice. Esistono anche
mouse dotati di una speciale rotellina per far scorrere i testi sullo schermo.
Poiché molte persone si lamentano dei disagi causati dall’uso prolungato
del mouse, ecco alcuni suggerimenti pratici per ridurre tali disagi:
adattate le funzioni del mouse alle esigenze individuali; questo
può valere per la velocità di doppio clic, la sensibilità, la velocità di
accelerazione e la modalità di visualizzazione del puntatore;
sforzatevi di usare il mouse con l’altra mano; all’inizio avrete le
stesse difficoltà che incontra un destrimane quando cerca di
scrivere con la mano sinistra;
evitate, se possibile, di fare doppio clic con l’indice;
servitevi dei cosiddetti shortcut (scorciatoie) quando ne avete la
possibilità; questi comandi sono uguali all’interno degli stessi
gruppi di programmi e sono facili da imparare. Il vantaggio è che
in questo modo evitate di passare continuamente dalla tastiera al
mouse e questo vi facilita il lavoro.
Sotto il mouse è bene sistemare un tappetino, a patto che sul tavolo ci sia lo
spazio necessario. Con il mouse ottico si può fare a meno del mouse pad,
in quanto è sufficiente sistemare un foglio di carta sotto il mouse. Esistono
anche mouse senza fili che risolvono una volta per tutte il problema del
cavo. Solo l’utente dovrebbe poter decidere, in base alle proprie esigenze,
quale mouse scegliere per il lavoro quotidiano.
2.3.2.1 – Manutenzione della tastiera e del mouse
Sia il mouse che la tastiera devono essere puliti periodicamente. Per pulire
a fondo la tastiera e il corpo del mouse bisogna utilizzare un detergente
specifico o alcol denaturato. In caso di sporco tenace è necessario usare un
detergente specifico.
2.3.3 - La postura alla tastiera
Le dita, fanno un "lungo cammino” sulla tastiera: polsi, mani e schiena
diritti sono essenziali per un comfort duraturo [Figura 4 - Postura alla
tastiera]. Quando si trova la giusta posizione, i muscoli della schiena
saranno "non tesi" e flessibili, così i polsi e le mani non dovranno lavorare
più del necessario. Quando si lavora con i polsi e le mani diritti, i nervi,
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35
muscoli e tendini rimangono rilassati e in posizione confortevole. Quindi
più difficilmente si sviluppano affaticamenti e dolori da uso del computer.
Figura 4 - Postura alla tastiera
2.3.4 - Piano di lavoro
Il piano di lavoro deve avere una superficie a basso indice di riflessione,
essere stabile, di dimensioni sufficienti a permettere una disposizione
flessibile dello schermo, della tastiera, dei documenti e del materiale
accessorio [Figura 5 - Piano di lavoro]. L’altezza del piano di lavoro, fissa o
regolabile, deve essere indicativamente compresa fra 70 e 80 cm. Lo spazio
a disposizione deve permettere l’alloggiamento e il movimento degli arti
inferiori, nonché l’ingresso del sedile e dei braccioli se presenti.
La profondità del piano di lavoro deve essere tale da assicurare
un’adeguata distanza visiva dallo schermo. Il supporto per i documenti
deve essere stabile e regolabile e deve essere collocato in modo tale da
ridurre al minimo i movimenti della testa e degli occhi.
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36
Figura 5 - Piano di lavoro
2.3.5 - Sedile di lavoro
Il sedile di lavoro deve essere stabile e permettere all'utilizzatore libertà nei
movimenti, e anche una posizione comoda. Il sedile deve avere altezza
regolabile in maniera indipendente dallo schienale e dimensioni della
seduta adeguate alle caratteristiche antropometriche dell’utilizzatore. Lo
schienale deve fornire un adeguato supporto alla regione dorso-lombare
dell’utente [Figura 6 - Sedile di lavoro]. Nell’ambito di tali regolazioni
l’utilizzatore dovrà poter fissare lo schienale nella posizione selezionata.
Lo schienale e la seduta devono avere bordi smussati. I materiali devono
presentare un livello di permeabilità tali da non compromettere il comfort
dell’utente e di essere pulibili. Il sedile deve essere dotato di un
meccanismo girevole per facilitare i cambi di posizione e deve poter essere
spostato agevolmente secondo le necessità dell’utilizzatore. Un
poggiapiedi sarà messo a disposizione di coloro che lo desiderino per far
assumere una postura adeguata agli arti inferiori. Il poggiapiedi non deve
spostarsi involontariamente durante il suo uso.
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37
Figura 6 - Sedile di lavoro
2.4 - Computer portatili
L’impiego prolungato dei computer portatili necessita della fornitura di
una tastiera e di un mouse o altro dispositivo di
puntamento esterni, nonché di un idoneo
supporto che consenta il corretto posizionamento
dello schermo.
2.5 - Stampante
Anche le stampanti influiscono sulla qualità della postazione al VDT.
Solitamente si distingue tra le seguenti tecnologie:
stampante a getto di inchiostro: la stampante a getto di inchiostro,
spesso a colori, è silenziosa, ma abbastanza lenta. Non dà alcun
problema sul posto di lavoro;
stampante laser: le stampanti laser sono oggi molto diffuse. Veloci,
semplici nella manutenzione e con una buona qualità di stampa,
vengono spesso utilizzate come stampanti di rete in una versione
ad elevate prestazioni. Una stampante laser può essere paragonata,
dal punto di vista tecnico, ad una normale fotocopiatrice. Anche i
problemi riscontrati sono simili ad entrambi i sistemi: sviluppano
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38
calore dall’interno e il raggio laser per la creazione delle immagini
emette tracce di ozono (anche se oggi molte stampanti integrano
un filtro per ridurre tali emissioni). Le stampanti di nuova
generazione passano in modalità stand-by dopo un determinato
tempo di inattività con conseguente risparmio energetico e
riduzione del rumore.
2.5.1 - Posizione della stampante
Quando si configura la postazione di lavoro bisogna anche considerare la
collocazione della stampante. Le stampanti individuali, ossia dedicate alla
stampa di documenti di un singolo dipendente, possono essere collocate
nelle immediate vicinanze del posto di lavoro. Da non trascurare è la
direzione del flusso d’aria proveniente dalla ventola di raffreddamento. Le
stampanti di rete (per lo più a laser ad
elevate prestazioni e molto usate) non
devono essere poste in prossimità dei posti
di lavoro, bensì in locali attigui (ad es.
corridoio, archivio, magazzino, ecc.), come
per le fotocopiatrici. In questo modo, si
esclude il problema del rumore e del calore
sviluppato dalle apparecchiature laser.
Inoltre, si evita anche il problema delle
emissioni di ozono che nelle persone
sensibili possono causare fastidiose irritazioni agli occhi. Le ultimissime
stampanti sono già dotate nella versione standard di speciali filtri (ad es. a
carbone attivo), volti a ridurre sensibilmente le emissioni di ozono. Sarebbe
opportuno equipaggiare anche i modelli più vecchi con gli stessi filtri.
2.6 - Stazioni di lavoro CAD
In linea di massima tutte le considerazioni fatte sinora valgono anche per le
stazioni di lavoro CAD. Trattandosi di un tipo di attività in cui lo schermo
è utilizzato in modo sistematico e abituale, è ancora più importante
rispettare le raccomandazioni formulate in materia di illuminazione e
arredi. Una differenza sostanziale rispetto al disegno tradizionale di un
progetto consiste nel fatto che il costruttore vede soltanto un estratto del
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39
piano. Per questo motivo è importante che il disegnatore disponga di uno
schermo sufficientemente grande. Per visualizzare sullo schermo linee
sottili è importante disporre di uno schermo con
una buona risoluzione. Una risoluzione di 1600 x
1440 è lo standard per gli schermi tradizionali da 21
pollici, 2058 x 1544 è addirittura possibile con la
maggior parte degli schermi. Gli schermi piatti
reperibili oggi sul mercato non possono essere all’altezza in quanto uno
schermo piatto da 18 pollici ha una risoluzione di 1280 x 1024. Si possono
quindi prevedere ulteriori sviluppi nelle tecnologie dei videoterminali.
2.6.1 - Illuminazione per postazione CAD
Una stazione di lavoro CAD comporta un intenso impegno visivo e per
leggere correttamente il contenuto sullo schermo si richiedono elevati
requisiti. A complicare il tutto c’è il fatto che si utilizzano piani il cui
contenuto è riprodotto con caratteri molto piccoli. Per questi motivi
l’illuminazione deve essere uniforme e senza abbagliamenti, adattabile alle
esigenze dell’utente. Per illuminare in maniera ottimale la superficie di
lavoro si consiglia di utilizzare una moderna lampada da tavolo. Le
postazioni CAD si trovano spesso in vecchi uffici, dove l’impianto di
illuminazione non è del tutto soddisfacente. Per migliorare le condizioni di
lavoro, una delle prime misure da attuare è installare delle lampade ad
illuminazione indiretta.
2.6.2 - Arredi per postazione CAD
Una postazione CAD con uno schermo di grandi dimensioni richiede
necessariamente un tavolo di dimensioni adeguate. La distanza di
visualizzazione per uno schermo da 21 pollici può variare da 60 a 100 cm.
Questo significa che anche il tavolo di lavoro deve avere una determinata
profondità oppure disporre di un sostegno speciale per lo schermo (braccio
girevole di portata adeguata, lo schermo non deve comunque essere
troppo in alto).
Di notevole importanza è anche l’altezza del tavolo da lavoro.
Ultimamente si tende a privilegiare la postazione di lavoro in piedi e
questo consente all’utente di scegliere se lavorare in piedi o seduto.
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40
L’altezza deve essere facilmente regolabile, mentre la regolazione per lo
schermo e il tavolo di lavoro può essere separata. Uno sgabello alto ad una
postazione di lavoro in piedi consente l’utilizzo di tavoli, la cui regolazione
in altezza può essere realizzata in modo meno complesso. L’altezza ideale
di seduta è regolata preferibilmente con lo sgabello.
2.7 - Contact Center
In un CoCe (Contact Center) sono impiegati degli operatori (addetti) che
ricevono o effettuano telefonate con gli utenti. A gestire questa nuova
tipologia di servizio è il CSI che gradisce curare in modo particolare i
rapporti con gli utenti, studenti, docenti, ecc. Questo servizio consiste nel
rispondere in modo rapido ed efficiente a richieste di ogni tipo. Al telefono
l’umore di un addetto è percepito immediatamente dal chiamante, tanto da
influire sul suo comportamento.
Per questo motivo è fondamentale che gli
addetti ai CoCe lavorino in condizioni ottimali.
Operando quasi esclusivamente con strumenti
di informazione elettronici, per gestire l’enorme
mole di dati ogni stazione di lavoro spesso
utilizza due schermi. Per motivi economici è
consigliabile progettare un contact center secondo i principi ergonomici. A
tale proposito, devono essere considerati i seguenti punti:
ubicazione;
superficie necessaria;
microclima, illuminazione, acustica;
arredi adattabili individualmente;
tecnologie informatiche intuitive;
orario di lavoro e regolamentazione delle pause;
organizzazione del lavoro.
Secondo alcune indagini, se si prendono in esame tutti questi aspetti, i costi
aggiuntivi incidono per il 2%, mentre nella migliore delle ipotesi si può
ottenere un incremento della produttività dal 5 al 10%. Nel contact center
sono soprattutto i fattori psicologici ad incidere maggiormente sulla
soddisfazione degli operatori. I più importanti sono:
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41
attività monotone e ripetitive (costante
monotonia);
margine di azione e di tempo;
clima sociale;
clienti di cattivo umore;
controllo invasivo sull’attività svolta.
concentrazione
e
La consulenza di un esperto (psicologo del lavoro) può aiutare a trovare
una soluzione ai problemi sopra citati.
2.8 Postazione al VDT per disabili
L’integrazione nel mondo del lavoro delle persone disabili ha messo in
evidenza la necessità di adattare le condizioni di lavoro al tipo di disabilità
da cui è affetto il lavoratore. I progressi tecnologici nel campo informatico,
l’introduzione di vari sistemi di software e di ausili tecnici possono
compensare il divario tra le persone disabili e gli altri. Per concepire in
modo ergonomico e a misura di disabile un posto di lavoro occorre
equipaggiarlo con arredi speciali, attrezzature di lavoro e ausili tecnici
specifici per il tipo di disabilità. Solo in questo modo si possono abbattere
le barriere strutturali. Questo consente ai disabili di operare in modo
efficiente, di poter comunicare senza impedimenti con i clienti e di servirsi
del PC in maniera ottimale.
Come hanno sottolineato molti specialisti, la postura preferita per chi
lavora al VDT è quella con il corpo inclinato all’indietro. La regolazione dei
singoli elementi che compongono la postazione di lavoro deve tenere conto
non solo della mansione, ma anche della corporatura del lavoratore. Da
alcune indagini è emerso che per il 90% della popolazione la statura è
compresa tra i seguenti parametri:
150-172 cm per le donne
160-184 cm per gli uomini
Per le persone molto piccole o molto grandi è necessario adottare misure
particolari. Gli addetti al VDT devono essere adeguatamente informati su
come regolare in maniera ottimale i singoli componenti della postazione di
lavoro e sulla corretta postura da tenere. Molti datori di lavoro non esitano
a investire ingenti somme di denaro in componenti hardware e software,
CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi
42
senza pensare minimamente alle regole ergonomiche più elementari. I costi
per un tavolo di lavoro di buona qualità e una sedia moderna con una vita
utile da 10 a 15 anni rappresentano solo una minima parte di quanto viene
investito.
2.9 - Requisiti ambiente di lavoro
Il posto di lavoro deve essere ben dimensionato e allestito in modo che vi
sia spazio sufficiente per permettere cambiamenti di posizione e
movimenti operativi. Di seguito, vengono riportati il tipo di ambiente in
esame con i relativi rischi intrinseci connessi all’ambiente di ufficio.
2.9.1 - Qualità dell’aria indoor
Per “aria indoor” si intende quella presente negli ambienti confinati non
industriali (abitazioni, uffici, ospedali, scuole, ecc.); essa è caratterizzata
dalla presenza di sostanze di varia natura che provengono sia dall’interno
degli edifici che dall’esterno. Gli inquinanti presenti nell’aria indoor
possono essere generati da più fonti, ognuna delle quali di difficile
identificazione e non particolarmente dominante, in modo sia occasionale
sia continuativo. Nella tabella sottostante sono riassunti i principali
inquinanti indoor.
Tabella 2 – Principali inquinamenti indoor
INQUINANTI
Asbesto e fibre minerali sintetiche
Anidride carbonica (CO2)
Antiparassitari
Composti organici volatili
Formaldeide
Fumo di tabacco
Ossidi di azoto (NO, NO2)
Ossido di carbonio (CO)
Ozono (O3)
Particolato inalabile
Inquinanti microbiologici
Radon
FONTI
Materiali da costruzione, isolanti
Occupanti (respirazione), combustioni
Legno, aria esterna
Arredamenti, fumo, prodotti per la pulizia, isolanti
Arredamenti
Occupanti
Fumo di tabacco, stufe con bruciatore a camera aperta
Sistemi di riscaldamento a cottura, fumo di tabacco
Aria esterna, fotocopiatrici
Fumo di tabacco, fonti di combustione, attività degli
occupanti
Occupanti,
animali
domestici,
impianti
di
condizionamento, aria esterna, piante
Suolo, acqua, materiali da costruzione
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43
2.9.2 - Patologie correlate
Le patologie riconducibili a tali esposizioni sono ascrivibili a tre gruppi
principali.
