Ischia, 30 settembre 2003 Le spoglie di San Giovan Giuseppe della Croce riportate sull’isola (Chiesa di Sant’Antonio alla Mandra) La Rassegna d’Ischia n. 5-6/03 1 «Giovan Giuseppe della Croce, al secolo Carlo Gaetano Calosirto, francescano alcantarino, è gloria della chiesa di Ischia e punto di riferimento della storia religiosa della Napoli tra fine Seicento e primo Settecento. Infatti “esercitò influsso non solo sulla plebe, che era molto attratta anche dai racconti dei fenomeni mistici di lui, ma anche sui dotti, sui santi, sugli arcivescovi”. Nato a Ischia nel borgo di Celsa il 15 agosto 1654, a sedici anni fu accolto tra i francescani alcantarini del convento di S. Lucia al Monte di Napoli ed emise la professione solenne il 24 giugno 1671. Il 18 settembre 1677 fu ordinato sacerdote. All’interno del suo Ordine ricoprì diversi incarichi, fino a quello di primo provinciale della provincia alcantarina di Italia nel 1703. Terminato il triennio, chiese di essere privato della voce attiva e passiva, e di dedicarsi esclusivamente alla preghiera e all’apostolato. In poche occasioni fece ritorno a Ischia: nel 1688 per assistere la mamma morente e, successivamente, altre due volte per curare la sua malferma 2 La Rassegna d’Ischia n. 5-6/03 salute. La sua vita fu una continua mortificazione e una continua ascesa verso le più alte vette della santità. Morì a Napoli, nel convento di S. Lucia al Monte, il venerdì 5 marzo 1734». «Volato agli eterni riposi nella città di Napoli tra le braccia de’ PP. Alcantarini il padre Fr. Giovan Giuseppe della Croce con quella fama di Virtù, Doni e Miracoli luminosi, pensarono i Superiori della Provincia d’intraprendere la di lui causa di Beatificazione e di Canonizzazione per gloria del Nome divino. Fu dunque non molto dopo la sua morte che il Vescovo di Aversa pose mano alla fabbrica de’ Processi sopra la Santità di sua vita, delle sue virtù e dei suoi miracoli.». Il 4 ottobre 1779 nella chiesa francescana di S. Maria di Aracoeli in Roma, il papa Pio VI proclamò l’eroicità delle virtù di Fra Giovan Giuseppe della Croce. Lo stesso papa lo proclamò Beato nella Basilica di S. Pietro in Vaticano il 24 maggio 1789. Il 26 maggio 1839 il papa Gregorio XVI canonizzò questo santo figlio d’Ischia, gloria della Chiesa, onore e vanto dell’Ordine Francescano. (da I Marinai di Celsa e la loro Chiesa dello Spirito Santo ad Ischia di Agostino Di Lustro, maggio 2003) Fotografie: Foto Castello di Ischia Ponte Novembre 1903 Omaggio al santo Patrono Una lapide marmorea su la casa di S. Giovan Giuseppe della Croce Come corollario delle feste per l’inaugurazione del monumento al Redentore, viene murata una lapide marmorea su la casa dove, il giorno 15 agosto del 1654, nacque l’umile e glorioso frate, S. Giovanni Giuseppe della Croce. Così il geniale pensiero di consacrare con un monumento le glorie di Gesù Cristo Re del mare è completato dall’omaggio al santo Patrono della bellissima città: alla luce tien dietro l’ombra ed accanto all’eterno Sole di giustizia brilla uno degli astri più belli del cielo della Chiesa. Principio e termine di ogni bene, centro vivo e permanente della santità, da cui e per cui tutte le sublimi ascensioni della virtù, è senza dubbio Gesù Redentore. Egli, che coepit facere et docere, è il grande Maestro non solo per i suoi insegnamenti, ma più ancora per l’esempio di sé medesimo: è l’insuperabile capolavoro della santità ed il tipo esemplare della vita cristiana e di tutte le manifestazioni di essa. Epperò, maestosamente levato su la persona La Rassegna d’Ischia n. 5-6/03 3 Novembre 1903 Omaggio al santo