U NI VERS I TÀ DEG LI S TUDI DI N APO LI F EDER I CO II Centro di Ateneo per i Serv izi I nfor mat iv i USO CORRETTO DEI SISTEMI INFORMATICI (conforme alla normativa vigente sulla sicurezza nei luoghi di lavoro) Angelo Violetta ANGELO VIOLETTA USO CORRETTO DEI SISTEMI INFORMATICI (conforme alla normativa vigente sulla sicurezza nei luoghi di lavoro) CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 1 CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 2 A mia madre A chi può bastare l’umiltà di un semplice grazie perché non esiste nulla al mondo che potrà rendere a lui omaggio per tutto quello che ha fatto per me Mi manchi Papà CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 3 CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 4 Ringraziamenti____________________________________ Il presente manuale è stato redatto con la supervisione del prof. Enrico De Rosa (Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione d’Ateneo), e del prof. Eduardo Farinaro (Medico Competente). La copertina è stata progettata dalla dott.sa Stefania Grasso Responsabile Immagine e Comunicazione del CSI. GRAZIE CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 5 CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 6 Presentazione Mi è molto gradito presentare questo manuale, preparato con cura e professionalità dall’ing. Angelo Violetta che ringrazio di cuore. Sappiamo tutti quanto sia importante la tematica della sicurezza nell’ambiente di lavoro, e oggi tale problematica si è estesa anche alle attività svolte in ufficio, e specialmente alle attività che richiedono l’uso di sistemi informatici. Nel volume sono riportati i riferimenti generali e di base per la sicurezza sul luogo di lavoro e poi, più dettagliatamente, le linee guida per l’uso corretto dei sistemi informatici. Il manuale vuole essere un utile strumento per gli operatori che svolgono attività di ufficio, ma più in generale per chiunque usi un personal computer, e perfino per i genitori che vogliono educare i propri figli anche su questi aspetti. Il manuale è anche utile per chi debba progettare o sistemare luoghi di lavoro adibiti ad uffici. Si spera che coloro che riceveranno questo volumetto vogliano attivarsi perché le linee guida siano applicate coscienziosamente e, più in generale, ci aiutino a diffondere la cultura della sicurezza. Il Presidente del CSI (prof. Giuseppe Marrucci) CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 7 CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 8 Lo sviluppo della tecnologia dei computer e la prolificazione delle loro applicazioni in innumerevoli campi, ha portato, in brevissimo tempo, alla corrispondente crescita dell’uso di unità videoterminali in quasi tutti i settori lavorativi. È evidente, pertanto, che il posto di lavoro al videoterminale (VDT) ha rivoluzionato il tradizionale lavoro d’ufficio. Questa trasformazione produce un positivo impatto sulla produttività e sull’individuale performance, per la libertà di accesso all’informazione e per la facilità di comunicazione. Conseguentemente, tra gli addetti all’attività al videoterminale ha cominciato a diffondersi, con sempre maggiore frequenza, l’attribuzione di disturbi psico-fisici correlati al suo utilizzo. La psicopatologia del lavoro ha perciò sovente focalizzato la propria attenzione sulle potenzialità di “minaccia psicologica” insite in questi processi di cambiamento e sui costi in termini di identità sociale, di ruolo e di benessere, che possono gravare sulle persone. Dunque, l’utilizzo delle tecnologie informatizzate è stato associato ad un aumentato livello di stress, con manifestazioni di tipo emozionale come l’ansietà, la depressione, la tensione nervosa, e irritabilità; e di tipo psicosomatico come l’insonnia, l’anoressia, l’epigastralgie, il mal di testa, la stanchezza eccessiva, e la digestione difficile. Ricerche internazionali dimostrano che gli operatori a tempo pieno al VDT mostrano livelli di stress più elevati rispetto a quelli che utilizzano il terminale part-time o ad altri impiegati d’ufficio e le differenze sono più marcate quando l’uso continuativo del VDT supera le quattro ore e le condizioni complessive di lavoro, intese come organizzazione ed ambiente, sono carenti. Le condizioni di stress in questo tipo di lavoro sono il risultato di numerosi fattori che è difficile considerare separatamente, in quanto possono svolgere un’azione negativa combinata in maniera complessa sul benessere fisico e mentale. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 9 Pertanto la condizione di tensione generalizzata e di stress incide tanto più negativamente sull’equilibrio psicoemotivo, quanto più conflittuali sono i rapporti di lavoro, e quanto più critici saranno i fattori di clima aziendale e di rischio ambientale (illuminazione, rumore, microclima, fumo passivo, spazi inadeguati, disergonomia della postazione, ecc.). Angelo Violetta CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 10 SOMMARIO_________________________________ Introduzione.................................................................................................... 15 Lavoro al videoterminale............................................................................... 15 Capitolo 1- Riferimenti al Testo Unico per la Sicurezza............................. 19 1.1 Definizioni ................................................................................... 19 1.1.1 - Videoterminale (VDT) ................................................................... 19 1.1.2 - Posto di lavoro............................................................................... 19 1.1.3 - Unità produttiva ............................................................................. 19 1.1.4 - Pericolo ......................................................................................... 19 1.1.5 - Rischio .......................................................................................... 20 1.1.6 - Dirigente ....................................................................................... 20 1.1.7 - Azienda ......................................................................................... 20 1.1.8 - Preposto ........................................................................................ 20 1.1.9 - Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) ....... 20 1.1.10 - Datore di lavoro ........................................................................... 21 1.1.11 - Servizio di Prevenzione e Protezione dei rischi ............................. 21 1.1.12 - Addetto al Servizio di Prevenzione e Protezione ........................... 21 1.1.13 - Medico competente ...................................................................... 22 1.1.14 - Sorveglianza sanitaria .................................................................. 22 1.1.15 - Salute .......................................................................................... 22 1.1.16 - Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) .................. 22 1.1.17 - Sistema di promozione della salute e sicurezza ............................. 22 1.1.18 - Lavoratore ................................................................................... 23 1.1.19 - Prevenzione ................................................................................. 24 1.1.20 - Buone prassi ................................................................................ 24 1.1.21 - Formazione.................................................................................. 24 1.1.22 - Informazione ............................................................................... 24 1.1.23 - Linee guida .................................................................................. 25 1.1.24 - Addestramento............................................................................. 25 Capitolo 2 – Ambiente di lavoro ................................................................... 27 2.1 - Principali misure di prevenzione ........................................................ 28 2.2 - Organizzazione dell’area di lavoro ..................................................... 29 2.3 - Caratteristiche delle attrezzature ........................................................ 29 2.3.1 - Lo schermo.................................................................................... 29 2.3.1.1 - Dimensione dei caratteri.............................................................. 31 CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 11 2.3.1.2 - Forma dei caratteri (font) .............................................................32 2.3.1.3 - Nitidezza dei caratteri ..................................................................32 2.3.1.4 - Geometria dell’immagine ............................................................33 2.3.1.5 - Manutenzione per lo schermo ......................................................33 2.3.2 - Tastiera e dispositivo di puntamento ...............................................33 2.3.2.1 – Manutenzione della tastiera e del mouse ......................................35 2.3.3 - La postura alla tastiera ....................................................................35 2.3.4 - Piano di lavoro ...............................................................................36 2.3.5 - Sedile di lavoro ..............................................................................37 2.4 - Computer portatili ..............................................................................38 2.5 - Stampante ..........................................................................................38 2.5.1 - Posizione della stampante ...............................................................39 2.6 - Stazioni di lavoro CAD ......................................................................39 2.6.1 - Illuminazione per postazione CAD .................................................40 2.6.2 - Arredi per postazione CAD ............................................................40 2.7 – Contact Center ..................................................................................41 2.8 Postazione al VDT per disabili .............................................................42 2.9 - Requisiti ambiente di lavoro ...............................................................43 2.9.1 - Qualità dell’aria indoor...................................................................43 2.9.2 - Patologie correlate..........................................................................44 2.9.3 - Condizioni di sicurezza ..................................................................45 2.9.4 - Microclima ....................................................................................45 2.9.4.1 - Ambienti con ventilazione naturale ..............................................46 2.9.5 - Parametri microclimatici ................................................................47 2.9.6 – Fattori microbiologici ....................................................................48 2.9.7 - Radiazioni ......................................................................................49 2.9.8 - Irraggiamento termico ....................................................................49 2.9.9 - Illuminazione .................................................................................49 2.9.9.1 - Colore della luce .........................................................................50 2.9.9.2 - Grado di riflessione del locale......................................................51 2.9.9.3 - Illuminazione artificiale ...............................................................51 2.9.10 - Luce diurna ..................................................................................52 2.9.11 – Affaticamento da illuminazione ...................................................56 2.9.12 - Psicologia del lavoro e attività lavorative ......................................56 2.9.12.1 - Criteri per strutturare le attività lavorative ..................................56 2.9.12.2 - Sette criteri per ripartire correttamente i compiti.........................58 2.9.12.3 - Criteri per l’interazione uomo-computer ....................................60 2.9.13 - Soddisfazione sul lavoro ...............................................................61 2.9.14 - Organizzazione del lavoro ............................................................61 CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 12 Capitolo 3 - Ergonomia e sicurezza ai videoterminali ................................ 65 3.1 - Ergonomia del posto di lavoro con il VDT ......................................... 67 3.2 - Affaticamento visivo ......................................................................... 70 3.3 - Ergonomia della visione .................................................................... 72 3.4 - Problemi posturali ............................................................................. 74 Capitolo 4 – Ottimizzare la posizione di lavoro al VDT ............................ 79 4.1 - Spalla ................................................................................................ 80 4.2 - Collo ................................................................................................. 82 4.3 - Dorso e gambe................................................................................... 83 4.4 - Avambraccio, polso e mano ............................................................... 84 4.5 - Avambraccio e mano ......................................................................... 85 4.6 - Occhio............................................................................................... 86 Capitolo 5 - Condizioni di salute e benessere............................................... 87 5.1 - Postura corretta.................................................................................. 87 5.2 - Sintomi oftalmologici ........................................................................ 91 5.3 - Sintomi ortopedici ............................................................................. 91 5.4 - Sintomi psicologici ............................................................................ 94 5.5 - Lavoratrici in stato di gravidanza ....................................................... 95 Capitolo 6 – Green area.................................................................................. 96 6.1 - I vantaggi delle piante........................................................................ 96 6.2 - Effetti delle piante negli ambienti interni ............................................ 97 6.3 - L’effetto delle piante sul nostro benessere .......................................... 97 6.4 - Un uso effettivo delle piante .............................................................. 98 Conclusioni ..................................................................................................... 99 Appendice A – Allegato XXXIV - Videoterminali ...................................... 101 Bibliografia ................................................................................................... 107 Riferimenti normativi .................................................................................. 109 CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 13 CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 14 Introduzione Il lavoro al computer prevede una rapida scrittura sulla tastiera, e l’utilizzo del mouse come strumento di puntamento. Un uso non confortevole del computer, che significa assumere una posizione scorretta mentre si usa la tastiera con i relativi strumenti di lavoro mal posizionati o stare seduti nella stessa posizione per ore, può favorire l'insorgenza di affaticamento della schiena, dei polsi e delle mani. Quindi, è necessario prevenirli creando il cosiddetto “Comfort al computer”. Prevenire la stanchezza della schiena, dei polsi e delle mani significa prendersi cura della propria postura e dell'area di lavoro. Il presente volume si pone come obiettivo quello di dare delle indicazioni tecniche per l’uso corretto di attrezzature. Le indicazioni che sono riportate fanno riferimento alle normative e alle leggi vigenti che permettono di: garantire livelli di sicurezza elevata per chi lavora a videoterminale, riportando dei modelli di riferimento che soddisfano le performance lavorative (ergonomia); ottimizzare la postazione di lavoro, riducendo al minimo i possibili discomfort per l’operatore di videoterminale, elencando quali sono le probabili cause e quali sono le possibili correzioni a garanzia di un’ottima condizione di salute e benessere. Lavoro al videoterminale Il videoterminale (VDT) è ormai entrato a far parte degli strumenti comunemente usati sul posto di lavoro. Numerose attività professionali non potrebbero addirittura esistere senza l’ausilio di un’unità video. È evidente che il posto di lavoro al VDT ha rivoluzionato il tradizionale lavoro d’ufficio. D’altro canto, il numero dei videoterminali nel settore produttivo è in costante aumento e al giorno d’oggi non esiste praticamente quasi nessuna macchina che non sia collegata a un terminale video. In tutti i settori del terziario è evidente una predominanza di posti di lavoro attrezzati con VDT. Ma anche nell’industria essi hanno raggiunto una grande diffusione, tanto che non si può più parlare di una CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 15 concentrazione di VDT in singole categorie professionali. Il fatto stesso che non solo gli uffici di segreteria, ma anche quelli delle officine, siano equipaggiati di VDT, ha incrementato notevolmente l’interesse per l’ergonomia. Diversa è la situazione per i notebook, sempre più amati dal grande pubblico. Centinaia di migliaia di questi piccoli gioielli tecnologici vengono utilizzati su treni, aerei, in auto, nei ristoranti e anche durante le visite dei clienti. Dato che il luogo di utilizzo difficilmente risponde a criteri ergonomici, non è facile dare consigli a questo riguardo. Bisogna anche tenere conto della tendenza, sempre più frequente negli uffici, ad utilizzare i notebook in postazione fissa. Solitamente, chi utilizza un notebook è più facilmente disposto a lavorare in condizioni disagevoli, in quanto si tratta di un impiego di breve durata e in luoghi sempre diversi (inoltre, le batterie si esauriscono dopo poche ore). In linea di massima le attività al VDT possono essere suddivise nel seguente modo: attività svolte prevalentemente davanti allo schermo (dialogo con il PC); attività svolte prevalentemente con testi (data entry); attività miste; uso sporadico dello schermo. Quando si lavora principalmente con testi cartacei lo sguardo è rivolto soprattutto sul documento. Solo di tanto in tanto si controlla lo schermo. Con entrambe le mani si lavora quasi esclusivamente con la tastiera, mentre il mouse viene utilizzato di rado. La posizione della schiena e del capo è per così dire forzata. Il lavoro è spesso monotono, senza possibilità di variazione. Le parti del corpo maggiormente sollecitate sono la colonna vertebrale, i muscoli di collo e spalle, nonché i muscoli e i tendini di braccia e mani. Anche gli occhi si possono affaticare se i documenti non sono ben leggibili. Nonostante la monotonia del lavoro, l’impegno richiesto all’utente in termini di ricettività e concentrazione è molto alto. Quando si lavora principalmente con lo schermo si comunica soprattutto con il sistema. Questo vale sia per la creazione di testi e immagini, sia per la ricerca di informazioni (ad es. ricerche in Internet, consultazione di CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 16 elenchi telefonici on-line, glossari e dizionari in formato CD-ROM, ecc.). I dati vengono inseriti e richiamati con la tastiera e il mouse. Lo sguardo è rivolto soprattutto al monitor, mentre la tastiera viene usata di meno rispetto a quando si immettono dei dati. In questo modo si riduce la percentuale di lavori secondari. I documenti o i manuali tecnici non vengono più prodotti in forma cartacea, ma possono essere visualizzati direttamente sullo schermo. Il lavoratore è quindi sottoposto ad uno sforzo notevole in termini di concentrazione, attenzione e reattività. Un’attenzione particolare va rivolta alle postazioni CAD (Computer Aided Design), in quanto i lavoratori sono sottoposti a particolari sollecitazioni. Da un lato si fa ricorso a schermi giganti, con ripercussioni sulla scelta degli arredi d’ufficio e dell’illuminazione; dall’altro, bisogna considerare che molti operatori trascorrono buona parte del loro tempo davanti allo schermo. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 17 CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 18 Capitolo 1- Riferimenti al Testo Unico per la Sicurezza Prima di addentrarsi nella descrizione tecnica, è opportuno far riferimento alle principali definizioni. 1.1 Definizioni 1.1.1 - Videoterminale (VDT) Uno schermo alfanumerico o grafico a prescindere dal tipo di procedimento di visualizzazione utilizzato. 