I.
Malattie correlate all’ufficio
Sono quelle malattie aventi un quadro clinico ben definito e per le quali
può essere identificato uno specifico agente causale. Fra le patologie
appartenenti a questo gruppo si ricordano: alveoliti allergiche, infezioni da
rickettsie, da virus e funghi, asma bronchiale, febbre da umidificatori,
legionellosi. Le patologie appartenenti a questo gruppo sono caratterizzate
da una bassa incidenza fra gli occupanti, la patogenesi è di tipo allergico o
tossico-infettiva e le manifestazioni non si risolvono rapidamente
abbandonando il luogo di lavoro.
II.
Sindrome da edificio malato
Sono quelle malattie caratterizzate da un quadro clinico sfumato, non
facilmente riconducibili ad un unico agente causale. Tale sindrome
comprende un vero e proprio quadro patologico caratterizzato da disturbi
plurisintomatici, aspecifici, di tipo prevalentemente irritativo a carico delle
mucose e da manifestazioni riguardanti l’apparato respiratorio, digerente,
cardiovascolare, osteomuscolare, nervoso e cutaneo. Tali disturbi
colpiscono la grande maggioranza delle persone esposte, si presentano
ripetutamente nel tempo, compaiono prevalentemente ma non
esclusivamente fra gli occupanti di edifici dotati di impianti centralizzati di
climatizzazione/riscaldamento. Le manifestazioni sono strettamente
correlate con la permanenza nell’edificio e si risolvono ovvero si attenuano
rapidamente con l’allontanamento dallo stesso.
III.
Sindrome da sensibilità chimica multipla
Sindrome caratterizzata da reazioni negative dell’organismo ad agenti
chimici ed ambientali presenti, a concentrazioni generalmente tollerate
dalla maggioranza dei soggetti. I sintomi sono numerosi e, più o meno
intensi, riguardano prevalentemente il sistema nervoso centrale con
insonnia o sonnolenza, difficoltà di concentrazione, stanchezza eccessiva,
depressione, ansia. Altri disturbi frequenti sono congestione nasale,
alterazione del gusto, ipersensibilità olfattiva.
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2.9.3 - Condizioni di sicurezza
Il controllo dell’aerazione naturale degli spazi confinati è uno dei principali
elementi che concorrono al mantenimento di una buona qualità dell’aria
indoor, ma contribuisce anche su altri versanti al benessere dell’individuo.
Si può affermare che l’aerazione naturale non solo ha lo scopo di assicurare
un adeguato ricambio d’aria per ridurre la presenza di inquinanti indoor
nell’ambiente chiuso, ma serve anche a controllare il grado di umidità
relativa, eliminando la condensa di vapore acqueo e riducendo il rischio
della formazione di colonie batteriche, oltre a favorire gli scambi termici
convettivi ed evaporativi, consentendo una migliore termoregolazione
corporea negli ambienti caldi.
2.9.4 - Microclima
Il microclima è l’insieme dei parametri fisici climatici (temperatura,
umidità relativa, velocità dell’aria) di un ambiente confinato, più correlato
alle caratteristiche costruttive dell’ambiente stesso che alla potenza termica
dissipata dalle apparecchiature presenti (es. videoterminali, stampanti,
ecc.); un microclima incongruo è spesso indicato dai lavoratori presenti in
un ufficio quale principale fonte di disagio. La temperatura nei locali di
lavoro deve essere adeguata all’organismo umano durante il tempo di
lavoro, tenuto conto dei metodi e degli sforzi fisici imposti ai lavoratori.
Nei locali confinati l’aria deve essere frequentemente rinnovata; qualunque
sia il sistema adottato per il ricambio dell’aria, si deve evitare che le
correnti d’aria colpiscano direttamente i lavoratori addetti a postazioni
fisse di lavoro. Le finestre, i lucernai e le pareti vetrate devono essere
opportunamente schermate con sistemi di oscuramento che attenuino la
luce diurna. Le attrezzature di lavoro presenti negli uffici non devono
produrre un eccesso di calore che possa essere fonte di disturbo per i
lavoratori.
Da alcuni anni l’ingegneria climatica sta vivendo profondi cambiamenti.
La scoperta di nuovi parametri di confort e le nuove esigenze dettate dalle
leggi energetiche hanno portato questo settore a prendere un orientamento
diverso. Ormai sono del tutto superati i tradizionali impianti di
climatizzazione che consumano grandi volumi d’aria solo per rispettare
rigidi parametri di temperatura e umidità. L’aria viene quasi
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esclusivamente impiegata per ventilare, ossia per favorire il ricircolo
dell’aria. Per riscaldare o raffreddare gli ambienti gli edifici stessi sono
dotati di superfici riscaldate o raffreddate. Le temperature di esercizio si
avvicinano quasi alle temperature desiderate, evitando in questo modo un
eccessivo raffreddamento o riscaldamento degli ambienti.
I moderni impianti di climatizzazione non si basano più su potenti getti
d’aria, bensì su un buon isolamento termico, su apparecchiature a basso
consumo energetico e a bassa emissione di calore, sul riscaldamento e
raffreddamento di vaste superfici a temperature moderate. Una delle
premesse più importanti per garantire il benessere fisiologico dei
lavoratori è disporre di un impianto di
illuminazione a bassa emissione di
calore o di un assorbimento diretto del
calore. L’aria viene quindi usata per lo
stretto necessario, viene meglio filtrata
ed è più igienica. Tutte le direttive
nazionali e internazionali raccomandano
un’umidità relativa nei locali (con
sistema di umidificazione artificiale) superiore al 30 %; se fa freddo,
possono essere tollerati valori attorno al 20% tenuto conto del consumo
energetico. Negli ambienti climatizzati la temperatura deve collocarsi tra
20 C (valore minimo in inverno) e 24 C (valore massimo in estate). È
necessario evitare le correnti d’aria (velocità massima dell’aria da 0,1 a 0,15
m/s), mentre le attrezzature di lavoro non devono contribuire ad innalzare
la temperatura. Per garantire la piena efficienza degli impianti di
climatizzazione è necessario sottoporli regolarmente a manutenzione.
2.9.4.1 - Ambienti con ventilazione naturale
In mancanza di un impianto di climatizzazione, si deve quanto meno poter
aprire le finestre. Si raccomanda di aerare i locali ogni ora. La presenza di
piante verdi può aumentare l’umidità nell’aria. In estate può bastare un
piccolo ventilatore per incrementare il benessere dei lavoratori. L’aria che
circola nell’ambiente toglie l’umidità dal corpo, permettendo una corretta
traspirazione. Attenzione: mai lavorare con il getto d’aria puntato addosso,
perché pericoloso per salute. Un umidificatore può portare l’umidità
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dell’aria a livelli accettabili dal punto di vista fisiologico, soprattutto in
inverno. Anche questo apparecchio deve essere sottoposto ad interventi di
manutenzione regolari.
2.9.5 - Parametri microclimatici
Le condizioni microclimatiche non devono essere causa di discomfort per i
lavoratori. Per quanto concerne il microclima, il lavoro al VDT non richiede
il rispetto di parametri diversi da
quelli normalmente assunti per il
comune lavoro d’ufficio. E’ necessario
che nella postazione di lavoro la
velocità dell’aria sia molto ridotta,
evitando la presenza di correnti d’aria
provenienti
da
porte,
finestre,
bocchette
di
condizionamento,
ventilatori; è importante che l’aria non
sia troppo secca per evitare possibili
irritazioni agli occhi e porre altrettanta
precauzione per evitare fonti di calore
radiante poste nelle immediate
vicinanze della postazione. La temperatura nei locali di lavoro deve essere
adeguata all’organismo umano durante il tempo di lavoro, tenuto conto
dei metodi di lavoro e degli sforzi fisici imposti ai lavoratori. Il benessere
termico è una sensazione soggettiva, quella situazione in cui il lavoratore
non è costretto ad attivare i propri meccanismi di termoregolazione
(sudorazione, brividi) per mantenere costante la temperatura interna del
corpo.
E’ evidente che tale situazione dipende dall’attività svolta (dispendio
metabolico), dal tipo di vestiario indossato (impedenza termica) e da
sensazioni puramente soggettive influenzabili da parametri ambientali,
quali la temperatura e la velocità dell’aria, l’umidità relativa, come
evidenziati in tabella.
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Tabella 3 – Parametri ambientali
Periodo
Estate
Inverno
Temperatura
Aria [°C]
Umidità
relativa [%]
Velocità
Aria [m/s]
19 ÷ 24
(22 valore raccomandato)
17,5 ÷ 21,5
(19,5 valore raccomandato)
40 ÷ 60
< 0,2
40 ÷ 60
< 0,2
Zona di benessere termico in condizioni di lavoro sedentario e vestiario di stagione.
Nella progettazione di aule informatiche va posta particolare attenzione,
oltre alla disposizione degli arredi e all’orientamento dei PC, anche e
soprattutto nella scelta di un impianto di climatizzazione che possa
assicurare il rispetto dei parametri ambientali sopra indicati.
2.9.6 – Fattori microbiologici
In un ambiente confinato sono individuabili alcuni fattori che influenzano
e favoriscono il proliferare di contaminazioni microbiologiche, quali la
presenza di tappezzeria, tendaggi, moquette, la presenza di legno, colle e
resine, la presenza di bacini d’acqua (deumidificatori, acqua di condensa,
vapore acqueo) e i fattori ambientali (Temperatura > 26°C; U.R. > 65%).
I rischi per la salute derivanti da un microclima incongruo possono essere
riassunti:
secchezza delle mucose con insorgenza di processi infiammatori
delle vie respiratorie;
dolori muscolari per temperature basse e velocità dell’aria elevata;
fenomeni irritativi per esposizione individuale ad inquinanti
indoor (formaldeide presente negli arredi, materiale da
costruzione e finitura; fumo passivo);
dermatiti, eruzioni cutanee, affezioni delle vie respiratorie ed
infezioni agli occhi di origine microbiologica derivanti dal
contatto diretto con attrezzature comuni d’ufficio (telefono, PC,
condizionatori portatili), qualora non periodicamente sottoposte
a pulizia o disinfezione.
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2.9.7 - Radiazioni
Tutte le radiazioni, eccezion fatta per la parte visibile dello spettro
elettromagnetico, devono essere ridotte a livelli trascurabili dal punto di
vista della tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori. Gli schermi
piatti non emettono radiazioni pericolose e anche quelli tradizionali non
destano preoccupazioni, infatti, essi generano campi elettromagnetici di
bassa intensità che non raggiungono neppure le dimensioni del campo di
un normale cavo di rete. In base alle conoscenze attuali, essi non
rappresentano un pericolo per la salute, neppure per le donne in
gravidanza.
2.9.8 - Irraggiamento termico
Sia gli schermi sia le unità centrali producono calore, che va smaltito
aerando adeguatamente i locali. L’elevata presenza di schermi in un locale
impone quindi una maggiore ventilazione. Occorre tenere presente che
anche l’unità centrale produce calore. Poiché il calore prodotto da uno
schermo piatto è circa un terzo di quello emesso da uno schermo
tradizionale, ai fini del miglioramento delle condizioni di lavoro si prevede
la progressiva sostituzione dei monitor tradizionali con schermi piatti. I
lavoratori addetti dovranno provvedere ad areare regolarmente i locali di
lavoro. In inverno sarà sufficiente tenere le finestre aperte per pochi minuti
in modo da cambiare l’aria in tutto il locale. In estate può bastare un
piccolo ventilatore per dare ristoro.
2.9.9 - Illuminazione
L'illuminazione generale e specifica (lampade da tavolo) devono garantire
un illuminamento sufficiente e un contrasto appropriato tra lo schermo e
l'ambiente circostante, tenuto conto delle caratteristiche del lavoro e delle
esigenze visive dell'utilizzatore. Riflessi sullo schermo, eccessivi contrasti
di luminanza e abbagliamenti dell’operatore devono essere evitati,
disponendo la postazione di lavoro in funzione dell'ubicazione delle fonti
di luce naturale e artificiale (in particolare tutte le postazioni sono state
posizionate in modo da avere la luce naturale di fianco), [Figura 7 Illuminazione posto di lavoro].
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Si dovranno tener conto dell’esistenza di finestre, pareti trasparenti o
traslucide, pareti e attrezzature di colore chiaro che possono determinare
fenomeni di abbagliamento diretto e/o indiretto e/o riflessi sullo schermo.
Le finestre devono essere munite di un opportuno dispositivo di copertura
regolabile per attenuare la luce diurna che illumina il posto di lavoro.
Figura 7 - Illuminazione posto di lavoro
Valori di riferimento (fonte normativa: UNI EN 12464-1/2001): si riportano
in tabella i requisiti di illuminazione (valori limite) per interni.
Tabella 4 – Illuminamento ambienti
ATTIVITA’
ILLUMINAMENTO [LUX]
UFFICI
Locali fotocopie
300
Scritture
500
Elaborazione dati
500
Disegno tecnico
750
2.9.9.1 - Colore della luce
Per le lampade fluorescenti il colore indicato è il «bianco neutro» o il
«bianco caldo»; quest’ultimo risponde meglio alle attuali esigenze di
confort e crea una piacevole colorazione ambientale. Con il bianco caldo si
compensano inoltre i disagi dovuti ad un’illuminazione carente.
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2.9.9.2 - Grado di riflessione del locale
Il grado di riflessione incide in modo determinante sulla diffusione della
luce nel locale. Per questo motivo si raccomanda di rispettare i seguenti
valori di riferimento:
soffitto 70-80%
pareti e divisori 40-60%
pavimento 30-50%
tende 50-70%
arredi d’ufficio 30-50%
Molto importante è la capacità di riflessione del soffitto, soprattutto nei
casi in cui si debba ricorrere all’illuminazione indiretta o ad una
combinazione di lampade a luce diretta/indiretta.
2.9.9.3 - Illuminazione artificiale
Gli ambienti di grandi dimensioni con diverse postazioni di lavoro al VDT
devono essere illuminati con lampade fluorescenti lineari (attivabili
singolarmente) disposte parallelamente alla direzione dello sguardo. Del
tutto inadeguati sono i seguenti sistemi di illuminazione (fortunatamente
rari):
lampade fluorescenti non schermate
lampade con plafoniera
lampade a griglia posizionate a croce
lampade con plafoniera ad incasso con illuminazione verso il basso
lampade con vetro opalino
lampade ad incandescenza a irraggiamento libero
Le nuove tecnologie per ufficio richiedono nuovi sistemi di illuminazione.
Per piccoli uffici combinati, molto in voga attualmente, un sistema di
illuminazione indiretta con una quota di luce diffusa diretta rappresenta
una buona soluzione. Anche un tipo di illuminazione a vasto
irraggiamento con bassi valori di luminanza in tutte le direzioni può
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andare bene in questi casi. Sul piano illuminotecnico può essere più che
soddisfacente un sistema ad illuminazione indiretta. Il fatto che il soffitto
debba essere in questo caso il più possibile liscio e a riflessione diffusa può
sollevare alcune critiche (luce troppo «diffusa», troppo «povera di
ombre»). Sempre più spesso si costruiscono soffitti fonoassorbenti che
presentano alcuni svantaggi in termini di
riflessione della luce (le porosità presenti
per motivi acustici sono spesso scure e
quindi riducono il grado di riflessione
della
superficie
del
soffitto).