Patrono Una lapide marmorea su la casa di S. Giovan Giuseppe della Croce divina, Egli può gridare all’umanità, da lui redenta: Inspice et fac secundum exemplar a quel modo che disse ai discepoli diletti: Exemplum dedi vobis ut quemadmodum ego feci ita et vos faciatis. - E sorgono i Santi, che sono la copia, più o meno perfetta, di questo divino esemplare, l’immagine, più o meno riflessa, di questa luce senza tramonto, che, illuminat omnem hominem venientem in hunc mundum. E tra questi eroi della fede e della civiltà cristiana Ischia deve guardare con nobile orgoglio il suo glorioso concittadino: Giovanni Giuseppe della Croce. *** Sbarcando ad Ischia dal caratteristico ponte, a sinistra, si vede la modesta casetta dove nacque, nella festa della glorificazione della Vergine, quel piccolo serafino che doveva, più tardi, «illuminare con gli splendori della sua santità le bellezze della verde Enaria». La famiglia Calesirta, da cui venne Giovanni Giuseppe, si trovava, in quell’epoca, a villeggiare giù nel piano, poi che nel secolo XVII la cittadinanza isclana era ancora tutta raccolta sul castello, ed in questa casa di campagna il bimbo venne a luce e mandò il primo profumo della sua santità. E fu disegno della Provvidenza, affinché i buoni iscla- ni avessero, nel volgere del tempo, sempre in mezzo ad essi, nella parte più popolata, la casetta natale del loro Santo Patrono, che amano con un culto intrecciato di riconoscenza e di devozione tenerissima. A Lui vollero dedicata una bellissima cappella nella chiesa parrocchiale dello Spirito Santo e, due volte nel corso dell’anno, ne celebrano solennemente la festa. Ma era mestieri ricordare anche con un segno sensibile quel primo asilo della santità di Giovanni Giuseppe, perché col volgere dei secoli non si perdesse la cara e gloriosa memoria. Ed ecco che S. Ecc. Mons. Palladino vuole che su quelle sante mura sia posta una lapide per cui egli stesso detta la stupenda e concettosa epigrafe, col voto che questa casa sia presto ridotta a devoto oratorio. E sarà merito dei buoni cattolici d’Ischia - e sono tanti! - il compiere il nobilissimo voto, come è loro dovere, di circondare di cure amorevoli l’altra cappella, su le balze del castello, dove il Santo abitò sino all’età di sedici anni, e che lo zelo dello stesso Mons. Palladino riapre solennemente al culto. *** Ed è bene che questo ricordo marmoreo per la casa natia del Santo sorga contemporaneamente alla statua del Redentore nel porto. Le belle armonie della fede hanno così una nota simpaticissima ed i due monumenti, mentre sono omaggio di figli devoti, saranno scuola permanente alle nuove generazioni isolane. Il Bossuet - principe dei filosofi della storia - affermò: «La croce è tutto il vangelo espresso in un segno solo». Ebbene: la croce che maestosa s’innalza nelle mani del Redentore fu appunto ispiratrice e guida all’umile frate che dalla croce non prese solamente il nome, ma lo spirito e la vita della sua santità. Così la ridente cittadina d’Ischia è messa in una cornice che ne fa anche più e meglio risplendere le bellezze ed è per essa scudo di sicura difesa e segnacolo di sicure glorie: Gesù Redentore dal porto innalza maestosa la Croce a difendere lo spirito del Vangelo, ch’è risurrezione e vita per tutte le appartenenze sociali; e Giovanni Giuseppe, dall’altro lato, umile ed alto nella sua gloria, ripete alle nuove generazioni il grido dei secoli: Andate a Lui!.. Sac. Prof. Giuseppe Petrone (dall’opuscolo pubblicato in occasione dell’inaugurazione della Statua del Redentore sul porto d’Ischia - novembre 1903) 4 La Rassegna d’Ischia n. 5-6/03