1.1.2 - Posto di lavoro L'insieme che comprende le attrezzature munite di videoterminale, eventualmente con tastiera ovvero altro sistema d’immissione dei dati, ovvero, software per l'interfaccia uomo/macchina, gli accessori opzionali, le apparecchiature connesse, comprendenti l'unità a dischi, il telefono, il modem, la stampante, il supporto per i documenti, la sedia, il piano di lavoro, nonché l'ambiente di lavoro immediatamente circostante. 1.1.3 - Unità produttiva Stabilimento o struttura finalizzata alla produzione di beni o all’erogazione di servizi, dotati di autonomia finanziaria e tecnico funzionale. 1.1.4 - Pericolo Proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danni. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 19 1.1.5 - Rischio Probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni d’impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alla loro combinazione. Il rischio (R) è funzione della magnitudo (M) del danno provocato e della probabilità (P) o frequenza del verificarsi del danno. 1.1.6 - Dirigente Persona che, in ragione delle competenze professionali e di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell’incarico conferitogli, attua le direttive del datore di lavoro organizzando l’attività lavorativa e vigilando su di essa. 1.1.7 - Azienda Il complesso della struttura organizzata dal datore di lavoro pubblico o privato. 1.1.8 - Preposto Persona che, in ragione delle competenze professionali e nei limiti di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell’incarico conferitogli, sovrintende all’attività lavorativa e garantisce l’attuazione delle direttive ricevute, controllandone la corretta esecuzione da parte dei lavoratori ed esercitando un funzionale potere di iniziativa. 1.1.9 - Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) Persona in possesso delle capacità e dei requisiti professionali di cui all’articolo 32 del DLgs. 81/08 designata dal datore di lavoro, cui risponde, per coordinare il servizio di prevenzione e protezione dai rischi. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 20 1.1.10 - Datore di lavoro Il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore o, comunque, il soggetto che, secondo il tipo e l’assetto dell’organizzazione nel cui ambito il lavoratore presta la propria attività, ha la responsabilità dell’organizzazione stessa o dell’unità produttiva in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa. Nelle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, per datore di lavoro si intende il dirigente al quale spettano i poteri di gestione, ovvero il funzionario non avente qualifica dirigenziale, nei soli casi in cui quest’ultimo sia preposto ad un ufficio avente autonomia gestionale, individuato dall’organo di vertice delle singole amministrazioni tenendo conto dell’ubicazione e dell’ambito funzionale degli uffici nei quali viene svolta l’attività, e dotato di autonomi poteri decisionali e di spesa. In caso di omessa individuazione, o di individuazione non conforme ai criteri sopra indicati, il datore di lavoro coincide con l’organo di vertice medesimo. 1.1.11 - Servizio di Prevenzione e Protezione dei rischi Insieme delle persone, sistemi e mezzi esterni o interni all’azienda finalizzati all’attività di prevenzione e protezione dai rischi professionali per i lavoratori. 1.1.12 - Addetto al Servizio di Prevenzione e Protezione Persona in possesso delle capacità e dei requisiti professionali di cui all’articolo 32 del DLgs. 81/08, facente parte del servizio di prevenzione e protezione dei rischi. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 21 1.1.13 - Medico competente Medico in possesso di uno dei titoli e dei requisiti formativi e professionali di cui all’articolo 38 del DLgs. 81/08, che, secondo quanto previsto all’articolo 29, comma 1 dello stesso DLgs., collabora con il datore di lavoro ai fini della valutazione dei rischi ed è nominato dallo stesso per effettuare la sorveglianza sanitaria e per tutti gli altri compiti di cui al presente decreto; i requisiti formativi e professionali del medico competente sono quelli indicati all’art. 38 del DLgs. 81/08. 1.1.14 - Sorveglianza sanitaria Insieme degli atti medici, finalizzati alla tutela dello stato di salute e sicurezza dei lavoratori, in relazione all’ambiente di lavoro, ai fattori di rischio professionali e alle modalità di svolgimento dell’attività lavorativa. 1.1.15 - Salute Stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un’assenza di malattia o d’infermità. 1.1.16 - Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) Persona eletta o designata per rappresentare i lavoratori per quanto concerne gli aspetti della salute e della sicurezza durante il lavoro. 1.1.17 - Sistema di promozione della salute e sicurezza Complesso dei soggetti istituzionali che concorrono, con la partecipazione delle parti sociali, alla realizzazione dei programmi di intervento finalizzati a migliorare le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 22 1.1.18 - Lavoratore Persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolge un’attività lavorativa nell’ambito dell‘organizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione, anche al solo fine di apprendere un mestiere, un’arte o una professione, esclusi gli addetti ai servizi domestici e familiari. Al lavoratore così definito è equiparato: il socio lavoratore di cooperativa o di società, anche, di fatto, che presta la sua attività per conto delle società e dell’ente stesso; l’associato in partecipazione di cui agli articoli 2549 e seguenti del codice civile; il soggetto beneficiario delle iniziative di tirocini formativi e di orientamento di cui all’articolo 18 della legge 24 giugno 1997, n. 196 e di cui a specifiche disposizioni delle leggi regionali, promosse al fine di realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro o di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro; l’allievo degli istituti di istruzione ed universitari e il partecipante ai corsi di formazione professionale nei quali si faccia uso di laboratori, attrezzature di lavoro in genere, agenti chimici, fisici e biologici, ivi comprese le apparecchiature fornite di videoterminali limitatamente ai periodi in cui l’allievo sia effettivamente applicato alle strumentazioni o ai laboratori in questione; il volontario, come definito dalla legge 1° agosto 1991, n. 266; i volontari del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco e della protezione civile; il volontario che effettua il servizio civile; il lavoratore di cui al decreto legislativo 1° dicembre 1997, n. 468 e successive modificazioni. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 23 1.1.19 - Prevenzione Il complesso delle disposizioni o misure necessarie per evitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della popolazione e dell’integrità dell’ambiente esterno. 1.1.20 - Buone prassi Soluzioni organizzative o procedurali coerenti con la normativa vigente e con le norme che attraverso la riduzione dei rischi e il miglioramento delle condizioni di lavoro, sono elaborate e raccolte dalle regioni, dall’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (ISPESL), dall’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL) e dagli organismi paritetici di cui all’articolo 51 del DLgs. 81/08, validate dalla Commissione consultiva permanente di cui all’articolo 6 del DLgs. 81/08, previa istruttoria tecnica dell’ISPESL, che provvede ad assicurarne la più ampia diffusione. 1.1.21 - Formazione Processo educativo attraverso il quale trasferire ai lavoratori ed agli altri soggetti del sistema di prevenzione e protezione aziendale conoscenze e procedure utili alla acquisizione di competenze per lo svolgimento in sicurezza dei rispettivi compiti in azienda e alla identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi. 1.1.22 - Informazione Complesso delle attività dirette a fornire conoscenze utili all’identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi in ambiente di lavoro. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 24 1.1.23 - Linee guida Atti di indirizzo e coordinamento per l’applicazione della normativa in materia di salute e sicurezza predisposti dai Ministeri, dalle Regioni, dall’ISPESL e dall’INAIL e approvati in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. 1.1.24 - Addestramento Complesso delle attività dirette a fare apprendere ai lavoratori l’uso corretto di attrezzature, macchine, impianti, sostanze, dispositivi, anche di protezione individuale e le procedure di lavoro. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 25 CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 26 Capitolo 2 – Ambiente di lavoro La valutazione dei rischi consiste in un esame di tutti gli aspetti attinenti il lavoro, finalizzato ad analizzare i pericoli, verificare le situazioni di esposizione ai medesimi, individuare i rischi e la probabilità che gli stessi diano luogo a lesioni o danni (incidenti, infortuni, malattie professionali, ecc.) per i lavoratori o per altro personale presente in azienda (appaltatori, personale addetto allo scarico delle merci, imprese di pulizia, ecc.), e consente di individuare le misure di prevenzione e protezione per eliminare o ridurre i rischi ad un livello accettabile. Si può pertanto definire la valutazione dei rischi come un processo finalizzato alla programmazione delle misure di prevenzione da attuare presso l’Ente. Il datore di lavoro prende i provvedimenti necessari per prevenire i rischi professionali, informare e formare i lavoratori e organizzare i mezzi destinati alla prevenzione. Sulla base della valutazione dei rischi, il datore di lavoro definisce le priorità di intervento che devono tener conto dell’accettabilità dei rischi valutando anche i costi e i benefici che la loro riduzione comporta per la comunità. In pratica, la valutazione dei rischi deve consentire di portare alla luce i problemi relativi alla sicurezza e alla salute dei lavoratori, definendo con il Servizio di Prevenzione e Protezione (SPP) proposte e programmi articolati per la risoluzione degli stessi e per il miglioramento delle condizioni di salute e di sicurezza. Ai sensi dell’articolo 174 del DLgs 81/08, sono stati analizzati attentamente i posti di lavoro degli addetti all’utilizzo dei VDT e, verificando attentamente l’attività lavorativa degli stessi, sono stati riscontrati e valutati i rischi riportati nella tabella che segue. La tecnica di produzione delle immagini sullo schermo è tale per cui dall'apparecchio vengono generate, oltre alla luce visibile, radiazioni elettromagnetiche di varia lunghezza d'onda, di debole intensità e difficilmente apprezzabili con gli strumenti di misura, come è ormai dimostrato da una serie numerosa di rilevazioni su apparecchi diversi per marca, modello e stato di manutenzione. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 27 Tabella 1 – Valutazione dei rischi Descrizione del Rischio Elettrocuzione Incendio Stress psicofisico (utilizzo intensivo) Affaticamento visivo Urti, colpi, impatti e compressioni Radiazioni non ionizzanti Punture, tagli ed abrasioni Rumore Probabilità Possibile Possibile Magnitudo Grave Grave Rischio MEDIO MEDIO Livello 3 3 Probabile Modesto MEDIO 3 Probabile Modesto MEDIO 3 Probabile Modesto MEDIO 3 Possibile Modesto MEDIO 2 Probabile Modesto MEDIO 3 Possibile Lieve MOLTO BASSO 1 La tabella “Valutazione dei Rischi” si riferisce solo all’analisi del posto di lavoro e all’utilizzo del Personal Computer. Per avere un quadro generale della valutazione dei rischi modellato per il lavoro di ufficio, si deve far riferimento al DVR (Documento di Valutazione dei Rischi), redatto per singola struttura. Il lavoro del videoterminalista può comportare un pericolo per la salute in relazione alla durata dell'esposizione, alle caratteristiche del lavoro svolto, alle caratteristiche dell’hardware e del software, alle caratteristiche del posto di lavoro e dell'ambiente. Effetti sulla salute legati al lavoro con schermo da videoterminale sono dimostrabili per quanto concerne i disturbi oculo-visivi, i disturbi muscolo-scheletrici e, in minore misura, le reazioni da stress. 2.1 - Principali misure di prevenzione Le caratteristiche delle apparecchiature e in particolare dei videoterminali, dei sedili, dei sistemi di illuminazione sono studiate da tempo e ciò ha permesso di definire standard, norme e indicazioni preventive. In questo senso si è indirizzato anche il DLgs 81/08 (integrato e corretto con il DLgs 106/09), nel quale si precisa che ambienti, posti di lavoro e videoterminali siano sottoposti a verifiche e che siano effettuati controlli periodici di CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 28 alcune variabili come quelle posturali, quelle microclimatiche, illuminotecniche ed ambientali generali. A tale proposito, l’allegato XXXIV dello stesso DLgs. 81/08 (vedi Appendice A – Videoterminali), fornisce i requisiti minimi delle attrezzature di lavoro, che sono stati rispettati, come precisato nel seguito. I lavoratori addetti ai videoterminali sono sottoposti a sorveglianza sanitaria periodica, per valutare l'eventuale comparsa di alterazioni oculo-visive o generali riferibili al lavoro con videoterminali. Di fondamentale importanza, infine, la prevista informazione e formazione dei lavoratori addetti, nonché il previsto controllo periodico degli operatori, al fine di individuare difetti di postura o modalità operative e comportamentali difformi dai contenuti del presente documento. 2.2 - Organizzazione dell’area di lavoro Un’accurata sistemazione dell’area di lavoro e delle apparecchiature consente di svolgere in modo confortevole la propria attività. Le caratteristiche delle attrezzature, i riflessi e l’illuminazione, la circolazione dell’aria, il rumore, le radiazioni, l’umidità e, non ultima l’ubicazione delle prese elettriche sono fattori determinanti per la sistemazione ottimale del posto di lavoro. 2.3 - Caratteristiche delle attrezzature Ogni posto di lavoro moderno è fornito di un computer che risulta costituito almeno da una "case" contenente la C.P.U., un monitor, una tastiera, una stampante ed altre periferiche. A parte le connessioni elettriche, gli elementi il cui cattivo uso crea un rischio per la salute del lavoratore sono lo schermo e la tastiera. 2.3.1 - Lo schermo La risoluzione dello schermo deve essere tale da garantire una buona definizione, una forma chiara, una grandezza sufficiente dei caratteri e, inoltre, uno spazio adeguato tra essi. L'immagine sullo schermo deve essere stabile, esente da sfarfallamento, tremolio o da altre forme di instabilità. La brillanza e/o il contrasto di luminanza tra i caratteri e lo sfondo dello schermo, devono essere facilmente regolabili da parte CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 29 dell'utilizzatore del videoterminale e facilmente adattabili alle condizioni ambientali. Lo schermo deve essere orientabile ed inclinabile liberamente per adeguarsi facilmente alle esigenze dell'utilizzatore [Figura 1 - Schermo da VDT]. È possibile utilizzare un sostegno separato per lo schermo o un piano regolabile. Sullo schermo non devono essere presenti riflessi e riverberi che possano causare disturbi all'utilizzatore durante lo svolgimento della propria attività. Figura 1 - Schermo da VDT Lo schermo deve essere posizionato di fronte all’operatore in maniera che, anche agendo su eventuali meccanismi di regolazione, lo spigolo superiore dello schermo sia posto un po’ più in basso dell’orizzontale che passa per gli occhi dell’operatore e ad una distanza degli occhi pari a circa 50-70 cm [Figura 2 - Distanza dallo schermo], per i posti di lavoro in cui va assunta preferenzialmente la posizione della seduta. Figura 2 - Distanza dallo schermo Lo schermo deve essere adattato alle attività che siamo chiamati a svolgere. Come dimensioni minime si intendono quelle che consentono all’operatore di visualizzare le informazioni con caratteri e spazi sufficientemente ampi e quindi facilmente leggibili. Non ha neppure senso consigliare una dimensione fissa per lo schermo. Molto spesso è sufficiente un monitor da 15 pollici quando si lavora principalmente con programmi per il trattamento di testi. La tabella riporta una serie di valori di riferimento. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 30 Dimensioni di riferimento in funzione dell’attività svolta (esempi) Attività Dimensioni schermo Trattamento testi, Leggere informazioni (testi), Inserire maschere e comandi 15 pollici Trattamento testi con grafica, Calcolo di tabelle, Programmazione 17 pollici Trattamento testi con grafica in ambiente DTP (desktop publishing), Calcolo di tabelle e programmazione, con visualizzazione simultanea di molte pagine, Applicazioni CAD 19 e 21 pollici 2.3.1.1 - Dimensione dei caratteri La leggibilità dei caratteri dipende dalla distanza tra gli occhi e lo schermo. Come unità di misura si considera l’angolo dal quale si vede il limite esterno dei caratteri (vedi figura a lato). Quindi, con una distanza visiva di 50 cm l’altezza dei caratteri deve essere pari come minimo a 2,5 mm. Con una distanza visiva di 60-80 cm l’altezza minima dei caratteri deve essere di 3-4 mm. Questo requisito è soddisfatto dagli schermi da 15 pollici, se una pagina A4 viene elaborata con un margine dello schermo di circa 1 cm e con un carattere di 12 punti (ad es. Helvetica, Arial, Times Roman). Oggi è molto facile regolare la dimensione dei caratteri scegliendo una determinata risoluzione in un campo di variazione determinato. La risoluzione può essere di 640 x 480 (VGA), 800 x 600 (SVGA) oppure 1024 x 768 (XGA). Maggiore è la risoluzione, maggiori saranno le informazioni visualizzabili sullo schermo. Tuttavia, la dimensione dei caratteri diminuisce proporzionalmente e quindi c’è il rischio che con uno schermo ad elevata risoluzione i caratteri siano troppo piccoli. Per la leggibilità dei caratteri è importante non tanto la quantità delle informazioni visualizzate quanto la dimensione dei caratteri, che dipendono a loro volta dalla distanza visiva. Nella tabella seguente si riporta la risoluzione ottimale dello schermo in funzione della sua grandezza e del modello (schermi CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 31 fissi). Gli schermi dei notebook hanno solitamente una risoluzione maggiore in relazione alle dimensioni. Risoluzione ottimale in funzione delle dimensioni dello schermo per sistemi fissi Diagonale utile [cm] 38,1 Dimensioni Schermo piatto 15 pollici Risoluzione 1024 x 768 punti 40,6 43,2 45,7 48,3 50,8 53,3 58,4 16 pollici 17 pollici 18 pollici 19 pollici 20 pollici 21 pollici 23 pollici 1280 x 1024 punti 1280 x 1024 punti 1280 x 1024 punti 1280 x 1024 punti 1600 x 1200 punti 1600 x 1200 punti 1600 x 1200 punti 2.3.1.2 - Forma dei caratteri (font) I tipi di font con caratteri molto sottili o molto larghi sono poco leggibili. La migliore leggibilità si ottiene quando il rapporto tra la larghezza e l’altezza del carattere è di circa 3:4. Anche lo spessore del carattere è importante e deve essere pari al 15 % circa dell’altezza del carattere. Per testi relativamente lunghi è bene ricorrere a font consolidati e a lettere maiuscole e minuscole. Solo i testi scritti in maiuscolo o con font particolari sono difficili da leggere. Il font migliore in questo senso è «Arial». 2.3.1.3 - Nitidezza dei caratteri Se i caratteri non sono nitidi, la leggibilità viene compromessa e all’occhio umano si richiede un maggiore sforzo accomodativo. Dal punto di vista della fisiologia del lavoro, chi lavora spesso e a lungo con il computer dovrebbe utilizzare uno schermo con una buona nitidezza dei contorni dei caratteri. Un criterio determinante per la nitidezza dei caratteri è il cosiddetto «dot pitch» (indica la distanza verticale tra il punto centrale dei fosfori colorati su uno schermo a colori, misurata in millimetri), indicato in numerosi opuscoli e manuali d’uso. Minore è il dot pitch, migliore è la nitidezza dei caratteri sullo schermo. Attualmente, il valore di riferimento è 0,28 mm. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 32 2.3.1.4 - Geometria dell’immagine L’immagine sullo schermo deve apparire perfettamente rettangolare e deve occupare il più possibile l’area utile dello schermo. Con i seguenti parametri potete regolare la geometria dell’immagine a vostro piacimento: altezza e larghezza dimensionamento orizzontale e verticale distorsione a botte/cuscino parallelogramma rotazione dell’immagine distorsione trapezoidale Non ci soffermeremo a lungo su queste impostazioni, in quanto ogni casa costruttrice fornisce un proprio menu per la regolazione dell’immagine. 2.3.1.5 - Manutenzione per lo schermo La superficie dello schermo deve essere sempre pulita, priva di impronte o polvere che possono compromettere la qualità dei caratteri. La manutenzione degli schermi piatti è delicata in quanto lo strato superiore è molto sensibile alle pressioni e ai detergenti. Se si utilizza uno straccio umido, è bene non esercitare una forte pressione sulla superficie. Molti produttori forniscono unitamente allo schermo un panno in microfibra, simile ai fazzoletti per la pulizia delle lenti di plastica. 