L’illuminazione indiretta presenta anche lo
svantaggio di far riflettere pareti e soffitti
molto chiari. Inoltre, i locali devono essere
sufficientemente alti (a seconda del
modello delle lampade), mentre le pareti e
il soffitto devono essere sempre ben puliti.
Per ovviare a questi inconvenienti si può
ricorrere alle lampade da terra o da tavolo, regolabili in funzione del posto
di lavoro, a luce indiretta o di tipo combinato con quota di luce diretta e
indiretta. Queste sono facilmente adattabili in caso di riconfigurazione del
posto di lavoro. Tuttavia, è bene evitare le lampade ad incandescenza o
alogene.
2.9.10 - Luce diurna
Poiché la maggior parte degli uffici con VDT ha come minimo una finestra,
bisogna considerare i seguenti aspetti:
davanti e dietro lo schermo non devono esserci finestre; se il
monitor viene posto davanti alla finestra, è possibile osservare
soltanto lo sfondo o lo schermo, in quanto l’occhio può adattarsi
solo su uno di essi;
girando e cambiando posizione al monitor si devono eliminare i
riflessi delle finestre; attenzione, però! Non bisogna lavorare con le
spalle rivolte verso la porta;
lo sguardo deve essere parallelo alla finestra, [Figura 8 - Posizione
dello schermo in una stanza illuminata da luce diurna].
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a)
a)
b)
b)
Sbagliato:
finestra nel campo visivo, elevate differenze
di luminanza;
le finestre causano riflessi sullo schermo
Corretto
Differenza equilibrata
della luminanza, nella
zona di riflessione
dello schermo non si
trovano superfici
luminose.
Figura 8 - Posizione dello schermo in una stanza illuminata da luce diurna
i posti di lavoro al VDT devono essere collocati, per quanto
possibile, lontano dalle finestre o sul lato del posto di lavoro senza
finestre;
le finestre devono disporre di veneziane montate all’esterno;
rispetto a quelle interne, queste presentano indiscussi vantaggi dal
punto di vista costruttivo (termico) e psicologico (vista
sull’esterno); di recente sono apparse sul mercato anche veneziane
a lamelle perforate che consentono di vedere all’esterno anche
quando sono chiuse; tuttavia, questo tipo di veneziane deve essere
impiegato solo negli ambienti in cui è impossibile l’irradiazione
diretta dei raggi solari;
le tende di per sé non sono adatte ad oscurare i locali di lavoro, in
quanto il calore tende a ristagnare e ad aumentare la temperatura
nella stanza;
nella maggior parte dei casi, le tende esterne in stoffa non sono
ideali per l’oscuramento; con stoffe scure e pesanti si possono
ottenere risultati accettabili, a patto che il calore accumulato nella
parte superiore della tenda riesca a dissiparsi; le tende non devono
presentare fessure laterali che consentano il passaggio della luce.
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in mancanza di dispositivi di oscuramento di tipo costruttivo (ad
es. veneziane), si dovrà ricorrere ad altri sistemi per ridurre
l’incidenza luminosa nei locali; una soluzione semplice e veloce da
realizzare consiste nel fissare sul lato interno delle finestre speciali
tende filtranti a rullo; una buona soluzione è rappresentata dai
rulli avvolgitori montati in basso che consentono di alzare la tenda
solo quanto basta per evitare i riflessi fastidiosi; inoltre, in questo
modo è possibile godere della vista verso l’esterno; queste tende
non sono adatte per proteggere dai raggi solari diretti.
I locali illuminati dalla luce diurna hanno bisogno di un’ulteriore
illuminazione artificiale, ad esempio sotto forma di sorgenti luminose
lineari da disporre parallelamente alle finestre. L’illuminazione artificiale
provoca tuttavia dei riflessi e rende ancor più problematico spostare lo
schermo. La seguente [Figura 9 - Disposizione della stazione di lavoro con VDT
e dei corpi illuminanti nei locali finestrati], mostra in modo schematico come
risolvere questo problema. Un’altra soluzione potrebbe essere installare un
sistema di lampade ad illuminazione indiretta su una vasta superficie.
Figura 9 - Disposizione della stazione di lavoro con VDT e dei corpi illuminanti nei
locali finestrati
Le figure di seguito riportate, [Figura 10 - Ufficio singolo arredato in modo
sbagliato e corretto, Figura 11 - Ufficio per due persone arredato in modo sbagliato
e corretto], mostrano come non si deve disporre un ufficio singolo o a due
persone e qual è la soluzione ideale. Per evitare riflessi e abbagliamenti
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fastidiosi bisogna considerare il più possibile l’incidenza della luce
naturale. Se per motivi aziendali non è possibile collocare gli schermi nella
posizione ideale o se è presente più di una finestra, bisognerà ricorrere a
divisori. In questo caso, si potrà eliminare non soltanto qualsiasi tipo di
riflesso sullo schermo, ma anche evitare un’elevata luminanza nel campo
visivo.
Figura 10 - Ufficio singolo arredato in modo sbagliato e corretto
Figura 11 - Ufficio per due persone arredato in modo sbagliato e corretto
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55
2.9.11 – Affaticamento da illuminazione
Un’illuminazione insufficiente o un abbagliamento diminuiscono l’acuità
visiva favorendo l’affaticamento, l’aumento della possibilità di errore. In
tali condizioni i lavoratori lamentano disagi o disturbi (mal di testa,
bruciore agli occhi, lacrimazione) e tendono ad avvicinarsi all’oggetto del
loro impegno visivo con conseguente assunzione di posture scorrette ed
insorgenza di disturbi a carico dell’apparato osteomuscolare.
2.9.12 - Psicologia del lavoro e attività lavorative
Introdurre nuove tecnologie informatiche (ad es. sistemi per ufficio,
sistemi di produzione, progettazione e comando) o modificare in modo
sostanziale le preesistenti non è proprio come acquistare nuovi macchinari.
In altre parole, la pianificazione del software va di pari passo, il più delle
volte, con la pianificazione del posto di lavoro. I moderni sistemi integrati
di software sono spesso aperti, ossia il loro utilizzo e l’organizzazione delle
fasi di lavoro non possono essere stabiliti nei minimi dettagli con la
tecnologia. Ogni sistema informatico possiede enormi potenzialità di
sviluppo, ma anche molti pericoli. Il lavoro può diventare più interessante
con l’apporto di soluzioni innovative, oppure più noioso mantenendo
invariata la ripartizione delle attività. Di seguito si riportano consigli e
suggerimenti utili per gli utenti confrontati all’introduzione di nuove
tecnologie sul posto di lavoro.
L’introduzione di moderne tecnologie informatiche trova una
giustificazione dal punto di vista economico solo se si valutano
attentamente le ripercussioni positive e negative che tali tecnologie
possono avere sull’organizzazione e sulle fasi lavorative. Spesso, infatti,
sono i lavoratori ad essere interessati concretamente da questi
cambiamenti.
2.9.12.1 - Criteri per strutturare le attività lavorative
Se in un’azienda la maggior parte dei posti di lavoro è attrezzata con VDT
o collegata ad un PC, occorre valutare con cura i criteri che consentono di
lavorare e di suddividere le attività lavorative a misura d’uomo. Per far sì
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che un posto di lavoro sia a misura d’uomo è bene osservare i quattro
principi sotto elencati.
1.
2.
3.
4.
Il lavoro a misura d’uomo non ha ripercussioni negative sulla
salute. I danni fisici e/o psicofisici sono il più delle volte oggettivi e
devono portare ad un miglioramento delle condizioni lavorative.
Esempi: disturbi gastro-intestinali dopo anni di lavoro a turni
compreso il lavoro notturno, alterazioni reumatiche degenerative a
causa di una costante vita sedentaria e arredi d’ufficio non
ergonomici.
Il lavoro a misura d’uomo non opprime il lavoratore. Eventuali
malesseri non sono facilmente diagnosticabili finché non si
tramutano in disturbi oggettivi e non alterano l’equilibrio
psicosociale del lavoratore. Esempi: senso di oppressione da ritmi
di lavoro serrati e da un salario a cottimo, depressione a causa
dell’isolamento sociale, carenza di contatti sociali a causa del
lavoro a turni, malattie psicosomatiche associate a condizioni di
stress prolungato.
Il lavoro a misura d’uomo sviluppa la personalità. È nella critica e
nel confronto sul posto di lavoro che si può sviluppare la
personalità del lavoratore. Di fondamentale importanza è in questo
caso la corretta ripartizione dei compiti.
Il lavoro a misura d’uomo deve essere accettabile. Un’attività si
può definire accettabile se risponde alle esigenze personali, alle
norme e ai valori del gruppo e della società di appartenenza.
Questo dipende in larga parte dalle qualifiche e dalle ambizioni
del lavoratore. Con una migliore formazione aumentano le
esigenze del singolo, il quale tollera meno le attività monotone.
Riassumendo possiamo dire che un’attività a misura d’uomo si può
definire tale se non compromette la salute psicofisica del lavoratore e se
non altera il suo equilibrio psicosociale (o al massimo per breve tempo);
inoltre, essa deve essere consona ai bisogni e alle qualifiche del singolo,
consentire la partecipazione individuale e/o collettiva all’organizzazione
del lavoro, favorire lo sviluppo delle potenzialità e le competenze del
singolo.
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2.9.12.2 - Sette criteri per ripartire correttamente i compiti
L’elenco sotto riportato descrive sette criteri per ripartire correttamente i
compiti dei lavoratori, in particolare:
1. orientamento all’utente
l’organizzazione dei compiti lavorativi deve tenere conto
dell’esperienza e delle capacità di un gruppo di utenti. Questo
significa che non esiste l’utente per eccellenza di un sistema di
dialogo, ma che il tipo di comunicazione varia a seconda dei
lavoratori; il compito deve essere concepito in modo tale da non
essere eccessivo o riduttivo dal punto di vista qualitativo e
quantitativo;
2. varietà
un lavoro è vario se per svolgerlo e per prendere le decisioni giuste
implica il concorso di diverse capacità e competenze (ad es.
ascoltare, leggere, parlare, scrivere, progettare, eseguire); questo
implica anche assumere posture diverse (seduti, in movimento, in
piedi, ecc.); in questo modo è possibile evitare attività monotone e
ripetitive;
3. completezza
un lavoro è completo se viene svolto dall’inizio alla fine in modo
autonomo (preparazione, esecuzione, controllo); i lavoratori
possono verificare se i risultati dei loro compiti sono conformi a
quanto richiesto;
4. chiarezza
un compito impartito in modo chiaro fornisce al lavoratore una
serie di informazioni sulla qualità e la quantità dei risultati attesi,
nonché sulle scadenze da rispettare; inoltre, un compito chiaro non
è ambiguo; bisogna inoltre garantire che i compiti realizzati diano
un contributo significativo all’intero sistema, che deve essere
capito da parte dell’utente;
5. margine di azione
avere margine di azione significa poter decidere autonomamente il
metodo di lavoro, le attrezzature da utilizzare e le priorità
temporali; invece di seguire pedissequamente i principi e le regole
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imposti da altri, l’utente deve portare il proprio bagaglio di
esperienze nell’esecuzione del compito; ad esempio, può decidere
di svolgere le attività intellettualmente più impegnative nei
momenti più tranquilli della giornata;
6. feedback e sostegno nell’ambiente di lavoro
il compito deve fornire un sufficiente feedback in termini
comprensivi per l’utente; i feedback generati dai software devono
essere chiari. L’utente deve avere la possibilità di richiederli da
solo; una comunicazione chiara facilita enormemente il lavoro;
questo significa chiedere il consiglio altrui ed esporre con parole
semplici i problemi; per questo motivo i cicli di lavoro devono
essere organizzati in modo da rendere possibile o necessaria la
comunicazione e la cooperazione; un feed-back costruttivo da
parte dei colleghi e del superiore sulla qualità del lavoro fornito è
importante dal punto di vista sociale; questa forma di sostegno, se
presente, può aiutare anche a superare lo stress.
7. possibilità di sviluppo
un compito progettato adeguatamente deve fornire all’utente
l’opportunità di sviluppare le proprie abilità e di acquisirne di
nuove; questo permette di conservare una certa agilità mentale e di
sviluppare ulteriormente le competenze professionali; prima di
intraprendere qualsiasi cambiamento è bene coinvolgere i
lavoratori nella fase di pianificazione; infatti, nessuno meglio di
loro conosce le mansioni da svolgere e quali sono i precisi requisiti
che un software deve soddisfare; inoltre, coinvolgendoli è possibile
dissipare eventuali timori e resistenze nei confronti del
cambiamento; in caso di forti ristrutturazioni, ad es. introduzione
di gruppi di lavoro parzialmente autonomi, bisogna pensare anche
a coloro che non vogliono o non sono in grado di conseguire le
necessarie qualifiche per l’integrazione; grazie all’elevata
flessibilità delle nuove tecnologie, quando occorre organizzare il
lavoro dei gruppi parzialmente autonomi è possibile tenere conto
degli utenti meno qualificati senza per questo ridurre i compiti e
gli obiettivi.
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2.9.12.3 - Criteri per l’interazione uomo-computer
Per descrivere il rapporto tra uomo e software abbiamo utilizzato il
concetto di «triangolo strutturale». Di seguito presenteremo i criteri che
consentono il rapporto «Compito–Computer». Le domande fondamentali
sono le seguenti:
quali funzioni devono essere automatizzate?
come si presenta il nuovo compito
nell’interazione con il computer?
Le risposte a queste domande riguardano il campo
uomo-macchina-distribuzione delle funzioni. Possiamo
citare quattro criteri:
vincolo
con questo termine si intende il rapporto che lega l’utente
all’impianto in termini di tempo, spazio e modalità di lavoro. Più il
vincolo è forte, più l’utente è limitato nei confronti degli aspetti
appena citati. È quindi auspicabile un vincolo non troppo stretto;
trasparenza
l’utente deve avere la possibilità di farsi un’idea della logica
interna di un programma informatico e del tipo, momento e ritmo
dei suoi feedback. Più un sistema è trasparente, più è facile
soddisfare questo criterio;
dominanza
con questo termine si intende la ripartizione dei poteri decisionali
tra l’utente e il computer in merito all’accesso alle informazioni e al
condizionamento dello svolgimento dei compiti. Più potere
decisionale ha l’utente, minori sono i pericoli che possa essere
degradato a semplice servo della macchina; questo influisce
positivamente anche sulla corretta ripartizione dei compiti;
flessibilità
questo criterio si riferisce alla possibilità di poter cambiare la
ripartizione delle funzioni tra utente e computer e alla definizione
dei rapporti di potere. Se, ad esempio, per una funzione esistono
più livelli di dominanza, la ripartizione delle funzioni è da
considerarsi flessibile. L’utente ha quindi la possibilità di delegare
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totalmente o parzialmente al computer l’esecuzione di determinati
compiti.
2.9.13 - Soddisfazione sul lavoro
L’esperienza ci insegna che un lavoratore soddisfatto rende di più, registra
meno assenze dal lavoro e ha una maggiore costanza rispetto ad un
lavoratore insoddisfatto. Il grado di soddisfazione sul lavoro dipende
essenzialmente dai seguenti fattori:
atteggiamento personale nei confronti della propria attività e del
contenuto delle mansioni;
sicurezza del posto di lavoro;
configurazione del posto di lavoro;
rapporti con colleghi e superiori;
possibilità di carriera;
salario.
Anche la possibilità di conciliare vita professionale e sfera privata, così
come la situazione extraprofessionale (famiglia, ecc.) svolgono un ruolo
fondamentale. L’importanza di ciascuno di questi fattori dipende dalla
personalità e dalle aspirazioni del singolo. Una persona con una buona
istruzione si pone solitamente obiettivi più ambiziosi di una con una
minore istruzione. Se si vuole aumentare il grado di soddisfazione sul
lavoro e quindi anche la qualità del lavoro al VDT, non basta migliorare il
contenuto del lavoro, l’organizzazione del lavoro e l’architettura della
postazione di lavoro, ma bisogna anche considerare le capacità e le
competenze del singolo. Per quanto possibile, ad ogni lavoratore
dovrebbero essere affidate le mansioni che meglio rispondono alle sue
capacità e che gli consentono di maturare professionalmente.
2.9.14 - Organizzazione del lavoro
Considerata la versatilità dei videoterminali non è possibile stabilire regole
generali per organizzare in modo corretto il lavoro al VDT. Le attività
tradizionali svolte davanti allo schermo sono caratterizzate dai seguenti
fattori, fondamentali per un’organizzazione ergonomicamente corretta del
lavoro:
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tempo effettivo trascorso davanti allo schermo;
tipo e intensità delle attività di lettura;
frequenza dell’inserimento dati;
tempi di attesa dovuti al sistema;
percentuale di lavori monotoni e noiosi contrapposta ai lavori
interessanti e impegnativi;
ritmo di lavoro imposto, possibilità di variare il ritmo da parte
dell’utente;
controllo del ritmo di lavoro (ad es. numero di battute) da parte del
superiore;
alternanza del lavoro al VDT con altre attività;
autonomia dell’utente per quanto concerne la ripartizione e
l’organizzazione personale del lavoro; in ogni azienda la direzione
deve designare come minimo una persona responsabile della
progettazione, organizzazione e controllo delle postazioni di
lavoro con VDT, in grado di fornire le necessarie istruzioni ai
lavoratori; questa persona deve ricevere una corretta formazione e
disporre della necessaria documentazione; tra le sue mansioni
rientra anche la verifica periodica della postazione di lavoro circa
eventuali modifiche inadeguate da parte dell’utente; possibili
soluzioni: i seguenti principi di ergonomia e psicologia del lavoro
sono importanti per organizzare correttamente il lavoro al VDT;
la scelta del sistema più adeguato richiede un’attenta analisi delle
attività da svolgere e delle esigenze dell’azienda; questa analisi
deve essere svolta prima di installare un impianto informatico e
deve essere affidata ad un esperto (non all’addetto agli acquisti);
prima di procedere a qualsiasi intervento è bene discutere con i
diretti interessati, ossia gli utilizzatori, dell’installazione e della
riorganizzazione delle postazioni di lavoro al VDT; si dovrà anche
parlare delle eventuali modifiche ai sistemi, alle tecnologie e
all’organizzazione del lavoro offrendo ai lavoratori, nella misura
del possibile, consulenza tecnica e garantendo il loro diritto ad
essere consultati;
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62
prima di iniziare a lavorare al VDT i dipendenti devono aver
seguito un corso di formazione. Durante il corso devono essere
affrontati i seguenti temi:
– introduzione generale al sistema informatico in dotazione;
– applicazione del sistema con riferimento a incarichi
concreti;
– illustrazione dei principi ergonomici per configurare al
meglio la postazione di lavoro; particolare attenzione va
riservata all’adattamento delle attrezzature di lavoro e del
sedile in base alle esigenze personali;
i superiori dovrebbero ricevere un’adeguata formazione su come
trattare il personale al VDT dal punto di vista psicologico;
l’attività del videoterminalista è interessante se le mansioni da
svolgere sono varie e complete. Nell’atto pratico, l’attività al VDT è
spesso fortemente limitata; per questo motivo il lavoratore
dovrebbe poter svolgere anche mansioni diverse e più
impegnative;
se il lavoratore svolge un’attività monotona e ripetitiva,
caratterizzata soprattutto dalla lettura di testi sullo schermo o
dall’inserimento di dati a ritmi prefissati, è opportuno ridurre il
lavoro al VDT a circa la metà dell’orario di lavoro; se questo non
fosse possibile per motivi aziendali, è possibile introdurre più
pause di breve durata per alleviare il carico lavorativo; va detto
che la quantità e la qualità del lavoro aumentano se si introducono
regolarmente delle pause; può quindi essere di enorme beneficio
per il lavoratore poter suddividere a proprio piacimento le attività
nel corso della giornata;
ad influire negativamente sul benessere psicosociale del lavoratore
ci sono anche i controlli sul suo rendimento, ad es. verifica del
numero di battute al computer, della correzione di errori, delle
interruzioni del lavoro, ecc.; la sorveglianza da parte del superiore
deve avvenire in modo trasparente e non di nascosto dal
dipendente;
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63
rendere il lavoratore responsabile della suddivisione dei compiti e
della regolamentazione delle pause può aiutarlo molto dal punto
di vista psicosociale e nella maggior parte dei casi questo potrebbe
migliorare la qualità del suo
lavoro.
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64
Capitolo 3 - Ergonomia e sicurezza ai videoterminali
La parola ergonomia deriva dal greco ergo, che significa lavoro, e nomos
che significa legge, regolamento. L’ergonomia rappresenta, quindi, la
scienza che studia le performance lavorative degli individui ed il loro
benessere, in relazione alle finalità della propria attività, alle attrezzature
di lavoro ed all’ambiente di lavoro. Questo si traduce in pratica nella
progettazione di prodotti e/o processi che utilizzino le capacità di un
individuo, tenendo conto delle sue esigenze fisiologiche e psicointellettive.
L'ergonomia cerca quindi di individuare i parametri più importanti per il
corretto rapporto uomo/lavoro, al fine di eliminare i fattori negativi che
possono essere presenti, rendono più facile e naturale l'utilizzo degli
oggetti di lavoro.
Per indagine ergonomica si intende lo studio degli aspetti ambientali, strutturali
e delle procedure organizzative del lavoro, al fine di individuare i requisiti ed i
criteri per la loro migliore "accettabilità" da parte degli operatori.
Il DLgs. 81/08 (integrato e corretto con il DLgs 106/09) ha reso
l’applicazione di questa scienza obbligatoria sul posto di lavoro, in
quanto l’art. 15 – “Misure generali di tutela” – al comma 1, lettera d)
include esplicitamente fra queste il “rispetto dei principi ergonomici
nell’organizzazione del lavoro, nella concezione dei posti di lavoro, nella
scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e
produzione, in particolare, al fine di ridurre gli effetti sulla salute del
lavoro monotono e quello ripetitivo”.
Un assetto ergonomico corretto diventa fondamentale nelle attività con
impiego di videoterminali, in quanto è ormai dimostrato che la causa
fondamentale delle possibili conseguenze dell’impiego di attrezzature
munite di videoterminali sul benessere dell’operatore è principalmente il
non rispetto delle norme ergonomiche per le attrezzature di lavoro, il posto di
lavoro e l’ambiente di lavoro. E’ ormai scientificamente dimostrato che gli
effetti dovuti all’impiego di VDT nelle attività lavorative, sono limitati alle
sensazioni di discomfort e di disagio provate dagli operatori, che si
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65
manifestano in disturbi a carico della vista o sulla visione (affaticamento
visivo), in disagi a carico del sistema muscolo-scheletrico, in disturbi
correlati allo stress ed alla fatica mentale, tutti imputabili alle condizioni
generali dell’ambiente di lavoro, del posto di lavoro ed alla tipologia delle
componenti del posto di lavoro. Altre categorie di fattori che vengono
coinvolti nella fenomenologia sono quelli legati all’organizzazione del
lavoro, all'impatto psicologico, allo stress fisico e psichico, ecc.
I risultati emersi dagli studi sui possibili effetti sulla salute dell’operatore
al videoterminale portano, comunque ad escludere danni irreversibili sia
all’apparato visivo che a quello muscolare, mentre evidenziano che i
possibili disturbi che talvolta si accompagnano ad una utilizzazione dei
videoterminali particolarmente prolungata o continua sono classificabili
nelle seguenti categorie, già a suo tempo individuate dal gruppo di studio
ad hoc istituito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità:
a
b
c
disturbi muscolo-scheletrici, localizzati a schiena, spalle, collo,
braccia, mano, polsi, dita
affaticamento visivo (astenopia)
affaticamento psichico e stress
In merito agli altri disturbi generici accusati dagli operatori, quali, ad
esempio, dolori alla testa, sensazione di nausea, mal di stomaco, ecc.,
l'Organizzazione Mondiale della Sanità li attribuisce ancora una volta ai
disturbi legati all'affaticamento visivo e muscolare. Detti disturbi possono
essere prevenuti e notevolmente ridotti se vengono rispettati i seguenti
criteri:
corretta utilizzazione delle attrezzature;
idoneo posizionamento delle attrezzature;
corretta postura dell’operatore;
idoneità ergonomica degli arredi;
salubrità dell’ambiente di lavoro.
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66
3.1 - Ergonomia del posto di lavoro con il VDT
Nel tradizionale lavoro di ufficio del tipo "carta e penna", il lavoratore ha la
possibilità di estrinsecare un certo numero di attività fisiologiche ed ha a
disposizione abbastanza spazio per assumere diverse posture ed effettuare
movimenti diversi: ad esempio può cercare un documento, prendere
appunti, usare il telefono, leggere un testo, scambiare informazioni con
colleghi, battere a macchina e fare numerose altre attività. In una tale
situazione, un posto di lavoro con una sedia o una scrivania o altra
attrezzatura di lavoro non perfettamente rispondenti alle norme di
ergonomia non necessariamente provoca nel lavoratore un senso di
disturbo o di discomfort fisico.
La
situazione
è,
comunque
completamente
differente
nel
moderno lavoro di ufficio, dove
viene usato il computer. Il lavoratore
opera con video display terminal
(VDT), spesso per parecchie ore e
senza interruzione. L'operatore al
VDT è così legato ad un'attività di
interazione uomo-macchina, in cui i
movimenti fisiologici sono molto
ristretti, l'attenzione è rivolta in
maniera fondamentale al monitor ed
entrambe le mani sono fisse sulla
tastiera. Pertanto, tali operatori sono
molto più sensibili, ed esposti, proprio a causa di queste prolungate
esposizioni, nei confronti di situazioni ergonomiche non corrette (quali
inadeguate condizioni di illuminazione o arredi non confortevoli).
Sono stati così lamentati sforzi visivi con disagi alla vista e posture
scomode con costrizioni muscolari. Tali circostanze hanno fatto pertanto
nascere l'esigenza, nella scienza dell'ergonomia, di focalizzare studi e
ricerche alla progettazione corretta e sempre più "confortevole"
dell'ambiente e del posto di lavoro del moderno ufficio. Verrebbe quasi da
pensare che l'operatore al videoterminale sia più privilegiato degli altri, dal
momento che il suo posto di lavoro deve rispondere a ben precise norme
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67
ergonomiche. Uno dei compiti fondamentali dell'ergonomia è quello di
assicurarsi che le apparecchiature in genere siano idonee ad essere
utilizzate dall'uomo.
In particolare, per quanto riguarda l'attività con i videoterminali, è
necessario l'adeguamento del progetto dei comandi, del video, del
materiale da utilizzare, del posto e dell'ambiente di lavoro e dei compiti
alle caratteristiche, ai punti di forza ed ai limiti di un potenziale utente
nell'ambiente di lavoro appropriato. Nella figura che segue è riportato il
modello di un sistema di lavoro di un ambiente di ufficio con VDT, descrittivo di
tutti i fattori che devono essere considerati nella progettazione ergonomica
di un posto di lavoro con il VDT.
La progettazione accurata dei videoterminali, dei posti e degli ambienti di
lavoro nei quali essi sono utilizzati, nonché il modo in cui il lavoro sul VDT
è concepito, organizzato e gestito, garantiscono che gli utenti del VDT
possano far funzionare l'apparecchiatura con sicurezza, efficienza e
comodità.
I fattori negativi possono trovarsi sia nel VDT, con il quale l'utilizzatore è a
diretto contatto (caratteristiche proprie del monitor, o fattori legati
strettamente al tipo di lavoro svolto, quale può essere ad esempio
l'eccessiva velocità di lettura dei dati), sia nell'ambiente in cui il VDT è
inserito, in cui rumore, condizioni microclimatiche, illuminazione, etc,
possono distrarre, infastidire, rovinare gli organi sensoriali e persino le
capacità intellettuali.
Pertanto, per minimizzare i disagi illustrati nella progettazione ergonomica
di un posto di lavoro con il videoterminale, è essenziale bilanciare ed
interfacciare fra loro tutte le componenti del sistema: l’individuo, le
caratteristiche tecnologiche dei componenti, le pratiche e l’organizzazione
del lavoro, l’ambiente di lavoro.
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68
TECNOLOGIA
ORGANIZZAZIONE DEL
LAVORO
Schermo del VDT
Tastiera ed altri
accessori
Esperienza
richiesta
Caratteri sul display
Carico di
lavoro
Straordinari
Posto di
lavoro
Pause di
lavoro
Comfort
lavorativo
Supporti
sociali
Controllo
del lavoro
Supervisione
Caratteristiche
generali del VDT
Flessibilità
INDIVIDUO
Aspettative
Caratteristiche
fisiche
Motivazioni
Età
Personalità
Salute
AMBIENTE FISICO
Illuminamento
Rumore
Microclima
Posto Di Lavoro
Luminanza
Stampante
Temperatura
Singolo/Multiplo
Finestre
Telefono
Umidità
Piano di lavoro
Richiesta di luce
Isolamento
Velocità aria
Sedia
Farfallamento
Periferiche
Condizionamento
Riflessioni
Controllo
del rumore
Qualità aria
Luminosità
Accessori
Figura 12- Modello di un sistema di lavoro di un ambiente di ufficio
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69
3.2 - Affaticamento visivo
Tutti i lavori che richiedono un elevato carico visivo comportano disturbi
al sistema muscolo-scheletrico ed alla visione, che sono rappresentati
sostanzialmente da un affaticamento a carico del sistema visivo. La grande
mobilità dei tratti cervicale e lombare della colonna vertebrale è assicurata
da un sistema muscolo scheletrico che rende possibili anche minimi
spostamenti del capo sul busto e di quest'ultimo sul bacino. Questi piccoli
spostamenti consentono di collaborare all'attività oculo-cerebrale preposta,
in maniera determinante alla funzione visiva in genere ed a quella della
lettura in particolare. Nel caso specifico dei lavoratori addetti ai VDT, si
tratta della sorveglianza della digitazione sulla tastiera e della lettura dei
caratteri sul monitor e/o sui testi. Come è noto il riconoscimento dei
caratteri grafici viene effettuato dalla scansione operata dai movimenti
orizzontali e verticali dei bulbi oculari. Tali movimenti rendono possibile
lo scorrimento dei segni grafici sull’area più sensibile della retina di pochi
millimetri quadrati, la fovea, nella parte centrale della macula, che è situata
nel polo posteriore del bulbo oculare.