2.3.2 - Tastiera e dispositivo di puntamento La tastiera è il dispositivo di input più importante in una postazione di lavoro al VDT. Dato che l’utente ne fa un uso sistematico e abituale è necessario che la tastiera risponda a determinati requisiti ergonomici. La tastiera comunemente in uso ricorda, per forma e disposizione dei tasti, la vecchia tastiera di una macchina da scrivere. Tuttavia, la sua ergonomicità viene spesso messa in discussione. La nozione di «tastiera ergonomica» può essere fuorviante, in quanto l’utente ha l’impressione che di per sé la tastiera soddisfi tutti i principi ergonomici. Ma anche una tastiera di questo CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 33 tipo, se utilizzata ininterrottamente, non può certo risolvere malesseri fisici preesistenti. La tastiera deve essere separata dallo schermo, facilmente regolabile e dotata di meccanismo di variazione della pendenza, onde consentire al lavoratore di assumere una posizione confortevole e tale da non provocare l'affaticamento delle braccia e delle mani, [Figura 3 - Tastiera e dispositivo di puntamento]. Lo spazio sul piano di lavoro deve consentire un appoggio degli avambracci davanti alla tastiera nel corso della digitazione, tenendo conto delle caratteristiche antropometriche dell’operatore. Figura 3 - Tastiera e dispositivo di puntamento La tastiera deve avere una superficie opaca onde evitare i riflessi. La disposizione della tastiera e le caratteristiche dei tasti devono agevolarne l'uso. I simboli dei tasti devono presentare sufficiente contrasto ed essere leggibili dalla normale posizione di lavoro. Il mouse o qualsiasi dispositivo di puntamento in dotazione alla postazione di lavoro, deve essere posto sullo stesso piano della tastiera, in posizione facilmente raggiungibile e disporre di uno spazio adeguato per il suo uso. Il mouse ha assunto una notevole importanza con l’impiego di particolari programmi di grafica. Diversi programmi consentono anche di attribuire liberamente ai tasti del mouse diverse funzioni (ad es. programmazione dei tasti per mancini). L’aspetto più importante è che la mano sia appoggiata completamente sul mouse senza esercitare alcuna pressione su di esso. Per questo motivo si consiglia un mouse dalla forma leggermente asimmetrica, adattabile alla forma della mano (questo comporta modelli diversi per mancini e destrimani). Molti utenti hanno difficoltà nel fare doppio clic con il dito indice. Con i mouse a tre tasti è possibile configurare il software del mouse in modo che questa funzione CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 34 possa essere espletata con il tasto centrale o con il pollice. Esistono anche mouse dotati di una speciale rotellina per far scorrere i testi sullo schermo. Poiché molte persone si lamentano dei disagi causati dall’uso prolungato del mouse, ecco alcuni suggerimenti pratici per ridurre tali disagi: adattate le funzioni del mouse alle esigenze individuali; questo può valere per la velocità di doppio clic, la sensibilità, la velocità di accelerazione e la modalità di visualizzazione del puntatore; sforzatevi di usare il mouse con l’altra mano; all’inizio avrete le stesse difficoltà che incontra un destrimane quando cerca di scrivere con la mano sinistra; evitate, se possibile, di fare doppio clic con l’indice; servitevi dei cosiddetti shortcut (scorciatoie) quando ne avete la possibilità; questi comandi sono uguali all’interno degli stessi gruppi di programmi e sono facili da imparare. Il vantaggio è che in questo modo evitate di passare continuamente dalla tastiera al mouse e questo vi facilita il lavoro. Sotto il mouse è bene sistemare un tappetino, a patto che sul tavolo ci sia lo spazio necessario. Con il mouse ottico si può fare a meno del mouse pad, in quanto è sufficiente sistemare un foglio di carta sotto il mouse. Esistono anche mouse senza fili che risolvono una volta per tutte il problema del cavo. Solo l’utente dovrebbe poter decidere, in base alle proprie esigenze, quale mouse scegliere per il lavoro quotidiano. 2.3.2.1 – Manutenzione della tastiera e del mouse Sia il mouse che la tastiera devono essere puliti periodicamente. Per pulire a fondo la tastiera e il corpo del mouse bisogna utilizzare un detergente specifico o alcol denaturato. In caso di sporco tenace è necessario usare un detergente specifico. 2.3.3 - La postura alla tastiera Le dita, fanno un "lungo cammino” sulla tastiera: polsi, mani e schiena diritti sono essenziali per un comfort duraturo [Figura 4 - Postura alla tastiera]. Quando si trova la giusta posizione, i muscoli della schiena saranno "non tesi" e flessibili, così i polsi e le mani non dovranno lavorare più del necessario. Quando si lavora con i polsi e le mani diritti, i nervi, CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 35 muscoli e tendini rimangono rilassati e in posizione confortevole. Quindi più difficilmente si sviluppano affaticamenti e dolori da uso del computer. Figura 4 - Postura alla tastiera 2.3.4 - Piano di lavoro Il piano di lavoro deve avere una superficie a basso indice di riflessione, essere stabile, di dimensioni sufficienti a permettere una disposizione flessibile dello schermo, della tastiera, dei documenti e del materiale accessorio [Figura 5 - Piano di lavoro]. L’altezza del piano di lavoro, fissa o regolabile, deve essere indicativamente compresa fra 70 e 80 cm. Lo spazio a disposizione deve permettere l’alloggiamento e il movimento degli arti inferiori, nonché l’ingresso del sedile e dei braccioli se presenti. La profondità del piano di lavoro deve essere tale da assicurare un’adeguata distanza visiva dallo schermo. Il supporto per i documenti deve essere stabile e regolabile e deve essere collocato in modo tale da ridurre al minimo i movimenti della testa e degli occhi. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 36 Figura 5 - Piano di lavoro 2.3.5 - Sedile di lavoro Il sedile di lavoro deve essere stabile e permettere all'utilizzatore libertà nei movimenti, e anche una posizione comoda. Il sedile deve avere altezza regolabile in maniera indipendente dallo schienale e dimensioni della seduta adeguate alle caratteristiche antropometriche dell’utilizzatore. Lo schienale deve fornire un adeguato supporto alla regione dorso-lombare dell’utente [Figura 6 - Sedile di lavoro]. Nell’ambito di tali regolazioni l’utilizzatore dovrà poter fissare lo schienale nella posizione selezionata. Lo schienale e la seduta devono avere bordi smussati. I materiali devono presentare un livello di permeabilità tali da non compromettere il comfort dell’utente e di essere pulibili. Il sedile deve essere dotato di un meccanismo girevole per facilitare i cambi di posizione e deve poter essere spostato agevolmente secondo le necessità dell’utilizzatore. Un poggiapiedi sarà messo a disposizione di coloro che lo desiderino per far assumere una postura adeguata agli arti inferiori. Il poggiapiedi non deve spostarsi involontariamente durante il suo uso. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 37 Figura 6 - Sedile di lavoro 2.4 - Computer portatili L’impiego prolungato dei computer portatili necessita della fornitura di una tastiera e di un mouse o altro dispositivo di puntamento esterni, nonché di un idoneo supporto che consenta il corretto posizionamento dello schermo. 2.5 - Stampante Anche le stampanti influiscono sulla qualità della postazione al VDT. Solitamente si distingue tra le seguenti tecnologie: stampante a getto di inchiostro: la stampante a getto di inchiostro, spesso a colori, è silenziosa, ma abbastanza lenta. Non dà alcun problema sul posto di lavoro; stampante laser: le stampanti laser sono oggi molto diffuse. Veloci, semplici nella manutenzione e con una buona qualità di stampa, vengono spesso utilizzate come stampanti di rete in una versione ad elevate prestazioni. Una stampante laser può essere paragonata, dal punto di vista tecnico, ad una normale fotocopiatrice. Anche i problemi riscontrati sono simili ad entrambi i sistemi: sviluppano CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 38 calore dall’interno e il raggio laser per la creazione delle immagini emette tracce di ozono (anche se oggi molte stampanti integrano un filtro per ridurre tali emissioni). Le stampanti di nuova generazione passano in modalità stand-by dopo un determinato tempo di inattività con conseguente risparmio energetico e riduzione del rumore. 2.5.1 - Posizione della stampante Quando si configura la postazione di lavoro bisogna anche considerare la collocazione della stampante. Le stampanti individuali, ossia dedicate alla stampa di documenti di un singolo dipendente, possono essere collocate nelle immediate vicinanze del posto di lavoro. Da non trascurare è la direzione del flusso d’aria proveniente dalla ventola di raffreddamento. Le stampanti di rete (per lo più a laser ad elevate prestazioni e molto usate) non devono essere poste in prossimità dei posti di lavoro, bensì in locali attigui (ad es. corridoio, archivio, magazzino, ecc.), come per le fotocopiatrici. In questo modo, si esclude il problema del rumore e del calore sviluppato dalle apparecchiature laser. Inoltre, si evita anche il problema delle emissioni di ozono che nelle persone sensibili possono causare fastidiose irritazioni agli occhi. Le ultimissime stampanti sono già dotate nella versione standard di speciali filtri (ad es. a carbone attivo), volti a ridurre sensibilmente le emissioni di ozono. Sarebbe opportuno equipaggiare anche i modelli più vecchi con gli stessi filtri. 2.6 - Stazioni di lavoro CAD In linea di massima tutte le considerazioni fatte sinora valgono anche per le stazioni di lavoro CAD. Trattandosi di un tipo di attività in cui lo schermo è utilizzato in modo sistematico e abituale, è ancora più importante rispettare le raccomandazioni formulate in materia di illuminazione e arredi. Una differenza sostanziale rispetto al disegno tradizionale di un progetto consiste nel fatto che il costruttore vede soltanto un estratto del CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 39 piano. Per questo motivo è importante che il disegnatore disponga di uno schermo sufficientemente grande. Per visualizzare sullo schermo linee sottili è importante disporre di uno schermo con una buona risoluzione. Una risoluzione di 1600 x 1440 è lo standard per gli schermi tradizionali da 21 pollici, 2058 x 1544 è addirittura possibile con la maggior parte degli schermi. Gli schermi piatti reperibili oggi sul mercato non possono essere all’altezza in quanto uno schermo piatto da 18 pollici ha una risoluzione di 1280 x 1024. Si possono quindi prevedere ulteriori sviluppi nelle tecnologie dei videoterminali. 2.6.1 - Illuminazione per postazione CAD Una stazione di lavoro CAD comporta un intenso impegno visivo e per leggere correttamente il contenuto sullo schermo si richiedono elevati requisiti. A complicare il tutto c’è il fatto che si utilizzano piani il cui contenuto è riprodotto con caratteri molto piccoli. Per questi motivi l’illuminazione deve essere uniforme e senza abbagliamenti, adattabile alle esigenze dell’utente. Per illuminare in maniera ottimale la superficie di lavoro si consiglia di utilizzare una moderna lampada da tavolo. Le postazioni CAD si trovano spesso in vecchi uffici, dove l’impianto di illuminazione non è del tutto soddisfacente. Per migliorare le condizioni di lavoro, una delle prime misure da attuare è installare delle lampade ad illuminazione indiretta. 2.6.2 - Arredi per postazione CAD Una postazione CAD con uno schermo di grandi dimensioni richiede necessariamente un tavolo di dimensioni adeguate. La distanza di visualizzazione per uno schermo da 21 pollici può variare da 60 a 100 cm. Questo significa che anche il tavolo di lavoro deve avere una determinata profondità oppure disporre di un sostegno speciale per lo schermo (braccio girevole di portata adeguata, lo schermo non deve comunque essere troppo in alto). Di notevole importanza è anche l’altezza del tavolo da lavoro. Ultimamente si tende a privilegiare la postazione di lavoro in piedi e questo consente all’utente di scegliere se lavorare in piedi o seduto. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 40 L’altezza deve essere facilmente regolabile, mentre la regolazione per lo schermo e il tavolo di lavoro può essere separata. Uno sgabello alto ad una postazione di lavoro in piedi consente l’utilizzo di tavoli, la cui regolazione in altezza può essere realizzata in modo meno complesso. L’altezza ideale di seduta è regolata preferibilmente con lo sgabello. 2.7 - Contact Center In un CoCe (Contact Center) sono impiegati degli operatori (addetti) che ricevono o effettuano telefonate con gli utenti. A gestire questa nuova tipologia di servizio è il CSI che gradisce curare in modo particolare i rapporti con gli utenti, studenti, docenti, ecc. Questo servizio consiste nel rispondere in modo rapido ed efficiente a richieste di ogni tipo. Al telefono l’umore di un addetto è percepito immediatamente dal chiamante, tanto da influire sul suo comportamento. Per questo motivo è fondamentale che gli addetti ai CoCe lavorino in condizioni ottimali. Operando quasi esclusivamente con strumenti di informazione elettronici, per gestire l’enorme mole di dati ogni stazione di lavoro spesso utilizza due schermi. Per motivi economici è consigliabile progettare un contact center secondo i principi ergonomici. A tale proposito, devono essere considerati i seguenti punti: ubicazione; superficie necessaria; microclima, illuminazione, acustica; arredi adattabili individualmente; tecnologie informatiche intuitive; orario di lavoro e regolamentazione delle pause; organizzazione del lavoro. Secondo alcune indagini, se si prendono in esame tutti questi aspetti, i costi aggiuntivi incidono per il 2%, mentre nella migliore delle ipotesi si può ottenere un incremento della produttività dal 5 al 10%. Nel contact center sono soprattutto i fattori psicologici ad incidere maggiormente sulla soddisfazione degli operatori. I più importanti sono: CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 41 attività monotone e ripetitive (costante monotonia); margine di azione e di tempo; clima sociale; clienti di cattivo umore; controllo invasivo sull’attività svolta. concentrazione e La consulenza di un esperto (psicologo del lavoro) può aiutare a trovare una soluzione ai problemi sopra citati. 2.8 Postazione al VDT per disabili L’integrazione nel mondo del lavoro delle persone disabili ha messo in evidenza la necessità di adattare le condizioni di lavoro al tipo di disabilità da cui è affetto il lavoratore. I progressi tecnologici nel campo informatico, l’introduzione di vari sistemi di software e di ausili tecnici possono compensare il divario tra le persone disabili e gli altri. Per concepire in modo ergonomico e a misura di disabile un posto di lavoro occorre equipaggiarlo con arredi speciali, attrezzature di lavoro e ausili tecnici specifici per il tipo di disabilità. Solo in questo modo si possono abbattere le barriere strutturali. Questo consente ai disabili di operare in modo efficiente, di poter comunicare senza impedimenti con i clienti e di servirsi del PC in maniera ottimale. Come hanno sottolineato molti specialisti, la postura preferita per chi lavora al VDT è quella con il corpo inclinato all’indietro. La regolazione dei singoli elementi che compongono la postazione di lavoro deve tenere conto non solo della mansione, ma anche della corporatura del lavoratore. Da alcune indagini è emerso che per il 90% della popolazione la statura è compresa tra i seguenti parametri: 150-172 cm per le donne 160-184 cm per gli uomini Per le persone molto piccole o molto grandi è necessario adottare misure particolari. Gli addetti al VDT devono essere adeguatamente informati su come regolare in maniera ottimale i singoli componenti della postazione di lavoro e sulla corretta postura da tenere. Molti datori di lavoro non esitano a investire ingenti somme di denaro in componenti hardware e software, CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 42 senza pensare minimamente alle regole ergonomiche più elementari. I costi per un tavolo di lavoro di buona qualità e una sedia moderna con una vita utile da 10 a 15 anni rappresentano solo una minima parte di quanto viene investito. 2.9 - Requisiti ambiente di lavoro Il posto di lavoro deve essere ben dimensionato e allestito in modo che vi sia spazio sufficiente per permettere cambiamenti di posizione e movimenti operativi. Di seguito, vengono riportati il tipo di ambiente in esame con i relativi rischi intrinseci connessi all’ambiente di ufficio. 2.9.1 - Qualità dell’aria indoor Per “aria indoor” si intende quella presente negli ambienti confinati non industriali (abitazioni, uffici, ospedali, scuole, ecc.); essa è caratterizzata dalla presenza di sostanze di varia natura che provengono sia dall’interno degli edifici che dall’esterno. Gli inquinanti presenti nell’aria indoor possono essere generati da più fonti, ognuna delle quali di difficile identificazione e non particolarmente dominante, in modo sia occasionale sia continuativo. Nella tabella sottostante sono riassunti i principali inquinanti indoor. Tabella 2 – Principali inquinamenti indoor INQUINANTI Asbesto e fibre minerali sintetiche Anidride carbonica (CO2) Antiparassitari Composti organici volatili Formaldeide Fumo di tabacco Ossidi di azoto (NO, NO2) Ossido di carbonio (CO) Ozono (O3) Particolato inalabile Inquinanti microbiologici Radon FONTI Materiali da costruzione, isolanti Occupanti (respirazione), combustioni Legno, aria esterna Arredamenti, fumo, prodotti per la pulizia, isolanti Arredamenti Occupanti Fumo di tabacco, stufe con bruciatore a camera aperta Sistemi di riscaldamento a cottura, fumo di tabacco Aria esterna, fotocopiatrici Fumo di tabacco, fonti di combustione, attività degli occupanti Occupanti, animali domestici, impianti di condizionamento, aria esterna, piante Suolo, acqua, materiali da costruzione CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 43 2.9.2 - Patologie correlate Le patologie riconducibili a tali esposizioni sono ascrivibili a tre gruppi principali. I. Malattie correlate all’ufficio Sono quelle malattie aventi un quadro clinico ben definito e per le quali può essere identificato uno specifico agente causale. Fra le patologie appartenenti a questo gruppo si ricordano: alveoliti allergiche, infezioni da rickettsie, da virus e funghi, asma bronchiale, febbre da umidificatori, legionellosi. Le patologie appartenenti a questo gruppo sono caratterizzate da una bassa incidenza fra gli occupanti, la patogenesi è di tipo allergico o tossico-infettiva e le manifestazioni non si risolvono rapidamente abbandonando il luogo di lavoro. II. Sindrome da edificio malato Sono quelle malattie caratterizzate da un quadro clinico sfumato, non facilmente riconducibili ad un unico agente causale. Tale sindrome comprende un vero e proprio quadro patologico caratterizzato da disturbi plurisintomatici, aspecifici, di tipo prevalentemente irritativo a carico delle mucose e da manifestazioni riguardanti l’apparato respiratorio, digerente, cardiovascolare, osteomuscolare, nervoso e cutaneo. Tali disturbi colpiscono la grande maggioranza delle persone esposte, si presentano ripetutamente nel tempo, compaiono prevalentemente ma non esclusivamente fra gli occupanti di edifici dotati di impianti centralizzati di climatizzazione/riscaldamento. Le manifestazioni sono strettamente correlate con la permanenza nell’edificio e si risolvono ovvero si attenuano rapidamente con l’allontanamento dallo stesso. III. Sindrome da sensibilità chimica multipla Sindrome caratterizzata da reazioni negative dell’organismo ad agenti chimici ed ambientali presenti, a concentrazioni generalmente tollerate dalla maggioranza dei soggetti. I sintomi sono numerosi e, più o meno intensi, riguardano prevalentemente il sistema nervoso centrale con insonnia o sonnolenza, difficoltà di concentrazione, stanchezza eccessiva, depressione, ansia. Altri disturbi frequenti sono congestione nasale, alterazione del gusto, ipersensibilità olfattiva. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 44 2.9.3 - Condizioni di sicurezza Il controllo dell’aerazione naturale degli spazi confinati è uno dei principali elementi che concorrono al mantenimento di una buona qualità dell’aria indoor, ma contribuisce anche su altri versanti al benessere dell’individuo. Si può affermare che l’aerazione naturale non solo ha lo scopo di assicurare un adeguato ricambio d’aria per ridurre la presenza di inquinanti indoor nell’ambiente chiuso, ma serve anche a controllare il grado di umidità relativa, eliminando la condensa di vapore acqueo e riducendo il rischio della formazione di colonie batteriche, oltre a favorire gli scambi termici convettivi ed evaporativi, consentendo una migliore termoregolazione corporea negli ambienti caldi. 