Le cose si complicano quando l’operatore, per difetto visivo, è anche
portatore di occhiali. In questo caso l'allineamento richiesto ai movimenti
del bulbo oculare, combinato con i piccoli aggiustamenti della colonna
vertebrale, include anche la necessità di comprendere sulla stessa linea il
centro ottico della lente di correzione.
Un altro aggiustamento compensatorio deve essere effettuato, col concorso
di un automatico ed impercettibile impegno del rachide, quando il
soggetto tenta di fondere in unica immagine il messaggio visivo
proveniente da ciascuno dei due occhi ed inviato al cervello. Questa
possibilità avviene normalmente entro i limiti di un'angolatura compresa
tra - 2 diottrie fino a circa +20 diottrie ed è tanto maggiore quanto più
vicino all'apparato visivo si trova l'oggetto da mettere a fuoco nella
visione. La visione degli oggetti collocati a distanza maggiore di sei metri
mette a riposo i muscoli interessati. I soggetti che non hanno bene
sviluppato il meccanismo della fusione per vicino o i soggetti portatori di
vizio di refrazione o anche quelli perfettamente normali ma che si
sottopongono ad una prolungata attività lavorativa ai VDT, a causa del
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notevole impegno dell'apparato visivo oltre che di quello muscoloscheletrico, possono lamentare segni di affaticamento visivo che si
manifestano come fotofobia, bruciore agli occhi, iperemia congiuntivale,
cefalea, cervico-brachialgie e lombalgie. Le cause, oltre che ad elementi
soggettivi (età dell'individuo, difetti preesistenti), sono fondamentalmente:
i frequenti cambi di visuale tra vari oggetti, a diverso livello di
illuminazione e posti su diversi piani fisici (schermo, tastiera,
documento), che costringono i muscoli oculari, preposti alla
focalizzazione ed al dimensionamento della pupilla, ad un
continuo processo di adattamento;
un’osservazione ravvicinata e protratta;
un ridotto tempo di persistenza della mira;
l'abbagliamento diretto ed indiretto provocato da superfici
luminose riflettenti, poste nei dintorni del videoterminale;
la forma e le dimensioni dei caratteri sul video;
la mancanza di nitidezza e di contrasto dei caratteri;
le non corrette condizioni di illuminamento ambientale;
l’uso di componenti del posto di lavoro (sedia, tavolo, spazio di
lavoro, documenti, etc.) non corrispondenti ai requisiti ergonomici,
che costringono l’occhio ad adottare sistemi di adattamento dei
meccanismi della visione, che non sono quelli fisiologici;
le condizioni generali di igiene ambientale.
Nella figura seguente [Figura 13 - Ambiente visivo] sono riportati i parametri
che influenzano la prestazione lavorativa in un assegnato ambiente visivo,
suddivisi in relazione al compito visivo, alla capacità visiva del soggetto e
alle caratteristiche dell’ambiente.
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71
CARATTERISTICHE
DEL COMPITO VISIVO
CAPACITA’
VISIVE DEL
SOGGETTO
 Tempo di esposizione allo
CARATTERISTICHE
DELL’AMBIENTE
 Microclima (umidità,
rumore,
temperatura, velocità dell’aria,
ecc.)
specifico compito visivo
 Angolo sotteso
 Nitidezza dell’immagine
 Tempo di persistenza
 Contrasto
 Modalità oculare
 Senso cromatico
 Inquinanti aerodispersi
(polveri, vapori, ecc.)

Sistema
di
illuminazione
(rapporti di luminanza nel
campo visivo specifico, resa
del contrasto, abbagliamento,
caratteristiche spettrali delle
sorgenti di luce artificiale,
rapporto tra illuminazione
naturale e artificiale, presenza
di luce naturale, ecc.)
BENESSERE VISIVO
PRESTAZIONE VISIVA AFFIDABILE
Figura 13 - Ambiente visivo
3.3 - Ergonomia della visione
Nella corretta organizzazione e progettazione del posto di lavoro con il
videoterminale, nonché nella corretta scelta delle attrezzature e degli arredi
in materia di prevenzione dei rischi e degli effetti a carico del sistema
visivo un ruolo fondamentale ed importante è rappresentato
dall’ergonomia della visione. Gli obiettivi dell’ergonomia della visione
nell’ambito dei sistemi di lavoro sono:
creare un ambiente luminoso idoneo a soddisfare le esigenze
fisiopsicologiche dell’individuo, assicurando sempre, ove
possibile, il ricorso all’illuminazione naturale;
rendere ottimale la percezione delle informazioni visive, al fine di
assicurare agli operatori le migliori condizioni possibili di lavoro.
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72
La condizione generale di benessere visivo può essere conseguita
attraverso numerose combinazioni dei fattori che influenzano la
prestazione visiva ed eventuali carenze relative ad uno o più fattori
possono essere parzialmente compensate con un opportuno incremento
degli altri. La prestazione visiva dipende, come noto, dalle caratteristiche
proprie del compito visivo da svolgere e dalle condizioni
dell’illuminazione.
E’ inoltre, influenzata da altri fenomeni quali l’abbagliamento, la mancanza
di uniformità dell’illuminazione, la natura dello sfondo e, più in generale,
dal modo in cui è concepito lo spazio di lavoro. L’affaticamento che
insorge a seguito di un lavoro prolungato, svolto in non appropriate
condizioni di illuminazione, riguarda, nello specifico, il sistema nervoso
centrale, in relazione allo sforzo richiesto per interpretare segnali non
sufficientemente nitidi, e il sistema muscolare per lo sforzo di mantenere
una postura non corretta. In casi particolari, si possono verificare anche
contrazioni muscolari indesiderate.
I disagi alla vista possono essere tranquillamente minimizzati e a volte
addirittura eliminati, attuando misure di bonifica ambientale e di natura
organizzativa, spesso di facile realizzazione, quali: l’eliminazione degli
abbagliamenti ed il miglioramento delle condizioni di illuminamento
ambientale, il miglioramento del posto di lavoro, l’uso di componenti del
posto di lavoro (che rispondono ai requisiti ergonomici), il controllo della
vista, l’organizzazione del lavoro (con una corretta definizione dei tempi di
utilizzo del VDT). Utili suggerimenti:
realizzare possibilmente l’illuminazione dell’ambiente di lavoro
con luce naturale, regolabile con tende o veneziane, ovvero con
luce artificiale. Per ottenere un maggior comfort visivo,
l’illuminamento non dovrebbe essere eccessivo e dovrebbe essere
realizzato con fonti luminose poste al di fuori del campo visivo e
che non abbiano un’intensità molto diversa da quella degli oggetti
e superfici presenti nelle immediate vicinanze, in modo da evitare
contrasti eccessivi;
utilizzare schermi mobili, così da consentire la loro orientazione ed
inclinazione per eliminare, per quanto possibile, riflessi sulla loro
superficie;
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73
assumere una postura corretta di fronte al video, tale che la
distanza fra gli occhi e lo schermo sia pari a circa 50 ÷ 70 cm;
posizionare il portadocumenti, se presente, alla stessa altezza e
distanza dagli occhi dello schermo e, pertanto, deve essere dotato
di meccanismi di regolazione;
distogliere periodicamente lo sguardo dal video per guardare
oggetti lontani, al fine di ridurre l’affaticamento visivo;
eseguire, durante le pause ed i cambiamenti di attività previsti,
compiti che non richiedono un alto impegno visivo (come ad
esempio correggere testi scritti);
pulire periodicamente le attrezzature di lavoro, quali schermo,
tastiera e mouse;
utilizzare, se necessari e prescritti, i mezzi di correzione previsti.
3.4 - Problemi posturali
Un meccanismo così fine come quello della visione ravvicinata è
strettamente dipendente dalla stabilità di tutto il sistema, che affida
proprio all'apparato muscolo scheletrico della colonna vertebrale, in
perfetto automatismo e contemporanea sintonia con la funzione visiva, una
compensazione idonea a mantenere la testa (quindi i bulbi oculari e la
fovea) nelle posizioni più adeguate all'esercizio della specifica funzione a
cui l’apparato sensoriale, muscolare, e scheletrico sono delegati. E’ chiaro a
questo punto che, se gli addetti ai VDT si lamentano spesso di lombalgie e
di cefalee di tipo muscolotensivo, la causa deve essere ricercata proprio
nell'impegno cui è sottoposta la muscolatura del rachide, sia nelle sue
attività dinamiche per i movimenti delle mani, delle braccia e della colonna
e sia per le attività statiche, per le contrazioni muscolari prevalentemente
isometriche. Si tratta, specie per queste ultime, di un'attività non
appariscente, perché i movimenti sono, in realtà, molto ridotti. Tuttavia lo
sforzo è da ritenersi consistente, specie per la contrattura muscolare
finalizzata ai continui tentativi di mantenere la colonna vertebrale nella
verticalità e nella stabilità, entrambe indispensabili alla contemporanea
lettura dei testi ed alla sorveglianza della digitazione. I disturbi scheletrici
della colonna vertebrale, compaiono soprattutto perché nella posizione
eretta, prolungata e fissa, il disco intervertebrale resta compresso e, mal
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74
nutrito. I disturbi muscolari, specie quelli delle contrazioni isometriche,
sono causati dalla mancata normale irrorazione sanguigna e dal
conseguente ristagno delle tossine dovute alla fatica. I disturbi articolari
invece, sono dovuti essenzialmente alla velocità della digitazione ed alla
staticità della postura del rachide, specie se accompagnata da braccia
addotte e flesse. Si tratta di alterazioni articolari di tipo flogistico acuto e
cronico, interessanti tutto il substrato anatomo-funzionale dell'attrito, a
seguito del prolungato svolgimento di mansioni che richiedono particolari
movimenti veloci e ripetitivi. Sono alterazioni che, se vengono osservate in
stadio precoce, si presentano con una sintomatologia sfumata e, di
conseguenza, spesso misconosciuta. I disturbi periarticolari degli addetti ai
VDT sono piuttosto rari. Riguardano essenzialmente i nervi, i tendini e le
loro guaine del polso e della mano. Sono dovuti ai movimenti rapidi,
ripetitivi ed alla compressione sul polso durante la digitazione. Un lavoro
prolungato nella stessa posizione, sia seduti che in piedi, può causare
discomfort. Dove e quando sia possibile, nello svolgimento dell’attività
lavorativa dovrebbero essere previsti anche una serie di possibili
movimenti, al fine di prevenire discomfort e affaticamento.
Nella figura successiva [Figura 14 - Corretta postura della colonna vertebrale
per individui seduti], è riportata la corretta postura che la colonna vertebrale
dovrebbe assumere quando si sta seduti, per individui rispettivamente di
sesso femminile e maschile.
Figura 14 - Corretta postura della colonna vertebrale per individui seduti
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Questo tipo di problemi provoca disagi a carico del sistema muscoloscheletrico, derivanti dalla peculiare caratteristica di sedentarietà di questo
tipo di lavoro, e al limitato ma continuo movimento di soli pochi organi del
corpo (braccia, dita, testa, collo). I disagi al sistema muscolo-scheletrico
sono dovuti a:
postura dell'operatore;
posizione del posto di lavoro;
tempo di lavoro;
condizioni ambientali di illuminamento;
presenza di stati fisio-patologici dell'individuo;
organizzazione del lavoro.
Questi disagi sono però anche comuni ad altri tipi di attività ed è stato
scientificamente provato che gli stessi non devono essere inevitabilmente
considerati come portatori di un danno o segno di un danno. Inoltre, tali
disagi possono essere prevenuti, ponendo la giusta attenzione ai problemi
della progettazione delle attrezzature e del posto di lavoro, dell'ambiente e
dell'organizzazione del lavoro stesso. La sicurezza del lavoro gioca in
questo settore un ruolo fondamentale. Generalmente, i disagi accusati
riguardano:
dolori al collo ed alla spalla, che possono essere causati da
posizioni scomode ed eccessivi stiramenti del corpo. I possibili
rimedi possono essere:
 regolare la sedia, il monitor, ed usare una tastiera appropriata,
ridurre le posizioni pericolose, evitare postazioni che richiedono
eccessivi allungamenti del corpo, come quelle di lato o di
dietro il monitor, fare in modo che il materiale necessario per
l’attività sia posto a 40 ÷ 45 cm di fronte al corpo, porre
l’elemento più importante direttamente di fronte;
dolori alla schiena, causati da posizioni fisse o costrette, possono
essere evitati:
 adottando posizioni corrette; cambiando frequentemente la
posizione; adottando sedie e superficie di lavoro idonee;
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dolori alle braccia ed alle mani, che possono essere generati da
movimenti ripetitivi, pressione, stress emotivo. I principali
rimedi per evitarli e/o ridurli sono:
 usare un portadocumenti; usare un poggiapiedi; usare un
supporto per il riposo dei palmi; regolare le componenti del
posto di lavoro e del videoterminale, così da ottenere il
massimo comfort; concedersi delle pause periodiche e fare
esercizi fisici.
Per una posizione più confortevole è necessario considerare la
sistemazione degli oggetti necessari a lavorare, che devono essere disposti
in funzione del proprio occhio dominante. Ad esempio, se l’occhio
dominante per i processi della visione è il destro, potrà essere più
confortevole sistemare il documento da leggere sulla sinistra del computer,
così da poter far scorrere lo sguardo dal documento al video con molta più
facilità, così come sistemare il tavolo di lavoro in modo da salutare la gente
che entra nella stanza, lasciando la sedia da sinistra, ecc.
Nel prossimo capitolo sono riportate alcune delle cause più comuni dei
disagi al sistema muscolo-scheletrico, nell’attività con il VDT, e alcuni
consigli pratici che ogni operatore può facilmente attuare per ridurli e
eliminarli.
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78
Capitolo 4 – Ottimizzare la posizione di lavoro al VDT
Nella
descrizione che segue sono segnalati i possibili discomfort che si
presentano a livello del sistema muscolo-scheletrico, fornendo pratiche
soluzioni per minimizzare i disagi muscolari e suggerimenti per trovare la
propria posizione “ideale” di lavoro. Diventa fondamentale, quindi,
aumentare la consapevolezza circa il ruolo che la posizione costretta del
corpo ed i movimenti forzati e ripetitivi hanno nell’origine del discomfort
nel posto di lavoro, per cui bisogna educare gli operatori ad essere partecipi
della responsabilità del loro comfort, cioè aumentare la consapevolezza che
cattive abitudini di lavoro e posture non corrette possono contribuire ai
disagi muscolo-scheletrici, che permettono di identificare la sensazione di
discomfort, determinarne la causa e, dove possibile, cambiare le abitudini
di lavoro o la postura. Tutto ciò diventa un incoraggiare l’operatore a
segnalare al responsabile ogni disagio presente sul posto di lavoro.
Nell’ottica di ottimizzare la postura, è necessario che l’operatore adotti
un’importante regola:
cambiare la propria posizione e, occasionalmente, stirarsi o cambiare il proprio
lavoro facendone altri può aiutare a restare attenti e a ridurre il discomfort
muscolare.
È necessario pertanto che ogni persona che utilizzi per la propria attività il
VDT si assicuri:
che la sedia sia nella posizione confortevole per sé, abbia la
spalliera nella posizione giusta, sia alta tanto da assicurare
l’appoggio dei piedi a terra e che non ci sia pressione sotto le
ginocchia;
di cambiare posizione, alzarsi o stirarsi ogni volta che si avverte
stanchezza;
di battere con leggerezza sui tasti e di tenere la spalla, le mani e le
dita rilassate;
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di organizzare la propria zona di lavoro così che tutto il materiale
di lavoro e quello che può servire sia facilmente raggiungibile e ad
altezza confortevole;
che il portadocumenti, se usato, sia posizionato circa sullo stesso
piano ed alla stessa distanza dello schermo;
di fare, se possibile, lavori diversi;
di tenere la testa allineata con il proprio corpo, e leggermente in
avanti;
di aggiustare il display ad una confortevole altezza di vista, con la
sommità dello schermo giusto al di sotto del livello degli occhi;
di far riposare gli occhi, guardando ogni tanto a lunga distanza;
di avere un accurato programma sanitario di controllo della vista;
di avvisare l’oculista dell’uso del VDT, informandolo della
frequenza d’uso, della distanza di seduta dallo schermo e
dell’angolo di vista dei compiti visivi;
di evitare abbagliamenti, posizionando lo schermo lontano da
sorgenti luminose, quali finestre o luci sopra la testa;
di regolare il contrasto e la luminosità dello schermo;
di pulire periodicamente lo schermo;
di segnalare al responsabile la persistenza del discomfort.
Nel seguito vengono riportate le schede sintetiche nelle quali vengono
evidenziate le possibile cause del discomfort con i relativi suggerimenti
sulle correzioni da adottare per ottimizzare la postura dell’operatore di
videoterminale.
4.1 - Spalla
La spalla è spesso la sorgente di molti problemi dolorosi e funzionali che
coinvolgono braccio, gomito, polso e la mano. Questi problemi sono
etichettati con vari termini medici che tendono a denominare i sintomi,
piuttosto che affrontare un iter diagnostico che tenga in considerazione la
giusta biomeccanica locale complessiva. Tali termini comprendono
periartrite, sindrome di tunnel carpale, brachialgia, spalla congelata,
sindrome da conflitto e tendinite. La sindrome del tunnel carpale consiste
solamente in alcuni sintomi che, considerati nell’insieme, sono collegati ad
un presunto impedimento anatomico di un passaggio di tendini e nervi al
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polso, senza neanche prendere in considerazione le disfunzioni
biomeccaniche remote che possono essere all’origine dei sintomi e quindi
corrette conservativamente, evitando così interventi invasivi che possono
eventualmente portare ad un’accelerazione dei processi degenerativi.
Identificativo N. 1 - Sommità delle spalle: spalle tenute sollevate
Probabile causa del discomfort
Possibile correzione
Abbassare la tastiera o la scrivania
1a) Superficie di lavoro troppo alta
Alzare la sedia e il poggiapiedi
Togliere o abbassare il bracciolo
1b) Gomiti che urtano sul bracciolo
Cambiare la sedia
1c) Spalliera troppo alta
Aggiustare la spalliera
Lasciar cadere le spalle
1d) Operatore teso
Inclinare leggermente le braccia
Identificativo N. 2 – Parte posteriore delle spalle: spalle tirate indietro
Probabile causa del discomfort
Possibile correzione
Porre la tastiera lontano così che le braccia cadano
2a) Tastiera troppo vicina
verticali
2b) Postura non corretta
Sedere diritti con la testa in linea con il corpo
Aumentare il compito visivo per raddrizzare le
2c) Sporgersi in avanti
spalle, vedi identificativo N. 5
Identificativo N. 3 – Spalle esterne: gomiti posizionati lontano dal corpo
Probabile causa del discomfort
Possibile correzione
Riorganizzare la scrivania così da portare il lavoro
3a) Lavoro troppo lontano da un lato
più vicino all’asse centrale del corpo in modo che le
braccia cadano verticalmente
Identificativo N. 4 – Osso piatto fra le spalle: braccia tenute in avanti
Probabile causa del discomfort
Possibile correzione
4a) Tastiera o lavoro troppo lontano

Porre il lavoro più vicino così che le braccia cadano
verticalmente
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81
4.2 - Collo
Il dolore al collo è un problema diffuso. Sta aumentando in intensità,
frequenza e gravità degli episodi. Dato che lavoriamo di più alla scrivania
e viviamo la vita ad un ritmo elevato e frenetico, riponiamo maggior stress
e tensioni nelle parti dorsali del collo e della nostra colonna vertebrale. Il
dolore, sebbene avvertito nel collo, può esser causato da numerosi altri
problemi alla colonna vertebrale possono insorgere a causa di rigidità
muscolare sia del collo che del dorso. La testa è sostenuta dalla base del
collo e dal dorso, ecco perché queste parti comunemente causano il dolore.
Le tre vertebre superiori del collo servono per la maggior parte dei
movimenti del collo e della testa, quelle inferiori e quelle dorsali creano
una struttura di sostegno sulla quale la testa si appoggia. Se questo sistema
è affetto da patologie allora i muscoli in quell'area si irrigidiranno,
portando al dolore. Il dolore può anche insorgere per molti altri problemi
fisici o psicologici.
Identificativo N. 5 – Base del collo: appoggio in avanti
Probabile causa del discomfort
Possibile correzione
5a) Documento troppo basso
Alzare i documenti, usare un poggia documento
Alzare lo schermo così che il suo top sia alla stessa
5b) Schermo troppo basso
altezza o esattamente al di sotto del livello degli occhi
Identificativo N. 6 – Parte superiore posteriore: piegati sul lavoro
Probabile causa del discomfort
Possibile correzione
6a) Sedia troppo bassa o troppo alta
Regolare
Identificativo N. 7 – Sommità del collo: mento in avanti
Probabile causa del discomfort
Possibile correzione
7a) Compito visivo troppo in alto
Abbassare il compito visivo, o reclinarlo di poco
Cambiare le lenti in trifocali o separare la prescrizione
7b) Utilizzo di occhiali bifocali
per la distanza del VDT
Identificativo N. 8 – Un lato del collo: testa costantemente girata
Probabile causa del discomfort
Possibile correzione
Portare il lavoro più vicino al centro del corpo, alternare
8a) Compito visivo principale su un
la posizione del lavoro su entrambi i lati, usare un
solo lato
poggia documenti
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82
4.3 - Dorso e gambe
La sensazione di facile stancabilità che si presenta tutte le volte che si
devono compiere sforzi, come camminare troppo velocemente portando
un peso, salire molte rampe di scale, giocare a tennis o fare semplicemente
del footing, differentemente dal pensiero comune non dipende dallo scarso
allenamento. Le gambe diventano stanche perché la loro muscolatura non
riceve la quantità di sangue adeguata, quindi l'ossigeno necessario per
svolgere appieno il lavoro in eccesso richiesto. Non lo ricevono perché c'è
la stasi. Un esempio è dato dal fatto che stando per molto tempo in piedi
senza contrarre la muscolatura del polpaccio, oppure seduti per tutto il
giorno dietro ad una scrivania, è come se i muscoli fossero addormentati
ed a volte fanno persino male quando si cerca di muoversi. Il danno è
proprio a livello delle fibre muscolari, che si assottigliano fino a diventare
atrofiche, nei casi più gravi.
Identificativo N. 9 – Parte bassa posteriore del dorso: inadeguato supporto posteriore
Probabile causa del discomfort
Possibile correzione
Regolare la spalliera così da supportare fermamente
9a) Spalliera troppo alta o troppo bassa
la regione lombare
Regolare la spalliera in avanti per supportare la
9b) Spalliera non usata
regione lombare; cambiare la sedia
9c) Natiche non sulla parte posteriore
Spostare la spalliera in avanti; sedere indietro
della sedia
9d) Sedia troppo alta
Abbassare la sedia
Identificativo N. 10 – Parte bassa delle gambe: circolazione delle gambe interrotta
Probabile causa del discomfort
Possibile correzione
Abbassare la sedia e/o il piano di lavoro; usare un
10a) Piedi non appoggiati sul pavimento
poggiapiedi
10b) Cuscino troppo profondo
Cambiare la sedia
10c) Piano di seduta non arrotondato
Cambiare la sedia
10d) Sedia troppo alta
Abbassare la sedia
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83
4.4 - Avambraccio, polso e mano
Il dolore può essere di diverso grado e presentarsi spontaneamente, essere
prodotto dalla palpazione diretta del tendine, dalla sua contrazione muscolare
contrastata e dall'estensione passiva forzata del muscolo interessato. Senza
entrare nei particolari, il dolore è generato soprattutto da meccanismi
biochimici intratendinei che coinvolgono i neurotrasmettitori e altre sostanze
irritanti, associati al fenomeno infiammatorio della componente
peritendinea. La tendinite può diventare tenosinovite in quei tendini che
sono dotati di guaina sinoviale, come quelli dei muscoli flessori o estensori
delle dita delle mani e dei piedi. In questo caso, oltre al dolore, si potrà
avere difficoltà di scorrimento del tendine all’interno della propria guaina,
il che provocherà fenomeni di “scatto” nel movimento delle articolazioni.
Identificativo N. 11 – Superficie superiore dell’avambraccio: mano sollevata
Probabile causa del discomfort
Possibile correzione
11a) Polsi sul tavolo o sulla tastiera durante la
Usare un appoggio per i polsi
dattiloscrittura
11b) Tastiera troppo inclinata
Aggiustare l’angolo della tastiera
11c) Polso tenuto rigido
Rilassare lo stile di lavoro
Rilassare e variare i compiti, abbandonare le
11d) Mancanza di pause e lavoro non vario
mani quando non si digitano dati
Identificativo N. 12 – Superficie esterna: mano held sideways
Probabile causa del discomfort
Possibile correzione
12a) Tastiera con inclinazione non corretta
Ruotare la tastiera per raddrizzare i polsi
12b) Polsi piegati per raggiungere i tasti funzione o i
Muovere le braccia, non piegare il polso
tasti cursori
Identificativo N. 13 – Mano (parte finale del mignolo): piegamento e stiramento del polso
Probabile causa del discomfort
Possibile correzione
Muovere le braccia, non piegare il polso
13a) Over-stretching
13b) Azione di "Hammering" (premere i tasti
Rilassare lo stile di lavoro
con molta forza)
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84
4.5 - Avambraccio e mano
In genere, per guarire dalle tendiniti è sufficiente un adeguato periodo di
riposo. Tuttavia, se il dolore impedisce le normali attività, perdura più di
due settimane nonostante il riposo o si accompagna a gonfiore,
arrossamento o febbre, è sempre opportuno consultare il medico per una
diagnosi e una terapia adeguata. Infatti, se la tendinite non viene curata,
può portare a formazione di aderenze fibrose cicatriziali sulla guaina
tendinea, restringendola e rendendo in tal modo più problematica
l’estensione del tendine fino a compromettere il movimento
dell’articolazione.
Identificativo N. 14 – Muscoli flessori dell’avambraccio: battuta violenta dei tasti
Probabile causa del discomfort
Possibile correzione
Usare un feedback tattile/acustico,
14a) Mancanza di esercizio
usare un tocco più leggero
Identificativo N. 15 – Flessori (esterni/lato ulna): mano poggiata obliquamente
Probabile causa del discomfort
Possibile correzione
Muovere le braccia, evitare di curvare il
15a) Mancanza di esercizio
polso
Identificativo N. 16 – Dito mignolo: battuta violenta
Probabile causa del discomfort
Possibile correzione
16a) Azione di "Hammering" (pressione sui tasti Usare dita diverse, rilassare lo stile di
con molta forza)
lavoro
Identificativo N. 17 – Muscolo del pollice: pressione sostenuta
Probabile causa del discomfort
Possibile correzione
Modificare l’azione così che la barra di
17a) battuta ripetitiva della barra spaziale
spazio sia battuta quando è tenuto giù
17b) la carta avvolta necessita del pollice per
Usare il retro o il lato della mano,
avanzare
bloccare l’avvolgimento
Sostituire la penna; aggiungere una
17c) scrivere con angolatura scomoda del pollice
presa in gomma
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85
4.6 - Occhio
Una buona postura, buoni occhiali ed un ottimo monitor non bastano per
salvare la vista. Lo specialista la chiama performance visiva e si tratta di un
aspetto quanto mai fondamentale per la società moderna: i videoterminali
informatici sono ormai ovunque e la salute degli occhi degli operatori
informatici, intesa come condizione di benessere e non come semplice
assenza di patologie, è diventata fondamentale.
Identificativo N. 18 – Occhi: posizione scomoda della testa
Probabile causa del discomfort
Possibile correzione
Il portatore di lenti bifocali potrebbe avere
18a) Testa giusto al di sopra dello schermo necessità di occhiali singoli e separati di diversa
prescrizione
Visione non corretta. I portatori di lenti
18b) Il lavoratore siede troppo vicino allo
potrebbero necessitare di una prescrizione
schermo
diversa per il lavoro al VDT
Visione non corretta. I portatori di occhiali
18c) Il lavoratore siede lontano dallo
potrebbero necessitare di una prescrizione
schermo
diversa per il lavoro al VDT
Identificativo N. 19 – Occhi: strabismo
Probabile causa del discomfort
Possibile correzione
controllare la prescrizione visiva
controllare se c’è presenza di una sorgente
di abbagliamento
19a) lo schermo sembra essere polveroso
pulire lo schermo
controllare se il computer funziona
correttamente
Sbattere regolarmente le palpebre, più spesso se
19b) Sguardo fisso allo schermo
si portano lenti a contatto
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86
Capitolo 5 - Condizioni di salute e benessere
I lavoratori addetti all’utilizzo di videoterminali a volte accusano disturbi
da stress. Ciò deriva, molto spesso, da un incremento del ritmo di lavoro o
da pressioni esterne per soddisfare determinate scadenze di lavoro e non
dall’utilizzo in se delle attrezzature munite di videoterminali. Per alcuni
lavoratori addetti al VDT si riscontra, al contrario, una riduzione dello
stress, in quanto il videoterminale rende il loro lavoro più facile o più
interessante. Nel lavoro al videoterminale e' possibile riscontrare una certa
difficoltà degli operatori a seguire adeguatamente il continuo
aggiornamento dei software. L'attività al videoterminale richiede pertanto
che essa sia preceduta da un adeguato periodo di formazione all'uso dei
programmi e procedure informatiche. Al riguardo si raccomanda ai
lavoratori di:
seguire le indicazioni e la formazione ricevuti per l'uso dei
programmi e delle procedure informatiche;
rispettare la corretta distribuzione delle pause;
utilizzare software per il quale si è avuta l'informazione necessaria,
ovvero facile da usare, ecc.
In caso di anomalie del software e delle attrezzature l'operatore potrà
riferire al RLS (Responsabile dei Lavoratori per la Sicurezza) per la
soluzione del problema. Infine, si ricorda che la conoscenza del contesto in
cui si colloca il risultato del lavoro al videoterminale e' un elemento utile
per l'attenuazione di uno dei possibili fattori di affaticamento mentale.
5.1 - Postura corretta
Di seguito sono elencati gli accorgimenti che i lavoratori devono adottare
per assumere una postura regolare. Infatti, per prevenire l’insorgenza di
disturbi muscolo-scheletrici, i lavoratori dovranno:
posizionare lo schermo del video di fronte in maniera che, anche
agendo su eventuali meccanismi di regolazione, lo spigolo
superiore dello schermo sia posto un po' più in basso
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87
dell'orizzontale che passa per gli occhi dell'operatore e ad una
distanza dagli occhi pari a circa 50-70 cm, [Figura 15)- Postura
corretta].