2.9.4 - Microclima Il microclima è l’insieme dei parametri fisici climatici (temperatura, umidità relativa, velocità dell’aria) di un ambiente confinato, più correlato alle caratteristiche costruttive dell’ambiente stesso che alla potenza termica dissipata dalle apparecchiature presenti (es. videoterminali, stampanti, ecc.); un microclima incongruo è spesso indicato dai lavoratori presenti in un ufficio quale principale fonte di disagio. La temperatura nei locali di lavoro deve essere adeguata all’organismo umano durante il tempo di lavoro, tenuto conto dei metodi e degli sforzi fisici imposti ai lavoratori. Nei locali confinati l’aria deve essere frequentemente rinnovata; qualunque sia il sistema adottato per il ricambio dell’aria, si deve evitare che le correnti d’aria colpiscano direttamente i lavoratori addetti a postazioni fisse di lavoro. Le finestre, i lucernai e le pareti vetrate devono essere opportunamente schermate con sistemi di oscuramento che attenuino la luce diurna. Le attrezzature di lavoro presenti negli uffici non devono produrre un eccesso di calore che possa essere fonte di disturbo per i lavoratori. Da alcuni anni l’ingegneria climatica sta vivendo profondi cambiamenti. La scoperta di nuovi parametri di confort e le nuove esigenze dettate dalle leggi energetiche hanno portato questo settore a prendere un orientamento diverso. Ormai sono del tutto superati i tradizionali impianti di climatizzazione che consumano grandi volumi d’aria solo per rispettare rigidi parametri di temperatura e umidità. L’aria viene quasi CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 45 esclusivamente impiegata per ventilare, ossia per favorire il ricircolo dell’aria. Per riscaldare o raffreddare gli ambienti gli edifici stessi sono dotati di superfici riscaldate o raffreddate. Le temperature di esercizio si avvicinano quasi alle temperature desiderate, evitando in questo modo un eccessivo raffreddamento o riscaldamento degli ambienti. I moderni impianti di climatizzazione non si basano più su potenti getti d’aria, bensì su un buon isolamento termico, su apparecchiature a basso consumo energetico e a bassa emissione di calore, sul riscaldamento e raffreddamento di vaste superfici a temperature moderate. Una delle premesse più importanti per garantire il benessere fisiologico dei lavoratori è disporre di un impianto di illuminazione a bassa emissione di calore o di un assorbimento diretto del calore. L’aria viene quindi usata per lo stretto necessario, viene meglio filtrata ed è più igienica. Tutte le direttive nazionali e internazionali raccomandano un’umidità relativa nei locali (con sistema di umidificazione artificiale) superiore al 30 %; se fa freddo, possono essere tollerati valori attorno al 20% tenuto conto del consumo energetico. Negli ambienti climatizzati la temperatura deve collocarsi tra 20 C (valore minimo in inverno) e 24 C (valore massimo in estate). È necessario evitare le correnti d’aria (velocità massima dell’aria da 0,1 a 0,15 m/s), mentre le attrezzature di lavoro non devono contribuire ad innalzare la temperatura. Per garantire la piena efficienza degli impianti di climatizzazione è necessario sottoporli regolarmente a manutenzione. 2.9.4.1 - Ambienti con ventilazione naturale In mancanza di un impianto di climatizzazione, si deve quanto meno poter aprire le finestre. Si raccomanda di aerare i locali ogni ora. La presenza di piante verdi può aumentare l’umidità nell’aria. In estate può bastare un piccolo ventilatore per incrementare il benessere dei lavoratori. L’aria che circola nell’ambiente toglie l’umidità dal corpo, permettendo una corretta traspirazione. Attenzione: mai lavorare con il getto d’aria puntato addosso, perché pericoloso per salute. Un umidificatore può portare l’umidità CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 46 dell’aria a livelli accettabili dal punto di vista fisiologico, soprattutto in inverno. Anche questo apparecchio deve essere sottoposto ad interventi di manutenzione regolari. 2.9.5 - Parametri microclimatici Le condizioni microclimatiche non devono essere causa di discomfort per i lavoratori. Per quanto concerne il microclima, il lavoro al VDT non richiede il rispetto di parametri diversi da quelli normalmente assunti per il comune lavoro d’ufficio. E’ necessario che nella postazione di lavoro la velocità dell’aria sia molto ridotta, evitando la presenza di correnti d’aria provenienti da porte, finestre, bocchette di condizionamento, ventilatori; è importante che l’aria non sia troppo secca per evitare possibili irritazioni agli occhi e porre altrettanta precauzione per evitare fonti di calore radiante poste nelle immediate vicinanze della postazione. La temperatura nei locali di lavoro deve essere adeguata all’organismo umano durante il tempo di lavoro, tenuto conto dei metodi di lavoro e degli sforzi fisici imposti ai lavoratori. Il benessere termico è una sensazione soggettiva, quella situazione in cui il lavoratore non è costretto ad attivare i propri meccanismi di termoregolazione (sudorazione, brividi) per mantenere costante la temperatura interna del corpo. E’ evidente che tale situazione dipende dall’attività svolta (dispendio metabolico), dal tipo di vestiario indossato (impedenza termica) e da sensazioni puramente soggettive influenzabili da parametri ambientali, quali la temperatura e la velocità dell’aria, l’umidità relativa, come evidenziati in tabella. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 47 Tabella 3 – Parametri ambientali Periodo Estate Inverno Temperatura Aria [°C] Umidità relativa [%] Velocità Aria [m/s] 19 ÷ 24 (22 valore raccomandato) 17,5 ÷ 21,5 (19,5 valore raccomandato) 40 ÷ 60 < 0,2 40 ÷ 60 < 0,2 Zona di benessere termico in condizioni di lavoro sedentario e vestiario di stagione. Nella progettazione di aule informatiche va posta particolare attenzione, oltre alla disposizione degli arredi e all’orientamento dei PC, anche e soprattutto nella scelta di un impianto di climatizzazione che possa assicurare il rispetto dei parametri ambientali sopra indicati. 2.9.6 – Fattori microbiologici In un ambiente confinato sono individuabili alcuni fattori che influenzano e favoriscono il proliferare di contaminazioni microbiologiche, quali la presenza di tappezzeria, tendaggi, moquette, la presenza di legno, colle e resine, la presenza di bacini d’acqua (deumidificatori, acqua di condensa, vapore acqueo) e i fattori ambientali (Temperatura > 26°C; U.R. > 65%). I rischi per la salute derivanti da un microclima incongruo possono essere riassunti: secchezza delle mucose con insorgenza di processi infiammatori delle vie respiratorie; dolori muscolari per temperature basse e velocità dell’aria elevata; fenomeni irritativi per esposizione individuale ad inquinanti indoor (formaldeide presente negli arredi, materiale da costruzione e finitura; fumo passivo); dermatiti, eruzioni cutanee, affezioni delle vie respiratorie ed infezioni agli occhi di origine microbiologica derivanti dal contatto diretto con attrezzature comuni d’ufficio (telefono, PC, condizionatori portatili), qualora non periodicamente sottoposte a pulizia o disinfezione. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 48 2.9.7 - Radiazioni Tutte le radiazioni, eccezion fatta per la parte visibile dello spettro elettromagnetico, devono essere ridotte a livelli trascurabili dal punto di vista della tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori. Gli schermi piatti non emettono radiazioni pericolose e anche quelli tradizionali non destano preoccupazioni, infatti, essi generano campi elettromagnetici di bassa intensità che non raggiungono neppure le dimensioni del campo di un normale cavo di rete. In base alle conoscenze attuali, essi non rappresentano un pericolo per la salute, neppure per le donne in gravidanza. 2.9.8 - Irraggiamento termico Sia gli schermi sia le unità centrali producono calore, che va smaltito aerando adeguatamente i locali. L’elevata presenza di schermi in un locale impone quindi una maggiore ventilazione. Occorre tenere presente che anche l’unità centrale produce calore. Poiché il calore prodotto da uno schermo piatto è circa un terzo di quello emesso da uno schermo tradizionale, ai fini del miglioramento delle condizioni di lavoro si prevede la progressiva sostituzione dei monitor tradizionali con schermi piatti. I lavoratori addetti dovranno provvedere ad areare regolarmente i locali di lavoro. In inverno sarà sufficiente tenere le finestre aperte per pochi minuti in modo da cambiare l’aria in tutto il locale. In estate può bastare un piccolo ventilatore per dare ristoro. 2.9.9 - Illuminazione L'illuminazione generale e specifica (lampade da tavolo) devono garantire un illuminamento sufficiente e un contrasto appropriato tra lo schermo e l'ambiente circostante, tenuto conto delle caratteristiche del lavoro e delle esigenze visive dell'utilizzatore. Riflessi sullo schermo, eccessivi contrasti di luminanza e abbagliamenti dell’operatore devono essere evitati, disponendo la postazione di lavoro in funzione dell'ubicazione delle fonti di luce naturale e artificiale (in particolare tutte le postazioni sono state posizionate in modo da avere la luce naturale di fianco), [Figura 7 Illuminazione posto di lavoro]. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 49 Si dovranno tener conto dell’esistenza di finestre, pareti trasparenti o traslucide, pareti e attrezzature di colore chiaro che possono determinare fenomeni di abbagliamento diretto e/o indiretto e/o riflessi sullo schermo. Le finestre devono essere munite di un opportuno dispositivo di copertura regolabile per attenuare la luce diurna che illumina il posto di lavoro. Figura 7 - Illuminazione posto di lavoro Valori di riferimento (fonte normativa: UNI EN 12464-1/2001): si riportano in tabella i requisiti di illuminazione (valori limite) per interni. Tabella 4 – Illuminamento ambienti ATTIVITA’ ILLUMINAMENTO [LUX] UFFICI Locali fotocopie 300 Scritture 500 Elaborazione dati 500 Disegno tecnico 750 2.9.9.1 - Colore della luce Per le lampade fluorescenti il colore indicato è il «bianco neutro» o il «bianco caldo»; quest’ultimo risponde meglio alle attuali esigenze di confort e crea una piacevole colorazione ambientale. Con il bianco caldo si compensano inoltre i disagi dovuti ad un’illuminazione carente. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 50 2.9.9.2 - Grado di riflessione del locale Il grado di riflessione incide in modo determinante sulla diffusione della luce nel locale. Per questo motivo si raccomanda di rispettare i seguenti valori di riferimento: soffitto 70-80% pareti e divisori 40-60% pavimento 30-50% tende 50-70% arredi d’ufficio 30-50% Molto importante è la capacità di riflessione del soffitto, soprattutto nei casi in cui si debba ricorrere all’illuminazione indiretta o ad una combinazione di lampade a luce diretta/indiretta. 2.9.9.3 - Illuminazione artificiale Gli ambienti di grandi dimensioni con diverse postazioni di lavoro al VDT devono essere illuminati con lampade fluorescenti lineari (attivabili singolarmente) disposte parallelamente alla direzione dello sguardo. Del tutto inadeguati sono i seguenti sistemi di illuminazione (fortunatamente rari): lampade fluorescenti non schermate lampade con plafoniera lampade a griglia posizionate a croce lampade con plafoniera ad incasso con illuminazione verso il basso lampade con vetro opalino lampade ad incandescenza a irraggiamento libero Le nuove tecnologie per ufficio richiedono nuovi sistemi di illuminazione. Per piccoli uffici combinati, molto in voga attualmente, un sistema di illuminazione indiretta con una quota di luce diffusa diretta rappresenta una buona soluzione. Anche un tipo di illuminazione a vasto irraggiamento con bassi valori di luminanza in tutte le direzioni può CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 51 andare bene in questi casi. Sul piano illuminotecnico può essere più che soddisfacente un sistema ad illuminazione indiretta. Il fatto che il soffitto debba essere in questo caso il più possibile liscio e a riflessione diffusa può sollevare alcune critiche (luce troppo «diffusa», troppo «povera di ombre»). Sempre più spesso si costruiscono soffitti fonoassorbenti che presentano alcuni svantaggi in termini di riflessione della luce (le porosità presenti per motivi acustici sono spesso scure e quindi riducono il grado di riflessione della superficie del soffitto). L’illuminazione indiretta presenta anche lo svantaggio di far riflettere pareti e soffitti molto chiari. Inoltre, i locali devono essere sufficientemente alti (a seconda del modello delle lampade), mentre le pareti e il soffitto devono essere sempre ben puliti. Per ovviare a questi inconvenienti si può ricorrere alle lampade da terra o da tavolo, regolabili in funzione del posto di lavoro, a luce indiretta o di tipo combinato con quota di luce diretta e indiretta. Queste sono facilmente adattabili in caso di riconfigurazione del posto di lavoro. Tuttavia, è bene evitare le lampade ad incandescenza o alogene. 2.9.10 - Luce diurna Poiché la maggior parte degli uffici con VDT ha come minimo una finestra, bisogna considerare i seguenti aspetti: davanti e dietro lo schermo non devono esserci finestre; se il monitor viene posto davanti alla finestra, è possibile osservare soltanto lo sfondo o lo schermo, in quanto l’occhio può adattarsi solo su uno di essi; girando e cambiando posizione al monitor si devono eliminare i riflessi delle finestre; attenzione, però! Non bisogna lavorare con le spalle rivolte verso la porta; lo sguardo deve essere parallelo alla finestra, [Figura 8 - Posizione dello schermo in una stanza illuminata da luce diurna]. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 52 a) a) b) b) Sbagliato: finestra nel campo visivo, elevate differenze di luminanza; le finestre causano riflessi sullo schermo Corretto Differenza equilibrata della luminanza, nella zona di riflessione dello schermo non si trovano superfici luminose. Figura 8 - Posizione dello schermo in una stanza illuminata da luce diurna i posti di lavoro al VDT devono essere collocati, per quanto possibile, lontano dalle finestre o sul lato del posto di lavoro senza finestre; le finestre devono disporre di veneziane montate all’esterno; rispetto a quelle interne, queste presentano indiscussi vantaggi dal punto di vista costruttivo (termico) e psicologico (vista sull’esterno); di recente sono apparse sul mercato anche veneziane a lamelle perforate che consentono di vedere all’esterno anche quando sono chiuse; tuttavia, questo tipo di veneziane deve essere impiegato solo negli ambienti in cui è impossibile l’irradiazione diretta dei raggi solari; le tende di per sé non sono adatte ad oscurare i locali di lavoro, in quanto il calore tende a ristagnare e ad aumentare la temperatura nella stanza; nella maggior parte dei casi, le tende esterne in stoffa non sono ideali per l’oscuramento; con stoffe scure e pesanti si possono ottenere risultati accettabili, a patto che il calore accumulato nella parte superiore della tenda riesca a dissiparsi; le tende non devono presentare fessure laterali che consentano il passaggio della luce. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 53 in mancanza di dispositivi di oscuramento di tipo costruttivo (ad es. veneziane), si dovrà ricorrere ad altri sistemi per ridurre l’incidenza luminosa nei locali; una soluzione semplice e veloce da realizzare consiste nel fissare sul lato interno delle finestre speciali tende filtranti a rullo; una buona soluzione è rappresentata dai rulli avvolgitori montati in basso che consentono di alzare la tenda solo quanto basta per evitare i riflessi fastidiosi; inoltre, in questo modo è possibile godere della vista verso l’esterno; queste tende non sono adatte per proteggere dai raggi solari diretti. I locali illuminati dalla luce diurna hanno bisogno di un’ulteriore illuminazione artificiale, ad esempio sotto forma di sorgenti luminose lineari da disporre parallelamente alle finestre. L’illuminazione artificiale provoca tuttavia dei riflessi e rende ancor più problematico spostare lo schermo. La seguente [Figura 9 - Disposizione della stazione di lavoro con VDT e dei corpi illuminanti nei locali finestrati], mostra in modo schematico come risolvere questo problema. Un’altra soluzione potrebbe essere installare un sistema di lampade ad illuminazione indiretta su una vasta superficie. Figura 9 - Disposizione della stazione di lavoro con VDT e dei corpi illuminanti nei locali finestrati Le figure di seguito riportate, [Figura 10 - Ufficio singolo arredato in modo sbagliato e corretto, Figura 11 - Ufficio per due persone arredato in modo sbagliato e corretto], mostrano come non si deve disporre un ufficio singolo o a due persone e qual è la soluzione ideale. Per evitare riflessi e abbagliamenti CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 54 fastidiosi bisogna considerare il più possibile l’incidenza della luce naturale. Se per motivi aziendali non è possibile collocare gli schermi nella posizione ideale o se è presente più di una finestra, bisognerà ricorrere a divisori. In questo caso, si potrà eliminare non soltanto qualsiasi tipo di riflesso sullo schermo, ma anche evitare un’elevata luminanza nel campo visivo. Figura 10 - Ufficio singolo arredato in modo sbagliato e corretto Figura 11 - Ufficio per due persone arredato in modo sbagliato e corretto CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 55 2.9.11 – Affaticamento da illuminazione Un’illuminazione insufficiente o un abbagliamento diminuiscono l’acuità visiva favorendo l’affaticamento, l’aumento della possibilità di errore. In tali condizioni i lavoratori lamentano disagi o disturbi (mal di testa, bruciore agli occhi, lacrimazione) e tendono ad avvicinarsi all’oggetto del loro impegno visivo con conseguente assunzione di posture scorrette ed insorgenza di disturbi a carico dell’apparato osteomuscolare. 2.9.12 - Psicologia del lavoro e attività lavorative Introdurre nuove tecnologie informatiche (ad es. sistemi per ufficio, sistemi di produzione, progettazione e comando) o modificare in modo sostanziale le preesistenti non è proprio come acquistare nuovi macchinari. In altre parole, la pianificazione del software va di pari passo, il più delle volte, con la pianificazione del posto di lavoro. I moderni sistemi integrati di software sono spesso aperti, ossia il loro utilizzo e l’organizzazione delle fasi di lavoro non possono essere stabiliti nei minimi dettagli con la tecnologia. Ogni sistema informatico possiede enormi potenzialità di sviluppo, ma anche molti pericoli. Il lavoro può diventare più interessante con l’apporto di soluzioni innovative, oppure più noioso mantenendo invariata la ripartizione delle attività. Di seguito si riportano consigli e suggerimenti utili per gli utenti confrontati all’introduzione di nuove tecnologie sul posto di lavoro. L’introduzione di moderne tecnologie informatiche trova una giustificazione dal punto di vista economico solo se si valutano attentamente le ripercussioni positive e negative che tali tecnologie possono avere sull’organizzazione e sulle fasi lavorative. Spesso, infatti, sono i lavoratori ad essere interessati concretamente da questi cambiamenti. 2.9.12.1 - Criteri per strutturare le attività lavorative Se in un’azienda la maggior parte dei posti di lavoro è attrezzata con VDT o collegata ad un PC, occorre valutare con cura i criteri che consentono di lavorare e di suddividere le attività lavorative a misura d’uomo. Per far sì CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 56 che un posto di lavoro sia a misura d’uomo è bene osservare i quattro principi sotto elencati. 1. 2. 3. 4. Il lavoro a misura d’uomo non ha ripercussioni negative sulla salute. I danni fisici e/o psicofisici sono il più delle volte oggettivi e devono portare ad un miglioramento delle condizioni lavorative. Esempi: disturbi gastro-intestinali dopo anni di lavoro a turni compreso il lavoro notturno, alterazioni reumatiche degenerative a causa di una costante vita sedentaria e arredi d’ufficio non ergonomici. Il lavoro a misura d’uomo non opprime il lavoratore. Eventuali malesseri non sono facilmente diagnosticabili finché non si tramutano in disturbi oggettivi e non alterano l’equilibrio psicosociale del lavoratore. Esempi: senso di oppressione da ritmi di lavoro serrati e da un salario a cottimo, depressione a causa dell’isolamento sociale, carenza di contatti sociali a causa del lavoro a turni, malattie psicosomatiche associate a condizioni di stress prolungato. Il lavoro a misura d’uomo sviluppa la personalità. È nella critica e nel confronto sul posto di lavoro che si può sviluppare la personalità del lavoratore. Di fondamentale importanza è in questo caso la corretta ripartizione dei compiti. Il lavoro a misura d’uomo deve essere accettabile. Un’attività si può definire accettabile se risponde alle esigenze personali, alle norme e ai valori del gruppo e della società di appartenenza. Questo dipende in larga parte dalle qualifiche e dalle ambizioni del lavoratore. Con una migliore formazione aumentano le esigenze del singolo, il quale tollera meno le attività monotone. Riassumendo possiamo dire che un’attività a misura d’uomo si può definire tale se non compromette la salute psicofisica del lavoratore e se non altera il suo equilibrio psicosociale (o al massimo per breve tempo); inoltre, essa deve essere consona ai bisogni e alle qualifiche del singolo, consentire la partecipazione individuale e/o collettiva all’organizzazione del lavoro, favorire lo sviluppo delle potenzialità e le competenze del singolo. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 57 2.9.12.2 - Sette criteri per ripartire correttamente i compiti L’elenco sotto riportato descrive sette criteri per ripartire correttamente i compiti dei lavoratori, in particolare: 1. orientamento all’utente l’organizzazione dei compiti lavorativi deve tenere conto dell’esperienza e delle capacità di un gruppo di utenti. Questo significa che non esiste l’utente per eccellenza di un sistema di dialogo, ma che il tipo di comunicazione varia a seconda dei lavoratori; il compito deve essere concepito in modo tale da non essere eccessivo o riduttivo dal punto di vista qualitativo e quantitativo; 2. varietà un lavoro è vario se per svolgerlo e per prendere le decisioni giuste implica il concorso di diverse capacità e competenze (ad es. ascoltare, leggere, parlare, scrivere, progettare, eseguire); questo implica anche assumere posture diverse (seduti, in movimento, in piedi, ecc.); in questo modo è possibile evitare attività monotone e ripetitive; 3. completezza un lavoro è completo se viene svolto dall’inizio alla fine in modo autonomo (preparazione, esecuzione, controllo); i lavoratori possono verificare se i risultati dei loro compiti sono conformi a quanto richiesto; 4. chiarezza un compito impartito in modo chiaro fornisce al lavoratore una serie di informazioni sulla qualità e la quantità dei risultati attesi, nonché sulle scadenze da rispettare; inoltre, un compito chiaro non è ambiguo; bisogna inoltre garantire che i compiti realizzati diano un contributo significativo all’intero sistema, che deve essere capito da parte dell’utente; 5. margine di azione avere margine di azione significa poter decidere autonomamente il metodo di lavoro, le attrezzature da utilizzare e le priorità temporali; invece di seguire pedissequamente i principi e le regole CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 58 imposti da altri, l’utente deve portare il proprio bagaglio di esperienze nell’esecuzione del compito; ad esempio, può decidere di svolgere le attività intellettualmente più impegnative nei momenti più tranquilli della giornata; 6. feedback e sostegno nell’ambiente di lavoro il compito deve fornire un sufficiente feedback in termini comprensivi per l’utente; i feedback generati dai software devono essere chiari. L’utente deve avere la possibilità di richiederli da solo; una comunicazione chiara facilita enormemente il lavoro; questo significa chiedere il consiglio altrui ed esporre con parole semplici i problemi; per questo motivo i cicli di lavoro devono essere organizzati in modo da rendere possibile o necessaria la comunicazione e la cooperazione; un feed-back costruttivo da parte dei colleghi e del superiore sulla qualità del lavoro fornito è importante dal punto di vista sociale; questa forma di sostegno, se presente, può aiutare anche a superare lo stress. 7. possibilità di sviluppo un compito progettato adeguatamente deve fornire all’utente l’opportunità di sviluppare le proprie abilità e di acquisirne di nuove; questo permette di conservare una certa agilità mentale e di sviluppare ulteriormente le competenze professionali; prima di intraprendere qualsiasi cambiamento è bene coinvolgere i lavoratori nella fase di pianificazione; infatti, nessuno meglio di loro conosce le mansioni da svolgere e quali sono i precisi requisiti che un software deve soddisfare; inoltre, coinvolgendoli è possibile dissipare eventuali timori e resistenze nei confronti del cambiamento; in caso di forti ristrutturazioni, ad es. introduzione di gruppi di lavoro parzialmente autonomi, bisogna pensare anche a coloro che non vogliono o non sono in grado di conseguire le necessarie qualifiche per l’integrazione; grazie all’elevata flessibilità delle nuove tecnologie, quando occorre organizzare il lavoro dei gruppi parzialmente autonomi è possibile tenere conto degli utenti meno qualificati senza per questo ridurre i compiti e gli obiettivi. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 59 2.9.12.3 - Criteri per l’interazione uomo-computer Per descrivere il rapporto tra uomo e software abbiamo utilizzato il concetto di «triangolo strutturale». Di seguito presenteremo i criteri che consentono il rapporto «Compito–Computer». Le domande fondamentali sono le seguenti: quali funzioni devono essere automatizzate? come si presenta il nuovo compito nell’interazione con il computer? Le risposte a queste domande riguardano il campo uomo-macchina-distribuzione delle funzioni. Possiamo citare quattro criteri: vincolo con questo termine si intende il rapporto che lega l’utente all’impianto in termini di tempo, spazio e modalità di lavoro. Più il vincolo è forte, più l’utente è limitato nei confronti degli aspetti appena citati. È quindi auspicabile un vincolo non troppo stretto; trasparenza l’utente deve avere la possibilità di farsi un’idea della logica interna di un programma informatico e del tipo, momento e ritmo dei suoi feedback. Più un sistema è trasparente, più è facile soddisfare questo criterio; dominanza con questo termine si intende la ripartizione dei poteri decisionali tra l’utente e il computer in merito all’accesso alle informazioni e al condizionamento dello svolgimento dei compiti. Più potere decisionale ha l’utente, minori sono i pericoli che possa essere degradato a semplice servo della macchina; questo influisce positivamente anche sulla corretta ripartizione dei compiti; flessibilità questo criterio si riferisce alla possibilità di poter cambiare la ripartizione delle funzioni tra utente e computer e alla definizione dei rapporti di potere. Se, ad esempio, per una funzione esistono più livelli di dominanza, la ripartizione delle funzioni è da considerarsi flessibile. L’utente ha quindi la possibilità di delegare CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 60 totalmente o parzialmente al computer l’esecuzione di determinati compiti. 2.9.13 - Soddisfazione sul lavoro L’esperienza ci insegna che un lavoratore soddisfatto rende di più, registra meno assenze dal lavoro e ha una maggiore costanza rispetto ad un lavoratore insoddisfatto. Il grado di soddisfazione sul lavoro dipende essenzialmente dai seguenti fattori: atteggiamento personale nei confronti della propria attività e del contenuto delle mansioni; sicurezza del posto di lavoro; configurazione del posto di lavoro; rapporti con colleghi e superiori; possibilità di carriera; salario. Anche la possibilità di conciliare vita professionale e sfera privata, così come la situazione extraprofessionale (famiglia, ecc.) svolgono un ruolo fondamentale. L’importanza di ciascuno di questi fattori dipende dalla personalità e dalle aspirazioni del singolo. Una persona con una buona istruzione si pone solitamente obiettivi più ambiziosi di una con una minore istruzione. Se si vuole aumentare il grado di soddisfazione sul lavoro e quindi anche la qualità del lavoro al VDT, non basta migliorare il contenuto del lavoro, l’organizzazione del lavoro e l’architettura della postazione di lavoro, ma bisogna anche considerare le capacità e le competenze del singolo. Per quanto possibile, ad ogni lavoratore dovrebbero essere affidate le mansioni che meglio rispondono alle sue capacità e che gli consentono di maturare professionalmente. 2.9.14 - Organizzazione del lavoro Considerata la versatilità dei videoterminali non è possibile stabilire regole generali per organizzare in modo corretto il lavoro al VDT. Le attività tradizionali svolte davanti allo schermo sono caratterizzate dai seguenti fattori, fondamentali per un’organizzazione ergonomicamente corretta del lavoro: CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 61 tempo effettivo trascorso davanti allo schermo; tipo e intensità delle attività di lettura; frequenza dell’inserimento dati; tempi di attesa dovuti al sistema; percentuale di lavori monotoni e noiosi contrapposta ai lavori interessanti e impegnativi; ritmo di lavoro imposto, possibilità di variare il ritmo da parte dell’utente; controllo del ritmo di lavoro (ad es. numero di battute) da parte del superiore; alternanza del lavoro al VDT con altre attività; autonomia dell’utente per quanto concerne la ripartizione e l’organizzazione personale del lavoro; in ogni azienda la direzione deve designare come minimo una persona responsabile della progettazione, organizzazione e controllo delle postazioni di lavoro con VDT, in grado di fornire le necessarie istruzioni ai lavoratori; questa persona deve ricevere una corretta formazione e disporre della necessaria documentazione; tra le sue mansioni rientra anche la verifica periodica della postazione di lavoro circa eventuali modifiche inadeguate da parte dell’utente; possibili soluzioni: i seguenti principi di ergonomia e psicologia del lavoro sono importanti per organizzare correttamente il lavoro al VDT; la scelta del sistema più adeguato richiede un’attenta analisi delle attività da svolgere e delle esigenze dell’azienda; questa analisi deve essere svolta prima di installare un impianto informatico e deve essere affidata ad un esperto (non all’addetto agli acquisti); prima di procedere a qualsiasi intervento è bene discutere con i diretti interessati, ossia gli utilizzatori, dell’installazione e della riorganizzazione delle postazioni di lavoro al VDT; si dovrà anche parlare delle eventuali modifiche ai sistemi, alle tecnologie e all’organizzazione del lavoro offrendo ai lavoratori, nella misura del possibile, consulenza tecnica e garantendo il loro diritto ad essere consultati; CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 62 prima di iniziare a lavorare al VDT i dipendenti devono aver seguito un corso di formazione. Durante il corso devono essere affrontati i seguenti temi: – introduzione generale al sistema informatico in dotazione; – applicazione del sistema con riferimento a incarichi concreti; – illustrazione dei principi ergonomici per configurare al meglio la postazione di lavoro; particolare attenzione va riservata all’adattamento delle attrezzature di lavoro e del sedile in base alle esigenze personali; i superiori dovrebbero ricevere un’adeguata formazione su come trattare il personale al VDT dal punto di vista psicologico; l’attività del videoterminalista è interessante se le mansioni da svolgere sono varie e complete. Nell’atto pratico, l’attività al VDT è spesso fortemente limitata; per questo motivo il lavoratore dovrebbe poter svolgere anche mansioni diverse e più impegnative; se il lavoratore svolge un’attività monotona e ripetitiva, caratterizzata soprattutto dalla lettura di testi sullo schermo o dall’inserimento di dati a ritmi prefissati, è opportuno ridurre il lavoro al VDT a circa la metà dell’orario di lavoro; se questo non fosse possibile per motivi aziendali, è possibile introdurre più pause di breve durata per alleviare il carico lavorativo; va detto che la quantità e la qualità del lavoro aumentano se si introducono regolarmente delle pause; può quindi essere di enorme beneficio per il lavoratore poter suddividere a proprio piacimento le attività nel corso della giornata; ad influire negativamente sul benessere psicosociale del lavoratore ci sono anche i controlli sul suo rendimento, ad es. verifica del numero di battute al computer, della correzione di errori, delle interruzioni del lavoro, ecc.; la sorveglianza da parte del superiore deve avvenire in modo trasparente e non di nascosto dal dipendente; CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 63 rendere il lavoratore responsabile della suddivisione dei compiti e della regolamentazione delle pause può aiutarlo molto dal punto di vista psicosociale e nella maggior parte dei casi questo potrebbe migliorare la qualità del suo lavoro. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 64 Capitolo 3 - Ergonomia e sicurezza ai videoterminali La parola ergonomia deriva dal greco ergo, che significa lavoro, e nomos che significa legge, regolamento. L’ergonomia rappresenta, quindi, la scienza che studia le performance lavorative degli individui ed il loro benessere, in relazione alle finalità della propria attività, alle attrezzature di lavoro ed all’ambiente di lavoro. Questo si traduce in pratica nella progettazione di prodotti e/o processi che utilizzino le capacità di un individuo, tenendo conto delle sue esigenze fisiologiche e psicointellettive. L'ergonomia cerca quindi di individuare i parametri più importanti per il corretto rapporto uomo/lavoro, al fine di eliminare i fattori negativi che possono essere presenti, rendono più facile e naturale l'utilizzo degli oggetti di lavoro. Per indagine ergonomica si intende lo studio degli aspetti ambientali, strutturali e delle procedure organizzative del lavoro, al fine di individuare i requisiti ed i criteri per la loro migliore "accettabilità" da parte degli operatori. Il DLgs. 81/08 (integrato e corretto con il DLgs 106/09) ha reso l’applicazione di questa scienza obbligatoria sul posto di lavoro, in quanto l’art. 15 – “Misure generali di tutela” – al comma 1, lettera d) include esplicitamente fra queste il “rispetto dei principi ergonomici nell’organizzazione del lavoro, nella concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e produzione, in particolare, al fine di ridurre gli effetti sulla salute del lavoro monotono e quello ripetitivo”. Un assetto ergonomico corretto diventa fondamentale nelle attività con impiego di videoterminali, in quanto è ormai dimostrato che la causa fondamentale delle possibili conseguenze dell’impiego di attrezzature munite di videoterminali sul benessere dell’operatore è principalmente il non rispetto delle norme ergonomiche per le attrezzature di lavoro, il posto di lavoro e l’ambiente di lavoro. E’ ormai scientificamente dimostrato che gli effetti dovuti all’impiego di VDT nelle attività lavorative, sono limitati alle sensazioni di discomfort e di disagio provate dagli operatori, che si CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 65 manifestano in disturbi a carico della vista o sulla visione (affaticamento visivo), in disagi a carico del sistema muscolo-scheletrico, in disturbi correlati allo stress ed alla fatica mentale, tutti imputabili alle condizioni generali dell’ambiente di lavoro, del posto di lavoro ed alla tipologia delle componenti del posto di lavoro. Altre categorie di fattori che vengono coinvolti nella fenomenologia sono quelli legati all’organizzazione del lavoro, all'impatto psicologico, allo stress fisico e psichico, ecc. I risultati emersi dagli studi sui possibili effetti sulla salute dell’operatore al videoterminale portano, comunque ad escludere danni irreversibili sia all’apparato visivo che a quello muscolare, mentre evidenziano che i possibili disturbi che talvolta si accompagnano ad una utilizzazione dei videoterminali particolarmente prolungata o continua sono classificabili nelle seguenti categorie, già a suo tempo individuate dal gruppo di studio ad hoc istituito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: a b c disturbi muscolo-scheletrici, localizzati a schiena, spalle, collo, braccia, mano, polsi, dita affaticamento visivo (astenopia) affaticamento psichico e stress In merito agli altri disturbi generici accusati dagli operatori, quali, ad esempio, dolori alla testa, sensazione di nausea, mal di stomaco, ecc., l'Organizzazione Mondiale della Sanità li attribuisce ancora una volta ai disturbi legati all'affaticamento visivo e muscolare. Detti disturbi possono essere prevenuti e notevolmente ridotti se vengono rispettati i seguenti criteri: corretta utilizzazione delle attrezzature; idoneo posizionamento delle attrezzature; corretta postura dell’operatore; idoneità ergonomica degli arredi; salubrità dell’ambiente di lavoro. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 66 3.1 - Ergonomia del posto di lavoro con il VDT Nel tradizionale lavoro di ufficio del tipo "carta e penna", il lavoratore ha la possibilità di estrinsecare un certo numero di attività fisiologiche ed ha a disposizione abbastanza spazio per assumere diverse posture ed effettuare movimenti diversi: ad esempio può cercare un documento, prendere appunti, usare il telefono, leggere un testo, scambiare informazioni con colleghi, battere a macchina e fare numerose altre attività. In una tale situazione, un posto di lavoro con una sedia o una scrivania o altra attrezzatura di lavoro non perfettamente rispondenti alle norme di ergonomia non necessariamente provoca nel lavoratore un senso di disturbo o di discomfort fisico. La situazione è, comunque completamente differente nel moderno lavoro di ufficio, dove viene usato il computer. Il lavoratore opera con video display terminal (VDT), spesso per parecchie ore e senza interruzione. L'operatore al VDT è così legato ad un'attività di interazione uomo-macchina, in cui i movimenti fisiologici sono molto ristretti, l'attenzione è rivolta in maniera fondamentale al monitor ed entrambe le mani sono fisse sulla tastiera. Pertanto, tali operatori sono molto più sensibili, ed esposti, proprio a causa di queste prolungate esposizioni, nei confronti di situazioni ergonomiche non corrette (quali inadeguate condizioni di illuminazione o arredi non confortevoli). Sono stati così lamentati sforzi visivi con disagi alla vista e posture scomode con costrizioni muscolari. Tali circostanze hanno fatto pertanto nascere l'esigenza, nella scienza dell'ergonomia, di focalizzare studi e ricerche alla progettazione corretta e sempre più "confortevole" dell'ambiente e del posto di lavoro del moderno ufficio. Verrebbe quasi da pensare che l'operatore al videoterminale sia più privilegiato degli altri, dal momento che il suo posto di lavoro deve rispondere a ben precise norme CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 67 ergonomiche. Uno dei compiti fondamentali dell'ergonomia è quello di assicurarsi che le apparecchiature in genere siano idonee ad essere utilizzate dall'uomo. In particolare, per quanto riguarda l'attività con i videoterminali, è necessario l'adeguamento del progetto dei comandi, del video, del materiale da utilizzare, del posto e dell'ambiente di lavoro e dei compiti alle caratteristiche, ai punti di forza ed ai limiti di un potenziale utente nell'ambiente di lavoro appropriato. Nella figura che segue è riportato il modello di un sistema di lavoro di un ambiente di ufficio con VDT, descrittivo di tutti i fattori che devono essere considerati nella progettazione ergonomica di un posto di lavoro con il VDT. La progettazione accurata dei videoterminali, dei posti e degli ambienti di lavoro nei quali essi sono utilizzati, nonché il modo in cui il lavoro sul VDT è concepito, organizzato e gestito, garantiscono che gli utenti del VDT possano far funzionare l'apparecchiatura con sicurezza, efficienza e comodità. I fattori negativi possono trovarsi sia nel VDT, con il quale l'utilizzatore è a diretto contatto (caratteristiche proprie del monitor, o fattori legati strettamente al tipo di lavoro svolto, quale può essere ad esempio l'eccessiva velocità di lettura dei dati), sia nell'ambiente in cui il VDT è inserito, in cui rumore, condizioni microclimatiche, illuminazione, etc, possono distrarre, infastidire, rovinare gli organi sensoriali e persino le capacità intellettuali. Pertanto, per minimizzare i disagi illustrati nella progettazione ergonomica di un posto di lavoro con il videoterminale, è essenziale bilanciare ed interfacciare fra loro tutte le componenti del sistema: l’individuo, le caratteristiche tecnologiche dei componenti, le pratiche e l’organizzazione del lavoro, l’ambiente di lavoro. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 68 TECNOLOGIA ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO Schermo del VDT Tastiera ed altri accessori Esperienza richiesta Caratteri sul display Carico di lavoro Straordinari Posto di lavoro Pause di lavoro Comfort lavorativo Supporti sociali Controllo del lavoro Supervisione Caratteristiche generali del VDT Flessibilità INDIVIDUO Aspettative Caratteristiche fisiche Motivazioni Età Personalità Salute AMBIENTE FISICO Illuminamento Rumore Microclima Posto Di Lavoro Luminanza Stampante Temperatura Singolo/Multiplo Finestre Telefono Umidità Piano di lavoro Richiesta di luce Isolamento Velocità aria Sedia Farfallamento Periferiche Condizionamento Riflessioni Controllo del rumore Qualità aria Luminosità Accessori Figura 12- Modello di un sistema di lavoro di un ambiente di ufficio CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 69 3.2 - Affaticamento visivo Tutti i lavori che richiedono un elevato carico visivo comportano disturbi al sistema muscolo-scheletrico ed alla visione, che sono rappresentati sostanzialmente da un affaticamento a carico del sistema visivo. La grande mobilità dei tratti cervicale e lombare della colonna vertebrale è assicurata da un sistema muscolo scheletrico che rende possibili anche minimi spostamenti del capo sul busto e di quest'ultimo sul bacino. Questi piccoli spostamenti consentono di collaborare all'attività oculo-cerebrale preposta, in maniera determinante alla funzione visiva in genere ed a quella della lettura in particolare. Nel caso specifico dei lavoratori addetti ai VDT, si tratta della sorveglianza della digitazione sulla tastiera e della lettura dei caratteri sul monitor e/o sui testi. Come è noto il riconoscimento dei caratteri grafici viene effettuato dalla scansione operata dai movimenti orizzontali e verticali dei bulbi oculari. Tali movimenti rendono possibile lo scorrimento dei segni grafici sull’area più sensibile della retina di pochi millimetri quadrati, la fovea, nella parte centrale della macula, che è situata nel polo posteriore del bulbo oculare. Le cose si complicano quando l’operatore, per difetto visivo, è anche portatore di occhiali. In questo caso l'allineamento richiesto ai movimenti del bulbo oculare, combinato con i piccoli aggiustamenti della colonna vertebrale, include anche la necessità di comprendere sulla stessa linea il centro ottico della lente di correzione. Un altro aggiustamento compensatorio deve essere effettuato, col concorso di un automatico ed impercettibile impegno del rachide, quando il soggetto tenta di fondere in unica immagine il messaggio visivo proveniente da ciascuno dei due occhi ed inviato al cervello. Questa possibilità avviene normalmente entro i limiti di un'angolatura compresa tra - 2 diottrie fino a circa +20 diottrie ed è tanto maggiore quanto più vicino all'apparato visivo si trova l'oggetto da mettere a fuoco nella visione. La visione degli oggetti collocati a distanza maggiore di sei metri mette a riposo i muscoli interessati. I soggetti che non hanno bene sviluppato il meccanismo della fusione per vicino o i soggetti portatori di vizio di refrazione o anche quelli perfettamente normali ma che si sottopongono ad una prolungata attività lavorativa ai VDT, a causa del CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 70 notevole impegno dell'apparato visivo oltre che di quello muscoloscheletrico, possono lamentare segni di affaticamento visivo che si manifestano come fotofobia, bruciore agli occhi, iperemia congiuntivale, cefalea, cervico-brachialgie e lombalgie. Le cause, oltre che ad elementi soggettivi (età dell'individuo, difetti preesistenti), sono fondamentalmente: i frequenti cambi di visuale tra vari oggetti, a diverso livello di illuminazione e posti su diversi piani fisici (schermo, tastiera, documento), che costringono i muscoli oculari, preposti alla focalizzazione ed al dimensionamento della pupilla, ad un continuo processo di adattamento; un’osservazione ravvicinata e protratta; un ridotto tempo di persistenza della mira; l'abbagliamento diretto ed indiretto provocato da superfici luminose riflettenti, poste nei dintorni del videoterminale; la forma e le dimensioni dei caratteri sul video; la mancanza di nitidezza e di contrasto dei caratteri; le non corrette condizioni di illuminamento ambientale; l’uso di componenti del posto di lavoro (sedia, tavolo, spazio di lavoro, documenti, etc.) non corrispondenti ai requisiti ergonomici, che costringono l’occhio ad adottare sistemi di adattamento dei meccanismi della visione, che non sono quelli fisiologici; le condizioni generali di igiene ambientale. Nella figura seguente [Figura 13 - Ambiente visivo] sono riportati i parametri che influenzano la prestazione lavorativa in un assegnato ambiente visivo, suddivisi in relazione al compito visivo, alla capacità visiva del soggetto e alle caratteristiche dell’ambiente. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 71 CARATTERISTICHE DEL COMPITO VISIVO CAPACITA’ VISIVE DEL SOGGETTO Tempo di esposizione allo CARATTERISTICHE DELL’AMBIENTE Microclima (umidità, rumore, temperatura, velocità dell’aria, ecc.) specifico compito visivo Angolo sotteso Nitidezza dell’immagine Tempo di persistenza Contrasto Modalità oculare Senso cromatico Inquinanti aerodispersi (polveri, vapori, ecc.) Sistema di illuminazione (rapporti di luminanza nel campo visivo specifico, resa del contrasto, abbagliamento, caratteristiche spettrali delle sorgenti di luce artificiale, rapporto tra illuminazione naturale e artificiale, presenza di luce naturale, ecc.) BENESSERE VISIVO PRESTAZIONE VISIVA AFFIDABILE Figura 13 - Ambiente visivo 3.3 - Ergonomia della visione Nella corretta organizzazione e progettazione del posto di lavoro con il videoterminale, nonché nella corretta scelta delle attrezzature e degli arredi in materia di prevenzione dei rischi e degli effetti a carico del sistema visivo un ruolo fondamentale ed importante è rappresentato dall’ergonomia della visione. Gli obiettivi dell’ergonomia della visione nell’ambito dei sistemi di lavoro sono: creare un ambiente luminoso idoneo a soddisfare le esigenze fisiopsicologiche dell’individuo, assicurando sempre, ove possibile, il ricorso all’illuminazione naturale; rendere ottimale la percezione delle informazioni visive, al fine di assicurare agli operatori le migliori condizioni possibili di lavoro. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 72 La condizione generale di benessere visivo può essere conseguita attraverso numerose combinazioni dei fattori che influenzano la prestazione visiva ed eventuali carenze relative ad uno o più fattori possono essere parzialmente compensate con un opportuno incremento degli altri. La prestazione visiva dipende, come noto, dalle caratteristiche proprie del compito visivo da svolgere e dalle condizioni dell’illuminazione. E’ inoltre, influenzata da altri fenomeni quali l’abbagliamento, la mancanza di uniformità dell’illuminazione, la natura dello sfondo e, più in generale, dal modo in cui è concepito lo spazio di lavoro. L’affaticamento che insorge a seguito di un lavoro prolungato, svolto in non appropriate condizioni di illuminazione, riguarda, nello specifico, il sistema nervoso centrale, in relazione allo sforzo richiesto per interpretare segnali non sufficientemente nitidi, e il sistema muscolare per lo sforzo di mantenere una postura non corretta. In casi particolari, si possono verificare anche contrazioni muscolari indesiderate. I disagi alla vista possono essere tranquillamente minimizzati e a volte addirittura eliminati, attuando misure di bonifica ambientale e di natura organizzativa, spesso di facile realizzazione, quali: l’eliminazione degli abbagliamenti ed il miglioramento delle condizioni di illuminamento ambientale, il miglioramento del posto di lavoro, l’uso di componenti del posto di lavoro (che rispondono ai requisiti ergonomici), il controllo della vista, l’organizzazione del lavoro (con una corretta definizione dei tempi di utilizzo del VDT). Utili suggerimenti: realizzare possibilmente l’illuminazione dell’ambiente di lavoro con luce naturale, regolabile con tende o veneziane, ovvero con luce artificiale. Per ottenere un maggior comfort visivo, l’illuminamento non dovrebbe essere eccessivo e dovrebbe essere realizzato con fonti luminose poste al di fuori del campo visivo e che non abbiano un’intensità molto diversa da quella degli oggetti e superfici presenti nelle immediate vicinanze, in modo da evitare contrasti eccessivi; utilizzare schermi mobili, così da consentire la loro orientazione ed inclinazione per eliminare, per quanto possibile, riflessi sulla loro superficie; CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 73 assumere una postura corretta di fronte al video, tale che la distanza fra gli occhi e lo schermo sia pari a circa 50 ÷ 70 cm; posizionare il portadocumenti, se presente, alla stessa altezza e distanza dagli occhi dello schermo e, pertanto, deve essere dotato di meccanismi di regolazione; distogliere periodicamente lo sguardo dal video per guardare oggetti lontani, al fine di ridurre l’affaticamento visivo; eseguire, durante le pause ed i cambiamenti di attività previsti, compiti che non richiedono un alto impegno visivo (come ad esempio correggere testi scritti); pulire periodicamente le attrezzature di lavoro, quali schermo, tastiera e mouse; utilizzare, se necessari e prescritti, i mezzi di correzione previsti. 3.4 - Problemi posturali Un meccanismo così fine come quello della visione ravvicinata è strettamente dipendente dalla stabilità di tutto il sistema, che affida proprio all'apparato muscolo scheletrico della colonna vertebrale, in perfetto automatismo e contemporanea sintonia con la funzione visiva, una compensazione idonea a mantenere la testa (quindi i bulbi oculari e la fovea) nelle posizioni più adeguate all'esercizio della specifica funzione a cui l’apparato sensoriale, muscolare, e scheletrico sono delegati. E’ chiaro a questo punto che, se gli addetti ai VDT si lamentano spesso di lombalgie e di cefalee di tipo muscolotensivo, la causa deve essere ricercata proprio nell'impegno cui è sottoposta la muscolatura del rachide, sia nelle sue attività dinamiche per i movimenti delle mani, delle braccia e della colonna e sia per le attività statiche, per le contrazioni muscolari prevalentemente isometriche. Si tratta, specie per queste ultime, di un'attività non appariscente, perché i movimenti sono, in realtà, molto ridotti. Tuttavia lo sforzo è da ritenersi consistente, specie per la contrattura muscolare finalizzata ai continui tentativi di mantenere la colonna vertebrale nella verticalità e nella stabilità, entrambe indispensabili alla contemporanea lettura dei testi ed alla sorveglianza della digitazione. I disturbi scheletrici della colonna vertebrale, compaiono soprattutto perché nella posizione eretta, prolungata e fissa, il disco intervertebrale resta compresso e, mal CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 74 nutrito. I disturbi muscolari, specie quelli delle contrazioni isometriche, sono causati dalla mancata normale irrorazione sanguigna e dal conseguente ristagno delle tossine dovute alla fatica. I disturbi articolari invece, sono dovuti essenzialmente alla velocità della digitazione ed alla staticità della postura del rachide, specie se accompagnata da braccia addotte e flesse. Si tratta di alterazioni articolari di tipo flogistico acuto e cronico, interessanti tutto il substrato anatomo-funzionale dell'attrito, a seguito del prolungato svolgimento di mansioni che richiedono particolari movimenti veloci e ripetitivi. Sono alterazioni che, se vengono osservate in stadio precoce, si presentano con una sintomatologia sfumata e, di conseguenza, spesso misconosciuta. I disturbi periarticolari degli addetti ai VDT sono piuttosto rari. Riguardano essenzialmente i nervi, i tendini e le loro guaine del polso e della mano. Sono dovuti ai movimenti rapidi, ripetitivi ed alla compressione sul polso durante la digitazione. Un lavoro prolungato nella stessa posizione, sia seduti che in piedi, può causare discomfort. Dove e quando sia possibile, nello svolgimento dell’attività lavorativa dovrebbero essere previsti anche una serie di possibili movimenti, al fine di prevenire discomfort e affaticamento. Nella figura successiva [Figura 14 - Corretta postura della colonna vertebrale per individui seduti], è riportata la corretta postura che la colonna vertebrale dovrebbe assumere quando si sta seduti, per individui rispettivamente di sesso femminile e maschile. Figura 14 - Corretta postura della colonna vertebrale per individui seduti CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 75 Questo tipo di problemi provoca disagi a carico del sistema muscoloscheletrico, derivanti dalla peculiare caratteristica di sedentarietà di questo tipo di lavoro, e al limitato ma continuo movimento di soli pochi organi del corpo (braccia, dita, testa, collo). I disagi al sistema muscolo-scheletrico sono dovuti a: postura dell'operatore; posizione del posto di lavoro; tempo di lavoro; condizioni ambientali di illuminamento; presenza di stati fisio-patologici dell'individuo; organizzazione del lavoro. Questi disagi sono però anche comuni ad altri tipi di attività ed è stato scientificamente provato che gli stessi non devono essere inevitabilmente considerati come portatori di un danno o segno di un danno. Inoltre, tali disagi possono essere prevenuti, ponendo la giusta attenzione ai problemi della progettazione delle attrezzature e del posto di lavoro, dell'ambiente e dell'organizzazione del lavoro stesso. La sicurezza del lavoro gioca in questo settore un ruolo fondamentale. Generalmente, i disagi accusati riguardano: dolori al collo ed alla spalla, che possono essere causati da posizioni scomode ed eccessivi stiramenti del corpo. I possibili rimedi possono essere: regolare la sedia, il monitor, ed usare una tastiera appropriata, ridurre le posizioni pericolose, evitare postazioni che richiedono eccessivi allungamenti del corpo, come quelle di lato o di dietro il monitor, fare in modo che il materiale necessario per l’attività sia posto a 40 ÷ 45 cm di fronte al corpo, porre l’elemento più importante direttamente di fronte; dolori alla schiena, causati da posizioni fisse o costrette, possono essere evitati: adottando posizioni corrette; cambiando frequentemente la posizione; adottando sedie e superficie di lavoro idonee; CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 76 dolori alle braccia ed alle mani, che possono essere generati da movimenti ripetitivi, pressione, stress emotivo. I principali rimedi per evitarli e/o ridurli sono: usare un portadocumenti; usare un poggiapiedi; usare un supporto per il riposo dei palmi; regolare le componenti del posto di lavoro e del videoterminale, così da ottenere il massimo comfort; concedersi delle pause periodiche e fare esercizi fisici. Per una posizione più confortevole è necessario considerare la sistemazione degli oggetti necessari a lavorare, che devono essere disposti in funzione del proprio occhio dominante. Ad esempio, se l’occhio dominante per i processi della visione è il destro, potrà essere più confortevole sistemare il documento da leggere sulla sinistra del computer, così da poter far scorrere lo sguardo dal documento al video con molta più facilità, così come sistemare il tavolo di lavoro in modo da salutare la gente che entra nella stanza, lasciando la sedia da sinistra, ecc. Nel prossimo capitolo sono riportate alcune delle cause più comuni dei disagi al sistema muscolo-scheletrico, nell’attività con il VDT, e alcuni consigli pratici che ogni operatore può facilmente attuare per ridurli e eliminarli. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 77 CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 78 Capitolo 4 – Ottimizzare la posizione di lavoro al VDT Nella descrizione che segue sono segnalati i possibili discomfort che si presentano a livello del sistema muscolo-scheletrico, fornendo pratiche soluzioni per minimizzare i disagi muscolari e suggerimenti per trovare la propria posizione “ideale” di lavoro. Diventa fondamentale, quindi, aumentare la consapevolezza circa il ruolo che la posizione costretta del corpo ed i movimenti forzati e ripetitivi hanno nell’origine del discomfort nel posto di lavoro, per cui bisogna educare gli operatori ad essere partecipi della responsabilità del loro comfort, cioè aumentare la consapevolezza che cattive abitudini di lavoro e posture non corrette possono contribuire ai disagi muscolo-scheletrici, che permettono di identificare la sensazione di discomfort, determinarne la causa e, dove possibile, cambiare le abitudini di lavoro o la postura. Tutto ciò diventa un incoraggiare l’operatore a segnalare al responsabile ogni disagio presente sul posto di lavoro. Nell’ottica di ottimizzare la postura, è necessario che l’operatore adotti un’importante regola: cambiare la propria posizione e, occasionalmente, stirarsi o cambiare il proprio lavoro facendone altri può aiutare a restare attenti e a ridurre il discomfort muscolare. È necessario pertanto che ogni persona che utilizzi per la propria attività il VDT si assicuri: che la sedia sia nella posizione confortevole per sé, abbia la spalliera nella posizione giusta, sia alta tanto da assicurare l’appoggio dei piedi a terra e che non ci sia pressione sotto le ginocchia; di cambiare posizione, alzarsi o stirarsi ogni volta che si avverte stanchezza; di battere con leggerezza sui tasti e di tenere la spalla, le mani e le dita rilassate; CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 79 di organizzare la propria zona di lavoro così che tutto il materiale di lavoro e quello che può servire sia facilmente raggiungibile e ad altezza confortevole; che il portadocumenti, se usato, sia posizionato circa sullo stesso piano ed alla stessa distanza dello schermo; di fare, se possibile, lavori diversi; di tenere la testa allineata con il proprio corpo, e leggermente in avanti; di aggiustare il display ad una confortevole altezza di vista, con la sommità dello schermo giusto al di sotto del livello degli occhi; di far riposare gli occhi, guardando ogni tanto a lunga distanza; di avere un accurato programma sanitario di controllo della vista; di avvisare l’oculista dell’uso del VDT, informandolo della frequenza d’uso, della distanza di seduta dallo schermo e dell’angolo di vista dei compiti visivi; di evitare abbagliamenti, posizionando lo schermo lontano da sorgenti luminose, quali finestre o luci sopra la testa; di regolare il contrasto e la luminosità dello schermo; di pulire periodicamente lo schermo; di segnalare al responsabile la persistenza del discomfort. Nel seguito vengono riportate le schede sintetiche nelle quali vengono evidenziate le possibile cause del discomfort con i relativi suggerimenti sulle correzioni da adottare per ottimizzare la postura dell’operatore di videoterminale. 4.1 - Spalla La spalla è spesso la sorgente di molti problemi dolorosi e funzionali che coinvolgono braccio, gomito, polso e la mano. Questi problemi sono etichettati con vari termini medici che tendono a denominare i sintomi, piuttosto che affrontare un iter diagnostico che tenga in considerazione la giusta biomeccanica locale complessiva. Tali termini comprendono periartrite, sindrome di tunnel carpale, brachialgia, spalla congelata, sindrome da conflitto e tendinite. La sindrome del tunnel carpale consiste solamente in alcuni sintomi che, considerati nell’insieme, sono collegati ad un presunto impedimento anatomico di un passaggio di tendini e nervi al CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 80 polso, senza neanche prendere in considerazione le disfunzioni biomeccaniche remote che possono essere all’origine dei sintomi e quindi corrette conservativamente, evitando così interventi invasivi che possono eventualmente portare ad un’accelerazione dei processi degenerativi. Identificativo N. 1 - Sommità delle spalle: spalle tenute sollevate Probabile causa del discomfort Possibile correzione Abbassare la tastiera o la scrivania 1a) Superficie di lavoro troppo alta Alzare la sedia e il poggiapiedi Togliere o abbassare il bracciolo 1b) Gomiti che urtano sul bracciolo Cambiare la sedia 1c) Spalliera troppo alta Aggiustare la spalliera Lasciar cadere le spalle 1d) Operatore teso Inclinare leggermente le braccia Identificativo N. 2 – Parte posteriore delle spalle: spalle tirate indietro Probabile causa del discomfort Possibile correzione Porre la tastiera lontano così che le braccia cadano 2a) Tastiera troppo vicina verticali 2b) Postura non corretta Sedere diritti con la testa in linea con il corpo Aumentare il compito visivo per raddrizzare le 2c) Sporgersi in avanti spalle, vedi identificativo N. 5 Identificativo N. 3 – Spalle esterne: gomiti posizionati lontano dal corpo Probabile causa del discomfort Possibile correzione Riorganizzare la scrivania così da portare il lavoro 3a) Lavoro troppo lontano da un lato più vicino all’asse centrale del corpo in modo che le braccia cadano verticalmente Identificativo N. 4 – Osso piatto fra le spalle: braccia tenute in avanti Probabile causa del discomfort Possibile correzione 4a) Tastiera o lavoro troppo lontano Porre il lavoro più vicino così che le braccia cadano verticalmente CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 81 4.2 - Collo Il dolore al collo è un problema diffuso. Sta aumentando in intensità, frequenza e gravità degli episodi. Dato che lavoriamo di più alla scrivania e viviamo la vita ad un ritmo elevato e frenetico, riponiamo maggior stress e tensioni nelle parti dorsali del collo e della nostra colonna vertebrale. Il dolore, sebbene avvertito nel collo, può esser causato da numerosi altri problemi alla colonna vertebrale possono insorgere a causa di rigidità muscolare sia del collo che del dorso. La testa è sostenuta dalla base del collo e dal dorso, ecco perché queste parti comunemente causano il dolore. Le tre vertebre superiori del collo servono per la maggior parte dei movimenti del collo e della testa, quelle inferiori e quelle dorsali creano una struttura di sostegno sulla quale la testa si appoggia. Se questo sistema è affetto da patologie allora i muscoli in quell'area si irrigidiranno, portando al dolore. Il dolore può anche insorgere per molti altri problemi fisici o psicologici. Identificativo N. 5 – Base del collo: appoggio in avanti Probabile causa del discomfort Possibile correzione 5a) Documento troppo basso Alzare i documenti, usare un poggia documento Alzare lo schermo così che il suo top sia alla stessa 5b) Schermo troppo basso altezza o esattamente al di sotto del livello degli occhi Identificativo N. 6 – Parte superiore posteriore: piegati sul lavoro Probabile causa del discomfort Possibile correzione 6a) Sedia troppo bassa o troppo alta Regolare Identificativo N. 7 – Sommità del collo: mento in avanti Probabile causa del discomfort Possibile correzione 7a) Compito visivo troppo in alto Abbassare il compito visivo, o reclinarlo di poco Cambiare le lenti in trifocali o separare la prescrizione 7b) Utilizzo di occhiali bifocali per la distanza del VDT Identificativo N. 8 – Un lato del collo: testa