5 0 - 70 c m
Sch e rm o re g o la b ile
90 °
110 °
P U N TO D I
A P PO G G IO
L IBE R O
min.28 cm)
Ta s tie ra se p a ra ta
S PA ZIO SU F F IC IE N T E
90 °
5 R AZ Z E C O N R U O T E
EV EN TU AL E
PO G G IAP IED I
Figura 15 - Postura corretta
eseguire la digitazione e utilizzare il mouse evitando irrigidimenti
delle dita e del polso, curando di tenere gli avambracci appoggiati
sul piano di lavoro in modo da alleggerire la tensione dei muscoli
del collo e delle spalle;
assumere la postura corretta di fronte al video, con piedi ben
poggiati al pavimento e schiena poggiata allo schienale della sedia
nel tratto lombare, regolando allo scopo l'altezza della sedia e
l'inclinazione dello schienale;
evitare, per quanto possibile, posizioni di lavoro fisse per tempi
prolungati. Nel caso ciò fosse inevitabile, si raccomanda la pratica
di frequenti esercizi di rilassamento (collo, schiena, arti superiori
ed inferiori).
disporre la tastiera davanti allo schermo e il mouse, o eventuali
altri dispositivi di uso frequente, sullo stesso piano della tastiera,
in modo che siano facilmente raggiungibili [Figura 16)– Piano di
lavoro]
Nella tabella che segue sono riportati alcuni semplici accorgimenti che si
possono facilmente adottare per migliorare la struttura del proprio posto
di lavoro al VDT.
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88
> 70
cm
70 - 80 cm
cm
> 90
15
cm
>5
m
8c
Figura 16 – Piano di lavoro
Tabella 5 – Guida al posto di lavoro
CASO 1
PROBLEMA
SINTOMI
POSSIBILI CAUSE
POSSIBILI
SOLUZIONI
Affaticamento Visivo
sforzo oculare
bruciore
lacrimazione
indolenzimento
vista offuscata
mal di testa
illuminazione ambientale scarsa o troppo intensa
distrazioni visive (inclusa la visione periferica)
errata correzione dei difetti visivi
abbagliamento da luce naturale o artificiale:
vicinanza del VDT alla finestra
disposizione non corretta del posto di lavoro, rispetto
all’illuminazione ambientale
abbagliamento riflesso
regolare la luminescenza dei caratteri
cercare il miglior campo visivo, rispetto alle riflessioni dallo
schermo, testo
tastiera, scrivania, pareti chiare
ridurre la luce diretta del sole con tende, porre il VDT
lontano dalle finestre se possibile
porre il VDT lontano dalle guide di luce
ridurre la illuminazione generale della stanza ed illuminare
localmente i testi da digitare evitare frequenti movimenti
degli occhi fra lo schermo ed i testi scritti
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89
CASO 2
PROBLEMA
SINTOMI
POSSIBILI CAUSE
POSSIBILI
SOLUZIONI
Rumore
difficoltà di applicazione nel normale lavoro o
conversazione telefonica
attrezzature di lavoro
altre distrazioni in ufficio
isolare acusticamente le attrezzature
ridurre al minimo le distrazioni
isolare il più possibile le stampanti dal personale al VDT
CASO 3
PROBLEMA
SINTOMI
POSSIBILI CAUSE
POSSIBILI
SOLUZIONI
Disagi al sistema muscolo scheletrico
mal di gambe
mal di schiena
indolenzimento al collo
affaticamento di mani e braccia
mal di spalla
non corretta altezza o angolazione dello schermo
non corretta altezza o angolazione della tastiera
sedia non ergonomica
distanza non corretta fra schermo o tastiera e operatore
postura di lavoro non ergonomica
tempi di lavoro al VDT lunghi
regolare il bordo superiore dello schermo a livello degli
occhi dell’operatore o poco al di sotto
regolare l’altezza e/o l’angolazione della tastiera per il
comfort dell’operatore
regolare la posizione del documento
regolare l’altezza e l’inclinazione della sedia, se
necessario dotarsi di un poggiapiedi
usare possibilmente una sedia girevole per ridurre le
eccessive torsioni del corpo
usare una sedia con ruote, se si desidera, deve però
essere a 5 ruote
alternare le attività al VDT con altro tipo di attività
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90
5.2 - Sintomi oftalmologici
I sintomi più frequenti che denotano un disturbo oftalmologico derivante
dall’uso improprio di apparecchiature munite di videoterminali sono
lacrimazione, bruciore e secchezza degli occhi, ipersensibilità alla luce,
cefalea, campo visivo annebbiato o sdoppiato, stanchezza alla lettura,
senso di abbagliamento.
Questi sintomi dimostrano come l’operatore lavori in condizioni
ambientali non favorevoli sia esterne (eccesso o insufficienza di
illuminazione naturale o artificiale, riflessi provenienti da superfici non
opache, scarsa risoluzione dei caratteri sul video) che interne (fumo di
tabacco, aria troppo secca, presenza di sostanze rilasciate dai rivestimenti
degli arredi, impianto di condizionamento poco efficiente). In caso di
manifestazione di tali sintomi:
socchiudere le palpebre per qualche minuto in modo da escludere
gli occhi dalle fonti di luce;
seguire con lo sguardo il perimetro del soffitto;
guardare oggetti lontani cercando di individuarne i dettagli.
5.3 - Sintomi ortopedici
Se la posizione di lavoro non é corretta possono insorgere disturbi a carico
del sistema osseo, muscolare e tendineo (i più frequenti sono senso di peso,
fastidio, intorpidimento, rigidità o addirittura dolore al collo, schiena,
spalle, braccia e mani).
Prima di elencare cosa deve essere fatto per ridurre al minimo i disturbi
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91
causati dal sistema osseo, è necessario ribadire cosa si intende per
rilassamento, stiramento e rinforzo:
1.
2.
3.
Rilassamento. Va eseguito prima degli altri esercizi o quando senti
il collo e la schiena particolarmente stanchi.
Stiramento. Va eseguito con calma: non devi provare dolore, ma
solo una sensazione di tensione.
Rinforzo. Serve ad aumentare la forza di alcuni muscoli che in
genere non vengono usati (es.: addominali, glutei, muscoli della
coscia, ecc.) e che, invece, correttamente utilizzati, servono ad
alleviare il carico di lavoro della schiena.
In definitiva, per ridurre i disturbi, meglio ancora sarebbe evitarli!, l’utente
a videoterminale deve necessariamente cambiare posizione almeno ogni ora,
digitare alla tastiera appoggiando le braccia (in modo da non diminuire
l’afflusso del sangue ai muscoli con il conseguente senso di dolore) nonché
evitare di digitare o utilizzare il mouse velocemente e per tempi prolungati.
Nelle successive tabelle sinottiche viene data evidenza agli esercizi
necessari da eseguire per garantire la riduzione dei principali sintomi
ortopedici.
COLLO
Stiramento dei muscoli del collo: tirare il capo
lentamente verso il basso con le dita intrecciate su di
esso. Fermarsi in questa posizione per 10".
Ripetere l’esercizio 10 volte.
Rinforzo: ritirare il mento, tornare in posizione
normale, protrudere (sporgere in fuori) il mento e
ritornare in posizione normale.
Ripetere l’esercizio dieci volte.
AVAMBRACCI:
Stiramento: per 5 volte rimanere circa 20" con le mani
aperte ad angolo retto sull'avambraccio.
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92
SPALLE:
Stiramento: da seduti portare le mani tra le scapole
tenendo i gomiti ben in alto. Rimanere nella posizione
per 20".
Ripetere l’esercizio 5 volte.
Rinforzo: sollevare le spalle per 10" poi rilassarle.
Scendere le spalle per 10" poi rilassarle.
Ripetere l’esercizio per 5 volte.
SCHIENA:
Stiramento: seduti su di una sedia, a schiena diritta,
con le gambe allargate ed i piedi poggiati a terra.
Mettere le mani tra le gambe ed andare con il corpo in
avanti fino a toccare il pavimento con il dorso delle
mani. Rimanere in questa posizione per qualche
secondo poi ritornare nella posizione iniziale ritirando
nell’ordine schiena dorso, spalle e testa.
Ripetere l’esercizio 5 volte.
POLSI & MANI
Stirarli: mettere le mani davanti a sé. Poi allontanare le
dita, più possibile dal palmi. Tenere le mani in questa
posizione per 5”. Portarsi nella posizione originaria.
Ripetere l’esercizio 5 volte.
Ruotarli: ruotare i polsi, mantenendo le dita rilassate
ed i gomiti fermi. Tenere i palmi delle mani girati verso
l’alto, poi ruotare verso il basso.
Ripetere l’esercizio 5 volte.
Oscillarli: bisogna lasciare che le mani penzolino dal
polsi e fare oscillare le mani. Prima su e giù e poi di
lato.
Ripetere l’esercizio fino a quando la tensione delle
mani sia svanita
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93
CORPO:
Stirarsi: mettere le braccia sopra la testa. Con le dita
tese spingere nella direzione del soffitto. Mantenere
questa posizione per 5”, poi rilassarsi.
Ripetere l’esercizio 5 volte.
Scrollarsi: usando un largo movimento circolare,
ruotare le spalle all’indietro.
Ripetere l’esercizio 5 volte.
Spostarsi: mentre si è seduti, bisogna muoversi sulla
sedia. Spostare lo sguardo dallo schermo e lasciare
penzolare le braccia.
Ripetere l’esercizio fino a quando la tensione svanirà
È buona norma evitare la vita troppo sedentaria, dedicandosi a lunghe
passeggiate, salire scale e, ove possibile, praticare uno sport come nuoto o
ciclismo, evitando sport ed esercizi che affaticano la schiena (arti marziali,
sollevamento pesi, aerobica ecc.). Ricordare, inoltre, che il sovrappeso e i tacchi
alti peggiorano i dolori di schiena.
5.4 - Sintomi psicologici
Disturbi di ordine psicologico possono insorgere se l’operatore di
apparecchiature con VDT è costretto ad eseguire il proprio lavoro in spazi
insufficienti, rumorosi, in fretta ed a ritmo imposto (sia troppo elevato che
troppo lento) con software complessi. I sintomi più comuni sono il mal di
testa, l’insonnia, digestione difficile, stanchezza eccessiva, ansia, tensione
nervosa, irritabilità e depressione. Per eliminare tali sintomi bisogna
rimuovere le cause di stress con opportuni provvedimenti.
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94
5.5 - Lavoratrici in stato di gravidanza
La valutazione dei rischi riguarda anche quelli relativi alle lavoratrici in
stato di gravidanza (secondo quanto previsto dal DLgs. 26 marzo 2001, n.
151). La tutela della salute delle lavoratrici madri attraverso l’eliminazione
o riduzione dell’esposizione a fattori di rischio professionali per le gravide,
per l’embrione ed il feto, con particolare attenzione a fattori di rischio
abortigeni, mutageni e teratogeni, ha comportato la valutazione dei rischi
per la sicurezza e la salute delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo
di allattamento fino a sette mesi dopo il parto, per le lavoratrici addette
all’utilizzo dei VDT.
La valutazione tiene conto anche dei movimenti, delle posizioni di lavoro, della
fatica mentale e fisica e gli altri disagi fisici e mentali connessi con l'attività svolta
dalle predette lavoratrici durante l’utilizzo dei VDT.
L’unico problema per le lavoratrici gestanti è legato all’assunzione di
variazioni posturali legate alla gravidanza che potrebbero favorire
l'insorgenza di disturbi dorso-lombari atti a giustificare la modifica
temporanea delle condizioni o dell’orario di lavoro. Studi specialistici
hanno, infatti, dimostrato che il lavoro al VDT non comporta rischi o
problemi particolari sia per la lavoratrice che per il nascituro. Pertanto, a
seguito della suddetta valutazione:
saranno concesse maggiori pause di riposo (15 minuti ogni 60
minuti di lavoro al VDT) al fine di consentire cambiamenti
posturali atti a prevenire la possibile insorgenza di disturbi dorsolombari
verranno modificati i ritmi lavorativi, in modo che essi non siano
eccessivi e che non comportino una posizione particolarmente
affaticante per la lavoratrice
se richiesto dal medico competente, si predisporrà una modifica
temporanea delle condizioni o dell’ orario di lavoro
Le lavoratrici addette ed il rappresentante per la sicurezza devono essere
informati sui risultati della valutazione e sulle conseguenti misure da
adottare.
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95
Capitolo 6 – Green area
Lavorare
in un ambiente privo di rischi, dall’aria sana, dalle forme
ergonomiche ed assumere posizioni corrette durante
l’attività (sedere comodamente, fare pause regolari e
muoversi), sono condizioni essenziali affinché il lavoro
sia svolto in maniera efficace. È importante inoltre
svolgere un lavoro vario e non ripetitivo ed avere lo
spazio necessario che garantisca libertà di movimento e
possibilità di sviluppo individuale. Meno risaputo è il
fatto che la presenza di piante sul posto di lavoro stimola il nostro
benessere psichico e fisico. Al giorno d’oggi le piante sono parte essenziale
dell’arredo di un ufficio.
6.1 - I vantaggi delle piante
Il legame che ci unisce alle piante può aiutarci a stare bene in ufficio. È
provato scientificamente che la presenza di piante influisce sull’equilibrio
naturale dell’uomo provocando una sensazione di piacere. L’atmosfera
armoniosa generata dalle piante influisce positivamente anche sulla
produttività. Non va dimenticato che le piante purificano e migliorano la
qualità dell’ambiente interno, e quindi anche la salute
dei dipendenti. Una ricerca ha dimostrato che in un
ospedale dopo che erano state sistemate delle piante
vicino agli schermi, le assenze per malattia erano
diminuite dal 15 al 5 % nell’arco di sei mesi. Dopo
cinque anni le assenze per malattia si erano stabilizzate
al 5 ÷ 6%. Un’altra ricerca ha dimostrato che la presenza di piante sul posto
di lavoro aiuta a ridurre disturbi quali stanchezza, mal di testa ed
irritazione delle mucose.
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96
6.2 - Effetti delle piante negli ambienti interni
In ufficio ci sono molti oggetti che rilasciano sostanze nell’ambiente che
possono alterare la qualità dell’aria, quali: stampanti, fotocopiatrici,
schermi e tappezzeria. Le piante abbassano la
concentrazione di diossido di carbonio ed altre
sostanze che in alte concentrazioni possono essere
nocive (soprattutto sostanze organiche quali aldeide
formica e benzene), rendendo l’aria meno inquinata e
più pura. L’ambiente ideale in ufficio non è così
facile da creare, soprattutto in inverno quando il
riscaldamento è alto e il tasso di umidità nell’aria si abbassa. Un tasso di
umidità basso può portare ad avere una secchezza del cavo orale, le narici
ostruite (il che a sua volta può tramutarsi in raffreddore), occhi e pelle
irritati. Influenza e raffreddore sono le maggiori cause di assenza dal
lavoro. Le piante che hanno bisogno di molta acqua possono aumentare il
grado di umidità di circa il 10 ÷ 15%. Più del 97% dell’acqua con le quali
vengono annaffiate, viene restituita all’ambiente. Una ricerca ha provato
che le assenze per malattia in uffici dove sono state disposte simili piante
sono diminuite fino a 3,5 giorni per dipendente. Le piante possono
migliorare il ‘comfort termico’: contribuiscono a rinfrescare l’ambiente di
lavoro facendo ombra e facendo evaporare l’acqua.
6.3 - L’effetto delle piante sul nostro benessere
Da molte ricerche è emerso che osservare piante ed altri elementi naturali
aiutano ad abbassare lo stress, facendo aumentare sentimenti
positivi e diminuire ansia, rabbia e tristezza. Allo stesso
modo è emerso che la vista del verde stimola la
convalescenza dei pazienti in ospedale. Chi lavora
costantemente davanti a un monitor ed ha la visuale sul
verde ha meno problemi legati a stress da lavoro e si assenta
meno a causa di malattie. È emerso, inoltre, che le piante
abbelliscono il posto di lavoro creando un’atmosfera meno
sterile e monotona. Una ricerca olandese ha messo in luce la
relazione positiva tra l’ingresso delle piante nell’ambiente di lavoro e la
produttività dei dipendenti. Questo vale soprattutto per coloro che siedono
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97
davanti a un computer per più di 4 ore al giorno. Il verde influisce
positivamente anche sulla creatività e sulla concentrazione. Le piante
aiutano inoltre ad assorbire i rumori. Per questo, disporre piante sul posto
di lavoro rappresenta un ottimo investimento dal punto di vista
economico. In breve, le piante sul posto di lavoro:
filtrano l’aria da sporcizia e polvere;
assorbono sostanze nocive;
mantengono costante il tasso di umidità nell’aria;
rinfrescano l’ambiente;
danno una sensazione di benessere;
fanno diminuire lo stress;
migliorano le prestazioni di lavoro;
assorbono i rumori.
6.4 - Un uso effettivo delle piante
Piante diverse hanno proprietà diverse. Esempi di piante che purificano
l’aria sono la felce di Boston, la gerbera, l’albero della gomma, l’edera e la
palma da dattero. Fra le piante che hanno bisogno di molta acqua e che
possono fare aumentare il tasso di umidità nell’aria ci sono le felci, le
graminacee ornamentali, i bambù, la kenzia, il
ficus, l’edera, il filodendro, le calle, il tiglio
africano ed il banano. Le piante hanno bisogno di
luce, spazio, acqua e nutrimento. Non c’è una
regola fissa per la giusta scelta delle piante per
interni. Per scegliere le piante che arrederanno il
posto di lavoro è consigliabile rivolgersi ad un
esperto, che aiuterà a fare la giusta scelta anche in
relazione al posto di lavoro. In ogni caso bisognerebbe partire dal
presupposto che un investimento in piante, comporta una spesa
relativamente contenuta ed influisce positivamente sulla salute, aumenta la
produttività, fa diminuire le assenze per malattia e rende l’ambiente di
lavoro piacevole.
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98
Conclusioni
Con l’entrata i vigore del DLgs. 81/08, si può affermare che, nell’ambito
delle attività lavorative che prevedono l’impiego di unità videoterminali, le
situazioni che si incontrano sono generalmente molto controllate e
difficilmente estreme.
Quello che si può generalmente riscontrare è che i posti di lavoro
rispettano il più delle volte le esigenze specifiche di ogni singolo utente, il
quale per problemi di comodità e di impostazione del lavoro, a volte
preferisce posizionare e sistemare il proprio posto di lavoro in un modo
piuttosto che in un altro. In generale, comunque, le apparecchiature e le
attrezzature sono costruite in parallelo all’evoluzione delle nuove
tecnologie.
Quello che purtroppo spesso si evidenzia è la mancanza di coordinamento
e di collaborazione fra il committente della postazione, il progettista e
l’ergonomista o, comunque, l’operatore della sicurezza a monte della
sistemazione e della progettazione di un ambiente di lavoro con il VDT.
Ciò significa che, spesso, bisogna intervenire per adeguare l’ambiente di
lavoro, anche quando questi sono di recente costruzione.
Conseguentemente nel rispetto del DLgs 81/08, è necessario che la
collaborazione fra le figure interessate (utente del posto di lavoro o
comunque committente dell’opera, progettista ed operatore della
sicurezza) sia presente e realizzata, già in fase di progetto di qualsiasi
ambiente di lavoro.
In relazione alle altre problematiche connesse all’utilizzo dei VDT, si
evidenzia, che gli utilizzatori dei videoterminali sono generalmente
altamente qualificati (in qualunque settore essi operino) dotati di adeguata
padronanza della materia e necessaria sensibilità nei confronti della salute
e sicurezza.
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99
Infine, in considerazione del fatto che i compiti che attualmente un
lavoratore svolge quando utilizza un videoterminale sono sempre diversi e
diversificati fra loro (dalla battitura di testi all’analisi di risultati scientifici,
al controllo di apparecchiature, ecc.), è utile segnalare la monotonia del
lavoro e la demotivazione professionale vengono notevolmente ridotte a
vantaggio del comfort.
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Appendice A – Allegato XXXIV - Videoterminali
REQUISITI MINIMI - Osservazione preliminare.
Gli obblighi previsti dal presente allegato si applicano al fine di realizzare
gli obiettivi del titolo VII. I requisiti minimi previsti dal presente allegato si
applicano anche alle attività di cui all’articolo 3, comma 7.
1. Attrezzature
a) Osservazione generale.
L'utilizzazione in sé dell'attrezzatura non deve essere fonte di rischio per i
lavoratori.
b) Schermo.
La risoluzione dello schermo deve essere tale da garantire una buona
definizione, una forma chiara, una grandezza sufficiente dei caratteri e,
inoltre, uno spazio adeguato tra essi.
L'immagine sullo schermo deve essere stabile; esente da farfallamento,
tremolio o da altre forme di instabilità.
La brillanza e/o il contrasto di luminanza tra i caratteri e lo sfondo dello
schermo devono essere facilmente regolabili da parte dell'utilizzatore del
videoterminale e facilmente adattabili alle condizioni ambientali.
Lo schermo deve essere orientabile ed inclinabile liberamente per
adeguarsi facilmente alle esigenze dell'utilizzatore.
È possibile utilizzare un sostegno separato per lo schermo o un piano
regolabile.
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101
Sullo schermo non devono essere presenti riflessi e riverberi che possano
causare disturbi all'utilizzatore durante lo svolgimento della propria
attività.
Lo schermo deve essere posizionato di fronte all’operatore in maniera che,
anche agendo su eventuali meccanismi di regolazione, lo spigolo superiore
dello schermo sia posto un pò più in basso dell’orizzontale che passa per
gli occhi dell’operatore e ad una distanza degli occhi pari a circa 50-70 cm,
per i posti di lavoro in cui va assunta preferenzialmente la posizione
seduta
c) Tastiera e dispositivi di puntamento.
La tastiera deve essere separata dallo schermo e facilmente regolabile e
dotata di meccanismo di variazione della pendenza onde consentire al
lavoratore di assumere una posizione confortevole e tale da non provocare
l'affaticamento delle braccia e delle mani.
Lo spazio sul piano di lavoro deve consentire un appoggio degli
avambracci davanti alla tastiera nel corso della digitazione, tenendo conto
delle caratteristiche antropometriche dell’operatore.
La tastiera deve avere una superficie opaca onde evitare i riflessi.
La disposizione della tastiera e le caratteristiche dei tasti devono
agevolarne l'uso. I simboli dei tasti devono presentare sufficiente contrasto
ed essere leggibili dalla normale posizione di lavoro.
Il mouse o qualsiasi dispositivo di puntamento in dotazione alla
postazione di lavoro deve essere posto sullo stesso piano della tastiera, in
posizione facilmente raggiungibile e disporre di uno spazio adeguato per il
suo uso.
d) Piano di lavoro.
Il piano di lavoro deve avere una superficie a basso indice di riflessione,
essere stabile, di dimensioni sufficienti a permettere una disposizione
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102
flessibile dello schermo, della tastiera, dei documenti e del materiale
accessorio.
L’altezza del piano di lavoro fissa o regolabile deve essere indicativamente
compresa fra 70 e 80 cm. Lo spazio a disposizione deve permettere
l’alloggiamento e il movimento degli arti inferiori, nonché l’ingresso del
sedile e dei braccioli se presenti.
La profondità del piano di lavoro deve essere tale da assicurare una
adeguata distanza visiva dallo schermo.
Il supporto per i documenti deve essere stabile e regolabile e deve essere
collocato in modo tale da ridurre al minimo i movimenti della testa e degli
occhi.
e) Sedile di lavoro.
Il sedile di lavoro deve essere stabile e permettere all'utilizzatore libertà nei
movimenti, nonché una posizione comoda. Il sedile deve avere altezza
regolabile in maniera indipendente dallo schienale e dimensioni della
seduta adeguate alle caratteristiche antropometriche dell’utilizzatore.
Lo schienale deve fornire un adeguato supporto alla regione dorsolombare dell’utente. Pertanto deve essere adeguato alle caratteristiche
antropometriche dell’utilizzatore e deve avere altezza e inclinazione
regolabile. Nell’ambito di tali regolazioni l’utilizzatore dovrà poter fissare
lo schienale nella posizione selezionata.
Lo schienale e la seduta devono avere bordi smussati. I materiali devono
presentare un livello di permeabilità tali da non compromettere il comfort
dell’utente e pulibili.
Il sedile deve essere dotato di un meccanismo girevole per facilitare i
cambi di posizione e deve poter essere spostato agevolmente secondo le
necessità dell’utilizzatore.
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103
Un poggiapiedi sarà messo a disposizione di coloro che lo desiderino per
far assumere una postura adeguata agli arti inferiori. Il poggiapiedi non
deve spostarsi involontariamente durante il suo uso.
f) Computer portatili
L’impiego prolungato dei computer portatili necessita della fornitura di
una tastiera e di un mouse o altro dispositivo di puntamento esterni
nonché di un idoneo supporto che consenta il corretto posizionamento
dello schermo.
2. Ambiente
a) Spazio
Il posto di lavoro deve essere ben dimensionato e allestito in modo che vi
sia spazio sufficiente per permettere cambiamenti di posizione e
movimenti operativi.
b) Illuminazione
L'illuminazione generale e specifica (lampade da tavolo) deve garantire un
illuminamento sufficiente e un contrasto appropriato tra lo schermo e
l'ambiente circostante, tenuto conto delle caratteristiche del lavoro e delle
esigenze visive dell'utilizzatore.
Riflessi sullo schermo, eccessivi contrasti di luminanza e abbagliamenti
dell’operatore devono essere evitati disponendo la postazione di lavoro in
funzione dell'ubicazione delle fonti di luce naturale e artificiale.
Si dovrà tener conto dell’esistenza di finestre, pareti trasparenti o
traslucide, pareti e attrezzature di colore chiaro che possono determinare
fenomeni di abbagliamento diretto e/o indiretto e/o riflessi sullo schermo.
Le finestre devono essere munite di un opportuno dispositivo di copertura
regolabile per attenuare la luce diurna che illumina il posto di lavoro.
c) Rumore
Il rumore emesso dalle attrezzature presenti nel posto di lavoro non deve
perturbare l'attenzione e la comunicazione verbale.
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d) Radiazioni
Tutte le radiazioni, eccezion fatta per la parte visibile dello spettro
elettromagnetico, devono essere ridotte a livelli trascurabili dal punto di
vista della tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori
e) Parametri microclimatici
Le condizioni microclimatiche non devono essere causa di discomfort per i
lavoratori.
Le attrezzature in dotazione al posto di lavoro non devono produrre un
eccesso di calore che possa essere fonte di discomfort per i lavoratori.
3. Interfaccia elaboratore/uomo
All'atto dell'elaborazione, della scelta, dell'acquisto del software, o allorché
questo venga modificato, come anche nel definire le mansioni che
implicano l'utilizzazione di unità videoterminali, il datore di lavoro terrà
conto dei seguenti fattori:
a) il software deve essere adeguato alla mansione da svolgere;
b) il software deve essere di facile uso adeguato al livello di conoscenza e
di esperienza dell'utilizzatore. Inoltre nessun dispositivo di controllo
quantitativo o qualitativo può essere utilizzato all'insaputa dei lavoratori;
c) il software deve essere strutturato in modo tale da fornire ai lavoratori
indicazioni comprensibili sul corretto svolgimento dell’attività;
d) i sistemi devono fornire l’informazione di un formato e ad un ritmo
adeguato agli operatori;
e) i principi dell’ergonomia devono essere applicati in particolare
all’elaborazione dell’informazione da parte dell’uomo.
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105
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Bibliografia
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3.
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5.
UNI EN 12464-1: Illuminazione dei posti di lavoro
6.
UNI 10380/94: Illuminazione di interni con luce artificiale.
7.
UNI 10530: Principi di ergonomia della visione: Sistemi di lavoro ed
illuminazione.
8.
UNI 7367/87: Posto di lavoro: scrivania e sedia, tavolo per VDT e sedia.
Generalità.
9.
UNI 9095/87: Mobili per ufficio. Tavoli per VDT. Dimensioni minime.
10. UNI 7498/87: Mobili per ufficio: sedie e poggiapiedi. Dimensioni
minime.
11. UNI 8582/84: Sedie: stabilità.
12. ISO 6385/81: Ergonomic principles in the design of work system.
13. ISO 8995/89: Principles of visual ergonomics. The lighthing of indoor
work system.
14. ISO 9241: Ergonomic requirements for office work with visual display
terminals. David A. Brown and Dr. Robin Mitchell, "Pocket
Ergonomist", Sydney, Australia.
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15. ISO 9296/88 Acoustics- Declared noise emission values of computer
and business equipment
16. CIE 29/2/86 Guide on interior lighting
17. CIE 44/79 Absolute methods for reflection measurements
18. CIE 69/87 Methods
illuminance meters
of characterising
luminance meters
and
19. IEC 801-2/84 Electromagnetic compatibility for industrial process
measurement and control equipment. Part 2: Electrostatic discharge
requirements
20. IEC 950/91 Safety of information technology equipment including
electrical business equipment
21. UNI 7367/87 Posto di lavoro: scrivania e sedia, tavolo per
videoterminale e sedia. Generalità
22. UNI 8582/84 Sedie. Stabilità
23. DLgs. 151/2005 “Attuazione delle direttive 2002/95/CE e 2003/108/CE,
relative alla riduzione dell'uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature
elettriche ed elettroniche, nonché allo smaltimento dei rifiuti”.
24. DLgs. 235/03. "Attuazione della direttiva 2001/45/CE relativa ai requisiti
minimi di sicurezza e di salute per l'uso delle attrezzature di lavoro da parte
dei lavoratori";
25. UNI EN ISO 7730/1997, relativa al comfort termico in ambienti moderati;
26. ISO 10075. Carico di lavoro mentale (ESTENSIONE 6385).
27. UNI 7616/90. mobili per ufficio. posto di lavoro scrivania sedia. criteri
ergonomici per l’archiviazione di documenti formato a4 in cartelle
sospese
28. UNI 10120/92. definizione e metodologia di rilevazione delle variabili
antropometriche essenziali per la progettazione ergonomica.
29. DLgs 151/2001 La tutela della salute e sicurezza delle lavoratrici madri
ISO/CD 11226. Ergonomia. valutazione delle posture da lavoro.
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