costantemente girata Probabile causa del discomfort Possibile correzione Portare il lavoro più vicino al centro del corpo, alternare 8a) Compito visivo principale su un la posizione del lavoro su entrambi i lati, usare un solo lato poggia documenti CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 82 4.3 - Dorso e gambe La sensazione di facile stancabilità che si presenta tutte le volte che si devono compiere sforzi, come camminare troppo velocemente portando un peso, salire molte rampe di scale, giocare a tennis o fare semplicemente del footing, differentemente dal pensiero comune non dipende dallo scarso allenamento. Le gambe diventano stanche perché la loro muscolatura non riceve la quantità di sangue adeguata, quindi l'ossigeno necessario per svolgere appieno il lavoro in eccesso richiesto. Non lo ricevono perché c'è la stasi. Un esempio è dato dal fatto che stando per molto tempo in piedi senza contrarre la muscolatura del polpaccio, oppure seduti per tutto il giorno dietro ad una scrivania, è come se i muscoli fossero addormentati ed a volte fanno persino male quando si cerca di muoversi. Il danno è proprio a livello delle fibre muscolari, che si assottigliano fino a diventare atrofiche, nei casi più gravi. Identificativo N. 9 – Parte bassa posteriore del dorso: inadeguato supporto posteriore Probabile causa del discomfort Possibile correzione Regolare la spalliera così da supportare fermamente 9a) Spalliera troppo alta o troppo bassa la regione lombare Regolare la spalliera in avanti per supportare la 9b) Spalliera non usata regione lombare; cambiare la sedia 9c) Natiche non sulla parte posteriore Spostare la spalliera in avanti; sedere indietro della sedia 9d) Sedia troppo alta Abbassare la sedia Identificativo N. 10 – Parte bassa delle gambe: circolazione delle gambe interrotta Probabile causa del discomfort Possibile correzione Abbassare la sedia e/o il piano di lavoro; usare un 10a) Piedi non appoggiati sul pavimento poggiapiedi 10b) Cuscino troppo profondo Cambiare la sedia 10c) Piano di seduta non arrotondato Cambiare la sedia 10d) Sedia troppo alta Abbassare la sedia CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 83 4.4 - Avambraccio, polso e mano Il dolore può essere di diverso grado e presentarsi spontaneamente, essere prodotto dalla palpazione diretta del tendine, dalla sua contrazione muscolare contrastata e dall'estensione passiva forzata del muscolo interessato. Senza entrare nei particolari, il dolore è generato soprattutto da meccanismi biochimici intratendinei che coinvolgono i neurotrasmettitori e altre sostanze irritanti, associati al fenomeno infiammatorio della componente peritendinea. La tendinite può diventare tenosinovite in quei tendini che sono dotati di guaina sinoviale, come quelli dei muscoli flessori o estensori delle dita delle mani e dei piedi. In questo caso, oltre al dolore, si potrà avere difficoltà di scorrimento del tendine all’interno della propria guaina, il che provocherà fenomeni di “scatto” nel movimento delle articolazioni. Identificativo N. 11 – Superficie superiore dell’avambraccio: mano sollevata Probabile causa del discomfort Possibile correzione 11a) Polsi sul tavolo o sulla tastiera durante la Usare un appoggio per i polsi dattiloscrittura 11b) Tastiera troppo inclinata Aggiustare l’angolo della tastiera 11c) Polso tenuto rigido Rilassare lo stile di lavoro Rilassare e variare i compiti, abbandonare le 11d) Mancanza di pause e lavoro non vario mani quando non si digitano dati Identificativo N. 12 – Superficie esterna: mano held sideways Probabile causa del discomfort Possibile correzione 12a) Tastiera con inclinazione non corretta Ruotare la tastiera per raddrizzare i polsi 12b) Polsi piegati per raggiungere i tasti funzione o i Muovere le braccia, non piegare il polso tasti cursori Identificativo N. 13 – Mano (parte finale del mignolo): piegamento e stiramento del polso Probabile causa del discomfort Possibile correzione Muovere le braccia, non piegare il polso 13a) Over-stretching 13b) Azione di "Hammering" (premere i tasti Rilassare lo stile di lavoro con molta forza) CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 84 4.5 - Avambraccio e mano In genere, per guarire dalle tendiniti è sufficiente un adeguato periodo di riposo. Tuttavia, se il dolore impedisce le normali attività, perdura più di due settimane nonostante il riposo o si accompagna a gonfiore, arrossamento o febbre, è sempre opportuno consultare il medico per una diagnosi e una terapia adeguata. Infatti, se la tendinite non viene curata, può portare a formazione di aderenze fibrose cicatriziali sulla guaina tendinea, restringendola e rendendo in tal modo più problematica l’estensione del tendine fino a compromettere il movimento dell’articolazione. Identificativo N. 14 – Muscoli flessori dell’avambraccio: battuta violenta dei tasti Probabile causa del discomfort Possibile correzione Usare un feedback tattile/acustico, 14a) Mancanza di esercizio usare un tocco più leggero Identificativo N. 15 – Flessori (esterni/lato ulna): mano poggiata obliquamente Probabile causa del discomfort Possibile correzione Muovere le braccia, evitare di curvare il 15a) Mancanza di esercizio polso Identificativo N. 16 – Dito mignolo: battuta violenta Probabile causa del discomfort Possibile correzione 16a) Azione di "Hammering" (pressione sui tasti Usare dita diverse, rilassare lo stile di con molta forza) lavoro Identificativo N. 17 – Muscolo del pollice: pressione sostenuta Probabile causa del discomfort Possibile correzione Modificare l’azione così che la barra di 17a) battuta ripetitiva della barra spaziale spazio sia battuta quando è tenuto giù 17b) la carta avvolta necessita del pollice per Usare il retro o il lato della mano, avanzare bloccare l’avvolgimento Sostituire la penna; aggiungere una 17c) scrivere con angolatura scomoda del pollice presa in gomma CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 85 4.6 - Occhio Una buona postura, buoni occhiali ed un ottimo monitor non bastano per salvare la vista. Lo specialista la chiama performance visiva e si tratta di un aspetto quanto mai fondamentale per la società moderna: i videoterminali informatici sono ormai ovunque e la salute degli occhi degli operatori informatici, intesa come condizione di benessere e non come semplice assenza di patologie, è diventata fondamentale. Identificativo N. 18 – Occhi: posizione scomoda della testa Probabile causa del discomfort Possibile correzione Il portatore di lenti bifocali potrebbe avere 18a) Testa giusto al di sopra dello schermo necessità di occhiali singoli e separati di diversa prescrizione Visione non corretta. I portatori di lenti 18b) Il lavoratore siede troppo vicino allo potrebbero necessitare di una prescrizione schermo diversa per il lavoro al VDT Visione non corretta. I portatori di occhiali 18c) Il lavoratore siede lontano dallo potrebbero necessitare di una prescrizione schermo diversa per il lavoro al VDT Identificativo N. 19 – Occhi: strabismo Probabile causa del discomfort Possibile correzione controllare la prescrizione visiva controllare se c’è presenza di una sorgente di abbagliamento 19a) lo schermo sembra essere polveroso pulire lo schermo controllare se il computer funziona correttamente Sbattere regolarmente le palpebre, più spesso se 19b) Sguardo fisso allo schermo si portano lenti a contatto CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 86 Capitolo 5 - Condizioni di salute e benessere I lavoratori addetti all’utilizzo di videoterminali a volte accusano disturbi da stress. Ciò deriva, molto spesso, da un incremento del ritmo di lavoro o da pressioni esterne per soddisfare determinate scadenze di lavoro e non dall’utilizzo in se delle attrezzature munite di videoterminali. Per alcuni lavoratori addetti al VDT si riscontra, al contrario, una riduzione dello stress, in quanto il videoterminale rende il loro lavoro più facile o più interessante. Nel lavoro al videoterminale e' possibile riscontrare una certa difficoltà degli operatori a seguire adeguatamente il continuo aggiornamento dei software. L'attività al videoterminale richiede pertanto che essa sia preceduta da un adeguato periodo di formazione all'uso dei programmi e procedure informatiche. Al riguardo si raccomanda ai lavoratori di: seguire le indicazioni e la formazione ricevuti per l'uso dei programmi e delle procedure informatiche; rispettare la corretta distribuzione delle pause; utilizzare software per il quale si è avuta l'informazione necessaria, ovvero facile da usare, ecc. In caso di anomalie del software e delle attrezzature l'operatore potrà riferire al RLS (Responsabile dei Lavoratori per la Sicurezza) per la soluzione del problema. Infine, si ricorda che la conoscenza del contesto in cui si colloca il risultato del lavoro al videoterminale e' un elemento utile per l'attenuazione di uno dei possibili fattori di affaticamento mentale. 5.1 - Postura corretta Di seguito sono elencati gli accorgimenti che i lavoratori devono adottare per assumere una postura regolare. Infatti, per prevenire l’insorgenza di disturbi muscolo-scheletrici, i lavoratori dovranno: posizionare lo schermo del video di fronte in maniera che, anche agendo su eventuali meccanismi di regolazione, lo spigolo superiore dello schermo sia posto un po' più in basso CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 87 dell'orizzontale che passa per gli occhi dell'operatore e ad una distanza dagli occhi pari a circa 50-70 cm, [Figura 15)- Postura corretta]. 5 0 - 70 c m Sch e rm o re g o la b ile 90 ° 110 ° P U N TO D I A P PO G G IO L IBE R O min.28 cm) Ta s tie ra se p a ra ta S PA ZIO SU F F IC IE N T E 90 ° 5 R AZ Z E C O N R U O T E EV EN TU AL E PO G G IAP IED I Figura 15 - Postura corretta eseguire la digitazione e utilizzare il mouse evitando irrigidimenti delle dita e del polso, curando di tenere gli avambracci appoggiati sul piano di lavoro in modo da alleggerire la tensione dei muscoli del collo e delle spalle; assumere la postura corretta di fronte al video, con piedi ben poggiati al pavimento e schiena poggiata allo schienale della sedia nel tratto lombare, regolando allo scopo l'altezza della sedia e l'inclinazione dello schienale; evitare, per quanto possibile, posizioni di lavoro fisse per tempi prolungati. Nel caso ciò fosse inevitabile, si raccomanda la pratica di frequenti esercizi di rilassamento (collo, schiena, arti superiori ed inferiori). disporre la tastiera davanti allo schermo e il mouse, o eventuali altri dispositivi di uso frequente, sullo stesso piano della tastiera, in modo che siano facilmente raggiungibili [Figura 16)– Piano di lavoro] Nella tabella che segue sono riportati alcuni semplici accorgimenti che si possono facilmente adottare per migliorare la struttura del proprio posto di lavoro al VDT. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 88 > 70 cm 70 - 80 cm cm > 90 15 cm >5 m 8c Figura 16 – Piano di lavoro Tabella 5 – Guida al posto di lavoro CASO 1 PROBLEMA SINTOMI POSSIBILI CAUSE POSSIBILI SOLUZIONI Affaticamento Visivo sforzo oculare bruciore lacrimazione indolenzimento vista offuscata mal di testa illuminazione ambientale scarsa o troppo intensa distrazioni visive (inclusa la visione periferica) errata correzione dei difetti visivi abbagliamento da luce naturale o artificiale: vicinanza del VDT alla finestra disposizione non corretta del posto di lavoro, rispetto all’illuminazione ambientale abbagliamento riflesso regolare la luminescenza dei caratteri cercare il miglior campo visivo, rispetto alle riflessioni dallo schermo, testo tastiera, scrivania, pareti chiare ridurre la luce diretta del sole con tende, porre il VDT lontano dalle finestre se possibile porre il VDT lontano dalle guide di luce ridurre la illuminazione generale della stanza ed illuminare localmente i testi da digitare evitare frequenti movimenti degli occhi fra lo schermo ed i testi scritti CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 89 CASO 2 PROBLEMA SINTOMI POSSIBILI CAUSE POSSIBILI SOLUZIONI Rumore difficoltà di applicazione nel normale lavoro o conversazione telefonica attrezzature di lavoro altre distrazioni in ufficio isolare acusticamente le attrezzature ridurre al minimo le distrazioni isolare il più possibile le stampanti dal personale al VDT CASO 3 PROBLEMA SINTOMI POSSIBILI CAUSE POSSIBILI SOLUZIONI Disagi al sistema muscolo scheletrico mal di gambe mal di schiena indolenzimento al collo affaticamento di mani e braccia mal di spalla non corretta altezza o angolazione dello schermo non corretta altezza o angolazione della tastiera sedia non ergonomica distanza non corretta fra schermo o tastiera e operatore postura di lavoro non ergonomica tempi di lavoro al VDT lunghi regolare il bordo superiore dello schermo a livello degli occhi dell’operatore o poco al di sotto regolare l’altezza e/o l’angolazione della tastiera per il comfort dell’operatore regolare la posizione del documento regolare l’altezza e l’inclinazione della sedia, se necessario dotarsi di un poggiapiedi usare possibilmente una sedia girevole per ridurre le eccessive torsioni del corpo usare una sedia con ruote, se si desidera, deve però essere a 5 ruote alternare le attività al VDT con altro tipo di attività CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 90 5.2 - Sintomi oftalmologici I sintomi più frequenti che denotano un disturbo oftalmologico derivante dall’uso improprio di apparecchiature munite di videoterminali sono lacrimazione, bruciore e secchezza degli occhi, ipersensibilità alla luce, cefalea, campo visivo annebbiato o sdoppiato, stanchezza alla lettura, senso di abbagliamento. Questi sintomi dimostrano come l’operatore lavori in condizioni ambientali non favorevoli sia esterne (eccesso o insufficienza di illuminazione naturale o artificiale, riflessi provenienti da superfici non opache, scarsa risoluzione dei caratteri sul video) che interne (fumo di tabacco, aria troppo secca, presenza di sostanze rilasciate dai rivestimenti degli arredi, impianto di condizionamento poco efficiente). In caso di manifestazione di tali sintomi: socchiudere le palpebre per qualche minuto in modo da escludere gli occhi dalle fonti di luce; seguire con lo sguardo il perimetro del soffitto; guardare oggetti lontani cercando di individuarne i dettagli. 5.3 - Sintomi ortopedici Se la posizione di lavoro non é corretta possono insorgere disturbi a carico del sistema osseo, muscolare e tendineo (i più frequenti sono senso di peso, fastidio, intorpidimento, rigidità o addirittura dolore al collo, schiena, spalle, braccia e mani). Prima di elencare cosa deve essere fatto per ridurre al minimo i disturbi CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 91 causati dal sistema osseo, è necessario ribadire cosa si intende per rilassamento, stiramento e rinforzo: 1. 2. 3. Rilassamento. Va eseguito prima degli altri esercizi o quando senti il collo e la schiena particolarmente stanchi. Stiramento. Va eseguito con calma: non devi provare dolore, ma solo una sensazione di tensione. Rinforzo. Serve ad aumentare la forza di alcuni muscoli che in genere non vengono usati (es.: addominali, glutei, muscoli della coscia, ecc.) e che, invece, correttamente utilizzati, servono ad alleviare il carico di lavoro della schiena. In definitiva, per ridurre i disturbi, meglio ancora sarebbe evitarli!, l’utente a videoterminale deve necessariamente cambiare posizione almeno ogni ora, digitare alla tastiera appoggiando le braccia (in modo da non diminuire l’afflusso del sangue ai muscoli con il conseguente senso di dolore) nonché evitare di digitare o utilizzare il mouse velocemente e per tempi prolungati. Nelle successive tabelle sinottiche viene data evidenza agli esercizi necessari da eseguire per garantire la riduzione dei principali sintomi ortopedici. COLLO Stiramento dei muscoli del collo: tirare il capo lentamente verso il basso con le dita intrecciate su di esso. Fermarsi in questa posizione per 10". Ripetere l’esercizio 10 volte. Rinforzo: ritirare il mento, tornare in posizione normale, protrudere (sporgere in fuori) il mento e ritornare in posizione normale. Ripetere l’esercizio dieci volte. AVAMBRACCI: Stiramento: per 5 volte rimanere circa 20" con le mani aperte ad angolo retto sull'avambraccio. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 92 SPALLE: Stiramento: da seduti portare le mani tra le scapole tenendo i gomiti ben in alto. Rimanere nella posizione per 20". Ripetere l’esercizio 5 volte. Rinforzo: sollevare le spalle per 10" poi rilassarle. Scendere le spalle per 10" poi rilassarle. Ripetere l’esercizio per 5 volte. SCHIENA: Stiramento: seduti su di una sedia, a schiena diritta, con le gambe allargate ed i piedi poggiati a terra. Mettere le mani tra le gambe ed andare con il corpo in avanti fino a toccare il pavimento con il dorso delle mani. Rimanere in questa posizione per qualche secondo poi ritornare nella posizione iniziale ritirando nell’ordine schiena dorso, spalle e testa. Ripetere l’esercizio 5 volte. POLSI & MANI Stirarli: mettere le mani davanti a sé. Poi allontanare le dita, più possibile dal palmi. Tenere le mani in questa posizione per 5”. Portarsi nella posizione originaria. Ripetere l’esercizio 5 volte. Ruotarli: ruotare i polsi, mantenendo le dita rilassate ed i gomiti fermi. Tenere i palmi delle mani girati verso l’alto, poi ruotare verso il basso. Ripetere l’esercizio 5 volte. Oscillarli: bisogna lasciare che le mani penzolino dal polsi e fare oscillare le mani. Prima su e giù e poi di lato. Ripetere l’esercizio fino a quando la tensione delle mani sia svanita CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 93 CORPO: Stirarsi: mettere le braccia sopra la testa. Con le dita tese spingere nella direzione del soffitto. Mantenere questa posizione per 5”, poi rilassarsi. Ripetere l’esercizio 5 volte. Scrollarsi: usando un largo movimento circolare, ruotare le spalle all’indietro. Ripetere l’esercizio 5 volte. Spostarsi: mentre si è seduti, bisogna muoversi sulla sedia. Spostare lo sguardo dallo schermo e lasciare penzolare le braccia. Ripetere l’esercizio fino a quando la tensione svanirà È buona norma evitare la vita troppo sedentaria, dedicandosi a lunghe passeggiate, salire scale e, ove possibile, praticare uno sport come nuoto o ciclismo, evitando sport ed esercizi che affaticano la schiena (arti marziali, sollevamento pesi, aerobica ecc.). Ricordare, inoltre, che il sovrappeso e i tacchi alti peggiorano i dolori di schiena. 5.4 - Sintomi psicologici Disturbi di ordine psicologico possono insorgere se l’operatore di apparecchiature con VDT è costretto ad eseguire il proprio lavoro in spazi insufficienti, rumorosi, in fretta ed a ritmo imposto (sia troppo elevato che troppo lento) con software complessi. I sintomi più comuni sono il mal di testa, l’insonnia, digestione difficile, stanchezza eccessiva, ansia, tensione nervosa, irritabilità e depressione. Per eliminare tali sintomi bisogna rimuovere le cause di stress con opportuni provvedimenti. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 94 5.5 - Lavoratrici in stato di gravidanza La valutazione dei rischi riguarda anche quelli relativi alle lavoratrici in stato di gravidanza (secondo quanto previsto dal DLgs. 26 marzo 2001, n. 151). La tutela della salute delle lavoratrici madri attraverso l’eliminazione o riduzione dell’esposizione a fattori di rischio professionali per le gravide, per l’embrione ed il feto, con particolare attenzione a fattori di rischio abortigeni, mutageni e teratogeni, ha comportato la valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento fino a sette mesi dopo il parto, per le lavoratrici addette all’utilizzo dei VDT. La valutazione tiene conto anche dei movimenti, delle posizioni di lavoro, della fatica mentale e fisica e gli altri disagi fisici e mentali connessi con l'attività svolta dalle predette lavoratrici durante l’utilizzo dei VDT. L’unico problema per le lavoratrici gestanti è legato all’assunzione di variazioni posturali legate alla gravidanza che potrebbero favorire l'insorgenza di disturbi dorso-lombari atti a giustificare la modifica temporanea delle condizioni o dell’orario di lavoro. Studi specialistici hanno, infatti, dimostrato che il lavoro al VDT non comporta rischi o problemi particolari sia per la lavoratrice che per il nascituro. Pertanto, a seguito della suddetta valutazione: saranno concesse maggiori pause di riposo (15 minuti ogni 60 minuti di lavoro al VDT) al fine di consentire cambiamenti posturali atti a prevenire la possibile insorgenza di disturbi dorsolombari verranno modificati i ritmi lavorativi, in modo che essi non siano eccessivi e che non comportino una posizione particolarmente affaticante per la lavoratrice se richiesto dal medico competente, si predisporrà una modifica temporanea delle condizioni o dell’ orario di lavoro Le lavoratrici addette ed il rappresentante per la sicurezza devono essere informati sui risultati della valutazione e sulle conseguenti misure da adottare. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 95 Capitolo 6 – Green area Lavorare in un ambiente privo di rischi, dall’aria sana, dalle forme ergonomiche ed assumere posizioni corrette durante l’attività (sedere comodamente, fare pause regolari e muoversi), sono condizioni essenziali affinché il lavoro sia svolto in maniera efficace. È importante inoltre svolgere un lavoro vario e non ripetitivo ed avere lo spazio necessario che garantisca libertà di movimento e possibilità di sviluppo individuale. Meno risaputo è il fatto che la presenza di piante sul posto di lavoro stimola il nostro benessere psichico e fisico. Al giorno d’oggi le piante sono parte essenziale dell’arredo di un ufficio. 6.1 - I vantaggi delle piante Il legame che ci unisce alle piante può aiutarci a stare bene in ufficio. È provato scientificamente che la presenza di piante influisce sull’equilibrio naturale dell’uomo provocando una sensazione di piacere. L’atmosfera armoniosa generata dalle piante influisce positivamente anche sulla produttività. Non va dimenticato che le piante purificano e migliorano la qualità dell’ambiente interno, e quindi anche la salute dei dipendenti. Una ricerca ha dimostrato che in un ospedale dopo che erano state sistemate delle piante vicino agli schermi, le assenze per malattia erano diminuite dal 15 al 5 % nell’arco di sei mesi. Dopo cinque anni le assenze per malattia si erano stabilizzate al 5 ÷ 6%. Un’altra ricerca ha dimostrato che la presenza di piante sul posto di lavoro aiuta a ridurre disturbi quali stanchezza, mal di testa ed irritazione delle mucose. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 96 6.2 - Effetti delle piante negli ambienti interni In ufficio ci sono molti oggetti che rilasciano sostanze nell’ambiente che possono alterare la qualità dell’aria, quali: stampanti, fotocopiatrici, schermi e tappezzeria. Le piante abbassano la concentrazione di diossido di carbonio ed altre sostanze che in alte concentrazioni possono essere nocive (soprattutto sostanze organiche quali aldeide formica e benzene), rendendo l’aria meno inquinata e più pura. L’ambiente ideale in ufficio non è così facile da creare, soprattutto in inverno quando il riscaldamento è alto e il tasso di umidità nell’aria si abbassa. Un tasso di umidità basso può portare ad avere una secchezza del cavo orale, le narici ostruite (il che a sua volta può tramutarsi in raffreddore), occhi e pelle irritati. Influenza e raffreddore sono le maggiori cause di assenza dal lavoro. Le piante che hanno bisogno di molta acqua possono aumentare il grado di umidità di circa il 10 ÷ 15%. Più del 97% dell’acqua con le quali vengono annaffiate, viene restituita all’ambiente. Una ricerca ha provato che le assenze per malattia in uffici dove sono state disposte simili piante sono diminuite fino a 3,5 giorni per dipendente. Le piante possono migliorare il ‘comfort termico’: contribuiscono a rinfrescare l’ambiente di lavoro facendo ombra e facendo evaporare l’acqua. 6.3 - L’effetto delle piante sul nostro benessere Da molte ricerche è emerso che osservare piante ed altri elementi naturali aiutano ad abbassare lo stress, facendo aumentare sentimenti positivi e diminuire ansia, rabbia e tristezza. Allo stesso modo è emerso che la vista del verde stimola la convalescenza dei pazienti in ospedale. Chi lavora costantemente davanti a un monitor ed ha la visuale sul verde ha meno problemi legati a stress da lavoro e si assenta meno a causa di malattie. È emerso, inoltre, che le piante abbelliscono il posto di lavoro creando un’atmosfera meno sterile e monotona. Una ricerca olandese ha messo in luce la relazione positiva tra l’ingresso delle piante nell’ambiente di lavoro e la produttività dei dipendenti. Questo vale soprattutto per coloro che siedono CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 97 davanti a un computer per più di 4 ore al giorno. Il verde influisce positivamente anche sulla creatività e sulla concentrazione. Le piante aiutano inoltre ad assorbire i rumori. Per questo, disporre piante sul posto di lavoro rappresenta un ottimo investimento dal punto di vista economico. In breve, le piante sul posto di lavoro: filtrano l’aria da sporcizia e polvere; assorbono sostanze nocive; mantengono costante il tasso di umidità nell’aria; rinfrescano l’ambiente; danno una sensazione di benessere; fanno diminuire lo stress; migliorano le prestazioni di lavoro; assorbono i rumori. 6.4 - Un uso effettivo delle piante Piante diverse hanno proprietà diverse. Esempi di piante che purificano l’aria sono la felce di Boston, la gerbera, l’albero della gomma, l’edera e la palma da dattero. Fra le piante che hanno bisogno di molta acqua e che possono fare aumentare il tasso di umidità nell’aria ci sono le felci, le graminacee ornamentali, i bambù, la kenzia, il ficus, l’edera, il filodendro, le calle, il tiglio africano ed il banano. Le piante hanno bisogno di luce, spazio, acqua e nutrimento. Non c’è una regola fissa per la giusta scelta delle piante per interni. Per scegliere le piante che arrederanno il posto di lavoro è consigliabile rivolgersi ad un esperto, che aiuterà a fare la giusta scelta anche in relazione al posto di lavoro. In ogni caso bisognerebbe partire dal presupposto che un investimento in piante, comporta una spesa relativamente contenuta ed influisce positivamente sulla salute, aumenta la produttività, fa diminuire le assenze per malattia e rende l’ambiente di lavoro piacevole. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 98 Conclusioni Con l’entrata i vigore del DLgs. 81/08, si può affermare che, nell’ambito delle attività lavorative che prevedono l’impiego di unità videoterminali, le situazioni che si incontrano sono generalmente molto controllate e difficilmente estreme. Quello che si può generalmente riscontrare è che i posti di lavoro rispettano il più delle volte le esigenze specifiche di ogni singolo utente, il quale per problemi di comodità e di impostazione del lavoro, a volte preferisce posizionare e sistemare il proprio posto di lavoro in un modo piuttosto che in un altro. In generale, comunque, le apparecchiature e le attrezzature sono costruite in parallelo all’evoluzione delle nuove tecnologie. Quello che purtroppo spesso si evidenzia è la mancanza di coordinamento e di collaborazione fra il committente della postazione, il progettista e l’ergonomista o, comunque, l’operatore della sicurezza a monte della sistemazione e della progettazione di un ambiente di lavoro con il VDT. Ciò significa che, spesso, bisogna intervenire per adeguare l’ambiente di lavoro, anche quando questi sono di recente costruzione. Conseguentemente nel rispetto del DLgs 81/08, è necessario che la collaborazione fra le figure interessate (utente del posto di lavoro o comunque committente dell’opera, progettista ed operatore della sicurezza) sia presente e realizzata, già in fase di progetto di qualsiasi ambiente di lavoro. In relazione alle altre problematiche connesse all’utilizzo dei VDT, si evidenzia, che gli utilizzatori dei videoterminali sono generalmente altamente qualificati (in qualunque settore essi operino) dotati di adeguata padronanza della materia e necessaria sensibilità nei confronti della salute e sicurezza. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 99 Infine, in considerazione del fatto che i compiti che attualmente un lavoratore svolge quando utilizza un videoterminale sono sempre diversi e diversificati fra loro (dalla battitura di testi all’analisi di risultati scientifici, al controllo di apparecchiature, ecc.), è utile segnalare la monotonia del lavoro e la demotivazione professionale vengono notevolmente ridotte a vantaggio del comfort. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 100 Appendice A – Allegato XXXIV - Videoterminali REQUISITI MINIMI - Osservazione preliminare. Gli obblighi previsti dal presente allegato si applicano al fine di realizzare gli obiettivi del titolo VII. I requisiti minimi previsti dal presente allegato si applicano anche alle attività di cui all’articolo 3, comma 7. 1. Attrezzature a) Osservazione generale. L'utilizzazione in sé dell'attrezzatura non deve essere fonte di rischio per i lavoratori. b) Schermo. La risoluzione dello schermo deve essere tale da garantire una buona definizione, una forma chiara, una grandezza sufficiente dei caratteri e, inoltre, uno spazio adeguato tra essi. L'immagine sullo schermo deve essere stabile; esente da farfallamento, tremolio o da altre forme di instabilità. La brillanza e/o il contrasto di luminanza tra i caratteri e lo sfondo dello schermo devono essere facilmente regolabili da parte dell'utilizzatore del videoterminale e facilmente adattabili alle condizioni ambientali. Lo schermo deve essere orientabile ed inclinabile liberamente per adeguarsi facilmente alle esigenze dell'utilizzatore. È possibile utilizzare un sostegno separato per lo schermo o un piano regolabile. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 101 Sullo schermo non devono essere presenti riflessi e riverberi che possano causare disturbi all'utilizzatore durante lo svolgimento della propria attività. Lo schermo deve essere posizionato di fronte all’operatore in maniera che, anche agendo su eventuali meccanismi di regolazione, lo spigolo superiore dello schermo sia posto un pò più in basso dell’orizzontale che passa per gli occhi dell’operatore e ad una distanza degli occhi pari a circa 50-70 cm, per i posti di lavoro in cui va assunta preferenzialmente la posizione seduta c) Tastiera e dispositivi di puntamento. La tastiera deve essere separata dallo schermo e facilmente regolabile e dotata di meccanismo di variazione della pendenza onde consentire al lavoratore di assumere una posizione confortevole e tale da non provocare l'affaticamento delle braccia e delle mani. Lo spazio sul piano di lavoro deve consentire un appoggio degli avambracci davanti alla tastiera nel corso della digitazione, tenendo conto delle caratteristiche antropometriche dell’operatore. La tastiera deve avere una superficie opaca onde evitare i riflessi. La disposizione della tastiera e le caratteristiche dei tasti devono agevolarne l'uso. I simboli dei tasti devono presentare sufficiente contrasto ed essere leggibili dalla normale posizione di lavoro. Il mouse o qualsiasi dispositivo di puntamento in dotazione alla postazione di lavoro deve essere posto sullo stesso piano della tastiera, in posizione facilmente raggiungibile e disporre di uno spazio adeguato per il suo uso. d) Piano di lavoro. Il piano di lavoro deve avere una superficie a basso indice di riflessione, essere stabile, di dimensioni sufficienti a permettere una disposizione CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 102 flessibile dello schermo, della tastiera, dei documenti e del materiale accessorio. L’altezza del piano di lavoro fissa o regolabile deve essere indicativamente compresa fra 70 e 80 cm. Lo spazio a disposizione deve permettere l’alloggiamento e il movimento degli arti inferiori, nonché l’ingresso del sedile e dei braccioli se presenti. La profondità del piano di lavoro deve essere tale da assicurare una adeguata distanza visiva dallo schermo. Il supporto per i documenti deve essere stabile e regolabile e deve essere collocato in modo tale da ridurre al minimo i movimenti della testa e degli occhi. e) Sedile di lavoro. Il sedile di lavoro deve essere stabile e permettere all'utilizzatore libertà nei movimenti, nonché una posizione comoda. Il sedile deve avere altezza regolabile in maniera indipendente dallo schienale e dimensioni della seduta adeguate alle caratteristiche antropometriche dell’utilizzatore. Lo schienale deve fornire un adeguato supporto alla regione dorsolombare dell’utente. Pertanto deve essere adeguato alle caratteristiche antropometriche dell’utilizzatore e deve avere altezza e inclinazione regolabile. Nell’ambito di tali regolazioni l’utilizzatore dovrà poter fissare lo schienale nella posizione selezionata. Lo schienale e la seduta devono avere bordi smussati. I materiali devono presentare un livello di permeabilità tali da non compromettere il comfort dell’utente e pulibili. Il sedile deve essere dotato di un meccanismo girevole per facilitare i cambi di posizione e deve poter essere spostato agevolmente secondo le necessità dell’utilizzatore. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 103 Un poggiapiedi sarà messo a disposizione di coloro che lo desiderino per far assumere una postura adeguata agli arti inferiori. Il poggiapiedi non deve spostarsi involontariamente durante il suo uso. f) Computer portatili L’impiego prolungato dei computer portatili necessita della fornitura di una tastiera e di un mouse o altro dispositivo di puntamento esterni nonché di un idoneo supporto che consenta il corretto posizionamento dello schermo. 2. Ambiente a) Spazio Il posto di lavoro deve essere ben dimensionato e allestito in modo che vi sia spazio sufficiente per permettere cambiamenti di posizione e movimenti operativi. b) Illuminazione L'illuminazione generale e specifica (lampade da tavolo) deve garantire un illuminamento sufficiente e un contrasto appropriato tra lo schermo e l'ambiente circostante, tenuto conto delle caratteristiche del lavoro e delle esigenze visive dell'utilizzatore. Riflessi sullo schermo, eccessivi contrasti di luminanza e abbagliamenti dell’operatore devono essere evitati disponendo la postazione di lavoro in funzione dell'ubicazione delle fonti di luce naturale e artificiale. Si dovrà tener conto dell’esistenza di finestre, pareti trasparenti o traslucide, pareti e attrezzature di colore chiaro che possono determinare fenomeni di abbagliamento diretto e/o indiretto e/o riflessi sullo schermo. Le finestre devono essere munite di un opportuno dispositivo di copertura regolabile per attenuare la luce diurna che illumina il posto di lavoro. c) Rumore Il rumore emesso dalle attrezzature presenti nel posto di lavoro non deve perturbare l'attenzione e la comunicazione verbale. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 104 d) Radiazioni Tutte le radiazioni, eccezion fatta per la parte visibile dello spettro elettromagnetico, devono essere ridotte a livelli trascurabili dal punto di vista della tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori e) Parametri microclimatici Le condizioni microclimatiche non devono essere causa di discomfort per i lavoratori. Le attrezzature in dotazione al posto di lavoro non devono produrre un eccesso di calore che possa essere fonte di discomfort per i lavoratori. 3. Interfaccia elaboratore/uomo All'atto dell'elaborazione, della scelta, dell'acquisto del software, o allorché questo venga modificato, come anche nel definire le mansioni che implicano l'utilizzazione di unità videoterminali, il datore di lavoro terrà conto dei seguenti fattori: a) il software deve essere adeguato alla mansione da svolgere; b) il software deve essere di facile uso adeguato al livello di conoscenza e di esperienza dell'utilizzatore. Inoltre nessun dispositivo di controllo quantitativo o qualitativo può essere utilizzato all'insaputa dei lavoratori; c) il software deve essere strutturato in modo tale da fornire ai lavoratori indicazioni comprensibili sul corretto svolgimento dell’attività; d) i sistemi devono fornire l’informazione di un formato e ad un ritmo adeguato agli operatori; e) i principi dell’ergonomia devono essere applicati in particolare all’elaborazione dell’informazione da parte dell’uomo. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 105 CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 106 Bibliografia 1) Agenzia Europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, Dipartimento Documentazione, Informazione e formazione ISPESL, Integrazione della salute e sicurezza nel sistema educativo - esempi di buone pratiche nella scuola e nella formazione professionale Roma, Settembre 2005 2) Alemanni A. (a cura di), Dallo scolaro al cittadino – la cultura della prevenzione nel sistema di istruzione e formazione, Atti del Convegno CIIP Napoli 2003, I quaderni del medico competente, monografia 1/04 3) AA.VV., Raccolta normative Sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, Ticonerre sicurezza sociale Nuova Serie 9 (volume 1 e volume 2), Regione Toscana, 2002 4) AA.VV., Benessere al lavoro ed ergonomia. Argomenti per operatori della Prevenzione, Ticonerre sicurezza sociale Nuova Serie 5, Regione Toscana, 1998 5) Avallone F., Bonaretti M., Benessere organizzativo, per migliorare la qualità del lavoro nelle amministrazioni pubbliche, 2003 6) Bellina L., Moro G., Manuale di primo soccorso in azienda, Conegliano, 2005 7) Confindustria, Regione Veneto, Guida operativa per un Sistema di Gestione della Sicurezza e Salute sul Lavoro, Susegana, 2003 8) Garzi S., Qualità e gestione del sistema sicurezza nelle scuole ad indirizzo tecnico-professionale, tesi master universitario 1° livello “Processo di valutazione e di autoanalisi d’istituto”, Università di Firenze, Facoltà di scienze della formazione, 2004 9) Garzi S., Bellina L., Bruscagli A., Cesco Frare A., Sicurezza in cattedra, ISPESL, Roma novembre 2002 CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 107 10) Schempp, D. 2002. Green Architecture, Plants in German Buildings, the Cycle of Nature creating an Inspiring, Healthy Indoor Climate. Symposium ‘Reducing Health Complaints at Work’, Floriade Amsterdam 2002 11) Ulrich, R.S. 2002. Health Benefits of Gardens in Hospitals. Symposium ‘Reducing Health Complaints at Work’, Floriade Amsterdam 2002 12) Wolverton, BC, Johnson A, and Bounds K. 1989. Interior landscape Plants for Indoor Air Pollution Abatement. Final Report. NASA. John C. Stennis Space Centre, MS 39529-6000 13) Margaret Burchett, Ronald Wood, Ralph Orwell, James Tarran, Frazer Torpy, Ralph Alquezar. Plants to Improve Office Air Quality. How many make a Difference? In: Final Report of Office ‘’On-Location Study’, April 2004. Plants and Environmental Quality. Group Faculty of Science, UTS, Australia 14) “Aspetti sanitari nell'uso professionale del VDT"; Antonio Bergamaschi. 15) “Ambiente e sicurezza sul lavoro - I rischi al videoterminale: prevenzione e tutela"; Raffaele Rosucci. 16) “I Videoterminali nell’ambiente di lavoro”, L.Petrella, A. Russo. Collezione Ricerca e Sicurezza – C.N.R. 17) “Design of Computer Terminal Workstation”, M.J. Smith, W.J. Cohen in “Handbook of Human factors and ergonomics”, edited by Gavriel Salvendy, pagg.1637-1683. 18) “Campi elettromagnetici e Salute pubblica – Unità Video (VDU) e salute umana” – World Health Organization, Fact Sheet n.201 – luglio 1998. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 108 Riferimenti normativi 1. Decreto Legislativo 81/08 - Testo Unico per la Salute e Sicurezza sul luogo di lavoro (integrato e corretto con il DLgs. 81/08) 2. Direttiva Comunitaria 270/90/CEE del 21/6/90. 3. Circolare n. 71911/10.0.296 del 22/2/1991. 4. Nuova normativa europea -"Videoterminali: orientamenti tecnici, applicativi ed ergonomici"; E. Pira, C. Romano, A. Sonnino. 5. UNI EN 12464-1: Illuminazione dei posti di lavoro 6. UNI 10380/94: Illuminazione di interni con luce artificiale. 7. UNI 10530: Principi di ergonomia della visione: Sistemi di lavoro ed illuminazione. 8. UNI 7367/87: Posto di lavoro: scrivania e sedia, tavolo per VDT e sedia. Generalità. 9. UNI 9095/87: Mobili per ufficio. Tavoli per VDT. Dimensioni minime. 10. UNI 7498/87: Mobili per ufficio: sedie e poggiapiedi. Dimensioni minime. 11. UNI 8582/84: Sedie: stabilità. 12. ISO 6385/81: Ergonomic principles in the design of work system. 13. ISO 8995/89: Principles of visual ergonomics. The lighthing of indoor work system. 14. ISO 9241: Ergonomic requirements for office work with visual display terminals. David A. Brown and Dr. Robin Mitchell, "Pocket Ergonomist", Sydney, Australia. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 109 15. ISO 9296/88 Acoustics- Declared noise emission values of computer and business equipment 16. CIE 29/2/86 Guide on interior lighting 17. CIE 44/79 Absolute methods for reflection measurements 18. CIE 69/87 Methods illuminance meters of characterising luminance meters and 19. IEC 801-2/84 Electromagnetic compatibility for industrial process measurement and control equipment. Part 2: Electrostatic discharge requirements 20. IEC 950/91 Safety of information technology equipment including electrical business equipment 21. UNI 7367/87 Posto di lavoro: scrivania e sedia, tavolo per videoterminale e sedia. Generalità 22. UNI 8582/84 Sedie. Stabilità 23. DLgs. 151/2005 “Attuazione delle direttive 2002/95/CE e 2003/108/CE, relative alla riduzione dell'uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche, nonché allo smaltimento dei rifiuti”. 24. DLgs. 235/03. "Attuazione della direttiva 2001/45/CE relativa ai requisiti minimi di sicurezza e di salute per l'uso delle attrezzature di lavoro da parte dei lavoratori"; 25. UNI EN ISO 7730/1997, relativa al comfort termico in ambienti moderati; 26. ISO 10075. Carico di lavoro mentale (ESTENSIONE 6385). 27. UNI 7616/90. mobili per ufficio. posto di lavoro scrivania sedia. criteri ergonomici per l’archiviazione di documenti formato a4 in cartelle sospese 28. UNI 10120/92. definizione e metodologia di rilevazione delle variabili antropometriche essenziali per la progettazione ergonomica. 29. DLgs 151/2001 La tutela della salute e sicurezza delle lavoratrici madri ISO/CD 11226. Ergonomia. valutazione delle posture da lavoro. CSI – Centro di Ateneo per i Servizi Informativi 110